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La visione del mondo di Ifá

1- ÍGBÁGBÓ IFÁ – LE CREDENZE FONDAMENTALI DI IFÁ

Ifá è principalmente un punto di vista, più che un insieme di dottrine

specifiche. Tuttavia, all'interno di questo punto di vista, esistono alcune

credenze fondamentali che caratterizzano la prospettiva di Ifá.

Prevalentemente tra queste credenze si presuppone che il mondo, e tutto

ciò che è in esso, sia intrinsecamente sacro. Quest o significa che

l’universo viene sperimentato come una fonte di benevolenza dentro la quale

tutte le cose esistono per un proposito. Dentro la cosmologia di Ifá non

esiste alcun “diavolo” e nessuna identificazione del “male primordiale”.

Poiché il mondo è considerato santo, c'è in Ifá a sentimento di rispetto

per tutti gli esseri viventi, rispetto per tutti i punti di vista e una

profonda reverenza per l'ispirazione che ne deriva attraverso la

contemplazione e l'osservazione. Tutto nel bosco e nella giungla è visto

come vivo e cosciente. Non ha senso che gli umani si percepiscano come

migliori del mondo in cui vivono; in questo senso, gli esseri umani sono

una parte dell'ambiente con tutto il resto che esiste. Per questo la Natura

è vista come una possibile fonte di saggezza.

Dato questo punto di vista, Ifá non esprime alcun desiderio di controllo

della Natura, nessun desiderio di sfruttare le risorse naturali e nessun

desiderio di dominare gli animali della foresta o della giungla. La cultura

Yorùbá fiorisce nelle parti centro -orientali e occidentali della giungla

africana; dove vive in armonia con la terra e continua essendo un elemento

essenziale nella sopravvivenza quotidiana.

L’espressione completa della Natura è vista da Ifá come la manifestazione


vivente dello spirito. Tutto quel che esiste nella Creazione è una

estensione della fonte della Creazione. Pertanto esistendo in quei luoghi

dove l’interrelazione di tutte le cose permane occulta per la percezione

umana, pur preservando la propria unità.

Nel contesto di questa visione del mondo, il compito della vita umana è

sostenere l’armonia e l’equilibrio che esiste inerente nel Mondo. Tale

compito è considerato una sacra responsabilità che forma la base per

guidare l’evoluzione tanto dell’ind ividuo quanto della sua comunità. Una

parte di questa responsabilità è la necessità permanente di ringraziare

l’universo per l’abbondanza e per i mezzi di sostentamento della vita. Ciò

accade attraverso una preghiera o una richiesta quotidiana, una rigoros a

disciplina religiosa, la celebrazione delle stagioni e ricordando i nostri

venerabili antenati che hanno contribuito ad illuminare la profondità di

questi sacri obblighi.

A livello personale, Ifá insegna che tutto quello che vive porta con sé

un germoglio divino. Questo seme può essere nutrito e dispiegarsi come un

albero che cresce, o può essere messo da parte e distrutto per l’abbandono.

È tale semenza che unisce tutti noi in una fonte comune, che a sua volta

stabilisce la base per trattarci con rispetto reciproco. Ifá si basa sulla

credenza che la vita di una persona migliora, la vita di ognuno migliora

nella propria comunità. Se una persona soffre, tutti soffrono. Secondo

Ifá, la maniera migliore per evitare la sofferenza è scoprire il proprio

destino personale e vivere una vita che rifletta il contenuto di questa

scoperta.

2 – ÍMO LÓRUN: L’ESPRESSIONE TEOLOGICA DELLA VISIONE DEL MONDO DI IFÁ


La teologia ha due funzioni: afferma un messaggio di una particolare

visione religiosa, e interpreta questo messaggio in relazione col tempo e

le circostanze attuali. Questa duplice funzione crea una polarità tra la

natura trascendente del messaggio e la necessità transitoria di applicare

tale messaggio ai costumi sociali e personali di un dato momento storico.

La teologia non è una scienza empirica deduttiva o metafisica. Qualunque

sistema di credenze religiose è fondato nell’esperienza personale, nei

valori culturali e in una comprensione soggettiva dei principi universali.

L’unica prova di una L'unica prova di una teologia efficace è se illumina

o meno i simboli religiosi in un modo da migliorare la qualità del nostro

sé (spirito) e del mondo.

A causa del fatto che Ifá è una tradizione spirituale radicata nella

percezione mistica della Creazione, si basa sul presupposto che l’Universo

è sostenuto da una Forza Trascendente, che domina la Natura essenziale

dell'Essere. I più grandi, i più antichi antesignani di Ifá non hanno

cercato di dimostrare questa premessa attraverso un discorso logico.

Forniscono in vece un ambiente che porta a un'esperienza diretta con la

Sorgente. Questo posto si chiama Igbódù, che è la parola yorùbá per "Legno

Sacro” il “Luogo dell'Iniziazione”.

Dire che l'Igbódù è il fondamento teologico di Ifá suggerisce che il

la dottrina religiosa di Ifá intende interpretare l'esperienza mistica.

Molti aspetti della cultura nella società tradizionale Yorùbá sono

diffusi per rafforzare le dottrine di Ifá. La conseguenza di questo tipo

di condizionamento è che i principi metafisici sono compresi dalla mente

e vissuti con il cuore. Per coloro che sono circondati da tutto questo, la
necessità di una spiegazione teologica è spesso minima.

Molti occidentali, me compreso, hanno creato un ambiente che supera la

mente e le emozioni. tradizioni spiritual i. Le tradizioni dominanti in

occidente hanno teso a denigrare il corpo umano, a sminuire il valore

dell'intuizione e distruggere il contenuto della percezione mistica.

Chiunque sia cresciuto in una cultura occidentale e voglia abbracciare il

misticismo di Ifá, si trova di fronte al difficile compito di superare

forme controproducenti di condizionamento sociale.

La teologia di Ifá che è presentata in questo piccolo testo è un tentativo

personale di tradurre l'esperienza Igbódù in termini che siano familiar i

ai lettori cresciuti nell'industria occidentale. È molto difficile

determinare fino a che punto questa interpretazione rifletta correttamente

il punto di vista africano di Ifá. Il materiale presentato in questa

iniziativa che parte da qui si basa su un'esperienza personale del

simbolismo di Ifá, unito alla mia esperienza di traduzione di questa

sapienza per coloro che vengono da me per la divinazione. Vale a dire, è

mio intento interpretare i simboli trascendenti per come essi si applicano

alle preoccupazioni personali e sociali della comunità a cui dono il mio

servizio. È mia speranza di presentare un punto di vista particolare e

anche un dibattito teologico all'interno della comunità di Ifá/Orisa. C'è,

e dovrebbe esserci, un’ampia categoria di approcci t eologici utilizzati

per affrontare le preoccupazioni all'interno dell'ampio spettro di

esperienze personali e sociali che esiste tra coloro che cercano di

abbracciare Ifá/Orisa.

La necessità del dibattito teologico è basata sul fatto che molto


materiale scritto riguardo a Ifá è passato per mano degli antropologi.

L’antropologia è una disciplina che a me non interessa all’interno della

teologia. Questo significa che gli antropologi Significa non hanno cercato

di essere coinvolti nella valutazione di effica cia dei simboli religiosi

come fonte di ispirazione per risolvere problemi personali e sociali.

In occidente, coloro che non si sono basati sul materiale antropologico

per ricostruire gli elementi perduti di Ifá stanno lavorando con fonti

limitate. Certi elementi chiave dell’interpretazione religiosa sono dati

soltanto dopo l’iniziazione. Poiché la maggior parte degli antropologi non

hanno compiuto o sono passati attraverso questo passaggio, stanno cercando

di spiegare una cosmologia complessa senza avere accesso al suo vero

significato. La consapevolezza di questa limitazione è stata

un'interpretazione grossolana ed errata di Ifá, così come di altri sistemi

nativi africani metafisici. A mio parere personale su questo argomento è

che la profonda saggezza mistica che è preservata dai più grande e antichi

antesignani di Ifá ha molto da offrire a quelle culture occidentali che si

sono alienate tanto dai Misteri della Natura, quanto dai Misteri del corpo

fisico. Questa saggezza infatti può essere sperimentata solo da coloro che

capiscono Ifá dalla prospettiva di saperlo usare come fonte primaria di

ispirazione.

3 – ÒLORUN – LA CONCEZIONE DI IFÁ DEL DIVINO

La divinità è un concetto religioso di una forza spirituale responsabile

della Creazione. Storicamentec’è stato un concetto filosofico predominante

riguardo alla Divinità: il “monoteismo” e il “politeismo” che è la credenza

in molte divinità. Originariamente, il concetto del politeismo fu creato


dai Teologi cristiani con l’intento di gettare discredito le forme di

credenza religiosa pre -cristiane. Tutte le dottrine che ho visto

etichettate come “politeiste” sono in ultima istanza radicate nella

credenza che la Creazione emerge da un'unica fonte. Ciò che i Teologi

occidentali tendono a chiamare politeismo p uò essere descritto con più

precisione come una fede che la Fonte si manifesta a Se Stessa e agli umani

in una molteplicità di forme. Il monoteismo di molte espressioni del

cristianesimo è descritto come “dual -teismo”, in cui le forze del “Bene”

e del “Male” coesistono in una lotta eterna per il suo dominio.

In Ifá, la fonte della Creazione è chiamata Ólórún, che si traduce

usualmente come “Dono del Cielo”, a partire dal prefisso olóhum, che

significa “dono” e del suffisso Òrun, che significa “cielo”. La parola

“Cielo” è una traduzione impropria, a causa della fatto che la parola Òrun

suggerisce un regno invisibile da cui le forze spirituali esercitano

influenze invisibili sul mondo fisico. La scienza insegna che l'occhio

umano può vedere solo una piccola porzione dello spettro elettromagnetico

delle particelle che genera la spettro completo della luce. La descrizione

di Ifá di Òrun è più consapevole della qualità invisibile della maggior

parte delle forze all'interno dell'Universo rispetto alla comune no zione

di "Cielo".

Alcuni libri usano la parola Ólórún indistintamente assieme alla parola

Olódùnmaré. Questo mi pare, che Ólórún si riferisce alla fonte della

Creazione che è al di là della conoscenza. Olódùnmaré è la fonte della

Vita, che è il Mistero che emerge dalla Creazione. Concetti teologici

occidentali che meglio descrivono Olódùnmaré potrebbe essere: "Il


Fondamento dell'Essere" (il punto dell’esistenza). Per i concetti teologici

occidentali, Ólórún potrebbe essere "La Sorgente Ultima" (uno che n on ha

creatore), e "La Causa Primordiale” (l'ispirazione che diede inizio alla

Creazione).

Anche questi concetti hanno i loro limiti, perché Ifá insegna che

Olódùnmaré è una Fonte che è essenzialmente inerente all'atto ampio della

Creazione. Il concetto di divinità politeistiche dovrebbe essere compreso

più correttamente come le espressioni di Olódùnmaré come si manifestano

nel mondo fisico. Quando Ifá parla di una molteplicità di forze spirituali

lo fa partendo dal presupposto che questa vastità di Olódù maré sia al di

là della percezione umana. Descrivere Olódùmaré in un linguaggio normale

potrebbe essere limitante e una distorsione del mistero più profondo della

Creazione. Al contrario, Ifá cerca di concepire Olódùnmaré muovendosi da

una comprensione oggettiva del regno visibile ad un apprezzamento intuitivo

del regno invisibile.

Per esprimere questo punto di vista, le scritture di Ifá descrivono

Olódùnmaré come al di là dell'arcobaleno, il che suggerisce che sia più

avanti nello spettro della luce. A ncora una volta, usando i concetti

Teologici occidentali, Olódùmaré è l'infinito/a. Ad esempio, strofinare un

pezzo di legno su una pietra causerà un n battrito che può avviare il

fuoco. Secondo Ifá, il fuoco dovrebbe essere un aspetto visibile di

Olódùmarè, che si chiama àse. Sàngó (Potere dello Spirito del Tuono).

La ragione per cui il fuoco esiste come Forza della Natura è un Mistero

che giace oltre la comprensione umana. Cercare di determinare da dove venga

originariamente il fuoco è impossibile. Tutt avia, il lato mistico tra la


fiamma e la creazione del fuoco come principio cosmico è l'anello

invisibile tra Sàngó e Olódùmarè.

Una delle preoccupazioni fondamentali di Ifá è il processo permanente

per ottenere un insight (visione profonda) dei misteri di Olódùmarè che

hanno un impatto diretto sulla vita umana. Secondo Ifá, ciò che possiamo

vedere, ascoltare, capire e sperimentare sono le varie manifestazioni della

divinità che discende da oltre Osùmàrè (Spirito dell'Arcobaleno)

all'interno del regno di Ikòlè Ayé (Mondo). Tutti Egún (Spiriti

Antenati) Ibora (Spiriti di protezione), Orisà (Spiriti di Luce), Irúnmolé

(Spiriti che hanno creato la terra), Igbamolè (Spiriti che portano il

futuro) e Imolé (Spiriti Invisibili che sostengono la Creazione) che

appaiono nelle scritture di Ifá sono note manifestazioni di Olódùnmarè. le

forze Spirituali spesso descritte come "politeiste" rappresentano quegli

aspetti di Olódùmarè che possono essere catturati dalla coscienza umana.

Sembrano esseri separati solo perché O lódùmarè è troppo vasto per essere

percepito nella sua interezza. È come se Olódùmarè fosse una mano gigante,

e tutto quello che possiamo vedere fossero le dita. Dal punto di vista di

Ifá, è la comprensione delle dita che ci darebbero il senso della forma

della mano.

di comprendere l'Inconoscibile. L'approccio dogmatico è descrivere la

Divinità basandosi sulla dottrina religiosa stabilita. Capire la Fonte,

usando questo approccio, è u n processo di accettazione o di credenza in

articoli di fede specifici. L'approccio mistico è sperimentare la Divinità

attraverso pratiche ascetiche (discipline spirituali sviluppatesi con

l’intento di alterare la coscienza). Comprendere la Sorgente attrav erso


l'uso dell'approssimazione ascetica è un processo di espansione della

coscienza che va al di là dei normali limiti della percezione umana.

Storicamente, l'approccio mistico è stato la fonte della maggior parte

delle dottrine dogmatiche. Il dogma è il tentativo di interpretare la

visione mistica da parte di coloro che devono ancora sperimentarla.

Molte tradizioni religiose si basano sulle visioni mistiche di pochi

maestri ispirati e scoraggiano qualsiasi pratica ascetica. Ifá incoraggia

l'uso dell'app roccio mistico per chi è interessato alla crescita

spirituale. Secondo Ifá la disciplina ascetica è un processo per sbloccare

le porte che rivelano livelli di visione spirituale sempre più profondi.

Questa disciplina include l’iniziazione, il tabù, la danz a in trance, la

meditazione, il canto, la recita di preghiere, le celebrazioni stagionali,

i riti di passaggio e le offerte agli spiriti che guidano il destino

personale. Le chiavi di tutte queste discipline sono preservate nei versi

della scrittura chiamata Odù, che forma il testo basilare della divinazione

di Ifá.

Attraverso l'uso di ciascuna di queste discipline ascetiche, l'iniziato

cominciate a fare esperienza dell'unità che sostiene tutta la Creazione.

Si crede che coloro che sono in grado di descr ivere chiaramente questa

esperienza parlino con voce profetica. Il permanente messaggio profetico

di ogni generazione viene aggiunto al testo delle scritture di Ifá, andando

a formare un corpo di saggezza vivente che respira. È attraverso questo

processo c he i messaggi eterni diventano rilevanti per la condizione

contemporanea.

Le implicazioni filosofiche della disciplina ascetica Ifá si basano sui


tentativi dogmatici di spiegare l'esperienza mistica. Le parole, la storia

Sacra, il folklore e il simbolism o religioso non potrà mai sostituire

l’esperienza; semmai, possono indicarla. La parola e le immagini sono ciò

che forma il contenuto di tutto il dogma. La mia comprensione del dogma di

Ifá è basata sulla convinzione che Olórun sostiene una struttura dinamica

dell'intera larghezza e lunghezza della Creazione che si basa ancora sui

principi universali che possono essere catturati dalla coscienza umana.

Questi principi sono chiamati Odú, e la comprensione di Odù si svela

progressivamente a chi mantiene la disciplina ascetica di espansione della

coscienza. In altre parole, non c'è nessuna interpretazione corretta di

tutti gli Odùs. La nostra comprensione degli Odùs cambia man mano che la

La religione tradizionale adotta uno dei due approcci nel suo tentativo

nostra saggezza aggiunge e gli Odùs stessi espandono il loro contenuto man

mano che l'evoluzione progredisce.

Orí, o coscienza, è anche una Forza Spirituale in crescita. Ma poiché

la coscienza è ristretta dai limiti di tempo e spazio, Olórun rimane al di

là della categoria della percezione umana. Per questo motivo Olórun non ha

genere e non ci sono simboli di Olórun. I sacerdoti e le sacerdotesse di

Ifá Òrisà non diventano impossessati e impossessate da Olórun e non vengono

fatte offerte di sangue a Olórun.

Preghiere e richieste possono essere fatte a Olórun. Questo di soli to

viene fatto quando tutti gli altri sforzi religiosi non sono riusciti a

produrre la desiderata trasformazione spirituale. Le preghiere e le

richieste a Olórun hanno tradizionalmente la forma di una petizione per la

soluzione di un problema e ciò è un riconoscimento che la volontà di Olórun


si manifesta sempre. Il significato teologico di questa richiesta è la

convinzione che la volontà di Olórun potrebbe sembrare una tragedia, ma la

sfortuna può avere un significato più profondo che potrebbe non essere

chiaro alla coscienza umana. Questo elemento di fede si basa sulla

convinzione di Ifá che il destino universale sia in ultima istanza

benevolo.

Nel quadro del destino universale, Ifá insegna che ogni spirito umano è

fatto secondo la Creazione per ricevere u n destino o uno scopo specifico

all'interno di tutti i processi di Evoluzione. Per questa ragione, la

disciplina della trasformazione spirituale implica l'atto del ricordare

elementi dell'accordo originale tra Orí (spirito individuale) e Olórún

(Fonte dell a Creazione). Coloro che sono ricordati si rivolgono al

contenuto di ogni singola coscienza mistica del Sé e del Mondo. Ma a causa

del fatto che questa memoria è condizionata dalla vita nel mondo, rimane

frammentata e incompleta.

Nel dogma di Ifá, questo a ccordo include l'elemento àtúnwá

(reincarnazione), che è intesa come la rinascita di un Orí precedentemente

esistente in un nuovo ara (corpo fisico). La dottrina Ifá di àtúnwá

suggerisce che molte persone si reincarnano all'interno del proprio

lignaggio fa miliare. Ifá insegna anche che non esistono associazioni

negative come tornare sulla Terra in un corpo fisico. Nessun riferimento

può essere trovato in Odùs al concetto mistico orientale di tentare di

spezzare il ciclo della reincarnazione. È nella glorificazione del ritorno

sulla Terra in forma umana che c'è il fondamento di iségún (riverenza per

gli antenati). Il percorso di Ifá dice che la visione mistica inizia sempre
con il rispetto per coloro che sono deceduti.

Per riconoscere anzitutto la saggezza di chi ha vissuto prima noi,

l'individuo è in grado di iniziare il processo di scoperta ed espressione

del destino personale. Ifá ha compiuto dei rituali per una purificazione

persone di influenze negative (orí tútù), riti di passaggio (Igbodù) e

offerte d i espiazione (ebo), sono tutte allo scopo di creare una

comprensione mistica di ciò che si può sapere sul destino individuale.

Questi rituali non hanno il proposito di realizzare arbitrariamente

desideri o di creare potere e abbondanza senza senso. È compi to di Ifá

guidare sia l'individuo che la famiglia in senso lato lungo tutto il bn

,mpercorso che conduce ai portali (pulizie rituali) che rivelano le

porzioni di un accordo primordiale co n la Creazione. Una volta che la

soglia è stata segnata il sacerdote bussa alla porta e poi entra. La

trasformazione avverrà solo se la persona guidata cammina e compie il

passo, e la coscienza espansa si vede inibita dalla paura. Qualsiasi

purificazione personale che viene effettuata a seguito di una divinazione

crea una elevazione tra i buoni per accettare con coraggio la sfida della

crescita o rimanere limitati dalla paura. Chi sceglie il coraggio sono

descritto come incrementati del loro orí-ire (saggezza).

Il processo permanente di accrescimento di Orí-ire costruisce ìwà-pèlé

(il buon carattere). Orí -ire significa vivere secondo i principi divini.

Coloro che sviluppano un buon carattere diventano i più grandi e più

anziani della comunità, condividend o la loro saggezza con i più giovani

della famiglia intesa nel senso più ampio; coloro che cercano di essere

guida a sé stessi. Quando coloro che hanno sviluppato ìwà -pèlé passano
all'òrun (Regno Invisibile degli Antenati), diventano antenati venerabili

che sono venerati come Egún.

In termini pratici, ciò che questo suggerisce è che il significato più

profondo delle scritture di Ifá non può essere pienamente inteso solo

dall'intelligenza. Il significato religioso deve essere tanto compreso

quanto sperim entato per essere completamente assimilato. In Occidente,

ill'integrazione di conoscenza ed esperienza si chiama “saggezza”. In Ifá,

questa integrazione è chiamata Orí -ire. In base al fatto che Ifá insegna

che il mondo è fondamentalmente benevolo, si ritie ne che coloro che

sviluppano saggezza creano buona sorte in virtù della loro forza interiore.

Questo non vuol dire che non abbiano problemi o difficoltà. Significache

il processo di crescita spirituale ha dato loro gli strumenti necessari

per superare le d ifficoltà e le avversità. L'implicazione fondamentale

della dottrina di Olórún per Ifá, dice che Ifá è l'unità soggiacente alla

creazione, fornendo così una soluzione per tutti i problemi. Suggerisce

inoltre che le chiavi della salvezza si trovano all'inte rno della stessa

struttura del nostro spirito individuale. Ognuno di noi ha il potenziale

per essere ricordato come un venerabile antenato, che ha contribuito

all'espansione della nostra personale visione mistica.

OGBOGBA – IL CONCETTO DI IFÁ DELL’EQUILIBRIO

1° ÒRÒ – IL CONCETTO DI IFÁ DEL POTERE DELLA PAROLA

Gli astronomi moderni hanno provato che l'Universo fisico è giunto in

essere come risultato di una grandiosa e tremenda esplosione che si è

verificata all'inizio del tempo. I radiotelescopi ultrasensibili hanno

rilevato tracce di questa esplosione in forma di una radiazione di fondo


che sembra essere effetto dell'eco dell’evento originale che pulsò e mise

in moto l'universo. Questo evento è noto tra gli scienziati come "Big Bang"

("La Grande Esplosione").

In Ifá, il suono della Creazione si chiama “Orò”, che di solito viene

tradotto come “parola". Tuttavia nella lingua di Ifá, Orò può riferirsi

alla parola come potenza, alla parola dell'invocazione ritu ale e alla

parola come preghiera efficace. Ifá insegna che la Creazione è la

manifestazione di Orò di Olódùmarè. È l'invocazione dell'esistenza e

dell'evoluzione che fu messa in moto dalla Parola della Fonte. Il fatto

che la scienza possa entrare in ascolt o dei riverberi di questa parola

suggerisce che il simbolismo di Ifá riguardo alla Creazione può essere

espresso, piuttosto che venire dimostrato in termini letterali.

La comprensione di Orò come parola di potere è fondamentale per il

concetto Ifá di tra sformazione spirituale. In Ifá la trasformazione

spirituale è intesa come una qualsiasi espansione di coscienza che produce

una connessione più grande e più profonda con l'unità della Creazione. Le

scritture di Ifá suggeriscono che il potere dell'originale Orò sia stato

preservato nell'Universo fisico a tutti i suoi livelli di evoluzione. A

causa di questa permanenza, il potere di Orò può essere accessibile per

mezzo della voce umana, e di conseguenza in tutti i livelli della Creazione.

Quando la voce umana per accedere al potere di Orò, l’invocazione di tale

voce si chiama Ofò.

In termini teologici, l’Orò macrocosmico (universale, che abbraccia il

Tutto) di Olódùmarè è contenuto all'interno dell’Ofò microcosmico

(manifestazione individuale dell'Universo) degli awo (indovini) che


recitano il contenuto dell'invocazione di vari sistemi di divinazione

basati su Ifá. Si crede che le parole contenute nelle strofe di 'Odù

(scritture usate per la divinazione) ha la capacità di trasformare la

coscienza umana. Quind i, quando questa trasformazione ha successo,

l'interazione di macrocosmo e microcosmo si rivelano integralmente. È

questa rivelazione che attiva un sentimento più profondo dell'accordo

originario dell’individuo con Olórun.

