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A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴

GRAN LOGGIA D’ITALIA RITO SCOZZESE


R∴ L∴ IPAZIA - Bolla n° 8
all’Or∴ di CAGLIARI

Il Neofita
Tavola Scolpita dal Fr. Maestro Muratore
Marco Murtas

Il Neofita

Il neofita, mentre scrivo queste prime parole sorridendo mi viene in


mente un curioso parallelismo con un povero curato di campagna che
camminando con il breviario in mano si ferma un attimo stupito per porsi
la domanda: “Carneade chi è costui?” Anch’io davanti allo schermo e alla
tastiera mi son fermato a riflettere chi è il neofita? Il neofita è un nostro
parente o conoscente nel quale riscontriamo o pensiamo di intravedere in
lui le qualità di un futuro Fr. muratore. E’, o meglio ci si augura che possa
essere, il futuro seme che viene individuato nel mondo profano e una
volta piantato possa generare e dar vita nel tempo a una rigogliosa pianta
d’acacia. Egli dovrà necessariamente essere maggiorenne, oppure se
minore ma figlio di Massone con dispensa, potrà essere iniziato all’arte
reale della massoneria purché abbia dei determinati requisiti. Perché la
parola arte? Essa deriva dal latino ars che ha come primo significato ogni
attività mirata a progettare o a costruire in modo adatto e armonico
qualcosa. La parola latina viene dalla radice sanscrita ar che esprime
l’andare verso o andare incontro ed in senso traslato, l’adattare, il fare, il
produrre. Reale perché L’Ordine dei liberi Muratori appartiene alla classe
degli Nobili ordini cavallereschi ed ha per fine il perfezionamento degli
uomini, inoltre reale sta anche ad indicare che diversi esponenti delle
varie case reali fanno parte della Massoneria. Il neofita dev’essere un
Uomo o una Donna, anche minorenne ma con un importante requisito,
dev’essere maturo in modo che possa essere in grado di capire
metabolizzare e interiorizzare il passo che si sta accingendo a compiere.
Dev’essere necessariamente sano e soprattutto nato libero di buoni
costumi è sarà obbligato, dalla sua condizione, una volta diventato
Massone ad obbedire alla legge morale e se egli comprende bene l’Arte
non sarà mai un ateo stupido, né un libertino irreligioso. Il neofita dopo la
tegolatura accettando di diventare un recipendario si sottoporrà al rito
dell’iniziazione, causa l’uso improprio delle parole cerimonia e rito è
doveroso riportare la differenza etimologia delle due parole. Per rendere
meglio il concetto porterò l’esempio della differenza che si ha nel mondo
cattolico tra messa domenicale e cresima, la prima è una cerimonia la
seconda un rito. La Cerimonia è una manifestazione, sacra o profana,
compiuta secondo una formula o un programma prestabiliti, con
eventuale intervento del pubblico, sviluppata secondo un complesso di
regole che si devono eseguire in maniera estremamente precisa, ma che
però non comportano alcun coinvolgimento di parte di colui che la
subisce. Chi partecipa ad una Cerimonia, quindi può non esserne
assolutamente coinvolto, e la Cerimonia stessa può scorrere su chi la
subisce come la pioggia sulla roccia. Il Rito, invece, pur essendo
comunque costituito sempre da una serie di atti ed azioni, svolte secondo
una norma ed una forma prescritta, (Ritualità), comporta sempre un
coinvolgimento in prima persona del candidato che la vive nella sua
interiorità. La Cerimonia si subisce, il Rito si vive. Per tale motivo il Rito, se
non vissuto pienamente dal recipendario, può trasformarsi in Cerimonia e
perdere tutta la sua valenza. Ovviamente non si può pretendere che il
neofita, a meno che non si sia precedentemente documentato, capisca il
significato dell’ingresso e lo rimanervi nel gabinetto di riflessione, il
testamento, l’essere ne nudo ne vestito ma decorosamente preparato,
ecc. ecc. Ammesso che abbia avuto modo di leggere qualcosa in merito
non ha ancora gli strumenti necessari atti a comprendere quante a quali
