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La stesura di queste dispense

vanta il contributo dei miei carissimi amici


Giulia 5, Matteo 2 e Francesco 3
che ringrazio.

P. 1
EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Una ED ordinaria è una equazione in cui l’incognita è una funzione y = y (x) che compare
nell’equazione assieme alle sue derivate successive e alla variabile indipendente x. L'ED si dice
ordinaria in quanto la funzione incognita y dipende da una sola variabile x. L'ED si dice di ordine n,
se n è il massimo ordine di derivazione con cui compare la y.
Il modo più generico di scrivere una ED di ordine n è
F ( x, y, y′, y′′,..., y ( n ) ) = 0 , (1.1)

dove F è una funzione (a più variabili) che esprime, a primo membro della (1.1), una relazione tra la
variabile indipendente x , la variabile dipendente (funzione incognita) y = y ( x ) e le sue derivate
fino a quella di ordine n. Per esempio
2 xy ′′′ − ( y′)2 + x = 0
è una ED di ordine 3. In questo caso si ha F ( x, y , y′, y′′, y′′′) = 2 xy′′′ − ( y′) 2 + x .
L'ED scritta nella forma (1.1) si dice in forma implicita. Qualora si riuscisse ad esplicitare
l'ED rispetto alla funzione y ( n ) , cioè a scriverla nella forma

y ( n ) = G ( x, y , y′, y′′,..., y ( n −1) ) ,

essa si dirà espressa in forma normale.


Risolvere (o, come è meglio dire, integrare) una ED significa determinate tutte le funzioni
y = y ( x ) che sostituite all'incognita verificano l'identità. Ovviamente, poiché si tratta di funzioni,
bisognerà anche stabilire il loro dominio. L'insieme di tutte le funzioni soluzione dell'ED prende il
nome di integrale generale dell'ED.
Esistono varie tipologie di ED. A seconda della tipologia di una particolare ED è spesso (non
sempre) possibile innescare una tecnica apposita per determinare il suo integrale generale.
Esempio 1. Integrare l'ED y′ = x 2 .
Si tratta di una ED del 1 ordine in forma normale. In questo caso, poiché la funzione f ( x ) = x 2 , a 2
membro, dipendente solo dalla variabile x, l'ED rientra nel caso delle cosiddette ED risolubili
mediante integrazioni dirette. Per questo tipo di ED il problema della ricerca dell'integrale generale
è equivalente al problema (affrontato in analisi 1) della ricerca di tutte le primitive della funzione
f ( x ) = x 2 nel suo dominio che, in questo caso, è l'intervallo J = R . Infatti il problema ci chiede di
determinare tutte le funzioni y = y ( x ) che derivate coincidono con la funzione f ( x ) = x 2 su tutto
J. Basterà allora determinare l'integrale indefinito della funzione f ( x ) = x 2 (che è l'insieme di tutte
le primitive di f )
Si ha
x3
y = ∫ x dx ⇒ y = + c , ∀c ∈ R e ∀x ∈ J .
2

3
Dal punto di vista geometrico l'integrale generale è costituito da infinite curve nel piano (grafici di
funzioni definite in J = R ) tra loro "parallele".
Esempio 2. Risolvere il seguente problema di Cauchy
 1
 y′ =
 x ln x .
 y ( e) = 5

Un problema di Cauchy è un problema in cui si richiede di integrare una ED e di determinare,


tra le funzioni soluzione, quella (o quelle) che soddisfano le cosiddette condizioni iniziali.
Quest'ultime sono tante quanto è l'ordine n dell'EQ e si stabiliscono fissando n+1 valori costanti x0
(riferito alla variabile indipendente x) e y0 , y0′ ,… , y0( n −1) (riferite rispettivamente alla variabile
dipendente incognita y e alle sue derivate successive fino all'ordine n-1) e imponendo le condizioni
che devono essere verificate dall'integrale generale dell'ED e dalle rispettive derivate successive.
Un generico problema di Cauchy si scrive nel modo seguente
 y ( n ) = f ( x, y , y ′,… , y ( n −1) )

 y ( x0 ) = y0
 y ′( x0 ) = y0′ .
⋯
 ( n −1)
 y ( x0 ) = y0( n −1)
Per risolvere il problema di Cauchy dell'esercizio si può utilizzare uno dei seguenti due
procedimenti:
1 procedimento
Si determina prima l'integrale generale dell'ED.

1 ln ln x + c1 se x ∈ ( 0,1)
y=∫ dx ⇒ y= , ∀c1 , c2 ∈ R ,
x ln x ln ln x + c2 se x ∈ (1, +∞ )
cioè
ln ( − ln x ) + c1 se x ∈ ( 0,1)
y= , ∀c1 , c2 ∈ R .
 ln ( ln x ) + c2 se x ∈ (1, +∞ )
Poiché nella condizione iniziale si ha x0 = e ∈ (1, +∞ ) , bisogna considerare solo la famiglia di
funzioni definite nell'intervallo J = (1, +∞ ) . Imponendo ora la condizione iniziale si ha

y0 = ln ( ln x0 ) + c2 ⇒ 5 = ln ( ln e ) + c2 ⇒ c2 = 5 .

Quindi il problema di Cauchy ammette un unico integrale y = ln ( ln x ) + 5 definito nell'intervallo J.


Dal punto di vista geometrico la soluzione del problema di Cauchy è la curva (tra le infinite
dell'integrale generale) passante per il punto del piano di coordinate ( x0 , y0 ) = ( e,5) .
2 procedimento
dy ( x ) 1
Usando la notazione di Leibniz l'ED si può anche scrivere = .
dx x ln x
Siccome il problema equivale a determinare, tra l'integrale generale, quella (o quelle) particolare
1
funzione primitiva di f ( x ) = che vale y0 (cioè 5) nel punto x0 (cioè e), si integra membro a
x ln x
membro l'eq. nel seguente modo
x x
dy (t ) 1
∫x dt dt = x∫ t ln t dt , (1.2)
0 0

ottenendo

y − y0 = ln ( ln x ) − ln ( ln e ) ⇒ y = ln ( ln x ) + 5 , ∀x ∈ J = (1, +∞ ) .
Osservazione: sostituendo la variabile di integrazione t con una nuova variabile s mediante la
relazione s = y (t ) , l’integrale a primo membro della (1.2) si può scrivere in modo equivalente
x y
dy (t )
∫x dt dt = y∫ ds ,
0 0

dy
infatti, se t = x0 ⇒ s = y ( x0 ) = y0 , t = x ⇒ s = y ( x) = y e ds =
(t ) dt .
dt
Dal punto di vista pratico conviene sfruttare questa osservazione.
Esempio 3. Risolvere il seguente problema di Cauchy
 1
 y′ = x ln x
 .
 y  1  = ln 6
  e 2 
1 procedimento
Si determina prima l'integrale generale dell'ED.

1 ln ( − ln x ) + c1 se x ∈ ( 0,1)
y=∫ dx ⇒ y= , ∀c1 , c2 ∈ R .
x ln x ln ( ln x ) + c2 se x ∈ (1, +∞ )

1
Poiché nella condizione iniziale si ha x0 = ∈ ( 0,1) , bisogna considerare solo la famiglia di
e2
funzioni definite nell'intervallo J = ( 0,1) . Imponendo ora la condizione iniziale si ha

 1
y0 = ln ( − ln x0 ) + c1 ⇒ ln 6 = ln  − ln 2  + c1 ⇒ c1 = ln 6 − ln 2 = ln 3 .
 e 
Quindi il problema di Cauchy ammette un unico integrale y = ln ( − ln x ) + ln 3 definito
nell'intervallo J = ( 0,1) . Dal punto di vista geometrico la soluzione del problema di Cauchy è la
curva (tra le infinite dell'integrale generale) passante per il punto del piano di coordinate

( x0 , y0 ) =  2 ,ln 6  .
1
e 
2 procedimento
Integriamo membro a membro l'eq.
y x
1
∫ln 6 ∫1 t ln t dt
ds =
e2
ottenendo

y − ln 6 = ln ( − ln x ) − ln 2 ⇒ y = ln ( − ln x ) + ln 3 , ∀x ∈ J = ( 0,1) .
Esempio 4. Risolvere il seguente problema di Cauchy
 y ′′ = sin x

 y (π ) = 1 .
 ′
 y (π ) = 0
1 procedimento
Si determina prima l'integrale generale dell'ED. Occorre integrare due volte (in generale se l'ED è di
ordine n occorre integrare n volte). Una prima integrazione da come risultato
y ′ = ∫ sin x dx ⇒ y ′ = − cos x + c1 , ∀c1 ∈ R e ∀x ∈ J = R .

Integrando ulteriormente si ottiene


y = ∫ ( − cos x + c1 ) dx ⇒ y = − sin x + c1 x + c2 , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ J = R .

Le costanti arbitrarie dell'integrale generale devono essere tante quanto l'ordine dell'ED.
Determiniamo le soluzioni che verificano le condizioni iniziali. Occorre risolvere il sistema
 y0 = − sin x0 + c1 x0 + c2 1 = − sin π + c1π + c2 1 = c1π + c2  c2 = 1 + π
 ⇒  ⇒  ⇒  .
 y0′ = − cos x0 + c1  0 = − cos π + c1 0 = 1 + c1  c1 = −1
L'unica soluzione del problema di Cauchy è y = − sin x − x + 1 + π , ∀x ∈ J = R .
2 procedimento
Integro membro a membro una prima volta nel seguente modo
y′ x

∫ ds = π∫ sin t dt
0
⇒ y ′ = − cos x − 1 , ∀x ∈ J = R .

Integro ulteriormente nel seguente modo


y x

∫ ds = ∫ ( − cos t − 1) dt ⇒
1 π
y = − sin x − x + 1 + π , ∀x ∈ J = R .

Esempio 5. Risolvere il seguente problema di Cauchy


 y ′′ = xe − x
2


 y ( 0) = 1 .
 ′
 y ( 0) = 2
utilizziamo il 2 procedimento
Integro membro a membro una prima volta nel seguente modo
y′ x
1 2 5
∫ ds = ∫ te dt ⇒
2
−t
y ′ = − e − x + , ∀x ∈ J = R .
2 0
2 2
Integro ulteriormente nel seguente modo
y x

∫ ds = −
1
1
20∫ (2
e − t − 5 dt ⇒ ) y=−
1
2
5
A ( x ) + x + 1 , ∀x ∈ J = R ,
2
x
dove A ( x ) è la funzione integrale A ( x ) = ∫ e − t dt che ovviamente vale 0 in x0 = 0 . Non potendo
2

calcolare l'espressione esplicita di A ( x ) , la soluzione si esprime in termini di una funzione


integrale.
Esempio 6. Risolvere il seguente problema di Cauchy
 y′′ = e− x
2


 y (0) = 1 .
 ′
 y ( 0 ) = 2
Integro membro a membro una prima volta nel seguente modo
y′ x

∫ ds = ∫ e dt ⇒ y ′ = A ( x ) + 2 , ∀x ∈ J = R .
2
−t

2 0
x
dove A ( x ) è la funzione integrale A ( x ) = ∫ e − t dt che ovviamente vale 0 in x0 = 0 .
2

0
Integro ulteriormente nel seguente modo
y x x

∫ ds = ∫ ( A(t ) + 2 ) dt ⇒
1 0
y = ∫ A(t ) dt + 2 x + 1 , ∀x ∈ J = R .
0
x
Calcoliamo la funzione integrale ∫ A(t ) dt esprimendola in termini di A ( x ) . Integrando per parti si ha
0
x x x
1 −t 2 1 2 1
∫0 ∫0 ∫0
−t 2
A(t ) dt = tA( t )x
0− tA′( t ) dt = xA( x ) − te dt = xA( x ) + e x
0 = xA( x) + e − x − .
2 2 2
1 2 1
Quindi la soluzione del problema di Cauchy è y = xA( x) + e− x + 2 x + , ∀x ∈ J = R .
2 2

ED lineari di ordine qualsiasi


La più generica equazione differenziale lineare di ordine n si scrive come
a0 ( x) y ( n ) + a1 ( x) y ( n−1) + ⋯ + an−1 ( x) y '+ a n ( x) y = f ( x) . (2.1)

dove le funzioni a0 ( x), a1 ( x),⋯an ( x) sono dette coefficienti dell’ED e f (x) termine noto.
Se a0 ( x) mantiene lo stesso segno (positivo o negativo nel suo dominio), allora si possono dividere
entrambe i membri della (2.1) per questa funzione ed esprimere l’ED in forma normale
y ( n ) + a1 ( x) y ( n−1) + ⋯ + a n−1 ( x) y '+ a n ( x) y = f ( x)
ovviamente i coefficienti e il termine noto dell’ED scritta in questa nuova forma cambiano.
Se f ( x) ≡ 0 l’ED si dice omogenea, altrimenti si dice non omogenea.

ED lineari del primo ordine


Una ED lineare del 1 ordine non omogenea in forma normale si scrive come
y '+ a ( x ) y = b( x) , (2.2)
con a( x), b( x) ∈ C 0 ( J ) e J un intervallo.
Vediamo la tecnica per determinare l'integrale generale. Detta p(x ) una particolare primitiva
di a( x ) in J, moltiplicando entrambe i membri della (2.2) per la funzione e p ( x ) , si ha

y' e p ( x ) + a( x) ye p ( x ) = b( x)e p ( x )
che equivale a scrivere
d
dx
( ye p ( x ) ) = b( x)e p ( x ) .

L'ultima equazione è equivalente all'ED iniziale; quindi la ricerca dell'integrale generale della
(2.2) equivale a trovare tutte le funzioni y tali che ye p ( x ) risultano essere primitive di b( x )e p ( x ) . Per
fare questo basta integrare membro a membro

∫ dx ( ye ) dx = ∫ b( x )e
d p( x) p( x )
dx ⇒ ye p ( x ) = ∫ b ( x ) e p ( x ) dx + c

da cui si ottiene l'espressione dell'integrale generale


y = e− p( x ) ( ∫ b( x ) e p( x)
)
dx + c ∀c ∈ R e ∀x ∈ J . (2.3)

In particolare, se l'ED lineare è omogenea, cioè b( x ) = 0 , allora il suo integrale generale è, dalla
(2.3), y = ce− p ( x ) .
Esempio 1 Integrare l’ED y ' = y
E' una ED lineare del primo ordine omogenea, che scritta in forma canonica diventa y '− y = 0 .
Quindi si ha a ( x ) = −1 e b( x ) = 0 . Una primitiva particolare (quella con c = 0 ) di a( x ) è
p( x ) = − x , quindi l’integrale generale dell’ED è y = ce x , ∀c ∈ R e ∀x ∈ J = R .

 y
 y′ =
Esempio 2 Risolvere il problema di Cauchy  ln x .
 y ( 2) = 7

L’ED del problema è lineare del primo ordine omogenea. Riscritta in forma canonica diventa
1 1
y′ − y = 0 . Il coefficiente a ( x ) = − è continuo nel suo dominio D = (0,1) ∪ (1,+∞ ) . Poiché
ln x ln x
il punto x0 = 2 ∈ J = (1,+∞ ) la soluzione del problema sarà definita in J.
x
1
Una particolare primitiva di a ( x ) in J è p ( x ) = − ∫ dt (impossibile da calcolare). Quindi
2
ln t
l’integrale generale dell’ED è y = ce− p ( x ) . Dalla condizione iniziale si ha

y0 = ce − p ( x0 ) ⇒ 7 = ce − p (2) ⇒ 7 = c , poiché p (2 ) = 0 .

Quindi l’unica soluzione del problema è y = 7e − p ( x ) definita in J = (1,+∞ ) .

Esempio 3 Integrare l'ED y ′ − 2 xy = x 3 .


Si tratta di una ED lineare del 1 ordine non omogenea con a ( x ) = −2 x e b ( x ) = x 3 . Siccome
entrambe le funzioni sono continue in J = R , l'integrale generale ha come dominio J . Una
particolare primitiva di a ( x ) = −2 x è
p ( x ) = ∫ −2 x dx = − x 2
Allora dalla formula (2.3) si ottiene
y = ex
2

(∫ x e
3 − x2
)
dx + c .

∫x e
3 − x2
Calcoliamo l'integrale dx .
1 2 d − x2 1 1 1 d
∫x e dx = ∫ x 2 xe − x dx = − ∫ x e dx = − x 2 e − x + ∫ xe − x dx = − x 2 e − x − ∫ e − x dx =
3 − x2 2 2 2 2 2

2 x 2 2 2 dx
= − x 2 e − x − e − x = − e − x ( x 2 + 1) + c1 .
1 2 1 2 1 2
2 2 2
2  
Quindi si ha y = e x  − e − x ( x 2 + 1) + c1 + c  . Siccome c1 e c sono costanti reali arbitrarie, posso
1 2
 2 
considerare la loro somma come costante arbitraria che si continuerà ad indicare con la lettera c .
In definitiva l'integrale generale è dato da y = − ( x 2 + 1) + ce x , ∀c ∈ R e ∀x ∈ J = R .
1 2

2
x2
Facciamo la verifica: y ′ = − x + 2cxe . Sostituendo l'espressione nel 1 membro dell'ED si ottiene
 1 2 
y′ − 2 xy = − x + 2cxe x − 2 x  − ( x 2 + 1) + ce x  = − x + 2cxe x + x 3 + x − 2cxe x = x 3
2 2 2

 2 
espressione che coincide con il 2 membro dell'ED.
 y ′ + xy = 1
Esempio 4 Risolvere il problema di Cauchy  .
 y ( 1) = − 2
Integro prima l'ED lineare che è del 1 ordine non omogenea con a ( x ) = x e b ( x ) = 1 . Siccome
entrambe le funzioni sono continue in J = R , l'integrale generale ha come dominio J . Una
particolare primitiva di a ( x ) = x è
x2
p ( x ) = ∫ x dx =
2
x2
p( x )
Moltiplicando entrambe i membri dell'ED per la funzione e = e si ottiene 2

d  x2 
2 2 2 2
x x x x2
y′e + xye = e
2 2 2
⇒  ye  = e 2 .
dx  
Integriamo membro a membro tenendo conto della condizione iniziale
d  t2 
x x t2 x2 1 x2

( )

∫1 dt  y ( t ) e  dt = ∫1 e dt ⇒ y ( x ) e − y (1) e = A ( x ) ⇒ y ( x ) = e 2 A ( x ) − 2 e ,
2 2 2 2

 
x t2
dove A ( x ) è la funzione integrale A ( x ) = ∫ e dt che ovviamente vale 0 in x0 = 1 .
2

ED a variabili separabili
Un altro tipo di ED che si integra tramite integrazioni indefinite è costituito dalle equazioni a
variabili separabili. Si tratta delle ED del primo ordine del tipo
y ′ = P( x)Q( y ) . (5.1)
Dal punto di vista pratico, la funzione a secondo membro, la posso considerare come il
prodotto di una funzione P dipendente solo da x ed un'altra funzione Q dipendente solo da y (in
realtà anche la Q dipende da x, infatti essa è una funzione composta del tipo Q( y ( x )) ; è come se,
per la Q, si fosse fatto un cambiamento di variabile dalla x alla y con la legge y = y(x)). Supponiamo
naturalmente che P sia continua al variare di x in un certo intervallo I e che Q sia continua al variare
di y in un certo intervallo J.
Posto Q( y ) ≠ 0 la (5.1) si può scrivere in forma equivalente
y ′( x)
= P( x) . (5.1)’
Q ( y ( x))
Integrando membro a membro si ha
y ′( x)
∫ Q( y( x)) dx = ∫ P( x)dx ,
e, operando la sostituzione y = y (x) nell’integrale a 1 membro, si ottiene
1
∫ Q( y ) dy = ∫ P( x)dx . (5.1)’’

Dal punto di vista pratico, si perviene sempre alla (5.1)’’, con il seguente procedimento: si
dy
riscrive (5.1) con la notazione di Leibniz (cioè si scrive y ′ = ) e si interpreta "formalmente"
dx
dy/dx come se fosse un vero "quoziente". Quindi si moltiplicano entrambe i membri per dx e si
dividono per Q(y), ottenendo così l'uguaglianza
dy
= P ( x)dx ,
Q( y )
i cui due membri vanno integrati il primo rispetto a y e il secondo rispetto a x, arrivando così ad
ottenere l’uguaglianza (5.1)’’.
Naturalmente, nel risolvere gli integrali indefiniti della (5.1)’’, aggiungiamo la costante
arbitraria solo a uno dei due membri. In generale l'uguaglianza che si ottiene definisce solo
implicitamente l'integrale generale dell’ED, in quanto non sempre è possibile esplicitare
l'uguaglianza trovata rispetto ad y.
Occorre osservare che nel primo passaggio si è diviso tutto per Q(y), perciò il procedimento è
lecito solo laddove la funzione Q(y) non si annulla. Supponiamo ora che Q(y) si annulli in un certo
insieme di punti nell'intervallo J: se y0 è uno di questi, è chiaro che la funzione costante y = y0 è una
particolare soluzione della (5.1), dato che la sua derivata è identicamente nulla. Perciò in generale
occorrerà precisare che l'integrale generale va "completato" con un certo insieme (eventualmente
infinito) di funzioni costanti, ciascuna corrispondente ad uno zero di Q(y). Chiariamo tutto ciò con
alcuni esempi.