La mia enfasi, come studente Ifa, è stata sull'uso efficace del

linguaggio dell'invocazione e della preghiera. È mia convinzione che, dal

momento in cui la comunità Ifá/Orisa in Occidente ottiene un apprezzamento

più profondo attraverso le parole e le immagini simboliche che si

articolano nell'Odù, avremo accesso a nuovi livelli di comprensione di

queste Forze che modellano il nostro vivere. Ma prima di poter fare un uso

efficace di Orò, dobbiamo aver chiaro l'effetto del nostro uso del

linguaggio sul mondo che ci circonda.

A causa della fede in questo potere della parola, gli awo (indovini) hanno

un tabù riguardo le maledizioni e l'uso di parole volgari. La bocca è

considerata il tempio di Ofò e non dovrebbe mai essere degradato con un

linguaggio prematuro o rude.

2. ÒRÒ ÀTI ÀSE – IL CONCETTO DI IFÁ DI ENERGIA ORIGINARIA

Il momento della Creazione, conosciuto come Orò di Olódùmarè, ha creato

una forma energia universale. La scienza chiama questa energia

“elettromagnetismo”, in Ifá, questa energia si chiama àse. La scienza

dell'elettromagnetismo insegna che gli impulsi elettromagnetici formano

uno spettro di radiazione. Questo spettro include le dimensioni visibili


dalla Luce. Quando la Luce si condensa forma la materia. Secondo la scienza

occidentale, tutta la Creazione è espressione di impulsi elettromagnetici.

Secondo Ifá, l'intera creazione è una manifestazione di asè. Ifá insegna

che evoluzione e cambiamento implicano una trasformazione del sé dalla

sorgente invisibile fino alla manifestazione fisica. La scienza insegna

che l'en ergia si condensa per formare la Materia e che la Materia si

dissipa producendo energia.

La fisica quantistica insegna che le particelle di energia contenute

all'interno di un campo elettromagnetico si muovono o ben al di sopra della

sorgente del campo pi ù in alto nel campo, o verso il centro del campo.

Questo moto polare esiste sia negli atomi che nelle stelle. Gli impulsi

elettromagnetici che si muovono al di sopra del centro di un atomo vengono

detti “energia atomica positiva”. Gli impulsi elettromagnet ici che si

muovono all’intero del centro di un atomo si definiscono “energia atomica

negativa”. L'energia atomica negativa genera campi gravitazionali che sono

la fonte della Materia. Nella scienza, la materia e la luce sono due

diverse manifestazioni dello stesso impulso fondamentale.

Ifá insegna che l'elemento fondamentale della Creazione è l'a sè. L'a

sé che si muove al di fuori della sua sorgente si chiama ire, l'a sè che

si muove all'interno, fino alla sua fonte, si chiama ibi. Il principio

cosmologico fondamentale di Ifá è che ire si trasforma in ibi e ibi si

trasforma in ire. Secondo me, gli antenati e i predecessori di Ifá usavano

questi simboli per creare un paradigma per spiegare la dinamica e la forma

dell’Universo, che fosse coerente con quals iasi punto di vista. Quel che

si mostra e si rivela è che gruppi di persone di culture divergenti hanno


raggiunto in modo indipendente conclusioni simili utilizzando metodologie

radicalmente diverse.

La scienza occidentale si basa sulla premessa che le leggi che governano

la struttura atomica si applicano alla creazione delle stelle. Per esempio,

un atomo emette radiazione finché la sua struttura non si dissipa. Le

stelle emettono radiazioni sotto forma di luce fino a che il carburante

nei loro centri non si dissipa. Entrambe le forme di radiazione sono

causate dalla fusione nucleare (a dispersione di luce). Quando un atomo

esaurisce il carburante, va in collasso e si esaurisce, generando tale

risultato. Quando una stella esaurisce il suo carburante, si avvolge e

viene assorbita da un manto nero. Entrambe le forme di collasso sono

causate dalla fissione nucleare (in questo caso la contrazione della luce).

All'interno della polarità tra fissione e fusione c'è un ciclo di

nascita, vita, morte e rinascita.

Ifá insegna che i principi degli Odù si applicano a tutti i livelli

della Creazione. In Ifá, la polarità tra fissione e fusione è descritta

come la polarità tra ire e ibi. Ifá non descrive la struttura atomica di

per sé.

Al contrario, Ifá parla delle Imole, che sono forze invisibili della

Natura, e degli Orisà, forze visibili della Natura.

Quando una stella crolla su se stessa, si avvolge in un manto nero che

continua a rimpicciolirsi fino a provocare una fusione nucleare che culmina

nell'esplosione che trasforma il manto nero in una nebulosa. Una nebulosa

è un'enorme nuvola gassosa composta da particelle che sono più

complesse di quelle che si trovano nella stella originale. Queste


particelle più complesse si uniscono sotto l'influenza della gravità fino

a quando formano nuove stelle. Le nuove stelle sono conosciute come stelle

di seconda generazione, che irradiano il tipo di particelle responsabili

dalla formazione della Terra e di altri sistemi planetari.

In Ifá questo processo è descritto come la discesa dell'A sé da Ikòlé

Òrun fino all'Ikòlé Ayé. Ciò significa che l'energia fondamentale della

Creazione si sposta dal regno dell'invisibile al regno del visibile. Mentre

l’energia compie tale transizione, passa attraverso vari stati dell'essere.

Così come la scienza non riesce a vedere le attività invisibili dell'atomo,

Ifá non riesce a vedere le attività invisibili degli Imolè. La scienza

studia l'atomo esaminando gli effetti visibili dell'interazione tra diversi

tipi di atomi. Ifá studia gli Imolè esaminando gli effetti visibili

dell'interazione tra gli Òrì sà. Gli Òrì sà fondamentali sono le forze

della Terra, dell'Aria, del Fuoco e dell'Acqua. Esaminando la conseguenza

dell'interazione tra questi elementi, coloro che studiano awo iniziano a

sentire l'interazione di queste stesse Forze così come esistono nel regno

invisibile.

La scienza descrive la trasformazione degli atomi in termini di

particelle subatomiche. La radiazione consentono alle particelle

subatomiche di saltare al di fuori del perimetro dell'atomo, Ciò consente

la creazione di atomi con strutture diverse. Le variazioni nella struttura

atomica sono codificate nel Tavola Periodica degli Elementi. In Ifá, le

variazioni nella struttura del à se sono codificati nei simboli usati per

rappresentare gli Odù. Per esempio, se prendiamo la metà sinistra di Ejì

Ogbè come segue:


-

Ogbè

Il modello sopra potrebbe quindi essere utilizzato per rappresentare il

perimetro esterno di un atomo in cui tutti e quattro i quadranti prima

hanno generato radiazioni o luce. Se la forza di radiazione provoca che

ciascuna di queste particelle subatomiche si libera dalla circonfe renza

del cerchio, il diagramma del modello energetico cambierebbe generando

nuove possibilità. la rappresentazione simbolica di questo cambiamento

potrebbe apparire come segue:

BABA EJIOGBE

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Ogùnda Irosùn Obàrà Oyèkù

Usando questi schemi, Ifá è in grado di mappare il cambiamento nei

modelli energetici che si verificano nell'universo fisico, proprio come la

scienza usa la tabella degli elementi per mappare il cambiamento nei

modelli energetici che si verificano nella struttura atomica.

Quando l'awo (l’indovino) inizia ad acquisire l’intuizione-visione

(insight) sui modi in cui questi modelli si manifestano nel mondo fisico,

questa intuizione può essere tradotta in una comprensione di quei fattori

che influenzano la domanda che viene posta durante la divinazione.

Ifá insegna che i modelli energetici simboleggiati dai segni degli

Odù riappaiono in tutti i livelli della Creazione. Gli Imolè, Gli Irùnmolè

e gli Òrìsà sono tutti creati per manifestarsi attraverso gli Odù. In

qualunque momento in cui ha luogo la divinazione, l'awo è consapevole che

gli Odù si manifestano contemporaneamente in più dimensioni. Il Regno

invisibile Ikòlé Òrun esercita sempre un'influenza sul regno visibile Ikolé

Ayé. Il luogo in cui questi due regni si intersecano e si incontrano è una

linea mistica tra Ikòlé Òrun e Ikòlé Ayé chiamata w'áiyé. La parola w'aiyé

significa il bene che "viene al mondo", o che "guarda il mondo". Ciò

suggerisce che ciò che vediamo nella realtà fisica è l'effetto di Forze

che rimangono invisibili alla loro origine.

È attraverso il portale del w'aiyé che le Forze Spirituali invisibili


si manifestano in modi che possono essere identificati dai sensi umani.

Durante il processo di invocazione l’awo crea un legame invisibile tra

tutti i regni della Creazione attraverso i quali gli Odù trovano la loro

espressione. Partecipando a questo legame, l'awo è in grado di generare la

visione mistica necessaria per cogliere le implicazioni della divinazione.

In Ifà, il processo di evoluzione è descritto come la discesa dell'a sé

dell’Ikòlé Òrun fino all’Ikòlé Ayé. La funzione della divinazione è

identificare quali Forze stanno affliggendo una persona in un momento

particolare e dargli istruzioni su come vivere in armonia con quelle forze

e guidandone l'evoluzione. Questo può sembrare molto semplice e diretto,

tuttavia i dettagli possono essere capiti grossolanamente. Quando la

divinazione dice “non viaggiare” significa “non viaggiare”. Seguendo le

istruzioni dirette degli Odùs, coloro che cercano la divinazione

garantiranno la propria fortuna non assecondando quel che si oppone alla

propria evoluzione. A volte gli Odù dicono che un'azione specifica può

essere intrapresa solo se le offerte vengono fatte per prime. Questo viene

fatto per creare un allineamento personale con il compito da svolgere.

Tuttavia, nessuno dei 256 Odù di Ifá suggerisce mai che si possa fare ciò

che si vuole semplicemente facendo un'offerta. Il potere intrinseco degli

Odùs consiste nel trovare il percorso di minor resistenza in ciò che è

intrinsecamente disponibile nel proprio raggio d'azione personale. Ogni

passo avanti lungo questo percorso ci porta a una maggiore comprensione

del nostro accordo originale con la Creazione, e questa comprensione emerge

da questa esperienza di trasformazione spirituale.

Potrebbe sembrare che i problemi personali siano molto lontani dai


parametri che riguardano lo sviluppo dell'evoluzione. Basato sulla

convinzione che ci sia Unità in tutta la Creazione, e molto basato

nella convinzione che ognuno abbia un destino all'interno della Creazione,

Ifá si muove sempre stabilendo regole all'interno dell'idea di equilibrio

sostenibile e di armonia tra il Sé (individuo) e il Mondo.

3° ORÌ IRE ÁTI ORÌ IBI – IL CONCETTO DI IFÁ DELLA TRASFORMAZIONE SPIRITUALE

Il processo di trasformazione spirituale può essere descritto come un

insieme di poteri, di esperienze e di comprensione. Quando questo potere

è integrato, spinge la consapevolezza di una persona al di là delle proprie

limitazioni. Ogni volta che succede, il vecchio ego muore e un nuovo sé

rinasce. Questa rinascita è il messa ggio di Igbódù (l’iniziazione) e,

secondo Ifá, Igbódù è ricreato ogni volta che qualcuno riceve una nuova

consapevolezza di sé e del Mondo. In ciascun momento in cui siamo

consapevoli, il corpo interagisce con il Mondo attraverso una risposta

emotiva agli stimoli. Affinché queste risposte si verifichino, la mente

cerca di adattarsi reazioni emotive agli stimoli: la mente cerca così di

inserire le reazioni emotive in qualche forma di quadro razionale. Sia il

pensiero che il le emozioni sono espressioni fondamentali dell'àse (potere)

come manifestato attraverso l’azione umana.

Àse è l'impulso essenziale della Creazione. Tutto l’àse può esprimere a

stesso il bene attraverso l'espansione del bene che si concentra in se

stesso. Ifá rappresenta l'espansione attraverso l'uso di una singola linea

(I), e la contrazione mediante l'uso di una linea doppia (II). Gli Odùs di

Ifá sempre parlano di essere in un rapporto appropriato con alcune di

queste forze, secondo come trovano espressione in ogni situazione rivelata.


Alcuni indovini si riferiscono all'espansione come ira e alla contrazione

come ibi. Questo può portare a confusione e interpretazioni errate se si

considera Ibi come intrinsecamente malvagio, o in qualche maniera negativo.

È importante qui fare una distinz ione tra ibi come condizione di

esistenza e un Odù che viene come una personificazione di ibi. Nella vitaci

sono momenti in cui è appropriato proteggere i nostri sentimenti per

evitare conflitti inutili. Salvaguardare le emozioni è una forma di

contrazione o ibi. Altre volte è opportuno rilasciare i nostri sentimenti

alla ricerca di nuove esperienze. Lasciar andare le emozioni è una forma

di espansione dell'ire. Nella vita ci sono momenti in cui è appropriato

mantenere le nostre strutture di comprensione in modo che possiamo

verificarne la validità. Mantenere le strutture di comprensione è una forma

di ibi razionale. Nella vita ci sono anche momenti in cui è appropriato

lasciare andare i vecchi modi di pensare per guadagnarne una nuova visione

più profonda di sé e del mondo. Lasciare andare i vecchi modi di pensare

è una forma di ire razionale.

Quando si parla dell'orientamento degli Odùs in relazione alla persona che

Ha cercato una guida attraverso la divinazione, la polarità tra ira e ibi

assume un significato leggermente diverso. Un Odù raffigurato come una

personificazione de ibi suggerisce che la persona che ha perorato le

domande sta resistendo alle lezioni presentate dall'Odù rivelato. Resistere

alla crescita è una forma di contrazione; è un'opposizione al progresso

nella crescita spirituale. Un Odù personificato come guida ire suggerisce

che la persona che ha fatto la domanda è disposta ad abbracciare le lezioni

presentate da Odù. Abbracciare la crescita è una forma di espansione; è


l'accettazione delle lezioni fornite durante la crescita spirituale. Ibi

come nella Creazione, è un evento naturale nel ciclo del cambiamento. Ibi

come componente di Odù, usato durante la divinazione, può rappresentare

una resistenza emotiva al cambiamento che di solito è radicato nella paura

dell'ignoto. Parte del processo di acquisizione di informazioni sull'uso

corretto delle parole di potere è la comprensione di alcune parole yorùbá

che cambiano il loro significato a seconda del contesto.

A causa della forte influenza dei paradigmi teologici cristiani nella

cultura occidentale, alcuni awo che praticano la divinazione in Occidente

si sono associati ibi con il male. Nella cosmologia Ifá non c'è il

“Diavolo”. Il negativismo, il dolore, la sofferenza e l'ingiustizia sono

spesso opera delle forze spirituali chiamati elenìní. Gli elenìní nascono

come risultato della resistenza personale alla trasformazione spirituale,

la mancanza di disponibilità a considerare l'Unità essenziale dell'Essere

e ignorarne l'influenza del destino personale. Il compito dell'awo è

trasformare questa resistenza, non di giudicarla.

L’accettazione della guida/percorso spirituale come espresso per

mezzo di Odù porta a livelli più profondi di integrazione tra la polarità

dell'esperienza personale, e la comprensione di questa integrazione crea

lo stato chiamato orí ire. La traduzione letterale di orí ire è “testa di

buon auspicio”; una traduzione migliore sarebbe “saggezza”. Il disprezzo

per la guida e per il spirituale espresso attraverso Odù può portare a

livelli aggiunti di disintegrazione tra le polarità dell'esperienza e

di comprensione. Questa disintegrazione è chiamata orí ibi. La traduzione

letterale di orí ibi è “testa di cattivo auspicio”. In termini occidentali,


questa espressione è causa di malattie sia fisiche che mentali. Ifà

considera tutte le forme di sventura, compresa la malattia mentale,

malattia fisica, perdita di ricchezza materiale, incidenti e disastri

naturali compresi, come il risultato dell’a se male indirizzato.

Ancora una volta, l’ì ibi non va confuso con il concetto occidentale

dal male. Lo scopo dei rituali trovati all'interno di Odù è trasformare or

í ibi in or í ire. È vero che Ifà parla di uno stato chiamato orí bur ùkú,

che tradotto significa "testa cattiva". Questo stato è simile a una

condotta psicotica, che descrive a qualcuno che non ha coscienza o

nessun senso di giusto e sbagliato. Pronunciare le parole o í burùkú in

luogo sacro è tabù, e culturalmente questa espressione è considerata un

danno. Gli Odù includono prescrizioni per il trattamento e il trattamento

di questa condizione. Teologicamente, questo suggerisce che nulla è

considerato di più alto della speranza o della salvezza

IL CONCETTO DI IFÁ DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA CREAZIONE

All'interno dell'istruzione orale Ifá, esprime l'idea che Olórun, Olódùmarè

ed Elà sono le tre "Divinità celesti" che guidano l'interazione tra tutto

ciò che È (Esiste). In termini religiosi occidentali essi rappresentano la

Fonte Ifá della Manifestazione Divina. L'astrologia descrive questi tre

principi come cardinali, fissi e mutevoli.

Ifá rappresenta il concetto religioso di Divinità Fissa attraverso il

simbolo di Olorun. Ifá insegna che Olórun è la Fonte Divina di tutto ciò

che È, attraverso la sua coscienza originaria. Ifá rappresenta il concetto

della Divinità Cardinale attraverso il simbolo di Olódùmarè. Ifà insegna

che Olódùmarè è la Sorgente Divina di tutto ciò che giunge a manifestarsi


nell’universo. Ifá rappresenta il concetto religioso di Divinità

Mutevole attraverso il simbolo Elà. Ifá insegna che Elà è la Fonte Divina

di potere di manifestarsi.

Secondo la cosmologia Ifá, le divinità celesti esistevano in

Ikòlé Òrun prima della Creazione. Al momento della creazione, Olódùmaré e

Elà hanno iniziato il processo di plasmare l'universo. Insieme,

controllavano l’a sè di espansione e contrazione. Si ritiene che

l'interazione tra espansione e la contrazione si verifica in modelli

saldamente radicati che sono rappresentati dai segni simbolici dell'O dù.

L’asé della creazione è arrivato per la prima volta a manifestarsi sotto

forma di Imolè, che sono i padroni degli Odù nella loro forma originaria.

Prendendo la forma e la sostanza, questi padroni divennero Igbamolè, le

Forze invisibili della Natura che guidano la formazione del futuro

cambiamento evolutivo. Con la Creazione della Terra, gli Odù si esprimevano

come Irúnmolè, che sono le Forze visibili dalla Natura che creano la

stabilità ecologica del pianeta. Usando l'ambiente creato dall'Irúnmo lè,

gli Odù cominciarono ad esprimersi negli animali che popolavano la Terra.

Questo processo è descritto da Ifá come la discesa dell’ àse da Ikòlé Òrun

fino a Ikòlé Ayé.

Nella cosmologia Ifá, la discesa dell'à se è descritta come un atto

in una catena di eventi. Si interpreta questa successione come i codici

genetici che guidano l'evoluzione di tutti gli esseri viventi. I codici

genetici sono raggruppati in stringhe di proteine che formano un pattern

di elica. Quando l'elica portatrice del gene viene osservata attraverso

un microscopio elettronico, assomiglia molto ad una stringa. La cosmologia


di Ifá sembra suggerire che questa elica esiste al di là del regno vegetale

e degli animali e guida il dispiegarsi di tutte le cose.

Utilizzando i simboli Ifá, è possibile interpretare l'evoluzione in modo

che sembri parallelo ad alcuni degli attuali concetti occidentali in

cosmologia. L’Orò di Olódùmarè è la parola di potere che ha fatto pulsare

e messo in moto la Creazione. In astrofisica questa parola di potere viene

descritta come il “Big Bang”, che fu l'esplosione originale che generò

tutta l'energia e la materia che esiste nell'universo. Ifá chiama la

sostanza di questa esplosione “àse”, mentre la scienza lo chiama

elettromagnetismo. La prima forza spirituale giunta alla manifestazione

fisica era Elà. La parola “Elà” si traduce solitamente come “Spirito di

Purezza”; tuttavia, anche la parola potrebbe essere resa con "rompere in

pezzi" o "piccolo frammento divino".

Quando il mondo si è frammentato, ha dispiegato forze di espansione o

radiazione e contrazione o gravità. Utilizzando un sistema di guida

interno, le forze di gravità e radiazione generarono i primi atomi di

idrogeno, che sono le strutture atomiche più semplici all'interno della

scala degli elementi. Alcuni fisici chiamerebbero questo sistema interno

di guida, la coscienza materiale delle particelle subatomiche. In Ifá,

questo sistema interno di guida si chiama orí. Secondo la teologia Ifá, la

struttura dell'atomo abbraccia l'accordo tra Olorun e gli atomi stessi. La

manifestazione di questo accordo, o potenziale, è limitato dalla struttura

della gravità e della radiazione. La struttura dell'atomo è la

manifestazione più mite dell'Odù che può essere descritta dall'osservazione


e dall'analisi.

Dopo la formazione degli atomi di idrogeno, la forza di Olódùmarè

raccolse grandi masse di atomi di idrogeno. Questo causò una reazione

chiamata fusione nucleare, che fu creata da atomi di idrogeno in

esplosione, al centro delle stelle di prima generazione che sono sparse

lungo l'asse dell'Universo. In Ifá questo processo è simboleggiato dall'Odù

Iwòrì Mejì. La banda di radiazione emessa dalle stelle crea l'intero

spettro della Luce, che è espressione dell'espansione di Elà.

Man mano che il combustibile al centro delle stelle di prima generazione

diminuiva, alcune di esse collassavano su se stesse, creando una fusione

nucleare. L'effetto della fusione nucleare è quello di assorbire la luce,

convertendo la stella in un buco nero. In Ifá, l'assenza di luce è

simboleggiata dall'Odù Oyèkú Méjì. Quando la materia al centro del buco

nero raggiunge una certa densità, la fusione nucleare crea un'esplosione,

inviando una grande nube di gas nello spazio. In Ifá, questo processo è

simboleggiato da Odù Odi Mejì. La nuvola di gas creata dalla fusione è

composta da elementi che sono più complessi degli atomi che esistono nella

stella originale. In Ifá, la nuvola di Luce è simboleggiato dall'Odù Ogbé

Mejì.

Le nuvole di gas composte da atomi complessi passano dallo stesso

processo di nascita, vita, morte e rinascita che caratterizza il ciclo di

vita di una stella di prima generazione. Questo è il ciclo vitale di base

che è simboleggiato dal vassoio (opon ifá) o dal tappeto di divinazione.

Ogni stella che attraversa questo ciclo esprime l’accordo fondamentale tra

ogni stella e Olòrun. In questo momento della Creazione, la natura


esprime variazione e diversità. L'idea di variazione e diversità è nel

centro di ogni comprensione esoterica degli Odùs. Il gas creato da

una stella di prima generazione forma una stella di seconda generazione,

sotto l'influenza della gravità o della contrazione di Olódùmarè. La

radiazione emessa da una stella di seconda generazione ha la capacità di

creare nuvole di gas che formano i corpi solari chiamati pianeti. Ifá

chiama la stella di seconda generazione nel nostro sistema solare Olofin.

All'interno di Ifá c'è un sistema astrologico chiamato Gede. La funzione

di Gede è quella di correlare l'influenza dei pianeti con specifici Odù,

e trattare l’influenza di questi Odù nella topografia del paesaggio.

Sulla Terra, la forza di contrazione mantiene la forma del pianeta. Allo

stesso tempo, la forza di espansione genera impulsi magnetici dalle

regioni polari. In modi che stanno appena iniziando ad essere compresi

attraverso la scienza di Gaia (ecologia), gli impulsi magnetici delle

regioni polari aiutano a regolare l'evoluzione della vita sulla Terra.

Questa polarità contenuta e autoregolata tra le forze di espansione (ire)

e contrazione (ibi) è ciò che sostiene l’habitat dell’ambiente naturale,

permettendo che la vita fiorisca. All'interno di questa polarità c'è un

ampio raggio di espressioni dell'accordo tra gli esseri viventi e Olorùn.

Gli Odù che prima si erano espressi in semplici reazioni atomiche evolvono

per esprimere ora innumerevoli variazioni, in tutti i sistemi ecologici

lungo tutta la larghezza e la lunghezza del pianeta.

Secondo la cosmologia Ifà, la discesa da ase al regno fisico include

la discesa dell'ase della coscienza umana (orí). Ifá insegna anche che
dentro ogni anima umana c'è un registro dell'intera storia dell'evoluzione.

Parte di questa storia include la manifestazione degli Odù come esistono

nella nostra vita e destino individuali. A causa dell'importanza di questo

registro, Ifá considera che tutte le teste umane sono altari sacri. Ogni

testa è sacra perché fa parte della matrice infinita che porta in sé

l'unità sottostante della Creazione stessa. È la nostra capacità di

accedere a questo registro che funge da fondamento di “awo”.

Dal tempio di Orí nasce la possibilità di crescita e trasformazione.