esperienze andrà a vivere una volta entrato nel gabinetto di riflessione e
successivamente nel tempio. A questo punto il neofita diventato iniziato,
se avrà fatto proprio il rito di iniziazione, con l’aiuto di tutta la loggia
potrà iniziare a svelare, cioè togliere il velo, e capire solo la parte dei
simboli inerente al suo grado. Bisogna dire che l’iniziato non rivivrà
questa esperienza rituale una sola volta, ma la rivivrà tutte le volte che
parteciperà ad un’iniziazione e man mano che procederà con i vari
aumenti di salario svelerà dei nuovi segreti che sino a quel momento gli
erano velati e non poteva capire. Il motivo è molto semplice l’iniziato
potrà anche leggere diversi libri ma se la loggia non gli fornisce le giuste
chiavi di lettura, l’iniziato sarà come una persona che cammina lungo
tunnel con diverse porte, le quali una volta aperte immetteranno si in un
altro ambiente, ma soltanto più distante dal punto d’ingresso con il
soffitto e l’intensità luminosa sempre uguali. Mentre il recipendario che
avrà interiorizzato l’iniziazione e con l’aiuto della loggia a ogni aumento di
salario riceverà le chiavi per accedere ad ambienti sempre più grandi più
ampi più luminosi come in una sorta di scatole cinesi o matriosche al
contrario. L’iniziato inizierà a costruire il suo tempio partendo dal centro
di una particolare spirale tridimensionale di Fibonacci dove di volta in
volta, con le chiavi fornite dalla loggia, aprirà delle porte sempre più
grandi e alte per accedere in ambienti sempre più grandi, sempre più
luminosi sempre più coinvolgente e addobbati con nuovi e vecchi simboli
sempre più pregni e pregnanti sino ad arrivare all’ultimo grande portone
dove una volta superato si accederà al cosmo. Purtroppo diversi Fr.
invece di porsi al centro della precedente spirale, dopo aver varcato solo
poche soglie, iniziano a costruire il loro pozzo. Mutuando dalla fisica che a
ogni azione corrisponde una reazione, noi potremmo dire che a ogni luce
corrisponde un ombra, cosi invece di costruire dei templi alla luce si
costruiscono dei muri attorno per tenerla fuori creando dei bui cammini.
Con il tempo ci si rende conto quanto possa essere triste constatare che il
caro amico d’infanzia, un famigliare, il conoscente in cui avevamo riposto
le nostre aspettative ovvero il neofita, che avevamo presentato, non
rispecchi in toto l’idea che ci eravamo fatti di lui. Egli si comporterà come
un tavolo zoppo, dove qualsiasi cosa poggiatovi sopra di esso cadrà
inesorabilmente e rovinosamente a terra. Il tempio interiore che
dovremmo costruire, come qualsiasi struttura necessita di solide basi, le
fondamenta, possibilmente piane su cui iniziare l’edificazione. Dalla
geometria sappiamo che un piano passa per tre punti, nel nostro caso
essendo massoni, mi permetto di dire, di tre colonne. Delle volte capita
che il neofita, oramai diventato un fratello, possegga soltanto due delle
tre colonne dell'Iniziazione, Jakhin e Boaz che simboleggiano la stabilità e
la forza mentre mancherà totalmente in lui la terza colonna, quella che è
invisibile all’occhio fisico, mancherà in lui il principio spirituale, pertanto il
Rito che ha il compito di coinvolgere il profano non riesce ad eseguire il
suo compito e il candidato resta un profano nel Tempio e nel tempo. In
tal caso non si può parlare di "profanazione" del Tempio, in quanto la sua
accettazione è stata effettuata dai Massoni in buona fede. Perché può
capitare che degli abili mistificatori, riescano a superare con successo la
tegolatura ed in tal caso ogni responsabilità è devoluta solo ai Fr.
tegolatori che non sono stati sufficientemente accorti da condurre nel
tempio un uomo che non possedeva i requisiti per accedere alla dottrina
massonica.
Come diceva Giacomo Casanova, quest’uomo non sarà mai un massone
ma soltanto un iniziato.
Ho detto

Scolpita il 9° giorno del 10° mese Anno 6024 di Vera Luce

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