ESEMPIO 1. Risolvere l'equazione differenziale y ′ = 2 x y 2 + 9 .


SOLUZIONE. Procedendo come descritto sopra, abbiamo subito separando le variabili,
dy
= 2 xdx ,
y2 + 9
da cui, integrando:
y
settsenh = x 2 + c .
3
Quest’ultima uguaglianza rappresenta l’integrale generale in forma implicita. Poiché settsenh
è invertibile in tutto il suo dominio, troviamo facilmente l'integrale generale y = 3 senh ( x 2 + c) ,
funzione derivabile in tutto R comunque si fissi la costante c.
In questo caso la funzione Q(y) non ha zeri reali, per cui non si hanno soluzioni costanti in
aggiunta alle funzioni dell'integrale generale.
Ricordiamo che un modo di esprimere il settsinh è settsenh t = ln t + t 2 + 1 . ( )
ESEMPIO 2. Integrare l’ED y ′ = 2 x ( y + 1)( y − 2)
SOLUZIONE. Le funzioni costanti y = 2 e y = −1 definite su tutto R sono due soluzioni
particolari dell’ED. Ora, posto y ≠ 2 e y ≠ −1 , possiamo separare le variabili ed integrare membro
a membro, trovando
dy dy
( y + 1)( y − 2)
= 2 xdx ⇒ ∫ ( y + 1)( y − 2) = ∫ 2 xdx .
1 − 1/ 3 1/ 3
Fattorizzando la funzione integranda a 1 membro si ha = + , quindi
( y + 1)( y − 2) y +1 y − 2

1  1 1  1 y−2 y−2
− ∫  − dy = ∫ 2 xdx ⇒
3  y + 1 y − 2  3
log
y +1
= x2 + c ⇒ log
y +1
= 3x 2 + c .

Nell’ultimo passaggio, osserviamo che non c'è bisogno di scrivere 3c, dato che un multiplo di una
costante reale arbitraria è ancora un generico numero reale.
y−2 2 y−2 2
Passando all'esponenziale, scriviamo = e 3 x +c , o anche = e c ⋅ e 3 x . Possiamo porre
y +1 y +1
e c = c1 (costante positiva), ma cambiando ancora nome alla costante possiamo anche scrivere
y−2 2
= ce3 x con c > 0. In altre parole, ad ogni passaggio possiamo, all'occorrenza, cambiare la
y +1
costante e continuare a chiamarla c, eventualmente precisando l'intervallo in cui essa può essere
fissata. Ora, siccome l'equazione |x| = b (con b positivo fissato) ha le due soluzioni x = b e x = −b,
y−2 2 y−2 2
possiamo scrivere = ± ce 3 x con c > 0, che è come dire = ce 3 x con c costante non nulla.
y +1 y +1
Questa espressione fornisce l’integrale generale in forma implicita. In questo caso siamo in grado di
esplicitare l’integrale generale. Infatti

( ) = 2 + ce
2
2 + ce3 x
y − 2 = yce 3 x2
+ ce 3 x2
⇒ y 1 − ce 3 x2 3 x2
⇒ y= 2 , ∀c ∈ R − {0}.
1 − ce 3 x
Occorre fare a questo punto alcune osservazioni. In primo luogo, abbiamo già osservato che le
funzioni costanti y = 2 e y = −1 sono soluzioni particolari dell’ED ottenute non attraverso il
2
2 + ce3 x
procedimento e che quindi si devono aggiungere all’integrale generale y = 2 (con
1 − ce3 x
c ∈ R − {0}). Si nota che la soluzione y = 2 si può ottenere dall'integrale generale facendo tendere la
costante c (come se fosse una variabile) a 0, così come la soluzione y = −1 si può ottenere
dall'integrale generale facendo tendere la costante c a ± ∞ . Cioè
2 2
2 + ce 3 x 2 + ce3 x
lim 2 =2 e lim 2 = −1 .
c →0
1 − ce 3 x c→∞
1 − ce3 x
In questo senso, le soluzioni particolari y = 2 e y = −1 si dicono non singolari (si dice
singolare quella soluzione particolare che non si può ottenere dall’integrale generale facendo
tendere la costante c in modo opportuno).
Se accanto all’ED ci fosse stata una condizione iniziale, per esempio y(2) = 1, la soluzione del
corrispondente problema di Cauchy va ricercata tra l’integrale generale, poiché le soluzioni
particolari costanti y = 2 e y = −1 non soddisfano la condizione iniziale. Conviene, in tal caso,
y−2 2
utilizzare la forma implicita = ce 3 x dell’integrale generale (che è più semplice, in quanto in
y +1
essa c appare una sola volta). Imponiamo a questa forma la condizione iniziale, abbiamo
1− 2 1
= ce12 , da cui c = − 12 . Sostituendo c nell'integrale generale (forma esplicita), troviamo
1+1 2e
2
e3x
2 − 12 2

2 e 4 − e 3 x −12
infine la soluzione y = 2
= 2 del problema.
e3x 2 + e 3 x −12
1 + 12
2e
Un'altra importante osservazione riguarda il campo di esistenza della soluzione. In questo caso
2
abbiamo trovato una funzione definita su tutto R (dato che il denominatore 2 + e 3 x −12 non si annulla
mai in R), ma è chiaro che per c positivo si trova una funzione che non è definita in tutto R. Si
consideri infatti lo stesso problema di Cauchy, ma con la condizione iniziale y(0) = 5. Si ha allora
2
5−2 1 4 + e3x ln 2
= ce , da cui c = ; si ha così la funzione y =
0
2 , che è definita per
x ≠ ± .
5 +1 2 2 − e3x 3
 ln 2 ln 2 
Essendo il punto iniziale x0 = 0 ∈  − ,  , l’unica soluzione del problema di Cauchy è

 3 3 
4+e 3 x2
 log 2 log 2 
y= definita nell’intervallo − , .
2 − e3 x
2
 3 3 
 
Consideriamo ancora l’ED, senza problema di Cauchy, il cui integrale generale è
2
2 + ce3 x
y= 2 , con c ≠ 0 , a cui bisogna aggiungere le soluzioni particolari costanti y = 2 e y = −1.
1 − ce3 x
2
1 6 + e3x
Prendiamo la funzione corrispondente al valore c = , cioè y = 2 ; osserviamo che questa
3 3 − e3x
 log 3   log 3 log 3   log 3 
funzione è definita nell’insieme  − ∞, − ∪− , ∪ , ∞  .
 3   3 3   3 

 y ′ = 5 y 2
ESEMPIO 3. Risolvere il problema di Cauchy 
 y (1) = 0.
3
dy 5 5
SOLUZIONE. La separazione delle variabili dà = dx , da cui y = x + c , cioè
5
y2 3
5
 3x + c  3
y=  . Ma, essendo Q(y) = 0 per y = 0, si ha anche la soluzione y = 0. Ora, ponendo
 5 
5
 3x − 3  3
nell'integrale generale la condizione y(1) = 0, troviamo c = −3, da cui la soluzione y =   .
 5 
Ma anche la funzione y = 0 soddisfa la condizione iniziale, perciò in questo caso il problema di
Cauchy ammette due soluzioni distinte.
Equazione di Bernoulli
Si tratta di un caso particolare di ED del primo ordine non lineare, facilmente risolubile in
quanto si riconduce, con una opportuna sostituzione, ad una ED lineare.
L'equazione di Bernoulli ha la forma
y ′ + a ( x ) y = b( x ) y α , (7.1)
che è simile alla ad una ED lineare, a parte il fattore yα. Anche in questo caso a(x) e b(x) sono due
funzioni continue in uno stesso intervallo J. Supponiamo che α sia un qualsiasi numero reale, ma
per evitare di ricadere in casi già noti escludiamo i due valori particolari α = 0 ed α = 1.
Per risolvere la (7.1) si dividono entrambi i membri per y α , osservando preliminarmente che
se α > 0 la funzione costante y = 0 è una particolare soluzione della (7.1).
La (7.1) diventa
y ′y −α + a ( x ) y1−α = b( x ) . (7.1)'

Si considera la sostituzione di variabile v = y1−α (si tenga sempre conto che v e y sono
1
funzioni di x, cioè v ( x ) = y1−α ( x ) ) da cui si ricava y = v 1−α . Si ha, per la regola di derivazione di
una funzione composta, v′ = (1 − α ) y −α y′ . Sostituendo nella (7.1)' si ottiene
1
v′ + a ( x )v = b( x ) ⇒ v′ + (1 − α ) a ( x )v = (1 − α ) b( x )
1−α
che è una ED lineare del 1 ordine non omogenea il cui integrale generale è dato dalla formula

(
v = e − p ( x ) (1 − α ) ∫ b( x )e p ( x )dx + c ∀c ∈ R )
dove p ( x ) = (1 − α ) ∫ a ( x )dx . L'integrale generale dell'ED (7.1) è allora
1

y= e { − p( x)
( (1 − α ) ∫ b( x)e p( x)
dx + c )} 1−α
∀c ∈ R .

Fissato c in R si potrà stabilire anche il dominio di y.


 ′ 3 3arctan x 3
 y + 2 x y = 2x
y
ESEMPIO 7.1. Risolvere il problema di Cauchy  .
 y (1) = π π
 8
1
SOLUZIONE. Si tratta di un'equazione di Bernoulli, con α = , in cui si assume x > 0 per
3
via della condizione iniziale. La funzione costante y = 0 non è soluzione del problema. Dividendo
1 1

entrambe i membri per y 3 (che equivale a moltiplicare gli stessi per y 3 ), l'ED diventa
1
− 3 23 3arctan x
y 3 y′ + y = .
2x 2x
2 3
Si pone v = y 3 , da cui si ricava y = v 2 . Derivando i membri della prima relazione rispetto a x, si
2 − 13
ottiene v′ = y y ′ . Sostituendo nell'ultima ED si ha
3
3 3 3arctan x 1 arctan x
v′ + v= ⇒ v′ + v= .
2 2x 2x x x
Quest'ultima è una ED lineare del 1 ordine non omogenea, quindi, posto
1 1
p ( x ) = ∫ dx = ln x , e p ( x ) = x e e − p ( x ) = il suo integrale generale è dato dalla formula
x x

v=
1
x
{∫ arctan x dx + c} , ∀c ∈ R .
∫ arctan x dx = x arctan x − 2 ln (1 + x ) ,
1 2
Si ha da cui si ricava

1 1  ln (1 + x 2
) + c , ∀c ∈ R
v=  x arctan x − ln (1 + x ) + c  = arctan x −
2

x 2  2x x
e quindi l'integrale generale
3
 ln (1 + x 2 ) c 
2

y = arctan x − +  , ∀c ∈ R .
 2 x x 

Se dovessimo risolvere solo l'ED (e non il problema di Cauchy) allora all'integrale generale bisogna
aggiungere la soluzione particolare y = 0 che, non potendosi ottenere dall'integrale generale per
nessun valore di c (neanche al limite) rappresenta una soluzione singolare dell'ED.
Imponendo la condizione iniziale si ha
2
3  23 3
π π  π ln 2  π ln 2 π
+c = 3  ⇒ c = ln 2 ,
2
= − + c ⇒ −
8 4 2  4 2  2  2
 
3
 ln (1 + x 2 ) ln 2  2
e quindi la soluzione del problema è y = arctan x − +  definita in ( 0, +∞ ) .
 2 x x 
x
ESEMPIO 7.2. Risolvere l'equazione differenziale y ′ + 3 y = .
y2
SOLUZIONE. Si tratta di un'equazione di Bernoulli, in cui l'intervallo J coincide con R e
l'esponente α vale −2. Posto u = y1− (−2) = y3, si ha y = 3 u , da cui (ricordando che la derivata si
u′
calcola rispetto alla variabile x), y ′ = . Perciò l'equazione data diventa:
33 u 2
u′ x
+ 33 u = ,
33 u 2 3
u2
1
cioè
3 2
(u ′ + 9u − 3x ) = 0 . In questo caso il fattore da eliminare per ricondurre l'equazione a
3 u
1
lineare è , che non può annullarsi, ma se si avesse invece un fattore uβ con β positivo,
3 2
3 u
dovremmo considerare a parte anche la soluzione u = 0.
Infine, l'equazione u ′ + 9u = 3x si risolve come sopra: moltiplicando per e9x si ha u′e9 x +
9x − 1 9x
+ 9ue9 x = 3xe9 x , cioè
d
dx
(ue 9 x ) = 3 xe 9 x . Si ha quindi ue 9 x =
27
e + c , cioè (cambiando la

ce −9 x + 9 x − 1 3
ce −9 x + 9 x − 1
costante) u = . Infine, si ottiene l'integrale generale y = .
27 3

 y′ + y = x y
ESEMPIO 7.2. Risolvere il problema di Cauchy 
 y (3) = 0.
SOLUZIONE. Di nuovo J coincide con R; tuttavia si noti che una qualsiasi soluzione dell'ED
deve avere codominio contenuto in [0 , +∞), altrimenti il secondo membro non avrebbe senso (ciò
significa tra l'altro che non si può dare una condizione iniziale y(a) = b con b < 0).
1
1 1−
Essendo α = , poniamo u = y 2 = y , da cui y = u2 e quindi y' = 2uu'. Pertanto l'equazione
2
2
diventa 2uu' + u − xu = 0, cioè u(2u' + u − x) = 0. Qui, a differenza di quanto accadeva nel caso
precedente, si raccoglie un fattore u, per cui eliminandolo si deve tener conto della soluzione u = 0,
2

x
 − 2x 
da cui y = 0. La rimanente ED lineare dà u = ce 2
+ x − 2 , da cui y  ce + x − 2  . Perciò
=
 
2
 −x 
l'integrale generale dell'equazione proposta è y =  ce 2 + x − 2  , ma a parte va considerato
 
l'integrale singolare y = 0.
2
 − 32  3
Ponendo infine la condizione iniziale, troviamo 0 =  ce + 3 − 2  , da cui c = −e 2 , e da ciò
 
3− x 2
 
otteniamo la soluzione y =  x − 2 − e 2  . Ma osserviamo che anche y = 0 soddisfa la condizione
 
iniziale, per cui in questo caso il problema di Cauchy ammette due soluzioni distinte.

Esempio 7.3) Integrare l’ED y′ ( 2 y + 1) ( x 2 + 2 x + 2 ) − y = 0

È un ED differenziale a variabili separabili. y = 0 è una soluzione particolare. Il polinomio


x 2 + 2 x + 2 > 0 ∀x ∈ R . Separando le variabili si ha
2 y +1 dx
dy = 2 ,
y x + 2x + 2
e integrando membro a membro si ottiene
2 y +1  1
∫ y
dy = ∫ 2
dx
x + 2x + 2

1
∫  2 + y  dy = ∫ 1 + ( x 2
+ 1)
dx ⇒ 2 y + ln y = arctan x 2 + 1 + c( )
∀c ∈ R e ∀x ∈ R . L’integrale generale è dato solo in forma implicita (è impossibile esplicitare
rispetto a y). La soluzione particolare y = 0 è singolare in quanto non si ottiene da quella generale
per nessun valore (anche limite di c).
Esempio 7.4) Integrare l’ED y′ − 2 xy = xy 2

È un ED differenziale di Bernoulli con α = 2 . y = 0 è una soluzione particolare. Divido i membri


per y 2
y −2 y′ − 2 xy −1 = x ,
e pongo v = y −1 , da cui, invertendo, y = v −1 . Derivando entrambi i membri della v = y −1 rispetto a x
si ha v′ = − y −2 y′ . Quindi sostituendo all’ultima ED si ottiene
−v′ − 2 xv = x
cioè
v′ + 2 xv = − x ,
che una ED lineare del 1 ordine non omogenea. Quindi, posto

p ( x ) = ∫ 2 xdx = x 2 , e− p( x ) = e− x , e p( x ) = e x si ha
2 2

 e x 
2
−1 + ce − x
2

v=e − x2
{∫ − xe x2
dx + c } ⇒ v=e − x2
− + c ⇒ v =
2
∀c ∈ R .
 2 
2
L’integrale generale è, allora, y = 2 ∀c ∈ R . La soluzione particolare y = 0 si ottiene da
−1 + ce− x
quella generale per c → ∞ e quindi non è singolare.
Il dominio dell’integrale generale dipende dalla scelta della costante c. Per esempio se c < 1 i
corrispondenti integrali sono definiti su tutto R, se invece se c > 1 i corrispondenti integrali non
sono definiti su tutto R. Se invece se c = 1 il corrispondente integrale è definito su tutto R tranne
che in 0.

ED lineari di ordine qualsiasi


La più generica equazione differenziale lineare di ordine n in forma normale si scrive come
y ( n ) + a1 ( x) y ( n−1) + ⋯ + an−1 ( x) y '+ an ( x) y = f ( x) , (8.1)
dove le funzioni a1(x), a2(x), …, an(x), f(x) sono continue in uno stesso intervallo J ⊆ R. Si osservi
che tali funzioni possono essere di tipo qualsiasi, ad esempio possono essere funzioni trascendenti.
L'aggettivo "lineare" si riferisce al fatto che il primo membro della (8.1) è lineare rispetto alle y, y',
y'',..., y(n), cioè che esso è una combinazione lineare delle y(k) (k = 0, 1, ..., n) con coefficienti in
generale dipendenti da x. Se il termine noto f(x) è la funzione identicamente nulla in J, l'equazione
si dice omogenea; invece nel caso generale, rappresentato dalla (8.1), l'equazione si dice non
omogenea.
La linearità della forma assunta dall’espressione a primo membro della (8.1) può essere scritta in
forma compatta (sintetica) nel seguente modo
L( y ) = y ( n ) + a1 ( x) y ( n−1) + ⋯ + a n−1 ( x) y '+ a n ( x) y
dove con L si intende una applicazione (detta operatore differenziale lineare di ordine n) che associa
ad ogni funzione y, derivabile n volte con continuità in un opportuno intervallo J (cioè di classe
C n ( J ) ), la funzione combinazione lineare L( y ) = y ( n ) + a1 ( x) y ( n−1) + ⋯ + a n−1 ( x) y '+ a n ( x) y dove i
coefficienti a1(x), a2(x), …, an(x), sono prefissate funzioni continue in J . Chiaramente la funzione
L( y ) risulta continua in J (cioè di classe C 0 ( J ) ). Formalmente abbiamo
L : Cn ( J ) → C0 ( J )
y ֏ L( y ) = y ( n ) + a1 ( x ) y ( n −1) + ⋯ + an −1 ( x ) y '+ an ( x ) y.
Per esempio, se n = 2, a1 ( x ) = 2 x e a 2 ( x ) = 3 , allora

L : C2 ( J ) → C0 ( J )
y ֏ L( y ) = y′′ + 2 xy ′ + 3 y.
Affrontiamo, dapprima, il problema della determinazione dell'integrale generale dell'ED
lineare omogenea di ordine n in forma normale, che possiamo scrivere sinteticamente come
L ( y ) = 0 . A tale scopo si dimostra il seguente teorema detto teorema dimensionale
TEOREMA 1 (Teorema dimensionale). Data un'ED lineare omogenea di ordine n in forma
normale L ( y ) = 0 , cioè
y ( n ) + a1 ( x) y ( n−1) + ⋯ + an−1 ( x) y '+ an ( x) y = 0 , (8.2)
dove i coefficienti a1(x), a2(x), …, an(x) sono continui in un intervallo J ⊆ R, il suo integrale
generale (cioè l'insieme ker ( L ) delle funzioni di classe C n ( J ) che sono soluzione della (8.2)) è
uno spazio vettoriale di dimensione n.
Ovviamente si ha ker ( L ) ⊂ C n ( J ) .

