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RIASSUNTO “CERCANDO RISPETTO”, Bourgois

PREFAZIONE
Nei 7 anni trascorsi fra la prima e la seconda edizione di questo libro si sono verificati alcuni
cambiamenti importanti: nel 1990 l’America è entrata in una nuova fase di boom economico; c’è
stata una nuova ondata di immigrati messicani a New York (sito di ricercerca di Bourgois, in
particolare East Harlem); i politici newyorchesi hanno adottato una nuova politica di
criminalizzazione della povertà e di iper-incarcerazione; c’è stata una diminuzione del consumo di
cocaina, crack ed eroina, infatti i giovani latinos e afro-americani dell’inner city hanno cominciato a
far uso di marijuana (l’eroina era usata dai giovani bianchi). Ovviamente era ancora facile
procurarsi tali narcotici, ma il commercio di droga si era spostato al chiuso e il numero di venditori
ambulanti era diminuito, inoltre i giovani latinos e gli afro-americani rifiutavano le droghe pesanti
perché avevano visto quale effetto avevano avuto sui loro genitori, addirittura, alcuni ex-
tossicodipendenti avevano cominciato a produrre opere autobiografiche per raccontare la propria
esperienza. Le inchieste sulle droghe condotte dal governo americano mostrano che il consumo di
crack non è in declino, ma Bourgois ci fa notare invece che gli arresti e i ricoveri d’urgenza dovuti
al consumo di droghe sono diminuiti; nonostante ciò lo spaccio di crack era comunque una
costante dell’inner city ed era gestito dalle famiglie portoricane. Il consumo di eroina invece si
faceva largo fra i giovani bianchi che abitavano fuori dai ghetti, ma rimaneva impopolare fra i
latinos. Bourgois nota che gli afro-americani e i latinos di East Harlem erano perlopiù spacciatori di
crack/eroina e non consumatori e nel caso abusassero di queste sostanze, lo tenevano nascosto
ai propri familiari. Negli anni ‘90 l’America ha sperimentato un periodo di crescita economica (la
disoccupazione ha toccato i minimi storici): grazie al boom economico molti spacciatori/famiglie
degli spacciatori hanno trovato lavoro (portinai, corrieri a domicilio, idraulici, cassieri ecc…). La
ripresa economica aveva quindi indotto molti sindacati e molti imprenditori ad assorbire un gran
numero di spacciatori nel mercato del lavoro. Ma nonostante il basso tasso di disoccupazione,
c’erano molti giovani di strada che vivevano ancora ai margini della società e che venivano
inglobati dall’economia della droga: per loro il futuro non prometteva niente di buono, infatti dopo il
disastro dell’11 settembre, queste persone si ritrovarono in condizioni disastrose. Negli Stati uniti
poi era presente una forte disuguaglianza fra ricchi e poveri, però la prospettiva del guadagno e
del sogno americano allettava molti immigrati messicani, che arrivavano negli USA privi di
documenti e che erano disposti a lavorare anche per salari da fame. Durante gli anni ‘90
l’immigrazione messicana si fece ancora più intensa: Bourgois racconta che interi isolati erano
diventati messicani a partire dal 1990 (inoltre erano aumentati i ristoranti e le attività messicane).
Questo flusso migratorio ha contribuito a rivitalizzare le città, infatti molti edifici sono stati
ristrutturati (alcuni sono diventati centri di recupero per ex-tossicodipendenti) e sono stati aperti
nuovi negozi (parrucchieri/alimentari..). Grazie a questo clima la vendita dell’eroina era diminuita (i
supermercati alimentari non vendevano più droga), mentre la “cultura operaia”, che teneva gli
uomini lontano dal circolo della droga, si era rafforzata. Nonostante questi miglioramenti, la politica
americana aveva inasprito le sue pene per i piccoli criminali/spacciatori e continuava a
colpevolizzare i latinos e gli afro-americani dell’inner city. In questi anni infatti il sistema penale
statunitense si era ampliato e i tassi di incarcerazione erano cresciuti vertiginosamente: 1 afro-
americano su 3 veniva incarcerato almeno una volta nella sua vita (a fronte di 1 bianco su 25),
inoltre il sindaco di New York, Giuliani ha attuato una politica di “tolleranza 0” verso la piccola
criminalità. A causa di questa politica sono stati incarcerati molti giovani latinos/afro-americani che
si attardavano per strada, inoltre la brutalità poliziesca è aumentata: Bourgois ci parla di un caso di
sodomizzazione perpetrato dai poliziotti nei confronti di un giovane haitiani e di un immigrato
disarmato, freddato da 41 colpi di pistola. La politica di Giuliani è stata anche molto costosa: il
numero dei poliziotti è salito a 40.000 e nel contempo i finanziamenti per la sanità e per l’istruzione
sono diminuiti (costo nuove prigioni: 4 miliardi$). I sostenitori della politica repressiva affermano
che grazie a queste nuove misure, la criminalità newyorkese sia diminuita, ma Bourgois ci fa
notare come il tasso di criminalità era sceso molto più velocemente in quegli Stati che non
avevano adottato particolari misure repressive. Inoltre a New York e in molti altri Stati la criminalità
era cominciata a diminuire grazie alla crescita economica e al calo demografico e non grazie alle
politiche repressive di Giuliani. Nonostante queste considerazioni, la polizia repressiva di Giuliani
ha continuato a “bonificare” le strade dai poveri e dai tossicodipendenti, così da renderle sicure
per la middle class bianca. Bourgois però nota che quasi tutti gli spacciatori con cui ha stretto
amicizia sono riusciti ad evitare il carcere, nonostante l’applicazione della legge “One strike you’re
out”: tale legge sanciva che se in una famiglia vi era anche un solo condannato, tale famiglia
poteva essere sfrattata o incarcerata. A causa di questa legge molti spacciatori sono stati
allontanati dalle loro case e hanno trovato rifugio presso le abitazioni dei nonni (anche se spesso i
nonni erano all’oscuro delle attività criminali dei nipoti); inoltre a causa della legge “One Strike
you’re out” molti neonati furono tolti alle loro madri spacciatrici e dati in adozione; Bourgois
afferma che gli effetti più devastanti di tale politica si ripercuotono sui figli degli spacciatori, che
sono immersi in una situazione di sofferenza cronica. Egli inoltre visitando periodicamente le
famiglie da lui incontrate durante i suoi anni di ricerca sul campo ha notato che anche i nipoti (e
non solo i figli) degli spacciatori si trovano in pessime condizioni.
INTRODUZIONE
All’inizio Bourgois non voleva condurre uno studio approfondito sul crack o sull’eroina, ma voleva
descrivere tutto il sistema economico sotterraneo presente ad East Harlem (riparazioni di auto,
baby-sitting e così via, la segregazione razziale e la cultura di strada. Quando egli arrivò ad East
Harlem, il crack non era ancora un prodotto di massa, ma prima della fine dell’anno quasi tutti i
suoi conoscenti erano stati coinvolti nel sistema di spaccio sotterraneo, inoltre i comportamenti
violenti erano raddoppiati. Bourgois nota anche che il marciapiede vicino a casa sua era ricoperto
di fiale di crack usate, ma anche di altri accessori per la droga come le siringhe ipodermiche usate
per l’eroina; egli ritiene che l’abuso di sostanze stupefacenti sia un sintomo della
marginalizzazione sociale sperimentata dai poveri. Le droghe poi, per gli spacciatori, erano solo
una parte marginale della loro vita, infatti quando venivano intervistati dall’antropologo preferivano
parlare della loro famiglia, dei loro obiettivi o della loro lotta per la sopravvivenza. Inoltre,
considerando le statistiche ufficiali, le persone che ha conosciuto Bourgois avrebbero dovuto
essere homeless morti di fame (per le statistiche erano sotto la soglia della povertà), ma non era
così, infatti queste persone sopravvivevano grazie al sistema economico informale in cui erano
inserite: le donne facevano le pulizie e le baby-sitter, gli uomini riparavano auto o spacciavano
droga. L’economia informale era molto più redditizia di quella formale e permetteva alla gente di El
Barrio (East Harlem) di vestire dignitosamente e di nutrirsi in maniera accettabile. Bourgois ha
quindi cominciato a studiare queste strategie alternative adoperate dagli abitanti di East Harlem
per guadagnare un po’ di reddito: ha notato che i mestieri delle donne e degli uomini erano molto
diversi e in genere erano proprio questi ultimi ad entrare nel giro della droga, infatti la vendita di
droga al dettaglio è un mestiere molto redditizio, anche se è illegale. Bourgois asserisce inoltre
che per lui era molto facile procurarsi qualsiasi tipo di stupefacente, a causa dell’ampliamento
della rete dello spaccio: vicino a casa sua vi erano 3 crackhouse e una fabbrica di pillole, che
produceva “farmaci” e sostanze stupefacenti che venivano prescritte da un medico locale, il quale
riusciva a guadagnare anche 1 milione di dollari l’anno grazie alle sue prescrizioni. Vicino a
Bourgois vie era anche un’altra “clinica” che dispensava oppiacei ai tossicodipendenti, oppiacei
che probabilmente venivano impacchettati dalle famiglie che risiedevano nelle vicinanze di questa
fabbrica: una volta sono state arrestate 3 donne (una madre e le sue 2 figlie) mentre stavano
impacchettando una grande quantità di cocaina. Bourgois è sorpreso perché nota che lo spaccio
di droga è un mestiere molto redditizio, che può far guadagnare molto in poco tempo e non
capisce perché molti giovani di East Harlem decidano di andare in fabbrica a lavorare per
guadagnare un salario da fame. Ad East Harlem il 48% degli uomini e il 35% delle donne lavorava
all’interno dell’economia formale, ma nonostante questi dati è molto difficile fare generalizzazioni,
poiché molti latinos e afro-americani di El Barrio si sottraggono alle statistiche e ai censimenti: da
alcuni dati emerge che le persone che si sottraggono al censimento, ad East Harlem, siano circa il
36% della popolazione. Per capire invece quante persone sono coinvolte nell’economia
sotterranea, si può osservare il numero di famiglie che dichiarano di non possedere alcun reddito,
ovvero quelle famiglie che guadagnano soldi attraverso attività illegali che non possono dichiarare.
Ovviamente utilizzare questa tecnica porta a conclusioni assai imprecise e non ci aiuta nemmeno
a capire quali famiglie facciano parte del giro della droga e quali no: ci sono famiglie che operano
nell’economia informale ma evitano le droghe, oppure ci sono famiglie che sono coinvolte
nell’economia sotterranea ma possiedono anche un impiego regolare. Ad ogni modo, ad El Barrio,
il 40% delle famiglie dichiarava di non percepire alcun reddito, invece nel quartiere di Bourgois la
percentuale saliva al 54%. Bourgois poi ha studiato la cultura di strada dell’inner city, creata dai
ragazzi poveri che non potevano uscire dal proprio quartiere o dalla propria classe sociale: la
cultura di strada era una rete di convinzioni e di simboli che davano un significato alle azioni dei
poveri. La cultura di strada ha creato gruppi compatti di giovani che cercano dignità e che sfidano
il razzismo attraverso “pratiche di ribellione”, che a volte vengono inglobate anche all’interno della
società dominante: a volte i bianchi utilizzano parole come cool o square, create all’interno della
cultura di strada. Questa cultura poggia sulla droga, il che la rende ancora più attraente, ma
Bourgois ha fatto notare che la cultura di strada distrugge lentamente la vita dei suoi “protagonisti”
e li porta ad essere violenti e a far uso di sostanze: la cultura di strada quindi si basa sulla
distruzione dei suoi esponenti. L’antropologo nota poi che la maggior parte dei cittadini di El Barrio
non ha nulla a che fare con lo spaccio di droga, ma il problema è che questa maggioranza che
rispetta la legge, non ha più il controllo degli spazi pubblici: la gente “per bene” di Harlem esce
poco di casa e tiene lontani i propri figli dalla strada; gli spacciatori di Harlem rappresentano quindi
una minoranza che però è riuscita a condizionare le azioni della maggioranza. Inoltre gli
spacciatori offrono agli abitanti di Harlem uno stile di vita alternativo che può attirare i più giovani;
Bourgois afferma che questa minoranza composta da spacciatori, ladri e tossicodipendenti vada
compresa ed analizzata (per questo egli ha stretto rapporti di amicizia con molti di questi individui),
poiché crede che alcuni processi strutturali sperimentati dai tossici, possano essere ravvisati
anche fra i gruppi sociali più vulnerabili. Bourgois ha notato che la colonizzazione americana ha
portato molti portoricani a trasferirsi negli Usa e ha anche messo in luce che questi portoricani
continuano a rielaborare la loro cultura attorno ai temi della dignità, così da adattarla al presente.
L’antropologo poi parla di un problema etnografico: le storie di vita da lui raccontate in questo libro
potrebbero essere fraintese e viste come rappresentazioni stereotipate della povertà. Ma questo
non è l’obiettivo di Bourgois che si batte contro le narrazioni inferiorizzanti e stereotipate e che
cerca di non minimizzare la sofferenza provata dagli abitanti di El Barrio, altrimenti si renderebbe
complice della loro oppressione. Il libro di Bourgois cerca quindi di rappresentare la povertà di
East Harlem attraverso la trascrizione dei fatti puri, crudi e incensurati, inoltre mette in luce anche
il legame fra azione individuale e oppressione strutturale. Bourgois durante le sue indagini non ha
adottato il metodo delle survey (compilazione di questionari da parte di alcuni soggetti) poiché tale
metodologia non riesce a raggiungere i ladri o gli spacciatori, ovvero i soggetti della sua ricerca;
inoltre ha notato che molti tossicodipendenti o spacciatori non si fidano dei rappresentanti della
“società per bene” e cercano di eludere le loro domande o di cacciarli via, di conseguenza i dati
raccolti dagli scienziati sociali sono spesso falsi, perché gli intervistati mentono o omettono dettagli
importanti (molto spesso anche i cittadini “onesti” mentono sulle loro attività o eludono le domande
specifiche). Bourgois per la sua ricerca ha deciso di adottare il metodo dell’osservazione
partecipante e di intrecciare relazioni di amicizia con i soggetti da lui studiati, infatti questo era
l’unico modo per ottenere dati attendibili. Con l’arrivo del postmodernismo molti antropologi hanno
riflettuto sulle rappresentazioni che proponevano e hanno acquisito maggiore auto-riflessività,
qualità particolarmente utile a Bourgois durante la sua ricerca ad East Harlem Egli inoltre ha
notato la contraddittorietà della sua strategia di ricerca (ha anche potuto apprezzare il paradigma
della cultura come testo): infatti nonostante il valore letterario del suo libro dipendesse dalle parole
dei suoi informatori, era Bourgois a decidere quali opinioni inserire all’interno del suo testo e quali
omettere. Nonostante Bourgois apprezzi l’approccio post-modernista, egli critica l’elitarismo insito
nel movimento, infatti molti autori post-moderni affermano che le loro opere hanno un carattere
sovversivo, ma in realtà i loro scritti propongono solo critiche intellettualistiche e non prendono in
considerazione le lotte quotidiane sperimentate dall’underclass: a volte questi intellettuali arrivano
anche a negare/svalutare le esperienze di dolore sperimentate dall’underclass. Anche il metodo
dell’osservazione partecipante ha alcuni difetti, ad esempio gli antropologi che lo adoperano
evitano di parlare di questioni scottanti come gli abusi sessuali o le violenze poiché abbracciano il
paradigma funzionalista che presenta le società come un qualcosa di equilibrato e calmo; altri
invece hanno evitato questi argomenti perché hanno costruito un legame profondo con i propri
informatori e non riescono a vedere i loro lati negativi e anche perché i loro collaboratori non gli
darebbero il consenso di pubblicare scritti riguardanti questioni così delicate; infine alcuni
antropologi non toccano tali questioni perché ritengono che siano psicologicamente insostenibili
(autocensura). Alcuni antropologi inoltre hanno una tendenza ad esotizzare le loro ricerche, altri
invece si sono tenuti fuori dalla questione della povertà urbana per paura di alimentare stereotipi
razzisti, altri ancora propongono letture empatiche delle persone da loro studiate (relativismo
culturale) e cercano di non parlare della sofferenza subita dai loro informatori. Tutto questo fa in
modo che le rappresentazioni prodotte dagli etnografi vengano fraintese e di conseguenza gli
antropologi cercano di evitare gli argomenti spinosi per non doversi confrontare con l’opinione
pubblica, oppure propongono narrazioni positive degli oppressi per lo stesso motivo. Bourgois
infatti, quando ha presentato il suo libro ai suoi colleghi bianchi-benestanti, ha ricevuto molte
critiche: questi ultimi difatti non sopportavano la violenza cruda testimoniata dagli informatori di
Bourgois o i messaggi spinosi contenuti all’interno del suo scritto. Bourgois nota poi che El Barrio
e i portoricani hanno ispirato molti scritti, fra cui “La Vida” di Lewis e “Negro family” di Moynihan:
questi lavori terrorizzarono molti scienziati sociali e li allontanarono dallo studio dell’inner city. In
“La Vida” Lewis parla della prostituzione e della cultura cultura della povertà, cultura formata da
comportamenti autodistruttivi che venivano trasmessi ai figli; Lewis inoltre ignora l’influsso
esercitato dalla storia e dalla cultura sulla vita dei portoricani da lui studiati e non parla della
segregazione razziale o dello sfruttamento (atteggiamento riduzionista), ma nonostante queste
carenze il libro di Lewis è diventato un best-seller, poiché si sposava con l’etica (protestante) del
lavoro presente negli USA, che spingeva gli uomini all’individualismo. Lewis aveva creato la teoria
della cultura della povertà basandosi sugli atteggiamenti degli individui e non sulle strutture
politiche ed economiche che erano in realtà alla base di tale “cultura”. Successivamente si è capito
che la povertà andava contestualizzata e che era il risultato proprio di quelle strutture politiche che
erano state a lungo ignorate dagli antropologi. Bourgois infatti ha fatto fatica a contestualizzare i
dati raccolti e spesso ha incolpato la vittima per la sua situazione (donna incinta che fuma crack);
è anche vero però che l’attenzione alle strutture politiche e alla contestualizzazione ha reso gli
esseri umani delle “vittime passive”/incapaci di agire e solo il metodo etnografico dell’osservazione
partecipante poteva liberare gli uomini descritti nei resoconti da questa condizione. A volte
Bourgois per evitare di descrivere situazioni tragiche e violente cedeva al paradigma strutturalista:
per scongiurare le interpretazioni improntate allo strutturalismo egli si avvicinava quindi alle
suggestioni prodotte dalla teoria della produzione culturale. Bourgois inoltre nota che la prudenza
usata nelle descrizioni antropologiche degli anni 70-80, ha reso più difficile la comprensione dei
meccanismi di oppressione presenti in città come New York. Egli inoltre, nonostante il pericolo che
i lettori potessero travisare il contenuto del suo libro, ha comunque cercato di documentare gli
orrori a cui aveva assistito, infatti per lui il dolore e il terrore andavano affrontati in modo diretto;
egli ha anche notato che, a volte, i poveri, per sottrarsi alla segregazione, adoperano strategie che
li spingono a farsi del male (come l’uso delle droghe). Bourgois ha scritto questo libro con l’idea
che gli scienziati sociali potessero affrontare il potere e aiutare le persone marginalizzate, non
esponendole del tutto, per evitare di ledere la loro privacy, anche perchè tutto ciò che gli etnografi
dicevano riguardo ai poveri, poteva poi essere utilizzato proprio contro questi ultimi.
PRIMO CAPITOLO, “VIOLARE L’APARTHEID NEGLI STATI UNITI”
Il capitolo si apre con la narrazione di un evento particolare: il momento in cui Bourgois perse la
fiducia di Ray (gestore delle varie crackhouse). Bourgois, Ray e gli amici di quest’ultimo erano in
strada, nei pressi di un club afterhour e di una sala da biliardo, e lì vicino vi era anche una
“farmacia” ovvero un luogo in cui si vedevano varie sostanze, dalla droga alla polvere d’angelo.
Bourgois ritiene di essersi comportato in maniera ingenua, poiché si è lasciato andare a causa del
clima amichevole che regnava quella sera e aveva umiliato Ray, l’unico uomo che gli permetteva
di condurre le sue indagini in tutta tranquillità; quella sera Ray era vicino al suo Mercedes dorato e
stava offrendo da bere a tutti i suoi amici, inoltre i tossici-forestieri si erano allontanati e avevano
lasciato il controllo dello spazio pubblico al gruppo di Ray. Bourgois voleva far vedere a tutti
quanto fosse stretta la sua relazione con il “numero uno”, infatti alcuni giorni prima Ray gli aveva
raccontato alcuni episodi del suo passato, e gli aveva parlato della sua carriera di rapinatore, finita
a causa di un litigio con il suo “palo” (la sorella di Ray lo fece uscire di prigione pagando la
cauzione di 14.000$). Quella sera poi Ray si offrì di pagare a Bourgois una bottiglia di birra (tutti gli
altri avevano le lattine) e lui sentendosi su di giri, volle condividere il suo successo mediatico con il
gruppo: Bourgois fece vedere a tutti che era finito sul giornale assieme ad un altro studioso
importante. L'antropologo aveva mostrato il giornale al gruppo per far vedere che lui era un
professore e che meritava credibilità, dato che molti membri del giro di Ray sospettavano ancora
che lui fosse un agente sottocopertura, oppure un impostore. Bourgois mostrò il giornale anche a
Ray e lo invitò a leggere la didascalia sotto la sua foto; Ray si mostrò imbarazzato e infastidito,
cercò di buttare via il giornale, ma molti dei suoi amici cominciarono a prenderlo in giro e a
chiedergli di leggere la didascalia. Solo in quel momento Bourgois capì che Ray era analfabeta e
realizzò di averlo appena umiliato. Ray provò a leggere qualche parola, ma il risultato fu pietoso: in
quel momento tutti i suoi traumi infantili riemersero e Ray se ne andò via sulla sua Mercedes,
dopo aver urlato ingiurie contro tutti i presenti. Primo, informatore di Bourgois e gestore di una
crackhouse di Ray chiamata game room, si rivolse all’antropologo e gli disse che d’ora in poi
avrebbe dovuto mantenere un basso profilo. Di lì a poco tutti gli amici di Ray se ne andarono via
ed entrarono nella crackhouse del capo. Qualche giorno dopo Ray si fece vivo e disse che la sua
reazione era dovuta alla preoccupazione che le interviste di Bourgois e la sua visibilità potessero
far saltare il suo giro di droga (falso), inoltre si avvicinò all’antropologo e gli disse che quelli come
lui finiscono con le dita nella presa della corrente o con il cuore fuori dal petto. Dopodiché Ray salì
in macchina e la sua fidanzata adolescente cominciò a guardare Bourgois con un certo interesse e
l’etnografo, per evitare ulteriori complicazioni distolse lo sguardo e cercò di allontanarsi. Primo era
preoccupato per Bourgois: sapeva che Ray, da bambino, era stato a capo di due gang e aveva
insegnato allo stesso Primo a rubare e a rapinare i negozi e sapeva bene di cosa fosse capace il
capo della game room. Primo invitò Bourgois a mantenere un profilo basso, così da non dare
troppo nell’occhio; l’antropologo chiese allora al suo informatore se avesse davvero paura di Ray,
ed egli rispose con un secco “sì” e poi continuò dicendo che da piccolo aveva paura che Ray
potesse violentarlo a causa delle sue continue allusioni sessuali. Primo proseguì con il suo
racconto e disse a Bourgois che una volta Ray e suo cugino Luis avevano stuprato un vecchio
barbone vicino alla game room; Bourgois aveva cercato di spegnere il registratore (tabù che
avvolge la discussione pubblica sullo stupro), ma Caesar, il migliore amico di Primo, aveva invitato
l’antropologo a registrare quell’anneddoto e alla fine aveva concluso dicendo: “Lui (Ray) ha forza.
Capisci Felipe? Potenza! In strada significa rispetto. Primo poi, per sottolineare la crudeltà del
capo della game room, disse a Bourgois che Ray non sapeva se far uccidere Luis perché era finito
in carcere (omicidio su commissione: 3000$) oppure se pagargli le spese legali e farlo uscire di
galera (avvocato: 3000$). Luis non era più utile a Ray e non ispirava fiducia a causa della sua
dipendenza da crack, inoltre, anni prima, era anche crollato sotto un interrogatorio della polizia;
Caesar e Primo spiegarono a Bourgois che se un uomo voleva essere rispettato, doveva
dimostrare di essere una persona violenta oppure una persona “cool”, che non andava disturbata:
se un uomo di dimostrava vulnerabile o troppo buono, rischiava di essere raggirato e di farsi
mettere i piedi in testa da tutti gli altri tossicodipendenti/spacciatori. Se un uomo appartenente
all’economia sotterranea voleva arrivare nei posti di comando doveva ricorrere sistematicamente
alla violenza pubblica, per ottenere rispetto. Dopo questi discorsi Felipe decise di evitare Ray in
maniera sistematica e si servì dell’aiuto di Primo e di Caesar (modus vivendi) che ingaggiarono un
tossicodipendente che fischiava ogni volta che vedeva arrivare Ray, così che l’antropologo
potesse scappare a casa sua o nascondersi; durante questo periodo Bourgois continuò a portare
avanti le sue ricerche alla game room. Dopo alcune settimane l’astio di Ray nei confronti di Felipe
non si era placato, anzi, il capo della game room aveva sognato che Bourgois era un agente
sottocopertura venuto ad East Harlem per spiarli (i sogni e le pratiche religiose erano molto
importanti all’interno della cultura portoricana). Bourgois continuò a visitare la game room in
maniera furtiva per altri 3 mesi, finché una sera Caesar si ubriacò, diventò violento e cominciò ad
urlare ingiurie contro Ray, definendolo un porco e un figlio di puttana e dicendo che lo avrebbe
ammazzato; nel frattempo Felipe e Primo cercavano di calmarlo. Ad un certo punto entrò Ray, che
non sembrò far caso ai deliri di Caesar e che rivolse una battuta ostile ma altrettanto amichevole a
Felipe, riguardo la sua magrezza: dopo un po’ i 4 uomini si misero a ridere e l’atmosfera si fece
calma e rilassata. Alcuni mesi dopo Bourgois aveva riconquistato completamente la fiducia di Ray,
il quale ricominciò a chiedergli come stava andando il suo libro e questo riempiva Felipe di gioia.
Felipe poi notò che alcuni amici di Ray gli erano fedeli proprio perché nutrivano una profonda
stima nei suoi confronti: questo è il caso di Candy, amica d’infanzia di Ray, che lo descriveva
come un orsetto di gomma buono e generoso, che l’aveva aiutata nei momenti difficili. Dopo un
po’ di tempo Felipe capì che Ray aveva un punto debole: non possedeva il capitale culturale
necessario per affermarsi all’interno della middleclass e non comprendeva la burocrazia o le
norme che vigevano all’interno della società legale. Per superare questi ostacoli Ray si affidava a
Bourgois, infatti lo vedeva come il suo “procuratore culturale” o come una persona che lo avrebbe
aiutato a riciclare il suo denaro sporco. All’inizio Ray chiese a Felipe di aiutarlo a procurarsi una
carta di identità, così da potersi inserire all’interno dell’economia legale e così da ottenere
finalmente una patente in regola. Felipe gli spiegò tutto quello che sapeva e Ray cominciò a
chiedergli di accompagnarlo alle aste della polizia, durante le quali cercava di accaparrarsi un
buon edificio in cui stabilire la sua nuova impresa legale. Felipe, cercando di non offenderlo, tentò
di rimanere fuori dagli affari di Ray: la prima attività che avviò il capo della game room fu una
lavanderia automatica, che fallì dopo poche settimane; successivamente comprò un negozio di
alimentari, che fu costretto a chiudere a causa degli intoppi burocratici; e infine comprò una
vecchia ditta di abbigliamento e la trasformò in un social club. Ray era orgoglioso del suo club e
cercava di tenerlo pulito, infatti non permetteva a nessuno di spacciare all’interno del locale:
purtroppo però il locale venne chiuso perché presentava molte barriere architettoniche (non aveva
rampe o ascensori per i disabili). Felipe, prima di stabilire qualsiasi relazione con gli spacciatori,
doveva affrontare l’apartheid razziale, ovvero la segregazione esistente fra neri e bianchi: lui infatti
era un outsider, uno che non centrava nulla con Harlem e che veniva guardato da tutti con
sospetto. La sua condizione di outsider viene sottolineata dai comportamenti altrui: una volta è
stato avvistato dagli spacciatori e questi ultimi di sono dileguati in fretta e furia, poiché credevano
che fosse un agente sottocopertura. La sua carnagione bianca lo rendeva sospetto, tant’è che
all’inizio non riuscì a relazionarsi con nessuno; in realtà l’ostacolo più grande che Bourgois doveva
affrontare era la sua fisionomia da tossicodipendente bianco: a causa della sua pelle (era un
bianco in un quartiere nero) e della sua magrezza i poliziotti lo fermavano e lo perquisivano
frequentemente. L’unica volta in cui Felipe fu scambiato per un poliziotto fu quando uno di loro lo
perquisì e gli trovò un registratore in tasca; dopo la perquisizione, il negozio in cui si trovava Felipe
fu assaltato dai rapinatori, i quali avevano capito che l’antropologo non era un agente in borghese
e che quindi non rappresentava una minaccia per loro. Il primo incontro che Felipe ebbe con la
polizia però fu molto diverso: l’antropologo stava parlando con uno spacciatore, che voleva portare
Bourgois a “fare festa”. All’improvviso arrivarono due poliziotti che braccarono Felipe e gli chiesero
cosa stesse facendo in un quartiere nero; l’antropologo disse che stava scrivendo un libro sulla
povertà, ma i due agenti non gli credettero e dopo avergli urlato contro, gli intimarono di
andarsene. Dopo un anno ad Harlem, Bourgois imparò come comportarsi: cercava di parlare il
meno possibile con i poliziotti, poiché il suo accendo li infastidiva; durante le perquisizione diceva il
minimo indispensabile e teneva gli occhi fissi a terra. Una volta una volante si accostò a Bourgois
mentre andava in bicicletta e gli chiese se fosse tutto a posto (non capiva perché un bianco si
trovasse in un quartiere nero), un’altra volta invece un agente gli chiese perché fosse venuto ad
abitare proprio ad Harlem e Felipe, avendo imparato a non dire la verità, gli disse che qui l’affitto
era molto economico. Bourgois ha notato che la segregazione razziale ad Harlem non è rafforzata
solo dalla polizia, ma anche da un ceerto “senso comune razzista”, che convince gli outsiders
come Felipe che per loro sia troppo pericolo avventurarsi in un quartiere nero come Harlem.