La struttura di questo tempio è chiaramente descritta negli insegnamenti

esoterici di Ifá. All'interno di Orí c'è la possibilità di integrare il

rapporto originario tra Olórun, Olódùmarè ed Elà. Ifá insegna che il

soffio di vita è il Don di Olódùmarè. In Yorùbá, la parola per "respiro"

è èmí, ed èmí è anche la parola usata per "spirito". l'emí è quella parte

del Sé che rimane eterna. L'èmí porta in sé anche l'accordo originario tra

l'individuo e l'orí. Per accedere al contenuto di questo accordo è

necessario bilanciare le forze opposte di contrazione ed espansione che

sorgono dall'ase. La forza di contrazione risiede nel corpo fisico, che in

yorùbá si chiama ara. Sia l'occultismo occidentale che Ifá insegnano che

il corpo fisico è controllato dal centro di potere situato nel cuore.

La forza di espansione è controllata dal centro di potenza situato tra gli

occhi. Nell'occultismo occidentale questo centro di potere è chiamato il

"terzo occhio". In Ifá questo centro di potere si chiama Eledáà, che

significa “Il Creatore".

La chiave per bilanciare le forze di espansione e contrazione è

allineare la testa e il cuore. Ma prima che questo allineamento possa


avvenire, ogni polarità deve essere isolata e pienamente apprezzata prima

che possa iniziare qualsiasi tentativo di integrazione. In Ifá il potere

l'espansione è accessibile tramite Orí Inú. L'Orí Inú è il Sé interiore,

che è la base di ogni conoscenza. Il processo di alienazione attraverso

Orí Inú implica livelli e strati di autoinganno ed egoismo che deviano

dalla responsabilità per la crescita spirituale fuori di sé. Il processo

di allineamento con le forze di espansione implica una stima onesta del

rapporto affettivo tra sé e il mondo. Tutti i corpi umani sono tenuti in

vita dal cuore fisico, che in Yorùbá è chiamato okan.

All'interno di okan c'è un cuore interiore che è la sede delle

emozioni. Questo cuore interiore si chiama ègbè. L'accesso all'ègbè

richiede l'abilità identificare ed esprimere quelle emozioni che

influenzano le nostre percezioni del sé e del mondo. Quando si esegue

questa operazione, l'orí inú può essere utilizzato per determinare se le

emozioni sono appropriate per ogni circostanza.

Egbè e orí inú sono uniti nel collo attraverso un centro di potere

noto come Esù ni'pàkó, che significa "il Messaggero Divino sulla nuca”.

Quando qualcuno avvia il processo di allineamento tra le forze di

contrazione ed espansione, si deve essere in grado di distinguere tra

la visione mistica e la proiezione di una fantasia. La visione mistica si

verifica quando il cuore e la testa sono in equilibrio, e la coscienza

allora vede se stessa come ricettiva alla voce della Natura. La proiezione

della fantasia avviene quando la testa e il cuore sono in opposizione, e

la mente cerca la propria limitata risoluzione di questo conflitto. Tutte


le pulizie della nuca prescritte dalla divinazione di Ifá sono progettate

per aumentare l'allineamento che porta ad una Visione mistica onesta e

sincera.

Il passo successivo nell'allineamento consiste nell'identificare l'Odù

che si incarna nell'orí inú dell'individuo. Quando questo O du è assegnato,

è possibile determinare quale Òrìsà è associato a quella persona come orí

in ú. Si comprende che l'iniziazione ai misteri di questo Òrìsà è uno

sforzo per creare maggiore profondità di autocomprensione, formando un

legame tra gli Odù tale come esiste nel Sé e nell'Odù tale come esiste nel

Mondo.

La cosmologia è lo studio della struttura dell'universo che cerca di

scoprire i principi essenziali che sostengono la Creazione. La cosmologia

di Ifá si basa sulla convinzione che il microcosmo (l’ambiente immediato)

è un riflesso del macrocosmo (l’universo). Ciò significa che le forze che

hanno creato le stelle e le galassie hanno creato anche la Terra, comprese

le piante e gli animali che si sono evoluti sul pianeta.

Di conseguenza, Ifá insegna che ogni problema affrontato dagli esseri umani

ha una controparte simile in tutte le sfere di esistenza. Le scritture Ifá

spesso descrivono i problemi incontrati dagli animali dalle piante con

l'assunto di base che la condizione umana debba affrontare le stesse lotte

per sopravvivere.

Una delle funzioni della divinazione è identificare i mezzi attraverso i

quali le forze universali si manifestano nella vita di tutti i giorni.

Questo viene fatto attraverso l'uso del mito. Poich é il mito fa uso di

elementi metaforici, una conoscenza dei simboli permette all'indovino di


mettere in relazione un dato mito con una data situazione. Il paradigma

cosmologico fondamentale che Ifá usa per interpretare i simboli è la

convinzione che la man ifestazione dell'Universo sia il risultato

dell'equilibrio tra le polarità.

La maggior parte dei sistemi metafisici si basa sulla convinzione che

la polarità alla base dell'universo fisico sia la tensione tra contrazione

ed espansione. In Ifá, questa polarità è spesso descritta come la relazione

tra oscurità e luce. Questa relazione non è considerata un conflitto tra

le forze del “bene” e le forze del “male”. La polarità tra espansione e

contrazione è intesa come la qualità fondamentale delle dinamiche e della

forma così come esistono in Natura.

Usando il sistema divinatorio della Dafa, l'espansione o luce è

rappresentata da tratto verticale (I) e la contrazione o oscurità è

rappresentato da due tratti verticali (II).

Utilizzando il sistema divinatori o che fa uso delle conchiglie ( búzios),

la luce è rappresentata dal lato aperto e concavo del guscio, mentre

l’oscurità dal lato convesso dello stesso. La curva sul lato convesso forma

un ventre. In pratica, questa pancia viene rimossa, mostrando un’unica

colonna sotto il centro. Questo lato della conchiglia è chiamato "stomaco"

o "inú" nella lingua Yoruba. Il lato concavo ha due labbra che si curvano

verso l'interno con un’apertura nel mezzo. Questo lato del guscio è

chiamato "bocca" o "enu" in Yoruba.

La cosmologia Ifá insegna il principio che la luce viene dalle tenebre

e dalle tenebre viene dalla luce. Insegna inoltre che tutte le cose
esistenti sono una manifestazione di ase. La parola Yoruba “ase” ha diversi

significati. In un contesto cosmolog ico, è la Forza che sostiene la

Creazione. La manifestazione primordiale di ase sarebbe la Forza invisibile

che crea sia la luce che l'oscurità. La fisica chiama questa forza

elettromagnetismo. Tutte le cose nell'universo materiale generano campi di

forza elettromagnetici. Forze elettromagnetiche che si espandono oltre le

loro sorgenti generano un campo di radiazione che copre lo spettro visibile

della luce. Le forze elettromagnetiche che si contraggono muovendosi verso

la loro sorgente traggono luce al di fuori dello spettro visibile

nell'oscurità. In Natura, un modello energetico ( ase) formare una sfera.

Tutte le cose, dal più piccolo atomo alla stella più grande, contengono

forze di espansione e contrazione in un campo sferico.

La forma sferica dell a maggior parte dei modelli energetici è

rappresentata nella divinazione Ifá mediante l'uso di un cerchio

bidimensionale a forma di tavola (Opón Ifá). Il Mérìndinlogun rappresenta

solitamente la sfera in un setaccio (Àté Òrìsà). Ogni sfera è definita

dalla distanza tra i suoi poli e il suo equatore. I poli e l'equatore sono

determinati posizionando una linea orizzontale e una verticale sui loro

angoli retti passanti per il centro della sfera. Queste linee nella Dafa

sono tracciate nella polvere di iyerosun che si sparge sulla superficie

della tavola. Queste righe nel Mérìndinlogun vengono tracciati sulla

polvere di efun che viene sparsa sul setaccio. Ciò si traduce in un’immagine

che è una rappresentazione bidimensionale di una realtà tridimensionale:

Usando la Dafa, il modello simbolico per la luce pura sarebbe una singola

linea dentro ciascuno dei due poli e ad ogni estremità dell'equatore come
in figura:

Quando queste quattro linee vengono messe insieme, formando un'unica

colonna, esse diventano una notazione lineare usata per rappresentare una

realtà tridimensionale specifica. Il simbolo della luce è il seguente:

Per lo stesso procedimento, la rappresentazione simbolica per la sfera

dell’oscurità è una colonna con 4 linee doppie:

ii

||

Oltre ai poli e all'equatore, ogni sfera ha un centro chiamato nucleo, che

forma un cuore nascosto entro i confini di un altro strato esterno. Il

nucleo di una sfera forma anche una sfera nel punto in cui il polo e

l'equatore si intersecano.

La Dafa usa due linee verticali per rappresentare il confine esterno e il

nucleo interno degli schemi energetici che esistono in Natura. Utilizzando

rappresentata da due colon ne di linee semplici. Nella divinazione Ifá

questo simbolo è chiamato “Ejí Ogbe” o “Ogbe Meji”. Esso appare come segue:

ii

||

||

||

I modelli vengono letti da destra a sinistra. Il lato destro è l'esterno

visibile e il lato sinistro è l'interno invisibile. In termini metaforici


il lato destro è maschile e il lato sinistro è femminile. In Ifá,

l'associazione tra espansione, luce e l'energia maschile e l'associazione

tra contrazione, oscurità ed energia femminile è riportata sulla natura

espansiva e contrattiva degli organi riproduttivi maschili e femminili.

Uno non è considerato migliore dell'altro. La polarità tra espansione e

contrazione, tra chiaro e scuro e tra maschio e femmina sono tutti visti

come principi dinamici che generano diversità all'interno della Creazione.

Per rappresentare una sfera che è scura sulla circonferenza e chiara nel

suo nucleo, la Dafa usa due colonne di doppie righe. Nella divinazione Ifá

questo simbolo si chiama "Oyeku Meji".

||

||

esempi già forniti, una sfera di luce con la luce al suo interno sarebbe

|| ||

ii ii

|| ||

Utilizzando questi due esempi, è possibile fare una rappresentazione

simbolica della Terra. La palla di fuoco al centro della Terra sarebbe

rappresentata da una colonna di singole linee situate sul lato sinistro

dell'ottogramma. La superficie terrestre sare bbe descritta come luce che

si è trasformata in materia e sarebbe rappresentata da una

colonna a riga doppia. Nella Dafa appare come segue:

| ||

| ||
| ||

| ||

Ancora una volta, usando le stesse tecniche, potremmo creare un'immagine

simbolica del Sole per la rappresentazione della luce che emana dalla sua

superficie come una colonna a riga singola sul lato destro dell'ottogramma.

Il carburante al centro del Sole contrae la luce, formando una massa di

particelle che sarebbe rappresentata d a una colonna di doppie linee sul

lato sinistro dell'ottogramma. Nella Dafa viene rappresentato seguente

modo:

|| |

|| |

|| |

All'interno della religione di Ifá, il profeta ́Òrúnmilà è riconosciutocome

il primo ad aver usato un sistema per simboleggiare lo spettro di polarità

che esiste in Natura. Giorni prima della colonizzazione il segno di Odu

era usato come una forma di linguaggio scritto. Era ed è possibile

trasmettere una complessa serie di idee segnando l'Odu con gesso o

carboncino su un pezzo di ceramica. I messaggi sono stati scambiati tra

sacerdoti che usano variazioni su questo metodo allo stesso modo di

qualcuno che scrivesse una lettera in tempi moderni. In Yoruba questa forma

di comunicazione è chiamata “àróko”. ̀

Il simbolismo nella Dafa si basa sull'uso di elementi binari. Significa

che è costruito su due componenti. Gli elementi binari sono una linea

linea singola e una doppia. Questi componenti sono raggruppati in due

colonne mettendo insieme quattro elementi ciascuno. Questa è la stessa


struttura matematica che viene utilizzata per programmare i computer

moderni. La differenza più grande è che il primo è formato da linee singole

e doppie, mentre i computer utilizzano impulsi elettrici per formare

elementi binari di tipo 0/1. Entrambi i sistemi utilizzano gli ottogrammi

come una struttura per la memorizzazione delle informazioni. In questa

struttura, ogni quadrato ha sedici variazioni (4 x 4). Unendo due quadrati

formiamo un ottogramma, ci sono dunque 256 combinazioni (16 x 16). Nella

cultura Yoruba si usa la Dafa come un mezzo non meccanico per memorizzare

le informazioni. Come un nuovo discernimento è stato aggiunto in una

particolare sfera della Natura, questa informazione fu raccolta e aggiunta

ai versi di un particolare ottogramma associato ad a particolare sfera

della Natura, così come le informazioni vengono unite e memorizzate sotto

argomenti specifici su un computer moderno.

Ifá chiama de Odu "ciascuno dei 256 ottagrammi usati nella Dafa".

l'utilizzo di Odu come paradigma per lo studio e la catalogazione delle

Forze della Natura è un primo tentativo di formulare un modello scientifico

che spieghi la dinamica e la forma dell'universo. Ciò che superficialmente

può sembrare un insieme relativamente semplice di simboli, è infatti una

mappa molto complessa della struttura della realtà come percepita dagli

antenati che formularono i concetti associati a ciascun Odu. Secondo la

cosmologia di Ifá, la fonte della Creazione è Olorun. La parola Olorun

si traduce come "Signore del Paradiso". Signore è usato qui nel senso

metafisico di possedere un segreto o essere la Fonte di un Mistero. Nella

cosmologia Ifá, il Cielo è il regno invisibile che guida l'evoluzione.

Olorun è il Mistero della Sorgente che è considerato alla base della


comprensione umana. Quando Ifá descrive le Forze della Natura, si riferisce

a quelle manifestazioni invisibili della Creazione che si crede fluiscano

da Olorun. Tutti gli spiriti riconosciuti da Ifá sono considerati come

aspetti noti di Olorun, mentre l'essenza di Olorun rimane un Mistero.

Quando l'universo è nato al momento della Creazione, fu Olodunmare

che ha avuto il compito di supporto per tutto questo. La parola “Olodunmare”

deriva dalla radice “Olo/Odu”, che significa "Signore di Odu" o "Signore

dei Primi Principi". Mare è la contrazione di Osumare che è lo spirito

dell'Arcobaleno. In Natura, l'arcobaleno è una delle più pure

manifestazioni della luce. Olodunmare potrebbe essere tradotto come “La

Sorgente delle Forze in Natura che generano lo spettro della luce”. Come

Signore di Odu, Olodunmare può essere descritto come un Calderone Mistico

che contiene tutte le forme potenziali che si manifestano dall’inizio della

Creazione.

Come Forza Spirituale, Olodunmare esiste in polarit à con lo spirito

Ela. Non esiste una traduzione diretta per la parola Ela. Alcuni dei più

anziani di Ifá dicono che significhi "Purezza". Altri dicono che significa

"Colui che crea". Quando queste forme potenziali che esistono nel grembo

di Olodunmare si manifestano, è Lei che sostiene questa manifestazione. In

termini simbolici, fa emergere la luce della Creazione dalle tenebre del

Suo Grembo.

Il compito di plasmare la Creazione fu originariamente affidato a

Obatala. La parola Obatala significa: "Signore delle Vesti Bianche". Il

termine "vesti bianche" si riferisce alla sostanza primordiale che

costituisce il fondamento dell'universo fisico. La fisica insegna che la


prima manifestazione della dinamica nell'universo fu la luce. Dal punto di

vista occidentale, Obatala può essere inteso come l'essenza della luce. La

scienza moderna insegna che l'evoluzione è un processo di trasformazione

della luce solare nell’ambiente planetario. L'evoluzione è la

riorganizzazione della luce solare nelle multi-dimensioni della vita sulla

Terra.

Il mito di Ifá dice che il compito di plasmare la Creazione fu affidato

a Oduduwa da Olodunmare dopo che Obatala si è ubriacato. La polarità tra

Oduduwa e Obatala è l'espressione simbolica della teoria scientifica

occidentale secondo cui la luce forma la materia e la materia si dissipa

nella luce. Ifá esprime lo stesso concetto con l'affermazione che la luce

viene dalle tenebre e le tenebre vengono dalla luce. Il riferimento

all’ubriachezza di Obatala è un'espressione simbolica del l'osservazione

che il movimento della luce all'oscurità e viceversa non sempre avviene in

una progressione uniforme.

Le immagini utilizzate per rappresentare gli Odu possono essere

considerate copie dei modi in cui ha luogo la trasmissione tra luce e ombra

o l’espansione e la contrazione. L'essenza degli Odu è l'espressione di

un'idea scientifica per cui la materia non si crea né si distrugge, ma è

semplicemente trasformata.

Per comprendere la natura dell'Odu nella sua manifestazione primordiale,

è di grande aiuto rappresentare la Creazione così com'è simboleggiata, sia

sul tabellone dell'Ifá che nel Mérìndinlogun:

Da questa rappresentazione simbolica della Creazione è possibile avviare

il processo di visualizzazione delle relazioni primordi ali rappresentate


dall'Odu.

Olodunmare è la Fonte del movimento e della forma, il potenziale universo

nascosto. Ela è la manifestazione del movimento e il modo in cui esiste

nel momento presente.

Obatala è la Fonte della luce e Oduduwa è la luce trasformata in materia.

La Fonte di Equilibrio nell'universo è Olorun, il nucleo invisibile da cui

emerge la Creazione. In questo paradigma, l'equilibrio è l'elemento chiave.

Forze opposte che coesistono in uno stato di equilibrio generano l' ase

(potenza) necessario per dare vita al prossimo stadio di evoluzione.

Le forze spirituali che vengono in essere come risultato delle polarità

tra Olodunmare ed Ela si chiamano Imole. Le Imole sono quelle Forze

invisibili che guidano l'interazione tra luce e materia. Attrave rso le

Imole, gli Odu che esistono nell'utero di Olodumare si manifestano come

Forza primordiale in Natura.

IL CONCETTO DI IFÁ RIGUARDO L’EVOLUZIONE

L'interazione tra luce e materia porta alla formazione delle stelle. la

stella che Ifá chiama Olofi e chi è conosciuta in Occidente come il sole,

ha dato alla luce i pianeti. La Forza Spirituale che fa passare l'esistenza

attraverso l'evoluzione che ha portato allaa creazione della Terra è

chiamata Irunmole.

È attraverso gli Irunmole che Odu, che esiste nel grembo di Olodumare, si

manifesta come un fenomeno naturale nella sfera del pianeta.

A questo punto dell'evoluzione quando Odu si manifestò sulla Terra,

ecco che emerse una dimensione della realtà che Ifá chiama w'àiyé. La

parola ́w'àiyé è spesso tradotta come superficie terrestre. Dal punto di


vista cosmologico, w'àiyé è quel luogo che permette l'interazione tra gli

Spiriti dell'Òrun e gli Spiriti di Ilé. In termini mitici, ́w'àiyé è il

portale tra il Cielo e la Terra.

La parola yoruba Ilé ha diversi significati, ma qui è usata come sinonimo

del pianeta Terra. Utilizzando l'immagine simbolica del vassoio e del

setaccio, Olorun e Ilé sono polarità che esistono attorno al nucleo di

w'àiye. La polarità esterna che si tr ova nella sfera di w'àiyé è tra le

persone che vivono sulla Terra e quegli spiriti ancestrali più prossimi

che vi partecipano. La parola yoruba per spirito ancestrale è Ẽgún. La

parola yoruba per indicare il corpo umano è ara. Una rappresentazione

simbolica di queste relazioni appare così:

Gli Spiriti di Olorun si riferiscono a quelle Forze che sono state elencate

nel paradigma precedente; Olodunmare, Ela, Obatala e Oduduwa . Olorun è

così tanto la sfera degli antenati come la Sorgente di tutte le Forze che

si manifestano nella Creazione.

Gli spiriti che vivono sulla Terra sono conosciuti come Ogboni. La parola

Ogboni è erroneamente tradotta come "della terra". Ara si riferisce a

quelle persone che camminano sulla Terra e Ẽgún sono le anime alte di

coloro che sono passati da questa vita.

È a questo punto che l'intero spettro delle Forze Spirituali si

mescolano. Gli spiriti di Olorun generano movimento e forma nel cosmo.

Gli spiriti di Ogboni generano movimento e forma ne l pianeta. Con la

discesa dell'ase di Olorun a Ilé, egli viene seminato nel corpo umano e

ogni individuo diventa un riflesso di quelle Forze che strutturano tutta

la Creazione. Al centro di questo cerchio c'è la sfera invisibile di


w'àiyé, che è quella dimensione invisibile lungo la superficie della Terra

che unisce la vita umana con le influenze spirituali. Questa crepa

invisibile tra w'àiyé e Olorun è chiamata " Yangi" che significa

"Crocifissa". Nelle scritture di Ifá, ́Yangi è considerata la casa di Esu

che è il Divino Messaggero, la fonte della comunicazione tra Ilé e Òrun.

Ifá insegna che se c'è equilibrio e armonia tra le forze del Cielo e

della Terra, coloro che abitano sulla Terra sperimenteranno una buona

salute, acquisiranno saggezza, pace e abbondanza. E quando queste forze

entrano in conflitto vi saranno malattia, confusione, violenza e indigenza.

Questa cosmologia è spesso interpretata erroneamente come punizione degli

Spiriti nei confronti di coloro che li trascurano. Sarebbe più corretto

dire che la violazione delle Leggi della Natura ha conseguenze inevitabili.

Se inquini l'acqua, ad un certo punto diventerà imbevibile. Se inquini

l'aria a un certo punto diventerà irrespirabile. Se getti tossine sulla

Terra, a un certo punto diventerà sterile. Se continui a bruciare le

foreste, a un certo punto non ricresceranno mai più.

Ogni cerchio utilizzato in questo testo rappresenta un paradigma di

equilibrio in Ifá in una determinata dimensione della realtà. Ho cr eato

queste immagini per aiutare a spiegare concetti spirituali che sono parte

integrante della cultura Yoruba, molti awo africani li considerano

evidenti. Quando l'armamentario della divinazione è giocato al vassoio o

al setaccio, la sua posizione e l’ori entamento identificano aree di

equilibrio o squilibrio. Questa informazione offre all'indovino una visione

simbolica della struttura del problema dato. Una volta che un'area di

squilibrio o attrito è stata identificata, le forze di contro bilanciamento


possono essere identificate, dando indicazioni visuali su come portare la

situazione in uno stato di armonia. Secondo Ifá, l’armonia del Sé con il

mondo, del destino e della volontà personale con la responsabilità

spirituale, è fonte di lunga vita, fortuna e abbondanza.

IL CONCETTO DI IFÁ RIGUARDO LA SOCIOLOGIA

La cultura Yoruba utilizzava il paradigma cosmologico di Ifá come base per

la costruzione delle loro maggiori città. La struttura della nazione Yoruba

era una federazione di città-stato. Ogni città era governata da un Oba. In

tempo antichi l' Oba non poteva esser visto dai suoi sudditi, diventando

così il nucleo invisibile del cerchio che formava la città. Era circondato

da un consiglio femminile di anziane chiamato Odu e un consiglio

prevalentemente maschile di anziani chiamati Egboni. La città stessa era

sostenuta dal lavoro, in parte maschile e in parte femminile, in quanto il

tipo di fatica era assegnato in base al genere. Gli uomini erano

tradizionalmente contadini mentre le donne occupavano il luogo del mercato.

Tanto gli uomini che le donne partecipavano all’orientamento del gruppo

che conservava le tecniche utilizzate nelle arti. Le città erano costruite

in forma circolare con il composto dell'Oba al centro. L'immagine simbolica

della cultura Yoruba appare come segue:

Ci sono alcune prove archeologiche nelle città yoruba di Ilé Ifé e Oyo che

suggeriscono che questo disegno sia stato utilizzato come base per

l'attuale disposizione di queste città. La misura in cui ciò si sia

verificato anche in altre città non può essere completamente indagato.

Sembra che questa struttura sia stata utilizzata in epoca pre -coloniale

come base per modelli di istituzioni sia politiche che religiose che sono
stati costruiti su un modello cosmologico ritrovato in Ifá.

Le variazioni in questa struttura hanno coinvolto il sistema per

stabilire la posizione dei santuari. Il sistema chiamato Gede è un'antica

forma di astrologia. In Gede il percorso dei corpi solari e dei pianeti è

segnato in relazione al lor o moto. Si crede che i corpi celesti

intensifichino l' ase (potere intrinseco) delle forze naturali che

provengono dalla Terra. Tramite la correlazione di influenza tra Olorun e

Ilé, gli antichi indovini erano in grado di far consacrare i loro santuari

in luoghi che riflettessero l'essenza dell'Odu specifico.

La Terra ( Ilé) era considerata un riflesso del Cielo (́Orun), la

disposizione delle città yoruba è stata progettata per renderle uno

specchio dell'ordine cosmico. La religione di Ifá è originaria della città

di Ilé Ife. Nelle scritture ́Ifá, questa ́città è descritta come la casa

originale degli umani. Le parole Ilé Ifé significano “Terra Dispersa”.

