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dei Materiali
Autore
2 SOL-GEL 6
2.1 Definizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.2 Vantaggi e svantaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.3 Vie di sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.4 Preparazione del sol . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.5 Idrolisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.6 Catalisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
2.7 Condensazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
2.8 Aging . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.9 Drying . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.10 Coating . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.11 Firing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.12 Sintering . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.13 Procedura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3 O-LED 13
3.1 Struttura a bande nei semiconduttori . . . . . . . . . . . . . . 13
3.2 Struttura a bande di catodo e anodo . . . . . . . . . . . . . . 13
3.3 LED e O-LED . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
3.4 Composizione strutturale dell’O-LED . . . . . . . . . . . . . . 14
3.5 Procedimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
4 CVD 16
4.1 Definizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
4.2 Materiali iniziali e finali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
4.3 Controllo cinetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
4.4 Precursore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
4.5 Gas carrier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
4.6 Crescita del film sul substrato . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
4.7 Adsorbimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
4.8 Parametri fisici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1
4.9 Velocità di crescita del film . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
4.10 Vantaggi e svantaggi della CVD . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
4.11 Processo della CVD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
4.12 Aspetto dei vetrini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
4.13 Procedimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
5 Elettrochimica e elettrocromismo 22
5.1 Elettrochimica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
5.2 Cella elettrochimica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
5.3 Voltammetria ciclica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
5.4 Processo elettrochimico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
5.5 Tipologie di grafico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
5.6 Double layer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
5.7 Voltammetria dell’elettrodo di platino . . . . . . . . . . . . . . 25
5.8 Limite anodico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
5.9 RedOx dell’acqua su Pt e Au . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
5.10 Elettrocromismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
5.11 Blu di Prussia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
5.12 Procedura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
5.12.1 Elettrochimica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
5.12.2 Elettrocromismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
2
1 MOF
1.1 Definizione
Il MOF (metal organic framework) è un materiale ibrido composto da una
componente organica e una inorganica.
1.2 Componenti
La componente organica viene definita strut ed è appunto caratterizzata da
leganti organici generalmente derivanti da molecole organiche polifunzionali.
La componente organica è costituita da clusters di ioni singoli od ossidi
metallici e vengono anche definiti SBU (secondari building unit).
1.3 Struttura
Dall’unione delle componenti organica e inorganica si ottengono strutture
cristalline molto ordinate ed estremamente porose, tanto che si hanno nano-
pori e aree superficiali che possono anche superare i 5000 m2 /g. Pur essen-
do di dimensione estremamente ridotta, le cavità consentono ugualmente di
interagire con i piccoli ioni alcalini.
In base alle diverse combinazioni possibili di struts e SBUs si ottengono
strutture estremamente varie. Dalla modifica degli struts cambia notevol-
mente il tipo di connettività in base ai gruppi funzionali e alla lunghezza
stessa delle molecole. Modificando anche i clusters inorganici si possono
ottenere pori di dimensioni diverse.
Come struttura i MOFs somigliano alle zeoliti, degli alluminosilicati al-
tamente porosi, ma presentano porosità minori e punti di fusione molto più
bassi (200 − 300◦ C) a causa della componente organica.
1.4 Applicazioni
Le applicazioni di questa innovativa categoria di materiali sono molteplici.
Essi possono essere usati come materiali assorbenti, per il trasporto o per la
separazione dei gas, in quanto solo le molecole di una determinata grandezza
possono accedere ai pori.
Inoltre vengono usati anche per la catalisi, dato che all’interno delle cavità
è possibile inserire ioni metallici, nanoparticelle e gruppi funzionali che ne
modifichino le caratteristiche. Inoltre essendo i pori di dimensione controllata
si può avere controllo anche sulla stereochimica della reazione.
3
Infine vengono usati anche come smart materials per elettronica, fotonica e
sensoristica.
