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Macroeconomia Rudiger Dornbusch

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macroeconomia fischer

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giuseppe canullo
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startz
Il successo mondiale che Macroeconomics ha avuto nei suoi
quarant’anni di vita può essere attribuito a molteplici punti giuseppe
di forza: l’attenzione ai “fatti” economici più rilevanti; il canullo
rigore formale dell’analisi, reso possibile dall’uso di modelli
interpretativi appropriati; l’inquadramento dei problemi
macroeconomici in una prospettiva internazionale. paolo
La nuova edizione italiana si è proposta di valorizzare tali pettenati
punti di forza ampliando e aggiornando i riferimenti alla

macroeconomia
situazione dell’Italia nel quadro dell’Unione Europea. Ha
inoltre confermato l'efficace impostazione strutturale che
aveva caratterizzato le due precedenti edizioni, proponendo
la trattazione degli argomenti nella sequenza “breve, medio
e lungo periodo”. XII edizione
Il testo si rivolge ai corsi di Macroeconomia a livello
intermedio impartiti nei diversi corsi di laurea. Data la com-
plessità e la varietà degli argomenti trattati sarebbe preferi-
bile, anche se non strettamente indispensabile, far precedere
lo studio del manuale da un testo introduttivo di Economia.
Gli strumenti matematici richiesti sono quelli tradizional-
mente insegnati nella scuola secondaria superiore. macroeconomia
Ulteriori risorse sono disponibili per docenti e studenti sul
sito www.mheducation.it.

XII
edizione

€ 59,00 (i.i.)
ISBN 978 -8 8 -38 6-9577-3

www.mheducation.it 9 788838 695773


00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:42 Pagina I

collana di istruzione scientifica


serie di economia
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:42 Pagina II
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:42 Pagina III

Rudiger Dornbusch
Stanley Fischer
Richard Startz
Giuseppe Canullo
Paolo Pettenati

Macroeconomia
Dodicesima edizione
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:42 Pagina IV

Titolo originale: Macroeconomics, Thirteenth Edition


Copyright © 2018, 2014, 2011, 2008, 2004, 2001, 1998, 1994, 1990, 1987, 1984, 1981, 1978
McGraw-Hill Education

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Portfolio Director: Teresa Massara


Senior Portfolio Manager B&E/HSSL: Marta Colnago
Pre Press Manager: Chiara Daelli
Realizzazione editoriale: Fotocompos, Gussago (BS)
Grafica di copertina: Feel Italia, Milano
Immagine di copertina: ©NicoElNino/Shutterstock

ISBN: 978 88 386 9806-4


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Indice breve

PARTE I Introduzione e contabilità nazionale 1


1 Introduzione 3
2 Contabilità nazionale 21
3 Sviluppo, disoccupazione e inflazione: i fatti principali 53

PARTE II Modelli di base: la macroeconomia a prezzi fissi 91


4 Reddito e spesa 93
5 Moneta, interesse e reddito 121
6 Politica monetaria e politica fiscale 155
7 Legami economici internazionali 183
8 Offerta e domanda aggregate: prezzi, salari e occupazione 219

PARTE III Macroeconomia con prezzi variabili 253


9 Inflazione e disoccupazione 255
10 Macroeconomia dell’Unione Economica e Monetaria europea 311

PARTE IV Basi del comportamento degli operatori economici:


un approfondimento 359
11 Consumo e risparmio 361
12 Spesa per investimenti 389
13 Banca Centrale, moneta e credito 419
14 Mercati finanziari 451
15 Aggiustamenti internazionali e interdipendenza 465

PARTE V Crescita e progresso tecnologico 491


16 Accumulazione di capitale, risparmio e progresso tecnologico 493
17 Teoria neoclassica e contabilità della crescita 521
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Indice

Prefazione all’edizione italiana XVII


Autori e Curatori XXI
Ringraziamenti dell’Editore XXIII
Guida alla lettura XXV

PARTE I Introduzione e contabilità nazionale 1


Capitolo 1 Introduzione 3
1.1 Macroeconomia e microeconomia 4
1.2 Prodotto reale e indice dei prezzi 5
APPLICAZIONE 1.1 Crescita economica e inflazione: un esempio numerico 6
1.3 Livello di sviluppo e prodotto pro capite: confronti internazionali 7
APPROFONDIMENTO 1.1 PIL e ammortamento del capitale 7
1.4 Sistema economico 8
1.4.1 Problema del coordinamento ed economia di mercato 9
1.4.2 Politica economica: obiettivi e vincoli 10
1.5 Trend e ciclo economico 10
1.5.1 Inflazione e ciclo economico 13
1.6 Macroeconomia in tre modelli 14
1.6.1 Breve periodo: capacità produttiva data e prezzi fissi 14
APPROFONDIMENTO 1.2 Modelli e mondo reale 15
1.6.2 Medio periodo: capacità produttiva data e prezzi variabili 17
1.6.3 Lungo periodo: capacità produttiva variabile 17
1.7 Organizzazione del testo 17
Riepilogo 20

Capitolo 2 Contabilità nazionale 21


2.1 Produzione e remunerazione dei fattori produttivi 22
APPROFONDIMENTO 2.1 Bilancio pubblico 25
2.2 Conti economici del Paese 28
2.3 Misurazione del PIL e degli altri aggregati dei conti nazionali 33
2.3.1 Beni finali e valore aggiunto 33
APPLICAZIONE 2.1 Valore della produzione, beni intermedi e valore aggiunto 34
2.3.2 Produzione corrente 35
2.3.3 Calcolo del PIL e problemi connessi 35
2.3.4 Consumi 36
2.3.5 Investimenti 37
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Indice VII

2.3.6 Esportazioni nette 38


2.4 PIL nominale e PIL reale 38
2.5 Stime degli input di lavoro e di capitale 39
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 2.1 Inflazione e indici dei prezzi 40
2.6 Alcune importanti identità 45
2.6.1 Economia semplificata 45
2.6.2 Introduzione del settore pubblico e del commercio estero 46
2.6.3 Risparmi, investimenti, bilancio pubblico e commercio estero 47
Riepilogo 50
Domande di ripasso 50
Problemi 50
Mappa concettuale 52

Capitolo 3 Sviluppo, disoccupazione e inflazione: i fatti principali 53


3.1 Crescita economica 53
3.1.1 Caratteristiche quantitative 54
3.1.2 Caratteristiche strutturali 59
3.1.3 Diffusione internazionale dello sviluppo 60
3.2 Input di lavoro e disoccupazione 62
3.2.1 Indagini sul mercato del lavoro: definizioni e metodologia 63
3.2.2 Bacino della disoccupazione 65
3.2.3 Tasso di disoccupazione (e di attività) a seconda del gruppo di lavoratori
considerato e dell’area geografica di appartenenza 66
3.2.4 Disoccupazione frizionale e disoccupazione ciclica 67
3.2.5 Flussi in entrata e in uscita 68
3.2.6 Fattori che determinano il tasso di disoccupazione frizionale 68
3.2.7 Disoccupazione in Italia e in Europa 70
3.2.8 Costi della disoccupazione 72
3.3 Inflazione 73
3.3.1 Inflazione in Europa e negli Stati Uniti 74
3.3.2 Costi dell’inflazione 75
APPROFONDIMENTO 3.1 È proprio vero che l’inflazione attesa non comporta alcun costo? 77
APPLICAZIONE 3.1 Inflazione inattesa nel breve e nel lungo periodo 78
APPLICAZIONE 3.2 Capire la differenza fra tassi di interesse nominali e reali
nella vita di tutti i giorni 79
3.3.3 Inflazione e indicizzazione 81
3.3.4 Un po’ d’inflazione fa bene all’economia? 84
3.4 Teoria del ciclo politico 85
3.4.1 Importanza riconosciuta ai problemi 85
3.4.2 Scelta del momento più opportuno 85
Riepilogo 87
Domande di ripasso 88
Problema 89
Mappa concettuale 90

PARTE II Modelli di base: la macroeconomia a prezzi fissi 91


Capitolo 4 Reddito e spesa 93
4.1 Offerta aggregata, domanda aggregata e prodotto d’equilibrio 94
4.2 Funzione del consumo, domanda aggregata e reddito d’equilibrio 95
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VIII Indice

4.2.1 Funzione del consumo 96


APPLICAZIONE 4.1 Relazione consumo-reddito negli Stati Uniti e in Italia 97
4.2.2 Domanda aggregata, reddito e prodotto di equilibrio 98
4.2.3 Formula del prodotto di equilibrio 99
4.2.4 Risparmio e investimento 99
4.3 Moltiplicatore dinamico 100
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 4.1 Dimostrazione della formula del moltiplicatore
dinamico 102
4.3.1 Rappresentazione grafica del moltiplicatore 103
4.4 Settore pubblico 104
4.4.1 Reddito di equilibrio 105
4.4.2 Imposte sul reddito e moltiplicatore 105
4.4.3 Imposte sul reddito come stabilizzatore automatico 106
4.4.4 Conseguenze di una modifica della politica fiscale 107
4.4.5 Implicazioni 108
4.5 Bilancio pubblico 108
4.5.1 Effetti delle variazioni della spesa pubblica e delle imposte
sull’avanzo di bilancio 110
APPROFONDIMENTO 4.1 Moltiplicatore del bilancio in pareggio: il teorema di Haavelmo 111
4.6 Avanzo di bilancio di piena occupazione 112
4.7 Risparmio, investimento e bilancio pubblico 114
Riepilogo 116
Domande di ripasso 116
Problemi 117
Mappa concettuale 119

Capitolo 5 Moneta, interesse e reddito 121


5.1 Mercato dei beni e curva IS 122
5.1.1 Funzione di investimento 122
5.1.2 Investimenti e tasso d’interesse 122
5.1.3 Tasso d’interesse e domanda aggregata: la curva IS 124
5.1.4 Pendenza della curva IS 126
5.1.5 Posizione della curva IS 128
5.2 Moneta e sue funzioni 130
5.3 Domanda di moneta 132
5.3.1 Domanda per transazioni 132
5.3.2 Domanda precauzionale 133
5.3.3 Domanda speculativa 134
APPROFONDIMENTO 5.1 Domanda nominale e domanda reale di moneta 136
5.3.4 Domanda di moneta: una trattazione formale 137
5.4 Mercato monetario e curva LM 138
5.4.1 Introduzione 138
5.4.2 Pendenza della curva LM 140
5.4.3 Posizione della curva LM 140
APPROFONDIMENTO 5.2 Curva LM e regola di Taylor 142
5.5 Equilibrio del mercato dei beni e di quello monetario 143
5.5.1 Variazioni del livello di equilibrio del reddito e del tasso d’interesse 144
5.6 Trattazione formale del modello IS-LM 145
5.6.1 Reddito e tasso d’interesse di equilibrio 145
5.6.2 Moltiplicatori della politica fiscale e monetaria 146
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Indice IX

Riepilogo 148
Domande di ripasso 149
Problemi 149
Appendice 5 Modello di Baumol e Tobin della domanda di moneta per transazioni 151
Mappa concettuale 154

Capitolo 6 Politica monetaria e politica fiscale 155


6.1 Politica monetaria 156
6.1.1 Meccanismo di trasmissione 159
6.1.2 Trappola della liquidità 160
6.1.3 Riluttanza delle banche a concedere prestiti? 161
APPLICAZIONE 6.1 Casi reali di trappola della liquidità: che cosa accade quando
il tasso di interesse diventa pari a zero? 162
APPROFONDIMENTO 6.1 Domanda: la Banca Centrale fissa il tasso di interesse
oppure l’offerta di moneta? 163
APPROFONDIMENTO 6.2 Teoria quantitativa e velocità di circolazione della moneta 167
6.1.4 Caso classico: LM verticale 167
6.2 Politica fiscale 168
6.2.1 Incremento della spesa pubblica 168
6.2.2 Spiazzamento della spesa privata 169
6.2.3 Trappola della liquidità e piena efficacia della politica fiscale 170
6.2.4 Caso classico e spiazzamento totale della spesa privata 170
6.3 Composizione del prodotto e mix di politica economica 173
6.3.1 Sovvenzione agli investimenti 174
6.3.2 Mix di politica economica 174
6.4 Recessioni economiche del ventennio 1990-2013 176
Riepilogo 179
Domande di ripasso 179
Problemi 180
Mappa concettuale 181

Capitolo 7 Legami economici internazionali 183


7.1 Bilancia dei pagamenti e tassi di cambio 184
7.1.1 I conti con l’estero devono essere in pareggio 186
7.1.2 Tassi di cambio fissi 187
7.1.3 Tassi di cambio flessibili 188
7.1.4 Fluttuazione “pulita” e fluttuazione “sporca” 189
7.1.5 Terminologia 189
7.2 Tasso di cambio nel lungo periodo 190
7.3 Commercio di beni, equilibrio del mercato e bilancia commerciale 192
7.3.1 Spesa nazionale e spesa in prodotti nazionali 192
7.3.2 Esportazioni nette 193
7.3.3 Equilibrio del mercato dei beni 194
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 7.1 Modello in forma esplicita delle esportazioni nette 196
7.3.4 Effetti di ripercussione 197
7.4 Mobilità dei capitali 197
7.4.1 Bilancia dei pagamenti e flussi di capitali 199
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 7.2 Equilibrio della bilancia dei pagamenti 199
7.4.2 Dilemmi di politica economica: equilibrio interno ed equilibrio esterno 201
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X Indice

7.5Modello di Mundell-Fleming: perfetta mobilità dei capitali in regime di tassi di cambio fissi 202
7.5.1 Espansione monetaria 204
7.5.2 Espansione fiscale 204
APPLICAZIONE 7.1 Due componenti del tasso di rendimento e due interventi possibili 205
APPLICAZIONE 7.2 Riunificazione tedesca e problemi esterni 206
7.6 Perfetta mobilità dei capitali e tassi di cambio flessibili 207
7.6.1 Aggiustamento in seguito a una perturbazione reale 208
7.6.2 Politica fiscale 210
7.6.3 Aggiustamento in seguito a una variazione dello stock monetario 210
7.6.4 Politica beggar-thy-neighbor e svalutazione competitiva 212
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 7.3 Modello IS-LM in economia aperta con perfetta
mobilità dei capitali: un’analisi formale 213
Riepilogo 214
Domande di ripasso 215
Problemi 216
Mappa concettuale 218

