Sei sulla pagina 1di 189

Università di Pisa

Scuola di Ingegneria

Tesi di Laurea Magistrale in Ingegneria Strutturale ed


Edile

Analisi delle prestazioni energetiche e progetto di


riqualificazione di un sistema di illuminazione
pubblica stradale: applicazione ad un caso di
studio

Relatori:
Prof. Ing. Francesco
Leccese Candidato:
Prof. Ing. Giacomo Ruggero Castaldi
Salvadori

Anno Accademico 2021/2022


Sommario
L’illuminazione pubblica stradale è responsabile di, circa, il 2% dei
consumi di energia elettrica del nostro Paese, e, indirettamente, del 6%
delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Tale servizio, quindi, oltre ad
avere un ruolo fondamentale nello svolgersi delle attività umane e nel
definire il grado di civiltà di una società, si pone come problematica
da studiare e risolvere, nel percorso di transizione verso una società
in equilibrio con l’ambiente naturale. In questo lavoro di tesi è sta-
ta studiata l’evoluzione nel tempo dell’illuminazione artificiale, prima
dal punto di vista degli avanzamenti tecnologici che la hanno caratte-
rizzata, e poi degli utilizzi e dei consumi correlati, attraverso l’analisi
dati storici. Successivamente, si considera una metodologia applicativa
finalizzata all’analisi degli impianti di illuminazione pubblica esisten-
ti e alla progettazione di interventi di riqualificazione, già presente in
letteratura [4]. Quanto discusso viene applicato, infine, ad un caso di
studio reale, relativo al sistema di illuminazione pubblica del Comune
di Casciana Terme - Lari, con particolare riferimento ad un campione
di 12 strade. Per quest’ultimo viene ipotizzato un intervento di rinno-
vamento, del quale si discutono criticamente i risultati e la fattibilità
economica.
Indice
1 Introduzione 1
1.1 Cenni storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Consumi energetici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.3 Inquinamento luminoso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

2 Dati storici 20
2.1 Produzione di energia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.2 Consumo di energia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.3 Consumi per illuminazione pubblica . . . . . . . . . . . . . . 34
2.4 Situazione delle città italiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.4.1 Progetti di riqualificazione dell’illuminazione pubblica 43
2.4.2 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

3 Normativa di riferimento 48
3.1 Excursus normativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
3.1.1 Primi passi: leggi regionali . . . . . . . . . . . . . . . 48
3.1.2 Legislazione comunitaria e normativa tecnica . . . . . 54
3.2 Parametri illuminotecnici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
3.2.1 Grandezze relative alle sorgenti luminose . . . . . . . . 57
3.2.2 Grandezze relative agli ambienti illuminati . . . . . . 60
3.3 Indici prestazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.3.1 Classificazione stradale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.3.2 Livelli minimi di sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . 65
3.3.3 Efficienza energetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68

4 Metodologia 75
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema . . . . . . . . . . . 75
4.1.1 Caratteristiche del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . 77
4.1.2 Analisi prestazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
4.2 Progetto di riqualificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
4.2.1 Progetto illuminotecnico . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
4.2.2 Valutazione economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87

5 Caso studio: Fase I 91


5.1 Caratteristiche del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
5.1.1 Comprensione dei dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
5.1.2 Dati mancanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104
5.2 Analisi prestazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115
5.2.1 Requisiti di sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115
5.2.2 Prestazione energetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

6 Caso studio: Fase II 129


6.1 Progetto di riqualificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129
6.1.1 Valutazione obbiettivi da perseguire . . . . . . . . . . 129
6.1.2 Scelta apparecchi luminosi . . . . . . . . . . . . . . . . 130
6.1.3 Miglioramento prestazioni . . . . . . . . . . . . . . . . 132
6.2 Valutazione economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143
6.2.1 Dispositivi di attenuazione . . . . . . . . . . . . . . . 149
6.2.2 Analisi di sensibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152

7 Conclusioni 155

Appendice A 164

Appendice B 167

Appendice C 169

Riferimenti bibliografici 172


1 INTRODUZIONE

1 Introduzione
L’illuminazione notturna artificiale è sicuramente associata all’idea di pro-
gresso della società umana, e ciò è riportato in molte fonti, antiche e contem-
poranee. Wolfgang Schivelbusch, ad esempio, nel suo libro ”Luce. Storia
dell’illuminazione artificiale nel secolo XIX” [77], scrive che sul finire del
1800 le lampade termiche, prima, e l’elettricità, poi, hanno ”esteso la du-
rata dell’esistenza umana”. Come si avrà modo di specificare nel paragrafo
seguente, a partire da quegli anni ha avuto luogo una diffusione globale
dell’uso dell’illuminazione artificiale, arrivando al grado di penetrazione che
ha al giorno d’oggi. D’altra parte, nessuna crescita continua in quantità
non può essere sostenuta indefinitamente da un sistema con risorse limitate,
quale è il pianeta Terra; è evidente che anche l’illuminazione, come tanti
altri settori, dovrà quindi tendere verso una crescita nella qualità, al fine
di ottenere risultati più efficienti e meno impattanti. Non si deve perciò
intraprendere un percorso che ci porti ad avere sempre più luce nelle nostre
città, ma piuttosto a migliorarne la qualità, per utilizzare una luce meno
pericolosa per la salute umana e per l’ambiente, e quindi più confortevole e
meno abbagliante, e anche più economica e sostenibile.
Con questo obbiettivo numerose Regioni italiane hanno approvato ed
attuato delle leggi regionali in tema di inquinamento luminoso [36]. Ol-
tre ad essere all’avanguardia in Europa e nel mondo, molti degli strumenti
normativi approvati in queste istituzione locali hanno apportato sostanziali
miglioramenti dove sono state applicate con più criterio. Esse, con le loro
successive modifiche ed integrazioni, hanno avuto come principale obbiettivo
quello di fermare l’aumento dell’inquinamento luminoso; d’altra parte han-
no dovuto confrontarsi con il raddoppio del flusso luminoso installato che è
avvenuto circa nell’ultimo decennio. Non risulta necessario specificare che
un aumento analogo ogni dieci anni non è possibile da sostenere. Le con-
seguenze negative della luce artificiale notturna sulla salute e sull’equilibrio
dell’ambiente sarebbero insostenibili. Quindi, in conclusione, la necessità
di un miglioramento qualitativo ed una diminuzione quantitativa della luce
notturna artificiale prodotta non è un traguardo raggiunto, quanto piuttosto
un obbiettivo per il futuro prossimo.

1.1 Cenni storici


Sebbene da sempre l’uomo abbia avuto la necessità di illuminare lo spa-
zio intorno a sè nella notte, è a partire dal Medioevo che si hanno notizie
certe rispetto ai primi esempi di illuminazione pubblica: in alcune metro-

1
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

poli europee vigeva l’ordine di accendere una lanterna sul davanzale delle
finestre del primo piano delle abitazioni, in modo da illuminare la strada
sottostante. Nel tardo ‘600 la pratica di illuminare le strade potè acquisire
con merito l’aggettivo ”pubblica”, in quanto il posizionamento delle lanter-
ne non fu più demandato ai privati cittadini, ma divenne una prerogativa
della polizia [82]: a Parigi, ad esempio, il 2 settembre 1667 il luogotenen-
te Nicolas de La Reynie fece emanare un decreto che prescriveva l’obbligo
di collocare lanterne sui muri di tutte le vie, piazze e crocicchi di strade1 .
Tuttavia, l’illuminazione stradale si rivelava ancora insufficiente ed in mol-
te città rimanevano in servizio gli addetti alla sicurezza pubblica notturna.
Non erano sufficienti, infatti, dei decreti per risolvere la situazione: erano
necessari dei miglioramenti dal punto di vista tecnologico, perfezionamenti
che arrivarono e continuano ad arrivare anche ai nostri giorni, influenzando
in maniera decisiva lo sviluppo dell’illuminazione pubblica.
Ancora a Parigi venne affrontato in modo più sistematico e deciso l’an-
noso problema della scarsità di luce: negli anni 1765-1766 fu istituito un
premio per chi avesse trovato un nuovo mezzo per illuminare Parigi, soddi-
sfando i requisiti di facilità di servizio, intensità e durata dell’illuminazione.
Sebbene in quegli stessi anni Bourgeois di Châteaublanc2 inventasse i river-
beri, ossia lanterne ad olio provviste di un riflettore metallico, il vero salto
di qualità fu fatto registrare dal chimico svizzero Aimé Argand, che fra il
1783 e il 1785 realizzò quella che poi venne chiamata ”lampada Argard”.
Quest’ultima, riportata in figura 1, era ottenuta sostituendo alle antiche
lucerne un nuovo becco, costituito da due cilindri concentrici di metallo di
piccole dimensioni, tra i quali correva uno stoppino in forma di nastro, il
tutto contenuto in un tubo di vetro cilindrico. La lampada Argand, grazie
alla doppia aerazione, interna ed esterna, produceva una luce più lumino-
sa, più bianca e più stabile di tutte le lanterne ad olio precedenti [24]. Nel
frattempo, intanto, un avversario potente si stava levando da qualche anno
contro i discendenti dell’antica lucerna: l’illuminazione a gas. Quest’ulti-
ma altro non era che il risultato applicativo delle scoperte chimiche fatte
nel secolo precedente, dal momento che era noto da tempo, infatti, come la
combustione di alcuni gas fosse accompagnata da un vivo sviluppo di luce
e di calore. L’idea di applicare all’illuminazione i gas combustibili che si
formano durante la decomposizione di certe sostanze organiche appartiene,
senza dubbio, al chimico francese Filippo Lebon: fu questi, infatti, ad ot-
1
Vi è una rappresentazione di questo avvenimento in un dipinto sul soffitto della
Galleria degli Specchi a Versailles. Si veda inoltre [43] e [72].
2
Fu un ingegnere meccanico francese (1697-1781), che ottenne tra l’altro il monopolio
del mercato dell’illuminazione per Parigi.

2
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

Figura 1: Rappresentazione del becco della lampada Argand. [31] e [67]

tenere per primo un gas infiammabile dalla distillazione del legno. Il legno
venne poi sostituito con il carbon fossile ad opera dell’ingegnere scozzese
William Murdoch, tra il 1792 ed il 1794.
Ritenuto un altro avanzamento tecnologico degno di nota, nel XIX secolo
si ebbe l’invenzione della lampada ad arco. Anche in questo caso, era noto
fin dall’inizio del secolo che della luce potesse essere prodotta da un arco
elettrico tra aste di carbonio; tuttavia, nessuno era mai riuscito a rendere
operativa questa scoperta, poiché la fonte di elettricità, in quel momento,
era la pila voltaica. Si dovette attendere il 1831, anno in cui Michael Fa-
raday scoprı̀ l’induzione elettromagnetica, e riuscı̀ a produrre con successo
elettricità direttamente dal fenomeno magnetico. La notizia delle scoperte
di Faraday si diffuse rapidamente e, nel 1841 vennero installate delle lampa-
de ad arco per l’illuminazione pubblica; pochi anni dopo, nel 1844, venivano
utilizzati generatori elettrici commerciali per attuare trattamenti di galva-
nostegia a livello industriale. Già nel 1860, alcuni fari in Inghilterra ed in
Francia contenevano lampade ad arco alimentate da macchine elettriche a
dinamo. Questa tipologia di lampade fu utilizzata per l’illuminazione pub-
blica a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e, a scopi militari, nei
potenti proiettori in uso fino alla Seconda Guerra Mondiale; tranne qualche
rara eccezione, venne poi soppiantata dalla lampada a scarica. Il primo ca-
so di lampada ad arco che presentava elettrodi non più in carbonio, ma in
carbone, arrivò nel 1876 ad opera dell’ingegnere elettrico russo Pavel Ya-

3
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

blochkov [90]; da questo tipo di lampada si arrivò poi al filamento per le


lampadine ad incandescenza, grazie al lavoro prima dell’italiano Alessandro
Cruto e poi di Thomas Edison, che le brevettò e che ancora oggi troviamo
in qualche centro cittadino ad illuminare le nostre strade.

Figura 2: Schema del brevetto Cruto.


Fonte: la Gazzetta Piemontese, 2 Ottobre 1882

Sebbene i primi lavori sulle lampade a incandescenza risalissero al 1840 circa,


ci vollero quasi 40 anni per realizzare una lampada pratica: era infatti neces-
sario imparare a conoscere e gestire le proprietà del carbonio, e del platino,
a temperatura di incandescenza. Nell’ottobre 1880, l’inventore britannico
Joseph Swan perfezionò un metodo per realizzare dei filamenti illuminanti
molto sottili, ad alta resistenza, a partire dalla cellulosa; questa fu la base
per le successive modifiche e miglioramenti ottenuti da Edison. Dalla lampa-
da ad arco venne sviluppata la lampada a scarica: essa si basa sull’emissione
luminosa per luminescenza da parte di un gas ionizzato. Fin dall’inizio del
XIX secolo era noto che il mercurio a bassa pressione produceva luce se attra-
versato da una scarica elettrica: fu proprio l’introduzione del mercurio nella
camera di una luce ad arco il metodo con cui si ottenne la prima applica-
zione di questo fenomeno per l’illuminazione. Già nel 1890 erano disponibili
sul mercato lampade al mercurio che avevano un’efficienza compresa tra 15
e 20 lm/W . Anche se inadatte alla normale illuminazione interna, queste
lampade furono utilizzate in applicazioni industriali e fotografiche.
Oltre all’incandescenza, un altro fenomeno conosciuto da tempo, ma di

4
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

cui mancavano gli applicativi, era la fosforescenza. Sebbene fosse stata regi-
strata per la prima volta in Occidente nel 1603, il primo studio approfondito
di questo fenomeno fu condotto da Edmond Becquerel [5] a metà del XIX
secolo. Il fisico francese dimostrò, intorno al 1867, che la componente ultra-
violetta della luce solare eccitava molti minerali fosforescenti; ciò lo portò
a presumere che una scarica elettrica potesse produrre radiazioni ultravio-
lette e che queste potessero eccitare la fluorescenza e la fosforescenza dei
minerali. Alla fine degli anni ’20 del XX secolo l’inventore tedesco Edmund
Germer riuscı̀ a produrre versioni funzionanti di lampade fluorescenti, au-
mentando la pressione all’interno del tubo in cui è contenuto il materiale
fluorescente e rivestendo l’interno del medesimo con una sostanza fosfore-
scente, che trasformasse i raggi ultravioletti in luce visibile. Queste nuove
lampade comportarono la necessità di creare un nuovo dispositivo elettro-
nico, il ”ballast”, per l’avviamento e il funzionamento: esso aveva lo scopo
di limitare la corrente di accensione del tubo e di regolare l’intensità della
corrente al variare della tensione di alimentazione.

Figura 3: Il ponte Alexandre III a Parigi illuminato in occasione dell’Esposizione


internazionale ”Arts et Techniques dans la Vie moderne”, 1937.

Proprio negli stessi anni ’20 del XX secolo vennero effettuati nuovi espe-
rimenti sulle lampade a scarica; si dimostrò che il sodio a bassa pressione
sarebbe potuto essere utilizzato come fonte di luce ad alta efficacia. A dif-
ferenza del mercurio, infatti, il sodio ad alte temperature e pressioni è un
agente dannoso nei confronti del vetro e del quarzo, e cosı̀ le prime lampa-
de al sodio erano limitate a funzionare a basse pressioni. Anche se molto
efficienti (già le prime lampade fornivano 80 lm/W ), la luce gialla e mono-
cromatica da loro prodotta ne limitava l’utilizzo all’illuminazione stradale.

5
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

Si dovette aspettare il 1957, quando Robert Coble, un ingegnere americano,


sviluppò una sostanza policristallina con cui era possibile contenere il sodio
ad alte pressioni. Utilizzando questo nuovo materiale nella realizzazione del
tubo di contenimento, la General Electric iniziò a vendere lampade al sodio
ad alta pressione nel 1965.
Arrivando ai giorni nostri, la tecnologia che ha preso piede ed ha rag-
giunto un elevatissimo grado di penetrazione del mercato è quella del diodo
a emissione di luce, più nota con il suo acronimo ”LED”. Essa fu sviluppata
per la prima volta nel 1962 per opera di Nick Holonyak Jr., che riuscı̀ a
sfruttare le proprietà di alcuni materiali semi-conduttori capaci di emettere
fotoni, ovvero luce, in seguito all’applicazione di un potenziale elettrico. La
prima applicazione pratica della tecnologia LED avvenne nel 1968, con la
produzione di dispositivi che emettevano solo in colore rosso. Negli anni
successivi vennero realizzate lampade a LED in grado di emettere in altre
colorazioni visibili, nell’infrarosso e ultravioletto, ma solo dagli anni 2000 fu-
rono realizzate lampade con emissione di luce bianca. Per capire l’attualità
degli avanzamenti nella tecnologia LED, si ricorda che il Nobel per la Fisica
del 2014 è stato vinto da 3 ricercatori giapponesi, Isamu Akasaki, Hiroshi
Amano e Shuji Nakamura, per l’invenzione di lampade LED ad emissione
di luce blu, che ha permesso di realizzare sistemi di illuminazione a basso
consumo energetico [1].

In Italia. Nella maggior parte delle città italiane l’illuminazione pubblica


inizia a svilupparsi in maniera significativa solo alla fine del XVIII secolo.
Questo segnala un ritardo tecnologico valutabile in quasi un secolo rispetto
alle altre nazioni europee, nelle cui capitali, come Madrid, Londra e sopratut-
to Parigi, l’illuminazione pubblica era comparsa già durante il XVII secolo.
Basti segnalare che nel 1764 a Parigi si sostituirono le primitive lanterne
stradali, risalenti al ‘600, con raffinati ed eleganti lampioni a riverbero.
Dovettero attendere la fine del XVIII secolo gli italiani per assistere alle
prime mosse relative all’istituzione di una proto-illuminazione pubblica, sul-
le orme dei Paesi più progrediti. Lo sviluppo del servizio avviene ovviamente
in modo disomogeneo, basandosi sulla ricchezza della singola città e sulla
capacità dei governanti; non va dimenticata la situazione politica italiana
all’epoca, in cui la coesione a livello nazionale era ancora da costruire ed
in ritardo rispetto alle altre nazioni europee. Si evidenzia inoltre che an-
che nella stessa città l’illuminazione non si diffuse in modo coeso: in alcuni
quartieri, spesso quelli più frequentati o più ricchi, si arriva ad illuminare
le strade prima ed in modo più completo, mentre in altri per lungo tempo

6
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

continua a sopravvivere l’uso di rivolgersi, in caso di necessità, alle guide


notturne. Venezia, assieme a Torino, fu la prime città a dotarsi di una pri-
mitiva illuminazione pubblica, che venne decretata il 23 Maggio del 1732
[33]; in quel particolare giorno veniva imposta, oltre all’accensione di 853
fanali ad olio, anche una nuova tassa speciale per tutti i cittadini, con cui
tale impianto sarebbe stato messo in opera.

Figura 4: Decreto di Vittorio Amedeo III di Savoia riguardante il ripristino


dell’illuminazione pubblica a Torino, 1782.
Fonte: Archivio storico di Torino, Carta n° 5092.

A Milano ancora nel 1763, viceversa, si possono contemplare le fiaccole dei


lacchè in corsa davanti alle carrozze dei nobili3 ed è necessario attendere
il 1784-1786 per poter parlare di vera illuminazione pubblica. Ciò avvenne
quando Giuseppe II emanò un decreto in cui ordinava di realizzare un im-
pianto di illuminazione pubblica utilizzando i proventi del lotto e le tasse sui
fabbricati [41]. Firenze si rivela più sollecita e il primo tentativo di illumi-
nare il suo centro storico risale al 1782-1783, quando Pietro Leopoldo affidò
al Comune di Firenze la sovraintendenza dell’illuminazione e dei Fuochi di
Gioia4 che vede l’accensione di lampioni ad olio per due settimane [65]. A
Lucca, invece, si hanno notizie che confermano l’accensione delle prime luci
3
Si veda [66], pagina 23 ”[...] e le tenebre con fiaccole superbe apristi [...]”.
4
I Fuochi di Gioia erano una celebrazione il cui obiettivo era quello di esaltare luoghi
significativi della città, come Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti, la cupola del Duomo e più
tardi i Lungarni.

7
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

di strada a partire dalla fine del ‘700. Provvedimenti ancora più solleciti si
registrano a Napoli dove fin dal 1770 il governo ordina che tutti gli edifici
pubblici, i Banchi, i palazzi dei ministri, degli ambasciatori e dei nobili di
grande casato, tengano fanali accesi di notte davanti alle porte e agli angoli
delle strade; a Bologna l’impresa non viene condotta a termine prima del
1801.
Rimasero ancora al buio, tuttavia, molti centri urbani, soprattutto quel-
li di piccole-medie dimensioni, dal momento che l’illuminazione rimaneva
demandata a piccoli e radi lumicini, oggetto per di più delle attenzioni dei
malviventi, che necessitano dell’oscurità per poter svolgere le loro attività.
Soltanto a partire dalla metà dell’Ottocento, con la diffusione della distilla-
zione del gas dal carbon fossile, anche le città italiane possono finalmente
dotarsi di lampioni stradali capaci di illuminare e vincere in maniera efficace
e duratura l’assenza di luce solare. Fu il Comune di Torino a concedere la
prima autorizzazione ad impiantare un gasometro e a stendere le condutture
per il gas; nel 1837-38 il lionese Hyppolite Gauthier inaugurò la storia del-
l’industria del gas in Italia, e l’anno successivo alcune parti della città erano
illuminate con lampioni a gas [40].

Figura 5: Realizzazione di lampioni in Piazza della Stazione, Napoli, seconda metà del
XIX secolo.

La diffusione dell’illuminazione a gas, come per quella ad olio, avvenne a

8
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

macchia di leopardo: le notizie di avvio di impianti di illuminazione pubblica


a gas si susseguono temporalmente in maniera disomogenea, in dipendenza
delle riottosità che tale trasformazione incontrava di città in città. Quasi
contemporaneamente con Torino, la luce a gas illuminava anche i portici
prospicienti il Palazzo Reale a Napoli. Due anni dopo altri francesi, De
Frigière, Cottin e Montgolfier Bodin, ottennero una concessione per la città
di Venezia. Grazie alla nomea ed all’intraprendenza dei tecnici ed impren-
ditori francesi, l’illuminazione a gas si diffuse presto, anche in altri centri
veneti, quali Vicenza, Verona, Treviso e Padova. A Firenze il 10 luglio 1845,
dopo varie vicissitudini e diverse analisi riguardati i contratti, finalmente
venne stipulato l’accordo tra il Comune toscano e una compagnia francese
incaricata di portare la luce a gas in città, stabilendo i tempi e modalità
di esercizio e soprattutto i luoghi da illuminare. Il nuovo impianto venne
inaugurato il 1 settembre 1845 e, quattro mesi più tardi, nella città erano
già in funzione 192 lanterne; dopo tre anni queste arrivarono ad essere 338
[7]. Per quanto riguarda Milano, bisognerà arrivare quasi alla metà del XIX
secolo prima di avere uno sviluppo consistente dell’illuminazione pubblica
a gas, con una lunga preparazione nel corso della quale non mancarono le
opposizioni al gas, sia da parte dell’amministrazione austriaca, sia da parte
dell’establishment tecnico-scientifico. Il 31 Luglio 1845 venne inaugurato il
nuovo impianto, la cui rete di distribuzione del gas comprendeva circa 15
Km di tubazioni interrate, mentre erano 377 i “becchi” di illuminazione a
gas, posti a 40-60 metri l’uno dall’altro [91]. Fra il 1850 ed il 1870 la diffu-
sione del gas e del suo utilizzo per l’illuminazione pubblica arrivò ad avere
una portata praticamente nazionale: in questo ventennio vennero inaugurati
impianti più o meno estesi nelle città di Cuneo(1852), Vercelli (1855), Bre-
scia e Trento (1859), Ancona (1860), Palermo (1861), Lodi e Pavia (1862),
Bergamo, Monza e Lucca (1863), Mantova (1864), Cagliari, Siena e Savona
(1865), Catania (1866), La Spezia (1867), Foggia e Ravenna (1870) ed infine
Ascoli (1875) [40].
Oltre a quelle già citate altre città medio-piccole si avvicinarono nel cor-
so di questo periodo alla trasformazione tecnologica costituita dal gas, con
pratiche, convenzioni e progetti che andavano via via facendosi più omoge-
nei. E’ importante segnalare il ritardo con cui le città di Genova e Roma,
per motivi diversi, arrivarono ad inaugura gli impianti di illuminazione a
gas. Sebbene a Genova l’illuminazione pubblica venne inaugurata soltanto
nel 1858, è altrettanto verso che la Loggia dei Banchi era stata teatro di
un esperimento di illuminazione a gas già nel 1845, praticamente in con-
temporanea con le altre città italiane. A Roma, viceversa, la contrarietà
dei governanti pontifici ad introdurre qualunque novità venne confermata

9
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

anche nei confronti del gas. Le prime interlocuzioni ed avvisaglie occorsero


nel 1839, ma si dovette attendere Pio IX, sicuramente più aperto del suo
predecessore, perchè venisse approvato il progetto del gasometro e venisse
stipulato un contratto per l’illuminazione della città.

Figura 6: Comprensenza di lampioni a gas, in primo piano, e lampioni elettrici, sullo


sfondo, in via Roma a Cagliari. Inizio del XX secolo.

Nel paragrafo precedente, in cui si sono ricordate le principali innova-


zioni tecnologiche nel settore dell’illuminazione, si è fatto cenno al fatto che
già pochi anni dopo l’avvento della cosiddetta ”gasluce”, si affaccia un altro
sistema, e molte città europee si illuminano di giallo grazie alla lampada
ad incandescenza. Napoli, dopo i primati dell’illuminazione a olio e a gas,
fu tra le prima a dotarsi di quella elettrica: dal 1875, il sevizio era a cura
della Società Generale per l’Illuminazione, con sede a piazza Cavour, che
però curava solo il lato privato. Fu nel 1885 che il Comune di Napoli fece
inserire in alcuni atti di indirizzo che il gestore dell’impianto di illuminazione
pubblica dovesse occuparsi di compiere il salto tecnologico all’elettrico, pena
lo scioglimento immediato del contratto, creando non pochi attriti. Infatti,
quando due anni dopo venne richiesta l’elettricità per il solo Teatro di San
Carlo, al rifiuto della Compagnia del Gas, fu incaricata la Società Generale
di Elettrica, sistema Edison; un problema analogo si presentò nel 1890 all’i-
naugurazione della Galleria Umberto. Una data importante nello sviluppo
industriale e tecnologico italiano è il 1899, quando la Compagnia del Gas
di Napoli si consorziò con la Societa Franco-Suisse e la Banca Commerciale
Italiana andando a creare la Società Meridionale di Elettricità, con sede a
Napoli. Quest’ultima era destinata a raggiungere nel volgere di pochi anni

10
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE

una solida posizione di monopolio nella produzione e distribuzione dell’e-


nergia elettrica prima a Napoli e poi nell’intero Mezzogiorno continentale
[10]: oltre a Napoli, vennero illuminate Salerno e perfino la zona della Sila
in Calabria.
Eleggendo l’esempio partenopeo a paradigma, si desume quanto il pas-
saggio dall’illuminazione a gas a quella elettrica sia stato fortemente con-
nesso al processo di elettrificazione, e quindi di industrializzazione, della
Nazione. Negli anni a cavallo fra il XIX ed il XX secolo, infatti, si assiste in
Italia ad un grande aumento delle importazioni, ed in particolar modo delle
importazioni di macchinari [11]. Questo è il periodo in cui ci si avviò alla co-
struzione di una base industriale, attuando una politica protezionistica volta
a fare del mercato interno una riserva di alcuni settori dell’industria nazio-
nale; anche dal punto di vista finanziario, si erano create le condizioni per
coadiuvare le esigenze dello sviluppo industriale. Di pari passo con quest’ul-
timo andava la richiesta di l’energia elettrica, che veniva ad essere utilizzata
sempre in più settori e sempre più diffusamente; fu quindi necessario au-
mentarne la produzione, avviando la costruzione di centrali che garantissero
il soddisfacimento della sempre crescente domanda. Tornando all’esempio
di Napoli, la già citata Società Meridionale di Elettricità poteva contare su
impianti elettrici per la produzione dell’energia elettrica che sfruttavano le
correnti idriche dei fiumi Tusciano, Tanagro e Aventino. Facendo un passo
indietro temporalmente, a Milano fu costruita nel 1883 la celebre centrale
di Santa Radegonda, che fu la prima centrale termo-elettrica italiana e la
terza nel mondo [44]; con l’energia elettrica che vi si produceva si forniva
l’illuminazione elettrica agli esercizi commerciali nelle vicinanze di Piazza
del Duomo, al Teatro Manzoni e al Teatro alla Scala (si veda a questo pro-
posito la figura 7). Si rimanda al paragrafo 2.1 per una discussione più
dettagliata degli avvenimenti salienti nella storia della produzione elettrica
in Italia. Nel 1922 a Milano sono ancora attivi 2.722 lampioni a gas, ma
quelli elettrici sono già 6.1615 ; dall’anno successivo il gas diventa un vago
ricordo tenuto vivo solo da 106 lampioni. Negli stessi anni a Brescia, in
Piazza della Vittoria, viene installato un generatore a corrente alternata che
segna l’inizio della riqualificazione illuminotecnica del centro storico. Questi
sono solo alcuni esempi della diffusione dell’illuminazione basata sull’energia
elettrica; si può concludere che il successo della luce elettrica è stata un pas-
so determinante per lo sviluppo delle città, sia dal punto di vista civile che
sociale, e segna a tutti gli effetti la conclusione della concezione ottocentesca
5
Fonte: ”Dalle lanterne a candela ai lampioni smart. Ecco la rapida evoluzione
dell’illuminazione pubblica”, Storie, A2A.

11
1.2 Consumi energetici 1 INTRODUZIONE

della vita sociale.

Figura 7: Le dinamo ”Jumbo” da 10 kW che componevano le macchine Edison ”tipo


C”, in grado di alimentare 1.000 lampade ad incandescenza, nella centrale di Santa
Radegonda, Milano, fine XIX secolo.
Fonte: Appunti del prof. Adriano Morando

Dopo la rivoluzione che portò dall’illuminazione a gas a quella elettrica


appena descritta, non avvengono particolari trasformazioni, quanto piutto-
sto un continuo progresso nella tecnologia delle lampade che ne migliora
le prestazioni e ne riduce i consumi. Un aspetto che, viceversa, si modifi-
ca radicalmente, è la considerazione e l’opinione che circondano il servizio
di illuminazione pubblica. A partire dagli anni ’20 del secolo scorso viene
riconosciuta la valenza sociale di un’illuminazione progettata ed adattata
alla prestazione richiesta, che permette, ad esempio, di diminuire gli atti
criminosi e gli incidenti nelle strade. Oltre a questo si rivaluta il ruolo che
l’illuminazione può avere nella valorizzazione delle opere monumentali e ar-
tistiche, nonchè l’evidente utilità che mantiene nella riduzione del numero e
della gravità degli infortuni nei luoghi di lavoro. Si arriva, quindi, ad una
modifica sostanziale dell’opinione comune rispetto all’illuminazione: vengo-
no meno le posizioni che sostenevano che la luce artificiale fosse un bene
di lusso o una spesa inutile, mentre acquisiscono forza le posizioni che la
sostengono come un bisogno essenziale.

1.2 Consumi energetici


Un ingrediente importante del presente lavoro è rappresentato dalla valu-
tazione dei consumi energetici necessari per il corretto funzionamento del

12
1.2 Consumi energetici 1 INTRODUZIONE

servizio di illuminazione. Non si ritiene utile entrare nel merito delle cri-
ticità che la nostra società sta attraversando in questi ultimi anni rispetto
alla situazione ambientale, da intendere come l’insieme delle trasformazioni,
con causa antropica, che stanno portando il nostro Pianeta a diventare un
luogo sempre meno abitabile per l’uomo; d’altra parte si deve ricordare che
un utilizzo più razionale dell’energia, ed in particolare di quella elettrica, è
uno dei passaggi obbligati nel percorso verso un futuro nel quale il genere
umano riesca ad essere in equilibrio con il Pianeta che lo ospita. Nei capitoli
successivi sono presentati e analizzati dati sui consumi energetici italiani,
del passato e del presente; è interessante, infatti, conoscere nello specifico lo
stato dell’arte, prima di riflettere e progettare trasformazioni volte al futuro.
Ogni anno in Italia, il consumo per l’illuminazione pubblica vale una
fetta importante del bilancio. Nell’anno 2010 tale servizio ha contabilizzato
in totale, aggregando i dati relativi al settore industriale, all’uso domestico
e l’illuminazione pubblica, un consumo di energia elettrica totale pari a cir-
ca 50,8 TWh; di questi, 6,1 TWh, corrispondenti al 12.6% del totale, sono
utilizzati per l’illuminazione pubblica. Questi dati, se rapportati al totale
dei consumi di energia elettrica in Italia per anno (nel 2010 furono 309.8
TWh/anno), indicano che l’illuminazione, in tutti i settori, ne costituisce il
16.4%; in quell’anno quindi, come si potrà poi vedere nel dettaglio al ca-
pitolo 2, il servizio di illuminazione pubblica è pesato per 1.96% del totale
dei consumi di energia elettrici (dati Terna). Si stima che l’illuminazio-
ne pubblica potrebbe abbattere per circa il 30% i propri consumi energetici
attraverso un salto di “qualità”, riqualificando gli impianti esistenti avvalen-
dosi delle numerose tecnologie a disposizione. Guardando lo stesso fenomeno
dal punto di vista economico, e utilizzando dati più recenti [19], si scopre
che la spesa italiana per illuminazione pubblica nel 2017 è stata pari a 1,7
miliardi di euro, e che nel 2016 la spesa pro capite in Italia era stata di
28,7€; molto più alta della media dei principali paesi europei (media euro-
pea: 16,8€), di Francia (20,3€), Regno Unito (14,2€) e Germania (5,8€).
In termini energetici, il consumo per l’illuminazione pubblica in Italia nel
2020 è stato pari a 87 kWh pro capite, circa il doppio di Germania (50 kWh)
o Inghilterra (42 kWh); il nostro paese rappresenta comunque il fanalino di
coda, dal momento che il dato sui consumi procapite è superiore al doppio
della stessa media europea (51 kWh). Allargando il campo di analisi, si
scopre che l’illuminazione pubblica a livello mondiale contribuisce per il 3%
al consumo di elettricità [53].
Molte iniziate istituzionali sono state messe in campo per la risoluzione
della questione della sempre crescente domanda di energia elettrica, questio-
ne ormai globale. La Commissione Europea ha dato vita, nel 2008, al Patto

13
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE

dei Sindaci, con l’obbiettivo di costruire una rete permanente fra le città
per lo scambio di buone pratiche e la condivisione di iniziative coordinate
per la lotta ai cambiamenti climatici. Gli obiettivi ed il campo di azione
dell’iniziativa sono cambiati e si sono progressivamente estesi nel corso del
tempo, intendendo raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riduzione
entro il 2030 del 40% delle emissioni di anidride carbonica.
Ad oggi il Patto riunisce più di 10.000 aderenti, provenienti da 53 Paesi,
coinvolgendo circa 300 milioni di persone. All’interno di questa organiz-
zazione si è delineata la creazione dello strumento dei Piano d’Azione per
l’Energia Sostenibile (PAES) [18], i quali raccolgono le soluzioni innovative
ai problemi energetici a livello locali; già a fine Maggio del 2016 più di 6.700
città in tutta Europa, di cui 3.100 in Italia, hanno iniziato a lavorare sui
propri PAES, coinvolgendo più di 200 milioni di abitanti. La grande mag-
gioranza dei PAES approvati comprendono, come era auspicabile alla luce
dei dati esposti nel presente paragrafo, azioni ed iniziative che coinvolgono
il servizio di illuminazione pubblica; a maggior ragione è auspicabile che
quest’ultimo sia tenuto in considerazione nei casi in cui il PAES è in fase di
costruzione o di aggiornamento.

1.3 Inquinamento luminoso


Nelle aree densamente urbanizzate l’illuminazione notturna artificiale rag-
giunge spesso livelli intollerabili. La luce è diventata simbolo di ricchezza,
un bene scontato da poter impiegare senza limiti a scopi pubblicitari, per
spettacoli, per illuminazione architettonica o per installazioni sportive. La
notte è stata conquistata da fonti di luce artificiale, emesse da città, centri
abitati, strade ed edifici, in quantità spesso superiore alle reali esigenze e
con modalità tali da produrre inquinamento luminoso6 . Tutto questo ha
degli effetti importanti e negativi sull’ecosistema e sulle specie viventi che lo
abitano, compresi gli esseri umani [38]. L’illuminazione artificiale notturna
influenza i pattern naturali di luce sia tramite gli effetti diretti (forse più
noto con il termine inglese glare) sia tramite la brillanza del cielo notturno
(skyglow ), derivante dall’attività di riflessione da parte di molecole atmosfe-
riche di illuminazione erroneamente emessa verso l’alto [37]. La modifica dei
ritmi naturali della luce assume nella pratica due forme: in primo luogo, la
luce è introdotta in luoghi e tempi con cui non si verifica naturalmente; in
secondo luogo, essa entra in contatto con l’ambiente naturale con uno
6
La definizione scientifica di inquinamento luminoso, adottata anche dalla Starlight Ini-
ziative dell’UNESCO, è: “alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente
notturno dovuta ad immissione di luce artificiale”.

14
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE

Figura 8: Vista notturna dell’Italia.


Fonte: Gateway to Astronaut Photography of Earth

spettro diverso da quello della luce solare, lunare o stellare [12]. D’altra
parte, gli organismi viventi, compreso l’uomo, hanno sviluppato nel corso
dei secoli orologi circadiani a livello molecolare, originati e controllati dal
naturale alternarsi di periodi di giorno e di notte, che influenzano il me-
tabolismo, la crescita ed il comportamento [26]. Se si considera che una
parte sostanziale della biodiversità globale è notturna7 , si può comprendere
la portata della minaccia dell’uso indiscriminato della luce artificiale [45].
Per un approfondimento della questione, che risulta al di fuori dell’oggetto
del presente lavoro, si rimanda alla specifica letteratura scientifica [46] [55]
[8].
Nel momento in cui sul nostro pianeta la notte è stata invasa dalla luce,
le condizioni di vita di molti animali e piante sono cambiate; fra le prime
evidenze di questo cambiamento vi è sicuramente che il cielo stellato si può
ammirare ormai solo da aree remote e la Via Lattea è diventata un fenomeno
naturale non cosı̀ comune. Nel secolo scorso sono occorsi molti cambiamenti
sociali, in atto in realtà da molti secoli, che hanno portato la popolazione
ad abbandonare i territori rurali in favore delle città: in queste ultime ad
oggi vive il 50% della popolazione mondiale e si stima che entro il 2050
arriverà al 75%, mentre nel secolo passato essa era solo il 10%. Questo com-
porta, in generale, la necessità di prevedere un ambiente urbano sostenibile,
sia per chi lo vive che più in generale per l’ecosistema entro il quale siamo
calati; come già accennato, un aspetto inevitabile per raggiungere questo
7
30% di tutti i vertebrati e più del 60% di tutti gli invertebrati.

15
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE

obbiettivo è contenere il più possibile l’uso dell’energia. Dal punto di vista


dell’inquinamento luminoso, è stato dimostrato, attraverso l’acquisizione di
immagini notturne da satellite della Terra, che tale fenomeno sia più diffuso
nelle zone in cui le infrastrutture urbane sono più diffuse, principalmente a
causa dell’effetto skyglow.

Figura 9: Vista notturna dell’Italia.


Fonte: NASA Observatory of Earth

Nelle figure 8 e 9 si riportano due esempi incentrati sul nostro paese. Uno
studio di Cinzano ed altri [17] dimostrava che il 18,7% della superficie ter-
restre subiva gli effetti del bagliore del cielo, mentre Gaston ed altri [38],
basandosi sulle immagini satellitari, mostravano che era interessata l’11,4%
della superficie terrestre e lo 0,2% delle aree marine.
In genere, nelle molte linee guida che sono state pubblicate, si consiglia
di orientare la direzione del flusso verso il basso o verso l’oggetto da illumi-
nare, nel caso di edifici monumentali, cercando di minimizzare la quantità di
luce rivolta verso l’alto per prevenire l’inquinamento luminoso [51]. A que-
sto si aggiunge la raccomandazione di spegnere le luci al momento giusto,
utilizzando un’illuminazione intelligente e tecnologie adattive di gestione.
Un’altra metodologia disponibile a questo scopo, effettivamente disponibile
per la progettazione, si basa sulla regolamentazione dei livelli di illuminazio-
ne minimi necessari per eseguire l’azione per cui l’illuminazione è necessaria,
a partire da studi scientifici che dimostrino l’assenza di rischio. Sebbene ap-
punto i parametri tecnici delle sorgenti luminose e le azioni richieste per
ridurre l’inquinamento luminoso notturno siano noti, ed in alcuni paesi co-
me Italia, Slovenia, Cile, Spagna, Francia e Croazia siano effettivamente

16
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE

applicati, molto rimane da fare per controllare il fenomeno. Attraverso l’at-


tuazione di alcuni di questi interventi si è assistito in alcune zone, per la
prima volta da decenni, all’interruzione della crescita di uno degli effetti più
evidenti dell’inquinamento luminoso: l’aumento della luminosità del fondo
del cielo notturno, che procede con una media del 6% [46].
Tuttavia, conviene analizzare una delle conseguenze più evidenti di que-
sto fenomeno, per avere un metodo semplice ed immediato per comprendere
l’entità del problema: la difficoltà nel vedere il cielo notturno e la Via Lattea.
Quest’ultima è, infatti, nascosta alla vista di più di un terzo della popola-
zione umana, percentuale che arriva al 60% degli europei e quasi all’80%
dei nord-americani. Per comprendere meglio quanto esposto, si sono elabo-
rati i dati ottenuti da New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness
[29] riportando nella figura 10 le nazioni per le quali il cielo notturno è
più visibile e in figura 11 quelle per cui, viceversa, è meno visibile, a causa
dell’inquinamento luminoso.

Figura 10: Classifica delle Nazioni con minor inquinamento luminoso notturno.
Elaborazione su dati [29].

17
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE

Il parametro fisico preso come misura è la brillanza, in questo caso del


cielo notturno, definita come la grandezza che valuta la sensazione luminosa
ricevuta dall’occhio umano e si misura in candele per metro quadro [cd/m2 ].
Non si vuole entrare nel presente lavoro nel merito della situazione del singolo

Figura 11: Classifica delle Nazioni con maggior inquinamento luminoso notturno.
Elaborazione su dati [29].

paese, nè delle politiche messe o meno in atto per ridurre l’inquinamento
luminoso. Tuttavia si evidenzia che, fra le 25 nazioni in cui la brillanza del
cielo notturno è più bassa, ben 13 fanno parte anche di un altro gruppo,
quello delle nazioni più povere del mondo8 ; ovviamente nessuna fa parte
del gruppo delle nazioni più ricche. Viceversa, per quanto riguarda i paesi
più inquinati dal punto di vista luminoso, si nota che 5 di essi rientrano
fra i primi 25 al mondo per reddito procapite9 . Falchi ed altri [30] hanno
dimostrato, tuttavia, che non esiste una diretta correlazione fra la ricchezza
8
Misurato in reddito procapite
9
Fonte: Banca Mondiale.

18
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE

di una nazione e il flusso luminoso disperso; alcuni Stati dell’Europa Centrale


e degli USA che hanno parametri economici simili, misurano altresı̀ una
differenza notevole nel flusso luminoso procapite, con gli Stati americani che
ne utilizzano circa tre volte quella utilizzata dagli Stati europei.
Spesso nelle nostre città il rapporto tra il flusso totale disperso diret-
tamente verso l’alto, primo responsabile dell’inquinamento luminoso, ed il
flusso totale emesso dagli apparecchi è in genere molto elevato. Inoltre,
l’emissione di flusso luminoso superiore alle esigenze produce un consumo
elevato di energia elettrica, comportando quindi un doppio livello di inqui-
namento, dal momento che ancora al giorno d’oggi la produzione di energia
elettrica si basa sullo sfruttamento di combustibili fossili10 . Questo sperpero
di energia è causato dall’utilizzo di sorgenti di luce non efficienti, dall’uso
di luminanze superiori rispetto a quelle idonee per la sicurezza e dal man-
cato utilizzo di strumenti per la riduzione dei consumi. Come sottolineato
nel paragrafo 2.1, la luce artificiale è vista da sempre con accezione esclu-
sivamente positiva, in quanto aumenta la percezione di sicurezza personale,
di sicurezza stradale, il comfort visivo e la prevenzione della criminalità.
Potrebbero essere trovati contro intuitivi, quindi, gli argomenti a favore di
una razionalizzazione dell’illuminazione esterna; tuttavia vi è una differenza
fra la percezione di sicurezza e l’effettiva sicurezza. Ad esempio, per quan-
to riguarda la sicurezza stradale il Dirif-Direction interdépartementale des
routers d’Ile-de-France ha analizzato lo spegnimento dell’illuminazione sulle
autostrade, verificando una diminuzione del numero e della gravità degli in-
cidenti del 30% negli ultimi tre anni [63]. Si riconferma quindi la necessità di
uno studio approfondito e di una progettazione consapevole degli impianti di
illuminazione, per evitare di cadere in bias che hanno un impatto ambientale
notevolissimo. Quanto esposto fino ad ora, e quanto si discuterà nei capitoli
successivi, è l’ulteriore dimostrazione che lo sviluppo economico deve essere
programmato in base alle esigenze ambientali del pianeta, e non ad altro.

10
Si veda il paragrafo 2.1

19
2 DATI STORICI

2 Dati storici
Come si è accennato nel capitolo 1 è fondamentale avere contezza dello stato
attuale del servizio di illuminazione pubblica in Italia, che d’ora in poi verrà
spesso riportata con l’acronimo IP, per riuscire a progettare e realizzare quel
salto di qualità necessario a ridurre gli sprechi di energia elettrica e l’effi-
cienza del servizio in questione. Dal momento che si vuol cercare di avere
una visione quanto più complessiva del fenomeno, rimandando ovviamente
a testi dedicati per un approfondimento migliore, nel presente capitolo si
analizzerà l’evoluzione storica prima della produzione di energia elettrica
in Italia, poi dei consumi ed infine l’incidenza del servizio di illuminazione
pubblica. Molti dei dati studiati e riportati, soprattutto nei primi 3 para-
grafi del presente capitolo, sono tratti da pubblicazioni Terna S.p.A. [81],
società che ha come azionista di maggioranza la Cassa Depositi e Prestiti
[20]; attualmente la società gestisce ben 72.900 km di rete ad alta tensione
attraverso i quali si dipana la trasmissione ed il dispacciamento dell’energia
elettrica a tutta la penisola. Grazie alla presenza su tutto il territorio ita-
liano, Terna S.p.A. cura la raccolta dei dati statistici del settore elettrico
nazionale, essendo il suo Ufficio di Statistica membro del SISTAN [22], Si-
stema Statistico Nazionale, la rete di soggetti pubblici e privati che fornisce
al Paese e agli organismi internazionali l’informazione statistica ufficiale. Si
ricorda che dopo l’emanazione del Regolamento Europeo n. 223 del 2009, il
SISTAN opera come parte attiva del Sistema Statistico Europeo, ponendo
al centro della programmazione dell’offerta statistica le esigenze informative
europee e internazionali, oltre che nazionali. Fra le altre fonti consultate,
che verranno di volta in volta citate, spicca per importanza e per numero-
sità degli open data forniti l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT ), dal cui
archivio sono stati estrapolati i dati relativi alla popolazione e all’estensione
della superficie amministrata da parte degli enti pubblici.
Per quanto introdotto finora, dalla tipologia degli archivi consultati e
dei dati estrapolati, quella che segue è un’analisi principalmente quantita-
tiva; non si intende in questo capitolo entrare nel merito delle prestazioni
illuminotecniche cui sono chiamati i vari sistemi di illuminazione, quan-
to piuttosto evidenziare l’assoluta attualità del tema trattato e la neces-
sità che esso sia considerato all’interno degli sviluppi e delle trasformazioni
che interesseranno il nostro paese. Per maggiori chiarimenti si rimanda al
paragrafo 2.4.2.