Quindi Ilé Ifé è una città e si trova da qualche parte dove il suolo ha

formato la Terra permettendo l'evoluzione umana. Le scritture di Ifá si

riferiscono anche a Ilé Ifé como un luogo spirituale. È la casa di quegli

antenati che tornarono alla Sorgente.

LA VISIONE DI IFÁ RIGUARDO LA PSICOLOGIA

Forse la manifestazione più accessibile dell’ Odu è attraverso il portale

della coscienza individuale. Ifá insegna che Odu rappresenta i modelli

energetici che creano la coscienza. Sono analoghi a quelli che Carl Jung

chiamava archetipi della coscienza collettiva. Jung credeva che ci fosse

un insieme di modelli primordiali che formassero l'essenza della

consapevolezza di sé e che mettessero il sé in relazione al mondo. Secondo


Jung, questi schemi rimangono astratti finché l'inconscio non li lega ad

un contesto culturale e personale. Tanto nella psicologia junghiana come

nel concetto Ifá di coscienza, Odu (gli archetipi) possono essere rivelati

attraverso i sogni, dove essi prendono qualità personali e si manifestano

come un dramma mitico. Tramite la comprensione di questa particolare

manifestazione dell'Odu, Ifá insegna che è possibile creare un equilibrio

interiore che è alla basede vivere in armonia con la natura.

La psicologia in Ifá è legata al concetto di orí. La traduzione letterale

di questa parola è "testa". Questa è una definizione limitata perché

suggerisce che anche orí abbia coscienza e la cosmologia Ifá insegnano che

tutte le Forze in Natura hanno origini nella coscienza. Poiché Ifá crede

nella reincarnazione, tutti gli orí formano una polarità con l' iporì.

L'iporí è la coscienza eterna che esiste nell'Orun (Cielo). È l'iporì che

forma il legame tra vita passata e futura. Le scritture Ifá descrivono

iporí come un doppio perfetto di orì. Secondo la cosmologia di Ifá, ogni

orí fa un patto con Olorun prima di ogni incarnazione. Questo accordo

delinea il tipo di vita che sarà vissuta e le lezioni che verranno apprese

in un determinato corso di vita. Al tempo della nascita il contenuto di

questo accordo è perso nella mente cosciente. Parte di tale

processo di stabilizzazione dell'equilibrio interno è visto come il compito

di ricordare il patto originale tra orí e Olorun.

Questo patto è la fonte del destino personale. Poiché la divinazione è

considerata metodo per scoprire il destino, tutta la divinazione basata su

Ifá è collegata alla questione dell'ampliamento dell'allineamento tra orí

e iporí.
La connessione tra orí e iporí si trova nell'ori inú. La traduzione delle

parole Yoruba “orí inú” è “testa interiore”. Questo è un riferimento a ciò

che Jung chiamava c oscienza individuale o “Io”. Orí inú è il nucleo di

quel cerchio di forze che crea la consapevolezza di sé.

Oltre alla polarità tra orí e iporí, orí inú è il punto centrale della

polarità tra ara ed èmì. Ara è il corpo fisico. Se la psicologia includeil

cuore (okan) ed emozione (ègbè) come parte del sé psichico. Secondo Ifá,

la natura di iporí può essere compresa solo se la testa e il cuore sono in

allineamento. In altre parole, la mente e le emozioni devono essere

d'accordo affinché avvenga il discernimento spirituale. Allo stesso modo,

Jung ha capito che un conflitto tra mente ed emozioni è una delle ragioni

della malattia mentale. In Ifá questo conflitto si chiama orí ibi. È molto

difficile tradurre letteralmente orí ibi, ma il termine suggerisce una

carenza nell'allineamento tra orí e iporí. Quando orí e iporí sono lavorano

all'unisono, si crea una condizione chiamata orí ire. Una traduzione

letterale per orí ire sarebbe "testa sensibile". Jung si riferiva a questa

condizione come l’individuazione, che è alla base della definizione della

salute mentale.

Ara o corpo fisico esiste in polarità con èmì. La parola Yoruba èmì

significa "respiro". Ifá insegna che il respiro della vita viene da

Olodumare e contiene l’essenza interiore della coscienza. Èmì in questo

contesto dovrebbe essere tradotto come "anima". Il simbolo Ifá per il Sé

apparirà come segue:

Ifá insegna che ogni orí o individuo si incarna secondo uno specifico Odu.

Ciò significa che un particolare schema energetico è alla base di una data
coscienza. individuale. La qualità dell'Odu segnerà la natura della

personalità e del carattere personale.

Vivere in armonia con la Natura implica vivere in armonia con il Sé. La

chiave per vivere in armonia con il Sé è comprendere l'Odu con cui siamo

nati e riconoscerlo come fondamento delle lezioni di vita da vivere in una

data reincarnazione. Perché ogni Odu è associato a un particolare Òrìsà,

l'Odu che incarna un orí particolare forma un legame spirituale con l'Òrìsà

da esso incarnato. Questo colle gamento diventa la base per determinare

quale Òrìsà un individuo dovrebbe adorare.

Nella cultura tradizionale Yoruba, l'atto divinatorio che accerta la

qualità dell'ori individuale viene eseguito all' Esentaiye (cerimonia del

nome) che si svolge poco dopo la nascita. Spesso il contenuto di questa

divinazione influenzerà la selezione del nome del bambino. In alcuni casi

al bambino verrà dato un nome segreto che è conosciuto solo dai genitori

e dal divinatore.

Ciò avviene perché il nome può condizionare un Odu specifico che potrebbe

lasciare il bambino vulnerabile allo sfruttamento da coloro che potrebbero

abusare della loro conoscenza di awo.

La divinazione eseguita dopo la cerimonia del nome indicherà quali guide

Odu saranno necessaria in una determinata fase della vita del bambino.

Dalla conoscenza dell' Odu iniziale di cerimonia di denominazione e

l'attuale Odu relativo alla circostanza data, l'indovino può espandere la

percezione sia dei problemi che delle soluzioni efficaci.

Se il bambino subisce una qualche forma di iniziazione in qualsiasi momento

della sua vita, la divinazione che si fa al termine della cerimonia avrà


la precedenza sulla divinazione che è stata fatto alla nascita. La ragione

di ciò è che si crede che l'iniziazione trasformi il caratte re interiore

dell’iniziato.

Il rapporto tra orí ed èmì è legato alla reincarnazione. durante il

rito di passaggio di iku (morte fisica), è l' èmì che si trasformerà in

Ẽgún (Spirito Ancestrale). I funerali Ifá sono progettati per guidare

questa trasformazione e garantire che ciò avvenga senza intoppi. Una

transizione graduale al regno ancestrale aiuta un sicuro ritorno al ciclo

della reincarnazione. Quegli antenati che n on sono stati opportunamente

elevati corrono il rischio di rimanere intorno alla Terra, dove si trovano

a soffrire piuttosto che evolvere.

La reincarnazione è considerata da Ifá un'esperienza positiva e non lo è

visto come punizione per le trasgressioni nelle vite passate. Ifá insegna

anche questo. La reincarnazione tende a verificarsi all'interno della

stessa linea familiare. Se il bambino è identificato come un antenato

specifico, possono essere dati nomi come Babatúnde (il padre ritornato) e

Ì yátúnde (madre ritornata). La fede nella reincarnazione interiore

da un particolare lignaggio familiare è uno dei motivi per cui Ifá pone

l'accento positivo al parto. Ogni verso del Mérìndinlogun ha una

prescrizione per la fertilità che è vista come un collegamento essenziale

nel processo di evoluzione spirituale.

IL CONCETTO DI IFÁ SULLA TRASFORMAZIONE

La cerimonia iku (funerale) è un evento significativo nella vita degli èmì

e rappresenta a cambiamento nel flusso di ase (potere spirituale). La

cosmologia Ifá insegna che Odu guida l'asi da Òrun (Cielo) a Ilé (Terra)
attraverso le forze spirituali chiamate Imole. L' ase è il passato dagli

Ilé agli orí dagli Odu che sono guidati dalle Forze chiamate Irunmole.

Una volta piantato l' ase nell'orí della coscienza individ uale, l'ase si

sposta da orí a Ẽgún attraverso l'èmì. Ẽgún è colui che è in grado di far

restituire ase a Òrun convertendo Òrìsà. La discesa di ase da Òrun a Ilé

e salita di Ilé a Òrun è alla base del concetto di trasformazione spirituale

in Ifá.

Questa sequenza di trasformazione è spesso fraintesa a causa del mito e al

folklore legati agli Odu parlando di eventi della vita degli Òrìsà. Gli

Òrìsà che appaiono nelle scritture sono esseri multidimensionali. A seconda

della natura di problema riscontrato nella divinazione, l'Odu potrebbe

descrivere personalità esistenti in una o nell'altra sfera: Irunmole,

Imole, Orí, Ẽgún o Òrìsà . Secondo l'indovino, per interpretare l'Odu in

modo significativo, deve esserci una determinazione del contesto in cui si

presenta l'Òrìsà. Si capisce che, in un certo senso, presentato il problema

alla divinazione, la so luzione può verificarsi su più livelli. Poiché

l'ascesa e la discesa dell'asi stesso è un processo circolare.

Se l'indovino realizza pienamente tutte le conseguenze che sono in giocoin

una data situazione, tutti gli aspetti di Odu devono essere considerati.

Entrambi: vassoio e setaccio, sono usati come modelli per ricordare

all'indovino i vari modi in cui l' Odu si manifesta e fornisce un quadro

astratto delle forze che sostengono l'equilibrio della Natura.

Questo è un concetto difficile da capire per molti occidentali perché noi

pensiamo al tempo come a un concetto lineare. Ifá vede il tempo come una

realtà circolare. Secondo Ifá, il tempo è trasceso in un regno mitico


chiamato Laé-laé. Quando l'ori si unisce all'iporí, si unisce a tutte le

forme di coscienza che sono incarnate dallo stesso Odu e le sperimentano

alla loro fonte.

In Laé-laé passato, presente e futuro diventano uno. Questo è il motivo

per cui gli Òrìsà sono sia figure storiche che forze in Natura che precedono

la nascita della coscienza umana. Come simboli di movimento e forma

presenti in Natura, possono rappresentare fenomeni naturali come il vento

e fuoco. Possono rappresentare interazioni comuni come la tensione tra

l'Oba (capo della città) e Ogboni (consiglio degli anziani). A livello

personale, l'Òrìsà può rappresentare elementi di conflitto nella coscienza

di un individuo come tensione tra introversione e estroversione. È la

capacità di ordinare queste diverse manifestazioni di Òrìsà che dà

profondità alla capacità dell'indovino di interpretare Odu.

IL CONCETTO DI IFÁ RIGUARDO AL DESTINO

In Ifá, il destino è legato al potenziale umano. Ifá insegna che ogni

persona nasce con una gamma di talenti individuali e atteggiamenti che

generano una linea di destinazione. Come si fanno le scelte, certe abilità

sono accentuate mentre altre lo sono meno. Ogni scelta può causare un

cambiamento nel destino così come un aspetto di un talento individuale

viene sfruttato mentre un altro è ignorato. Consultazioni periodiche con

qualche forma di divinazione de termineranno se le scelte fatte sono

coerenti con la possibilità di mantenere l’equilibrio interno. A volte si

fanno delle scelte a causa delle pressioni sociali e familiari. Se le

pressioni non sono coerenti con il potenziale personale, possono causare

un conflitto tra la testa e il cuore. Solo su una base dell'altalena


interiore è possibile vivere in armonia con il Sé, la famiglia, la comunità

e il mondo.

Secondo Ifá, l'equilibrio interno crea il carattere chiamato " iwa" in

Yoruba. Il processo di costruzione del carattere implica l'identificazione

del potenziale personale, l’allineamento di mente ed emozioni e

l’apprendimento di nuove abilità dell'individuo attraverso i cicli di

crescita e maturità.

I sistemi di divinazione basati sulla Dafa sono tutti usati per chiarirei

problemi di equilibrio e allineamento. La questione del potenziale

individuale erode il problema della vita lavorativa. Nelle famiglie Yoruba

tradizionali è comune condurre i bambini da un awo in modo che il loro

ruolo nella società possa essere determinato.

Queste informazioni vengono utilizzate per guidare l'istruzione del bambino

e inserirlo nei programmi di apprendimento appropriati. Questo col tempo

può avere un effetto sull'orientamento religioso del bambino. Le comunità

Yoruba più tr adizionali hanno una vasta rete di ordini religiosi che

adorano una particolare Forza della Natura ( Òrìsà). Molti degli ordini

sono strettamente correlati a specifici gruppi di guide.

Ad esempio, molti carbonai venerano l' Òrìsà Ogun , mentre molti tintori

adorano Òrìsà Òsún o Òrìsà Olokun. Nei sistemi medici e sanitari basati

sulla Dafa, la malattia è considerata il come risultato di una mancanza di

armonia con il destino personale. In tale approccio olistico alla salute

vengono attribuiti i sintomi fisici della malattia a cause emotive e

spirituali. La Dafa affronta i sintomi prescrivendo erbe medicinali e

affronta le cause prescrivendo la pulizia spirituale. Chi non è allineato


al proprio destino personale rischia di attirare forze negative. Quando

queste influenze vengono rimosse, c'è il potenziale per scoprire il proprio

equilibrio interno. Ifá insegna che l'equilibrio interno è il fondamento

della salute fisica.

L'equilibrio interno non è mai una realtà statica. L'equilibrio interno

che si verifica nell'utero è interrotto dalla nascita. L'equilibrio interno

che può verificarsi durante l'infanzia è interrotta dalla pubertà.

L'equilibrio interno che può verificarsi da adulto è rotto dalla vecchiaia.

Ognuno di questi cicli di crescita è celebrato da Ifá con un rito di

passaggio. Questi rituali sono presentano a livello simbolico, alcune delle

informazioni e degli insight necessari per affrontare la fase successiva

dello sviluppo.

Insieme ai riti di passaggio, la Dafa viene consultata per determinare

quale Odu sta guidando la persona attraverso la sua prossima fase di

crescita. Essenzialmente, le varie forme di divinazione basata sulla Dafa

rispondono allo stesso modo alla domanda. La domanda è: "Sono allineato

con il mio destino?" spesso la persona che arriva per un appuntamento ha

una specifica crisi di vita che desidera risolvere. Potrebbero avere le

idee chiare su ciò che vedono come una risoluzione ideale. Dal punto di

vista dell'indovino, la crisi è sempre vista dalla prospettiva del destino

della persona e la risoluzione dei problemi è possibile solo se lo illumina

il patto originale della persona con Olorun.

LA VISIONE DI IFÁ RIGUARDO ALLA CRESCITA SPIRITUALE

Lo spirito responsabile della registrazione dell'interazione tra il

testamento (il contenuto della scelta personale), l’azione (la


consapevolezza dell'azione) e il destino (i limiti di potenziale), è

Òrúnmìlà. Come una Forza Spirituale della Natura, Òrúnmìlà è un aspetto di

Ela. Ciò suggerisce che la Fonte della dinamica nell'Universo porta in sé

una registrazione di tutto ciò che è accaduto e che si verificherà. La

stessa idea è espressa dalla scienza occidentale nel paradigma olografico

di creazione. La teoria olografica si basa sull’idea che ogni frammento

dell'Universo contiene il progetto per tutta la Creazione. Oltre ad essere

una Forza Spirituale in Natura, Òrúnmìlà era anche il nome di una figura

storica. Lo dicono i più saggi di Ifá, che Òrúnmìlà si è incarnato in forma

umana in sette diverse occasioni nel corso della storia. In almeno due di

queste incarnazioni se manifestato come uomini Yoruba che viveva intorno

al paese di Ilé Ifè. Se crede che lui lo storico Òrúnmìlà insegnò al

Sistema di divinazione Ifa per due studenti chiamati Akódá e Asedá. Ogni

volta che i sacerdoti Ifá si riuniscono per lodare il lignaggio di questi

sacerdoti che sono venuti prima di loro, la linea di discendenza è sempre

lodata e passa per Akódá e Asèdá fino a Òrúnmìlà.

Gli antropologi che scrivono di Òrúnmìlà usano spesso la parola Òrúnmìlà

indistintamente con la parola Ifá. Questo non riflette correttamente il

significato di queste due parole. Òrúnmìlà è tanto una forza della Natura

quanto anche un venerato antenato che è considerato il profeta della

religione tradizionale Yoruba. La parola Ifá si riferisce alla saggezza

inerente a questa stessa Natura e a tutta la loro tradizione religiosa che

si basa sugli insegnamenti del profeta Òrúnmìlà. Questi insegnamenti sono

conservati nel sistema di divinazione Ifá chiamato Dafa.

Quando qualcuno viene iniziato a Ifá, riceve l'àse dallo spirito Ela
quando arriva. Attraverso l'essenza spirituale dell'Odus. Questo àsè è

dato all'iniziato in Ifá, l'Ofò àse (potere della parola) è dato per

invocare tutti i 256 Odus usati nella Dafa. La molteplicità delle

iniziazioni basate sulla Dafá sono generalmente basate su uno degli Odù.

Dovuto a cui Ifá copre l'intero spettro dell'iniziazione, coloro che

ricevono l'àse da Ela sono chiamati “Babalawo”, che significa “Padre dei

Misteri”. All'interno della cultura Yoruba, Òrúnmìlà è considerato il primo

Babaláwo. Coloro che aspirano a imparare la saggezza Ifá di solito si

riferiscono a se stessa come Awo o Aláwo, lasciando il titolo di Babaláwo

e Iyáláwo per quegli anziani che hanno dimostrato la vera ispirazione

nell'arte della divinazione.

È compito dell'awo guidare i suoi familiari in senso ampio e anche nella

comunità, intesa come un congiunto per il cammino di Igòkè, cioè la parola

Yoruba per "Ascensione". La parola Igòkè deriva dall'espressione Igòkè re

Òrun, che letteralmente significa "vedere/venire al di sopra del Regno

Invisibile degli Antenati".

In sostanza, il viaggio a Ikólè Òrun coinvolgerà i processi in corso

ditrasformazione da orí ibi a orí ire. L'esperienza iniziale di orí ibi

avviene alla nascita, quando l'accordo tra orí e Olórun viene dimenticato.

Orí ibi continua a ripresentarsi come risultato del naturale processo di

invecchiamento. Ogni stato di crescita dall'infanzia all'infanzia,

dall'infanzia all'età adulta e dall'età adulta alla vecchiaia richiede

l'allineamento con esigenze e responsabilità sociali in continua

evoluzione. Di solito questi stati sono segnati da un rituale di

trasformazione, che implica una ricreazione rituale e un dramma della


saggezza necessaria per assumere la maturità.

Se questa trasformazione avviene senza incidenti, l'individuo rimane

fermamente sulla via di ìwà-pèlé, che significa che l'individuo sta

sviluppando un carattere buono e gentile. Questo percorso è raramente

libero da inciampi, e ci sono continue distrazioni e disturbi che portano

ori a stare fuori allineamento con la propria destinazione. Questo perché

l'orí può solo sperimentare la trasformazione quando l'àse che si estende

da Elà e Olódùmarè è in perfetto equilibrio sia con la testa che con il

cuore, l'integrazione di questa polarità è la fondazione di Igòkè

(ascensione). Tutta l'esperienza di allineamento che si ritiene di orí ire

(saggezza) implica il compito di bilanciare l'addizione che ne deriva àse

(potere personale). Quando ciò accade, il legame tra Ikòlé Òrun e Ikòlé

Ayé è rafforzato. Ifá insegna che rafforzare questo legame è fonte di

fortuna per tutti coloro che vivono sulla terra.

Il percorso di Igòkè è diverso per ogni individuo, e questo implica

l’assimilazione quotidiana degli insegnamenti della vita. C'è un quadro

generale per guidare questo processo, che viene utilizzato da Ifá nel

tentativo di garantire una transizione libera da inciampi in ciascuno degli

stati della vita. Nella cultura tradizionale Yoruba, la prima volta che

una persona consulta la Dafa è durante la cerimonia del battesimo, cio è

chiamato èsèntáiyé (prima introduzione al mondo). In sostanza, il ruolo

dell'infanzia riguarda la creazione di un corpo forte e sano e

l'apprendimento delle abilità che facilitano il passaggio dall'età adulta.

Al momento di èsèntáiyé, l'awo presenta al bambino gli elementi essenziali

della vita Yoruba. Questo viene fatto per garantire che il il bambino abbia
un'introduzione positiva a quelle fonti di nutrimento che lo sosterranno

in buona salute. Allo stesso tempo, ci sono rituali introduttivi alle

qualità spirituali di ogni cibo che viene offerto. Ad esempio, Ifá dice

che l'acqua non ha nemici.

Quando il bambino viene introdotto nell'acqua, il sacerdote dirà una

preghiera chiedendo che la vita del bambino sia libera da conflitti.

Durante la stessa cerimonia, avviene la divinazione utilizzata per

determinare il nome del bambino. I nomi Yoruba più tradizionali hanno un

significato spirituale, in modo che, prendendo un nome specifico, si

riconoscano pubblicamente le responsabilità sociali suggerite dallo stesso

nome. Anche la Dafa sarà usata per determinare il destino personale del

bambino in relazione alla sua carriera professionale e ai loro doveri

spirituali dovuti. Utilizzando queste informazioni, i progenitori

(genitori) sono in grado di fornire un'educazione compatibile con le

potenzialità del ragazzo.

Mentre il bambino cresce, ha l'opportunità di partecipare ai diversi tipi

di Egúngún (società ancestrale), celebrazioni che si svolgono ovunque

durante l'anno. La venerazione degli antenati (orò-ilè) avviene solitamente

entro una specifica famiglia in senso lato che annualmente onora la memoria

dei suoi parenti importanti. Queste celebrazioni spesso comportano la

drammatizzazione di eventi storici che insegnano una lezione particolare

considerata essenziale per costruire un buon carattere. È attraverso l'uso

di storie vissute che i bambini iniziano a interiorizzare i principi Ifá

che sono progettati per guidare ciascuna persona all'illuminazione. Le

scritture indicano chiaramente che ciò che siamo è costruito sulle spalle
di chi ha vissuto prima di noi.

La professione di un individuo non è l'unico fattore che viene utilizzato

quando si prende la decisione di impegnarsi in un particolare cammino

spirituale. Il fattore determinante finale è sempre l'Odu che si incarna

nell'orí inú. La religione tradizionale Yoruba ha una vasta gamma di

società basate sulla conservazione dei Misteri di una qualsiasi delle Forze

Spirituali che parlano attraverso gli Odù. È comune per le persone

appartengono a più di una società o partecipano a cerimonie di numerosi

Òrìsà, secondo la propria esigenza o inclinazione.

Gli antropologi hanno avuto la tendenza a semplificare eccessivamente il

concetto di Òrìsà, e ciò ha creato una certa confusione su quanta relazione

ci sia tra le varie Forze Spirituali che sono onorate attraverso Ifá.

Secondo la cosmologia di Ifá, tutta la Creazione viene a manifestarsi

attraverso l'Ase dell'Odus. La discesa di ase da Ikòlé Òrun to Ikòlé Ayé

si muove da Imole, che sono espressioni invisibili degli Odù, a Irúnmolè,

che sono le espressioni visibili di Odù. Gli Irunmolès hanno creato il

condizioni che sostengono la Terra. Prendono forma fisica attraverso quelle

forze della natura che stabiliscono il nostro ambiente ecologico.

Nelle scritture Ifá, agli Irúnmolè vengono dati nomi e caratteristiche

umane che sono identici a molti Òrìsà. Ifá insegna che gli Irunmolè esistono

come esseri e menti coscienti, che non esistono necessariamente in forma

umana. Gli Irunmole fondamentali includono l'Obàtálá (lo spirito di Aria

e Luce come manifestato dal medio cielo); Onílè (lo spirito della Terra);

Sàngó (lo spirito del fuoco come se si manifesta attraverso un fulmine);

Ògún (lo spirito di ferro come esiste nel giacimenti minerari naturali);
Oya (lo spirito del vento che genera e controlla il tempo); Olókun (lo

spirito dell'Oceano); Òsùn (lo spirito dell'acqua dolce e della fertilità)

e Òrúnmìlà (lo spirito che testimonia e registra le interazioni tra gli

Irúnmolè).

Quando i misteri associati a questi Irunmolè sono descritti nelle scritture

Ifá, sono chiamati Òrisà Orílè, il che suggerisce che sono la fonte/forma

di una coscienza privata.

I processi di Igòkè iniziano quando un individuo orí diventa elevato al

punto in cui l'orí inú dell'individuo forma un legame mistico con l'orí

inú dell’Irunmole. Quando ciò accade, quell'individuo parla con la voce di

àlásotélè (profeta).

Coloro che diventano àlásotélè aggiungono la loro visione mistica alla

saggezza di Ifá e, dopo la morte, diventano noti come gli Òrìsà Idílé. Il

termine Òrìsà Idílè suggerisce che Òrìsà sta esprimendo una forma di

coscienza che si è evoluta da una fonte più alta. Coloro che diventeranno

Òrìsà Idílè saranno antenati divinizzati.