Capitolo 8 Offerta e domanda aggregate: prezzi, salari e occupazione 219


8.1Formazione dei prezzi e offerta aggregata 219
8.1.1 Produttività del lavoro 221
8.1.2 Salario nominale e livello dei prezzi 221
APPROFONDIMENTO 8.1 La produttività del lavoro nel breve periodo è costante
o varia con il livello della produzione? 222
8.1.3 Funzione della produzione e offerta aggregata 223
8.2 Offerta e domanda aggregate in economia chiusa: il modello ADP-AS nel breve periodo 224
8.2.1 Domanda aggregata e prezzi 225
8.2.2 Equilibrio tra domanda e offerta 227
8.2.3 Critica keynesiana alla tesi classica 229
APPROFONDIMENTO 8.2 Mondo “classico” e “rivoluzione keynesiana” 230
8.3 Offerta e domanda aggregate in economia aperta: cambi fissi e cambi flessibili 232
8.3.1 Cambi fissi 232
8.3.2 Cambi flessibili 235
8.4 Flessibilità dei salari e dei prezzi nel medio periodo 236
8.5 Disoccupazione frizionale e inflazione 238
8.6 La critica di Friedman: l'illusione monetaria e l'accelerazione dell’inflazione 240
8.7 Considerazioni conclusive 242
Riepilogo 242
Domande di ripasso 243
Problemi 243
Appendice 8 Modello classico del mercato del lavoro 245
A.8.1 Domanda di lavoro 245
A.8.2 Offerta di lavoro 246
A.8.3 Equilibrio 249
Mappa concettuale 251

PARTE III Macroeconomia con prezzi variabili 253


Capitolo 9 Inflazione e disoccupazione 255

9.1 Offerta aggregata e conflitto distributivo 256


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Indice XI

9.1.1 Distribuzione del reddito e contrattazione salariale 256


9.1.2 Spirale prezzi-salari 258
APPROFONDIMENTO 9.1 Statica, dinamica e statica comparata 259
9.1.3 La funzione di offerta AS con prezzi variabili: il ruolo delle aspettative 260
APPROFONDIMENTO 9.2 Rigidità dei salari e disoccupazione: i modelli insider-outsider
e la teoria dei salari di efficienza 264
9.2 Tasso di inflazione e curva di Phillips con aspettative adattive statiche 265
9.3 Modello IS-LM con inflazione in economia chiusa 267
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 9.1 Variazione della quantità reale di moneta 268
9.3.1 Controllo dell’offerta di moneta 268
9.3.2 Politica monetaria e regola di Taylor 270
9.4 Modello IS-LM con inflazione in economia aperta 272
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 9.2 Variazione e stabilità del tasso di cambio reale 274
9.4.1 Cambi fissi 275
9.4.2 Cambi flessibili 276
9.4.3 In quale regime di cambio si trova l’Italia? 277
9.5 Aspettative accelerative 278
9.5.1 Rigidità verso il basso dei salari nominali: il caso keynesiano 281
APPROFONDIMENTO 9.3 Trappola della liquidità e deflazione 282
9.6 Aspettative razionali e credibilità della politica economica: la critica di Lucas 283
9.7 Disoccupazione e conflitto distributivo: altri protagonisti 286
9.7.1 Cuneo fiscale 286
9.7.2 Prezzo delle materie prime 287
9.7.3 Potere contrattuale dei lavoratori e organizzazioni sindacali 287
9.8 Conflitto distributivo e disoccupazione frizionale: una formulazione generale
della curva di Phillips 288
9.9 Riepilogo e considerazioni di politica economica 290
9.10 Curva di Phillips nella realtà: Italia e Stati Uniti a confronto 290
APPROFONDIMENTO 9.4 Shock dal lato dell’offerta: le crisi petrolifere 293
Riepilogo 298
Domande di ripasso 300
Problemi 300
Appendice 9 Mercato del lavoro in un contesto non perfettamente concorrenziale 302
A.9.1 Teoria dei salari di efficienza 302
A.9.2 Teoria insider-outsider 305
A.9.3 Sindacati e contrattazione salariale 306
A.9.4 Curva di determinazione del salario 308
Mappa concettuale 310

Capitolo 10 Macroeconomia dell’Unione Economica e Monetaria europea 311


10.1 Introduzione della moneta unica europea 311
10.2 Da Bretton Woods al Sistema Monetario Europeo 312
10.3 Il Rapporto Delors, il Trattato di Maastricht e l’avvio dell’Unione Economica
e Monetaria (UEM) 314
10.4 I criteri di convergenza del Trattato di Maastricht 317
10.5 Il Patto di Stabilità e Crescita (PSC) 318
10.5.1 Critiche al Patto di Stabilità e Crescita 319
10.6 La Grande Recessione del 2008-09 e la crisi dei debiti sovrani nell’UEM 319
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 10.1 La dinamica del rapporto debito-PIL e il problema
del rientro nei parametri di Maastricht 322
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XII Indice

10.6.1 La crisi finanziaria del 2007 negli Stati Uniti, il contagio internazionale
e la recessione 2008-09 327
10.6.2 La crisi dei debiti sovrani nei Paesi periferici dell’UEM: 2010-2013 329
10.7 L’Europa a due velocità: i vincoli della competitività e dell’indebitamento con l’estero 333
10.8 L’integrazione incompiuta e i limiti della politica economica europea 336
APPROFONDIMENTO 10.1 Competitività, crescita e vincolo della bilancia
dei pagamenti: una spiegazione del declino italiano 337
10.9 Conclusione 347
Riepilogo 348
Domande di ripasso 349
Problemi 349
Appendice 10 Macroeconomia dello SME: accordi di cambio e politiche monetarie 350
A.10.1 L’asimmetria dello SME 350
A.10.2 Soluzioni egemoniche e soluzioni cooperative nello SME 351
A.10.3 Unificazione tedesca, pressioni speculative e crisi dello SME 352
A.10.3.1 Combinazioni alternative di politica economica
nella Germania unificata 352
A.10.3.2 Mobilità dei capitali e opzioni per i Paesi aderenti allo SME 354
Mappa concettuale 357

PARTE IV Basi del comportamento degli operatori economici:


un approfondimento 359
Capitolo 11 Consumo e risparmio 361
11.1 Introduzione alle evidenze empiriche del consumo 361
11.2 Consumo e risparmio: la teoria del ciclo vitale-reddito permanente 364
11.2.1 Teoria del ciclo vitale 364
APPROFONDIMENTO 11.1 Relazione tra demografia e consumo 365
APPROFONDIMENTO 11.2 Consumo dei beni durevoli 367
11.2.2 Teoria del reddito permanente 367
APPROFONDIMENTO 11.3 Teoria moderna del consumo e politica tributaria
negli Stati Uniti 368
11.2.3 Modello del random walk 369
11.2.4 Teoria del ciclo vitale-reddito permanente: la “rivincita”
del modello tradizionale 370
11.3 Ulteriori aspetti del comportamento relativo al consumo 371
11.3.1 Vincoli di liquidità e miopia 371
11.3.2 Incertezza e risparmio precauzionale 372
11.3.3 Consumo e mercato azionario 373
11.3.4 Consumo, risparmio e tassi d’interesse 373
11.3.5 Problema di Barro-Ricardo 374
11.4 Differenze internazionali nei tassi di risparmio 376
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 11.1 Consumi e interessi: la microteoria 378
APPLICAZIONE 11.1 Una trattazione più formale dell’equivalenza di Barro-Ricardo 379
11.5 Consumo e risparmio in Italia 380
Riepilogo 383
Domande di ripasso 383
Problemi 384
Mappa concettuale 387
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Indice XIII

Capitolo 12 Spesa per investimenti 389


12.1 Introduzione alle evidenze empiriche sugli investimenti 389
12.2 Domanda relativa allo stock di capitale e flusso di investimenti 391
APPROFONDIMENTO 12.1 Investimenti lordi, netti e concetti più completi 392
12.2.1 Stock desiderato di capitale: un quadro generale 393
APPLICAZIONE 12.1 Tasso di interesse reale e costo reale dell’indebitamento 397
12.2.2 Dallo stock desiderato di capitale all’investimento 398
12.3 Sottosettori di investimento: in capitale fisso delle imprese, nell’edilizia
residenziale e in scorte 401
12.3.1 Investimenti in capitale fisso delle imprese 402
APPROFONDIMENTO 12.2 Razionamento del credito 403
APPROFONDIMENTO 12.3 Decisioni d’investimento delle imprese: il punto di vista
dei protagonisti 404
12.3.2 Investimenti nell’edilizia residenziale 405
12.3.3 Investimenti in scorte 407
12.4 Investimenti e offerta aggregata 411
12.4.1 Investimenti nel mondo 412
12.5 Funzione di investimento in Italia 413
Riepilogo 414
Domande di ripasso 415
Problemi 416
Mappa concettuale 418

Capitolo 13 Banca Centrale, moneta e credito 419


13.1 Moneta: definizione e componenti dello stock monetario 419
APPROFONDIMENTO 13.1 Velocità di circolazione della moneta rispetto al reddito 422
13.2 Determinazione dello stock monetario e moltiplicatore dell’offerta di moneta 424
APPROFONDIMENTO 13.2 Corsa agli sportelli e assicurazione dei depositi 426
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 13.1 Moltiplicatore della moneta 429
13.3 Strumenti di controllo monetario 430
13.3.1 Operazioni di mercato aperto 430
APPROFONDIMENTO 13.3 Operazione di mercato aperto dell’Eurosistema 431
13.3.2 Bilancio della Banca Centrale 432
13.3.3 Valuta estera e base monetaria 432
13.3.4 Rifinanziamenti e tassi 433
13.3.5 Coefficiente di riserva obbligatoria 434
APPROFONDIMENTO 13.4 Banca Centrale come prestatore di ultima istanza 435
13.4 Moltiplicatore monetario e prestiti bancari 436
13.5 Controllo dello stock di moneta e del tasso d’interesse 437
13.6 Obiettivi della Banca Centrale e strategie di politica monetaria 439
13.6.1 Obiettivi finali e intermedi della politica monetaria 439
13.6.2 Strategie di politica monetaria 441
13.6.3 Regola di Taylor per la Federal Reserve 442
APPROFONDIMENTO 13.5 Regola di Taylor e curva LM 443
13.6.4 Strategia della BCE: i due pilastri della politica monetaria 445
Riepilogo 447
Domande di ripasso 448
Problemi 448
Mappa concettuale 449
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XIV

XIV Indice

Capitolo 14 Mercati finanziari 451


14.1 Principi di base per i mercati finanziari 451
14.2 Tassi di interesse a breve e a lungo termine 452
14.2.1 Struttura a termine dei tassi di interesse 452
APPROFONDIMENTO 14.1 Interesse composto 454
14.2.2 Curva dei rendimenti 454
14.2.3 Prezzi e rendimenti dei titoli di credito 455
APPROFONDIMENTO 14.2 Valore attuale e arbitraggio 456
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 14.1 Matematica del valore attuale netto, dei prezzi
e del rendimento 457
14.3 Variazioni casuali dei prezzi delle azioni 457
14.4 Tassi di cambio e tassi di interesse 461
APPROFONDIMENTO 14.3 Collegamento tra il mercato dei titoli e il mercato
delle azioni 462
Riepilogo 463
Domande di ripasso 463
Problemi 463
Mappa concettuale 464

Capitolo 15 Aggiustamenti internazionali e interdipendenza 465


15.1 Tassi di cambio flessibili, moneta e prezzi 466
15.1.1 Processo di aggiustamento 466
15.1.2 Effetti di breve e di lungo periodo di un’espansione monetaria 467
15.2 Differenziali fra i tassi d’interesse e aspettative sui tassi di cambio 468
15.2.1 Flussi speculativi di capitale 470
15.3 Overshooting del tasso di cambio 471
15.4 Parità dei poteri d’acquisto e competitività esterna 473
15.4.1 Parità dei poteri d’acquisto 473
15.4.2 Competitività esterna 474
APPROFONDIMENTO 15.1 Perché le svalutazioni vengono così spesso rimandate? 475
15.5 Prezzi relativi e bilancia commerciale: la condizione di Marshall-Lerner
e la curva “a J” 476
15.6 Fluttuazioni dei tassi di cambio e interdipendenza 478
15.6.1 Interventi sui mercati dei cambi 478
15.6.2 Perché le autorità monetarie intervengono 479
15.6.3 Interventi sterilizzati e non sterilizzati 479
APPROFONDIMENTO 15.2 Disavanzi insostenibili e “bolla speculativa” del dollaro 480
15.6.4 Interdipendenza 482
15.6.5 La Grande Recessione Mondiale del 2007-2009 483
15.6.6 Sincronizzazione delle politiche economiche 484
15.7 Scelta dei regimi di cambio 484
15.7.1 Zone obiettivo 485
15.7.2 Interventi congiunti ad hoc 485
15.7.3 Dollarizzazione e currency board 485
Riepilogo 487
Domande di ripasso 487
Problemi 488
Mappa concettuale 489
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XV

Indice XV

PARTE V Crescita e progresso tecnologico 491


Capitolo 16 Accumulazione di capitale, risparmio e progresso tecnologico 493
16.1 Fatti e teorie della crescita: introduzione 494
16.2 Modello Harrod-Domar 499
16.2.1 Caratteristiche di base 499
16.2.2 Progresso tecnologico esogeno 502
16.3 Soluzioni alternative del problema del disequilibrio dinamico: modelli con progresso
tecnologico esogeno 502
16.3.1 Il modello H-D in sintesi: schema generale di riferimento per la teoria
della crescita 502
APPROFONDIMENTO 16.1 Instabilità nel modello H-D: un esempio numerico 503
16.3.2 Soluzione neomalthusiana: variazione endogena della popolazione 504
16.3.3 Soluzione neoclassica: flessibilità della variabile aK 505
16.3.4 Soluzione postkeynesiana: propensione al risparmio endogena 506
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 16.1 Risparmio e distribuzione del reddito nella teoria
postkeynesiana 507
16.4 Modelli con progresso tecnologico endogeno: propensione al risparmio e capitale umano 509
16.4.1 Modello a–K K con progresso tecnologico endogeno: il ruolo della propensione
al risparmio 509
16.4.2 Progresso tecnologico endogeno, flussi migratori e diffusione della tecnologia:
un modello eclettico 510
APPROFONDIMENTO 16.2 Crescita della produttività del lavoro e del prodotto pro capite 511
16.4.3 Il ruolo del capitale umano 511
16.5 Teorie alternative del progresso tecnologico: un riepilogo 514
16.6 Fattore imprenditoriale e investimento 515
16.6.1 Domanda di beni d’investimento e teoria dell’acceleratore 515
16.6.2 Propensione al risparmio endogena e progresso tecnologico endogeno 516
16.7 Politiche economiche appropriate: alcune conclusioni 517
Riepilogo 518
Domande di ripasso 518
Problemi 519
Mappa concettuale 520

Capitolo 17 Teoria neoclassica della crescita e progresso tecnologico endogeno 521


17.1 La funzione della produzione con coefficienti flessibili 522
17.2 Il modello neoclassico di crescita con progresso tecnologico esogeno 524
17.2.1 Il breve periodo 524
17.2.2 Equilibrio di lungo periodo (steady state) 525
17.2.3 Un riepilogo delle due fasi 526
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 17.1 Un esempio numerico sulla dinamica
del modello 527
17.2.4 Rappresentazione grafica della crescita con progresso tecnologico esogeno 528
17.3 Crescita con progresso tecnologico endogeno 530
17.3.1 Capitale umano e progresso endogeno 531
17.3.2 Trappola della povertà 533
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 17.2 Due casi speciali di crescita endogena:
il modello AK e il modello AH 535
17.4 Contabilità della crescita 536
17.4.1 Prodotto pro capite, produttività del lavoro e tasso di occupazione 536
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XVI