1.5 HKUST1
HKUST1 è un MOF di formula Cu3 (btc)2 , dove btc sta per benzene acido
tricarbossilico. Esso è caratterizzato da nodi dinucleari di rame collegati
da ponti di acido trimesico. Gli atomi di rame hanno una coordinazione a
quadrato planare con due gruppi carbossilato e in posizione apicale possono
legarsi ad un solvente, come acqua o metanolo.
A contatto con l’aria il materiale cristallino ha una struttura di coordi-
nazione bipiramidale per via dell’assorbimento delle molecole d’acqua.
Sotto flusso d’azoto vengono rimossi i componenti in posizione apicale, por-
tando ad una struttura a quadrato planare, dunque si ha una variazione di
colore.
1.6 Procedura
Soluzione:
• pestare Cu(NO3 ) · 3 H2 O
• acido trimesico
• dimetilsolfossido (DMSO)
• Azoto: viola
• Acqua: azzurro-verde
• Acetonitrile: verde
• Etanolo: azzurro-verde
4
• pestellare il campione
• unire KBr
• raccolta dati
5
2 SOL-GEL
2.1 Definizioni
La tecnica sol-gel è un metodo per la produzione di film sottili a partire da
soluzioni colloidali. Con soluzioni colloidali si intendono soluzioni contenenti
particelle insolubili del diametro compreso fra 1 e 100 nm e caratterizzate
da un elevato grado di omogeneità. Trattandosi di un metodo botton-up è
possibile andare ad agire direttamente a livello molecolare e atomico sulla
struttura.
Il sol è una sospensione colloidale di particelle insolubili in un liquido.
Le particelle presentano delle cariche esterne che interagiscono tramite forze
elettrostatiche, rendendo il materiale estremamente omogeneo.
Il gel è un solido semirigido in cui il solvente è racchiuso all’interno di un
reticolo colloidale, originante dal sol, o polimerico.
6
ad esempio per il titanio vale 6 e per lo zinco 10. Più un metallo tende ad
avere la sfera di coordinazione satura più è stabile.
2.5 Idrolisi
Durante la reazione di idrolisi avviene l’eliminazione della componente orga-
nica. La reazione può essere catalizzata in vario modo e generalmente avviene
in contemporanea alla reazione di condensazione.
L’idrolisi avviene seguendo un meccanismo SN2 in cui si ha l’attacco nu-
cleofilo dell’acqua, il trasferimento protonico, l’espulsione del miglior gruppo
uscente.
I parametri che controllano tale reazione sono molteplici. Innanzitutto
si hanno i caratteri nucleofilico della molecola attaccante, elettrofilico del
metallo, nucleofobico del gruppo uscente. Inoltre più il protone dell’interme-
dio è acido più è bassa l’energia di attivazione. In seguito va considerata la
saturazione della sfera di coordinazione del metallo. In (N-Z), N è il nume-
ro di coordinazione massima e Z è lo stato di ossidazione. Maggiore è tale
differenza più il metallo tende a cercare coordinazioni, essendo meno stabi-
le. Infine va considerato anche l’ingombro sterico causato dai gruppi R, in
quanto possono impedire stericamente l’attacco.
L’attività dei precursori dipende da tre fattori principali. In primo luogo
si ha, oltre che la tipologia di ligando, l’elettronegatività del metallo, in
quanto i metalli del gruppo d sono più reattivi dei metalli del gruppo p.
In seguito si ha l’insaturazione di coordinazione, in quanto se la sfera di
coordinazione non è completa il metallo andrà maggiormente in cerca di
donatori di elettroni. Infine si ha l’influenza dei gruppi R, in quanto, oltre
a produrre ingombro sterico, possono anche essere donatori o accettori di
carica.
I fattori rallentanti dell’idrolisi sono invece la diminuzione della tempera-
tura, la presenza di agenti complessanti e un pH prossimo al punto isoelettrico
7
del materiale, in quanto in corrispondenza di tale punto la curva del grafico
log(K) vs pH presenta un minimo.