Quando l’antropologo si trasferì a El Barrio con la sua famiglia, i suoi amici si mostrarono
preoccupati per lui e gli diedero del pazzo. Bourgois conferma che Harlem è sicuramente un
quartiere poco tranquillo, ma asserisce anche che la maggioranza delle persone che ci vive non
subisce violenze sistematiche, inoltre i bianchi di Harlem sono molto più al sicuro del portoricani o
dei latini, perché vengono scambiati per agenti, oppure per tossicodipendenti pazzi, che devono
essere lasciati in pace: fu proprio Caesar a spiegare tutto questo a Bourgois. L’antropologo infatti
durante il suo soggiorno di 3 anni è stato rapinato una sola volta, inoltre sua moglie poteva girare
liberamente per strada (tranne nelle ore notturne). Ovviamente Felipe sa che El Barrio è
comunque un quartiere pericoloso, infatti anche il più temuto degli spacciatori si faceva sempre
accompagnare da una sentinella quando doveva compiere operazioni importanti, però Bourgois
sottolinea che non si può ridurre la violenza alle statistiche, altrimenti si avrebbe una visione
falsata di questo quartiere: la teoria di Bourgois è che la percezione della violenza presente ad
East Harlem fosse esagerata, infatti in questa città la violenza non era costante, ma era
“spettacolarizzata” e veniva vista da più persone contemporaneamente, che pur non subendola
fisicamente, ne rimanevano psicologicamente scossi. Bourgois dice di aver assistito a molti
episodi violenti: sparatorie, rapine, incendi, pestaggi, che pur non coinvolgendolo personalmente,
lo traumatizzarono. Questi episodi rafforzano l’idea di una realtà minacciosa, all’interno della quale
le persone dovevano lottare per sopravvivere. Taussig, analizzando il Sud America e la Germania
nazista sviluppò la teoria della “cultura del terrore”: questa teoria presuppone che sia la violenza a
dominare una società vulnerabile. Gli effetti della cultura del terrore ad Harlem erano i seguenti: le
persone “per bene” si sentivano in pericolo, abbandonavano gli spazi pubblici e lasciavano il
controllo agli spacciatori, inoltre i cittadini,a causa di questa situazione, sviluppavano un certo
astio nei confronti degli spacciatori e arrivavano anche a segregarli, a “razzializzarli”, a
disumanizzarli o ad incolparli della loro stessa situazione. Per smorzare la cultura del terrore molti
abitanti cercavano di abituarsi allo shock della brutalità, così da mantenersi integri e non cadere in
attacchi di panico; per portare avanti la sua indagine Bourgois cercò di adattarsi alla brutalità di
Harlem, di vivere appieno le sue giornate, e di integrarsi con le famiglie di El Barrio, così da creare
un certo senso di “”comunità”. Da adolescente Bourgois amava la sensazione di “spazio pubblico”
e di “comunità” che emanavano le strade del Barrio, sensazioni contrapposte a quelle propagate
dalla sua città natale, nella quale le persone non si salutavano nemmeno. L’idea di comunità
emanata dalle strade di El Barrio è stata distrutta non appena Bourgois ha messo piede in questo
quartiere: gli spacciatori infatti gli intimarono di stare alla larga dalla minoranza violenta che
controllava tutto l’isolato. Verso la fine del suo soggiorno Bourgois disse a Caesar che, secondo
lui, East Harlem, non era poi un quartiere così pericoloso e l’informatore scoppiò a ridere,
asserendo che ad El Barrio i poliziotti erano pericolosi quanto i tossicodipendenti e gli spacciatori
(sia la polizia sia i criminali diffondevano la cultura del terrore). Caesar raccontò infatti che durante
la mattinata aveva assistito a pestaggi, incendi e violenze perpetrate da 2 poliziotti nei confronti di
2 ragazzi neri che avevano derubato una signora. Caesar afferma che i poliziotti sfogavano la loro
rabbia repressa proprio sui piccoli criminali, in particolare sugli afro-americani e sui latinos
(terrorismo con il distintivo). Anche se la maggior parte degli spacciatori aveva paura dei poliziotti,
in realtà la minaccia più pericolosa era rappresentata proprio da altri tossici, infatti se un poliziotto
arrestava uno spacciatore, non era tanto la detenzione a preoccupare quest’ultimo, ma il ritrovarsi
in cella con altri tossici che avrebbero potuto abusare di lui e violentarlo. Infatti Eddie, cugino di
Ray, parlando di questo argomento con Bourgois e con gli spacciatori presenti alla game room,
asserì che se uno di loro fosse stato catturato dagli sbirri, sicuramente sarebbe poi stato
sodomizzato in cella da altri spacciatori. Caesar si aggiunse al dibattito e mostrò a tutti la sua
profonda conoscenza della “cultura di cella”: gli stupri avvenivano solo in alcune celle a nord,
soprattutto in quelle in cui i detenuti erano particolarmente forti e robusti. Questi discorsi
intimidirono particolarmente Bourgois, poiché quella sera c’era veramente il rischio che qualche
spacciatore potesse finire in cella, dato che la polizia di New York aveva appena dispiegato una
nuova unità antidroga ad East Harlem, chiamata TNT, che aveva il compito di arrestare i piccoli
criminali. Bourgois quella sera non aveva portato con sè la patente e quindi corse a casa a
prenderla, perché il non avere con sè un documento di riconoscimento era il modo migliore per far
“incazzare” uno sbirro.
All’inizio della sua ricerca, Felipe, non era impegnato a ragionare sulla segregazione razziale o
sulla marginalizzazione: cercava solo di capire come poter entrare nel giro delle crackhouse. Fu
Carmen, la sua vicina di casa 39enne e dipendente da crack, a presentarlo a Primo, gestore della
game room (crackhouse di Ray); all’inizio Primo guardò Bourgois, rise di lui e lo scambiò per un
agente sottocopertura. Felipe quindi, per cercare di guadagnarsi la sua fiducia, gli offrì un giro di
birre: purtroppo però scelse la birra sbagliata, infatti Primo beveva solo la Private Stock (birra che
veniva sponsorizzata da donne altamente sessualizzate). Dopo questo inizio difficile, il rapporto fra
i due migliorò, anche perché Felipe, mentre andava a fare la spesa, passava davanti alla game
room, incrociando frequentemente lo sguardo di Primo: dopo una settimana i due erano diventati
amici, perché il portoricano (Primo) aveva invitato Bourgois a bere assieme ai suoi 2 amici, Maria
e Benzie. Dopo la bevuta, Primo chiese a Felipe se volesse farsi un po’ di crack, ma l’antropologo
rifiutò: il rifiuto venne visto in maniera molto positiva sia da Primo sia da Benzie, poiché per loro,
una persona che si rifiutava di “sniffare” era altamente rispettabile (contraddizione: il consumare
droga era un atto associato al demonio, ma quasi tutti gli abitanti di Harlem sniffavano crack o si
iniettavano eroina). Inoltre Bourgois notò che sia Primo, sia Maria, sia Benzie, non erano mai stati
“a tu per tu” con un uomo bianco amichevole, infatti gli unici bianchi con cui avevano avuto a che
fare erano poliziotti scontrosi, assistenti sociali o datori di lavoro. Primo all’inizio aveva paura di
Felipe, ma era eccitato all’idea di conversare con un bianco “pulito”; dopo alcune settimane molti
tossicodipendenti e spacciatori cominciarono a frequentare Felipe, e per loro era un privilegio farsi
vedere in pubblico con lui: l’antropologo bianco intimidiva la maggior parte delle persone di
Harlem, e questo suo “privilegio” aveva dato a Primo una motivazione per essere razzista nei
confronti degli afroamericani, ma anche dei portoricani analfabeti. D’altra parte Primo continuava a
pensare che Felipe fosse un poliziotto sotto copertura, ma nonostante ciò l’interesse nei suoi
confronti non faceva che aumentare, tant’è che una sera, Primo, battezzò l’antropologo con il
nome di “nero bianco”, soprannome che sanciva l’entrata di Felipe nel circolo di Ray. Due anni
dopo Felipe, Primo e Benzie stavano parlando vicino ad alcune case popolari (Benzie stava anche
sniffando) e i due portoricani raccontarono a Bourgois quale fosse stata la loro prima impressione:
Primo, fin dall’inizio, vedeva Felipe come un tipo interessante, mentre Benzie credeva fosse un
omosessuale camuffato (perchè aveva una moglie e un figlio), a causa del suo accento, della sua
parlata e dei suoi modi di fare. Anche la madre di Benzie pensava che Felipe fosse omosessuale,
proprio a causa della sua voce; ovviamente dopo qualche anno entrambi (Benzie e sua madre)
cambiarono idea, ma Felipe, dopo questa confessione rifletté a lungo poiché all’inizio era sicuro di
aver appreso il comportamento di strada, ma a quanto pare i suoi modi di fare continuavano ad
essere “strani” per la gente del posto; inoltre Felipe non ebbe mai il dubbio di essere visto dagli
altri come un omosessuale o come un pervertito.
Ad East Harlem la segregazione razziale non intercorre solo fra bianchi e neri, ma anche fra
portoricani ed afroamericani, infatti il giro di Ray era composto solo da portoricani fatta eccezione
per due spacciatori afroamericani, i quali venivano trattati con un certo sospetto proprio a causa
della loro etnia (per integrarsi nel giro avevano anche assunto soprannomi portoricani, ma non era
servito a nulla). Felipe aveva intervistato Juan (uno dei due afroamericani) e quest’ultimo aveva
confermato l’astio presente fra afroamericani e portoricani. Anche Caesar disse la sua riguardo
alla questione del razzismo, infatti quando era ubriaco esplicitò il suo odio verso i neri, i bianchi e
alcuni portoricani, ma al contempo ammirava e cercava di imitare la cultura di strada
afroamericana, proprio perché ad East Harlem erano i neri a dettare legge e ad essere etichettati
come “cool” e stilosi. Alla fine del suo soggiorno Felipe venne accettato da tutto il giro di Ray:
alcuni erano molto felici di poterlo frequentare, altri erano ancora sospettosi e non arrivarono mai a
fidarsi totalmente dell’antropologo, fra questi ultimi vi erano soprattutto afroamericani o portoricani
adolescenti, gruppi che odiavano in particolar modo gli outsiders e la società bianca. Un altro
problema affrontato da Felipe fu quello della sua fama da professore e da scrittore di un libro: molti
tossici e spacciatori gli si avvicinavano e gli chiedevano di registrare ciò che avevano da dire,
perché anche loro “meritavano almeno un capitolo” nel libro; inoltre Felipe era turbato dal fatto che
stesse raccogliendo delle storie di vita portoricane per fare carriera accademica, senza dare nulla
in cambio alla comunità che lo ospitava. Egli parlò di questo problema con il gruppo di Ray, ma
tutti lo presero in giro e non ascoltarono la sua preoccupazione, proprio perché erano abituati a
non ricevere nulla da nessuno. L’unica cosa che si aspettavano gli spacciatori alle dipendenze di
Ray, era quella di fare festa il giorno della pubblicazione del libro. L’intenzione di Felipe però era
quella di portare alla comunità di East Harlem un tangibile risultato politico, e quando espose
questa sua idea a Caesar, il portoricano cominciò a prenderlo in giro dicendo che il suo libro non
avrebbe avuto alcun risultato tangibile, né tantomeno avrebbe aiutato la comunità (forse il cinismo
di Caesar era più realistico dell’idealismo di Felipe). Verso la metà della sua ricerca Felipe si rese
conto che anche i suoi informatori non vedevano l’ora che il libro fosse pubblicato, poiché erano
eccitati all’idea di essere i protagonisti di un best seller: la loro smania li portò a preoccuparsi per
la tendinite contratta da Felipe, poiché avevano paura che non riuscisse a finire il libro in tempo
(Caesar, a differenza di Primo, cominciò a minacciare scherzosamente Felipe, dicendo che se non
avesse finito il libro lo avrebbe massacrato di botte).
UNA STORIA DI STRADA DEL BARRIO
Bourgois in questo capitolo cerca di contestualizzare la situazione degli immigrati portoricani ad
East Harlem: i bisnonni e i nonni di questi immigrati provenivano da Porto Rico, territorio molto
ambito da tutte le potenze mondiali sin dal 1492, proprio perché era una zona militarmente
strategica (non possedeva grandi risorse economiche o naturali). All’inizio Porto Rico fu
conquistato dagli spagnoli, che lo controllarono per circa 500 anni, inoltre vi importarono molti
schiavi africani; gli spagnoli però non vi instaurarono un buon sistema politico ed economico e
questa condizione portò ad una massiccia emigrazione: nel corso del XX secolo emigrarono circa
1 milione e mezzo di portoricani e si diressero nelle Bidonville di New York. Nel 1898 gli Usa
conquistarono Porto Rico e lo assoggettarono al governo americano, senza però estendere il
diritto di voto anche ai portoricani, i quali non potevano votare né per il Congresso né per il
Presidente americano. Molti portoricani denunciarono la loro situazione alle Nazioni Unite, che
però non fecero mai nulla di concreto per migliorare questa situazione; gli Usa continuavano a
elargire sussidi, buoni pasto ed assicurazioni per mantenere i portoricani, ma non si decisero mai
a creare una solida rete economica. Caesar disse a Felipe che gli Stati Uniti avevano conquistato
Porto Rico solo perché in questo modo potevano controllare il comunismo cubano. Gli Usa inoltre
introdussero l’economia di piantagione a Porto Rico e di conseguenza i piccolo agricoltori
portoricani furono costretti a lavorare come dipendenti salariati all’interno della piantagioni di
canna da zucchero; questi contadini vennero chiamati jibaros, termine con il quale si fa riferimento
all’immagine stereotipata di un agricoltore di sussistenza che va in giro con un cappello di paglia e
che riceve ospiti alla fine della sua giornata lavorativa. Questo termine all’inizio aveva una
connotazione negativa (jibaro in spagnolo significa “selvaggio”) e si riferiva a quelle persone che si
erano stabilite sulle colline e che avevano rifiutato la legislazione spagnola, ma ora veniva usato
dai portoricani come un simbolo della loro integrità culturale e della loro dignità. Esiste un
parallelismo fra gli jibaro e gli spacciatori di East Harlem: entrambi si opponevano alla cultura
dominante (spagnola/americana). Felipe poi ci fa notare che gli jibaro si sono reinventati molte
volte nel corso della loro vita: all’inizio erano contadini, poi lavoratori nelle piantagioni, poi operai
ed infine spacciatori o esponenti dell’economia sotterranea; Primo si definiva uno jibaro, ma
rifiutava l’immagine dell’agricoltore con il cappello di paglia associata a questo termine. Anche i
nonni di Primo si trasferirono negli Usa durante la massiccia emigrazione portoricana che avvenne
fra gli anni ‘50 e ‘90 del ‘900: durante questo periodo emigrarono più di 40 mila persone ogni anno,
per un totale di 586 mila emigrati, che si andarono a stabilire nei ghetti di New York e che
cominciarono a lavorare come operai salariati nelle fabbriche di abbigliamento (il numero degli
emigrati portoricani superava proporzionalmente quello degli irlandesi. Fra gli anni ‘40 e gli anni
‘50 del ‘900 la maggior parte degli immigrati portoricani lavorava nel settore manifatturiero, ma
successivamente le fabbriche furono sostituite dai servizi e di conseguenza molti di loro persero il
lavoro e furono costretti ad addentrarsi all’interno dell’economia sotterranea: dal 1970 al 1990 si
registrò un calo di occupazione del 50% nel settore manifatturiero. In conclusione i portoricani di
New York sono il risultato di una lunga trasformazione economica: discendono dai contadini
jibaros, che si sono trasformati in lavoratori salariati nelle piantagioni, poi in operai delle Bidonville,
poi in lavoratori del ghetto, poi in operatori dequalificati ed infine in imprenditori dell’economia
clandestina. Primo sapeva che i suoi nonni e suo padre avevano lavorato nelle piantagioni di
zucchero e proprio per questo riteneva di essere uno jibaro.
Le multinazionali americane hanno tratto profitto dai cambiamenti economici avvenuti a Porto
Rico: infatti nel 1959 gli Usa volevano trasformare questo Stato in una “vetrina dello sviluppo
capitalistico” e di conseguenza hanno attuato una politica di defiscalizzazione che permetteva alle
imprese di ottenere altissimi tassi di profitto se avessero trasferito le loro industrie/filiali a Porto
Rico. La trasformazione economica fu accompagnata anche da “attacchi culturali” razzisti contro i
portoricani da parte dell’amministrazione coloniale americana; inoltre quando i portoricani
arrivarono negli Usa vennero automaticamente considerati un popolo inferiore e di conseguenza
furono degradati e umiliati. In questo clima si registrarono elevati tassi di disoccupazione fra i
portoricani, ma anche di abuso di sostanze e di disgregazione familiare: difatti secondo il
censimento del 1990 i portoricani erano il gruppo etnico con il reddito più basso. I portoricani
furono anche esclusi dal mercato del lavoro, raggiungendo un tasso di povertà impressionante;
sebbene alcune statistiche evidenzino un miglioramento nelle condizioni di vita dei portoricani, in
realtà molti studiosi hanno notato che questo gruppo etnico è quello più soggetto alle infezioni da
HIV, e quello con i tassi più alti di suicidio e di cirrosi epatica. La storia travagliata vissuta da
questo popolo sembra sufficiente per spiegare le loro condizioni economiche e sanitarie
degenerate, ma in realtà tale spiegazione economica-politica non è così esaustiva come sembra;
vivendo in strada Felipe ha avuto l’impressione che nessuna giustificazione storica potesse
assolvere i comportamenti di Ray, di Primo o di Caesar, inoltre i suoi stessi informatori ritenevano
che la colpa delle loro condizioni disagiate fosse imputabile alle loro azioni, e non derivasse dalla
loro storia o da qualche altra forza strutturale esterna. Per gli spacciatori di El Barrio gli individui
sono sempre responsabili delle proprie condizioni e questa idea deriva dalla commistione fra
l’individualismo jibaro e il pionierismo puritano; ad East Harlem però si faceva strada anche
un’altra ideologia, che si opponeva alla società dominante e che era ravvisabile fra i portoricani più
giovani, come Caesar: Primo riteneva che i poveri fossero colpevoli delle loro condizioni e che
dovessero lavorare il doppio per riuscire ad ottenere una vita migliore, mentre per Caesar non era
così, infatti il giovane riteneva che le condizioni di vita dei portoricani fossero dovute causate
dall’economia capitalista americana.
Felipe poi parla della microstoria di East Harlem: questo quartiere infatti ospitò olandesi, tedeschi,
irlandesi, italiani, afroamericani e portoricani. I primi ad arrivare furono gli olandesi che entrarono
in contatto con le popolazioni indigene locali; l’unico lascito degli olandesi è stato il nome
assegnato all’ufficio postale: Hell Gate. Il territorio in cui sorge tale ufficio era stato teatro dello
scontro secentesco fra contadini olandesi e indigeni: questi ultimi vennero sconfitti e furono
costretti ad andarsene. Dopo questo scontro gli olandesi cominciarono ad impadronirsi di tutta
East Harlem e la ricoprirono di fattorie di tabacco; successivamente questo quartiere divenne un
luogo residenziale, frequentato da facoltosi newyorkesi come il bisnonno di Franklin Delano
Roosevelt. Alla fine dell’800 il governo statunitense cominciò a costruire una rete di trasporti
pubblici nel Barrio, accompagnata da numerose infrastrutture (come la metropolitana di Lexington
Avenue): la costruzione di queste infrastrutture diede il via alle prime ondate migratorie, infatti ad
East Harlem arrivarono molti lavoratori salariati di varie etnie, come i tedeschi, gli irlandesi e gli
ebrei. Gli immigrati erano attratti dagli affitti economici e dai trasporti pubblici efficienti, qualità che
attrassero anche un gran numero di afroamericani e di scandinavi, di conseguenza nel 1920 East
Harlem era diventato un quartiere etnicamente eterogeneo, capace di ospitare
contemporaneamente ben 27 nazionalità diverse. Gli scienziati sociali del tempo però ritenevano
che questa diversificazione fosse un fenomeno negativo, perché ritardava il progresso della città.
Nel 1880 cominciarono ad arrivare ad East Harlem molti lavoratori italiani (soprattutto meridionali),
che avrebbero dovuto rimpiazzare i lavoratori irlandesi che avevano scioperato e che erano stati
licenziati: a causa di questa situazione si creò una forte competizione fra irlandesi e italiani,
competizione che sfociò in una segregazione etnica, infatti le chiese locali vietarono l’ingresso ai
nuovi immigrati italiani. Solo nel 1919 agli italiani fu consentito di unirsi agli altri fedeli; Felipe ha
intervistato gli italiani ottantenni presenti ad East Harlem, i quali raccontano di aver vissuto nelle
strade più sporche e più povere del Barrio, inoltre erano soggetti a numerosi attacchi razzisti dato
che gli italiani meridionali venivano comparati agli africani, e di conseguenza venivano bollati
come criminali o nullafacenti. Molti insegnanti, assistenti sociali e psicologi ritenevano che gli
italiani avessero un cervello sottosviluppato, che non fossero predisposti ad imparare e che
fossero estremamente rozzi, inoltre anche gli scienziati sociali (fra cui Thrasher, iniziatore degli
studi sulle gang) di quell’epoca affermarono che gli italiani fossero deboli di mente e mentecatti;
fortunatamente ci sono pervenute molte autobiografie scritte da italo-americani, che ci forniscono
una testimonianza più veritiera di ciò che accadde in quegli anni: molti italiani furono costretti a
vergognarsi dei propri genitori e ad abbracciare i valori morali ed i modelli americani. I portoricani
furono accolti in maniera altrettanto negativa: i nuovi arrivati cominciarono a lavorare in numerose
ditte di abbigliamento e cominciarono a subire numerose aggressioni fisiche ed ideologiche da
parte degli italiani. Nacquero numerose gang italiane e portoricane che si fronteggiavano in strada
e che divennero le protagoniste di molti film e di molte opere letterarie; la letteratura Nuyorican
parlava della vita degli adolescenti portoricani di East Harlem, costretti a fronteggiare gli italo-
americani per difendere le loro zone. Molti membri del gruppo di Ray, quando erano giovani,
vennero picchiati dalle gang italiane del Barrio, in particolare il cugino di Caesar raccontò a Felipe
di quando gli italiani controllavano il quartiere e terrorizzavano le gang portoricane, aiutati anche
dai gruppi mafiosi. Era presente anche una forte segregazione razziale fra bianchi e neri, infatti i
primi immigrati portoricani non poterono affittare un appartamento finché Joe Rao, killer italiano al
servizio della famiglia genovese non morì; anche molti anni dopo i bianchi storcevano il naso
quando gli afroamericani o i portoricani dicedevano di trasferirsi nei loro quartieri. Inoltre uno
studio del 1931 ha messo in luce come l’arrivo dei migranti portoricani ad East Harlem abbia
portato all’allontanamento della popolazione ebraica dal quartiere, che si spostò verso il Bronx
(quartiere bianchi e middle class). L’arrivo degli afroamericani suscitò reazioni meno ostili, poiché
questi ultimi rimanevano segregati in palazzi isolati, ma anche perché avevano un comportamento
e un atteggiamento più accomodante, inoltre, pian piano, le barriere razziste fra bianchi e neri
vennero abbattute, anche grazie al contributo di un libraio locale che leggeva ai bambini
afroamericani e italiani delle favole tradizionali africane. Con il passare degli anni però
cominciarono ad aumentare i casi di razzismo fra italoamericani, portoricani e afroamericani,
anche se furono proprio i portoricani a suscitare la maggiore antipatia: molti di loro versavano in
condizioni spaventose, erano malnutriti ed estremamente poveri, inoltre venivano accusati dagli
scienziati sociali di diffondere in America le loro patologie tropicali (tubercolosi e malattie veneree),
alle quali i portoricani erano immuni. Come si può vedere, anche nel caso dei portoricani, i discorsi
accademici (pronunciati dagli scienziati) riflettevano i pregiudizi del tempo, inoltre negli anni ‘30 del
‘900 molti laureandi scrissero tesi razziste, nelle quali accusavano i portoricani di degenerazione
morale, di inferiorità mentale e di quoziente intellettivo basso. Un testo divulgativo del dopoguerra
affermava addirittura che i portoricani erano inadatti al clima nordico e di conseguenza era
impossibile assimilarli all’interno degli Stati Uniti, anche perché si ostinavano a non voler imparare
l’inglese. Infine il testo li accusava di essere degli approfittatori: infatti tutti i portoricani chiedevano
al governo statunitense di poter usufruire dell’assistenza pubblica anche se erano arrivati negli
Usa da pochi giorni. Gli scienziati sociali inoltre deplorarono la concentrazione di povertà presente
ad East Harlem, città sporca ed indisciplinata: questo quartiere infatti presentava infrastrutture
pubbliche degradate, servizi inadeguati e strade piene di rifiuti di ogni genere. La povertà di East
Harlem ha dato origine a molte opere letterarie, che cercavano di denunciare le condizioni
disagiate dei cittadini del Barrio (East Harlem inoltre confinava con molte gallerie d’arte= povertà
del quartiere più evidente). Lo scienziato Thrasher studiò la delinquenza giovanile presente nel
Barrio e sviluppò la tesi delle zone di transizione (teoria opposta al darwinismo sociale: secondo
lui le patologie sociali si articolavano in cerchi concentrici a partire da zone centrali di povertà.
Oscar Lewis elaborò un’altra teoria sulla povertà, conosciuta come “teoria della cultura della
povertà”; la teoria di Lewis però asseriva che quei meccanismi psicologici che inducevano alla
povertà venivano trasmessi dai genitori ai figli, e di conseguenza la sua teoria venne tacciata di
riduzionismo psicologico e si rivelò fallimentare. Inoltre le produzioni artistiche e cinematografiche
ispirate alla povertà di East Harlem vennero ricordate per molti anni (come il film prodotto da Agee
o la canzone scritta da King); inoltre in questi anni si sviluppò anche il movimento letterario
nuyorican, che cercava di restituire ai portoricani la loro dignità perduta. Gli scienziati e i politici
invece hanno scritto rapporti e articoli negativi su East Harlem, affermando che fosse un quartiere
di malavitosi, di spacciatori e di poveri; di conseguenza negli anni ‘50 si è varato un programma di
“rinnovamento urbano”, che puntava alla demolizione di diversi edifici, abitati da portoricani e da
afro-americani poveri, i quali furono trasferiti all’interno di sovraffolate case popolari fatiscenti.