Il teorema stabilisce che per determinare l'integrale generale della (8.2) (cioè l'insieme ker ( L ) )
basta individuare, nell'insieme ker ( L ) , n funzioni (soluzioni particolari della (8.2)) u1 ,…, un
linearmente indipendenti, tali cioè da costituire una base dello spazio ker ( L ) . Tale base viene detta
sistema fondamentale dell'ED lineare (8.2) e ci consentirà di scrivere l'integrale generale della (8.2)
come combinazione lineare delle sue funzioni, cioè
y = c1u1 ( x) + c2 u 2 ( x) + … + cn u n ( x) , ∀c1 ,… , cn ∈ R e ∀x ∈ J .
Purtroppo questo teorema caratterizza l'integrale generale solo dal punto di vista strutturale,
ma non fornisce alcuna informazione utile per individuare una base dello spazio in questione. In
generale, quando l'ordine dell'ED è maggiore di 1, il problema della determinazione del sistema
fondamentale della (8.2) è impossibile da risolvere. Vedremo in seguito che il problema è risolubile
in alcuni casi particolari, ad esempio quando i coefficienti sono costanti.
Consideriamo ora l'ED lineare non omogenea di ordine n in forma normale (8.1), che
possiamo scrivere sinteticamente come L ( y ) = f ( x ) . Per determinare il suo integrale generale
utilizziamo il seguente teorema che mette in relazione l'integrale generale di una generica ED
lineare nella forma (8.1) con quello della corrispondente equazione omogenea (8.2).
TEOREMA 2 (integrale generale di un'ED lineare non omogenea in forma normale).
Data l'ED (8.1), si consideri dapprima la corrispondente ED omogenea (8.2), e si supponga di
conoscere una base u1 ,…, un dello spazio delle soluzioni. Sia inoltre y (x) una soluzione
particolare dell'equazione completa (8.1). Allora l'integrale generale di tale equazione è dato dalla
formula
y = c1u1 ( x) + c2 u 2 ( x) + … + cn u n ( x) + y ( x) .
In altre parole, l'integrale dell'equazione non omogenea si ottiene sommando all'integrale
generale dell'omogenea una qualsiasi soluzione particolare dell'equazione non omogenea. Si pone
quindi il problema di determinare una tale soluzione particolare y , una volta che siano note le
funzioni u1 ,…, un , problema che sarà risolto nelle lezioni successive. Ciò significa che l'effettiva
difficoltà nella risoluzione della (8.1) consiste nel risolvere l'equazione omogenea associata; se si
riesce a risolvere questo problema, è sempre possibile (eventualmente tramite l'introduzione di
opportune funzioni integrali) risolvere la (8.1).

Vediamo cosa dice la teoria delle ED lineari per quanto riguarda il problema di Cauchy.
Fissato un punto x0 in J, si consideri il sistema

 y ( n ) + a1 ( x) y ( n −1) + ⋯ + a n ( x) y = f ( x)

 y ( x0 ) = k 0
 y ′( x0 ) = k1 (8.3)
⋯

 y ( n −1) ( x0 ) = k n −1 ,

dove k0, k1, ..., kn−1 sono n numeri reali fissati. Ebbene, un importante teorema afferma che il
problema (8.3) ammette sempre una soluzione, e che tale soluzione è unica; inoltre essa è definita in
grande, cioè in tutto l'intervallo J.(1)

ED lineari omogenee di ordine n a coefficienti costanti

Come già accennato sopra, questo è uno dei pochi casi in cui è possibile (a parte difficoltà
algebriche) determinare esplicitamente n soluzioni indipendenti dell'ED lineare omogenea, e perciò
scriverne l'integrale generale.
Sia data un'ED lineare omogenea a coefficienti costanti, cioè un'equazione del tipo
y ( n ) + a1 y ( n−1) + ⋯ + an−1 y '+ an y = 0 , (9.1)
dove a1, a2, ..., an sono n costanti assegnate (perciò è ancora un'equazione del tipo (8.2), dove però i
coefficienti sono funzioni costanti su tutto R). Per determinare una base dello spazio delle sue
soluzioni, cominciamo col vedere se essa ammette qualche soluzione del tipo y = eαx. Essendo
y' = αeαx, y'' = α2eαx, ed in generale y(k) = αkeαx, sostituendo nella (9.1) si trova
(α n
)
+ a1α n −1 + ⋯ + an −1α + an eαx = 0 ,
che, essendo eαx ≠ 0, equivale all'equazione algebrica
α n + a1α n −1 + ⋯ + an −1α + an = 0 , (9.2)

che si può scrivere P(α) = 0, se si indica con P(α) il polinomio α n + a1α n −1 + ⋯ + an −1α + an ,
ottenuto sostituendo nel primo membro della (9.1) le derivate di y con le rispettive potenze di α.
Esso viene chiamato polinomio caratteristico dell'equazione (9.1), mentre la (9.2) viene detta
equazione caratteristica dell'equazione differenziale (9.1).
Dunque la funzione eαx è soluzione della (9.1) se il numero α è una delle radici dell'equazione
caratteristica (9.2); osserviamo inoltre che se α ≠ β le due funzioni eαx ed eβx sono linearmente
indipendenti, e più in generale se i numeri α1, α2, ..., αn sono tutti distinti allora le funzioni e α1 x ,
e α 2 x , ..., e α n x sono linearmente indipendenti. Questo ci consente di scrivere l'integrale generale
1
Se l'equazione non è lineare, in generale il teorema così enunciato non è valido. Tuttavia, si può dimostrare che, sotto
opportune ipotesi, esiste ancora una soluzione unica al problema di Cauchy, ma che in generale è una soluzione in
piccolo, cioè è definita in un opportuno intorno di x0 contenuto in I.
della (9.1) nel caso particolare in cui le radici dell'equazione (9.2) sono tutte reali e distinte: in tal
caso le n funzioni u1 ( x) = eα1 x , u2 ( x) = eα 2 x , ..., un ( x) = eα n x sono n soluzioni indipendenti
dell'equazione (9.1), per cui l'integrale generale della (9.1) è:
y = c1eα1 x + c2eα 2 x + ⋯ + cn eα n x , ∀c1 ,… , cn ∈ R e ∀x ∈ R .
Ovviamente, non sempre l'equazione caratteristica avrà n radici reali e distinte. In generale,
dobbiamo aspettarci che essa presenti r radici reali distinte, di cui la prima α1 appare con
molteplicità λ1, la seconda α2 appare con molteplicità λ2, ..., l'ultima αr con molteplicità λr, e che
inoltre vi siano s coppie distinte di radici complesse coniugate, diciamo β1 ± iγ1 con molteplicità µ1,
β2 ± iγ2 con molteplicità µ2, ..., infine βs ± iγs con molteplicità µs. In altre parole, l'equazione
caratteristica si può scrivere nella forma
(α − α1 )λ1 (α − α 2 )λ 2 ⋯(α − α r )λ r ⋅
(
⋅ α 2 − 2β1α + (β12 + γ12 ) ) (α
µ1 2
− 2β2α + (β2 2 + γ 2 2 ) ) ⋯(α
µ2 2
− 2β s α + (β s 2 + γ s 2 ) )
µs
= 0.
In questo caso è ancora possibile determinare n soluzioni indipendenti della (9.1), con le
regole riportate di seguito.
Vediamo dapprima il caso dell'equazione del secondo ordine, cioè
Ay" + By' + Cy = 0. (9.3)
La tecnica funziona anche senza normalizzare l’ED, perché l’eq (9.3) e la sua normalizzata
hanno le stesse radici. In questo caso l'equazione caratteristica assume la forma
Aα2 + Bα + C = 0, (9.4)
e quindi si hanno i seguenti casi:
1) B2 − 4AC > 0, perciò si hanno due radici α1 e α2 reali e distinte. Le funzioni esponenziali e α1 x e
e α 2 x sono due soluzioni indipendenti della (9.3), per cui l'integrale generale è
y = c1e α1x + c2 e α 2 x , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .
2) B2 − 4AC = 0, perciò la (9.4) ammette una sola radice reale α, di molteplicità 2. Una soluzione è
senz'altro e αx , mentre un'altra soluzione indipendente da questa è xe αx . Perciò l'integrale
generale è
y = c1eαx + c2 xeαx = (c1 + c2 x)eαx , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .
3) B2 − 4AC < 0, perciò la (9.4) ammette le due radici complesse β + γi e β − γi. Essendo questi
numeri complessi distinti, si potrebbe ancora utilizzare uno schema simile a quello del primo
caso e scrivere le due soluzioni della base come e (β+ γi ) x e e (β− γi ) x , cioè rispettivamente e βx e γix ed
e βx e − γix . Tuttavia è possibile evitare di scrivere esponenziali complessi, in quanto esistono due
funzioni reali linearmente indipendenti che soddisfano la (9.3) , cioè e βx cos γx ed e βx sen γx (2). In
conclusione, l'integrale generale è
y = c1eβx cos γx + c2eβxsen γx = eβx (c1 cos γx + c2sen γx) , ∀c1 , c2 ∈ C e ∀x ∈ R .
Nel caso particolare che le radici siano immaginarie pure, cioè β = 0, l'espressione precedente
si riduce a y = c1 cos γx + c 2 sen γx .

2
Il legame tra esponenziali complessi e funzioni goniometriche è dovuto al fatto che l'esponenziale nel campo
complesso si può definire, con la formula di Eulero, proprio utilizzando le funzioni seno e coseno (e conserva le stesse
proprietà formali dell'esponenziale nel campo reale). Si pone infatti ez = ex+iy = ex(cos y + isen y).
ESEMPIO 9.1. Risolvere l'equazione differenziale y ′′ − 5 y ′ + 6 y = 0 .
SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α2 − 5α + 6 = 0, le cui radici sono α1 = 2 e α2 = 3.
Perciò l'integrale generale è y = c1e 2 x + c2e3 x , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .
ESEMPIO 9.2. Risolvere l'equazione differenziale y ′′ + y ′ − 2 y = 0 .
SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α2 + α − 2 = 0, le cui radici sono α1 = −2 e α2 = 1.
Perciò l'integrale generale è y = c1e x + c 2 e −2 x .
 y ′′ − y = 0

ESEMPIO 9.3. Risolvere il problema di Cauchy  y ( 0 ) = 3
 y ′(0) = 5.

SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α2 − 1 = 0, da cui α1 = 1 e α 2 = −1 . Perciò
l'integrale generale è y = c1e x + c2 e − x . Si ha y ′ = c1e x − c2 e − x , quindi imponendo le condizioni
iniziali
c1 + c2 = 3 c1 = 4
 ⇒  ⇒ y = 4e x − e − x .
c1 − c2 = 5 c2 = −1
e x + e− x e x − e− x
Ricordando che cosh x = e sinh x = , l'integrale generale si può scrivere
2 2
anche nella forma y = c1 cosh x + c2 sinh x . Si ha y′ = c1 sinh x + c2 cosh x , quindi imponendo le
condizioni iniziali
c1 = 3
 ⇒ y = 3cosh x + 5sinh x .
c2 = 5
4 y ′′ − 4 y ′ + y = 0

ESEMPIO 9.4. Risolvere il problema di Cauchy  y (0 ) = 1
 y ′(0) = −5.

1
SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è 4α2 − 4α + 1 = 0, da cui α 1 = α 2 = . Perciò
2
x x x x
c  c
l'integrale generale è y = c1e 2 + c 2 xe 2 . Siccome poi è y ′ =  1 + c 2 e 2 + 2 xe 2 , imponendo le
2  2
1 = c1
 11
condizioni iniziali troviamo il sistema  c1 da cui c1 = 1 e c2 = − . In conclusione, la
− 5 = 2 + c 2 , 2
x x x
11 2 − 11x 2
soluzione è y = e − xe 2 =
2
e .
2 2
ESEMPIO 9.5. Risolvere l'ED y ′′ − 4 y ′ + 13 y = 0
SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α2 − 4α + 13 = 0, per cui abbiamo le due radici
complesse α1 = 2 − 3i e α 2 = 2 + 3i . Perciò l'integrale generale è y = c1e( ) + c2e( ) ,
2 −3i x 2 + 3i x

∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R . Essa può essere scritta anche così y = e2 x ( c1 cos(3x ) + c2 sin(3 x ) ) ∀c1 , c2 ∈ C
e ∀x ∈ R .
 y ′′ + 4 y ′ + 7 y = 0

ESEMPIO 9.6. Risolvere il problema di Cauchy  y (0 ) = 0
 y ′(0) = 2.

SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α2 + 4α + 7 = 0, per cui abbiamo le due radici
complesse α 1 = −2 − i 3 e α 2 = −2 + i 3 . Perciò l'integrale generale è y = c1e −2 x cos( x 3 ) +
+ c2e −2 xsen ( x 3 ) . Siccome poi è ( ) ( )
y′ = c2 3 − 2c1 e −2 x cos( x 3 ) − c1 3 + 2c2 e −2 x cos( x 3 ) ,
0 = c1 2
imponendo le condizioni iniziali troviamo il sistema  da cui c1 = 0 e c 2 = . In
2 = c 2 3 − 2c1 , 3
2 −2 x
conclusione, la soluzione è y = e sen ( x 3 ) .
3
Ora consideriamo il caso dell'ED lineare a coefficienti costanti (9.1) di ordine qualsiasi, la cui
equazione caratteristica è la (9.2). Supponiamo di conoscere tutte le radici reali e complesse di tale
equazione caratteristica con le loro molteplicità, come detto sopra. Possiamo allora dare le seguenti
regole per individuare n soluzioni indipendenti della (9.1) da cui poi scriviamo esplicitamente
l'integrale generale:
• per ogni radice reale α semplice si consideri la funzione eαx;
• per ogni radice reale α di molteplicità r ≥ 2 si considerino le r funzioni eαx, xeαx, x2eαx, ...,
xr-1eαx.
• per ogni coppia di radici complesse coniugate β + γi e β − γi di molteplicità 1, si considerino le
due funzioni e βx cos γx ed e βx sen γx ; nel caso particolare β = 0 tali funzioni si riducono a cos γx
e sen γx ;
• per ogni coppia di radici complesse coniugate β + γi e β − γi di molteplicità r ≥ 2 si considerino
le 2r funzioni
e βx cos γx, xe βx cos γx,… , x r −1e βx cos γx,
e βx sen γx, xe βx sen γx,… , x r −1e βx sen γx ,
funzioni che nel caso particolare β = 0 si riducono a cos γx, x cos γx,… , x r −1 cos γx e
sen γx, xsen γx,… , x r −1sen γx .
 y′′′ − 7 y′ + 6 y = 0
 y (0) = 1

ESEMPIO 9.7. Risolvere il problema di Cauchy 
 y′(0) = 0
 y′′(0) = 2

SOLUZIONE. La soluzione è definita in J = R . L'equazione caratteristica è α3 − 7α + 6 = 0


le cui soluzioni sono α1 = 1 , α 2 = 2 e α3 = −3 . Quindi l'integrale generale è
y = c1e x + c2 e2 x + c3e −3 x . Calcoliamo y ′ = c1e x + 2c2 e 2 x − 3c3e −3 x , y ′′ = c1e x + 4c2e 2 x + 9c3e −3 x e
imponiamo le condizioni iniziali impostando il sistema
c1 + c2 + c3 = 1

c1 + 2c3 − 3c3 = 0
 c + 4c + 9c = 2
 1 2 3
1 1
la cui soluzione è c1 = 1 , c2 = − , c3 = . Perciò la soluzione del problema di Cauchy è
5 5
1 1
y = e x − e 2 x + e −3 x .
5 5
ESEMPIO 9.8. Risolvere l'equazione differenziale y IV − 2 y ′′′ − 12 y ′′ − 14 y ′ − 5 y = 0 .
SOLUZIONE. L'equazione caratteristica in questo caso è α4 − 2α3 − 12α2 − 14α − 5 = 0, le
cui radici sono α1 = α2 = α3 = −1 e α4 = 5. Alla radice tripla −1 corrispondono le tre funzioni
u1 = e − x , u 2 = xe − x e u 3 = x 2 e − x , mentre alla radice semplice 5 corrisponde la funzione u 4 = e 5 x .
Perciò l'integrale generale dell'equazione proposta è
( )
y = c1e − x + c 2 xe − x + c3 x 2 e − x + c 4 e 5 x = c1 + c 2 x + c3 x 2 e − x + c 4 e 5 x .

 y (5) − y ( 4) + 8 y ′′′ − 8 y ′′ + 16 y ′ − 16 y = 0

 y (0) = −2
 y ′(0) = −1
ESEMPIO 9.10. Risolvere il problema di Cauchy 
 y ′′(0) = 0
 y ′′′(0) = 1
 ( 4)
 y (0) = 2.

SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α5 − α4 + 8α3 − 8α2 + 16α − 16 = 0, cioè


(α − 1)(α2 + 4)2 =0; si hanno quindi la radice reale 1 (semplice) e le radici complesse ±2i (di
molteplicità 2). Applicando le regole enunciate sopra, troviamo l'integrale generale
y = c1e x + c 2 cos 2 x + c3sen 2 x + c 4 x cos 2 x + c5 xsen 2 x ,

che si può anche scrivere come y = c1e x + (c 2 + c 4 x) cos 2 x + (c3 + c5 x)sen 2 x .


Per imporre le condizioni iniziali, deriviamo quattro volte:
y ′ = c1e x + (2c3 + c 4 + 2c5 x) cos 2 x + (c5 − 2c 2 − 2c 4 x)sen 2 x;
y ′′ = c1e x + (4c5 − 4c 2 − 4c 4 x) cos 2 x − (4c3 + 4c 4 + 4c5 x)sen 2 x;
y ′′′ = c1e x − (8c3 + 12c 4 + 8c5 x) cos 2 x + (8c 2 − 12c5 + 8c 4 x)sen 2 x;
y ( 4) = c1e x + (16c 2 − 32c5 + 16c 4 x) cos 2 x + (16c3 + 32c 4 + 16c5 x)sen 2 x .
Abbiamo quindi il sistema
− 2 = c1 + c 2
 − 1 = c + 2c + c
 1 3 4

 0 = c 1 + 4 c 5 − 4 c 2
1 = c − 8c − 12c
 1 3 4

2 = c1 + 16c 2 − 32c5 ,

6 4 23 3 1
la cui soluzione è c1 = − , c 2 = − , c3 = , c 4 = − , c5 = − . Perciò la soluzione del
5 5 80 8 2
6 x 4 3   23 1 
problema di Cauchy è y = − e −  + x  cos 2 x +  − x sen 2 x .
5 5 8   80 2 

Ricordiamo che nel caso in cui l’equazione caratteristica α2 + aα + b = 0 dell’ED omogenea


y" + ay' + by = 0, (5.1)
ammette due radici complesse e coniugate β ± iγ , una base dello spazio delle soluzioni dell’ED è
data dalle funzioni esponenziali complesse e ( β +iγ ) x e e ( β −iγ ) x , cioè rispettivamente e βx e γix ed
e βx e − γix .
Quindi l’integrale generale della (5.1) è
y = e β x (c1eiγ x + c2 e −iγ x ) , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .
Tuttavia è possibile evitare di scrivere esponenziali complessi, effettuando un cambiamento di base
mediante la formula di Eulero e± iy = cos y ± sin y ; in dettaglio si ha

y = e β x (c1eiγ x + c2 e − iγ x ) = e β x  c1 ( cos ( γ x ) + i sin ( γ x ) ) + c2 ( cos ( γ x ) − i sin ( γ x ) )  =


= eβ x ( c1 + c2 ) cos ( γ x ) + i ( c1 − c2 ) sin ( γ x )  = eβ x  k1 cos ( γ x ) + k2 sin ( γ x )  ,

∀k1 , k2 ∈ C e ∀x ∈ R . In pratica il sistema fondamentale u1 = e β x eiγ x e u2 = e β x e −iγ x è stato


sostituito dal nuovo sistema fondamentale w1 = e β x cos ( γ x ) e w1 = e β x sin ( γ x ) .