XVI Indice

17.4.2 Prodotto per occupato e progresso tecnologico: stima dei livelli 538
FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 17.3 Funzione della produzione e distribuzione
del reddito: il parametro θ 539
17.4.3 Prodotto per occupato e produttività totale dei fattori:
stima dei tassi di variazione 539
APPROFONDIMENTO 17.1 Residuo di Solow 540
APPLICAZIONE 17.1 Perché alcuni Paesi hanno una produttività del lavoro
tanto più alta di altri? 540
17.4.4 La lezione delle “tigri asiatiche” di prima e di seconda generazione 541
17.5 Politiche della crescita 543
17.5.1 Produttività totale dei fattori: social capability e infrastrutture sociali 544
17.5.2 Investimento in capitale fisico e in capitale umano 545
17.6 Ascesa e declino del tasso di crescita: il caso italiano 547
17.7 Sentiero di crescita equilibrata: un quadro riassuntivo delle variabili reali e monetarie 549
17.7.1 Settore reale 549
17.7.2 Settore monetario 549
17.7.3 Settore pubblico e politica fiscale 551
17.8 Sviluppo economico sostenibile e benessere 552
17.8.1 Le risorse naturali come limite alla crescita 552
17.8.2 Il Prodotto Interno Lordo e la misurazione del benessere 554
Riepilogo 556
Domande di ripasso 557
Problemi 558
Appendice 17 Prodotto per occupato e prodotto pro capite nel lungo periodo in assenza
di progresso tecnologico 560
A.17.1 La dinamica del prodotto per occupato 560
APPROFONDIMENTO A.17.1 Rapporto capitale-lavoro (k) e rapporto prodotto-capitale (aK) 563
A.17.2 Rappresentazione grafica della transizione verso lo stato costante 564
A.17.3 Aumento del tasso di risparmio 565
APPROFONDIMENTO A.17.2 Un reddito elevato è una cosa positiva? La regola aurea 567
A.17.4 Crescita della popolazione e della forza lavoro 567
A.17.5 Effetti del progresso tecnologico 568
Mappa concettuale 569

Appendice sull’uso dei logaritmi 571


Indice analitico 573
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XVII

Prefazione all’edizione italiana

Il successo mondiale che Macroeconomics di Rudiger Dornbusch e Stanley Fisher, ai


quali nel tempo si è aggiunto Richard Startz, ha avuto nei suoi quarant’anni di vita può
essere attribuito ai seguenti punti di forza: (1) attenzione ai “fatti” economici più rile-
vanti; (2) rigore formale dell’analisi, reso possibile dall’uso di modelli interpretativi ap-
propriati; (3) inquadramento dei problemi macroeconomici in una prospettiva inter-
nazionale. Nell’edizione italiana abbiamo cercato di valorizzare tali punti di forza am-
pliando e aggiornando i riferimenti alla situazione dell’Italia nel quadro dell’Unione
Europea.
Rispetto alle edizioni americane non ci siamo però limitati a questo compito di ag-
giornamento, ma abbiamo proceduto a una revisione radicale dell’ordine di trattazio-
ne della materia. L’opportunità della revisione, effettuata in gran parte già nelle due
precedenti edizioni, è stata confortata dalle indagini condotte presso i docenti di
Macroeconomia delle Università italiane. Vediamo con maggiore dettaglio in cosa è
consistita la revisione.
Da diversi anni le edizioni americane di Macroeconomics organizzano la materia
trattata attorno a tre modelli principali, riferiti rispettivamente: (1) al lungo periodo,
durante il quale la capacità produttiva del sistema economico e di conseguenza il pro-
dotto interno lordo reale hanno la possibilità di crescere; (2) al medio periodo, nel qua-
le la capacità produttiva resta inalterata, mentre prezzi e salari diventano flessibili; (3)
al breve periodo, nel quale la capacità produttiva è per convenzione fissa, i prezzi e i
salari sono dati e pertanto il livello dell’attività economica e dell’occupazione è regola-
to dalla domanda aggregata.
Nelle edizioni americane i problemi economici sono dunque presentati nel se-
guente ordine: prima il lungo periodo, dedicato al tema della crescita, poi il medio pe-
riodo, dedicato all’inflazione e ai suoi rapporti con la disoccupazione e, infine, il breve
periodo, rivolto alla determinazione del livello del reddito e dell’occupazione. Gli stu-
denti, tuttavia, come hanno messo in evidenza le indagini citate in precedenza, incon-
trano notevoli difficoltà ad apprendere la materia in quell’ordine, tanto che molti do-
centi erano in passato indotti, dopo aver presentato la contabilità nazionale, a “saltare”
direttamente al modello di breve periodo. I motivi delle suddette difficoltà sono alme-
no due: in primo luogo, sia la crescita sia l’inflazione sono fenomeni tipicamente dina-
mici e devono quindi essere trattati con strumenti più complessi di quelli statici o di
statica comparata che caratterizzano i modelli reddito-spesa e IS-LM. Questi ultimi
modelli, inoltre, sono basati sugli schemi di contabilità nazionale con i quali è naturale
cominciare il corso. Di conseguenza, il passaggio dalla contabilità ai modelli di breve
periodo è molto facilitato.
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XVIII

XVIII Prefazione all’edizione italiana

Sulla base di tali considerazioni, già dalla decima edizione italiana di Macroeconomia,
abbiamo deciso di cambiare l’ordine di presentazione dei tre modelli e di seguire una
sequenza più naturale: breve periodo, medio periodo e lungo periodo. In questa edizio-
ne la scelta è stata riconfermata e approfondita.
La successione degli argomenti e dei capitoli è pertanto la seguente: la Parte I for-
nisce i concetti di base necessari per lo studio dei modelli macroeconomici. In partico-
lare, il Capitolo 1 e il Capitolo 2 introducono le definizioni e gli schemi essenziali del
quadro macroeconomico, del flusso circolare del reddito e della contabilità nazionale;
il Capitolo 3 presenta i “fatti” e i problemi principali riguardanti la produzione, l’occu-
pazione, la disoccupazione, l’inflazione e la crescita, mentre rinvia ai capitoli successi-
vi la trattazione teorica necessaria per interpretare tali problemi.
La Parte II illustra i modelli di base dell’economia a prezzi fissi: il Capitolo 4 pre-
senta il modello reddito-spesa, mentre i Capitoli 5 e 6 sviluppano il tradizionale mo-
dello IS-LM, esteso nel Capitolo 7 all’economia aperta. Il Capitolo 8 presenta nei primi
due paragrafi il modello statico o di breve periodo di offerta e domanda aggregata con
prezzi e salari dati (curva di offerta orizzontale) o perfettamente flessibili (curva verti-
cale). Il terzo paragrafo considera invece il caso dei prezzi e dei salari parzialmente
flessibili nel medio periodo e il trade-off tra disoccupazione e inflazione (cosiddetta
“curva di Phillips”) basato sull’ipotesi della disoccupazione frizionale.
La Parte III è dedicata alla trattazione della macroeconomia con prezzi variabili. Il
Capitolo 9 sviluppa un’altra interpretazione della curva di Phillips, basata sull’ipotesi
del conflitto distributivo tra redditi da lavoro (salari) e redditi da capitale (profitti).
Secondo tale interpretazione, il salario non è stabilito dal mercato del lavoro, ma dalla
contrattazione tra lavoratori e imprese, e questo spiega l’esistenza di disoccupazione
involontaria. Si considerano poi altri soggetti che aggravano il conflitto distributivo,
come lo Stato (cuneo fiscale) e i produttori di materie prime (in particolare di petrolio).
Il capitolo propone anche un’estensione del modello con inflazione all’economia aper-
ta. La Parte III è completata dal Capitolo 10 sull’Unione Economica e Monetaria euro-
pea, che discute le cause della crisi economica e finanziaria del 2008-2009 (la cosiddet-
ta Grande Recessione), la successiva crisi dei “debiti sovrani”del 2011-2013 e la succes-
siva fase di ristagno dell’economia europea e in particolare dell’economia italiana.
La Parte IV (Capitoli 11-15) contiene una serie di approfondimenti su consumo,
investimenti, Banca Centrale e moneta, mercati finanziari e interdipendenze interna-
zionali.
La Parte V tratta il tema della crescita. La sua collocazione nella parte finale del vo-
lume consente di dare per scontate numerose nozioni presentate nei capitoli preceden-
ti. In particolare, il Capitolo 16 è dedicato al dibattito aperto dal modello Harrod-Domar
sul problema dell’instabilità del sistema capitalistico e sul correlato problema del coor-
dinamento tra decisioni di risparmio e decisioni di investimento. Il Capitolo 17, relativo
alla teoria neoclassica, cerca di attenuare la divergenza tra modelli di crescita con pro-
gresso tecnologico esogeno e modelli con progresso endogeno. Il modello di Solow vie-
ne, infatti, presentato come caso speciale di un modello generale di accumulazione en-
dogena sia di capitale fisico sia di capitale umano. Il Capitolo 17 contiene inoltre un
paragrafo, per forza di cose soltanto introduttivo, su due argomenti di grande importan-
za, come la “green economy” e la “misurazione del benessere”.
Il testo è integrato da tre categorie di box denominate: Approfondimento,
Formalizzazione matematica e Applicazione.
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XIX

Prefazione all’edizione italiana XIX

Ringraziamenti

I Curatori ringraziano il Professor Marco Crivellini, già ordinario di Economia Politica


presso l’Università Politecnica delle Marche, per aver redatto l’Approfondimento 10.1
Competitività, crescita e vincolo della bilancia dei pagamenti: una spiegazione del declino
italiano, e la Dottoressa Emanuela D’Angelo per la collaborazione al Paragrafo 17.7.

Giuseppe Canullo
Paolo Pettenati
gennaio 2020
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XX
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XXI

Autori e Curatori

Rudiger Dornbusch (1942-2002) è stato Ford Professor of Economics and


International Management presso il MIT, Massachusetts Institute of Technology.

Stanley Fischer è stato Vice Chair presso il Board of Governors of the Federal
Reserve.

Richard Startz è Professor of Economics presso la University of California, Santa


Barbara.

Giuseppe Canullo è attualmente professore a contratto di International Integration


presso la Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche. È stato profes-
sore associato di Economia Politica presso la stessa Facoltà. Laureatosi in Economia e
Commercio presso l'Università degli Studi di Urbino è stato titolare di una Ford
Foundation Fellowship spesa come Visiting Fellow alla Duke University e alla
University of Pennsylvania. È Segretario Generale dell'Associazione degli Economisti
di Lingua Neolatina. I suoi interessi di ricerca vanno dal mercato del lavoro allo svi-
luppo economico italiano ai problemi dell'integrazione europea.

Paolo Pettenati è stato professore ordinario di Economia Politica presso l'Università


Politecnica delle Marche e ha svolto ricerche e studi di perfezionamento presso la
Brandeis University (USA) e le Università di Cambridge e di Oxford (UK). È presiden-
te onorario dell'Istituto A. Olivetti (ISTAO) e Vice Presidente dell'Associazione degli
economisti di lingua neolatina. Le sue pubblicazioni riguardano soprattutto la teoria
della crescita e del progresso tecnologico, lo sviluppo economico italiano e l'economia
politica in prospettiva storica.

Con la collaborazione di:

Maurizio Manca è assegnista di ricerca presso il DISES, Università Politecnica delle


Marche, dottore di ricerca in Economia Politica e laureato con lode in Economia e
Management. Ha curato le esercitazioni dei corsi di Economia Politica, Statistica ed
Economia Internazionale presso l'Università Politecnica delle Marche e l'Università
degli Studi di Milano.
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XXII

XXII Autori e Curatori

Francesca Scaturro si è laureata in Economia e Management delle Amministrazioni


Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali presso l’Università Commerciale Luigi
Bocconi di Milano. È attualmente assegnista di ricerca in Economia Politica presso
l’Università Politecnica delle Marche, dove ha conseguito il dottorato in Scienze
Economiche. I principali interessi di ricerca riguardano i temi della disuguaglianza,
dell’alfabetizzazione finanziaria e dell’istruzione.
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Ringraziamenti dell’Editore

L’Editore ringrazia i docenti che hanno partecipato alla review e che con le loro pre-
ziose indicazioni hanno contribuito alla realizzazione della dodicesima edizione di
Macroeconomia:

Maurizio Baussola, Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede di Piacenza


Giovanni Bella, Università degli Studi di Cagliari
Maria Elena Bontempi, Università degli Studi di Bologna
Raffaella Coppier, Università degli Studi di Macerata
Carlo Di Giorgio, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
Giulia Felice, Politecnico di Milano
Anna Florio, Politecnico di Milano
Michele Giuseppe Giuranno, Università del Salento
Marco Guerrazzi, Università degli Studi di Genova
Sergio Giovanni Mariotti, Politecnico di Milano
Claudio Morana, Università degli Studi di Milano-Bicocca
Beniamino Moro, Università degli Studi di Cagliari
Antonella Palumbo, Università degli Studi Roma Tre
Alessandro Stanchi, Università degli Studi di Torino
Carmine Trecroci, Università degli Studi di Brescia
Aldo Viapiana, Università degli Studi di Torino
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Guida alla lettura

Capitolo 4

Reddito e spesa
Individuare i concetti chiave
Per migliorare la chiarezza espositiva gli obiettivi
Obiettivi di apprendimento di apprendimento illustrano i temi fondamentali del capitolo
Obiettivi di apprendimento
e brevi riassunti sintetizzano passo passo i concetti chiave.
• Nel breve periodo il livello dell’attività scere la domanda aggregata e, di conse-
livello dell’attività
economica dipende dalla domanda ag-
scere la domand
guenza, il reddito nazionale e le entrate
dalla domanda ag-
gregata, che determina il prodotto e il
reddito nazionale. Il reddito influisce a
guenza, il reddito
fiscali; poiché tuttavia queste ultime au-
mentano in misura inferiore rispetto alla
mina il prodotto e il
sua volta sulla spesa per il consumo e
quindi di nuovo sulla domanda aggrega-
fiscali; poiché tu
spesa, aumenterà il disavanzo del bilan-
cio dello Stato. Per finanziare il disavanzo
reddito influisce a
ta e sul prodotto. mentano in misu
lo Stato dovrà emettere titoli del debito
• Si ha pertanto un fenomeno di interdi- pubblico e pagare interessi. Un eccessivo
a per il consumo e
pendenza con un effetto moltiplicatore: spesa, aumenter
indebitamento potrebbe pertanto creare
in altri termini, un incremento della spe- sfiducia nei confronti del Tesoro e far au-
domanda aggrega-
sa autonoma fa crescere il PIL di un im- cio dello Stato. Pe
mentare il tasso d’interesse. L’espansione
porto superiore all’incremento iniziale. della spesa pubblica può in conclusione
• La spesa dello Stato per beni e servizi è lo Stato dovrà e
far aumentare il reddito e l’occupazione
una componente importante della spesa nel breve termine, ma è soggetta a forti
di i t di
autonoma. Il suo aumento fa quindi cre- limiti.bbli
108 Capitolo 4