Questa ghettizzazione alimentò la violenta cultura di strada e deteriorò le condizioni di vita di molti
immigrati, che si ritrovarono immersi in contesti degradati, privi di beni essenziali o di igiene. In
questi quartieri sovraffollati mancavano i servizi sanitari, la spazzatura ricopriva le strade e i topi
invadevano le abitazioni (come sta scritto nei rapporti degli assistenti sociali del tempo); la gente
“normale” ha paura, non esce di casa perché teme di essere aggredita dagli alcolisti o dai
tossicodipendenti; i rapporti del 1950 sulla situazione di Harlem sono uguali a quelli scritti negli
anni 90, quindi le politiche varate dal governo avevano sconvolto la fisionomia della città, ma non
avevano migliorato le condizioni di vita degli abitanti: infatti gli incendi continuavano a divampare e
la criminalità continuava ad aumentare. Gli scienziati sociali ritenevano che East Harlem fosse un
quartiere particolarmente criminogeno e che la sua storia fosse segnata da una successione
continua di economie illegali: i primi colonizzatori inglesi spacciavano tabacco, gli immigrati
successivi diedero origine a molte bische clandestine (denunciate dagli studenti di Thrasher), che
si inserivano perfettamente nello scenario degradato di Harlem, composto da cumuli di
immondizia, palazzi fatiscenti e industrie illegali. Successivamente le bische clandestine furono
rimpiazzate dalle shooting galleries (quartieri in cui le sparatorie erano frequenti) e dalle
crackhouse. Molti luoghi “criminali” sono rimasti invariati nel corso degli anni, infatti il quartiere
della farmacia gestito da Ray è sempre stata il “centro criminale per eccellenza”: ciò è testimoniato
anche dagli articoli/resoconti contenuti nella biblioteca pubblica, la quale dista qualche centinaio di
metri dalla “Farmacia” di Ray e di conseguenza ha cercato di limitare lo spaccio in questa zona e
di chiudere molte shooting galleries, accordandosi con l’industria della Coca-cola per riqualificare il
quartiere. Sfortunatamente il progetto si rivelò fallimentare e gli alcolizzati continuarono a
molestare i passanti che recavano in biblioteca, sostituiti poi dai tossicodipendenti; l’inserviente
della biblioteca infatti doveva continuare ad allontanare i derelitti dalla biblioteca. Questa
situazione ha danneggiato la quotidianità delle persone “normali”, condizione testimoniata ancora
una volta dai rapporti presenti nella biblioteca pubblica. In questi scritti infatti si dice che i
dipendenti della biblioteca non si fidavano della gente che la frequentava, tant’è che scambiarono
Felipe per un pedofilo, quando l’antropologo cercava solo di accompagnare un bambino nella
sezione letteraria per ragazzi. Durante il susseguirsi di economie clandestine, la cocaina e l’eroina
si sono rivelate due costanti essenziali nell’economia sotterranea, infatti gli studenti di Thrasher
notarono che gli spacciatori riuscivano a guadagnare tantissimo grazie a queste sostanze durante
il periodo del proibizionismo; inoltre, periodicamente, l’opinione pubblica americana è presa da
un’isteria collettiva, causata dal consumo di droghe, che portava gli assistenti sociali e i giornalisti
a scrivere dei rapporti riguardanti gli effetti provocati dall’abuso di stupefacenti, rapporti che si
adattavano sia all’Harlem del 1950 che a quella degli anni ‘90: l’unica differenza era che i tossici
degli anni ‘50 non si iniettavano gli speedballs (misto di cocaina ed eroina), diffusi invece fra i
derelitti degli anni ‘90. A causa di questa situazione, gli insegnanti si videro costretti a tappezzare
le finestre delle scuole con la carta da parati nera, così da impedire che gli studenti vedessero i
tossici intenti ad iniettarsi cocaina nella vene. La successione di attività clandestine ad Harlem
indirizzò molti giovani sulla strada dello spaccio: i ragazzi erano immersi in un contesto di tossici e
di conseguenza erano spinti dai loro coetanei a provare nuove sostanza (ciò avveniva sia negli
anni ‘50 che negli anni ‘90). Thrasher inoltre notò che le “tradizioni criminali” di Harlem avevano
dato vita ad un circolo vizioso, che costringeva i giovani a diventare tossici o spacciatori; gli
studenti di Thrasher inoltre notarono che i bambini italiani, durante la visione di un film,
applaudivano il criminale e fischiavano le forze dell’ordine, inoltre molti giovani arrivavano anche a
“santificare” i nomi dei gangster di strada più temuti. La mafia italiana fu la prima organizzazione
criminale a trarre profitti dall’economia sotterranea e ad instillare nel quartiere di Harlem un senso
di insicurezza e di paura: il Barrio si era trasformato in un enorme supermercato della droga,
controllato da poliziotti corrotti, che permettevano ai cittadini di tenere armi illegali. In questa
situazione gli omicidi venivano visti come “eventi quotidiani”, che venivano compiuti anche alla
luce del sole; due rapporti, uno del 1920 e l’altro del 1990, raccolgono le testimonianze di due
uomini del Barrio (uno dei due era Luis, cugino di Ray),che raccontano di aver assistito a 2 omicidi
particolarmente violenti. Il quartiere di Harlem, a causa degli “omicidi normalizzati”, era pieno di
graffiti che ricordavano le vittime morte a causa di questi atti violenti. Negli anni 80 del 1900 il
quartiere di East Harlem era controllato dalla famiglia siciliana “Genovese”, i cui appartenenti si
vantavano in pubblico dei successi e dei soldi guadagnati tramite i loro crimini violenti. Il boss della
famiglia Genovese era Fat Tony, che assumeva molti uomini per lavorare nelle sue lotterie
clandestine: alcuni di loro si spacciavano per fruttivendoli e la moglie di Felipe si lamentò che
questi fruttivendoli esponevano solo prodotti deteriorati, non sapendo della loro relazione con il
boss mafioso. Quando Fat Tony venne incarcerato definitivamente, ma la famiglia Genovese
continuò a mantenere il il monopolio di molti social club, che vennero ripetutamente assaltati da
giornalisti come Geraldo Rivera; vicino a questi social club c’era anche un famoso ristorante
italiano di lusso, gestito dai mafiosi e soprannominato Rao’s, che aveva una lista d’attesa di 3
mesi, per dissuadere gli agenti dell’FBI. Il capo del ristorante, Joe Rao, era un sostenitore della
segregazione razziale: Felipe aveva scoperto queste informazioni parlando con la sua babysitter
italo-americana. L’antropologo non provò ad infiltrarsi nella rete mafiosa, perché aveva paura di
rimanere ammazzato, dopo che alcuni mafiosi uccisero Vinnie, l’agente immobiliare contattato da
Bourgois qualche giorno prima. Felipe incontrò il fattorino di Fat Tony e i due si scambiarono
sguardi cordiali, perché il mafioso era felice di vedere un altro bianco, però l’antropologo non gli
chiese nulla riguardo alla sua vita, perché voleva mantenere un profilo basso. La famiglia
Genovese era molto rispettata all’interno del settore sindacale, ma gli altri boss mafiosi , fra cui
Paul Castellano, deridevano Fat Tony e cercavano di umiliarlo in qualsiasi modo; la famiglia
Genovese venne pure derubata e questo evento fece capire a Bourgois che ormai tale famiglia
aveva perso la sua autorità; la babysitter italo-americana di Felipe infatti rimase sconvolta a causa
dell’oltraggio che una famiglia mafiosa così potente come quella dei Genovese aveva subito.
LA GESTIONE DELLA CRACKHOUSE: DIPENDENZA, DISCIPLINA E DIGNITÀ
Felipe asserisce che il funzionamento dell’industria del crack è simile a quello di qualsiasi industria
che venda grosse quantità di prodotti economici, solo che i dipendenti di queste ultime si ritrovano
a compiere un lavoro noioso e monotono, mentre gli spacciatori svolgono un lavoro pericoloso,
disperato e adrenalinico. L’antropologo ci racconta la storia della crackhouse di Ray, a partire dagli
inizi: questo locale infatti fu fondato da Felix, cugino di Ray, il quale lavorava in proprio, ma
demandava alla moglie Candy la preparazione del crack; Felix passava le giornate con ragazze
minorenni tossicodipendenti e per questo attirò molte volte l’attenzione dei poliziotti. Primo,
all’epoca, aveva perso il suo impiego e viveva a casa di sua madre, una donna che lavorava nel
soggiorno di casa sua come tessitrice; Primo invece si dedicava alle estorsioni e alla rapine per
finanziare la sua dipendenza da crack. Felipe nota che a distanza di anni, Primo è solito rievocare
questi eventi e raccontarli ai suoi amici: una volta Primo e dei suoi amici pugnalarono un uomo
messicano che dormiva sul pavimento di un atrio e lo derubarono di tutti i suoi averi (anelli
compresi), per poi spendere la somma guadagnata in fialette di cocaina e crack. Durante il
racconto, Primo e Caesar dimostrano il loro razzismo nei confronti dei messicani, infatti li deridono
e li scherniscono, affermando che nel Barrio è normale “prendere per il culo” uno di loro. Primo
aveva adocchiato l’anello d’oro del messicano e voleva rubarglielo a tutti i costi, anche se l’uomo
lo implorò ripetutamente di prendere tutto ma di lasciargli il gioiello. Durante il racconto Caesar
arriva anche a paragonare il crack alle patatine: dopo il primo sballo, si ricerca il secondo, poi il
terzo e così via, proprio come una patatina tira l’altra. Primo uscì dalla tossicodipendenza grazie
all’impiego alla game room, offertogli da Felix, il quale non poteva più occuparsi da solo dei suoi
affari, perché si era rotto il piede (sua moglie era venuta a sapere che Felix l’aveva tradita, quindi
lo stava andando a cercare, e lui, durante la fuga, si era lesionato la caviglia). Il lavoro alla game
room permise a Primo di disintossicarsi e accrebbe sia la sua stabilità economica sia la sua
autostima; Felix però venne arrestato e Ray, suo cugino, comprò la game room per 3000$. Ray
all’inizio gestì in maniera brillante la nuova attività, infatti abbassò il prezzo delle bustine di crack e
ne aumentò la qualità, così da poter far concorrenza agli spacciatori delle case popolari: questi
suoi accorgimenti fecero schizzare i profitti alle stelle. Ray decise di tenere Primo e cominciò a
pagarlo a cottimo (1 dollaro per ogni bustina di crack che vendeva), inoltre gli permise di tenere
sentinelle e assistenti, dato che Primo aveva subito molte aggressioni. Grazie alle nuove regole,
alla disciplina ferrea che richiedeva ai suoi dipendenti, al rispetto che dimostrava nei loro confronti
e alla nuova gestione, Ray vide aumentare i suoi profitti in maniera costante, inoltre cercava di
rafforzare i legami con i suoi dipendenti attraverso la manipolazione o l’instaurazione di relazioni di
parentela o di affinità: per esempio, Ray aveva chiesto a Primo di diventare il padrino dei suoi figli
(istituzione del compadrazgo), o ancora, aveva avuto figli dalla stessa donna con cui li aveva avuti
anche un suo dipendente, di nome Luis. Il crack spacciato da Ray surclassò rapidamente quello di
bassa qualità venduto dai teenagers delle case popolari, ma dovette fare i conti con la droga
spacciata dai dominicani che si erano appena trasferiti nel quartiere (i dominicani prima
spacciavano eroina nelle scuole, poi vennero allontanati dalla polizia). Nonostante questo
problema, gli affari di Ray continuarono ad andare bene, e con i profitti ottenuti dalla game room
vennero aperti altri due punti di spaccio, fra cui il “social club”. Dopo un anno di attività, Primo
aveva guadagnato una posizione privilegiata all’interno della game room: Ray gli offriva denaro
per eventuali spese legali e cauzioni, inoltre viziava i figli di Primo, comprando loro tantissimi regali
(nell’economia legale Primo, dopo un anno di lavoro, non sarebbe mai potuto diventare un
dipendente privilegiato o il manager dell’azienda). Durante il suo soggiorno Felipe chiese a Primo
di descrivergli le sentinelle che avevano lavorato per lui nel corso degli anni: fra di loro vi erano
Willie, Little Pete, Benzie e Caesar, quest’ultimo lavorava solo part-time perché era troppo
irascibile e nessuno riusciva a tenere sotto controllo la sua aggressività. Primo non si comportava
come un “capetto insolente” nei confronti dei suoi dipendenti, infatti egli cercava solo di tenere le
cose sotto controllo, dato che era il responsabile di tutte le azioni e di tutti i comportamenti dei suoi
“impiegati”. D’altra parte invece Benzie era molto più sfacciato di Primo: si comportava male con i
clienti, li derideva e mancava loro di rispetto, per questo Primo gli ribadiva continuamente di
moderare i toni e di trattare meglio le persone che entravano alla game room. In realtà però
neanche Primo era molto meglio di Benzie o di Caesar, dato che molto spesso si divertiva a
ridicolizzare i tossicodipendenti e ad infamarli, utilizzando un linguaggio razzista e sessista: Primo
raccontò a Felipe di quando due tossicodipendenti (un uomo e una donna) entrarono alla game
room per comprare una dose. La donna cadde e si ruppe qualche osso, e mentre Caesar le
chiedeva se andasse tutto bene, l’uomo che l’accompagnava non la degnò di uno sguardo e se ne
andò in silenzio. Proprio a causa del suo comportamento Primo lo chiamò “sporco moyo/moreno”.
L’amicizia fra Primo e Caesar era molto difficile poiché quest’ultimo, oltre ad essere irascibile,
sperperava anche tutta la sua paga in crack; Felipe poi ipotizzò anche che tutti i sottoposti di
Primo fossero dipendenti da crack poiché così li poteva pagare attraverso la droga e tenersi i soldi
del loro stipendio. Primo riconobbe di aver strumentalizzato la tossicodipendenza dei suoi
sottoposti, ma al contempo ammise anche di ritenersi più furbo e più scaltro di loro, affermando
che “Caesar non gli stava dietro” e che “poteva fregarlo quando voleva”. Nonostante questo suo
senso di superiorità Primo teneva molto a Caesar e cercava di allontanarlo dalla droga e per
riuscire nel suo intento mise in atto diverse strategie: all’inizio cominciò a pagarlo settimanalmente,
così da impedirgli di spendere tutta la sua paga giornaliera in alcol e crack, ma questa strategia
non funzionò, così Primo passò alle minacce, ma nemmeno queste ebbero molto effetto. Anche
Willie (dipendente di Primo) fumava come Caesar, solo che lui lo faceva durante l’orario di lavoro;
Willie fu l’unico spacciatore ad ottenere un buon lavoro nell’economia legale, infatti divenne un
soldato, ma poi disertò e venne cacciato. Caesar però, a differenza di tutti gli altri dipendenti di
Primo, era l’unico che svolgeva bene il suo lavoro, infatti grazie al suo carattere aggressivo
riusciva a far rigare dritto tutti i clienti della game room; l’unica persona che gli mancò di rispetto fu
un giovane in preda agli effetti della polvere d’angelo, il quale disse a Caesar che avrebbe
chiamato la polizia e avrebbe fatto arrestare tutti i dipendenti della game room. Il giovane venne
sbattuto fuori dalla crackhouse con il cranio fratturato: a Caesar piaceva rievocare questo
episodio, infatti era un modo per garantire la sicurezza del locale. Caesar era l’unica sentinella di
Primo a godere dell’assegno di sicurezza sociale, poiché uno psichiatra gli aveva diagnosticato
una forma di pazzia, disturbo che spiegava i suoi scatti d’ira. A causa della violenza incontrollabile
di Caesar, Ray cercava di tenerlo lontano dall’organizzazione formale delle crackhouses e dai suoi
affari, d’altra parte Caesar si definiva una persona leale,capace di garantire la sicurezza all’interno
della game room e per questo era convinto che in realtà Ray lo apprezzasse. Benzie invece, a
differenza di Caesar, cercò di migliorare il proprio status e di allontanarsi dalla dipendenza da
crack: il caso di Benzie è particolare perché lui era l’unica sentinella di Primo che aveva smesso di
fare uso di crack dopo aver abbandonato il proprio lavoro nell’economia legale (pulizie allo Yacht
club) ed essersi dedicato allo spaccio. Benzie venne assunto da Primo quando lavorava ancora
all’interno dello Yacht club, e di conseguenza si ritrovò a dover svolgere due impieghi: nel
frattempo cominciò ad avvicinarsi a Primo tant’è che i due decisero di dividere i guadagni a metà,
perché Primo si fidava di Benzie. All’epoca i due spacciatori riuscivano a guadagnare dai 200 ai
400$ a notte proprio perché il crack era una merce molto richiesta; l’unico rimpianto di Primo è
aver speso tutti i suoi soldi in Hotel, feste e droga, infatti molti spacciatori hanno la tendenza a
cedere al consumismo più sfrenato ogni qualvolta guadagnano una somma di denaro abbastanza
importante. Bourgois aveva notato che l’estrema generosità degli spacciatori era assimilabile a
quella degli impiegati in ascesa nell’economia legale, inoltre molti spacciatori spendevano i loro
soldi in feste e in Hotel poiché non avevano modo di spenderli costruttivamente all’interno
dell’economia legale. In questo passo Bourgois cercherà di analizzare il modo in cui la tensione fra
gli spacciatori e l’economia formale può influenzare la quotidianità di queste persone: molto
spesso gli spacciatori si vantano dei propri guadagni, gonfiandoli, infatti molti di loro non
guadagnano nemmeno 8$ l’ora (la maggior parte degli spacciatori viene pagata a cottimo).
Bourgois ci mise molti anni a capire quanto potessero essere bassi i proventi che derivavano dallo
spaccio di Crack: se ne accorse quando vide che all’interno del portafoglio di Primo, dopo una
nottata passata a spacciare, c’erano solo 40$ e alcuni buoni alimentari. Oltre ai bassi salari gli
spacciatori di crack devono anche fronteggiare condizioni di lavoro pessime, infatti Primo si
ritrovava a lavorare in un locale (la game room) che non possedeva nè il riscaldamento nè il
condizionatore, inoltre non aveva servizi igienici adeguati ed infine le pareti ed i muri portanti
erano tutti scrostati; inoltre gli spacciatori dovevano anche fare i conti con il rischio di essere
ammazzati o di finire in prigione. Primo aveva cercato di costruire un sound system all’interno
della game room, ma durante uno dei suoi attacchi d’ira Caesar l’aveva completamente distrutto;
Primo odiava sia il suo ambiente lavorativo sia il suo lavoro, infatti detestava dover assistere al
deterioramento fisico dei suoi clienti abituali. Dopo aver analizzato le condizioni di vita degli
spacciatori, Bourgois si chiede come mai Benzie abbia abbandonato il suo impiego e sia entrato
all’interno dell’economia informale: Benzie raccontò a Felipe che aveva perso il suo lavoro perché
aveva cominciato a girare con Primo e a farsi ogni sera. All’inizio Benzie riusciva a gestire la sua
vita notturna e il suo impiego allo Yacht club (quando lavorava nell’economia legale aveva diritto ai
contributi e incontrava moltissime persone ricche e bianche ogni giorno), poi però, un giorno,
decise di passare la mattinata a letto con una donna, Flora, e così perse il suo lavoro. Benzie
inoltre chiese a Ray 2500$ per uscire di prigione, anche se la sua incarcerazione non aveva a che
fare nè con la game room nè con il circolo di spaccio di Ray. Dopo lo Yacht club Benizie lavorò
come cuoco in un club per salutisti, prendendo ordini da superiori bianchi: si vantava dei suoi
successi nell’economia legale e raccontava le sue avventure a Primo e a Felipe mentre erano
seduti sulle scale di una casa popolare. Benzie faceva vedere ai suoi amici il fermacravatte che
aveva ottenuto dopo un anno di lavoro al club per salutisti e affermava che quel lavoro lo aveva
“rinvigorito”, aveva aumentato la stima che aveva in se stesso e lo aveva portato sulla “strada
giusta, tant’è che Benzie raccontò a Primo di aver smesso anche con il crack. Durante il suo
racconto però lo speedball che stava fumando iniziò a fare effetto e Benzie si mise sulla difensiva,
cominciando a blaterare qualcosa riguardo al rispetto e alla dignità: diceva di voler rispettare se
stesso e di essere cambiato in meglio. Benzie infatti, grazie al suo nuovo impiego faceva quasi
300$ a settimana e questo lo rendeva molto fiero, inoltre anche suo padre era orgoglioso di lui,
infatti aveva sempre sperato che suo figlio si allontanasse dalla strada e cominciasse a lavorare
all’interno dell’economia formale. Anche Primo sognava di entrare all’interno dell’economia legale
perché odiava l’ambiente della game room e odiava anche gli spacciatori e i tossicodipendenti,
inoltre sognava di avere una un lavoro che gli potesse garantire una certa stabilità economica e
che gli permettesse di allontanarsi dal crack. Con un lavoro stabile Primo poteva uscire dalla sua
dipendenza e fare nuove conoscenze, cambiando così il suo circolo di amicizie, ma per ora tutto
ciò rimaneva solamente un sogno. Tutti gli spacciatori incontrati da Bourgois non si rendevano
conto di quanto fossero limitate le loro possibilità di trovare un lavoro nell’economia legale e non si
rendevano nemmeno conto del nesso fra abuso di droghe e dipendenza dall’economia
sotterranea; molte ex sentinelle di Primo avevano rifiutato un impiego pulito a causa della scarsa
retribuzione e delle inaccettabili condizioni di lavoro, ma poi avevano cominciato a lavorare proprio
alla game room. Per esempio Willie, ex sentinella di Primo, ha rifiutato un lavoro all’ASPCA
(associazione americana per la tutela degli animali) a causa della brutalità di quest’ultimo, ma poi
ha accettato di lavorare per Primo e di spacciare crack. Le opportunità di Primo all’interno
dell’economia legale non erano meglio di quelle dei suoi dipendenti, inoltre stava perdendo il suo
ruolo di manager all’interno della crackhouse: Ray aveva aumentato i suoi punti vendita e aveva
privilegiato il social club al posto della game room, tant’è che aveva dotato il primo locale anche di
aria condizionata, riscaldamento e bar afterhour. Inoltre all’interno del social club venivano
vendute anche piccole bustine di eroina per soli 20$; Ray poi cominciò a pretendere più disciplina
e margini di profitto più alti dai suoi dipendenti, soprattutto da Primo, il quale non poteva più
scegliersi da solo le sue sentinelle, ma doveva chiedere il permesso a Ray. Alla fine Primo venne
declassato a spacciatore più anziano e perse così il suo ruolo di manager della game room, inoltre
Ray non gli dava più 1$ per ogni vendita, ma solo 0.75$; il ruolo di Primo divenne così marginale
che Ray assunse addirittura un altro spacciatore, Tony, al fine di gestire la crackhouse. Primo
divenne sempre meno disciplinato e sempre più dipendente dall’alcol e dalle sostanze; inoltre la
merce di Ray non era più competitiva, dato che costava troppo (5$ invece che 2 o 3) ed era di
scarsa qualità. Ray cercò di ristrutturare la game room, ma neanche questo stratagemma
funzionò, infatti il suo crack continuava ad avere una bassa qualità, tant’è che i clienti dicevano
che “sapeva da fuoco”; l’abbassamento della qualità del prodotto era dovuto al cambiamento del
fornitore, infatti ora Ray comprava il crack da un nuovo grossista dominicano. Caesar, Primo e
Felipe si ritrovarono a parlare di questo argomento nel soggiorno dell’antropologo e nel mentre, i
due spacciatori sniffavano eroina: Primo aveva un atteggiamento protettivo nei confronti di
Caesar, infatti gli rollò la banconota e lo aiutò a tirare su la droga. Oltre alla scarsa qualità del
crack e al prezzo eccessivo, le vendite calarono anche perché la game room si presentava come
un ambiente sporco, freddo ed inospitale. Bourgois chiese a Caeasar e a Primo come facessero a
sopportare la loro vita da spacciatori e i 2, per giustificare il loro lavoro, rievocarono quelle notti in
cui avevano realizzato vendite da record: infatti il mestiere dello spacciatore era molto redditizio
all’inizio del mese (quando gli impiegati e i lavoratori venivano pagati), ma era anche assai
problematico verso la fine, dato che nessuno aveva più soldi da spendere in crack o eroina. Nel
frattempo la tensione fra Primo e Ray aumentava, dato che le vendite erano magre, e dato che il
capo aveva ordinato a Primo di licenziare Caesar, il suo migliore amico. Primo si rifiutò e così Ray
spostò il suo turno, facendolo lavorare solo lunedì e martedì notte (giorni di magra); Primo e
Caesar riversarono la loro collera su Tony, il nuovo spacciatore assunto da Ray e la situazione
degenerò quando vennero rubati 3 pacchetti di crack: dato che l’ingresso non era stato scassinato,
gli unici colpevoli potevano essere Primo, Caesar e Tony, ma ognuno di loro si professava
innocente. Qualche giorno dopo furono rubati altri 3 pacchetti, così Ray cominciò a scalare il
valore dei pacchetti rubati dai salari di Primo e di Tony (Primo poteva tenersi le vendite del lunedì
ma non quelle del martedì). Caesar era il principale sospettato, infatti sia Primo sia Ray
dubitavano di lui, ma la sentinella continuava a dichiararsi innocente:alla fine si scoprì che in realtà
era stato Gato, il tuttofare della game room, a rubare tutti i pacchetti di crack. Ray pestò a sangue
Gato, ma non lo uccise, nè gli fratturò qualche osso perché i due avevano fatto parte della stessa
gang da giovani e quindi erano legati da una sorta di amicizia d’infanzia. Gato lavorò gratis per
Ray per un po’ di tempo, così da ripagare il crack che aveva rubato; inoltre dopo questo incidente
Ray rinegoziò lo stipendio di Tony, infatti smise di pagarlo a cottimo e gli cominciò a dare 100$ a
notte, così da lucrare sulle vendite del suo dipendente. Nonostante la sua posizione traballante,
Primo dava l’idea di uno spacciatore sicuro di sè, tant’è che offriva da bere a tutte le persone (la
“cricca”) che si ritrovavano all’esterno della game room. Bourgois pensò che Primo offrisse da
bere a quella gente per soddisfare il suo desiderio di potere, ma in realtà quelle persone offrivano
informazioni strategiche a Primo, gli riferivano quale fosse la droga più venduta al momento e lo
proteggevano da eventuali aggressioni, inoltre quella folla dava anche l’idea che la game room, in
realtà, fosse un “centro giovanile” e non un “centro di spaccio”; anche Abraham, il nonno di Primo,
rendeva la game room un posto apparentemente sicuro e tranquillo. La folla quindi proteggeva sia
Primo sia il locale: aiutava lo spacciatore a sventare gli attacchi di potenziali ladri e lo proteggeva
in caso di rapina. Primo diventava teso ogni volta che vedeva qualche sconosciuto aggirarsi nei
pressi della game room, ma queste sue “paranoie” lo aiutarono a sventare numerose rapine, infatti
in 5 anni il locale venne rapinato solamente 2 volte (la prima volta, Primo si era urinato nei
pantaloni perché aveva una pistola puntata alla tempia, inoltre gonfiò la cifra del denaro sottratto,
così da tenersi la differenza). Primo fece capire a Bourgois che la folla lo distraeva anche dalla
realtà quotidiana, piena di violenza, che doveva affrontare: le ragazze e le sue sentinelle lo
facevano sentire tranquillo, rilassato e gli tenevano compagnia (questa era la spiegazione di
Primo, mentre Bourgois aveva spiegato la “folla” da un punto di vista più funzionalista). Primo era
diventato amico di Felipe per lo stesso motivo, infatti le persone che vedevano un bianco alla
game room, si tenevano lontane, per paura che fosse un poliziotto sotto copertura. La folla aveva
legami strutturali con la maggior parte della gente di strada e conosceva tutte le persone che
abitavano nel quartiere, infatti riusciva a distinguere i tossicodipendenti dagli agenti in borghese e
avvertiva Primo nel caso in cui qualcuno di sospetto si fosse avvicinato alla game room. Primo
serviva solo le persone che conosceva o che venivano riconosciute dai suoi amici: molto spesso
confondeva uomini appena scarcerati per agenti sottocopertura, ma in questi casi erano i suoi
amici a dirgli che quelle erano persone affidabili. Primo fu arrestato solo 2 volte in tutta la sua vita
e negli altri locali di Ray, nessuno spacciatore fu mai incarcerato o processato; il social club venne
perquisito alcune volte e la polizia ruppe alcuni tavoli, danneggiò l’impianto elettrico e multò
Candy, poiché aveva venduto una bottiglia di liquore senza avere la licenza per farlo, ma gli
spacciatori del social club non vennero mai arrestati. Il locale venne chiuso alcune volte poiché
non possedeva un impianto antincendio adeguato, ma per il resto non ci furono ulteriori problemi.
E’ anche vero che la polizia del Barrio era demoralizzata e priva di competenze, per questo la
criminalità organizzata e lo spaccio erano così fiorenti in questo quartiere, infatti i poliziotti non
riuscirono mai a costruire un rete efficace per tenere sotto controllo il commercio di droga.