20
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI

2.1 Produzione di energia elettrica


Nel presente paragrafo si analizzerà la storia della produzione di energia
elettrica in Italia attraverso lo studio dei dati statistici raccolti da Terna,
cui si è accennato al paragrafo precedente, ed in particolare all’Annuario
Statistico 2020 [81].
Andando a ritroso nel tempo, la produzione di energia elettrica in Italia
comincia già alla fine del XIX secolo: nel 1883, come già descritto nel pa-
ragrafo 1.1 a Milano nacque la prima centrale elettrica Italiana [44], in via
Santa Radegonda, adibita all’alimentazione del Teatro adiacente; vennero
poi costruite sul finire del secolo le prime centrali idroelettriche, quella di
Isoverde a Genova, a Paderno sull’Adda (1898) [79] ed a Vizzola sul Tici-
no (1901). Nel 1904 a Larderello venne invece costruita la prima centrale
geotermoelettrica al mondo [58], ancora oggi funzionante, sebbene, a causa

Figura 12: Produzione di energia elettrica per tipologia di centrale.


Fonte: [81]

della ridotta potenza, non arrivò mai a soddisfare più dell’8% del fabbisogno
nazionale [61]. Le tecnologie alla base della produzione di energia elettrica,
nei primi anni dalla nascita della stessa, erano tre: la produzione si basava
sulle centrali idroelettriche concentrate sulla riserva idrica proveniente dal
bacino delle Alpi, che venivano affiancate dalle centrali termoelettriche a
carbone, collocate all’interno di grandi centri urbani, e dal singolo impianto
geotermico di Larderello. Fra queste fu proprio l’energia idroelettrica che

21
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI

permise ad uno sviluppo di tipo industriale di avere inizio in Italia; per i


primi decenni del ’900 ancora l’idroelettrico sembra sostenere tutta la richie-
sta di energia elettrica del Paese, tanto da renderlo quasi autosufficiente dal
punto di visto energetico.
Riportando in figura 12 l’andamento della produzione di energia elettri-
ca in Italia a partire dal 1925, misurata in GWh, si trova subito la conferma
di quanto appena descritto. Si può affermare quindi che l’idroelettrico ri-
mase la tecnologia principale con cui si sopperiva alla richiesta di energia
elettrica per tutta la prima metà del 1900 [75]. Viceversa, a partire so-
prattutto dagli anni ’60, al progressivo aumento della richiesta di energia
elettrica si rispose investendo in centrali termo-elettriche, la cui produzione
superò ben presto quella derivata dalle centrali idro-elettriche. Per quanto
riguarda la richiesta di energia elettrica, dopo un andamento altalenante
avuto per tutta la prima metà del XX secolo, inizia dalla fine degli anni ’50
un andamento pressochè lineare di crescita, che dura fino ai primi anni 2000.
La richiesta di energia elettrica, come detto, viene coperta per la maggior
parte dalla produzione tramite centrali termo-elettriche a partire dal 1967;
inoltre, dal 1969 in poi queste ultime hanno rappresentato sempre più del
50% della produzione totale di energia elettrica in Italia, fino a sfiorare l’80%
negli anni 2006-2007, prima di cominciare un trend decrescente, tuttora in
essere.

Figura 13: Composizione della produzione di energia elettrica per tecnologia di


produzione.
Fonte: [81]

Con la figura 13 si vuole invece fornire una visualizzazione più imme-

22
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI

diata della composizione della produzione di energia elettrica a partire dal


1925, in base ai MW di potenza elettrica installati. L’andamento generale
è ovviamente del tutto analogo a quello rappresentato in figura 12, con il
netto e costante aumento degli anni ’60 di cui si è già discusso. Si nota,
fra le altre cose, come il nucleare con le 3 centrali degli anni ’60 (”Lati-
na”, ”Garigliano” ed ”Enrico Fermi”, accese rispettivamente nel 1962, 1963
e 1964 [2]) abbia raggiunto subito un livello produttivo significativo, an-
che se comunque mai superiore al 7% della produzione nazionale (nel 1964
rappresentò il 6,64% della produzione totale). Altri due sono i trend che
preme sottolineare: il primo riguarda le centrali termo-elettriche che, come
già detto e come evidente dall’importanza sempre maggiore avuta a partire
dal secondo dopo-guerra, hanno effettivamente rappresentato l’ossatura del
sistema produttivo italiano, soddisfacendo da sole come detto più della metà
della richiesta di energia elettrica. Il secondo riguarda invece le fonti rinno-
vabili dell’eolico e del fotovoltaico, che, sebbene avessero iniziato ad essere
utilizzate già nei primi anni ’90, è a partire dagli anni 2000 che conseguono
un trend di crescita notevole; sebbene sia stato necessario favorirne l’utilizzo
con interventi nazionali e comunitari, sono riuscite nell’anno 2020 a produrre
una quantità di energia elettrica che sfiora quota 30% dell’energia elettrica
prodotta totale [28].
Ogni centrale termoelettrica è un impianto industriale che trasforma in
energia elettrica l’energia chimica del combustibile che la alimenta; l’ener-
gia chimica del combustibile, durante la combustione si trasforma in energia
termica del fluido di lavoro che, azionando la turbina, si trasforma in energia
meccanica. Questa mettendo in rotazione l’alternatore la trasforma infine
in energia elettrica. Può essere interessante quindi analizzare nel dettaglio
le tipologie di combustibili utilizzate nella produzione di energia elettrica
da centrali termo-elettriche. Dalla figura 14, in cui si riportano i GWh
di energia elettrica prodotti in base al combustibile coinvolto nella centrale
termo-elettrica, fino agli anni 2000 i prodotti petroliferi (gasolio, olio combu-
stibile, gas di raffineria, coke di petrolio, orimulsion) sono stati il principale
combustibile, mentre in seguito il gas naturale ha preso nettamente il so-
pravvento rispetto agli altri combustibili. Altro dato interessante è quello
relativo ai combustibili solidi (principalmente carbone e lignite): a partire
dal 2015 segnalano un trend decrescente deciso, in linea con gli accordi na-
zionali ed internazionali rispetto al distacco dal carbone nella produzione
di energia elettrica (vedasi Strategia Energetica Nazionale [59], con il 2025
come obbiettivo per il completo abbandono). Un trend praticamente uguale
è contrario è quello avuto dal gas naturale: a partire dalla fine degli anni
’90 e fino al 2009-2010 la pendenza del grafico è notevole, a segnalare au-

23
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI

Figura 14: GWh di energia elettrica prodotti in centrale termoelettriche per tipologia
di combustibile.
Fonte: [81]

menti importanti anche di anno in anno. Dopo una inflessione piuttosto


marcata tra il 2010 ed il 2015, il suo utilizzo torna a crescere , e con esso
le importazioni dello stesso, dal momento che il nostro Paese è totalmente
dipendente dall’estero per l’approvvigionamento del gas naturale necessario
alla produzione di energia elettrica (e non solo). Bisogna ricordare che i dati
analizzati riguardano gli anni precedenti al 2020, senza quindi coinvolgere
la crisi pandemica e la crisi Ucraina, sconvolgimenti che si auspica siano
transitori e che non stravolgano la strategia energetica italiana.
Dopo aver analizzato l’andamento della produzione negli anni, è interes-
sante andare nello specifico del 2020, preso come anno pre-Covid19 e come
tale significativo; si veda la figura 15, dove per ciascuna Regione italiana
sono riportati i GWh di energia elettrica prodotta per ciascuna tecnologia di
produzione. Oltre alle differenze di produzione totale delle singole Regioni,
di cui si discuterà nel prossimo paragrafo, si nota come la maggior parte
della produzione da idroelettrico sia tuttora ancorata alle Regioni del Nord
Italia, e quindi geograficamente prossime al bacino idrico delle Alpi: in parti-
colare, l’idroelettrico rappresenta l’86% della produzione di energia elettrica
del Trentino Alto Adige e addirittura il 97% per la Valle d’Aosta, sebbe-
ne in quest’ultima il valore assoluto di energia prodotta sia relativamente
basso. Viceversa nelle Regioni del Sud Italia, oltre alla solita preminenza
del termoelettrico che le accomuna a quelle del Nord Italia, si nota che è
qui presente la maggioranza della produzione da eolico e fotovoltaico [35].

24
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI

Figura 15: Energia elettrica prodotta, misurata in GWh, per tecnologia di produzione
e per Regione.
Fonte: [81]

Risulta, infine, interessante sottolineare che la produzione di energia da geo-


termia, presente in maniera sensibile soltanto in Toscana, rappresenta in
questa regione più del 35% della produzione totale.

Bilancio energetico. Nel presente paragrafo si farà un breve excursus sul


rapporto tra produzione e richiesta di energia elettrica. L’Italia non riesce
con la propria produzione a sopperire alla domanda interna di energia elet-
trica, ed è quindi un paese importatore di energia elettrica [34]. Il primo
anno in cui ci fu un bilancio con l’estero diverso da zero è il 1926; a partire
dal 1984, la quota di energia importata sul totale della richiesta nazionale è
stabilmente sopra il 10%, toccando il 16,3% nel 2002.
Preso come anno di riferimento il 2020, può essere utile visualizzare e discu-
tere la situazione del bilancio energetico dell’Italia rispetto a quello degli altri
paesi dell’Unione Europea. Il risultato dell’elaborazione appena descritta è
riportato in figura 16, che riporta il saldo fra esportazioni ed importazioni di
energia elettrica, misurati in TWh. Risulta abbastanza evidente che l’Italia
sia il fanalino di coda di questa particolare classifica; il saldo lordo a fine del
2020 è stato di 38,1 TWh (ovverosia 38.100 GWh), quasi il doppio dei diret-
ti ”inseguitori” Regno Unito e Finlandia. La situazione energetica italiana
può essere sintetizzata dicendo che la produzione, già fortemente squilibra-
ta verso l’utilizzo di fonti di energia non-rinnovabili (nonchè inquinanti) e
ancorata al termo-elettrico tradizionale come tecnologia di produzione, è

25
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI

Figura 16: Bilancio energetico dei principali paesi EU, in TWh.


Fonte: [81]

cronicamente incapace di sopperire alla richiesta e ciò conduce l’Italia ad es-


sere il principale paese importatore di energia elettrica d’Europa. A questo
va aggiunto che i combustibili utilizzati nelle centrali termoelettriche sono
importati dall’estero; per quanto riguarda il gas naturale, per esempio, che
come è stato analizzando in precedenza è il combustibile più utilizzato, esso
viene estratto in Italia solo per una minima parte (il 4,4% nel 2021), mentre
il restante viene importato dall’estero. Dall’altro lato della classifica tro-
viamo la Francia e la Germania come principali paesi esportatori di energia
elettrica; questo potrebbe essere dovuto allo sfruttamento della tecnologia
nucleare nella produzione, dal momento che queste due Nazioni sono al pri-
mo e secondo posto per produzione di energia elettrica in centrali nucleari
dal 1985, sebbene la Francia produca ad oggi il quintuplo rispetto alla Ger-
mania [42]. E’ necessario aggiungere che in Germania, nel 2020, si è prodotta
più della metà dell’energia elettrica con fonti rinnovabili, per un totale di
247,1 TWh; l’eolico tedesco sarebbe quindi in grado di soddisfare da solo la
richiesta di energia elettrica di tutto il settore industriale italiano11 .
Si riportano ora, in figura 17, i dati qualitativi riguardanti il bilancio
11
Fonte: Statistisches Bundesamt.

26
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

energetico a livello regionale, misurati in GWh. La porzione del grafico in

Figura 17: Bilancio energetico per Regione.


Fonte: [81]

verde riporta le Regioni per cui il bilancio energetico è positivo e ne esporta


alle altre Regioni, e la parte rossa viceversa. L’area sottesa dal grafico non
è nulla ma è ”negativa”, come evidente e come intuibile per quanto detto
relativamente al bilancio nazionale, ed è quindi pareggiata dalle importazioni
dall’estero, che nel 2020 sono ammontate a 32.200,4 GWh al netto di perdite
di rete e dell’utilizzo nelle stazioni di pompaggio. Si può cosı̀ desumere che la
Puglia ed il Trentino Alto Adige sono le Regioni che trascinano la produzione
italiana, mentre il Veneto e la Lombardia le Regioni più energivore; non è un
caso che queste siano le Regioni dove maggiormente è sviluppato il sistema
industriale italiano.

2.2 Consumo di energia elettrica


Nel presente paragrafo si intende analizzare i dati, sempre da [81], che ri-
guardano i consumi di energia elettrica, cercando di inquadrare la situazione
attuale italiana sia rispetto agli altri Paesi europei sia dal punto di vista del-
l’evoluzione storica degli stessi. Dal punto di vista del consumo procapite
di energia elettrica, l’Italia nel 2020 ha consumato 4.777 kWh per abitante,

27
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

un dato leggermente più basso del 2019, dove era stato di 5.057 kWh per
abitante, e degli anni precedenti.
Nella figura seguente, figura 18, si riportano i dati relativi all’anno 2019
dei consumi elettrici procapite dei Paesi facenti parte dell’Unione Europea,
espressi per l’appunto in kWh per abitante. I dati sono piuttosto compatti,

Figura 18: Consumi procapite di energia elettrica nei paesi EU.


Fonte: [81]

a maggior ragione se non si considerano Finlandia e Svezia, che pagano


molto probabilmente la latitudine (e quindi il clima) e la conformazione
geo-morfologica; della penisola Scandinava l’unica Nazione mancante è la
Norvegia che si ricorda non essere parte dell’Unione Europea. Per quanto
riguarda l’Italia, si nota che sta al di sotto della media europea, almeno
per il 2019, dato in quell’anno il consumo europeo è stato di 5.425 kWh per
abitante. E’ interessante notare, infine, il dato del Lussemburgo, che si situa
in terza posizione dietro alle due Nazioni di cui si è discusso poco sopra e
notevolmente al di sopra della media europea. La spiegazione a questo dato
potrebbe risiede nel livello di reddito procapite PPA12 , unico altro parametro
in cui il Lussemburgo risulta di molto fuori dalla media europea; mentre
la media europea è di 41.900$, per questo Stato il reddito procapite vale
106.800$, ovverosia più del doppio. Nell’appendice A si studierà la validità
della correlazione ipotizzata, estendendo l’analisi ai dati di tutti i Paesi di
cui si dispone, coinvolgendo quindi anche gli altri continenti.
12
Acronimo di ”Parità di Potere d’Acquisto”.

28
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

Prendendo un intervallo temporale di analisi più ampio, guardando la


figura 19, si trova che a partire dagli anni ’60, come ampiamente preve-
dibile data la realizzazione del cosiddetto ”miracolo economico italiano”, è
avvenuto un aumento dei consumi di energia elettrica notevole e pressochè
continuo [68]. Partendo dal 1963, i consumi raddoppiarono in 13 anni, pas-

Figura 19: Consumi di energia elettrica pro capite, in kWh.


Fonte: [81]

sando da 1.226 kWh/abitante del 1963 a 2.512 kWh/abitante del 1976, e


raddoppiarono nuovamente nel 2001 toccando i 4.928 kWh/abitante. Si nota
inoltre come la crisi energetica del 1973 (a seguito della guerra del Kippur),
cosı̀ rilevante per gli sviluppi anche legislativi sul risparmio energetico, non
abbia in realtà avuto nessuna ricaduta a medio-lungo termine sui consumi.
Per tutto l’intervallo temporale preso a riferimento si nota come le Regioni
del Nord Italia abbiano avuto consumi procapite sempre superiori alla media
italiana, e viceversa per il Sud Italia. E’ interessante notare come la distanza
fra questi due estremi sia rimasta pressochè costante (i grafici sembrano in
effetti l’uno un offset dell’altro), e porta a considerare il consumo procapite
di energia elettrica un altro di quei dati che confermano che negli ultimi 60
anni di storia d’Italia non si è riusciti a ridurre il divario fra le Regioni del
Sud e quelle del Nord.
Scendendo di un gradino nell’approfondimento del fenomeno, andando
cioè ad analizzare i dati relativi a ciascuna Regione italiana per il 2020,
anno di riferimento per il presente studio, si ottiene quanto riportato nella
figura 20. Si nota perciò che i consumi procapite per tutte le Regioni facenti
parte del Nord Italia siano superiori alla media nazionale, che come già detto

29
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

per l’anno in esame è stata pari a 4.777 kWh per abitante; da notare i 7.927
kWh per abitante del Friuli - Venezia Giulia. Viceversa, tutte le Regioni del
Sud stanno al di sotto della media nazionale, anche se i dati sono abbastanza
diversi fra loro: mentre l’Abruzzo, la Basilicata e la Sardegna sono molto

Figura 20: Consumi di energia elettrica procapite per Regione in kWh.


Fonte: [81]

in linea con la media nazionale, la Calabria e la Campania registrano dei


consumi pari quasi alla metà di quelli medi nazionali, rispettivamente 2.597
e 2.829 kWh per abitante. Una piccola precisione merita farla rispetto al
caso della Valle d’Aosta, il cui dato sui consumi procapite pari a 7.244 kWh
per abitante è probabilmente falsato dal numero minore di abitanti e dalla
conformazione geo-morfologica che caratterizza la Regione.
Nella figura 21 si vuole evidenziare viceversa l’evoluzione nella distribu-
zione dei consumi di energia elettrica, misurata in GWh consumati in un
anno, nei macro-settori economici. Nell’analisi dei dati si è voluto aggiun-
gere ai 3 settori classici della macro-economia, ovvero Primario (riassunto
in ”Agricoltura”), Secondario (”Industria”) e Terziario (”Servizi”), l’ulte-
riore categoria degli ”Usi domestici”, che rappresentano una porzione non
trascurabile dei consumi e non catalogabile negli altri settori. Si ricorda
che l’illuminazione pubblica ed i consumi a ciò connessi sono contenuti nel
settore dei ”Servizi”. Tutti i macro-settori, fatta eccezione per l’Agricoltu-
ra, hanno visto aumentare la propria incidenza per tutto il corso del secolo
scorso, soprattutto durante il boom economico, in accordo con l’aumento
dei consumi totali già analizzato in figura 19. In particolare per quanto

30
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

Figura 21: Distribuzione dei consumi per macro-settori economici.


Fonte: [81]

riguarda il settore industriale e quello domestico si ha a partire dalla fine


degli anni ’90 una sostanziale stabilità: mentre per il domestico questa sta-
bilità dura tuttora, nel caso del settore industriale essa dura fino al 2008,
quando comincia una fase discendente probabilmente legata alla crisi econo-
mica che ha avuto origine in quegli anni. Quest’ultima non ha avuto effetti,
invece, sull’andamento dei consumi energetici di Agricoltura e dei Servizi,
lasciando inalterata la costanza della prima ed il trend di crescita continua
del secondo.
Volendo approfondire l’analisi sui ”Servizi”, si ricorda che questo è il set-
tore in cui si producono o forniscono tutte quelle attività complementari e
di ausilio alle attività del settore primario (agricoltura, allevamento, ecc.) e
secondario (industria). Al suo interno si trovano quindi i servizi di traspor-
to, quelli legati al turismo e all’amministrazione dello Stato; la suddivisione
delle singole attività che lo costituiscono e la percentuale di incidenza sui
consumi elettrici di ciascuna di esse sul totale del settore sono riportati nella
figura 22.
I dati riportati nel grafico sono relativi al 2020, ma nello studio sono stati
analizzati anche i dati del 2019, e si segnala che non vi sono grandi scosta-
menti fra le situazioni dei due anni consecutivi. E’ evidente che il settore
del commercio la faccia da padrone, incidendo per un quarto sul totale, con-
sumando più del doppio delle attività turistico-ricettive (alberghi, ristoranti
etc.) e dei servizi di trasporto e magazzinaggio. All’interno del comparto del
commercio si trova, inoltre, una branca di recentissimo sviluppo, il commer-

31
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

Figura 22: Distribuzione dei consumi elettrici delle attività del settore ”servizi”.
Fonte: [81]

cio elettronico (più nota nella forma inglese e-commerce), in cui gli scambi
avvengono attraverso Internet, di cui è molto complesso ad oggi valutare
l’impatto sui consumi ma che si prospetta come comparto energivoro, per
le sue caratteristiche. Altro aspetto interessante, e forse non in linea con
l’opinione comune, è l’incidenza dell’illuminazione pubblica, che consuma un
ammontare di energia elettrica superiore a quella totale spesa per l’Ammini-
strazione Pubblica e Difesa, e quasi due volte quanta ne consuma il settore
dell’Istruzione. Oltre a questi dati quantitativi, è necessario evidenziare an-
che un importante dato qualitativo, ovverosia che l’illuminazione pubblica
è la branca dei servizi più energivora che sia di competenza dell’Ammini-
strazione Pubblica. Ciò comporta che quando si decida di adoperarsi, a
livello istituzionale, per ridurre i consumi energetici, questo potrebbe essere
il settore di più immediato intervento, in quanto direttamente governabile
dall’Amministrazione; più farraginoso potrebbe essere l’intervento su altri
comparti in cui la proprietà, e quindi la gestione, dei sistemi che consumano
energia elettrica è nelle mani dei privati, come per le attività recettive od il
commercio.
Può essere utile dettagliare lo studio appena svolto nei confronti delle
singole Regioni italiane; nella figura 23 si mostra perciò il raffronto fra le
incidenze dei consumi delle varie attività contenute nel macro-settore dei
Servizi per ciascuna Regione. Al fine di non appesantire eccessivamente il

32
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI

grafico, sono stati fatti collassare all’interno della variabile ”Altro” i consumi
relativi alle categorie ”Servizi rete autostradale”, ”Istruzione”, ”Servizi ve-
terinari”, ”Finanza” e ”Immobiliare”; la precedente ci assicura che i consumi
per ciascuno di questi servizi figura 22 non è eccessivamente influente. Come

Figura 23: Distribuzione dei consumi nelle singole attività del settore ”servizi” per
Regione.
Fonte: [81]

era lecito attendersi i consumi relativi al ”commercio” non sono preminenti


soltanto a livello nazionale, ma anche all’interno di tutti i bilanci regionali;
l’unica eccezione è rappresentata dalla Regione Valle d’Aosta, dove il primo
posto è invece occupato dai consumi per i trasporti. In rosso sono stati evi-
denziare i consumi per IP che, sebbene rappresentino per ciascuna Regione
una quota notevole, sono tutt’altro che costanti; a titolo d’esempio, si passa
dal 5% di incidenza del servizio di IP nei consumi del settore dei Servizi
per la Regione Lombardia, al 20% per la Regione Calabria. Nel paragrafo
successivo si isolerà il dato dei consumi per IP e si cercherà di dare contezza
di quanto sia effettivamente rilevante.

33
2.3 Consumi per illuminazione pubblica 2 DATI STORICI

2.3 Consumi per illuminazione pubblica


Come accennato al termine del paragrafo precedente, l’illuminazione pub-
blica gioca un ruolo significativo all’interno dei consumi di energia elettrica
a livello nazionale. Con ciò si vuol significare che questo servizio, oltre ad
avere un ruolo fondamentale nello svolgersi delle attività umane e nel defi-
nire il grado di modernità di una società, si pone comunque come problema
da studiare e risolvere nel percorso di transizione verso una società umana
in equilibrio con l’ambiente naturale.

Figura 24: Storico dei consumi per il servizio di illuminazione pubblica.


Fonte: [81]

Si è perciò estrapolato l’andamento dei consumi di energia elettrica per il


servizio di IP a partire dall’anno 1963 fino al 2020, al fine di studiarne l’evo-
luzione storica; il risultato è visibile nella figura 24. Si nota, in accordo con
quanto visto rispetto ai consumi globali, un evidente e continuo aumento dei
consumi per questo servizio a partire dagli anni ’60 del già ricordato ”boom
economico”; anche in questo caso si arriva poi ad una sostanziale stabilità a
partire dagli anni 2000, con un accenno di inversione di tendenza negli ul-
timi anni. E’ interessante approfondire la discussione relativa l’andamento
degli ultimi anni, a partire indicativamente dalla seconda metà degli anni
2010. Il cambio di tendenza avvenuto nel 2006, sebbene di breve durata,
risulta comunque molto evidente e significativo; in quegli anni, infatti, sono
stati sviluppati i primi strumenti normativi, sia a livello europeo che na-
zionale e regionale, che riguardavano l’efficienza delle lampade e dei sistemi
illuminanti in genere. A livello comunitario, nel 2005 è stata emanata la
Direttiva 2005/32/CE, di cui si discuterà nei prossimi paragrafi, che fonda-
mentalmente conteneva delle specifiche per la progettazione ecocompatibile
dei prodotti che consumano energia, anche se sarà necessario attendere fino
al 2009 per l’emanazione di un Regolamento Europeo che obbligasse ad eli-

34
2.3 Consumi per illuminazione pubblica 2 DATI STORICI

Figura 25: Incidenza/rapporto dei consumi per IP su consumi per macro-settore, in


percentuale.
Fonte: [81]

minare le lampade non più efficienti dal mercato. Contestualmente, a livello


nazionale, sono di quegli anni quasi tutte le leggi regionali che hanno come
obbiettivo la riduzione dei consumi energetici e dell’inquinamento lumino-
so degli impianti di illuminazione. Fondante è stata la L.R. n. 19 del 29
settembre 2003 della Regione Emilia-Romagna, “Norme in materia di ridu-
zione dell’Inquinamento Luminoso e di risparmio energetico”, che fissava dei
requisiti tecnici degli impianti di illuminazione pubblica; requisiti che sono
stati poi ripresi anche da altre Regioni (Abruzzo: L.R. n.12 del 2005; Friuli
Venezia Giulia: L.R. n.15 del 2007; Umbria: L.R. n. 20 del 2005; Puglia:
L.R. n. 15 del 2005; etc.). Un altro ingrediente fondamentale per compren-
dere l’andamento apparentemente casuale del consumo per IP degli ultimi
anni è l’avvento della nuova tecnologia a LED: fu nel 2012 che la nota azien-
da OSRAM trovò il modo di produrre industrialmente lampade a LED13 ,
e negli anni successivi via via si riuscı̀ a rendere questa tecnologia sempre
più efficiente ed a basso costo, concorrendo a ridurre i consumi per IP come
evidenziato dall’ultimo tratto della figura 24, monotono decrescente.
Per quanto riguarda l’aumento occorso nell’ultima parte del Secolo scor-
so, è utile unire nell’analisi quanto riportato dalla figura 25, che mette in
relazione i consumi per l’illuminazione pubblica con i consumi totali di ener-
gia elettrica, e con i consumi di due macro-settori interessanti come quello
dell’Industria e degli Usi Domestici a partire dal 1975.
Si sottolinea che i consumi di IP sono parte costituente dei consumi totali,
rappresentati in rosso, per i quali si può effettivamente parlare di ”inciden-
13
Fonte: articolo pubblicato online dall’azienda stessa.

35
2.3 Consumi per illuminazione pubblica 2 DATI STORICI

Figura 26: Confronto fra i consumi per IP ed i consumi di altre attività.


Fonte: [81]

za”; viceversa nei confronti dei consumi degli altri due settori con cui sono
paragonati è più corretto parlare di ”rapporto”. Studiando in particolare
l’andamento dell’incidenza dei consumi per IP sui consumi totali di energia
elettrica, riportato come le altre incidenze in percentuale, si nota come es-
so si sia tenuto sostanzialmente costante per tutto l’intervallo temporale di
analisi; da questo si deduce che i consumi per IP sono andati aumentando
di pari passo con i consumi totali, della cui rapidità di crescita si era già
dato un accenno nel paragrafo 2.2 in relazione alla figura 19. Non si ritiene
utile al fine della fruibilità del presente lavoro tornare ora sull’argomento;
è utile puntualizzare soltanto quanto i consumi per IP siano aumentati co-
stantemente e con un notevole tasso di crescita. Si evince in definitiva che
i consumi per IP abbiano accresciuto il loro valore relativo sia rispetto a
quelli dell’Agricoltura che rispetto a quelli del settore industriale; nel primo
caso valgono circa un decimo, nel secondo caso circa la metà (5%). In en-
trambi i casi si nota comunque un’inflessione avvenuta negli ultimi anni, in
continuità con quanto mostrato nella figura 24.
Per sottolineare la rilevanza del servizio di IP, e dei consumi ad esso
associati, si paragonano ora i consumi in GWh di quest’ultimo con i con-
sumi di energia elettrica per altre attività che possano risultare più vicine
nell’immaginario comune; si veda la figura 26 a questo proposito, dove sono
riportati in grafico i consumi relativi a servizi afferenti agli altri macro-settori
economici. Si riesce cosı̀ a contestualizzare il servizio di IP, per il quale si
consuma ad esempio più energia elettrica rispetto a quanta utilizzata nel
settore tessile e più del doppio di quella adoperata per l’istruzione pubblica

36
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

nel nostro Paese; un settore classicamente energivoro (nonostante i cambia-


menti occorsi negli ultimi anni) come quello cartario consuma (si potrebbe
dire ”solo”) 1,4 volte quanto consumato per il servizio di IP.

2.4 Situazione delle città italiane


Nel presente paragrafo si intende continuare lo studio della situazione del
servizio di IP, dettagliandola però per le singole città italiane; dopo averla
analizzata a livello nazionale, e poi regionale, risulta naturale e necessario
dare completezza allo studio cercando di ricavare informazioni importanti
sulle entità più ristretto dell’ordinamento giuridico italiano, ovverosia i Co-
muni. I dataset su cui si è basata l’elaborazione di cui qui di seguito, sono
stati tratti dal sistema I.Stat 14 oppure sono stati creati partendo dai dati
presenti sui siti governativi ufficiali.

Rapporto consumi e superficie. Si riporta di seguito l’andamento de-


gli ultimi anni dei consumi a livello regionale necessari per il servizio di
IP, misurati in MWh, in relazione all’estensione amministrativa di ciascuna
Regione, misurata in km2 . Sebbene il grafico risulti difficoltoso da leggere
per la necessità di riportare i dati di tutte le Regioni italiane, ci sono al-
cuni aspetti che possono essere messi in luce. Innanzi tutto si nota come
il trend globale sia di lenta decrescita, dopo un breve cambio di tendenza
avvenuto negli anni 2014 e 2015; data l’invariabilità dell’estensione spaziale
delle Regioni, si desume che negli ultimi 10 anni si è effettivamente cercato
di mettere in atto processi e trasformazioni che portassero consumare meno
per l’illuminazione pubblica. D’altra parte, se è vero che una riduzione dei
consumi è avvenuta, è altrettanto vero che essa non è stata trascendentale:
in media si consuma solo il 5,2% meno del 2011, percentuale che sale al
7,08% se si esclude il caso particolare della Regione Liguria, unica Regione
ad avere aumentato il consumo per chilometro quadrato di estensione am-
ministrativa. Altro dato interessante è che le due Regioni più virtuose, il
Friuli-Venezia Giulia ed il Veneto, consumano a chilometro quadrato almeno
1 volta e mezzo meno che le restanti Regioni, rendendo il divario visibile an-
che qualitativamente dal grafico. Viceversa la Regione meno virtuosa risulta
essere la Basilicata in questa analisi, che consuma 447 M W h/km2 e supera
anche la Valle d’Aosta, che per l’illuminazione pubblica impiega 416 MWh
per chilometro quadrato (dati relativi all’anno 2019).
14
E’ il portale che permette di estrapolare ed elaborare i dati forniti dall’ISTAT.

37
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

Figura 27: Consumi elettrici a km2 delle Regioni italiane per il servizio di IP
Dati: ISTAT

Punti luce. Si approfondisce adesso l’analisi andando a studiare, innanzi


tutto, il mezzo attraverso cui si esplica il servizio di IP: i punti luce. Questi
ultimi sono costituiti dall’apparecchio di illuminazione, che può avere una
o più sorgenti luminose al proprio interno, e dell’eventuale sostegno dell’ap-
parecchio, il quale può avere diverse caratteristiche e dimensioni. A questo
proposito si è interrogato il sistema I.Stat rispetto al numero di punti luce
censite nelle principali città italiane, integrando poi il dataset ottenuto con
altri dati rilevanti delle stesse come il numero di abitanti e l’estensione in
km2 del Comune. Si riporta nella tabella 1 un riassunto dei dati raccolti
e dell’elaborazione svolta15 . Si sottolinea che i dati raccolti ed elaborati
sono relativi all’anno 2012; da una parte questa scelta è stata obbligata dal-
la disponibilità dei dati stessi, dall’altra risulta particolarmente significativa
perchè fotografa la situazione prima dell’avvento delle lampade a LED, avve-
nuto più recentemente. Si avrà modo nei capitoli successivi di approfondire
quanto esposto sinteticamente ora. E’ interessante studiare la presenza dei
punti luce sul territorio, ovverosia il loro numero, in relazione a parametri
che definiscano la grandezza del Comune in cui si trovano, come il numero
di abitanti residenti nello stesso e l’estensione superficiale. Per fornire una
immediata visualizzazione dell’elaborazione, si riportano nelle due figure se-
guenti, figura 28 e figura 29, i cinque Comuni con maggiore presenza di
15
Si riporta in appendice B la tabella completa dei dati.

38
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

Sup. N° pt.i Pt.i luce Abit. ∀ Pt.i luce


Comune N° ab.
[km2 ] luce ∀ abit. pt. luce ∀ km2
Aosta 34.029 21,39 6.349 0,19 5,36 296,79
Asti 73.863 151,31 10.374 0,14 7,12 68,56
Bari 326.191 117,41 27.738 0,09 11,76 236,25
... ... ... ... ... ... ...
Venezia 285.647 414,60 52.912 0,19 5,40 127,62
Verbania 30.323 37,49 6.172 0,20 4,91 164,62
Vercelli 46.167 79,77 9.072 0,20 5,09 113,72
Verona 259.544 198,91 36.445 0,14 7,12 183,22

Tabella 1: Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei dati.
Dati: ISTAT

punti luce ed i cinque con la minore; nella prima si riporta il dato relativo al
numero di abitanti per ogni punto luce, mentre nella seconda i valori sono
espressi in numero di punti luce per chilometro quadrato di superficie am-
ministrata. In entrambi i grafici il colore verde sta ad indicare i Comuni più
virtuosi, quelli in cui sono presenti quindi meno punti luce, mentre il colore
rosso il viceversa. Rispetto alla figura 28 si possono aggiungere dei dati
interessanti: la media dei primi 50 Comuni per grandezza e popolazione è di
un punto luce ogni 7,7 abitanti, dimostrando come la classifica sia molto più
schiacciata verso i Comuni ”meno virtuosi” che verso i ”più virtuosi”. Va
tuttavia evidenziato che il numero medio di abitanti cambia notevolmente
fra i cinque Comuni ”rossi” e quelli ”verdi”, con i primi che hanno di media
poco più di 114.000 abitanti mentre la media dei secondi sale a 420.000 abi-
tanti; si può scorgere anche in questo caso una sorta di economia di scala,
che porta Comuni molto popolosi ad avere un numero minore di punti luce
rispetto al numero di abitanti. Un ultimo dato interessante da aggiungere
per completare la lettura del grafico è l’incidenza dei punti luce nei primi
50 Comuni rispetto al numero totale di punti luce a livello nazionale. Se
in tutta Italia sono presenti 2.188.182 punti luce (che porta ad avere un
punto luce ogni 27,63 abitanti), quelli installati nei 50 Comuni maggiori so-
no 1.402.013: si può concludere quindi che il 64% dei punti luce in Italia
è installato in uno dei 50 Comuni più grandi. Con il grafico riportato in
figura 29 si capisce subito però che non può bastare un unico parametro,
come il numero di abitanti per ogni punto luce, per definire un Comune più
o meno virtuoso. Caso eclatante è quello del Comune di Ravenna, che pur
essendo il ”peggiore” per numero di punti luce rispetto al numero di abi-

39
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

Figura 28: Numero di abitanti per ogni punto luce.


Dati: ISTAT

tanti (un punto luce ogni 4,37 abitanti), risulta il secondo più virtuoso per
numero di punti luce a chilometro quadrato di superficie amministrata, con
circa 55 punti luce per km2 . Incrociando i dati quindi, si scopre per esempio
che il Comune di Brescia è quello meno virtuoso in generale, dal momento
che si trova in quartultima posizione in entrambe le classifiche; si potrebbe
dire che il numero dei punti luce installati nel Comune di Brescia è notevole
e molto superiore alla media sia in relazione alla popolazione residente sia
alla superficie amministrata. Dal lato opposto troviamo per esempio il Co-
mune di Taranto, che con i suoi quasi 67 punti luce per km2 e un punto luce
ogni 12,32 abitanti, risulta essere il Comune più ”virtuoso” nella classifica
incrociata.
Per quanto riguarda la qualità dei punti luce, la già citata interrogazio-
ne del sistema I.Stat fornisce, sempre per l’anno 2012 ma per una platea
di città più ampia, anche la percentuale di punti luce il cui apparecchio
indirizza il flusso luminoso verso il basso e lo scherma, per evitare l’abba-
gliamento. Oltre a questo, si hanno anche i dati dell’incidenza dei punti luce
la cui lampada appartenga ad una certa tecnologia, in particolare o lampa-
de ai vapori di mercurio o a incandescenza, e la percentuale dei punti luce
alimentati tramite pannelli fotovoltaici. Si scopre cosı̀ che nel 2012 in media
poco più del 40% dei punti luci non erano tali da indirizzare il flusso verso
il basso nè da garantire l’utente nei confronti dell’abbagliamento. In più
per alcune città, anche fra le maggiori, si ha addirittura lo 0% di punti luce
che riescono ad indirizzare il flusso luminoso verso il baso ed a schermare

40
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

Figura 29: Numero di punti luce per km2 di superficie amministrata.


Dati: ISTAT

dall’abbagliamento: ciò sta a significare che in città come Trento, Padova,


Verona, Reggio Calabria e Vicenza, solo per citarne alcune, tutti i punti luce
costituenti il servizio di IP disperdevano flusso luminoso anche verso l’alto,
andando quindi a incrementare il fenomeno dell’inquinamento luminoso. In
tabella 2 si riportano i dati relativi alle 5 città che presentano il maggior
numero assoluto di punti luce, da cui si desume, ad esempio, che dei 188.675
punti luce del Comune di Roma, il 78,80% di essi (corrispondente a circa
150.000 punti luce) disperde verso l’alto una quota del flusso luminoso emes-
so.
PL con PL con PL VM N° abit. N° PL
Comune N° PL
fotovolt. scherm. [%] [%] ∀ PL ∀ kmq
Roma 188.675 0 21,20 0,00 14,59 146,56
Milano 136.506 0 88,40 15,10 9,10 751,36
Torino 97.000 0 76,30 10,10 8,98 745,78
Napoli 59.365 0 18,50 9,30 16,60 499,12
Genova 56.552 0,05 60,00 28,90 10,62 235,35
Venezia 52.912 0 6,60 28,00 5,40 127,62

Tabella 2: Dati relativi alle 5 città italiane con maggior numero di punti luce.
Dati: ISTAT

Per quanto invece riguarda i punti luce alimentati da pannelli fotovoltaici,


e quindi da energia rinnovabile, nel 2012 la situazione era di quasi totale

41
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

assenza di questo sistema, dal momento che in media era presente in meno
dell’1% dei punti luce: in altri termini, si trovava un punto luce alimentato
con il fotovoltaico ogni 1000. Ciò può essere causato forse anche dalla limi-
tata disponibilità della tecnologia all’epoca o per un bilancio costi-benefici
peggiori di quello che si potrebbe aver al giorno d’oggi. E’ interessante rile-
vare però il caso di Benevento, città nella quale già nel 2012 quasi il 10% dei
punti luce (un totale di quasi 900 punti luce) erano alimentati da pannelli fo-
tovoltaici. Infine, si hanno i dati relativi all’incidenza di punti luce nei quali
il flusso luminoso è emesso da lampade ai vapori di mercurio o ad incande-
scenza. Questi dati sono particolarmente interessanti perchè a partire dalla
direttiva quadro europea EUP (Energy Using Products) 2005/32/EC si è
iniziato un processo di ammodernamento delle tecnologie disponibili per le
lampade, andando a limitare il mercato di quelle tecnologie ritenute danno-
se o non sufficientemente efficienti. All’interno della direttiva quadro sopra
citata sono state poi pubblicate alcune norme applicative espressamente per
il settore delle lampade, in particolare il regolamento n. 245/2009/CE, mo-
dificato dal regolamento n. 347/2010/CE, che stabiliscono una tabella di
marcia abbastanza serrata per la progressiva dismissione di queste due tec-
nologie di lampade; per quanto riguarda le lampade ai vapori di mercurio,
esse sarebbero dovuto andare completamente fuori mercato a partire dall’A-
prile 2015, mentre per le lampade ad incandescenza si è dovuto attendere
fino al Settembre 2018 perchè fossero messe al bando. Nel 2012 tuttavia
il nostro Paese era un po’ attardato: se di media solo poco meno del 30%
dei punti luce conteneva lampade di una tecnologia vetusta, tuttavia alcune
città fra le principali ne erano ancora ampiamente dotate. A Bologna era il
53% dei punti luce a dover essere ammodernato dal punto di vista della tec-
nologia impiegata, a Genova e Venezia il 28%, a Milano il 15%; da segnalare
la città di Aosta in cui, sebbene conti un numero limitato di punti luce (poco
più di 6.000 contro i 136.000 di Milano), ben il 96% di essi sarebbe stato da
ammodernare. A questo proposito si ricorda che proprio nel Settembre del
2012 venne pubblicato il documento ”Linee Guida: I fondamentali per una
gestione efficiente degli impianti di pubblica illuminazione”, al termine dei
lavori all’interno del Progetto Lumière, nato dalla collaborazione tra ENEA
ed il Ministero dello Sviluppo Economico. Nel sopracitato documento sono
analizzate brevemente le principali tecnologie disponibili per le lampade, e
già vengono messi in luce i difetti, quale scarsa efficienza e pericolosità, delle
lampade ai vapori di mercurio o ad incandescenza; questo a significare che
già 10 anni fa si era a conoscenza delle problematiche delle due tecnologie
di cui sopra e della necessità di un ammodernamento.

42
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

2.4.1 Progetti di riqualificazione dell’illuminazione pubblica


Come già riportato nel paragrafo precedente, a partire dal 2009 sono state
emesse delle norme applicative della direttiva quadro 2005/32/EC, intitolata
Energy Using Products, recepita in Italia con il D.Lgs. n. 201 del 6 novem-
bre 2007; si ricorda, per completezza, che, mentre le direttive devono essere
recepite nel diritto nazionale dai paesi dell’Unione Europea, i regolamenti,
come ad esempio i già citati regolamenti n. 245/2009/CE e n. 347/2010/CE,
diventano vincolanti automaticamente in tutta l’Unione Europea alla data
della loro entrata in vigore. Nei due regolamenti si dettavano le linee guida
tecniche e temporali per il passaggio da lampade appartenenti a tecnologie
obsolete e poco efficienti, come quelle ai vapori di mercurio o di sodio, a
quelle di ultima generazione, come il LED. In questa direzione si sono mos-
si quindi anche molti Consigli Comunali, prevedendo la sostituzione delle
lampade vetuste con quelle di ultima generazione; nel presente paragrafo
si riportano 3 casi in cui è stato progettato e realizzato un intervento del
genere, ovvero i Comuni di Roma Capitale, Milano e Brescia.

Roma. A Roma, il servizio di IP è affidato in esclusiva ad Acea S.p.A.


dal 1997, cui è seguita una concessione d’uso gratuito trentennale avente a
oggetto i beni demaniali, con decorrenza dal 1 gennaio 1998. A partire da
Maggio 2013 il servizio di IP è passato prima in un ramo costruito ad hoc
della società e poi in una controllata di Acea; infine, in seguito alla riorga-
nizzazione del gruppo stimolata dalle sollecitazioni dell’Autorità in merito
alle politiche di separazione contabile nei settori dell’elettricità e del gas, il
servizio è stato conferito alla nuova nata Areti, nel 2016, che tuttora gestisce
il servizio. Attraverso l’analisi delle relazioni annuali di Acos, Agenzia per il
controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale, pubbliche
e disponibili online, si può riportare sinteticamente il risultato del ”Piano
LED”, il progetto di trasformazione con cui si è trasformato il servizio di IP
romana. Nel 2015, anno in cui si è dato inizio al Piano LED16 , il numero
totale di punti luce era 188.700, dei quali soltanto 4.350 contenenti lampa-
de LED, pari a poco più del 2% del totale. Come si è già evidenziato nel
paragrafo precedente, ciò corrisponde a dire che mentre in totale vi era un
punto luce ogni 15 abitanti, vi era un punto luce con lampade LED ogni
658 abitanti. Nel 2021, a fronte di un aumento del numero totale di punti
luce, salito a 201.215, (aumento del 7%), si ha una diminuzione nei consumi
rispetto al 2015 pari al 58%: si passa infatti dai 167 GWh di consumi del
2015, ai 70 GWh consumati per il servizio di IP nel 2020. Questa netta
16
Si veda la Delibera n°197 del 18 Giugno 2015 della Giunta del Comune di Roma.

43
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

diminuzione dei consumi si è ottenuta installando lampade LED, che sono


passate da essere, come già detto, 4.350 nel 2015 (pari al 2%) a 185.117
(il 92% del totale) nel 2021. Infatti, i consumi di energia elettrica a punto
luce sono passati da 885 kWh a circa 350 kWh annui. In termini economici,
infine, la spesa pubblica del Comune per il servizio di IP nel 2015 ammon-
tava 67,8 milioni di euro, con una media quindi di 24€ per abitante; nel
2020, essa è valsa 22,80 milioni di euro, ovvero 8,27€ per abitante, con una
diminuzione del 65%. Tutto questo è avvenuto con un investimento inizia-
le, preventivato nella delibera di approvazione del Piano LED, pari a 153,3
milioni di euro per il triennio 2015-2017, anno in cui avrebbe dovuto essere
completato l’ammodernamento dell’IP romana; si sottolinea comunque come
non basti il dato della spesa annua per valutare l’efficacia dell’intervento dal
punto di vista economico, dal momento che, fra le altre cose, la tecnologia
LED garantisce una durata di vita delle lampade maggiore, che comporta
un numero minore di sostituzioni e quindi minori costi di manutenzione, che
devono essere computati nel bilancio finale.