Una delle questioni centrali della macroeconomia riguarda i motivi delle fluttuazioni nto la riduzione delle imposte aumenta il
Supponete ora che, invece di accrescere la spesa pubblica per beni e servizi, G, il
del prodotto intorno al livello potenziale. La crescita economica, infatti, è estremamente –– –
irregolare: nelle fasi di espansione e di recessione del ciclo economico la produzione
onsumo; l’effetto è la rotazione della dom
governo decida di aumentare i trasferimenti, TR: la spesa autonoma, A , crescerà solo
––
di un ammontare pari a c∆TR e il corrispondente incremento del prodotto sarà uguale
––
rispettivamente aumenta e diminuisce in rapporto all’andamento del prodotto potenzia-
le. Negli ultimi trent’anni, nei Paesi industrializzati, si sono verificate diverse recessioni,
tratteggiata. Tale misura, d’altro canto, r
a αG · c∆TR. Il moltiplicatore dei trasferimenti è inferiore a quello della spesa pubblica
di un fattore pari a c: ciò è dovuto al fatto che, quando lo Stato aumenta i trasferimen-
durante le quali il PIL è sceso rispetto al prodotto potenziale. Nelle fasi di ripresa, invece,
il PIL è salito più del livello potenziale. In questo capitolo presenteremo una prima teo-
manda aggregata è più soggetta alle oscil
ti, parte di essi viene risparmiata.
Se il governo riduce l’aliquota fiscale da t a tʹ, come nella Figura 4.4, il moltipli-
ria volta a spiegare le fluttuazioni del PIL, teoria che si basa sulla reciproca interazione catore cresce in quanto la riduzione delle imposte aumenta il reddito disponibile e,
tra prodotto e spesa: quest’ultima determina la produzione e il reddito, ma il prodotto e di conseguenza, il consumo; l’effetto è la rotazione della domanda aggregata dalla
il reddito a loro volta influiscono sulla spesa. linea solida a quella tratteggiata. Tale misura, d’altro canto, riduce l’effetto stabiliz-
Il modello keynesiano della determinazione del reddito nazionale che illustreremo zatore, dunque la domanda aggregata è più soggetta alle oscillazioni.
più avanti è molto semplice e verrà arricchito di nuovi elementi nei capitoli successivi.
La semplificazione fondamentale consiste nell’ipotizzare un contesto di breve periodo, Riassumendo
ossia un livello dei prezzi costante. In questo modo le imprese possono produrre e ven-
dere, a quel prezzo, qualunque quantità di prodotto consentita dalla capacità produtti- Riassumendo
va degli impianti disponibili, di conseguenza si suppone che la curva di offerta aggrega-
ta, che discuteremo in modo approfondito nei Capitoli 8 e 9, sia una retta orizzontale i trasferimenti inci-
• La spesa pubblica e i trasferimenti inci- ti sulla domanda
ti sulla domanda aggregata di una ridu-
dono sul reddito in modo analogo a un zione della propensione marginale al
modo analogo a un
incremento della spesa autonoma pri- zione della prop
consumo.

vata per investimenti ( I = I ) o consumi • Un’imposta proporzionale sul reddito è
pesa autonoma pri-

(C ).
consumo.
uno stabilizzatore automatico.

ti ( I = I ) o consumi
• Un’imposta proporzionale sul reddito ri-
duce la quota del reddito disponibile
• Una riduzione dei trasferimenti pubblici
• Un’imposta prop
fa diminuire la domanda aggregata e
per il consumo, perciò ha gli stessi effet- uno stabilizzatore
quindi il prodotto.

onale sul reddito ri- • Una riduzione de


4.4.5 Implicazioni
Poiché, in base alla teoria che stiamo illustrando, le variazioni della spesa pubblica e
del prelievo fiscale si ripercuotono sul livello del reddito, la politica fiscale risulta uno
degli strumenti utilizzabili per stabilizzare l’economia. Quando quest’ultima attraver-
sa una fase di recessione o di crescita lenta, sarebbe forse opportuno ridurre le imposte
e aumentare la spesa pubblica per far salire la produzione. Viceversa, quando l’econo-
mia è in fase di espansione, sarebbe consigliabile aumentare le imposte o ridurre la
spesa pubblica per ritornare al livello di piena occupazione. La politica fiscale viene
infatti utilizzata attivamente per tentare di stabilizzare l’economia, come nel 2008-09,
quando l’amministrazione Bush e in seguito l’amministrazione Obama hanno creato
stimoli alla domanda aggregata attraverso rimborsi di imposta, tagli fiscali e spese
pubbliche.

4.5 Bilancio pubblico


Nella Figura 4.5 è rappresentato il saldo di bilancio annuale USA in percentuale
rispetto al PIL del periodo: ogni punto sopra lo 0 corrisponde a un deficit, ogni punto
sotto corrisponde a un avanzo. A sua volta ogni deficit fa aumentare lo stock di debito
Avanzo di bilancio precedente, mentre ogni avanzo lo riduce. L’argomento verrà approfondito nei capito-
Eccedenza delle entrate li successivi, questo paragrafo serve come introduzione poiché affronta il tema del
dello Stato (imposte) sulle
uscite complessive (acqui-
bilancio pubblico, i suoi effetti sul PIL e, viceversa, gli effetti di quest’ultimo sul bilan-
sti di beni e servizi e tra- cio stesso. Il primo concetto importante è quello di avanzo di bilancio (BS, dall’in-
sferimenti). glese Budget Surplus).
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XXVI

XXVI Guida alla lettura

Cogliere le connessioni
La mappa a fine di ciascun capitolo illustra
Mappa concettuale le interconnessioni tra gli argomenti
mostrando in modo intuitivo quali
Capitolo 5 Politica monetaria e politica fiscale 181
Moneta, interesse e reddito Para nessi esistono.
Capitolo 13 Politica
Mappa
Banca concettuale
Centrale, moneta e credito
Capitolo 5
Moneta, interesse e reddito Paragrafo 6.1
Capitolo 13 Politica monetaria
Banca Centrale, moneta e credito

Capitolo 4
Reddito e spesa
Capitolo 4
Capitolo
Reddito e spesa5 Para
Moneta, interesse
Capitolo 5 e reddito Paragrafo 6.2 Politi Capitolo 7
Moneta, interesse e reddito Politica fiscale Legami economici internazionali

Capitolo
Capitolo 1212
Spesa per investimenti
Spesa per investimenti

102 Capitolo 4

Capitolo 5
Moneta, interesse e reddito
Paragrafo 6.3 Capitolo 7 Per il concetto di moltiplicatore, data la sua importanza, introduciamo un nuovo sim-
Capitolo 11 Composizione del prodotto
Consumo e risparmio Legami economici internazionali bolo. In questo caso specifico in cui sono assenti il settore pubblico e il commercio
e mix di politica economica
Capitolo 12 estero, indichiamo il moltiplicatore con α:
Spesa per investimenti
α≡ 1 [17]
1–c
Dall’esame dell’Equazione [17] si ricava che maggiore è la propensione marginale al
consumo, c, maggiore sarà il moltiplicatore: se c è 0,6 il moltiplicatore è 2,5; se c è 0,8
il moltiplicatore è 5. In effetti, un’elevata propensione marginale al consumo implica
Paragrafo 6.4 che una maggiore frazione di reddito sarà spesa in consumi e quindi sarà aggiunta alla
Capitolo 13
Banca Centrale, moneta e credito Recessioni economiche del ventennio domanda aggregata; ciò provocherà di conseguenza un maggiore incremento della
1990-2010 spesa indotta.
ridurre la spesa per investim
Per quale motivo analizziamo in dettaglio il modello del moltiplicatore? Perché il
guente
nostrodiminuzione
scopo è di spiegaredel redd del PIL. Il meccanismo del moltiplicatore
le fluttuazioni
indica che il prodotto varia al variare della spesa autonoma (inclusi gli investimenti) e
meno, il che si tradurrà in u
che la sua variazione può essere più ampia di quella della spesa autonoma. Esso con-
del moltiplicatore potrebbeciòdche suggerisce il buon senso: se per qualche ragio-
sente di descrivere formalmente
ne (per esempio un’ondata di pessimismo riguardo al futuro, che induce le aziende a
fluttuazioni del prodotto.
ridurre la spesa per investimenti) l’economia attraversa una fase di crisi con conse-
guente diminuzione del reddito, le persone i cui redditi sono calati spenderanno di
meno, il che si tradurrà in un’ulteriore riduzione del reddito di equilibrio. Il modello
del moltiplicatore potrebbe dunque contribuire a spiegare i motivi per cui si verificano
fluttuazioni del prodotto.
Dimostrare i teoremi FORMALIZZAZIONE MATEMATICA 4.1
Le dimostrazioni algebriche, collocate in appositi Dimostrazione della formula
FORMALIZZAZIONE del moltiplicatore
MATEMATICA 4.1

box, permettono una trattazione flessibile Dimostrazione della formula del moltiplicatore dinamico
Per dimostrare il passaggio dall’Equazione [15] alla [16
del livello di formalizzazione. [15] per il coefficiente c ottenendo
Per dimostrare il passaggio dall’Equazione [15] alla [16] conviene usare l’artificio di moltiplicare tutti i mem-
bri dell’Equazione
bri dell’Equazione [15] per il coefficiente c ottenendo la seguente espressione:

cΔAD = cΔA – c 3–ΔA + c 43ΔA + … c nΔA


– – – – –
cΔAD = cΔA+ c+ΔAc 2+ΔA +c Δ
2 [15a]

Sottraendo l’Equazione [15a] dalla [15] membro per membro, si ha, dato che i termini intermedi si elidono:
Sottraendo l’Equazione [15a] dalla [15] membro – per
– m –
(1 – c ) ΔAD = ΔA – c nΔA = (1 – c n) ΔA [15b]
Per cui: –
(1 – c ) ΔAD (1 – c n) c–n
ΔAD = = ΔA – ΔA
Reddito e spesa 105
[15c]
1–c
Per cui: Per n tendente all’infinito cn tende a zero e l’Equazione [15c] si trasforma nella [16]:
marginale al consumo sul reddito disponibile YD rimane uguale a c, la propensione
marginale al consumo sul reddito complessivo Y diventa c(1 – t), dove la frazione 1 – 1 –
ΔAD = ΔA = ΔY [16]
t rappresenta appunto la parte del reddito che rimane alle famiglie dopo il pagamen- 1–c
to delle imposte. Se, per esempio, la propensione marginale al consumo c è 0,8 e l’ali-
Confrontando la [15c] con la [16] si nota che il valore cumulato di ΔAD e quindi di ΔY è tanto più basso
quota di imposta t è 0,25, la propensione marginale al consumo sul reddito comples-
quanto minore è il numero delle fasi che si sono succedute dal periodo in cui si è verificato l’aumento della
sivo, ossia c(1 – t), sarà uguale a 0,8(1 – 0,25) = 0,6.
Dopo aver arricchito la funzione del consumo con l’intervento dello Stato, proce- – esempio, dopo un solo periodo, ovvero per n = 1, l’Equazione [15c] fornisce il seguente
spesa autonoma. Per
risultato: ΔAD = ΔA.
diamo al calcolo della nuova funzione di domanda aggregata. A tal fine inseriamo le
– [20]
Equazioni [4b], [5] e [19] nell’Equazione [2], che con G = G , e NX = 0 diventa: AD = C + I + G + NX [2]

I=I [5]
AD = C + I + G
– –– – –
= C + cTR + c(1 – t)Y + I + G
– –– – –
= (C + cTR + I + G ) + c(1 – t)Y
– Sta-
= A + c(1 – t)Y [20]
– – –– – –
mpli-
dove in questo caso A = C + cTR + I + G . –
La pendenza dell’Equazione [20], ovvero della curva AD con intervento dello Sta-
AD = A + cY [6]
to, è inferiore a quella dell’Equazione [6] perché è ora data da c(1 – t) anziché sempli-

cemente da c. AD = A + cY [6]

4.4.1 Reddito di equilibrio


ude il
Esamineremo ora come si determina il livello di equilibrio del reddito se si include il
settore pubblico. Riprendiamo l’Equazione [3], ossia la condizione di equilibrio nel
o nel
mercato dei beni, e riscriviamola sostituendo al posto di AD l’espressione ricavata Y = AD [3]
dall’Equazione [20], per cui:
avata Y = AD [3]

Y = A + c(1 – t)Y

Per trovare il nuovo livello d’equilibrio del reddito, Y0, possiamo risolvere quest’equa-
zione raccogliendo i termini in Y:

Y [1 – c(1 – t)] = A
da cui:
1 – qua-
Y0 = A
1 – c(1 – t)

1 – –– – –
Y0 = (C + cTR + I + G ) [21]
1 – c(1 – t) Memorizzare le formule
Confrontando l’Equazione [21] con la [8], si osserva che la presenza del settore pubbli-
co implica notevoli differenze: innanzitutto essa fa aumentare la spesa autonoma di

Y0 =
1
1–c

A [8] Le formule richiamate dalle pagine precedenti
un importo pari agli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato, G , e alle spese di
––
consumo indotte dai trasferimenti netti, cTR; inoltre l’imposta sul reddito riduce il sono state riportate a margine del testo a supporto
moltiplicatore.
dell’apprendimento.
4.4.2 Imposte sul reddito e moltiplicatore
Dimostriamo con un esempio perché le imposte sul reddito riducono il moltiplicatore. Se
ci fossero imposte con un'aliquota fiscale pari a 0,25 e la propensione marginale al con-
sumo fosse pari a 0,8, il moltiplicatore sarebbe pari a 2,5, ossia 1/[1 – 0,8(1 – 0,25)] =
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 13:43 Pagina XXVII

Guida alla lettura XXVII

Reddito e spesa

Reddito e spesa 97 Applicare la teoria alla realtà economica


italiana e internazionale
APPLICAZIONE 4.1
APPLICAZIONE 4.1
Relazione consumo-reddito negli Stati Uniti e in Italia Le applicazioni a casi reali della realtà economica europea

La funzione del consumo espressa dall’Equazione [4], C = C + cYD, fornisce una buona descrizione
iniziale della relazione esistente tra consumo e reddito disponibile. I dati su base annua relativi ai
e internazionale sono collocate in box che si integrano
consumi e al reddito disponibile pro capite negli Stati Uniti dal 1960 al 2015 sono illustrati nella Figu-
ra 4.2a, mentre la Figura 4.2b riporta il caso italiano. Ricordate che, nel Capitolo 2, il reddito dispo-
fornisce una buona descrizione
perfettamente al filo logico del discorso e sono parte integrante
nibile era stato definito come la parte del reddito che le famiglie hanno a disposizione da destinare
al consumo o al risparmio dopo aver pagato le imposte e aver ricevuto i trasferimenti.
Come mostra la Figura 4.2a, esiste una relazione molto stretta tra consumo e reddito disponibile. I dati su base annua relativi ai dello sviluppo delle idee proposte nel volume. Numerosi dati
La relazione effettiva per gli Stati Uniti è la seguente:
al 2015 sono illustrati nella Figu- reali sono raccolti in tabelle e figure.
C = –1510 + 0,95YD