Ovviamente Ray e i suoi dipendenti seguivano alcune precauzioni per non farsi beccare dai
poliziotti, per esempio si facevano pagare solamente dietro al Pac Man, luogo collocato nel lato
meno visibile della game room, inoltre nel locale non c’erano mai più di 25 dosi al giorno. Tutti gli
spacciatori di Ray dovevano capire quando era il momento di nascondere le dosi di crack e
quando potevano rilassarsi: Primo riuscì a nascondere 13 dosi prima che la polizia facesse
irruzione all’interno della game room. D’altra parte se uno spacciatore diventa troppo paranoico e
nasconde la merce ogni volta che sente una sirena suonare, gli affari cominceranno a colare a
picco; Caesar, dal canto suo, si vantava di avere la fedina penale pulita e di non essersi mai fatto
beccare con la roba addosso (lui vendeva solo alla gente che conosceva). Primo, una volta,
mentre leggeva il giornale a suo nonno Abraham, vide un agente sotto copertura entrare all’interno
della game room; il tipo chiese a Primo se avesse un po’ di crack, ma lo spacciatore, intuendo la
vera identità dell’uomo, lo cacciò dal locale. L’unica volta in cui Primo venne arrestato dalla polizia
fu quando un uomo di colore entrò alla game room (era vestito come uno di quegli uomini appena
uscito di prigione) e gli chiese se avesse qualche dose. Primo si accorse solo dopo, quando gli
stava dando il crack, che non lo conosceva e che poteva essere un potenziale sbirro sotto
copertura. L’uomo uscì dal locale e Primo cominciò a nascondere la roba, ma poi il poliziotto tornò
con la sua pattuglia e lo sbattè in carcere; più tardi il sistema penale di New York entrò in crisi a
causa del sovraffolamento delle carceri e del prolungamento delle condanne per droga, di
conseguenza Primo venne scarcerato prima del dovuto, così da liberare una cella (Primo era stato
incarcerato poiché aveva omesso di aver incontrato il responsabile della sua libertà condizionata).
Primo venne arrestato una seconda volta, per aver venduto del crack ad uno sbirro, ma a causa di
disguidi tecnici (i poliziotti non sapevano se fosse stato Caesar o Primo a vendere la droga al
poliziotto in borghese), venne subito scarcerato e riprese a lavorare alla game room.
“METTERSI A POSTO” RISPETTO E RESISTENZA SUL LAVORO
Molti dipendenti di Ray, prima di diventare spacciatori, avevano lavorato a lungo all’interno
dell’economia legale: tutti loro avevano cominciato a lavorare molto presto, infatti a 12 anni
imbustavano la spesa per gli anziani del quartiere o svolgevano altre commissioni. Nessuno di loro
però era riuscito a trovare un impiego stabile e ben retribuito e ciò era dovuto ad un problema
strutturale: infatti tutti gli spacciatori di Ray erano portoricani, e i loro genitori erano emigrati in
America da Porto Rico e avevano trovato lavoro all’interno delle nuove fabbriche. Tra gli anni 50 e
gli anni 90 del ‘900 però in America si passò da un’economia di fabbrica ad un’economia di servizi
e la maggior parte degli immigrati portoricani venne licenziata e lasciata a casa senza uno
stipendio. La ristrutturazione economica americana a favore dei servizi aveva quindi alimentato la
disoccupazione e al contempo aveva anche favorito la compressione dei salari. A causa della
recessione economica molte persone hanno cercato di fare carriera all’interno dei “servizi agli
uffici”, settore dominato dalla middle class bianca: di conseguenza le persone di colore che
lavoravano come addetti alla posta o alle fotocopie si scontravano culturalmente con superiori
bianchi e questi scontri generavano conflitti culturali. Inoltre per molte persone di colore era difficile
rispettare le norme di comportamento degli uffici, dato che erano abituate ai valori della strada (gli
uomini del ghetto non accettavano nessuna forma di subordinazione). Molti spacciatori in realtà si
trovavano ai margini dell’economia legale e dovevano fare i conti con la povertà nella quale erano
immersi: queste persone avevano accesso agli impieghi meno desiderabili, come l’aiuto cuoco o
l’asportatore di amianto. Di conseguenza queste persone si rifugiavano nel mondo dello spaccio,
credendo che questa scelta fosse il frutto di una libera decisione, ma in realtà non era così: infatti
era la violenza strutturale a spingerli verso questo mondo macabro e autodistruttivo. Anche Primo
era frustrato a causa di questa situazione, infatti nonostante i vari tentativi, non aveva ancora
trovato un impiego stabile: egli raccontò a Felipe che la sua consulente gli aveva proposto di fare
la guardia notturna (doveva impedire che derubassero un negozio, ma era munito solo di mazza e
veniva pagato una miseria), ma Primo affermò che non voleva stare in mezzo ai pazzi; egli rifiutò
anche un impiego in un hotel perché era pieno di messicani. Felipe chiese a Primo perché non
andasse a lavorare come impiegato al McDonald’s e Primo gli rispose che secondo lui le persone
che andavano a lavorare in posti come quello cercavano solamente un impiego provvisorio,
oppure erano persone che non avevano finito le scuole superiori (come lui) ed erano ignoranti.
Caesar aggiunse anche che gli impiegati del McDonald’s lavoravano troppo (almeno 10 ore) e
prendevano poco, per questo era un lavoro poco allettante. Caesar disse di non voler trovare un
altro lavoro (oltre quello di spacciatore) perché era troppo pigro e anche perché non aveva tempo
da perdere con i vari colloqui. Primo ammise che era passato molto tempo dall’ultimo lavoro legale
che aveva avuto: al momento non ne stava cercando un altro perché era impiegato alla game
room e non sarebbe stato in grado di gestire due impieghi contemporaneamente. Caesar disse
addirittura che da quando lavorava come spacciatore aveva ridotto il consumo di crack perché era
più tranquillo, infatti aveva una donna, un bambino e una casa in cui vivere, inoltre aveva i soldi
per sballarsi quando gli pareva. Caesar affermava che tutto ciò che guadagnava alla game room
lo usava per autodistruggersi, perché in questo modo si sentiva potente e credeva di avere il
controllo delle sue decisioni (nessuno gli poteva dire cosa fare con quei soldi). Alla game room, lui
e Primo, prendevano in giro i clienti e li mettevano in ridicolo, dato che i tossici che entravano non
riuscivano nemmeno a controbattere. Felipe chiese ai due se non sentissero il bisogno di lavorare
regolarmente e Caesar gli rispose di no: lui riusciva a vivere grazie all’assistenza sociale e ai soldi
fatti alla game room, quindi non sentiva il bisogno di mettersi in regola, anche perchè se lo avesse
fatto, avrebbe dovuto pagare sia le tasse sia i contributi. Primo però si rese conto di quanto fosse
inutile e vulnerabile dal punto di vista economico, infatti cominciò a cercare un impiego proprio
durante la recessione economica americana: era convinto che sarebbe stato facile trovare lavoro
all’interno dell’economia formale. Nonostante la sua buona volontà non venne assunto da nessuna
parte e diede la colpa dei suoi insuccessi al suo consulente (e non alla recessione economica), il
quale aveva anche perso la cartella di Primo con tutti i suoi documenti. Primo chiese se poteva
avere un altro consulente, ma l’assistenza non lo accontentò; egli continuò ad inviare curriculum
ma nessuno lo contattò: la sua autostima cominciò a precipitare e Primo si rifugiò nell’alcol e nella
droga (stava cominciando a capire cosa voleva dire essere un lavoratore segregato ai margini
dell’economia legale). Primo voleva che il suo consulente lo mandasse in un’azienda in cui non si
erano presentati altri candidati, ma questo non era fattibile, infatti lo spacciatore doveva
“gareggiare” con altre persone (disperate come lui) per ottenere un qualsiasi impiego. I posti di
lavoro liberi, nei settori marginali dell’economia americana, si riducevano sempre di più; inoltre
Primo aveva ormai 26 anni e aveva accumulato un periodo di disoccupazione piuttosto
consistente (non poteva scrivere nel suo curriculum che faceva lo spacciatore), per questo molti
datori rifiutavano il suo curriculum. Primo cominciò a precipitare all’interno di una spirale di
depressione e iniziò a rendersi conto che la recessione economica non influenzava solo la vita dei
dipendenti, ma anche quella dei lavoratori marginali. Primo allora ricominciò a frequentare Benzie,
l’unico spacciatore che aveva anche un impiego legale (cuoco in un club per salutisti): Benzie
invitò l’amico alla festa natalizia organizzata dal suo capo, ma Primo arrivò in ritardo, giocandosi
l’unica possibilità di trovare un lavoro stabile. Primo avrebbe dovuto prendere il posto di El Gordo,
un uomo che aveva un handicap mentale e che faceva il lavapiatti nel club per salutisti: Benzie
aveva cercato di farlo licenziare, ma il suo capo aveva avuto compassione e aveva deciso di
tenerlo nonostante l’handicap. Il lavoro di El Gordo era ben retribuito, infatti nel Barrio nessun
locale pagava un lavapiatti più di 4$ l’ora, mentre nel club per salutisti, El Gordo prendeva
addirittura 6$ l’ora. La vita privata di Primo cominciava a sgretolarsi: egli abitava abusivamente
nell’appartamento della sorella della sua ragazza, ma non riusciva a pagare l’affitto; Maria, la
ragazza di Primo, aveva iniziato a lavorare in un fast-food, ma le sue entrate erano molto scarse
(80-90$ a settimana) e Primo fu costretto ad elemosinare soldi e buoni pasto da sua madre.
Nonostante i vari escamotage Primo e Maria vennero sfrattati e fecero ritorno dalle rispettive
madri; nei mesi successivi Primo ricominciò a sballarsi ed iniziò a sfogarsi su Maria, l’unica
persona sulla quale aveva ancora il potere: Maria però perse il lavoro al fast food e Primo la
redarguì aspramente. La ragazza, a detta di Primo, passava le sue giornate a casa, a baciarlo e
ad abbracciarlo e non faceva niente di utile; lo spacciatore le aveva detto che se non si fosse
trovata un lavoro decente lui l’avrebbe lasciata. Primo venne inserito dagli economisti nella
categoria dei “lavoratori scoraggiati”, ovvero quei reietti sociali che non rientrano nemmeno nelle
statistiche sulla disoccupazione: d’altronde i portoricani come Primo avevano un tasso di
partecipazione al mercato del lavoro molto basso, a causa della violenza strutturale nella quale
erano immersi. Primo si lamentava con Felipe perché non riusciva a trovare un lavoro legale con
un salario che superasse i 5$ l’ora; egli aveva fatto tantissimi colloqui ma non era stato preso da
nessuna parte e di conseguenza era tornato alla game room. Durante questo periodo difficile
Primo poté contare sull’appoggio di Felipe e di Willie: i 3 andavano nel cortile di una scuola in cui
vi era un fiorente spaccio di droga (tant’è che gli spacciatori urlavano a gran voce il nome della
loro merce) e parlavano dei loro problemi mentre allineavano la loro merce (cocaina/eroina). Primo
era un procrastinatore convinto, infatti rimandava tutto al giorno dopo e questo succedeva perché
non aveva un obiettivo nella sua vita, non aveva qualcosa da cercare. Sua madre era preoccupata
per la sua salute, mentre Primo aveva paura che sua mamma potesse morire, il che lo avrebbe
trasformato in un povero disgraziato senza una casa. Primo infatti conosceva un solo modo per
sopravvivere: spacciare. Non voleva chiedere aiuto all’assistenza sociale (prima l’assistenza
veniva vista come un qualcosa di negativo, ora tutte le persone in difficoltà la richiedevano) perché
poi lo avrebbe costretto ad andare a scuola; Willie disse che il problema di Primo era la pigrizia,
infatti lui era abituato a fare soldi facili e ad avere un posto in cui mangiare e in cui dormire. Sua
mamma cercava di aiutarlo in qualsiasi modo e lui non le aveva mai dato niente in cambio, infatti
tutti i soldi che guadagnava alla game room li spendeva in alcol e droga; se avesse trovato un
lavoro sua madre sarebbe stata felice e gli avrebbe stirato anche le camice. La mamma di Primo
si arrabbiava spesso con lui, infatti quando lei usciva per andare al lavoro, suo figlio era ancora
sotto alle coperte e quando tornava a casa la sera, Primo era sulla poltrona a guardare la
televisione. Willie si trovava nella stessa situazione di Primo: anche sua mamma lavorava tutto il
giorno, mentre il figlio era in giro a bighellonare; Willie però, di recente, era entrato nell’esercito e
quindi aveva un impiego regolare, a differenza di Primo. Il discorso si concluse con una delle frasi
da procrastinatore di Primo: “Basta col passato. Pensiamo a oggi e arriviamo a domani”. Felipe in
quei mesi stava consolidando la sua amicizia con la madre di Primo: i due stavano spesso al
telefono e la donna esprimeva la sua frustrazione per le condizioni del figlio, ma anche per
l’appartamento in cui viveva, infatti di recente erano esplose le condutture del palazzo e la donna
doveva recarsi dai vicini per procurarsi un po’ di acqua. Quando la squadra di manutenzione
suonava il campanello, Primo non apriva, perché era ancora a letto a dormire; la donna disse a
Felipe che Primo le ricordava un po’ suo marito, infatti anche lui tornava a casa ubriaco e non
faceva niente per aiutarla, per questo lo cacciò di casa 23 anni fa. Primo aveva sempre avuto dei
pessimi amici, che lo avevano portato ad abbandonare la scuola e a diventare uno spacciatore,
inoltre lui e la madre si erano fatti truffare da un racket di avviamento al lavoro che prometteva di
fornire a Primo un corso di formazione per soli 2400$. Il racket aveva omesso il fatto che i restanti
2400$ sarebbero stati forniti dal governo e che poi Primo avrebbe dovuto restituirli; Primo era
entusiasta del corso, ma poi la scuola/il racket chiuse i battenti e lo spacciatore si trovò punto e a
capo. Nello stesso periodo Primo stava anche affrontando un processo per spaccio e il suo
avvocato lo insultava continuamente perché era un buonannulla incapace di trovarsi un impiego e
di fare bella figura davanti al giudice. Purtroppo in questi anni l’America stava affrontando una
terribile recessione economica e il mercato del lavoro era in crisi: Caesar cercava di consolare
Primo, dicendogli che secondo il codice della strada è meglio rifiutare un lavoro legale
sottopagato, piuttosto che venire umiliati dal proprio superiore. Una notte Felipe accompagnò
Primo e Caesar a comprare una nuova varietà di eroina e si fermò a parlare con lo spacciatore
messicano presente, il quale era riuscito ad ottenere un lavoro nell’economia legale (riparava
friggitrici): i due chiacchierarono un po’ e poi Felipe gli chiese come mai, secondo lui, Caesar non
riuscisse a trovare un impiego nell’economia legale, e il massicano rispose in maniera razzista,
dicendo che Caesar era un “fottuto portoricano” che non aveva voglia di lavorare e che pensava
solo a guadagnare soldi facili. Caesar rispose a tono, rivendicando l’importanza della cultura di
strada e prendendo anche un po’ in giro il messicano: disse che i giovani portoricani “non
amavano lavorare” e che bramavano solo i soldi facili, al contrario di quelli della “old school” (i
nonni e i genitori), i quali si erano impegnati duramente e avevano lavorato per tutta la vita.
Nonostante la sua spavalderia Caesar sognava di inserirsi all’interno dell’economia legale e
fantasticava con Primo sul fatto di ottenere un impiego regolare: ma Caesar non tollerava le
umiliazioni perpetrate nei suoi confronti dalla middle class, inoltre era ancora meno istruito di
Primo. Ray poi cercò di riciclare il denaro ottenuto tramite lo spaccio e aprì un alimentari, in cui
mise a lavorare sia Primo sia Caesar: i due dovevano ripulire il locale dai ratti e rimetterlo in sesto.
Entrambi erano entusiasti all’idea di lavorare all’interno dell’economia legale e presero la faccenda
seriamente. Quando Caesar e Primo andavano da Felipe gli raccontavano la loro giornata e gli
parlavano dei loro sogni e delle loro aspettative: Caesar credeva che grazie al nuovo lavoro
sarebbe finalmente uscito dal giro dello spaccio e si sarebbe costruito una nuova vita, ma prima di
dirlo ai suoi familiari voleva aspettare che l’attività aprisse effettivamente i battenti. Una sera
Caesar, sotto l’effetto della mescalina, cominciò a parlare delle sue fantasie lavorative a Felipe e
di come avrebbe “massacrato di botte” eventuali ladri o malfattori, inoltre cominciò anche a servire
“sandwich” immaginari ai futuri clienti. Purtroppo i sogni di Primo e di Caesar si infransero molto
presto, perché Ray non riuscì ad ottenere i permessi necessari per far decollare l’attività, (inoltre il
negozio di alimentari subì anche un furto da parte dell’addetto all’inventario) e di conseguenza
Primo e Caesar vennero rispediti alla game room. La cultura di strada utilizzata da Ray lo portava
ad avere successo all’interno dell’economia informale e a collezionare fallimenti all’interno
dell’economia legale: la coercizione, la violenza e la persuasione usate con i suoi dipendenti-
spacciatori non funzionavano con i burocrati o con gli ispettori, i quali lo guardavano dall’alto in
basso e lo trattavano come un goffo analfabeta. Anche Primo cercò di farsi strada all’interno
dell’economia legale: provò ad avviare un’impresa privata (Fix-it) di riparazioni, ma appena i clienti
lo contattavano e si accorgevano del suo accento portoricano, gli attaccavano il telefono in faccia;
inoltre Primo non riusciva ad elaborare dei preventivi convincenti, dato che il prezzo da lui
proposto era troppo basso e i clienti avevano paura di essere truffati. Questa incursione
nell’economia legale si concluse quindi con un’umiliazione a sfondo razzista, dato che tutti i suoi
potenziali acquirenti perdevano interesse nei suoi servizi appena Primo ammetteva di essere
portoricano. Primo era riuscito, tramite Felipe, ad ottenere un turno di pulizie all’interno di una
Fondazione gestita dalla middle class bianca, ma appena i suoi superiori videro il colore della sua
pelle cercarono di allontanarlo, utilizzando le scuse più assurde. Infine l’impresa di Primo naufragò
anche a causa della sua adesione ai valori di jibaro (e non solo a causa del razzismo dei suoi
clienti): infatti il portoricano si rifiutava di andare a riparare elettrodomestici nelle case delle donne
che non conosceva e non riusciva a compilare un preventivo imparziale quando si trovava davanti
a parenti o amici (Primo aveva riparato lo stereo della madre di Bourgois, ma non riusciva a
chiederle un compenso adeguato, proprio perché era la mamma di un suo amico). Se analizziamo
i fallimenti di Primo e degli altri spacciatori da un punto di vista economico/politico notiamo che
queste persone sono state spinte ai margini dell’economia legale fin dalla nascita: infatti i loro
primi impieghi si trovano tutti al limite della legalità. Molti spacciatori, da ragazzini, sognavano di
lavorare in fabbrica e di guadagnare un salario fisso e per inseguire il loro sogno abbandonarono
la scuola e si trovarono un impiego all’interno delle fabbri locali, le quali però chiusero i battenti e
si spostarono altrove per trovare una forza lavoro più economica. Primo aveva abbandonato la
scuola e aveva cominciato a lavorare all’interno dell’industria tessile locale, assieme a suo cugino
e a sua zia: l’impresa era gestita da una donna spagnola e da suo marito, il quale si occupava
anche dei salari. Tra il 1963 e il 1983 i posti di lavoro all’interno delle industrie vennero dimezzati e
Primo e suo cugino aiutarono l’impresa tessile per cui avevano lavorato a trasferirsi fuori dall’inner
city, guadagnando così qualche soldo extra. Anche Caesar aveva trovato il suo primo impiego
grazie ai rapporti familiari, infatti cominciò a lavorare assieme a suo zio in una fabbrica
metallurgica: all’inizio Caesar era entusiasta, nonostante la perdita di peso causata dai farmaci
fornitigli dall’azienda. La zia di Primo e lo zio di Caesar condividevano la stessa idea: era meglio
trovare un lavoro duro in fabbrica, piuttosto che continuare a studiare; purtroppo Primo e Caesar
capirono molto presto che il loro sogno di un impiego stabile era irrealizzabile: infatti lo zio di
Caesar, nonostante avesse lavorato per 45 anni nell’industria metallurgica, era riuscito a diventare
solamente caporeparto e non era riuscito a migliorare la sua condizione economica; inoltre,
durante la sua esperienza lavorativa, era anche caduto all’interno di un container d’acido,
bruciandosi tutta la pelle e rimanendo così a casa dal lavoro per 7-8 mesi, senza mutua. Gli
spacciatori di crack inoltre collegavano spesso la loro impotenza lavorativa con quella sessuale e
inserivano frequentemente questo tema all’interno dei loro discorsi. Per tutti gli adolescenti
portoricani (come Primo e Caesar) l’idea di lasciare la scuola e di trovarsi un impiego in fabbrica
era molto allettante, infatti Caesar andava in giro con i suoi amici (fra cui Willie) e si vantava del
suo guadagno settimanale, con il quale riusciva a comprarsi i vestiti più “cool” del momento; Willie,
al tempo, era molto invidioso di Caesar e sognava di diventare come lui. Quando Willie raccontava
questi aneddoti a Felipe, li ricordava come “il periodo migliore” della sua vita. Successivamente
l’economia americana attraversò una fase di transizione e si passò da un’economia industriale ad
un’economia dei servizi: di conseguenza i migranti portoricani si ritrovarono all’interno di un
conflitto esplosivo, il quale contrapponeva la loro dignità personale e la loro cultura di strada al
regime “femminilizzante” e umiliante che si respirava all’interno degli uffici dell’inner city. Quando i
portoricani lavoravano in fabbrica, la loro cultura di strada si sposava perfettamente con i valori
industriali tradizionali: le industrie apprezzavano la mascolinità, la durezza e la virilità, ma anche la
sovversione e l’opposizione al caposquadra. L’economia dei servizi invece disprezzava queste
qualità e promuoveva “valori” come l’obbedienza e l’accondiscendenza. Primo e Caesar venivano
visti come degli “idioti” o degli analfabeti e proprio per questo venivano disprezzati dai loro capi: in
genere i portoricani non erano alfabetizzati e non riuscivano a decifrare i post-it lasciati dai
dirigenti sulle loro scrivanie, inoltre ogni volta che si mostravano intraprendenti e agivano di testa
propria fallivano e di conseguenza venivano rimproverati e umiliati. In più molti portoricani non
possedevano nemmeno le capacità sociali di base: non sapevano come guardare i propri colleghi
senza intimorirli, non riuscivano a camminare nei corridoi senza ondeggiare e non erano
nemmeno capaci di approcciare le loro colleghe senza spaventarle. Gli immigrati dovevano
abituarsi a questo regime, poiché solo in questo modo avrebbero potuto scalare la piramide
sociale e avrebbero potuto raggiungere posizioni lavorative migliori. Persone come Primo e
Caesar non riuscirono ad accettare il regime umiliante proposto dal settore dei servizi e di
conseguenza cercarono rifugio all’interno dell’economia sotterranea. Primo aveva sperimentato un
forte senso di vulnerabilità e di umiliazione quando aveva lavorato nell’ufficio di Gloria Kirschman:
egli era l’addetto alla posta e il tuttofare dell’azienda, ma nonostante il suo impegno veniva
comunque schernito dai suoi colleghi, i quali gli rivolgevano anche commenti razzisti. Anche il
capo di Primo, Gloria, lo prendeva in giro, e gli dava dell’analfabeta davanti a tutti i suoi
dipendenti; Primo non conosceva il significato della parola “illitterate” e dovette consultare il
dizionario per capire che Gloria lo stava insultando pubblicamente. L’umiliazione più profonda
subita da Primo non consisteva nel fatto di essere stato schernito dai suoi colleghi, ma nel fatto
che avesse dovuto consultare un dizionario per capire che le persone attorno a lui lo stavano
offendendo.
Viceversa, Ray non si era mai permesso di offendere Primo, anzi spesso lo trattava con una certa
stima e un certo riguardo; Primo provò più volte ad “emergere” all’interno dell’impresa di Gloria e a
fare di testa sua, ma ogni volta veniva rimproverato ed umiliato. Lo spacciatore raccontò Felipe di
quando, durante la pausa pranzo, tutti i suoi colleghi erano liberi di muoversi e di andare in giro,
mentre lui era l’unico che doveva rimanere seduto e che doveva essere sorvegliato dai
sovrintendenti. Primo inoltre non voleva rinunciare alla cultura di strada o alla sua dignità
personale per conformarsi alle regole del suo ufficio e proprio a causa di questo comportamento e
della sua testardaggine veniva schernito e rimproverato dai colleghi. Una volta Gloria impedì a
Primo di rispondere al telefono, poiché i clienti, appena sentivano il suo accento portoricano,
riattaccavano (soldi persi) o trovavano delle scuse per parlare con un altro impiegato: Primo aveva
risposto solo perché aveva visto che tutti i suoi superiori erano impegnati e così aveva cercato di
mostrarsi intraprendente, ma anche questo suo comportamento venne severamente punito. Dopo
questo evento Primo cominciò a rispondere al telefono apposta e si metteva a fare l’accento
portoricano solo per infastidire Gloria e i suoi clienti.