Milano. Per quanto concerne il Comune di Milano, la gestione del servizio


di IP è affidato ad A2A S.p.A. a partire dal 1996 e avente termine con la
durata della Società (31 Dicembre 2100). Gli interventi di riqualificazione
energetica vengono pianificati da A2A in accordo con il Comune e formaliz-
zati in Piani e progetti approvati dall’Amministrazione. A partire dal 2013
è stato elaborato ed attuato un piano di efficientamento che contemplava
la totale sostituzione delle lampade presenti sul territorio comunale con ap-
parecchi a LED; si voleva che entro fine aprile 2015, in concomitanza con
l’apertura di Expo, venisse effettuato almeno l’80% degli interventi previsti.
A questo riguardo si è svolta una rapida elaborazione sui dati forniti dal
Comune di Milano attraverso l’unità SIAD – Unità Sviluppo Open Data. In
figura 30 è riportato il numero di punti luce attivi nel Comune di Milano
a seconda della tecnologia delle lampade contenute, tra quelle LED e quelle
tradizionali (principalmente lampade ai vapori di Sodio ad Alta Pressione,
SAP). Innanzi tutto si nota che il dataset è in accordo con i dati forni-
ti dall’ISTAT, di cui si è discusso nel paragrafo precedente, come era lecito
aspettarsi: nel 2012 i punti luce erano 136.506, tutti con lampade tradiziona-
li. Dal grafico si evince che proprio dal 2013, anno di elaborazione del piano
di efficientamento di cui sopra, è avvenuta in modo abbastanza rapido la so-
stituzione delle lampade tradizionali con quelle a LED; è proprio in relazione
a questo anno che si è fatto il confronto con la situazione attuale. Nel 2013
il numero totale di punti luce era 141.963, tutti con lampade tradizionali,

44
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

Figura 30: Punti luce nel Comune di Milano per tecnologia di lampade contenute.
Fonte: Sito del Comune di Milano

cui corrispondeva un consumo annuo di circa 114 GWh, per un consumo di


energia elettrica a punto luce pari a 803,3 kWh, in linea con i dati di Roma.
Viceversa, nel 2020 i punti luce erano 152.966 (aumento del 7%), di cui però
soltanto 1.557 ancora contenenti lampade tradizionali: i consumi, secondo
la società A2A che ha realizzato il piano di trasformazione, sono stati ri-
dotti del 51,8%, arrivando a valere poco meno di 55 GWh in totale, ovvero
circa 360 kWh a punto luce. Per quanto riguarda gli aspetti economici, si
conosce soltanto il dato della situazione precedente all’attuazione del piano
di efficientamento, in cui la bolletta annua per il Comune di Milano valeva
42 milioni di Euro, ovvero poco più di 26€ per abitante; anche quest’ultimo
dato risulta in linea con quelli del Comune di Roma, motivo per cui si può
supporre che anche il risparmio economico al 2020 possa essere paragonabile.
Infine, si riporta anche in questo caso l’entità dell’investimento previsto dal
Comune di Milano all’adozione del piano di efficientamento: il costo della
realizzazione dei suddetti interventi era valutato 38 milioni di Euro17 , dato
invece abbastanza lontano da quello di Roma.

Brescia. La decisione di riportare il Comune di Brescia come esempio de-


riva, oltre che dalla disponibilità dei dati, dalla necessità di descrivere la
situazione di una città medio-piccola. Brescia rientra in questa categoria,
17
Fonte: Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) del Comune di Milano,
Febbraio 2014

45
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

soprattutto nei confronti di Roma e Milano: infatti, ha 200.000 abitanti,


contro gli oltre 2 milioni e mezzo di Roma e 1 milione e mezzo di Milano, e
sul suo territorio sono installati 43.865 punti luce, contro i 201.215 di Roma
e i 152.966 di Milano. Inoltre, Brescia era emersa anche nel sotto-paragrafo
precedente come città meno virtuosa dal punto del numero di punti luce
installati, il cui numero era superiore alla media sia in relazione agli abitanti
che alla superficie amministrata. Anche per il Comune di Brescia la gestione
del servizio di IP è affidato alla A2A S.p.A., che ha elaborato ed effettuato
un piano di efficientamento analogo a quelli già descritti per il Comune di
Roma e di Milano.
Anno Consumo [kWh] Consumo procapite [kWh/ab]
2011 19.436.845 102.8
2012 16.567.281 87.9
2013 20.088.628 103.8
2014 16.957.267 86.5
2015 15.338.974 78.1
2016 10.168.621 51.7
2017 8.891.005 45.2
2018 8.293.905 41.8

Tabella 3: Evoluzione dei consumi di energia elettrica per la città di Brescia dal 2012
al 2018.
Fonte: [9]

Infatti, tra il 2014 e il 2018 l’Amministrazione Comunale ha provveduto alla


sostituzione della totalità delle lampade con lampade LED18 . Nella tabel-
la 3 si riassume l’evoluzione dei consumi dal 2011 al 2018, rendendo evidente
che è dal 2014 in poi in cui il trend si stabilizza in una decrescita. Dai dati
forniti dall’Amministrazione Comunale risulta che il parco lampade è attual-
mente costituito unicamente da corpi illuminanti a tecnologia LED mentre,
secondo quanto riportato nel “Programma di efficientamento energetico de-
gli impianti di IP”, ad inizio 2014 circa il 63% delle lampade risultava essere
a vapori di sodio e il 21% ad alogenuri metallici, mentre solo l’1% era già
a LED. Complessivamente si osserva che tra il 2013 e il 2018 il numero di
corpi illuminanti è aumentato del 3% circa, passando da 42.774 ad essere
43.865, a fronte di una diminuzione della potenza installata pari al 58%, con
una conseguente riduzione della potenza installata per corpo illuminante,
18
Fonti: https://www.comune.brescia.it/news/2014/Documents/Slide%20Illuminazione%20pubblica.pdf;
Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima, Maggio 2021.

46
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI

passata da 135 a 55 W. I consumi annui di energia elettrica per IP, che nel
2014 erano poco meno di 17 GWh, ovvero circa 400 kWh per punto luce,
sono stati nel 2018 pari a 8,3 GWh, ovverosia circa 190 kWh a punto luce.
Il calo nei consumi potrebbe dipendere anche dalla riduzione del numero di
ore di funzionamento medio; ciò sarebbe dovuto principalmente all’installa-
zione di regolatori di flusso centralizzati avvenuto tra il 2007 e il 2013, che
ha coinvolto il 95% delle lampade installate e portato ad una riduzione del
20% dei consumi di energia elettrica19 .

2.4.2 Conclusioni
Quanto discusso nei paragrafi precedenti concerne solo una porzione del fe-
nomeno che si sta analizzando, avendo studiato, nei fatti, l’incidenza del
servizio di IP sui consumi energetici; più in generale si può affermare che
si è svolto fin qui un’analisi in termini esclusivamente quantitativi, rispet-
to ad esempio al numero dei punti luce in relazione alla popolazione o alla
superficie amministrata. Tuttavia a questo tipo di studio è necessario affian-
care un’analisi qualitativa, con cui si possa aggiungere alla valutazione sui
consumi, già effettuata, una valutazione rispetto alla prestazione cui sono
chiamati gli impianti di illuminazione. Per quanto discusso finora, infatti,
non si hanno tutte le informazioni necessarie per attuare un discrimine fra
una progettazione del servizio di IP efficiente e una viceversa inefficiente; è
essenziale comprendere quindi quali siano le esigenze e le richieste che l’illu-
minazione pubblica deve espletare. Nel paragrafo 2.4.1 sono stati riassunti
una serie di progetti di riqualificazione energetica occorsi nelle principali
città italiane, la bontà dei quali tuttavia è rimasta ancorata implicitamente
al fatto che venivano sostituite lampade obsolete o non efficienti con altre
di ultima generazione, come i LED; non si è approfondito, anche per la
mancanza di dati fisici, se il progetto avesse mantenuto o eventualmente
migliorato i livelli prestazionali del sistema di illuminazione preesistente. Al
fine di definire questi ultimi è utile richiamare quelli che sono i parametri
con cui viene affrontato lo studio del fenomeno dell’illuminazione, cui ci si
riferirà per semplicità con ”parametri illuminotecnici”.

19
Fonte: “Programma di efficientamento energetico degli impianti di illuminazione
pubblica” del Comune di Brescia.

47
3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

3 Normativa di riferimento
Nel presente capitolo si esporranno le evoluzioni legislative intercorse nel
settore dell’illuminazione pubblica e, conseguentemente, la normativa tecni-
ca di riferimento e i parametri tecnici con cui si può studiare il fenomeno.
Si ricorda che documenti di riferimento nel campo dell’illuminotecnica sono
emessi da tre organismi:

• la Commission Internationale de l’Eclairage (CIE) a livello internazio-


nale;

• il Comitato Europeo di Normazione (CEN) in Europa;

• l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) in Italia.

Il primo paragrafo sarà incentrato principalmente sulla parte giuridica, ri-


percorrendo i riferimenti legislativi sia italiani che comunitari; viceversa, nel
secondo paragrafo verranno analizzati i parametri tecnici introdotti dalla
normativa di comune uso anche nella pratica professionale.

3.1 Excursus normativo


Nello sviluppo della normativa sull’illuminazione pubblica si è proceduto se-
guendo diversi input e diverse necessità nel corso degli anni, motivo per cui
non vi è un quadro organico da poter illustrare. Si procederà, quindi, espo-
nendo le disposizioni legislative in ordine cronologico in base agli obbiettivi
che si ponevano di raggiungere.

3.1.1 Primi passi: leggi regionali


Sebbene i primi studi sull’inquinamento luminoso e sulle problematiche ad
esso correlate siano stati effettuati già a partire dalla seconda metà del ’900,
è soltanto negli ultimi 20 anni che si è affrontata la questione nel concreto.
Le motivazioni che spinsero in origine ad indagare il fenomeno dell’inquina-
mento luminoso erano principalmente due: la salvaguardia del lavoro degli
osservatori astronomici, dal momento che si riscontravano difficoltà nell’in-
dagare il cielo, e il risparmio energetico. Uno dei primi lavori in questa
direzione fu pubblicato nel 1970 [89] dall’astronomo Merle Walker; quest’ul-
timo 3 anni più tardi estese lo studio ai cieli di Arizona e California, due
Regioni dove sono situati importanti osservatori [88]. Quasi 20 anni più tar-
di, nel 1990, l’Unione Astrofili Italiani (UAI), fondata il 5 Novembre 1967

48
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Figura 31: Osservatorio Astronomico di Palermo ”Giuseppe Salvatore Vaiana”,


fondato nel 1790 e considerato uno dei più antichi d’Italia. [32]

a Cremona, crea la Commissione per l’Inquinamento Luminoso; è da que-


sto momento che, anche in Italia, verranno messe in campo iniziative per
sensibilizzare l’opinione pubblica ed il legislatore sul fenomeno in questione,
anche grazie agli studi scientifici di Cinzano ed altri [16] [15]. Si rimanda
all’articolo sempre di Cinzano del 1993 [14] in cui raccolti tutti i riferimenti
scientifici e divulgativi, costituendo una bibliografia completa e rappresenta
un ottimo punto di vista per comprendere lo stato dell’arte in quell’anno.
In Italia le prime proposte normative per la salvaguardia degli osservatori
astronomici arrivarono nel 199620 e nel 199621 [50]. A partire dagli ultimi
anni di tale decennio, varie Regioni italiane emanarono le prime leggi in
materia; se può sembrare strano che fossero le singole Regioni a muoversi,
va ricordato che in Italia tutt’oggi non è in vigore nessuna legge nazionale
per tutelare e salvaguardare il cielo notturno dall’inquinamento luminoso,
20
”Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di
lotta all’inquinamento luminoso”, disegno di legge presentato al Senato della Repubblica
il 9 giugno 1996.
21
”Disposizioni in materia di illuminazione esterna notturna per la protezione dell’am-
biente e degli osservatori astronomici dall’inquinamento luminoso”, proposta di legge
presentata alla Camera dei Deputati il 30 gennaio 1998.

49
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

nonostante la ”tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” sia


di competenza nazionale22 . Si riporta nelle tabelle seguenti le principali leg-
gi Regionali in materia che vennero approvate, evidenziando alcuni punti
chiave di ciascuna, sebbene si rimandi ai paragrafi successivi per l’analisi dei
parametri energetici ed illuminotecnici che vengono richiamati.

Tabella 4: Principali leggi regionali in materia di riduzione dell’inquinamento


luminoso, in ordine cronologico.

Regioni Leggi Punti Chiave

Veneto L.R. n. 22 del 27 Si intende limitare l’inquinamento


Giugno 1997 luminoso per salvaguardare il lavoro
di ricerca degli osservatori astrono-
mici. Viene pubblicata successiva-
mente una delibera, D.D.G. n. 2301
del 22 Giugno 1998, in cui si stabi-
liscono i Comuni che rientrano nelle
aree di protezione del cielo notturno.
Valle D’Ao- L.R. n. 17 del 28 Dall’entrata in vigore della legge
sta Aprile 1998 non è più permessa l’installazione di
punti luci con il flusso orientato dal
basso verso l’alto. I progetti già ap-
provati, ma ancora nella fase preli-
minare, non possono prevedere che
il flusso luminoso diretto nell’emi-
sfero superiore valga più del tre per
cento del flusso luminoso totale.
Piemonte L.R. n. 31 del 24 Ha come finalità la riduzione del-
Marzo 2000 (mo- l’inquinamento luminoso nel conte-
dificata da L.R. n° sto di una più generale razionaliz-
3 del 9 febbraio zazione del servizio di illuminazione
2018) pubblica, con particolare attenzione
alla riduzione dei consumi e al mi-
glioramento dell’efficienza luminosa
degli impianti.

22
Titolo V della Costituzione italiana, Art. 117.

50
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Regioni Leggi Punti Chiave

Lazio L.R. n. 23 del 13 Le finalità della legge sono molte-


Aprile 2000 plici, dal momento che contiene cri-
teri e limitazioni finalizzate a ri-
durre i consumi energetici, tutelare
l’ambiente e di consentire il miglior
svolgimento delle attività di ricerca
degli osservatori astronomici.
Basilicata L.R. n. 41 del 10 Viene definito l’inquinamento lumi-
Aprile 2000 noso come ogni forma di irradiazio-
ne di luce artificiale al di fuori del-
le aree a cui essa è funzionalmente
dedicata e, in particolare, verso la
volta celeste.
Lombardia L.R. n. 17 del Gli apparecchi di illuminazione
27 Marzo 2000 esterna devono garantire la non di-
(abrogata da L.R. spersione del flusso luminoso oltre il
n° 31 del 5 ottobre piano dell’orizzonte oltre i requisiti
2015) di prestazione energetica.
Toscana L.R. n. 37 del 21 Le limitazioni rispetto alla creazio-
Marzo 2000 ne di nuovi impianti si fermano da-
vanti a deroghe nei confronti di zone
militari o di impianti di piccole di-
mensioni (“costituiti da non più di
dieci sorgenti luminose con un flus-
so luminoso, per ciascuna sorgente,
non superiore a 1500 lumen”).
Marche L.R. n. 10 del 24 Fra le altre questioni analoghe al-
Luglio 2002 le leggi regionali delle altre Re-
gioni italiane, si prescrive che
vengano messe in atto pratiche
per la sensibilizzazione dell’opinio-
ne pubblica rispetto al fenomeno
dell’inquinamento luminoso.

51
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Regioni Leggi Punti Chiave

Campania L.R. n. 12 del 25 Anche in questo caso si vieta l’il-


Luglio 2002 luminazione diretta dal basso ver-
so l’alto, ponendo delle limitazioni
all’illuminazione con fini pubblici-
tari e si fa riferimento alla norma-
tiva tecnica UNI, CEN e CEI per
l’illuminazione stradale.
Emilia Ro- L.R. n. 19 del 29 Questa legge regionale introduce
magna Settembre 2003 importanti novità, soprattutto dal
punto di vista pratico, introducen-
do alcuni parametri per la valuta-
zione delle prestazioni degli impian-
ti di illuminazione che sono tutto-
ra in uso. Si rimanda quindi al pa-
ragrafo 3.2 per una discussione più
approfondita.
Umbria L.R. n. 20 del 28 Si introducono dei limiti all’instal-
Febbraio 2005 lazione di impianti di illuminazione
che siano carenti dei requisiti antin-
quinamento o dal punto di vista del
consumo energetico. Anche in que-
sto caso vi sono delle deroghe rispet-
to alla dimensione dell’impianto del
tutto analoghe a quelle toscane.
Abruzzo L.R. n. 12 del 03 Si stabilisce che, al fine di limitare
Marzo 2005 l’inquinamento luminoso, nelle nuo-
ve installazioni non solo non sia pos-
sibile prevedere fasci di luce dal bas-
so verso l’alto, ma che questi ultimi
non possano superare i 90° rispet-
to al nadir (in sostanza limite di 0
candele a 90°). Si menziona fra le fi-
nalità da perseguire la salvaguardia
del cielo notturno.

52
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Regioni Leggi Punti Chiave

Friuli Vene- L.R. n. 15 del 18 Si introduce l’obbligo di adegua-


zia Giulia Giugno 2007 mento degli impianti esistenti, non
efficienti nei confronti di risparmio
energetico e inquinamento lumino-
so. Le scadenze temporali sono di-
pendenti dalla potenza delle lam-
pade installate, a partire dalle più
potenti.
Molise L.R n.2 del 22 Fra i compiti della Regione si an-
Gennaio 2010 novera la raccolta delle informazioni
relative all’applicazione della stes-
sa al fine della loro divulgazione,
anche nelle scuole; inoltre si inten-
de promuovere la formazione e l’ag-
giornamento professionale in ma-
teria di illuminazione e risparmio
energetico, collaborando con esper-
ti ed associazioni che si occupano di
inquinamento luminoso.

Alle norme appena ricordate vanno aggiunte le leggi regionali della Puglia23 ,
della Sicilia24 , della Sardegna25 e della Liguria26 , che tuttavia risultano ana-
loghe a quelle ricordate nella tabella 4 e non apportano particolari novità.
Molte delle leggi regionali riportate nella tabella precedente sono tutt’oggi
in vigore, dimostrando da una parte la lungimiranza con cui vennero redatte
e dall’altra il fatto che ad ogni modo si è rimasti ancorati, a livello locale,
a norme di 15-20 anni fa. Come già accennato in tabella, l’analisi dei para-
metri energetici ed illuminotecnici introdotti dalle varie leggi regionali verrà
sviluppata nel prossimo paragrafo. Infine, si sottolinea la rilevanza che ha
avuto l’azione della Regione Veneto, la prima Regione italiana a dotarsi di
una norma contro l’inquinamento luminoso e promotrice di studi e attività
in tal senso [36] [6].
23
L.R. n. 15 del 23 Novembre 2005.
24
L.R. n. 4 del 22 Aprile 2005.
25
L.R. n. 2 del 29 Maggio 2007.
26
L.R. n. 22 del 29 Maggio 2007.

53
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

3.1.2 Legislazione comunitaria e normativa tecnica


A livello comunitario, come già accennato nel capitolo 2, la legislazione
in merito all’illuminazione pubblica si può far risalire alla Direttiva n.32
del 2005, approvata il 6 luglio 2005 dal Parlamento Europeo. Chiaramen-
te, altre direttive sono state pubblicate in precedenza, sebbene di interesse
relativo per il presente lavoro27 . La direttiva quadro del 2005 conteneva
l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodot-
ti energivori; sebbene non si tratti direttamente di lampade od altre fonti
di illuminamento, è sulla base di questa che vennero poi approvate delle
norme applicative in questo settore. I primi criteri vennero contenuti nei
regolamenti emessi nel 2009, i Regolamenti della Commissione Europea n.
244 e 245 del 2009, che stabilivano dei valori minimi di alcuni parametri
di efficienza delle lampade: fra gli altri la vita caratteristica della lampada,
il flusso luminoso nominale, il mantenimento del flusso luminoso, il tasso
di guasto, il tempo di innesco e la resa di colore. Per chiarezza, va segna-
lato che il Regolamento n. 245 del 2009 verteva in particolar modo sulle
lampade a fluorescenza e a scarica (si veda il paragrafo 1.1), andando ad
abrogare la Direttiva n. 55 del Parlamento europeo del 18 settembre 200028 .
Sul finire dell’anno 2009 viene pubblicata una ulteriore direttiva, più in-
centrata sul mercato di prodotti connessi con l’uso di energia, la Direttiva
2009/125/CE. A partire da quest’ultima venne poi pubblicato il Regola-
mento n. 1194/2012 della Commissione Europea, che conteneva i requisiti
di progettazione ecocompatibile per le lampade con le tecnologie LED e per
le lampade direzionali. Viene introdotto l’indice di efficienza energetica che,
insieme con gli altri parametri contenuti già nei Regolamenti del 2009, va
a determinare il termine entro il quale ciascuna tipologia di lampada deve
essere sostituita. Quest’ultimo venne poi modificato dal Regolamento n.
1428 del 2015 per garantire la coerenza fra i vari strumenti normativi messi
in campo, senza tuttavia introdurre nuovi parametri. Infine, alcune novità
vengono introdotte con il Regolamento 2019/2020 della Commissione Euro-
pee, che abroga i Regolamenti n. 244/2009, n. 245/2009 e n. 1194/2012.
Vengono aggiornati i valori minimi dei parametri già delineati, e vengono
introdotte nuove specifiche sia di efficienza energetica, come il fattore di per-
dita totale ed una nuova definizione della potenza massima della lampada,
sia della caratteristiche funzionali, come il fattore di sfasamento e sull’effet-
27
Ad esempio, il filone normativo rispetto all’obbligo di etichettatura energetica, iniziato
con la Direttiva 98/11/CE della Commissione del 27 gennaio 1998, che stabiliva le modalità
di etichettatura indicante l’efficienza energetica delle lampade per uso domestico.
28
”Sui requisiti di efficienza energetica degli alimentatori per lampade fluorescenti”.

54
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

to stroboscopico. A questo quadro normativo si aggiungono poi numerose


linee guida e documenti di indirizzo, su cui non si ritiene utile entrare nel
merito29 .
Per quanto riguarda la normativa tecnica in materia di illuminazione
stradale, la norma cardine a livello europeo è la EN 13201, che viene pub-
blicata nel 2004. Quest’ultima, intitolata “Illuminazione stradale, requisiti
prestazionali, calcolo delle prestazioni, metodi di misura delle prestazioni
fotometriche, indicatori delle prestazioni energetiche”, viene suddivisa in 5
capitoli, il primo dei quali aveva l’obbiettivo della classificazione delle strade
[27]. Tuttavia, questo non fu mai recepito dai vari Stati, che viceversa svi-
lupparono autonomamente delle normative nazionali che la recepissero; in
Italia venne in tal senso promulgata la norma UNI 11248 nel 2016 [83]. La
seconda parte, la UNI EN 13201-2, stabilisce i requisiti prestazionali dell’il-
luminazione stradale, fornendo, a seconda delle classi di illuminazione delle
strade, i valori minimi di luminanza, illuminamento, uniformità e controllo
dell’abbagliamento [84]. La terza parte della norma definisce le metodolo-
gie di calcolo nella progettazione degli impianti di illuminazione pubblica:
definisce quindi come calcolare le prestazioni fotometriche degli impianti di
illuminazione stradale progettati in conformità alla UNI EN 13201-2 [85].
Infine, la norma fornisce anche informazioni sulle caratteristiche di riflessio-
ne della pavimentazione stradale. La penultima parte definisce le specifiche
di verifica e collaudo degli impianti di illuminazione stradale, fornendo anche
in questo, analogamente alla parte precedente, la metodologia di calcolo per
svolgere nella pratica tale attività [86]. Vengono altresı̀ introdotti il calcolo
dell’incertezza di misura e delle tolleranze nel progetto e si indicano specifici
requisiti sulla strumentazione e sulle modalità di misura. Infine, la UNI EN
13201-5, ”Indicatori delle prestazioni energetiche”, definisce il calcolo delle
prestazioni energetiche degli impianti di illuminazione stradale, che si deve
basare su due parametri: l’indice di densità di potenza (Dp ), che misura
la potenza necessaria per un impianto di illuminazione pubblica, e l’indi-
catore annuale di consumo energetico (indicato con l’acronimo AECI o più
comunemente De ), che indica il consumo annuale di energia elettrica riferi-
to ad una specifica area da illuminare per garantire le condizioni luminose
previste dalla normativa vigente [87]. Si rimanda al paragrafo 3.2 per un
approfondimento sul calcolo dei parametri appena richiamati.
Infine, si riportano le altre principali norme tecniche che affrontano
sezioni particolari del campo dell’illuminazione stradale:
29
Ad esempio, ”Criteri dell’UE per gli appalti pubblici verdi nel settore
dell’illuminazione stradale e dei segnali stradali luminosi” pubblicati nel 2018.

55
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

• UNI/TS 11726:2018, ”Progettazione illuminotecnica degli attraversa-


menti pedonali nelle strade con traffico motorizzato”;

• UNI/TS 11690:2017, ”Illuminazione stradale - Definizione e valuta-


zione del fattore di visibilità di oggetti in impianti di illuminazione
stradale realizzati secondo la UNI 11248”;

• UNI EN 12464-2:2014, ”Illuminazione dei posti di lavoro: posti di


lavoro in esterno”;

• UNI EN 12193:2019, ”Luce e illuminazione - Illuminazione sportiva”;

• UNI 10819:2021, ”Luce e illuminazione - Impianti di illuminazione


esterna - grandezze illuminotecniche e procedure di calcolo per la
valutazione della dispersione verso l’alto del flusso luminoso”.

3.2 Parametri illuminotecnici


Per avere una buona comprensione di quanto si esporrà nei prossimi para-
grafi e capitoli, è necessario conoscere i parametri con cui viene studiato il
fenomeno della illuminazione. Sebbene si rimandi alla letteratura in merito
per un approfondimento, nel prosieguo del presente paragrafo si fornirà una
breve guida per decifrare le principali grandezze fisiche che verranno utiliz-
zate per definire gli indici prestazionali. Fisicamente, la luce viene definita
come un fenomeno di natura energetica [69], una ristretta banda dello spet-
tro elettromagnetico costituita da lunghezze d’onda che possono valere da
380 a 780 nanometri30 , lunghezze d’onda alle quali gli organi di senso umani,
in particolare la retina, è sensibile. Si comprende, quindi, che vi siano due
aspetti fondamentali: da una parte la necessità di misurazione dell’intensità
del fenomeno, caratterizzata in primo luogo dalla quantità di energia tra-
sportata dalla luce stessa, e dall’altra la misurazione della luce in termini
di luminosità percepita dall’occhio umano [3]. La radiometria è la branca
scientifica che studia il fenomeno luminoso tenendo conto esclusivamente
delle componenti energetiche31 , mentre la fotometria associa e pondera la
potenza radiante ad ogni lunghezza d’onda rispetto ad una funzione di visi-
bilità che modella la sensibilità umana alla luminosità. Proprio su di queste
ultime grandezze, che vengono chiamate per l’appunto grandezze fotometri-
che, si basa l’illuminotecnica, che quantifica la luce non in termini assoluti,
Unità di misura di lunghezza, corrispondente a 10− 9 metri
30
31
Ovvero la misurazione dell’energia radiante in termini di potenza assoluta, che
comprende il campo del visibile, ma non è circoscritto ad esso.

56
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

ma in termini di stimolazione visiva. Di seguito vengono descritte le gran-


dezze principali per la misurazione della luce, suddividendole tra grandezze
relative alla sorgente luminosa e quelle che caratterizzano l’ambiente illumi-
nato. Due parametri che fuoriescono dalla precedente suddivisione e che è
utile introdurre subito sono il ”coefficiente di visibilità” V (λ) ed il ”fattore
di visibilità” k(λ): il primo rappresenta la funzione che descrive la sensibilità
media dell’occhio umano a radiazioni con lunghezza d’onda diversa, men-
tre il secondo è un parametro calcolato come il rapporto tra la sensibilità
dell’occhio alla data lunghezza d’onda e la sensibilità massima.

3.2.1 Grandezze relative alle sorgenti luminose


• Flusso luminoso
Il flusso luminoso definisce la quantità di luce emessa nell’unità di
tempo da una sorgente luminosa o, come accade nel contesto dell’il-
luminazione, da un apparecchio. L’unità di misura è il lumen, che è
definito come il flusso luminoso emesso nell’angolo solido unitario da
una sorgente puntiforme con intensità luminosa pari ad 1 candela in
tutte le direzioni. Poiché il flusso luminoso si riferisce ad una quantità
di luce emessa da una sorgente nell’unità di tempo, esso corrisponde
dimensionalmente ad una potenza, come si evince dall’equazione (1).
Dal momento che l’occhio umano è sensibile proprio al flusso luminoso,
questa grandezza può essere calcolata come il prodotto della visibilità
relativa ad una determinata lunghezza d’onda per la potenza traspor-
tata dall’onda stessa; il flusso luminoso dovuto a tutte le lunghezze
d’onda comprese in un certo intervallo λ1 -λ2 è dato da:
Z λ2 Z λ2
dP (λ) dP (λ)
Φ= V (λ) · dλ = Vmax · k(λ) · dλ [lm] (1)
λ1 dλ λ1 dλ

Dove:

V (λ) = coefficiente di visibilità;


dP (λ) = funzione della potenza energetica emessa per lunghezza
d’onda;
Vmax = massima sensibilità, per visione fotopica vale 683 lm
W;
k(λ) = fattore spettrale di visibilità.

Si desume che il fenomeno luminoso dipende sia dalla potenza di emis-


sione della lampada, e quindi dall’energia che le viene fornita, ma

57
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

anche dalla visibilità, ossia dalle caratteristiche della lampada stessa.


La sensibilità dell’occhio umano è massima lunghezza d’onda pari a
555nm per la visione fotopica32 , per cui, per chiarire meglio quanto
esposto, riprendendo la (1), il flusso luminoso emesso alla lunghezza
d’onda di 555nm da una lampada monocromatica di potenza unitaria
(1 W), vale esattamente 683 lm.

• Intensità luminosa
Esprime il flusso luminoso emesso entro un determinato angolo solido,
ed è, quindi, un vettore, caratterizzato da modulo, direzione e ver-
so. La definizione rigorosa è la seguente: individuata la direttiva che
unisce una sorgente puntiforme e una superficie infinitesima illumi-
nata, l’intensità luminosa equivale al rapporto tra il flusso luminoso
emesso dalla sorgente entro l’angolo solido infinitesimo che contiene la
superficie e l’ampiezza dell’angolo stesso. In formule:

I= [cd] (2)
dΩ
Dove:

dΦ = flusso luminoso infinitesimo emesso [lm];


dΩ = angolo solido in cui viene emesso il flusso [sr ].

Nella pratica l’intensità luminosa può essere visualizzata come la den-


sità di flusso in una certa direzione. L’intensità luminosa è importante
in quanto costituisce la base di partenza nella costruzione della curva
fotometrica, di cui si discuterà nel prosieguo del paragrafo.

• Efficienza luminosa
Spesso, nella descrizione delle sorgenti luminose, per quantificare la lu-
ce emessa si ricorre, erroneamente, alla misura della potenza elettrica,
espressa in Watt; in realtà quest’ultima indica la quantità di energia
assorbita dalla sorgente luminosa, mentre non fornisce informazioni
rispetto alla luce resa. L’efficienza luminosa, essendo il rapporto tra il
flusso luminoso emesso da una sorgente e la potenza elettrica assorbita
dalla stessa come da equazione (3), esprime meglio l’efficienza di una
32
Detta anche visione diurna, è la visione dovuta unicamente all’attività dei coni della
retina ed è usata principalmente in presenza della luce diurna. Ad essa si contrappone
la visione ”scotopica” o notturna, nel momento in cui la Luminanza risulti minore di
10− 3cd/m2 .

58
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

sorgente, ed è infatti il parametro utilizzato per valutare il risparmio


di energia che una lampada può dare in confronto ad un’altra.
Φ lm
η= [ ] (3)
P W
Dove:

Φ = flusso luminoso emesso [lm];


P = potenza elettrica assorbita [W ].

• Temperatura di colore
La temperatura di colore, espressa in gradi Kelvin, è un parametro uti-
lizzato per individuare e catalogare, in modo oggettivo, il colore della
luce di una sorgente luminosa confrontata con la sorgente campione,
ovvero il corpo nero33 . Si tratta, quindi, di una grandezza fisica, che
fornisce informazioni rispetto alla tonalità della luce emessa dalla sor-
gente luminosa, in quanto a ciascuna temperatura di colore è associata
univocamente una tonalità [76]. Si capisce, quindi, che la temperatura
di colore sia un parametro fondamentale su cui basare alcune scelte
progettuali nella pratica. Nella tabella 8 si riporta la temperatura di
colore di alcune fra le sorgenti luminose più comuni.

Sorgente luminosa Temperatura di colore [°K]


Candela 1900
Lampada ad incandescenza da 100 W 2870
Lampada alogena da 100W 3000
Lampada fluorescente ”cool white” 3400
Luce solare diretta al mezzogiorno ∼ 5400
Led bianci 5600
Luce del cielo totalmente nuvoloso ∼ 7000
Luce del cielo sereno 10.000 - 20.000

Tabella 8: Temperatura di colore per alcune sorgenti luminose.


Fonte: [57]

33
Un corpo nero è un oggetto ideale che assorbe tutte le radiazioni elettromagnetiche
incidenti, evitando qualunque tipo di riflessione.

59
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

• Resa cromatica
L’indice di resa cromatica, più noto in letteratura con l’acronimo ingle-
se CRI34 , valuta la capacità di una sorgente di riprodurre fedelmente i
colori degli oggetti illuminati rispetto ad una sorgente di riferimento;
in altre parole, descrive la propensione di una sorgente luminosa ad
alterare il colore degli oggetti illuminati. Il valore della resa cromatica
varia tra 0 e 100, in cui quest’ultimo valore significa che non vi è al-
cuna differenza di percezione del colore sotto la sorgente analizzata e
con la sorgente di riferimento, e quindi nessuna distorsione del colore
degli oggetti illuminati.

3.2.2 Grandezze relative agli ambienti illuminati


• Illuminamento
L’illuminamento indica la quantità di luce emessa da una sorgente
luminosa che investe una superficie; viene infatti calcolato come rap-
porto tra il flusso incidente sulla superficie e l’area della superficie
stessa. Analiticamente:
dΦinc
E= [lux] (4)
dS
Dove:
dΦinc = flusso luminoso infinitesimo incidente sulla superficie [lm];
dS = area della superficie infinitesima illuminata [m2 ].

Come si evince dall’equazione (4), l’unità di misura dell’illuminamento


è il lux, che dimensionalmente si esprime come lm/m2 . Una interpre-
tazione che si può dare a questa grandezza è quello di densità di luce
che colpisce una superficie. E’ necessario, tuttavia, soffermarsi sul
flusso incidente, dΦinc : questo rappresenta il flusso luminoso che si
ottiene proiettando la superficie illuminata sul piano perpendicolare
alla direzione del flusso luminoso. Geometricamente la superficie pro-
iettata varrà Sn = S · cosα35 ; più in generale, quindi, la (4) deve essere
riscritta come segue:
dΦ cosα
E= 2 =I· 2 [lux] (5)
dΩ · r r
cosα
34
Acronimo di Colour Rendering Index.
35
α è l’angolo tra la direzione normale al piano della superficie e la direzione della luce
incidente.

60
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Dove:

dΦ = flusso luminoso infinitesimo emesso dalla sorgente [lm];


dΩ = angolo solido all’interno del quale ricade la superficie
illuminata [sr ];
r = distanza fra la sorgente e la superficie [m];
I = intensità luminosa, come definita dalla (2) [cd ].

Da quanto esposto si desume, innanzi tutto, che l’illuminamento va-


ria in relazione quadratica rispetto alla distanza fra sorgente e su-
perficie illuminata; inoltre si evidenzia che l’illuminamento è mas-
simo quando i raggi sono perpendicolari alla superficie e diminuisce
proporzionalmente al loro angolo d’incidenza.

• Luminanza
Viene definita come il rapporto tra l’intensità luminosa emessa da
una sorgente in una direzione e l’area apparente36 della superficie
emittente. Analiticamente vale l’equazione (6).
dIθ cd
Lθ = [ ] (6)
dS · cosθ m2
Dove:

dIθ = intensità luminosa infinitesima emessa nella direzione θ [cd ];


dS = area infinitesima della superficie emittente [m2 ];
θ = angolo tra la direzione di osservazione e la direzione normale
alla superficie emittente.

Si noti che, se si è in presenza di una superficie che può essere conside-


rata Lambertiana, la luminanza risulta costante ed indipendente dalla
direzione θ di emissione. Esprime, nella sostanza, la quantità di luce
emessa da una sorgente di dimensioni estese, sia primaria che secon-
daria, nella direzione dell’osservatore. La luminanza è un parametro
fondamentale, in quanto fornisce indicazioni progettuali dirimenti: se
la luminanza di una sorgente in una particolare direzione risulta essere
eccessiva, si potranno avere fenomeni di non comfort come l’abbaglia-
mento dell’osservatore, con evidenti ricadute sul rischio nel caso di
illuminazione stradale.
36
Ovverosia la superficie emittente proiettata su di un piano perpendicolare alla
direzione di emissione.

61
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

3.3 Indici prestazionali


3.3.1 Classificazione stradale
La normativa tecnica discussa al paragrafo 3.1 ha introdotto alcuni indicato-
ri numerici per valutare i livelli prestazionali degli impianti di illuminazione e
per quantificare il risparmio di energia raggiungibile con miglioramento della
prestazione energetica degli stessi. Il primo passo fu, come è ovvio, definire i
livelli prestazionali attesi, dal momento che risulta necessario basare su di es-
si la valutazione dell’efficienza energetica di un impianto. Venne introdotta,
quindi, la classificazione illuminotecnica delle strade con la prima parte della
norma EN 13201 [27] che prevedeva due diversi metodi per la scelta delle
categorie illuminotecniche: il metodo ricavato dalla pubblicazione n. 115 del
CIE ”Lighting of roads for motor and pedestrian traffic” del 2010 [70] ed un
metodo alternativo, proposto dalla Francia. Come già accennato, trattan-
dosi di un Rapporto Tecnico CEN, la cui adozione non è obbligatoria, non è
stato adottato dall’UNI, che viceversa si è adoperata predisponendo la revi-
sione della UNI 11248 [83]. Le due norme tecniche, quella nazionale e quella
comunitaria, presentano due metodi, in effetti, leggermente diversi. Nella
[74], che anticipa temporalmente ma non nei contenuti la [83], il metodo
presentato si basa su di un procedimento sottrattivo: è necessario, innan-
zi tutto, definire una categoria illuminotecnica ”di ingresso”, considerando
esclusivamente la classificazione stradale da Codice della Strada37 , che verrà
modificata successivamente dall’analisi dei parametri che ne influenzano l’u-
tilizzo e la sicurezza. Le categorie illuminotecniche di ingresso sono raccolte
in tabella 9. Per comprendere il contenuto della tabella 9 si specifica che
le varie lettere che compongono la classificazione illuminotecnica di ingresso
individuano le categorie di strade cui si applicano: ad esempio, le categorie
”M” definiscono i parametri minimi necessari per soddisfare le esigenze del
traffico motorizzato, ed il parametro di riferimento è la luminanza (cd/m2 );
le categorie ”C” si riferiscono, viceversa, ai “punti di conflitto”, ossia alle
aree in cui i flussi di traffico motorizzato si intersecano, caso nel quale il pa-
rametro di riferimento è l’illuminamento orizzontale (lux ); infine le categorie
”P” definiscono il valore minimo di sicurezza da rispettare in aree principal-
mente pedonali o di secondaria importanza. Si rimanda al paragrafo 3.3.2
per la quantificazione dei valori appena esposti. Una volta nota la categoria
illuminotecnica di ingresso, è necessario effettuare un’analisi dei rischi, per
valutare i parametri, costanti nel lungo periodo, che influenzano l’utilizzo
della strada oggetto di studio.
37
Decreto legislativo 30 aprile 1992, n.285 e s.m.i.

62
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Tabella 9: Classificazione delle strade per l’individuazione della categoria


illuminotecnica di ingresso. Fonte: [74]

Velocità max. Classe di


Strada Descrizione tipologia
[km/h] ingresso
Autostrade extraurbane 130 - 150 M1
A1
Autostrade urbane 130 M1
Servizio alle A1
70 - 90 M2
A2 extraurbane
Servizio alle A1
50 M2
urbane
Strade extraurbane
110 M2
B principali
Servizio alle precedenti 70 - 90 M3
Strade extraurbane C1 - C2 70 - 90 M2
C
Strade extraurbane
50 M3
secondarie
Strade urbane di 70 M2
D
scorrimento 50 M2
E Strade urbane di quartiere 50 M3
Strade locali extraurb.
70 - 90 M2
F1 - F2
Strade locali 50 M4
F extraurbane 30 C4/P2
Strade locali urbane 50 M4
Strade locali in
30 C3/P1
centri storici
Altre strade urbane
30 C4/P2
locali
F bis Strade ciclo - pedonali n.d. P2

Tra i parametri di influenza costanti nel lungo periodo, la [74] individua


la complessità del campo visivo, la densità di zone di conflitto, la presen-
za di segnaletica nelle zone conflittuali, la presenza di segnaletica stradale
attiva, il pericolo di aggressione; ciascuno di questi può, nello sviluppo del
progetto da parte del tecnico, modificare la classe illuminotecnica di ingres-
so, andando a definire quella di progetto. Infine, la [74] definisce la categoria
illuminotecnica ”di esercizio”, con cui si può tener conto della variabilità nel
tempo dei parametri di rischio, valutati in una campagna in situ: ad esempio
nel caso in cui per alcune parti della giornata il volume di traffico sia molto

63
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

diverso da quello atteso, o casi simili. Nella metodologia proposta dalla [70],
invece, i parametri di influenza, chiamati ”valori di ponderazione”, vanno
sommati fra loro, e successivamente sottratti dalla classe massima, ovverosia
la classe 6. Questo sta a significare che la classe finale sarà calcolata come
segue: X
Classe = 6 − VW S (7)
Dove il simbolo VW S sta ad indicare i valori di ponderazione. I parametri che
concorrono nella valutazione, e quindi nell’utilizzo della (7), sono riportati
nella tabella 10 per quanto riguarda le categorie ”M”; per quanto riguarda
le altre categorie si rimanda alla [70]. Si segnala che, per quanto riguarda la

Parametro Valutazione Valori


Molto alta 1
Velocità Alta 0,5
Bassa 0
Molto alto 1
Alto 0,5
Volume di traffico Moderato 0
Basso −0, 5
Molto basso −1
Misto, prevalenza di
2
non motorizzati
Composizione del traffico
Misto 1
Solo motorizzati 0
No 1
Carreggiate separate
Sı̀ 0
Alta 1
Densità delle intersezioni
Moderata 0
Presenti 0,5
Veicoli parcheggiati
Assenti 0
Alta 1
Luminanza ambientale Moderata 0
Bassa −1
Scadente 0,5
Visuale di guida
Buona 0

Tabella 10: Parametri di ponderazione da considerare per le categorie ”M”.


Fonte: [70]

valutazione del volume di traffico, sono disponibili in letteratura scientifica

64
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

alcuni metodi teorici che permettono una stima accurata, evitando, almeno
in fase iniziale, una campagna di indagine: si veda a tal proposito [4].

3.3.2 Livelli minimi di sicurezza


Nella parte 2 della norma EN 13201 [84] vengono descritti i valori dei pa-
rametri illuminotecnici che garantiscono i livelli minimi di sicurezza. Come
già accennato al paragrafo 3.3.1, la norma prevede la suddivisione della su-
perficie stradale in varie sotto-aree, in funzione della tipologia veicolare che
la percorre o per particolari condizioni di pericolosità. Le sotto aree sono 4
e sono le seguenti:

• classi ”M”: riportano le condizioni di visibilità che devono essere ga-


rantite ai conducenti di veicoli che si trovano su percorsi a traffico
esclusivamente motorizzato con velocità di percorrenza medio-alte;

• classi ”C”: si riferiscono alle condizioni di visibilità necessarie sia ai


conducenti di veicoli che ad altri utenti della strada nelle zone di
conflitto38 ;

• classi ”P” e classi ”HS”: stabiliscono le condizioni di visibilità minime


rispettivamente dei pedoni e dei ciclisti che si trovino su marciapiedi
o piste ciclabili che si trovino separate o lungo la carreggiata.

Si evidenzia che le classi appena esposte sono quelle riportate dalla norma
EN 13201-2 nella versione del 2016, che modificò le categorie introdotte dalla
versione precedente della stessa norma, del 2004: ad esempio, le classi ”M”
erano chiamate nella prima versione classi ”ME” o ”MEW”, le classi ”C”
erano ”CE” etc. Oltre che le sotto-aree stradali cui si riferiscono, le varie
classi si differenziano anche per i parametri illuminotecnici che coinvolgono:
nelle tabelle seguenti si riportano, oltre che ovviamente i valori stabiliti dalla
norma, anche il significato dei vari parametri, che si richiamano ovviamente
a quelli esposti nel paragrafo 3.2.

38
Ad esempio rotonde, incroci a raso di una certa complessità, percorsi a forte
promiscuità di veicoli e pedoni.

65
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Figura 32: Tabella per le classi ”M”. Fonte: [84]

Dove:
cd
Lmin = luminanza media della superficie stradale mantenuta [ m 2 ];
Uo = uniformità complessiva della luminanza [-]: misura la variazione
della luminanza e, quindi, indica quanto il manto stradale
permetta la visione di segnaletica orizzontale, oggetti e altri
utenti della strada;
Ul = uniformità longitudinale della luminanza [-]: come sopra, si
riferisce a lunghi tratti di strada ininterroti;
Uow = uniformità complessiva della luminanza su bagnato [-];
T I = soglia di abbagliamento [%]: indica che, sebbene l’illuminazione
stradale migliori le condizioni visive, può anche provocare
l’abbagliamento debilitante;
EIR = rapporto di illuminamento di bordo [-]: valuta l’illuminazione
dell’area esterna alla carreggiata, per identificare eventuali
pericoli.

Per quanto riguarda la categoria P, riportata in figura 34, si introducono


dei parametri che non sono strettamente correlati con la sicurezza stradale
degli utenti, quanto piuttosto con la percezione del senso di sicurezza. Si
stabiliscono, infatti, i valori minimi di illuminamento cilindrico e sul pia-
no verticale, al fine di garantire la riconoscibilità di coloro che circonda-
no l’utente. L’illuminamento cilindrico è la media degli illuminamenti nei
piani verticali che ruotano attorno al punto considerato, e viene utilizzato
soprattutto nella progettazione illuminotecnica di interni.