2.6 Catalisi
È possibile effettuare tre tipologie di catalisi, ovvero acida, basica e al fluoro.
Nella catalisi acida il gruppo OR carico negativamente viene protonato
dal H3 O+ , incrementando l’elettrofilicità del metallo; anche la protonazione
del nuovo gruppo OH inserito la incrementa ulteriormente.
Dato che i gruppi Si – O non stabilizzano l’intermedio cationico formatosi, non
essendo donatori di carica negativa, la reazione tende a rallentare nel tempo e
a portare alla formazione di oligomeri principalmente lineari ed estremamente
scarsi di ramificazioni. Si ottengono dunque lunghi filamenti dotati di elevata
capacità di bagnare un substrato di vetro data la forte interazione che hanno
con i gruppi – OH consentita dall’idrofilicità del composto.
Nella catalisi basica si ha un attacco nucleofilo al gruppo (RO)n MO – . Da-
to che i gruppi Si – O stabilizzano fortemente l’intermedio anionico la velocità
della reazione aumenta col passare del tempo dato l’aumento dei ponti a os-
sigeno che si formano. Conseguentemente si ottengono strutture sferulitiche
estremamente ramificate.
Infine nella catalisi a fluoro lo ione fluoruro si coordina con il centro
metallico. In seguito viene espulso insieme all’etossido.
2.7 Condensazione
Nella reazione di condensazione viene espulsa una molecola di basso peso
molecolare, generalmente acqua o un alcol. Tale reazione è responsabile del
cambiamento dallo stato di sol allo stato di gel.
Dal punto di vista cinetico si trova che più la soluzione è diluita più la reazione
è lenta.
Le reazioni tipiche sono alcolazione, con liberazione di alcol, l’oxolazione,
con liberazione di acqua, e l’olazione, la quale avviene quando nell’alcossido
la coordinazione del metallo non è completa. Inoltre risulta favorita quando
il metallo è molto elettronegativo.
Si notano le seguenti dipendenze.
8
Idrolisi Condensazione Prodotto
Lenta Lenta Sol, colloidi
Veloce Lenta Gel polimerico (agglomerato di
particelle fatte di unità subcolloidali)
Veloce Veloce Precipitato di gel colloidale gelatinoso
(agglomerato denso di particelle colloidali)
Lenta Veloce Precipitazione colloidale
2.8 Aging
Alla fase di aging sono connesse la sineresi e la policondensazione.
Durante l’aging si ha una modifica strutturale controllata da temperatura,
pH e solvente.
La trasformazione ha inizio con la separazione del gel in aree di medesima
densità, con conseguente separazione tra fase liquida e solida. In seguito a
dissoluzione e rideposizione, si ottiene la formazione dei pori.
2.9 Drying
Durante la fase di drying si ha il completamento delle reazioni di condensa-
zione con formazione dei ponti ad ossigeno.
Inoltre si ha l’evaporazione del solvente, la quale porta ad una riduzione
volumetrica e ad un aumento della superficie di contatto tra solido e aria.
Conseguentemente a ciò si sviluppano delle tensioni capillari che possono por-
tare il materiale a stress e, in caso, alla generazione si cricche. In particolare
le forze capillari sono date da:
2γ cos θ
∆p = (1)
r
In questo modo si ottiene lo xerogel, ovvero un gel in cui sono ancora presenti
gruppi OH e residui di etossido.
Se ci si trova in condizioni supercritiche si ottiene l’aerogel, caratterizzato
da elevata porosità e notevole estensione superficiale.
2.10 Coating
Esistono tre tipologie principali di coating: spray, spin e dip.