15
36 000
11
05
13
32 000
01 09 Politica monetaria
Politica monetaria e fiscale
e politica politica fiscale
163
03 07
Consumo totale (pro capite)

28 000 97
99
93
24 000 89 95 APPROFONDIMENTO 6.1
85 91
20 000 81 87 Domanda: la Banca Centrale fissa il tasso di interesse oppure l’offerta
Figura 4.2a
Relazione tra consumo
71
77
83 di moneta? APPROFONDIMENTO 6.1
16 000
e reddito disponibile 79
67 75
negli Stati Uniti. Valori 63 73 In base a quanto si è detto la Banca Centrale stabilisce l’offerta di moneta,
69
in dollari del 2009 12 000
65 sse oppure l’offerta
mediante le operazioni sul mercato aperto, e ciò determina la posizione della cur-
61 va LM. Tuttavia, spesso si legge sui giornali che la Banca Centrale ha alzato o
(Fonti: Bureau of Econo- 8000 abbassato i tassi di interesse: come sono collegate le due cose? La risposta è la
10 000 15 000 20 000 25 000 30 000 35 000 40 000
mic Analysis; Federal seguente: finché la posizione delle curve IS e LM è nota alla Banca Centrale, le
Reserve Economic Data - Reddito disponibile (pro capite) due affermazioni si equivalgono.
FRED.) ce l’offerta di moneta,
Supponete che la Banca Centrale intenda fissare il tasso di interesse a un livello
pari a i0 e che la curva IS si trovi nella posizione indicata nella Figura 6.8. Anziché
a la posizione della cur-
scegliere un certo valore relativo all’offerta di moneta e rappresentare la curva
LM corrispondente, potete tracciare una curva LM che passi per il punto E (assi-
a Centrale ha alzato o
curandovi di fare riferimento al tasso di interesse posto come obiettivo, i0) e, quin-
300 di, risalire all’ammontare dell’offerta di moneta che genera la curva LM passante
290
280 C = –23,049 + 0,99YD
per il punto E.
270 R2 = 0,97
260
i
Consumi delle famiglie

250
240
Figura 4.2b 230
220
Relazione consumo- 210
reddito Italia, dati tri- 200
190
LM
mestrali 1999-2017
180

Tasso d’interesse
(miliardi di euro, prezzi 170
2010) 160 E
150 i0
150 170 190 210 230 250 270 290
(Fonte: ISTAT, Reddito e
risparmio delle famiglie, Reddito lordo disponibile delle famiglie
2018.)
IS

Figura 6.8
Stabilizzazione del tasso di interesse

Approfondire criticamente Supponete ora che, come mostra la Figura 6.9, la curva IS si sia spostata verso
destra. Per mantenere il tasso di interesse “stabile” al livello i0, dovrete spostare la
Gli approfondimenti propongono curva LM verso destra, in LM′e calcolare nuovamente l’offerta di moneta necessa-
ria. Quando la Banca Centrale interviene per fissare il tasso di interesse a un certo
prospettive critiche alla teoria spiegata. livello, in realtà adegua l’offerta di moneta, in modo tale che la curva LM continui
a intersecare la curva IS in corrispondenza del tasso di interesse posto come
obiettivo.
Per lo meno nel breve periodo, le autorità monetarie possono fissare il tasso di
interesse in modo assai efficace senza dover realmente calcolare l’equilibrio
tem IS-LM. Supponete che l’obiettivo della Banca Centrale sia mantenere il tasso di
interesse stabile tra il 5,9% e il 6%: essa sarà pronta ad acquistare qualsiasi quan-
ri è tità di titoli qualora i tassi di interesse siano superiori al 6% (garantendo acquisti
sul mercato aperto in misura illimitata) e, ugualmente, a venderne qualsiasi quan-
22 Capitolo 2 mac

Prodotto Interno men è altrettanto vero che conoscere almeno l


tempo, ma è altrettanto vero che conoscere almeno l’ordine di grandezza di certi valo-
ri è indispensabile per correlare la teoria alla realtà: non va dimenticato, infatti, che la
Lordo (PIL) ensabile per correlare la teoria alla realtà:
macroeconomia si occupa principalmente del mondo in cui viviamo.
Misura di tutti i beni e i ser- Cominciamo il nostro studio della contabilità nazionale definendo la misura fonda-
Prodotto Interno nomia si occupa principalmente del mond
mentale della produzione in un sistema economico: il Prodotto Interno Lordo (PIL).
vizi finali prodotti all’interno Lordo (PIL)
Misura di tutti i beni e i ser-
di un Paese vizi
in finali
un prodotti
anno. Il
all’interno
ciamo
Il PIL è il valore il nostro
di tutti i beni studio
e servizi finali della
prodotti nel Paese contabilità naz
in un certo periodo di tempo.
PIL reale è espressodi un Paese in un anno. Il
PIL reale èin unità
espresso in unità ella produzione in un sistema economico: i
di valore costante; il PIL
di valore costante;
nominale il PIL in Nel calcolo del PIL rientrano sia il valore dei beni materiali, come le case o i com-
nominale è espresso
è espresso
in
unità di valore corrente.
Nel
pact disc, sia il valore dei servizi, per esempio i viaggi aerei o le lezioni degli econo-
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi fi
misti. Il valore di ciascun bene o servizio è dato dal suo prezzo di mercato, e la
pac
unità di valore corrente. somma di tutti i valori corrisponde al PIL. Nel 2018, il PIL dell’Italia è stato pari a
in un certo periodo di te
circa 1765 miliardi di euro. Poiché l’Italia ha una popolazione di circa 60 milioni di
mis
PIL pro capite abitanti, il PIL pro capite è stato pari, grosso modo, a 29 417 euro (= 1765 mi-
PIL a persona.
som
liardi/60 milioni).

circ o del PIL rientrano sia il valore dei beni


PIL it abit sia il valoredeidei
2.1 Produzione e remunerazione servizi,
fattori produttivi per esempio i via
In un sistema economico, gli input dal lato della produzione, quali il lavoro e il capita-
alore di ciascun bene o servizio è dato
le, vengono trasformati in prodotti, cioè in componenti del PIL. Il lavoro e il capitale
Fattori produttivi
Risorse (input) utilizzate tutti i valori corrisponde al PIL. Nel 201
sono definiti fattori produttivi e i redditi percepiti da tali fattori vengono definiti
remunerazione dei fattori produttivi.
dall’impresa per la produ-
zione di beni e servizi (out- Immaginate un sistemamiliardi
economico molto disemplice,
euro.senzaPoiché l’Italia
rapporti economici con ha una p
put). Sono: capitale, lavoro altre economie (economia chiusa) e senza Stato. Gli operatori di questo sistema eco-
e risorse naturali. nomico sono raggruppatilin due blocchi: famiglie e imprese.
i Le famiglie posseggonoi i
Remunerazione
fattori produttivi (lavoro e beni capitali) e la produzione di beni e servizi serve a soddi-
dei fattori produttivi sfare i loro bisogni, presenti (beni di consumo) e futuri (beni di investimento che cede-
Redditi percepiti dai fattori ranno in uso alle imprese in cambio di una remunerazione). Chiameremo i beni di
produttivi; un esempio sono consumo e di investimento beni finali, in contrapposizione ai beni intermedi, cioè alle
i salari per remunerare
il lavoro. materie prime e ai semilavorati che saranno poi incorporati nei beni finali. La produ-
zione è realizzata in unità chiamate “imprese”. Possiamo immaginare queste imprese
come verticalmente integrate, cioè esse producono al loro interno tutti i beni e servizi
intermedi di cui hanno bisogno, cosicché acquistano all’esterno soltanto i servizi dei
fattori produttivi dalle famiglie e pagano in cambio salari, profitti, interessi e rendite,
che vanno a costituire i redditi delle famiglie. Con i servizi dei fattori produttivi le
imprese realizzano la produzione con lo scopo di venderla alle famiglie. Le famiglie
acquistano i beni e i servizi prodotti con i redditi che hanno percepito dalle imprese e
il ciclo può ricominciare.
La stilizzazione di questo processo è riportata nella Figura 2.1 e prende il nome di
Flusso circolare del flusso circolare del reddito.
reddito La parte superiore della Figura 2.1 rappresenta il mercato dei fattori produttivi,
Mostra i flussi reali
e monetari di scambio
nel quale le famiglie cedono alle imprese un flusso reale (servizi dei fattori produt-
tivi) ottenendo in cambio un flusso monetario (redditi). Il valore dei servizi produt-
Apprendere la terminologia
tra imprese e famiglie.
tivi ceduti alle imprese è esattamente uguale ai redditi monetari percepiti dalle
famiglie.
Il glossario ai margini del testo
La parte inferiore rappresenta il mercato dei beni. Le imprese vendono alle famiglie
i beni finali (flusso reale) in cambio di un flusso monetario (spesa delle famiglie). Il e le definizioni, poste in rilievo grafico,
valore dei beni e servizi prodotti è esattamente uguale alla spesa delle famiglie.
sono utili per apprendere i termini
propri della macroeconomia.
00PrPag.qxp_DORNBUSCH_2013 23/12/19 14:57 Pagina XXVIII

XXVIII Guida alla lettura

116 Capitolo 4

Riepilogo Riepilogo

• Il prodotto si trova al livello di equilibrio quando la ne della spesa autonoma pari a 1 euro. Maggiore è
• Il prodotto si domanda
trovaaggregata
al livello
della produzione.
di beni èduguale all’ammontare la propensione al consumo, maggiore sarà il molti-
plicatore.
domanda aggregata
• Le componentidi beni
della domandaè aggregata sono la • Gli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato e i
spesa prevista per beni di consumo da parte delle fa- trasferimenti pubblici incidono sul livello di equilibrio
della produzione.
miglie, per beni di investimento da parte delle impre- del reddito in modo analogo a un incremento della
se e per acquisti di beni e servizi da parte dello Stato, spesa autonoma per investimenti. Un’imposta propor-
• Le componenti nonché della domand
le esportazioni nette. zionale sul reddito ha gli stessi effetti sul reddito di
• Quando il prodotto si trova al livello di equilibrio, non equilibrio di una riduzione della propensione al con-
spesa previstasi per beni di
hanno variazioni nonconsu
programmate delle scorte e sumo, e quindi riduce il moltiplicatore.
gli acquisti effettuati dai diversi operatori economici • L’avanzo di bilancio è l’eccedenza delle entrate sulle
miglie, per beni di investimento
corrispondono esattamente a quelli programmati. Il uscite dello Stato. Quando le uscite superano le en-
meccanismo di accumulo o di riduzione delle scorte trate fiscali, il bilancio pubblico è in deficit. L’entità
se e per acquisti di beni e serviz
segnala che l’economia non ha raggiunto il livello del dell’avanzo (o disavanzo) di bilancio è legata alle va-
prodotto di equilibrio. riabili della politica fiscale (la spesa pubblica, i tra-
nonché le esportazioni nette.
• Sull’entità della domanda aggregata influisce l’am- sferimenti e le aliquote di imposta).
• Quando il prodotto
montare delsiprodotto
trova (cheal li a quello del red-
equivale
dito), poiché la domanda di beni di consumo dipende
• Sull’avanzo effettivo di bilancio incidono anche va-
riazioni del gettito fiscale e dei trasferimenti dovute
dal livello del reddito. a variazioni del livello di reddito, che si verificano

Ripassare e verificare il livello • La funzione del consumo mette in relazione la spesa


per consumi con il reddito; il consumo infatti cresce
quando cambia l’ammontare della spesa autonoma
del settore privato. L’avanzo di bilancio di piena oc-
all’aumentare del reddito. Poiché la parte del reddito cupazione (massima occupazione) è utilizzato come
di preparazione che non è consumata viene risparmiata, la funzione del indicatore dell’uso attivo della politica fiscale; esso
risparmio può essere ricavata da quella del consumo. misura l’avanzo (o disavanzo) di bilancio che si de-
Il riepilogo supporta il ripasso delle • Il moltiplicatore indica l’entità della variazione del
prodotto di equilibrio determinata da una variazio-
terminerebbe se il prodotto fosse al suo livello poten-
ziale (di piena occupazione). prodotto di equilibrio determinat
teorie fondamentali illustrate.
Per testare la propria preparazione sono
Domande di ripasso
a disposizione dello studente le domande 4.1 Il modello di determinazione del reddito che è stato 4.4 Perché meccanismi quali le imposte proporzionali

di ripasso e i problemi numerici di fine illustrato in questo capitolo si definisce “keynesiano”.


Quale ipotesi relativa ai prezzi lo caratterizza?
sul reddito e il sistema previdenziale sono definiti
Domande di ripasso
“stabilizzatori automatici”? Scegliete uno di questi
meccanismi e spiegate con precisione in che modo
capitolo. Le soluzioni dei problemi 4.2 Che cos’è una variabile autonoma? In questo capi-
tolo è stato specificato che alcune componenti della e per quale ragione esso incide sulle fluttuazioni del
prodotto.
numerici sono disponibili sul sito web domanda aggregata sono autonome. Di quali com- 4.1 Il modello di determinazione de
ponenti si tratta? 4.5 Che cos’è l’avanzo di bilancio di piena occupazio-
4.3 In base alle vostre conoscenze riguardo ai tempi illustrato in questo capitolo si de
ne e per quale motivo potrebbe rappresentare un
del volume. necessari alle numerose componenti del settore criterio di misura più utile rispetto all’avanzo di
Quale ipotesi relativa ai prezzi
bilancio effettivo? Nel presente capitolo questo
pubblico per giungere ad approvare e quindi attua-
re modifiche di politica fiscale (per quanto concer- indicatore viene chiamato anche “avanzo di bilan-
ne, per esempio, la normativa fiscale o il sistema 4.2 Che cos’è una variabile autono
cio corretto per il ciclo” e “avanzo di bilancio
strutturale”. Perché si può dire che sia preferibile
previdenziale), riuscite a individuare eventuali pro-
blemi legati all’uso della politica fiscale come stru- tolo è stato specificato che alcu
utilizzare queste espressioni alternative?
mento di stabilizzazione dell’economia?
domanda aggregata sono auto
ponenti si tratta?