ESEMPIO 5.1. Risolvere l'equazione differenziale y′′′ − 64 y = 0 .


SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α3 − 64 = 0. Poiché
α3 − 64 = (α − 4)( α2 + 4α + 16),
le soluzioni, tutte semplici, sono α1 = 4 e α 2,3 = −2 ± 2i 3 . Quindi l'integrale generale è

( ( ) ( ))
y = c1e4 x + e −2 x c2 cos 2 3 x + c3 sin 2 3 x , ∀c1 , c2 , c3 ∈ C e ∀x ∈ R .

ESEMPIO 5.2. Risolvere l'equazione differenziale y′′ − 6 y′ + 9 y = 0 .


SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α2 − 6 α + 9 = 0 ed ammette una radice doppia
α = 3. Perciò l'integrale generale è y = c1e3 x + c2 xe3 x = ( c1 + c2 x ) e3 x , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .

2 y′′′ + 5 y′′ − 4 y′ − 12 y = 0

 y ( 0) = 1
ESEMPIO 5.3. Risolvere il problema di Cauchy 
 y′(0) = 1
 y′′(0) = −1.
SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è 2α 3 + 5α 2 − 4α − 12 = 0 . Per tentativi si verifica
che α1 = −2 è una sua radice. Mediante la regola di Ruffini si scompone il polinomio nel modo
seguente 2α 3 + 5α 2 − 4α − 12 = (α + 2 ) 2α 2 + α − 6 ( ) e si ricavano le altre due radici α 2 = −3 / 2 e
α 3 = −2 . Quindi −2 è una radice doppia, mentre −3 / 2 una radice semplice. 3. L'integrale generale
3
x
è y = ( c1 + c2 x ) e + c3e , ∀c1 , c2 , c3 ∈ R e ∀x ∈ R . Imponiamo ora sull’integrale generale le
−2 x 2

condizioni iniziali:
Quindi calcoliamo prima le derivate successive:
3 3x
y′ = ( c2 − 2c1 − 2c2 x ) e −2 x + c3e 2 ,
2
9 32 x
y′′ = ( −2c2 − 2c2 + 4c1 + 4c2 x ) e + c3e−2 x

4
e impostiamo il sistema
  3
c1 + c3 = 1 c1 = 7
 
 3 3  4 3x
−2c1 + c2 + c3 = 1 ⇒ c2 = 1 ⇒ y =  + x  e −2 x + e 2 , ∀x ∈ R
 2  7  7
4
 9 c3 =
4c1 − 4c2 + 4 c3 = −1  7

 y′′′ + 13 y′ − 34 y = 0

 y (π / 4 ) = 0
ESEMPIO 5.4. Risolvere il problema di Cauchy 
 y′ (π / 4 ) = 1
 y′′ (π / 4 ) = 2

SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α + 13α − 34 = 0 . Per tentativi si verifica che
3

α1 = 2 è una sua radice. Mediante la regola di Ruffini si scompone il polinomio nel modo seguente
α 3 − 13α − 34 = (α − 2 ) (α 2 + 2α + 17 ) e si ricavano le altre due radici complesse e coniugate
α 2,3 = −1 ± 4i . L'integrale generale è y = ( c1 cos ( 4 x ) + c2 sin ( 4 x ) ) e− x + c3e2 x , ∀c1 , c2 , c3 ∈ C e
∀x ∈ R . Imponiamo ora sull’integrale generale le condizioni iniziali:
Quindi calcoliamo prima le derivate successive:
y′ = ( −c1 cos ( 4 x ) − c2 sin ( 4 x ) − 4c1 sin ( 4 x ) + 4c2 cos ( 4 x ) ) e− x + 2c3e2 x ,
y′′ = (+ c1 cos ( 4 x ) + c2 sin ( 4 x ) + 4c1 sin ( 4 x ) − 4c2 cos ( 4 x ) +
−4c1 sin ( 4 x ) + 4c2 cos ( 4 x ) + 16c1 cos ( 4 x ) + 16c2 sin ( 4 x ))e − x + 4c3e 2 x

e impostiamo il sistema
 2 π /4
c1 = − 13 e
−c1e−π /4 + c3eπ /2 = 0 
  19 π /4
( c1 − 4c2 ) e
−π /4
+ 2c3eπ /2 = 1 ⇒ c2 = − e
  52
− π /4
−17c1e + 4c3eπ /2 = 2  2 −π /2
c3 = − 13 e

π π
 2 19  − x 2 2 x−
⇒ y =  − cos ( 4 x ) − sin ( 4 x )  e 4 − e 2 , ∀x ∈ R .
 13 52  13

 y′′′ − 6 y′′ + 12 y′ − 8 y = 0

 y (1) = 2
ESEMPIO 5.5. Risolvere il problema di Cauchy 
 y′ (1) = 0
 y′′ (1) = −1

SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α − 6α 2 + 12α − 8 = 0 . Per tentativi si verifica che
3

α1 = 2 è una sua radice. Mediante la regola di Ruffini si scompone il polinomio nel modo seguente
α 3 − 6α 2 + 12α − 8 = (α − 2 ) (α 2 − 4α + 4 ) = (α − 2 ) ; quindi l'eq. caratteristica ammette una radice
3
( )
tripla α1 = 2 . L'integrale generale è y = c1 + c2 x + c3 x 2 e2 x , ∀c1 , c2 , c3 ∈ R e ∀x ∈ R . Imponiamo
ora sull’integrale generale le condizioni iniziali:
Quindi calcoliamo prima le derivate successive:
(
y′ = 2c1 + 2c2 x + 2c3 x 2 + c2 + 2c3 x e2 x , )
y′′ = ( 4c + 4c x + 4c x
1 2 3
2
+ 2c2 + 4c3 x + 2c2 + 4c3 x + 2c3 ) e2 x
e impostiamo il sistema
 19 −2
 c = e
( c1 + c2 + c3 ) e 2 = 2
1
2
 
 22 −2 7 x 2 − 22 x + 19 2 x −1
( 2c1 + 3c2 + 4c3 ) e = 0 ⇒ c2 = − e ⇒ y= e , ∀x ∈ R .
2

  2 2
( 4c1 + 8c2 + 14c3 ) e = −1
2
 7 −2
c3 = 2 e

ESEMPIO 5.6. Integrare l'ED y ( 4 ) + 4 y ′′′ + 14 y ′′ + 20 y ′ + 25 y = 0 .


SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α 4 + 4α 3 + 14α 2 + 20α + 25 = 0 . Per scomporre il
polinomio a primo membro proviamo a vedere se esso risulta essere il quadrato di un trinomio, cioè
se esiste un numero reale k tale che (α 2 + kα + 5) = α 4 + 4α 3 + 14α 2 + 20α + 25 . Sviluppando il
2

quadrato e confrontando i membri si scopre che tale numero esiste ed è pari a k = 2. Il polinomio
α 2 + 2α + 5 ammette come zeri i due numeri complessi e coniugati α1,2 = −1 ± 2i . Quindi l'eq.
caratteristica ammette le due radici complesse e coniugate (entrambe di molteplicità 2)
α1,2 = −1 ± 2i . L'integrale generale è
y = ( c1 cos ( 2 x ) + c2 x cos ( 2 x ) + c3 sin ( 2 x ) + c4 x sin ( 2 x ) ) e− x =
= ( ( c1 + c2 x ) cos ( 2 x ) + ( c3 + c4 x ) sin ( 2 x ) ) e− x , ∀c1 , c2 , c3 , c4 ∈ C e ∀x ∈ R .

ESEMPIO 5.7. Integrare l'ED y ( 4 ) + 18 y′′ + 81 y = 0 .


SOLUZIONE. L'equazione caratteristica è α 4 + 18α 2 + 81 = 0 . Il polinomio a primo membro
si può scrivere nel modo seguente α 4 + 18α 2 + 81 = (α 2 + 9 ) ; quindi l'eq. caratteristica ammette le
2

due radici complesse e coniugate (entrambe doppie) α1,2 = ±3i . L'integrale generale è
y = c1 cos ( 3x ) + c2 x cos ( 3 x ) + c3 sin ( 3 x ) + c4 x sin ( 3 x ) = ( c1 + c2 x ) cos ( 3x ) + ( c3 + c4 x ) sin ( 3 x ) ,
∀c1 , c2 , c3 , c4 ∈ C e ∀x ∈ R .

ED lineari di ordine qualsiasi non omogenea


Ricordiamo il teorema che stabilisce il criterio per la determinazione dell’integrale generale di
una ED lineare non omogenea di ordine n in forma normale
y ( n ) + a1 ( x) y ( n −1) + ⋯ + an −1 ( x) y '+ an ( x) y = b( x) . (5.2)
TEOREMA 2 (integrale generale di un'ED lineare non omogenea in forma normale).
Data l'ED (5.2), si consideri dapprima la corrispondente ED omogenea
y ( n ) + a1 ( x) y ( n −1) + ⋯ + an −1 ( x) y '+ an ( x) y = 0 , (5.3)
e si supponga di conoscere una base u1 ,…, un dello spazio delle soluzioni. Sia inoltre y (x) una
soluzione particolare dell'equazione completa (5.2). Allora l'integrale generale di tale equazione è
dato dalla formula
y = c1u1 ( x) + c2 u 2 ( x) + … + cn u n ( x) + y ( x) .
In altre parole, l'integrale dell'equazione non omogenea si ottiene sommando all'integrale
generale dell'omogenea una qualsiasi soluzione particolare dell'equazione non omogenea. Si pone
quindi il problema di determinare una tale soluzione particolare y , una volta che siano note le
funzioni u1 ,…, un . Ciò significa che l'effettiva difficoltà nella risoluzione della (5.2) consiste nel
risolvere l'equazione omogenea associata; se si riesce a risolvere questo problema, è sempre
possibile (eventualmente tramite l'introduzione di opportune funzioni integrali) risolvere la (5.2).

Criteri per determinare una soluzione particolare di una eq. diff. lineare a coeff. costanti non
omogenea in base all’espressione del termine noto b( x) .

1 CASO b( x) = keα x
In tal caso si ha:
- y ( x) = Aeα x se il coefficiente α non è una radice dell’eq. caratteristica dell’omogenea
associata;
- y ( x) = Ax m eα x se il coefficiente α è una radice di molteplicità m dell’eq. caratteristica
dell’omogenea associata.
Quindi, il problema della determinazione di y ( x) = Aeα x consiste solo nel calcolare la costante A.

ESEMPIO 5.8. Integrare l'ED y′′ + y′ − 2 y = 5e3 x .


SOLUZIONE. Determiniamo prima l’integrale generale dell’omogenea associata
y′′ + y′ − 2 y = 0 . L'equazione caratteristica è α 2 + α − 2 = 0 che ammette le due radici reali e
distinte α1 = 1 e α1 = −2 . Quindi l'integrale generale dell’omogenea associata è yo = c1e x + c2 e−2 x ,
∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R . Determiniamo ora la soluzione particolare che, secondo il criterio, è del
tipo y ( x) = Ae . Per determinare la costante A si considerano le derivate successive di y ( x) che,
3x

assieme alla y ( x) stessa, si sostituiscono nell’ED non omogenea; dovendo la y ( x) essere una
soluzione particolare dell’ED non omogenea deve verificare l’identità. Si ha y′( x) = 3 Ae3 x e
y′′( x) = 9 Ae3 x . Quindi, sostituendo, abbiamo
1
9 Ae3 x + 3 Ae3 x − 2 Ae3 x = 5e3 x ⇒ 10 A = 5 ⇒ A= .
2
1
Quindi l'integrale generale dell’ED è y = c1e x + c2 e −2 x + e3 x , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .
2

2 CASO b( x) = km x m + km −1 x m−1 + ⋯ + k1 x + k0 .
In tal caso si ha:
- y ( x) = Am + r x m+ r + Am+ r −1 x m + r −1 + ⋯ + A1 x + A0 dove r è il minimo ordine di derivata della y
nell’ED.
Quindi, il problema della determinazione di y ( x) consiste solo nel calcolare i coefficienti
Am + r , Am + r −1 ,…, A1 , A0 del polinomio.

ESEMPIO 5.9. Integrare l'ED y′′ + 6 y′ + 25 y = 2 x3 − 5 x + 8 .


SOLUZIONE. Determiniamo prima l’integrale generale dell’omogenea associata
y′′ + 6 y′ + 25 y = 0 . L'equazione caratteristica è α 2 + 6α + 25 = 0 che ammette le due radici
complesse e coniugate e distinte α1,2 = −3 ± 4i . Quindi l'integrale generale dell’omogenea associata
è yo = ( c1 cos ( 4 x ) + c2 sin ( 4 x ) ) e−3 x , ∀c1 , c2 ∈ C e ∀x ∈ R . Determiniamo ora la soluzione
particolare che, secondo il criterio, è del tipo y ( x) = Ax3 + Bx 2 + Cx + D (in questo caso r = 0). Per
determinare le costanti A,B,C e D si considerano le derivate successive di y ( x) che, assieme alla
y ( x) stessa, si sostituiscono nell’ED non omogenea; dovendo la y ( x) essere una soluzione
particolare dell’ED non omogenea deve verificare l’identità. Si ha y′( x) = 3 Ax 2 + 2 Bx + C e
y′′( x) = 6 Ax + 2 B . Quindi, sostituendo, abbiamo
6 Ax + 2 B + 18 Ax 2 + 12 Bx + 6C + 25 Ax 3 + 25 Bx 2 + 25Cx + 25 D = 2 x3 − 5 x + 8
⇒ 25 Ax3 + (18 A + 25B ) x 2 + ( 6 A + 12 B + 25C ) x + 2 B + 6C + 25 D = 2 x3 − 5 x + 8 ,
da cui, per il principio di identità dei polinomi, si ottiene il sistema
 2
 A = 25
25 A = 2 
18 A + 25 B = 0  B = − 36
  625
 ⇒ 
6 A + 12 B + 25C = −5 C = − 2993
2 B + 6C + 25 D = 8  15625
 187958
D =
 390625

Quindi l'integrale generale dell’ED è, ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R ,


2 3 36 2 1223 187958
y = ( c1 cos ( 4 x ) + c2 sin ( 4 x ) ) e−3 x + x − x − x+ .
25 625 15625 390625

Per gli altri casi fare riferimento allo schema finale; parte 8).

Esercizi: integrare le seguenti Eq. Diff.


• y′′ + 6 y′ + 25 y = 2 x3 − 5 x + 8
• y ′′ − 4 y = 3x + 8e− x
• y ′′ − 5 y ′ + 6 y = 4 cos ( 3 x ) + 2sin ( 4 x )
• y′′ − y ′ − 42 y = ( 2 x + 3) e3 x
• y ′′ − 7 y′ + 12 y = ( 2 x 2 + 1) cos ( 2 x ) − sin ( 2 x )
• y′′ − 3 y′ + 2 y = 2e2 x
• y ′′ − 6 y′ + 9 y = ( 5 x 2 + x + 3) e3 x
Soluzione di un'ED lineare non omogenea: metodo della variazione delle costanti
A parte le difficoltà di calcolo, il procedimento per determinare una soluzione particolare di
una ED lineare non omogenea in base all'espressione del termine noto, presenta due sostanziali
limiti: in primo luogo, si può applicare solo alle ED lineari a coefficienti costanti; inoltre, esso
funziona solo se il termine noto a secondo membro dell’ED assume una delle forme particolari viste
nella tabella (o una combinazione lineare di esse).
In questo paragrafo diamo un metodo più generale per determinare una soluzione particolare
di una ED lineare non omogenea in forma normale a coefficienti qualsiasi, nell'ipotesi che sia noto
l'integrale generale dell'equazione omogenea associata.
Premettiamo una definizione importante. Date n funzioni u1(x), u2(x), …, un(x), derivabili
n − 1 volte in un intervallo J, si può definire su J la seguente funzione:
 u1 ( x) u 2 ( x) ⋯ u n ( x) 
 
 u ′ ( x) u 2′ ( x) ⋯ u ′n ( x) 
W ( x) =  1 , (7.1)
⋯ ⋯ ⋯ ⋯ 
 ( n −1) 
u ( n −1)
⋯ u n( n−1) ( x) 
 1 ( x) u 2 ( x)
che viene chiamata matrice wronskiana relativa alle n funzioni date. Si osservi che la matrice
wronskiana è una "funzione matriciale", nel senso che è una matrice quadrata di ordine n i cui
elementi non sono numeri ma funzioni di x (si potrebbe anche dire che W(x) associa a ciascun x ∈ J
una certa matrice n × n).
Il determinante di W(x) (in generale dipendente da x) sarà detto determinante wronskiano (o
semplicemente "wronskiano") delle n funzioni date, e sarà indicato con il simbolo w(x).
In particolare, per n = 2 la matrice wronskiana assume la semplice forma
 u ( x) u 2 ( x) 
W ( x) =  1  ,
 u1′ ( x) u 2′ ( x) 
e si ha in tal caso w( x ) = det W ( x ) = u1 ( x )u ′2 ( x ) − u1′ ( x )u 2 ( x) .
Come abbiamo osservato, per definire W(x), e quindi w(x), basta considerare n funzioni
derivabili n − 1 volte in J, tuttavia potrebbe verificarsi che il determinante wronskiano w(x) sia
nullo in J (cioè che la matrice W(x) sia singolare comunque si scelga x in J).
Se però le funzioni u1(x), u2(x), …, un(x) sono n soluzioni indipendenti di un'ED lineare
omogenea a coefficienti costanti, allora un teorema ci assicura che il determinante wronskiano
w(x) non è mai nullo in J (cioè che la matrice W(x) è non singolare comunque si scelga x in J). Ciò
è molto importante, perché nel seguito si considereranno sistemi lineari in cui la matrice dei
coefficienti è proprio W(x).
Cominciamo ora ad illustrare il metodo della variazione delle costanti, considerando dapprima
per semplicità il caso n = 2. Sia allora
y ′′ + a( x) y ′ + b( x) y = f ( x) (7.2)
una generica ED lineare non omogenea in forma normale, con a, b, f funzioni continue in J.
Supponiamo di conoscere l'integrale generale dell'equazione omogenea y ′′ + a( x) y ′ + b( x) y = 0 ,
espresso nella forma yo = c1u1(x) + c2u2(x); per quanto osservato sopra, il wronskiano di u1(x) e u2(x)
è sempre diverso da zero in J.
L'idea è la seguente: cerchiamo una soluzione y dell'equazione (7.2) nella forma
y = v1 ( x)u1 ( x) + v2 ( x)u2 ( x) , (7.3)
dove i coefficienti v1(x) e v2(x) sono due funzioni, derivabili in J, da determinare. In altre parole, si
sostituiscono le costanti dell'integrale generale dell’omogenea con due quantità variabili al variare
di x (perciò si parla di "variazione delle costanti").
Poiché y deve essere una soluzione particolare della (7.2), deve, con le sue derivate successive,
verificare l’identità. Quindi, calcolate
y ′ = v1′ ( x )u1 ( x ) + v2′ ( x )u2 ( x ) + v1 ( x )u1′ ( x ) + v2 ( x )u′2 ( x ) ,
y′′ = v1′′( x)u1 ( x) + v2′′( x)u2 ( x) + 2v1′ ( x)u1′( x) + 2v2′ ( x)u2′ ( x) + v1 ( x)u1′′( x) + v2 ( x)u2′′( x) ,
si impone la condizione
[v1′′( x)u1 ( x) + v2′′( x)u2 ( x) + 2v1′( x)u1′( x) + 2v2′ ( x)u2′ ( x) + v1 ( x)u1′′( x) + v2 ( x)u2′′( x)] +
+ a( x) [ v1′( x)u1 ( x) + v2′ ( x)u2 ( x) + v1 ( x)u1′ ( x) + v2 ( x)u2′ ( x) ] + (7.3)
+b( x) [ v1 ( x)u1 ( x) + v2 ( x)u2 ( x)] = f ( x) .
Quest’ultima equivale a scrivere
[v1′′( x)u1 ( x) + v2′′( x)u2 ( x) + 2v1′( x)u1′( x) + 2v2′ ( x)u2′ ( x)] +
+ a ( x) [ v1′ ( x)u1 ( x) + v2′ ( x)u2 ( x)] = f ( x) , (7.4)

perché, essendo u1 ( x),u2 ( x) soluzioni dell’ED omogenea, nella (7.3) si ha

v1 ( x) [u1′′( x) + a( x)u1′ ( x) + b( x)u1 ( x)] = 0 ,


v2 ( x) [u2′′( x) + a ( x)u2′ ( x) + b( x)u2 ( x)] = 0 .
La (7.4) è verificata se
u1 ( x)v1′( x) + u2 ( x)v2′ ( x) = 0
 .
v1′′( x)u1 ( x) + v2′′( x)u2 ( x) + 2v1′( x)u1′( x) + 2v2′ ( x)u2′ ( x) = f ( x)
In realtà la prima eq. del sistema implica
v1′′( x)u1 ( x) + v2′′( x)u2 ( x) + v1′( x)u1′ ( x) + v2′ ( x)u2′ ( x) = 0 ,
quindi il sistema, che verifica la condizione imposta sulla y , è infine

u1 ( x)v1′ ( x) + u2 ( x)v2′ ( x) = 0


 . (7.5)
u1′ ( x)v1′ ( x) + u2′ ( x)v2′ ( x) = f ( x)
Visto che conosciamo u1 e u2, possiamo dire che (7.5) è un sistema lineare nelle incognite
v1′ ( x ) e v ′2 ( x) . In questo sistema la matrice dei coefficienti è proprio la matrice wronskiana delle
due funzioni u1 e u2, il cui determinante w(x) è sempre diverso da 0 in J.
Possiamo allora risolvere il sistema (7.5) applicando il metodo di Cramer: sostituendo alla
0 u2 ( x)
prima colonna i termini noti troviamo il determinante , che vale −f(x)u2(x), perciò
f ( x) u2′ ( x)
f ( x)u2 ( x)
abbiamo v1′( x) = − ; analogamente, sostituendo alla seconda colonna di W(x) i termini noti
w( x)
u ( x) 0 f ( x)u1 ( x)
abbiamo 1 = f(x)u1(x), perciò v ′2 ( x) = . In conclusione, possiamo dare per
u1′ ( x) f ( x) w( x)
v1(x) e v2(x) le seguenti formule:
u2 ( x ) f ( x) u1 ( x) f ( x)
v1 ( x) = − ∫ dx ; v2 ( x) = ∫ dx ,
w( x) w( x)

dove con il simbolo di integrale indefinito indichiamo una qualsiasi primitiva nell'intervallo J.
1
ESEMPIO 7.1. Determinare l'integrale generale dell'ED y ′′ − y = .
e +1 x