All'interno della cultura Yorùbá, le diverse società che adorano un Òrìsà

in particolare sono conosciuti come Òrìsà Ilù. I misteri custoditi

all'interno dell'Òrìsà Ilú implicano riverenza sia per l'Òrìsà Orílè che

per l'Òrìsà Idílé. Questi misteri includono la conoscenza di combinare

quegli elementi naturali (àse Òrìsà) che risuonano come un particolare

Òrìsà in tutte le sue forme. La risonanza di elementi naturali, uniti

all'invocazione, è il fondamento di tutto l’allineamento tra il Sé e il

Mondo che avviene durante il rituale Òrìsà.

Ad esempio, gli elementi naturali usati per invocare il Sàngó includono l’


Osee Sàngó (l'"ascia a due teste"), Edán Ara (pietra del trono) ed epo

(olio d'oliva palma). Questi elementi sono raccolti in Igbódu Sàngó, che

è il bosco sacro allo Spirito del Fulmine. La posizione di questo bosco

sacro si basa sul principio di Gede (astrologia), che viene utilizzato per

individuare il vortice naturale della risonanza spirituale.

Raccogliere l'àse dell'Òrìsà in un luogo che contenga l'àse dell'Òrìsà

Orílè (Forze Naturali come esistono in Natura) è il processo di

consacrazione di uno spazio sacro (Igbodù). Ifá insegna che il potere di

uno spazio sacro è aggiunto attraverso l'uso di oríkì (invocazione) e

Òrìsà'gùn (possesso di trance magica).

In Yorùbá la parola per “possesso” è ìní, e la parola per medium” è Elegún

o Arin. A causa delle palesi distorsioni del possesso che inondano i

mass media, lo scopo del ruolo di Elegùn è spesso frainteso. Quando una

Òrìsà Ilù (società sacra) si riunisce per lodare uno specifico Òrìsà, di

solito viene designato uno dei membri più anziani della società come mezzo.

La persona che viene scelta si sta allineando con l’Òrìsà a nome della sua

comunità. Questo è fatto in modo che la voce profetica dell’Òrìsà possa

parlare direttamente con i devoti. Alcuni medium hanno una memoria di cosa

si verifica durante il possesso, mentre altri non hanno alcun ricordo

cosciente di questa esperienza. In ogni caso, quando un Òrìsà sta parlando

con una comunità, il livello di trance è chiamato ojú-ìran, che significa

“affronta i tuoi antenati”. Lo scopo di ojú-ìran è ricevere informazioni

che sosterranno l'abbondanza comune e l’armonia.

In Africa, il passaggio dalla coscienza normale all'ojú-ìran tende ad

essere molto di più più agevole del movimento ojú-ìran che si verifica in
Occidente. In base alla mia esperienza, questo suggerisce che la struttura

del culto Òrìsà in Africa ha abbastanza supporto comunale per bilanciare

il processo. È stata anche mia esperienza che durante l'iniziazione entrano

la maggior parte degli iniziati presenti in qualche forma di coscienza

alterata per eseguire il rituale. L'effetto di questo è che si verifica

un potente impatto sul rituale e aiuta a garantire l'efficacia del

transfert di àse dall'iniziatore all'iniziato.

Ma oltre a ojú-ìran, esiste un livello di possesso chiamato Láí-láí. Lo

stato alterato di coscienza che si verifica durante Laí-laí è

principalmente per il beneficio della persona che vive l'evento. Laí-laí

è l'esperienza dalla Fonte Spirituale della Creazione. È simile al concetto

indo-orientale del Nirvana. Si crede che coloro che sperimentano Laí-Laí

abbiano un assaggio dell'allineamento tra il sé e il mondo che si verifica

dopo la morte.

Quando lo stato di trance si sposta da Láí -láí, è possibile avere una

visione del contenuto dell'accordo originale tra orí e Olórun. Quando ciò

accade, porzioni di vita di una persona emergono intorno al suo campo

visivo in cerchi concentrici. Questo tipo di visione è raccontato e

descritto come così vivido da sembrare tridimensionale. quelli che

sperimentano questo stato mistico tornano alla coscienza normale con un

maggiore apprezzamento del vero significato di ìwà-pèlé (carattere buono

e gentile).

Il concetto Ifà del Sé

Il fondamento di qualsiasi sis tema di metafisica è il concetto di sé.

All'interno di molte forme di cristianesimo il sé è generalmente


considerato "malvagio" o indegno. È solo attraverso un processo di

accettazione di un insieme specifico di convinzioni che l'individuo può

trovare la “salvezza”. Nella mia esperienza, questa visione del mondo, che

non è coerente con le formeafricane di Ifá, ha avuto una sottile influenza

sul culto africano in Occidente. Gli anziani di Lucumi e Santeria, così

come Umbanda e Candomblé tendono a vedere l'i ndividuo come qualcuno che

rischia sempre di “disgustare” l’Òrìsà. Di conseguenza, abbiamo il processo

per evitare l'ira degli Òrì sa, e si fanno offerte periodiche nel tentativo

di vedere questi stessi "felici".

Poiché gli Òrìsà rappresenta no potenti For ze della natura, è difficile

immaginare che l'Oceano, il Fuoco, l'Aria e la Terra siano disgustati dalle

Azioni specifiche che qualsiasi individuo possa fargli. L'idea a cui gli

Òrìsà sono determinati, punire coloro che gli disobbediscono, sembra essere

fortemente influenzata dalle n ozioni cattoliche di morte, purgatorio e

peccato originale. In contrasto con questoinsieme di credenze, Ifá insegna

che il mondo è un sistema equilibrato che funziona con il proprio sistema

di guida interiore, che manti ene l'armonia e la crescita. I l compito di

ogni individuo è di catturare questo ordine interno, e quindi di vivere

secondo esso i suoi principi intrinseci. Contrariamente al cristianesimo,

Ifá non crede che gli umani siano accusati della "maledizione di Eva". Ifá

insegna che tutti hanno diritto per nascita a ricevere le benedizioni

dell'abbondanza, della buona salute e della famiglia. La forma in cui

queste cose si manifestano si basano sull'idea di interagire e integrarsi

con tutti gli elementi del sé.

“Tìkara-eni” è la parola Yoruba per sé. La parola Tikara è una combinazione


de ti, che significa "di", ika, che significa "avvolgere" "mondo", e ara,

che significa "corpo fisico". La parola eni, è "chi" in yorùbá. Così

diventa il concetto di Tikara -eni si riferisce a tutti gli elementi che

compongono la totalità di una persona. In Occident e, il concetto di sé è

spesso limitato all'essere fisico ed emotivo. In Ifa il concetto di essere

(sé) include fis ico, emotivo, spirituale e tutte le influenze di quelle

Forze Spirituali che dirigono il destino individuale.

In Ifá, il corpo è considerato la casa dell'intelligenza e delle emozioni.

Ifá insegna che sia la mente che l'emozione devono essere allineate

affinché la vita lo faccia prosperare. Una volta che questo allineament o

ha luogo, il sé ha accesso al potere spirituale chiamato ase. Quando il sé

ha accesso ad ase, può essere utilizzato in un contesto rituale per creare

allineamento con l'Òrìsà. In parole povere, vivere allineati con l'Òrìsà

significa vivere la vita in arm onia con quelle Leggi della Natura che

sostengono l'evoluzione.

Ifá insegna che quando il sé sperimenta un allineamento con l'Òrìsà,

avviene la connessione equilibrata tra l'essere spirit uale, fisico ed

emotivo. È l'esperienza che è descritta come un evento di gioia, che motiva

il corpo intero e lo celebra attraverso il movimento. Questo è in netto

contrasto con la consueta percezione occidentale dell'interazione con lo

Spirito, che di solito è basato sulla paura, il sospetto e il desiderio di

mantenere “l'autocontrollo”.

Durante la maggior parte delle cerimonie dedicate a Òrìsà, il movimento di

gioia si sviluppa in forme di danza collettiva che si svolgono davanti a

una macchina in funzione. Nel culto Ifá, la stuoia è considerata uno spazio
sacro. È il po sto dove il regno dello Spirito e il regno della Terra

interagiscono. Quando un adoratore dell'Òrìsà ballando davanti a un

tappeto, si sta arrendendo alla possibilità del possesso spirituale.

L'esperienza della possessione da parte di uno Spirito è un elemnto chiave

per la integrazione con la totalità del sé. Questo punto di vistasuggerisce

che il tappetino è un portale che consente l'accesso umano a una dimensione

invisibile di influenza Spirituale.

Da un punto di vista simbolico, il tappeto rap presenta l'interazione tra

tutte le cose che esistono nell'universo. Ballare davanti a un tappeto è

un riconoscimento cerimoniale della convinzione che all'interno della

matrice della Creazione, tutti etutto è connesso tra loro. I fili di tutte

le forme di vita sono rappresentati dalle fibre intrecciate che compongono

l'intero tessuto del materassino. Il concetto di vita, talecome si esprime

Ifá, non si limita alla vita animale. Se credi che tutte le cose che

esistono nel mondo hanno orí, che significa “coscienza ”. Per comprendere

appieno le dinamiche della trasformazione spirituale, ciò richiede una

spiegazione degli elementi che interagiscono con tikara -eni. Secondo Ifá,

l'intero sé è un'interazione delle influenze di ara, ègbè, orì, orì -inú,

ìpònrí e òjíjì.

Ara o il Sé fisico

L'ara è il corpo fisico e tutti i suoi organiinterni. Secondo le scritture

Spirituali conosciute come Obàtálá, Ajàlá-Mòpin e Ogun. "Obàtálá" significa

"Re del panno bianco". Il simbolo del panno bianco rappresenta il potere

di luce da trasformare in materia. Ciò è dovuto al fatto che la luce è la

Forza Originaria nell'Universo, tutto ciò che è esiste è descritto sia da


Ifá che dalla scienza occidentale come espre ssione della manifestazione

della luce.

La cosmologia Ifá si basa sulla credenza in un universo teleologico. La

teleologia è la teoria metafisica in cui l'evoluzione è guidata dal design

cosciente. Le scritture Ifá insegnano che tutto ciò che esiste ha una sua

forma unica di coscienza . La coscienza, nel suo stato originario, è

descritta da Ifá come il seme dell' Áse (potere) di Obàtálá (Luce). Ciò

suggerisce che la luce stessa è la manifestazione originaria della

coscienza nell'Universo.

Ifá, per formare il corpo fisico occorre uno sforzo congiunto tra le Forze

Per quanto riguarda la padronanza personale, Ifá insegna che l’àse guida

il transfert di informazioni genetiche da una generazione all'altra. Questo

è così biologico come fisicamente attraverso la luce che si trova al centro

della coscienza umana. È il frammento di luce nel punto centrale della

coscienza che crea la possibilità dell’autocoscienza. Perché questo stesso

frammento di luce contiene in sé tutti i progetti per tutta la Creazione,

la coscienza umana ha il potenziale per ascendere o accedere a questi

progetti e recuperarli e risvegliarli con informazioni necessarie per

sostenere la vita.

Obàtálá è coadiuvato nel compito di creare consapevolezza da “Ajàlá-Mòpín”,

che significa "Il potere della luce di creare". Secondo le scritture Ifá,

Ajalá Mòpín modella ogni testa mentre si stanno formando nel grembo

materno. Ciò non vuol dire la formazione della struttura fisica del cranio.

Il compito di Ajalá-Mòpín suggerisce che ogni testa è formata in modo tale

che tutte le possibilità siano previste, è chiamato “ire” e “ibi”. Ire è


la parola Yoruba per "buona fortuna", e ibi è il Yoruba per "sfortuna".

Questa traduzione è alquanto disorientante nel contesto della teologia

Ifá. Dire che la testa è stata modellata per fortuna suggerisce che la

persona in questione ha il potenziale per fare pieno uso di tutti i diversi

elementi che sostengono la vita sulla terra. Dire che una testa è stata

modellata per la sfortuna suggerisce che la persona in questione non ha il

potenziale per sfruttare appieno le sue risorse interne.

In termini psicologici, la testa che si è formata per ibi sarebbe simile

a quella di un sociopatico, che è definito come una persona priva di

qualsiasi forma di coscienza. La scienza occidentale non ha alcuna

spiegazione per il comportamento sociopatico. Ifà insegna che l'origine

del comportamento sociopatico è una delle componenti dell'opzione che si

verifica durante la creazione della coscienza individuale tra gli stadi

della reincarnazione. Il ruolo di Ògún è nel modellare il corpo fisico, in

particolare gli arti. Non esiste una traduzione diretta per la parola Ogún,

che di solito è tradotta come "Spirito di ferro". Potrebbe sembrare raro

associare il ferro all'evoluzione fisica, tuttavia, sia i miti di Ifá che

la scienza occidentale sono d'accordo con il fatto che la vita sulla terra

è iniziata sul fondo dell'oceano. Le prime forme di vita furono batteri

unicellulari che si nutrono di ruggine. Quando la roccia bollente del

nucleo terrestre ha sfondato il fondo dell'oceano, si è raffreddato e si

è solidificato. Era la ruggine da questi depositi che hanno fornito

nutrimento per le prime forme di vita apparsa sul pianeta. La scienza

occidentale chiama questa evoluzione biologica. Ifá la chiama virilità di

Ogún unita alla fertilità di Olòkún, che è lo spirito oceanico. Secondo


Ifá, la stessa Forza Spirituale che ha trasformato i minerali negli animali

svolge un ruolo attivo nella trasformazione del corpo fisico.

Il processo di modellazione della forma umana riceve assistenza dagli

esseri Spirituali chiamati Aláànú, Olóore, Súngbèmí, Mágbèmitì, Saaragaa

ed Ejufiri, che significano rispettivamente Il Misericordioso, Il

Proprietario della Gentilezza, Colui Che è su di me, Il luogo riservato

dell'Unità. Ejufiri non ha una traduzione letterale, tuttavia suggerisce

che è il fondamento della forza interiore (spirito). Ognuna di queste Òrìsà

è fonte di tratti genetici che sono conservati all'interno di un

particolare lignaggio di famiglia. Come gruppo, queste Forze nella Natura

preservano entrambe le forme interne come quelli esterni di potenziale che

si manifestano come trasmessi attraverso le generazioni e la loro progenie.

Egbé o il Sé emozionale

Egbè è una parola che spesso è tradotta con "cuore". Però, molti concetti

Ifá si basano sull’idea che ciò che appare nel dominio fisico è supportato

dalla sua controparte in un dominio invisibile. Una chiave per capire la

lingua di Ifá è l'uso di due parole diverse per descrivere qualcosa che in

Occidente potrebbe essere considerato un fenomeno unico. Ad esempio,

l'organo che pompa il sangue attraverso il corpo si chiama “okàn”. Dentro

l'okan c'è un centro di potere che regola il flusso di emozione, che è

chiamato “ègbe”. A causa di ciò, è difficile che in occidente avremo una

parola per fare questa distinzione, ed entrambe le parole saranno di solito

tradotto come “cuore”.

La parola ègbè è usata anche per descrivere una collettività religiosa.

Quando utilizzato in questo contesto, il significato è simile


all'espressione "Il cuore del gruppo". Il doppio uso della parola ègbè

riflette la convinzione di Ifá che le Forze che esistono in natura

riappaiono in diversi domini dell'Essere. In altre parole; l a Forza

Spirituale Invisibile che sostiene il cuore di un individuo sostiene anche

i cuori di una determinata comunità. Il concetto di Ègbè s i basa anche

sulla convinzione che il potere spirituale sia attirato nel corpo

attraverso vari centri di potere che regolano il flusso di forze vitali

tra il sé e il mondo. Questi centri di potere sono chiamaticollettivamente

Awùjè. Sono s imili al concett o yoga dei chakr a. Nello yoga, i centri di

potere si nutrono di una forma di energia chiamata prana. In Ifa, i centri

di potere si nutrono di una forma di energia chiamata ase. La parola ase

non ha una traduzione letterale, ma suggerisce il bene, un ordine o un

comando o ancora una sanzione. Da un punto di vista cosmologico, àse è il

principio dinamico che porta la creazione ad Essere.

Gli insegnamenti esoterici di Ifá descrivono l' àse che entra nel corpo

attraverso la testa, della bocca, della gola, delle spalle, delle mani,

del torace, della base della colonna vertebrale, dei genitali, dei muscoli

della parte inferiore del piede. Il tipo di persona che è attratta da ogni

luogo ne risente Odu che controlla una parte specifica del corpo. Odu è la

parola usata per descrivere i versetti sacri delle Scritture Ifá, e ogni

Odù rappresenta una forma originale di energia con le sue caratteristiche

uniche. Per chi ha familiaritàcon l'Odu, le correlazioni sono le seguenti:

1. Testa Òbàra Mejì

2. Bocca Otúrá Mej

3. Gola Iká Mejì


4. Spalla destra Iretè Méjì

5. Spalla sinistra Otúrá Mejì

6. Petto Odí Mejì

7. Cassa toracica destra Iwòrí Mejì

8. Cassa toracica sinistra Oyèkú Mejì

9. Stomaco Ogbè Mejí

10. Mano destra Osé Mejì

11. Mano sinistra Ogúndá Mejì

12. Genitali (maschili) Ogúndá Mejì

13. Genitali (femminili) Osà Mejì

14. Gamba destra Irosùn Mejì

15. Gamba sinistra Owónrín Mejì

16. Piede destro Osà Mejì

17. Piede sinistro Ogúndá Mejì

Orì o il sé cosciente

Ci sono numerose traduzioni per orí, alcuni dei quali sono molto di più

appropriati di altri secon do un determinato contesto. I n un modo solito

comune orí significa "testa". Questa è la traduzione letterale più aderente

al significato della parola. La parola Orí è composta dal prefisso o, che

è il pronome personale “io” o "lei", e il suffisso ri, che s ignifica

"notare". Difatti, oltre alla testa fisica, sarebbe più corretto intendere

la parola orí come dimora di coscienza. Il concetto di dimora o sede della

percezione è conosciuta nel taoismo come "io" inconoscibile che esiste nel

punto centrale del l’autocoscienza. La disciplina spirituale di Ifá

suggerisce che l'io invisibile descritto nel taoismopuò essere accessibile


tramite stati alterati associati al la trance. In Ifá, Orí è anche

considerato l'altare sacro ultimo e personale che ospita la comunicazione

con le Forze Spirituali che esistono nel mondo. Questa connessione avviene

attraverso tre centri di àse si trovano nella testa. Questi centri sono

chiamati iwájú-orí, àtàrí e ipákó.

a. IWÁJÙ-ORÍ: LA FONTE DEL POTERE SPIRITUALE

La parola iwájù-orí è solitamente tradotta come "anteriore". Tuttavia,

nella lingua di Ifá ha un significato molto esoterico più profondo. Iwájù

è composto da prefisso Ìwa che significa "carattere" e il suffisso jù che

significa "superiore". Questo suggerisce che il centro di asé nascosto

davanti alla testa è la fonte di ispirazione divina sulle questioni dello

sviluppo del carattere. Ciò suggerisce che iwájù-orí sia simile al concetto

mistico orientale del “Terzo occhio"

In molte forme di buddismo, il Terzo Occhio è la fonte della visione

spirituale e della chiaroveggenza. La chiaroveggenza è generalmente

definita come la capacità di vedere gli eventi futuri. In Yorùbá le parole

per “chiaroveggenza” sono Iran o Allah. La parola Iran è usata per

descrivere sia la vision e normal e che quella mistica. La teologia

definisce la visione mistica come la capacità di percepire dimensioni

invisibili che sostengono l'unità nel mondo. La parola álà, che significa

anche “luce”, si riferisce a visioni chiaroveggenti che provengono dai

sogni. Ifá li descrive come visioni che arrivano attraverso l' orí, dove

sono percepite dall'Ojú-inù o “occhio interiore".

In Ifá, l'iwájù-orí è considerato il luogo di connessione tra l'iniziato

di ifá e lo spirito Ela. Secondo la cosmologia di Ifá, Ela è la pri ma


reincarnazione del Profeta Òrúnmila. Elà di solito si traduce come

"Purezza" e Òrúnmílà traduce come "Il paradiso è la mia salvezza".

Tuttavia, è anche noto Òrúnmílà come nome di lode di Elerí Ipin, che

significa "Testimone del destino". Il nome Elerí I pin a sua volta

suggerisce una conne ssione con la chiaroveggenza e un’ associazione con

queste tradizioni basate sull'"occhio mistico". In parole povere ilIwájùorí è il punto di accesso tra la
coscienza del mondo esterno e la coscienza

individuale. Quando si verifica questa connessione, c'è la possibilità di

sperimentare quelle visioni mistiche che generano una guida profetica alle

impressioni umane.

b. ÀTÀRÍ: LA FONTE DEL POTERE SPIRITUALE NELLA CORONA DELLA TESTA

Àtàrí significa "corona". Si riferisce anche al centro di asé nel centro

esterno della sommità della testa, o sulla sommità del cranio. Nelle forme

occidentali di yoga, quest'area è spesso indicata come il chakra della

corona. È a questo punto che l'individuo collega il suo spirito interiore

con la dimensione trascendentale chiamata Nirvana. In questa dimensione è

chiamata Làí-làí.

Quando l'individuo connette la propria coscienza con la maestria di Làí -

làí, si ha un'esperienza della sorgente della Creazione che è di solito

descritta come oltre il tempo e lo spazio. Questa è un'idea difficile da

spiegare, a causa del fatto che non si traduce facilmente in parole.

Tuttavia, il concetto di Làí-laì, suggerisce che c'è una differenza tra la

comprensione intellettuale dell'unità del l’essere e l'espe rienza emotiva

dell'unità dell’essere.

Storicamente, ogni volta che i mistici hanno cercato di descrivere questo

contenuto di esperienze visionarie, hanno raggiunto il successo attraverso


il linguaggio poetico o simbolico. Lo scopo di questo tipo di lingu aggio

è la speranza che guidi gli altri oltre l'intelletto a un'esperienza

diretta del regno mistico.

c. IPÁKÒ: LA FONTE DEL POTERE SPIRITUALE ALLA BASE DEL CRANIO

L'Ipákò si trova alla base del cranio, dove il cranio si unisce alla nuca.

È in questo luogo che le Forze Individuali della Natura (Òrì sà) si uniscono

con la coscienza individuale. L'iwájù -orí permette la visione mistica, e

l'ipákò permette il possesso. Può sembrare una sottile distinzione, ma

tali distinzioni sono un aspetto di una parte importante di una formazione

seria all'interno di Ifá. Nella divinazione, la comunicazione con lo

spirito è diretta attraverso iwájù -orí. Ogni volta che l'iniziato in Òrì

sà è posseduto dal suo Òrì sa specifico, l'àse dell'Òrìsà entra nell'orí

del medium at traverso l' ipakó. La capacità dell'orí di ricevere l'àse

dell'Òrisà è funzione della risonanzaall’interno dell'ori stesso. In altre

parole, l' àse di un Ò rìsà particolare esiste nella coscienza di un

particolare individuo, ha la capacità di attrarre l' àse di quell’ Òrìsà

come esiste nel mondo. Questo può verificarsi sia in un'esperienza

visionaria, sia come in trance in un'esperienza di possess ione. Nessuno

delle due forme è peggiore o migliore dell'altra, ha semplicemente funzioni

rituali diverse.

4. ORÍ INÙ- O SÉ INTERIORE

In un testo precedente ho definito orí-inù il “sé interiore". Questa

definizione è corretta e tuttavia limitata . Se l'ori è l a sede della

coscienza, allora l’ori-inù è come un mistero dentro a un mistero. È il sé

invisibile dentro il s é invisibile, o, per usare l'espressione Yorùbá, è


il sé che balla davanti a sé stesso. Ifá lo insegna ancora dopo che siamo

saliti a quel punto centraledel nostro essere, o la fonte della coscienza,

esiste un mistero interiore più profondo che continua destinato a noi. È

compito di tutti le diverse forme di iniziazione a Òrìsà e in Ifá per

rivelare l’orì- inù a orí.

Gli antichi saggi di Ifá hanno fatto uno studio molto coerente degli

elementi che costituiscono le fondamenta del sé. Ha anche distinto i

diversi elementi che si uniscono per formare l'orí -inù, il sé interiore

che è alla base del l’auto-percezione. I componenti di orí-inù sono

rispettivamente àpárí-inú e Orí Apeere.

a. ÀPÁRÍ- INÙ: LA FONTE DELLA COSCIENZA

Apárí-inù è composto dalla parola apá, che significa “marchio” o “segno”,

la parola orí significa “coscienza”, e la parola inù significa “interiore”.

Una traduzione più chiara sarebbe “il segno dell'Essere interiore”. Questo

è un riferimento al la disposizione interna rispetto al processo d i

costruzione del carattere. Ifà insegna che alcuni orí arrivano al mondo

con una naturale disposizione a sviluppare il carattere e che alcuni

indigeni non sono in grado di coglierne facilmente l'importanza dello

sviluppo del buon carattere.