Reddito e spesa 117

Problemi Problemi

4.1 Studieremo ora un caso particolare del modello illustrato nei Paragrafi 4.2 e 4.3, dove si era
4.1 Studieremo
ipotizzato un sistema economico privo di settore pubblico. Siano dati la funzione di consu-
Soluzioni dei problemi
mo, C = 100 + 0,8Y, e gli investimenti, I = 50.
ipotizzato
sul sito web dedicato a. Qual un
è il livello di equilibrio del reddito in questo caso?
al volume
mo, C =c. 100
b. A quanto ammonta il risparmio in condizioni di equilibrio?
Soluzioni dei problemi Se, per qualche ragione, la produzione fosse pari a 800, a quanto ammonterebbe l’ac-
cumulo non programmato di scorte?
sul sito web dedicato a. Quald. Se è gliilinvestimenti salissero a 100 (esamineremo i fattori che determinano la componen-
te I nei capitoli seguenti) quale sarebbe l’effetto prodotto sul reddito di equilibrio?
al volume b. A quanto
e. Che valore avrà il moltiplicatore, α, in questo caso?
Rappresentate in un grafico la condizione di equilibrio corrispondente ai punti a. e d.
Se, f.Supponete
c. 4.2 per q che il comportamento in relazione al consumo ipotizzato nel Problema 4.1 si
cumulo
modifichin e che la nuova funzione sia C = 100 + 0,9Y, mentre gli investimenti restano invaria-
ti, ossia I = 50.
d. Se gli inv di equilibrio del reddito è maggiore o minore rispetto a quello individuato al pun-
a. Il livello
to a. del Problema 4.1? Per verificarlo, calcolate il nuovo livello di equilibrio, Y′.
te Ib. nei c ora che gli investimenti salgano a I = 100, com’era stato ipotizzato al punto
Supponete
d. del Problema 4.1. Quale sarà il nuovo reddito di equilibrio?
e. Chec. valo
Questa variazione della spesa per investimenti ha una conseguenza di maggiore o minore
entità sul reddito, Y, rispetto al dato ottenuto nel Problema 4.1? Motivate la vostra risposta.
d. Rappresentate in un diagramma la variazione del reddito di equilibrio che si determina
in questo caso.
4.3 Consideriamo ora il ruolo delle imposte nella determinazione del reddito di equilibrio. Ipotiz-
ziamo un sistema economico analogo a quello illustrato nei Paragrafi 4.4 e 4.5, descritto
dalle seguenti funzioni:
C = 50 + 0,8YD

I = 70

G = 200

TR = 100
t = 0,20
a. Calcolate il livello di equilibrio del reddito e il moltiplicatore.
b. Calcolate l’avanzo di bilancio pubblico, BS.
c. Supponete che l’aliquota di imposta salga a t = 0,25. Quali saranno il nuovo reddito di
equilibrio e il nuovo moltiplicatore?
d. Calcolate la variazione dell’avanzo di bilancio. Se c = 0,9 anziché 0,8, vi aspettereste
che tale variazione sia maggiore o minore?
e. Siete in grado di spiegare il motivo per cui il moltiplicatore è 1 quando t = 1?
4.4 Supponete che l’economia si trovi a operare in condizioni di equilibrio, con Y0 = 1000.
Ipotizzate, adesso, che il governo attui una modifica della politica fiscale che prevede un
aumento pari a 0,05 dell’aliquota di imposta, t, e un incremento pari a 50 della spesa
pubblica. L’avanzo di bilancio pubblico aumenterà oppure diminuirà? Motivate la vostra
risposta.
4.5 Supponete che il Parlamento decida di ridurre i trasferimenti (come quelli della previdenza
sociale) e di aumentare dello stesso importo la spesa pubblica per beni e servizi. In altri ter-
mini, si attua una modifica della politica fiscale tale per cui ΔG = –ΔTR.
01txt.qxp_201-228_C8_DRNB.qxd 21/12/19 10:41 Pagina 1

Parte I

Introduzione
e contabilità nazionale
01txt.qxp_201-228_C8_DRNB.qxd 21/12/19 10:41 Pagina 2
01txt.qxp_201-228_C8_DRNB.qxd 21/12/19 10:41 Pagina 3

Capitolo 1

Introduzione

Obiettivi di apprendimento

• Questo capitolo introduttivo presenta i capacità produttiva del sistema è per ipo-
principali concetti di base della macroe- tesi data anche nel medio periodo. Se la
conomia, come quelli di sistema economi- domanda aggregata eccede la capacità
co, prodotto reale, domanda aggregata, produttiva, aumentano i prezzi e i salari
indice dei prezzi, tasso di crescita, infla- nominali, ossia si ha inflazione.
zione e disoccupazione. • L’inflazione, ovvero il processo di aumen-
• Lo studio della macroeconomia può esse- to dei prezzi, tende però a manifestarsi
re suddiviso in tre modelli con orizzonti ancor prima che venga raggiunta la pie-
temporali diversi: il breve periodo, il medio na occupazione. La coesistenza tra infla-
periodo e il lungo periodo. zione e disoccupazione è uno dei proble-
• Nel breve periodo la capacità produttiva mi più controversi della macroeconomia:
del sistema economico è per ipotesi data a tale problema sarà dedicata una parti-
e il livello dei prezzi può essere considera- colare attenzione nell’ambito del presen-
to fisso. Le quantità di beni effettivamente te volume.
prodotte dipendono pertanto dalla do- • Nel lungo periodo la capacità produttiva
manda aggregata. può variare. La teoria della crescita si pro-
• Nel medio periodo i prezzi e i salari sono pone appunto di spiegare i fattori che ne
flessibili e pertanto le fluttuazioni della determinano l’aumento. Nel modello di
domanda aggregata tendono a influenza- lungo periodo si trascura invece il proble-
re i prezzi, oltre che le quantità. Il prodot- ma delle fluttuazioni della domanda. Si
to aggregato reale tende quindi a gravi- può infatti ritenere che le fasi di espansio-
tare attorno al suo livello potenziale. La ne si compensino con quelle di recessione.

L’economia mondiale è caratterizzata da profondi divari tra i livelli di sviluppo dei Pae-
si. Che cosa si intende per “livello di sviluppo” e come si misura? Per quale motivo alcu-
ni Paesi diventano “ricchi” e altri restano “poveri”? E perché in uno stesso Paese si
alternano fasi di espansione ad altre di rallentamento della crescita o di recessione?
Queste domande riguardano il cosiddetto lungo periodo, ovvero le tendenze di fon-
do del sistema economico nell’arco di decenni. Ma esistono anche problemi rilevanti
di breve periodo: nel corso dei mesi e degli anni si possono infatti verificare fluttuazio-
ni della domanda aggregata che determinano situazioni di eccessiva pressione sul- Domanda aggregata
l’offerta potenziale, alternate a situazioni di parziale inutilizzo dei fattori produttivi. Somma dei valori di tutti
i beni finali acquistati in
Nel primo caso si avrà una spinta all’aumento dei prezzi, ossia all’inflazione, nel secon- un sistema economico.
do caso si avrà invece disoccupazione della forza lavoro. Se la disoccupazione permane
è possibile che nel medio periodo si creino le condizioni per una caduta delle retribu-
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4 Capitolo 1

zioni e quindi dei prezzi (deflazione), anche se le resistenze al riguardo sono partico-
larmente forti. Da che cosa dipendono le fluttuazioni della domanda e quindi l’infla-
zione e la disoccupazione? Come si spiega la coesistenza che spesso si osserva tra que-
sti ultimi due fenomeni?
La macroeconomia si propone non soltanto di rispondere a queste domande, ma
anche di fornire suggerimenti per migliorare il funzionamento del sistema economico.
Non si limita quindi all’analisi dei problemi, ma estende il proprio campo di indagine
alla politica economica.
Nel prossimo paragrafo ci soffermeremo sui rapporti tra macroeconomia e microe-
conomia, in quello successivo approfondiremo i concetti di sistema economico, pro-
dotto a prezzi costanti e indice dei prezzi.

1.1 Macroeconomia e microeconomia


La macroeconomia è il ramo dell’economia politica che studia il funzionamento del
sistema economico nel suo insieme, mentre la microeconomia si occupa soprattutto del
comportamento dei singoli mercati e dei singoli operatori o soggetti economici. Per
meglio chiarire la differenza tra i due approcci, consideriamo la seguente espressione:

Z0 = Q1, 0 P1, 0 + Q2, 0 P2, 0 + Q3, 0 P3, 0 + … Qn, 0 Pn, 0 [1]

dove le Q e le P rappresentano rispettivamente le quantità e i prezzi degli n beni finali


prodotti dal sistema economico in un determinato periodo (per esempio, in un deter-
Prodotto aggregato minato anno), mentre Z0 è il corrispondente valore del prodotto aggregato. Sul lato
Somma dei valori dei
beni finali prodotti in un
destro dell’Equazione [1] il primo suffisso delle singole variabili indica il tipo di bene,
sistema economico. mentre il secondo indica il periodo di riferimento, che in questo caso è il periodo 0,
ossia il periodo base.
Nel calcolo del prodotto aggregato (Z0) dobbiamo escludere i beni intermedi, che sono
utilizzati per produrre i beni finali e di conseguenza sono incorporati nel valore di questi
ultimi. In un’economia chiusa agli scambi con l’estero i beni finali sono rappresentati dai
beni di consumo, che soddisfano direttamente i bisogni dei membri della collettività, ma
anche dai beni di investimento, che sono destinati ad aumentare lo stock di capitale e
quindi la produzione futura di beni di consumo. In altri termini, i beni finali hanno il
compito di contribuire, in modo immediato o differito, al benessere materiale della collet-
tività. Esempi di beni finali sono il pane, le scarpe, le automobili e i servizi di trasporto
oppure i servizi sanitari. Beni intermedi sono invece la farina, il cuoio, i metalli, il carbu-
rante e gli altri materiali che servono per produrre i beni finali. Si noti che la classificazio-
ne di un bene come finale o intermedio deriva non tanto dalla natura del bene stesso,
quanto dal tipo di soggetto economico che lo utilizza. Per esempio, 1 kg di zucchero è clas-
sificato come bene finale se lo acquista una famiglia per il proprio consumo e come bene
intermedio se lo utilizza un pasticcere per la produzione di una torta. Il prezzo di que-
st’ultima terrà poi conto anche del valore dello zucchero utilizzato.
Un’altra distinzione che è necessario fare, prima di proseguire, è quella tra beni e
servizi: i beni sono di norma oggetti materiali, come il pane, le scarpe e le automobili,
ma possono anche essere diritti, come per esempio quello di utilizzare un apparta-
mento preso in affitto; i servizi sono invece prestazioni fornite da persone o da impre-
se, come per esempio un trasporto, una visita medica o la vendita di un bene da parte
di un esercizio commerciale. Beni e servizi hanno in comune la caratteristica di essere
mezzi idonei a soddisfare i bisogni dei consumatori in modo diretto o differito. In
modo differito quando si tratta di beni di investimento, ossia di beni destinati a produr-
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Introduzione 5

re beni di consumo. Per semplicità d’ora in avanti useremo il termine beni in senso
lato in modo da includere anche i servizi.
Fatte queste premesse, supponiamo che tra un anno e l’altro le quantità prodotte e
vendute di alcuni beni aumentino, di altri diminuiscano e di altri ancora rimangano
costanti. Supponiamo inoltre che anche i prezzi varino in direzioni diverse. Lo studio-
so di microeconomia cercherà di spiegare le cause delle variazioni dei prezzi e delle
quantità prodotte e vendute nei vari mercati. Si chiederà se c’è stato un cambiamento
dei gusti dei consumatori e quindi della domanda dei vari beni o se sono invece mutati
i costi di produzione e la tecnologia e quindi le condizioni dell’offerta. Dal punto di
vista della macroeconomia, l’aspetto che invece conta di più è la variazione del pro-
dotto aggregato nel suo complesso.
Il primo dato da verificare è quindi se la variabile Z sia aumentata, diminuita o rima-
sta costante. I suoi mutamenti interni non sono invece rilevanti. Un paragone può chiari-
re questo punto: la vita di una foresta (il sistema macroeconomico) è una realtà ben diver-
sa da quella dei singoli alberi (le unità microeconomiche) che la compongono.
Il secondo aspetto da accertare, sempre dal punto di vista macroeconomico, è se l’e-
ventuale variazione del prodotto aggregato sia dovuta al movimento delle quantità o a
quello dei prezzi. O meglio, occorre stimare quale parte della variazione sia dovuta alla
prima causa e quale alla seconda. C’è infatti una differenza fondamentale tra le due cau-
se: l’aumento delle quantità prodotte comporta, infatti, di norma un maggior benessere
per la popolazione, mentre un aumento dei prezzi produce soltanto un “gonfiamento”
(è questo il significato del termine “inflazione”) del prodotto aggregato, senza alcun
effetto sul benessere. Nel prossimo paragrafo prenderemo in esame la tecnica utilizzata
dagli istituti centrali di statistica per separare l’“effetto quantità” dall’“effetto prezzi”.

1.2 Prodotto reale e indice dei prezzi


Per studiare il movimento delle quantità e dei prezzi dei beni, consideriamo il valore
del prodotto aggregato in un periodo successivo a quello rappresentato dall’Equazione
[1]. Indichiamo con Z1 il nuovo aggregato:

Z1 = Q1, 1 P1, 1 + Q2, 1 P2, 1 + Q3, 1 P3, 1 + … Qn, 1 Pn, 1 [2]

Si noterà che il secondo suffisso delle variabili sul lato destro dell’Equazione [2] è diventa-
to 1, invece di 0, in quanto si riferisce ora al periodo 1. Indichiamo poi con ΔZ = Z1 – Z0 la
variazione assoluta di Z tra i due periodi: come abbiamo osservato in precedenza, tale
variazione può essere dovuta sia al mutamento dei prezzi sia a quello delle quantità.

Esiste tuttavia un modo semplice per distinguere l’effetto delle due componen-
ti: basta ricalcolare il prodotto aggregato del periodo 1 moltiplicando le nuove
quantità non per i prezzi correnti, ma per i prezzi del periodo precedente.

Così facendo si ottiene un nuovo aggregato che non è influenzato dalla variazione dei
prezzi, ossia:

Y1 = Q1, 1 P1, 0 + Q2, 1 P2, 0 + Q3, 1 P3, 0 + … Qn, 1 Pn, 0 [3]

Nell’Equazione [3], come si può notare, il secondo suffisso delle Q è 1, come nel-
l’Equazione [2], mentre quello delle P è 0, come nell’Equazione [1], a conferma che le
quantità del periodo corrente sono moltiplicate per i prezzi dell’anno base.
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6 Capitolo 1

Definiamo prodotto a prezzi costanti o prodotto reale dell’anno 1


la nuova variabile Y1 e prodotto a prezzi correnti o prodotto nominale
dello stesso anno la variabile Z1.

