Il Neofita Tavola Scolpita dal Fr. Maestro Muratore Marco Murtas
Il Neofita
Il neofita, mentre scrivo queste prime parole sorridendo mi viene in
mente un curioso parallelismo con un povero curato di campagna che camminando con il breviario in mano si ferma un attimo stupito per porsi la domanda: “Carneade chi è costui?” Anch’io davanti allo schermo e alla tastiera mi son fermato a riflettere chi è il neofita? Il neofita è un nostro parente o conoscente nel quale riscontriamo o pensiamo di intravedere in lui le qualità di un futuro Fr. muratore. E’, o meglio ci si augura che possa essere, il futuro seme che viene individuato nel mondo profano e una volta piantato possa generare e dar vita nel tempo a una rigogliosa pianta d’acacia. Egli dovrà necessariamente essere maggiorenne, oppure se minore ma figlio di Massone con dispensa, potrà essere iniziato all’arte reale della massoneria purché abbia dei determinati requisiti. Perché la parola arte? Essa deriva dal latino ars che ha come primo significato ogni attività mirata a progettare o a costruire in modo adatto e armonico qualcosa. La parola latina viene dalla radice sanscrita ar che esprime l’andare verso o andare incontro ed in senso traslato, l’adattare, il fare, il produrre. Reale perché L’Ordine dei liberi Muratori appartiene alla classe degli Nobili ordini cavallereschi ed ha per fine il perfezionamento degli uomini, inoltre reale sta anche ad indicare che diversi esponenti delle varie case reali fanno parte della Massoneria. Il neofita dev’essere un Uomo o una Donna, anche minorenne ma con un importante requisito, dev’essere maturo in modo che possa essere in grado di capire metabolizzare e interiorizzare il passo che si sta accingendo a compiere. Dev’essere necessariamente sano e soprattutto nato libero di buoni costumi è sarà obbligato, dalla sua condizione, una volta diventato Massone ad obbedire alla legge morale e se egli comprende bene l’Arte non sarà mai un ateo stupido, né un libertino irreligioso. Il neofita dopo la tegolatura accettando di diventare un recipendario si sottoporrà al rito dell’iniziazione, causa l’uso improprio delle parole cerimonia e rito è doveroso riportare la differenza etimologia delle due parole. Per rendere meglio il concetto porterò l’esempio della differenza che si ha nel mondo cattolico tra messa domenicale e cresima, la prima è una cerimonia la seconda un rito. La Cerimonia è una manifestazione, sacra o profana, compiuta secondo una formula o un programma prestabiliti, con eventuale intervento del pubblico, sviluppata secondo un complesso di regole che si devono eseguire in maniera estremamente precisa, ma che però non comportano alcun coinvolgimento di parte di colui che la subisce. Chi partecipa ad una Cerimonia, quindi può non esserne assolutamente coinvolto, e la Cerimonia stessa può scorrere su chi la subisce come la pioggia sulla roccia. Il Rito, invece, pur essendo comunque costituito sempre da una serie di atti ed azioni, svolte secondo una norma ed una forma prescritta, (Ritualità), comporta sempre un coinvolgimento in prima persona del candidato che la vive nella sua interiorità. La Cerimonia si subisce, il Rito si vive. Per tale motivo il Rito, se non vissuto pienamente dal recipendario, può trasformarsi in Cerimonia e perdere tutta la sua valenza. Ovviamente non si può pretendere che il neofita, a meno che non si sia precedentemente documentato, capisca il significato dell’ingresso e lo rimanervi nel gabinetto di riflessione, il testamento, l’essere ne nudo ne vestito ma decorosamente preparato, ecc. ecc. Ammesso che abbia avuto modo di leggere qualcosa in merito non ha ancora gli strumenti necessari atti a comprendere quante a quali esperienze andrà a vivere una volta entrato nel gabinetto di riflessione e successivamente