SOLUZIONE. J = R. Il sistema fondamentale è u1 = e x , u 2 = e − x . L'integrale generale


ex e− x 1 1
dell'omogenea è yo = c1e x + c2 e − x . Abbiamo w( x) = = e x e− x = −2 . Possiamo quindi
ex −e −x
1 −1
effettuare il calcolo di v1 e v2:

1 e−x 1 1 dt
v1 ( x) = ∫
2 e +1
x
dx = ∫ x x
2 e e +1
dx ; ponendo e x = t si ha e x dx = dt ⇒ dx = . Quindi
( ) t

1 1 1 A B C 
v1 ( x) = ∫
2 t (t + 1)
2
dt = ∫ dt + ∫ 2 dt + ∫
2 t t
dt  dove risulta A = −1 e B = C = 1 . Quindi
(t + 1) 
1 1
v1 ( x) = − ln t − + ln t + 1  =
−x
 − x − e + ln e + 1
x
( )
2 t  2

Il calcolo di v2 ( x) è più semplice, infatti

dx = − ln (e x + 1) .
1 ex 1
v2 ( x ) = − ∫
2 e +1
x
2

Risulta, allora, y =
( ) (
− xe x − 1 + e x ln e x + 1 − e − x ln e x + 1 )
. Perciò l'integrale generale è:
2

y = c1e + c2 e +
x −x ( )
− xex − 1 + e x ln e x + 1 − e − x ln e x + 1
,
( ) ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R .
2
 1
 y′′ + y′ = sin x

ESEMPIO 7.2. Risolvere il problema di Cauchy  y (π / 2 ) = 1 .

 y′ (π / 2 ) = 0


SOLUZIONE. La soluzione è definita in J = ( 0, π ) , in quanto più ampio intervallo di


1 π
continuità della funzione f ( x) = contenente il punto x0 = . L’equazione caratteristica
sin x 2
dell’omogenea è α + α = 0 , che ammette due radici reali e distinte α1 = 0 e α 2 = −1 . Il sistema
2

fondamentale è u1 = 1 , u 2 = e − x . L'integrale generale dell'omogenea è yo = c1 + c2 e− x . Il wronskiano


1 e− x 1 1
è w( x) = = e− x = −e − x . Possiamo quindi effettuare il calcolo di v1 e v2:
0 −e −x
0 −1
1 1  x
v1 ( x) = ∫ dx = ∫ dt = ln t = ln  tan  ;
sin x t  2
ex
v2 ( x) = − ∫ dx .
sin x
Il secondo integrale non è elementarmente esprimibile, perciò introduciamo la funzione
x
et
E ( x) = ∫ dt , grazie alla quale possiamo scegliere come v2 ( x) la funzione −E(x). Troviamo
π /2 sin t
 x
così y = ln  tan  − e− x E( x ) . Perciò l'integrale generale è:
 2
 x
y = c1 + e− x ( c2 − E ( x ) )+ ln  tan  .
 2
 ex  1
Si ha y′ = e − x  − − c2 + E ( x )  + , quindi imponendo le condizioni iniziali si ottiene il sistema
 sin x  sin x
π
 −
1 = c1 + c2e 2 c1 = 1
 ⇒  .
c2 = 0
π
0 = − c e − 2
 2

 x
Perciò la soluzione del problema è: y = 1 − e − x E ( x )+ ln  tan  , ∀x ∈ J = ( 0, π ) .
 2

 e2 x
 y ′′ − 2 y ′ + y =
x2

ESEMPIO 7.3. Risolvere il problema di Cauchy  y (1) = 6 .

 y ′ (1) = −1

SOLUZIONE. La soluzione è definita in J = ( 0, +∞ ) . L’equazione caratteristica
dell’omogenea è α − 2α + 1 = 0 , che ammette una radice reale doppia α1,2 = 1 . Il sistema
2

fondamentale è u1 = e x , u2 = xe x . L'integrale generale dell'omogenea è yo = ( c1 + c2 x ) e x . Il


ex xe x 1 x 1 x
wronskiano è w( x) = = e2 x = e2 x = e 2 x . Possiamo quindi effettuare il
e x
( x + 1) e x
1 ( )
x + 1 0 1
calcolo di v1 e v2:

0 xe x
e2 x
( x + 1) e x ex
v1 ( x ) = ∫ x2 dx = − ∫ dx ;
e2 x x
ex 0
e2 x
ex x x x
v2 ( x ) = ∫ x 2 dx = e dx = − e x d  1  = − e + e dx .
e2 x ∫ x2 ∫  x  x ∫ x
ex
L'integrale ∫ x dx non è elementarmente esprimibile, perciò introduciamo la funzione
x
et
E ( x) = ∫ dt , grazie alla quale possiamo scegliere come v1 ( x ) la funzione −E(x) e come v2 ( x) la
1
t
ex  ex 
funzione E(x) − . Troviamo così y = −ex E( x) + xe x  E( x) −  . Perciò l'integrale generale è:
x  x
y = e x  c1 + c2 x + ( x − 1) E ( x ) − e x  .
 ex 
Si ha y′ = e x  c1 + c2 x + ( x − 1) E ( x ) − e x + c2 + E ( x ) + ( x − 1) − e x  , quindi imponendo le
 x 
condizioni iniziali si ottiene il sistema
 6  13
c1 + c2 = e + e  c =
6 = ec1 + ec2 − e 2 1
e
 ⇒  ⇒  .
 −1 = ec1 + 2ec2 − 2e
2
 c + 2c = 2e − 1 c = e 2
− 7
 1 2
e  2 e
 13 e 2 − 7 
Perciò la soluzione del problema è: y = e x  − x + ( x − 1) E ( x )− e x  , ∀x ∈ J = ( 0, + ∞ ) .
 e e 
 e4 x
 y′′ − 5 y′ + 4 y =
 x 2 + 16

ESEMPIO 7.4. Risolvere il problema di Cauchy  y ( 3) = 0 .

 y′ ( 3) = 2


SOLUZIONE. La soluzione è definita in J = R . L’equazione caratteristica dell’omogenea è


α − 5α + 4 = 0 , che ammette due radici reali e distinte α1 = 1 e α 2 = 4 . Il sistema fondamentale è
2

u1 = e x , u2 = e 4 x . L'integrale generale dell'omogenea è yo = c1e x + c2 e4 x . Il wronskiano è


ex e4 x 5x 1 1
w( x) = x 4x
= e = 3e5 x . Possiamo quindi effettuare il calcolo di v1 e v2:
e 4e 1 4

0 e4 x
e4 x
4e 4 x
1 x + 16
2
1 e3 x
v1 ( x) = ∫ dx = − ∫ dx ;
3 e5 x 3 x 2 + 16

ex 0
e4 x
ex
1 x 2 + 16 1 1 4 1 1 x
3∫ ∫
v2 ( x) = 5x
dx = dx = ∫ dx = sett sinh   .
e 3 x 2 + 16 3 x
2 3 4
4 + 1
 
e3 x
L'integrale ∫ x 2 + 16
dx non è elementarmente esprimibile, perciò introduciamo la funzione

x
e 3t E ( x)
E ( x) = ∫ dt , grazie alla quale possiamo scegliere come v1 ( x ) la funzione − .
3 t + 16
2 3
1  x 
Troviamo così y =  e4 xsett sinh   − ex E( x)  . Perciò l'integrale generale è:
3  4 
1  x 
y = c1ex + c2e4 x +  e4 xsett sinh   − ex E( x)  .
3  4 
1  x 
Si ha y′ = c1ex + 4c2e4 x +  4e4 xsett sinh   − ex E( x)  , quindi imponendo le condizioni iniziali si
3  4 
ottiene il sistema
 1 12 3  1 9 3
0 = c1e + c2e + 3 e sett sinh 4 c1 + c2 e = − 3 e sett sinh 4
3 12 9

 ⇒  ⇒
2 = c e3 + 4c e12 + 4 e12sett sinh 3 c + 4c e9 = 2e−3 − 4 e9sett sinh 3
 1 2
3 4  1 2
3 4
 2 e −3  2e −3
1 c = − c1 = −


3
c = 1  2e −12 − sett sinh 3 
⇒ 
3
( )
perché sett sinh t = ln t + t 2 + 1 .

 2
3

4

c = 1 2e −12 − ln 2
 2 3 ( )
1  x 
2 1
( )
Perciò la soluzione del problema è: y = − ex−3 + 2e−12 − ln 2 e4 x +  e4 xsett sinh   − ex E( x)  ,
3  4
3 3 
∀x ∈ J = R .
9e x  π π
ESEMPIO 7.5. Integrare l’ED y′′′ − 3 y′′ + 12 y′ − 10 y = , con x ∈ J =  − ,  .
cos ( 3 x )
2
 6 6
SOLUZIONE. L’equazione caratteristica dell’omogenea associata è
3 2 2
( )
α − 3α + 12α − 10 = (α − 1) α − 2α + 10 = 0 , che ammette una radice reale semplice α1 = 1 e due
complesse e coniugate α 2,3 = 1 ± 3i . Il sistema fondamentale è u1 = e x , u2 = e x cos ( 3x ) ,
u2 = e x sin ( 3x ) . L'integrale generale dell'omogenea è yo = e x ( c1 + c2 cos ( 3x ) + c3 sin ( 3x ) ) . Il
wronskiano è

ex e x cos ( 3 x ) e x sin ( 3 x )
w( x) = e x e x ( cos ( 3 x ) − 3sin ( 3 x ) ) e x ( sin ( 3 x ) + 3cos ( 3 x ) ) =
ex e x ( −8cos ( 3 x ) − 6sin ( 3 x ) ) e x ( 6 cos ( 3 x ) − 8sin ( 3 x ) )

1 cos ( 3x ) sin ( 3 x )
= e 1 cos ( 3x ) − 3sin ( 3x )
3x
sin ( 3x ) + 3cos ( 3 x ) =
1 −8cos ( 3x ) − 6sin ( 3x ) 6 cos ( 3x ) − 8sin ( 3x )
1 cos ( 3x ) sin ( 3x )
=e 03x
3sin ( 3x ) −3cos ( 3x ) =
0 9cos ( 3x ) + 6sin ( 3x ) −6 cos ( 3x ) + 9sin ( 3 x )

3sin ( 3 x ) −3cos ( 3 x ) sin ( 3 x ) − cos ( 3 x )


= e3 x = 27e3 x =
9 cos ( 3 x ) + 6 sin ( 3 x ) −6 cos ( 3 x ) + 9 sin ( 3 x ) cos ( 3 x ) + sin ( 3 x )

( )
= 27e3 x sin 2 ( 3 x ) + cos 2 ( 3x ) = 27e3 x .

Possiamo quindi effettuare il calcolo di v1, v2 e v3:

9e x e x cos ( 3x ) e x sin ( 3x )
1 cos 2 ( 3x ) e x ( cos ( 3x ) − 3sin ( 3x ) ) e x ( sin ( 3 x ) + 3cos ( 3x ) )
27 ∫
v1 ( x) = dx =
e3 x
cos ( 3x ) sin ( 3x )
− sin ( 3x ) cos ( 3x ) 1 tan ( 3x )
=∫ dx = ∫ dx = ;
cos ( 3x )
2
cos ( 3x )
2
3

9e x ex e x sin ( 3x )

1 cos 2 ( 3x ) e x e x ( sin ( 3x ) + 3cos ( 3x ) )
27 ∫
v2 ( x) = dx =
e3 x
1 sin ( 3 x )   3x  
 1 + tan   
1 0 3cos ( 3 x ) 1 1  2 ;
=− ∫ dx = − ∫ dx = − ln 
3 cos ( 3 x )
2
cos ( 3 x ) 3   3x  
 1 − tan  2  
  
9e x e x
e cos ( 3x )
x

1 cos ( 3x ) e e ( cos ( 3x ) − 3sin ( 3x ) )


2 x x

27 ∫
v3 ( x) = dx =
e3 x
1 cos ( 3x )
1 0 −3sin ( 3x ) sin ( 3x ) 1 d ( cos ( 3 x ) ) 1
=
3 ∫ cos ( 3 x )
2
dx = − ∫
cos ( 3 x )
2
dx = ∫
3 cos ( 3x )
2
=
3cos ( 3x )
;

   3x   
 x  1 + tan    
e
Troviamo così y =  2 tan ( 3 x ) + ln   2   cos 3 x  .
( )
3  1 − tan  3 x   
    
   
2 

1  π π
ESEMPIO 7.6. Integrare l'ED y ′′ + y = nell'intervallo J =  − , .
cos x  2 2
SOLUZIONE. L'integrale generale dell'omogenea è c1 cos x + c2 sen x , cosicché si trova
cos x sen x
immediatamente w( x) = = 1 . Possiamo quindi effettuare il calcolo di v1 e v2:
− sen x cos x
1
v1 ( x) = − ∫ sen x dx = log cos x ;
cos x
1
v 2 ( x) = ∫ cos x dx = x;
cos x
da cui risulta y = cos x ⋅ logcos x + x senx . Perciò l'integrale generale è:
y = c1 cos x + c2 sen x + cos x log cos x + x sen x = (c1 + log cos x ) cos x + (c2 + x ) sen x .

 e2x
 y ′′ − 3 y ′ + 2 y =
 x
ESEMPIO 7.7. Risolvere il problema di Cauchy  y (1) = 1
 y ′(1) = 2.


SOLUZIONE. Visto il campo di esistenza di f(x) e le condizioni iniziali, è chiaro che sarà
e x e2x
J = (0 , +∞). L'integrale generale dell'omogenea è c1e x + c2 e 2 x , perciò w( x) = x 2x
= e 3x .
e 2e
Abbiamo allora:
e2x
e2x
x ex
v1 ( x) = − ∫ dx = − ∫ dx ;
e3x x
e2x
ex
v 2 ( x) = ∫ x dx = 1 dx = log x .
e 3x ∫x
Il primo integrale non è elementarmente esprimibile, perciò introduciamo la funzione
x t
e
E ( x) = ∫ dt , grazie alla quale possiamo scegliere come v1 ( x ) la funzione −E(x). Troviamo così
1
t
y = −E( x)e x + e 2 x log x , da cui l'integrale generale y = c1e x + c2e 2 x − E ( x)e x + e 2 x log x .
Il calcolo di y' dà y ′ = c1e x + 2c 2 e 2 x − E ( x)e x + 2e 2 x log x , cosicché l'applicazione delle
1 = c1e + c 2 e 2 1
condizioni iniziali porta al sistema  la cui soluzione è c1 = 0 , c 2 = 2 . In
2 = c1e + 2c 2 e ,
2
e
conclusione, la soluzione del problema di Cauchy è y = e 2 x−2 − E ( x)e x + e 2 x log x .
 1
 y′′ + y = sin x

ESEMPIO 7.8. Risolvere il problema di Cauchy  y (π / 2 ) = 1 .

 y′ (π / 2 ) = 0

SOLUZIONE. La soluzione è definita in J = ( 0, π ) . L’equazione caratteristica
dell’omogenea è α 2 + 1 = 0 , che ammette due radici complesse e coniugate α1,2 = ±i . Il sistema
fondamentale è u1 = cos x , u2 = sin x . L'integrale generale dell'omogenea è yo = c1 cos x + c2 sin x .
cos x sen x
Si trova immediatamente w( x) = = 1 . Possiamo quindi effettuare il calcolo di
− sen x cos x
v1 e v2:
0 sen x
v1 ( x) = ∫ 1 dx = − ∫ dx = − x ;
cos x
sin x
cos x 0
cos x
v2 ( x) = ∫ 1 dx = ∫ dx = ln ( sin x ) ;
− sin x sin x
sin x
da cui risulta y = −x cos x + sen x log ( sin x ) . Perciò l'integrale generale è:

y = c1 cos x + c2 sen x − x cos x + sen x log ( sin x ) .