Il machismo proposto dalla cultura di strada enfatizza l’umiliazione provata dagli spacciatori
all’interno del contesto lavorativo: quando “i reietti sociali” cominciano a lavorare negli uffici
vengono spesso sorvegliati da supervisori o capisquadra donne, e questo non fa altro che
aumentare la loro misoginia. Caesar raccontò a Felipe di aver lavorato presso un’impresa
pubblicitaria farmaceutica: odiava il suo capo, una donna irlandese di mezza età che si divertiva a
licenziare i suoi dipendenti e a farli piangere. L’impotenza sperimentata da persone come Primo e
Caesar si manifesta attraverso il linguaggio razzista e sessista che utilizzano per descrivere
l’upper class bianca; Primo era anche consapevole del fatto che la sua condizione economica e la
sua etnia lo relegavano ai margini dell’economia legale. Primo raccontò a Felipe del suo lavoro
alla posta: diceva che la sua superiore percepiva un assegno di 5000 dollari alla settimana e che
invece lui, il tuttofare dell’azienda, veniva pagato solo qualche centinaio di dollari. All’interno del
settore terziario newyorkese molti fattorini, addetti alle fotocopie ed agenti di sicurezza devono
sottostare agli ordini di giovani dirigenti bianchi, che spesso li umiliano e fanno battute razziste su
di loro; spesso questi dirigenti mettono anche in palio dei premi per gli impiegati più meritevoli e
questo non fa altro che frantumare la solidarietà che si potrebbe creare fra i lavoratori dequalificati,
i quali cominciano a competere, senza esclusione di colpi, con gli altri colleghi. Caesar raccontò di
quando il suo supervisore venne a conoscenza del suo bonus vacanze (300 dollari): il supervisore
cercò in ogni modo di abbassare lo stipendio di Caesar ed iniziò a stargli addosso e a
rimproverarlo qualsiasi cosa facesse. In genere il conflitto fra impiegati mediocri e supervisori si
risolve con la perdita dell’impiego da parte dei primi: quando Primo lavorava nell’industria
pubblicitaria occupava il gradino più basso della gerarchia lavorativa e non appena si verificò un
calo della domanda fu il primo ad essere licenziato, e sfogò la sua collera sul suo capo,
deridendone l’aspetto fisico e la “pochezza mentale”. Primo ricorda che durante quel periodo
lavorava tutto il giorno e l’unico sbaglio che aveva commesso era essersi addormentato durante il
turno di notte: una volta si addormentò sulla sedia e appena si svegliò notò che altri stavano
facendo il suo lavoro, così li mando via, cercando di recuperare la fiducia della sua sorvegliante;
egli si accorse anche che il suo capo reparto (donna) teneva una cartella su di lui, che conteneva
delle lettere sprezzanti sul conto di Primo (nonostante Primo fosse stato accusato di essere un
analfabeta, era riuscito ad entrare nelle cartelle private di tutti i suoi colleghi). Non appena si
accorse di questa cartella cercò di sminuire l’operato della donna, dicendo che anche lei si
addormentava sul posto di lavoro, ma queste accuse non riscossero nessun successo dato che la
donna faceva parte dell’upper class dominante. La vulnerabilità lavorativa di Primo era strutturale
e lui non poteva fare niente per migliorare la sua condizione: durante una delle recessioni
economiche americane egli fu uno dei “fortunati” che perse il lavoro; lo mandarono a ritirare il suo
assegno in banca e lo stesso giorno lo liquidarono dicendogli che non era adatto a svolgere quel
determinato impiego. Quando Primo lavorò per la ditta di Gloria Kirschman subì più o meno lo
stesso trattamento: Gloria gli aveva consigliato di finire la scuola prima di cercarsi un vero impiego
(atteggiamento liberale), ma Primo interpretò questo suo consiglio come un insulto, non capendo a
cosa potesse servirgli l’istruzione scolastica quando aveva un figlio e una moglie da mantenere
(Caesar: perché dobbiamo sapere che George Washington ha attraversato il Delaware per poter
lavorare in posta?). Primo non capiva nemmeno i compiti assegnatigli dalla sua dirigente: quando
Gloria gli chiese di fare un inventario, lui cominciò semplicemente a buttare via tutte le “scartoffie”
contenute all’interno dell’armadio del suo ufficio. Inoltre, dopo essere stato additato come
analfabeta, era costantemente in guardia, per evitare che Gloria gli mancasse nuovamente di
rispetto: quando lei gli chiedeva una mano per dei compiti specifici e particolari, lui si mostrava
sempre diffidente; inoltre, essendo abituato a lavorare in fabbrica, non riuscì ad accettare
facilmente la flessibilità lavorativa richiesta da Gloria durante alcune campagne pubblicitarie: infine
Primo trovava inopportuno (a causa della cultura di strada alla quale aderiva) recarsi in piena notte
a casa di Gloria per farle controllare i pacchetti promozionali da lui confezionati. Primo raccontò a
Felipe dell’atteggiamento maniacale tenuto da Gloria mentre controllava i pacchetti, e di come la
donna cercasse di offrirgli qualcosa da mangiare; Primo rifiutava sempre tutte le sue offerte,
convinto che se avesse accettato qualcosa, lei lo avrebbe decurtato dal suo stipendio. Felipe disse
al suo amico che se avesse dimostrato flessibilità proprio durante queste occasioni avrebbe potuto
ottenere maggiore stabilità lavorativa o addirittura una promozione. Primo aveva la mentalità del
“lavoratore di fabbrica”, che pretendeva uno straordinario per ogni ora lavorata in più, ma questa
mentalità non si sposava con quella dei colletti bianchi newyorkesi, i quali mostravano un
atteggiamento accondiscendente e molte volte arrivavano anche ad auto-umiliarsi pur di ricevere
una promozione. Inoltre i lavoratori come Primo e Caesar facevano anche fatica a capire il
vocabolario all’interno del settore terziario: solo dopo alcuni mesi capirono che le frasi come
“assenza di iniziativa/scarsa efficacia comunicativa” potevano essere tradotte con “imminente
licenziamento”. Alla fine Gloria dimezzò la giornata lavorativa di Primo e lui, non riuscendo a
mantenere né suo figlio né sua moglie, dovette trovarsi un nuovo lavoro (sua moglie nonostante
lavorasse 16 ore al giorno, non riusciva comunque a guadagnare abbastanza per pagare le
bollette o la babysitter). I lavoratori de-sindacalizzati come Primo e Caesar molto spesso
attingevano ad un repertorio di resistenza utilizzato anche da altre categorie di subordinati: il
repertorio consisteva nel rallentamento dei ritmi lavorativi, nell’esibizione di un’attitudine oppositive
ed in piccoli furti. Ma era proprio questa loro indisponenza che li portava ad essere marginalizzati
e licenziati; la mentalità oppositiva di Primo e di Caesar era tollerata ed incoraggiata all’interno
delle fabbriche, ma era fortemente scoraggiata all’interno del settore terziario. Inoltre i lavoratori
dequalificati non possedevano nemmeno dei sindacati attraverso i quali potessero esprimere la
loro insoddisfazione lavorativa e la loro scarsa autonomia: Caesar affermò che quando lavorava
per la casa farmaceutica tutti i suoi colleghi non facevano nulla dalla mattina alla sera e
nonostante ciò, percepivano comunque uno stipendio più alto del suo, così lo spacciatore
cominciò ad organizzare piccoli furti, atteggiamento assunto anche da Primo: quest’ultimo
chiedeva a Gloria un assegno di 80$ per fare le fotocopie e contemporaneamente prelevava
anche 80$ dalla cassa comune, in questo modo riusciva sia a fare le fotocopie, sia ad intascarsi
80$. Alla fine di questo aneddoto Primo dovette correre in bagno, a causa del vomito provocatogli
dall’assunzione di cocaina e Caesar, preoccupato, andò ad aiutarlo. Oltre alle forme di
opposizione/ resistenza appena descritte, esistevano anche altre forme di resistenza meno
concrete, come l’indisponibilità di Primo e di Caesar a negoziare la propria identità: le identità
oppositive degli spacciatori si manifestavano anche attraverso l’abbigliamento, infatti il modo di
vestire faceva da sfondo al conflitto culturale che si consumava all’interno del settore dei servizi.
Felipe constatò che molti spacciatori citavano proprio il problema dell’abbigliamento tra i motivi
principali che li avevano indotti ad abbandonare il loro impiego legale; molto spesso i sociologi
romanticizzano ed esotizzano la sofferenza sperimentata dagli spacciatori ed espressa attraverso
il loro vestiario, mentre l’upper class americana tende a vedere i vestiti utilizzati dagli spacciatori
come un sinonimo della loro immaturità e della loro irrazionalità. Grazie al loro abbigliamento gli
uomini e le donne dell’inner city manifestano il loro dissenso nei confronti dell’upper class bianca;
Caesar non riusciva a capire quando il suo abbigliamento risultava ridicolo o irritante
(abbigliamento che gli garantiva rispetto all’interno del contesto della cultura di strada). Quando
lavorava nell’azienda farmaceutica indossava la cravatta anche durante i lavori di ristrutturazione,
infatti il suo supervisore una volta gli chiese perché venisse al lavoro vestito in quel modo; Caesar
ci rimase male quando il suo supervisore gli disse che sembrava un teppista dato che lui credeva
di essere ben vestito: infatti il suo problema era di non riuscire a capire quali fossero i vestiti adatti
per ogni contesto. Anche la vita di Primo era stata condizionata dall’abbigliamento: egli aveva
abbandonato un “corso di esercizio motivazionale a lavoro” proprio perché non sapeva vestirsi; il
corso era gestito da ex tossicodipendenti, i quali distruggevano l’autostima dei partecipanti e poi la
ricostruivano convincendoli che la loro massima aspirazione era lavorare come sorveglianti o
fattorini. Felipe all’inizio vedeva questi corsi sotto una cattiva luce, ma poi cominciò a pensare che
per i giovani dell’inner city fosse meglio essere sfruttati anziché essere esclusi dal mercato del
lavoro. Al corso parteciparono Candy, Primo e Little Pete: Primo abbandonò il corso dopo la prima
seduta, e confidò a Felipe che provava vergogna ogni qualvolta si avventurava nel mercato del
lavoro legale. Primo si preoccupava del suo modo di vestire ogni volta che metteva piede nell’aula
in cui si teneva il corso: egli possedeva solo una camicia ed un paio di scarpe da ginnastica,
mentre gli altri partecipanti utilizzavano pantaloni eleganti e fermacravatte. All’inizio Felipe era
incredulo, infatti si rifiutava di pensare che Primo avesse abbandonato il corso solo per una
questione di stile, ma poi capì che effettivamente questa questione generava in Primo un profondo
senso di vergogna e di umiliazione; inoltre se Primo si fosse vestito troppo bene la gente lo
avrebbe scambiato per un cocainomane a causa del colore della sua pelle. In conclusione il
problema più grande per Caesar e Primo era quello di non saper scegliere un abbigliamento
adeguato al contesto lavorativo; inoltre Primo ammise di aver abbandonato il corso proprio perché
aveva sentito qualcuno deridere Candy per il suo abbigliamento (la donna aveva fatto vedere la
sua nuova salopette gialla sia a Primo sia a sua madre ed entrambi le avevano fatto dei sinceri
complimenti). Felipe poi constatò che molti spacciatori desideravano trovare un lavoro nell’edilizia,
infatti questo impiego si sposava benissimo con la mascolinità proposta dalla cultura di strada;
anche Caesar avrebbe desiderato lavorare in un cantiere o all’interno di una ditta di costruzioni (lui
aveva un fisico possente a differenza di Primo).
Il settore delle costruzioni di New York è pieno di uomini bianchi di mezza età razzisti, inoltre,
molto spesso, era in combutta anche con associazioni mafiose: Caesar venne assunto da
un’organizzazione (Harlem fight back) che cercava di far entrare i portoricani all’interno del
mercato del lavoro, il suo compito era quello di intimidire un’impresa edilizia e far in modo che
quest’ultima assumesse altri latinos e altri portoricani (metodo utilizzato anche dalla mafia
italiana). Nonostante la sua aggressività, Caesar non riuscì a resistere al razzismo dei suoi
colleghi, i quali gli chiedevano continuamente quale organizzazione lo avesse assunto e da dove
venisse (Caesar era stato assunto da un’organizzazione illegale, per questo non aveva il
cartellino). Anche il settore della ristrutturazione/demolizione e quello della sostituzione delle
finestre si servivano della forza lavoro dei portoricani: queste aziende prosperano soprattutto
all’interno di quartieri poveri, dato che assoldano immigrati e non garantiscono loro nè un
sindacato, nè uno stipendio fisso, nè sicurezza sul lavoro. I giovani del Barrio lavoravano quindi
per queste ditte e ristrutturavano (“candeggiavano”) locali lussureggianti, nei quali non avrebbero
mai potuto vivere. A New York i padroni potevano decidere di ristrutturare le finestre delle case
popolari e scaricare il costo dell’intervento sugli inquilini, i quali, vedendo aumentare il prezzo
dell’affitto erano costretti a lasciare l’immobile: ciò succedeva soprattutto nelle zone di confine fra
quartieri poveri e quartieri ricchi. Anche le ristrutturazioni organizzate da società criminali,
diventano un’importante fonte di lavoro per i giovani del Barrio: Little Pete aveva lavorato come
ristrutturatore/riparatore di finestre, ma il sindacato al quale era iscritto, che si era accordato con il
capo di Little Pete, oltre a non dargli la somma pattuita (invece che 18$ l’ora gliene dava 10), non
coprì nemmeno le spese di assistenza medica quando gli cadde un lastrone di vetro in testa.
Anche Primo aveva cercato di trovare un lavoro sindacalizzato: egli venne assunto in una ditta di
pulizie notturne che si occupava di pulire le stanze degli hotel; tutti i suoi colleghi erano immigrati
(questa faccenda lo insospettiva) e il loro capo gli aveva imposto di lasciare il lavoro prima del
risveglio dei clienti dell’hotel, così che questi ultimi non potessero vedere l’etnia dei domestici.
Nessun lavoratore dell’impresa di pulizie per cui lavorava Primo riusciva a tenersi l’impiego per
almeno 2 mesi e mezzo, periodo necessario per potersi poi iscrivere al sindacato: infatti il capo
dell’impresa licenziava tutti i dipendenti prima che potessero aver accesso al sindacato; la stessa
sorte toccò anche a Primo. Sia Caesar sia Primo riversavano la loro frustrazione sui nuovi
immigrati messicani, accusandoli di rubargli il lavoro e di star colonizzando le strade del Barrio (in
poche parole sia Primo sia Caesar soccombevano alla logica bianca del divide et impera). I due
spacciatori accusavano i messicani di “farsi spremere troppo” e di accettare paghe veramente
irrisorie (2 o 3$ l’ora), però proprio grazie a questo loro atteggiamento riuscivano ad ottenere un
impiego all’interno dell’economia legale. Caesar e Primo si abbandonarono a commenti razzisti sui
messicani e sugli africani e Felipe cercò di fargli capire che i poveri non dovrebbero farsi la guerra
fra loro (Bourgois aveva scritto un libro in cui affermava che la guerra fra i poveri portava guadagni
alle imprese che li sfruttavano), ma i due ignorarono le parole dell’antropologo. L’odio per i
messicani era molto diffuso fra i portoricani, i quali arrivarono anche a compiere atti violenti nei
confronti dei primi (Nestor, frequentatore della game room, fu arrestato per aver accoltellato un
messicano); in realtà questo odio aveva una direzione circolare: quarant’anni prima erano stati gli
italo-americani a discriminare i portoricani, ora invece erano i portoricani a inveire contro i nuovi
immigrati. La povertà affrontata dai messicani in questi anni, era la stessa che avevano affrontato
anche i nonni e i genitori di Primo e di Caesar; la madre di Primo raccontò a Felipe della sua vita a
Porto Rico: suo padre lavorava sempre e il cibo a casa non mancava, anche perché la moglie
coltivava un piccolo orto, dal quale si ricavavano melanzane, fagioli e coriandolo. La madre di
Primo mangiava solo carne essiccata, sardine e baccalà, infatti non poteva permettersi un
alimento così costoso come la carne, alimento consumato invece dagli immigrati italo-americani, i
quali affermavano che i portoricani non potessero essere considerati veri americani proprio perché
non consumavano carne, ma si nutrivano di legumi. Covello, preside della scuola superiore del
Barrio, difese i portoricani, dicendo agli immigrati italo- americani che anche i loro nonni e i loro
genitori, all’inizio, dovettero accontentarsi dei legumi, a causa della condizione di estrema povertà
in cui vivevano. Nel 1980 i salari vennero dimezzati e il governo federale americano tagliò i fondi
destinati alle amministrazioni distrettuali: questa “congiuntura economica” avrebbe dovuto portare
ad una riduzione demografica degli immigrati, ma fu proprio in questo periodo che sbarcarono in
America i messicani, i quali cominciarono a lavorare come fattorini o addetti alle poste, occupando
così i posti che prima venivano assegnati ai portoricani. I messicani, a causa della loro estrema
povertà, tolleravano condizioni di lavoro e di vita insopportabili, inoltre riuscivano a tollerare meglio
anche i comportamenti razzisti: questo accadeva perché i messicani erano esclusi dalla vita
sociale. Quando la seconda generazione di messicani cominciò a imporsi all’interno della
gerarchia sociale, allora questa etnia divenne più vulnerabile al razzismo e cominciò a dare peso
ai commenti offensivi che i bianchi rivolgevano loro (anche i dominicani, gli indiani e gli asiatici
stavano sperimentando le stesse dinamiche sociali). I portoricani quindi, per migliorare la loro
situazione lavorativa si videro costretti ad accettare impieghi come quello di fattorino o addetto alla
fotocopiatrice: infatti grazie a questi lavori potevano essere poi promossi a dipendenti stabili e
arrivare addirittura a ricoprire il ruolo di assistenti amministrativi. Bourgois definisce i portoricani
delle persone biculturali: infatti dovevano sottostare alle regole umilianti degli uffici, ma dovevano
anche dimostrare la loro virilità non appena ritornavano nel loro quartiere. Coloro che riescono a
mantenere questo equilibrio vengono spesso additati come traditori o voltafaccia: i clienti della
game room non tolleravano i portoricani che si sottomettevano ai bianchi; Leroy, cugino di Caesar
raccontò a Felipe che i portoricani che trovavano un lavoro in centro cominciavano a pettinarsi e
ad agghindarsi, inoltre iniziavano anche ad utilizzare nomi americani. Leroy aveva provato a
trovare un impiego nell’economia legale: aveva lavorato come fattorino, ma poi, durante una
consegna, si era ritrovato in ascensore con una donna bianca, la quale era scappata terrorizzata
non appena le porte dell’ascensore si erano aperte. Leroy pensava che la donna si fosse
spaventata a causa del contrasto fra il suo aspetto aggressivo e i suoi modi di fare docili e
ubbidienti. Alla fine Leroy ammise anche di essere stato intimidito dalla donna, dato che non era
abituato a ritrovarsi in un contesto simile: questa sua reazione lo aveva portato a comportarsi in
maniera strana (si era dimenticato di premere il pulsante dell’ascensore), e a far fuggire via la
ragazza. Leroy inoltre, mentre parlava con Bourgois, cercò anche di capire come mai la sua sola
esistenza spaventava gli uomini bianchi: egli disse che all’inizio le reazioni dei caucasici alla sua
presenza lo facevano stare male, ma poi aveva cercato di elaborare una scusa al loro
comportamento razzista, dicendo che molti bianchi non avevano mai visto un nero in vita loro,
dato che avevano sempre frequentato scuole e college per bianchi. Da quando Leroy aveva
cominciato a lavorare all’interno dell’economia sotterranea nessuno gli mancava più di rispetto e le
discriminazioni razziali nei suoi confronti erano cessate. Bourgois intervistò anche un altro cugino
di Caesar, un portoricano che era riuscito ad ottenere un lavoro per bene dopo aver attraversato
un periodo di tossicodipendenza: egli aveva mantenuto i rapporti con i suoi vecchi amici di strada
e nel contempo era diventato un fervido credente (Testimone di Geova), ma non si era mai
permesso di guardare i suoi familiari o i suoi compagni dall’alto in basso solo perché era riuscito a
trovarsi un impiego legale. Egli aveva cominciato ad accettare l’apatheid presente negli USA,
infatti questo era l’unico modo per legittimare i commenti razzisti che riceveva ogni giorno: il
cugino di Caesar raccontò a Bourgois che viveva in un quartiere bianco e che a volte riceveva
chiamate indesiderate, ma questo non lo infastidiva, infatti “mettendosi nei panni dei bianchi”
capiva le loro paure e le loro insicurezze, dal momento che aveva già visto alcune minoranze
impossessarsi di quartieri che un tempo erano considerati “bianchi”. Primo e Caesar invece, a
detta di Felipe, non era capaci di provare empatia per i bianchi che li schernivano e li
disprezzavano tutti i giorni.
GIORNI DI SCUOLA: UN APPRENDISTATO DEL CRIMINE
Bourgois in questo capitolo parla dei ricordi di scuola di Primo, di Caesar e di altri frequentatori
della game room: questi ricordi ci aiutano a ricostruire il primo rapporto degli spacciatori con la
società dominante, ma anche a capire come tale rapporto si è evoluto nel tempo. Bourgois ci
mostra i ricordi d’infanzia di Caesar e di Primo, i quali saltavano la scuola e si radunavano nelle
loro gang/bande: durante i loro racconti i due spacciatori parlano a Bourgois anche di stupri e di
scene sessuali esplicite, elementi principali della cultura di strada, la quale contiene anche una
buona dose di misoginia. In genere gli scolari delle elementari cercano di compiacere i maestri:
questo non succedeva nel caso di Primo, il quale odiava l’ambiente scolastico e le restrizioni/gli
obblighi imposti dai suoi insegnanti: lo spacciatore inoltre cominciava a mostrare anche i primi
segni di ribellione verso l’autorità materna, infatti Primo si rifiutava di parlare in spagnolo con la
madre (unica lingua che lei conosceva). All’interno della famiglia di primo cominciò quindi a
svilupparsi un conflitto culturale fra lui e sua madre e la sua iscrizione a scuola non fece altro che
aggravare questo conflitto. La scarsa alfabetizzazione della madre di Primo l’aveva fatta diventare
il bersaglio di commenti razzisti e discriminatori da parte degli altri genitori; Primo aveva quindi
assistito alla trasformazione della madre: prima era una figura autoritaria da temere, ora invece
veniva schernita dagli altri coetanei. Successivamente la scuola cominciò a rivestire un ruolo
sempre più importante nel determinare il destino di reietti sociali come Primo e Caesar.
L’analfabetismo della madre si ripercuoteva su Primo, infatti tutti gli insegnanti credevano fosse un
bambino stupido e svogliato: in realtà Primo si mostrava svogliato così che gli insegnanti non
potessero ferirlo o mancargli di rispetto. Molti studiosi (antropologi e sociologi) hanno studiato il
modo in cui gli insegnanti, inconsciamente, ordinano gerarchicamente i propri studenti in base al
colore della pelle, all’atteggiamento, all’abbigliamento e al linguaggio del corpo. Primo afferma che
a scuola non faceva mai i compiti e che avrebbe voluto nascondersi dagli sguardi degli
insegnanti, ma disse anche a Felipe che amava disegnare sul suo banco e che riusciva a passare
tutti i test scolastici. Lo scarso capitale culturale posseduto da Ray, da Primo e da Caesar li
escludeva dalla vita sociale e li faceva sembrare stupidi ed incapaci, inoltre, come se questo non
bastasse, Primo rispondeva male agli insegnanti e li faceva indignare. Gli spacciatori non si
rendevano conto di essere stati coinvolti, fin da piccoli, in un processo sociale che avrebbe definito
la loro futura posizione economica e lavorativa: tale processo era iniziato proprio a scuola. Primo,
fin da bambino, iniziò a ribellarsi agli ordini della madre e ne tradì ripetutamente la fiducia: la
madre non sapeva che i segni rossi sul quaderno di primo erano insufficienze e quando lo venne a
sapere si arrabbiò con il figlio, così Primo imparò la firma della madre e cominciò a usarla per
firmare le sue insufficienze e le sue note. Quando Primo cominciò a bere e a farsi di droga sua
madre cercò di “salvarlo” mandandolo nel suo villaggio nativo, a Porto Rico, ma nemmeno questa
strategia funzionò: infatti Primo abbandonò la scuola e cominciò a girare con la sua banda. Primo
veniva guardato male dai portoricani, infatti la gente dell’isola lo rifiutò subito: i portoricani come
Primo che facevano ritorno in patria venivano visti con sospetto e godevano di scarsa reputazione.
In conclusione Primo era stato rifiutato sia dalla sua cultura natia sia da quella newyorkese; egli
raccontò a Felipe dei giorni trascorsi a Porto Rico e gli disse che le ragazze lo rifiutavano, perché i
loro padri lo vedevano come un fallito o come un buonannulla. Una volta Primo aveva cercato
addirittura di rubare dei soldi a sua nonna, ma quando venne beccato da suo nonno prese una
bella “smazzolata”; anche Caesar era stato rifiutato dai suoi compatrioti portoricani.
La madre di Caesar proveniva da una baraccopoli urbana ed era un po’ più alfabetizzata, inoltre
veniva vista come una vera e propria “reginetta di bellezza” a Porto Rico, ma la sua vita fu
addirittura peggiore di quella della madre di Primo: rimase incinta molte volte, sperimentò un
periodo di tossicodipendenza e finì anche in carcere per omicidio. La vita di Caesar quindi non
doveva risultare delle migliori: a scuola si comportava in maniera violenta e a casa veniva accudito
dai nonni, dato che sua madre non era mai presente, anche perché si occupava dei fratelli di
Caesar. Lo spacciatore fu costretto a trasferirsi molte volte assieme ai nonni; Primo descrisse a
Felipe la madre di Caesar, dicendo che era una donna drogata e fuori di testa, che era finita in
carcere dopo aver ucciso il medico con cui aveva avuto rapporti.
A causa del comportamento della madre, Caesar, probabilmente, aveva manifestato una
dipendenza da eroina fin dalla nascita: egli aveva continuato a difendere sua madre e a farle visita
anche quando si trovava in carcere; la donna era in cella con Jean Harris, la quale aveva ucciso
un dottore che aveva inventato una cura dimagrante a base di amfetamine. Caesar affermava di
aver abbandonato la scuola a causa dei suoi frequenti trasferimenti: all’inizio era andato a stare
nel Connecticut, poi a Chicago e alla fine era tornato a New York (riusciva a trasferirsi spesso
perché aveva molti parenti sparsi per l’America). I ricordi scolastici di Caesar sono costellati dalla
violenza: egli aveva sviluppato un carattere aggressivo per difendersi dai bulli che incontrava in
ogni nuova scuola in cui andava; il suo carattere lo portò ad essere al centro di frequenti risse,
durante le quali risultava quasi sempre vincitore. Uno dei bulli che aveva attaccato briga con
Caesar è volato giù dal ballatoio, mentre gli altri, dopo questo episodio, sono rimasti zitti al loro
posto e non lo hanno più infastidito. Anche Primo sapeva difendersi: aveva un carattere audace e
nonostante la sua magrezza, riusciva sempre a difendersi dai bulli.
A causa della sua aggressività, Caesar venne mandato in riformatorio: in questo luogo i bambini
venivano picchiati e feriti, venivano denudati e buttati fuori sotto la neve dallo staff, di
conseguenza Caesar fu costretto a mantenere un comportamento mite e tranquillo, dato che non
voleva essere massacrato di botte dal personale (in questo racconto Caesar ammise per la prima
volta di essere vulnerabile). Anche Eddie, il cugino di Caesar, era stato rinchiuso nello stesso
riformatorio, ma le due famiglie erano così disgregate da non essersi nemmeno dette che i loro
figli erano stati portati nello stesso posto: quando Eddie vide Caesar i due si riunirono e
cominciarono a girare in coppia per pararsi le spalle. Felipe continuò a parlare con Eddie e
quest’ultimo gli disse che da piccolo aveva avuto dei “problemi”: il ragazzo aveva tentato di
suicidarsi sia a 7 sia a 9 anni e questo era successo perché la madre non era mai presente in
casa, infatti la donna, a causa dei suoi problemi, si vide costretta a lasciare i suoi figli in mano ai
parenti. Eddie non aveva digerito bene la cose, infatti gli mancava sua madre e da piccolo
piangeva quasi tutti i giorni: questo comportamento venne visto dagli insegnanti come un sintomo
di svogliatezza e proprio per questo lo mandarono al riformatorio. Eddie raccontò a Felipe anche
che Caesar era stato picchiato dai suoi parenti durante l’infanzia, in particolare da sua nonna,
“Buela”: quando Felipe chiese conferma di questo a Caesar lui negò tutto e cercò anche di
razionalizzare gli abusi subiti durante l’infanzia, dicendo che in realtà sua nonna gli voleva bene e
che lo picchiava solo perché se lo meritava. La madre di Caesar non lo aveva mai toccato, proprio
perché lui non le stava mai attorno (lei si occupava solo dei fratelli di Caesar), ma lui l’aveva vista
fare a botte con una donna che l’aveva assalita e da allora aveva sempre avuto paura di sua
madre. Caesar alla fine ammise che anche sua nonna lo picchiava, ma non gli faceva male: una
volta la donna gli tirò addirittura un coltello, ma non riuscì a ferire il bambino; altre volte lo
picchiava con la scopa o addirittura con il filo elettrico. Caesar aveva portato Felipe da sua nonna
e la donna li aveva accolti sorridendo, poi disse loro di accomodarsi mentre lei andava in cucina a
prendere qualcosa da mangiare. Bourgois afferma che anche lo spacciatore più duro si spaventa
all’idea di essere picchiato da una Buela: una volta il gestore di un bordello aveva minacciato un
cliente scalmanato dicendogli che se non si fosse comportato bene, avrebbe chiamato “la
vecchia”. Una volta Primo e Caesar portarono Felipe nel cortile della loro vecchia scuola e qui
l’antropologo cominciò a registrare i loro ricordi d’infanzia: i 3 uomini si trovavano in un cortile
recintato da un muro in cemento, il quale separava la scuola da una ferrovia piena di ricchi
pendolari. Il muro era ricoperto da graffiti: erano molto colorati e alcuni di essi raffiguravano mostri,
altri tags hip-hop e altri ancora Bart Simpson. I migliori artisti riuscivano a mantenere i loro graffiti
sul muro per diverse settimane, ma poi anche i loro disegni venivano ricoperti da altre “opere
d’arte”. Questi graffiti (appartenenti alla cultura di strada) erano riusciti a rivitalizzare anche un
posto così freddo e ostile. Quando Caesar decise di abbandonare la scuola i suoi compagni e i
suoi insegnanti tirarono un respiro di sollievo a causa della sua eccessiva violenza: una mattina
Caesar arrivò in ritardo a scuola e quando l’insegnante lo rimproverò, lui, per ripicca, gli spaccò
una sedia addosso (Primo invece non aveva mai fatto una cosa del genere); Caesar cerò di
stuprare l’insegnante di Tip tap e se la prese anche con l’insegnante di scienze, infatti lo derubò
ripetutamente di tutti i suoi averi (inoltre appiccò un incendio durante la lezione di questo
insegnante); Primo invece era un po’ più “tranquillo” si limitava a tirare gomme in classe e a non
fare i compiti. Caesar raccontò a Felipe anche dei pestaggi: lui e la sua banda si divertivano a
tormentare i ragazzini disabili, infatti li picchiavano e li umiliavano; una delle vittime di Caesar si
chiamava Lucas, aveva dei problemi mentali e proprio per questo venne schernito e picchiato
dalla banda dello spacciatore (la banda fece credere a Luca di volerlo impiccare, inoltre lo picchiò
anche con il martello del laboratorio scientifico). Lucas riuscì poi ad entrare nel giro di Caesar e
cominciò a fumare e a farsi molte ragazze: alla fine del racconto Primo si ricordò che anche il figlio
di Felipe aveva dei problemi mentali e per questo cercò di “mitigare” e di alleggerire il racconto di
Caesar. Durante questa conversazione Felipe dovette sforzarsi di non giudicare il comportamento
di Caesar, sforzo reso ancora più difficile per il fatto che rivedeva suo figlio in Lucas: Caesar cercò
di consolare Felipe e di rassicurarlo, ma non fece altro che peggiorare la situazione, anche perché
poi cominciò a parlare di stupri e di violenza sulle donne. Dopo alcuni anni Felipe trovò il coraggio
per registrare i racconti di Caesar sui suoi stupri: Primo, come sempre cercava di alleggerire i
racconti del suo amico, dicendo che non stuprava veramente le ragazze, ma che ci faceva solo
sesso (anche la ragazza di Caesar era stata stuprata). La violenza di Caesar lo portò ad essere
internato in un istituto di educazione speciale, all’interno del quale conducevano esperimenti sui
pazienti e li sottoponevano a trattamenti psicotropi sperimentali: dopo questa esperienza Caesar
divenne dipendente dall’assistenza sociale; egli afferma di aver imparato di più in questo istituto
piuttosto che a scuola. Lo spacciatore venne internato perché una volta, dopo aver tagliato la
cravatta al prof di scienze disse che aveva compiuto quel gesto perché glielo avevano detto le
“voci”. All’interno dell’istituto i medici riempivano i pazienti di torazina per farli stare tranquilli: fu
proprio in questo momento che cominciò a delinearsi la futura carriera di Caesar come spacciatore
violento e mentalmente instabile, carriera che venne rafforzata dall’atteggiamento da lui tenuto
durante la sua permanenza all’interno della scuola pubblica. Quando Felipe accusò Caesar di
essere pigro, lo spacciatore, a causa dei suoi problemi mentali, sfogò tutto il suo rimorso
sull’antropologo dicendo che l’unico motivo per cui non aveva trovato un lavoro erano le sue scuse
e la sua pigrizia. La pensione di invalidità di Caesar lo faceva sentire parte della middle class,
infatti diceva di “passarsela bene” e di potersi comprare tutto ciò di cui aveva bisogno. Anche la
carriera di spacciatore di Primo si cominciò a delineare all’interno del contesto scolastico: il
ragazzo era sempre fuori dall’aula, stava negli atri e nei corridoi a spacciare erba e fumo. Le
memorie d’infanzia di Primo infatti sono costellate da violenza e da spaccio e non dalla goliardia
tipica dei giovani americani; Primo veniva sempre cacciato dall’aula e così stava nei corridoi a
fumare erba (Caesar invece girava con la sua banda e picchiava sia i disabili sia gli omosessuali)
o andava nel seminterrato a vendere le sue canne. Anche Jaycee, la fidanza di Primo, odiava la
scuola e si era ritirata a causa della gravidanza; una volta la banda di Primo era salita sul tetto e
aveva cominciato a lanciare mele addosso alla gente, mentre quella di Caesar tirava bottiglie e
mostrava il fondoschiena. Caesar poi cominciò a raccontare a Felipe aneddoti riguardanti la
violenza sugli animali: sembrava quasi che stesse cercando di attirare l’attenzione
dell’antropologo, infatti Bourgois cominciò a pensare che alla fine del suo lavoro il libro sarebbe
risultato più simile ad un saggio sulla psicopatologia individuale piuttosto che ad un saggio sulla
violenza di strada. Quando Felipe si mostrò disgustato dagli atti compiuti da Caesar, nè Primo nè
Jaycee appoggiarono la reazione indignata dell’antropologo, infatti si misero a ridere.