66
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Figura 33: Tabella per le classi ”C”. Fonte: [84]

Dove:

E min = illuminamento medio mantenuto [lux ].

Figura 34: Tabella per le classi ”P”. Fonte: [84]

Dove:
Ev,min = illuminamento su piano verticale [lux ];
Esc,min = illuminamento semi-cilindrico [lux ].

67
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Figura 35: Tabella per le classi ”HS”. Fonte: [84]

Dove:

Ehs = illuminamento medio emisferico [lux ].

3.3.3 Efficienza energetica


Per quanto riguarda gli indicatori relativi alle prestazioni energetiche, dalla
normativa comunitaria [87] sono stati introdotti, come evidenziato al pa-
ragrafo 3.1.2, l’indice di densità di potenza Dp e l’indicatore annuale di
consumo energetico De .
Il Dp è definito analiticamente come segue:

P W
Dp = n [ ] (8)
P m2 · lx
E i · Ai
i=1

Dove:
P = potenza elettrica assorbita dal sistema di illuminazione [W ];
Ei = illuminamento orizzontale della i -esima superficie illuminata [lx ];
Ai = area della i -esima superficie illuminata [m2 ];
n = numero delle superfici illuminate.

Fondamentalmente quindi il parametro Dp indica la potenza necessaria per


un sistema di illuminazione stradale per mantenere una determinata presta-
zione illuminotecnica, evidenziata dal livello medio di illuminamento oriz-
zontale mantenuto. Dal momento che posso essere previsti dei diversi profili
di funzionamento, sia su scala giornaliera (giorno-notte) che stagionali, la
potenza assorbita dalla rete può non essere costante; al fine di paragonare i
consumi energetici di due diversi sistemi, non solo per una particolare classe

68
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

di illuminazione stradale ma in un intero anno di funzionamento, è stato


introdotto il De . Analiticamente vale:
m
P
Pj · t j
j=1 Wh
De = [ ] (9)
A m2
Dove:
Pj = potenza assorbita dal sistema di ill. nel j -esimo periodo [Wh];
tj = durata del j -esimo periodo a Pj costante [h];
m = numero dei periodi con valori di potenza diversi;
A = area illuminata [m2 ].
Questi indicatori possono essere impiegati in fase progettuale per confrontare
fra loro l’utilizzo di soluzioni e tecnologie diverse, in relazione alle presta-
zioni energetiche che ciascuna di esse consegue. Dal momento che entrambi
i parametri dipendono, come evidenziato nelle (8) e (9), dalla superficie il-
luminata e dei requisiti di mantenuti nell’area, non possono essere utilizzati
per il confronto delle prestazioni di impianti installati in strade con caratte-
ristiche diverse fra loro. In Italia, in particolare con la promulgazione della
L.R. dell’Emilia Romagna n. 19 del 2003 [74], sono stati introdotti due al-
tri indicatori: l’indicatore di efficienza energetica dell’apparecchio (IPEA)
e l’indicatore di efficienza energetica dell’impianto di illuminazione (IPEI ).
Sebbene abbiano entrambi una nomenclatura abbastanza autoesplicativa, si
specifica che il primo fornisce una valutazione oggettiva dell’apparecchio di
illuminazione, ignorando altri aspetti come la progettazione impiantistica e
l’utilizzo dell’apparecchio; il secondo, viceversa, ha l’obiettivo di consentire
la valutazione complessiva della prestazione energetica dell’intero sistema
di illuminazione, in funzione dei livelli di servizio richiesti dalla normativa.
L’IPEA si calcola come il rapporto tra l’efficienza luminosa dell’apparecchio
in oggetto e l’efficienza luminosa standard legata alla migliore tecnologia
disponibile sul mercato, come da (10). Analiticamente:
ηa
IP EA = (10)
ηr
Dove:
ηa = efficienza globale dell’apparecchio [-];
ηr = efficienza globale di riferimento [-].
Definito questo rapporto, è necessario comprendere cosa siano i termini che
vi compaiono. Sempre la [74] fornisce la metodologia di calcolo, definendo

69
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

l’equazione (10) per quanto riguarda l’efficienza globale dell’apparecchio.


Per quanto riguarda l’efficienza globale di riferimento, la [74] fornisce i valori
tabellati in base alla potenza nominale della sorgente e la tipologia di strada
illuminata; ad esempio, per lampade con potenza nominale compresa tra
75 W e 105 W adibite all’illuminazione di percorsi ciclopedonali, l’efficienza
globale di riferimento vale 58 lm
W.
lm
ηa = ηsorg · ηalim · DLor [ ] (11)
W
Dove:
ηsorg = efficienza nominale della sorgente luminosa [ lmW ];
ηalim = rendimento dell’alimentatore [-];
DLor = rapporto tra il flusso emesso dall’apparecchio diretto verso
l’emisfero inferiore ed il flusso luminoso totale [-].
Per quanto riguarda l’IPEA, la metodologia di calcolo introdotta dalla [74]
prevede di basarsi su di un altro parametro, ovvero Street Light Energy
Efficiency Criteria, più noto con l’acronimo SLEEC: questo parametro, stu-
diato e proposto inizialmente dall’Ente di Normazione per l’Applicazione
della Luce olandese [52], venne introdotto a livello comunitario nel 2011 dal
rapporto della Direzione Generale per l’Ambiente della Commissione euro-
pea [80]. Lo SLEEC è un parametro molto utile in quanto è un indicatore
dell’intero sistema, dal momento che tiene conto dell’efficienza della lampa-
da, del ballast (si veda 1.1) e dell’apparecchio di illuminazione; in sostanza
indica il rapporto tra la potenza impiegata per unità di superficie ed la pre-
stazione illuminotecnica raggiunta. Lo SLEEC è definito alternativamente
in termini di luminanza o di illuminamento:
• lo SLEEC in luminanza vale:
Papp W
SL = [ ] (12)
Lm · irif · lmedia cd
Dove:
Papp = potenza reale assorbita, intesa come somma delle potenze
assorbite dalla sorgente e dai componenti presenti all’interno
dello stesso apparecchio di illuminazione (accenditore,
alimentatore, condensatore, etc.) [W ];
cd
Lm = luminanza media mantenuta [ m 2 ];
irif = Interdistanza fra un punto luce e l’altro di riferimento39 [m];
lmedia = larghezza media della zona illuminata [m].
39
La [74] fornisce lo schema con cui calcolarlo, che non si riporta per semplicità.

70
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

• lo SLEEC in illuminamento vale:


Papp W
SE = [ ] (13)
Em · irif · lmedia lux · m2
Dove:

Em = illuminamento medio mantenuto [lux ].

A partire da questi due parametri possono essere calcolati i valori dell’indi-


catore IPEI in luminanza o in illuminamento. Ancora secondo [74]:

SL SE
IP EIL = · kL IP EIE = · kE (14)
SLR SER
Dove:
SL = SLEEC in luminanza [W/cd];
SLR = SLEEC in luminanza di riferimento [ W cd ];
W
SE = SLEEC in illuminamento [ lux·m2 ];
W
SER = SLEEC in illuminamento di riferimento [ lux·m 2 ];
kL , kE = fattori correttivi che dipendono dalle prestazioni
illuminotecniche raggiunte.
Per quanto riguarda i due parametri di riferimento, lo SLEEC in luminanza
di riferimento e lo SLEEC in illuminamento di riferimento, essi sono riportati
nella [74] in forma tabellare, in base alla categoria illuminotecnica stradale,
che va desunta dalla UNI 11248 [83]. Si riportano nella tabella 11, a titolo
d’esempio, i valori per quanto riguarda lo SLEEC in luminanza di riferimen-
to.
I fattori correttivi kL e kE , viceversa, hanno una formulazione matematica,
che si basa sul rapporto fra il parametro illuminotecnico realmente esplicato
ed il minimo richiesto dalla normativa tecnica. In formule:
Lm Em
kL = k1 · + k2 kE = k1 · + k2 (15)
Lm,R Em,R
Dove:
k1 = valore costante pari a 0,476;
k2 = valore costante pari a 0,524;
cd
Lm = luminanza media misurata nell’area illuminata [ m 2 ];
cd
Lm,R = luminanza limite richiesta dalla normativa [ m2 ];
Em = illuminamento medio misurato nell’area illuminata [lux];
Em,R = illuminamento limite richiesto dalla normativa [lux];

71
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Categoria
SLR [ W
cd ]
illuminotecnica
M1 0,49
M2 0,51
M3 0,55
M4 0,58
M5 0,60
M6 0,65

Tabella 11: Valori dello SLEEC in luminanza di riferimento.


Fonte: [74]

E’ importante notare che, nell’ipotesi in cui la superficie illuminata possa


essere considerata una superficie diffondente ideale40 , i valori calcolati con
la metodologia sopra esposta di IP EIL e IP EIE sono equivalenti.
A partire da questi valori, possono essere assegnate delle classi di presta-
zione all’apparecchio, nel caso dell’IPEA, ed al sistema di illuminazione, nel
caso dell’IPEI. Le classi di prestazione fornite da [74] sono riportante nella
tabella 12. In conclusione, si evidenzia che i parametri esposti in questo

Classe IPEA IPEI


A++ 1, 15 < IP EA IP EI < 0, 75
A+ 1, 10 < IP EA < 1, 15 0, 75 < IP EI < 0, 82
A 1, 05 < IP EA < 1, 10 0, 82 < IP EI < 0, 91
B 1, 00 < IP EA < 1, 05 0, 91 < IP EI < 1, 09
C 0, 93 < IP EA < 1, 00 1, 09 < IP EI < 1, 35
D 0, 84 < IP EA < 0, 93 1, 35 < IP EI < 1, 79
E 0, 75 < IP EA < 0, 84 1, 79 < IP EI < 2, 63
F 0, 65 < IP EA < 0, 75 2, 63 < IP EI < 3, 10
G IP EA < 0, 65 IP EI < 3, 10

Tabella 12: Classi di prestazioni in base ai valori di IPEA ed IPEI.


Fonte: [74]

paragrafo possono essere utilizzati per esaminare sia i sistemi di illumina-


zione già esistenti che quelli in fase di realizzazione, al fine di valutare le
scelte progettuali da mettere in atto. Sempre su questi parametri si basano
40
E’ una superficie ideale che riflette l’energia incidente da una direzione in modo uguale
in tutte le direzioni, per cui variando il punto di vista la sua luminanza non cambia. Viene
detta superficie di Lambert.

72
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

anche la valutazioni della P.A. nei confronti dei nuovi progetti: ad esempio,
la Regione Emilia Romagna ha stabilito che, a partire dal 2013, per i nuovi
sistemi di illuminazione la classe minima accettabile sia la C per l’indicatore
IPEA (IP EA > 0, 93) e la B per l’indicatore IPEI.

Decreto CAM Con il decreto emanato il 27 settembre 2017 dal Ministero


dell’Ambiente [56] sono stati aggiornati i criteri ambientali minimi nell’ambi-
to dell’illuminazione pubblica41 ; in particolare, sono state apportate alcune
modifiche ai parametri IPEA ed IPEI, che, difatti, vengono chiamati in ma-
niera analoga (IPEA* ed IPEI*). L’indice IPEA*, che in accordo con la [74]
viene utilizzato per indicare la prestazione energetica degli apparecchi di
illuminazione, mantiene la sua definizione42 , riportata analiticamente nella
(10), ma si specifica ora in maniera diversa il metodo di calcolo dell’efficienza
globale dell’apparecchio. In accordo con [56] si calcola come da (16).

Φapp · Df f lm
ηa = [ ] (16)
Papp W

Dove:
Φapp = flusso luminoso nominale iniziale emesso dall’apparecchio di
illuminazione nelle condizioni di utilizzo di progetto e a piena
potenza [lm];
Df f = frazione del flusso emesso dall’apparecchio di illuminazione
rivolta al di sotto dell’angolo di 90° con il nadir;
Papp = come per (12) [W ].

Anche l’IPEI* mantiene la definizione con cui era stato introdotto dalla [74],
in quanto rimane il rapporto fra due parametri, uno reale ed uno di riferi-
mento, che misurano quanta potenza viene impiegata rispetto ai risultati
illuminotecnici esplicati. Analiticamente, l’IPEI* si trova come da
P
∗ Papp 1
IP EI = n · (17)
P 0, 8 Dp,R
(E i · · Ai )
i=1 M Fi

41
Il decreto recita, all’art.1 ”Sono adottati i criteri ambientali minimi per i prodotti e
servizi di relativi alla acquisizione di sorgenti luminose per illuminazione pubblica, per
l’acquisizione di apparecchi per l’illuminazione pubblica e l’affidamento del servizio di
progettazione di impianti per illuminazione pubblica”.
42
Rapporto fra l’efficienza globale dell’apparecchio con quella di riferimento

73
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Dove:
Papp = come per (12) [W ];
Ei = come per (8) [lx ];
M Fi = coefficiente di manutenzione;
Ai = area della i -esima superficie illuminata [m2 ];
Dp,R = densità di potenza di riferimento, rif. tabellare in [56] [ mW
2 ·lx ].

Si nota che il primo termine risulta analogo al parametro Dp definito dalla


(8); viene solamente aggiunto, a denominatore, un fattore dipendente dal
coefficiente di manutenzione. Infatti in [56] è definito il risultato della fra-
zione in oggetto come ”densità di potenza di progetto”, utilizzando quindi
lo stesso simbolo Dp , che non è stato evidenziato nell’equazione (17) per non
generare confusione43 .

43
Rispetto al parametro Dp definito da [87] di cui all’equazione (8).

74
4 METODOLOGIA

4 Metodologia
In questo capitolo verrà discusso l’approccio metodologico, ovverosia lo sche-
ma generale delle attività che devono essere svolte nell’ambito del progetto
di riqualificazione di un sistema di illuminazione stradale. Risulta evidente
la necessità di definire quali siano gli obbiettivi che si vuole raggiungere con
la riqualificazione, in base ai quali poi definire lo schema di attività. Come
descritto nei paragrafi precedenti, l’impianto di illuminazione pubblica ha
come principale finalità quella di garantire i requisiti minimi di sicurezza
per lo svolgimento delle attività umane nei luoghi illuminati: per quanto
riguarda le strade, ad esempio, il livello di sicurezza da garantire viene sta-
bilito secondo le classi di traffico e usi territoriali delle stesse, cosı̀ come
previsto dalla normativa. Tuttavia, le esigenze di contenimento dell’utilizzo
di energia elettrica e di riduzione degli effetti dell’inquinamento luminoso,
esposte nel capitolo 1, comportano l’aggiunta all’obbiettivo minimo di ga-
rantire la sicurezza anche altre finalità: la massima riduzione dello spreco di
energia, con le emissioni inquinanti che ciò comporta, ed il ridotto impatto
economico.
Sebbene in letteratura siano presenti svariati metodi [4], nel presente
lavoro è stato adottato un metodo a due fasi: nella prima fase si concen-
tra sullo studio dello stato dell’arte del sistema di illuminazione pubblica,
mentre la seconda è riferita alla progettazione di interventi di riqualificazio-
ne del sistema stesso. L’obbiettivo della prima fase è di analizzare lo stato
del sistema, valutando il rispetto di cui sopra, ovverosia nei confronti della
sicurezza e dell’efficienza energetica. Nella descrizione della seconda fase, vi-
ceversa, si discuteranno i processi che portano alla definizione di un progetto
di riqualificazione che assicuri il miglioramento della situazione preesistente.
Si riporta il flusso di lavoro sinteticamente descritto in figura 36.

4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema


Il primo passo al fine della redazione di un progetto di riqualificazione di un
impianto di illuminazione pubblica è sicuramente il reperimento di tutte le
informazioni necessarie per conoscere la situazione preesistente. La tipologia
di attività che è richiesta in questa fase varia dallo svolgimento di mansioni
in situ, quali misure e campagne di indagine, alla modellazione e simulazione
attraverso software, ed al trasferimento di informazioni da parte delle PA:
alcuni dati imprescindibili sono noti esclusivamente a queste ultime, come
ad esempio i consumi ed i costi, in quanto enti di competenza per il servizio
di IP. Un altro aspetto da evidenziare a questo proposito è che le attività sul

75
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

Figura 36: Flusso di lavoro della metodologia adottata.

campo, ed il trasferimento di dati correlato a queste ultime, devono avvenire


sulla totalità del territorio su cui il servizio di IP è esplicato: proprio dalla
conoscenza del fenomeno nel suo complesso si possono dedurre informazioni
importanti e schemi progettuali da seguire.
Le attività da effettuare in questa fase si possono suddividere, come da
figura 36, in 2 macro aree: il censimento dell’impianto, che comporta l’inda-
gine sulle caratteristiche sia dei punti luce che delle strade che illuminano, e
la valutazione dei livelli prestazionali illuminotecnici che esso soddisfa o che
dovrebbe soddisfare, in relazione ai consumi di cui ciascun punto luce è re-
sponsabile. Nei prossimi paragrafi verrà discusso più nello specifico che cosa

76
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

comporti ciascuna delle macro aree di attività. Chiaramente non si entrerà


nel merito delle modalità di organizzazione dei dati rilevati; dal momento
che la mole delle informazioni potrebbe essere significativa, è auspicabile
che esse vengano raccolte in uno o più dataset di facile lettura e su cui sia
possibile applicare metodi ed algoritmi automatizzabili.

4.1.1 Caratteristiche del sistema


L’obbiettivo di questo primo settore di attività è quello di raccogliere infor-
mazioni rispetto ai punti luce attraverso i quali si esplica il servizio di IP.
Sebbene alcuni dati possano essere già noti all’Amministrazione Pubblica,
può essere utile, se non imprescindibile, che il censimento venga svolto in
situ, per ottenere dati certi e organizzati coerentemente nel loro complesso.

Caratteristiche degli apparecchi. L’oggetto dell’attività di censimen-


to, come già accennato, sono i punti luce: di essi si devono conoscere le
caratteristiche geometriche e morfologiche, per costituire una base di par-
tenza per le analisi successive. Per semplicità espositiva, si riportano qui
di seguito quello che potrebbe essere uno schema di attività per effettuare
il censimento di un impianto di IP. Si sottolinea che il ”passo 0” potrebbe
essere la scelta del percorso fisico da seguire, nel censimento della totalità
dell’impianto di IP: tuttavia, le caratteristiche del percorso, quali il punto di
partenza, di arrivo, la direzione di avanzamento e cosı̀ via, sono irrilevanti
ai fini dell’analisi, motivo per cui non lo si annovera fra i punti salienti. Per
ottimizzare il processo esso dovrebbe, ed è ovvio, essere più vicino possibile
ad un cammino Euleriano. Risulta, infine, evidente che allo schema di at-
tività qui riportato non deve corrispondere necessariamente una scansione
temporale analoga: nel momento in cui si sta svolgendo il sopralluogo per
ottenere le informazioni necessarie per il censimento può essere utile rileva-
re anche le caratteristiche fotometriche che serviranno per definire il livelli
prestazionali illuminotecnici, ad esempio.

• Passo 1: Individuazione e localizzazione dei punti luce


La prima cosa da fare è l’assegnazione di un identificativo univoco
a ciascun punto luce; questo è tanto più importante e meritevole di
una organizzazione precedente il lavoro sul campo qualora il censimen-
to venga svolto in più parti dell’impianto contemporaneamente. Una
volta individuato e identificato il punto luce che si sta censendo, è ne-
cessario definirne l’ubicazione, attraverso ad esempio l’indirizzo, even-
tualmente con il numero civico dell’abitazione più vicina, o tecniche

77
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

più moderne come la geolocalizzazione. Infine, è essenziale conoscere a


quale quadro generale tale punto luce è collegato; anche a questi ultimi
è necessario assegnare una serie di identificativi, ovviamente disgiunti
da quelle dei punti luce. A differenza della serie di identificativi dei
punti luce, questa avrà con ogni probabilità un riscontro diretto con i
dati sui consumi di competenza della PA: i consumi infatti verranno
valutati, nella maggioranza dei casi, sui quadri generali, motivo per cui
si dovrà far corrispondere a ciascun identificativo i consumi relativi.

• Passo 2: Raccolta dati dei sostegni


In questa fase andranno raccolti i dati fisici che riguardano i soste-
gni dei punti luce; è evidente che si dovranno ottenere informazioni
per ciascun punto luce, e che queste devono essere catalogate in coe-
renza con l’identificativo del punto luce cui si riferiscono. I dati che
devono essere rilevati possono riguardare, a titolo d’esempio, l’altez-
za del sostegno, il materiale di cui sono costituiti, la morfologia, la
posizione rispetto alla viabilità che illuminano, compresa la presenza
e la dimensione di eventuali mensole di collegamento fra sostengo e
armatura, eventuali inclinazioni rispetto al nadir, volute o accidentali,
e lo stato di manutenzione. Quest’ultimo parametro non è essenziale
per l’analisi illuminotecnica, ma può ragionevolmente rappresentare
un punto di interesse per la PA cui compete l’impianto di illumina-
zione pubblica; altre informazioni di questo genere possono riguardare
lo stato dell’area di ancoraggio a terra, o più in generale attenere alle
condizioni strutturali del sostegno. Infine, è importante rilevare se ad
uno stesso sostegno sono collegate lampade di caratteristiche o fun-
zionalità diverse, in quanto potrebbe essere utile valutarle come punti
luce disgiunti.

• Passo 3: Raccolta dati delle armature


L’armatura, ovvero il guscio di protezione che contiene la lampada,
influenza fortemente la prestazione illuminotecnica del punto luce. A
differenza del sostegno, di cui interessavano principalmente i dati fisici,
in questo caso è essenziale conoscere la qualità dell’armatura, ovvero-
sia la tipologia (a fungo, a globo, armature stradali classiche etc.).
Ancora più utile potrebbe essere attuare un’analisi più approfondita
che permetta di individuare il modello di armatura, in modo da poter-
ne ricavare le caratteristiche direttamente dal catalogo del produttore.
Infine, di fondamentale importanza è valutare l’armatura dal punto di
vista della schermatura che offrono nei confronti del flusso luminoso

78
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

diretto verso l’alto, il cosidetto Cut Off ; questo concetto verrà appro-
fondito nel prosieguo del capitolo. Si ritiene indispensabile accennare
che la definizione di armature Cut-Off non è univoca, e che quindi
non può essere univoco il metodo di classificazione da utilizzare nel-
l’attività di censimento; è necessario, ovviamente, che queste due siano
coerenti fra loro.

• Passo 4: Raccolta dati delle lampade


In questa fase le attività sul campo sono imprescindibili, e, mediante
ispezione visiva o misurazioni in situ, si deve risalire ai tipi di apparec-
chi di illuminazione ed alle tipologie di lampade installate; facendosi
coadiuvare dai produttori di lampade e dai loro cataloghi si possono
ottenere le informazioni che non si riescono a reperire dall’ispezione vi-
siva. Quello che si vuole ottenere cosı̀ facendo sono i dati tecnici delle
lampade e degli apparecchi che sono necessari al calcolo dei parametri
di efficienza energetica quali: il numero di lampade afferenti allo stesso
punto luce, la potenza della lampada, i dati fotometrici di quest’ultima,
il rapporto di emissione luminosa dell’apparecchio (per trovare DLor
di cui alla (11)), l’efficienza dell’alimentazione (per trovare ηalim ), la
temperatura di colore e l’indice di resa cromatica. Anche in questo
caso vi sono delle informazioni che, sebbene non imprescindibili per
il censimento dello stato dell’arte dell’impianto di IP, può essere utile
raccogliere nel momento in cui si prospetti la possibilità di un inter-
vento di riqualificazione: sia il tipo di attacco dell’alloggiamento di
ciascun punto luce, sia il tipo di bulbo che può essere contenuto al-
l’interno dell’armatura, sono dati rilevanti, in quanto anche su questi
ultimi, nel momento in cui si vada a progettare l’ammodernamento
dell’impianto, si baserà la scelta della lampada con cui sostituire la
preesistente. Infine, sarebbe auspicabile aggiungere ai dati raccolti
appena descritti anche la vetustità delle lampade, qualora fosse possi-
bile, per conoscere a che punto del loro ciclo vitale ciascuna di esse si
trovi.

• Passo 5: Raccolta dati della linea elettrica


Infine, a completamento del lavoro di censimento dei punti luce, è ne-
cessario valutare e caratterizzare la tipologia di alimentazione di questi
ultimi. Si dovranno, ovvero, raccogliere informazioni rispetto alla li-
nea elettrica, ed in particolare dove essa sia posizionata, la tipologia
del cavo e lo stato di manutenzione. E’ evidente che questi dati, ed
in particolare la tipologia del cavo, sono necessari al fine di attribuire

79
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

a ciascuno di essi delle caratteristiche tecniche che potrebbero poi di-


ventare dei vincoli progettuali nel momento in cui si passi a pianificare
un’opera di riqualificazione illuminotecnica.

Compiuti i passi appena descritti si è nella condizione di costruire una banca


dati che contenga tutti i dati rilevanti dell’impianto di IP; questo database
deve essere strutturato in modo che sia possibile poi elaborarlo e riassumerlo
per fornirne una lettura agevole alla PA competente ed in generale ai soggetti
interessati.

Caratteristiche delle strade. Pur rimanendo nell’ambito della raccolta


dei dati necessari alla comprensione delle caratteristiche del sistema di illu-
minazione, in questa fase il focus viene spostato dalle sorgenti illuminanti
alle superfici che vengono illuminate. Il primo passo riguarda il rilievo del-
le caratteristiche stradali, geometriche e non, che influenzano il fenomeno
dell’illuminazione, ovvero, a titolo d’esempio:

• lunghezza totale della strada;

• tipologia delle zone stradali44 ;

• dimensione delle varie zone stradali;

• velocità massima consentita;

• volume di traffico atteso;

• disposizione degli apparecchi luminosi in relazione alla strada45 .

Per quanto riguarda l’ultimo punto dell’elenco, le conformazioni delle di-


sposizioni dei pali sono fondamentalmente di quattro tipi: unifilare, quando
si ha una sola fila di lampioni su un lato della carreggiata; contrapposto,
quando si hanno due file di lampioni che si fronteggiano sui due lati della
strada; alternato46 , quando i lampioni sono sfalsati sui due lati della strada;
centrale, o assiale, quando i lampioni sono posti sulla linea di divisione delle
due carreggiate. Nelle figure 37- 39 è riportata la rappresentazione grafica
di quanto esposto.
44
Numero delle carreggiate, presenza di piste ciclabili in carreggiata o separate, presenza
e numero di marciapiedi, aree di conflitto, corsie di parcheggio e aree verdi lungo la strada.
45
Distanza mutua fra i pali, distanza dalla carreggiata o dal marciapiede, l’eventuale
presenza di rialzi, etc.
46
Detto anche ”quiconce”.

80
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

Figura 37: Frontali Figura 38: Quiconce Figura 39: Assiali

Tramite le caratteristiche stradali appena descritte si può individuare


la classe di illuminazione cui appartiene ciascuna strada, come dettagliato
al paragrafo 3.2. Analizzandole, però, una ad una, si nota che quasi tut-
te le informazioni di cui si necessita possono essere ottenute tramite una
campagna di indagine speditiva: se è vero che le caratteristiche geometri-
che devono essere misurate per ciascuna strada, è altrettanto vero che è
sufficiente raccoglierle e verificarne la costanza per tutta la lunghezza della
strada. Tuttavia, questo non vale assolutamente per il volume di traffico at-
teso, che è forse il parametro più complesso da valutare: in generale si deve
ricorrere per questo parametro a campagne di osservazione del traffico che,
se da una parte forniscono dati molto precisi, dall’altra sono molto costose
in termini di tempo. In letteratura sono proposti e discussi altri metodi per
la misura e la stima del volume di traffico atteso che possono essere presi in
considerazione [4].

Consumi. Questa parte dell’indagine è volta ad unire a ciascun quadro ge-


nerale il relativo consumo di energia elettrica. Per ottenere questo risultato
si può procedere con due metodi: nel momento in cui l’impianto sia dotato
di un regolatore di accensione automatico centralizzato, sarà possibile risali-
re alle ore di accensione della singola lampada, di cui si conosce la potenza,
e quindi al consumo di energia elettrica sul dato intervallo temporale. Si
capisce che, a seconda di come vengono gestiti i dati dalla PA, potrebbe
essere un meccanismo piuttosto farraginoso. L’altro metodo, che coinvolge
parimenti la PA competente, è quello di ottenere da quest’ultima lo storico
dei consumi: questi dovranno essere elaborati per renderli coerenti ed unirli
con gli identificativi dei quadri generali cui sono riferiti, come già descritto
al principio del presente paragrafo. Nella pratica quello che si dovrà fare
sarà un’attività di digitalizzazione dei dati in possesso della PA, dati che
saranno contenuti, ad esempio, nelle bollette emesse dal fornitore di ener-

81
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

gia elettrica. Da queste ultime si dovranno estrapolare, necessariamente, il


consumo di energia elettrica ed il periodo cui esso si riferisce, per ciascuno
dei quadri generali; ovviamente anche in questo caso, nel momento in cui
svolga effettivamente l’attività di informatizzazione di cui sopra, può essere
conveniente per la PA conoscere anche le informazioni riguardanti i costi,
le tipologie di contratto applicate, la potenza disponibile ed eventualmente
la tensione di alimentazione. Questo permette di raccogliere uno storico dei
consumi per ciascun quadro generale, per quanto possibile; è importante che
i dati raccolti si riferiscano allo stesso impianto di cui si è svolto il censi-
mento, nel senso che qualora siano avvenuti degli interventi di sostituzione,
parziale e localizzata, del parco lampade, questi devono essere visti come
delle cesure nella storia dei consumi del relativo quadro generale. Una criti-
cità in questa attività può sorgere nel momento in cui i consumi non siano
sempre quelli ”rilevati” ma siano piuttosto quelli ”stimati”, ovverosia quei
consumi che il fornitore è costretto a stimare nel momento in cui non abbia
a disposizione i consumi effettivi e l’utente non effettui l’autolettura. Seb-
bene gli stessi consumi stimati siano basati sui dati storici del cliente, essi
potrebbero essere sensibilmente differenti da quelli reali e portare ad errori
nel prosieguo dell’analisi. E’ importante evidenziare che ad ogni quadro ge-
nerale corrisponde un POD47 ; si devono quindi mettere in atto meccanismi
automatizzati per verificare che la gestione dei dati sia avvenuta in maniera
corretta, e che a ciascun POD corrisponda sempre lo stesso identificativo del
quadro generale, dal momento che sono proprio questi ultimi il collegamento
fra consumi e prestazioni.

4.1.2 Analisi prestazionale


Requisiti di sicurezza La valutazione dei requisiti di sicurezza è il primo
insieme di attività che si basano sulla fase di censimento appena conclusa:
in alcune metodologie proposte in letteratura, infatti, questa viene a far
parte di quello che si chiama il ”post-processing” delle informazioni ricavate
dal censimento [49]. La finalità è quella di valutare il rispetto dei requisiti
minimi di sicurezza cosı̀ come fissati dalla normativa nazionale ed comunita-
ria [84]. Sulla base delle informazioni raccolte, ed in particolare delle classi
illuminotecniche assegnate a ciascuna strada, si devono confrontare i valori
reali dei parametri illuminotecnici con quelli fissati da norma. E’ impor-
tante sottolineare che, qualora si dovesse riscontrare il mancato rispetto dei
47
”Point Of Delivery”: è un codice alfanumerico che identifica in modo certo il punto di
prelievo, ovvero il punto fisico in cui l’energia viene consegnata dal venditore e prelevata
dal cliente finale.

82
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA

requisiti minimi di sicurezza, il loro ripristino deve essere posto alla base
del progetto di riqualificazione, valutando poi in secondo luogo gli eventuali
risparmi energetici rispetto alla situazione preesistente. Il reperimento dei
dati reali di illuminazione può essere effettuato seguendo due diverse meto-
dologie: una campagna di misure illuminotecniche in situ o una simulazione
delle condizioni attraverso software. Ovviamente, sia le misure che il calcolo
dei parametri illuminotecnici devono essere eseguiti nel rispetto delle pre-
scrizioni normative, ed in particolare con quanto riportato da [85] e [86]. Nel
caso si effettui una campagna in situ, per ciascuna strada devono essere svol-
te indicativamente le seguenti misure: deve essere misurato l’illuminamento
orizzontale sui marciapiedi e sulle carreggiate, la luminanza sulle carreggiate
in entrambe le direzioni, ed infine l’illuminamento verticale e semicilindrico
sui marciapiede in entrambe le direzioni48 . Per condurre una campagna di
misurazioni dell’illuminazione in situ è essenziale progettare e prevedere una
griglia di misura adeguata, individuando il numero minimo di punti in cui
misurare l’illuminamento e luminanza. Si rimanda alla letteratura scientifica
e alla norma [86] per maggiori dettagli.

Analisi energetica La valutazione dell’efficienza energetica viene effet-


tuata tramite un insieme di indicatori di prestazione energetica che sono
stati introdotto dalla normativa tecnica e internazionale, come riportato al
paragrafo 3.3.3. Si ricorda che la norma [87] introduce due indicatori di
prestazione energetica: l’indicatore di densità di potenza DP e l’indicatore
del consumo energetico annuo DE . Per quest’ultimo, in particolare, si dovrà
analizzare il sistema di illuminazione in modo da stimare o misurare i vari
periodi di attività caratterizzati da diversi profili di funzionamento, come
da (9). Dal momento che essi dipendono dalla geometria dell’area da illu-
minare e dal requisito minimo di illuminazione, non si possono confrontare
direttamente fra loro le prestazioni energetiche di impianti di illuminazione
con geometrie stradali diverse o con requisiti di illuminazione diversi. Per
sopperire a questo, come già descritto al paragrafo 3.3.3 si adottano come
parametri di confronto gli indici proposti da [74] IPEA ed IPEI: questi due
indicatori adimensionali portano verso una sorta di classificazione energe-
tica che consente una valutazione più diretta di sistemi diversi. Una volta
terminato il calcolo degli indicatori energetici DP e DE e la classificazione
energetica tramite IPEA ed IPEI può essere utile esporre sinteticamente i
48
Queste ultime misure sono quelle necessarie al riconoscimento facciale delle persone
intorno all’utente nelle strade di classe P, di cui in figura 34

83
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

risultati ottenuti, sia nei confronti della PA committente ma anche di altri


soggetti interessati.

4.2 Progetto di riqualificazione


Una volta raccolti tutti i dati dell’impianto di illuminazione oggetto di stu-
dio, ed al termine dello studio degli stessi finalizzato alla classificazione ener-
getica, si può procedere con la progettazione dello stato modificato. Si entra,
cioè, in quella che in figura 36 viene individuata come ”Fase II”. A differen-
za della ”Fase I”, quest’ultima deve essere concepita come iterativa, come
spesso è proprio delle fasi di progettazione, dal momento che sarà necessario
effettuare subito una valutazione dei miglioramenti e degli efficientamenti
apportati alla situazione preesistente. Oltre alla iteratività propria del pro-
getto tecnico e della ricerca delle soluzioni tecniche più appropriate, è utile
sottolineare che deve essere posta in essere anche una valutazione economica
di quanto previsto nel progetto di riqualificazione, come da figura 36. Nei
prossimi paragrafi si discuterà nello specifico ciascuna sottofase.

4.2.1 Progetto illuminotecnico


Questo primo corpo di attività è suddiviso a sua volta in 3 sottofasi: la
determinazione degli obbiettivi, la scelta dell’intervento e la valutazione
dell’efficientamento, come da figura 36.

Determinazione obbiettivi In questa fase si devono decidere gli obiet-


tivi da perseguire durante la fase di progettazione. Sebbene possa risultare
ovvio quali siano gli obbiettivi da raggiungere nel progetto di riqualificazione,
tuttavia l’individuazione degli stessi è fondamentale, e si ripercuote sull’iter
di progettazione con evidenti ricadute dal punto di vista economico. Inoltre,
in questa fase può avvenire, a seconda dei casi, un ulteriore lavoro di concerto
con la committenza, ovverosia la PA cui compete l’impianto di illuminazione
oggetto di studio, la quale è sia interessata alle finalità scelte da perseguire
nella progettazione, sia può essere parte attiva nella decisione delle stesse.
E’ importante sottolineare che qualunque scelta progettuale che può essere
messa in campo, deve in ogni caso garantire il rispetto dei requisiti minimi
di sicurezza nelle strade; come già descritto al paragrafo 4.1.2, oltre a que-
sto deve poi essere garantito il miglioramento dell’efficienza energetica del
sistema, tenendo in considerazione la sostenibilità economica dell’intervento.

84
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

Scelta dell’intervento. Sulla base degli obbiettivi decisi come appena


descritto, si deve affrontare la scelta dell’intervento. Con questa locuzione,
”scelta dell’intervento”, si individuano tutte quelle attività che, a partire
dagli obbiettivi posti come traguardo della progettazione, portano alla deci-
sione dell’iter progettuale e alla pianificazione degli interventi necessari per
raggiungere tali scopi. In questo senso, le principali tipologie di interventi
che possono essere messi in atto sono le seguenti:

• interventi che riguardano esclusivamente l’alimentazione dei circuiti


esistenti;

• sostituzione delle sole sorgenti luminose;

• interventi di ristrutturazione più generale dell’impianto esistente, che


riguardi sia le sorgenti luminose che gli apparecchi;

• realizzazione ex-novo dell’impianto con criteri innovativi.

Per quanto riguarda la prima categoria di interventi, ovverosia quelli che in-
teressano esclusivamente l’alimentazione dei circuiti esistenti, si tratta fon-
damentalmente di inserire strumenti, quali orologi astronomici49 o regola-
tori di flusso50 , nei quadri esistenti. Tuttavia, questi interventi comportano
notevoli problematiche: innanzi tutto, è necessario che le linee ed i quadri
elettrici su cui si vuole agire siano in ottimo stato ed accessibili; inoltre anche
lo stato delle altre parti componenti l’impianto, come apparecchi luminosi e
lampade, deve essere in buono stato; infine, per quanto riguarda i regolatori
di flusso, le lampade devono appartenere ad una tecnologia che permetta un
risparmio effettivo nell’essere alimentate con un livello di tensione più basso.
Intervenire sulle sole sorgenti luminose può essere, viceversa, più effica-
ce. Ad esempio, la valutazione e l’individuazione delle tipologie di sorgenti
luminose meno efficienti presenti in un impianto, e la loro sostituzione, può
essere la procedura più semplice e veloce per ridurre i consumi energetici
della rete di illuminazione pubblica. Alla semplicità concettuale in cui con-
sta, tuttavia, si associano comunque alcune problematiche: la sostituzione
delle lampade necessita, in ogni modo, di un’analisi approfondita della situa-
zione preesistente, al fine di evitare inconvenienti riguardanti altri aspetti
dell’illuminazione, come la resa cromatica o alla temperatura di colore, o
49
Agisce direttamente sul circuito, attivandolo o disattivandolo, in base all’orario di alba
e tramonto.
50
Fondamentalmente permette di stabilire un valore di tensione ridotto con cui
alimentare le lampade, ottenendo un rilevante risparmio energetico.

85
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

fenomeni di abbagliamento che potrebbero verificarsi. La sostituzione do-


vrebbe mirare a mantenere gli stessi flussi luminosi, e quindi gli stessi valori
di illuminamento e luminanza, abbassando però la potenza totale installata.
Con la ristrutturazione integrale del punto luce, ovverosia con la sosti-
tuzione della lampada e dell’apparecchio, si determina un sicuro aumento
dell’efficienza dell’intero sistema. Anche in questo caso si dovrebbe effet-
tuare uno studio su quali apparecchi e lampade siano classificabili come
obsolete, e di conseguenza sostituirle. In questo modo si potranno garantire
risultati illuminotecnici superiori, a parità di potenza installata. Un aspet-
to positivo non secondario è che, andando a sostituire sia la lampada che
l’apparecchio che la contiene, si è a conoscenza dell’esatto comportamen-
to fotometrico del nuovo apparecchio: si può, quindi, facilmente calcolare i
nuovi parametri illuminotecnici e valutarne il miglioramento rispetto alla si-
tuazione preesistente. Risulta di fondamentale importanza l’individuazione
del nuovo apparecchio più adatto a sostituire l’esistente; nei casi reali, spes-
so, i parametri geometrici dello spazio in cui l’apparecchio si va ad inserire,
quali larghezza della strada, altezza del palo e interdistanza fra pali, sono
fissati, motivo per cui la scelta dell’apparecchio rappresenta il centro della
progettazione.
L’ultima categoria di interventi, ovvero la realizzazione ex-novo dell’inte-
ro impianto di illuminazione, comporta sicuramente un investimento iniziale
maggiore, cui deve quindi corrispondere l’eccellenza della situazione ex-post,
con risparmi evidenti e tangibili sulle spese di gestione e sull’impatto am-
bientale del sistema. In questo caso la progettazione è fortemente iterativa,
dal momento che le variabili a disposizione del progettista sono sia le pro-
prietà degli apparecchi di illuminazione, sia le caratteristiche geometriche
dell’impianto. Infine, la realizzazione di un impianto ex-novo permette an-
che di intervenire fin da subito sulle linee e sui quadri elettrici, andando ad
inserire strumenti di ultima generazione per il contenimento dei consumi e
per una gestione adattiva dell’impianto stesso.
Le categorie sopra esposte non sono alternative: può essere previsto di
attuare una serie di interventi di sostituzione dell’esistente su parte dell’im-
pianto e di rifacimento sul resto, o ancora più semplicemente si può prevedere
una consequenzialità temporale di interventi di natura diversa.

Valutazione efficientamento. Al termine della fase di progettazione del-


l’intervento, è necessario andare a compiere quella che è una valutazione
dell’efficacia del sistema di interventi previsto. Come descritto al paragra-
fo 4.1.2, il primo passo deve essere quello di verificare il rispetto dei requisiti

86
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

minimi di sicurezza, di cui al paragrafo 3.3.2; ovviamente, questi ultimi de-


vono essere ottemperati anche nelle parti di impianto che risultavano fuori
norma nella situazione preesistente, e le cui criticità sulla sicurezza era-
no emerse nel censimento51 . Conseguentemente si valuta l’efficientamento
energetico che la soluzione scelta comporta, utilizzando i parametri di cui al
paragrafo 3.3.3. In particolare, si può stabilire un range di accettabilità in
base alle modifiche che tali parametri subiscono nell’intervento: ad esempio,
si può stabilire ex-ante che il parametro DP debba migliorare di almeno il
15%, oltre al fatto che, ovviamente, la classe IPEI sia almeno la minima
accettabile per la tipologia di strada.

4.2.2 Valutazione economica


La valutazione della bontà del progetto di riqualificazione dal punto di vista
economico può essere valutato attraverso svariate metodologie. Nel presente
paragrafo si procederà ad esporre due formulazioni diverse fondamentalmen-
te dello stesso metodo, uno proposto in letteratura [4] e uno proposto dalla
Commission Internationale de l’Eclairage (CIE).

Metodo del risparmio globale Al termine di un progetto di riqualifi-


cazione di un impianto di illuminazione stradale è possibile determinare il
risparmio globale che tale intervento consente di ottenere, su base annua-
le. Il risparmio globale può essere calcolato come differenza tra i costi che
devono essere sostenuti nelle due situazioni, quella preesistente e quella a
valle del progetto. I risparmi ottenibili derivano sia dai ridotti consumi di
energia elettrica che dai minori costi di manutenzione dei nuovi sistemi di
illuminazione. In termini analitici, il risparmio globale annuo R [€/anno]
può essere quantificato come segue.

R = A + B − C = [Ap + B] − [Ad + C] (18)

I termini che compaiono nella (18) vengono specificati nelle equazioni se-
guenti (19), (20) e (21).

A = Ap − Ad = (Pp · tp ) · CkW h − (Pd · td ) · CkW h (19)


k
X tpi
B= · (cLi + cMi ) · npLi (20)
dpi
i=1
51
Si veda la figura 36.

87
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

k
X tdi
C= · (cLi + cMi ) · ndLi (21)
ddi
i=1

Dove:
A = risparmio dovuto alla ridotta potenza installata [€/anno];
B = costi di manutenzione nello stato attuale [€/anno];
C = costi di manutenzione nello stato modificato [€/anno];
Ap = costo della bolletta elettrica nello stato attuale [€/anno];
Ad = costo della bolletta elettrica nello stato modificato [€/anno];
Pp = potenza totale installata nello stato attuale [W];
Pd = potenza totale installata nello stato modificato [W];
tp = tempo di utilizzo nello stato attuale [h/anno];
td = tempo di utilizzo nello stato modificato [h/anno];
CkW h = costo dell’elettricità [€/kWh];
tpi = tempo di utilizzo nello stato attuale della i-esima lampada
[h/anno];
tdi = tempo di utilizzo nello stato modificato della i-esima lampada
[h/anno];
dpi = vita utile nello stato attuale della i-esima lampada [h];
ddi = vita utile nello stato modificato della i-esima lampada [h];
cLi = costo di acquisto della i-esima lampada [€];
cMi = costo di sostituzione della i-esima lampada [€];
npLi = numero di lampade installate nello stato attuale nell’i-esimo
apparecchio;
npLi = numero di lampade installate nello stato modificato nell’i-esimo
apparecchio;

Misurato con le equazioni precedenti il possibile risparmio annuo otte-


nibile, è possibile fornire alla PA competente un parametro per valutare la
fattibilità economica del progetto di riqualificazione: il Tempo di Ritorno
Semplice, sicuramente più noto nella locuzione inglese Simple Payback Time
e con il rispettivo acronimo SPT. Quest’ultimo, sebbene non possa sostituire
un’analisi economica approfondita, è un parametro molto utilizzato per la
semplicità di utilizzo e di calcolo che comporta e perchè riesce comunque a
fornire una valutazione immediata, anche se grossolana, della convenienza
dell’investimento. Tale parametro si calcola come da (22), in cui il parametro
J indica l’investimento iniziale.
J
SP T = (22)
R

88
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

Dalla precedente si evince come, nella pratica, tale parametro indichi, ab-
bastanza grossolanamente, il numero di anni necessari per far corrispondere
i risparmi guadagnati annualmente con le spese sostenute per ottenerli. Per
quanto riguarda l’investimento iniziale, si ritiene non pertinente al lavoro in
oggetto entrare nell’argomento; tuttavia, esso può essere stimato attraverso
un computo metrico, e si ritiene comunque un parametro noto o facilmente
reperibile.

