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Scuola di Ingegneria
Relatori:
Prof. Ing. Francesco
Leccese Candidato:
Prof. Ing. Giacomo Ruggero Castaldi
Salvadori
2 Dati storici 20
2.1 Produzione di energia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.2 Consumo di energia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.3 Consumi per illuminazione pubblica . . . . . . . . . . . . . . 34
2.4 Situazione delle città italiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.4.1 Progetti di riqualificazione dell’illuminazione pubblica 43
2.4.2 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
3 Normativa di riferimento 48
3.1 Excursus normativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
3.1.1 Primi passi: leggi regionali . . . . . . . . . . . . . . . 48
3.1.2 Legislazione comunitaria e normativa tecnica . . . . . 54
3.2 Parametri illuminotecnici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
3.2.1 Grandezze relative alle sorgenti luminose . . . . . . . . 57
3.2.2 Grandezze relative agli ambienti illuminati . . . . . . 60
3.3 Indici prestazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.3.1 Classificazione stradale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.3.2 Livelli minimi di sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . 65
3.3.3 Efficienza energetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
4 Metodologia 75
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema . . . . . . . . . . . 75
4.1.1 Caratteristiche del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . 77
4.1.2 Analisi prestazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
4.2 Progetto di riqualificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
4.2.1 Progetto illuminotecnico . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
4.2.2 Valutazione economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
7 Conclusioni 155
Appendice A 164
Appendice B 167
Appendice C 169
1 Introduzione
L’illuminazione notturna artificiale è sicuramente associata all’idea di pro-
gresso della società umana, e ciò è riportato in molte fonti, antiche e contem-
poranee. Wolfgang Schivelbusch, ad esempio, nel suo libro ”Luce. Storia
dell’illuminazione artificiale nel secolo XIX” [77], scrive che sul finire del
1800 le lampade termiche, prima, e l’elettricità, poi, hanno ”esteso la du-
rata dell’esistenza umana”. Come si avrà modo di specificare nel paragrafo
seguente, a partire da quegli anni ha avuto luogo una diffusione globale
dell’uso dell’illuminazione artificiale, arrivando al grado di penetrazione che
ha al giorno d’oggi. D’altra parte, nessuna crescita continua in quantità
non può essere sostenuta indefinitamente da un sistema con risorse limitate,
quale è il pianeta Terra; è evidente che anche l’illuminazione, come tanti
altri settori, dovrà quindi tendere verso una crescita nella qualità, al fine
di ottenere risultati più efficienti e meno impattanti. Non si deve perciò
intraprendere un percorso che ci porti ad avere sempre più luce nelle nostre
città, ma piuttosto a migliorarne la qualità, per utilizzare una luce meno
pericolosa per la salute umana e per l’ambiente, e quindi più confortevole e
meno abbagliante, e anche più economica e sostenibile.
Con questo obbiettivo numerose Regioni italiane hanno approvato ed
attuato delle leggi regionali in tema di inquinamento luminoso [36]. Ol-
tre ad essere all’avanguardia in Europa e nel mondo, molti degli strumenti
normativi approvati in queste istituzione locali hanno apportato sostanziali
miglioramenti dove sono state applicate con più criterio. Esse, con le loro
successive modifiche ed integrazioni, hanno avuto come principale obbiettivo
quello di fermare l’aumento dell’inquinamento luminoso; d’altra parte han-
no dovuto confrontarsi con il raddoppio del flusso luminoso installato che è
avvenuto circa nell’ultimo decennio. Non risulta necessario specificare che
un aumento analogo ogni dieci anni non è possibile da sostenere. Le con-
seguenze negative della luce artificiale notturna sulla salute e sull’equilibrio
dell’ambiente sarebbero insostenibili. Quindi, in conclusione, la necessità
di un miglioramento qualitativo ed una diminuzione quantitativa della luce
notturna artificiale prodotta non è un traguardo raggiunto, quanto piuttosto
un obbiettivo per il futuro prossimo.
1
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
poli europee vigeva l’ordine di accendere una lanterna sul davanzale delle
finestre del primo piano delle abitazioni, in modo da illuminare la strada
sottostante. Nel tardo ‘600 la pratica di illuminare le strade potè acquisire
con merito l’aggettivo ”pubblica”, in quanto il posizionamento delle lanter-
ne non fu più demandato ai privati cittadini, ma divenne una prerogativa
della polizia [82]: a Parigi, ad esempio, il 2 settembre 1667 il luogotenen-
te Nicolas de La Reynie fece emanare un decreto che prescriveva l’obbligo
di collocare lanterne sui muri di tutte le vie, piazze e crocicchi di strade1 .
Tuttavia, l’illuminazione stradale si rivelava ancora insufficiente ed in mol-
te città rimanevano in servizio gli addetti alla sicurezza pubblica notturna.
Non erano sufficienti, infatti, dei decreti per risolvere la situazione: erano
necessari dei miglioramenti dal punto di vista tecnologico, perfezionamenti
che arrivarono e continuano ad arrivare anche ai nostri giorni, influenzando
in maniera decisiva lo sviluppo dell’illuminazione pubblica.
Ancora a Parigi venne affrontato in modo più sistematico e deciso l’an-
noso problema della scarsità di luce: negli anni 1765-1766 fu istituito un
premio per chi avesse trovato un nuovo mezzo per illuminare Parigi, soddi-
sfando i requisiti di facilità di servizio, intensità e durata dell’illuminazione.
Sebbene in quegli stessi anni Bourgeois di Châteaublanc2 inventasse i river-
beri, ossia lanterne ad olio provviste di un riflettore metallico, il vero salto
di qualità fu fatto registrare dal chimico svizzero Aimé Argand, che fra il
1783 e il 1785 realizzò quella che poi venne chiamata ”lampada Argard”.
Quest’ultima, riportata in figura 1, era ottenuta sostituendo alle antiche
lucerne un nuovo becco, costituito da due cilindri concentrici di metallo di
piccole dimensioni, tra i quali correva uno stoppino in forma di nastro, il
tutto contenuto in un tubo di vetro cilindrico. La lampada Argand, grazie
alla doppia aerazione, interna ed esterna, produceva una luce più lumino-
sa, più bianca e più stabile di tutte le lanterne ad olio precedenti [24]. Nel
frattempo, intanto, un avversario potente si stava levando da qualche anno
contro i discendenti dell’antica lucerna: l’illuminazione a gas. Quest’ulti-
ma altro non era che il risultato applicativo delle scoperte chimiche fatte
nel secolo precedente, dal momento che era noto da tempo, infatti, come la
combustione di alcuni gas fosse accompagnata da un vivo sviluppo di luce
e di calore. L’idea di applicare all’illuminazione i gas combustibili che si
formano durante la decomposizione di certe sostanze organiche appartiene,
senza dubbio, al chimico francese Filippo Lebon: fu questi, infatti, ad ot-
1
Vi è una rappresentazione di questo avvenimento in un dipinto sul soffitto della
Galleria degli Specchi a Versailles. Si veda inoltre [43] e [72].
2
Fu un ingegnere meccanico francese (1697-1781), che ottenne tra l’altro il monopolio
del mercato dell’illuminazione per Parigi.
2
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
tenere per primo un gas infiammabile dalla distillazione del legno. Il legno
venne poi sostituito con il carbon fossile ad opera dell’ingegnere scozzese
William Murdoch, tra il 1792 ed il 1794.
Ritenuto un altro avanzamento tecnologico degno di nota, nel XIX secolo
si ebbe l’invenzione della lampada ad arco. Anche in questo caso, era noto
fin dall’inizio del secolo che della luce potesse essere prodotta da un arco
elettrico tra aste di carbonio; tuttavia, nessuno era mai riuscito a rendere
operativa questa scoperta, poiché la fonte di elettricità, in quel momento,
era la pila voltaica. Si dovette attendere il 1831, anno in cui Michael Fa-
raday scoprı̀ l’induzione elettromagnetica, e riuscı̀ a produrre con successo
elettricità direttamente dal fenomeno magnetico. La notizia delle scoperte
di Faraday si diffuse rapidamente e, nel 1841 vennero installate delle lampa-
de ad arco per l’illuminazione pubblica; pochi anni dopo, nel 1844, venivano
utilizzati generatori elettrici commerciali per attuare trattamenti di galva-
nostegia a livello industriale. Già nel 1860, alcuni fari in Inghilterra ed in
Francia contenevano lampade ad arco alimentate da macchine elettriche a
dinamo. Questa tipologia di lampade fu utilizzata per l’illuminazione pub-
blica a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e, a scopi militari, nei
potenti proiettori in uso fino alla Seconda Guerra Mondiale; tranne qualche
rara eccezione, venne poi soppiantata dalla lampada a scarica. Il primo ca-
so di lampada ad arco che presentava elettrodi non più in carbonio, ma in
carbone, arrivò nel 1876 ad opera dell’ingegnere elettrico russo Pavel Ya-
3
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
4
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
cui mancavano gli applicativi, era la fosforescenza. Sebbene fosse stata regi-
strata per la prima volta in Occidente nel 1603, il primo studio approfondito
di questo fenomeno fu condotto da Edmond Becquerel [5] a metà del XIX
secolo. Il fisico francese dimostrò, intorno al 1867, che la componente ultra-
violetta della luce solare eccitava molti minerali fosforescenti; ciò lo portò
a presumere che una scarica elettrica potesse produrre radiazioni ultravio-
lette e che queste potessero eccitare la fluorescenza e la fosforescenza dei
minerali. Alla fine degli anni ’20 del XX secolo l’inventore tedesco Edmund
Germer riuscı̀ a produrre versioni funzionanti di lampade fluorescenti, au-
mentando la pressione all’interno del tubo in cui è contenuto il materiale
fluorescente e rivestendo l’interno del medesimo con una sostanza fosfore-
scente, che trasformasse i raggi ultravioletti in luce visibile. Queste nuove
lampade comportarono la necessità di creare un nuovo dispositivo elettro-
nico, il ”ballast”, per l’avviamento e il funzionamento: esso aveva lo scopo
di limitare la corrente di accensione del tubo e di regolare l’intensità della
corrente al variare della tensione di alimentazione.
Proprio negli stessi anni ’20 del XX secolo vennero effettuati nuovi espe-
rimenti sulle lampade a scarica; si dimostrò che il sodio a bassa pressione
sarebbe potuto essere utilizzato come fonte di luce ad alta efficacia. A dif-
ferenza del mercurio, infatti, il sodio ad alte temperature e pressioni è un
agente dannoso nei confronti del vetro e del quarzo, e cosı̀ le prime lampa-
de al sodio erano limitate a funzionare a basse pressioni. Anche se molto
efficienti (già le prime lampade fornivano 80 lm/W ), la luce gialla e mono-
cromatica da loro prodotta ne limitava l’utilizzo all’illuminazione stradale.
5
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
6
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
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1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
di strada a partire dalla fine del ‘700. Provvedimenti ancora più solleciti si
registrano a Napoli dove fin dal 1770 il governo ordina che tutti gli edifici
pubblici, i Banchi, i palazzi dei ministri, degli ambasciatori e dei nobili di
grande casato, tengano fanali accesi di notte davanti alle porte e agli angoli
delle strade; a Bologna l’impresa non viene condotta a termine prima del
1801.
Rimasero ancora al buio, tuttavia, molti centri urbani, soprattutto quel-
li di piccole-medie dimensioni, dal momento che l’illuminazione rimaneva
demandata a piccoli e radi lumicini, oggetto per di più delle attenzioni dei
malviventi, che necessitano dell’oscurità per poter svolgere le loro attività.
Soltanto a partire dalla metà dell’Ottocento, con la diffusione della distilla-
zione del gas dal carbon fossile, anche le città italiane possono finalmente
dotarsi di lampioni stradali capaci di illuminare e vincere in maniera efficace
e duratura l’assenza di luce solare. Fu il Comune di Torino a concedere la
prima autorizzazione ad impiantare un gasometro e a stendere le condutture
per il gas; nel 1837-38 il lionese Hyppolite Gauthier inaugurò la storia del-
l’industria del gas in Italia, e l’anno successivo alcune parti della città erano
illuminate con lampioni a gas [40].
Figura 5: Realizzazione di lampioni in Piazza della Stazione, Napoli, seconda metà del
XIX secolo.
8
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
9
1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
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1.1 Cenni storici 1 INTRODUZIONE
11
1.2 Consumi energetici 1 INTRODUZIONE
12
1.2 Consumi energetici 1 INTRODUZIONE
servizio di illuminazione. Non si ritiene utile entrare nel merito delle cri-
ticità che la nostra società sta attraversando in questi ultimi anni rispetto
alla situazione ambientale, da intendere come l’insieme delle trasformazioni,
con causa antropica, che stanno portando il nostro Pianeta a diventare un
luogo sempre meno abitabile per l’uomo; d’altra parte si deve ricordare che
un utilizzo più razionale dell’energia, ed in particolare di quella elettrica, è
uno dei passaggi obbligati nel percorso verso un futuro nel quale il genere
umano riesca ad essere in equilibrio con il Pianeta che lo ospita. Nei capitoli
successivi sono presentati e analizzati dati sui consumi energetici italiani,
del passato e del presente; è interessante, infatti, conoscere nello specifico lo
stato dell’arte, prima di riflettere e progettare trasformazioni volte al futuro.