È evidente che nell’anno base si ha Z0 = Y0, ossia il prodotto nominale e il prodotto


reale coincidono.
Possiamo ora scindere la variazione del prodotto nominale in due componenti: (a)
ΔY = Y1 – Y0, che per definizione è dovuta alla variazione delle sole quantità, conside-
rato che i prezzi utilizzati per calcolare Y1 sono rimasti quelli del periodo precedente;
(b) ΔP = Z1 – Y1, che invece rappresenta la parte residuale della variazione di Z ed è
quindi dovuta esclusivamente alla variazione dei prezzi. Si avrà in altri termini: ΔZ =
Z1 – Z0 = Z1 – Y1 + Y1 – Y0 = ΔP + ΔY.
L’analisi sin qui condotta ci consente di definire con precisione due tra i principali
oggetti di studio della macroeconomia: la crescita economica e l’inflazione. Possiamo,
infatti, considerare come indicatore della crescita economica il tasso di variazione per-
centuale (o semplicemente tasso di variazione) del prodotto reale, ovvero:
ΔY/Y0 = (Y1 – Y0)/Y0 [4]
Deflatore Possiamo, invece, utilizzare come indicatore dell’inflazione la seguente variabile:
Indice del livello dei
prezzi ottenuto dividendo ΔP/P0 = (Z1 – Y1)/Y1 = Z1/Y1 – 1 [5]
il prodotto nominale
per il prodotto reale. dove Z1/Y1 rappresenta l’indice implicito dei prezzi o deflatore del prodotto aggregato.

APPLICAZIONE 1.1
Crescita economica e inflazione: un esempio numerico

La procedura da seguire per il calcolo del tasso di crescita del prodotto reale e del tasso d’inflazione
può essere illustrata dal seguente esempio. Si consideri un’economia nella quale si producono soltan-
to due beni finali: A e B. Le quantità prodotte e i prezzi di vendita dei due beni nell’anno 0 e nell’anno
1 sono indicati dalla seguente tabella:

Anno 0 Anno 1

Beni Q P (euro) Q P (euro)


A 40 10 42 11
B 50 12 55 15

Calcoliamo ora il prodotto aggregato nominale e il prodotto reale nei due anni.
Per l’anno 0 si avrà: Z0 = Y0 = 40 × 10 + 50 × 12 = 400 + 600 = € 1000 (prodotto nominale e reale).
Per l’anno 1: Z1 = 42 × 11 + 55 × 15 = 462 + 825 = € 1287 (prodotto nominale)
Y1 = 42 × 10 + 55 × 12 = 420 + 660 = € 1080 (prodotto reale).
Dai tre valori Z0, Z1 e Y1 si possono poi ottenere i seguenti tassi di variazione:
ΔZ/Z0 = (1287 – 1000)/1000 = 28,7% (variazione percentuale del prodotto nominale)
ΔY/Y0 = (1080 – 1000)/1000 = 8% (tasso di crescita del prodotto reale)
ΔP/P0 = (1287 – 1080)/1080 = 1,1917 – 1 = 19,17% (tasso d’inflazione).
Inoltre:
Z1/Y1 = 1287/1080 = 1,1917 (indice implicito dei prezzi o deflatore del prodotto aggregato).
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Introduzione 7

1.3 Livello di sviluppo e prodotto pro capite:


confronti internazionali
Un indicatore frequentemente utilizzato per rappresentare il livello di sviluppo econo-
mico di un Paese è il prodotto pro capite a prezzi costanti, che misura la quantità di beni
a disposizione (in media) dei cittadini in un determinato anno. Utilizzando l’analisi del
paragrafo precedente, possiamo indicare con yi = Yi /POPi il prodotto pro capite di un
dato Paese i, dove Yi e POPi rappresentano rispettivamente il prodotto aggregato reale e
la popolazione. La Tabella 1.1a riporta i dati di yi per 15 Paesi negli ultimi due secoli. I
dati sono espressi, da un lato, in dollari per consentire i confronti internazionali e,
dall’altro, a prezzi del 2011 per rendere comparabili i valori nel tempo. La lettura in
verticale della tabella consente i confronti fra i diversi Paesi per ciascun anno. Per
esempio, nel 2016 il prodotto pro capite degli Stati Uniti era di oltre 16 volte più alto di

APPROFONDIMENTO 1.1

PIL e ammortamento del capitale

Nella contabilità nazionale si usa di frequente l’acronimo PIL per indicare il pro-
dotto interno lordo, dove l’aggettivo “lordo” si riferisce al fatto che nel corso del
processo produttivo il capitale fisso subisce un’usura fisica e un invecchiamento
tecnologico, definito obsolescenza. Di conseguenza una quota del prodotto, deno-
minata ammortamento, deve essere destinata al ripristino della capacità produt-
tiva del capitale. Se dal PIL si detrae l’ammortamento, si ottiene il prodotto inter-
no netto (PIN).

Tabella 1.1a
1820 1870 1913 1950 1973 2001 2016
Prodotto pro capite (in
dollari a prezzi del 2011)
Stati Uniti 2080 3736 8101 15241 26603 45878 53015
Per alcuni Paesi, come
Canada 1545 2894 7026 12022 21896 36884 42969 l’Italia e l’URSS, i dati rife-
Australia 679 4292 8380 13542 21370 36266 44783 riti a periodi in cui il Paese
non esisteva riguardano
Giappone 985 1852 2519 15453 33086 36452 i territori attuali dei Paesi
Germania 2362 5587 5536 18498 34560 46841 stessi.

Corea del Sud 477 480 690 1122 3989 23412 36151 (Fonte: Maddison Project
Italia 1473 1503 2728 3698 14271 34002 34989 Database, version 2018.
Bolt J., Inklaar R., de Jong
Federazione Russa 15504 8892 23064 H. E. van Zanden J.L.,
Ex URSS 2825 5676 14893 "Rebasing 'Maddison': new
income comparisons and
Cina 741 751 881 757 1372 4400 12320 the shape of long-run eco-
Brasile 600 751 724 1549 4291 8188 13479 nomic development", ggdc
Research Memorandum,
Egitto 917 1146 1605 1983 2218 5485 11430 2018.)
India 878 1340 1417 1301 2086 5961
Ghana 908 1616 2322 2392 2145 3753
Bangladesh 1111 1019 1384 3250
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8 Capitolo 1

Tabella 1.1b
1820 1870 1913 1950 1973 2001 2016
Prodotto pro capite
(valori percentuali, Stati
Stati Uniti 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00
Uniti = 100)
Per alcuni Paesi, come Canada 74,28 77,46 86,73 78,88 82,31 80,40 81,05
l’Italia e l’URSS, i dati Australia 32,64 114,88 103,44 88,85 80,33 79,05 84,47
riferiti a periodi in cui il
Paese non esisteva riguar- Giappone 26,37 22,86 16,53 58,09 72,12 68,76
dano i territori attuali dei Germania 63,22 68,97 36,32 69,53 75,33 88,35
Paesi stessi.
Corea del Sud 22,93 12,85 8,52 7,36 14,99 51,03 68,19
(Fonte: si veda la tabella Italia 70,82 40,23 33,67 24,26 53,64 74,11 66,00
precedente.)
Federazione Russa 58,28 19,38 43,50
Ex URSS 34,87 37,24 55,98
Cina 35,63 20,10 10,88 4,97 5,16 9,59 23,24
Brasile 28,85 20,10 8,94 10,16 16,13 17,85 25,42
Egitto 44,09 30,67 19,81 13,01 8,34 11,96 21,56
India 23,50 16,54 9,30 4,89 4,55 11,24
Ghana 24,30 19,95 15,24 8,99 4,68 7,08
Bangladesh 7,29 3,83 3,02 6,13

quello del Bangladesh, il Paese più povero del gruppo. Se invece si leggono i dati delle
due tabelle lungo le righe, si può osservare l’andamento nel tempo, in termini assoluti
e relativi, del prodotto pro capite di ogni Paese. Per esempio, l’Italia nel XIX secolo e
nella prima metà del XX secolo ha avuto una crescita relativamente modesta e di gran
lunga inferiore a quella degli Stati Uniti; ha invece fatto registrare un notevole balzo in
avanti, assoluto e relativo, nella seconda parte del XX secolo, tale slancio però si è per-
so a partire dagli ultimi anni del XX secolo e da allora è uno dei Paesi con minor cre-
scita in Europa.
Avremo in seguito molte occasioni per approfondire l’argomento, soprattutto nei
Capitoli 3, 16 e 17. Per ora ci limitiamo a prendere atto che il quadro dello sviluppo
economico mondiale appare estremamente variegato, sia nella sua dimensione geo-
grafica sia in quella temporale.

1.4 Sistema economico


Il prodotto aggregato che abbiamo esaminato nei paragrafi precedenti è di norma rife-
rito al sistema economico di un Paese.

Con il termine “Paese” intendiamo un’estensione di terre comprese


entro determinati confini e abitate da una popolazione dotata
di un’organizzazione statale.

Nelle convenzioni internazionali di contabilità nazionale si usa il termine prodotto


interno per indicare la produzione di beni finali effettuata entro i confini di un dato
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Introduzione 9

Paese (sia dalle imprese che hanno lì la loro residenza sia da quelle che risiedono in
altri Paesi). Si usa invece il termine prodotto nazionale per indicare la produzione
effettuata sia all’interno sia nel resto del mondo dalle imprese che hanno la residen-
za in un determinato Paese. Si noti che in questo caso l’aggettivo “nazionale” è usato
in modo improprio, dato che in realtà si riferisce al semplice requisito della residen-
za. È evidente che se un Paese non ha rapporti con l’estero (economia chiusa) il pro-
dotto interno coinciderà con il prodotto nazionale. Il primo aggregato sarà invece
maggiore (minore) del secondo se il valore della produzione delle imprese estere
operanti nel Paese è superiore (inferiore) a quello delle imprese nazionali operanti
all’estero.

1.4.1 Problema del coordinamento ed economia di mercato


Ciò premesso, occupiamoci di un problema fondamentale che ciascun sistema econo-
mico deve risolvere per la propria sopravvivenza: il coordinamento delle decisioni dei
singoli soggetti che appartengono al sistema stesso. In un’economia caratterizzata dal-
la divisione del lavoro tra i membri della collettività, da chi e con quale criterio vengo-
no stabiliti i compiti di ciascuno? Che cosa succederebbe se, in assenza di coordina-
mento, tutti gli abitanti in età da lavoro di un Paese scegliessero la stessa professione,
per esempio quella di medico o di avvocato, trascurando altre attività essenziali per la
sopravvivenza della comunità, come l’agricoltura o l’industria?
Nella storia dell’umanità il problema del coordinamento è stato risolto con tre for-
me principali di organizzazione sociale della produzione e dello scambio dei beni,
basate rispettivamente su: (a) la tradizione; (b) il comando o la pianificazione centra-
lizzata; (c) il sistema della libera impresa e del libero scambio (economia di mercato).
La prima forma, ampiamente diffusa nelle comunità primitive e nelle società di picco-
le dimensioni dell’antichità e del Medioevo, si basa sul principio che se un determina-
to tipo di divisione del lavoro si è dimostrato efficace attraverso l’esperienza storica,
non deve essere modificato dalla collettività che l’ha adottato, ma deve essere traman-
dato di generazione in generazione. Una società basata sulla tradizione è quindi forte-
mente ostile all’innovazione. Nell’epoca contemporanea la tradizione ha ancora un
certo peso nelle scelte di alcuni individui, ma svolge un ruolo marginale nell’organiz-
zazione complessiva di gran parte dei sistemi economici.
Nel sistema basato sul comando o sulla pianificazione centralizzata, la divisione
del lavoro e la distribuzione degli oneri e dei benefici fra i membri della collettività
sono invece stabiliti dall’alto, da un’autorità statale dotata di ampi poteri. Tale
sistema ha forse raggiunto il suo apice nella parte centrale del XX secolo in seguito
all’affermazione del comunismo prima nell’Unione Sovietica (1917), poi nell’Euro-
pa dell’Est e nella Repubblica Popolare Cinese subito dopo la Seconda Guerra Mon-
diale. Per molti anni la pianificazione centralizzata e la proprietà pubblica dei mez-
zi di produzione sono state quindi adottate da quasi un terzo della popolazione
mondiale e considerate come una valida alternativa all’economia di mercato da
numerosi Paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”. Il fallimento dell’esperimento
comunista nell’ex URSS e nell’Europa dell’Est sino al crollo del Muro di Berlino
(1989) e la progressiva conversione del sistema cinese all’economia di mercato,
hanno fatto sì che quest’ultima sia oggi la forma di coordinamento dominante, se
non unica, nel mondo industrializzato. È pertanto a questo sistema che faremo d’o-
ra in poi riferimento.
Com’è noto, nell’economia di mercato la domanda e l’offerta dei beni sono lasciate
all’iniziativa dei singoli operatori economici, rispettivamente le famiglie e le imprese,
mentre il coordinamento delle decisioni individuali è basato sul meccanismo dei prez-
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10 Capitolo 1

zi. La flessibilità dei prezzi e dei tassi di profitto consente, infatti, al sistema di richia-
mare le risorse produttive laddove le variazioni della domanda segnalano le preferen-
ze e le scelte della collettività.

1.4.2 Politica economica: obiettivi e vincoli


Non si deve tuttavia pensare che l’economia di mercato possa basarsi esclusivamen-
te sul decentramento delle decisioni e su un meccanismo di coordinamento dal
“basso” garantito, secondo l’efficace espressione di Adam Smith, da una mano invi-
sibile. In realtà, per il corretto funzionamento del mercato è necessario l’intervento
di un’autorità superiore, lo Stato, a cui sono affidati due compiti fondamentali: da
un lato, creare un quadro di riferimento istituzionale (politico, giuridico, ammini-
strativo) all’interno del quale l’azione dei singoli soggetti economici si possa svolge-
re liberamente, ma nel rispetto di un sistema di regole e di limiti volto a tutelare i
diritti umani e civili delle persone e a garantire la concorrenza tra le imprese; dal-
l’altro, cercare con strumenti appropriati di sopperire alle lacune e ai limiti del mer-
cato e di correggerne gli eventuali errori. Questo secondo compito è affidato alla
politica economica, che di norma persegue due obiettivi principali: (a) la piena occu-
pazione dei fattori produttivi, in particolare della forza lavoro; (b) lo sviluppo econo-
mico.

Lo sviluppo economico può essere definito in senso stretto come un processo


di incremento costante della capacità produttiva del sistema con conseguente
ampliamento sia della quantità sia della varietà dei beni prodotti (crescita
economica); in senso lato, come miglioramento delle condizioni di vita
della popolazione (durata media della vita, stato di salute, livello
di istruzione, qualità dell’ambiente).

Il perseguimento di tali obiettivi è tuttavia sottoposto a tre vincoli principali: (1) la sta-
bilità dei prezzi; (2) l’equilibrio del bilancio della Pubblica Amministrazione; (3) il
pareggio tendenziale della bilancia dei pagamenti, ossia del conto che in ciascun Paese
registra i movimenti di merci, servizi, trasferimenti e capitali da e verso il resto del
mondo. Questi tre vincoli possono essere sintetizzati con l’espressione stabilità mone-
taria, interna ed esterna.
La politica economica nei diversi Paesi persegue naturalmente numerosi altri
obiettivi ed è soggetta ad altri vincoli. Possiamo per esempio menzionare l’obiettivo
di un’equa distribuzione del reddito e quindi il problema della politica sociale, ossia
dell’intervento dello Stato in difesa dei soggetti deboli della società, i quali, in caso
di semplice applicazione delle regole meritocratiche del mercato, verrebbero inevi-
tabilmente lasciati a se stessi. Un altro importante obiettivo è quello della tutela
dell’ambiente naturale. Si tratta di problemi di grande importanza che, tuttavia, non
potranno essere presi in considerazione, se non marginalmente, in questo corso.