Coloro che pos sono aprire la fonte della necessità di costruire un buon

carattere attraverso le proprie risorse interne sviluppano ciò che viene

chiamato “èrí-okàn”, che significa “testimonia il cuore”. Nella lingua di

Ifá, testimoniare il cuore è avere una buona coscienza. Coloro che hanno

difficoltà a sviluppare èrí-okàn ricevono tanta guida attraverso

purificazioni rituali per sviluppare questa consapevolezza.


Entrambe le tendenze emergono dall'àpárí-inú che è lo stesso nucleo della

coscienza di ogni persona.

b. ORÍ ÀPEERE: I PADRONI DELLA COSCIENZA

La parola “orí-àpeere`” traduce bene lo schema, l'esempio, il segno della

coscienza. Ifá insegna che tutte le cose sono create da schemi energetici

chiamate Odu. I modelli dell'Odu riappaiono in tutta la Creazione. Questo

suggerisce che modelli di energia simili in diverse dimensioni

dell'Evoluzione hanno affinità.

Ad esempio, fuoco al centro del Sole, fuoco al centro della Terra e fuoco

alla base della Terra, la fornace del fabbro, rappresentano tutti modelli

energetici simili in diversi domini della Creazione. Se direbbe che lo

stesso Spirito è rinato in differenti posti.

Quando un individuo sceglie un destino, in realtà sta scegliendo uno schema

di energia specifica, o una Forza Spirituale per guidare la sua coscienza

attraverso una reincarnazione in particolare. La forza spirituale che si

incarna nella coscienza di un individuo si rivolge presto al principale

Òrìsà che è adorato in una vita particolare. Attraverso successive

reincarnazioni, l'Òrìsà che modella l'orí à peerè di uno spirito umano in

particolare cambierà, aggiungendo conchiglie o strati di profondità nella

coscienza dell'evoluzione di ogni anima reincarnata.

c. ÌPÒNRÍ: O SÉ SUPERIORE

Iponrí è associato al concetto Ifá del S é Superiore. È un riferimento a

ciò che Ifá descrive come un Gemello o una copia perfetta di ogni anima

così come esiste nel l’Òrun, o la dimensione invisibile. Questo è un

concetto esoterico che suggerisce come le forme di coscienza evolvono da


una Sorgente originaria che esiste in un tutto puro e perfetto senza essere

diluito. In Ifá c'è lo scopo di tutta la crescita spirituale di spostare

l'ori della coscienza umana vivente in perfetto allineamento con la

coscienza eterna trascendente da cui tutta la vita si evolve. La funzione

della maggior parte delle forme di trance usate in Ifá è di aumentare la

coscienza dell’individuo al di là del sé dell'esperie nza umana al sé che

genera tutti i cicli di reincarnazione. Questo è un concetto difficile da

esprimere in termini oggettivi, ma è un con cetto che cresce in chiarezza

a mano a mano che l’ individuo sviluppa la capacità di fungere da medium

per l'Òrìsà.

Quando l'iniziato comincia a cogliere appieno il significato di Ìpònrí,si

aggiunge una dimensione alla convinzione di Ifá che quando la vita di

un'altra persona migliora, la vita di tutti migliora. Il fondamento

metafisico di questa convinzione è che Ìpònrì sia radicato agli Odù, e gli

Odù sono radicati alla Sorgen te della Creazione, che fa di tutte le cose

un'estensione dell'Uno.

5. ÌPÍN NKAN TÀBÍ ENÍKAN – IL CONCETTO DI IFÀ DEL DESTINO

Ipín nkan tabí ti enìkan è la frase usata peresprimere l'idea del destino.

È difficile da tradurre letteralmente, ma suggerisce l'idea che i confini

del sé sono determinati dal cuore. Una frase è usata per descrivere il

concetto di destino, perché il destino è un'idea multidimensionale. Il

concetto Ifá di destino è un'integrazione di tre componenti note come

àkúnlèyàn, àkúnlegbá e ayanmo.

a. ÀKÚNLÈYAN: IL CONCETTO DI IFÁ DI OPZIONE

Akúnlèyàn è quella parte de l destino individuale che viene creata


dall'elezione individuale. Questo sarebbe paragonabile a ciò che è noto

nella filosofia occidentale come "libero arbitrio". Nella metafisica Ifá,

il libero arbitrio include entrambe queste opzioni prese durante una vita

come quelle scelte fatte tra successive reincarnazioni.

Mentre si dispiega, il ri è influenzato da elementi del destino che sono

predeterminati ed elementi del destino che risultano dal libero arbitrio.

In altri termini, possiamo scegliere una destinazione e possiamo scegliere

di ignorarla. Più l'individuo ignora il suo destino prescelto, tanto più

è difficile adempiere a quel destino scelto.

b. ÀKÚNLÈGBÁ: IL CONCETTO DI IFÁ DEL LIBERO ARBITRIO

Akúnlègbá sono quegli elementi del destino personale che cambiano come

frutto di scelte compiute attraverso il libe ro arbitrio. Questo concetto

suggerisce che alcune scelte fatte nel corso della vita possono limitare

o ampliare le possibilità e le opzioni ch e diventano disponibili da un

dato momento in poi. Ad esemp io, la decisione di non imparare a leggere

limiterà il futuro flusso di informazioni a disposizioneun dato individuo.

Se questa persona ha scelto un destino come scrittore, la decisione di

farlo non imparare a leggere elimina l a possibilità di realizzare il suo

potenziale intrinseco come autore

c. ÀYÀNMÓ: IL CONCETTO DI IFÁ DI PREDETERMINAZIONE

Àyanmó sono quegli aspetti del destino che non possono essere cambiati.

Dentro la metafisica Ifá, questo sarebbe l'ora predeterminata della morte.

Ifá insegna che questa data non può essere prorogata, tuttavia attraverso

decisioni inadeguate questo giorno potrebbe arrivare prematuramente. In

parole povere, il concetto di àyanmó suggerisce che ciascuna persona ha


categorie di potenziale in determinate aree date che non possono essere

estese più lontano da un certo punto.

Data la natura del destino come descritto in Ifá, è possibile avere un

destino che è turbato da scelte caratteriali inadeguate. Ifá insegna che

evitare scelte insieme al buon carattere possono portare a una

diminuzione del potenziale personale. Ecco perché le scritture Ifá dicono

“iwá-pèlé ni àyànmó”, che significa “il carattere è destino". La

convinzione che il carattere sia il destino attribuisce un alto valore di

elevazione spirituale ad orí, perché orí è il centro che guida lo

sviluppo del buon carattere.

d. A-PÉ-RÉ: IL CONCETTO DI IFÁ DE PERFEZIONE

Le sacre scritture di Ifá descrivono il potenziale umano discendente “Orí

ló kó won l'A -pé-ré", che significa "solo il Sé raggiunge lo stato di

perfezione". IL suggerimento qui è che l'orí continui a svilupparsi fino

a raggiungere " A-pé-ré", che è la parola Yorùbá per “su ccesso” e

“perfezione”. Secondo le scritture di Ifá, coloro che raggiungono A-pé-ré

vivono nella città santa diIlê Ifè che esiste nel regno invisibile chiamato

Òrun.

Coloro che cercano A -pé-ré (trasformazione spiri tuale) sono guidati da

concetti Ifa di buon carattere. Le scritture Ifà sono chiare su quanto e

come il carattere non sia questione di ricchezza o posizione sociale. Il

buon carattere è considerato un processoche valorizza l'onestà, la pulizia

e la preoccupazione per il benessere della famiglia in senso lato. Problemi

come la posizione sociale e la ricchezza sono considerati aspetti di


àyanmó, che è l'aspett o fisso del destino. Questioni come l'onestà,

l'umiltà e la generosità sono aspetti di àkúnlèyàn che è il destino che

Queste idee possono sembrare oscure e irrilevanti a coloro che sono stati

creati con i concetti filos ofici occidentali del destino. Comunque sia

conducono rituali nella cultura tradizionale Yoruba. Tre giorni dopo la

nascita di un bambino in una famiglia di devoti africani di Ifá-Òrìsà, gli

anziani della comunità svolgono una cerimonia denominata Oklò èdayè .

Durante questa cerimonia viene eseguita una divinazione che rivela gli

elementi fissi nel destino del bambino. Se la divinazione indica poco nel

senso di fortuna, si consiglia ai genitori di prestare p articolare

attenzione allo sviluppo del carattere. Ciò è dovuto alla convinzione che

lo sviluppo del buon carattere può letteralmente cambiare il destino di

una persona in meglio. Al contrario, un cattivo carattere può cambiare il

destino di una persona in peggio. È a causa di questa dinamica all'interno

dello sviluppo del potenziale umano che la maggioranza degli indovini di

Ifá esaminano i problemi di carattere quando una persona che giunge per un

consulto si lamenta di una disgrazia.

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può essere compiuto dal libero arbitrio.

sono presi molto sul serio da coloro che praticano la divinazione e

e. ÀTÚNWÁ: IL CONCETTO DI IFÁ DI RINASCIMENTO DEL CARATTERE.

La parola àtúnwà è una contrazione di àtúnbí, che significa “rigenerazione”

e ìwá che significa “carattere”. In Ifá la parola àtúnwá è usata per

descrivere ciò che il misticismo orientale chiama “reincarnazione ”. In

molte tradizioni religiose

In Oriente, la reincarnazione è definita come la continua rinascita

dell'anima. Il concetto Ifa

de àtúnwá è la credenza simile che include una complessa spiegazione delle

Forze

Spirituali che sono coinvolti nella rinascita dell'anima.

È significativo che la parola Yorùbá per reincarnazione usi la parola ìwá.


Questo perché Ifá insegna che attraverso il processo di costruzione del

carattere, sia il

l'individuo e la sua famiglia si evolvono. Ciò significa che il concetto

di carattere Ifá lo è

relative a questioni di responsabilità collettiva o alla loro

Comunità. Secondo Ifá, non ci può essere crescita personale a scapito di

altri, e quando qualcuno in famiglia in senso lato non si mostra buono

carattere, tutta la famiglia soffre.

Quando qualcuno di una comunità Yoruba mostra un cattivo carattere, uno in

più

Il vecchio gli chiederà invariabilmente di dirgli chi sono i suoi genitori.

Ciò è dovuto al fatto

che si considera il mancato rispetto delle aspettative comuni a

fallimento collettivo. Quando viene identificato un tale fallimento, ci

sarà uno sforzo considerevole

all'interno della famiglia intesa in senso più ampio (comunità) da

risolvere

il problema.

In termini metafisici, il concetto di àtúnwá è alla base del concetto

di Ifa di sé. Ciò è dovuto al principio organizzativo che crea tutte le

forme di

coscienza. Quando questa unione viene catturata attraverso una visione

mistica, l'orí diventa

consapevole del suo rapporto con il ìpònrí (sé superiore). Il contenuto di

questa visione è il
consapevolezza che l'essere eterno rimane immutato in tutto

manifestazioni di àtúnwá (reincarnazione)

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Formattato: Sottolineato

Formattato: Tipo di carattere: (Predefinito) Courier New

LA CONCEZIONE YORUBÁ DELL’ANIMA

Come molti altri popoli africani, gli Yoruba credono in più anime.

Con questo testo si estrarrà, e si indicherà, il numero esatto, la natura

e le funzioni di queste anime e le variazioni regionali e individuali in

un modello di credo di base. In un regno dove le credenze non sono state

formulate dogmaticamente e dove le inter pretazioni non lo sono previa

verifica empirica, la capacità di sp eculazione individuale è ampia,

tuttavia un modello sottostante è apparentemente abbastanza coerente. Le

dottrine cristiane vennero predicate tra gli Yoruba per oltre un secolo,

e più lunghe ancora sono le credenze musulmane . Le sue influenze saranno

viste in alc une interpretazioni, sebbene indovini e membri del culto

venivano spesso consultati nel tentativo di far determinare gli standard

della credenza tradizionale, ma la credenza in più anime è rinvenuta anche

tra i segua ci di Maometto e tra coloro che hanno frequentato le scuole

missionarie. Le regioni del paese Yoruba qui confrontate sono rappresentate

dalla città di Meko, vicino al confine del Dahomey, che un tempo delimitava

e formava il regno di Ketu, a Iganna, anch'esso vicino al con fine ma che

costituiva il regno di Oyo, e la sua capitale, la città di Ife. Yoruba

generalmente distingue almeno tre anime separate. La prima è il respiro

(emi) che risiede sia nei polmoni che nel torace. P er analogia un
informatore di Ife dice che le narici sono come il mantice del fabbro, che

ne due buchi. Il respiro è la forza vitale dell'uomo, che gli dà vita e lo

fa lavorare. La seconda è l'ombra (ojiji) , che può anche e ssere chiamato

"cast" (idanda), come il serpente che muta la sua pelle. L'ombra non ha

funzione durante la vita; non deve fare altro, basta seguire il corpo. Il

terzo e pi ù importante è l'anima custode, antenato (eleda olori) che

risiede nella testa ed è asso ciato al destino dell'individu o e con la

credenza Yoruba nella reincarnazione.

Si può vedere l'ombra, udire e sentire il respiro, ma nessuno vede, sente,

il guardiano ancestrale. La respirazione è supportata d al cibo che

l'individuo assume, l’ alimentazione; l'ombra non ha sostanza e non ha

bisogno di nutrimento; ma il guardiano ancestrale deve occasionalmente

essere nutrito da sacrifici noti come "nutrire la testa" (ibo-(o)rí). Alla

morte, normalmente t utte e tre le anime se ne vanno da l corpo (ara), e

infine raggiungono il paradiso.

Secondo gli informatori di Meko, è il respiro che lascia il corpo durante

il sonno, visitando luoghi lontani nei sogni. Quando la persona si sveglia

può dire delle cose che ha visto e fatto in altre città, mentre per quanto

riguarda le altre il corpo è rimasto nella stessa stanza con loro. Quando

il respiro è lontano, questa persona non può essere svegliata rapidamente,

tale attività è considerata pericolosa come svegliare un bambino

all'improvviso, prima che il suo respiro possa riprendere; piangerà e

sarà malato, ma non morirà. Di conseguenza una madre guarda prima sotto il

telo che copre il suo bambino, e se vede che dorme profondamente, non lo

disturba. L’informatore Ifà ritiene che è il respiro quella parte del corpo
nei sogni, ma sottolinea che non c'è pericolo svegliare una persona quando

è via, purché ritorni immediatamente. D'altra parte, un informatore di

Iganna sosteneva che è l'ombra che viaggia nei sogni, sostenendo che puoi

vedere una persona che dorme respirare normalmente, e che se il respiro

lascia una persona o la sua ombra non ritorna, l’individuo morirà.

La maggior parte degli informatori nega la conoscenza e operano con la

magia del male e con “le streghe”. In Meko hanno negato l'esistenza,

prendono un'anima e la causano malattia o morte, ma dicono che è l'alito

di una strega che lascia ilsuo corpo mentre dorme per perpetrare il male.

Essi sostengono che le streghe che mangiano i corpi (ara) delle loro

vittime, ma sostengono che non facevano nulla per respirare o altre anime.

Un informatore di Ife, che ha affermato ed è stato accreditato con una

dozzina morti per magia, ha detto che ci sono persone che fanno pozioni

che sono come una trappola, che trattiene il respiro e ne impedisce il

ritorno nel corpo, provocando così la morte sulle sue vittime in quattro

giorni. Ha anche descritto una pozione, che gli ha dato il potere di vedere

le anime delle persone viventi e di predire la loro morte per condotta

[forma o via] della tua anima. Ha spiegato che il respiro è riconoscibile

e somiglia ad una persona vivente, e che se vede una persona che un

guaritore ha portato via, trascinata e legata la sua anima, sa che la

persona sta per essere uccisa. Ha detto che una volta fece visita a un

parente malato e sapeva che sarebbe morto perché quando se ne andò, vide

l'anima del ragazzo seguirlo.

La funzione del respiro in Ife e Meko è la stessa attribuita all'ombra

dentro Oyo e Iganna. È vero anche il caso della visita di congedo effettuata
immediatamente dopo la morte ai parenti lontani da casa. Quando un uomo

muore a Meko, per esempio, potrebbe apparire a un parente ad Abeokuta,

forse lo stesso giorno della sua morte. Dopo essersi scambiati i saluti,

il parente può indagare su cosa lo ha portato ad Abeokuta, e il defunto

spiega che è venuto a comprare qualcosa e che sta già tornando a casa. Poi

chiede: "Hai sentito che qualcuno a casa è morto? Hai ricevuto la lettera?",

sottintendendo che proveniva da Ilaro (o da qualche città diversa dalla

sua), e che qualcuno nel camion gli aveva detto che c'era stato un morto

a casa sua, ma che non sapeva chi fosse. Il parente non sa che il suo

visitatore è colui che è morto, ma subito dopo, forse il giorno dopo,

riceve in casa la notizia della morte di un parente. I morti appaiono in

questo modo solo a coloro che non hanno ancora sentito parlare del loro

decesso.

La credenza in queste apparizioni d'addio è diffusa, sebbene ad Iganna e

Oyo viene attribuita l'ombra al posto del respiro, come in Meko. Gli

informatori di Meko hanno sostenuto che è il respiro, piuttosto che

l'ombra, perché non parla. Attirano l'attenzione, così come gli altri

informatori confermano, che questa è l'ultima volta che i morti parlano ai

vivi. Come informatori di Meko hanno spiegato, si sente la presenza di un

morto, come quando sembra che qualcuno si alzi la notte con te nella tua

stanza e tu non puoi vederlo, ma senti il raffreddore. In questo caso è

l'ombra, perché non parla. E una persona morta può essere vista in un

sogno, mentre ti alzi silenziosamente e ad un certo punto va via, continua

a guardarti ma non dice niente; e se parli, non risponde.

Sostengono che anche in questo caso è l'ombra, più che il respiro, perché
può parlare. È impossibile parlare senza il respiro e un morto non può

parlare con nessuno che sappia già che lui è morto. Quindi, concludono che

dopo la visita di addio, il respiro va in paradiso e non riappare.

Ogni individuo ha un giorno predeterminato in cui deve tornare in paradiso.

Questo giorno è fissato per lui quando nascerà da Olorun, il Dio del cielo

o del paradiso. Non può essere ritardato da preghiere, sacrifici,

incantesimi, da magia o in altri modi. Non c'è modo di prolungare la durata

della vita concessa da Olorun, ma può essere ridotta da altre divinità

(orisha), streghe (aje) e da incantesimi o magia (ogun), ma ci sono

incantesimi per assicurare che quella persona non morirà finché il suo

tempo [reale] non sarà scaduto. Quelli che muoiono naturalmente perché

sono anziani e sono sopravvissuti al tempo assegnato a cui vengono chiamati

"colui che possiede il (suo) giorno" (olojo), nel senso che ha raggiunto

l'ultimo giorno dato di Olorun, ma un bambino...

... che muore dopo qualche anno o anche pochi giorni sarà anche così

riconosciuto come anziano. Coloro che vivono al di fuori della loro durata

di vita assegnata vanno dritto in paradiso. Coloro che vengono uccisi prima

del loro tempo finito sono i fantasmi che si vedono vagare nelle vicinanze.

Essi rimangono sulla terra fino a quando il loro ["reale"] giorno

finalmente arriva.

Un uomo nato e cresciuto a Iganna, ma che era un indovino praticante Oyo,

ha spiegato che lì i fantasmi vanno in città dove non sono conosciuti e

affermati come commercianti. Possono parlare con persone che non conoscono

e che li hanno conosciuti in precedenza e appaiono loro come persone

viventi normali. Il fantasma di una donna può sposarsi e avere molti figli
e la persona può sposarsi un fantasma senza esserne consapevole. Se

qualcuno che ha conosciuto il fantasma muore e arriva in città, poi

scompare. Se qualcuno che ha vissuto a Oyo forse una decina di anni e

nessuno sa che sia venuto da lì, ci sono buone ragioni per farlo se sospetti

che sia un fantasma. È l'ombra che diventa il fantasma, ma da allora può

parlare con estranei e può passare per una persona viva, che respira e

rimane [insieme] all'ombra. Quando arriva il giorno designato da Olorun,

il fantasma "muore", una seconda morte e va in paradiso. Il morto torna a

casa quando i suoi figli offrono cibo alla sua tomba, o combattono con i

loro ex nemici o con coloro che hanno fatto loro un torto, ma non si

vedono. Se stanno litigando e appare un conoscente e vengono riconosciuti

per lui morirà. Tuttavia, i fantasmi sono solitamente lontani dalla casa

in cui si trovano e possono essere visti senza il pericolo di essere

riconosciuti. Ad Abeokuta c'è un mercato (idoku) dove i fantasmi sono

spesso visti di notte. Se si avvicinano a qualcuno che li conosce, si

girano e chi li ha visti sente un raffreddore come quello che precede la

febbre. Quando vengono accolti non rispondono nemmeno, perché non si può

parlare con chiunque prima della morte. Anche se camminano per terra, le

loro tracce non possono essere viste; e se vengono riconosciuti,

scompaiono. Anche un altro ha sentito che i fantasmi a Ife hanno un

quartiere speciale [o blocco], anche vicino a Ife, c'è un buco della morte

(ikoto iku) dove vivono molti fantasmi, per questo molte persone temono di

andare a Ife per fare affari .

Un altro uomo di Iganna, che ha servito come interprete e in seguito è

diventato un ufficiale di giustizia, una volta ha confessato che aveva


paura di visitare Ife, dove secondo le tradizioni Yoruba, il mondo è stato

creato e lì hanno vissuto le divinità confidandogli che il posto era

abitato dalla morte. E un uomo di Ife, si disse, quando fu mandato a Ila

come ufficiale giudiziario, dovette assumere facchini per portare le loro

cose, poiché le persone avevano paura di visitare Ifé per lo stesso motivo.

Gli informatori di Oyo parlano della morte che svolge il suo servizio

vicino a Lagos, in tempi antichi.

L'ombra non è stata menzionata nelle discussioni sull'anima, in Ifé e in

Meko non aveva funzioni, sebbene segua il corpo per tutta la vita e se ne

vada alla morte. In Meko, è il respiro che fa la visita d'addio, dopo di

che se ne va subito in cielo, mentre in Ife, diventa uno spirito che può

rimanere sulla terra.

In Iganna e forse Oyo, l'ombra diventa lo spirito che rende la visita

d'addio e può rimanere nella terra, ma si crede che il respiro rimanga con

lui, perché lo spirito può parlare. Alcuni informatori di Oyo in un primo

momento hanno detto che non lo conoscevano cosa è successo all'ombra o al

respiro o all'Antenato Guardiano, ma poi hanno detto che è l'ombra che fa

la visita d'addio. Se gli informatori fanno una distinzione tra anime e

spiriti (iwin) che non hanno formalmente avuto vita tra gli umani. Gli

informatori di Iganna hanno usato la parola iwin per entrambi. Senza

entrare completamente nella concezione dell'altro mondo, si nota che ci

sono due cieli situati nella stessa parte dell'universo, secondo alcuni...

...ma non per tutti, che credono di essere dentro o oltre, il cielo. Quelli

che sono stati crudeli o meschini, o sono accusati di omicidio,

aggressione, rapina, calunnia, stregoneria o aver danneggiato le persone,


sono puniti per le loro azioni malvagie nella terra, nel cielo cattivo,

(orun buburu, orun buruku), noto anche come il cielo dei frammenti (orun

apadi). Gli informatori Ifà hanno detto che camminare sotto il sole di

mezzogiorno è una delle punizioni, ma descrivono il brutto cielo caldo

come pepe, non fuoco. Per Farrow, invece, non è secca, sterile, priva di

acqua, o “riscaldata a carbonella” vegetale come un forno in ceramica”

Il simbolismo del cielo di cocci ne rappresenta qualcosa che è rotta

nell'aldilà ed è irrecuperabile, perché le anime che sono inviate non

possono essere riportato alla rinascita attraverso la reincarnazione. I

suicidi, allo stesso modo, non possono rinascere; non vanno in cielo e,

avendo rinunciato alla terra, non appartengono a nessuno. Saranno spiriti

maligni (iwin buruku, iwin buburu, eburu) e si aggrappano sulle cime degli

alberi come pipistrelli o farfalle.

Il buon paradiso (orun rere) è anche indicato come un paradiso di

contentezza (orun alafia) o il cielo delle brezze. Là l'aria è fresca e

tutte le cose sono buone, gli errori della terra vengono corretti e le

perdite vengono recuperate, ma la vita è molto simile a quella sulla Terra.

Coloro che hanno fatto del bene sulla terra rimangono lì finché non si

reincarnano, non perché il cielo sia malvagio, ma perché desiderano tornare

sulla terra in un'altra generazione, così possono stare con i loro bambini.