Ogni anno in Italia, il consumo per l’illuminazione pubblica vale una
fetta importante del bilancio. Nell’anno 2010 tale servizio ha contabilizzato
in totale, aggregando i dati relativi al settore industriale, all’uso domestico
e l’illuminazione pubblica, un consumo di energia elettrica totale pari a cir-
ca 50,8 TWh; di questi, 6,1 TWh, corrispondenti al 12.6% del totale, sono
utilizzati per l’illuminazione pubblica. Questi dati, se rapportati al totale
dei consumi di energia elettrica in Italia per anno (nel 2010 furono 309.8
TWh/anno), indicano che l’illuminazione, in tutti i settori, ne costituisce il
16.4%; in quell’anno quindi, come si potrà poi vedere nel dettaglio al ca-
pitolo 2, il servizio di illuminazione pubblica è pesato per 1.96% del totale
dei consumi di energia elettrici (dati Terna). Si stima che l’illuminazio-
ne pubblica potrebbe abbattere per circa il 30% i propri consumi energetici
attraverso un salto di “qualità”, riqualificando gli impianti esistenti avvalen-
dosi delle numerose tecnologie a disposizione. Guardando lo stesso fenomeno
dal punto di vista economico, e utilizzando dati più recenti [19], si scopre
che la spesa italiana per illuminazione pubblica nel 2017 è stata pari a 1,7
miliardi di euro, e che nel 2016 la spesa pro capite in Italia era stata di
28,7€; molto più alta della media dei principali paesi europei (media euro-
pea: 16,8€), di Francia (20,3€), Regno Unito (14,2€) e Germania (5,8€).
In termini energetici, il consumo per l’illuminazione pubblica in Italia nel
2020 è stato pari a 87 kWh pro capite, circa il doppio di Germania (50 kWh)
o Inghilterra (42 kWh); il nostro paese rappresenta comunque il fanalino di
coda, dal momento che il dato sui consumi procapite è superiore al doppio
della stessa media europea (51 kWh). Allargando il campo di analisi, si
scopre che l’illuminazione pubblica a livello mondiale contribuisce per il 3%
al consumo di elettricità [53].
Molte iniziate istituzionali sono state messe in campo per la risoluzione
della questione della sempre crescente domanda di energia elettrica, questio-
ne ormai globale. La Commissione Europea ha dato vita, nel 2008, al Patto
13
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE
dei Sindaci, con l’obbiettivo di costruire una rete permanente fra le città
per lo scambio di buone pratiche e la condivisione di iniziative coordinate
per la lotta ai cambiamenti climatici. Gli obiettivi ed il campo di azione
dell’iniziativa sono cambiati e si sono progressivamente estesi nel corso del
tempo, intendendo raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riduzione
entro il 2030 del 40% delle emissioni di anidride carbonica.
Ad oggi il Patto riunisce più di 10.000 aderenti, provenienti da 53 Paesi,
coinvolgendo circa 300 milioni di persone. All’interno di questa organiz-
zazione si è delineata la creazione dello strumento dei Piano d’Azione per
l’Energia Sostenibile (PAES) [18], i quali raccolgono le soluzioni innovative
ai problemi energetici a livello locali; già a fine Maggio del 2016 più di 6.700
città in tutta Europa, di cui 3.100 in Italia, hanno iniziato a lavorare sui
propri PAES, coinvolgendo più di 200 milioni di abitanti. La grande mag-
gioranza dei PAES approvati comprendono, come era auspicabile alla luce
dei dati esposti nel presente paragrafo, azioni ed iniziative che coinvolgono
il servizio di illuminazione pubblica; a maggior ragione è auspicabile che
quest’ultimo sia tenuto in considerazione nei casi in cui il PAES è in fase di
costruzione o di aggiornamento.
14
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE
spettro diverso da quello della luce solare, lunare o stellare [12]. D’altra
parte, gli organismi viventi, compreso l’uomo, hanno sviluppato nel corso
dei secoli orologi circadiani a livello molecolare, originati e controllati dal
naturale alternarsi di periodi di giorno e di notte, che influenzano il me-
tabolismo, la crescita ed il comportamento [26]. Se si considera che una
parte sostanziale della biodiversità globale è notturna7 , si può comprendere
la portata della minaccia dell’uso indiscriminato della luce artificiale [45].
Per un approfondimento della questione, che risulta al di fuori dell’oggetto
del presente lavoro, si rimanda alla specifica letteratura scientifica [46] [55]
[8].
Nel momento in cui sul nostro pianeta la notte è stata invasa dalla luce,
le condizioni di vita di molti animali e piante sono cambiate; fra le prime
evidenze di questo cambiamento vi è sicuramente che il cielo stellato si può
ammirare ormai solo da aree remote e la Via Lattea è diventata un fenomeno
naturale non cosı̀ comune. Nel secolo scorso sono occorsi molti cambiamenti
sociali, in atto in realtà da molti secoli, che hanno portato la popolazione
ad abbandonare i territori rurali in favore delle città: in queste ultime ad
oggi vive il 50% della popolazione mondiale e si stima che entro il 2050
arriverà al 75%, mentre nel secolo passato essa era solo il 10%. Questo com-
porta, in generale, la necessità di prevedere un ambiente urbano sostenibile,
sia per chi lo vive che più in generale per l’ecosistema entro il quale siamo
calati; come già accennato, un aspetto inevitabile per raggiungere questo
7
30% di tutti i vertebrati e più del 60% di tutti gli invertebrati.
15
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE
Nelle figure 8 e 9 si riportano due esempi incentrati sul nostro paese. Uno
studio di Cinzano ed altri [17] dimostrava che il 18,7% della superficie ter-
restre subiva gli effetti del bagliore del cielo, mentre Gaston ed altri [38],
basandosi sulle immagini satellitari, mostravano che era interessata l’11,4%
della superficie terrestre e lo 0,2% delle aree marine.
In genere, nelle molte linee guida che sono state pubblicate, si consiglia
di orientare la direzione del flusso verso il basso o verso l’oggetto da illumi-
nare, nel caso di edifici monumentali, cercando di minimizzare la quantità di
luce rivolta verso l’alto per prevenire l’inquinamento luminoso [51]. A que-
sto si aggiunge la raccomandazione di spegnere le luci al momento giusto,
utilizzando un’illuminazione intelligente e tecnologie adattive di gestione.
Un’altra metodologia disponibile a questo scopo, effettivamente disponibile
per la progettazione, si basa sulla regolamentazione dei livelli di illuminazio-
ne minimi necessari per eseguire l’azione per cui l’illuminazione è necessaria,
a partire da studi scientifici che dimostrino l’assenza di rischio. Sebbene ap-
punto i parametri tecnici delle sorgenti luminose e le azioni richieste per
ridurre l’inquinamento luminoso notturno siano noti, ed in alcuni paesi co-
me Italia, Slovenia, Cile, Spagna, Francia e Croazia siano effettivamente
16
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE
Figura 10: Classifica delle Nazioni con minor inquinamento luminoso notturno.
Elaborazione su dati [29].
17
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE
Figura 11: Classifica delle Nazioni con maggior inquinamento luminoso notturno.
Elaborazione su dati [29].
paese, nè delle politiche messe o meno in atto per ridurre l’inquinamento
luminoso. Tuttavia si evidenzia che, fra le 25 nazioni in cui la brillanza del
cielo notturno è più bassa, ben 13 fanno parte anche di un altro gruppo,
quello delle nazioni più povere del mondo8 ; ovviamente nessuna fa parte
del gruppo delle nazioni più ricche. Viceversa, per quanto riguarda i paesi
più inquinati dal punto di vista luminoso, si nota che 5 di essi rientrano
fra i primi 25 al mondo per reddito procapite9 . Falchi ed altri [30] hanno
dimostrato, tuttavia, che non esiste una diretta correlazione fra la ricchezza
8
Misurato in reddito procapite
9
Fonte: Banca Mondiale.
18
1.3 Inquinamento luminoso 1 INTRODUZIONE
10
Si veda il paragrafo 2.1
19
2 DATI STORICI
2 Dati storici
Come si è accennato nel capitolo 1 è fondamentale avere contezza dello stato
attuale del servizio di illuminazione pubblica in Italia, che d’ora in poi verrà
spesso riportata con l’acronimo IP, per riuscire a progettare e realizzare quel
salto di qualità necessario a ridurre gli sprechi di energia elettrica e l’effi-
cienza del servizio in questione. Dal momento che si vuol cercare di avere
una visione quanto più complessiva del fenomeno, rimandando ovviamente
a testi dedicati per un approfondimento migliore, nel presente capitolo si
analizzerà l’evoluzione storica prima della produzione di energia elettrica
in Italia, poi dei consumi ed infine l’incidenza del servizio di illuminazione
pubblica. Molti dei dati studiati e riportati, soprattutto nei primi 3 para-
grafi del presente capitolo, sono tratti da pubblicazioni Terna S.p.A. [81],
società che ha come azionista di maggioranza la Cassa Depositi e Prestiti
[20]; attualmente la società gestisce ben 72.900 km di rete ad alta tensione
attraverso i quali si dipana la trasmissione ed il dispacciamento dell’energia
elettrica a tutta la penisola. Grazie alla presenza su tutto il territorio ita-
liano, Terna S.p.A. cura la raccolta dei dati statistici del settore elettrico
nazionale, essendo il suo Ufficio di Statistica membro del SISTAN [22], Si-
stema Statistico Nazionale, la rete di soggetti pubblici e privati che fornisce
al Paese e agli organismi internazionali l’informazione statistica ufficiale. Si
ricorda che dopo l’emanazione del Regolamento Europeo n. 223 del 2009, il
SISTAN opera come parte attiva del Sistema Statistico Europeo, ponendo
al centro della programmazione dell’offerta statistica le esigenze informative
europee e internazionali, oltre che nazionali. Fra le altre fonti consultate,
che verranno di volta in volta citate, spicca per importanza e per numero-
sità degli open data forniti l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT ), dal cui
archivio sono stati estrapolati i dati relativi alla popolazione e all’estensione
della superficie amministrata da parte degli enti pubblici.
Per quanto introdotto finora, dalla tipologia degli archivi consultati e
dei dati estrapolati, quella che segue è un’analisi principalmente quantita-
tiva; non si intende in questo capitolo entrare nel merito delle prestazioni
illuminotecniche cui sono chiamati i vari sistemi di illuminazione, quan-
to piuttosto evidenziare l’assoluta attualità del tema trattato e la neces-
sità che esso sia considerato all’interno degli sviluppi e delle trasformazioni
che interesseranno il nostro paese. Per maggiori chiarimenti si rimanda al
paragrafo 2.4.2.
20
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI
della ridotta potenza, non arrivò mai a soddisfare più dell’8% del fabbisogno
nazionale [61]. Le tecnologie alla base della produzione di energia elettrica,
nei primi anni dalla nascita della stessa, erano tre: la produzione si basava
sulle centrali idroelettriche concentrate sulla riserva idrica proveniente dal
bacino delle Alpi, che venivano affiancate dalle centrali termoelettriche a
carbone, collocate all’interno di grandi centri urbani, e dal singolo impianto
geotermico di Larderello. Fra queste fu proprio l’energia idroelettrica che
21
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI
22
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI
23
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI
Figura 14: GWh di energia elettrica prodotti in centrale termoelettriche per tipologia
di combustibile.
Fonte: [81]
24
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI
Figura 15: Energia elettrica prodotta, misurata in GWh, per tecnologia di produzione
e per Regione.
Fonte: [81]
25
2.1 Produzione di energia elettrica 2 DATI STORICI
26
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
27
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
un dato leggermente più basso del 2019, dove era stato di 5.057 kWh per
abitante, e degli anni precedenti.
Nella figura seguente, figura 18, si riportano i dati relativi all’anno 2019
dei consumi elettrici procapite dei Paesi facenti parte dell’Unione Europea,
espressi per l’appunto in kWh per abitante. I dati sono piuttosto compatti,
28
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
29
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
per l’anno in esame è stata pari a 4.777 kWh per abitante; da notare i 7.927
kWh per abitante del Friuli - Venezia Giulia. Viceversa, tutte le Regioni del
Sud stanno al di sotto della media nazionale, anche se i dati sono abbastanza
diversi fra loro: mentre l’Abruzzo, la Basilicata e la Sardegna sono molto
30
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
31
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
Figura 22: Distribuzione dei consumi elettrici delle attività del settore ”servizi”.
Fonte: [81]
cio elettronico (più nota nella forma inglese e-commerce), in cui gli scambi
avvengono attraverso Internet, di cui è molto complesso ad oggi valutare
l’impatto sui consumi ma che si prospetta come comparto energivoro, per
le sue caratteristiche. Altro aspetto interessante, e forse non in linea con
l’opinione comune, è l’incidenza dell’illuminazione pubblica, che consuma un
ammontare di energia elettrica superiore a quella totale spesa per l’Ammini-
strazione Pubblica e Difesa, e quasi due volte quanta ne consuma il settore
dell’Istruzione. Oltre a questi dati quantitativi, è necessario evidenziare an-
che un importante dato qualitativo, ovverosia che l’illuminazione pubblica
è la branca dei servizi più energivora che sia di competenza dell’Ammini-
strazione Pubblica. Ciò comporta che quando si decida di adoperarsi, a
livello istituzionale, per ridurre i consumi energetici, questo potrebbe essere
il settore di più immediato intervento, in quanto direttamente governabile
dall’Amministrazione; più farraginoso potrebbe essere l’intervento su altri
comparti in cui la proprietà, e quindi la gestione, dei sistemi che consumano
energia elettrica è nelle mani dei privati, come per le attività recettive od il
commercio.
Può essere utile dettagliare lo studio appena svolto nei confronti delle
singole Regioni italiane; nella figura 23 si mostra perciò il raffronto fra le
incidenze dei consumi delle varie attività contenute nel macro-settore dei
Servizi per ciascuna Regione. Al fine di non appesantire eccessivamente il
32
2.2 Consumo di energia elettrica 2 DATI STORICI
grafico, sono stati fatti collassare all’interno della variabile ”Altro” i consumi
relativi alle categorie ”Servizi rete autostradale”, ”Istruzione”, ”Servizi ve-
terinari”, ”Finanza” e ”Immobiliare”; la precedente ci assicura che i consumi
per ciascuno di questi servizi figura 22 non è eccessivamente influente. Come
Figura 23: Distribuzione dei consumi nelle singole attività del settore ”servizi” per
Regione.