nel tempio. A questo punto il neofita diventato iniziato, se avrà fatto proprio il rito di iniziazione, con l’aiuto di tutta la loggia potrà iniziare a svelare, cioè togliere il velo, e capire solo la parte dei simboli inerente al suo grado. Bisogna dire che l’iniziato non rivivrà questa esperienza rituale una sola volta, ma la rivivrà tutte le volte che parteciperà ad un’iniziazione e man mano che procederà con i vari aumenti di salario svelerà dei nuovi segreti che sino a quel momento gli erano velati e non poteva capire. Il motivo è molto semplice l’iniziato potrà anche leggere diversi libri ma se la loggia non gli fornisce le giuste chiavi di lettura, l’iniziato sarà come una persona che cammina lungo tunnel con diverse porte, le quali una volta aperte immetteranno si in un altro ambiente, ma soltanto più distante dal punto d’ingresso con il soffitto e l’intensità luminosa sempre uguali. Mentre il recipendario che avrà interiorizzato l’iniziazione e con l’aiuto della loggia a ogni aumento di salario riceverà le chiavi per accedere ad ambienti sempre più grandi più ampi più luminosi come in una sorta di scatole cinesi o matriosche al contrario. L’iniziato inizierà a costruire il suo tempio partendo dal centro di una particolare spirale tridimensionale di Fibonacci dove di volta in volta, con le chiavi fornite dalla loggia, aprirà delle porte sempre più grandi e alte per accedere in ambienti sempre più grandi, sempre più luminosi sempre più coinvolgente e addobbati con nuovi e vecchi simboli sempre più pregni e pregnanti sino ad arrivare all’ultimo grande portone dove una volta superato si accederà al cosmo. Purtroppo diversi Fr. invece di porsi al centro della precedente spirale, dopo aver varcato solo poche soglie, iniziano a costruire il loro pozzo. Mutuando dalla fisica che a ogni azione corrisponde una reazione, noi potremmo dire che a ogni luce corrisponde un ombra, cosi invece di costruire dei templi alla luce si costruiscono dei muri attorno per tenerla fuori creando dei bui cammini. Con il tempo ci si rende conto quanto possa essere triste constatare che il caro amico d’infanzia, un famigliare, il conoscente in cui avevamo riposto le nostre aspettative ovvero il neofita, che avevamo presentato, non rispecchi in toto l’idea che ci eravamo fatti di lui. Egli si comporterà come un tavolo zoppo, dove qualsiasi cosa poggiatovi sopra di esso cadrà inesorabilmente e rovinosamente a terra. Il tempio interiore che dovremmo costruire, come qualsiasi struttura necessita di solide basi, le fondamenta, possibilmente piane su cui iniziare l’edificazione. Dalla geometria sappiamo che un piano passa per tre punti, nel nostro caso essendo massoni, mi permetto di dire, di tre colonne. Delle volte capita che il neofita, oramai diventato un fratello, possegga soltanto due delle tre colonne dell'Iniziazione, Jakhin e Boaz che simboleggiano la stabilità e la forza mentre mancherà totalmente in lui la terza colonna, quella che è invisibile all’occhio fisico, mancherà in lui il principio spirituale, pertanto il Rito che ha il compito di coinvolgere il profano non riesce ad eseguire il suo compito e il candidato resta un profano nel Tempio e nel tempo. In tal caso non si può parlare di "profanazione" del Tempio, in quanto la sua accettazione è stata effettuata dai Massoni in buona fede. Perché può capitare che degli abili mistificatori, riescano a superare con successo la tegolatura ed in tal caso ogni responsabilità è devoluta solo ai Fr. tegolatori che non sono stati sufficientemente accorti da condurre nel tempio un uomo che non possedeva i requisiti per accedere alla dottrina massonica. Come diceva Giacomo Casanova, quest’uomo non sarà mai un massone ma soltanto un iniziato. Ho detto
Scolpita il 9° giorno del 10° mese Anno 6024 di Vera Luce