L'antenato rinato come figlio può essere identificato attraverso la

somiglianza fisica, somiglianza nel carattere o nel comportamento,

attraverso i sogni in cui l'antenato dice a qualcuno della famiglia che è

tornato, o attraverso la divinazione eseguita dalla madre durante la

gravidanza o per il neonato. I nomi di persona “Padre Returned” (Babatunde)


e “Mother Returned” (Yetunde), possono essere dati al figlio dello stesso

sesso dell'antenato reincarnato, ma un antenato potrebbe essere rinato in

un figlio di sesso diverso [dal suo]. Secondo gli informatori Meko, le

somiglianze dei bambini con i loro genitori vivi non sono correlati come

reincarnazione, ma dicono gli informatori di Oyo, che un padre e suo figlio

o sua figlia, potrebbero essere la reincarnazione dello stesso antenato,

spiegando così sorprendenti somiglianze tra loro. Ma l'anima di un antenato

può essere condivisa da più di una persona.

Una persona rinasce quasi sempre all'interno del proprio clan, quindi il

Guardian Soul è lo stesso dell'antenato patrilineare. Tuttavia, un

informatore di Ondo assicura che se una madre ama molto suo figlio, può

reincarnarsi come suo discendente, nel qual caso l'anima lascia il clan

del padre. Anche informatori di Ifé garantiscono che un bambino possa anche

essere la reincarnazione di un antenato della madre, e che l'anima ritorna

alla sua propria quando il bambino muore. Tuttavia, un indovino di Iganna,

assicura che l'anima non rinasce sempre all'interno del proprio clan, ma

può andare dove vuole, citando come prova le dichiarazioni di chi dice che

quando moriranno, torneranno come figli di un re, o di una città diversa,

o addirittura in Europa.

Secondo questo indovino di Iganna, il respiro, l'ombra e l'Anima Guardiana

Antenato in un nuovo corpo, dopo di che il suo spirito non viene mai più

visto. Tuttavia, gli informatori di Meko sostengono che tutti e tre si

sono riuniti in cielo, e se tutti rinascessero, non ci sarebbe nessuno in

cielo a proteggere la persona, tranne gli dei. Inoltre, possono essere

richiesti sacrifici anche per un nonno dopo che è rinato come figlio, e
può riapparire in sogno, il che significa che si è reincarnato in un

bambino che è nato neonato. Quindi il respiro (e l'ombra) rimangono in

paradiso con uno spirito...

... antenato, mentre all'Anima Guardiana Ancestrale viene dato un nuovo

corpo, un nuovo respiro e un nuovo destino per Olorun, quando rinascerà.

Così ogni persona vivente ha l'anima custode di un antenato, che potrebbe

essere già stata reincarnata in altri [dei suoi] antenati e può ancora

essere reincarnato da molto più spesso, nelle generazioni future come i

propri discendenti.

L'anima custode ancestrale non ha manifestazione materiale, è un concetto

che presenta enormi opportunità per la speculazione individuale e di grandi

difficoltà di interpretazione. A differenza dell'ombra e del respiro, non

c'è traduzione, ma ci sono termini in Yoruba che possiamo usare per

"parlare" dell'anima custode ancestrale. Di questi, due più comunemente

usati derivano dal significato del verbo creare (dare) o formare [muffa]

o [essere l'] origine. An (eda) è letteralmente "la creazione" o "la

creatura", mentre l'altro (eleda) può essere tradotto come "proprietario

della creatura", come in "il padrone di casa" (onilé), o come "il creatore"

come in "il suonatore di tamburo" (onilu). Le difficoltà semantiche

implicate vanno molto più in profondità di rispetto ai problemi di

traduzione, perché alcuni informatori contestano chi fare riferimento

all'eda o "creatura" come un'associazione che è stata informata, in quanto

serve per una gallina come per l'uomo stesso, ma non per alcun ente

spirituale associato all'uomo; mentre altri informatori identificano "il

creatore" con Olorun, il Dio del Cielo, mantenendolo per tutti, uomini,
donne e animali c'è un solo "creatore" (eleda).

Più tardi potremo dissolvere questi dubbi, affermazioni contraddittorie e

divergenze di opinione sul fatto che il tutore antenato è sulla terra, o

in paradiso, o entrambi.

Per illustrare la confusione che ne risulta, vedremo di seguito quanto

siano contraddittorie le dichiarazioni di un informatore le cui

osservazioni non indicano alcun desiderio di stordire: "L'anima o respiro

(emi) e la creatura (eda) sono la stessa cosa". Il creatore (eleda) è il

custode dell'anima. La creatura (eda) vive nell'uomo; il creatore (eleda)

vive con Dio, ma non è Olorun. È la sua controparte individuale e

spirituale. Sono gli stessi di Olorun che è il Creatore (eleda), il Dio

che ha fatto l'uomo. Ci sono due creatori (eleda), uno nella testa e uno

in Paradiso. Quello nella testa è lo stesso del paradiso. Ogni persona ha

il suo creatore individuale (eleda) in paradiso. Quando qualcuno dice che

ogni persona ha il suo proprio e individuale creatore (eleda), si riferisce

all'individuo sulla terra, cioè all’individuo stesso. Ma c'è un solo

creatore (eleda) in paradiso per tutti, ed è "Olorun".

L'anima custode ancestrale è anche chiamata testa (ori), dove risiede, e

come "il proprietario [possessore] del capo" (olori), tuttavia alcuni

informatori contestano ancora una volta, che l'olori si riferisce solo a

individui viventi come capi o presidenti che sono "capi" di gruppi sociali

e che non hanno connotazioni spirituali.

Simili speculazioni sorgono sul fatto che la respirazione (emi) sia la

stessa cosa del “proprietario del respiro" o il "vivente" (elemi), un

termine derivato che è comunemente usato, ma non comune in questo contesto.


Sembrano esserci buone ragioni per farlo, credono che Yoruba regole

morfologiche per la formazione di nomi dai verbi ha contribuito alle

speculazioni e alle varie interpretazioni sulle controparti spirituali

di uomo.

Infine, l'anima custode ancestrale è anche conosciuta con un termine

(iponri, ipori e iponrin), il cui significato letterale non può essere

determinato. si riferisce anche pollici e dita (entrambi conosciuti come

ataparako, ataparunko, atanpa), in Ifé gli antenati sono adorati quando

viene nutrito il pollice del piede, si eseguono saluti e lodi [oríkì] per

gli antenati individuali e in generale, e in Ghana e Oyo in un santuario

c'è un oggetto che simboleggia il dio e attraverso il quale dio viene

nutrito. L'Anima Guardiana Ancestrale è situata, da alcuni informatori, in

cima alla...

... testa o corona (atarí, awùjè). Qui in Ife, un informatore ha spiegato,

che una persona poteva sentire il battito pulsante di un neonato nella

corona e che il respiro lascia il corpo con la morte. Per altri informatori,

si trova sulla fronte (iwaju, ori) e può essere specificamente indicato

con la parola testa (ori). La fronte è associata alla fortuna

dell'individuo, che fa parte del destino (íwa) che è stato designato da

Olorun quando è nato. Anche il guardiano ancestrale è associato con la

parte posteriore della testa o occipite (ipako, òrun), [custode la parte

posteriore del testa e rappresenta le [loro] morti passate.??]. Ci protegge

dal male dei luoghi, da cui è partito, e se gli è stato detto qualcosa di

brutto che gli è successo in un luogo dove è stato in passato, è il suo

occipite di cui ringrazia per averne sentito parlare.


Come l'occipite ti mette in guardia contro le bugie del passato, le dita

dei piedi parlano piuttosto del bene e del male di coloro che mentono. Gli

informatori di Oyo hanno spiegato che, indipendentemente dal sesso

dell'individuo vivente, se l'anima custode ancestrale è maschio, quando ti

gratti l'alluce sinistro è presagio di buona fortuna, mentre quando lo fai

con l'alluce destro, il guardiano ancestrale è femmina. Tuttavia, tutti

gli altri informatori hanno spiegato che ogni individuo determina da solo

quale dito del piede è che porta presagi di bene e quale di male. Se un

uomo si gratta il dito a modo suo del piede destro, e va a Lagos e quando

arriva trova tutto quello che è venuto ad acquistare disponibile e a un

prezzo ragionevole, mentre in un altro viaggio viene rubato dopo essersi

grattato la punta del piede sinistro, saprà interpretarle importanti

presagi per il futuro. L'unica parte del corpo con cui può "parlare" è con

la testa e le dita dei piedi, le dita parlano di presagi.

Un indovino Ife sostiene che l'anima custode ancestrale (eleda) è nella

corona, e la testa (orí) è sulla fronte e l'occipite (òrun, ipako) è sulla

parte posteriore della testa, e che sono tre anime diverse. Rimangono nella

testa fino alla morte, quando se ne vanno tutti e tre in paradiso dove

l'anima custode ancestrale rende conto di tutto, bene e male di ciò che la

persona ha fatto sulla terra. Come in una corte sulla terra, un uomo che

era buono è rilasciato e può rinascere, mentre chi era cattivo viene

trattenuto e punito. Anche il custode ancestrale della persona che è membro

del "concilio in paradiso" riceve i sacrifici fatti alla testa in paradiso.

L'unico modo per sacrificare al guardiano ancestrale è sacrificare alla

testa, e tutto ciò che viene dato alla fronte o all'occipite va per l'anima
custode ancestrale, ma è condivisa con le altre due. Più rispettato è l’Ife

rabdomante, apparentemente d'accordo sul fatto che la fronte (ori) e

l'occipite (ipako) sono distinti dal guardiano ancestrale (eleda) e che i

sacrifici fatti loro saranno per il guardiano ancestrale così come per il

respiro.

Tuttavia, la maggior parte degli informatori ritiene che tutte e tre le

parti della testa sono controllate da una sola anima rispetto a quella del

guardiano ancestrale. Un altro indovino Ifé disse che la fronte e

l'occipite sono come un anziano rispetto ai suoi fratelli minori, entrambi

più giovani dell'anima custode ancestrale della corona. Tuttavia, ogni

individuo dei due guardiani ancestrali, uno è nella tua testa e l'altro

nel cielo [òrun]. Dentro il paradiso c’è il suo creatore, ma non è Olorun.

È la tua controparte spirituale individuale [doppio], che fa esattamente

le stesse cose in cielo [òrun] come sé stesso l'individuo sta facendo sulla

terra, anche se sarà sempre nella sua forma adulta, anche quando

l'individuo vivente [sulla terra] è ancora un bambino. Se la persona ha un

supporto completo ed è protetto dal suo ancestrale guardiano del cielo,

sopravviverà a tutti cadaveri destinati a lui da Olorun; ma se non l'ha

fatto, morirà prima del tempo. Se un bambino muore presto o nasce morto,

il suo respiro e il guardiano ancestrale commentato nella nota precedente,

facendo una grande confusione tra enìkejì (doppio) e òkè-ìpònrí

(ascendenza, generica massa di origine), che ingenuamente chiama “anima

ancestrale custode”, per non conoscere il significato di enìkejì come

aláààbò secondo capo fa rapporto all'altro in paradiso, e così li rimanda

immediatamente a terra per rinascere; ora questo bambino vivrà fino alla
vecchiaia.

Alcuni individui conoscono incantesimi o rimedi usati per danneggiare o

uccidere una persona, "avvelenando" la sua anima ancestrale custode, ma

fintanto che starà lontano in modo non si ammalerà lui stesso.

Domande simili sorsero sugli alluci e sui pollici. Farrow elenca ipori,

riferito all'alluce, come terza anima. Un informatore per Iganna

inizialmente ha detto che l'alluce è come un'anima separata e che ci sono

due Guardiani Ancestrali, uno sulla testa della persona che gli dà buona

fortuna, e un altro passa dietro di lui, vegliando su di lui ed evitando

il male. In seguito, però, ha rivisto la sua opinione, dicendo che c'è

solo un'Anima Ancestrale Guardiana nella testa, inclusa la fronte, il

corona e la nuca, e questo è completato dall'alluce. Nella morte, il

respiro, l'ombra e l'Anima Ancestrale Guardiana se ne vanno, lasciando

solo il corpo. Allo stesso modo, gli informatori di Oyo parlano dell’Anima

Guardiana Ancestrale che segue qualcuno come un ombra, sebbene viva dentro

la testa. Hanno insistito sul fatto che non c'è spirito separato dai

pollici, solo il Guardiano Antenato che controlla sia la testa che il

piede. Poi hanno chiarito che i termini eda, eleda, ori, olori, ipak o e

ipori tutti fanno riferimento all'Antenato Guardiano, e quell'uomo ha solo

un respiro, un’ombra e un antenato custode. Gli informatori di Meko hanno

confermato che esiste solo l’Antenato Guardiano che è nei piedi, pollici

e testa, fronte, corona e parte posteriore del collo. Non c'è niente che

lasci i piedi, il petto, la testa o la nuca, nella morte, quando allora

solo l'Antenato Guardiano, il respiro e l'ombra, partono e si incontrano

insieme nel cielo.


Nome come seconda anima. Ipin-ijeun, “il partecipe del cibo”, citando un

proverbio che dice “Non c'è orixá come lo stomaco, prende da mangiare

ogni giorno". Tuttavia, gli informatori di Meko dicono che questo era solo

uno scherzo, e gli informatori di Oyo descrivono il proverbio come un

aneddoto degli orixás, dicendo che questo ipin-ijeun è solo un nome di

lode per lo stomaco. L'indovina di Iganna identifica ipin-ijeun come un

intestino tenue, non come un'anima, ma parte del corpo trovato nei polli

così come nell'uomo. Tuttavia, si riferisce alla "testa dello stomaco"

(orinu, ori inu) o al "custode ancestrale dello stomaco" (eleda inu), come

qualcuno che può rovinarti la fortuna spingendoti in una rissa,

riconoscendoti come un altro aspetto o una manifestazione dell'Anima

Ancestrale Guardiana.

I pollici sono stati menzionati come aventi un significato solo in

Meko, dove sono citati come iponri della mano (ipori owo), per distinguerli

dagli alluci, gli ipori dei piedi (ipori ese). Si ritiene che l'Antenato

Il guardiano vive nei pollici, negli alluci e nella testa e vengono

esaminati quando un uomo è gravemente malato. Quando una persona sta per

morire, diventano magre, con poca carne, mostrando che “il corpo comincia

a seccarsi”, e se sono tagliati, non sanguinano. Altre funzioni dei pollici

non erano menzionati, ma nel rito della “nutrizione della testa”, il cibo

tocca i pollici, pollici e fronte per nutrire "l'Anima Ancestrale

Guardiana". Se un piccione viene ucciso, un punto di sangue viene posto su

ciascuno di essi con il dito.

In Meko e Iganna, la testa viene nutrita solo quando gli viene detto di

farlo, o nei sogni, o da un indovino, che indica quali cibi devono essere
offerti. Mentre alcuni non lo fanno mai, altri possono farne solo uno o

due volte durante tutta la tua vita. E un indovino può specificare quale

pollice deve essere nutrito, o se è anche per l'Antenato Guardiano nella

testa.

A Oyo, ogni adulto sposato che non è né musulmano né cristiano [ha] un

oggetto a forma piramidale a cui vengono applicati panno e pelle, che viene

utilizzato come dei cappucci speciali, noti per "nutrire la testa" (Ibori,

ibo ori). Ogni anno, alla festa annuale per il suo dio (orisa), egli

indovina con cocco e colla [obi] e scopri se la tua testa ha bisogno di

cibo. Se non occorre, basta cocco e colla pepe

... [atare] vengono spruzzati sul lato inferiore di questo oggetto. Se un

animale vivo è necessario, il suo sangue viene toccato con la punta del

piede che indica il bene e verso basso [in fondo] dell'Ibori, ma mai

collocato sulla testa. Solo i pezzi di cocco e cola lo sono toccato sulla

fronte prima di dividerli. Poi si prega: - "Testa, per favore, oh. Non

lasciare che succeda niente a mio figlio".

In Ife, gli alimenti individuali [vengono offerti] per la testa,

annualmente in una cerimonia che si chiama "la mia festa" (odun mi). Ci si

tocca la fronte, una noce di colla [obi] con cui si indovina, un piatto di

pane iyan [igname pelato] e di zuppa, che gli è stata preparata, e se un

animale viene ucciso, anche [nella sua fronte] si farà una macchia del suo

sangue. Rimane nella sua stanza vestito con abiti eleganti e seduto [o]

con la testa [?] sulla stuoia, ed è visitato da amici e parenti, e li

intrattiene con il cibo. "Uno è come un anziano nel giorno della sua

festa", come dice il proverbio, perché chiunque lo visita deve prostrarsi


davanti a lui.

Parenti intimi che conoscono i loro [oríkì] nomi/frasi di lode dei loro

antenati, poi recitarli, pregando e chiedendogli di avere denaro, figli e

una vita lunga e prospera.

Ogni individuo mantiene la stessa data del proprio festival personale e

porta il stessa frase/nome ancestrale [oríkì] in cui si è reincarnato il

suo antenato.

I sacrifici alla tomba del defunto vengono offerti anche dai loro figli

nella data che si tenne per la sua festa personale. In questo giorno, gli

spiriti di coloro che vissero le loro vite pienamente, quindi raggiungendo

una matura vecchiaia, possono tornare sulla terra e possono sedere con i

vivi, ma non possono essere visti se non con la loro faccia che è stata

lavata con una preparazione speciale. Attraverso frasi/nomi di lode

ancestrali (ekiki iponri ,oriki iponri), si parla dell'antenato reincarnato

nell'individuo, e si va al loro più remoto antenato (iponri) il primo che

li generò. All'interno del clan c'è un numero limitato di nomi di lode

degli antenati [oríkì ip onri] che sono condivisi da molti membri del clan,

sono tutti che si esibiscono nello stesso giorno delle feste personali.

Ritengono che il loro antenato (iponri), sia l'anima custode dell'antenato

(eleda) e il capo (orí) sono [di] tutti uguali.[o: “sono gli stessi di

tutto" ???]

Quindi sembra che mentre si reincarna l'anima di un antenato recente

Di un individuo, una reincarnazione di un'anima da un antenato più remoto

è condivisa con molti altri membri viventi del clan. Tutti i membri di un

clan che portano lo stesso nome di lode degli antenati, sono discendenti
spirituali di una serie di reincarnazioni, del remoto antenato (iponri)

che per primo ebbe questi nomi, anche patrilineari del capostipite del

clan. Sebbene imparentato con il clan, questi gruppi di discendenti

spirituali differiscono da qualsiasi gruppo di parenti noti, sembra che i

nomi di elogio degli antenati di un individuo possano differire dai suoi

fratelli o parenti. Sebbene siano stati ottenuti altri dettagli inoltre,

non è stato possibile indagare il significato completo perché il nome di

elogio dell’antenato, che l'individuo porta, è considerato l'aspetto più

sacro e segreto della cultura Ife. Le indagini su questo antenato sono

considerate uno dei più gravi affronti personali, perché la conoscenza

della loro "storia" (i tan iponri) o lodare i nomi, dà a [qualcuno] il

potere di uccidere una persona chiamando la sua anima come guardiano

ancestrale, e alcuni informatori sostengono che morirà chi parla anche sui

suoi iponri.

L'importanza dell'anima custode ancestrale è stata espressa ripetutamente

e in vari modi. “Iponri” è adorato da tutti, dai re e dai poveri...

la testa è il dio principale dell'individuo (orisha); non è come Xango o

Oya, ma anche questi dèi avevano la testa, e non si può adorarli se non lo

fanno con la propria testa... la testa quindi è più importante di tutti

gli altri, anche dei loro stessi dei... la testa, è il primogenito e il

più potente di di tutti gli dei... di tutti gli dei, la testa è superiore

e la più importante... è più grande degli dei che si sono trasformati in

pietra... non possono parlare e nessuno li vede quando mangiano; Se...

...la persona sacrifica a loro o all'Egungun, il cibo viene posto a terra.

Sono solo i sacrifici della testa, che solo tu stesso mangi”. Nonostante
le differenti interpretazioni individuali e regionali sopra documentate,

un modello di base è evidente. Funzioni specifiche sono associate a

determinate parti del corpo e possono essere personificate come anime

separate. La fronte controlla la fortuna, la corona protegge dal male,

l'occipite veglia sul dorso e sul passato, mentre le dita dei piedi

avvertono il bene o il male di coloro che ci attendono [in futuro]. Il

respiro è la forza vitale, dando il potere di parlare e di fare il lavoro.

L'ombra segue il corpo ma non ha nessuna funzione durante la vita. Lo

stomaco controlla la personalità o il carattere, e la testa controlla

l'intelligenza, ma qui va menzionato un rituale relativo al lavaggio o al

raffreddamento della testa. Il modello di personificazione di questi ruoli

porta facilmente all'elaborazione del concetto di anime multiple, con

proliferazione che è suggerita dai modelli di formazione dei nomi

['agenti'] [casuali], ma che in una certa misura era contenuta

riconoscendo che un unico fenomeno può avere diversi aspetti.

Alla nascita, ogni persona riceve il suo destino, che include la sua

fortuna, occupazione, e personalità o carattere, allo stesso tempo,

predetermina e fissa la sua durata slla terra. Se non vive finché il suo

tempo non è scaduto, il suo fantasma completa e bilancia il tuo tempo

rimanente sulla terra in un'altra città. I fantasmi sono

associati a mercati, non a cimiteri che non esistevano formalmente in

precedenza, quindi gli adulti venivano sepolti all'interno della casa.

Subito dopo la morte, i fantasmi visitano i loro parenti lontani da casa

per un [ultimo] arrivederci, ma non possono parlare con nessuno che sappia

già che sono morti. Tranne nel caso dei suicidi, quando le varie anime si
riuniscono in paradiso e sono puniti per gli illeciti.

Solo coloro che hanno vissuto una buona vita sulla terra possono

reincarnarsi, dopo essersi brevemente riuniti con i loro antenati. Quando

un'anima è rinata, normalmente un figlio è il proprio discendente, gli

viene assegnato un nuovo destino e un nuovo tempo della vita sulla terra

è determinato, e riceve un nuovo corpo, forse di un altro sesso. Non tutte

le anime rinascono, ma ogni persona viva è una reincarnazione, nella

maggior parte dei casi di un antenato patrilineare del clan. Il clan esiste

[sia] in cielo che sulla terra e gli individui risiedono alternativamente

nei due regni. I bambini nati per morire (abiku) viaggiano con

più frequentemente da una parte all'altra, rimanendo a terra solo per pochi

anni o forse per qualche giorno. Queste credenze presentano logicamente

diversi problemi con cui alcuni individui cercano di riconciliarsi, dando

vita a diverse altri interpretazioni e/o speculazioni.

Si è scritto molto su quello che potrebbe essere Omolúàbí, per

parte di diversi studiosi. Alcuni vedono Omolúàbí attraverso un prisma

sociologico; altri da un punto di vista po litico; mentre altri lo vedono

da un punto di vista epistemologico. Alcuni di questi punti di vista

accademici saranno evidenziati qui.

Akeem Jamiu nel suo articolo su un quotidiano indipendente, 14 dicembre

novembre 2007, dal titolo “Le politiche di Yoruba eil concetto di Omolúàbí”

dichiara:

Quando ci si riferisce a qualcuno come Omolúàbí nella terra di Yorùbá,

questa persona è sinonimo di un bambino profondo, al punto in cui è ritenuto

degno di affidargli un incarico di responsabilità, tale persona, se è un


uomo, i genitori vorranno che le loro figlie lo sposino, e se è una donna

matura per il matrimonio, i suoi genitori la vorranno come moglie per i

propri figli. D'altra parte, c’è un'espressione del Yorùba terra che dice:

“Kó sí Omolúàbí Kankan lará é” ; (quello che non ha la caratteristica di

un essere completo) u na tale persona ha perso tutto. Nessuno vorrà

associarsi con lei tranne i suoi simili.

Il concetto di Omolúàbí racchiude tutti i buoni attributi che l'individuo

deve possedere, prima di essere cons iderato una brava persona, e la

mancanza di queste qualità significa che la persona sarà descritta come a

cattiva persona.

Gli attributi includono onest à, decenza, duro lavoro, essere contento di

ciò che hai, integrità e non essere egoista. Questi attributi sono valori

fondamentali che sono molto apprezzati nelle terre Yorùbá.

Viene data anche la definizione di Omolúàbí, una connotazione

politica, dichiarando che: “i valori fondamentali tali e come esemplificati

dal concetto di Omolúàbí, furono elevati nello stato, nella religione

occidentale”, nella pri ma repubblica soprat tutto nel mandato del capo

Obafémi Awolówo. G razie al fatto che Awolówo è un Omolúàbí, riuscì a

ottenere il soste gno di molti Omolúàbí, e questo ha avuto un impatto

positivo sulla popolazione della regione occidentale, che hanno potuto

godere di un buon governo in quel momento.