Metodo del costo orario totale dell’impianto Il metodo proposto


dalla CIE, che rappresenta probabilmente la traccia su cui si è basato il
precedente, è nei fatti molto simile. Anche questo si basa sul tempo di
ritorno dell’investimento, che però in questo caso viene calcolato in maniera
leggermente diversa. La CIE, infatti, propone il calcolo del costo orario
totale dell’impianto, T, in modo da tenere conto sia dei costi fissi che di
quelli variabili. La Commissione Internazionale dell’Illuminazione prevede
la seguente formulazione:

T = D + Clh + I + CM + M (23)

Con le seguenti formulazioni:


A
D= (24)
B·H
E·F
Clh = (25)
HV
CM = Cmh + Cmh,sost (26)
M = KM · (D + Clh + CM ) (27)

89
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA

Dove:
D = costo orario del materiale impiegato, lampada esclusa [€/h];
A = costo del materiale ausiliari elettrici [€];
B = vita utile ausiliari elettrici [anno];
H = ore di funzionamento annuo [h/anno];
Clh = costo orario della lampada [€/h];
E = costo della lampada [€];
F = numero delle lampade [-];
HV = vita utile della lampada [h];
I = costo orario dell’energia elettrica [€/h];
CM = costo orario di manutenzione [€/h];
Cmh = costo orario di manutenzione ausiliari [€/h];
Cmh,sost = costo orario di sostituzione [€/h];
M = costo per altri interventi [€/h];
KM = coefficiente pari a 0,20;
D = costo della bolletta elettrica nello stato attuale [€/anno].

Calcolato il costo orario dell’impianto come appena descritto, il tempo


di ritorno dell’investimento è calcolabile con la (28).

J
SP B = (28)
(Tvs − Tns ) · H

Dove:
J = investimento iniziale [€];
Tvs = costo orario dello stato attuale [€/h];
Tns = costo orario dello stato modificato [€/h].

La (28) evidenzia in maniera chiara che le due formulazioni, sebbene chia-


mano i parametri utilizzati in maniera diversa, sono nella pratica identiche
e portano agli stessi risultati.

90
5 CASO STUDIO: FASE I

5 Caso studio: Fase I


Il caso di studio è relativo al Comune sparso52 di Casciana Terme - Lari,
situato nella provincia di Pisa, in Toscana. Esso è costituito da numero-
se frazioni, per la precisione 14, la più grande delle quali è Perignano con
3.263, mentre San Ruffino è la frazione meno popolosa con 72 abitanti, per
un totale di 12.129 abitanti53 , distribuiti nei 81,40 km2 di estensione del
Comune. Per comprendere le analisi che seguiranno, è importante sapere
che il Comune di Casciana Terme - Lari è stato istituito il 1º gennaio 2014
dalla riunione dei territori che nel 1927 erano stati staccati dal Comune di
Lari per creare il Comune di Bagni di Casciana; le frazioni Casciana Alta,
Cevoli, Lavaiano, Perignano, San Ruffino e Usigliano afferiscono cosı̀ a La-
ri, mentre Bagni Casciana, Sant’Ermo, Collemontanino, Ceppato, Parlascio
afferiscono a Casciana Terme. Si sono costruiti due dataset diversi relativi
al servizio di IP del Comune di Casciana Terme - Lari: il primo, derivato
dal censimento dei punti luce, contiene una serie di informazioni per ciascun
punto luce rispetto al sostegno, all’armatura, alla lampada e alla posizione;
si deduce che è di notevoli dimensioni (la matrice iniziale è 2750x48). Il se-
condo, viceversa, riporta i consumi, sia in termini energetici che economici,
per ciascun quadro elettrico generale, da cui si desume anche una ridotta
ampiezza del dataset stesso; la difficoltà in questo caso risiede nel correlare
il consumo con la tipologia di punto luce, dal momento che questi dati, es-
sendo specializzati per singolo quadro generale, si riferiscono d’altra parte a
più punti luce. Nei prossimi paragrafi si specificherà meglio quanto appena
riportato.

5.1 Caratteristiche del sistema


5.1.1 Comprensione dei dati
La comprensione dei dati, forse più nota nella traduzione inglese data under-
standing, è spesso l’aspetto più dispendioso in termini di tempo nell’analisi
di un dataset. In termini generali, il Data understanding è la trasformazione
dei dati raccolti in un nuovo formato che ne faciliti o permetta la compren-
sione e che possa essere utilizzato per creare modelli di analisi dei dati stessi.
Gli obiettivi della comprensione dei dati sono multipli: comprendere gli at-
tributi dei dati, ovverosia la tipologia ed il significato delle informazioni
52
Un Comune sparso è un Comune la cui denominazione è diversa da quella della frazione
in cui ha sede l’ente locale.
53
Dati presi da Istat, al 2 Giugno 2022.

91
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

contenute nelle colonne del dataset; identificare le caratteristiche chiave, co-


me il volume dei dati e il numero totale di variabili, e classificare i dati
attraverso di esse; a questo si aggiunge d’altra parte comprendere i proble-
mi con i dati, come valori mancanti, imprecisioni e valori anomali. Infine,
altri due obbiettivi importanti di questo processo sono la visualizzazione
dei dati, al fine di convalidare le caratteristiche chiave o di enucleare nuove
problematiche che non siano state evidenziante in precedenza, e stilare delle
statistiche di riepilogo che possano veicolare quanto scoperto con l’analisi.
Si vuole ora approfondire i concetti di valori mancanti e valori anomali (ri-
spettivamente, Missing Values e Outliers in inglese); se è vero che un set di
dati ideale sarebbe completo, con valori validi per ogni osservazione, nella
realtà è molto più probabile incontrare valori assenti o fuori da un intervallo
plausibile per il fenomeno che stanno descrivendo. Per quanto riguarda i
primi, è necessario cercare di capire se esiste una ragione o uno schema per
i valori mancanti, per evitare il rischio di eliminare delle osservazioni rile-
vanti e quindi di perdere informazioni. L’alternativa alla rimozione dei dati
è l’imputazione di valori, ovvero sostituire i valori mancanti con un sosti-
tuto appropriato: quest’ultimo può essere la media, la mediana, la moda o
un’interpolazione per le variabili continue, oppure una nuova categoria (es.
”N.A.”) per le variabili categoriali. Un valore anomalo, viceversa, è un da-
to che risulta significativamente diverso da altre osservazioni; si comprende
la necessità di indagare su cosa potrebbe averli causati, dal momento che
potrebbero indicare sia dati a tutti gli effetti errati sia informazioni molto
interessanti e utili per un eventuale modello di apprendimento automatico
(Machine learning). Nel prosieguo del paragrafo presente si riportano alcune
parti salienti del processo appena descritto ed il risultato.

Censimento dei punti luce. Come detto nell’introduzione, questo da-


taset raccoglie le informazioni relative ai punti luce installati nel Comune di
Casciana Terme - Lari. Per ciascuno di essi è riportato:

• il quadro generale cui è collegato;

• la posizione, identificata tramite l’indirizzo stradale;

• informazioni relative al sostegno e alla mensola:

– tipologia di sostegno (pali, a muro, etc.) e di mensola;


– stato di manutenzione;
– altezza del sostegno.

92
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

• informazioni relative all’armatura:

– tipologia di armatura (armatura stradale classica, a fungo, etc.);


– capacità di Cut-Off54 ;
– lo stato di manutenzione.

• informazioni relative alla lampada:

– tipologia di lampada (LED, SAP, etc.);


– numero di lampade costituenti il punto luce;
– la potenza della singola lampada e totale del punto luce.

Con una prima semplice elaborazione si ottengono alcuni dati che ci permet-
tono di confrontare la situazione del Comune in esame con quelli analizzati
nel paragrafo 2.4. Sono presenti in totale 2.679 punti luce, ovverosia 1 pun-
to luce ogni 4,5 abitanti e poco meno di 33 punti luce per kmq di superficie
amministrata; su questo ultimo dato influisce molto il fatto che la popola-
zione sia distribuita fra le 14 frazioni, che fa calare notevolmente la densità
abitativa (149 ab./kmq, contro i più di 2.000 ab./kmq di Roma ad esempio).
La potenza totale installata è pari a 350,3 kW, equivalente a 4,3 kW per
kmq e con una media quindi di 130 W per ciascun punto luce.
Dopo questa caratterizzazione generale della situazione, si procedere
adesso ad analizzare nello specifico tutte le informazioni contenute nel data-
set. Per quanto riguarda i quadri generali, che in totale sono 64 (45 per Lari
e 19 per Casciana Terme), cui afferiscono in media circa 42 punti luce cia-
scuno; la potenza delle lampade collegate vale di media 5,4 kW. Per quanto
concerne i sostegni, le tipologie presenti sono: palo classico, a mensola, a
muro, a terra, lampione da giardino, sbraccio su palo o su albero. Una ulte-
riore categoria è nominata nel censimento ”PRO SU PL SOPRA”, che sta a
significare un proiettore ancorato ad un sostegno già impegnato per un altro
punto luce; nonostante sia conteggiato nello stesso punto luce le lampade
sono separate e di tipologia diversa, motivo per cui nell’elaborazione sono
analizzati separatamente. In figura 40 è riportato uno di questi casi, sito in
via Fratelli Cervi a Perignano. La grande maggioranza dei sostegni sono del
tipo palo classico: infatti, 2.190 punti luce sono ancorati a questa tipologia
di sostegno, mentre la seconda categoria più numerosa sono quelli a muro
che contano 395 punti luce. Per quanto riguarda i sostegni a palo classico,
può essere interessante analizzare l’altezza degli stessi, dal momento che il
54
Valuta la dispersione di flusso luminoso verso l’alto. Si veda il paragrafo X per una
spiegazione più approfondita.

93
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 40: Esempio di proiettore ancorato sopra altro punto luce, cui mutua il
sostegno.

livello dell’illuminamento dipende notevolmente dalla distanza della sorgen-


te luminosa dalla superficie da illuminare55 . In questo caso la distribuzione
è più eterogenea, come è rappresentato in figura 41, in cui, per agevolare
la leggibilità, non sono mostrate le altezze con frequenza minore di 20: l’al-
tezza dei pali più frequente è di 9 metri, misura che occorre nel 17% dei
casi, seguita da 3,5 metri, per il 13% del totale, ed infine 7 metri, misura
raggiunta dal 10% dei pali. Il dataset riporta anche i dati rispetto allo stato
di manutenzione del sostegno, che può essere pessimo, sufficiente o buono:
in questo caso si ha una netta prevalenza di una categoria sulle altre, che è
quella corrispondente al giudizio ”buono”, con 2.528 punti luce.
Si analizzano ora i dati relativi alle ”armature”: al loro interno è conte-
nuta la lampada, e sono costituite da un guscio di protezione, dal supporto
fisico per la lampada e da un sistema ottico composto da un riflettore56 e da
un vetro di protezione trasparente. Nella figura 42 è riportata una visualiz-
zazione più agevole della distribuzione delle varie tipologie di armature nel
caso di studio: all’interno della variabile ”Altro” sono contenute le armature
con la frequenza minore, che sono i segnapassi ed i faretti.
Si evince che vi sia una maggioranza di armature stradali classiche, per
quasi la metà dei punti luce totali, seguite dai sistemi a lanterna, a globo
e a fungo. Di queste tre tipologie principali sono riportate delle immagini
nelle figure 43, 44 e 45, prese in vari punti del territorio comunale. Per
ciascuna armatura si hanno a disposizione i dati riguardanti la schermatu-
55
Ponendo il punto luce come una sorgente puntiforme, la diminuzione del livello di
illuminamento su di una superficie varia in relazione al quadrato della distanza dalla
fonte. Raddoppiando la distanza dalla fonte il livello di illuminamento sulla superficie
diviene quindi 1/4.
56
Una piastra di metallo cromato, o comunque riflettente, che ha il compito di rimandare
verso terra i raggi luminosi diretti verso l’alto

94
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 41: Dispersione delle altezze dei pali di sostegno, epurata dalle frequenze
minore.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari

ra nei confronti della dispersione della luce verso l’alto. In questa prima
analisi si possono suddividere le varie armature seguendo le indicazioni date
dall’Illuminating Engineering Society nel 2000, che distingueva quattro di-
verse categorie, a seconda dell’intensità luminosa dispersa verso l’alto o con
angoli comunque vicini ai 90° rispetto al nadir57 :
• armature Full Cut-Off : se l’intensità luminosa (misurata in candele,
cd ) emessa in corrispondenza od al di sopra di un angolo di 90° rispetto
al nadir è pari a 0 candele, e se l’intensità luminosa in corrispondenza
o al di sopra di un angolo verticale di 80° rispetto al nadir non supera
numericamente il 10% del flusso luminoso (misurato in lumen, lm)
della lampada o delle lampade nell’apparecchio di illuminazione;
• armature Cut-Off : se l’intensità luminosa emessa in corrispondenza
od al di sopra di un angolo di 90° e di 80° rispetto al nadir non supera
rispettivamente il 2,5% ed il 10% del flusso luminoso della lampada o
delle lampade nell’apparecchio;
• armature Semi Cut-Off : se l’intensità luminosa emessa in corrispon-
denza od al di sopra di un angolo di 90° e di 80° rispetto al nadir
non supera rispettivamente il 5% ed il 20% del flusso luminoso della
lampada o delle lampade nell’apparecchio;
57
Intersezione della perpendicolare all’orizzonte passante per l’osservatore, con l’emisfero
celeste invisibile; è l’antipode dello zenit.

95
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 42: Dispersione delle armature dei punti luce.


Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari

• armature Non Cut-Off : non ci sono limiti di intensità luminosa emessa


al di sopra di un certo angolo rispetto al nadir.

Nella tabella 13 sono riportati per una lettura più agevole i limiti sopra
esposti. Nel dataset che è stato elaborato tuttavia la variabile categorica
che contiene l’informazione sul tipo di schermatura dell’armatura ha soltan-
to 3 valori possibili, ”Si”, ”No” e ”-”. Attraverso lo studio di alcuni casi
particolari, si è concluso di far corrispondere ai valori ”Si” le armature di
tipo Full Cut-Off ; ai valori ”No” le armature Non Cut-Off ; ad una terza
categoria, che chiameremo per semplicità Cut-Off, tutte quelle armature cui
corrisponde un valore di schermatura ”-”, con significato fisico di insieme
di armature che non rispettano i limiti previsti per le Full Cut-Off ma che
comunque schermano almeno in parte l’emissione di luce verso l’alto.

Figura 43: Lanterna Figura 44: Globo Figura 45: Fungo

96
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Tipologia di Imax a 90° Imax a 80°


Imax a 90° [cd]
armatura su ϕnom [%] su ϕnom [%]
Full Cut-Off 0 2.5 10
Cut-Off / 5 10
Semi Cut-Off / 10 20
Non Cut-Off / / /

Tabella 13: Limiti per classificare le tipologie di armature secondo IES.


Dati: The IESNA Lighting Handbook, 2000 [64].

Aggregando i dati contenuti nel dataset si possono classificare le varie


tipologie di armature a seconda del livello di schermatura che offrono nei
confronti dell’emissione di luce verso l’alto. A livello generale, nel Comune
in esame si hanno 1.611 punti luce che posseggono l’armatura più perfor-
mante, classificabile come Full Cut-Off, ovvero il 60% dei punti luce totali;
per le altre due tipologie i numeri sono simili, dal momento che si hanno 539
punti luce appartenenti alla categoria intermedia, ovvero le cosiddette arma-
ture Cut-Off, mentre sono 529 i punti luce con armature Non Cut-Off, che
quindi non offrono alcun tipo di schermatura alla luce diretta verso la volta
celeste. Tuttavia, conviene analizzare la distribuzione delle varie tipologie
di armature a seconda della potenza delle lampade installate al loro interno:
se è vero che la maggior parte della potenza installata si trova all’interno
di armature Full Cut-Off, pari al 64% del totale per circa 225,5 kW, ben
il 18% è contenuta viceversa da armature che non offrono nessun tipo di
schermatura, ovvero armature Non Cut-Off, per circa 62,5 kW. Un valore

Figura 46: Esempio di punto luce con armature del tipo ”quadretto LED”.

del tutto analogo a quest’ultimo è quello della potenza installata all’interno


di armature del tipo Cut-Off, 62,1 kW. Per quanto riguarda le singole tipo-

97
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

logie di armature, si evidenzia che le armature del tipo ”a coppa sospesa”


e le armature stradali in alluminio senza coppa sono nel 100% dei casi del
tipo Non Cut-Off, mentre per quanto riguarda le tipologie ”a globo” la per-
centuale si attesta al 98%: si tratta quindi di tecnologie di armature ormai
vetuste e che devono essere superate. Al contrario, le armature della tipo-
logia ”quadrata a LED”, pur essendo soltanto 48, sono tutte del tipo Full
Cut-Off, come si può evincere anche dall’esempio riportato in figura 46.
Per concludere l’analisi del dataset si studia ora la distribuzione e le
caratteristiche delle lampade installate, principalmente in relazione alla tec-
nologia utilizzata per trasformare l’energia elettrica con cui vengono alimen-
tate in luce. In figura 47 si riporta sinteticamente proprio la distribuzione
delle tecnologie di lampade nel Comune in esame. Più della metà delle lam-
pade installate sono lampade ai vapori di sodio ad alta pressione (SAP ), più
di 1.600 lampade; queste sono circa 5 volte più numerose delle lampade a
LED58 che in totale sono 381 e rappresentano ad oggi solamente il 14% del
totale.

Figura 47: Distribuzione delle lampade per tecnologia.


Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari

Gli altri acronimi utilizzati sono i seguenti:

• VM : lampade ai vapori di mercurio;


58
Acronimo di Light-Emitting Diode in lingue inglese, ovvero in italiano ”diodo a
emissione di luce”.

98
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

• JM : lampade agli ioduri metallici, caso particolare delle lampade ad


alogenuri metallici;

• R.E.: lampade a risparmio energetico;

• A.M.: lampade ad alogenuri metallici;

All’interno della variabile ”Altro” sono stati aggregati i dati relativi alle
lampade al Neon e ai punti luce che contengono due lampade di tecnologia
diversa; la scarsa numerosità di questi casi rende questi dati trascurabili. Ri-
sulta molto interessante paragonare fra loro le varie tecnologie rispetto alla
potenza installata per ciascuna di esse. Nella tabella 14 sono elencati i dati
principali per studiare quanto descritto, ovvero la potenza installata, totale
e media, e l’altezza media del sostegno su cui è stata installata la lampa-
da della singola tecnologia. Questo perchè, come già ricordato all’inizio del
presente paragrafo, l’altezza cui è posizionata la sorgente luminosa rispetto
ad una superficie ha incidenza quadratica sul livello di illuminamento sulla
superficie stessa. Senza considerare l’altezza del sostengo, si potrebbe soste-
nere che le lampade a risparmio energetico, ancorchè le lampade al Neon,
sono quelle più performanti, dal momento che di media è sufficiente una
lampada da poco meno di 20 W per soddisfare i requisiti di illuminamen-
to, di cui al paragrafo 3.3.2. Tuttavia il dato sull’altezza media evidenzia
che le lampade a risparmio energetico sono posizionate di media a meno di
un metro da terra; ben differente dai quasi 7 metri delle lampade SAP e

Tecnologia della Potenza totale Potenza media H media del


lampada installata [W] installata [W] sostegno [m]
LED 18.584 48,78 5,28
SAP 206.800 128,05 6,69
VM 42.625 130,35 4,33
JM 41.270 154,57 6,11
R.E. 713 18,28 0,75
SAP / JM 900 150 9,00
A.M. 2.200 100 3,33
NEON 72 24 /

Tabella 14: Dati relativi alla potenza installata in dipendenza della tecnologia della
lampada.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari

99
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

dai 9 metri cui sono posizionate di media le lampade miste SAP/JM. Per
questo motivo si sono costruiti dei cluster di punti luce dalle caratteristiche
analoghe, per poi paragonare la potenza media delle lampade installate al
loro interno, quando ci siano abbastanza dati su cui basare l’analisi. I clu-
ster sono stati creati basandosi su due caratteristiche, quelle che più di tutte
possono influenzare la potenza minima della sorgente luminosa: l’altezza del
sostegno e la tipologia di armatura. Per quanto riguarda prima caratteristi-
ca, sono state prese le 3 altezze più frequenti, come da figura 41, ovvero 9
metri, 7 metri e 3,5 metri. Per quanto riguarda la seconda, ovvero la tipo-
logia di armatura, le uniche armature per cui si hanno dati sufficienti sono
quelle stradali ed ”a lanterna”. Nella tabella 15 è mostrata l’elaborazione di
quanto appena descritto per quanto riguarda le armature del tipo stradale
classico, le più diffuse come da figura 42; le tecnologie di lampade analizzate
riguardano le più frequenti, come da figura 47. Per i 9 metri non si hanno
dati sufficienti per poter paragonare fra loro le tecnologie, dal momento che
nessuna lampada a LED nè ai vapori di mercurio è installata a tale altezza.
Per le altre due altezze viceversa tale paragone può essere messo in atto,
evidenziando che le lampade LED hanno bisogno di una potenza minore a

H sostegno Tecnologia della Potenza media


N° di casi
[m] lampada installata [W]
SAP 164,97 334
LED / 0
9,00
VM / 0
JM 146,15 13
SAP 147,9 121
LED 85,5 56
7,00
VM 237,5 10
JM 150,0 30
SAP 100,0 142
LED 40,8 49
3,50
VM 125,0 67
JM 190,0 20

Tabella 15: Confronto fra le varie tecnologie di lampade contenute nelle armature
stradali classiche a diverse altezze.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari

100
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

parità di altezza cui vengono poste e di armature; minore circa della metà
nei confronti delle più numerose lampade ai vapori di sodio ad alta pressione
e agli ioduri metallici, e addirittura pari ad un terzo della potenza media
delle lampade ai vapori di mercurio. Discorso analogo può essere fatto per
l’armatura del tipo ”a lanterna”, la cui unica altezza significativa è di 3,5
metri, come si riporta in tabella 16. Anche in questo caso si conferma per
l’appunto che le lampade LED necessitano di circa la metà della potenza
delle lampade SAP, e di una frazione ancora minore rispetto alla poten-
za necessaria per le lampade agli ioduri metallici. Tuttavia, l’esiguità dei
casi di lampade a LED (3) e JM (10) non rassicurano sulla possibilità di
generalizzare l’analisi appena esposta.

H sostegno Tecnologia della Potenza media


N° di casi
[m] lampada installata [W]
SAP 112,0 41
LED 55,0 3
3,50
VM / 0
JM 280,0 10

Tabella 16: Confronto fra le varie tecnologie di lampade contenute in armature di tipo
”a lanterna” a 3,5 metri di altezza.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari

Consumi. Il dataset costruito a partire dai dati relativi ai consumi ener-


getici occorsi per il servizio di IP risulta più contenuto sia relativamente
al numero di attributi che in termini quantitativi complessivi. Il dataset
contiene, tra gli altri, i due dati che interessano ai fini della presente ana-
lisi: i consumi di energia elettrica e l’intervallo temporale cui si riferiscono.
Come si era auspicato nel paragrafo 4.1, per ciascun quadro elettrico sono
riportati i consumi non soltanto per un anno, bensı̀ per il triennio 2018-
2020, fornendo cosı̀ un volume di dati che ne permette l’elaborazione e la
validazione dei risultati. Nella pratica, il dataset risulta cosı̀ strutturato:
ciascuna riga contiene i dati relativi ad una bolletta, ovverosia è inerente ad
un particolare quadro generale per un particolare periodo di tempo. Nella
maggioranza dei casi la cadenza delle bollette è bimestrale, e ciò comporta
che a ciascun quadro generale corrispondano 6 righe per anno; per alcuni
altri la cadenza è mensile, motivo per cui le righe occupate da ciascun qua-
dro generale sono viceversa 12 per ciascun anno. Questa può essere ritenuta

101
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

una prima problematica rilevata perchè comporta, dal punto di vista pra-
tico, l’impossibilità di estendere a tutto il dataset le stesse operazioni o gli
stessi algoritmi senza effettuare un check per ciascun quadro generale: nel
caso di studio in oggetto i quadri generali sono relativamente pochi, 63 in
totale, ma si può facilmente immaginare quanto possa essere oneroso, dal
punto di vista temporale, questa operazione per impianti più estesi. Per
quanto riguarda invece gli attributi, ovvero le colonne del dataset, essi pos-
sono essere divisi in due marco-aree: nella prima è riportato l’identificativo
e l’ubicazione del quadro generale, il POD (si veda il paragrafo 4.1), il
numero della fattura ed il periodo cui si riferisce, le letture ad inizio ed a
fine periodo e il consumo di energia elettrica. Nella seconda parte, invece,
sono riportati le informazioni economiche, ovverosia l’importo netto della
fattura e tutte le voci concernenti varie imposte, fino al totale complessivo
pagato. I dati rilevanti da utilizzare nello studio che si sta svolgendo sono
evidentemente quelli raccolti nella prima macro-area; elaborando questi ul-
timi, infatti, si riesce ad ottenere informazioni rispetto alle ore di attività
del quadro generale, ovverosia rispetto alle ore di accensione dei punti luce.
Si deve precisare che, non essendo a conoscenza di eventuali meccanismi di
regolazione del periodo di accensione del singolo punto luce, ciò che è pos-
sibile fare è stimare l’intervallo di accensione del complesso di punti luce
collegati al dato quadro generale, dividendo i consumi di quest’ultimo, presi
dalla relativa bolletta, per la potenza installata, desunta viceversa dal primo
dataset studiato. Nella figura seguente sono graficati i risultati dell’elabo-
razione appena descritta; per non appesantire ulteriormente il grafico sono
riportati i dati solo per il 45 quadri generali afferenti al settore di Lari.
E’ evidente che un grafico come quello riportato in figura 48 è molto genera-
le e complesso da analizzare quantitativamente. Tuttavia, evidenzia subito
alcune informazioni importanti: ad esempio, si nota che tutti i quadri gene-
rali, indipendentemente dal numero di punti luce che servono, sono utilizzati
fra le 3.000 e le 4.000 ore all’anno, ovverosia grossolanamente fra le 8 e le 11
ore al giorno. Risalta agli occhi il dato del quadro generale n°16, che viene
utilizzato per circa 16.000 ore all’anno, cioè 43,8 ore al giorno, dato al di
fuori dell’intervallo di validità; fortunatamente, avendo copia delle bollette
relative a tale quadro generale, si può subito individuare l’errore nel calco-
lo della potenza installata, contenuto nel dataset del censimento. Un’altra
situazione potenzialmente problematica potrebbe essere quella relativa al
quadro generale n°44, che viene utilizzato per circa 16 ore l’anno: tuttavia,
il dataset del censimento in questo caso è preciso e rivela che si tratta del
quadro generale cui sono collegati i quattro fari del campo dal calcio di Ca-
sciana Alta, motivo per cui si ritiene che un dato cosı̀ ridotto di utilizzo sia

102
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 48: Distribuzione delle ore di accensione annue dei quadri generali di Lari per il
trienno 2018-2020.

comunque plausibile. Infine, è da porre sotto attenzione la notevole diffe-


renza di utilizzo da un anno all’altro che si registra sul quadro generale n°28
per il 2019 e per i quadri n°39 e 40 per il 2020; purtroppo, la comprensione
delle cause che la hanno causata necessiterebbero di una interlocuzione con
la PA e con il gestore degli impianti, che rimane al di fuori dell’oggetto del
presente lavoro. Per quanto riguarda i quadri generali i cui dati non sono
stati riportati in figura 48 non si segnala alcuna criticità.
Finora si è analizzato l’utilizzo dei singoli quadri generali, e quindi dei
punti luce, su scala temporale annuale. Dal momento che le bollette hanno
nella maggioranza dei casi scadenze bimestrali, ed in alcuni casi mensili,
si può specializzare quanto fatto finora per ciascun periodo: l’informazione
che si potrà dedurre da questo tipo di analisi è se vi siano delle variazioni
al periodo di accensione dei punti luce che seguano un certo pattern ed
in tal caso il loro valore. Trattandosi di illuminazione pubblica, e per lo
più stradale, è auspicabile infatti che le ore di utilizzo siano inversamente
proporzionali alle ore di luce solare.
Studiando le ore di utilizzo, che si ottengono analogamente a quanto fatto
precedentemente per il dato annuale, si conferma che tutti i quadri i generali
sperimentano una riduzione, più o meno marcata, nel periodo estivo e nei
mesi prossimi ad esso. Nella figura 49 vengono riportati i dati di alcuni
quadri generali, per non appesantire la resa grafica, in cui viene confermato
quanto descritto finora. I quadri generali presenti nella figura 49 sono quadri

103
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 49: Distribuzione delle ore di accensione giornaliere di alcuni quadri generali di
Lari per l’anno 2020.

per cui la cadenza delle bollette è bimestrale; analoga analisi, che risulta anzi
più accurata, è stata svolta per i quadri con cadenza delle bollette mensile.
La riduzione di utilizzo nei mesi estivi è quindi confermata, e, mediata fra
tutti i quadri generali, vale circa il 44%.

5.1.2 Dati mancanti


Se si confronta quanto esposto al paragrafo precedente con quanto riportato
nel paragrafo 4.1 si può evincere che nel dataset fornito dalla PA non sono
contenuti tutti i dati di cui si necessita per completare la Fase I, ovvero
il censimento dell’impianto. In particolare, si hanno informazioni complete
soltanto sull’ultima componente del gruppo di attività volte al censimento
dell’impianto, ovvero, con riferimento alla figura 36, i consumi energetici di
ciascun quadro elettrico. Per quanto riguarda le caratteristiche degli appa-
recchi, infatti, il dataset fornito non contiene tutti i dati necessari: esso è
carente di informazioni rispetto alle caratteristiche fotometriche degli appa-
recchi, di cui al paragrafo 3.2. Inoltre, per quanto concerne la classificazione
stradale non si ha alcun dato: se è vero che, nel dataset, per ciascun punto
luce è riportata la sua localizzazione attuata tramite la odonomastica, per
nessuna strada sono riportati i dati essenziali per poterle classificare da un
punto di vista illuminotecnico, cosı̀ come da procedura riportata al para-
gafo 3.3.1. Nei prossimi paragrafi si esporrà una possibile metodologia nel
reperimento o simulazione dei dati mancanti nei confronti del caso studio in
oggetto.

104
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 50: Via del Poggetto, Lari.

Classificazione delle strade. Si sottolinea, a scanso di equivoci, che i tre


gruppi di attività componenti il censimento dell’impianto non devono neces-
sariamente seguire uno schema temporale consequenziale, come si evince
dalla figura 36. In questo senso, date le condizioni esposte nel sottopara-
grafo precedente, conviene per il caso studio in oggetto affrontare prima la
classificazione stradale e, successivamente, la questione dei dati illuminotec-
nici mancanti. Si evidenzia, innanzi tutto, che la realizzazione di un’analisi
puntuale sull’impianto di illuminazione pubblica del Comune di Casciana
Terme-Lari nella totalità della sua estensione esula dagli obbiettivi del pre-
sente lavoro, in quanto estremamente gravosa e meritevole di un incarico
professionale. Per questo motivo, non possedendo ex-ante i dati relativi alle
strade, e non potendo, quindi, mettere in atto una procedura automatizzata
di analisi, si procede all’analisi specifica di un numero ristretto di strade, che
abbiano, però, caratteristiche geometriche e di traffico tali da poter essere
considerate rappresentative dell’insieme delle strade afferenti al Comune di
cui sopra. Oltre alla rappresentatività, sono stati presi in considerazioni
anche altri criteri: si è valutata la rilevanza della strada in relazione alla
rete viaria in cui si inserisce, individuando e studiando le vie principali dei
vari centri urbani di cui è costituito il Comune di Casciana Terme - Lari;
si sono indiduate quelle strade che presentano, per tutta la loro estensione,
una tipologia ed una distribuzione spaziale degli apparecchi luminosi quan-
to più costante; si è cercato, infine, di scegliere strade afferenti a frazioni

105
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 51: Via Pertini, Perignano.

diverse, in modo da rappresentare anche l’interezza del territorio in cui sus-


sistono. Al termine dell’analisi appena esposta, completata anche grazie ad
alcuni sopralluoghi, sono state scelte 12 strade: Via del Commercio, in lo-
calità La Capannina; Via del Commercio Nord e Via Merello, a Casciana
Terme; Via del Poggetto, a Lari; Via Gramsci, Via Carducci, Via Pertini
e Via del Pari a Perignano; Via Ricasoli e Via Rossini, in località Quattro
Strade; Via Salgari, a Casciana Alta; Via Galilei, a Lavaiano. In figura 50
ed in figura 51 sono riportati due esempi delle strade scelte; la visualizza-
zione delle altre strade del campione è riportata in appendice C. Ciascuna
di queste strade è stata, poi, classificata dal punto di vista illuminotecnico,
cosı̀ come esposto al paragrafo 3.3.1. In particolare, il periodo notturno
di accensione dell’impianto di illuminazione pubblica è stato suddiviso in 3
periodi, per cercare di simulare il cambiamento che le condizioni di traffico
subiscono nell’arco della notte. In particolare, è stato definito Periodo I
l’intervallo, variabile nel corso dell’anno, fra il tramonto e la mezzanotte;
il Periodo II, viceversa, è quello che intercorre fra la mezzanotte e le 5.00;
infine, il Periodo III copre le ore tra le 5.00 e l’alba. Risulta evidente che il
Periodo I sarà caratterizzato da un volume e una composizione del traffico
plausibilmente analoga a quella diurna; l’unico altro parametro variabile è
la luminanza ambientale, che può essere considerata bassa per il Periodo
III. La distribuzione dei 3 periodi all’interno della notte è rappresentata
in figura 52. La suddivisione del periodo notturno in 3 fasce permette di

106
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 52: Fasce orarie notturne.

calcolare ed assegnare tre diverse classi illuminotecniche a ciascuna strada.


Infatti, come è evidente dalla tabella 10, nel momento in cui il volume o
la composizione del traffico cambia, cosı̀ come la luminanza ambientale, la
classe illuminotecnica finale varia di conseguenza. Poichè a ciascuna classe
è associata una serie di requisiti illuminotecniciper garantire i livelli minimi
di sicurezza, di cui al paragrafo 3.3.2, assegnare classi diverse nell’arco del
periodo notturno significa modificare anche i requisiti di sicurezza che l’im-
pianto di illuminazione ivi installato deve assicurare. Ciò permette, nel caso
in cui quest’ultimo riesca a soddisfare i requisiti di sicurezza più gravosi, di
regolare, diminuendolo, il flusso luminoso emesso dall’apparecchio e quindi
la potenza assorbita; viceversa, può accadere che uno stesso impianto, non
sufficiente per la classe illuminotecnica più alta, riesca a soddisfare i requisiti
di sicurezza per una certa fascia oraria, in cui il ridotto volume di traffico
si traduce, ad esempio, in una minor necessità di luminanza sulla carreggia-
ta. In figura 53 è riportato lo schema di sintesi relativo a Via Gramsci, a
Perignano, le cui caratteristiche geometriche e funzionali sono state stimate
senza avvalersi di campagne di misura in situ. La carreggiata è costituita in
questo caso da due marciapiedi laterali, aventi larghezza di un metro e mez-
zo, da due corsie carrabili e da una striscia di stalli disposti parallelamente
alla strada. L’informazione relativa all’altezza del punto luce, pari a 7 metri,
è stata ottenuta tramite un’interrogazione del set di dati fornito dal Comune
di Casciana Terme - Lari, analizzato al paragrafo 5.1.1. Nella tabella 17
è riportata, in sintesi, la valutazione dei parametri di ponderazione, di cui
alla tabella 10, per quanto concerne il Periodo I.

107
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

(a) a

Figura 53: Sezione stradale e schema geometrico-funzionale di Via Gramsci, Perignano.

(a) b

108
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Analoghe valutazioni sono state condotte per tutte le strade oggetto di


studio e per tutte le fasce orarie, ed nelle tabelle 18 e 19 sono riportati i ri-
sultati della classificazione. E’ opportuno sottolineare che tutte le strade del
campione presentano una distribuzione dei punti luce del tipo ”single-side”;
ciò è dovuto al fatto che questa distribuzione è quella di gran lunga più fre-
quente nelle strade del Comune in oggetto. Si nota che, come effettivamente
preventivato, con l’avvicendarsi delle fasce orarie, le classi illuminotecniche
si ”abbassano”, avvicinandosi cioè verso la classe 6. Nel paragrafo 5.2.1 si
discuteranno gli effetti del cambiamento di classe sul rispetto dei requisiti
minimi di sicurezza da parte dei vari impianti di illuminazione installati nelle
strade oggetto di studio.

Categoria illuminotecnica M
Parametro Valutazione Valore
Velocità Bassa 0
Volume traffico Alto 0.5
Composiz. traffico Misto, prevalenza motorizz. 2
Carreggiate separate No 1
Densità intersezioni Alta 1
Veicoli parcheggiati Si 0.5
Luminanza amb. Moderata 0
Visuale di guida Buona 0
P
6 − VW S = 1 → M 1

Tabella 17: Esempio di classificazione illuminotecnica di Via Gramsci, per il Periodo I.

109
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Tabella 18: Classificazione per le categorie M e C del campione di strade.

Categoria illuminotecnica M
ID Strada Periodo I Periodo II Periodo III
S1 Via del Commercio 2 3 4
S2 Via Gramsci 1 1 3
S3 Via Carducci 3 4 5
S4 Via Rossini 4 4 5
S5 Via Ricasoli 4 4 5
S6 Via Pertini 3 3 4
S7 Via del Commercio Nord 2 2 3
S8 Via Merello 4 4 4
S9 Via Salgari 4 4 5
S10 Via del Poggetto 3 3 4
S11 Via G. Galilei 2 3 4
S12 Via del Pari 3 3 4
Categoria illuminotecnica C
ID Strada Periodo I Periodo II Periodo III
S1 Via del Commercio 3 4 5
S2 Via Gramsci 2 3 5
S3 Via Carducci 3 4 5
S4 Via Rossini 4 4 5
S5 Via Ricasoli
S6 Via Pertini 3 4 5
S7 Via del Commercio Nord 3 3 4
S8 Via Merello 4 4 5
S9 Via Salgari
S10 Via del Poggetto 3 3 4
S11 Via G. Galilei 4 4 5
S12 Via del Pari

110
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Categoria illuminotecnica P
ID Strada Periodo I Periodo II Periodo III
S1 Via del Commercio 2 3 5
S2 Via Gramsci 2 2 4
S3 Via Carducci 3 4 5
S4 Via Rossini
S5 Via Ricasoli 5 5 6
S6 Via Pertini 3 3 4
S7 Via del Commercio Nord 3 3 4
S8 Via Merello 3 3 4
S9 Via Salgari 5 5 6
S10 Via del Poggetto
S11 Via G. Galilei 3 4 5
S12 Via del Pari 4 4 5

Tabella 19: Classificazione per le categorie P.

Indici illuminotecnici. Rifacendosi allo schema di attività per il censi-


mento dell’impianto, ed in particolare al passo 4 della raccolta di dati sugli
apparecchi59 , è essenziale in questa fase conoscere il modello di lampade e
di apparecchi installati per risalire, tramite misurazioni o studio dei cata-
loghi, ai dati tecnici necessari. Questi ultimi riguardano, oltre la potenza
della lampada, che è effettivamente contenuta nel dataset fornito dalla PA,
i dati fotometrici di quest’ultima, il rapporto di emissione luminosa dell’ap-
parecchio, la temperatura di colore e l’indice di resa cromatica. Come già
accennato, per nessun apparecchio luminoso del sistema di illuminazione
in analisi sono riportati i dati illuminotecnici necessari al prosieguo dello
studio. Per superare questa problematica esistono due diverse modalità: si
può, infatti, pensare di avviare una campagna di misure in situ che, avva-
lendosi dell’utilizzo di fotometri, ricostruisca il solido fotometrico di ciascun
apparecchio luminoso; altrimenti, si può ricorrere ad una simulazione, at-
traverso software, della curva stessa. Con la prima soluzione, quella di una
campagna di misura, si ha il vantaggio di ricostruire la curva fotometrica,
reale ed effettiva, di ciascun apparecchio, riuscendo cosı̀ a cogliere problema-
tiche di danneggiamento od invecchiamento del singolo punto luce; d’altra
59
Si veda il paragrafo 4.1.1.

111
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 54: Estrapolazione dal dataset contenente i dati fotometrici per l’apparecchio
KAOS 1.

parte, risulta molto costosa in termini temporali ed economici. Un rispar-


mio su questi ultimi aspetti si consegue sicuramente seguendo la seconda
metodologia, che, tuttavia, oltre a non cogliere differenze dovuti a processi
di invecchiamento disomogenei fra apparecchi della stessa tipologia, si deve
per forza avvalere di dati fotometrici raccolti da cataloghi commerciali o
studi e ricerche di altri professionisti; si ipotizza che il risparmio in termi-
ni temporali conseguito evitando la campagna di misurazione potrebbe poi
essere sperperato nella ricerca dei database fotometrici adeguati. Sebbene i
principali software di simulazione illuminotecnica siano dotati di amplissimi
cataloghi di apparecchi, con i relativi dati fotometrici, è difficile immaginare
che questi registri contengano anche i dati di apparecchi vetusti e non più in
produzione; d’altra parte sono proprio questi ultimi tipi di apparecchi che
si trovano più frequentemente nei sistemi di illuminazioni esistenti e di cui,
quindi, si necessita dei dati fotometrici.
Per quanto concerne il presente lavoro, è stato scelto di affrontare la
seconda metodologia fra le due appena esposte, utilizzando, cioè, uno stru-
mento software per ottenere i dati mancanti. In particolare, si sono cercati i
dati fotometrici da passati lavori illuminotecnici in cui fosse stato utilizzato
l’apparecchio oggetto di analisi, per poi ricostruire la curva fotometrica, e
salvarla in adeguato formato60 , attraverso un tool del software RELUX. Nel-
60
I formati LDT (eulumdat) e IES (Iesna) sono i due formati più utilizzati dai software
di calcolo illuminotecnici.

112
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

la figura 54 si riporta, a titolo d’esempio, parte del set di dati fotometrici per
quanto riguarda l’apparecchio ”KAOS 1” dell’azienda AEC Illuminazione,
corrispondente all’apparecchio ID 3 di tabella 20; nella figura 55 la curva
fotometrica risultante, caricata successivamente sul software stesso. E’ ne-

Figura 55: Curva fotometrica per l’apparecchio KAOS 1.

cessario sottolineare che questo tipo di analisi non è stata compiuta su tutti
gli apparecchi installati, reperibili nell’analisi esposta al paragrafo 5.1.1, ma
solamente nei confronti di quelli installati nelle 12 strade analizzate, di cui
al paragrafo precedente. Nella tabella 20 sono riportati, in sintesi, i risultati
dell’analisi appena esposta. Nella colonna ”dati” sono riportati i seguenti:

P = Potenza assorbita [W];


ϕ = flusso luminoso emesso [lm];
η = efficienza luminosa lm
W;
Sorgente = tecnologia della lampadina installata;
Tc = temperatura di colore [K].

113
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I

Tabella 20: Principali dati fotometrici degli apparecchi luminosi analizzati.

ID Foto Curva fotometrica Dati


P: 157 W
ϕ: 8715 lm
A1 η: 58,10 lm/W
Sorgente: SAP
Tc : 2200 K
P: 157 W
ϕ: 14600 lm
A2 η: 92,7 lm/W
Sorgente: JM
Tc : 3000 K
P: 157 W
ϕ: 17770 lm
A3 η: 112,38 lm/W
Sorgente: SAP
Tc : 2000 K
P: 74 W
ϕ: 6300 lm
A4 η: 85,71 lm/W
Sorgente: SAP
Tc : 2000 K
P: 157 W
ϕ: 14500 lm
A5 η: 92,06 lm/W
Sorgente: VM
Tc : 2000 K
P: 118 W
ϕ: 9500 lm
A6 η: 80 lm/W
Sorgente: SAP
Tc : 2000 K

114
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

5.2 Analisi prestazionale


Nel presente paragrafo vengono esposti e discussi i risultati dell’analisi delle
prestazioni degli impianti di illuminazione, relativamente al campione di 12
strade, afferenti al Comune di Casciana Terme - Lari, enucleato nel sotto-
paragrafo 5.1.2. Come evidenziato durante la discussione dello schema di
attività, ed in particolare rappresentato in figura 36, si entra ora nella se-
conda parte della Fase I, che porta a termine il lavoro di censimento e di
conoscenza dell’impianto esistente, andando a valutare sia il rispetto dei
requisiti di sicurezza che la prestazione energetica dello stesso.

5.2.1 Requisiti di sicurezza


Per valutare il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza si hanno a disposi-
zione, ora, tutti gli ingredienti necessari. Infatti, con la metodologia esposta
al paragrafo 5.1.2 si è riusciti ad ottenere i dati fotometrici degli apparec-
chi luminosi installati su ciascuna strada del campione preso, potendo cosı̀
renderli disponibili per l’utilizzo da un software di calcoli illuminotecnici.
Seguendo quanto discusso al paragrafo 5.1.1, inoltre, si conoscono i dati
geometrici delle strade stesse ed è stato possibile assegnare a ciascuna di es-
sere la relativa classe illuminotecnica. Infine, si riesce ad associare a ciascuna
di queste ultime i relativi requisiti minimi, esposti al paragrafo 3.3.2 e presi
dalla normativa tecnica [84], conoscendo quindi per ciascuna strada i requi-
siti, in termini illuminotecnici, che devono essere rispettati dall’impianto di
illuminazione.

Figura 56: Vista 3D della simulazione illuminotecnica effettuata con RELUX.

115
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 57: Illuminamento orizzontale sulla corsia pedonale opposta agli apparecchi
luminosi di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori.

Figura 58: Luminanza della carreggiata di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori.

Figura 59: Illuminamento orizzontale sulla corsia pedonale contigua agli apparecchi
luminosi di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori.

Attraverso l’utilizzo del software di calcolo illuminotecnico RELUX, che


permette di eseguire passo passo le attività appena esposte, si ottengono i
risultati cercati. Nelle figure da 56 a 59 si riportano, a titolo d’esempio,
i risultati cui ha portato la simulazione, eseguita su Via Gramsci; rispetto
ai risultati esposti sono, ad ogni modo, necessarie due precisazioni. Innan-
zi tutto, la modalità di rappresentazione, ovvero i ”falsi colori”, che viene
utilizzata per dare un’idea immediata della distribuzione della luce all’in-
terno dello spazio; si ottiene rapportando il livello di illuminamento, o di

116
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

luminanza, con una scala di colori, che non sono ovviamente gli stessi che si
percepiranno nella realtà. E’ importante anche sottolineare che sono stati
riportati i valori di due parametri illuminotecnici diversi fra la carreggiata
ed le corsie pedonali: per la carreggiata sono riportati i livelli di luminanza,
mentre per le corsie pedonali è riportato l’illuminamento orizzontale. Que-
sto è dovuto al fatto che i requisiti minimi di sicurezza si esplicano rispetto
a parametri illuminotecnici differenti, a seconda delle caratteristiche funzio-
nali della porzione oggetto di studio. Dalle tabelle da 32 a 35, contenenti
i valori minimi dei vari parametri illuminotecnici, nel paragrafo 3.3.2, si
comprende facilmente quanto appena esposto. Il software permette, inoltre,
di computare le classi illuminotecniche cui appartengono le varie porzioni,
seguendo le indicazioni della norma [84]; automaticamente svolge, e resti-
tuisce in output, l’informazione rispetto alla verifica o meno dei requisiti
minimi di sicurezza. In figura 60 è riportata la valutazione del rispetto di
questi ultimi, sempre per quanto concerne Via Gramsci e per il Periodo I.
Si evidenzia che, per quanto riguarda la sede carrabile, il software organizza
due serie di valutazioni: questo è necessario per eseguire i calcoli in accordo
con la [85], che impone che la luminanza media debba essere calcolata per un
osservatore posto al centro di ciascuna corsia di circolazione, ad un’altezza
di un metro e mezzo da terra61 .