Fonte: [81]
33
2.3 Consumi per illuminazione pubblica 2 DATI STORICI
34
2.3 Consumi per illuminazione pubblica 2 DATI STORICI
35
2.3 Consumi per illuminazione pubblica 2 DATI STORICI
za”; viceversa nei confronti dei consumi degli altri due settori con cui sono
paragonati è più corretto parlare di ”rapporto”. Studiando in particolare
l’andamento dell’incidenza dei consumi per IP sui consumi totali di energia
elettrica, riportato come le altre incidenze in percentuale, si nota come es-
so si sia tenuto sostanzialmente costante per tutto l’intervallo temporale di
analisi; da questo si deduce che i consumi per IP sono andati aumentando
di pari passo con i consumi totali, della cui rapidità di crescita si era già
dato un accenno nel paragrafo 2.2 in relazione alla figura 19. Non si ritiene
utile al fine della fruibilità del presente lavoro tornare ora sull’argomento;
è utile puntualizzare soltanto quanto i consumi per IP siano aumentati co-
stantemente e con un notevole tasso di crescita. Si evince in definitiva che
i consumi per IP abbiano accresciuto il loro valore relativo sia rispetto a
quelli dell’Agricoltura che rispetto a quelli del settore industriale; nel primo
caso valgono circa un decimo, nel secondo caso circa la metà (5%). In en-
trambi i casi si nota comunque un’inflessione avvenuta negli ultimi anni, in
continuità con quanto mostrato nella figura 24.
Per sottolineare la rilevanza del servizio di IP, e dei consumi ad esso
associati, si paragonano ora i consumi in GWh di quest’ultimo con i con-
sumi di energia elettrica per altre attività che possano risultare più vicine
nell’immaginario comune; si veda la figura 26 a questo proposito, dove sono
riportati in grafico i consumi relativi a servizi afferenti agli altri macro-settori
economici. Si riesce cosı̀ a contestualizzare il servizio di IP, per il quale si
consuma ad esempio più energia elettrica rispetto a quanta utilizzata nel
settore tessile e più del doppio di quella adoperata per l’istruzione pubblica
36
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
37
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
Figura 27: Consumi elettrici a km2 delle Regioni italiane per il servizio di IP
Dati: ISTAT
38
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
Tabella 1: Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei dati.
Dati: ISTAT
punti luce ed i cinque con la minore; nella prima si riporta il dato relativo al
numero di abitanti per ogni punto luce, mentre nella seconda i valori sono
espressi in numero di punti luce per chilometro quadrato di superficie am-
ministrata. In entrambi i grafici il colore verde sta ad indicare i Comuni più
virtuosi, quelli in cui sono presenti quindi meno punti luce, mentre il colore
rosso il viceversa. Rispetto alla figura 28 si possono aggiungere dei dati
interessanti: la media dei primi 50 Comuni per grandezza e popolazione è di
un punto luce ogni 7,7 abitanti, dimostrando come la classifica sia molto più
schiacciata verso i Comuni ”meno virtuosi” che verso i ”più virtuosi”. Va
tuttavia evidenziato che il numero medio di abitanti cambia notevolmente
fra i cinque Comuni ”rossi” e quelli ”verdi”, con i primi che hanno di media
poco più di 114.000 abitanti mentre la media dei secondi sale a 420.000 abi-
tanti; si può scorgere anche in questo caso una sorta di economia di scala,
che porta Comuni molto popolosi ad avere un numero minore di punti luce
rispetto al numero di abitanti. Un ultimo dato interessante da aggiungere
per completare la lettura del grafico è l’incidenza dei punti luce nei primi
50 Comuni rispetto al numero totale di punti luce a livello nazionale. Se
in tutta Italia sono presenti 2.188.182 punti luce (che porta ad avere un
punto luce ogni 27,63 abitanti), quelli installati nei 50 Comuni maggiori so-
no 1.402.013: si può concludere quindi che il 64% dei punti luce in Italia
è installato in uno dei 50 Comuni più grandi. Con il grafico riportato in
figura 29 si capisce subito però che non può bastare un unico parametro,
come il numero di abitanti per ogni punto luce, per definire un Comune più
o meno virtuoso. Caso eclatante è quello del Comune di Ravenna, che pur
essendo il ”peggiore” per numero di punti luce rispetto al numero di abi-
39
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
tanti (un punto luce ogni 4,37 abitanti), risulta il secondo più virtuoso per
numero di punti luce a chilometro quadrato di superficie amministrata, con
circa 55 punti luce per km2 . Incrociando i dati quindi, si scopre per esempio
che il Comune di Brescia è quello meno virtuoso in generale, dal momento
che si trova in quartultima posizione in entrambe le classifiche; si potrebbe
dire che il numero dei punti luce installati nel Comune di Brescia è notevole
e molto superiore alla media sia in relazione alla popolazione residente sia
alla superficie amministrata. Dal lato opposto troviamo per esempio il Co-
mune di Taranto, che con i suoi quasi 67 punti luce per km2 e un punto luce
ogni 12,32 abitanti, risulta essere il Comune più ”virtuoso” nella classifica
incrociata.
Per quanto riguarda la qualità dei punti luce, la già citata interrogazio-
ne del sistema I.Stat fornisce, sempre per l’anno 2012 ma per una platea
di città più ampia, anche la percentuale di punti luce il cui apparecchio
indirizza il flusso luminoso verso il basso e lo scherma, per evitare l’abba-
gliamento. Oltre a questo, si hanno anche i dati dell’incidenza dei punti luce
la cui lampada appartenga ad una certa tecnologia, in particolare o lampa-
de ai vapori di mercurio o a incandescenza, e la percentuale dei punti luce
alimentati tramite pannelli fotovoltaici. Si scopre cosı̀ che nel 2012 in media
poco più del 40% dei punti luci non erano tali da indirizzare il flusso verso
il basso nè da garantire l’utente nei confronti dell’abbagliamento. In più
per alcune città, anche fra le maggiori, si ha addirittura lo 0% di punti luce
che riescono ad indirizzare il flusso luminoso verso il baso ed a schermare
40
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
Tabella 2: Dati relativi alle 5 città italiane con maggior numero di punti luce.
Dati: ISTAT
41
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
assenza di questo sistema, dal momento che in media era presente in meno
dell’1% dei punti luce: in altri termini, si trovava un punto luce alimentato
con il fotovoltaico ogni 1000. Ciò può essere causato forse anche dalla limi-
tata disponibilità della tecnologia all’epoca o per un bilancio costi-benefici
peggiori di quello che si potrebbe aver al giorno d’oggi. E’ interessante rile-
vare però il caso di Benevento, città nella quale già nel 2012 quasi il 10% dei
punti luce (un totale di quasi 900 punti luce) erano alimentati da pannelli fo-
tovoltaici. Infine, si hanno i dati relativi all’incidenza di punti luce nei quali
il flusso luminoso è emesso da lampade ai vapori di mercurio o ad incande-
scenza. Questi dati sono particolarmente interessanti perchè a partire dalla
direttiva quadro europea EUP (Energy Using Products) 2005/32/EC si è
iniziato un processo di ammodernamento delle tecnologie disponibili per le
lampade, andando a limitare il mercato di quelle tecnologie ritenute danno-
se o non sufficientemente efficienti. All’interno della direttiva quadro sopra
citata sono state poi pubblicate alcune norme applicative espressamente per
il settore delle lampade, in particolare il regolamento n. 245/2009/CE, mo-
dificato dal regolamento n. 347/2010/CE, che stabiliscono una tabella di
marcia abbastanza serrata per la progressiva dismissione di queste due tec-
nologie di lampade; per quanto riguarda le lampade ai vapori di mercurio,
esse sarebbero dovuto andare completamente fuori mercato a partire dall’A-
prile 2015, mentre per le lampade ad incandescenza si è dovuto attendere
fino al Settembre 2018 perchè fossero messe al bando. Nel 2012 tuttavia
il nostro Paese era un po’ attardato: se di media solo poco meno del 30%
dei punti luce conteneva lampade di una tecnologia vetusta, tuttavia alcune
città fra le principali ne erano ancora ampiamente dotate. A Bologna era il
53% dei punti luce a dover essere ammodernato dal punto di vista della tec-
nologia impiegata, a Genova e Venezia il 28%, a Milano il 15%; da segnalare
la città di Aosta in cui, sebbene conti un numero limitato di punti luce (poco
più di 6.000 contro i 136.000 di Milano), ben il 96% di essi sarebbe stato da
ammodernare. A questo proposito si ricorda che proprio nel Settembre del
2012 venne pubblicato il documento ”Linee Guida: I fondamentali per una
gestione efficiente degli impianti di pubblica illuminazione”, al termine dei
lavori all’interno del Progetto Lumière, nato dalla collaborazione tra ENEA
ed il Ministero dello Sviluppo Economico. Nel sopracitato documento sono
analizzate brevemente le principali tecnologie disponibili per le lampade, e
già vengono messi in luce i difetti, quale scarsa efficienza e pericolosità, delle
lampade ai vapori di mercurio o ad incandescenza; questo a significare che
già 10 anni fa si era a conoscenza delle problematiche delle due tecnologie
di cui sopra e della necessità di un ammodernamento.
42
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
43
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
44
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
Figura 30: Punti luce nel Comune di Milano per tecnologia di lampade contenute.
Fonte: Sito del Comune di Milano
45
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
Tabella 3: Evoluzione dei consumi di energia elettrica per la città di Brescia dal 2012
al 2018.
Fonte: [9]
46
2.4 Situazione delle città italiane 2 DATI STORICI
passata da 135 a 55 W. I consumi annui di energia elettrica per IP, che nel
2014 erano poco meno di 17 GWh, ovvero circa 400 kWh per punto luce,
sono stati nel 2018 pari a 8,3 GWh, ovverosia circa 190 kWh a punto luce.
Il calo nei consumi potrebbe dipendere anche dalla riduzione del numero di
ore di funzionamento medio; ciò sarebbe dovuto principalmente all’installa-
zione di regolatori di flusso centralizzati avvenuto tra il 2007 e il 2013, che
ha coinvolto il 95% delle lampade installate e portato ad una riduzione del
20% dei consumi di energia elettrica19 .
2.4.2 Conclusioni
Quanto discusso nei paragrafi precedenti concerne solo una porzione del fe-
nomeno che si sta analizzando, avendo studiato, nei fatti, l’incidenza del
servizio di IP sui consumi energetici; più in generale si può affermare che
si è svolto fin qui un’analisi in termini esclusivamente quantitativi, rispet-
to ad esempio al numero dei punti luce in relazione alla popolazione o alla
superficie amministrata. Tuttavia a questo tipo di studio è necessario affian-
care un’analisi qualitativa, con cui si possa aggiungere alla valutazione sui
consumi, già effettuata, una valutazione rispetto alla prestazione cui sono
chiamati gli impianti di illuminazione. Per quanto discusso finora, infatti,
non si hanno tutte le informazioni necessarie per attuare un discrimine fra
una progettazione del servizio di IP efficiente e una viceversa inefficiente; è
essenziale comprendere quindi quali siano le esigenze e le richieste che l’illu-
minazione pubblica deve espletare. Nel paragrafo 2.4.1 sono stati riassunti
una serie di progetti di riqualificazione energetica occorsi nelle principali
città italiane, la bontà dei quali tuttavia è rimasta ancorata implicitamente
al fatto che venivano sostituite lampade obsolete o non efficienti con altre
di ultima generazione, come i LED; non si è approfondito, anche per la
mancanza di dati fisici, se il progetto avesse mantenuto o eventualmente
migliorato i livelli prestazionali del sistema di illuminazione preesistente. Al
fine di definire questi ultimi è utile richiamare quelli che sono i parametri
con cui viene affrontato lo studio del fenomeno dell’illuminazione, cui ci si
riferirà per semplicità con ”parametri illuminotecnici”.
19
Fonte: “Programma di efficientamento energetico degli impianti di illuminazione
pubblica” del Comune di Brescia.
47
3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
3 Normativa di riferimento
Nel presente capitolo si esporranno le evoluzioni legislative intercorse nel
settore dell’illuminazione pubblica e, conseguentemente, la normativa tecni-
ca di riferimento e i parametri tecnici con cui si può studiare il fenomeno.
Si ricorda che documenti di riferimento nel campo dell’illuminotecnica sono
emessi da tre organismi:
48
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
49
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
22
Titolo V della Costituzione italiana, Art. 117.
50
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
51
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
52
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Alle norme appena ricordate vanno aggiunte le leggi regionali della Puglia23 ,
della Sicilia24 , della Sardegna25 e della Liguria26 , che tuttavia risultano ana-
loghe a quelle ricordate nella tabella 4 e non apportano particolari novità.
Molte delle leggi regionali riportate nella tabella precedente sono tutt’oggi
in vigore, dimostrando da una parte la lungimiranza con cui vennero redatte
e dall’altra il fatto che ad ogni modo si è rimasti ancorati, a livello locale,
a norme di 15-20 anni fa. Come già accennato in tabella, l’analisi dei para-
metri energetici ed illuminotecnici introdotti dalle varie leggi regionali verrà
sviluppata nel prossimo paragrafo. Infine, si sottolinea la rilevanza che ha
avuto l’azione della Regione Veneto, la prima Regione italiana a dotarsi di
una norma contro l’inquinamento luminoso e promotrice di studi e attività
in tal senso [36] [6].
23
L.R. n. 15 del 23 Novembre 2005.
24
L.R. n. 4 del 22 Aprile 2005.
25
L.R. n. 2 del 29 Maggio 2007.
26
L.R. n. 22 del 29 Maggio 2007.
53
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
54
3.1 Excursus normativo 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
55
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
56
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Dove:
57
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
• Intensità luminosa
Esprime il flusso luminoso emesso entro un determinato angolo solido,
ed è, quindi, un vettore, caratterizzato da modulo, direzione e ver-
so. La definizione rigorosa è la seguente: individuata la direttiva che
unisce una sorgente puntiforme e una superficie infinitesima illumi-
nata, l’intensità luminosa equivale al rapporto tra il flusso luminoso
emesso dalla sorgente entro l’angolo solido infinitesimo che contiene la
superficie e l’ampiezza dell’angolo stesso. In formule:
dΦ
I= [cd] (2)
dΩ
Dove:
• Efficienza luminosa
Spesso, nella descrizione delle sorgenti luminose, per quantificare la lu-
ce emessa si ricorre, erroneamente, alla misura della potenza elettrica,
espressa in Watt; in realtà quest’ultima indica la quantità di energia
assorbita dalla sorgente luminosa, mentre non fornisce informazioni
rispetto alla luce resa. L’efficienza luminosa, essendo il rapporto tra il
flusso luminoso emesso da una sorgente e la potenza elettrica assorbita
dalla stessa come da equazione (3), esprime meglio l’efficienza di una
32
Detta anche visione diurna, è la visione dovuta unicamente all’attività dei coni della
retina ed è usata principalmente in presenza della luce diurna. Ad essa si contrappone
la visione ”scotopica” o notturna, nel momento in cui la Luminanza risulti minore di
10− 3cd/m2 .
