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Il testo argomentativo, come abbiamo detto, è soggettivo, in quanto presenta e sostiene

un'opinio ne; tuttavia è buona norma, soprattutto nella pratica scolastica, dare alla scrittura
una forma og gettiva, evitando l'uso della prima persona. Se presento un'idea in modo
oggettivo, come se fosse condivisibile da tutti (ad esempio: "La saga di Harry Potter può essere
interpretata come una moder na rilettura dell'eterna lotta tra bene e male"), essa assume forza e
credibilità; se invece la esprimo in modo soggettivo ("lo penso che la saga di Harry Potter sia
una moderna rilettura dell'eterna lotta tra bene e male"), il lettore è indotto a credere che
l'affermazione abbia un valore più limitato.
L'uso della prima persona dunque indebolisce l'argomentazione; inoltre mettere vistosa
mente in scena l'"io" che scrive può apparire una forma di inopportuna vanità, come se l'idea
presentata fosse garantita in primo luogo dal fatto che è pensata proprio da quel soggetto.
Infine dire "io" è una precisazione superflua, perché è ovvio che chi scrive sta esprimendo la
sua opinione sull'argomento; se invece il parere appartiene a un altro è necessario
specificarlo con chiarezza, ricorrendo eventualmente a una citazione.
Nei giornali e nelle riviste accade tuttavia di leggere testi argomentativi scritti in prima
persona; ciò avviene per lo più quando chi scrive è una riconosciuta autorità sull'argomento, cioè
un esperto del la materia o un personaggio di alta levatura intellettuale; a scuola invece- a
meno che la traccia non richieda esplicitamente di fare riferimento a esperienze personali - è
opportuno usare formule più generali, come "è evidente che. .."; "si può dedurre che... "; "si
può pensare che... "; "è noto che... "; "se si considera ad esempio... "; "non si può fare a
meno di pensare che.. ."; "è inaccett abile che... " ecc. Naturalmente l'uso della terza persona
non esime affatto dal dover dimostrare l'idea che viene espressa, ma consente soltanto di
formularla in modo più convincente già in partenza.

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Un difetto stilistico molto diffuso consiste nel fare riferimento all'azione che si sta
compiendo: chi scrive presenta se stesso mentre scrive e introduce frasi come "Adesso
scrivo questo testo per dimostrare che..."; "Ora concludo il testo dicendo che... "; "In questo
testo vi dirò che..."; "Ora passo a un altro argomento"; "Mentre scrivo mi viene in mente
che... " ecc. Si tratta di formule superflue e ingenue, da evitare.
Inoltre non è opportuno fingere la presenza di un pubblico di lettori a cui rivolgersi, con
frasi come "Leggete questo libro, vi piacerà"; "Fidatevi di me"; "Ora voi penserete
certamente che io... "; "Non preoccupatevi, vedrete che.. ."; "Credetemi: è bellissimo". È un
artificio retorico adatto ad alcuni contesti, ma da usare con molta cautela, perché può
suonare falso e irritante .
Il testo argomentativo è più degli altri soggetto al rischio dell'enfasi e dell'eccesso di path-o -s ;
occorre invece mirare a un'espressione sobria, guardarsi da esclamazioni e da luoghi
comuni linguistici, come ad esempio "Le violenze sulle donne sono purtroppo all'ordine del
giorno"; "Ormai tutti conoscono la dura realtà della droga"; "I poveri cani dei canili soffrono le
pene dell'inferno"; "Com'è terribile il destino dei bambini abbandonati"; "Quanti problemi al
giorno d'oggi! Se ne vedono di tutti i colori!"; "Dovrebbero darsi da fare i politici, i professori, i
gior nalisti e quant'altro").
Quando si vuole rendere fantasioso e accattivante il proprio stile per catturare l'attenzione di
chi legge, si può rischiare di trascinare nello scritto le formule del parlato. È un difetto
stilistico che nasce dalle esperienze delle conversazioni nelle chat e nei forum di discussione
in Internet: è facile incontrare in queste forme di scrittura eccessi linguistici come sequenze
di punti esclamativi, inte re righe di puntini di sospensione, forme abbreviate, cambi
improvvisi di soggetto, moltiplicazione delle lettere maiuscole, virgolette superflue, parole
volgari ecc.
La scrittura immediata usata in Internet, che riproduce lo stile della conversazione, è inoltre
spes so priva di ogni filtro razionale: si scrive in forma incontrollata rovesciando in uno sfogo
idee ed emozioni non ordinate né interpretate . Questo non deve avvenire però in un buon
testo argome ntativo: se esprimo un'opinione me ne assumo la responsabilità e ho dunque il
dovere di formulare il pensiero con cura, preoccupandomi di enunciarlo non in odo grezzo,
così come si presenta alla mia mente, r'na in modo chiaro e condivisibile da chi legge.
Occorre cioè sempre
pensare prima di scrivere.
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