Si ha y′ = −c1 sin x + c2 cos x + x sin x + cos x ln ( sin x ) , quindi imponendo le condizioni iniziali si
ottiene il sistema
1 = c2 c1 = 1
 
 π ⇒  π
0 = −c1 + 2 c2 = 2

π
Perciò la soluzione del problema è: y = cos x + sen x − x cos x + sen x log ( sin x ) , ∀x ∈ J = ( 0, π ) .
2
ESEMPIO 7.9. Determinare l'integrale generale dell'ED y′′ − 4 y′ + 13 y = xe2 x cos 3x .
SOLUZIONE. Questo è un caso in cui il metodo dei coefficienti indeterminati è teoricamente
applicabile, ma con calcoli molto lunghi. Infatti l'integrale generale dell'omogenea è
c1e 2 x cos 3x + c2 e 2 x sen 3x . Siccome poi i numeri 2 ± 3i sono radici semplici dell'equazione
caratteristica, bisognerebbe cercare una soluzione particolare del tipo
y = e 2 x [(Ax 2 + Bx )cos 3x + (Cx 2 + Dx )sen3x] .
Per evitare calcoli eccessivamente lunghi, possiamo applicare il metodo della variazione delle
e 2 x cos 3 x e 2 xsen 3 x
costanti. Abbiamo infatti w( x) = = 3e 4 x . Allora:
e 2 x (2 cos 3 x − 3sen 3 x) e 2 x (2sen 3 x + 3 cos 3 x)

e 2 x sen3 x ⋅ xe 2 x cos 3 x 1
v1 ( x) = − ∫ 4x
dx = − ∫ xsen3 x cos 3 xdx ;
3e 3
e 2 x cos 3 x ⋅ xe 2 x cos 3 x 1
v 2 ( x) = ∫ 4x
dx = ∫ x cos 2 3 xdx ;
3e 3
1
Il primo integrale si calcola facilmente scrivendo sen 3 x cos 3 x = sen 6 x ; integrando per
2
x 1 1 + cos 6 x
parti, si trova v1 ( x) = cos 6 x − sen 6 x . Per il secondo, scriviamo cos 2 3 x = , da cui,
36 216 2
x2 x 1
integrando ancora per parti, troviamo v 2 ( x) = + sen 6 x + cos 6 x . Perciò:
12 36 216
 x 1   x2 x 1 
y = e 2 x cos 3 x cos 6 x − sen 6 x  + e 2 x sen3 x + sen 6 x + cos 6 x  =
 36 216   12 36 216 
 x2 x 1 x 1 
= e  sen3 x + cos 6 x cos 3 x −
2x
sen 6 x cos 3 x + sen 6 xsen3 x + cos6 xsen3 x  .
 12 36 216 36 216 
Il risultato può essere lasciato in questa forma, ma si può anche notare che
cos 6 x cos 3 x + sen 6 xsen3x è uguale a cos(6x − 3x) = cos 3x, e che sen 6 x cos 3x − cos6 xsen3x è
 x2 x 1 
sen(6x − 3x) = sen 3x. Perciò si può scrivere y = e 2 x  sen3 x + cos 3 x − sen3 x  . Ma
 12 36 216 
osserviamo ulteriormente che è inutile inserire nella soluzione particolare funzioni che già fanno
 x2 x 
parte dell'integrale generale. In altre parole, si può anche scegliere y = e 2 x  sen3 x + cos 3 x  ,
 12 36 
 x2 x 
per cui l'integrale generale è y = e c1 cos 3 x + c 2 sen 3 x +
2x
sen3 x + cos 3 x  .
 12 36 
Concludiamo questo paragrafo osservando che il metodo della variazione delle costanti si può
estendere alle ED lineari di ordine n ≥ 3. Il procedimento è il seguente: in primo luogo occorre
scrivere la matrice wronskiana e calcolarne il determinante w(x). Si scrive quindi la matrice inversa
W-1(x), utilizzando la nota regola per la quale si sostituisce a ciascun termine il suo complemento
algebrico, si dividono i termini per il determinante, infine si traspone la matrice così trovata. In
realtà, nel nostro caso non serve calcolare l'intera matrice inversa, perché alla fine occorre
conoscerne solo una colonna: precisamente, si calcoleranno esplicitamente solo i complementi
algebrici dell'ultima riga di W(x), sottintendendo gli altri, col risultato che alla fine si saranno
calcolati esplicitamente solo gli elementi dell'ultima colonna di W-1(x). Dette z1(x), z2(x), ..., zn(x)
queste funzioni, potremo calcolare vi(x) (i = 1, 2, ..., n) con la formula vi ( x) = ∫ zi ( x) f ( x)dx .

ex
ESEMPIO 7.10. Determinare l'integrale generale dell'ED y′′′ − 3 y′′ + 3 y′ − y = .
x2 + 1
SOLUZIONE. L'integrale generale dell'omogenea è c1e x + c 2 xe x + c3 x 2 e x . La matrice
ex xe x x 2e x 
 
wronskiana è W ( x) =  e x ( x + 1)e x ( x + 2 x )e  ,
2 x
e da qui si ha facilmente
ex ( x + 2)e x ( x 2 + 4 x + 2)e x 

1 x x2
w(x) = ex⋅ ex⋅ ex⋅ 1 x + 1 x 2 + 2 x = 2e3 x . Ora determiniamo la matrice inversa, calcolando
1 x + 2 x2 + 4 x + 2
però esplicitamente solo i complementi algebrici dei termini dell'ultima riga:
 x 2 −x 
 ⋯ ⋯ ⋯
T ⋯ ⋯ e 
−1 1    2 
W ( x) = 3 x  ⋯ ⋯ ⋯ = ⋯ ⋯ − xe − x  .
2e  2 2 x  1 −x 
x e − 2 xe 2 x e 2 x  ⋯ ⋯ 2 e 
 
Abbiamo allora:
x2 − x e x 1 x2 1
v1 ( x) = ∫ e ⋅ 2 dx = ∫ 2 dx = ( x − arctg x) ;
2 x +1 2 x +1 2
ex x 1
v2 ( x) = ∫ − xe − x ⋅ dx = − ∫ 2 dx = − log( x 2 + 1) ;
x +1
2
x +1 2
e− x e x 1 dx 1
v3 ( x) = ∫ ⋅ 2 dx = ∫ 2 = arctg x ,
2 x +1 2 x +1 2
1 1 1
da cui la soluzione particolare y=
( x − arctg x)e x − log( x 2 + 1) xe x + arctg x ⋅ x 2e x =
2 2 2
( )
x
e xe x
= x + ( x 2 − 1)arctg x − x log( x 2 + 1) . Ma anche qui notiamo che il termine è inutile, in
2 2
quanto già facente parte dell'integrale generale dell'omogenea. Abbiamo allora:

x x2 −1 x 
y = e  c1 + c2 x + c3 x 2 + arctg x − log( x 2 + 1)  .
 2 2 
30e3 x
ESEMPIO 7.11. Determinare l'integrale generale dell'ED y′′′ − y′′ − 6 y′ = .
e2 x + 4
SOLUZIONE. L’equazione caratteristica dell’omogenea associata è
α − α − 6α = α (α + 2 )(α − 3) = 0 , che ammette tre radici reali semplici α1 = 0 , α 2 = −2 e α 3 = 3
3 2

. Il sistema fondamentale è u1 = 1 , u2 = e−2 x , u2 = e3 x . L'integrale generale dell'omogenea è


yo = c1 + c2 e −2 x + c3e3 x . L’integrale particolare ha la forma y = v1 + v2 e−2 x + v3e3 x .
 1 e −2 x e3 x 
 
La matrice wronskiana è W ( x) =  0 −2e −2 x 3e3 x  , e da qui si ha facilmente w(x) = ex⋅ ex⋅
 0 4e−2 x 9e3 x 

−1 1
ex⋅ w( x) = 6e x = −30e x .
2 3
Abbiamo allora:
−2 x
30e3 x e e3 x
−2 x
1 e + 4 − 2e
2x
3e3 x e3 x 1 1 e3 x
v1 ( x) = − ∫ dx = − ∫ dx = − 5 ∫ e2 x + 4 dx = ,
30 ex e 2 x + 4 −2 3
dt
(si pone e x = t ⇒ e x dx = dt ⇒ tdx = dt ⇒ dx = )
t
3
t dt t 2
 4  t  ex 
= −5 ∫ 2 = −5 ∫ 2 dt = −5∫ 1 − 2  dt = −5t + 10 arctan   = −5e x
+ 10 arctan  .
t +4 t t +4  t +4 2 2 
3x
30e3 x 1 e
1 e + 4 0 3e
2x 3x
e5 x 1 1 e5 x
30 ∫ ∫ e2 x + 4 0 3 ∫ e2 x + 4 dx =
v2 ( x) = dx = dx = 3
ex
(stessa sostituzione di prima)
t 5 dt t4  4t 2 
= 3∫ 2 = 3∫ 2 dt = (divido i polinomi) = 3∫  t 2 − 2  dt =
t +4 t t +4  t +4
 16   t  3x  ex 
= 3∫  t 2 − 4 + 2  dt = t 3
− 12t + 24 arctan   = e − 12 e x
+ 24 arctan  .
 t +4 2  2 
−2 x
30e3 x 1 e
−2 x
1 e + 4 0 −2e
2x
1 1 1 1
v3 ( x) = − ∫ dx = − ∫ 2 x dx = 2 ∫ 2 x dx =
30 e x
e + 4 0 −2 e +4
(stessa sostituzione di prima. In questo caso, si può porre anche e2 x = t )
1 dt 1  t 1
−  dt = = − ln ( t 2 + 4 ) + ln t = − ln ( e2 x + 4 ) + x .
1 1 1 1
= 2∫ 2 = − ∫ 2
t +4 t 2 t +4 t  4 2 4 2
La soluzione particolare è
 ex    ex   −2 x  1 1  3x
y = −5e x + 10 arctan   +  e3 x − 12e x + 24 arctan    e +  − ln ( e + 4 ) + x  e .
2x

 2   2   4 2 
Abbiamo allora: y = yo + y .
e x y′′ − 2 x 2 y′ = 0

ESEMPIO 7.12. Risolvere il problema di Cauchy  y (1) = −1 .

 y′ (1) = 1
SOLUZIONE. Nell’ED del 2 ordine manca il termine y; quindi essa può essere ridotta ad una
ED del 1 ordine con la sostituzione v = y′ (da cui segue v′ = y′′ ). Quindi l’ED diventa
e x v′ − 2 x 2v = 0 , con la condizione iniziale sulla v : v (1) = y′ (1) = 1 . L’ED è a variabili separabili;
infatti, dopo aver osservato che la funzione v = 0 non è una soluzione del problema in quanto non
soddisfa la condizione iniziale, essa si può scrivere
dv x
= x dx .
2 v e
Quello che si può stabilire a priori sulla soluzione v del problema è che essa potrebbe essere
definita su tutto R ed è positiva (cioè il suo grafico sta tutto sopra l’asse x e passa per il punto di
coordinate (1,1) ). Ricordiamo inoltre che v = y′ , quindi, in realtà, possiamo stabilire che la vera
soluzione y potrebbe essere definita su tutto R e sarà strettamente crescente. Integrando si ha

dv x
∫ 2 v ∫ e x dx + c .
= (7.6)

Calcoliamo i due integrali (trascurando la costante arbitraria finale perché già considerata
nella formula (7.6)):
dv
∫2 v
= v;

 x −t
 ∫ te dt + c se x ≥ 0
x 0
∫e dx = ∫ −x
x
x e dx =  x (nel nostro caso, come detto sopra, prendo c = 0).
 −te−t dt + c se x < 0
∫
0
(Qui si è usata la 2 tecnica dell'esercizio 7.1).
Si ha:
x x x
se x ≥ 0 , ∫ te− t dt = − ∫ td ( e − t ) = −te− t + ∫ e − t dt = − xe− x − e− t = − xe− x − e − x + 1 .
x x

0 0
0 0 0

Basta calcolare un solo integrale definito perché l’altro è l’esatto opposto. Quindi

x −e − x ( x + 1) + 1 se x ≥ 0
∫ e x dx = e− x ( x + 1) − 1 se x < 0 .

Allora abbiamo
−e− x ( x + 1) + 1 + c se x ≥ 0
v =  −x .
e ( x + 1) − 1 + c se x < 0

Dalla condizione iniziale sulla v : v (1) = 1 si ha 1 = −2e −1 + 1 + c ⇒ c = 2e −1 (ovviamente si


deve considerare l’espressione per x ≥ 0 , perché 1 > 0). Quindi

−e − x ( x + 1) + 1 + 2e −1 se x ≥ 0 ( −e − x ( x + 1) + 1 + 2e −1 ) 2 se x ≥ 0

v =  −x ⇒ y′ = v =  ,
e ( x + 1) − 1 + 2e ( e − x ( x + 1) − 1 + 2e−1 )
−1
se x < 0 2
se x < 0

x
 ∫ ( −e ( x + 1) + 1 + 2e ) + c
2
−x −1
se x ≥ 0
0
quindi y =  x (ho usato ancora la stessa tecnica).
 e − x x + 1 − 1 + 2e −1 2 + c
∫ ( ( ) ) se x < 0
0
Se x ≥ 0 ;
x x x x

∫ ( −e ( t + 1) + 1 + 2e ) dt = ∫ e ( t + 1) dt + (1 + 2e ) ∫ dt − 2 (1 + 2e ) ∫ e ( t + 1) dt =
2 2 2
−t −1 −2 t −1 −1 −t

0 0 0 0

x x

( t + 1) d ( e−2t ) + (1 + 2e−1 ) x + 2 (1 + 2e−1 ) ∫ ( t + 1) d ( e−t ) =


1 2

2
=−
20 0

1   
x x
= − ( t + 1) e −2 t − 2 ∫ ( t + 1) e −2 t dt  + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) ( t + 1) e − t − ∫ e − t dt  =
2 x 2 x

2 0
0  
0
0 
1 
{ }
x
= − ( x + 1) e − 1 + ∫ ( t + 1) d ( e −2 t )  + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) ( x + 1) e − x − 1 + e − t =
2 −2 x 2 x

2 0 
0

1 
x
= − ( x + 1) e −2 x − 1 + ( t + 1) e −2 t − ∫ e −2 t dt  + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) {( x + 1) e − x − 1 + e − x − 1} =
2 x 2

2 0
0 
1 x
= − ( x + 1) e −2 x − 1 + ( x + 1) e −2 x − 1 + e −2 t  + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) {( x + 2 ) e − x − 2} =
2 1 2

2 2 0

1 1
= − ( x + 1) e −2 x − 1 + ( x + 1) e −2 x − 1 + e −2 x −  + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) {( x + 2 ) e − x − 2} =
2 1 2

2 2 2
1  3 5
= −  x 2 + 3x +  e −2 x −  + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) {( x + 2 ) e − x − 2} =
2

2  2 2

1 3
= −  x 2 + 3x +  e −2 x + + (1 + 2e −1 ) x + 2 (1 + 2e −1 ) ( x + 2 ) e − x − 4 (1 + 2e −1 ) .
5 2

2 2 4

Se x < 0 ;
x x x x

∫ ( e ( t + 1) − 1 + 2e ) dt = ∫ e ( t + 1) dt + ( −1 + 2e ) ∫ dt − 2 (1 − 2e ) ∫ e ( t + 1) dt =
−t −1 2 −2 t 2 −1 2 −1 −t

0 0 0 0

1  3 5
= −  x 2 + 3x +  e −2 x −  + ( −1 + 2e −1 ) x + 2 (1 − 2e −1 ) {( x + 2 ) e − x − 2} =
2

2  2 2

1 3
= −  x 2 + 3x +  e −2 x + + ( −1 + 2e −1 ) x + 2 (1 − 2e −1 ) ( x + 2 ) e − x − 4 (1 − 2e −1 ) .
5 2

2 2 4
Si ottiene
 1 2 3  −2 x 5
 − 2  x + 3 x + 2  e + 4 + (1 + 2e ) x + 2 (1 + 2e ) ( x + 2 ) e − 4 (1 + 2e ) + c
−1 2 −1 −x −1
se x ≥ 0
  
y= .
 − 1  x 2 + 3 x + 3  e −2 x + 5 + ( −1 + 2e −1 ) 2 x + 2 (1 − 2e −1 ) ( x + 2 ) e − x − 4 (1 − 2e −1 ) + c se x < 0
 2  2

4

Dalla condizione iniziale y (1) = −1 calcoliamo la costante c:

1 3
−1 = −  1 + 3 +  e −2 + + (1 + 2e −1 ) + 2 (1 + 2e −1 ) ( 3) e −1 − 4 (1 + 2e −1 ) + c
5 2

2 2 4
11 −2 5 3 53 −2
−1 = − e + + 1 + 4e −1 + 4e −2 + 6e −1 + 12e −2 − 4 − 8e −1 + c ⇒ c= − e − 2 e −1 .
4 4 4 4

Equazione di Eulero
Si è già osservato che per un'ED lineare omogenea (anche in forma normale) a coefficienti
variabili non è noto alcun metodo generale per trovarne n soluzioni indipendenti e quindi per
scriverne l'integrale generale. Tuttavia esistono alcuni casi particolari in cui questo è possibile; uno
di questi si ha con l'equazione di Eulero.
Essa nel caso omogeneo appare nella forma normale
a1 a2 an −1 an
y(n) + y ( n −1) + 2 y
( n − 2)
+⋯+ ′
n −1 y + n y =0
, (8.1)
ax + b ( ax + b ) ( ax + b ) ( ax + b )
 b 
dove a e b sono costanti reali (in particolare a ≠ 0 ). La (8.1) va risolta nell'intervallo  − , +∞ 
 a 
 b 
oppure  −∞, − ,  . Vediamo il metodo di risoluzione nel caso particolare n = 3 (nel caso n = 2 si
 a 
procede in modo analogo). In questo caso L’ED è
a1 a2 a3
y′′′ + y ′′ + ′
2 y + 3 y =0
. (8.2)
ax + b ( ax + b ) ( ax + b )
L’idea è quella di operare un cambiamento di variabile per ridurre la (8.2) ad un ED lineare a
b
coefficienti costanti. Si pone allora t = ln ( ax + b ) , nel caso x > − , altrimenti si pone
a
b b
t = ln ( −ax − b ) , nel caso x < − . Supponiamo x > − ; come conseguenza al cambiamento di
a a
variabile, la funzione incognita y può essere interpretata come una funzione composta del tipo
y ( x) = Y ϕ ( x )  , dove t = ϕ ( x ) = ln ( ax + b ) . Quindi, dal teorema della derivabilità di una funzione
composta, si ha
dY dϕ dY a
y′( x) =
= ,
dt dx dt ax + b
2
d  dY dϕ  d 2Y  dϕ  dY d 2ϕ d 2Y a2 dY a2
y′′( x) =   =   + = − ,
dx  dt dx  dt 2  dx  dt dx 2 dt 2 ( ax + b )2 dt ( ax + b )2

d  d 2Y  dϕ  dY d 2ϕ  d 3Y  dϕ 
2 3
d 2Y dϕ d 2ϕ d 2Y dϕ d 2ϕ dY d 3ϕ
y′′′( x) =  2   +  =   + 2 + + =
dx  dt  dx  dt dx 2  dt 3  dx  dt 2 dx dx 2 dt 2 dx dx 2 dt dx3
d 3Y a3 d 2Y a3 dY a3
= 3 −3 2 +2 .
dt ( ax + b )3 dt ( ax + b )3 dt ( ax + b )3

Sostituendo nella (8.2) si ottiene


 d 3Y a3 d 2Y a3 dY a3  a1  d 2Y a2 dY a2 
 3 − 3 + 2  +  − +
 dt ( ax + b )3 dt 2
( ax + b )
3
dt ( ax + b )
3
 ( ax + b )  dt 2 ( ax + b )2 dt ( ax + b )2 
   
a2  dY a  a3
+ 2   + Y =0
( ax + b )  dt ( ax + b )  ( ax + b )
3

cioè, moltiplicando entrambe i membri per ( ax + b ) ,


3

d 3Y 2
+ ( a1a − 3a ) 2 + ( 2a 3 − a1a 2 + a2a )
3 d Y dY
a 3
3
2
+ a3Y = 0 .
dt dt dt
Quindi la (8.2) si è trasformata in una ED lineare a coefficienti costanti la cui l’equazione
caratteristica è
a 3α 3 + ( a1a 2 − 3a 3 ) α 2 + ( 2a 3 − a1a 2 + a2a ) α + a3 = 0 .
Allora si possono avere i seguenti casi:
1) L’equazione caratteristica ammette 3 radici reali e distinte α1 , α 2 α 3 e quindi la soluzione
generale è y = c1eα1t + c2 eα 2t + c3eα3t . Ma t = ln ( ax + b ) e quindi si ha
α α α
y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 2 + c3 ( ax + b ) 3 ;

2) L’equazione caratteristica ammette una radice reale semplice α1 e una radice reale doppia
α 2 e quindi la soluzione generale è y = c1eα t + c2 eα t + c3teα t . Ma t = ln ( ax + b ) e quindi si
1 2 2

α α α
ha y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 2 + c3 ( ax + b ) 2 ln ( ax + b ) ;

3) L’equazione caratteristica ammette una radice reale tripla α1 e quindi la soluzione generale
è y = c1eα1t + c2teα1t + c3t 2 eα1t . Ma t = ln ( ax + b ) e quindi si ha
α α
y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 1 ln ( ax + b ) + c3 ( ax + b )
α1
( ln ( ax + b ) )
2
;

4) L’equazione caratteristica ammette una radice reale semplice α1 e due radici complesse e
coniugate semplici α 2 ± iβ 2 e quindi la soluzione generale è
y = c1eα1t + eα 2t ( c2 cos ( β t ) + c3 sin ( β t ) ) . Ma t = ln ( ax + b ) e quindi si ha
α
y = c1 ( ax + b ) 1 + ( ax + b )
α2
( c cos ( β
2 2 ln ( ax + b ) ) + c3 sin ( β 2 ln ( ax + b ) ) . )
Nella pratica, non è necessario scrivere esplicitamente l'ED a coefficienti costanti che si
α
ottiene effettuando la sostituzione suddetta; più semplicemente, si pone y = ( ax + b ) , si deriva n
volte e si sostituisce direttamente nella (8.1), ottenendo così un'equazione di grado n nell'incognita
α. Tale equazione si può benissimo considerare come l'equazione caratteristica della data equazione
di Eulero, ma a differenza di quanto accade per le ED a coefficienti costanti, in generale i
coefficienti sono diversi da quelli dell'equazione data. Una volta trovate le radici, si ottengono
immediatamente le funzioni della base, secondo lo schema detto sopra.
 b 
Nel caso che occorra risolvere la (8.1) nell'intervallo  −∞, − ,  , vale un discorso analogo a
 a 
quello appena detto, con la differenza che ax + b va sostituita con − ( ax + b ) .