58
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
• Temperatura di colore
La temperatura di colore, espressa in gradi Kelvin, è un parametro uti-
lizzato per individuare e catalogare, in modo oggettivo, il colore della
luce di una sorgente luminosa confrontata con la sorgente campione,
ovvero il corpo nero33 . Si tratta, quindi, di una grandezza fisica, che
fornisce informazioni rispetto alla tonalità della luce emessa dalla sor-
gente luminosa, in quanto a ciascuna temperatura di colore è associata
univocamente una tonalità [76]. Si capisce, quindi, che la temperatura
di colore sia un parametro fondamentale su cui basare alcune scelte
progettuali nella pratica. Nella tabella 8 si riporta la temperatura di
colore di alcune fra le sorgenti luminose più comuni.
33
Un corpo nero è un oggetto ideale che assorbe tutte le radiazioni elettromagnetiche
incidenti, evitando qualunque tipo di riflessione.
59
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
• Resa cromatica
L’indice di resa cromatica, più noto in letteratura con l’acronimo ingle-
se CRI34 , valuta la capacità di una sorgente di riprodurre fedelmente i
colori degli oggetti illuminati rispetto ad una sorgente di riferimento;
in altre parole, descrive la propensione di una sorgente luminosa ad
alterare il colore degli oggetti illuminati. Il valore della resa cromatica
varia tra 0 e 100, in cui quest’ultimo valore significa che non vi è al-
cuna differenza di percezione del colore sotto la sorgente analizzata e
con la sorgente di riferimento, e quindi nessuna distorsione del colore
degli oggetti illuminati.
60
3.2 Parametri illuminotecnici 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Dove:
• Luminanza
Viene definita come il rapporto tra l’intensità luminosa emessa da
una sorgente in una direzione e l’area apparente36 della superficie
emittente. Analiticamente vale l’equazione (6).
dIθ cd
Lθ = [ ] (6)
dS · cosθ m2
Dove:
61
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
62
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
63
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
diverso da quello atteso, o casi simili. Nella metodologia proposta dalla [70],
invece, i parametri di influenza, chiamati ”valori di ponderazione”, vanno
sommati fra loro, e successivamente sottratti dalla classe massima, ovverosia
la classe 6. Questo sta a significare che la classe finale sarà calcolata come
segue: X
Classe = 6 − VW S (7)
Dove il simbolo VW S sta ad indicare i valori di ponderazione. I parametri che
concorrono nella valutazione, e quindi nell’utilizzo della (7), sono riportati
nella tabella 10 per quanto riguarda le categorie ”M”; per quanto riguarda
le altre categorie si rimanda alla [70]. Si segnala che, per quanto riguarda la
64
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
alcuni metodi teorici che permettono una stima accurata, evitando, almeno
in fase iniziale, una campagna di indagine: si veda a tal proposito [4].
Si evidenzia che le classi appena esposte sono quelle riportate dalla norma
EN 13201-2 nella versione del 2016, che modificò le categorie introdotte dalla
versione precedente della stessa norma, del 2004: ad esempio, le classi ”M”
erano chiamate nella prima versione classi ”ME” o ”MEW”, le classi ”C”
erano ”CE” etc. Oltre che le sotto-aree stradali cui si riferiscono, le varie
classi si differenziano anche per i parametri illuminotecnici che coinvolgono:
nelle tabelle seguenti si riportano, oltre che ovviamente i valori stabiliti dalla
norma, anche il significato dei vari parametri, che si richiamano ovviamente
a quelli esposti nel paragrafo 3.2.
38
Ad esempio rotonde, incroci a raso di una certa complessità, percorsi a forte
promiscuità di veicoli e pedoni.
65
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Dove:
cd
Lmin = luminanza media della superficie stradale mantenuta [ m 2 ];
Uo = uniformità complessiva della luminanza [-]: misura la variazione
della luminanza e, quindi, indica quanto il manto stradale
permetta la visione di segnaletica orizzontale, oggetti e altri
utenti della strada;
Ul = uniformità longitudinale della luminanza [-]: come sopra, si
riferisce a lunghi tratti di strada ininterroti;
Uow = uniformità complessiva della luminanza su bagnato [-];
T I = soglia di abbagliamento [%]: indica che, sebbene l’illuminazione
stradale migliori le condizioni visive, può anche provocare
l’abbagliamento debilitante;
EIR = rapporto di illuminamento di bordo [-]: valuta l’illuminazione
dell’area esterna alla carreggiata, per identificare eventuali
pericoli.
66
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Dove:
Dove:
Ev,min = illuminamento su piano verticale [lux ];
Esc,min = illuminamento semi-cilindrico [lux ].
67
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Dove:
P W
Dp = n [ ] (8)
P m2 · lx
E i · Ai
i=1
Dove:
P = potenza elettrica assorbita dal sistema di illuminazione [W ];
Ei = illuminamento orizzontale della i -esima superficie illuminata [lx ];
Ai = area della i -esima superficie illuminata [m2 ];
n = numero delle superfici illuminate.
68
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
69
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
70
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
SL SE
IP EIL = · kL IP EIE = · kE (14)
SLR SER
Dove:
SL = SLEEC in luminanza [W/cd];
SLR = SLEEC in luminanza di riferimento [ W cd ];
W
SE = SLEEC in illuminamento [ lux·m2 ];
W
SER = SLEEC in illuminamento di riferimento [ lux·m 2 ];
kL , kE = fattori correttivi che dipendono dalle prestazioni
illuminotecniche raggiunte.
Per quanto riguarda i due parametri di riferimento, lo SLEEC in luminanza
di riferimento e lo SLEEC in illuminamento di riferimento, essi sono riportati
nella [74] in forma tabellare, in base alla categoria illuminotecnica stradale,
che va desunta dalla UNI 11248 [83]. Si riportano nella tabella 11, a titolo
d’esempio, i valori per quanto riguarda lo SLEEC in luminanza di riferimen-
to.
I fattori correttivi kL e kE , viceversa, hanno una formulazione matematica,
che si basa sul rapporto fra il parametro illuminotecnico realmente esplicato
ed il minimo richiesto dalla normativa tecnica. In formule:
Lm Em
kL = k1 · + k2 kE = k1 · + k2 (15)
Lm,R Em,R
Dove:
k1 = valore costante pari a 0,476;
k2 = valore costante pari a 0,524;
cd
Lm = luminanza media misurata nell’area illuminata [ m 2 ];
cd
Lm,R = luminanza limite richiesta dalla normativa [ m2 ];
Em = illuminamento medio misurato nell’area illuminata [lux];
Em,R = illuminamento limite richiesto dalla normativa [lux];
71
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Categoria
SLR [ W
cd ]
illuminotecnica
M1 0,49
M2 0,51
M3 0,55
M4 0,58
M5 0,60
M6 0,65
72
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
anche la valutazioni della P.A. nei confronti dei nuovi progetti: ad esempio,
la Regione Emilia Romagna ha stabilito che, a partire dal 2013, per i nuovi
sistemi di illuminazione la classe minima accettabile sia la C per l’indicatore
IPEA (IP EA > 0, 93) e la B per l’indicatore IPEI.
Φapp · Df f lm
ηa = [ ] (16)
Papp W
Dove:
Φapp = flusso luminoso nominale iniziale emesso dall’apparecchio di
illuminazione nelle condizioni di utilizzo di progetto e a piena
potenza [lm];
Df f = frazione del flusso emesso dall’apparecchio di illuminazione
rivolta al di sotto dell’angolo di 90° con il nadir;
Papp = come per (12) [W ].
Anche l’IPEI* mantiene la definizione con cui era stato introdotto dalla [74],
in quanto rimane il rapporto fra due parametri, uno reale ed uno di riferi-
mento, che misurano quanta potenza viene impiegata rispetto ai risultati
illuminotecnici esplicati. Analiticamente, l’IPEI* si trova come da
P
∗ Papp 1
IP EI = n · (17)
P 0, 8 Dp,R
(E i · · Ai )
i=1 M Fi
41
Il decreto recita, all’art.1 ”Sono adottati i criteri ambientali minimi per i prodotti e
servizi di relativi alla acquisizione di sorgenti luminose per illuminazione pubblica, per
l’acquisizione di apparecchi per l’illuminazione pubblica e l’affidamento del servizio di
progettazione di impianti per illuminazione pubblica”.
42
Rapporto fra l’efficienza globale dell’apparecchio con quella di riferimento
73
3.3 Indici prestazionali 3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Dove:
Papp = come per (12) [W ];
Ei = come per (8) [lx ];
M Fi = coefficiente di manutenzione;
Ai = area della i -esima superficie illuminata [m2 ];
Dp,R = densità di potenza di riferimento, rif. tabellare in [56] [ mW
2 ·lx ].
43
Rispetto al parametro Dp definito da [87] di cui all’equazione (8).
74
4 METODOLOGIA
4 Metodologia
In questo capitolo verrà discusso l’approccio metodologico, ovverosia lo sche-
ma generale delle attività che devono essere svolte nell’ambito del progetto
di riqualificazione di un sistema di illuminazione stradale. Risulta evidente
la necessità di definire quali siano gli obbiettivi che si vuole raggiungere con
la riqualificazione, in base ai quali poi definire lo schema di attività. Come
descritto nei paragrafi precedenti, l’impianto di illuminazione pubblica ha
come principale finalità quella di garantire i requisiti minimi di sicurezza
per lo svolgimento delle attività umane nei luoghi illuminati: per quanto
riguarda le strade, ad esempio, il livello di sicurezza da garantire viene sta-
bilito secondo le classi di traffico e usi territoriali delle stesse, cosı̀ come
previsto dalla normativa. Tuttavia, le esigenze di contenimento dell’utilizzo
di energia elettrica e di riduzione degli effetti dell’inquinamento luminoso,
esposte nel capitolo 1, comportano l’aggiunta all’obbiettivo minimo di ga-
rantire la sicurezza anche altre finalità: la massima riduzione dello spreco di
energia, con le emissioni inquinanti che ciò comporta, ed il ridotto impatto
economico.
Sebbene in letteratura siano presenti svariati metodi [4], nel presente
lavoro è stato adottato un metodo a due fasi: nella prima fase si concen-
tra sullo studio dello stato dell’arte del sistema di illuminazione pubblica,
mentre la seconda è riferita alla progettazione di interventi di riqualificazio-
ne del sistema stesso. L’obbiettivo della prima fase è di analizzare lo stato
del sistema, valutando il rispetto di cui sopra, ovverosia nei confronti della
sicurezza e dell’efficienza energetica. Nella descrizione della seconda fase, vi-
ceversa, si discuteranno i processi che portano alla definizione di un progetto
di riqualificazione che assicuri il miglioramento della situazione preesistente.
Si riporta il flusso di lavoro sinteticamente descritto in figura 36.
75
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
76
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
77
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
78
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
diretto verso l’alto, il cosidetto Cut Off ; questo concetto verrà appro-
fondito nel prosieguo del capitolo. Si ritiene indispensabile accennare
che la definizione di armature Cut-Off non è univoca, e che quindi
non può essere univoco il metodo di classificazione da utilizzare nel-
l’attività di censimento; è necessario, ovviamente, che queste due siano
coerenti fra loro.
79
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
80
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
81
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
82
4.1 Analisi delle condizioni attuali del sistema 4 METODOLOGIA
requisiti minimi di sicurezza, il loro ripristino deve essere posto alla base
del progetto di riqualificazione, valutando poi in secondo luogo gli eventuali
risparmi energetici rispetto alla situazione preesistente. Il reperimento dei
dati reali di illuminazione può essere effettuato seguendo due diverse meto-
dologie: una campagna di misure illuminotecniche in situ o una simulazione
delle condizioni attraverso software. Ovviamente, sia le misure che il calcolo
dei parametri illuminotecnici devono essere eseguiti nel rispetto delle pre-
scrizioni normative, ed in particolare con quanto riportato da [85] e [86]. Nel
caso si effettui una campagna in situ, per ciascuna strada devono essere svol-
te indicativamente le seguenti misure: deve essere misurato l’illuminamento
orizzontale sui marciapiedi e sulle carreggiate, la luminanza sulle carreggiate
in entrambe le direzioni, ed infine l’illuminamento verticale e semicilindrico
sui marciapiede in entrambe le direzioni48 . Per condurre una campagna di
misurazioni dell’illuminazione in situ è essenziale progettare e prevedere una
griglia di misura adeguata, individuando il numero minimo di punti in cui
misurare l’illuminamento e luminanza. Si rimanda alla letteratura scientifica
e alla norma [86] per maggiori dettagli.
83
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
84
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
Per quanto riguarda la prima categoria di interventi, ovverosia quelli che in-
teressano esclusivamente l’alimentazione dei circuiti esistenti, si tratta fon-
damentalmente di inserire strumenti, quali orologi astronomici49 o regola-
tori di flusso50 , nei quadri esistenti. Tuttavia, questi interventi comportano
notevoli problematiche: innanzi tutto, è necessario che le linee ed i quadri
elettrici su cui si vuole agire siano in ottimo stato ed accessibili; inoltre anche
lo stato delle altre parti componenti l’impianto, come apparecchi luminosi e
lampade, deve essere in buono stato; infine, per quanto riguarda i regolatori
di flusso, le lampade devono appartenere ad una tecnologia che permetta un
risparmio effettivo nell’essere alimentate con un livello di tensione più basso.