Figura 60: Valutazione del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per Via Gramsci.
61
Punto 7.1.4 della EN13201-3.

117
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

Si nota che molti dei requisiti non vengono rispettati, segnalati con il colore
rosso: in particolare, si può desumere che le corsie stradali siano quelle più
carenti dal punto di vista della sicurezza, dal momento che sia la luminanza
media che l’uniformità complessiva della luminanza non risultano sufficien-
ti, essendo la prima inferiore alle 2 cd/m2 che richiede la normativa62 , e
la seconda al valore di 0,4 che è il limite minimo. Una valutazione diversa
deve essere fatta per i due marciapiedi: il requisito relativo all’illuminamen-
to medio è notevolmente soddisfatto dal marciapiede su cui sono installati
gli apparecchi luminosi63 e di poco non soddisfatto dal marciapiede sito sul
lato opposto, ed, inoltre, entrambi superano i requisiti per il riconoscimen-
to facciale. La situazione cambia notevolmente con il cambiare delle fasce
orarie, ovviamente, dal momento che cambiano notevolmente le classi illu-
minotecniche, come si può evincere confrontando fra loro le tabelle 18 e 19.
Abbassandosi il valore minimo dei parametri illuminotecnici in gioco, molti
requisiti risultano soddisfatti: per quanto riguarda il periodo III, per il qua-
le si arriva, ad esempio, in classe M3 per quanto riguarda le corsie stradali,
vengono soddisfatti tutti i requisiti per tutte le porzioni, fatta eccezione
per l’uniformità globale di luminanza per quanto concerne appunto le corsie
stradali.
L’analisi eseguita per Via Gramsci, appena esposta, è stata svolta per
tutte le 12 strade del campione scelto, di cui al paragrafo 5.1.2.

Figura 61: Variazione percentuale del numero di requisiti non rispettati dalle strade
del campione in relazione al Periodo.

62
Si faccia riferimento alla tabella 32.
63
Il colore rosso in questo caso è soltanto un piccolo bug del software, peraltro ricorsivo.

118
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

Per quanto riguarda il Periodo I, quello evidentemente più severo dal


punto di vista dei requisiti richiesti, soltanto Via Rossini, sita in località
Quattro Strade, risulta soddisfarne la totalità. Questo significa che, per
quanto il campione sia ristretto, il 92% delle strade analizzate non rispetta
almeno uno dei requisiti minimi di sicurezza. D’altra parte le strade più per-
formanti, dopo Via Rossini, sono Via Gramsci, già analizzata, e Via Galileo
Galilei, sita a Lavaiano: quest’ultima soddisfa il 71% dei requisiti, anche se
non garantisce il livello minimo di luminanza media nè di uniformità longi-
tudinale di luminanza per quanto riguarda le corsie stradali, e parimenti non
garantisce il riconoscimento facciale nei marciapiedi. Come già discusso per
il caso d’esempio di Via Gramsci, cambiando fascia oraria i requisiti minimi
si abbassano, permettendo a molte strade di rispettarne un maggior numero,
anche se nessuna si aggiunge a Via Rossini nel rispettarne la totalità. In
figura 61 si riporta una dimostrazione quantitativa della valutazione sul ri-
spetto o meno dei requisiti di sicurezza, e la loro evoluzione con la variazione
delle fasce orarie.

Classi M
Misurati Requisiti
IDs IDa Lm Uo Ul TI REI Lm Uo Ul TI REI
S1 A1 0,6 0,28 0,22 6 0,55 1 0,4 0,6 15 0,3
S2 A2 1,55 0,35 0,75 12 0,32 2 0,4 0,7 10 0,35
S3 A3 0,73 0,34 0,74 5 0,29 1 0,4 0,6 15 0,3
S4 A3 1,44 0,52 0,82 4 0,55 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S5 A4 0,52 0,01 0,01 26 0,21 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S6 A1 0,79 0,49 0,59 3 0,6 1 0,4 0,6 15 0,3
S7 A5 0,64 0,1 0,22 194 0,33 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S8 A6 0,43 0,21 0,28 163 0,52 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S9 A4 0,61 0,12 0,09 16 0,29 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S10 A3 0,28 0,02 0,1 8 0,69 1 0,4 0,6 15 0,3
S11 A3 1,23 0,52 0,66 5 0,7 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S12 A3 0,28 0,02 0,09 7 0,65 1 0,4 0,6 15 0,3

Tabella 21: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M delle strade del
campione, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.

119
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

Tabella 22: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C delle strade
del campione, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.

Classi P
Misurati Requisiti
IDs IDa Em Emin Ev,m Esc,m Em Emin Ev,m Esc,m
S1 A1 6,6 1,63 0,06 0,37 10 2 3 2
S2 A2 25 15 3,49 3,02 10 2 3 2
S3 A3 16,2 11,3 0,38 0,46 7,5 1,5 2,5 1,5
S5 A4 10,2 0,47 0 0 3 0,6 1 0,6
S6 A1 13,5 9,1 2,09 1,51 7,5 1,5 2,5 1,5
S7 A5 10,2 1,14 1,01 0,92 7,5 1,5 2,5 1,5
S8 A6 5,15 0,92 0,71 0,63 7,5 1,5 2,5 1,5
S9 A4 11,6 4,79 0 0 3 0,6 1 0,6
S11 A3 20 14 0,34 0,57 7,5 1,5 2,5 1,5
S12 A3 4,09 0,08 0,05 0,03 5 1 1,5 1

Classi C
Misurati Requisiti
IDs IDa Em Uo Em Uo
S1 A1 10,5 0,18 15 0,4
S2 A2 26 0,43 20 0,4
S3 A3 14,8 0,35 15 0,4
S4 A3 27 0,54 10 0,4
S6 A1 14 0,5 15 0,4
S7 A5 6,5 0,13 15 0,4
S8 A6 4,69 0,17 10 0,4
S10 A3 5,88 0,01 15 0,4
S11 A3 23 0,49 10 0,4

Infine, nelle tabelle 21 e 22 sono riportati tutti i valori della simulazio-


ne illuminotecnica effettuata. Nelle stesse tabelle, nelle colonne a sinistra,
sono riportati a titolo d’esempio i valori minimi da norma [84] per la classe
illuminotecnica cui appartiene la strada. Si segnala, inoltre, che per quanto
riguarda la tabella 22, sono state eliminate le righe contenenti le strade S4

120
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

ed S10 per le classi P e le strade S5, S9 e S12 per le classi C: come si evince
dalle tabelle 18 e 19, tali strade non contengono porzioni di carreggiata
appartenenti alle classi P e C.

5.2.2 Prestazione energetica


Nel presente paragrafo verranno esposti e commentati i risultati della valu-
tazione della prestazione energetica degli impianti di illuminazione del cam-
pione di strade, introdotto al paragrafo 5.1.1. I parametri con cui viene
svolta questa analisi sono, ovviamente, quelli discussi al paragrafo 3.3.3,
cui si rimanda per una spiegazione approfondita, ed in particolare: l’indice
di densità di potenza Dp , e l’indicatore annuale di consumo energetico De ,
entrambi introdotti da [87]; i parametri IPEA* ed IPEI*, introdotti da [74]
e modificati successivamente da [56]. Per quanto riguarda questi ultimi, ed
in particolare il parametro IPEA*, è importante ricordare che esso si riferi-
sce esclusivamente all’apparecchio luminoso, e non è quindi influenzato dal
sistema strada - impianto in cui è inserito; ”IPEA” è, infatti, come già ricor-
dato, l’acronimo di ”Indice Parametrizzato di Efficienza dell’Apparecchio”,
sottolineando già nel nome il suo campo di applicazione. Il calcolo dell’I-
PEA* può essere eseguito, quindi, indipendentemente dalla classificazione
stradale svolta nel paragrafo 5.1.2, e non comporta che avvenga in prece-
denza la misurazione, o la simulazione, dei valori illuminotecnici. Situazione
diversa per il parametro IPEI*, che necessita del valore dell’illuminamento
medio sull’area in oggetto per essere calcolato. E’ importante notare che il
valore dell’illuminamento medio, che rappresenta un requisito di sicurezza
per i marciapiedi, non è, viceversa, richiesto per le corsie stradali; esso vie-
ne calcolato, anche attraverso il software, a partire dal valore di luminanza
media. Per questo calcolo, è stato necessario definire il fattore di riflessione
medio 64 del manto stradale; rifacendosi alla classificazione CIE [13], è stato
valutato per l’intero campione preso che si trattasse di pavimentazione scura
e levigata, appartenente alla categoria C2 e, quindi, dotato di un coefficiente
coefficiente di luminanza medio della pavimentazione pari a q0 = 0, 07 [39].
Una ulteriore osservazione preliminare, che riguarda la totalità dei pa-
rametri sopra descritti, è che nessuno di essi dipende in alcun modo dalla
fascia oraria, e quindi dal Periodo, in cui è stato diviso l’intervallo di accen-
sione; la valutazione energetica è quindi indipendente dall’analisi dei requisiti
di sicurezza65 . Anche nel momento in cui gli apparecchi fossero dotati di
64
Esprime la quantità di flusso luminoso riemesso dalla superficie illuminata.
65
Il parametro De potrebbe variare soltanto a seguito di una variazione delle ore di
accensione stimate annuali.

121
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

un dimmer66 , le prestazioni illuminotecniche varierebbero di conseguenza67 ;


gli indicatori della prestazione energetica, quindi, non cambierebbero, dal
momento che valutano il consumo di un apparecchio in relazione alla sua
prestazione dal punto di vista illuminotecnico.

ID ηapp [lm/W ] ηrif [lm/W ] IPEA* Classe IPEA*


S1 58,10 90 0,646 E
S2 92,70 75 1,23 A+
S3 80,00 90 0,89 C
S4 80,00 90 0,89 C
S5 59,00 75 0,787 D
S6 80,31 90 0,89 C
S7 36,67 90 0,407 F
S8 35,29 83 0,425 F
S9 59,00 75 0,787 D
S10 79,00 83 0,952 C
S11 80,00 90 0,89 C
S12 79,00 83 0,952 C

Tabella 23: Valori del parametro IPEA* per il campione di strade.

Nella tabella 23, sono riportati i risultati del calcolo del parametro
IPEA* per il campione di strade. Si possono distinguere sostanzialmente
3 macro gruppi di strade: il primo, in cui in realtà è contenuta soltanto Via
Gramsci (S2), delle strade in cui sono installati apparecchi ottimali dal pun-
to di vista prestazionale (classi IPEA* superiori alla A); un secondo gruppo
relativo a quelle strade il cui impianto di illuminazione prevede apparec-
chi dalle prestazioni medio-buone (classi IPEA* B e C); infine un gruppo
di strade i cui apparecchi luminosi risultano scadenti (classi D ed inferio-
ri). Andando a studiare più da vicino il primo gruppo, ovverosia come già
detto la sola Via Gramsci, si evidenzia che, effettivamente, gli apparecchi
luminosi installati sono di ultima generazione, e corrisponde all’ID A2 della
tabella 20: la lanterna è il prodotto Light 34 dell’azienda Neri S.P.A.68 . Gli
66
Un regolatore elettronico, che serve per controllare la potenza elettrica assorbita, in
questo caso dall’apparecchio luminoso.
67
Tra potenza assorbita e prestazioni illuminotecniche sussiste una dipendenza di tipo
lineare.
68
Codice completo del prodotto: SN343L 21 1D3 ZZ

122
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

Figura 62: Apparecchio luminoso di Via Gramsci.

apparecchi luminosi sono riportati in figura 62, fotografie prese da sopralluo-


go che rappresentano il punto luce sia di giorno che poi in fase di accensione.
Per quanto riguarda, viceversa, il gruppo 3, che raggruppa quelle strade il
cui valore del parametro IPEA* è peggiore, è caratterizzato, in effetti, da
apparecchi luminosi non di ultima generazione ed, in generale, non molto
performanti. Ad esempio, in Via Merello, a Casciana Terme, sono installati
gli apparecchi del tipo A6 di tabella 20. Questi apparecchi, oltre a contenere
lampadine ai vapori di sodio ad alta pressione, non riescono ad indirizzare
tutto il flusso emesso verso il basso, peggiorando notevolmente la valutazione
della loro prestazione. Per questi prodotti, infatti, il coefficiente DLor, defi-
nito e discusso al paragrafo 3.3.3 ed in particolare nell’equazione 11, arriva
a valere 0,79, stando ad indicare che il 21% del flusso emesso totale è diretto
verso l’emisfero superiore. In generale, comunque, è confermato che i valori
IPEA* più bassi, corrispondenti alle classi energetiche peggiori, sono relativi
ad apparecchi luminosi non di ultima generazione. Si sottolinea, infine, che
soltanto 4 strade, ovvero il 33% del campione, possiede una classe IPEA*
peggiore a quella minima per un impianto di nuova costruzione, stabilita da
[74], e sono le strade S5, S7, S8 ed S9.
Nella tabella 24 sono contenuti i valori del parametro IPEI*, sia per le cor-
sie stradali che per i marciapiedi. In particolare, i pedici devono essere letti
come segue:

123
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

ID EmP 1 IPEI*P 1 EmM IPEI*M EmP 2 IPEI*P 2


S1 6,6 8,16 (G) 10,5 1,62 (D)
S2 25 1,83 (E) 25,7 0,98 (B) 9,74 4,7 (G)
S3 16,2 6,55 (G) 14,8 0,95 (B)
S4 27,5 1,42 (D)
S5 10,2 0,81 (A) 7,4 1,57 (D) 1,53 32,6 (G)
S6 13,5 9,4 (G) 14 1,6 (D)
S7 10,2 8,01 (G) 6,3 2,68 (F)
S8 5,15 15,5 (G) 4,7 4,3 (G) 2,76 28,9 (G)
S9 11,6 5,3 (G) 11,6 1,26 (C)
S10 5,9 3,42 (G)
S11 20 5,9 (G) 23 1,06 (C) 18,6 6,4 (G)
S12 4,1 25,4 (G) 6,1 4,37 (G) 6,6 15,7 (G)

Tabella 24: Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade.

P1 = corsia pedonale dal lato dove sono installati gli apparecchi


luminosi;
M = corsie stradali;
P2 = corsia pedonale dal lato opposto agli apparecchi luminosi.

E’ immediato notare quanto i valori del parametro IPEI*, e la classe di


conseguenza, varino molto da strada a strada e anche all’interno della stessa
strada fra porzioni diverse della carreggiata. I valori dell’IPEI per le corsie
stradali variano, infatti, dallo 0,95 della S3, ovvero Via Carducci, a valere
4,3 per le strade S8 ed S12, ovverosia Via Merello e Via del Pari. Per i
marciapiedi questo è ancora più accentuato: si passa da un minimo di 0,81
per il marciapiede su cui sono installati gli apparecchi luminosi della S5, Via
Ricasoli, ad oltre 32 per il marciapiede su lato opposto. Quest’ultimo valore
sta a significare che la densità di potenza di progetto dell’impianto è di 32
volte superiore a quella di riferimento, a parità di classe illuminotecnica della
strada. Lo squilibrio fra i valori dell’IPEI* fra corsie stradali e marciapiedi
è dovuto, tuttavia, non tanto alla differenza del valore di densità di potenza
di riferimento [56], quanto piuttosto alla differente dimensione e funzionalità
della superficie da illuminare: la causa va ricercata, nella maggior parte dei
casi, nella mancanza di un sistema di illuminazione installato ad hoc per le

124
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

corsie pedonali, caratterizzato da sorgenti di luce poste ad altezza inferiore


rispetto a quelle che illuminano le corsie carrabili. Una ulteriore osservazio-
ne importante riguarda la notevole differenza nei valori dell’illuminamento
medio Em fra due marciapiedi afferenti alla stessa strada: si noti il caso
peggiore, la strada S5, nella quale il marciapiede su cui sono installati gli
apparecchi luminosi ha un illuminamento medio pari a 10,2 lx, mentre per
l’altro marciapiede è pari a 1,53 lx, ovvero l’85% in meno, e che non soddisfa
il requisito minimo di sicurezza.
mW
ID Pa [W] A1 [m2 ] A2 [m2 ] A3 [m2 ] Dp [ lx·m2] De [ mkW h
2 ·anno ]

S1 168 61,5 246 30,15 1,21


S2 157 31,5 178,5 31,5 15,34 1,50
S3 157,5 28 280 18,02 1,07
S4 157,5 96 29,83 3,28
S5 73,5 25 150 25 52,38 1,47
S6 168 25 187,5 21,33 0,87
S7 157,5 36 252 34,81 1,17
S8 118,7 28 140 28 77,31 1,41
S9 73,5 20 120 45,26 2,1
S10 105 130 68,45 1,62
S11 157,5 25 175 25 14,82 1,2
S12 105 18 99 18 131,74 3,11

Tabella 25: Gli indici di prestazione energetica Dp e De per il campione di strade.

Anche per quanto riguarda gli altri due parametri energetici, Dp e De ,


riportati in tabella 25, si può notare una fortissima varianza dei risultati,
soprattutto per quanto riguarda il primo dei due parametri. Di fronte a dati
reali si comprende meglio quanto discusso al paragrafo 25 quando questi due
parametri sono stati introdotti: risulta molto più immediato comprendere
ed utilizzare De per il paragone fra le prestazioni energetiche di due impianti
di illuminazione diversi, piuttosto che Dp . Tramite l’analisi dei valori del De
si può stilare facilmente una classifica degli impianti di illuminazione più o
meno energivori, a parità di superficie illuminata e di ore di accensione. Si
può concludere, ad esempio, che l’impianto della S4 consuma il quadruplo
di quello della S6, che in assoluto risulta essere il meno energivoro fra tut-
ti. Tuttavia, presi singolarmente gli indici di prestazione energetica possono

125
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

dare giusto qualche informazione e permettono il paragone fra un impianto


e l’altro; solo unendo nell’analisi sia i parametri energetici che la valutazio-
ne dei requisiti di sicurezza si può arrivare a dare un giudizio tecnico della
situazione complessiva dell’impianto studiato.

ID IPEA* IPEI* Dp De Lm Mrest. Em Prest.


S1 E D 30,15 1,21
S2 A+ B 15,34 1,50 ✓
S3 C B 18,02 1,07
S4 C D 29,83 3,28 ✓ ✓ ✓ ✓
S5 D D 52,38 1,47
S6 C D 21,33 0,87
S7 F F 34,81 1,17
S8 F G 77,31 1,41
S9 D C 45,26 2,1
S10 C G 68,45 1,62
S11 C C 14,82 1,2 ✓ ✓
S12 C G 131,74 3,11

Tabella 26: Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione del
rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade, per il Periodo I.

Nella tabella 26 sono contenuti i principali dati per effettuare una anali-
si complessiva dello stato esistente, relativi al Periodo I dell’arco notturno.
Oltre i 4 parametri energetici, contenuti nelle colonne 2-5, è riportata una
sintesi dei requisiti di sicurezza: nelle colonne Em e Lm è contenuta l’in-
formazione concernente il rispetto o meno del requisito, rispettivamente, di
illuminamento medio, riguardante le classi P, e di luminanza media, per le
classi M. La colonna Prest. contiene l’informazione rispetto a tutti gli altri re-
quisiti caratterizzanti le classi P, come l’illuminamento minimo e i due valori
dell’illuminamento69 necessari per il riconoscimento facciale. Nella colonna
Mrest. , viceversa, sono contenuti tutti i requisiti che caratterizzano le classi
M oltre alla luminanza media, già contenuta nella colonna Lm ; qui rientra-
no i due parametri che valutano l’uniformità di luminanza, la valutazione
dell’abbagliamento e dell’illuminamento di bordo. E’ necessario sottolineare
che, per quanto riguarda le colonne Presto e Mresto , è sufficiente che uno dei
69
Si tratta dell’illuminamento su piano verticale Ev,min e semicilindrico Esc,min .

126
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

parametri non venga rispettato per riportare il crossmark rosso; viceversa,


per quei, rari, casi in cui è riportato il checkmark, in verde, significa che
tutti i relativi parametri sono rispettati.
Confrontando, quindi, nel complesso i risultati della tabella 26 si pos-
sono desumere alcune importanti osservazioni. Innanzi tutto, i valori più
bassi di Dp sono stati ottenuti per le strade S2, S3, S6 ed S11; tuttavia,
per queste strade non si raggiunge nella maggior parte dei casi il rispetto
dei requisiti di sicurezza, con anzi le strade S3 ed S6 che non rispettano
nessun70 requisito. Quindi per queste strade, ad una buona prestazione
energetica non si associa un altrettanto positivo rendimento illuminotecni-
co. A queste strade, in particolare la S2, S3 ed S11, sono associati ottimi
livelli di IPEI*, com’era lecito aspettarsi data l’analogia esistente fra i due
parametri [49]. Ancora peggiore è il caso delle strade S8, S10 ed S12 che,
oltre a segnalare i valori di Dp più alti, arrivando a toccare, nel caso della
S12, ben 131,7 mW/lx · m2 , non rispettano nessun requisiti di sicurezza. La
conferma di quanto esposto si può desumere confrontando questi risultati
con quelli contenuti, ad esempio, nella tabella 24: l’illuminamento medio
per i marciapiedi delle strade S8 ed S12 è molto scarso e non supera il va-
lore minimo fissato da norma. Per quanto riguarda i valori ottenuti per il
parametro De , si nota come la distribuzione sia leggermente più contenuta,
dal momento che il minimo, della strada S6, vale 0,87 kW h/m2 · anno ed il
massimo, della strada S4 vale quasi 3,3 kW h/m2 · anno. Tuttavia, i valori
più bassi di questo parametro, fra cui appunto la già citata S6, ma anche
le strade S2, S3, S7 ed S11, non sono in relazione con il soddisfacimento
dei requisiti minimi di sicurezza. Si potrebbe ipotizzare, anzi, che alcu-
ni di questi impianti risultino sotto-dimensionati71 , dal momento che a dei
consumi di energia elettrica effettivamente bassi non corrispondono presta-
zioni illuminotecniche adeguate. Può essere interessante, infine, soffermarsi
sul caso della S4, che al valore massimo di De fra le strade del campione
associa comunque il rispetto di tutti i requisiti di sicurezza del Periodo I.
Confrontando questi risultati con quanto riportato nelle tabelle 21 e 22, si
può desumere con sufficiente sicurezza che l’impianto risulta non adeguato,
dal momento che rispetta molto largamente i requisiti di sicurezza, avendo
d’altra parte una prestazione energetica mediocre; questo può essere dovuto,
ad esempio, all’installazione di lampade con potenza troppo elevata.
70
Rispetto a quelli proposti nella tabella, ovvero non rispettano nè il parametro
principale, Em per le classi P e Lm per le classi M, nè la totalità dei restanti.
71
Nel senso che la conformazione geometrica costituita da altezza dei pali ed in-
terdistanza fra di essi costringerebbe ad utilizzare sorgenti luminose diverse, più
potenti.

127
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I

Al termine della simulazione e delle valutazioni che sono state esposte nel
presente capitolo, si ha la possibilità di raggruppare le principali informazioni
per ciascuna strada dell’impianto studiato. Per quanto concerne il campione
di strade oggetto di studio del presente lavoro, in figura 63 è contenuto
un esempio di scheda-tipo, realizzata per Via G. Galilei a Lavaiano. E’
stato scelto di riportare la classificazione illuminotecnica soltanto rispetto al
Periodo I per non appesantire la scheda e la leggibilità.

Figura 63: Scheda-tipo realizzabile al termine della Fase I, per Via G. Galilei.

128
6 CASO STUDIO: FASE II

6 Caso studio: Fase II


In questo capitolo verranno affrontate e discusse le attività che costituiscono
la seconda fase della metodologia esposta nel presente lavoro. In generale, a
differenza della prima fase, incentrata sull’indagine dell’esistente, per questa
seconda fase non esistono molte indicazioni o criteri nella letteratura scien-
tifica. Attraverso uno studio rapido di quest’ultima, si può desumere che
molte delle ricerche che propongono metodologie accurate si differenziano
l’una dall’altra principalmente per quanto riguarda i parametri presi in con-
siderazione in fase di progettazione e negli obiettivi da perseguire, più che
per una reale differenza di metodo. Fra i principali si segnalano [48], [71],
[62] ed il già citato [4]; quest’ultimo ha il merito di dare ampio spazio alla
valutazione economica, calcolando i costi della riqualificazione ed i rispar-
mi conseguibili. Questa parte è molto rilevante soprattutto per le PA, dal
momento che il rinnovamento degli impianti di illuminazione stradale rap-
presenta, in primis, un potenziale risparmio di denaro pubblico, oltre che in
termini di efficienza energetica e riduzione dell’inquinamento, sia luminoso
che di CO2 .

6.1 Progetto di riqualificazione


6.1.1 Valutazione obbiettivi da perseguire
Sebbene sia già stato esplicitato nei capitoli precedenti quale sia lo scopo
del presente lavoro, e quindi quali gli obbiettivi che si vuole raggiungere nel
progetto di riqualificazione, è opportuno ricordarli nel presente sottopara-
grafo. Oltre alla chiarezza espositiva, un altro motivo per discutere in una
sezione distinta della scelta degli obbiettivi è quello di discutere un ordine di
importanza degli obbiettivi scelti. Questo può risultare importante in quei
casi, ed il caso studio che si affronta in questo lavoro ne è un esempio, in
cui non tutti gli obbiettivi siano raggiungibili in nessuna delle configurazioni
progettate, dati dei vincoli iniziali.
Nel prosieguo del presente lavoro, i vincoli sono stati scelti cercando di
aderire il più possibile alla realtà fisica cui questo studio si riferisce. In
questo senso è stato deciso di prevedere il rinnovamento degli impianti di
illuminazione esclusivamente attraverso la sostituzione degli apparecchi lu-
minosi: ciò significa che la posizione e le caratteristiche geometriche dei
sostegni che interessano il calcolo illuminotecnico, ovvero interdistanza e al-
tezza, rimarranno costanti. Inoltre, non è previsto l’inserimento di ulteriori
punti luce, neanche di alcuni dedicati alle zone pedonali, di cui, tuttavia, si

129
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

è già descritta la necessità al paragrafo 5.2.2. In sostanza, le attività per


cui si andrà a valutare l’efficienza, sia da un punto di vista energetico che
economico, riguardano la sostituzione degli apparecchi luminosi72 ritenuti
vetusti con altri di ultima generazione.
A partire da questi vincoli, gli obbiettivi che si vuole siano raggiunti at-
traverso il progetto di riqualificazione sono, come era auspicabile, garantire
il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza e migliorare l’efficienza energetica
dei sistemi di illuminazione. In particolare, per quanto riguarda il rispetto
dei requisiti di sicurezza, si sottolinea che non verrà fatta una valutazio-
ne di tipo binario fra il rispetto totale dei requisiti o meno; verrà valutato
positivamente anche il miglioramento della condizione di sicurezza rispetto
al pre-esistente. Per quanto riguarda il miglioramento dell’efficienza ener-
getica, invece, per la sua valutazione verranno presi in considerazione tutti
i parametri energetici, che sono stati introdotti al paragrafo 3.3.3 nonchè
utilizzati nella valutazione della situazione esistente nel paragrafo 5.2.2.
Si riporta, schematicamente, l’ordine degli obbiettivi che verrà seguito
e che influenzerà le scelte progettuali, di cui si discuterà nel prosieguo del
lavoro.

1. Rispetto totale dei requisiti minimi di sicurezza;

2. Aumento del numero di requisiti minimi di sicurezza rispettati, nei


confronti dello stato di fatto;

3. Miglioramento dei parametri illuminotecnici che determinano il ri-


spetto dei requisiti minimi di sicurezza, nei confronti dello stato di
fatto;

4. Miglioramento delle prestazioni energetiche dei sistemi, nei confronti


dello stato di fatto.

6.1.2 Scelta apparecchi luminosi


La scelta dell’apparecchio di illuminazione dipende da diversi fattori, e non
vi sono dei parametri, precisi e generali, per attuare la scelta progettuale.
Data l’eterogeneità delle possibili configurazioni che si possono trovare nella
pratica e la numerosità dei fattori in gioco, potrebbe non esistere la soluzione
che rappresenti l’ottimo di sistema; d’altra parte, la facilità con cui si può
trovare la soluzione migliore per il caso di studio dipende principalmente
72
Ovvero della lampada e dell’involucro che la sostiene, direziona e protegge dagli agenti
atmosferici.

130
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

ID Foto Curva fotometrica Dati


P: 114 W
ϕ: 13090 lm
N1 η: 114,82 lm/W
Sorgente: LED
Tc : 3000 K
P: 76 W
ϕ: 8810 lm
N2 η: 115,92 lm/W
Sorgente: LED
Tc : 4000 K

Tabella 27: Apparecchi luminosi utilizzati nell’intervento di rinnovamento degli


impianti.

dalla conoscenza dei prodotti sul mercato, dal momento che non è pensabile
eseguire una simulazione illuminotecnica per ogni prodotto disponibile. Fra
i fattori cui dipende la scelta dell’apparecchio vi sono, ovviamente, i para-
metri illuminotecnici che caratterizzano il fenomeno di cui tenere conto: in
generale, quindi, i dati fotometrici dell’apparecchio, la resa cromatica, la
temperatura di colore, l’efficienza energetica dell’apparecchio e del sistema e
cosı̀ via. Oltre a questi vanno considerate anche altre esigenze, che esulano
dalle prestazioni illuminotecniche richieste: ad esempio, il punto luce deve
risultare integrato nell’estetica della città, risultando spesso parte della pro-
gettazione architettonica di una strada o di una area urbana. Inoltre, se si
pensa ad una futura svolta verso i cosiddetti ”pali intelligenti”, di cui l’E-
NEA si occupa da più di 10 anni [60], cui si affideranno sempre più compiti,
oltre quello della semplice illuminazione [23] [78], si comprende quanti altri
fattori dovranno essere presi in considerazione per la scelta dell’apparecchio
migliore.
Per quanto riguarda il presente lavoro, tuttavia, gli apparecchi sono sta-
ti scelti basandosi principalmente sulle loro prestazioni energetiche. Tutti
gli apparecchi scelti ricadono, infatti, in classe A++, come si avrà modo di
vedere più nel dettaglio nel paragrafo 6.1.3. Nella totalità degli apparec-
chi scelti, inoltre, sono installate della lampade che utilizzano la tecnologia
LED: questo è dovuto al fatto che quest’ultima tecnologia permette di ridur-
re la potenza installata a parità di prestazioni, date le elevate prestazioni che

131
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

queste lampade hanno raggiunto al giorno d’oggi, riducendo cosı̀ il consumo


di energia. Infine, in media, anche la durata di vita media risulta più lunga
delle lampade con le tecnologie precedenti, contribuendo a ridurre una im-
portante voce di spesa nella gestione degli impianti di illuminazione che è la
manutenzione. In tabella 27 sono riportati i due apparecchi luminosi scelti
per la riqualificazione degli impianti di illuminazione: l’apparecchio con l’ID
N2 è stato utilizzato, con diverse configurazioni, nelle strade S5, S7, S8 ed
S9, mentre l’apparecchio N1 è stato utilizzato in tutte le altre strade del
campione.

6.1.3 Miglioramento prestazioni


Chiaramente, le prestazioni di cui si vuole misurare il miglioramento sono
sia quelle nei confronti della sicurezza, ovvero il rispetto dei requisiti minimi,
che quelle più propriamente energetiche, valutabili con i parametri di cui al
paragrafo 3.3.3.

Requisiti di sicurezza Nel presente paragrafo si riportano i risultati del-


la valutazione del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza da parte degli
impianti di illuminazione pubblica, predisposti adesso con i nuovi apparecchi
luminosi. Ovviamente, le classi illuminotecniche assegnate alle varie strade
nel paragrafo 5.1.2 non cambiano con la modifica degli apparecchi, dal mo-
mento che la classificazione non dipende in nessuna maniera dalle caratteri-
stiche del sistema di illuminazione. Poichè i passaggi seguiti risultano essere
gli stessi già descritti nel paragrafo 4.1.2, e poi attuati nel paragrafo 5.1.2
per lo stato di fatto, non si ritiene utile esporre nuovamente il procedimento,
quanto piuttosto riportare direttamente i risultati e discuterli.
Nelle tabelle 28 e 29 sono riportati i valori dei parametri illuminotecnici
posti come requisiti di sicurezza. Per avere una miglior comprensione del-
la situazione può essere utile confrontare questi ultimi con quelli riportati
nelle tabelle 21 e 22 relativi allo stato di fatto. Il primo dato che si può
rilevare è che, nonostante il rinnovamento degli apparecchi luminosi, non si
riesce a soddisfare la totalità dei requisiti di sicurezza; l’obbiettivo, che nel
paragrafo 6.1.1 era stato messo al primo posto per importanza, non può
quindi essere raggiunto. Questo è dovuto principalmente alle caratteristi-
che geometriche delle strade studiate e degli impianti di illuminazione che
le servono: in poche parole, dati i vincoli che sono stati decisi, ovverosia
di lasciare invariati posizione, altezza ed interdistanza dei punti luce, non
è possibile soddisfare tutti i requisiti minimi di sicurezza. Tuttavia, il mi-
glioramento rispetto alla situazione preesistente è notevole: già nel Periodo

132
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

Classi M
Misurati Requisiti
ID Lm U0 Ul TI REI Lm U0 Ul TI REI
S1 1,27 0,46 0,53 11 0,47 1 0,4 0,6 15 0,3
S2 2,05 0,36 0,77 16 0,27 2 0,4 0,7 10 0,35
S3 1,68 0,47 0,82 13 0,45 1 0,4 0,6 15 0,3
S4 2,92 0,6 0,81 11 0,51 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S5 0,85 0,23 0,16 37 0,36 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S6 1,88 0,58 0,87 6 0,55 1 0,4 0,6 15 0,3
S7 2,08 0,01 0,02 90 0,05 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S8 1,68 0,13 0,06 57 0,37 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S9 1,86 0,46 0,44 25 0,39 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S10 1,74 0,55 0,63 15 0,59 1 0,4 0,6 15 0,3
S11 2,46 0,63 0,83 11 0,67 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S12 1,78 0,54 0,63 15 0,64 1 0,4 0,6 15 0,3

Tabella 28: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.

I, il periodo più stringente dal punto di vista dei requisiti di sicurezza, le


strade S3, S4, S6 ed S10 rispettano tutti i requisiti di sicurezza per tutte le
porzioni che le compongono. Inoltre, la S11 manca il rispetto completo dei
requisiti solo per la soglia di abbagliamento sulla carreggiata, che supera del
10%. Infine, la S12 è l’ultima strada, oltre quelle già segnalate, che rispetta
tutti i requisiti per quanto riguarda la carreggiata, salvo poi non garantire
il riconoscimento facciale sui marciapiedi che la costeggiano. Va segnalato
anche il caso della S2, che, insieme solo alla S11, rispetta tutti i requisiti
delle classi P e C, ovverosia delle corsie pedonali e degli incroci, mentre è
la carreggiata ad avere, anche dopo la riqualificazione, dei problemi. E’ im-
portante ricordare che la S2 è la strada con la classe illuminotecnica più alta
per quanto riguarda la carreggiata, ovvero la M1, che mantiene anche per il
Periodo II.
In analogia con quanto fatto per lo stato di fatto, si è analizzato, in
seguito, come varia il rispetto dei requisiti di sicurezza con il cambiare della
fascia oraria.

133
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

Tabella 29: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.

Classi P
Misurati Requisiti
IDs Em Emin Ev,m Esc,m Em Emin Ev,m Esc,m
S1 15 6,56 0,23 1,78 10 2 3 2
S2 27 12,6 3,67 3,83 10 2 3 2
S3 23 11,4 2,86 2,59 7,5 1,5 2,5 1,5
S5 8,9 0,82 0,01 0,04 3 0,6 1 0,6
S6 22 13 3,59 3,08 7,5 1,5 2,5 1,5
S7 28 0,26 0,01 0,03 7,5 1,5 2,5 1,5
S8 15,8 0,68 0 0,03 7,5 1,5 2,5 1,5
S9 19,3 4,05 0,13 0,33 3 0,6 1 0,6
S11 26 12,8 2,84 2,83 7,5 1,5 2,5 1,5
S12 19,8 6,22 0,44 0,57 5 1 1,5 1

Classi C
Misurati Requisiti
IDs Em Uo Em Uo
S1 19,9 0,23 15 0,4
S2 30 0,58 20 0,4
S3 26 0,64 15 0,4
S4 40 0,64 10 0,4
S6 28 0,64 15 0,4
S7 33 0,02 15 0,4
S8 29 0,04 10 0,4
S10 23 0,43 15 0,4
S11 34 0,53 10 0,4

La figura 64 permette una rapida visualizzazione del fenomeno, tanto


più che può essere facilmente paragonata con la figura 61 relativa allo stato
preesistente. Risulta immediato notare il notevole abbassamento della per-
centuale di requisiti non rispettati, come era già evidenziato dalle tabelle 28
e 29. D’altra parte è importante segnalare che queste percentuali non sem-

134
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

Figura 64: Variazione percentuale del numero di requisiti non rispettati dalle strade
del campione in relazione al Periodo, con i nuovi apparecchi luminosi.

brano subire molto l’effetto del cambio del Periodo: per le strade S2, S6,
S7 ed S8, nonostante la modifica delle classe illuminotecniche visibile nelle
tabelle 18 e 19, il numero di requisiti non rispettati rimani immutato. La
spiegazione di ciò può essere ricercata nel fatto che queste strade presenta-
no dei parametri illuminotecnici molto fuori dai limiti di normativa, motivo
per cui, anche modificando di una o due unità la classi illuminotecnica cui
appartiene la strada, non riesce comunque a rispettare i requisiti. Questo
vale in special modo per le strade S7 ed S8, mentre per la S2 la spiegazione
è leggermente diversa: essa non rispetta i requisiti relativi alla carreggiata,
porzione per la quale, come si evince dalla tabella 18 presenta la classe più
alta, la M1, per il Periodo I e II, e non riesce a soddisfare i requisiti strin-
genti di tale classe. Neanche l’abbassamento alla classe M3 che avviene nel
Periodo III permette il soddisfacimento di alcun nuovo requisito. Per le altre
strade del campione, tolte la S3, S4 ed S10 che rispettano tutti i requisiti
già al Periodo I, si nota, effettivamente, un miglioramento della situazione
della sicurezza con il cambio del Periodo; va segnalato in particolare il caso
della strada S11, cui nel Periodo I non rispettava solamente la soglia di ab-
bagliamento in carreggiata e che, con l’abbassamento della classe da M2 a
M3, riesce viceversa a rispettarlo nel Periodo II e, a maggior ragione, III.

135
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

Classe M Classe C
ID Lm U0 Ul TI REI Em Uo
S1 ✓ ✓ 52% ✓ 13%
S2 ✓ 3% -40% -14%
S3 ✓ ✓ ✓ ✓ ✓
S4
S5 ✓ 55% 25% -73% ✓ ⧸ ⧸
S6 ✓ ✓
S7 ✓ -23% -29% -1040% -80% ✓ -28%
S8 ✓ -20% -37% 707% ✓ -33%
S9 ✓ ✓ 58% -60% ✓ ⧸ ⧸
S10 ✓ ✓ ✓ ✓ ✓
S11 ✓ ✓ -60%
S12 ✓ ✓ ✓ ⧸ ⧸

Tabella 30: Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi M e C.

Infine, l’ultima visualizzazione interessante da eseguire riguarda la va-


lutazione dei miglioramenti rispetto alla situazione preesistente. Nelle ta-
belle 30 e 31 sono riportati i risultati di tale valutazione, con il seguente
significato dei simboli:
✓ = il simbolo identifica il cambio di stato del parametro, che nello
stato preesistente risultava essere non rispettato;
52% = indica il miglioramento che il parametro ha conseguito con la
riqualificazione, sebbene continui a non essere rispettato il
requisito di sicurezza;
−40% = al contrario di quanto appena esposto, indica il peggioramento
conseguito dal parametro;
⧸ = il parametro non è contemplato per la strada in oggetto, in
quanto non possiede porzioni nella tale classe.
Le caselle vuote stanno ad indicare che il requisito risultava essere ri-
spettato già nella situazione preesistente. Dall’analisi delle due tabelle si
possono desumere interessanti informazioni. Innanzi tutto, è immediato no-
tare che il campione di strade può essere suddiviso in due sottoinsiemi di
strade: da una parte, le strade per le quali l’intervento comporta un mi-
glioramento globale, e, dall’altra, quelle per cui, viceversa, l’intervento ha

136
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

degli effetti eterogenei. Nel primo insieme si trovano le strade S1, S3, S6,
S10 ed S12: per queste strade, l’intervento di sostituzione degli apparecchi
luminosi comporta esclusivamente dei miglioramenti dei parametri illumi-
notecnici tali per cui o i requisiti vengono soddisfatti, a differenza di quanto
accadeva nello stato di fatto, o comunque vi è un avvicinamento alla veri-
fica, testimoniato dalla percentuale di miglioramento. Si prenda, a titolo

Classe P
ID Em Emin Ev,min Esc,min
S1 ✓ ✓ 6% 71%
S2
S3 ✓ ✓
S4 ⧸ ⧸ ⧸ ⧸
S5 ✓ 1% 7%
S6 ✓
S7 -59% -40% -59%
S8 ✓ -16% -28% -40%
S9 13% 55%
S10 ⧸ ⧸ ⧸ ⧸
S11 ✓ ✓
S12 26% 54%

Tabella 31: Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi P.

esemplificativo, la strada S1. Come risulta evidente dalle tabelle 18 e 19,


nello stato preesistente soltanto i requisiti TI e REI73 risultavano verificati;
l’intervento di sostituzione degli apparecchi luminosi comporta il soddisfaci-
mento dei requisiti di luminanza media e uniformità globale della luminanza
per quanto riguarda la carreggiata, l’illuminamento medio per i punti di
conflitto e l’illuminamento medio e minimo per le corsie pedonali. Per tutti
gli altri requisiti, che risultano non soddisfatti neanche dopo l’intervento di
riqualificazione, il miglioramento è comunque notevole: il soddisfacimento
del requisito di uniformità longitudinale di luminanza risulta più vicino del
52%, l’uniformità globale di illuminamento per i punti di conflitto miglio-
73
Rispettivamente, l’incremento percentuale relativo del contrasto di soglia e l’il-
luminamento di bordo. Si rimanda al paragrafo 3.3.2 per una spiegazione più
dettagliata.

137
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

ra del 13%, e i due parametri relativi al riconoscimento facciale, Ev,min e


Esc,min , migliorano rispettivamente del 6% e 71%. Discorso del tutto ana-
logo può essere fatto per le altre strade del gruppo, ovvero S3, S6, S10 ed
S12.
L’analisi è molto diversa per quanto riguarda le altre strade del campio-
ne, ovvero S2, S5, S7, S8, S9 ed S11. Nel tentativo di soddisfare requisiti
di sicurezza importanti, come la luminanza media per la carreggiata e l’il-
luminamento medio per i punti di conflitto, si ottiene in contemporanea il
peggioramento di uno o più dei restanti parametri. Esistono, tuttavia, del-
le differenze importanti fra le stesse strade di questo secondo gruppo. Si
prendano, ad esempio, le strade S7 ed S11. Per quest’ultima l’intervento
può comunque considerarsi positivo, dal momento che attraverso di esso si
ottiene il rispetto di 4 dei 5 requisiti che risultavano non rispettati nella
situazione preesistente, peggiorando, tuttavia, la situazione del parametro
REI del 60%. Per la strada S7, viceversa, sebbene l’intervento abbia il me-
rito di soddisfare i requisiti di luminanza media ed illuminamento medio
rispettivamente per la carreggiata e per i punti di conflitto, tuttavia com-
porta un sensibile peggioramento di tutti gli altri parametri; in questo caso,
quindi, guardando esclusivamente alla valutazione dei requisiti di sicurezza,
l’intervento non risulta molto sensato.

ID ηapp [lm/W ] ηrif [lm/W ] IPEA* Classe IPEA*


S1 123,04 83 1,48 A+++
S2 122,73 75 1,66 A+++
S3 117,54 83 1,41 A+++
S4 119,2 90 1,32 A++
S5 110,23 75 1,47 A+++
S6 118,6 83 1,43 A+++
S7 114,85 83 1,38 A++
S8 110,4 75 1,47 A+++
S9 110,4 75 1,47 A+++
S10 119,2 90 1,32 A+++
S11 109,35 83 1,31 A++
S12 117,54 83 1,41 A+++

Tabella 32: Valori del parametro IPEA* per il campione di strade.

138
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

Prestazione energetica Anche per quanto riguarda l’analisi delle presta-


zioni energetiche si ripercorrerà quanto fatto per lo stato preesistente, di cui
al paragrafo 5.2.2, e non si ritiene utile discutere nuovamente la metodolo-
gia seguita. In tabella 32 viene riportato il calcolo del parametro IPEA* per
i nuovi apparecchi che, come già discusso, sono stati scelti utilizzando come
criterio proprio il fatto che appartenessero ad una classe A+ o superiore.
Si ricorda che i valori contenuti in tabella 32 sono ottenuti dal calcolo del
parametro IPEA* per le carreggiate: per quanto riguarda le aree pedonali
l’efficienza di riferimento ηrif , come da [56], è leggermente più alta rispetto
a quella per l’illuminazione stradale. Questo comporta un abbassamento
del valore dell’IPEA*, che comunque per il campione di strade raggiunge il
valore minimo nell’area pedonale della strada S11 dove vale 1,28, per una
classe IPEA* di A+.
Più interessante il calcolo del parametro IPEI*, riportato in tabella 33.
Si sottolinea che il colore verde sta ad indicare un miglioramento della classe
IPEI* rispetto alla situazione preesistente, rappresentata in tabella 24. La
tabella 33 evidenzia il miglioramento della classe IPEI* per quanto riguarda
la superficie carrabile su praticamente tutte le strade del campione74 .

ID EmP 1 IPEI*P 1 EmM IPEI*M EmP 2 IPEI*P 2


S1 15,0 2,16 (E) 19,9 0,52 (A+++)
S2 27,0 1,74 (D) 30,2 0,40 (A+++) 12,4 3,80 (G)
S3 23,0 3,50 (G) 25,5 0,42 (A+++)
S4 25,5 0,97 (B)
S5 8,9 3,20 (G) 15,2 0,44 (A+++) 9,2 3,07 (G)
S6 22,0 3,42 (G) 28,0 0,47 (A+++)
S7 28,0 2,00 (E) 33,0 0,47 (A+++)
S8 15,8 3,40 (G) 29,0 0,47 (A+++) 19,7 2,72 (F)
S9 19,3 3,50 (G) 19,3 0,82 (A)
S10 22,9 0,84 (A)
S11 26,0 3,47 (G) 34,0 0,54 (A+++) 28,0 3,22 (G)
S12 19,8 5,99 (G) 24,9 1,21 (C) 20,0 5,93 (G)

Tabella 33: Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade.