Nello spin coating il precursore viene versato sul substrato posto in acce-
lerazione circolare. Nell’ordine si ha: deposizione, spin on, spin off, evapora-
9
zione. Lo spessore è dato dall’equazione di Meyerhofer:
√
3ηC ω
hf = C0 (2)
2(1 − C0 )ρ · ω 2
dove hf è lo spessore, C0 è la concentrazione del solido nella soluzione, η è la
viscosità, ω è la velocità angolare e ρ è la densità. Inoltre si ha che
hf ∝ ω −1/2 (3)
Dalla legge di Lambert-Beer si ha anche che l’assorbanza è proporzionale al
cammino ottico, dunque allo spessore, il che è espresso come:
1
ln A = ln (qω −1/2 ) = ln q − ln ω (4)
2
I principali difetti che si possono riscontrare sono strisce, bolle e buchi, tut-
ti causati da una deposizione imprecisa del precursore sul substrato e da
particelle inquinanti presenti nella soluzione e sul substrato.
Nel dip coating il substrato, caratterizzato da un’adeguata bagnabilità,
viene immerso a velocità costante nella soluzione contenente il precursore
parzialmente idrolizzato. Durante l’estrazione le reazioni di idrolisi avvengo-
no più velocemente per via del contatto con l’aria umida.
In particolare si nota che la viscosità si oppone alla forza di gravità, il che
può generare una geometria a V nella deposizione del film. Lo spessore dello
strato depositato è data da:
(ηv)2/3
h = 0.94 1/6
(5)
γLV (g · ρ)1/2
dove h è lo spessore del film, η è la viscosità, v è la velocità di estrazione,
γLV è la tensione superficiale, g è la costante di accelerazione gravitazionale
e ρ è la densità. Se il substrato viene estratto con una velocità eccessiva si
possono generare stress all’interno del materiale, portando alla formazione di
cricche. Lo stress è dato da:
E
σ= (fsol − fres ) (6)
1−ν
dove E è il modulo di Young, ν è il coefficiente di Poisson, fsol è la frazione
volumetrica del solvente alla solidificazione e fres è la frazione volumetrica
del solvente nel film asciutto.
Inoltre si riconosce lo spessore critico come:
KIC 2
hc = ( ) (7)
σΩ
10
dove KIC è la durezza di frattura, σ è lo stress e Ω è circa uguale a 1.
Se il fattore elastico proporzionale a l3 prevale sul fattore superficiale
proporzionale a l2 si ha la formazione di cricche.
Per evitale tale fenomeno è possibile trovare diverse soluzioni, come ridurre il
modulo e lo spessore del film, incrementare la durezza di frattura, tenacizzare
il materiale con la formazione di ponti, ridurre la dimensione dei pori e ridurre
la quantità di solvente. Inoltre inserendo dei tensioattivi si formano micelle
delle medesime dimensioni.
2.11 Firing
Con firing si intende un ulteriore riscaldamento che porta alla generazione di
un materiale ceramico estremamente denso.
Se si utilizza la silice si trovano le seguenti corrispondenze:
100 − 200◦ C: desorbimento fisico del solvente adsorbito e dell’acqua dalle
pareti dei micropori.
300 − 500◦ C: decomposizione dei gruppi organici residui in CO2 .
400 − 500◦ C: collasso dei piccoli pori.
700 − 900◦ C: collasso dei grandi pori.
100 − 700◦ C: policondensazione.
2.12 Sintering
La fase di sintering è suddivisa in evaporazione, condensazione e diffusione
superficiale.
2.13 Procedura
Soluzione:
• TEOS (1)
• etanolo (1)
• sapone liquido
• acqua deionizzata
11
• alcol etilico
12
3 O-LED
3.1 Struttura a bande nei semiconduttori
Nei semiconduttori la banda di valenza e la banda di conduzione sono sepa-
rate da un band gap di pochi elettronvolt e a 0 K l’energia di Fermi si trova
a metà della loro distanza.
Nei semiconduttori p-type, ad esempio B in Si, il livello accettore, e
conseguentemente l’energia di Fermi, si avvicina alla banda di valenza. Il
semiconduttore si trova arricchito di lacune.
Nei semiconduttori n-type, ad esempio P in Si, il livello donore, e con-
seguentemente l’energia di Fermi, si avvicina alla banda di conduzione. Il
semiconduttore si trova arricchito di elettroni.