Intervenire sulle sole sorgenti luminose può essere, viceversa, più effica-
ce. Ad esempio, la valutazione e l’individuazione delle tipologie di sorgenti
luminose meno efficienti presenti in un impianto, e la loro sostituzione, può
essere la procedura più semplice e veloce per ridurre i consumi energetici
della rete di illuminazione pubblica. Alla semplicità concettuale in cui con-
sta, tuttavia, si associano comunque alcune problematiche: la sostituzione
delle lampade necessita, in ogni modo, di un’analisi approfondita della situa-
zione preesistente, al fine di evitare inconvenienti riguardanti altri aspetti
dell’illuminazione, come la resa cromatica o alla temperatura di colore, o
49
Agisce direttamente sul circuito, attivandolo o disattivandolo, in base all’orario di alba
e tramonto.
50
Fondamentalmente permette di stabilire un valore di tensione ridotto con cui
alimentare le lampade, ottenendo un rilevante risparmio energetico.
85
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
86
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
I termini che compaiono nella (18) vengono specificati nelle equazioni se-
guenti (19), (20) e (21).
87
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
k
X tdi
C= · (cLi + cMi ) · ndLi (21)
ddi
i=1
Dove:
A = risparmio dovuto alla ridotta potenza installata [€/anno];
B = costi di manutenzione nello stato attuale [€/anno];
C = costi di manutenzione nello stato modificato [€/anno];
Ap = costo della bolletta elettrica nello stato attuale [€/anno];
Ad = costo della bolletta elettrica nello stato modificato [€/anno];
Pp = potenza totale installata nello stato attuale [W];
Pd = potenza totale installata nello stato modificato [W];
tp = tempo di utilizzo nello stato attuale [h/anno];
td = tempo di utilizzo nello stato modificato [h/anno];
CkW h = costo dell’elettricità [€/kWh];
tpi = tempo di utilizzo nello stato attuale della i-esima lampada
[h/anno];
tdi = tempo di utilizzo nello stato modificato della i-esima lampada
[h/anno];
dpi = vita utile nello stato attuale della i-esima lampada [h];
ddi = vita utile nello stato modificato della i-esima lampada [h];
cLi = costo di acquisto della i-esima lampada [€];
cMi = costo di sostituzione della i-esima lampada [€];
npLi = numero di lampade installate nello stato attuale nell’i-esimo
apparecchio;
npLi = numero di lampade installate nello stato modificato nell’i-esimo
apparecchio;
88
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
Dalla precedente si evince come, nella pratica, tale parametro indichi, ab-
bastanza grossolanamente, il numero di anni necessari per far corrispondere
i risparmi guadagnati annualmente con le spese sostenute per ottenerli. Per
quanto riguarda l’investimento iniziale, si ritiene non pertinente al lavoro in
oggetto entrare nell’argomento; tuttavia, esso può essere stimato attraverso
un computo metrico, e si ritiene comunque un parametro noto o facilmente
reperibile.
T = D + Clh + I + CM + M (23)
89
4.2 Progetto di riqualificazione 4 METODOLOGIA
Dove:
D = costo orario del materiale impiegato, lampada esclusa [€/h];
A = costo del materiale ausiliari elettrici [€];
B = vita utile ausiliari elettrici [anno];
H = ore di funzionamento annuo [h/anno];
Clh = costo orario della lampada [€/h];
E = costo della lampada [€];
F = numero delle lampade [-];
HV = vita utile della lampada [h];
I = costo orario dell’energia elettrica [€/h];
CM = costo orario di manutenzione [€/h];
Cmh = costo orario di manutenzione ausiliari [€/h];
Cmh,sost = costo orario di sostituzione [€/h];
M = costo per altri interventi [€/h];
KM = coefficiente pari a 0,20;
D = costo della bolletta elettrica nello stato attuale [€/anno].
J
SP B = (28)
(Tvs − Tns ) · H
Dove:
J = investimento iniziale [€];
Tvs = costo orario dello stato attuale [€/h];
Tns = costo orario dello stato modificato [€/h].
90
5 CASO STUDIO: FASE I
91
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
92
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Con una prima semplice elaborazione si ottengono alcuni dati che ci permet-
tono di confrontare la situazione del Comune in esame con quelli analizzati
nel paragrafo 2.4. Sono presenti in totale 2.679 punti luce, ovverosia 1 pun-
to luce ogni 4,5 abitanti e poco meno di 33 punti luce per kmq di superficie
amministrata; su questo ultimo dato influisce molto il fatto che la popola-
zione sia distribuita fra le 14 frazioni, che fa calare notevolmente la densità
abitativa (149 ab./kmq, contro i più di 2.000 ab./kmq di Roma ad esempio).
La potenza totale installata è pari a 350,3 kW, equivalente a 4,3 kW per
kmq e con una media quindi di 130 W per ciascun punto luce.
Dopo questa caratterizzazione generale della situazione, si procedere
adesso ad analizzare nello specifico tutte le informazioni contenute nel data-
set. Per quanto riguarda i quadri generali, che in totale sono 64 (45 per Lari
e 19 per Casciana Terme), cui afferiscono in media circa 42 punti luce cia-
scuno; la potenza delle lampade collegate vale di media 5,4 kW. Per quanto
concerne i sostegni, le tipologie presenti sono: palo classico, a mensola, a
muro, a terra, lampione da giardino, sbraccio su palo o su albero. Una ulte-
riore categoria è nominata nel censimento ”PRO SU PL SOPRA”, che sta a
significare un proiettore ancorato ad un sostegno già impegnato per un altro
punto luce; nonostante sia conteggiato nello stesso punto luce le lampade
sono separate e di tipologia diversa, motivo per cui nell’elaborazione sono
analizzati separatamente. In figura 40 è riportato uno di questi casi, sito in
via Fratelli Cervi a Perignano. La grande maggioranza dei sostegni sono del
tipo palo classico: infatti, 2.190 punti luce sono ancorati a questa tipologia
di sostegno, mentre la seconda categoria più numerosa sono quelli a muro
che contano 395 punti luce. Per quanto riguarda i sostegni a palo classico,
può essere interessante analizzare l’altezza degli stessi, dal momento che il
54
Valuta la dispersione di flusso luminoso verso l’alto. Si veda il paragrafo X per una
spiegazione più approfondita.
93
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 40: Esempio di proiettore ancorato sopra altro punto luce, cui mutua il
sostegno.
94
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 41: Dispersione delle altezze dei pali di sostegno, epurata dalle frequenze
minore.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari
ra nei confronti della dispersione della luce verso l’alto. In questa prima
analisi si possono suddividere le varie armature seguendo le indicazioni date
dall’Illuminating Engineering Society nel 2000, che distingueva quattro di-
verse categorie, a seconda dell’intensità luminosa dispersa verso l’alto o con
angoli comunque vicini ai 90° rispetto al nadir57 :
• armature Full Cut-Off : se l’intensità luminosa (misurata in candele,
cd ) emessa in corrispondenza od al di sopra di un angolo di 90° rispetto
al nadir è pari a 0 candele, e se l’intensità luminosa in corrispondenza
o al di sopra di un angolo verticale di 80° rispetto al nadir non supera
numericamente il 10% del flusso luminoso (misurato in lumen, lm)
della lampada o delle lampade nell’apparecchio di illuminazione;
• armature Cut-Off : se l’intensità luminosa emessa in corrispondenza
od al di sopra di un angolo di 90° e di 80° rispetto al nadir non supera
rispettivamente il 2,5% ed il 10% del flusso luminoso della lampada o
delle lampade nell’apparecchio;
• armature Semi Cut-Off : se l’intensità luminosa emessa in corrispon-
denza od al di sopra di un angolo di 90° e di 80° rispetto al nadir
non supera rispettivamente il 5% ed il 20% del flusso luminoso della
lampada o delle lampade nell’apparecchio;
57
Intersezione della perpendicolare all’orizzonte passante per l’osservatore, con l’emisfero
celeste invisibile; è l’antipode dello zenit.
95
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Nella tabella 13 sono riportati per una lettura più agevole i limiti sopra
esposti. Nel dataset che è stato elaborato tuttavia la variabile categorica
che contiene l’informazione sul tipo di schermatura dell’armatura ha soltan-
to 3 valori possibili, ”Si”, ”No” e ”-”. Attraverso lo studio di alcuni casi
particolari, si è concluso di far corrispondere ai valori ”Si” le armature di
tipo Full Cut-Off ; ai valori ”No” le armature Non Cut-Off ; ad una terza
categoria, che chiameremo per semplicità Cut-Off, tutte quelle armature cui
corrisponde un valore di schermatura ”-”, con significato fisico di insieme
di armature che non rispettano i limiti previsti per le Full Cut-Off ma che
comunque schermano almeno in parte l’emissione di luce verso l’alto.
96
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 46: Esempio di punto luce con armature del tipo ”quadretto LED”.
97
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
98
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
All’interno della variabile ”Altro” sono stati aggregati i dati relativi alle
lampade al Neon e ai punti luce che contengono due lampade di tecnologia
diversa; la scarsa numerosità di questi casi rende questi dati trascurabili. Ri-
sulta molto interessante paragonare fra loro le varie tecnologie rispetto alla
potenza installata per ciascuna di esse. Nella tabella 14 sono elencati i dati
principali per studiare quanto descritto, ovvero la potenza installata, totale
e media, e l’altezza media del sostegno su cui è stata installata la lampa-
da della singola tecnologia. Questo perchè, come già ricordato all’inizio del
presente paragrafo, l’altezza cui è posizionata la sorgente luminosa rispetto
ad una superficie ha incidenza quadratica sul livello di illuminamento sulla
superficie stessa. Senza considerare l’altezza del sostengo, si potrebbe soste-
nere che le lampade a risparmio energetico, ancorchè le lampade al Neon,
sono quelle più performanti, dal momento che di media è sufficiente una
lampada da poco meno di 20 W per soddisfare i requisiti di illuminamen-
to, di cui al paragrafo 3.3.2. Tuttavia il dato sull’altezza media evidenzia
che le lampade a risparmio energetico sono posizionate di media a meno di
un metro da terra; ben differente dai quasi 7 metri delle lampade SAP e
Tabella 14: Dati relativi alla potenza installata in dipendenza della tecnologia della
lampada.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari
99
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
dai 9 metri cui sono posizionate di media le lampade miste SAP/JM. Per
questo motivo si sono costruiti dei cluster di punti luce dalle caratteristiche
analoghe, per poi paragonare la potenza media delle lampade installate al
loro interno, quando ci siano abbastanza dati su cui basare l’analisi. I clu-
ster sono stati creati basandosi su due caratteristiche, quelle che più di tutte
possono influenzare la potenza minima della sorgente luminosa: l’altezza del
sostegno e la tipologia di armatura. Per quanto riguarda prima caratteristi-
ca, sono state prese le 3 altezze più frequenti, come da figura 41, ovvero 9
metri, 7 metri e 3,5 metri. Per quanto riguarda la seconda, ovvero la tipo-
logia di armatura, le uniche armature per cui si hanno dati sufficienti sono
quelle stradali ed ”a lanterna”. Nella tabella 15 è mostrata l’elaborazione di
quanto appena descritto per quanto riguarda le armature del tipo stradale
classico, le più diffuse come da figura 42; le tecnologie di lampade analizzate
riguardano le più frequenti, come da figura 47. Per i 9 metri non si hanno
dati sufficienti per poter paragonare fra loro le tecnologie, dal momento che
nessuna lampada a LED nè ai vapori di mercurio è installata a tale altezza.
Per le altre due altezze viceversa tale paragone può essere messo in atto,
evidenziando che le lampade LED hanno bisogno di una potenza minore a
Tabella 15: Confronto fra le varie tecnologie di lampade contenute nelle armature
stradali classiche a diverse altezze.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari
100
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
parità di altezza cui vengono poste e di armature; minore circa della metà
nei confronti delle più numerose lampade ai vapori di sodio ad alta pressione
e agli ioduri metallici, e addirittura pari ad un terzo della potenza media
delle lampade ai vapori di mercurio. Discorso analogo può essere fatto per
l’armatura del tipo ”a lanterna”, la cui unica altezza significativa è di 3,5
metri, come si riporta in tabella 16. Anche in questo caso si conferma per
l’appunto che le lampade LED necessitano di circa la metà della potenza
delle lampade SAP, e di una frazione ancora minore rispetto alla poten-
za necessaria per le lampade agli ioduri metallici. Tuttavia, l’esiguità dei
casi di lampade a LED (3) e JM (10) non rassicurano sulla possibilità di
generalizzare l’analisi appena esposta.
Tabella 16: Confronto fra le varie tecnologie di lampade contenute in armature di tipo
”a lanterna” a 3,5 metri di altezza.
Elaborazione su dataset IP Casciana Terme - Lari
101
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
una prima problematica rilevata perchè comporta, dal punto di vista pra-
tico, l’impossibilità di estendere a tutto il dataset le stesse operazioni o gli
stessi algoritmi senza effettuare un check per ciascun quadro generale: nel
caso di studio in oggetto i quadri generali sono relativamente pochi, 63 in
totale, ma si può facilmente immaginare quanto possa essere oneroso, dal
punto di vista temporale, questa operazione per impianti più estesi. Per
quanto riguarda invece gli attributi, ovvero le colonne del dataset, essi pos-
sono essere divisi in due marco-aree: nella prima è riportato l’identificativo
e l’ubicazione del quadro generale, il POD (si veda il paragrafo 4.1), il
numero della fattura ed il periodo cui si riferisce, le letture ad inizio ed a
fine periodo e il consumo di energia elettrica. Nella seconda parte, invece,
sono riportati le informazioni economiche, ovverosia l’importo netto della
fattura e tutte le voci concernenti varie imposte, fino al totale complessivo
pagato. I dati rilevanti da utilizzare nello studio che si sta svolgendo sono
evidentemente quelli raccolti nella prima macro-area; elaborando questi ul-
timi, infatti, si riesce ad ottenere informazioni rispetto alle ore di attività
del quadro generale, ovverosia rispetto alle ore di accensione dei punti luce.