1.5 Trend e ciclo economico


Possiamo ora utilizzare i concetti presentati nei paragrafi precedenti per illustrare con
maggior precisione i problemi dei quali si occupa la macroeconomia. Come abbiamo
già osservato, i Paesi che negli ultimi due secoli hanno adottato l’economia di mercato
come forma di coordinamento e di organizzazione del proprio sistema produttivo han-
no fatto registrare una notevole crescita di lungo periodo. La crescita, tuttavia, non ha
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Introduzione 11

avuto un andamento regolare e costante, ma è stata caratterizzata da frequenti fluttua-


zioni del prodotto interno.

Ciclo economico
Si definisce ciclo economico l’alternarsi di fasi di espansione (ripresa) Alternarsi di fasi di espan-
e di contrazione (recessione) del prodotto reale rispetto alla sua tendenza sione e di contrazione
dell’economia.
di crescita (trend) di lungo periodo.
Trend
Andamento assunto dal
prodotto potenziale nel
In prossimità del punto massimo (o picco) di un ciclo la domanda di beni è particolar- tempo.
mente elevata rispetto all’offerta potenziale e di conseguenza stimola l’inflazione,
mentre in prossimità del punto minimo (o punto di sella) la domanda è bassa e genera
disoccupazione.
L’andamento del ciclo economico è stilizzato nella Figura 1.1, nella quale la linea
più chiara rappresenta il trend del PIL (Prodotto Interno Lordo) reale, ossia l’anda-
mento che esso assumerebbe se i fattori produttivi fossero pienamente impiegati. Nel
corso del tempo il PIL varia. Innanzitutto, perché aumenta la disponibilità di risorse:
le imprese acquistano macchinari e costruiscono nuovi impianti, si scoprono nuovi
giacimenti minerari; si accresce il patrimonio di conoscenze, in seguito all’invenzione
di nuovi prodotti e alla messa a punto di nuovi metodi di produzione. Grazie alla mag-
giore disponibilità di risorse, il sistema economico può produrre più beni e servizi, di
conseguenza in molti Paesi del mondo il trend del PIL è crescente.
La produzione, tuttavia, non si trova sempre al livello del trend, vale a dire al livel-
lo corrispondente al pieno impiego (in senso economico) dei fattori produttivi. Al con-
trario, essa oscilla intorno al trend. Durante i periodi di espansione (o ripresa) il livello
di impiego dei fattori produttivi cresce e ciò fa sì che la produzione aumenti. Il prodot-
to interno può superare il livello di trend, perché si fa ricorso al lavoro straordinario e
gli impianti vengono utilizzati al massimo. Viceversa, durante i periodi di recessione la

Figura 1.1
Ciclo economico
Massimo

Trend
Massimo
sa
Prodotto

Massimo
Ripre

Massimo
sa
Rece
Rec

Ripre
sa

e
Rece

ssion
ssio
Ripre

n
ssion

Minimo Minimo
e

Minimo

Tempo
01txt.qxp_201-228_C8_DRNB.qxd 21/12/19 10:41 Pagina 12

12 Capitolo 1

disoccupazione aumenta e viene prodotta una quantità di beni e servizi inferiore a


quella che si potrebbe ottenere utilizzando appieno le risorse e la tecnologia disponibi-
li. Nella Figura 1.1 la linea ondulata indica, quando scende sotto il trend, questi allon-
tanamenti ciclici del prodotto interno dal suo livello potenziale, che vengono definiti
Gap di produzione gap di produzione (output gap).
Differenza tra il livello
potenziale del prodotto
e il suo valore effettivo. Si definisce “gap di produzione” la differenza tra la produzione
corrispondente al pieno impiego delle risorse disponibili, detta
anche produzione potenziale, e la produzione effettiva:
gap di produzione ≡ produzione potenziale – produzione effettiva.

La Figura 1.2 mostra l’andamento del prodotto effettivo e di quello potenziale negli
Stati Uniti nel periodo 1960-2015 (le aree ombreggiate rappresentano le fasi di reces-
sione).
Come si può vedere dalla figura, il gap di produzione aumenta nei periodi di reces-
sione. Una quantità crescente di risorse rimane inutilizzata e la produzione effettiva
scende al di sotto di quella potenziale. Al contrario, nei periodi di espansione, e in
modo particolare durante il lungo boom degli anni Novanta, il gap di produzione si
riduce fino a diventare addirittura negativo. Un gap negativo implica che nel sistema
economico esiste sovraoccupazione, si sta facendo ricorso agli straordinari e il tasso di
utilizzazione degli impianti è superiore alla norma. Vale la pena di osservare che tal-
volta il gap di produzione è molto consistente; per esempio, negli Stati Uniti, nella gra-
ve recessione del 2009 era pari al 7,5% del prodotto potenziale. La Figura 1.3, dove
sono rappresentati i tassi di variazione percentuale annua del Prodotto Interno Lordo
delle principali aree del mondo (Paesi avanzati e Paesi emergenti), oltre che dell’Italia,
mette in evidenza che la crisi del 2008-09 ha colpito tutto il mondo, anche se in misura
inferiore i Paesi emergenti. La crisi ha colpito in modo particolarmente duro l’Italia,
dove, come mostra anche la Figura 1.4, si è verificato un nuovo episodio recessivo nel
biennio 2012-2013.

Figura 1.2
Prodotto effettivo e
prodotto potenziale 18 000
negli Stati Uniti, 1960-
16 000
2015
Miliardi di dollari (2009)

Le aree ombreggiate 14 000


indicano le fasi di
recessione. 12 000 Potential GDP

10 000
(Fonte: Congressional
Budget Office, CBO’s 8000
Projection of Potential
6000
Output and Federal Actual GDP
Reserve Economic 4000
Data, 2012.)
2000
1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015
01txt.qxp_201-228_C8_DRNB.qxd 21/12/19 10:41 Pagina 13

Introduzione 13

Figura 1.3
Tasso di crescita del
10 Prodotto Interno Lor-
8 Italia do, 1980-2018 nel mon-
do e in Italia
6 Mondo

4 (Fonti: Fondo Monetario


Paesi Internazionale, WEO
2 emergenti
Oct 2019; AMECO
Paesi
0 2019.)
avanzati

-2

-4

-6
1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015 2018

1.5.1 Inflazione e ciclo economico


L’andamento dell’inflazione è inversamente proporzionale ai gap di produzione. Le
politiche miranti a stimolare la domanda aggregata tendono a produrre inflazione, a
meno che non vengano adottate quando nel sistema economico vi è un alto tasso di di-
soccupazione. Se per periodi di tempo piuttosto lunghi si registra un basso livello di Indice dei Prezzi
domanda aggregata, il tasso d’inflazione tende a diminuire. La Figura 1.5 mostra l’an- al Consumo (IPC)
Indice dei prezzi che
damento di una particolare misura dell’inflazione negli Stati Uniti dal 1960 al 2016: misura il costo dei beni
l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC), dato dal costo di un determinato paniere di acquistati dalla famiglia
beni che rappresenta i consumi tipici del cittadino medio. urbana tipo.

Figura 1.4
Italia: PIL a prezzi del
1800 2010, 1990-2018

(Fonte: ISTAT.)
1700

1600

1500

1400

1300

1200
2004
2000

2006

2008
2002

2014
2010
1994

2016
1990

2018
2012
1996

1998
1992
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14 Capitolo 1

Figura 1.5
Tasso d’inflazione dei
prezzi al consumo negli 15
Stati Uniti, 1960-2016

Tasso d’inflazione (IPC, %)


Come si può notare, 12
durante la crisi 2008-09
9
il tasso d’inflazione ha
assunto un valore negati-
6
vo per la prima volta
dopo molti decenni. 3

(Fonte: www.economa- 0
gic.com.)
–3

1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010

L’inflazione, vale a dire il tasso di variazione dei prezzi, così come la disoccupazione, è
considerata uno dei principali problemi macroeconomici. Tuttavia i costi dell’inflazione
sono molto meno evidenti di quelli della disoccupazione. Quando nel sistema economi-
co non c’è piena occupazione, si crea disagio sociale e una parte di prodotto potenziale
va sprecata: è chiaro, quindi, il motivo per cui sia opportuno ridurre il più possibile la
disoccupazione. In caso di inflazione, invece, non si ha una perdita di prodotto interno
altrettanto evidente. C’è, tuttavia, chi sostiene che l’inflazione renda meno efficiente il
sistema dei prezzi; sia questa o meno la ragione, i responsabili della politica economica
talvolta sono disposti ad accettare un aumento della disoccupazione pur di ridurre l’in-
flazione. Su questi problemi torneremo ampiamente nei Capitoli 3 e 9.

1.6 Macroeconomia in tre modelli


Nel corso di questo capitolo abbiamo sostenuto che la crescita economica, l’inflazione e la
disoccupazione sono i tre principali oggetti di studio della macroeconomia. Un’analisi
simultanea dei tre problemi presenterebbe, tuttavia, difficoltà notevoli e richiederebbe
l’uso di strumenti eccessivamente complessi. Nei prossimi capitoli utilizzeremo quindi
tre modelli, ciascuno dei quali è riferito a un determinato orizzonte temporale e ci con-
Breve periodo
sente pertanto di affrontare in modo approfondito un singolo problema alla volta, pren-
Periodo di tempo abba- dendo in esame gli aspetti della realtà che appaiono più rilevanti per quel problema.
stanza breve da non con-
sentire alla capacità pro- 1.6.1 Breve periodo: capacità produttiva data e prezzi fissi
duttiva di rispondere alle
sollecitazioni della do- Nel breve periodo si suppone che la capacità produttiva del sistema economico e il
manda, mentre i prezzi livello dei prezzi siano ambedue dati. L’obiettivo del modello è di spiegare i fattori che
e i salari normali sono determinano il livello del prodotto (PIL) effettivo, il grado di utilizzo della capacità
rigidi, soprattutto verso
il basso. produttiva, il livello dell’occupazione e quindi, data la forza lavoro, il tasso di disoc-
cupazione. L’attenzione è quindi concentrata sulla domanda aggregata, tra le cui com-
Forza lavoro ponenti principali troviamo la domanda di beni di consumo, gli investimenti, la spesa
Costituita da persone che
lavorano e da persone
pubblica e, nel caso di un’economia aperta agli scambi con l’estero, le esportazioni al
che cercano attivamente netto delle importazioni, che rappresentano invece la domanda rivolta all’estero.
un’occupazione. Avremo modo nel prossimo capitolo di definire in modo più preciso queste variabili.
01txt.qxp_201-228_C8_DRNB.qxd 21/12/19 10:41 Pagina 15

Introduzione 15

Per ora prendiamo atto delle conclusioni a cui porta il modello: il prodotto e l’occupa-
zione dipendono dalla domanda aggregata e, se quest’ultima è inferiore al prodotto di
piena occupazione o prodotto potenziale, si verificherà una situazione di recessione
come quelle rappresentate in modo stilizzato nella Figura 1.1 e, con riferimenti con-
creti, nelle Figure 1.2, 1.3 e 1.4.
Il motivo per cui nel breve periodo consideriamo fisso il prodotto potenziale è che,
per aumentare la capacità produttiva del capitale, è necessario prima progettare e poi
realizzare gli investimenti, e ciò richiede tempo. La capacità produttiva nel breve
periodo non può quindi adeguarsi alle variazioni della domanda. Un ragionamento
analogo si può fare anche per la forza lavoro, che nel breve periodo può essere consi-
derata una percentuale data della popolazione in età di lavoro, e per la tecnologia.

APPROFONDIMENTO 1.2

Modelli e mondo reale

I modelli sono rappresentazioni semplificate del mondo reale. Quando osserviamo


la realtà e intendiamo spiegarne alcuni aspetti che riteniamo significativi, dobbia-
mo necessariamente trascurare molte altre informazioni che ai nostri fini non sono
rilevanti. Il primo passo da compiere per l’analisi del sistema economico è dunque
quello di costruire un modello realistico e coerente, anche se semplificato, dell’e-
conomia di riferimento.
Dal punto di vista tecnico un modello economico è un insieme di equazioni che ren-
dono espliciti i legami ipotizzati tra le grandezze o variabili prese in considerazione.
Alcune equazioni descrivono il comportamento degli operatori economici, pubblici e
privati, presenti nel sistema, altre sono semplici definizioni contabili e altre ancora
precisano le condizioni di equilibrio dei vari mercati. Si definiscono variabili endogene Variabili endogene
le incognite il cui valore viene determinato all’interno del modello e variabili esogene Variabili determinate
quelle che nel modello assumono un valore prefissato dall’esterno. Nelle equazioni, all’interno di un modello (il
inoltre, compaiono termini con un preciso valore numerico che non varia. Questi ter- valore delle quali è influen-
zato dai valori delle varia-
mini sono detti costanti. Quando le costanti sono moltiplicate per una variabile vengo-
bili esogene).
no chiamate coefficienti. Se invece che con numeri indichiamo le costanti e i coeffi-
cienti con simboli, come per esempio le lettere dell’alfabeto, useremo il termine di Variabili esogene
costanti parametriche o, più semplicemente, di parametri. Variabili determinate
Per risolvere il modello e trovare la posizione di equilibrio generale, è necessario all’esterno del modello.
che il numero delle incognite sia pari al numero delle equazioni indipendenti. In ca-
so contrario il modello sarà sovradeterminato (eccesso di equazioni) oppure Parametri
Costanti esogene che
indeterminato (eccesso di incognite). danno una forma specifica
Il concetto di equilibrio può assumere due significati distinti: il primo, derivato dalla a una data funzione.
fisica, fa riferimento a uno stato di quiete delle variabili endogene che può essere
modificato soltanto da un cambiamento dei dati esterni (ossia delle variabili esoge-
ne e dei parametri); il secondo considera invece l’equilibrio come una situazione
nella quale gli operatori ritengono di aver realizzato i propri obiettivi e non hanno
quindi alcun motivo per modificare le decisioni prese. Può avvenire, come avremo
modo di verificare in seguito, che vi sia equilibrio in un senso, ma non nell’altro.
Per esempio, un sistema economico può essere in equilibrio con disoccupazione. In
tal caso i disoccupati non hanno realizzato il proprio obiettivo di avere un posto di
lavoro, ma non sono in grado di modificare l’equilibrio del sistema. Infine, bisogna
distinguere tra l'equilibrio di breve periodo e quello di lungo periodo. L'equilibrio
di breve periodo è, infatti, soggetto nel tempo a cambiamenti che derivano non
soltanto dalle variabili esogene, ma anche dalle variabili endogene, dato che i
soggetti economici reagiscono spesso con un certo ritardo a determinate situazio-
ni che si sono create.
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