Fáyemí nel suo saggio “La personalità umana e la visione Yorùbá

del mondo: un'interpretazione etico-sociologica”, dice:

Il concetto di Omolúàbí è un aggettivo Yorùbá, che è

composto dalle parole “Omo+Ti+Olú+Ìwà+Bí”. Quando li traduci letteralmente


e separatamente, omo significa figlio; tí, significa questo; Olùìwà, significa il capo o maestro del
carattere; bi, significa nascita.

Quando sono combinati, Omolúàbí si traduce come "il bambino generato

dal capo di ìwà”. Un bambino del genere è considerato un'icona di eccellenza

di carattere.

Concetto di Omolúàbí. Nel suo contributo, lei ha spiegato ed esteso

Omolúàbí come Omo tí ó ní ìwà bí... (un bambino il cui carattere dura)

la sua argomentazione è che Omo tí o ní ìwà bí è un'affermazione incompleta,

perché si svolge nella domanda “Omo tí ó ní ìwà bí taní?” (Un bambino

il cui carattere dura dopo di chi? (Un bambino il cui carattere

dura dopo chi?) (Olúwolé, 2007: 12).

Per completare la frase interrogativa, Olúwolé spiega che

Omolúàbí è Omo tí ó ní ìwà bí ení tí a kó, tí ó sí gba èko (una persona

che si comporta come uno ch e è be n educato e vive sotto i precetti

dell'educazione ricevuta. Secondo Olùwolé, a partire d a ciò, la parola

Omolúàbí può essere ridotta a una composizione di tre descrizioni che sono

collegate. Queste sono:

Omo yí ó ní'wa bí (una persona che si comporta come...)

Emi tí a kó (uno adeguatamente istruito)

Tì ó sí gba èkó (e chi si comporta di conseguenza) (Olúwòlé, 2007:13)

Questa combinazione ci dà u na buona immagine di Omolúàbí nella c ultura

Yoruba, dove una pers ona ha una profonda conoscenza, saggezza, ed è

allevato per essere autodisc iplinato e uno sviluppatore di un senso di

responsabilità che si manifesta nelle loro azioni private e pubbliche che

acquisiscono l'integrità sociale e la personalità degli individui nella

società Yoruba. Contrastando così con ènìyànm-kéníyàn o énìyànLásán, che significa cartone
animato/persona scarabocchiata, e omokómo (a

figlio senza valore), un Omoluàbí può anche essere definito come a

persona buona e colta. Per questo motivo, è comune t ra gli Yoruba usare

l'aggettivo èníyan-gídi, che significa persona ide ale, come sinonimo di

Omoluàbí, una persona.

Olàkojù nel suo articolo “La terminologia di Omoluàbí”, sulla rivista

Daily Independent, 29 marzo 2 011, afferma che il concetto di Omolúàbí

significa coraggio, duro lavoro, umiltà e rispetto.

“identità e processo concetto artistico nel concetto estetico Yorùbá di

Ìwà”, descrive Omoluàbí come qualcuno che è stato ben educato o una persona

che è altamente colta”

Dolapo Adeniji-Neil nel suo articolo intitolato Omoluàbí, la forma degli

esseri umani: un impatto filoso fico africano sulle aspirazioni educative

e nella vita dei migranti volon tari nigeriani, dichiara che un Omoluàbí

(in origine yorùbá può servire come pronome quanto comeaggettivo) connota

rispetto per se stessi e per gli altri. Un Omoluàbí è una persona d'onore,

che crede nel duro lavoro, rispetta i diritti degli altri e sostiene la

comunità nelle opere e nelle azioni. E soprattutt o, un Omoluàbí è una

persona di integrità personale. Possiamo anche definire Omoluà bí come

qualcuno che è dedicato al servizio di una comunità giusta e a una sua

adeguata attuazione.

Ancora più importante, il concetto di Omoluàbí racchiude il significato

Yorùbá degli elementi critici nelle loro essenze positive in un essere

totale/olistico. Un esempio di esistenza misurabile attraverso

un ampio raggio di dimensioni illimitate della vita e dell'esistenza.


Wande Abimbola descrive Omoluàbí in funzione della visualizzazione

e per dimostrare la virtù e il valore intrinseco di ìwàpèlè (1975: 389).

Così, ìwàpèlè secondo Abimbola è “carattere buono e gentile”; ed è

ultimamente la base della condotta morale nella cultura yorùbá e un

attributo fondamentale di Om oluàbí, considerato un conglomerato di

principi di condotta morale dimostrati dagli Omoluàbí, i più

fondamentali di questi principi sono òròsíso, (parola parlata), ìteríba

(rispetto), inùrere (essere buono sopra gli altri), òtító (la verità), ìwà

(carattere), akímkanjù (coraggio), isé (lavoro forte) e opolopípé

(intelligenza).

Secondo Segun Gbadegesin, Omoluàbí significa “il bambino generato dal capo

di Ìwà. Ìwà in Yorùbá significa carattere. Lei era la moglie del Dio

Òrùnmìlá e Òrùnmìlá è il Dio della sapienza”. Lui dichiarò più avanti, che

si diceva che Òrùnmìlá maltrattava Ìwà, situazione che l'ha portata a

separarsi da lui. Quando Ìwà lo ha abbandonato, ha preso con sé la sua

fortuna. Per questo motivo, Òrùnmìlá ha dovuto cercare Ìwà perché la sua

fortuna torni. Detto questo, credo sia corretto dire che Omoluàbí, essendo

il figlio generato dal capo di Ìwà, è una brava persona. Se il nome Omoluàbí

è smembrato nella cultura Yorùbá, risulterebbe in: OMO (bambino); Tu chi);

OLÚ-ÌWÀ (Dio del carattere); BÌ (anima).

Pertanto, essendo figlio di Ìwà, questa persona è un esempio di eccellenza

nel personaggio. (Diario di studi panafricani, volume 2, n.9)

Di tutte le definizioni e descrizioni precedenti, un Omoluàbí, per

me, è quella persona, maschio o femmina, che è venuta al mondo a renderlo

un posto migliore di come l'ha trovato. In altre parole, un omoluàbí è


una persona che è venuta per mantenere, sostenere e migliorare la qualità

di qualcosa, è buona sia nella società, nelle relazioni e o organizzazioni

di cui fa parte.

Il termine Omoluàbi significa Omo-tí-Olú-ìwà-bí, che fu poi ridotto a

Omolùwàbí e poi a Omoluàbí che significa il figlio generato dal capo del

personaggio.

La domanda che mi viene in mente è: chi è il capo di Ìwà? Come ci racconta

Gbadegisina, Iwà era la moglie di Orùnmìlá, tuttavia questo non spiega chi

è il capo di Ìwà.

Per sapere chi è Olú-Ìwà, dobbiamo andare al corpus Ifá. Ifà è una

biblioteca e un santuario, dove si trovano tutti i tesori degli Yorùbá e

le persone in generale sono salvate. Prima di fare questo, avremmo bisogno

di esaminare il nome Odùduwà. Odùduwà può essere ampliato a Odù-tó- dàÌwà, che significa l'Odu che
crea Ìwà. Ìwà qui significa più che un

carattere. Significa anche destino, destino umano. A partite da questo è

chiaro che Odùduwà è il capo, e il bene superiore, il creatore di Ìwà, il

carattere. Ifá dichiara categoricamente che Odùduwà è il capostipite della

razza umana. Detto questo, Odùduwà è il personaggio noto come Èníyàn.

Èníyàn può essere esteso a Eni-Èmi-Yàn, che significa “la persona che era

appositamente scelta” o “la persona eletta personalmente”. Fu lo stesso

Olódùmarè a scegliere Odùduwà come il capostipite del genere umano. Questo

nome è stato successivamente abbreviato in Èniyan. Gli esseri umani sulla

Terra sono conosciuti come Omo ̃eníiyàn, che significa "i figli della

persona che è stata appositamente scelta" da Olódùmare.

Per capire molto bene questo concetto, dobbiamo andare a lla storia della

creazione di Omo Ènìyàn. Olódùmarè diede il compito di popolare


la Terra a Odùduwà. Odùduwà fu uno dei 401 Irùnmolè che vennero in visita

la Terra dai Cieli. Per rendere poss ibile questa impresa, Olódùmarè creò

personalmente una donna di nome NINIbínini o Enibieni, che significa "colei

che ci somig lia" e portava personalmente questa donna sulla Terra per

essere la moglie di Odùduwà. L'intenzione di Olódùmarè era che Odùduwà

popolasse la Terra attraverso Ninibinini.

Em Oyeku Logbè (Oyekù Ogbè), Ifà dice:

Paa l’akisa n gbo

Oodun ogede ni o fa ya paara-paara bi aso

Dia fun Olodumarè

Ni jo to n gbé Ninibinini bo way e

Ebo ni won ni ko waa se

O gb’ebo, o ru’bo

Ko pe, ko jinna

E waa ba’ni ba’yo

E waa wo’re o

Nje bò bà k’eni-k’ola dedeedè

K’aye Olùfè o bajé

Omoniyorogbo a si t’aye Olufè se

Njé t’aye se o

Omonìyorogbo t’aye se o

K’aye mà bajé o

Omoniyorogbo t’aye se o

Traduzione:

Uno straccio non si strappa facilmente.


Una foglia di banana fresca non si rompe come una tela

Queste furono le dichiarazioni di Ifá a Olódùmarè

Durante il trasporto di Nini-bí-Nini nel mondo

Gli fu consigliato di fare l'ebó

e lo fece

Dopo un po' non molto tempo dopo

Si è unito a noi nel mezzo della felicità

Vieni a realizzare tutta l'ira della vita

Manca solo un giorno alla fine del mondo di Olùfè

Omoníyorogbo corregge il mondo di Olùfè

aggiusta il mondo

Omoníyorogbo, per favore, aggiusta il mondo

In modo che il mondo non finisca

Omoníyorogbo, per favore, aggiusta il mondo

In questo Odù, Ifá dichiara che Ninibinini fu il primo essere umano

creato da Olódùmarè. Ciò significa che il primo essere umano in questo

pianeta era una donna, il che contraddice la credenza popolare in alcune

altre scritture che il primo essere umano sulla Terra era un uomo.

Olódùmaré passò personalmente a Nínibíníni tramite Od Aró e Odó ëjè,

fiumi di inchiostro e sangue, prima che potesse venire sulla Terra. Al suo

arrivo avrebbe avuto tra i 14 ei 15 anni ed era pronta a farlo procreare.

Ninbinini ha dato alla luce due gemelli in 8 occasioni e tutti i bambini

sopravvissuto. In totale diede 16 figli agli Odùduwà. Dopo

nascita di questi bambini, Olódùmaré mandò un Irúnmolè chiamato

Omoníyorogbo per stare con Odùduwá e la sua famiglia sulla Terra


assicurarsi che i bambini non vengano coinvolti in alcuna forma di

comportamento proibito sulla Terra.

Tutte le istruzioni di Ol ódùmarè furono eseguite fino a che i figli di

Odùduwà raggiunsero la pube rtà e cominciarono a desiderare di avere

rapporti incestuosi tra d i loro. Ciò ha fatto sì che Omoníyorogbo fosse

riferire cosa è successo a Olódùmarè. Ha detto a Olódùmarè che se questo

successo, la razza umana sarebbe stata distrutta, perché i bambini prodotti

da tali rapporti sessuali, avrebbe un'alta probabilità di sv iluppare

problemi di salute, deformità, disabilità e altri problemi, fisici, mentali

e biologici. E l'ho detto anche a Olódùmarè , che questo creerebbe una

grande competizione sessuale e rivalità tra i figli degli stessi genitori

e ci sarebbe solo il caos.

Il successo di questa questione è stata ciò che ha portato Olódùmarè a

ordinare l’Obàtála, Òrúnmíla, Ògún e Èsù Òdàrà per creare 2000 esseri umani

per unirsi ai bambini di Odùduwà s ulla Terra. Quan do questo venne

completato, è stato creato un altro gruppo di 2000 esseri umani. Il primo

gruppo è stato modellato con l'argilla, mentre il se condo gruppo è stato

creato da immagini scolpite, ossa di animali, radici, ecc. questi umani,

appena creati, erano un insieme di uomini e donne e tutti avevano intorno

ai 15 anni. Da quel momento in poi è stato più facile per figli di Odùduwà

di scegliere i suoi soci senza impegnarsi in relazioni incestuose.

Odùduwà fu eternamente grato a Omoníyorogbo per assicurarsi che il mondo

che Odùduwà aveva fondato non venisse distrutto dal tabù.

I primi 16 figli di Odùduwà erano conosciuti come Omo Olú-ìwà, che significa

i figli di Olù-ìwà. Sono anche conosciuti come Omo Odùduwà, che significa
i figli di Odùduwà. Questo è dovuto al fatto per cui Odùduwà è Olú-ìwà, è

il proprietario del carattere umano, il proprietario di destino umano.

Il comportamento di questi 16 bambini è stato un esempio di buon carattere.

Quando si scoprì che c'e ra bisogno di creare più esseri umani, come

accennato in precedenza , ne furono creati altri 40.000 con argilla,

immagini scolpite, ossa di animali, radici, ecc. Questo era anche

indicativo del fatto che, per ogni 16 Omòlúàbí, ce n'er ano 4000 che non

soddisfacevano i buoni livelli caratteriali dei primi 16 figli di Odùduwà.

Le informazioni precedenti ci portano anche a provare che Olù-ìwà, non è

Ìwà, la moglie di Òrùnmílà, se non Odùduwà. Anche a Èjì-Onílè (ÈjìOgbe), Ifá dice:

Em Eji-Onilè (Eji-Ogbè), Ifà dice:

Igba nla laa pe Orun

Ayanmo laa pe Ile

Oloniimoro laa pe Orisanla

Oojo ti Orisanla da Egbaa Omo Eniyan

Oojo naa lo da Egbaa Omo Igi…

Traduzione:

Ìgba nlá è il nome dei Cieli

Àyànmò è il nome di Madre Terra

Olóníímoró è il nome di Òrísànlá

Il giorno in cui Òrísànlá creò 2000 esseri umani (dall'argilla)

In questo estratto da Èjí-Ogbè sopra citato, Ifá spiega che i 4000

esseri umani creati da Obàtálá , erano diversi dai 16 figli di Oduduwà e

Ninibinini. Si consi derano i figli di Odùduwà e Nínibínini come la

quintessenza del buon caratte re. Q uesto perché erano metà umani e metà
Irúnmolè. Erano di una casta superiore. le tracce degli Irùnmolè fur ono

comunque poi ceduti a tutti gli esseri umani attraverso il processo di

procreazione. Questo trasferimento di tratti era possibile grazie a

Obàtálá, quando la creazione umana era l'essere moltiplicato per la

procreazione. In Ogbè-Funfun (Ogbè-Òfùn), Ifá ha detto:

In Ogbè-Funfun (Ogbè-Òfùn), Ifá ha detto:

A fun yen-en

A ken yen-en

Oyenyen a ken bi ala

Dia fun Oosanla Oseeremagbò

Ti yoo maa ba obinrin olobinrin sùn

Ti yoo si d’oyun

Ebo ni won ni ko waa se

O gb’ebo, o’ ru’bo

Obalufon ba mi ba t’emi sun

Ko d’oyun

Oosa bà mi bà t’emi sun

Ko si d’omo

Traduzione:

Quel che è brillantemente bianco

quello che si espande

Quello che brilla come neve

Queste le dichiarazioni dell'Ifá a Òòsànlá Òsèèrèmàgbò

Uno che aiuta le mogli degli altri a restare

incinta
E aiuta anche le mogli di altre persone a produrre

e partorire senza problemi

Mi è stato consigliato di offrire ebo

In questo stesso giorno hanno creato 2000 esseri umani (di legno)

Obalúfon, ti prego, aiutami a fare l'amore con mia moglie

In modo che sia incinta

Òòsà, aiutami a fare l'amore con mia moglie

In modo che nascano i bambini.

Quando Obàtálá e gli altri stavano dando forma al secondo gruppo del 2000

Omo Ènìyàn, Olódùma rè inc arica che non appena il compito completo, il

processo di creazione degli esseri umani dovrebbe passare a un

processo di procreazione come nel caso di Odùduwà e Nìnibínini. Questo

era quello di facilitare la produzione di esseri umani senza bisogno di

ricorrere a un processo di creazione per determinazione divina ogni volta

necessario per creare nuovi esseri umani. Renderebbe anche possibile

4000 nuovi Omo Ènìyàn, convivono e convivono con 16 figli biologici

di Oduduwa.

Fu per questo motivo che Obàtálá preparò due sostanze liquide bianche, una

per gli uomini e una per le donne. L a sostanza maschio era in forma d i

sperma, mentre la sostanza delle donne erano le uova. I due erano

predisposti a mescolarsi durante l'atto sessuale. A l risultato di questa

miscela tra i due sostanze, si aggiungerebbe poi l'Àse di Obàtálá, e questo

si trasformerebbe in una gravidanza che porterebbe alla nascita di un

bambino.

Così è stato con i tratti genetici degli Irùnmolè, da cui i figli originari
Odùduwà e Nìnibínini sono posseduti, erano anche a disposizione di tutti

altri esseri umani nati attraverso il processo di procreazione.

È importante notare che nella miscela tra queste due sostanze i liquidi

non sono sufficienti per trasfor marsi in una gravidanza. Questo processo

deve ricevere la parte di Áse de Obàtálá, prima di poterlo fare diventare

una gravidanza. Ifá dichi ara che le sostanze liquide che provengono dal

corpo di uomini e donne quando hanno rapporti sessuali, hanno bisogno di

essere incorporato nello spirito di Obàtálá affinché la gravidanza possa

verificarsi. Ifá dichiara anche che la composizione dei corpi degli uomini

e delle donne, cambieranno durante questo perio do e rimarranno cambiati

fino a che le sostanze liquide siano state completamente espulse dal corpo.

L'espulsione di queste sostanze è ciò che è noto come orgasmo.

Successivamente, Obàtálá deciderà se approvare l'atto con la sua Áse

se c'è una gravidanza o meno.

Questo è il motivo per cui l e mogli hanno difficoltà a rimanere incinta,

dopo che tutti i test ha nno stabilito che non succede niente di male al

loro par tner, di solito vanno a Obàtálá in modo che possa aiutarli e

diventare donne inc inte, in modo che possano avere un frutto nel loro

grembo.

Perché Olódùmarè ha creato gli esseri umani? quale sarebbe la fun zione

attesa da Olódùmarè per gli esseri umani che sarebbero venuti sulla Terra?

La risposta può essere trovata in un racconto di Òràngún Méjì (ÒfunMeji), dove Ifá dice:

Traduzione:

Uno che si sveglia tranquillamente per occupare il mondo

Uno che cammina con delicatezza per prestigio


Uno che si sveglia presto al mattino in cerca di elementi di

prosperità nei cieli

Erano gli Awo che indovinarono Ifá per Òrùnmílà

Quando è venuto dal Cielo sulla Terra

Hanno anche indovinato Ifá per la razza umana

Che sarebbero divisi in tre gruppi:

quelli che farebbero le cose

Coloro che seguirebbero e osserverebbero coloro che farebbero le cose

E gli Osservatori

Sono venuti tutti per fare tre cose sulla Terra

Sono venuti per fare del bene

Sono venuti per fare il male

Oppure sono venuti a non fare né il bene né il male

Àásèé mògàmògà kìí rí ohun oò se àrígbònlo, l'Awo di

Agbonnìrègún

Divinse Ifá per Àgbonnìrègún

Quando sono andato a Olódùmarè per fare domande

Sul perché Olódùmarè ha creato tre gruppi con tre

caratteristiche diverse contemporaneamente

Tre gruppi che mostrano tratti distinti non potrebbero vivere insieme

nessun conflitto

Quando c'è un conflitto, si è inclini a essere danneggiati.

Olódùmarè ha risposto: È un modo per conoscere gli atteggiamenti

umani.

Nella storia di cui sopra, Ifá c e lo mostra chiaramente, nel momento in


cui siamo sulla Terra ci sarebbero tre gruppi di persone: Uno, quelli che

fanno accadere le cose (buone o cattive); due, quelli che

assistere e aiutare a far accadere le cose (buone o cattive); sono le tre

coloro che vedono come accadono le cose (buone o brutte). Il primo

gruppo è molto raro, il secondo gruppo contiene molte persone, mentre

quelli appartenenti al terzo gruppo sono la maggioranza.

Dovremmo sapere che gli umani sono venuti nel mondo per mostrare i nostri

vari atteggiamenti e personaggi in modo indipendente. Di conseguenza, gli

individui sono responsabili di tutte le loro azioni, bene

o male. In generale, tutti quegli atteggiamenti che sono socialmente

accettabili, approvati, di natura equilibrata e sostenuti da Ifá,

vengono premiati e classificati come buoni. Esempi di questo tipo di

atteggiamento sono: umiltà, gentilezza, onestà, duro lavoro, perdono,

patriottismo, rispetto, ecc. Questi sono gli attributi che li distinguono

conosciuto come Omolúàbí. I tipi di ricompensa collegati a questo tipo di

atteggiamento, includono lodi, incoraggiamento, benedizioni di vario

genere, una vita migliore e oltre, e molto altro ancora.

Allo stesso tempo, tutti quegli atteggiamenti che sono socialmente

inaccettabili, disapprovati o di natura squilibrata, e che

sono sostenuti da Ifá, sono classificati come malvagi. Esempi

includono: mancanza di misure, furto, meschinità, pregiudizio,

orgoglio e altro ancora. Questi sono attributi di Omo-lásán. Le sanzioni

o le conseguenze negative legate a questi atteggiamenti includono la

disapprovazione sociale, repressione, carcere, divieti, esecuzione/morte,

o sperimentare frammentazione e difficoltà mentre sei sulla Terra e altro


ancora

inoltrare.

La terza categoria di atteggiamenti e caratteri è quella che

costituisce fare né il bene né il male. Ad esempio, dormire e svegliarsi

un tempo regolare non è né buono né cattivo. Ma se uno ha l'abitudine di

disturbare deliberatamente gli altri mentre dormono o stanno dormendo da

svegli, occupando il loro spazio o marciando deliberatamente intorno a

loro mentre dormono, poi si comporta male. Proprio così, mangiare e bere

non è né buono né cattivo, ma se una persona che ha il

significa procurarsi il cibo quotidiano, comincia a vedere chi non può

criminali o escrementi sociali, diventa malvagio. la povertà o il

la ricchezza non è buona o cattiva, tuttavia, il modo in cui una persona

dimostra la tua situazione finanziaria o le tue acquisizioni, può

contribuire al buono o al cattivo.

In generale, alcune cose vengono chiarite nel racconto di Òfùn-Mejí, che

dichiara: lo scopo più importante di una persona sulla Terra è venire

per mostrare un buon carattere e un buon atteggiamento. Questi personaggi

e atteggiamenti non sono legati/radicati nel destino delle persone. In

altre parole, che il destino di una persona può parlare di alcuni tratti

caratteriali e atteggiamenti possibili, la persona ha il libero arbitrio

di comportarsi e in modo giusto o sbagliato, e quindi decidere tra il bene

e il male. Questa libertà di elezione fa distinguere l'uomo da ogni altro

essere sulla terra. Qualsiasi cosa spinge l'uomo o la donna a fare il bene

o il male. Lo scopo di essere sulla Terra non è la religione. La religione

è semplicemente un mezzo per farlo, un fine, essendo il fine in sé, il


modo in cui l'uomo mostra il suo atteggiamento e carattere. Il

comportamento di altri esseri sulla Terra come piante e animali, hanno

bisogno di essere studiati per aiutare l'uomo a farlo, prolunga la tua

permanenza sulla Terra mostrando migliori scelte di atteggiamento e

carattere. Anche tutte le forze della natura devono essere studiate e

capite per sapersi adattare e mantenere un margine delle loro regole per

vivere più a lungo sulla Terra. Nella storia di Òfún-Mejí, ci sono due

cose ovvie:

Primo: non tutti coloro che vengono in questo mondo soddisfano

determinate regole o svolgono un ruolo attivo in determinate attività del

vita, saranno Omolùàbí. Alcune persone che giudicano le leggi fondamentali

in questo mondo, mostrano un comportamento e un carattere negativi. Non

importa quanto in alto queste persone sono elevate, sono conosciute come

Omo-Lásán (bambino infruttuoso/inservibile) o Omokómo (bambino senza

valore). Sono giusti coloro che fanno parte di coloro che si muovono e

influenzano nel loro diverse comunità e che mostrano comportamenti positivi

ed equilibrati, quelli che sono riconosciuti come Omolùàbí (il figlio di

buon carattere). Secondo: Anche se il nome Omolùàbí significa figlio

generato dal proprietario di buon carattere, un uomo che eredita attraverso

un lignaggio o clan; questo è vinto attraverso un carattere buono e gentile.

Di conseguenza, a essere Omolùàbí qualcuno deve essere visto e riconosciuto

come qualcuno che è un esempio di carattere buono e gentile, che comprende:

onestà, pazienza, sincerità, tolleranza, comprensio ne, perseveranza,

benevolenza e molto più..

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