Si deve precisare che, non essendo a conoscenza di eventuali meccanismi di
regolazione del periodo di accensione del singolo punto luce, ciò che è pos-
sibile fare è stimare l’intervallo di accensione del complesso di punti luce
collegati al dato quadro generale, dividendo i consumi di quest’ultimo, presi
dalla relativa bolletta, per la potenza installata, desunta viceversa dal primo
dataset studiato. Nella figura seguente sono graficati i risultati dell’elabo-
razione appena descritta; per non appesantire ulteriormente il grafico sono
riportati i dati solo per il 45 quadri generali afferenti al settore di Lari.
E’ evidente che un grafico come quello riportato in figura 48 è molto genera-
le e complesso da analizzare quantitativamente. Tuttavia, evidenzia subito
alcune informazioni importanti: ad esempio, si nota che tutti i quadri gene-
rali, indipendentemente dal numero di punti luce che servono, sono utilizzati
fra le 3.000 e le 4.000 ore all’anno, ovverosia grossolanamente fra le 8 e le 11
ore al giorno. Risalta agli occhi il dato del quadro generale n°16, che viene
utilizzato per circa 16.000 ore all’anno, cioè 43,8 ore al giorno, dato al di
fuori dell’intervallo di validità; fortunatamente, avendo copia delle bollette
relative a tale quadro generale, si può subito individuare l’errore nel calco-
lo della potenza installata, contenuto nel dataset del censimento. Un’altra
situazione potenzialmente problematica potrebbe essere quella relativa al
quadro generale n°44, che viene utilizzato per circa 16 ore l’anno: tuttavia,
il dataset del censimento in questo caso è preciso e rivela che si tratta del
quadro generale cui sono collegati i quattro fari del campo dal calcio di Ca-
sciana Alta, motivo per cui si ritiene che un dato cosı̀ ridotto di utilizzo sia
102
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 48: Distribuzione delle ore di accensione annue dei quadri generali di Lari per il
trienno 2018-2020.
103
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 49: Distribuzione delle ore di accensione giornaliere di alcuni quadri generali di
Lari per l’anno 2020.
per cui la cadenza delle bollette è bimestrale; analoga analisi, che risulta anzi
più accurata, è stata svolta per i quadri con cadenza delle bollette mensile.
La riduzione di utilizzo nei mesi estivi è quindi confermata, e, mediata fra
tutti i quadri generali, vale circa il 44%.
104
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
105
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
106
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
107
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
(a) a
(a) b
108
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Categoria illuminotecnica M
Parametro Valutazione Valore
Velocità Bassa 0
Volume traffico Alto 0.5
Composiz. traffico Misto, prevalenza motorizz. 2
Carreggiate separate No 1
Densità intersezioni Alta 1
Veicoli parcheggiati Si 0.5
Luminanza amb. Moderata 0
Visuale di guida Buona 0
P
6 − VW S = 1 → M 1
109
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Categoria illuminotecnica M
ID Strada Periodo I Periodo II Periodo III
S1 Via del Commercio 2 3 4
S2 Via Gramsci 1 1 3
S3 Via Carducci 3 4 5
S4 Via Rossini 4 4 5
S5 Via Ricasoli 4 4 5
S6 Via Pertini 3 3 4
S7 Via del Commercio Nord 2 2 3
S8 Via Merello 4 4 4
S9 Via Salgari 4 4 5
S10 Via del Poggetto 3 3 4
S11 Via G. Galilei 2 3 4
S12 Via del Pari 3 3 4
Categoria illuminotecnica C
ID Strada Periodo I Periodo II Periodo III
S1 Via del Commercio 3 4 5
S2 Via Gramsci 2 3 5
S3 Via Carducci 3 4 5
S4 Via Rossini 4 4 5
S5 Via Ricasoli
S6 Via Pertini 3 4 5
S7 Via del Commercio Nord 3 3 4
S8 Via Merello 4 4 5
S9 Via Salgari
S10 Via del Poggetto 3 3 4
S11 Via G. Galilei 4 4 5
S12 Via del Pari
110
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Categoria illuminotecnica P
ID Strada Periodo I Periodo II Periodo III
S1 Via del Commercio 2 3 5
S2 Via Gramsci 2 2 4
S3 Via Carducci 3 4 5
S4 Via Rossini
S5 Via Ricasoli 5 5 6
S6 Via Pertini 3 3 4
S7 Via del Commercio Nord 3 3 4
S8 Via Merello 3 3 4
S9 Via Salgari 5 5 6
S10 Via del Poggetto
S11 Via G. Galilei 3 4 5
S12 Via del Pari 4 4 5
111
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 54: Estrapolazione dal dataset contenente i dati fotometrici per l’apparecchio
KAOS 1.
112
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
la figura 54 si riporta, a titolo d’esempio, parte del set di dati fotometrici per
quanto riguarda l’apparecchio ”KAOS 1” dell’azienda AEC Illuminazione,
corrispondente all’apparecchio ID 3 di tabella 20; nella figura 55 la curva
fotometrica risultante, caricata successivamente sul software stesso. E’ ne-
cessario sottolineare che questo tipo di analisi non è stata compiuta su tutti
gli apparecchi installati, reperibili nell’analisi esposta al paragrafo 5.1.1, ma
solamente nei confronti di quelli installati nelle 12 strade analizzate, di cui
al paragrafo precedente. Nella tabella 20 sono riportati, in sintesi, i risultati
dell’analisi appena esposta. Nella colonna ”dati” sono riportati i seguenti:
113
5.1 Caratteristiche del sistema 5 CASO STUDIO: FASE I
114
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
115
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Figura 57: Illuminamento orizzontale sulla corsia pedonale opposta agli apparecchi
luminosi di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori.
Figura 58: Luminanza della carreggiata di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori.
Figura 59: Illuminamento orizzontale sulla corsia pedonale contigua agli apparecchi
luminosi di Via Gramsci, visualizzata in falsi colori.
116
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
luminanza, con una scala di colori, che non sono ovviamente gli stessi che si
percepiranno nella realtà. E’ importante anche sottolineare che sono stati
riportati i valori di due parametri illuminotecnici diversi fra la carreggiata
ed le corsie pedonali: per la carreggiata sono riportati i livelli di luminanza,
mentre per le corsie pedonali è riportato l’illuminamento orizzontale. Que-
sto è dovuto al fatto che i requisiti minimi di sicurezza si esplicano rispetto
a parametri illuminotecnici differenti, a seconda delle caratteristiche funzio-
nali della porzione oggetto di studio. Dalle tabelle da 32 a 35, contenenti
i valori minimi dei vari parametri illuminotecnici, nel paragrafo 3.3.2, si
comprende facilmente quanto appena esposto. Il software permette, inoltre,
di computare le classi illuminotecniche cui appartengono le varie porzioni,
seguendo le indicazioni della norma [84]; automaticamente svolge, e resti-
tuisce in output, l’informazione rispetto alla verifica o meno dei requisiti
minimi di sicurezza. In figura 60 è riportata la valutazione del rispetto di
questi ultimi, sempre per quanto concerne Via Gramsci e per il Periodo I.
Si evidenzia che, per quanto riguarda la sede carrabile, il software organizza
due serie di valutazioni: questo è necessario per eseguire i calcoli in accordo
con la [85], che impone che la luminanza media debba essere calcolata per un
osservatore posto al centro di ciascuna corsia di circolazione, ad un’altezza
di un metro e mezzo da terra61 .
Figura 60: Valutazione del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per Via Gramsci.
61
Punto 7.1.4 della EN13201-3.
117
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Si nota che molti dei requisiti non vengono rispettati, segnalati con il colore
rosso: in particolare, si può desumere che le corsie stradali siano quelle più
carenti dal punto di vista della sicurezza, dal momento che sia la luminanza
media che l’uniformità complessiva della luminanza non risultano sufficien-
ti, essendo la prima inferiore alle 2 cd/m2 che richiede la normativa62 , e
la seconda al valore di 0,4 che è il limite minimo. Una valutazione diversa
deve essere fatta per i due marciapiedi: il requisito relativo all’illuminamen-
to medio è notevolmente soddisfatto dal marciapiede su cui sono installati
gli apparecchi luminosi63 e di poco non soddisfatto dal marciapiede sito sul
lato opposto, ed, inoltre, entrambi superano i requisiti per il riconoscimen-
to facciale. La situazione cambia notevolmente con il cambiare delle fasce
orarie, ovviamente, dal momento che cambiano notevolmente le classi illu-
minotecniche, come si può evincere confrontando fra loro le tabelle 18 e 19.
Abbassandosi il valore minimo dei parametri illuminotecnici in gioco, molti
requisiti risultano soddisfatti: per quanto riguarda il periodo III, per il qua-
le si arriva, ad esempio, in classe M3 per quanto riguarda le corsie stradali,
vengono soddisfatti tutti i requisiti per tutte le porzioni, fatta eccezione
per l’uniformità globale di luminanza per quanto concerne appunto le corsie
stradali.
L’analisi eseguita per Via Gramsci, appena esposta, è stata svolta per
tutte le 12 strade del campione scelto, di cui al paragrafo 5.1.2.
Figura 61: Variazione percentuale del numero di requisiti non rispettati dalle strade
del campione in relazione al Periodo.
62
Si faccia riferimento alla tabella 32.
63
Il colore rosso in questo caso è soltanto un piccolo bug del software, peraltro ricorsivo.
118
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Classi M
Misurati Requisiti
IDs IDa Lm Uo Ul TI REI Lm Uo Ul TI REI
S1 A1 0,6 0,28 0,22 6 0,55 1 0,4 0,6 15 0,3
S2 A2 1,55 0,35 0,75 12 0,32 2 0,4 0,7 10 0,35
S3 A3 0,73 0,34 0,74 5 0,29 1 0,4 0,6 15 0,3
S4 A3 1,44 0,52 0,82 4 0,55 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S5 A4 0,52 0,01 0,01 26 0,21 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S6 A1 0,79 0,49 0,59 3 0,6 1 0,4 0,6 15 0,3
S7 A5 0,64 0,1 0,22 194 0,33 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S8 A6 0,43 0,21 0,28 163 0,52 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S9 A4 0,61 0,12 0,09 16 0,29 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S10 A3 0,28 0,02 0,1 8 0,69 1 0,4 0,6 15 0,3
S11 A3 1,23 0,52 0,66 5 0,7 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S12 A3 0,28 0,02 0,09 7 0,65 1 0,4 0,6 15 0,3
Tabella 21: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M delle strade del
campione, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.
119
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Tabella 22: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C delle strade
del campione, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.
Classi P
Misurati Requisiti
IDs IDa Em Emin Ev,m Esc,m Em Emin Ev,m Esc,m
S1 A1 6,6 1,63 0,06 0,37 10 2 3 2
S2 A2 25 15 3,49 3,02 10 2 3 2
S3 A3 16,2 11,3 0,38 0,46 7,5 1,5 2,5 1,5
S5 A4 10,2 0,47 0 0 3 0,6 1 0,6
S6 A1 13,5 9,1 2,09 1,51 7,5 1,5 2,5 1,5
S7 A5 10,2 1,14 1,01 0,92 7,5 1,5 2,5 1,5
S8 A6 5,15 0,92 0,71 0,63 7,5 1,5 2,5 1,5
S9 A4 11,6 4,79 0 0 3 0,6 1 0,6
S11 A3 20 14 0,34 0,57 7,5 1,5 2,5 1,5
S12 A3 4,09 0,08 0,05 0,03 5 1 1,5 1
Classi C
Misurati Requisiti
IDs IDa Em Uo Em Uo
S1 A1 10,5 0,18 15 0,4
S2 A2 26 0,43 20 0,4
S3 A3 14,8 0,35 15 0,4
S4 A3 27 0,54 10 0,4
S6 A1 14 0,5 15 0,4
S7 A5 6,5 0,13 15 0,4
S8 A6 4,69 0,17 10 0,4
S10 A3 5,88 0,01 15 0,4
S11 A3 23 0,49 10 0,4
120
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
ed S10 per le classi P e le strade S5, S9 e S12 per le classi C: come si evince
dalle tabelle 18 e 19, tali strade non contengono porzioni di carreggiata
appartenenti alle classi P e C.
121
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Nella tabella 23, sono riportati i risultati del calcolo del parametro
IPEA* per il campione di strade. Si possono distinguere sostanzialmente
3 macro gruppi di strade: il primo, in cui in realtà è contenuta soltanto Via
Gramsci (S2), delle strade in cui sono installati apparecchi ottimali dal pun-
to di vista prestazionale (classi IPEA* superiori alla A); un secondo gruppo
relativo a quelle strade il cui impianto di illuminazione prevede apparec-
chi dalle prestazioni medio-buone (classi IPEA* B e C); infine un gruppo
di strade i cui apparecchi luminosi risultano scadenti (classi D ed inferio-
ri). Andando a studiare più da vicino il primo gruppo, ovverosia come già
detto la sola Via Gramsci, si evidenzia che, effettivamente, gli apparecchi
luminosi installati sono di ultima generazione, e corrisponde all’ID A2 della
tabella 20: la lanterna è il prodotto Light 34 dell’azienda Neri S.P.A.68 . Gli
66
Un regolatore elettronico, che serve per controllare la potenza elettrica assorbita, in
questo caso dall’apparecchio luminoso.
67
Tra potenza assorbita e prestazioni illuminotecniche sussiste una dipendenza di tipo
lineare.
68
Codice completo del prodotto: SN343L 21 1D3 ZZ
122
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
123
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Tabella 24: Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade.
124
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
125
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Tabella 26: Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione del
rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade, per il Periodo I.
Nella tabella 26 sono contenuti i principali dati per effettuare una anali-
si complessiva dello stato esistente, relativi al Periodo I dell’arco notturno.