5 8
ESEMPIO 8.1. Determinare l'integrale generale dell'ED y′′ − y′ + 2 y = 0 nell'intervallo J = ( 0, +∞ ) .
x x
SOLUZIONE. In questo caso a = 1 e b = 0 . Posto y = x , abbiamo y' = αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2;
α

perciò, sostituendo nell'equazione data, si trova

5 8 α
α (α − 1) xα −2 − α xα −1 + x = 0,
x x2

cioè α2 − 6 α + 8 = 0, da cui le due radici α1 = 2 ed α2 = 4; si ha quindi l'integrale generale


y = c1 x 2 + c2 x 4 .
7 9
ESEMPIO 8.2. Determinare l'integrale generale dell'ED y′′ + y′ + 2 y = 0 nell'intervallo J = ( 0, +∞ ) .
x x
SOLUZIONE. Posto y = xα, abbiamo y' = αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2; perciò, sostituendo
nell'equazione data, si trova
7 9 α
α (α − 1) xα −2 + α xα −1 + x =0,
x x2
cioè α2 + 6 α + 9 = 0, da cui la radice doppia α1 = − 3; si ha quindi l'integrale generale
c1 c2
y= + ln x .
x3 x3
7 9
ESEMPIO 8.2. Determinare l'integrale generale dell'ED y′′ + y′ + 2 y = 0 nell'intervallo J = ( 0, +∞ ) .
x x
SOLUZIONE. Posto y = xα, abbiamo y' = αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2; perciò, sostituendo
nell'equazione data, si trova
7 9
α (α − 1) xα −2 + α xα −1 + 2 xα = 0 ,
x x
cioè α2 + 6 α + 9 = 0, da cui la radice doppia α1 = − 3; si ha quindi l'integrale generale
c1 c2
y= + ln x .
x3 x3
 3 13
 y′′ − x y′ + x 2 y = 0

ESEMPIO 8.3. Risolvere il problema di Cauchy  y (1) = 6 .

 y′ (1) = −5

SOLUZIONE. La soluzione è definita nell'intervallo J = ( 0, +∞ ) . Posto y = xα, abbiamo y' =
αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2; perciò, sostituendo nell'equazione data, si trova
3 13 α
α (α − 1) xα −2 − α xα −1 + x = 0,
x x2
cioè α2 − 4 α + 13 = 0, da cui le radici complesse e coniugate α1,2 = 2 ± 3i ; si ha quindi l'integrale
generale
y = c1 x 2 cos ( 3ln x ) + c2 x 2 sin ( 3ln x ) .

Derivando si ha y′ = 2c1 x cos ( 3ln x ) − 3c1 x sin ( 3ln x ) + 2c2 x sin ( 3ln x ) + 3c2 x cos ( 3ln x ) .
Imponendo le condizioni iniziali si ottiene il sistema
c1 = 6
6 = c1 
 ⇒  17 .
−5 = 2c1 + 3c2 c
 2 = −
3
17
La soluzione del problema è y = 6 x 2 cos ( 3ln x ) − x 2 sin ( 3ln x ) .
3
 2 3x
 y′′ − x 2 y = x + 2

ESEMPIO 8.4. Risolvere il problema di Cauchy  y ( 2 ) = 4 .

 y′ ( 2 ) = −12 ln 2

SOLUZIONE. La soluzione è definita nell'intervallo J = ( 0, +∞ ) . Determiniamo la soluzione
generale dell’omogenea associata. Posto y = xα, abbiamo y' = αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2; perciò,
sostituendo nell'equazione data, si trova
2
α (α − 1) xα − 2 − 2 xα = 0 ,
x
cioè α2 − α − 2 = 0, da cui le radici reali e distinte α1 = −1 e α 2 = 2 ; si ha quindi l'integrale
generale dell’omogenea associata
c1
yo = + c2 x 2 .
x
Calcoliamo una soluzione particolare della non omogenea con il metodo della variazione delle
v
costanti arbitrarie. Abbiamo y = 1 + v2 x 2 . Il wronskiano è
x
1
x2
x
w( x) = = 3.
1
− 2 2x
x
Quindi
0 x2
1 x3  8  x3
v1 = ∫ 3 x dx = − ∫ dx = − ∫  x 2 − 2 x + 4 −  dx = − + x 2 − 4 x + 8 ln ( x + 2 ) .
3 2x x+2  x+2 3
x+2
1
0
1 x 1
v2 = ∫ dx = ∫ dx = ln ( x + 2 ) .
3 1 3x x+2
− 2
x x+2
x2 8
Quindi y = − + x − 4 + ln ( x + 2 ) + x 2 ln ( x + 2 ) . La soluzione del problema è
3 x
c 8
y = 1 + c2 x 2 + x − 4 + ln ( x + 2 ) + x 2 ln ( x + 2 ) . Derivando si ha
x x
c 8 8 x2
y′ = − 12 + 2c2 x + 1 − 2 ln ( x + 2 ) + + 2 x ln ( x + 2 ) +
x x x ( x + 2) x+2
Imponendo le condizioni iniziali si ottiene il sistema
 c1
4 = 2 + 4c2 − 2 + 8ln 4 c1 + 8c2 = 12 − 32 ln 2 c1 = 12
 ⇒  ⇒  .
c
−12 ln 2 = − + 4c + 3 + 2 ln 4
1  c1 − 16c 2 = 12 + 64 ln 2  c2 = − 4 ln 2
 4
2

12 8
La soluzione del problema è y = − 4 x 2 ln 2 + x − 4 + ln ( x + 2 ) + x 2 ln ( x + 2 ) .
x x

2 7 15 1
ESEMPIO 8.5. Integrare l'ED y′′′ − y ′′ + 2 y ′ − 3 y = 2 nel massimo intervallo
x x x x cos ( 2 ln ( x ) )
possibile contenente il punto 1.
SOLUZIONE. Alla condizione x>0 si aggiunge cos ( 2 ln ( x ) ) ≠ 0 ⇒
π
π −
2 ln ( x ) ≠ + kπ , ∀k ∈ Z ⇒ . In particolare, per k = −1 e k = 0 si ha rispettivamente x ≠ e 4
e
2
π π
π
−  −π π 
x ≠ e 4 . Poiché e < 1 < e 4 , allora la soluzione sarà definita nell'intervallo J =  e 4 , e 4  .
4

 
Determiniamo la soluzione generale dell’omogenea associata. Posto y = xα, abbiamo y' = αxα−1 , y"
= α(α − 1)xα−2; e y"' = α(α − 1)(α − 2)xα−3; perciò, sostituendo nell'equazione data, si trova
2 7 15
α (α − 1)(α − 2) xα −3 − α (α − 1) xα −2 + 2
α xα −1 − 3 xα = 0 ,
x x x
α (α − 1)(α − 2) − 2α (α − 1) + 7α − 15 = 0
α 3 − 5α 2 + 11α − 15 = 0
Con Ruffini, si fattorizza il polinomio a primo membro (α − 3) (α 2 − 2α + 5) = 0 , da cui la radice
reale α1 = 3 e le radici complesse e coniugate α 2,3 = 1 ± 2i ; si ha quindi l'integrale generale
dell’omogenea associata
yo = c1 x 3 + c2 x cos ( 2 ln x ) + c3 x sin ( 2 ln x ) .
Calcoliamo una soluzione particolare della non omogenea con il metodo della variazione delle
costanti arbitrarie. Abbiamo y = v1 x 3 + v2 x cos ( 2 ln x ) + v3 x sin ( 2 ln x ) . Il wronskiano è

x3 x cos ( 2 ln x ) x sin ( 2 ln x )
w ( x ) = 3x 2
cos ( 2 ln x ) − 2 sin ( 2 ln x ) sin ( 2 ln x ) + 2 cos ( 2 ln x ) =
2 4 2 4
6x − sin ( 2 ln x ) − cos ( 2 ln x ) cos ( 2 ln x ) − sin ( 2 ln x )
x x x x
x3 x cos ( 2 ln x ) x sin ( 2 ln x )
1
= 3 3x 3 x cos ( 2ln x ) − 2 x sin ( 2 ln x ) x sin ( 2ln x ) + 2 x cos ( 2 ln x ) =
x
6x3 −2 x sin ( 2ln x ) − 4 x cos ( 2 ln x ) 2 x cos ( 2 ln x ) − 4 x sin ( 2 ln x )

x3 x cos ( 2 ln x ) x sin ( 2 ln x ) x2 cos ( 2 ln x ) sin ( 2 ln x )


1 2 2
= 3 2 x3 −2 x sin ( 2 ln x ) +2 x cos ( 2 ln x ) = x − sin ( 2 ln x ) + cos ( 2 ln x ) =
x x 3
3x 3 −5 x cos ( 2 ln x ) −5 x sin ( 2 ln x ) 8x 0 0

cos ( 2 ln x ) sin ( 2 ln x )
= 16 x 2 = 16 x 2 .
− sin ( 2 ln x ) cos ( 2 ln x )
Quindi
1 1 1 x cos ( 2 ln x ) x sin ( 2 ln x )
16 ∫ x x 2 cos ( 2 ln ( x ) ) cos ( 2 ln x ) − 2 sin ( 2 ln x ) sin ( 2 ln x ) + 2 cos ( 2 ln x )
v1 = 2
dx =

1 2 cos ( 2 ln x ) sin ( 2 ln x ) 1 1
= ∫ dx = = ∫ 3 dx .
16 x cos ( 2 ln ( x ) ) − sin ( 2 ln x ) cos ( 2 ln x )
3
8 x cos ( 2ln ( x ) )
x
1 1
Poiché è un integrale impossibile definisco la funzione integrale v1 ( x ) = ∫ dt .
8 1 t cos ( 2 ln ( t ) )
3
1 1 1 x3 x sin ( 2 ln x )
v2 = − ∫ 2 2 dx =
16 x x cos ( 2 ln ( x ) ) 3 x 2 sin ( 2 ln x ) + 2 cos ( 2 ln x )

1 1 1 sin ( 2 ln x ) 1 sin ( 2 ln ( x ) ) − cos ( 2 ln ( x ) )


=− ∫
8 x cos ( 2 ln ( x ) ) 1 cos ( 2 ln x )
dx = ∫
8 x cos ( 2 ln ( x ) )
dx =

1 sin ( 2 ln ( x ) ) (
1 d cos ( 2 ln ( x ) ) 1 )
= ∫
8 x cos ( 2 ln ( x ) )
1 dx
dx − ∫
8 x
=− ∫
16 cos ( 2 ln ( x ) ) 8
1
16
1
8
(
− ln x = − ln cos ( 2 ln ( x ) ) − ln x . )
1 1 1 x3 x cos ( 2 ln x )
v3 = ∫ 2 2 dx =
16 x x cos ( 2 ln ( x ) ) 3x 2 cos ( 2 ln x ) − 2sin ( 2 ln x )

1 1 1 cos ( 2 ln x ) 1 sin ( 2 ln ( x ) ) + cos ( 2 ln ( x ) )


= ∫
8 x cos ( 2 ln ( x ) ) 1 − sin ( 2 ln x )
dx = − ∫
8 x cos ( 2 ln ( x ) )
dx =

1 sin ( 2 ln ( x ) ) (
1 dx 1 d cos ( 2 ln ( x ) ) 1 )
=− ∫
8 x cos ( 2 ln ( x ) )
dx − ∫ =
8 x 16 ∫ cos ( 2 ln ( x ) ) 8
1
16
1
8
(
− ln x = ln cos ( 2 ln ( x ) ) − ln x . )
Quindi
 1   1 
( ) 1
( 1
)
y = v1 ( x ) x 3 +  − ln cos ( 2 ln ( x ) ) − ln x  x cos ( 2 ln x ) +  ln cos ( 2 ln ( x ) ) − ln x  x sin ( 2 ln x ) ,
 16 8   16 8 
x
1 1
dove v1 ( x ) = ∫ 3 dt . La soluzione del problema è
8 1 t cos ( 2 ln ( t ) )

y = c1 x 3 + c2 x cos ( 2 ln x ) + c3 x sin ( 2 ln x ) +
 1   1 
 16
( 1
8
)   16
( 1
8
)
+ v1 ( x ) x 3 +  − ln cos ( 2 ln ( x ) ) − ln x  x cos ( 2 ln x ) +  ln cos ( 2 ln ( x ) ) − ln x  x sin ( 2 ln x ) ,

x
1 1
dove v1 ( x ) = ∫ dt .
8 1 t cos ( 2 ln ( t ) )
3

2 6
ESEMPIO 8.6. Determinare l'integrale generale dell'ED y ′′ + y ′ − 2 y = 0 nell'intervallo (0 , +∞).
x x
SOLUZIONE. Posto y = xα, abbiamo y' = αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2; perciò, sostituendo
nell'equazione data, si trova
2 6
α(α − 1) x α −2 + αx α −1 − 2 x α = 0 ,
x x
cioè α2 + α − 6 = 0, da cui le due radici α1 = 2 ed α2 = −3; si ha quindi l'integrale generale
c2
. y = c1 x 2 +
x3
 5 4
 y ′′ + x y ′ + x 2 y = 0

ESEMPIO 8.7. Risolvere il problema di Cauchy  y (1) = 6
 y ′(1) = −2.


SOLUZIONE. Dalle condizioni iniziali, si deduce che il problema va risolto in J = (0 , +∞).
Posto allora y = xα, abbiamo come sopra y' = αxα−1 e y" = α(α − 1)xα−2; sostituendo, si trova
5 α −1 4 α
α(α − 1) x α −2 + αx + 2 x = 0 ,
x x
cioè α2 + 4α + 4 = 0, da cui α1 = α2 = −2; perciò questa volta l'integrale generale è
c1 c 2 log x
y= + .
x2 x2
c 2 − 2c1 c log x
Poiché inoltre risulta y ′ = 3
− 2 2 3 , imponendo le condizioni iniziali si ha il
x x
6 = c1 6 + 10 log x
sistema  e da qui la soluzione y = .
− 2 = c2 − 2c1 , x2

y′ y
ESEMPIO 8.8. Determinare l'integrale generale dell'ED y ′′′ + 2 − 12 2 = 0 nell'intervallo (0 , +∞).
x x
α
SOLUZIONE. Posto y = x , calcoliamo le prime tre derivate e sostituiamo, così da ottenere
l'equazione α 3 − 3α 2 + 4α − 12 = 0 , che ammette le radici 3 e ±2i. Perciò abbiamo l'integrale
generale y = c1 x 3 + c 2 cos(2 log x) + c3sen (2 log x) .

Se l'equazione data non è omogenea, per determinare una soluzione particolare sarà necessario
applicare il metodo della variazione delle costanti.

y′ y 3
ESEMPIO 8.9. Determinare l'integrale generale dell'ED y ′′ + 2 −2 2 = 2 nell'intervallo (0 , +∞).
x x x +1
SOLUZIONE. Procedendo come sopra, vediamo subito che l'integrale generale
c
dell'omogenea associata è y = c1 x + 22 . Per determinare la soluzione particolare y , calcoliamo
x
1
x
dapprima w( x) = x 2 = − 3 ; abbiamo quindi:
2 x2
1 − 3
x

1 3
⋅ 2
v1 ( x) = − ∫ x x + 1 dx = ∫ 2
2 dx
= arctg x ;
3 x +1
− 2
x
3
x⋅ 2
x 3 dx x2 1
v 2 ( x) = ∫ x + 1 dx = − ∫ 2 =− + log( x 2 + 1) ,
3 x +1 2 2
− 2
x

1  x2 1  1 1
da cui y = x arctg x +  − + log( x 2 + 1)  = x arctg x + 2 log( x 2 + 1) − . In conclusione,
2 
x  2 2  2x 2

c 1 1
l'integrale generale è y = c1 x + 22 + x arctg x + 2 log( x 2 + 1) − .
x 2x 2
( x + 1) y ′′′ + 3 ( x + 1) y ′′ − 2 ( x + 1) y ′ + 2 y = ( x + 1) ln ( x + 1)
3 2 2
ESEMPIO 8.10. Integrare l'ED
nell'intervallo J = ( −1, +∞ ) .
SOLUZIONE. Determiniamo la soluzione generale dell’omogenea associata
( x + 1) y′′′ + 3 ( x + 1) y′′ − 2 ( x + 1) y′ + 2 y = 0 (non è necessario ridurre in forma normale l'ED omogenea).
3 2

α α −1 α −2 α −3
Posto y = ( x + 1) abbiamo y′ = α ( x + 1) , y′′ = α (α − 1)( x + 1) e y′′′ = α (α − 1)(α − 2 )( x + 1) ;
perciò, sostituendo nell'equazione data, si trova
α α α α
α (α − 1)(α − 2) ( x + 1) + 3α (α − 1) ( x + 1) − 2α ( x + 1) + 2 ( x + 1) = 0 .
α
Dividendo per ( x + 1)

α (α − 1)(α − 2) + 3α (α − 1) − 2α + 2 = α 3 − 3α + 2 = (α − 1) (α 2 + α − 2 ) = 0 ,

da cui la radice reale doppia α1 = 1 e la radice reale semplice α 2 = −2 ; si ha quindi l'integrale


generale dell’omogenea associata
c3
yo = c1 ( x + 1) + c2 ( x + 1) ( ln ( x + 1) ) + .
( x + 1)
2

Calcoliamo una soluzione particolare della non omogenea con il metodo della variazione delle
costanti arbitrarie. In tal caso è necessario ridurre in forma normale l'ED: si ha
3 2 2 1
y′′′ + y ′′ − ′
2 y + 3 y = ln ( x + 1)
( x + 1) ( x + 1) ( x + 1) x +1
v3
Abbiamo y = v1 ( x + 1) + v2 ( x + 1) ( ln ( x + 1) ) + . Il wronskiano è
( x + 1)
2

1
x +1 ( x + 1) ln ( x + 1)
( x + 1)
2

−2
w( x) = 1 ln ( x + 1) + 1 =
( x + 1)
3

1 6
0
x +1 ( x + 1)
4

x +1 ( x + 1) ln ( x + 1) 1
1 −2 9
= 1 ln ( x + 1) + 1 =
( x + 1)
2
( x + 1) ( x + 1)3
1 6
0
x +1 ( x + 1)
2

Quindi
1
( x + 1) ln ( x + 1) ( x + 1) ln ( x + 1) 1
( x + 1)
2
1 1
v1 = ∫ ( x + 1) ln ( x + 1) dx = ∫ ln ( x + 1)
2
−2 dx =
9 −2 9 ln ( x + 1) + 1
ln ( x + 1) + 1 ( x + 1)
( x + 1)
3

1
9 ∫ ( −3ln 2 ( x + 1) − ln ( x + 1) ) dx = − ∫ ln 2 ( x + 1) dx − ∫ ln ( x + 1) dx =
1
3
1
9
1 1
= − ∫ ln 2 ( x + 1) d ( x + 1) − ∫ ln ( x + 1) dx =
3 9