Quando si realizza una giunzione p-n si distinguono tre fasi principali.
Prima del contatto nella zona di interfaccia c’è una differenza di concentra-
zione di elettroni e di lacune.
Al contatto si verifica una migrazione dei portatori di carica, con conseguente
separazione di carica, la quale porta alla generazione di un campo elettrico
che si oppone al moto di tali cariche.
All’equilibrio le due energie di Fermi si allineano e si instaura un equilibrio
dinamico tra le concentrazioni di elettroni e lacune. Inoltre si nota che in
corrispondenza della giunzione, detta zona di deplezione, si ha penuria di
entrambi i portatori di carica.
13
Se si prova ad invertire le polarità, ovvero tentando di avere un ano-
do negativo e un catodo positivo, le cariche si allontanano dalla giunzione,
rendendo molto difficile la ricombinazione.
3.5 Procedimento
Soluzione in agitazione:
• H3 PO4 al 50%
• acqua
• NaOH
• pH tra 6 e 8
• acqua
Aggiunta di:
• 2,2’-dipiridile
14
• NaH2 PO2
• acqua
• NaBF4
Raffreddamento.
Filtraggio e lavaggio dei cristalli con etanolo.
Essiccamento in stufa.
UV-VIS in soluzione.
Soluzione:
• acqua
• PVA
Riscaldamento e agitazione.
Mescolamento:
• PVA
• [Ru(bpy)3 ](BF4 )2
15
4 CVD
4.1 Definizione
La CVD è la tecnica di deposizione chimica in fase vapore tramite la quale è
possibile depositare film sottili a partire da precursori in forma gassosa.
È possibile utilizzare più precursori insieme, che tramite il gas carrier vengono
trasportati verso il substrato per la deposizione.
4.4 Precursore
Il precursore può essere gassoso, liquido o solido. In questo terzo caso deve
avere un’alta tensione di vapore e deve essere stabile durante il trasporto.
Inoltre è bene che il precursore sia volatile, non rischioso, e deve avere ligandi
facilmente eliminabili e la coordinazione deve essere simile a quella finale.
Se il precursore è in quantità sufficiente la crescita dipende da reazione
di superficie e diffusione dei reagenti dal boundary layer alla superficie.
Per la reazione di superficie vale
16
di reazione.
Per quanto riguarda la diffusione dei reagenti dal BL alla superficie si ha che
D
rate = (Cr − Cs ) (10)
L
dove Cr è la concentrazione fuori dal BL, Cs è la concentrazione sulla super-
ficie, D è il coefficiente di diffusione e L è lo spessore del BL. Qui si ha una
diffusione lenta dei reagenti attraverso il BL, ma la reazione è veloce sulla
superficie.
La decomposizione sulla superficie sul substrato avviene per pirolisi e rea-
zione con il gas non inerte. I prodotti gassosi desorbono e vengono allontanati
dalla superficie per mezzo del gas di trasporto.
17
dove η è la viscosità, ∆P è la differenza di pressione, ∆x è lo spostamento,
R è il diametro del tubo e r è la distanza dal centro.
Per via della convezione è possibile ricavare il grado di turbolenza a partire
dal numero di Reynold:
Re = ρuL/µ (13)
dove ρ è la densità, u è la velocità, L è la lunghezza del tubo e µ è la viscosità.
Per via della diffusione si ha un cambio di concentrazione, da cui si ha
un gradiente che comporta una distribuzione spaziale descritta dalla legge di
Fick:
J = −D∇Φ (14)
dove J è il flusso, D è il coefficiente di diffusione e ∇Φ è il gradiente di
concentrazione.
4.7 Adsorbimento
Si stabilisce un equilibrio tra le molecole tra l’ambiente gassoso e la superficie
solida.
L’adsorbimento dipende da temperatura, pressione e interazione moleco-
lare.
La copertura è espressa come la frazione di siti occupati da molecole
adsorbite θ. Da tale valore è possibile ricavare il grado di avanzamento r.