Oltre i 4 parametri energetici, contenuti nelle colonne 2-5, è riportata una
sintesi dei requisiti di sicurezza: nelle colonne Em e Lm è contenuta l’in-
formazione concernente il rispetto o meno del requisito, rispettivamente, di
illuminamento medio, riguardante le classi P, e di luminanza media, per le
classi M. La colonna Prest. contiene l’informazione rispetto a tutti gli altri re-
quisiti caratterizzanti le classi P, come l’illuminamento minimo e i due valori
dell’illuminamento69 necessari per il riconoscimento facciale. Nella colonna
Mrest. , viceversa, sono contenuti tutti i requisiti che caratterizzano le classi
M oltre alla luminanza media, già contenuta nella colonna Lm ; qui rientra-
no i due parametri che valutano l’uniformità di luminanza, la valutazione
dell’abbagliamento e dell’illuminamento di bordo. E’ necessario sottolineare
che, per quanto riguarda le colonne Presto e Mresto , è sufficiente che uno dei
69
Si tratta dell’illuminamento su piano verticale Ev,min e semicilindrico Esc,min .
126
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
127
5.2 Analisi prestazionale 5 CASO STUDIO: FASE I
Al termine della simulazione e delle valutazioni che sono state esposte nel
presente capitolo, si ha la possibilità di raggruppare le principali informazioni
per ciascuna strada dell’impianto studiato. Per quanto concerne il campione
di strade oggetto di studio del presente lavoro, in figura 63 è contenuto
un esempio di scheda-tipo, realizzata per Via G. Galilei a Lavaiano. E’
stato scelto di riportare la classificazione illuminotecnica soltanto rispetto al
Periodo I per non appesantire la scheda e la leggibilità.
Figura 63: Scheda-tipo realizzabile al termine della Fase I, per Via G. Galilei.
128
6 CASO STUDIO: FASE II
129
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
130
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
dalla conoscenza dei prodotti sul mercato, dal momento che non è pensabile
eseguire una simulazione illuminotecnica per ogni prodotto disponibile. Fra
i fattori cui dipende la scelta dell’apparecchio vi sono, ovviamente, i para-
metri illuminotecnici che caratterizzano il fenomeno di cui tenere conto: in
generale, quindi, i dati fotometrici dell’apparecchio, la resa cromatica, la
temperatura di colore, l’efficienza energetica dell’apparecchio e del sistema e
cosı̀ via. Oltre a questi vanno considerate anche altre esigenze, che esulano
dalle prestazioni illuminotecniche richieste: ad esempio, il punto luce deve
risultare integrato nell’estetica della città, risultando spesso parte della pro-
gettazione architettonica di una strada o di una area urbana. Inoltre, se si
pensa ad una futura svolta verso i cosiddetti ”pali intelligenti”, di cui l’E-
NEA si occupa da più di 10 anni [60], cui si affideranno sempre più compiti,
oltre quello della semplice illuminazione [23] [78], si comprende quanti altri
fattori dovranno essere presi in considerazione per la scelta dell’apparecchio
migliore.
Per quanto riguarda il presente lavoro, tuttavia, gli apparecchi sono sta-
ti scelti basandosi principalmente sulle loro prestazioni energetiche. Tutti
gli apparecchi scelti ricadono, infatti, in classe A++, come si avrà modo di
vedere più nel dettaglio nel paragrafo 6.1.3. Nella totalità degli apparec-
chi scelti, inoltre, sono installate della lampade che utilizzano la tecnologia
LED: questo è dovuto al fatto che quest’ultima tecnologia permette di ridur-
re la potenza installata a parità di prestazioni, date le elevate prestazioni che
131
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
132
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
Classi M
Misurati Requisiti
ID Lm U0 Ul TI REI Lm U0 Ul TI REI
S1 1,27 0,46 0,53 11 0,47 1 0,4 0,6 15 0,3
S2 2,05 0,36 0,77 16 0,27 2 0,4 0,7 10 0,35
S3 1,68 0,47 0,82 13 0,45 1 0,4 0,6 15 0,3
S4 2,92 0,6 0,81 11 0,51 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S5 0,85 0,23 0,16 37 0,36 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S6 1,88 0,58 0,87 6 0,55 1 0,4 0,6 15 0,3
S7 2,08 0,01 0,02 90 0,05 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S8 1,68 0,13 0,06 57 0,37 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S9 1,86 0,46 0,44 25 0,39 0,75 0,4 0,6 15 0,3
S10 1,74 0,55 0,63 15 0,59 1 0,4 0,6 15 0,3
S11 2,46 0,63 0,83 11 0,67 1,5 0,4 0,7 10 0,35
S12 1,78 0,54 0,63 15 0,64 1 0,4 0,6 15 0,3
Tabella 28: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.
133
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
Tabella 29: Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I.
Classi P
Misurati Requisiti
IDs Em Emin Ev,m Esc,m Em Emin Ev,m Esc,m
S1 15 6,56 0,23 1,78 10 2 3 2
S2 27 12,6 3,67 3,83 10 2 3 2
S3 23 11,4 2,86 2,59 7,5 1,5 2,5 1,5
S5 8,9 0,82 0,01 0,04 3 0,6 1 0,6
S6 22 13 3,59 3,08 7,5 1,5 2,5 1,5
S7 28 0,26 0,01 0,03 7,5 1,5 2,5 1,5
S8 15,8 0,68 0 0,03 7,5 1,5 2,5 1,5
S9 19,3 4,05 0,13 0,33 3 0,6 1 0,6
S11 26 12,8 2,84 2,83 7,5 1,5 2,5 1,5
S12 19,8 6,22 0,44 0,57 5 1 1,5 1
Classi C
Misurati Requisiti
IDs Em Uo Em Uo
S1 19,9 0,23 15 0,4
S2 30 0,58 20 0,4
S3 26 0,64 15 0,4
S4 40 0,64 10 0,4
S6 28 0,64 15 0,4
S7 33 0,02 15 0,4
S8 29 0,04 10 0,4
S10 23 0,43 15 0,4
S11 34 0,53 10 0,4
134
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
Figura 64: Variazione percentuale del numero di requisiti non rispettati dalle strade
del campione in relazione al Periodo, con i nuovi apparecchi luminosi.
brano subire molto l’effetto del cambio del Periodo: per le strade S2, S6,
S7 ed S8, nonostante la modifica delle classe illuminotecniche visibile nelle
tabelle 18 e 19, il numero di requisiti non rispettati rimani immutato. La
spiegazione di ciò può essere ricercata nel fatto che queste strade presenta-
no dei parametri illuminotecnici molto fuori dai limiti di normativa, motivo
per cui, anche modificando di una o due unità la classi illuminotecnica cui
appartiene la strada, non riesce comunque a rispettare i requisiti. Questo
vale in special modo per le strade S7 ed S8, mentre per la S2 la spiegazione
è leggermente diversa: essa non rispetta i requisiti relativi alla carreggiata,
porzione per la quale, come si evince dalla tabella 18 presenta la classe più
alta, la M1, per il Periodo I e II, e non riesce a soddisfare i requisiti strin-
genti di tale classe. Neanche l’abbassamento alla classe M3 che avviene nel
Periodo III permette il soddisfacimento di alcun nuovo requisito. Per le altre
strade del campione, tolte la S3, S4 ed S10 che rispettano tutti i requisiti
già al Periodo I, si nota, effettivamente, un miglioramento della situazione
della sicurezza con il cambio del Periodo; va segnalato in particolare il caso
della strada S11, cui nel Periodo I non rispettava solamente la soglia di ab-
bagliamento in carreggiata e che, con l’abbassamento della classe da M2 a
M3, riesce viceversa a rispettarlo nel Periodo II e, a maggior ragione, III.
135
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
Classe M Classe C
ID Lm U0 Ul TI REI Em Uo
S1 ✓ ✓ 52% ✓ 13%
S2 ✓ 3% -40% -14%
S3 ✓ ✓ ✓ ✓ ✓
S4
S5 ✓ 55% 25% -73% ✓ ⧸ ⧸
S6 ✓ ✓
S7 ✓ -23% -29% -1040% -80% ✓ -28%
S8 ✓ -20% -37% 707% ✓ -33%
S9 ✓ ✓ 58% -60% ✓ ⧸ ⧸
S10 ✓ ✓ ✓ ✓ ✓
S11 ✓ ✓ -60%
S12 ✓ ✓ ✓ ⧸ ⧸
Tabella 30: Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi M e C.
136
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
degli effetti eterogenei. Nel primo insieme si trovano le strade S1, S3, S6,
S10 ed S12: per queste strade, l’intervento di sostituzione degli apparecchi
luminosi comporta esclusivamente dei miglioramenti dei parametri illumi-
notecnici tali per cui o i requisiti vengono soddisfatti, a differenza di quanto
accadeva nello stato di fatto, o comunque vi è un avvicinamento alla veri-
fica, testimoniato dalla percentuale di miglioramento. Si prenda, a titolo
Classe P
ID Em Emin Ev,min Esc,min
S1 ✓ ✓ 6% 71%
S2
S3 ✓ ✓
S4 ⧸ ⧸ ⧸ ⧸
S5 ✓ 1% 7%
S6 ✓
S7 -59% -40% -59%
S8 ✓ -16% -28% -40%
S9 13% 55%
S10 ⧸ ⧸ ⧸ ⧸
S11 ✓ ✓
S12 26% 54%
Tabella 31: Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi P.
137
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
138
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
Tabella 33: Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade.
74
La strada S2 era l’unica con una classe IPEI* pari a A+++ già nella situazione
preesistente.
139
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
140
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
141
6.1 Progetto di riqualificazione 6 CASO STUDIO: FASE II
142
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Tabella 35: Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione del
rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade, per il Periodo I.
143
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
ID Pi [W ] Np Pp [W ] tp [h/anno] Ap [€/anno]
S1 168 6 1008,0 4000 1112,83
S2 157,5 32 5040,0 4000 5564,16
S3 157,5 7 1102,5 4000 1217,16
S4 157,5 3 472,5 4000 521,64
S5 73,5 9 661,5 4000 730,30
S6 168 26 4368,0 4000 4822,27
S7 157,5 19 2992,5 4000 3303,72
S8 118,6 10 1186,5 4000 1309,90
S9 73,5 12 882,0 4000 1023,12
S10 105 15 1575,0 4000 1738,80
S11 157,5 23 3622,5 4000 3999,24
S12 105 7 735,0 4000 882,00
Gli indici utilizzati nelle intestazioni della tabella hanno i seguenti signi-
ficati:
76
Si veda la figurao 49.
144
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Oltre al numero dei punti luce presenti, riportato nuovamente dal mo-
mento che entra direttamente nel calcolo del parametro B, le altre intesta-
zioni hanno i seguenti significati:
145
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Pi Pp Ad cLi cM i C
ID Np
[W] [W] [€/anno] [€/lamp] [€/lamp] [€/anno]
S1 102,0 6 612,0 675,65 158 40 45,12
S2 75,6 32 2419,2 2670,80 137 40 213,76
S3 119,7 7 837,9 925,04 174 40 57,12
S4 99,75 3 299,2 330,37 158 40 22,56
S5 42,0 9 378,0 417,31 137 40 60,12
S6 99,75 26 2593,5 2863,22 158 40 195,52
S7 107,1 19 2034,9 2246,53 158 40 142,88
S8 79,8 10 798,0 880,99 137 40 66,80
S9 79,8 12 957,6 1057,19 137 40 80,16
S10 99,75 15 1496,2 1651,86 158 40 112,80
S11 119,7 23 2753,1 3039,42 174 40 187,68
S12 119,7 7 837,9 837,90 174 40 57,12
146
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Ad ogni modo, come si evince in tabella 39, anche per queste due strade
l’aumento della spesa annuale in bolletta viene pareggiato dai ridotti costi
di manutenzione, influenzati dalla lunga durata media di vita delle lampade
a LED.
Per il calcolo del tempo di ritorno dell’investimento è necessario avere
una stima del valore dell’investimento iniziale. Per quest’ultimo è stata
utilizzata una formulazione reperita nella letteratura scientifica [21], che si
va ad esporre qui di seguito:
J = Np · [Cp + Cb + k · (Cl + CM i ) + Cwp ] (29)
Dove:
J = valore dell’investimento totale [€];
Np = numero dei punti luce;
Cp = costo di acquisto del sostegno [€];
Cb = costo di acquisto dello sbraccio [€];
k = numero delle sorgenti luminose per ogni punto luce;
Cl = costo di acquisto dell’apparecchio luminoso, comprensivo di
lampada [€];
CM i = costo di installazione dell’apparecchio luminoso [€];
Cwp = costo di installazione del sostegno [€];
147
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Alcuni simboli della (29) sono stati modificati rispetto alla formulazione
originale, per renderli coerenti con quelli utilizzati nelle tabelle precedenti.
E’ necessario soffermarsi sul parametro Cl , il quale indica il costo sostenuto
per l’acquisto non solo della lampada, ma anche dell’apparecchio che la
contiene. In questo senso, quindi, non equivale all’indice cLi , richiamato
in tabella 38, che viceversa è contenuto all’interno di Cl e cui va sommato
il costo dell’apparecchio contenente la lampada. Gli apparecchi utilizzati
nel rinnovamento sono appartenenti alla serie ITALO 2 ed ARMONIA TS
dell’azienda AEC Illuminazione; gli apparecchi appartenenti alla prima serie
sono stati valutati, da prezzari, tra i 427€ ed i 470€ 77 , e quelli appartenenti
alla seconda 542€.
R Cl Costo unit.
ID k J [€] SPT [anni]
[€/anno] [€/lamp] [€/m]
S1 528,06 1 450,00 2,34 2.880,00 5,5
S2 4.151,60 1 427,00 18,51 14.624,00 3,5
S3 393,67 1 450,00 17,32 3.360,00 8,5
S4 236,71 1 470,00 13,76 1.500,00 6,3
S5 423,26 1 542,00 49,03 5.148,00 12,2
S6 2.352,86 2 450,00 50,73 12.480,00 5,3
S7 1.762,98 1 542,00 20,70 10.868,00 6,2
S8 570,10 1 542,00 24,34 5.720,00 10,0
S9 85,98 1 542,00 24,78 6.864,00 79,8
S10 286,14 1 450,00 14,69 7.200,00 25,2
S11 1.293,47 1 450,00 42,46 11.040,00 8,5
S12 62,02 1 450,00 16,55 3.360,00 54,2
Tabella 40: Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento di
riqualificazione.