La scuola che faceva da sfondo alle loro conversazioni aveva avviato ben due generazioni di
giovani allo spaccio di droga: Primo cominciò a spacciare erba già all’età di 11 anni, mentre
Caesar veniva rinchiuso alla Special Education e veniva sedato con la Torazina. La scuola non fu
l’unica istituzione che spinse bambini come primo verso l’economia sotterranea: infatti Caesar,
Primo e gli altri spacciatori, quando erano giovani, facevano tutti parte di bande diverse, all’interno
delle quali cominciarono a coltivare la loro “identità di strada”. Caesar raccontò a Felipe di quando
“balzava” la scuola e andava in centro con i suoi amici a compiere piccoli furti, ma raccontò
all’antropologo anche della sua attenzione per gli abiti; Primo invece era più strumentale di
Caesar, infatti durante l’adolescenza non cercava solo di sembrare un duro, ma cominciò a
dilettarsi anche nell’arte del furto. Primo e suo cugino Hector rubavano autoradio e altri apparecchi
elettronici, ovviamente la madre di Primo non appoggiava il suo comportamento, ma non poteva
fare niente per impedire al figlio di recarsi in centro a rubare: a causa dell'alto numero di furti, in
America cominciò a diffondersi il sistema antifurto soprannominato “Bensi”. Primo andava a rubare
autoradio nei quartieri dei bianchi, assieme a Luis: una volta si recò al Whitney Museum, luogo in
cui le persone ricche e bianche parcheggiavano le loro auto. Per un bambino come Primo, i furti
rappresentavano una sorta di rito di passaggio, ma anche una vendetta personale nei confronti
degli sfruttatori bianchi: Luis usava l’amico come sentinella, ma una volta lo mise alla prova,
dicendogli di rubare una grossa autoradio, solo che la merce era troppo pesante e Primo finì per
distruggerla (Primo si divertiva a distruggere e a rubare perché pensava “se non posso averla io,
non può averla nessun altro”). Primo venne coinvolto all’interno del giro della piccola criminalità sia
a causa delle sue conoscenze, sia a causa di interessi economici (oltre che per dimostrare la sua
virilità): i guadagni della madre infatti non erano sufficienti a soddisfare le voglie adolescenziali di
Primo (scarpe, fumetti, caramelle): il futuro spacciatore voleva accumulare denaro per comprarsi
ciò che gli piaceva, inoltre era parsimonioso, infatti cercava di far durare a lungo il denaro rubato.
Primo riusciva a fare soldi rivendendo le radio o gli apparecchi che rubava a prezzi stracciati: non
chiese mai soldi a sua madre, un po’ per una questione di orgoglio e un po’ perché si vergognava,
inoltre cercava di non farle vedere la merce da lui rubata, perché sapeva che si sarebbe
arrabbiata. Durante questo periodo Primo tornava a casa poche volte e in genere passava la notte
fuori, a casa di qualche ragazza o all’interno di vecchi appartamenti abbandonati. Caesar invece
non simpatizzò mai più di tanto per l’arte dei piccoli furti, inoltre a causa del suo carattere violento
non riuscì mai ad entrare stabilmente in una gang: Caesar si preoccupava dei suoi vestiti e delle
sue scarpe (aspetto più appariscente della cultura di strada), infatti aveva i soldi necessari per
cambiare giacca tutte le settimane; un’altra delle passioni di Caesar, oltre all’abbigliamento, era la
musica, infatti spendeva una buona parte dei suoi guadagni in cassette.
Primo, durante i furti, aveva dei rimorsi di coscienza e dei sensi di colpa, infatti pensava al
disappunto di sua madre, ma nonostante questi piccoli ripensamenti, continuò a derubare i suoi
vicini bianchi; inoltre, all’interno della cultura di strada, il confine fra il furto e il gioco è intangibile,
tant’è che molti spacciatori vedono questa attività illegale come una “marachella”. Anche la madre
di Primo aveva sperimentato l'ebbrezza del furto da giovane: lei e i suoi amici andavano a rubare i
mango a Porto Rico e a volte, durante il tragitto, si fermavano e andavano a rubare anche la
canna da zucchero e il mais. Ovviamente il controllo esercitato dalla comunità di Porto Rico e dalla
famiglia nei confronti della madre di Primo era molto diverso da quello che lei esercitava su suo
figlio, inoltre i furti dei due individui, nonostante fossero molto diversi, venivano entrambi visti dagli
adulti come delle “innocenti marachelle”. L’unica differenza che distingue l’adolescenza della
madre di Primo da quella di Primo era l’abuso di droghe e alcool: inoltre lo spacciatore cominciò
ad abbandonare il settore dei furti di auto per dedicarsi al furto d’appartamento. Una volta Primo
raccontò a Felipe di quando derubò la farmacia sulla 103ª : la farmacia era posizionata sotto un
appartamento abbandonato e Primo e Luis fecero un buco nel pavimento di tale appartamento ed
entrarono nel locale, ma l’allarme cominciò a suonare e di lì a poco arrivarono gli sbirri, che però
non riuscirono a catturare nè Primo nè Luis, dato che i due erano tornati indietro passando per il
buco scavato in precedenza. Primo raccontò a Felipe anche di un’altra sua “avventura”: egli si
recò assieme a Papito e a Luis in un’altra farmacia con l’intento di derubarla, solo che il negozio
era chiuso con un lucchetto molto resistente, ma il caso volle che Ray passò di lì; lo spacciatore si
fermò e li aiutò a spaccare sia il lucchetto sia le vetrate, e lo fece utilizzando un masso avvolto in
una maglietta e un piede di porco. La banda riuscì ad entrare e cominciò a rubare tutte le cose di
valore presenti nell’edificio: Primo cercò di portare via un televisore, ma si rese conto di avere un
taglio molto profondo nel braccio, che gli impediva di muovere la mano a suo piacimento; anche
Papito si ferì, infatti il vetro gli tagliò la mano, esponendo il muscolo all’aria aperta. Papito e Primo
furono portati all'ospedale (prima la banda scaricò la merce rubata a casa di Ray), ma Primo era
troppo piccolo per essere operato senza il consenso della madre, in più era accerchiato da tipi
loschi (Luis, Papito e Ray). Il personale dell’ospedale chiese loro cosa fosse successo e i ragazzi
dissero che si erano fatti male durante una rissa (confessione che poi dovettero mettere per
iscritto): solo alcuni mesi dopo Primo rivelò a sua madre cos’era veramente accaduto. Alla fine lo
spacciatore venne operato al braccio con il consenso della madre, ma non si era riuscito a
riprendere del tutto, infatti, ancora adesso, fatica a muovere la mano. Dopo questa vicenda Primo
si diede una “calmata” e cercò di trovare un lavoro stabile e di andare a vivere con la futura madre
di suo figlio. I racconti di Caesar sulla sua adolescenza erano avvolti da un quantitativo di violenza
decisamente maggiore: Caesar non si faceva problemi a rapinare e a picchiare qualsiasi persona,
invece Primo era più ponderato, infatti nonostante anche lui avesse derubato qualche persona in
precedenza, non appoggiava le rapine violente. Caesar si divertiva ad enfatizzare i suoi tratti
violenti e la sua psicopatia, dando così a Felipe l’immagine del “classico portoricano violento”: una
volta Caesar e suo cugino si trovavano all’interno di un centro commerciale, erano affamati e non
aveva soldi, così decisero di derubare una vecchietta che stava aspettando vicino al semaforo. Il
cugino di Caesar non mosse nemmeno un dito, infatti fu lo spacciatore a caricare la vecchia, a
trascinarla per alcune centinaia di metri e a rubarle infine la borsa, prendendola “cazzotti” in faccia.
All’interno della borsa però c’erano solo 40 dollari e Caesar li dovette dividere con suo cugino; lo
spacciatore, durante il suo racconto, continuava a dire che avrebbe voluto ammazzare quella
“vecchia bianca”, diceva che aveva bisogno di soldi e che era disperato.
Verso la fine della sua permanenza ad East Harlem, Felipe dovette fare i conti con una forma di
violenza ancora più brutale: la violenza di genere e lo stupro; Ray e Luis organizzavano stupri di
gruppo in alcuni edifici abbandonati. Primo cominciò a parlare di questo argomento durante l’orario
di chiusura della game room: a causa della brutalità dei racconti, Bourgois cadde in depressione e
il suo lavoro di ricerca subì una battuta d’arresto. L’antropologo si sentì ancora peggio quando
scoprì che a questi stupri di gruppo non aveva partecipato solo Caesar ma anche Primo (Felipe
stimava Primo più di qualsiasi altro spacciatore. Primo raccontò di quando Luis gli si avvicinò e lo
invitò a “mangiare” (stuprare una ragazza): lo spacciatore all’inizio era tentennante, poi accettò e
salì in camera, dove si stava consumando la violenza sessuale. Primo disse che la ragazza rideva
e scherzava, e che lui inizialmente non l’aveva nemmeno toccata, poi aveva “ceduto” e aveva
deciso di farle qualche preliminare. Dopo questi racconti, Felipe si chiese perché aveva deciso di
spendere tutte le sue energie per cercare di capire quegli “psicopatici”, inoltre si sentiva
profondamente tradito, dal momento che gli stupratori erano le persone che lui aveva iniziato a
chiamare amici. L’antropologo cercò allora di tracciare un confine fra sè stesso e le persone che
studiava, inoltre continuò ad ascoltare i racconti violenti di Primo e di Caesar, cercando di studiare
al meglio la violenza di genere all’interno della cultura di strada. Felipe notò che l’argomento dello
stupro non veniva affrontato quasi mai all’interno dei libri e proprio per questo anche lui, all’inizio,
fu tentato di ometterlo, perché aveva paura che i lettori, dopo tali racconti, avrebbero potuto
sviluppare un forte senso di disgusto per Primo e per gli altri spacciatori. Felipe raccolse
testimonianze di stupri sia da parte degli autori sia da parte delle vittime e durante la sua ricerca si
preoccupò del fatto che il pubblico statunitense potesse ridurre il suo libro ad un manuale che
alimentava il razzismo verso i portoricani e gli immigrati: aveva paura che la middle class
americana pensasse che lo stupro fosse un tipico atto portoricano, anche se non era così. Felipe
si sforzò di trattare questo argomento perché pensava che se fosse rimasto in silenzio, non
avrebbe fatto altro che sostenere il sessismo dominante all’interno della cultura americana.
“Imparare ad essere uno stupratore” faceva parte della cultura di strada e Primo venne spesso
tagliato fuori dagli stupri di gruppo perché era troppo giovane, ma anche perché all’inizio si
rifiutava di partecipare a questi atti violenti. In seguito prese parte ad alcuni stupri di gruppo:
utilizzò la violenza e la coercizione con la ragazza stuprata e una volta usò anche una mazza per
intimorirla: Primo raccontò a Felipe di quando i suoi compagni facevano i “carini” con la vittima
solo per riuscire a dominarla. Durante gli stupri, a detta di Primo, c’erano sempre coloro che si
mostravano buoni e gentili e coloro che invece si scatenavano; ultimamente però la banda di Ray
non commetteva più atrocità del genere. Felipe notò che gli stupratori erano molti abili nel cercare
di giustificarsi e nel riversare tutta la colpa addosso alla vittima: Primo addirittura divideva le
ragazze stuprate in “vittime meritevoli” e “immeritevoli”, e si sforzava di credere che ad alcune
ragazze fosse veramente piaciuta questa pratica, anche se sotto le pressioni dell’antropologo
dovette ammettere che lo stupro non era altro che un atto violento e traumatizzante. Questa
conversazione venne poi interrotta da alcuni colpi di arma da fuoco, ma prima di questo momento,
Primo raccontò a Felipe delle donne stuprate e di come queste vittime rimanessero poi scosse e
traumatizzate per tutta la vita: alcune donne non se lo meritavano (secondo lo spacciatore), altre
invece sì, poiché continuavano a gironzolare attorno alla game room. Caesar affermava che ad
alcune donne piaceva questo trattamento, poiché dopo lo stupro alcune di loro tornavano a
frequentare la game room, inoltre Primo proseguì dicendo che alcune delle ragazze stuprate
finivano per mettersi con i propri stupratori ed ad avere figlii con loro. Luis era il più “forte” del
gruppo e quando stuprava le ragazze voleva che i suoi compagni vedessero, per questo si
metteva in posizioni particolari (questo atteggiamento ci porta a supporre che nella banda ci fosse
anche una certa tensione omoerotica). Felipe poi cercò di parlare a Primo in modo che si
rendesse conto del dolore che aveva procurato alle ragazze: a tal proposito gli chiese come si
sentirebbe se qualcuno stuprasse sua madre o le sue sorelle, ma lo spacciatore rispose che
questo non era possibile, perché loro erano tutte ragazze per bene. Caesar intervenne nella
discussione dicendo che lui non avrebbe mai voluto avere una figlia femmina per paura che,
crescendo, potesse diventare una sgualdrina. Primo poi esordì dicendo che le ragazze stuprate se
lo sarebbero dovuto aspettare: loro infatti giravano sempre attorno alla game room e passavano la
maggior parte del tempo in posti come quello e proprio per questo, prima o poi, sarebbero state
violentate. Quando Caesar non era nei paraggi, Primo si mostrava pentito per le azioni che aveva
compiuto, infatti aveva ammesso che i loro stupri di gruppo avevano rovinato la vita a molte
ragazze e inoltre aveva anche detto a Felipe che a volte, durante gli stupri, cercava di imporsi sui
suoi compagni e di farli smettere. Primo aveva avuto molte conversazioni con le ragazze stuprate
e aveva anche cercato di “aiutarle” a superare questo trauma: però, non appena vedeva Caesar
avvicinarsi si trasformava in un freddo stupratore. Alla fine però la violenza sulle donne praticata
dagli spacciatori finiva per ripercuotersi su questi ultimi, facendoli sentire inutili ed impotenti: loro
non avevano niente da offrire alle donne che violentavano, per questo non capivano perché molte
ragazze continuassero a girare loro attorno.
LA STRADA E LA RIDEFINIZIONE DEI RUOLI DI GENERE
Gli stupri di cui si è parlato nel capitolo precedente fanno parte della misoginia che dilaga
all’interno della cultura di strada: questa cultura era condivisa anche dai più piccoli, infatti una
volta, Angel, bambino di 11 anni e vicino di casa di Felipe, disse all’antropologo che sperava che
sua madre non partorisse una bambina, altrimenti sarebbe stata sicuramente stuprata.
Le donne di El Barrio però, nonostante la dilagante violenza di genere, non si facevano intimidire e
continuavano a lottare per la loro autonomia e per i loro diritti: adesso le donne portoricane non
potevano più essere picchiate gratuitamente, nè essere recluse in casa dai mariti. Nonostante
queste vittorie, la strada per l’uguaglianza di genere era ancora lunga e tortuosa, infatti gli uomini,
dato che stavano perdendo il controllo sulla famiglia e il loro potere patriarcale si sfogavano sulle
loro mogli, sorelle e figlie, picchiandole o addirittura violentandole. Gli uomini di El Barrio non
accettavano i nuovi diritti conquistati dalle donne e sfogavano le loro frustrazioni e le loro
insicurezze sul genere femminile: ovviamente, con queste parole, Bourgois non intende dire che le
vittime sono colpevoli della violenza subita, ma cerca solo di fornire una quadro della situazione
chiaro ai suoi lettori. Nel caso portoricano l’acquisizione di nuovi diritti da parte delle donne si
sovrapponeva ad una crisi dell’immagine tradizionale dell’uomo jibaro: ora gli uomini portoricani,
non riuscendo più ad imporsi sul mercato del lavoro, venivano confinati ai margini della società e
non riuscivano più a guadagnare il denaro sufficiente a soddisfare le necessità dei loro figli o delle
loro mogli. Proprio per questo il tradizionale ideale spagnolo della “famiglia allargata” veniva meno
e i portoricani si dovevano accontentare di crescere due o al massimo 3 figli. Il capofamiglia
portoricano quindi percepisce questa situazione come una sorta di “impotenza personale” e
sviluppa una forte frustrazione interna, che sfoga sui suoi familiari: questa frustrazione quindi dà
origine sia agli abusi sessuali sia alle violenze domestiche. Bourgois voleva intervistare le donne
di El Barrio e chiedere loro un parere su questa situazione, ma prima doveva sviluppare un
rapporto stabile con queste ragazze, compito molto difficile per un uomo bianco di mezza età, il
quale avrebbe dovuto anche fare i conti con la gelosia e la rivalità tipica della cultura di strada.
Felipe strinse amicizia con Candy, l’ex moglie di Felix e solo con lei ebbe l’impressione di
registrare delle conversazioni aperte e sincere: Candy era una donna forte ed estremamente
carismatica, che aveva subito molestie e violenze sin da piccola. La prima volta che Felipe
incontrò questa donna fu alla game room: Candy arrivò nel locale e cominciò ad urlare; Felipe
pensava che la rabbia della donna fosse dovuta ad una questione economica (forse era lei a
gestire i soldi della game room?), inoltre si sentiva un po’ stupido perché non capiva a quali
persone fossero rivolti gli insulti di Candy. Primo sembrava concordare con tutto ciò che diceva
Candy, infatti questa donna si era guadagnata il rispetto di tutti gli spacciatori di Ray; quando
Felipe incontrò la donna, lei era incinta e l’antropologo incolpò la sua gravidanza per i suoi scatti
d’ira: la sua deduzione era totalmente sbagliata, infatti Candy era furiosa perché alcune settimane
prima suo marito aveva speso 3000$ per stare con una “sgualdrina” e per fumare crack, inoltre da
quando era stato arrestato, non le inviava più gli assegni familiari, e lei doveva occuparsi di 5
bambini contando solo sull’assistenza sociale. Primo riuscì a trovare il coraggio e la confidenza
per parlare con Candy solo dopo alcuni mesi: all’inizio l’antropologo e la donna conversavano
sotto lo sguardo delle sentinelle della game room, poi, dopo alcuni mesi riuscirono a ritagliarsi uno
spazio privato all’interno del quale potevano conversare liberamente. Una notte Felipe e Candy
erano seduti sul cofano di un’auto e la donna si abbandonò ad una celebrazione della maternità
jibara: lei amava i bambini, desiderava averne almeno 12 perché per lei erano le creature più pure
e innocenti di questo mondo; i suoi figli inoltre l’avevano aiutata anche a ricucire il rapporto con
sua madre e ad amarla più di prima. Durante il suo racconto Candy parlò anche delle violenze che
aveva subito durante l’infanzia: il padre la picchiava e così lei fu costretta ad andarsene di casa
assieme a Felix; i due poi ebbero un bambino e successivamente si sposarono. La fuga amorosa
di Candy era una vera e propria istituzione culturale jibara, infatti una ragazza poteva lasciare la
sua casa natale e andare a convivere con il suo futuro marito senza essere ostracizzata dalla sua
comunità: nel caso in cui anche il nuovo marito fosse violento, la donna può lasciarlo e cercare un
altro uomo con cui andare a convivere. Candy ricevette l’appoggio di sua madre e cominciò a
vivere con Felix, ma appena arrivò nel Barrio venne stuprata da una gang di strada, capeggiata
proprio dal suo futuro marito. Fu Primo che raccontò a Felipe della violenza subita da Candy: lo
spacciatore, dopo aver moralmente condannato sia Felix sia il padre di Candy, cominciò a
discutere con Caesar sul fatto che una donna potesse o meno essere sessualmente attiva a 13
anni. Quando Candy racconto la sua storia a Felipe, romanticizzò la sua fuga, dicendo che era
scappata perché amava Felix e non perché il padre la picchiava, inoltre descrisse a Felipe i
sentimenti da lei provati durante la sua prima gravidanza: l’unica nota negativa di questo racconto
era il fatto che il tribunale americano volesse allontanare Candy da sua figlia, perché il giudice
riteneva che fosse troppo giovane per prendersi cura di una bambina; Candy lottò per ottenere
l’affidamento della figlia e alla fine ci riuscì, anche se per un periodo dovette nascondere sua figlia
sul tetto; la madre di Candy poi scappò a Porto Rico. Adesso Candy era consapevole di essere
una donna maltrattata e descriveva la sua situazione intrecciando il gergo terapeutico appreso
durante i suoi ricoveri obbligatori (aveva tentato di suicidarsi) con la sua fede cristiana: Candy
venne ospedalizzata perché suo marito la picchiava continuamente e dato che la sua vita era
intrisa di violenza, credeva che l’unico modo che un uomo avesse per dimostrare il suo affetto era
quello di picchiare sua figlia o sua moglie. Candy era quindi “la classica donna maltrattata da
manuale”, ma questa definizione medicalizzante trascurava molti aspetti importanti della sua vita:
non teneva conto infatti della frammentazione delle famiglie portoricane e delle migrazioni
affrontate da Candy e dai suoi genitori. La violenza di Felix nei confronti di Candy era
un’espressione del disadattamento vissuto dall’uomo: la sua rabbia era così forte che lo portò a
spaccare un braccio a Candy e a farla abortire 5 volte a causa delle percosse. La generazione
portoricana precedente poteva arrivare anche a difendere il comportamento di Felix, dato che le
sue azioni potevano essere viste come quelle di un capofamiglia autoritario e dignitoso: a New
York però i suoi amici condannavano le azioni dell’uomo e lo additavano come violento. Felipe
ipotizzò che forse Felix stava uccidendo inconsciamente i suoi figli perché non poteva permettergli
di vivere una vita dignitosa, dato che lui lavorava all’interno dell’economia sotterranea; Candy però
continuava a volere 12 figli, adesso infatti ne aveva solo 5 e sperava che le sue prossime
gravidanze le avrebbero portato un altro maschietto, dato che ora ne aveva solo 1 (era rimasta
incinta di un altro maschietto, ma le percosse di Felix lo avevano fatto nascere morto). Quando
Candy sparò a Felix tutti diedero ragione alla donna, la quale interpretava il suo atto come lo sfogo
di una donna gelosa (Candy si aggrappava ai valori del passato i quali si esplicitavano attraverso
l’atto romantico della gelosia sessuale): secondo lei il motivo che l’aveva portata a sparare a suo
marito non erano le percosse ma la gelosia e l’amore che provava per lui, anche se lui l’aveva
tradita varie volte per stare con quelle che Candy definiva “sgualdrine” adolescenti.
Candy affermava che per una donna, la cosa peggiore che potesse capitare era che suo marito le
mettesse le corna con sua sorela, esperienza che lei aveva già vissuto: Candy aveva cominciato a
vivere con Felix all’età di 13 anni e di conseguenza le percosse e le violenze del marito avevano
plasmato il suo carattere. Felix era così possessivo da non permetterle nemmeno di guardare fuori
dalla finestra: lui era l’uomo della casa ed era libero di farsi tutte le ragazze che voleva, ma
quando Candy scoprì i suoi tradimenti e si infuriò, e provò ad accoltellarlo, inoltre la donna tentò
molte volte il suicidio, nel corso della sua vita (lei diceva che era sopravvissuta perché Dio la
voleva viva). Candy esprimeva il proprio rancore verso Felix utilizzando il lessico della gelosia, ma
poi, quando lo beccò in hotel assieme ad un’altra donna esplose e gli sparò: lei vide uscire Felix di
casa sua con del rossetto sulle labbra e, accecata dalla gelosia, tirò fuori la pistola e gli sparò nello
stomaco, poi fece per andarsene, senza provare alcun rimorso, ma il suo cuore d’oro la fede
tornare indietro e la spinse a chiamare un’ambulanza per l’ormai ex marito. Felix venne portato in
ospedale e Candy fu interrogata dalla polizia, ma lei e l’ex marito si erano accordati sulla versione
da fornire agli sbirri: Felix era stato colpito durante una rapina da un grosso uomo nero (ma i vicini
di casa di Felix sostenevano che fosse stata una donna bionda a sparargli); i poliziotti alla fine
ebbero compassione di Candy e dei suoi figli e non la incarcerarono. La cultura portoricana e gli
amici di Candy affermavano che la donna avesse sparato a Felix a causa di un “ataque de
nervios”, sindrome che si riscontra nelle donne che hanno subito abusi sin dall’infanzia (questa
patologia può essere paragonata al nostro attacco di panico). Quando una donna ha uno di questi
attacchi, è libera di sfogare la sua ira, causata principalmente dalla gelosia nei confronti delle
amanti del proprio compagno. Dopo l’incarcerazione del marito, Candy precipitò in una grave
depressione e in un’altrettanto grave crisi economica: Candy riuscì a tirarsi fuori da questa
situazione ottenendo un lavoro nel social club di Ray e innamorandosi di Primo, infatti l’amore
romantico per un altro uomo, nella cultura portoricana, era l’unico modo per ritornare felici e per
imprime una svolta positiva alla propria esistenza. Candy era convinta che l’amore per Primo
l’avrebbe salvata, ma dal punto di vista di Primo, la storia con l’ex moglie di Felix si riduceva solo a
qualche notte di sesso occasionale; Primo ammise di aver consolato Candy più volte e di aver
cercato di tirarle su il morale. Una notte i due si incontrarono a casa di lei ed iniziarono a parlare
tranquillamente, poi Primo cominciò a toccarla e lei corse in bagno piangendo: a quel punto lo
spacciatore credeva di aver rovinato tutto, ma alla fine Candy gli diede il suo consenso e i due
passarono la notte assieme. Durante questo racconto, Primo aveva dimostrato una certa
sensibilità, che venne “corretta” dall’arrivo di Caesar, il quale cominciò a ridere e a sghignazzare.