Esistono due tipologie principali di adsorbimento, ovvero fisioassorbimen-
to e chemioassorbimento.
Nel fisioassorbimento si hanno interazioni di dispersione a lungo raggio tra
le molecole e la superficie. Tale adsorbimento può avvenire a temperature
relativamente basse e permette di realizzare multistrati.
Nel chemioassorbimento si hanno legami chimici a corto raggio tra le mole-
cole e la superficie. Questo meccanismo può avvenire anche a temperature
elevate e permette di realizzare soltanto monostrati.
18
4.9 Velocità di crescita del film
Se la velocità di crescita è limitata dall’apporto di massa del precursore ci si
trova in condizioni pirolitiche, ovvero prossime all’equilibrio termico.
La velocità di crescita del film dipende da velocità di trasporto del pre-
cursore fino al substrato, velocità di diffusione del precursore attraverso lo
strato limite e temperatura del substrato.
1. Trasporto per convezione del precursore per mezzo del gas carrier fino
al substrato.
19
5. Desorbimento dei sottoprodotti volatili.
4.13 Procedimento
Lavaggio dei vetrini:
• sapone liquido
• acqua deionizzata
• etanolo
Forno portato in temperatura.
Posizione dei vetrini con il primo a distanza di 2 cm dall’inizio del forno.
Chiusura delle giunzioni.
Vuoto.
20
Circolazione del flusso d’azoto.
Circolazione del precursore.
Acquisizione dello spettro delle temperature con la termocoppia.
Tempo di deposito.
Chiusura del flusso di precursore.
Vuoto.
Flusso d’azoto
Spegnimento della pompa da vuoto.
Flusso d’azoto.
Estrazione dei vetrini.
UV-VIS in trasmittanza dei vetrini.
Il coefficiente di assorbimento è fornito da:
αd = ln T −1 (15)
21
5 Elettrochimica e elettrocromismo
5.1 Elettrochimica
L’elettrochimica è la branca della chimica che si occupa di studiare le rea-
zioni chimiche che producono o necessitano di energia elettrica. Le reazioni
studiate sono dette di ossidoriduzione.
Una specie ossidata aumenta il suo numero di ossidazione, cede elettroni
ed è riducente.
Una specie ridotta diminuisce il suo numero di ossidazione, acquista elettroni
ed è ossidante.
22
Il grafico ottenuto è detto voltammogramma.
Con l’aumentare del potenziale l’analita inizia ad ossidarsi e la corrente au-
menta linearmente con il potenziale.
L’aumento della corrente si arresta quando l’analita ha reagito completamen-
te. Aumentando ulteriormente il potenziale la corrente diminuisce fino a un
valore costante.
Quando il potenziale inizia a diminuire la corrente non varia, ma ad un cer-
to punto si ha l’inizio della riduzione, il che comporta una diminuzione della
corrente fino al termine della reazione. In seguito a ciò la corrente diminuisce
fino ad un valore costante.
i = nF Aj (17)
4. Stato di transizione da R’ a R.
23
5.5 Tipologie di grafico
Ad un processo localizzato sull’elettrodo è associata una curva simmetrica.
In particolare se il processo è reversibile i picchi di riduzione ed ossidazione
si trovano allo stesso potenziale.
Se la reazione avviene in soluzione la forma della curva dipende dai tra-
sporti di massa e di carica.
In particolare si nota che dopo il picco la concentrazione di specie elettroat-
tiva si esaurisce, dunque la corrente è limitata dalla diffusione dalla soluzione
all’elettrodo.
Inoltre la corrente non si annulla per potenziale nullo perché ci sono ancora
specie che si possono ossidare o ridurre, e la reazione dipende dalla velocità di
diffusione delle specie. Tale fenomeno può essere spiegato anche dalla natura
dell’elettrodo.