148
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
149
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Pp t1 P1 t2 P2 t3 P3
ID
[W] [h/anno] [W] [h/anno] [W] [h/anno] [W]
S1 612,00 4000 612 – – – –
S2 2419,00 1700 2419 1700 1814,00 600 1209,00
S3 838,00 1700 838 1700 628,00 600 419,00
S4 300,00 1700 300 1700 224,50 600 149,50
S5 378,00 4000 378 – – – –
S6 2594,00 1700 2594 1700 1945,00 600 1296,75
S7 2035,00 4000 2035 – – – –
S8 798,00 4000 798 – – – –
S9 957,00 1700 957 1700 718,25 600 479,00
S10 1496,00 1700 1496 1700 1122,25 600 748,00
S11 2753,00 1700 2753 1700 2065,00 600 1376,50
S12 838,00 1700 838 1700 628,50 600 419,00
Tabella 41: Durata dei 3 Periodi per ciascuna strada e relativa potenza assorbita.
150
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
R Cl Costo unit.
ID k J [€] SPT [anni]
[€/anno] [€/lamp] [€/m]
S1 528,06 1 450,00 2,34 2.880,00 5,5
S2 4.758,60 1 427,00 20,54 16.224,00 3,4
S3 594,17 1 450,00 19,12 3.710,00 6,2
S4 309,56 1 470,00 15,14 1.650,00 5,3
S5 423,26 1 542,00 49,03 5.148,00 12,2
S6 2.984,24 2 450,00 56,02 13.780,00 4,6
S7 1.762,98 1 542,00 20,70 10.868,00 6,2
S8 570,10 1 542,00 24,34 5.720,00 10,0
S9 323,69 1 542,00 26,95 7.464,00 23,1
S10 650,40 1 450,00 16,22 7.950,00 12,2
S11 1.952,28 1 450,00 46,88 12.190,00 6,2
S12 175,39 1 450,00 18,28 3.710,00 21,2
Tabella 42: Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento di
riqualificazione con attenuazione.
Come era ovvio aspettarsi, le strade S1, S5, S7 ed S8 non vedono modifi-
carsi il tempo di ritorno dell’intervento, dal momento che verranno utilizzate
151
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
Figura 65: Confronto fra i valori del SPT di interventi base ed interventi che
prevedano i dispositivi di attenuazione.
152
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
∆Cl
-20% -10% 0% 10% 20%
-20% 9,0 10,0 10,9 11,9 12,9
-10% 8,5 9,4 10,3 11,2 12,1
∆CkW h 0% 8,0 8,8 9,7 10,5 11,4
10% 7,5 8,3 9,2 10,0 10,8
20% 7,2 7,9 8,7 9,5 10,2
Tabella 43: Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT, in anni, al variare
del costo dell’energia elettrica e degli apparecchi luminosi.
153
6.2 Valutazione economica 6 CASO STUDIO: FASE II
80
Questo caso coincide, ovviamente, con quello calcolato nel paragrafo 6.2.
154
7 CONCLUSIONI
7 Conclusioni
L’illuminazione artificiale rappresenta un servizio indispensabile per lo svol-
gimento delle attività umane; l’illuminazione pubblica stradale, in partico-
lare, gioca un ruolo fondamentale per la sicurezza degli utenti della strada.
D’altra parte, essa partecipa in modo trascendentale ai consumi di energia
elettrica e, quindi, ai costi di gestione della cosa pubblica che devono essere
sostenuti dai Comuni e dalle Amministrazioni Pubbliche, più in generale.
Inoltre, una errata progettazione o l’utilizzo indiscriminato dei sistemi di
illuminazione hanno conseguenze negative anche dal punto di vista ambien-
tale: il fenomeno dell’inquinamento luminoso, studiato approfonditamente
dalla seconda metà del secolo scorso, ha effetti negativi sull’ecosistema e
sulle specie viventi che lo abitano, compresi gli esseri umani. Tutto ciò ren-
de il servizio di illuminazione pubblica una sfida interessante e, sotto alcuni
aspetti, decisiva nel percorso verso un futuro nel quale si trovi l’equilibrio
fra la necessità di progresso sociale ed economico e la salute dell’ecosistema
naturale in cui viviamo.
Attraverso lo studio dei dati storici è stato mostrato, tra le altre cose,
l’incremento del consumo di energia elettrica per l’alimentazione dei sistemi
di illuminazione pubblica nel nostro Paese. Gli strumenti normativi messi
in campo, sia livello nazionale che internazionale, a partire dai primi anni
del 2000 hanno avuto il merito di fermare l’aumento dei consumi di energia
elettrica per l’illuminazione pubblica, aumento che risultava essere pratica-
mente costante a partire dalla seconda metà del Secolo scorso. Quest’ultimo
risulta essere, tuttavia, perfettamente analogo all’aumento dei consumi di
energia elettrica totali, dal momento che i consumi del servizio di illumi-
nazione pubblica valgono il 2% dei consumi totali da più di 30 anni. Dal
momento che nel nostro Paese più del 50% dell’energia elettrica è prodotta
da centrali termoelettriche attraverso l’utilizzo di risorse non rinnovabili, in
particolar modo il gas naturale, si desume anche l’impatto ambientale che
tali consumi riescono ad avere.
Dal punto di vista economico, sebbene l’Italia sia al di sotto della media
europea per il consumo di energia elettrica procapite, nel nostro Paese si
registra il più alto deficit tra produzione e consumo di energia elettrica fra i
paesi dell’Unione Europea. Per raggiungere l’equilibrio, quindi, si è costret-
ti a ricorrere all’importazione di quest’ultima, con i costi che ciò comporta.
Oltre a considerazioni di carattere geopolitico, che evidentemente esulano
dagli scopi del presente lavoro, su quanto la dipendenza energetica da al-
tri Paesi possa influire sullo sviluppo italiano, è immediato valutare molto
155
7 CONCLUSIONI
156
7 CONCLUSIONI
157
7 CONCLUSIONI
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7 CONCLUSIONI
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7 CONCLUSIONI
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7 CONCLUSIONI
161
7 CONCLUSIONI
162
7 CONCLUSIONI
163
A
A
Come accennato nel paragrafo 2.2, si cercherà nella presente appendice una
correlazione fra i principali parametri socio-economici di più di 50 Paesi nel
Mondo ed i relativi consumi energetici, riportati nella tabella 44.
Tabella 44: Riassunto della tabella che riporta i principali indicatori socio-economici e
dei consumi energetici di Stati esteri.
Dati: Terna, Annuario Statistico 2020
164
A
grado di correlazione tra due variabili viene espresso tramite l’indice di cor-
relazione, che può assume valori compresi tra meno 1 (correlazione inversa)
e 1 (correlazione diretta e assoluta), con un indice pari a 0 che comporta
l’assenza di correlazione; il valore nullo dell’indice non implica, tuttavia, che
le variabili siano indipendenti.
Si implementa un semplice codice in linguaggio Python, che calcoli gli
indici appena descritti automaticamente e più velocemente. In questa prima
fase si decide di utilizzare il metodo di Pearson, detto anche ”coefficiente di
correlazione lineare”, che si ottiene come rapporto tra la covarianza delle
due variabili prese in considerazione ed il prodotto delle deviazioni standard
delle stesse. In formule si ha:
σXY
ρXY =
σX · σY
Avvalendosi di alcune librerie open source per l’analisi dei dati, come Pan-
das, e per la visualizzazione dei dati, come Matplotlib, si ottiene quanto
riportato in figura 66.
165
A
166
B
B
Si riporta la tabella contenente i dati relativi al numero dei punti luce nella
sua totalità, ottenuta interrogando il sistema I.Stat, di cui si è eseguita
l’estrapolazione di figura 1.
Sup. N° PL Abit. ∀ N° PL
Comune N° abit. N° PL
[km2 ] ∀ abit. N° PL ∀ km2
Aosta 34.029 21,39 6.349 0,19 5,36 296,79
Asti 73.863 151,31 10.374 0,14 7,12 68,56
Bari 326.191 117,41 27.738 0,09 11,76 236,25
Belluno 35.509 147,22 6.170 0,17 5,76 41,91
Bergamo 115.374 40,15 17.702 0,15 6,52 440,88
Biella 42.325 46,69 7.900 0,19 5,36 169,21
Bologna 397.430 140,90 47.000 0,12 8,46 333,57
Bolzano 102.486 52,29 10.658 0,10 9,62 203,82
Brescia 192.961 90,33 41.445 0,21 4,66 458,80
Como 586.795 37,14 9.236 0,02 63,53 248,67
Cremona 69.675 70,49 13.900 0,20 5,01 197,19
Cuneo 54.980 119,67 7.364 0,13 7,47 61,54
Firenze 362.215 102,40 43.795 0,12 8,27 427,69
Genova 600.591 240,29 56.552 0,09 10,62 235,35
Imperia 42.325 45,38 7.700 0,18 5,50 169,67
La Spezia 92.418 51,40 10.500 0,11 8,80 204,30
Lecco 46.547 45,13 7.000 0,15 6,65 155,09
Livorno 158.014 104,50 15.400 0,10 10,26 147,37
Lodi 43.231 41,38 4.961 0,11 8,71 119,89
Mantova 46.547 63,81 10.038 0,22 4,64 157,32
Messina 241.597 213,75 30.019 0,12 8,05 140,44
Milano 1.241.616 181,68 136.506 0,11 9,10 751,36
Modena 186.095 183,20 31.623 0,17 5,88 172,61
Monza 120.184 33,09 12.000 0,10 10,02 362,68
Napoli 985.450 118,94 59.365 0,06 16,60 499,12
Novara 101.739 103,05 13.700 0,13 7,43 132,95
167
B
Tabella 46: Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei dati.
Dati: ISTAT
Sup. N° PL Abit. ∀ N° PL
Comune N° abit. N° PL
[km2 ] ∀ abit. N° PL ∀ km2
Padova 213.268 92,85 34.591 0,16 6,17 372,55
Palermo 731.958 160,59 46.656 0,06 15,69 290,53
Parma 182.080 260,80 35.031 0,19 5,20 134,32
Pavia 68.352 63,25 9.590 0,14 7,13 151,63
Perugia 167.643 449,90 28.645 0,17 5,85 63,67
Prato 189.942 97,35 22.976 0,12 8,27 236,01
Ravenna 157.297 654,88 35.998 0,23 4,37 54,97
ReggioC. 183.417 239,04 27.000 0,15 6,79 112,95
ReggioE. 165.095 230,68 35.663 0,22 4,63 154,60
Roma 2.752.020 1.287,36 188.675 0,07 14,59 146,56
Savona 60.760 65,32 7.868 0,13 7,72 120,46
Sondrio 21.635 20,87 4.410 0,20 4,91 211,26
Taranto 204.968 249,86 16.635 0,08 12,32 66,58
Torino 871.377 130,06 97.000 0,11 8,98 745,78
Trento 114.063 157,87 13.550 0,12 8,42 85,83
Trieste 206.142 85,10 22.985 0,11 8,97 270,09
Varese 79.405 54,84 10.500 0,13 7,56 191,47
Venezia 285.647 414,60 52.912 0,19 5,40 127,62
Verbania 30.323 37,49 6.172 0,20 4,91 164,62
Vercelli 46.167 79,77 9.072 0,20 5,09 113,72
Verona 259.544 198,91 36.445 0,14 7,12 183,22
168
C
C
Nella presente appendice si riporta la visualizzazione delle strade facenti
parte del campione, tolte le due già mostrate in figura 50 e 51.
Figura 67: Via del Commercio Nord e Via Merello, Casciana Terme.
169
C
(a)
(b)
Figura 68: a) Via del Commercio, la Capannina; b) Via del Pari, Casine di Perignano.
170
C
(a)
(b)
(c)
Figura 69: a) Via del Pari, Casine di Perignano; b) Galilei, Lavaiano; c) Via Salgari,
Casciana Alta.
171
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
177
Elenco delle tabelle
178
26 Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione
del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade,
per il Periodo I. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
27 Apparecchi luminosi utilizzati nell’intervento di rinnovamento degli im-
pianti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131
28 Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi M con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I. . . 133
29 Risultati della simulazione illuminotecnica per le classi P e C con i nuovi
apparecchi luminosi, paragonato con i requisiti minimi del Periodo I. . . 134
30 Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi M e C. 136
31 Variazioni rispetto allo stato di fatto per il Periodo I per le classi P.. . 137
32 Valori del parametro IPEA* per il campione di strade. . . . . . . . . . 138
33 Valori dell’illuminamento medio, misurato in lux, e del parametro IPEI*
per carreggiate e marciapiedi del campione di strade. . . . . . . . . . 139
34 Gli indici di prestazione energetica Dp e De per il campione di strade, e
la variazione rispetto allo stato di fatto. . . . . . . . . . . . . . . . . 141
35 Riepilogo degli indici energetici confrontati insieme con la valutazione
del rispetto dei requisiti minimi di sicurezza per il campione di strade,
per il Periodo I.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143
36 Calcolo del parametro Ap , relativo allo stato di fatto. . . . . . . . . . 144
37 Calcolo del parametro B, relativo allo stato di fatto. . . . . . . . . . . 145
38 Calcolo dei parametri Ad e C, relativi allo stato modificato. . . . . . . 146
39 Riassunto dei parametri calcolati e parametro R. . . . . . . . . . . . 147
40 Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento
di riqualificazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148
41 Durata dei 3 Periodi per ciascuna strada e relativa potenza assorbita. . . 150
42 Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT per l’intervento
di riqualificazione con attenuazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151
43 Valutazione del tempo di ritorno dell’investimento SPT, in anni, al va-
riare del costo dell’energia elettrica e degli apparecchi luminosi. . . . . 153
44 Riassunto della tabella che riporta i principali indicatori socio-economici
e dei consumi energetici di Stati esteri. Dati: Terna, Annuario Statistico
2020 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
46 Numero di punti luce nelle principali città italiane ed elaborazione dei
dati. Dati: ISTAT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168
179
ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE FIGURE
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ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE FIGURE
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