74
La strada S2 era l’unica con una classe IPEI* pari a A+++ già nella situazione
preesistente.

139
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

Diverso è il discorso per quanto riguarda le aree pedonali ai lati delle


strade: soltanto per 4 strade, il 33% del campione, l’intervento di sostituzio-
ne comporta un miglioramento della classe IPEI* anche per quelle porzioni,
mentre rimane inalterata per le altre. Per maggiore chiarezza si riporta lo
schema con cui leggere i pedici delle intestazioni:

P1 = corsia pedonale dal lato dove sono installati gli apparecchi


luminosi;
M = corsie stradali;
P2 = corsia pedonale dal lato opposto agli apparecchi luminosi.

Vi sono, inoltre, due aspetti importanti da rilevare. Il primo riguarda


l’abbassamento generale dei valori del parametro IPEI*, che fondamental-
mente fornisce un’indicazione della densità di energia consumata, in relazio-
ne alla prestazione illuminotecnica rappresentata dall’illuminamento medio,
rispetto ad una densità di riferimento. Come già ricordato nella discussione
della tabella 24, nello stato di fatto il valore massimo dell’IPEI* era 32,6
registrato sul marciapiede opposto agli apparecchi luminosi della S5: ciò
significa, per l’appunto, una densità di energia 32 volte superiore a quella
di riferimento per analoghe categorie illuminotecniche. A posteriori dell’in-
tervento, il massimo valore dell’IPEI* si trova per i marciapiedi della S12, e
vale praticamente 6: questo significa che la sostituzione degli apparecchi ha
comportato, in generale, una riduzione di oltre l’80% della densità di energia
utilizzata dall’impianto meno efficiente. Analoghe considerazioni possono
essere fatte se si riduce l’analisi alle sole carreggiate, dove nella situazione
preesistente il valore massimo dell’IPEI* si trovava in corrispondenza della
S12 e pari a 4,37, mentre dopo l’intervento il massimo vale, sempre per la
S12, 1,21, con una riduzione del 74%.
Il secondo aspetto riguarda l’omogeneità dei valori di illuminamento me-
dio, sia nel complesso che fra le porzioni della stessa strada. Nello stato
preesistente, infatti, si erano notate grandi differenze nei valori dell’illumi-
namento medio, soprattutto per quei casi in cui le corsie pedonali presen-
tavano valori molto ridotti rispetto alla carreggiata. Si ricorda che la S5,
il caso peggiore, presentava una riduzione dell’85% dell’illuminamento me-
dio fra il marciapiede dove erano installati i punti luce ed il marciapiede
opposto. Ad intervento avvenuto, viceversa, la differenza maggiore si trova
nella S2: si passa da un illuminamento medio di 27,0 lux sul marciapiede
in cui insistono i punti luce ai 12,4 lux del marciapiede opposto, il 54% in
meno. Si può dire, dunque, che l’intervento proposto porterebbe a ridurre
le difformità di illuminamento fra le varie porzioni delle strade.

140
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

ID Pa Dp [mW/lx · m2 ] ∆Dp De [kW h/m2 · anno] ∆De


S1 102 9,52 -68% 0,74 -39%
S2 75,6 6,29 -58% 0,72 -52%
S3 119,7 8,02 -55% 0,81 -24%
S4 99,7 20,37 -32% 2,08 -37%
S5 42 15,36 -71% 0,84 -43%
S6 99,7 8,07 -62% 0,51 -41%
S7 107,1 6,07 -83% 0,79 -32%
S8 79,8 8,76 -89% 0,95 -33%
S9 79,8 29,53 -35% 2,28 9%
S10 99,7 16,75 -76% 1,53 -5%
S11 119,7 8,30 -44% 0,91 -24%
S12 119,7 37,62 -71% 3,55 14%

Tabella 34: Gli indici di prestazione energetica Dp e De per il campione di strade, e la


variazione rispetto allo stato di fatto.

La tabella 34 contiene i valori degli ultimi due parametri di valutazione


della prestazione energetica, Dp e De , e la loro variazione percentuale rispet-
to alla situazione precedente l’intervento di riqualificazione. A differenza di
quanto fatto nel paragrafo 5.2.2, ed in particolare nella tabella 25, non
sono state riportate le superfici illuminate, dal momento che, ovviamente,
non sono state modificate. Inoltre, le ore di utilizzo annuo, necessarie per
il calcolo di De , sono state lasciate, per il momento a 4000 h/anno, cosı̀
come valeva per la situazione preesistente. Sebbene i dati siano piuttosto
autoesplicativi, rimangono un paio di osservazioni che devono essere fatte.
Innanzi tutto, come era stato discusso nel paragrafo 6.1.2 nella scelta degli
apparecchi e delle sorgenti luminose, l’utilizzo di lampade con la tecnologia
LED nell’intervento di riqualificazione permette una riduzione della potenza
installata, come risulta evidente dalla prima colonna della tabella. Inoltre,
si nota un generale miglioramento di entrambi i parametri energetici, con il
Dp che, di media, è più basso del 58% ed il De che diminuisce del 21% in
media. Tuttavia, è interessante notare che, mentre il parametro Dp risulta
più basso in tutte le strade del campione preso, il De aumenta in 2 strade,
la S9 e la S12. A queste ultime si potrebbe aggiungere anche la S10, per la
quale il De effettivamente migliora, ma in maniera notevolmente minore che
il Dp , del 76% per quest’ultimo contro il 5% per il primo. Dal momento che

141
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II

la differenza fra i due parametri è l’illuminamento medio, che entra in gio-


co soltanto per quanto riguarda il Dp 75 , si può concludere che, in generale,
gli impianti di illuminazione a seguito dell’intervento risultano più efficienti:
da una parte è stata diminuita la potenza delle lampade installate, mentre
dall’altra è aumentata la prestazione illuminotecnica.
Considerando i casi più sfavorevoli, sia della situazione ante che di quella
post-intervento, si evidenzia che il valore massimo di Dp è passato da 131,74
mW/lx · m2 a 37,62 mW/lx · m2 , entrambi i valori segnati per la S12, con
una riduzione pari al 71%.
Tuttavia, questi dati energetici devono essere accompagnati dalla valu-
tazione del rispetto dei requisiti di sicurezza: se si dovesse avere l’unico
obbiettivo del risparmio energetico si potrebbe rischiare di sottodimensiona-
re l’impianto di illuminazione. Questa valutazione è riportata sinteticamente
in tabella 35, che è stata costruita in maniera del tutto analoga a quanto
fatto per lo stato preesistente, nella tabella 26, compreso il significato dei
simboli contenuti. La visione complessiva che si ha studiando questa ta-
bella conferma quanto accennato nella discussione delle tabelle precedenti.
L’intervento di sostituzione degli apparecchi luminosi comporta un effetti-
vo miglioramento delle prestazioni sia energetiche che di sicurezza. Risulta
interessante evidenziare i casi delle strade S2, S3, S9 ed S12. Per quanto
riguarda la S2, essa risultava avere già l’impianto di illuminazione più per-
formante fra quelli del campione di strade; con l’intervento di rinnovamento
mantiene delle ottime prestazioni energetiche, riducendo del 58% il Dp e
migliorando analogamente De , riuscendo inoltre a soddisfare la totalità dei
requisiti di sicurezza per le aree pedonali e la luminanza media sulla car-
reggiata. Un successo ancora migliore riscuote l’intervento sulla strada S3:
oltre a dimezzare il valore di Dp e ridurre del 24% quello di De rispetto alla
situazione preesistente, modifica notevolmente la sua prestazione nei con-
fronti della sicurezza riuscendo a soddisfare tutti i requisiti. Per le strade
S9 ed S12, viceversa, non si può essere parimenti soddisfatti dell’intervento.
Sebbene la prestazione energetica sia molto migliorata rispetto allo stato di
fatto in entrambi i casi, tuttavia risultano essere le due strade che consuma-
no più energia: i valori di Dp e De delle due strade sono, infatti, quelli più
alti di tutto il campione, con la strada S12 che risulta la peggiore. A queste
prestazioni energetiche non eccelse, anche se migliorate, non si associa il ri-
spetto di tutti i requisiti di sicurezza: la S12 non garantisce il riconoscimento
facciale nelle proprie aree pedonali, cosı̀ come la S9 che, inoltre, non riesce
a rispettare tutti i requisiti neanche per quanto riguarda la carreggiata.
75
Si rimanda al paragrafo 3.3.3 per la spiegazione più approfondita dei parametri.

142
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

ID IPEA* IPEI* Dp De Lm Mrest. Em Prest.


S1 A+++ A+++ 9,52 0,74 ✓ ✓
S2 A+++ A+++ 6,29 0,72 ✓ ✓ ✓
S3 A+++ A+++ 8,02 0,81 ✓ ✓ ✓ ✓
S4 A++ B 20,37 2,08 ✓ ✓ ⧸ ⧸
S5 A+++ A+++ 15,36 0,84 ✓ ✓
S6 A+++ A+++ 8,07 0,51 ✓ ✓ ✓
S7 A++ A+++ 6,07 0,79 ✓ ✓
S8 A+++ A+++ 8,76 0,95 ✓ ✓
S9 A+++ A 29,53 2,28 ✓ ✓
S10 A+++ A 16,75 1,53 ✓ ✓ ⧸ ⧸
S11 A++ A+++ 8,30 0,91 ✓ ✓ ✓
S12 A+++ C 37,62 3,55 ✓ ✓ ✓

Tabella 35: Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione del
rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade, per il Periodo I.

6.2 Valutazione economica


Nel presente paragrafo verrà effettuata l’analisi dei costi e dei risparmi eco-
nomici, attraverso il metodo del risparmio globale cosı̀ come esposto al para-
grafo 4.2.2. Il primo passo è il calcolo del risparmio globale annuo R [€/an-
no], che verrà effettuato per ogni strada del campione; successivamente verrà
calcolato il tempo di ritorno semplice, SPT, dividendo l’ammontare dell’in-
vestimento iniziale per il risparmio annuo. Si sottolinea che, nei termini
del presente lavoro, il calcolo del risparmio globale risulta molto più agevo-
le rispetto a quello del SPT: questo perchè la valutazione dell’investimento
iniziale, J, presenta notevoli difficoltà.
Nella tabella 36 sono riportati i principali dati che concorrono al calcolo
di Ap , cosı̀ come da equazione (19). Oltre a quelli contenuti in tabella vi è il
parametro CkW h , ovverosia il costo dell’elettricità a chilowattora: sebbene
la valutazione di questo indice sia complicata dalla situazione geopolitica
attuale, esso è stato fatto coincidere con il costo dell’energia elettrica al 1°
Settembre, ovvero 0,276 €/kWh.

143
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

ID Pi [W ] Np Pp [W ] tp [h/anno] Ap [€/anno]
S1 168 6 1008,0 4000 1112,83
S2 157,5 32 5040,0 4000 5564,16
S3 157,5 7 1102,5 4000 1217,16
S4 157,5 3 472,5 4000 521,64
S5 73,5 9 661,5 4000 730,30
S6 168 26 4368,0 4000 4822,27
S7 157,5 19 2992,5 4000 3303,72
S8 118,6 10 1186,5 4000 1309,90
S9 73,5 12 882,0 4000 1023,12
S10 105 15 1575,0 4000 1738,80
S11 157,5 23 3622,5 4000 3999,24
S12 105 7 735,0 4000 882,00

Tabella 36: Calcolo del parametro Ap , relativo allo stato di fatto.

Gli indici utilizzati nelle intestazioni della tabella hanno i seguenti signi-
ficati:

Np = numero dei punti luce installati;


Pi = potenza della i-esima lampada [W];
Pp = potenza totale installata nello stato attuale [W];
tp = tempo di utilizzo nello stato attuale [h/anno];
Ap = costo della bolletta elettrica nello stato attuale [€/anno].

Infine, si evidenzia che il tempo di utilizzo nello stato attuale è stato


fissato a 4000 ore annue per tutte le lampade, in continuità con quanto fatto
al paragrafo 5.2.2 e 6.1.3 per la valutazione del parametro di prestazio-
ne energetica De , e come indicato dallo studio del dataset del Comune di
Casciana Terme - Lari in termini di ore di utilizzo medio76 .
Nella tabella 37 è riportato il secondo passo nell’analisi del risparmio
annuo, ovvero il calcolo dei costi di manutenzione nello stato attuale, indicati
con il parametro B.

76
Si veda la figurao 49.

144
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

Tabella 37: Calcolo del parametro B, relativo allo stato di fatto.

ID Np dp [h] cLi [€/lamp] cM i [€/lamp] B [€/anno]


S1 6 15.000 45 40 136,00
S2 32 12.000 98 40 1472,0
S3 7 15.000 45 40 158,6
S4 3 15.000 45 40 68,00
S5 9 15.000 31 40 170,40
S6 26 15.000 45 40 589,33
S7 19 6.000 27 40 848,6
S8 10 15.000 38 40 208,00
S9 12 15.000 38 40 249,60
S10 15 15.000 38 40 312,00
S11 23 15.000 45 40 521,33
S12 7 15.000 38 40 145,60

Oltre al numero dei punti luce presenti, riportato nuovamente dal mo-
mento che entra direttamente nel calcolo del parametro B, le altre intesta-
zioni hanno i seguenti significati:

dp = durata di vita media della lampada allo stato attuale [h];


cLi = costo di acquisto della i-esima lampada [€/lamp];
cMi = costo di sostituzione della i-esima lampada [€/lamp].

La durata di vita media delle lampade, che dipende dalla tecnologia


con cui sono state costruite, è stata reperita dalla letteratura scientifica
[54]. Il prezzo della singola lampada cLi è stato ricercato viceversa nei
prezzari e nei cataloghi dei vari produttori di lampade; viceversa, per il
costo del lavoro di sostituzione cMi è stato fissato un valore unico, pari a
40€, data la grande variabilità riscontrata nei capitolati analizzati. Risulta
evidente la forte dipendenza del costo di manutenzione annuo nei confronti
del numero di punti luce presente: le strade S2 ed S6, sulle quali sono
installati rispettivamente 32 e 26 punti luce, sono le due strade più onerose
dal punto di vista della manutenzione, costando rispettivamente 1472€ e
589€ l’anno.

145
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

Tabella 38: Calcolo dei parametri Ad e C, relativi allo stato modificato.

Pi Pp Ad cLi cM i C
ID Np
[W] [W] [€/anno] [€/lamp] [€/lamp] [€/anno]
S1 102,0 6 612,0 675,65 158 40 45,12
S2 75,6 32 2419,2 2670,80 137 40 213,76
S3 119,7 7 837,9 925,04 174 40 57,12
S4 99,75 3 299,2 330,37 158 40 22,56
S5 42,0 9 378,0 417,31 137 40 60,12
S6 99,75 26 2593,5 2863,22 158 40 195,52
S7 107,1 19 2034,9 2246,53 158 40 142,88
S8 79,8 10 798,0 880,99 137 40 66,80
S9 79,8 12 957,6 1057,19 137 40 80,16
S10 99,75 15 1496,2 1651,86 158 40 112,80
S11 119,7 23 2753,1 3039,42 174 40 187,68
S12 119,7 7 837,9 837,90 174 40 57,12

In tabella 38 si presenta il calcolo dei parametri Ad e C, ovverosia ri-


spettivamente il costo della bolletta elettrica nello stato modificato ed i costi
di manutenzione nello stato modificato. Il calcolo dei due indici, che per lo
stato attuale era diviso nelle tabelle 36 e 37, per quanto riguarda lo sta-
to modificato è stato compattato in un’unica tabella, data l’analogia fra i
parametri in gioco nel calcolo. Non sono stati riportati, infatti, il tempo
di utilizzo annuo, lasciato costante a 4000 ore annue, il costo dell’energia,
sempre pari a 0,276€ e, soprattutto, la durata media di vita delle lampade:
dal momento che le lampade installate nell’intervento di rinnovamento sono
tutte a LED la durata media di vita è stata posta per tutte le strade pari a
100.000 ore.
Paragonando fra loro i valori di Ap ed Ad , ovvero il costo annuale della
bolletta elettrica rispettivamente nello stato attuale e nello stato modificato,
si può notare una effettiva diminuzione dei costi. Tuttavia, la variazione
fra ante e post intervento è eterogenea fra le varie strade del campione: il
massimo risparmio in bolletta si ha per la S5, per la quale vale il 43%, mentre
per le S9 ed S12 si ha, addirittura, un aumento dei costi in bolletta. Questo
è dovuto al fatto che, per raggiungere il soddisfacimento dei requisiti minimi
di sicurezza, si è costretti a prevedere un aumento della potenza elettrica
installata, con il conseguente aumento dell’onere della bolletta.

146
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

Tabella 39: Riassunto dei parametri calcolati e parametro R.

ID Ap [€/anno] B [€/anno] Ad [€/anno] C [€/anno] R [€/anno]


S1 1112,83 136,00 675,65 45,12 528,06
S2 5564,16 1472,00 2670,80 213,76 4151,60
S3 1217,16 158,67 925,04 57,12 393,67
S4 521,64 68,00 330,37 22,56 236,71
S5 730,30 170,40 417,31 60,12 423,26
S6 4822,27 589,33 2863,22 195,52 2352,86
S7 3303,72 848,67 2246,53 142,88 1762,98
S8 1309,90 208,00 880,99 66,80 570,10
S9 973,73 249,60 1057,19 80,16 85,98
S10 1738,80 312,00 1651,86 112,80 286,14
S11 3999,24 521,33 3039,42 187,68 1293,47
S12 811,44 145,60 837,90 57,12 62,02

Ad ogni modo, come si evince in tabella 39, anche per queste due strade
l’aumento della spesa annuale in bolletta viene pareggiato dai ridotti costi
di manutenzione, influenzati dalla lunga durata media di vita delle lampade
a LED.
Per il calcolo del tempo di ritorno dell’investimento è necessario avere
una stima del valore dell’investimento iniziale. Per quest’ultimo è stata
utilizzata una formulazione reperita nella letteratura scientifica [21], che si
va ad esporre qui di seguito:
J = Np · [Cp + Cb + k · (Cl + CM i ) + Cwp ] (29)
Dove:
J = valore dell’investimento totale [€];
Np = numero dei punti luce;
Cp = costo di acquisto del sostegno [€];
Cb = costo di acquisto dello sbraccio [€];
k = numero delle sorgenti luminose per ogni punto luce;
Cl = costo di acquisto dell’apparecchio luminoso, comprensivo di
lampada [€];
CM i = costo di installazione dell’apparecchio luminoso [€];
Cwp = costo di installazione del sostegno [€];

147
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

Alcuni simboli della (29) sono stati modificati rispetto alla formulazione
originale, per renderli coerenti con quelli utilizzati nelle tabelle precedenti.
E’ necessario soffermarsi sul parametro Cl , il quale indica il costo sostenuto
per l’acquisto non solo della lampada, ma anche dell’apparecchio che la
contiene. In questo senso, quindi, non equivale all’indice cLi , richiamato
in tabella 38, che viceversa è contenuto all’interno di Cl e cui va sommato
il costo dell’apparecchio contenente la lampada. Gli apparecchi utilizzati
nel rinnovamento sono appartenenti alla serie ITALO 2 ed ARMONIA TS
dell’azienda AEC Illuminazione; gli apparecchi appartenenti alla prima serie
sono stati valutati, da prezzari, tra i 427€ ed i 470€ 77 , e quelli appartenenti
alla seconda 542€.

R Cl Costo unit.
ID k J [€] SPT [anni]
[€/anno] [€/lamp] [€/m]
S1 528,06 1 450,00 2,34 2.880,00 5,5
S2 4.151,60 1 427,00 18,51 14.624,00 3,5
S3 393,67 1 450,00 17,32 3.360,00 8,5
S4 236,71 1 470,00 13,76 1.500,00 6,3
S5 423,26 1 542,00 49,03 5.148,00 12,2
S6 2.352,86 2 450,00 50,73 12.480,00 5,3
S7 1.762,98 1 542,00 20,70 10.868,00 6,2
S8 570,10 1 542,00 24,34 5.720,00 10,0
S9 85,98 1 542,00 24,78 6.864,00 79,8
S10 286,14 1 450,00 14,69 7.200,00 25,2
S11 1.293,47 1 450,00 42,46 11.040,00 8,5
S12 62,02 1 450,00 16,55 3.360,00 54,2

Tabella 40: Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento di
riqualificazione.

Nella tabella 40 vengono raccolti alcuni dati sulle caratteristiche dell’in-


vestimento ed il tempo di ritorno semplice SPT. Si rileva che per alcune
strade del campione l’intervento di rinnovamento dell’impianto presenta un
tempo di ritorno dell’investimento assolutamente interessante. La media
del SPT per tutte le strade del campione è di 18,8 anni: pur non essendo
trascurabile, può comunque risultare accettabile per una amministrazione
77
Il prezzo dell’apparecchio varia in base alla potenza della lampada installata.

148
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

pubblica. Inoltre, se dal campione si escludono le strade S9 ed S12, che sono


quelle che presentano i tempi di ritorno maggiori, la media scende sotto i 10
anni, che risulta un intervallo ottimo per il ritorno dell’investimento per la
PA.

6.2.1 Dispositivi di attenuazione


Una fondamentale osservazione è necessaria rispetto alla percentuale di uti-
lizzo delle lampade: nello studio effettuato nel paragrafo precedente, infatti,
è stato ipotizzato che le lampade emettano il 100% del flusso luminoso no-
minale per tutto l’intervallo in cui vengono utilizzate. Tuttavia, come è già
stato dimostrato nel paragrafo 5.1.2, durante l’intervallo notturno possono
essere distinte diverse fasce orarie, entro le quali le condizioni di traffico si
modificano. Al variare di queste ultime varia la classe illuminotecniche cui
afferisce la strada78 , e, di conseguenza, variano anche i requisiti di sicurezza
che l’impianto di illuminazione deve soddisfare. In questo senso è plausibile
ipotizzare che il nuovo impianto venga predisposto per permettere di variare
il flusso luminoso emesso dalla lampada, e quindi la potenza assorbita [73].
Nel presente paragrafo verrà svolto questo tipo di analisi.
L’attenuazione dell’emissione di flusso luminoso permette, come detto,
la riduzione del consumo energetico, anche se in maniera non perfettamente
proporzionale; infatti, anche nelle fasi in cui la lampada emetto una frazione
del flusso luminoso nominale, o non ne emetto affatto, parte dell’energia elet-
trica è comunque utilizzata per alimentare i circuiti di controllo e di gestione.
Oltre agli ovvi vantaggi di un ridotto consumo energetico, il controllo dell’at-
tenuazione consente di evitare la sovrailluminazione in determinati periodi
della notte. Un altro interessante scenario, anche progettuale, consentito
dai dispositivi di attenuazione è quello di mantenere inalterate nel tempo le
prestazioni illuminotecniche di una lampada o di un impianto, limitando gli
effetti dell’invecchiamento: si applica un certo grado di attenuazione inizia-
le, riducendolo poi nel tempo in funzione dell’invecchiamento della lampada,
mantenendo costante il flusso luminoso emesso [25]. Tuttavia, questo tipo di
scenario esula dagli scopi del presente lavoro, e non è stato preso in conside-
razione nel progetto di riqualificazione. Sul mercato sono disponibili diversi
sistemi di controllo e regolazione del flusso emesso, e possono funzionare
sia in modo indipendente sulla base di un semplice timer programmato ab
origine, sia attraverso i segnali di feedback inviati da sensori presenti nel-
l’impianto o collegati a sistemi che consentano il controllo da remoto da
78
Si vedano le tabelle 18 e 19 per chiarezza.

149
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

parte degli operatori. E’ ovvio che, nell’ottica di giungere alla concezione


di una ”smart city” in cui le infrastrutture sia interconnesse fra di loro, i
sensori che regolano il flusso luminoso emesso da un palo intelligente devono
essere connessi con il resto della ”smart grid” [47]. Infine, si sottolinea che
risulta possibile installare a posteriori i sistemi di regolazione, che verranno
posti a livello schematico tra un modulo LED e il relativo alimentatore; ciò
permetterebbe di rendere meno energivoro un sistema di illuminazione esi-
stente che, durante le attività svolte nella Fase I della metodologia esposta
in figura 36, è stato valutato come sovradimensionato.
Nella valutazione del risparmio ottenibile attenuando il flusso luminoso
emesso dalle lampade sono state fatte alcune assunzioni. Innanzi tutto,
l’arco notturno è stato diviso in 3 fasce cosı̀ come esposto in figura 52: le
ore fra il tramonto e la mezzanotte, variabili nel corso dell’anno, rientrano
nel Periodo I ; tra la mezzanotte e le 5.00 vi è il Periodo II ; infine, il Periodo
III chiude la notte, comprendendo le ore fra le 5.00 e l’alba. Attraverso
lo studio dell’ora di alba e tramonto del Sole durante l’arco dell’anno e
attuando una piccola approssimazione per semplicità di calcolo, si trova che
i Periodi I e II valgono a livello annuale 1.700 ore, mentre il Periodo III
dura per 600 ore totali.

Pp t1 P1 t2 P2 t3 P3
ID
[W] [h/anno] [W] [h/anno] [W] [h/anno] [W]
S1 612,00 4000 612 – – – –
S2 2419,00 1700 2419 1700 1814,00 600 1209,00
S3 838,00 1700 838 1700 628,00 600 419,00
S4 300,00 1700 300 1700 224,50 600 149,50
S5 378,00 4000 378 – – – –
S6 2594,00 1700 2594 1700 1945,00 600 1296,75
S7 2035,00 4000 2035 – – – –
S8 798,00 4000 798 – – – –
S9 957,00 1700 957 1700 718,25 600 479,00
S10 1496,00 1700 1496 1700 1122,25 600 748,00
S11 2753,00 1700 2753 1700 2065,00 600 1376,50
S12 838,00 1700 838 1700 628,50 600 419,00

Tabella 41: Durata dei 3 Periodi per ciascuna strada e relativa potenza assorbita.

150
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

Un’altra importante assunzione riguarda la percentuale di utilizzo delle


lampade. Queste ultime si ipotizza che per il Periodo I emettano il 100%
del flusso luminoso, assorbendo quindi il 100% della potenza nominale; per
il Periodo II si ipotizza una riduzione del 25% del flusso emesso, percen-
tuale che sale al 50% per il Periodo III. E’ importante sottolineare che sono
necessari dei dispositivi ad hoc per permettere alla lampada di regolare la
potenza assorbita, i cosidetti Dimming driver. Il costo di questi dispositivi
deve essere preso in considerazione nel calcolo dell’investimento iniziale, e si
è stabilito un costo di 50€ per ciascun dispositivo.
Si evidenzia, infine, che l’utilizzo differenziato per fasce orarie delle lam-
pade non è stato applicato a tutte le strade del campione. Alcune di queste,
infatti, presentavano delle problematiche nel soddisfacimento dei requisiti di
sicurezza anche dopo l’intervento, anche per il Periodo I, come da tabella 28
e seguenti. La possibilità di variare la percentuale di utilizzo è stata appli-
cata, come si evince dalla tabella 41, solo alle strade S2, S3, S4, S6, S9, S10,
S11 ed S12. Nella tabella 42 è contenuto il calcolo dell’investimento iniziale
e del tempo di ritorno per un intervento con le caratteristiche sopra esposte.

R Cl Costo unit.
ID k J [€] SPT [anni]
[€/anno] [€/lamp] [€/m]
S1 528,06 1 450,00 2,34 2.880,00 5,5
S2 4.758,60 1 427,00 20,54 16.224,00 3,4
S3 594,17 1 450,00 19,12 3.710,00 6,2
S4 309,56 1 470,00 15,14 1.650,00 5,3
S5 423,26 1 542,00 49,03 5.148,00 12,2
S6 2.984,24 2 450,00 56,02 13.780,00 4,6
S7 1.762,98 1 542,00 20,70 10.868,00 6,2
S8 570,10 1 542,00 24,34 5.720,00 10,0
S9 323,69 1 542,00 26,95 7.464,00 23,1
S10 650,40 1 450,00 16,22 7.950,00 12,2
S11 1.952,28 1 450,00 46,88 12.190,00 6,2
S12 175,39 1 450,00 18,28 3.710,00 21,2

Tabella 42: Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento di
riqualificazione con attenuazione.

Come era ovvio aspettarsi, le strade S1, S5, S7 ed S8 non vedono modifi-
carsi il tempo di ritorno dell’intervento, dal momento che verranno utilizzate

151
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

al 100% per tutte le 4000 ore annuali di funzionamento. Viceversa, vi è una


notevole riduzione del tempo di ritorno: le strade S9 ed S12, che conti-
nuano ad avere il tempo di ritorno maggiore, permettono ora di rientrare
dell’investimento rispettivamente in 23 e 21 anni, contro i 79,8 e 54,2 an-
ni preventivabili nell’intervento senza dispositivi di attenuazione. La media
complessiva del tempo di ritorno scende sotto i 10 anni, attestandosi a 9,7,
che si valuta come un ottimo risultato. Inoltre, qualora si volesse comunque
evitare di effettuare l’intervento nelle già citate S9 ed S12, la media del SPT
arriverebbe a 7,2 anni. In figura 65 sono riportati i dati appena discussi per
una migliore visualizzazione del confronto fra l’intervento base e l’intervento
che prevede i dispositivi di attenuazione.
La riduzione dei costi in bolletta è altrettanto notevole ed interessante
da analizzare. Per le strade S1, S2, S3, S4, S5, S6 ed S11, ovvero per il
58% del campione analizzato, la riduzione del costo in bolletta è di almeno
il 38%; in media, esso vale il 35%.

Figura 65: Confronto fra i valori del SPT di interventi base ed interventi che
prevedano i dispositivi di attenuazione.

6.2.2 Analisi di sensibilità


Al fine di ridurre l’influenza delle assunzioni fatte al principio della valu-
tazione economica, quali il prezzo dell’energia elettrica e degli apparecchi
luminosi, è stata eseguita l’analisi di sensibilità dei risultati nei confronti
della variazione di questi due costi. Essi sono stati fatti variare tra -20%

152
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

e +20% rispetto a quanto fissato, studiando come si modificano i tempi di


ritorno dell’investimento iniziale. Si sottolinea che tutti gli altri parametri
in gioco rimangono costanti durante questa analisi. In tabella 43 è riportata
la media del tempo medio di ritorno per ogni combinazione.

∆Cl
-20% -10% 0% 10% 20%
-20% 9,0 10,0 10,9 11,9 12,9
-10% 8,5 9,4 10,3 11,2 12,1
∆CkW h 0% 8,0 8,8 9,7 10,5 11,4
10% 7,5 8,3 9,2 10,0 10,8
20% 7,2 7,9 8,7 9,5 10,2

Tabella 43: Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT, in anni, al variare
del costo dell’energia elettrica e degli apparecchi luminosi.

E’ importante sottolineare che il prezzo dell’energia elettrica a kWh


∆CkW h è fatto variare in entrambi gli scenari, ovvero sia per il calcolo della
bolletta dopo l’intervento Ad che per quella relativa alla situazione attuale,
Ap . Viceversa per quanto riguarda, ovviamente, il prezzo degli apparecchi
luminosi, che coinvolge solamente il calcolo dell’investimento iniziale relativo
all’intervento.
Come era ovvio attendersi, il risultato migliore si ha per l’aumento mas-
simo del prezzo dell’energia elettrica all’interno del range scelto, quindi 20%,
ed una contemporanea diminuzione del prezzo degli apparecchi luminosi del
20%. Il caso peggiore è all’antipodo, dal momento che si trova nella circo-
stanza di decremento massimo del costo dell’energia e coincidente aumento
massimo del prezzo degli apparecchi. Questo si spiega con il fatto che, da
una parte, la diminuzione del prezzo degli apparecchi riduce l’investimento
iniziale. Dall’altra, un maggior costo dell’energia elettrica fa aumentare, a
parità degli altri parametri, il termine A dell’equazione (19), che si calcola
come differenza fra le bollette ante e post intervento; il risparmio econo-
mico che si ottiene, dal momento che l’intervento comporta una riduzione
della potenza installata79 , ne risulta aumentato e comporta un ridotto tem-
po di ritorno dell’intervento. Si può concludere, comunque, che fra SPT e
prezzo degli apparecchi vi è una dipendenza diretta, mentre con il prezzo
dell’energia la dipendenza è inversa.
79
E di quella assorbita, qualora si utilizzino i dispositivi di attenuazione di cui al
paragrafo 6.2.1.

153
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II

Un’altra questione interessante da osservare è la differente dipendenza


del SPT dalle variazioni dei prezzi, anche se quest’ultima era desumibile già
in base alle equazioni che regolano il problema, ed in particolare le (19) e
(29). Ad ogni modo, si evidenzia che il parametro SPT risulta più influen-
zato dalle variazioni di prezzo degli apparecchi luminosi, piuttosto che da
quello dell’energia elettrica. Questo è facilmente desumibile dalla tabella 43,
prendendo a riferimento per esempio, il caso in cui nessuno dei prezzi varia80
e paragonando fra loro i valori di caselle equidistanti dal caso in oggetto.
Infine, l’ultima considerazione riguarda la riga e la colonna caratterizzati
dall’invarianza del prezzo di uno dei due beni. Si nota che, nel caso della
costanza del prezzo degli apparecchi luminosi, il tempo di ritono dell’inve-
stimento varia di ±1 anni, passando da 9,7 anni a 8,7 anni o 10,7 anni, a
seconda che il prezzo dell’energia aumenti o diminuisca. Nel caso opposto,
in cui il prezzo di quest’ultima rimanga costante, il tempo di ritorno varia
di quasi ±2 anni.

80
Questo caso coincide, ovviamente, con quello calcolato nel paragrafo 6.2.

154
7 CONCLUSIONI

7 Conclusioni
L’illuminazione artificiale rappresenta un servizio indispensabile per lo svol-
gimento delle attività umane; l’illuminazione pubblica stradale, in partico-
lare, gioca un ruolo fondamentale per la sicurezza degli utenti della strada.
D’altra parte, essa partecipa in modo trascendentale ai consumi di energia
elettrica e, quindi, ai costi di gestione della cosa pubblica che devono essere
sostenuti dai Comuni e dalle Amministrazioni Pubbliche, più in generale.
Inoltre, una errata progettazione o l’utilizzo indiscriminato dei sistemi di
illuminazione hanno conseguenze negative anche dal punto di vista ambien-
tale: il fenomeno dell’inquinamento luminoso, studiato approfonditamente
dalla seconda metà del secolo scorso, ha effetti negativi sull’ecosistema e
sulle specie viventi che lo abitano, compresi gli esseri umani. Tutto ciò ren-
de il servizio di illuminazione pubblica una sfida interessante e, sotto alcuni
aspetti, decisiva nel percorso verso un futuro nel quale si trovi l’equilibrio
fra la necessità di progresso sociale ed economico e la salute dell’ecosistema
naturale in cui viviamo.

Attraverso lo studio dei dati storici è stato mostrato, tra le altre cose,
l’incremento del consumo di energia elettrica per l’alimentazione dei sistemi
di illuminazione pubblica nel nostro Paese. Gli strumenti normativi messi
in campo, sia livello nazionale che internazionale, a partire dai primi anni
del 2000 hanno avuto il merito di fermare l’aumento dei consumi di energia
elettrica per l’illuminazione pubblica, aumento che risultava essere pratica-
mente costante a partire dalla seconda metà del Secolo scorso. Quest’ultimo
risulta essere, tuttavia, perfettamente analogo all’aumento dei consumi di
energia elettrica totali, dal momento che i consumi del servizio di illumi-
nazione pubblica valgono il 2% dei consumi totali da più di 30 anni. Dal
momento che nel nostro Paese più del 50% dell’energia elettrica è prodotta
da centrali termoelettriche attraverso l’utilizzo di risorse non rinnovabili, in
particolar modo il gas naturale, si desume anche l’impatto ambientale che
tali consumi riescono ad avere.
Dal punto di vista economico, sebbene l’Italia sia al di sotto della media
europea per il consumo di energia elettrica procapite, nel nostro Paese si
registra il più alto deficit tra produzione e consumo di energia elettrica fra i
paesi dell’Unione Europea. Per raggiungere l’equilibrio, quindi, si è costret-
ti a ricorrere all’importazione di quest’ultima, con i costi che ciò comporta.
Oltre a considerazioni di carattere geopolitico, che evidentemente esulano
dagli scopi del presente lavoro, su quanto la dipendenza energetica da al-
tri Paesi possa influire sullo sviluppo italiano, è immediato valutare molto

155
7 CONCLUSIONI

negativamente questo fenomeno quantomeno sul piano economico.


Da quanto discusso deriva la necessità generale di invertire la tenden-
za, implementando l’efficienza dei sistemi, al fine di ottenere le medesime
prestazioni con un consumo di energia elettrica minore. In questa ottica ge-
nerale si inserisce anche il servizio di illuminazione pubblica, con particolare
riferimento agli impianti finalizzati all’illuminazione stradale: l’obbiettivo
non può e non deve essere diminuire gli standard delle prestazioni illumino-
tecniche raggiunte dagli impianti esistenti, responsabili della sicurezza degli
utenti, quanto piuttosto il loro soddisfacimento con un ridotto consumo di
energia elettrica.

Al fine di condurre l’analisi prestazionale di impianti di illuminazioni


esistenti sono stati illustrati e discussi i principali parametri e requisiti in-
trodotti dalla normativa tecnica. In particolare, dal punto di vista della
sicurezza, i requisiti minimi sono stati introdotti dalla serie di norme UNI
EN13201, in particolare nella seconda parte [84]. In base alle caratteristiche
funzionali della porzione di strada studiata, tale norma individua il parti-
colare parametro illuminotecnico da prendere in considerazione e ne fissa il
valore minimo. Per quanto riguarda la prestazione energetica, viceversa, il
discorso è più articolato. Innanzi tutto, la L.R. n. 19 del 2003 dell’Emilia
Romagna [74] ha introdotto due nuovi parametri come IPEA ed IPEI; a
questi si aggiungono altri due parametri, introdotti da [87], il Dp ed il De .
Dallo studio delle formulazioni dei parametri e della letteratura scien-
tifica in merito emergono alcune considerazioni rispetto al significato ed
all’utilizzo che si deve fare dei parametri stessi. Innanzi tutto, l’IPEA ap-
pare come un ottimo indicatore delle prestazioni energetiche di un singolo
apparecchio luminoso: prendendo in considerazione la sua formulazione, si
nota che esso considera l’efficienza della lampada installata e dell’alimen-
tatore, nonchè della percentuale di flusso luminoso emesso verso il basso.
Non tenendo conto di altro, tuttavia, è bene che esso sia utilizzato solamen-
te per il confronto fra diversi apparecchi luminosi; esso non fornisce alcuna
informazione rispetto al sistema di illuminazione in cui l’apparecchio va-
lutato è inserito. Questo, in ogni caso, era previsto dal legislatore che lo
ha introdotto, dal momento che ad esso ha affiancato l’IPEI, finalizzato a
valutare l’efficienza energetica dell’impianto di illuminazione nella sua inte-
rezza. Quest’ultimo, in effetti, pondera al suo interno la potenza assorbita
dall’impianto con il livello di illuminamento che esso è grado di mantenere,
includendo in quest’ultima valutazione anche un confronto con i valori limite
fissati dalla normativa tecnica. Tuttavia, il decreto CAM [56] ha modificato
questa impostazione ”per tener conto dell’evoluzione normativa e tecnologi-

156
7 CONCLUSIONI

ca”, definendo un nuovo parametro IPEI* piuttosto diverso dal progenitore.


In questa nuova formulazione, infatti, si perde il confronto con i valori limiti
da norma del parametro illuminotecnico, incentrandosi maggiormente sul
consumo di energia elettrica. Questo ne limita la portata, dal momento che
da esso non si può, in questo modo, desumere alcuna informazione rispetto
al comportamento dell’impianto nei confronti dei limiti da normativa.
Per quanto riguarda i due parametri comunitari, il Dp permette di ave-
re qualche informazione, oltre che sul consumo energetico del sistema, an-
che nei confronti dell’illuminamento medio mantenuto; risulta in ciò molto
analogo all’IPEI*, fatto salvo che il Dp non si confronta con dei valori di
riferimento81 . Quindi, ad alti valori di Dp , sono solitamente associate aree
poco illuminate. Tuttavia, il Dp non tiene conto dei valori fissati dalle nor-
me tecniche, non fornendo alcuna informazione circa il rispetto o meno dei
requisiti minimi di sicurezza. Esso non valuta in alcun modo, inoltre, la
luminanza, che è il parametro illuminotecnico di riferimento per la valu-
tazione della sicurezza nelle corsie adibite al traffico motorizzato. Infine,
il De ha una grande utilità nel prevedere i consumi energetici di un certo
sistema di illuminazione, e ciò può avere una interessante applicazione nel
confronto fra diversi profili di funzionamento dello stesso impianto. An-
che quest’ultimo, tuttavia, non contiene nessuna informazione rispetto alla
qualità dell’illuminazione.
Come risulta evidente da quanto appena discusso, mentre si hanno 4
differenti parametri per valutare la prestazione energetica di un sistema di
illuminazione, non se ne ha nessuno che riesca ad unire la prestazione ener-
getica con la valutazione della qualità dell’illuminazione prodotta. Se è vero
che il progettista dovrebbe comunque verificare a parte il rispetto dei re-
quisiti minimi di sicurezza, per poi effettuare il calcolo ed il confronto dei
parametri energetici, è altresı̀ vero che un parametro di facile ottenimento
che fornisca una sintesi delle prestazioni del sistema risulterebbe oltremodo
utile.

Per poter operare modifiche ed interventi di adeguamento, è necessario


studiare e conoscere approfonditamente la situazione esistente dell’impianto
di illuminazione che si considera. In questo lavoro di tesi è stata mostrata
una metodologia, già presente nella letteratura scientifica [4], attraverso la
quale si possa ottenere quanto appena descritto. Rispetto alla suddivisione
originale, questa metodologia è stata suddivisa in due fasi, la prima relativa
81
Il Dp,R , ovvero la densità di potenza di riferimento, cosı̀ come definito in [56].

157
7 CONCLUSIONI

allo studio dello stato di fatto e la seconda protesa alla progettazione di un


eventuale intervento di riqualificazione.
A differenza di altri procedimenti presenti nella letteratura scientifica,
questa metodologia ha il pregio di poter essere divisa in singoli punti che
devono essere eseguiti in modo sequenziale. Un altro punto a favore è il fatto
che ciascuna delle due fasi termina con un procedimento di valutazione di
quanto studiato o progettato. Nella prima fase, dopo il censimento dell’im-
pianto esistente, che si può vedere come la parte quantitativa dell’analisi, si
deve svolgere una valutazione prestazionale dell’impianto: si giunge cosı̀ a
comprendere in che maniera esso risponda agli standard illuminotecnici di
sicurezza e al contenimento dei consumi energetici. Nella seconda fase, vice-
versa, la valutazione finale riguarda il piano economico, dopo che nella prima
parte si è svolto un percorso di progettazione iterativo del tipo ”trial and
error”. Nel momento in cui si è individuato l’intervento di riqualificazione
ottimale, che riesca, cioè, a migliorare la prestazione dell’impianto esisten-
te sia dal punto di vista della sicurezza che dal punto di vista energetico,
questo andrà sottoposto al proprietario dell’impianto: nel caso di sistemi di
illuminazione pubblica, quest’ultimo sarà l’Amministrazione Pubblica. Ri-
sulta, quindi, immediato riconoscere come l’ammontare dell’investimento e,
soprattutto, il tempo di ritorno dello stesso, siano parametri dirimenti, che
portano alla realizzazione o meno dell’intervento.
Infine, è importante evidenziare che la metodologia proposta ha caratte-
ri, come è ovvio che sia, del tutto generali: in tal senso, quindi, può essere
applicata a sistemi di illuminazione di qualunque dimensione. Essa permet-
te, attraverso l’utilizzo di parametri presenti nella normativa tecnica [84], il
confronto fra impianti e soluzioni progettuali diverse, costituendo un utile
strumento anche per i professionisti.

La metodologia appena richiamata è stata utilizzata nello studio del


sistema di illuminazione pubblica del Comune di Casciana Terme - Lari.
Quest’ultimo consta di 2.679 punti luce, ovverosia 1 punto luce ogni 4,5
abitanti e circa 33 punti luce per km2 di superficie amministrata. Sebbene,
quindi, non si tratti di un sistema di illuminazione particolarmente esteso,
esso è stato responsabile del consumo di circa 1.346 MWh nel 2020, per un
totale lordo di oltre 255.000€; nel triennio 2018-2020 i consumi sono stati di
4.064 MWh per circa 850.500€ di totale lordo. Già con questi pochi dati è
immediato comprendere l’incidenza che il servizio di illuminazione pubblica
può avere sui bilanci delle Amministrazioni Pubbliche.
Approfondendo l’analisi dello stato di fatto dal punto di vista tecnico,
si sono mostrati i punti di forze e le criticità del sistema di illuminazione

158
7 CONCLUSIONI

oggetto di studio. Caratterizzando i punti luce in base alla capacità di


indirizzare o meno l’emissione luminosa esclusivamente verso il basso82 , si è
mostrato che il 60% degli apparecchi installati è del tipo Full Cut-Off, ovvero
che emettono 0 candele di intensità luminosa oltre i 90° dal nadir. La restante
parte degli apparecchi è equamente divisa fra apparecchi che schermano
solo in parte la luce emessa verso l’alto ed apparecchi che non schermano
quest’ultima in alcun modo. Si conclude, quindi, che da questo punto di vista
il sistema oggetto di studio presenta parimenti aspetti positivi e negativi.
Il giudizio positivo di basa, come è evidente, sul dato degli apparecchi che
schermano totalmente l’emissione di luce verso l’alto, che supera la metà
degli apparecchi totali. D’altra parte, va considerato che qualunque valore di
intensità luminosa emessa verso l’alto corrisponde ad uno spreco di energia,
in quanto non utilizzata per l’illuminazione del piano stradale, e contribuisce
al fenomeno dell’inquinamento luminoso. In quest’ottica, il fatto che circa
il 20% degli apparecchi totali sia vetusto e non offra alcuna schermatura
alle emissioni luminose verso l’alto è sicuramente un aspetto negativo su cui
varrebbe la pena di valutare interventi di riqualificazione.
Un altro aspetto che rafforza le ultime considerazioni riguarda la tec-
nologia delle lampade installate nei vari punti luce afferenti al sistema. Le
lampade al sodio ad alta pressione la fanno da padrone, essendo presenti
nel 60% dei casi; la seconda tecnologia più frequente è quella a LED, le cui
lampade sono presenti per circa il 14% sul totale. Come attestato dai Rego-
lamenti comunitari, anche sulla base dei dati del Comune di Casciana Terme
- Lari si mostra che le lampade al sodio ad alta pressione risultano essere
meno efficienti di quelle a LED: a parità di altezza del sostegno, la potenza
delle lampade SAP installate è, di media, il doppio rispetto a quella delle
lampade LED. Anche in questo caso si giunge ad una conclusione bivalente:
se da una parte il tentativo di effettuare dei miglioramenti alla situazione
esistente risulta dalla percentuale di lampade al LED, che evidentemente
vengono utilizzate negli interventi di manutenzione e di rinnovamento dei
singoli impianti, dall’altra si evidenzia un certo ritardo nell’attuazione di
questi ultimi. Ipotizzando la linearità del problema e ponendo il 2012 come
anno zero, in cui le lampade a LED arrivarono ad essere concorrenti sia dal
punto di vista economico che di prestazioni, si dovrebbe attendere il 2083
per la sostituzione totale delle lampade esistenti in favore di lampade a LED.
Risulta evidente, quindi, che debbano essere messi in atto degli interventi
che accelerino questo processo di efficientamento.
82
Ovvero il grado di Cut-Off posseduto dagli apparecchi luminosi installati; per una
migliore comprensione si veda il paragrafo 5.1.1.