Ray assunse Candy come sua dipendente e la fece lavorare al social club da mezzanotte alle 6
del mattino, così che la donna potesse tornare a casa in tempo per preparare suo figlio grande per
andare a scuola. Candy assunse il controllo del locale e cominciò ad uscire e ad insultare ad alta
voce i concorrenti di Ray e ad ammiccare con i ragazzini fuori dall’edificio. Candy aveva un grande
carisma, ma Felipe era preoccupato per lei e per la sua incolumità, quindi andò a parlare con Ray,
ma lo spacciatore gli disse che Candy era una donna che si faceva rispettare e che non
permetteva a nessuno di metterle i piedi in testa: d’altronde lei era la donna che aveva sparato a
Felix e proprio per questo si era guadagnata il rispetto di tutti gli spacciatori della zona (le
dimostrazioni pubbliche di violenza avevano grande importanza all’interno della cultura di strada).
Grazie a Candy gli affari del social club fiorivano e lei cominciò a sniffare cocaina e a fare soldi,
ma anche ad essere una madre meno presente per i suoi figli: la donna riuscì a smettere con la
cocaina e riacquistò il peso che aveva perso in quei mesi, inoltre cominciò a dimostrare solidarietà
alle altre donne maltrattate, fra cui Wanda, la moglie di Luis. Wanda non poteva neanche guardare
fuori dalla finestra, poiché Luis sistemava la tenda in un certo modo e si accorgeva di ogni
cambiamento, così Candy consigliò a Wanda di sparare a suo marito, ma la donna non aveva il
coraggio per farlo e così Candy minacciò Luis e gli disse di lasciare in pace la sua amica.
Nonostante queste parole, Candy non fece nulla di concreto, anzi cercò di giustificare sia Luis, sia
Felix dicendo che sicuramente erano stati traditi da molte donne in precedenza e per questo
sfogavano la loro collera sulle attuali mogli (Candy quindi riversava inconsciamente su Wanda la
responsabilità delle violenze che subiva). Anche Luis, come Felix, aveva tradito sua moglie: i due
uomini non si sentivano in colpa perché avevano avuti dei rapporti con le sorelle delle loro mogli e
secondo la cultura di strada il tradimento può essere “tollerato” se resta in famiglia. Ma quando
Candy cominciò a frequentare Primo, il cugino di Felix, Luis (fratello di Felix) inizò a dire ai due di
smetterla e di interrompere la frequentazione, Candy non lo ascoltò e continuò ad uscire con
Primo. La donna surclassava tutti gli altri spacciatori in fatto di machismo e stava cominciando
anche a sfidare i tabù di genere presenti all’interno della società portoricana, vantandosi delle sue
conquiste sessuali. Primo non riusciva ad accettare questa inversione di ruoli: era spaventato da
Candy e temeva che prima o poi lei gli avrebbe sparato come aveva fatto con Felix, inoltre la
donna andava in giro a dire che Primo era la sua nuova fiamma e quando l’uomo non voleva fare
sesso con lei, Candy lo accusava di starla usando, dato che lei gli comprava sempre tutto ciò che
voleva. Dopo alcuni mesi Primo si stancò e cercò di riottenere il rispetto che la dignità che aveva
perduto, sfoderando l’unica arma a sua disposizione, ovvero la violenza fisica: Primo utilizzava le
registrazioni di Felipe come una terapia per rilassarsi e per risolvere i problemi che aveva avuto
con Candy, inoltre cercava anche di far colpo sui suoi amici raccontando di come aveva
malmenato quella donna “disobbediente” (Caesar ovviamente lo appoggiava sempre). Una sera
Primo raccontò a Felipe e a Caesar della notte in cui aveva chiuso con Candy: era a casa sua e la
donna aveva addosso un completino intimo e cercava di convincere Primo a fare sesso con lei,
arrivando anche a minacciarlo con un coltello. Ad un certo punto Primo si stufò, la prese di forza e
chiamò i bambini della donna per fargli vedere cosa stava facendo la loro madre; Candy li mandò
via e poi si infuriò con Primo, così i due cominciarono a picchiarsi e l’uomo la fece cadere più volte
sul divano, a causa delle percosse che le infliggeva. Primo continuava a colpire Candy, ma lei si
rialzava e si metteva a ridere: sembrava quasi che le piacesse essere colpita dallo spacciatore.
Caesar durante il racconto di Primo disse a Felipe che i due sembravano una coppia rilassata, ma
forse aveva avuto questa idea perché in quel periodo l’uomo si faceva di continuo. Primo continuò
il suo racconto: Candy aveva serrato la porta e non aveva intenzione di lasciare che il suo amante
se ne andasse, così Primo cominciò a fissarla e lei, dopo aver fatto su e giù per la stanza si
sedette vicino a Primo e cominciò a guardarlo, poi gli disse che lei sapeva di Jackie (ex fidanzata
di Primo) e sapeva anche che lui l’aveva baciata. Candy cominciò ad urlare contro Primo,
cercando di fargli ammettere quello che lei credeva che lo spacciatore avesse fatto: Primo all’inizio
negò tutto, poi, a causa dell’esasperazione, ammise di aver baciato Jackie, così Candy cominciò a
vestirsi farneticando qualcosa e Primo capì che la donna voleva andare da Jackie per picchiarla.
Candy poi andò in camera sua e tornò con un rigonfiamento all’interno della maglietta: Primo
ipotizzò che fosse andata a prendere la sua pistola, così cominciò a dirle di calmarsi, di sedersi
vicino a lui, di mettere via la pistola e di dirgli tutto quello che sentiva. Primo cominciò a scusarsi
per quello che le aveva fatto e per quello che le aveva detto, così Candy si calmò, mise giù la
pistola e si sedette di fianco a Primo: ma non appena appoggiò a terra la sua arma, lo spacciatore
iniziò a colpirla e a dirle che l’avrebbe spaccata in due. A quel punto entrò in camera Tabatha, la
figlia di Candy e quando vide quello che stava succedendo, andò a chiamare Luis: Tabatha era
dalla parte di Primo e per fermare sua madre cominciò a picchiarla e ad urlarle contro; i bambini,
sentendo il rumore che proveniva dalla stanza di Candy si misero a piangere e Primo approfittò
dello scontro fra Tabatha e sua madre per scappare, ma la donna aveva chiuso a chiave la porta e
quando sentì Primo armeggiare con il lucchetto, gli si scagliò addosso. Luis e Tabatha poi
bloccarono Candy e Primo approfittò della situazione per tirarle un calcio in faccia e per scappare
via; sia i bambini sia Luis sembravano avercela con Primo per le percosse che lui aveva inflitto a
Candy, ma alla fine lo aiutarono ad andarsene dal soggiorno e ad uscire dalla casa della donna.
Dopo questa vicenda Candy cominciò a comportarsi come un vero e proprio “uomo di strada” e
cominciò a rinfacciare alle nuove ragazze di Primo le notti di fuoco che lei aveva passato con lui:
una volta Primo era in giro con Jaycee, la sua nuova ragazza e durante la loro uscita incontrarono
Candy, la quale cominciò ad insultare Primo e a dire a Jaycee che il suo nuovo fidanzato l’aveva
tradita. Tutto il quartiere poteva sentire le offese che Candy stava urlando contro Primo, così, ad
un certo punto, lo spacciatore la zittì dicendo che era vero, loro avevano avuto una storia, ma che
adesso lui non era più interessato a Candy; Primo pensava che la donna avesse bisogno di
essere ricoverata in ospedale perché era pazza ed aggressiva, infatti, durante la loro litigata, lei si
era portata dietro la pistola, ma Primo la colpì sulla testa e poi scappò assieme a Jaycee.
Durante il suo soggiorno ad East Harlem, Bourgois decise di visitare il villaggio di pescatori da cui
provenivano i genitori di Candy: il paese si chiamava Isabela e la sua piazza principale era gremita
da ragazzini che amoreggiavano fra loro (anche qui i rapporti di genere avevano subito una
grande trasformazione). Se il padre di Candy fosse rimasto ad Isabela, lei sarebbe diventata
un'impiegata precaria presso un'industria farmaceutico tessile e avrebbe lottato fra il desiderio di
conquistare nuovi diritti e la mentalità Jibaro tradizionale: infatti la lotta intrapresa da Candy per i
suoi diritti non sarebbe stata più facile se fosse rimasta nella sua città natale; ovviamente andando
a vivere a El Barrio ed rientrando all'interno dell'economia sotterranea la vita di Candy peggiorò.
Candy però era una persona così carismatica da riuscirsi a ritagliare uno spazio personale sia a
Porto Rico sia ad El Barrio, ma quando suo marito finì in prigione lei dovette cominciare a lavorare
per Ray al social club. Questo dimostra come la nuova autonomia pubblica ottenuta dalle donne
portoricane in realtà non si potesse considerare tale e come questa autonomia non poggiasse
sulla solidarietà di gruppo o sulla resistenza contro la dominazione patriarcale. Un altro esempio di
donna portoricana sfruttata è fornito dalla madre di Primo, la quale lavorò per tutta la vita in nero
all'interno dell'industria tessile: questa donna fu vittima di ostilità razziale e di discriminazione, ma
a New York riuscì finalmente ad affermarsi come donna indipendente, cosa impossibile se fosse
rimasta nel suo villaggio d'origine a Porto Rico (qui però non sarebbe stata vittima di attacchi
razzisti o culturali). La madre di Primo aveva allevato 4 figli da sola, ma non era comunque
soddisfatta dell’autonomia ottenuta a New York, infatti si sentiva isolata e non percepiva la
presenza della solidarietà femminile tipica delle donne di Porto Rico. Ma dall’altra parte continuava
ad idealizzare il suo passato portoricano: quando una donna partoriva, tutti i vicini si riunivano e le
offrivano il loro sostegno, e cucinavano per la neo-mamma. Bourgois poi cercò di esaminare il
ruolo dello Stato e dell’assistenza sociale: gli organismi assistenziali governativi, che avrebbero
dovuto migliorare le condizioni di vita dei poveri, in realtà si mostravano ostili verso i propri clienti.
Molti politici si lamentavano della dipendenza che i poveri avevano verso l’assistenza sociale,
inoltre il sistema politico americano distingueva i poveri meritevoli da quelli immeritevoli (logica del
“se vuoi puoi”). Molti poveri erano accusati di passività lavorativa o di immobilismo, ma in realtà
era la struttura sociale americana che gli precludeva qualsiasi opportunità lavorativa. Candy si era
rivolta al dipartimento del Welfare americano per ottenere assegni bisettimanali per i suoi figli, dato
che il suo lavoro da spacciatrice non le consentiva di guadagnare abbastanza per mantenerli. Il
dipartimento del Welfare chiedeva continuamente dei nuovi codici di sicurezza sociale per
continuare ad erogare gli assegni bisettimanali percepiti da Candy, inoltre il sistema burocratico
che consentiva di avere accesso a questi buoni si rinnovava continuamente, così da rendere
sempre più difficile ai poveri l’accesso all’assistenza sociale (Candy aveva aperto anche un conto
corrente pulito per evitare guai con l’assistenza sociale). Gli impiegati chiedevano a Candy sempre
delle nuove certificazioni o dei nuovi codici di sicurezza per continuare ad erogarle i buoni, ma una
volta le dissero che non aveva fornito loro i codici giusti e che avevano bisogno anche della
tessera di sicurezza sociale del suo nuovo figlio (anche se il bambino non lavorava) e del
certificato di nascita del bambino. Dato che Candy non fornì loro questi documenti, il dipartimento
del Welfare smise di erogarle gli assegni e così lei trascinò tutta l’organizzazione in tribunale,
vincendo la causa. Nonostante la vittoria Candy aveva già ricominciato a lavorare per Ray a
tempo pieno e così si dimenticò di rinnovare la domanda per l’assistenza sociale, dato che
guadagnava abbastanza da riuscire a mantenere i suoi figli; Candy però aveva paura che il suo
mestiere di spacciatrice potesse rovinare la vita dei figli e così si recò nuovamente al dipartimento,
ma a causa del suo atteggiamento aggressivo venne cacciata fuori dall’ufficio (adesso Candy e
Primo erano di nuovo amici): gli impiegati le chiesero come era riuscita a sopravvivere per tutti
quei mesi senza gli assegni e lei cercò di inventarsi una scusa plausibile, ma si arrabbiò perché
una degli impiegati le stava mancando di rispetto. A questo punto la donna si infuriò, prese i
registri cartacei e li sfasciò davanti al direttore, colpendo in testa l’impiegata. Grazie a questo
racconto possiamo comprendere l’ostilità burocratica riservata agli immigrati portoricani; durante il
racconto Primo e Felipe cominciarono a ridere quando Candy cercava di imitare i dipendenti
dell’ufficio. Alla fine il dipartimento chiuse il caso di Candy ma poi lo riaprì nonostante
l’aggressione ad un dipendente pubblico: Candy era ancora arrabbiata con l’impiegata che le
aveva mancato di rispetto e così cominciò a chiamarla durante le festività e ad augurarle di
passare dei giorni orribili, arrivando anche a minacciarla con una pistola pur di riottenere
l’assistenza sociale (a quel tempo Felix era in carcere e Candy doveva mantenere tutti i suoi figli
da sola: la donna era disperata perché aveva paura che i suoi figli potessero soffrire la fame. Il
discorso si interruppe quando Carlos, giovane spacciatore di strada che viveva nel palazzo di
Candy, sparò un colpo contro una gang rivale di adolescenti spacciatori (Candy a volte aiutava
Carlos a preparare la sua “merce”). Quando Felix uscì dal carcere, Primo e Felipe smisero di
girare con Candy, per paura di finire in guai seri: da parte sua la donna aveva già compilato le
carte per il divorzio e aveva chiesto un provvedimento restrittivo nei confronti del marito, che però
non riusciva a farglielo rispettare, dato che Felix, da ubriaco, si recava continuamente a casa di
Candy supplicandola di fargli vedere i bambini; molto spesso Felix era attraversato da violenti
scatti d’ira e questo portò Abraham, nonno adottivo di Candy, a lasciare l’appartamento della
ragazza (l’assegno mensile di Abraham aiutava Candy ad arrivare a fine mese). In questo periodo
la donna stava cercando un qualsiasi lavoro salariato e stava anche affrontando una brutta crisi
depressiva, inoltre i soldi dell’assistenza sociale non bastavano dato che il dipartimento le dava
solo 106$ ogni due settimane; in più l’impresa di trovare un lavoro era complicata dal fatto che
Candy doveva badare ad un nuovo bambino che aveva appena avuto. La madre di Candy cercava
di aiutarla, infatti raccoglieva la spazzatura dalle 6 delle mattina fino alle 11 della sera per 20$ al
giorno: lei era asmatica e si teneva 15$ per le sue cure, mentre i restanti 5$ li dava a Candy. Dai
racconti della donna si poteva constatare come l’onestà non pagasse in quartieri come El Barrio e
come lo spaccio fosse l’unica alternativa: infatti Candy era tornata a lavorare nel mondo
dell’economia sotterranea, sotto la giurisdizione di Marvin, un concorrente di Ray, dato che
quest’ultimo al momento non riusciva a fornirle un lavoro, dato che stava ristrutturando sia il social
club sia la game room. Marvin pagava Candy 75$ al giorno solamente per fare la sentinella, ma fu
arrestata da un poliziotto sotto copertura assieme all’altro scagnozzo di Marvin, Chino; la donna
ed il collega stavano infatti spacciando in un quartiere “troppo caldo” (troppo vicino ai bianchi) e
Candy commise l’errore di vendere una dose ad un tipo nero che non conosceva, ma che
sembrava un tossico. Dopo la vendita il tipo l’arrestò e cominciò a perquisirle la borsa per cercare
la sua paga giornaliera e fece lo stesso con Chino: i due poi furono portati su un furgone e furono
trasportati al dipartimento assieme agli altri tossici arrestati durante quella giornata. Quando
Candy fu arrestata stava compiendo l’atto tradizionale portoricano di benedire uno dei bambini di
Ray: stava salutando Gigi, la madre di Ray Junior e stava per abbracciare il piccolo nel
passeggino quando l’agente in borghese l’arrestò. Quando Candy raccontò la sua storia a Felipe,
Caesar commentò il suo racconto dicendo che era stata stupida a spingersi fino alla zona dei
bianchi e che, in quanto sentinella, non avrebbe dovuto assumersi il rischio di servire i clienti
(Caesar disse queste cose con tono perentorio, cercando di ridicolizzare Candy). Candy diceva di
essere ritornata nel giro solo per i suoi figli e di conseguenza durante la sua permanenza in
carcere riusciva a pensare solo ai suoi bambini: quando venne caricata sul furgone cominciò a
pensare che in quel momento casa sua era scoperta, che i ladri potevano entrare e prendere tutto
ciò che volevano, e potevano anche far del male ai suoi figli; Candy comunque non raccontò agli
sbirri dei suoi bambini, perché aveva paura che glieli portassero via. Ma i suoi figli furono portati al
sicuro da sua cognata, che li ospitò a casa sua per tutto il tempo in cui Candy rimase in carcere: la
donna, nonostante lavorasse per Marvin, non venne liberata dai suoi scagnozzi e lo stesso destino
toccò a Chino, anche se lo spacciatore aveva fatto guadagnare un sacco di soldi a Marvin ed ai
suoi. Candy era pronta a farsi la galera se il giudice l’avesse dichiarata colpevole, ma pretendeva
che i suoi amici e la sua famiglia tentassero almeno di farla uscire, in nome della solidarietà
portoricana; la donna inoltre era pronta a fare il nome di Marvin nel caso fosse stata dichiarata
colpevole, anche perché i due non avevano nessun legame. Fu l’amico d’infanzia di Candy, Ray, a
pagarle la cauzione e a liberarla anche se la donna non stava lavorando per lui; quando Candy
uscì tutta la sua famiglia si riunì e festeggiò il suo ritorno: prepararono fagioli e salsicce e le
comprarono anche il suo cibo preferito, le ali di pollo, ma lei non riusciva a mangiare niente perché
aveva ancora nel naso l’odore del carcere (ci mise due giorni per ricominciare a mangiare). Prima
di essere liberata Candy passò un po’ di tempo nel carcere comune del Barrio e raccontò a Primo
ed a Felipe dei giorni trascorsi in quell’inferno: Felipe constatò che la criminalità femminile negli
Stati Uniti era in crescita e che le prigioni, normalmente occupate dagli uomini, ora venivano
invase dalle donne. Durante il racconto Candy venne spesso interrotta da Primo, il quale
sembrava geloso dell’esperienza tipicamente maschile vissuta dalla donna: Candy disse che il
carcere era tutto sporco e che là dentro era pieno di persone disgustose come prostitute e tossici;
non c’era niente per lavarsi ed il cibo era assai scadente. Inoltre le donne dovevano passare per il
carcere maschile se volevano entrare nelle loro celle e di conseguenza erano continuamente
esposte ad urla e fischi. Tutte le donne incontrate da Candy in carcere erano sporche e strane:
c’erano ragazze che non si lavavano da giorni, donne che vomitavano in continuazione proprio
vicino alla sua cella e prostitute mezze nude. Candy disse che in un posto del genere una persona
mentalmente stabile si sarebbe sicuramente ammazzata, infatti lei provò ad usare il ferretto del
reggiseno per farsi del male e per essere portata in ospedale, luogo pulito ed attrezzato, ma
sfortunatamente il suo ferretto era in plastica. Il tempo passava e nessuno si presentava per
pagare la sua cauzione e così la donna cominciò ad impazzire; durante il suo racconto Candy
disse che quello era un buon posto in cui Felipe poteva condurre le sue ricerche e cominciò a
descrivere le tecniche di truffa apprese dalle sue compagne di cella, ma Primo la interruppe con le
storie che lui aveva sentito in prigione, così Felipe cercò di riportare l’attenzione su Candy e le
chiese dei suoi bambini, ma la donna si ricordò di aver lasciato suo figlio da solo e corse a casa.
L’irritazione di Primo nei confronti di Candy cresceva, poiché la donna stava collezionando molti
successi durante il suo processo, infatti ottenne che all’interno del suo caso venissero incluse
anche le violenze da lei subite dai 13 fino ai 32 anni, ma anche i suoi molteplici tetativi di suicidio:
a causa di tutto questo materiale Candy venne assolta e venne anche inserita in un programma di
avviamento al lavoro. Durante il processo però Candy fece molti passi falsi, infatti indossò un
vestito troppo vistoso (il suo avvocato le aveva detto di mettere un abito nuovo) e la giudice la
redarguì, sospinta anche della sua mentalità da bianca-middle class, infatti disse a Candy che il
suo abbigliamento era da ritenersi un “oltraggio alla corte”. Candy invece, convinta di aver portato
rispetto alla giudice, l’accusò di essere invidiosa del suo fisico e della sua età dato che la donna
bianca era poco formosa ed era ormai prossima alla pensione. Durante una chiacchierata fra
Candy, Primo e Felipe, la donna disse che lei stava bene con qualsiasi vestito e che quella del
giudice era tutta gelosia, inoltre Candy era madre di 5 figli e non aveva tempo per pensare a come
vestirsi. La donna disse che tutto il sistema penitenziario era in condizioni degradanti e che invece
di tornare là dentro, a causa di qualche crimine futuro, avrebbe preferito migrare o trasferirsi; a
quel tempo Candy doveva ancora vincere la causa e stava cercando un buon avvocato (come
quello di Ray) che riuscisse a farla assolvere, dato che non voleva patteggiare come aveva fatto
Primo, il quale stava scontando 5 anni di libertà vigilata, dopo aver venduto del crack ad un agente
sottocopertura. Candy non poteva patteggiare, altrimenti non avrebbe potuto denunciare e
allontanare Felix dai suoi figli; Primo invece non ricevette nessun aiuto al momento della
condanna, anzi venne lasciato solo in mezzo ai poliziotti e agli avvocati, per questo finì con il
patteggiare. Alla fine del discorso Felipe e Primo salutarono Candy e lei si avvicinò a Primo per
abbracciarlo e per dirgli che lui era stato il suo unico vero amore, nel mentre Felipe cercava di
distogliere lo sguardo e di concentrarsi sulle fiale di crack vuote presenti nella stanza.
FAMIGLIE E BAMBINI CHE SOFFRONO
Gli studi condotti dagli psichiatri e dagli esperti del comportamento infantile mostrano come il
carattere di un adulto venga definito principalmente durante l’infanzia, per questo molti bambini
maltrattati finiscono con il diventare delle persone emotivamente instabili; inoltre gli psichiatri
sottolineano che anche un abuso emotivo e non soltanto un abuso fisico possa danneggiare la vita
di un bambino. Quindi secondo queste teorie la maggior parte dei bambini residenti ad East
Harlem sarebbe cresciuta con dei problemi, inoltre gli spacciatori del giro di Ray potevano essere
etichettati come “psicopatici antisociali”, a causa della loro infanzia traumatica. Sicuramente le
risse fra Primo e Candy avranno avuto delle ripercussioni importanti sui figli della donna, ma
ancora una volta queste spiegazioni mediche/deterministiche non tengono in considerazione il
contesto politico e culturale in cui vivono i bambini del Barrio. Infatti gli psicologi americani,
concentrandosi principalmente sui bambini bianchi tendono a sovrarappresentare i problemi
riscontrati da questi bambini ed a non tenere in conto i problemi dei bambini neri o portoricani.
Bourgois cercò quindi di studiare il contesto di socializzazione dei bambini portoricani: egli notò
che la trasformazione economica newyorkese e le migrazioni avevano disgregato le famiglie
portoricane; le donne erano riuscite ad acquisire nuovi diritti, ma erano ancora bloccate all’interno
del loro ruolo di madre e ciò significava che dovevano essere pronte a sacrificare tutto ciò che
avevano per i propri figli. Tutto questo ha portato ad una situazione di latitanza genitoriale e di
abbandono/abuso di minore da parte dei genitori. La street culture era l’unico contesto di
socializzazione che il Barrio offriva a questi bambini, inoltre i politici e i mass media tendevano ad
incolpare i portoricani per la loro condizione e non cercavano di proporre programmi di assistenza
sociale o di avviamento al lavoro per le madri latine. La vita per i bambini di East Harlem è sempre
stata molto dura, dato che venivano derisi e stigmatizzati dai loro vicini bianchi, i quali affermavano
che il Barrio era un quartiere violento e pericoloso: anche un prete italiano che gestiva una delle
chiese vicine ad Harlem affermava che i giovani portoricani erano violenti e irrispettosi. I servizi
sociali avevano condotto numerose indagini ad Harlem e tutti gli adulti che vi risiedevano avevano
confermato che i bambini del Barrio sarebbero divenuti degli spacciatori o dei criminali. Bourgois in
effetti vide i suoi piccoli vicini di casa trasformarsi in spacciatori in erba, in tossicodipendenti o in
ragazze-madri; quando Felipe si era appena trasferito nel quartiere era felice di vedere i bambini
portoricani giocare nel suo cortile fino a notte fonda, inoltre aveva notato anche che questi bambini
avevano sviluppato l’abilità di evitare il traffico, dopo che negli anni ‘20, 15 ragazzini erano morti
proprio per questo motivo. All’inizio tutti i bambini del quartiere salutavano Felipe e lui benediva
(rituale portoricano) tutti i neonati che vedeva per strada; qualche anno dopo era il figlio di Felipe,
Emiliano, ad essere abbracciato e benedetto da tutte le donne del Barrio: anche le cassiere del
supermercato si affacciavano alle vetrate e cercavano di salutare il bambino, quando Felipe
passava davanti a loro. Una volta Bourgois portò suo figlio ad una festa in città organizzata dai
bianchi ed Emiliano si rattristò a causa dello scarso affetto che le donne bianche gli avevano
riservato; una volta degli amici di Felipe gli avevano anche chiesto di lasciare suo figlio a casa,
con la baby-sitter, invece che portarselo dietro. Bourgois però smise di romanticizzare il Barrio
quando sentì le prime parole di suo figlio: “tops”. I tops erano i coperchi colorati posizionati sulle
fiale di crack per distinguerne la varietà: c’erano tops neri, tops rosa e tops grigi e gli spacciatori
urlavano il colore dei tappi delle loro fiale per attirare l’attenzione dei potenziali clienti. Qualche
settimana dopo Felipe si trovò in mezzo ad una folla di portoricani che urlava contro 2 poliziotti
bianchi, colpevoli di aver freddato un afro-americano: Bourgois era costretto a portarsi suo figlio
con sè, e il bambino cominciò a battere le mani, dando così il ritmo alla folla di portoricani
arrabbiata, che così cominciò a ridere e a rilassarsi. Felipe quindi era costretto a decidere se
lasciare suo figlio a casa da solo o portarselo al lavoro, decisione affrontata anche dai genitori
portoricani del barrio; l’antropologo inoltre fu testimone del declino della sua vicina di casa (che
aveva ricominciato a farsi di crack) e dei suoi figli. Quindi Felipe, per cercare di aiutare i bambini
del suo quartiere, li portava a visitare i Musei i parchi e i negozi di giocattoli situati all’interno dei
quartieri bianchi: qui la segregazione e l’astio nei confronti dei bambini portoricani era
particolarmente elevato, dato che venivano continuamente sorvegliati da un numero esagerato di
guardie. Una volta l’antropologo portò i bambini a casa di sua madre e uno di loro disse che da
grande avrebbe trovato un buon lavoro, così da poter comprare una casa del genere per la sua
mamma. Felipe strinse amicizia con il suo vicino di casa Angel, il quale aveva detto all’antropologo
che sua madre era stata picchiata dal fidanzato perché aveva portato in casa un altro uomo e il
suo ragazzo lo aveva scoperto e aveva derubato la casa della donna. Man mano che questi
bambini crescevano, trascorrevano sempre più tempo in locali come la game room, dato che
questi erano gli unici luoghi di socializzazione climatizzati/riscaldati a cui i bambini del Barrio
avevano accesso. Felipe cominciò a parlare anche con Junior, figlio di Candy, il quale stava
cominciando a lavorare come sentinella presso la game room: Felipe gli chiese cosa volesse fare
da grande e Junior rispose dicendo che sarebbe diventato uno sbirro; Primo rise di lui quando
sentì questa sua affermazione, mentre Felipe chiese all’amico di Junior, Angelo, che cosa avrebbe
voluto fare da grande e il ragazzino rispose “il rapper”. Junior però si stava trasformando nel
corriere di Primo, infatti andava a ritirare la droga a suo nome, stava in giro con gli amici di Ray e
cominciò a sostituire Caesar come sentinella quando quest’ultimo era in missione (sballato).