1 2 1
=− ( x + 1) ln 2 ( x + 1) + ∫ ln ( x + 1) d x − ∫ ln ( x + 1) dx =
3 3 9
1 5 1 5
= − ( x + 1) ln 2 ( x + 1) + ∫ ln ( x + 1) d x = = − ( x + 1) ln 2 ( x + 1) + ∫ ln ( x + 1) d ( x + 1) =
3 9 3 9
1 5 5
= − ( x + 1) ln 2 ( x + 1) + ( x + 1) ln ( x + 1) − ( x + 1) .
3 9 9
1
( x + 1) ( x + 1) 1
( x + 1)
2
1 1
v2 = − ∫ ( x + 1) ln ( x + 1) dx = − ∫ ln ( x + 1)
2
−2 dx =
9 −2 9 1
1 ( x + 1)
( x + 1)
3

1 1 1 1 1 1
= ∫ ln ( x + 1) dx = ∫ ln ( x + 1) d ( x + 1) = ( x + 1) ln ( x + 1) − ∫ dx = ( x + 1) ln ( x + 1) − ( x + 1) .
3 3 3 3 3 3

1 x +1 ( x + 1) ln ( x + 1) 1 1 ln ( x + 1)
( ) ( ) dx = ∫ ( x + 1) ln ( x + 1)
9∫
2 3
v3 = x + 1 ln x + 1 dx =
1 ln ( x + 1) + 1 9 1 ln ( x + 1) + 1
1 1 1 1
∫ ( x + 1) ln ( x + 1) dx = ∫ ln ( x + 1) d ( x + 1) = ( x + 1) ln ( x + 1) − ∫ ( x + 1) dx =
3 4 4 3

9 36 36 36
1 1
( x + 1) ln ( x + 1) − ( x + 1) . Quindi
4 4

36 108
2 1 5 5 1 1 1 1 
y = ( x + 1)  − ln 2 ( x + 1) + ln ( x + 1) − + ln 2 ( x + 1) − ln ( x + 1) + ln ( x + 1) − =
 3 9 9 3 3 36 108 
2  13 61 
= − ( x + 1)  ln ( x + 1) + .
 12 108 
c3 2  13 61 
La soluzione del problema è y = c1 ( x + 1) + c2 ( x + 1) ( ln ( x + 1) ) + 2 − ( x + 1)  ln ( x + 1) + .
( x + 1)  12 108 

 1 1 −
1

3 y ′′ + y′ − 2 y = x
3

 x x
ESEMPIO 8.11. Risolvere il problema di Cauchy  y (1) = 1 precisando l'intervallo in cui
 y ′(1) = 1


è definita la soluzione.
SOLUZIONE. La soluzione è definita nell'intervallo J = ( 0, +∞ ) . Determiniamo la soluzione
1 1
generale dell’omogenea associata 3 y ′′ + y ′ − 2 y = 0 (come nell'esercizio precedente non è
x x
necessario ridurre in forma normale l'ED omogenea). Posto y = xα, abbiamo y' = αxα−1 , y" = α(α −
1)xα−2; perciò, sostituendo nell'equazione data, si trova

3α (α − 1) + α − 1 = 3α 2 − 2α − 1 = 0 ,

1
da cui le due radici reali e distinte α1 = 1 , α 2 = − ; si ha quindi l'integrale generale dell’omogenea
3
associata
1

yo = c1 x + c2 x 3 .
Calcoliamo una soluzione particolare della non omogenea con il metodo della variazione delle
costanti arbitrarie. In tal caso è necessario ridurre in forma normale l'ED: si ha
1/ 3 1/ 3 1 − 13
y ′′ + y′ − 2 y = x .
x x 3
1

Abbiamo y = v1 x + v2 x 3 . Il wronskiano è
1 x 1 1
− 4 −3
x 3
1 =− x
1 − x −1 3
3
Quindi
1 1 −1 −1 1 −1 3 2
v1 = ∫ x 3 x 3 x 3 dx = ∫ x 3 dx = x 3
4 4 8
1 1
1 − 1 1
v2 = − ∫ x 3 x 3 xdx = − ∫ xdx = − x 2 .
4 4 8
3 53 1 53 1 53
La soluzione particolare della non omogenea è y = x − x = x .
8 8 4
1 5 4
− 1 1 − 5 2
La soluzione generale dell'ED è y = c1 x + c2 x 3 + x 3 . Derivando si ha y′ = c1 − c2 x 3 + x 3
4 3 12
Imponendo le condizioni iniziali si ottiene il sistema
 1  5
1 = c1 + c2 + 4 4c1 + 4c2 = 3 c1 = 4
 ⇒  ⇒  .
1
1 = c1 − c2 + 5  12 c1 − 4 c2 = 7 c2 = − 1
 3 12  2
1 5
5 1 − 1
La soluzione del problema è y = x − x 3 + x 3 .
4 2 4
schema riassuntivo

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
1) ED risolubili mediante integrazioni dirette: y ′ = f ( x )
y = ∫ f ( x ) dx + c ∀c ∈ R e ∀x ∈ D f .
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
2) ED lineari del 1 ordine in forma normale non omogenee: y '+ a ( x ) y = b( x )
y = e− p( x) ( ∫ b( x )e p( x )
dx + c ) dove p ( x ) = ∫ a ( x ) dx , ∀c ∈ R e ∀x ∈ I a ∩ I b .
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
3) ED lineari del 1 ordine in forma normale omogenee: y '+ a ( x ) y = 0
y = ce − p( x ) dove p ( x ) = ∫ a ( x ) dx , ∀c ∈ R e ∀x ∈ I a .
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
4) ED a variabili separabili: y ' = P( x ) ⋅ Q ( y )
dy
∫ Q( y ) = ∫ P( x)dx con Q ( y ) ≠ 0 ,
dopo aver integrato si aggiunge la costante reale arbitraria c solo a destra e si determina il dominio.
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5) ED di Bernoulli: y '+ a( x) y = b( x) yα α ∈ R − {0,1}
- Si dividono i membri per yα (avendo posto y ≠ 0 , se α > 0 ) ⇒ y′y −α + a ( x ) y1−α = b( x ) ;
1
- Si pone v = y1−α (da cui y = v 1−α ) e si derivano i membri rispetto a x ⇒ v′ = (1 − α ) y −α y ′
;
1
- Si sostituisce nell'ED ⇒ v′ + a ( x )v = b( x ) ⇒ v′ + (1 − α ) a ( x )v = (1 − α ) b( x ) ;
1−α
- Si integra in quanto ED lineare del 1 ordine non omogenea
(
v = e − p ( x ) (1 − α ) ∫ b( x )e p ( x )dx + c ∀c ∈ R )
dove p ( x ) = (1 − α ) ∫ a ( x )dx .
1

-Si risolve rispetto a y ⇒ y= e { − p( x)


( (1 − α ) ∫ b( x)e p( x)
dx + c )}
1−α
∀c ∈ R .

Fissato c in R si potrà stabilire anche il dominio di y.


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6) ED lineari omogenee di ordine n in forma normale a coefficienti costanti:
y ( n ) + a1 y ( n −1) + ⋯ + a n−1 y '+ an y = 0 .

• Si determinano le soluzioni dell'equazione caratteristica α n + a1α n −1 + ⋯ + an −1α + an = 0 ;


• ad ogni radice reale α semplice corrisponde la funzione eαx;
• ad ogni radice reale α di molteplicità r ≥ 2 corrispondono le r funzioni eαx, xeαx, x2eαx, ...,
xr-1eαx.
• ad ogni coppia di radici complesse coniugate β + γi e β − γi di molteplicità 1, corrispondono le
due funzioni e βx cos γx ed e βx sen γx ; nel caso particolare β = 0 tali funzioni si riducono a cos γx
e sen γx ;
• ad ogni coppia di radici complesse coniugate β + γi e β − γi di molteplicità r ≥ 2 corrispondono
le 2r funzioni
e βx cos γx, xeβx cos γx,… , x r −1e βx cos γx,
e βx sen γx, xe βx sen γx,… , x r −1e βx sen γx ,
funzioni che nel caso particolare β = 0 si riducono a cos γx, x cos γx,… , x r −1 cos γx e
sen γx, xsen γx,… , x r −1sen γx .
• l'integrale generale è dato dalla combinazione lineare di tali funzioni.

CASO particolare n = 2 y ′′ + a1 y '+ a2 y = 0 .

• Si considera l'equazione caratteristica α 2 + a1α + a2 = 0 .

• se a12 − 4a2 > 0 , allora dette α1 e α2 le radici reali e distinte si ha:


y = c1eα1 x + c2 eα2 x , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R ;

• se a12 − 4a2 = 0 , allora detta α la radice reale doppia si ha:

y = c1eα x + c2 xeα x , ∀c1 , c2 ∈ R e ∀x ∈ R ;

• se a12 − 4a2 < 0 , allora dette α + i β e α − i β le radici complesse e coniugate si ha:


y = eα x ( c1 cos ( β x ) + c2 sin ( β x ) ) , ∀c1 , c2 ∈ C e ∀x ∈ R .

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7) ED lineari di ordine qualsiasi non omogenee
y ( n ) + a1 ( x) y ( n −1) + ⋯ + an −1 ( x) y '+ an ( x) y = b( x) . (5.1)

- calcolo l’integrale generale yo dell’omogenea associata;


- calcolo una soluzione particolare y (x) della non omogenea (5.1);
y = yo + y = c1u1 ( x ) + c2u2 ( x ) + … + cn un ( x ) + y ( x ) , ∀c1 ,…, cn ∈ C e ∀x ∈ J ,

dove u1 ,…, un è un sistema fondamentale dell'omogenea.


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8) Criteri per determinare una soluzione particolare di una ED lineare a coeff. costanti di ordine
qualsiasi non omogenee in base all’espressione del termine noto b( x) .

αx
• CASO 8.1 b( x) = ke .

- y ( x) = Aeα x se α non è una radice dell’eq. caratteristica dell’omogenea associata;

- y ( x) = Ax r eα x se α è una radice di molteplicità r dell’eq. caratteristica dell’omogenea


associata.
Costanti da determinare: A .
b( x) = km x m + km−1 x m−1 + ⋯ + k1 x + k0
• CASO 8.2 .

( m −1
)
- y ( x) = Am x + Am−1 x + ⋯ + A1 x + A0 x dove r è il minimo ordine di derivazione della y
m r

nell’ED.
Costanti da determinare: Am , Am −1 ,… , A1 , A0 .

• CASO 8.3 b( x ) = k1 cos ( β x ) + k2 sin ( β x ) , ( k1 , oppure k2 , può essere nullo).

- y ( x) = A cos ( β x ) + B sin ( β x ) se ±i β non sono radici dell’eq. caratteristica dell’omogenea


associata;

- y ( x) = x r ( A cos ( β x ) + B sin ( β x ) ) se ±i β sono radici di molteplicità r dell’eq. caratteristica


dell’omogenea associata.
Costanti da determinare: A, B .


m
(m −1
CASO 8.4 b( x) = km x + km−1 x + ⋯ + k1 x + k0 e
αx
)
- ( )
y ( x) = Am x m + Am−1 x m −1 + ⋯ + A1 x + A0 eα x se α non è una radice dell’eq. caratteristica
dell’omogenea associata;

- ( )
y ( x) = Am x m + Am−1 x m−1 + ⋯ + A1 x + A0 x r eα x se α è una radice di molteplicità r dell’eq.
caratteristica dell’omogenea associata.
Costanti da determinare: Am , Am −1 ,… , A1 , A0 .

• CASO 8.5 b( x ) = Pm ( x ) cos ( β x ) + Qn ( x ) sin ( β x ) , ν = max {m, n} , ( Pm , oppure Qn , può essere nullo).

- ( ) (
y ( x) = Aν xν + Aν −1 xν −1 + ⋯ + A1 x + A0 cos ( β x ) + Bν xν + Bν −1 xν −1 + ⋯ + B1 x + B0 sin ( β x ) ) se
±i β non sono radici dell’eq. caratteristica dell’omogenea associata;

- ( ) ( )
y ( x) = x r  Aν xν + Aν −1 xν −1 + ⋯ + A1 x + A0 cos ( β x ) + Bν xν + Bν −1 xν −1 + ⋯ + B1 x + B0 sin ( β x )  se
±i β sono radici di molteplicità r dell’eq. caratteristica dell’omogenea associata.
Costanti da determinare Aν , Aν −1 ,…, A1 , A0 , Bν , Bν −1 ,…, B1 , B0 .

• CASO 8.6 b( x ) = eα x  k1 cos ( β x ) + k 2 sin ( β x )  , ( k1 , oppure k2 , può essere nullo).

- y ( x) = eα x  A cos ( β x ) + B sin ( β x )  se α ± i β non sono radici dell’eq. caratteristica


dell’omogenea associata;
- y ( x) = eα x x r  A cos ( β x ) + B sin ( β x )  se α ± i β sono radici di molteplicità r dell’eq.
caratteristica dell’omogenea associata.
Costanti da determinare: A, B .

• CASO 8.7 b( x ) = eα x  Pm ( x ) cos ( β x ) + Qn ( x ) sin ( β x )  , ν = max {m, n} .

- y ( x ) = eα x  ( Aν xν + Aν −1 xν −1 + ⋯ + A1 x + A0 ) cos ( β x ) + ( Bν xν + Bν −1 xν −1 + ⋯ + B1 x + B0 ) sin ( β x )


se α ± i β non sono radici dell’eq. caratteristica dell’omogenea associata;

- y ( x ) = x r eα x  ( Aν xν + Aν −1 xν −1 + ⋯ + A1 x + A0 ) cos ( β x ) + ( Bν xν + Bν −1 xν −1 + ⋯ + B1 x + B0 ) sin ( β x )


se α ± i β sono radici di molteplicità r dell’eq. caratteristica dell’omogenea associata.
Costanti da determinare: Aν , Aν −1 ,…, A1 , A0 , Bν , Bν −1 ,…, B1 , B0 .

• CASO 8.8 I criteri si possono utilizzare anche combinando i vari casi.


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9) Metodo della variazione delle costanti arbitrarie (si usa per determinare la sol. particolare della
(5.1) quando non è possibile applicare il metodo pratico delle tabelle.

CASO n=2
• Note le funzioni u1 , u2 che costituiscono il sistema fondamentale dell'equazione omogenea
associata.

u1 u2
• si calcola il determinante wronskiano w( x ) = ;
u1′ u2′

0 u2 u1 0
b( x ) u2′ u ′ b( x )
• si calcolano i due integrali v1 ( x ) = ∫ dx e v2 ( x ) = ∫ 1 dx , scegliendo in
w( x ) w( x )
ciascuno dei due casi nel modo più semplice la costante arbitraria;

• si combinano linearmente le funzioni così trovate con u1(x) e u2(x), in modo da ottenere la
soluzione particolare y , cioè y = u1v1 + u2v2 .

CASO n=3
• Note le funzioni u1 , u2 , u3 che costituiscono il sistema fondamentale dell'equazione
omogenea associata.

u1 u2 u3
• si calcola il determinante wronskiano w( x ) = u1′ u2′ u3′ ;
u1′′ u2′′ u3′′

• si calcolano i tre integrali:


0 u2 u3
0 u2′ u3′ u2 u3
b( x ) u2′′ u3′′ u′ u ′
v1 ( x ) = ∫ dx = ∫ b( x ) 2 3 dx ,
w( x ) w( x )
u1 0 u3
u1′ 0 u3′ u1 u3
u′′ b( x ) u3′′ u′ u′
v2 ( x ) = ∫ 1 dx = − ∫ b( x ) 1 3 dx e
w( x ) w( x )
u1 u2 0
u1′ u2′ 0 u1 u2
u′′ u′′ b( x ) u′ u′
v3 ( x ) = ∫ 1 2 dx = ∫ b( x ) 1 2 dx , scegliendo in ciascuno dei tre casi nel modo più
w( x ) w( x )
semplice la costante arbitraria;

• si combinano linearmente le funzioni così trovate con u1(x), u2(x) e u2(x), in modo da
ottenere la soluzione particolare y , cioè y = u1v1 + u2 v2 + u3v3 .
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10) Equazione di Eulero (omogenea in forma normale).
a1 a2 an −1 an
y(n) + y ( n −1) + 2 y
( n − 2)
+⋯+ ′
n −1 y + n y =0
,
ax + b ( ax + b ) ( ax + b ) ( ax + b )
 b   b
a, b, a1 ,… an ∈ R ( a ≠ 0 ). Intervallo dell'integrale generale J =  − , +∞  oppure J =  −∞, −  .
 a   a

CASO n=3
a1 a2 a3
y′′′ + y ′′ + ′
2 y + 3 y =0
.
ax + b ( ax + b ) ( ax + b )
b α b α
Se x > − si pone y = ( ax + b ) , altrimenti, se x < − , si pone y = ( − ax − b ) .
a a
b
Caso x > − . Si pone
a
α α −1 α −2 α −3
y = ( ax + b ) , y ′ = aα ( ax + b ) , y′′ = a 2α (α − 1)( ax + b ) , y′′′ = a 3α (α − 1)(α − 2 )( ax + b )
sostituendo nell'ED si ottiene l'equazione caratteristica
a 3α 3 + ( a1a 2 − 3a 3 ) α 2 + ( 2a 3 − a1a 2 + a2 a ) α + a3 = 0 .

5) se ammette 3 radici reali e distinte α1 , α 2 e α 3 , allora la soluzione generale è


α α α
y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 2 + c3 ( ax + b ) 3 ;

6) se ammette una radice reale semplice α1 e una radice reale doppia α 2 , allora la soluzione
α α α
generale è y = c1 ( ax + b ) + c2 ( ax + b ) + c3 ( ax + b ) ln ( ax + b ) ;
1 2 2

7) se ammette una radice reale tripla α1 , allora la soluzione generale è


α α
y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 1 ln ( ax + b ) + c3 ( ax + b )
α1
( ln ( ax + b ) )
2
;

8) se ammette una radice reale semplice α1 e due radici complesse e coniugate semplici α 2 ± iβ 2 ,
allora la soluzione generale
α
y = c1 ( ax + b ) 1 + ( ax + b )
α2
( c cos ( β
2 2 ln ( ax + b ) ) + c3 sin ( β 2 ln ( ax + b ) ) . )
CASO n=2
a1 a2
y ′′ + y′ + 2 y =0
.
( ax + b ) ( ax + b )
b α b α
Se x > − si pone y = ( ax + b ) , altrimenti, se x < − , si pone y = ( − ax − b ) .
a a
b α
Caso x > − : si pone y = ( ax + b ) ,
a
α −1
y ′ = aα ( ax + b ) ,
α −2
y′′ = a 2α (α − 1)( ax + b ) ,
sostituendo nell'ED si ottiene l'equazione caratteristica
a 2α 2 + ( a1a − a 2 ) α + a2 = 0 .

9) se ammette 2 radici reali e distinte α1 , α 2 , allora la soluzione generale è


α α
y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 2 ;

10) se ammette una radice reale doppia α1 , allora la soluzione generale è


α α
y = c1 ( ax + b ) 1 + c2 ( ax + b ) 1 ln ( ax + b ) ;

11) se ammette due radici complesse e coniugate semplici α1 ± i β1 , allora la soluzione generale
y = ( ax + b )
α1
( c cos ( β ln ( ax + b )) + c sin ( β ln ( ax + b ) )) .
1 1 2 1

Osservazione:
Se l'ED si presenta in forma non normale
n −1 n −1
a0 ( ax + b ) y ( n ) + a1 ( ax + b ) y ( n −1) + a2 ( ax + b ) y ( n −2) + ⋯ + an −1 ( ax + b ) y ′ + an y = b( x ) ,
n

allora per determinare l'integrale generale della omogenea associata non è necessario dividere I e II
membro per a0 ( ax + b ) ; invece per determinare l'integrale particolare della non omogenea, con il
n

metodo della variazione delle costanti arbitrarie o con il metodo diretto delle tabelle, è necessario
dividere I e II membro per a0 ( ax + b ) e ridurla quindi in forma normale
n

a1 / a0 ( n −1) a /a a /a a /a b( x )
y(n) + y + 2 0 2 y ( n −2) + ⋯ + n −1 n0−1 y′ + n 0 n y = .
( ax + b ) ( ax + b ) ( ax + b ) ( ax + b ) a0 ( ax + b )
n

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