Per un processo reversibile in soluzione la corrente di picco dipende di-
rettamente dalla radice quadrata della velocità di scansione, come espresso
nell’equazione di Randles-Ševćik:
nF D 1/2
ip = 0.446nF AC v 1/2 (18)
RT
Per un processo reversibile localizzato sull’elettrodo la corrente di picco di-
pende linearmente dalla velocità di scansione:
n2 F 2 AΓ
ip = v (19)
4RT
Inoltre si ha la differenza di potenziale tra i picchi di ossidazione e di ridu-
zione:
∆E = EpOx − EpRed (20)
24
5.7 Voltammetria dell’elettrodo di platino
Osservando il grafico di voltammetria ciclica del platino si possono osservare
quattro picchi di ossidazione e tre di riduzione.
I due picchi di ossidazione con voltaggio positivo sono dati dall’ossida-
zione del platino, la quale avviene in due stadi separati. Inizialmente si ha
l’adsorbimento del gruppo OH al platino e in seguito la rimozione dell’atomo
di idrogeno.
La riduzione dell’ossido di platino avviene in un solo passaggio, motivo
per cui è presente un solo picco di minimo.
A potenziali negativi si osservano i picchi di riduzione ed ossidazione
dell’idrogeno. Tale reazione non avviene al platino in quanto esso non può
ridurre oltre lo stato di ossidazione Pt0 .
Anche se la reazione è la medesima si osservano due coppie di picchi perché
in base al piano cristallino del platino considerato la riduzione e l’ossidazione
dell’idrogeno adsorbito avviene a potenziali differenti.
A potenziale nullo si trova una corrente non negativa in quanto il platino
continua ad essere polarizzato, dunque anche in assenza di potenziale si ha
la superficie carica, dunque si hanno attrazioni e repulsioni elettrostatiche.
All’aumentare della velocità di scansione, dunque al diminuire del tempo,
per mantenere la stessa carica la corrente deve aumentare. Questo perché se
si ha una velocità di scansione minore il materiale ha più tempo per ossidarsi,
il che si traduce in uno schiacciamento della curva.
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dazione e la riduzione dell’acqua. L’ossidazione dell’acqua è anche nota
come evoluzione dell’ossigeno, mentre la riduzione viene detta evoluzione
dell’idrogeno.
Il medesimo fenomeno è osservabile sostituendo l’elettrodo di platino
con l’elettrodo di oro. Tuttavia sono necessari potenziali più positivi e più
negativi per constatare tali reazioni.
5.10 Elettrocromismo
L’elettrocromismo è la capacità di alcuni materiali di modificare reversi-
bilmente le proprie proprietà ottiche (trasmittanza, assorbanza, riflettanza)
sotto l’applicazione di un potenziale.
Generalmente vengono usati ossidi di metalli di transizione ed esaciano-
metallati metallici.
l03 N a
l = Γ · Vm = Γ (22)
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dove Γ è il ricoprimento, Vm è il volume molare, l0 è il parametro di cella e
N aè il numero di Avogadro.
Dalla riduzione del blu di Prussia si ottiene il sale di Everitt, il quale
risulta incolore, mentre dall’ossidazione si ha il giallo di Prussia.
5.12 Procedura
5.12.1 Elettrochimica
Soluzione 0.5 M :
• H2 SO4
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• acqua milli-Q
• controelettrodo (Pt)
• voltammetria ciclica
• OCP
• cicli 100
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A +1.8 V si nota l’ossidazione dell’acqua.
Limite catodico:
• velocità di scansione: 0.1 V /s
5.12.2 Elettrocromismo
Soluzione 1:
• KCl
• acqua milli-Q
• HCl (pH=2)
Soluzione 2:
• K3 Fe(CN)6
• FeCl3
• soluzione 1
Pulizia dei vetrini FTO:
• sapone liquido
• acqua deionizzata
• alcol etilico
Cella elettrochimica:
• elettrodo di lavoro: vetrino (lato conduttivo verso il controelettrodo)
• controelettrodo: Pt
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• velocità di scansione: 0.1 V /s
• agitazione
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