159
7 CONCLUSIONI

Per poter valutare le prestazioni del sistema di illuminazione, tuttavia,


sono necessari dei dati che il dataset fornito dall’Amministrazione Pubblica
non conteneva. In particolare, esso non conteneva le informazioni riguar-
danti le caratteristiche fotometriche degli apparecchi luminosi installati nè
la classificazione illuminotecnica delle strade su cui erano installati i vari
punti luce. L’analisi delle prestazioni ha riguardato, di conseguenza, sola-
mente un campione di 12 strade afferenti al Comune di Casciana Terme -
Lari, rispetto alle quali sono stati reperiti o simulati i dati mancanti. Il
campione di strade è stato scelto in modo tale che fosse possibile ritenerlo
rappresentativo della totalità della griglia viaria, sia dal punto di vista delle
caratteristiche geometrico-funzionali della strada sia dal punto di vista della
tipologia di apparecchi luminosi installati. Attraverso l’implementazione sul
software illuminotecnico Relux, e la successiva simulazione della situazio-
ne reale, è stato possibile completare la prima fase della metodologia sopra
descritta, riuscendo a valutare le prestazioni energetiche e di sicurezza del
sistema di illuminazione. Solo 1 delle 12 strade facenti parte del campio-
ne rispetta la totalità dei requisiti illuminotecnici prescritti dalla normativa
tecnica [84]: ciò significa che il 92% del campione non rispetta i requisiti
minimi di sicurezza. Dal punto di vista energetico, solamente in un caso gli
apparecchi luminosi installati risultano essere performanti, mentre in tutti
gli altri casi possiedono un indice IPEA pari a C o peggiore. Per quanto
concerne l’IPEI la situazione è analoga: circa l’83% degli impianti ha una
prestazione energetica non sufficiente, con addirittura il 92% degli stessi che
ha almeno una porzione della propria carreggiata nella classe peggiore, la
G. Si conclude che, del campione di strade preso, nessuna strada riesce ad
avere una prestazione complessivamente positiva: anche laddove i requisiti
minimi di sicurezza siano rispettati, anche solo in parte, ciò viene ottenuto
con dei consumi energetici non adeguati.

Ottenere un miglioramento delle prestazioni del sistema di illuminazio-


ne è stata la finalità della proposta progettuale di intervento studiata. Gli
obbiettivi concreti che quest’ultima si propone di raggiungere sono il soddi-
sfacimento della totalità dei requisiti minimi di sicurezza e il miglioramento
delle prestazioni energetiche. Nel caso in cui non sia possibile ottenere il
rispetto di tutti i requisiti, si considera comunque positivo uno scenario di
intervento che porti ad un miglioramento significativo dei parametri illumi-
notecnici che stanno alla base dei requisiti di sicurezza. I vincoli di partenza,
inoltre, sono stati ipotizzati per rendere la simulazione aderente alla realtà
di un intervento di riqualificazione di facile attuazione. Di conseguenza, si

160
7 CONCLUSIONI

ritengono non modificabili le caratteristiche geometriche dei sostegni, qua-


li altezza e posizione, le caratteristiche della linea di alimentazione, ed il
numero dei punti luce. Ovviamente, anche le caratteristiche funzionali del-
le strade non possono essere modificate dall’intervento. In questo senso, il
progetto consta esclusivamente della sostituzione degli apparecchi luminosi
esistenti con altri di ultima generazione.
Rintracciare gli apparecchi migliori con cui sostituire gli esistenti ha rap-
presentato una fase piuttosto critica del lavoro svolto. Ciò è dovuto al fatto
che la scelta richiede una conoscenza approfondita degli apparecchi lumi-
nosi disponibili sul mercato, conoscenza che si raggiunge con l’esperienza
sul campo. Per ovviare a questa mancanza, è stata svolta la simulazione
illuminotecnica di una molteplicità di scenari, testando ciascun apparecchio
luminoso sul campo: al termine di queste simulazioni sono stati individuati
due apparecchi, uno particolarmente adatto ad essere installato su sostegni
di altezza superiore ai 6 metri e l’altro, viceversa, più adatto per sostegni più
bassi. Effettuando queste sostituzioni, è stato mostrato un notevole miglio-
ramento rispetto allo stato di fatto: oltre alla S4, che risultava essere l’unica
strada a rispettare i requisiti di sicurezza nella situazione preesistente, al-
tre 3 strade riescono ora a soddisfare la totalità dei requisiti. Si evidenzia,
comunque, un generale miglioramento delle prestazioni nei confronti della
sicurezza: tutte le strade del campione esprimono un valore della luminanza
media sul piano della carreggiata superiore al minimo di norma, e per quanto
riguarda gli incroci ed i percorsi pedonali vengono sempre superati i valori
minimi di illuminamento medio. Tuttavia, è necessario evidenziare come
alcuni parametri illuminotecnici non vengano sensibilmente modificati dal-
l’intervento: è questo il caso dell’uniformità longitudinale della luminanza
per le corsie carrabili, che mantiene dei valori oltremodo ridotti nel 25% dei
casi. Un caso analogo riguarda i parametri illuminotecnici che garantiscono
il riconoscimento facciale sulle corsie pedonali: quest’ultimo non è garantito
nel 50% dei casi, con 3 strade che registrano valori prossimi allo 0.
Considerando le prestazioni energetiche del sistema, dopo l’intervento
di riqualificazione si registra un loro effettivo miglioramento. La scelta di
apparecchi di illuminazione di ultima generazione, i quali mantengono una
classificazione energetica IPEA* pari ad A++ o superiore in tutte le stra-
de del campione, garantisce una sensibile diminuzione dell’energia elettrica
consumata. Questa diminuzione è evidente dall’analisi di tutti e 4 i parame-
tri energetici presi in considerazione, anche se, come accennato precedente-
mente, il parametro IPEA* relativo alla prestazione del singolo apparecchio
risulta meno significativa. Viceversa, la riduzione generale del parametro
IPEI*, indice della potenza utilizzata per illuminare una certa superficie ri-

161
7 CONCLUSIONI

spetto ad un valore di riferimento, è la reale dimostrazione della diminuzione


della potenza assorbita di cui sopra. Una ulteriore conferma di quanto detto
si evince dalla valutazione dell’indice di densità di potenza, la cui riduzione
tra ante e post intervento vale, di media, il 58%, toccando un massimo pari
a all’89% per la S8.
Oltre a queste valutazioni si può evidenziare che i vincoli iniziali risultano
dirimenti e ostativi al completo raggiungimento degli obbiettivi dell’inter-
vento. Ad un generale miglioramento delle prestazioni energetiche, infatti,
non si associa un analogo miglioramento delle prestazioni nei confronti della
sicurezza. Ciò è dovuto alle particolari combinazioni dei 2 insiemi di fat-
tori che influenzano queste ultime, ovvero le caratteristiche geometriche e
funzionali delle strade e le caratteristiche geometriche dei sistemi di illumi-
nazione. Si nota, infatti, che le 3 strade che riescono a soddisfare la totalità
dei requisiti di sicurezza solo dopo l’intervento siano caratterizzate da so-
stegni di altezza superiore alla media e con una interdistanza relativamente
ridotta; tuttavia, anche al cospetto di strade con sistemi di illuminazione
aventi caratteristiche geometriche analoghe, differenti condizioni di traffico
conducono ad una classificazione illuminotecnica più stringente, rendendo
impossibile il soddisfacimento dei requisiti di sicurezza.
Dalla valutazione economica dell’intervento, tuttavia, emerge chiara-
mente il ridotto tempo di ritorno dell’investimento, il quale, escludendo i
due casi peggiori, vale di media 10 anni. Inoltre, prevedendo contestualmen-
te alla sostituzione degli apparecchi luminosi l’installazione di dispositivi di
attenuazione, la media del tempo di ritorno dell’investimento scende a 9,7
anni, che si ritiene essere un valore più che accettabile per una Pubblica
Amministrazione. Si conclude, quindi, che un intervento di riqualificazione
che coinvolga anche esclusivamente la sostituzione degli apparecchi luminosi
vetusti comporta un risparmio sensibile in termini di energia consumata e
quindi di costi da sostenere, riuscendo nella maggior parte dei casi ad otte-
nere un miglioramento anche in termini di sicurezza.

In conclusione, il caso studio analizzato ha dimostrato la validità del-


le considerazioni fatte rispetto ai parametri utilizzati nella valutazione delle
prestazioni energetiche. Il parametro IPEA* risulta come un utile strumento
nella scelta dell’apparecchio luminoso, ma non fornisce ulteriori informazioni
rispetto alla prestazione del sistema di illuminazione. Discorso leggermente
diverso per il parametro IPEI*, il quale effettivamente contiene il dato re-
lativo all’illuminamento medio mantenuto. Tuttavia, come risulta evidente
dal campione di strade analizzato, non si confronta con i valori minimi da
norma: , ad un buona o ottima classe energetica dell’impianto di illumina-

162
7 CONCLUSIONI

zione non si associa, infatti, il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza. In


modo analogo deve essere valutato l’utilizzo dell’indice di densità di potenza
Dp , dal momento che ad una sua notevole diminuzione, visibile in figura 34,
non corrisponde un altrettanto netto miglioramento in termini di sicurezza.
Ovviamente il caso studio ha il merito di evidenziare l’assoluta rilevanza
dei risparmi, sia energetici che economici, ottenibili con investimenti non tra-
scendentali e con tempi di ritorno ragionevoli. Per le sole strade analizzate, il
risparmio ottenibile vale 39 MWh all’anno, corrispondenti ad una riduzione
del costo della bolletta annuale di circa 10.000€. In termini di inquinanti.
Qualora i risparmi calcolati per il campione di strade possano essere este-
si alla totalità dei sistemi di illuminazione del Comune di Casciana Terme
– Lari, l’intervento di riqualificazione che comporti anche l’installazione di
sistemi di attenuazione comporterebbe un risparmio di quasi 500 MWh di
energia elettrica all’anno, valutabili in circa 90.000€, e che corrispondono
ad evitare l’emissione di circa 180 tonnellate di CO2. Si comprende, quin-
di, quanto la corretta progettazione di interventi come quello simulato in
questo lavoro di tesi possano essere rilevanti sia per ridurre l’impronta eco-
logica del servizio di illuminazione pubblica sia per il bilancio delle Pubbliche
Amministrazioni.

163
A

A
Come accennato nel paragrafo 2.2, si cercherà nella presente appendice una
correlazione fra i principali parametri socio-economici di più di 50 Paesi nel
Mondo ed i relativi consumi energetici, riportati nella tabella 44.

Reddito Consumi Densità


Densità
Country Abitanti procapite elettrici consumi
di pop.
ID [Mln] ppa procapite elettrici
[ab/km2 ]
[1.000$] [kWh/ab.] [MWh/km2 ]
Australia 25,4 3 47,9 8.519 28
Austria 8,9 106 52,7 7.061 750
Belgio 11,5 376 48,3 7.088 2.667
Bulgaria 7 63 21,5 4.316 271
Cina 1.400 146 16,3 4.504 659
Cipro 1,2 130 26,8 3.966 514
Croazia 4 72 26,9 3.979 285
Danimarca 5,8 136 52,8 5.249 713
Emirati
9,8 117 65,4 12.918 1.508
Arabi
... ... ... ... ... ...
Stati Uniti 328,7 33 60,5 11.719 392
Venezuela 28,5 31 6,6 2.236 70

Tabella 44: Riassunto della tabella che riporta i principali indicatori socio-economici e
dei consumi energetici di Stati esteri.
Dati: Terna, Annuario Statistico 2020

Si decide di scartare dall’analisi i dati relativi alla prima colonna, ”Country


ID”, dal momento che non si ritiene ci possa essere nessuna correlazione reale
fra il nome dello Stato e un qualsiasi indicatore socio-economico. Per quan-
to riguarda gli altri 5 parametri, viceversa, si vuole indagare se esiste una
qualche correlazione fra loro, ovvero se esiste una relazione tra due variabili
tale che a ciascun valore della prima corrisponda un valore della seconda,
seguendo una certa regolarità. Bisogna sottolineare che la correlazione non
dipende da, nè certifica, un rapporto di causa-effetto, quanto piuttosto di-
mostra la tendenza di una variabile a cambiare in funzione di un’altra. Il

164
A

grado di correlazione tra due variabili viene espresso tramite l’indice di cor-
relazione, che può assume valori compresi tra meno 1 (correlazione inversa)
e 1 (correlazione diretta e assoluta), con un indice pari a 0 che comporta
l’assenza di correlazione; il valore nullo dell’indice non implica, tuttavia, che
le variabili siano indipendenti.
Si implementa un semplice codice in linguaggio Python, che calcoli gli
indici appena descritti automaticamente e più velocemente. In questa prima
fase si decide di utilizzare il metodo di Pearson, detto anche ”coefficiente di
correlazione lineare”, che si ottiene come rapporto tra la covarianza delle
due variabili prese in considerazione ed il prodotto delle deviazioni standard
delle stesse. In formule si ha:
σXY
ρXY =
σX · σY
Avvalendosi di alcune librerie open source per l’analisi dei dati, come Pan-
das, e per la visualizzazione dei dati, come Matplotlib, si ottiene quanto
riportato in figura 66.

Risultati. Correttamente la diagonale principale della matrice di output


è costituita soltanto da valori unitari, per ovvi motivi. Il primo dato che
emerge, sebbene non sia cosı̀ inatteso, è la correlazione quasi perfetta che
sussiste fra la densità di popolazione e la densità dei consumi elettrici; dal
momento che entrambi questi parametri sono ottenuti da un rapporto al
cui denominatore vi è lo stesso valore, ovvero l’unità di superficie, risulta
immediato comprendere che più persone abitano in un kmq più i consumi
saranno maggiori. Il secondo valore più alto, in modulo, contenuto nella
matrice di output, è quello che lega il reddito procapite ed i consumi elet-
trici procapite; questa correlazione risulta notevolmente più interessante.
Oltre a confermare il dato del Lussemburgo, che era emerso come anomalia
nell’analisi sui Paesi europei svolta nel paragrafo 2.2, questa correlazione
suggerisce, dato il valore positivo dell’indice di correlazione, l’esistenza di
una certa proporzionalità diretta fra i due valori, ovverosia che più i redditi
procapite sono alti più si alzano i consumi di energia elettrica. Questo in
effetti risulta in accordo con analisi svolte a livello internazionale da varie
realtà, che correlano strettamente il PIL nazionale con i consumi energetici.
Si deve tuttavia sottolineare la notevole differenza che sussiste tra i livelli di
consumo dell’energia fra le stesse nazioni ad alto reddito: negli Stati Uniti,
ad esempio in cui si consumano 11,4 MWh all’anno per persona, mentre in
altri Paesi ad alto reddito, come Giappone e Germania il dato è molto più
contenuto (circa 6 MWh all’anno per persona). Infine, studiando nel com-

165
A

Figura 66: Matrice di correlazione.


Elaborazione su dati Terna, Annuario Statistico 2020

plesso la figura 66 si nota che i due parametri che caratterizzano i consumi,


ovvero ”consumi procapite” e ”densità di consumi”, sono entrambi forte-
mente correlati al ”reddito procapite”, come si evince dal valore dell’indice
di correlazione che li collega. Quanto analizzato finora porta a concludere
che, dati alla mano, i Paesi in cui si raggiungono i livelli più alti di benesse-
re economico sono anche i principali responsabili dei consumi energetici; si
rimanda ad articoli di settore per lo studio della correlazione fra i consumi
energetici e la catastrofe ambientale che stiamo vivendo.

166
B

B
Si riporta la tabella contenente i dati relativi al numero dei punti luce nella
sua totalità, ottenuta interrogando il sistema I.Stat, di cui si è eseguita
l’estrapolazione di figura 1.

Sup. N° PL Abit. ∀ N° PL
Comune N° abit. N° PL
[km2 ] ∀ abit. N° PL ∀ km2
Aosta 34.029 21,39 6.349 0,19 5,36 296,79
Asti 73.863 151,31 10.374 0,14 7,12 68,56
Bari 326.191 117,41 27.738 0,09 11,76 236,25
Belluno 35.509 147,22 6.170 0,17 5,76 41,91
Bergamo 115.374 40,15 17.702 0,15 6,52 440,88
Biella 42.325 46,69 7.900 0,19 5,36 169,21
Bologna 397.430 140,90 47.000 0,12 8,46 333,57
Bolzano 102.486 52,29 10.658 0,10 9,62 203,82
Brescia 192.961 90,33 41.445 0,21 4,66 458,80
Como 586.795 37,14 9.236 0,02 63,53 248,67
Cremona 69.675 70,49 13.900 0,20 5,01 197,19
Cuneo 54.980 119,67 7.364 0,13 7,47 61,54
Firenze 362.215 102,40 43.795 0,12 8,27 427,69
Genova 600.591 240,29 56.552 0,09 10,62 235,35
Imperia 42.325 45,38 7.700 0,18 5,50 169,67
La Spezia 92.418 51,40 10.500 0,11 8,80 204,30
Lecco 46.547 45,13 7.000 0,15 6,65 155,09
Livorno 158.014 104,50 15.400 0,10 10,26 147,37
Lodi 43.231 41,38 4.961 0,11 8,71 119,89
Mantova 46.547 63,81 10.038 0,22 4,64 157,32
Messina 241.597 213,75 30.019 0,12 8,05 140,44
Milano 1.241.616 181,68 136.506 0,11 9,10 751,36
Modena 186.095 183,20 31.623 0,17 5,88 172,61
Monza 120.184 33,09 12.000 0,10 10,02 362,68
Napoli 985.450 118,94 59.365 0,06 16,60 499,12
Novara 101.739 103,05 13.700 0,13 7,43 132,95

167
B

Tabella 46: Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei dati.
Dati: ISTAT

Sup. N° PL Abit. ∀ N° PL
Comune N° abit. N° PL
[km2 ] ∀ abit. N° PL ∀ km2
Padova 213.268 92,85 34.591 0,16 6,17 372,55
Palermo 731.958 160,59 46.656 0,06 15,69 290,53
Parma 182.080 260,80 35.031 0,19 5,20 134,32
Pavia 68.352 63,25 9.590 0,14 7,13 151,63
Perugia 167.643 449,90 28.645 0,17 5,85 63,67
Prato 189.942 97,35 22.976 0,12 8,27 236,01
Ravenna 157.297 654,88 35.998 0,23 4,37 54,97
ReggioC. 183.417 239,04 27.000 0,15 6,79 112,95
ReggioE. 165.095 230,68 35.663 0,22 4,63 154,60
Roma 2.752.020 1.287,36 188.675 0,07 14,59 146,56
Savona 60.760 65,32 7.868 0,13 7,72 120,46
Sondrio 21.635 20,87 4.410 0,20 4,91 211,26
Taranto 204.968 249,86 16.635 0,08 12,32 66,58
Torino 871.377 130,06 97.000 0,11 8,98 745,78
Trento 114.063 157,87 13.550 0,12 8,42 85,83
Trieste 206.142 85,10 22.985 0,11 8,97 270,09
Varese 79.405 54,84 10.500 0,13 7,56 191,47
Venezia 285.647 414,60 52.912 0,19 5,40 127,62
Verbania 30.323 37,49 6.172 0,20 4,91 164,62
Vercelli 46.167 79,77 9.072 0,20 5,09 113,72
Verona 259.544 198,91 36.445 0,14 7,12 183,22

168
C

C
Nella presente appendice si riporta la visualizzazione delle strade facenti
parte del campione, tolte le due già mostrate in figura 50 e 51.

Figura 67: Via del Commercio Nord e Via Merello, Casciana Terme.

169
C

(a)

(b)

Figura 68: a) Via del Commercio, la Capannina; b) Via del Pari, Casine di Perignano.

170
C

(a)

(b)

(c)

Figura 69: a) Via del Pari, Casine di Perignano; b) Galilei, Lavaiano; c) Via Salgari,
Casciana Alta.

171
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Figura 70: Via Ricasoli e Via Rossini, loc. Quattro Strade.

Riferimenti bibliografici
[1] Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura. ≪Blue LEDs–Filling the world
with new light≫. In: The Nobel Prize in Physics (2014).
[2] Francesco Asdrubali e Gino Moncada Lo Giudice. ≪Breve storia dell’energia nuclea-
re≫. In: Breve storia dell’energia nucleare (), pp. 1000–1004.
[3] Michael Bass. Handbook of optics. Vol 2, Devices, Measurements, and Properties.
McGraw-Hill, 1995.
[4] M Beccali et al. ≪On the impact of safety requirements, energy prices and invest-
ment costs in street lighting refurbishment design≫. In: Energy 165 (2018), pp. 739–
759.
[5] Edmond Becquerel. La lumière, ses causes et ses effets. Vol. 1. Firmin Didot frères,
fils et cie, 1867.
[6] A Bertolo et al. ≪Il monitoraggio dell’inquinamento luminoso nella regione Veneto≫.
In: VI CONVEGNO NAZIONALE (2016), p. 1.
[7] Lionello G Boccia, Vieri F Boccia e Carlo Valentini. Firenze-illuminazione pubblica
e ambiente urbano. Alinari, 1983.
[8] D Bolton et al. ≪Coastal urban lighting has ecological consequences for multiple
trophic levels under the sea≫. In: Science of the Total Environment 576 (2017),
pp. 1–9.
[9] Consiglio Comunale di Brescia. Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile - Comune
di Brescia. 2021.
[10] Giovanni Bruno. ≪Capitale straniero e industria elettrica nell’Italia meridionale
(1895-1935)≫. In: Studi storici 28.4 (1987), pp. 943–984.

172
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[11] Luciano Cafagna. ≪L’industrializzazione italiana. La formazione di una” Base in-


dustriale” fra il 1896 e il 1914≫. In: Studi storici 2.3/4 (1961), pp. 690–724.
[12] Giuseppe Camerini. ≪Impatto dell’illuminazione artificiale sugli organismi viventi≫.
In: Biologia Ambientale 28 (2014), pp. 65–88.
[13] TR CIE. 144: 2001 “Road Surface and Road Marking Reflection Characteristics”.
2001.
[14] P Cinzano. ≪References on light pollution and related fields.≫ In: References on
light pollution and related fields 11 (1993).
[15] Pierantonio Cinzano. ≪Inquinamento luminoso e protezione del cielo notturno [Light
pollution and protection of the night sky]≫. In: Istituto Veneto di Scienze (1997).
[16] Pierantonio Cinzano e Mario Di Sora. ≪Light pollution in Italy≫. In: Memorie della
Societa Astronomica Italiana 64 (1993), p. 489.
[17] Pierantonio Cinzano, Fabio Falchi e Christopher D Elvidge. ≪The first world atlas of
the artificial night sky brightness≫. In: Monthly Notices of the Royal Astronomical
Society 328.3 (2001), pp. 689–707.
[18] EC-European Commission et al. ≪How to develop a sustainable energy action plan
(SEAP)—guidebook≫. In: Covenant of Mayors, Brussels, Belgium (2010).
[19] C Cottorelli et al. da “Illuminazione pubblica: spendiamo troppo”≫. In: (2017).

[20] Luca d’Agnese. ≪Sustaining the Energy Transition in Italy: Financing, Policies and
the Role of Cassa Depositi e Prestiti≫. In: The Italian Utilities Industry (2020),
pp. 259–273.
[21] M Davidovic e M Kostic. ≪Comparison of energy efficiency and costs related to
conventional and LED road lighting installations≫. In: Energy (2022), p. 124299.
[22] G De Nicolao et al. ≪Short-term load forecasting: A power-regression approach≫. In:
2014 International Conference on Probabilistic Methods Applied to Power Systems
(PMAPS). IEEE. 2014, pp. 1–6.
[23] Juan F De Paz et al. ≪Intelligent system for lighting control in smart cities≫. In:
Information Sciences 372 (2016), pp. 241–255.
[24] David DiLaura. ≪A brief history of lighting≫. In: Optics and Photonics News 19.9
(2008), pp. 22–28.
[25] Shane Donatello et al. ≪Revision of the EU Green Public Procurement Criteria for
Road Lighting and Traffic Signals≫. In: Publications Office of the European Union:
Luxembourg 127 (2019).
[26] Jay C Dunlap. ≪Molecular bases for circadian clocks≫. In: Cell 96.2 (1999), pp. 271–
290.
[27] EN13201-1:2004. Road lighting - Part 1: Selection of lighting classes. Norma CEN.
2004.
[28] Massimo Falchetta. ≪Fonti rinnovabili e rete elettrica in Italia. Considerazioni di
base e scenari di evoluzione delle fonti rinnovabili elettriche in Italia≫. In: (2014).
[29] F Falchi et al. The new world atlas of artificial night sky brightness. Sci. Adv. 2,
e1600377. 2016.

173
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[30] Fabio Falchi et al. ≪Light pollution in USA and Europe: The good, the bad and the
ugly≫. In: Journal of environmental management 248 (2019), p. 109227.
[31] Louis Figuier. Les merveilles de la science ou description populaire des inventions
modernes. Vol. 1. Librairie Furne, Jouvet et Cie., 1867.
[32] Giorgia Foderà Serio. ≪On the History of the Palermo Astronomical Observato-
ry≫. In: Physics of Solar and Stellar Coronae: GS Vaiana Memorial Symposium.
Springer. 1993, pp. 21–33.
[33] Gian Jacopo Fontana. Manuale ad uso del forestiere in Venezia. G. Cecchini, 1847.
[34] Carlo Frappi e Arturo Varvelli. ≪Le strategie di politica energetica dell’Italia. Cri-
ticità interne e opportunità internazionali≫. In: Relazioni Internazionali 98 (2010).
[35] Angelo Frascarelli e Stefano Ciliberti. ≪La diffusione del fotovoltaico in Italia e
l’impatto sull’agricoltura≫. In: Agriregionieuropa 24 (2011), pp. 31–34.
[36] Gianpaolo Fusato e Andrea Bertolo. ≪Inquinamento Luminoso. Il ruolo e le azioni
dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto≫.
In: ISPRA (2012).
[37] Kevin J Gaston, Marcel E Visser e Franz Hölker. The biological impacts of artificial
light at night: the research challenge. 2015.
[38] Kevin J Gaston et al. ≪Human alteration of natural light cycles: causes and ecolo-
gical consequences≫. In: Oecologia 176.4 (2014), pp. 917–931.
[39] Henrik Gidlund et al. ≪Road surface photometric characterisation and its impact
on energy savings≫. In: Coatings 9.5 (2019), p. 286.
[40] Andrea Giuntini. ≪Alla ricerca di un modello nella storia del gas in Italia dalle
prime esperienze del XIX secolo fino alla nascita delle multiutilities≫. In: (2011).
[41] Alberto Grimoldi, Angelo Giuseppe Landi et al. Luce artificiale e vita collettiva:
Pratiche di illuminazione nell’Italia del Nord tra Settecento e Ottocento. Mimesis,
2022.
[42] Marco Guerra. ≪Diffusione con potenziale variabile: analisi statistica sui consumi
di energia nucleare per Stati Uniti, Francia e Germania≫. In: (2014).
[43] Auguste Philippe Herlaut. ≪L’Éclairage des Rues de Paris à la fin du XVIIe Siècle
et au XVIIIe Siècle≫. In: Mémoires de la Société de l’Histoire de Paris et de l’Ile-
de-France 43 (1916), p. 130.
[44] Peter Hertner e Teodoro Scalmani. ≪Espansione multinazionale e finanziamento
internazionale dell’industria elettrotecnica tedesca prima del 1914≫. In: Studi Storici
28.4 (1987), pp. 819–860.
[45] Franz Hölker et al. ≪Light pollution as a biodiversity threat.≫ In: Trends in ecology
& evolution 25.12 (2010), pp. 681–682.
[46] Franz Hölker et al. ≪The dark side of light: a transdisciplinary research agenda for
light pollution policy≫. In: Ecology and Society 15.4 (2010).
[47] Hafiz Bilal Khalil, Naeem Abas e Shoaib Rauf. ≪Intelligent street light system
in context of smart grid≫. In: 2017 8th International Conference on Computing,
Communication and Networking Technologies (ICCCNT). IEEE. 2017, pp. 1–5.

174
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[48] Miomir Kostic e Lidija Djokic. ≪Recommendations for energy efficient and visually
acceptable street lighting≫. In: Energy 34.10 (2009), pp. 1565–1572.
[49] Francesco Leccese, Giacomo Salvadori e Michele Rocca. ≪Critical analysis of the
energy performance indicators for road lighting systems in historical towns of central
Italy≫. In: Energy 138 (2017), pp. 616–628.
[50] Francesco Leccese e Giuseppe Tuoni. ≪Il quadro normativo in tema di inquina-
mento luminoso≫. In: Atti del Seminario:≪La normativa nel settore del Benessere
Ambientale (2000), pp. 55–64.
[51] Francesco Leccese e Giuseppe Tuoni. ≪La normativa sull’inquinamento luminoso
come strumento di progettazione≫. In: AIDI 2001–Proceedings (2001), pp. 119–
126.
[52] The Dutch Society for Light Applications. Energy Labeling Guide for Public Lighting.
2009.
[53] JA Lobão, T Devezas e JPS Catalão. ≪Energy efficiency of lighting installations:
Software application and experimental validation≫. In: Energy reports 1 (2015),
pp. 110–115.
[54] Arturo Lorenzoni et al. ≪facciamo piena luce≫. In: Indagine nazionale sull’efficienza
nell’illuminazione pubblica (2006).
[55] Christian B Luginbuhl, Paul A Boley e Donald R Davis. ≪The impact of light source
spectral power distribution on sky glow≫. In: Journal of Quantitative Spectroscopy
and Radiative Transfer 139 (2014), pp. 21–26.
[56] Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Decreto del 27
Settembre 2017. Criteri Ambientali Minimi per l’acquisizione di sorgenti luminose
per illuminazione pubblica, l’acquisizione di apparecchi per illuminazione pubblica,
l’affidamento del servizio di progettazione di impianti per illuminazione pubblica.
2017.
[57] Roberto Menga e Walter Grattieri. ≪Linee Guida Operative per la realizzazione di
impianti di Pubblica Illuminazione≫. In: CESI Ricerca, Feb¬ braio (2009).
[58] Angelo Minissale. ≪The Larderello geothermal field: a review≫. In: Earth-Science
Reviews 31.2 (1991), pp. 133–151.
[59] MATTM MISE. Strategia Energetica Nazionale. 2017.
[60] F Moretti, M Annunziato e S Panzieri. ≪Sviluppo di un sistema di controllo inte-
grato ed adattivo per l’illuminazione pubblica≫. In: Report RdS/2010/248 (2010).
[61] Giorgio Mori. ≪Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo della
grande guerra (1914-1919)≫. In: Studi storici 14.2 (1973), pp. 292–372.
[62] Alan T Murray e Xin Feng. ≪Public street lighting service standard assessment and
achievement≫. In: Socio-Economic Planning Sciences 53 (2016), pp. 14–22.
[63] Angélique Négroni. ≪Les autoroutes éteignent la lumière≫. In: Le Figarò (26.10.2011).
[64] Illuminating Engineering Society of North America. IESNA Lighting Handbook:
Reference & Application. Illuminating Engineering Society of North America, 2000.
[65] Davis Ottati. Fuochi di gioia ed oltre: storia dell’illuminazione pubblica a Firenze.
Alinari, 1989.

175
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[66] Giuseppe Parini. Poesie scelte di Giuseppe Parini: il giorno, odi, poesie varie, asca-
nio in alba: dramma. Edoardo Sonzogno, 1878.
[67] Eugène Péclet. Traité de l’éclairage. A la Librairie scientifique et industrielle de
Malher et cie, 1827.
[68] Rolf Petri. Storia economica d’Italia: dalla grande guerra al miracolo economico,
1918-1963. Il mulino, 2002.
[69] Max Planck. ≪On the law of distribution of energy in the normal spectrum≫. In:
Annalen der physik 4.553 (1901), p. 1.
[70] CIE Publikacja. ≪CIE 115-2010: Lighting of roads for motor and pedestrian traffic≫.
In: CIE, Vienna (2010).
[71] Ovidio Rabaza et al. ≪A simple method for designing efficient public lighting, based
on new parameter relationships≫. In: Expert Systems with Applications 40.18 (2013),
pp. 7305–7315.
[72] Sophie Reculin. ≪L’illumination publique dans le royaume de France: un instru-
ment de l’ordre public?≫ In: Actes des congrès nationaux des sociétés historiques et
scientifiques 137.5 (2014), pp. 81–92.
[73] WA Rodrigues et al. ≪Comparative analysis of power LEDs dimming methods≫. In:
IECON 2011-37th Annual Conference of the IEEE Industrial Electronics Society.
IEEE. 2011, pp. 2907–2912.
[74] Giunta Regionale Emilia Romagna. DGR n. 1732 del 12 novembre 2015. Terza
direttiva per l’applicazione dell’art.2 della Legge Regionale n. 19/2003. 2015.
[75] Giovanni Ruggeri e Sergio Adami. ≪Lo sviluppo dell’energia idroelettrica in Italia≫.
In: L’acqua 6 (2011), p. 69.
[76] János Schanda e M Danyi. ≪Correlated color-temperature calculations in the CIE
1976 chromaticity diagram≫. In: Color Research & Application 2.4 (1977), pp. 161–
163.
[77] Wolfgang Schivelbusch. Luce: storia dell’illuminazione artificiale nel secolo XIX.
Pratiche, 1994.
[78] Amit Kumar Sikder et al. ≪IoT-enabled smart lighting systems for smart cities≫. In:
2018 IEEE 8th Annual Computing and Communication Workshop and Conference
(CCWC). IEEE. 2018, pp. 639–645.
[79] Andrea Silvestri. ≪Le centrali dell’Adda: genius loci e industrializzazione≫. In:
Archivio storico lombardo 143.143 (2017), pp. 235–252.
[80] GPP TBR. ≪Green Public Procurement Street Lighting and Traffic Lights Technical
Background Report≫. In: Report for the European Commission–DG-Environment
by BRE (2011).
[81] Spa TERNA e Gruppo Terna. Dati Statistici Sull’energia Elettrica in Italia, 2020.
2020.
[82] Francesco Trevisan. ≪Prestazioni tecniche ed economiche delle lampade a LED per
l’illuminazione pubblica≫. In: Thesis, UNIPD (2009).
[83] UNI 11248:2016. Illuminazione stradale - Selezione delle categorie illuminotecniche.
Norma UNI. 2016.

176
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[84] UNI EN 13201-2:2016. Illuminazione stradale - Parte 2: Requisiti prestazionali.


Norma UNI. 2016.
[85] UNI EN 13201-3:2016. Illuminazione stradale - Parte 3: Calcolo delle prestazioni.
Norma UNI. 2016.
[86] UNI EN 13201-4:2016. Illuminazione stradale - Parte 4: Metodi di misurazione delle
prestazioni fotometriche. Norma UNI. 2016.
[87] UNI EN 13201-5:2016. Illuminazione stradale - Parte 5: Indicatori delle prestazioni
energetiche. Norma UNI. 2016.
[88] Merle F Walker. ≪Light pollution in California and Arizona≫. In: Publications of
the Astronomical Society of the Pacific 85.507 (1973), p. 508.
[89] Merle F Walker. ≪The California site survey≫. In: Publications of the Astronomical
Society of the Pacific 82.487 (1970), p. 672.
[90] Georges Zissis e Spiros Kitsinelis. ≪State of art on the science and technology of
electrical light sources: from the past to the future≫. In: Journal of Physics D:
Applied Physics 42.17 (2009), p. 173001.
[91] Paola Zocchi. Il Comune e la salute: amministrazione municipale e igiene pubblica
a Milano, 1814-1859. Vol. 357. FrancoAngeli, 2006.

177
Elenco delle tabelle

1 Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei


dati. Dati: ISTAT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2 Dati relativi alle 5 città italiane con maggior numero di punti luce. Dati:
ISTAT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
3 Evoluzione dei consumi di energia elettrica per la città di Brescia dal
2012 al 2018. Fonte: [9] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
4 Principali leggi regionali in materia di riduzione dell’inquinamento lumi-
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
noso, in ordine cronologico. 50
8 Temperatura di colore per alcune sorgenti luminose. Fonte: [57] . . . . 59
9 Classificazione delle strade per l’individuazione della categoria illumino-
tecnica di ingresso. Fonte: [74] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
10 Parametri di ponderazione da considerare per le categorie ”M”. Fonte:
[70] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
11 Valori dello SLEEC in luminanza di riferimento. Fonte: [74] . . . . . . 72
12 Classi di prestazioni in base ai valori di IPEA ed IPEI. Fonte: [74] . . . 72
13 Limiti per classificare le tipologie di armature secondo IES. Dati: The
IESNA Lighting Handbook, 2000 [64]. . . . . . . . . . . . . . . . . 97
14 Dati relativi alla potenza installata in dipendenza della tecnologia della
lampada. Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari . . . . . . 99
15 Confronto fra le varie tecnologie di lampade contenute nelle armature
stradali classiche a diverse altezze. Elaborazione su dataset IP Casciana
Terme - Lari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
16 Confronto fra le varie tecnologie di lampade contenute in armature di
tipo ”a lanterna” a 3,5 metri di altezza. Elaborazione su dataset IP
Casciana Terme - Lari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101
17 Esempio di classificazione illuminotecnica di Via Gramsci, per il Periodo I. 109
18 Classificazione per le categorie M e C del campione di strade. . . . . . 110
19 Classificazione per le categorie P. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
20 Principali dati fotometrici degli apparecchi luminosi analizzati. . . . . . 114
21 Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M delle strade
del campione, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I. . . . . . 119
22 Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C delle strade
del campione, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.. . . . . 120
23 Valori del parametro IPEA* per il campione di strade. . . . . . . . . . 122
24 Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade. . . . . . . . . . 124
25 Gli indici di prestazione energetica Dp e De per il campione di strade. . 125

178
26 Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione
del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade,
per il Periodo I. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
27 Apparecchi luminosi utilizzati nell’intervento di rinnovamento degli im-
pianti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131
28 Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I. . . 133
29 Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I. . . 134
30 Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi M e C. 136
31 Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi P.. . 137
32 Valori del parametro IPEA* per il campione di strade. . . . . . . . . . 138
33 Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade. . . . . . . . . . 139
34 Gli indici di prestazione energetica Dp e De per il campione di strade, e
la variazione rispetto allo stato di fatto. . . . . . . . . . . . . . . . . 141
35 Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione
del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade,
per il Periodo I.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143
36 Calcolo del parametro Ap , relativo allo stato di fatto. . . . . . . . . . 144
37 Calcolo del parametro B, relativo allo stato di fatto. . . . . . . . . . . 145
38 Calcolo dei parametri Ad e C, relativi allo stato modificato. . . . . . . 146
39 Riassunto dei parametri calcolati e parametro R. . . . . . . . . . . . 147
40 Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento
di riqualificazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148
41 Durata dei 3 Periodi per ciascuna strada e relativa potenza assorbita. . . 150
42 Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento
di riqualificazione con attenuazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151
43 Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT, in anni, al va-
riare del costo dell’energia elettrica e degli apparecchi luminosi. . . . . 153
44 Riassunto della tabella che riporta i principali indicatori socio-economici
e dei consumi energetici di Stati esteri. Dati: Terna, Annuario Statistico
2020 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
46 Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei
dati. Dati: ISTAT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168

Elenco delle figure

1 Rappresentazione del becco della lampada Argand. [31] e [67] . . . . . 3

179
ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE FIGURE

2 Schema del brevetto Cruto. Fonte: la Gazzetta Piemontese, 2 Ottobre


1882 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3 Il ponte Alexandre III a Parigi illuminato in occasione dell’Esposizione
internazionale ”Arts et Techniques dans la Vie moderne”, 1937. . . . . 5
4 Decreto di Vittorio Amedeo III di Savoia riguardante il ripristino dell’il-
luminazione pubblica a Torino, 1782. Fonte: Archivio storico di Torino,
Carta n° 5092. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
5 Realizzazione di lampioni in Piazza della Stazione, Napoli, seconda metà
del XIX secolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
6 Comprensenza di lampioni a gas, in primo piano, e lampioni elettrici,
sullo sfondo, in via Roma a Cagliari. Inizio del XX secolo. . . . . . . . 10
7 Le dinamo ”Jumbo” da 10 kW che componevano le macchine Edison
”tipo C”, in grado di alimentare 1.000 lampade ad incandescenza, nella
centrale di Santa Radegonda, Milano, fine XIX secolo. Fonte: Appunti
del prof. Adriano Morando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
8 Vista notturna dell’Italia. Fonte: Gateway to Astronaut Photography of
Earth . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
9 Vista notturna dell’Italia. Fonte: NASA Observatory of Earth . . . . . 16
10 Classifica delle Nazioni con minor inquinamento luminoso notturno. Ela-
borazione su dati [29]. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
11 Classifica delle Nazioni con maggior inquinamento luminoso notturno.
Elaborazione su dati [29]. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
12 Produzione di energia elettrica per tipologia di centrale. Fonte: [81]. . 21
13 Composizione della produzione di energia elettrica per tecnologia di pro-
duzione. Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
14 GWh di energia elettrica prodotti in centrale termoelettriche per tipolo-
gia di combustibile. Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
15 Energia elettrica prodotta, misurata in GWh, per tecnologia di produ-
zione e per Regione. Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
16 Bilancio energetico dei principali paesi EU, in TWh. Fonte: [81] . . . . 26
17 Bilancio energetico per Regione. Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . 27
18 Consumi procapite di energia elettrica nei paesi EU. Fonte: [81] . . . . 28
19 Consumi di energia elettrica pro capite, in kWh. Fonte: [81] . . . . . . 29
20 Consumi di energia elettrica procapite per Regione in kWh. Fonte: [81] . 30
21 Distribuzione dei consumi per macro-settori economici. Fonte: [81] . . . 31
22 Distribuzione dei consumi elettrici delle attività del settore ”servizi”.
Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
23 Distribuzione dei consumi nelle singole attività del settore ”servizi” per
Regione. Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
24 Storico dei consumi per il servizio di illuminazione pubblica. Fonte: [81] 34

180
ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE FIGURE

25 Incidenza/rapporto dei consumi per IP su consumi per macro-settore, in


percentuale. Fonte: [81] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
26 Confronto fra i consumi per IP ed i consumi di altre attività. Fonte: [81] 36
27 Consumi elettrici a km2 delle Regioni italiane per il servizio di IP Dati:
ISTAT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
28 Numero di abitanti per ogni punto luce. Dati: ISTAT . . . . . . . . . 40
29 Numero di punti luce per km2 di superficie amministrata. Dati: ISTAT . 41
30 Punti luce nel Comune di Milano per tecnologia di lampade contenute.
Fonte: Sito del Comune di Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
31 Osservatorio Astronomico di Palermo ”Giuseppe Salvatore Vaiana”, fon-
dato nel 1790 e considerato uno dei più antichi d’Italia. [32] . . . . . . 49
32 Tabella per le classi ”M”. Fonte: [84] . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
33 Tabella per le classi ”C”. Fonte: [84] . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
34 Tabella per le classi ”P”. Fonte: [84] . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
35 Tabella per le classi ”HS”. Fonte: [84] . . . . . . . . . . . . . . . . 68
36 Flusso di lavoro della metodologia adottata. . . . . . . . . . . . . . . 76
37 Frontali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
38 Quiconce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
39 Assiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
40 Esempio di proiettore ancorato sopra altro punto luce, cui mutua il sostegno. 94
41 Dispersione delle altezze dei pali di sostegno, epurata dalle frequenze
minore. Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari . . . . . . . 95
42 Dispersione delle armature dei punti luce. Elaborazione su dataset IP
Casciana Terme - Lari . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . 96
43 Lanterna . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . 96
44 Globo . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . 96
45 Fungo . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . 96
46 Esempio di punto luce con armature del tipo ”quadretto LED”. . . . . 97
47 Distribuzione delle lampade per tecnologia. Elaborazione su dataset IP
Casciana Terme - Lari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
48 Distribuzione delle ore di accensione annue dei quadri generali di Lari
per il trienno 2018-2020. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
49 Distribuzione delle ore di accensione giornaliere di alcuni quadri generali
di Lari per l’anno 2020. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104
50 Via del Poggetto, Lari. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105
51 Via Pertini, Perignano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
52 Fasce orarie notturne. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107
53 Sezione stradale e schema geometrico-funzionale di Via Gramsci, Perignano. 108
54 Estrapolazione dal dataset contenente i dati fotometrici per l’apparecchio
KAOS 1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112

181
ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE FIGURE

55 Curva fotometrica per l’apparecchio KAOS 1. . . . . . . . . . . . . . 113


56 Vista 3D della simulazione illuminotecnica effettuata con RELUX. . . . 115
57 Illuminamento orizzontale sulla corsia pedonale opposta agli apparecchi
luminosi di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori. . . . . . . . . . . 116
58 Luminanza della carreggiata di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori. . 116
59 Illuminamento orizzontale sulla corsia pedonale contigua agli apparecchi
luminosi di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori. . . . . . . . . . . 116
60 Valutazione del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per Via Gramsci. 117
61 Variazione percentuale del numero di requisiti non rispettati dalle strade
del campione in relazione al Periodo. . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
62 Apparecchio luminoso di Via Gramsci. . . . . . . . . . . . . . . . . 123
63 Scheda-tipo realizzabile al termine della Fase I, per Via G. Galilei. . . . 128
64 Variazione percentuale del numero di requisiti non rispettati dalle strade
del campione in relazione al Periodo, con i nuovi apparecchi luminosi. . 135
65 Confronto fra i valori del SPT di interventi base ed interventi che preve-
dano i dispositivi di attenuazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152
66 Matrice di correlazione. Elaborazione su dati Terna, Annuario Statistico
2020 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166
67 Via del Commercio Nord e Via Merello, Casciana Terme. . . . . . . . 169
68 a) Via del Commercio, la Capannina; b) Via del Pari, Casine di Perignano. 170
69 a) Via del Pari, Casine di Perignano; b) Galilei, Lavaiano; c) Via Salgari,
Casciana Alta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171
70 Via Ricasoli e Via Rossini, loc. Quattro Strade. . . . . . . . . . . . . 172

182

Potrebbero piacerti anche