Junior dopo aver abbandonato la scuola iniziò anche a fare la sentinella al social club al posto di
Luis: il ragazzino era molto affidabile, ma lavorava solo di notte, dato che durante il giorno doveva
occuparsi delle sue sorelle. Quando Felipe disse a Junior che era sulla buona strada per diventare
uno spacciatore, il ragazzino ribatté dicendo che lui trasportava la droga ma non la toccava; Junior
non aveva intenzione nè di diventare uno spacciatore nè di essere arrestato come Primo (anche
se il ragazzo era già stato incriminato per furto d’auto). Junior però alla fine cominciò a fumare
marijuana, mentre sua sorella Jackie cominciò a ribellarsi a suo padre, Felix, e finì per scappare di
casa assieme al suo fidanzato: il ragazzo però si rivelò uno stupratore e violentò Jackie assieme ai
suoi due migliori amici. Primo e Caesar ovviamente colpevolizzarono la ragazza, ma si mostrarono
solidali nei confronti di Felix e di Candy, dato che la loro bambina se n’era andata di casa. Caesar
e Primo raccontarono a Felipe della prima notte di ricerche: i due spacciatori si erano recati a casa
di Felix e di Candy per cercare di consolarli, infatti l’uomo era in lacrime e Caesar, vedendo Felix
esternare la sua debolezza e la sua vulnerabilità cominciò a ripensare a sua sorella (uccisa con 17
coltellate) e si mise a piangere anche lui. Primo e Caesar, tenendo una foto di Jackie in mano,
cominciarono a cercarla all’interno dell’isolato, poi tornarono dai genitori della ragazza, i quali
stavano cercando di farsi forza a vicenda. Anche Tabatha raggiunse sua madre e si mise a
piangere con lei, poi Candy si recò al commissariato e parlò con alcuni poliziotti, i quali non
sembrarono prendere la questione sul serio, per questo la donna voleva chiedere aiuto a Felipe,
infatti voleva che l’antropologo l’aiutasse a spiegare la situazione agli sbirri. Quando Candy ritrovò
Jackie raccontò tutta la storia a Felipe e non omise nemmeno la parte dello stupro: disse che in
quei 3 giorni non era riuscita nè a mangiare nè a dormire, perché sapeva che sua figlia era da sola
e che aveva bisogno di lei; Candy aveva dormito persino nel letto di Jackie, sperando che Dio le
desse qualche segnale per ritrovarla. Alla fine i 3 stupratori la riportarono a casa e Candy cercò di
infondere a sua figlia tutta la sua empatia e la sua solidarietà: la donna raccontò a Felipe che
Jackie si era arresa allo stupro, dato che non aveva nessun’altra opzione se non quella di subire.
Candy non voleva che sua figlia si sentisse in colpa per l’accaduto, dato che non era stata colpa
sua, ma Primo e Caesar la pensavano diversamente: i due spacciatori assolvevano gli stupratori e
riversavano tutte le colpe su Jackie, ed arrivarono anche a paragonare la figlia di Candy ad una di
quelle ragazzine che venivano stuprate in gruppo al social club da Ray e dalla sua banda. Per
Primo quei “ritrovi” presso il social club non erano altro che “allenamenti” o “introduzioni al sesso”,
per Caesar invece la questione era un po’ diversa, poiché riconosceva che Jackie era stata
costretta a farlo contro la sua volontà, ma non pensava comunque che la ragazza fosse una
vittima; Primo e Caesar poi dissero che Jackie era una ragazzina ribelle, perché si divertiva a
guardare i ragazzi fuori dalla finestra, inoltre per loro la faccenda dello stupro non era così tragica
perché la ragazza non era nemmeno rimasta incinta. Primo e Caesar dissero che Jackie si
comportava in maniera tranquilla e che era innamorata del ragazzo che l’aveva stuprata: per i due
spacciatori se la ragazzina avesse messo su famiglia con il suo stupratore, tutto si sarebbe risolto
nel migliore dei modi. Inoltre accusarono Candy di violare i ruoli di genere, dato che aveva parlato
a sua figlia della pillola anticoncezionale e di altri contraccettivi, ed infine accusarono la madre di
essere una selvaggia ed una ribelle. Caesar, dal canto suo, pose fine alla discussione affermando
che non avrebbe voluto avere una figlia femmina, perché sarebbe sicuramente diventata una poco
di buono (misoginia tipica della cultura di strada). Felipe poi notò come le donne di El Barrio,
invece di essere solidali fra loro, si facevano la guerra a vicenda, infatti Jackie era stata stuprata
assieme ad un’altra ragazza, e Candy andò dalla madre di quest’ultima per picchiarla e per
“mettere le cose in chiaro”: durante questo scontro Candy si fece aiutare anche da alcuni parenti
del marito di Tabatha. Felipe poi vedendo tutta la sofferenza alla quale erano esposti i bambini del
Barrio si chiedeva perché le ragazze continuassero a partorire neonati senza un futuro: anche
Maria, la fidanzata di Primo, era rimasta incinta quando i due erano stati sfrattati dall’appartamento
della sorella di lei. Prima Maria viveva assieme a sua madre, una donna depressa, obesa,
alcolizzata e picchiata dal marito ubriacone, che viveva assieme alla figlia in un appartamento che
assomigliava ad una discarica. Maria quindi era felice di essere rimasta incinta perché così poteva
andarsene di casa e incominciare una nuova vita assieme a Primo: Maria voleva partorire così da
dimostrare a Primo la sua solidarietà durante i mesi che doveva trascorrere in carcere e nel
frattempo scriveva per lui poesie e pagine di diario, nelle quali esprimeva il suo amore per lo
spacciatore. Nel suo diario Maria scriveva anche di lei e diceva di trovarsi proprio carina in quel
periodo; invece Primo non era altrettanto entusiasta della gravidanza, dato che in quel periodo era
sotto processo e non riusciva a trovare un impiego legale. Maria aveva però anche un interesse
materiale: se avesse partorito il bambino di Primo, sarebbe potuta scappare di casa e cominciare
una nuova vita. La donna voleva trovare una nuova casa popolare in cui abitare, ma venne prima
spostata all’interno di un centro d’assistenza per ragazze-madri, dove partorì e solo dopo questo
evento le venne assegnato un nuovo appartamento. Nello stesso periodo anche Carmen, sorella
di Maria, rimase incinta di Caesar, ma lui non voleva andare ad abitare con lei e con i figli che la
donna aveva avuto dai suoi ex mariti: lo spacciatore picchiava continuamente il bambino di due
anni perché diceva che era ritardato, ma poi, quando Carmen rimase incinta tutto si risolse, infatti
la donna andò a vivere con la nonna di Caesar e lo spacciatore accettò finalmente Papo in
famiglia. Maria e Carmen stavano quindi seguendo il percorso tradizionale che la cultura jibaro
riservare alle ragazze: innamorarsi, rimanere incinta e andare a convivere. Anche Carmen teneva
un diario in cui scrivere di Caesar: lei lo idealizzava e pensava di aver trovato l’uomo perfetto.
D’altra parte le donne non avevano molto spazio per crescere e maturare all’interno della cultura
di strada, per questo molte di loro si rifugiavano nella maternità o nella tossicodipendenza: quando
Candy venne scaricata da Primo, l’unica cosa che la fece andare avanti furono i suoi figli e il suo
ruolo di madre, infatti da quando lavorava per Ray aveva trascurato i suoi bambini ed ora che si
era allontanata dalla droga voleva godersi i suoi figli e voleva crescerli al meglio. Candy smise di
drogarsi cominciò a recuperare il suo ruolo di madre, dato che amava stare con i bambini e li
definiva le creature più pure di questo mondo. Candy diceva che l’amore di un figlio verso la
propria madre era il sentimento più sincero che una donna avrebbe mai potuto sperimentare.
Candy amava quando i suoi figli andavano da lei e le dicevano che le volevano bene, inoltre si
riteneva fortunata, perché i bambini delle sue vicine erano molto più freddi e riservati con le loro
mamme. Nella cultura di strada era normale che un padre abbandonasse i suoi figli e si dava per
scontato che fosse la madre a crescerli e ad amarli; se le madri non decidono di sacrificarsi
interamente ai figli, allora la famiglia comincia a disgregarsi e non c’è nulla che possa fermare
questo processo. Spesso le neo mamme cercando di farsi strada all’interno dell’economia
clandestina, così da ottenere un lavoro ben retribuito: quando Candy cominciò a lavorare per Ray,
tutti gli spacciatori del suo giro cominciarono ad accusarla di aver abbandonato i suoi figli e di
essere quindi un cattivo esempio per loro. Molti dicevano che Candy aveva bisogno di una nuova
figura maschile al suo fianco, così da potersi nuovamente dedicare al suo ruolo di madre; Primo
era andato a casa della donna e aveva visto che era Junior ad occuparsi della sorella più piccola e
a cambiarle il pannolone; inoltre quando si fermò a pranzare da Candy, vide che la cucina della
donna era invasa dagli scarafaggi. Le donne però stavano cominciando ad alzare la voce e a
richiedere nuovi diritti, anche se la cultura di strada voleva mantenerle nella loro posizione di
subordinazione. Felipe notò che molte neomamme si recavano alla crackhouse di Ray e che
flirtavano con gli spacciatori: queste donne stavano cercando di accaparrarsi un nuovo marito che
le mantenesse e si prendesse cura di loro, inoltre stavano al social club perché qui c’era l’aria
condizionata. Durante l’epidemia di crack degli anni ‘80 molti politici avevano cominciato a trovare
una correlazione fra le donne e l’abuso di questa nuova sostanza; d’altronde gli USA erano
periodicamente invasi da nuove droghe e all’inizio i medici cercavano addirittura di correlare una
particolare droga ad un certo gruppo sociale: gli afro-americani erano attratti dalla cocaina e i
messicani dalla marijuana. La caratteristica particolare dell’epidemia di crack era che sembrava
coinvolgere solo le donne: così i giornalisti accusarono queste ragazze madri di aver perso il loro
istinto materno, dato che entravano nelle crackhouse accompagnate dai loro bambini. Quando
queste donne cercavano di farsi strada nell’economia clandestina, venivano fermate da uomini
misogini come Ray o Caesar e così la principale via di sussistenza per queste donne rimaneva la
prostituzione. In questi anni però le condizioni delle prostitute peggiorarono, poiché molte donne
tolleravano ogni tipo di abuso fisico e verbale pur di guadagnare i soldi necessari per la loro
famiglia o per il crack. Molti accademici cercavano di elaborare teorie complesse per spiegare
l’avvicinamento delle donne al crack: c’era chi diceva che le ragazze erano attirate dalla droga a
causa del declino dei valori familiari e chi sosteneva che le donne abusassero di crack perché
aveva qualità afrodisiache. Quindi si arrivava a sessualizzare anche la dipendenza dalle sostanze
sperimentata dalle ragazze del Barrio: molti giornali americani condannarono le neomamme
dipendenti da crack, dicendo che avevano perso il loro istinto materno; a questo punto anche
Felipe poteva essere considerato un cattivo genitore, dato che aveva portato suo figlio Emiliano
all’interno di una crackhouse, durante una delle sue ricerche. Nel Barrio però lo spaccio era
un’attività così normalizzata che era impossibile non incontrare uno spacciatore per strada: inoltre
molti di loro erano stati gentili nei confronti di Emiliano, infatti l’avevano salutato con la classica
benedizione portoricana. Infine anche molte persone contrarie alla droga si fermavano con i propri
bambini a parlare con gli spacciatori del quartiere. Felipe inoltre supplicò molte clienti incinte della
game room di non comprare crack o cocaina, dato che queste sostanze avrebbero avuto delle
serie ripercussioni sulla salute dei loro bambini. Una volta Benzie raccontò a Felipe di quando
Rose, cliente abituale della game room, partorì nel negozio: la donna di nome Rose stava avendo
le contrazioni e di lì a poco cominciò a spingere fuori suo figlio. Benzie non aveva mai visto una
cosa del genere e quando Rose gli chiese aiuto lui andò in panico ed uscì fuori per chiamare
un’ambulanza; Felipe allora chiese a Benzie perché non avesse aiutato la donna e lo spacciatore
rispose dicendo che quella era la prima volta che assisteva ad un parto e che a causa della shock,
era rimasto impietrito. Alla fine arrivò l’ambulanza e Rose chiamò la sua bambina con il nome della
donna che l’aveva aiutata a partorire; il parto però era avvenuto proprio sul pavimento della game
room, il quale era pieno di crack e di pillole, tant’è che Primo disse che sicuramente il bambino
aveva ingerito una di quelle pillole appena era “uscito da sua madre”. Dopo il parto però Rose
ricominciò a farsi: era come se non fosse successo niente, infatti la donna aveva continuato a
frequentare la game room e non aveva nemmeno preteso uno sconto dopo quello che era
successo. I bambini come quello di Rose vengono definiti “crack-baby” poiché le loro madri
avevano abusato di crack durante la gravidanza e ciò si era ripercosso sui loro figli, dato che molti
di essi mostravano i sintomi dell’encefalopatia (Felipe era particolarmente sensibile a questo
argomento poiché anche suo figlio soffriva di questa patologia). Studi successivi dimostrarono
come l’encefalopatia infantile fosse legata l’assunzione di crack, così Felipe cominciò a chiedere ai
dipendenti della game room di non vendere crack alle donne incinta, ma Ray gli disse che queste
donne avrebbero semplicemente girato l’angolo e sarebbero andate a comprare crack altrove e
Candy concordò con la posizione di Ray. Felipe poi chiese alla sociologa afro-americana Eloise di
aiutarlo a parlare con le donne incinta tossicodipendenti e da tali discorsi emerse che alcune di
loro credevano addirittura di fare bene al bambino quando assumevano crack, perché così lo
“svegliavano” e lo facevano scalciare; molte donne criticarono la cultura di strada, che le
condannava ma al contempo faceva soldi su di loro, ma nessuna criticò la società. Felipe e la
sociologa non riuscirono ad avviare nessuna delle donne intervistate in una casa di cura; quando
l’antropologo lasciò il Barrio cominciò a pensare che forse le donne incinte si facevano di crack
così non avrebbero dovuto confrontarsi con l’impossibile compito di crescere un figlio sano ad
Harlem: quindi queste donne non erano altro che delle ribelli autodistruttive. L’antropologa
Scheper-Hughes lavorò nelle bidonville brasiliane e criticò l’idealizzazione del legame madre-figlio
proposta dalla classe bianca borghese, mostrano a tutti come le donne estremamente povere del
brasile sono costrette ad abbandonare i figli deboli e senza speranza a se stessi, così da non
subire un trauma emotivo al momento della loro morte. E’ come se queste donne decidessero
consapevolmente di recidere il legame madre-figlio così da non distruggere il loro spirito al
momento della morte dell’infante. Nel Barrio invece i bambini vengono uccisi dal consumo di
droga, infatti per un ragazzo di East Harlem la probabilità di morire per droga era più alta della
probabilità di un soldato di morire durante la 2a guerra mondiale. Per Felipe quindi le crack-
mothers distruggevano i propri figli già durante l’infanzia così che questi non potessero
distruggersi ulteriormente con la droga e di conseguenza le loro madri non dovevano vedere i
propri figli morire lentamente appena diventavano adolescenti. Ovviamente l’atteggiamento di
questi madri non derivava da idee pseudo-femministe, ma dal peso che la tradizione patriarcale e
la società maschilista riversava su di loro in quanto madri single, inoltre a causa delle rivoluzioni
globali per i propri diritti, le donne cercano di conquistare un loro spazio e una loro autonomia e le
conseguenze di questo processo verranno inevitabilmente pagate dai loro figli.
PADRI VULNERABILI
Molte famiglie borghesi bianche deplorano il fatto che nell’inner city i padri non si prendano cura
dei loro figli: per questi bianchi la mancanza del padre renderà il bambino più debole e vulnerabile;
al contrario, dalle ricerche di Felipe, emerge il fatto che i padri di East Harlem siano TROPPO
presenti nella vita dei loro figli, infatti tendono a terrorizzarli utilizzando la violenza e le percosse.
Per Felipe quindi sono le donne in realtà che aspettano troppo per cacciare di casa i compagni
violenti; inoltre, Felipe notò che i padri si allontanavano dalla propria famiglia perché non
riuscivano a trovare un impiego stabile per mantenere la moglie e i figli. Inoltre i padri del Barrio
sono sopraffatti dalla logica patriarcale delle loro famiglie rurali, la quale pretendeva che l’uomo
lavorasse tutto il giorno, così da sfamare i suoi figli e da ottenere il loro rispetto: ma questo non era
possibile ad East Harlem, poiché i portoricani venivano esclusi da tutti gli impieghi stabili e non
potevano lavorare abbastanza da poter mantenere le loro famiglie. Le comunità portoricane dei
nonni di Primo e di Caesar non erano assoggettate allo Stato e così si erano date un loro ordine
gerarchico basato sul sesso, sull’anzianità e sulla parentela. Questa identità jibaro continua ad
esistere all’interno della street culture, ma viene continuamente messa in discussione dalla
marginalizzazione, dalla ghettizzazione e dalle violenze razziali. Tutti i padri intervistati da Felipe
erano violenti nei confronti delle loro famiglie e passavano tutto il loro tempo in strada o nella
game room: Caesar si vantava di essere incapace di aiutare la sua famiglia e trasformava
l’impossibilità di riprodurre una vera famiglia patriarcale in un machismo estremo; Caesar si
paragonò alle tartarughe, le quali nascono e devono correre verso il mare senza sapere chi siano i
propri genitori e la stessa cosa dovranno fare i figli di queste tartarughe. Primo invece si definiva
un gigolò che veniva mantenuto dalle sue amanti, ma allo stesso tempo cercava di mostrarsi un
vero maschio alfa, capace di conquistare qualsiasi donna: una notte Primo disse a Felipe che
quelle tre ragazze che stavano giocando a biliardo all’interno del social club erano state le sue
amanti. Primo cominciò a raccontare e Felipe delle sue storie d’amore con le 3 ragazze (Jaycee,
Maria e Flora): Maria era la sua “fidanzata storica”, ma ora non aveva tempo per lei perché si
doveva vedere con Jaycee per amoreggiare; mentre i due stavano parlando, Felipe ricordò a
Primo di chiamare l’ufficio di collocamento per farsi trovare un lavoro e lo spacciatore rispose che
solo Maria gli faceva venire voglia di impegnarsi seriamente per trovare un impiego. Alla fine
Primo disse a Felipe che una volta aveva visto tutte le sue ex ragazze che camminavano in
direzione della game room e vederle così assieme, all’improvviso, lo aveva fatto sentire strano.
Felipe poi cercò di parlare di “etica sessuale” con gli spacciatori di Ray, ma la discussione non fu
particolarmente brillante, infatti Luis disse che non aveva rispetto per le ragazze, mentre Pedro (un
giovane spacciatore di 18 anni morto in seguito a causa di una rapina) disse che secondo lui
anche le donne potevano vantarsi delle loro conquiste sessuali. Pedro disse che se fosse stato
una ragazza, si sarebbe fatto pagare per andare con qualcuno, mentre Caesar disse che anche lui
avrebbe cercato di conquistare qualche uomo ricco, finché qualcuno non lo avrebbe rimesso al
“suo posto”. Eddie invece, cugino di Caesar, propose un’analisi della sessualità molto accurata,
ma poi si comportava proprio come tutti gli altri spacciatori: per lui il sesso era una fuga dalla
realtà, inoltre se un uomo voleva essere considerato rispettabile doveva possedere tanti soldi o
tante donne. Ray, Candy e Luis erano i più vecchi del gruppo ed avevano una visione più
“tradizionale”: i loro nonni facevano tanti figli così questi bambini li potevano aiutare con i lavori in
campagna (quindi i benefici di avere una famiglia numerosa superavano i costi, dato che tutto il
cibo era prodotto in casa), inoltre avere tanti figli era sinonimo di virilità. Per questo Ray, Candy e
Luis volevano tanti bambini, anche se non erano in grado di sostenerli economicamente: Ray e
Luis avevano avuto tantissime relazioni sessuali e quindi avevano molti bambini sparsi per il
mondo, ma decidevano di abbandonarli dicendo che le madri di questi neonati aveva fatto loro un
torto o non si era comportata bene. Luis aveva 12 figli e sosteneva economicamente solo 7 di loro,
fregandosene di tutti gli altri; Ray invece era “benestante” e cercava di occuparsi dei suoi figli, dato
che per lui i bambini potevano crescere sani solo se avevano un buon modello paterno. Ray smise
di lavorare come sorvegliante all’interno dell’economia legale, dato che non riusciva a guadagnare
abbastanza per mantenere i suoi bambini e cominciò a dedicarsi allo spaccio a tempo pieno. Ma
tutti questi discorsi non portarono a nulla, infatti qualche anno dopo Ray abbandonò tutti i suoi figli
e le sue ex mogli per dedicarsi a Gloria, la sua nuova fidanzata e al bambino avuto con lei. Gli
spacciatori di Ray lo idolatravano e non vedevano niente di male nel fatto che l’uomo fosse
diventato ricco, ma non si preoccupasse comunque della sua prole. Primo elencò a Felipe tutte le
macchine possedute da Ray e poi gli disse che l’uomo aveva almeno 9 figli sparsi per il mondo;
Ray non era una persona tirchia, infatti aiutava le sue ex mogli, ma appena queste donne gli
facevano un torto, smetteva di aiutarle: infatti aveva chiuso con Nancy e Natalie perché lo
avevano stressato troppo ed era arrivato anche a far svenire una delle due donne a causa di tutte
le botte che le aveva dato. Ray aveva molte altre ex mogli che avrebbe mantenuto se loro glielo
avessero chiesto: per ora, dato che nessuna delle sue ex ragazze lo cercava, si concentrava solo
su Gloria e suo figlio. Gli spacciatori più giovani serbavano un certo rispetto nei confronti di Ray e
di Luis, ma la dignità maschile portoricana non si basava più sull’alto numero di figli: la
generazione di Ray era ossessionata dall’imperativo della riproduzione, invece quella di Primo e di
Caesar preferiva vantarsi delle proprie esperienze sessuali. Primo, per esempio, cercava di far
abortire tutte le sue fidanzate, così da non doversi preoccupare dei bambini (atto che Ray
disapprovava fortemente): Primo e Caesar non volevano mettere assieme un esercito di bambini,
infatti erano molto distanti dalla concezione di famiglia propria dei loro nonni, i quali avevano
famiglie con almeno 10-12 membri, dato che a quel tempo la prole aveva più benefici che costi.
Lo spostamento da Porto Rico a New York aveva anche determinato la perdita di quella comunità
allargata che nei villaggi natii di Primo e Caesar sorvegliava i bambini; a Porto Rico i capifamiglia
erano obbligati a provvedere ai bisogni dei loro figli, nonostante l’estrema povertà che dilagava nei
villaggi rurali: la madre di Primo raccontò a Felipe della sua infanzia e disse che un tempo la vita
era più sana, inoltre ti potevi fidare di tutti i tuoi vicini, cosa impossibile ad East Harlem. I bambini
portoricani erano rispettosi, infatti il nonno di Primo usava lo sguardo per dire ai suoi figli, fra cui la
madre di Primo, di andare in camera loro quando c’era un ospite. La donna poi disse a Felipe che
tutti gli immigrati portoricani arrivati a New York stavano molto peggio di prima e a causa del
degrado cittadini e della street culture non riuscivano più a farsi obbedire dai propri figli. Primo era
preoccupato, poiché tutti gli uomini della sua famiglia erano andati incontro ad un declino fisico e
mentale: i suoi zii erano “fuori di testa”, infatti alcuni di loro parlavano da soli, altri camminavano
senza meta come degli zombie, altri ancora scrivevano cose senza senso sui loro taccuini. Primo
aveva paura di finire come i suoi zii, dato che aveva la pressione alta ed era predisposto a
contrarre il diabete. Quando il padre di Primo morì, Felipe notò come le vite di questi due uomini
fossero state segnate dai fallimenti lavorativi ed economici che li avevano perseguitati appena
arrivi a New York; la sorella di Primo si recò al capezzale del padre a Cabo, Rojo, la città natale
dell’uomo e disse che questo villaggio era ancora più triste di Arroyo, città nella quale erano
cresciuti Primo e le sue sorelle: Felipe aveva visitato Arroyo e faceva fatica ad immaginare una
cittadina più deprimente di quella, dato che era formata da un piccolo agglomerato di case
circondate dalla canna da zucchero. I cugini, i nonni e gli zii di Primo vivevano ancora in questo
villaggio rurale, ma la sorella di Primo era andata solo a visitare quello del padre e aveva salutato i
parenti paterni, inoltre aveva parlato con i suoi cugini, i quali le avevano detto che gli sarebbe
piaciuto conoscere Primo. La ragazza poi si fermò a parlare con loro e ad intrecciargli i capelli, ma
notò che quella cittadina abbandonata non aveva nulla da offrire a dei giovani in cerca di un
lavoro. Prima che suo padre morisse, Primo cominciò a parlare del loro rapporto con Felipe e con
Little Pete: sia Primo sia Little Pete avevano infranto il tabù del rispetto nei confronti dei loro padri;
Primo disse che il suo era diabetico e che diventava violento quando si ubriacava. I genitori di
Primo si erano separati e il padre andava a trovare i figli ogni 15 giorni, ma non si mostrava mai un
uomo risoluto: faceva continuamente domande riguardo alla sua ex moglie e ai suoi ipotetici
amanti e ogni volta le conversazioni finivano a causa dei pianti compulsivi dell’uomo: questo
comportamento poteva essere catalogato come un “ataque de nervios” (patologia tipicamente
femminile), dato che il padre di Primo collassava a causa della gelosia incontenibile che provava
nei confronti della sua ex moglie. Il fatto che quest’uomo si sentisse libero di mostrarsi vulnerabile
al cospetto dei suoi figli, ci mostra tutto il suo senso di impotenza, causato dai suoi fallimenti
economici. Dopo questi attacchi, il padre di Primo si riprendeva e cominciava a picchiare qualsiasi
donna ci fosse nei paraggi, comprese le sue figlie; il padre di Little Pete invece era un tossico che
non si era mai preoccupato dei suoi figli. Quando Little Pete lo vedeva in strada gli diceva di
smettere con la droga, ma la sua dipendenza era troppo forte, infatti risaliva a prima della nascita
di L.Pete, quando l’uomo lavorava ancora all’interno della marina mercantile. Ad un certo punto il
padre abbandonò la sua famiglia, poiché si vergognava a farsi vedere in quelle condizioni dai suoi
cari e alla fine morì per overdose. La crisi del patriarcato si manifestava anche sottoforma di abusi
domestici: la violenza degli uomini portoricani nei confronti delle loro mogli era aumentata e questo
fenomeno andava inserito nel contesto della migrazione portoricana e della successiva
marginalizzazione affrontata da queste persone. La violenza nei confronti delle mogli non era un
fenomeno individuale, ma era una piaga condivisa da tutti gli uomini portoricani: il padre di Primo e
i nuovi fidanzati di sua madre non si facevano scrupoli a picchiare la donna; a volte Primo pensava
addirittura di uccidere questi uomini, ma nella realtà dei fatti non faceva mai niente di concreto,
infatti era sua sorella ad intervenire durante queste liti. A volte le liti erano così violente che si
assisteva anche ad uno spargimento di sangue; se questi uomini avessero picchiato anche le
sorelle di Primo, lui si sarebbe sicuramente messo in mezzo, dato che non sarebbe riuscito a
sopportare tutto quel dolore. Luis fu uno dei fidanzati più violenti, tant’è che picchiava la madre di
Primo solo per il gusto di farlo: una volta la lite degenerò e la madre di Primo arrivò anche a
chiamare la polizia per liberarsi di Luis, dato che l’uomo aveva un coltello e la stava minacciando.
Alla fine non ci fu nessuno spargimento di sangue, ma a pensarci bene questo era stato lo stesso
comportamento che Primo aveva tenuto con Candy, picchiandola davanti ai suoi figli. Molti
spacciatori del giro di Ray avevano confidato a Bourgois di voler mettere insieme una famiglia
nucleare stabile e fra di loro vi erano anche Primo e Little Pete: Primo aveva avuto il suo primo
figlio a 19 anni, quando era sposato con Sandra. Allora era un uomo responsabile che lavorava e
si prendeva cura di sua moglie, che cercava di mettere i soldi da parte per trasferirsi in un
appartamento più grande; al tempo addirittura aveva spinto sua moglie a lavorare in nero, così da
mettere da parte i soldi più in fretta. Quando nacque suo figlio Papito, Primo lavorava alla U.S
Litho dalle 4 del pomeriggio fino a mezzanotte e stava lontana dalla droga: in quel periodo si
prendeva cura di suo figlio, gli leggeva le storie e gli cantava delle vecchie canzoncine; anche
Little Pete leggeva delle storie a suo figlio e cercava di stare vicino a sua moglie. La situazione
peggiorò quando il capo di Primo gli cambiò il turno: doveva fare dalle 2 di notte fino alle 10 di
mattina e così quando tornava a casa era distrutto e non si poteva occupare di suo figlio; a volte si
addormentò persino al lavoro e così riprese a fumare e a farsi di droga. Primo venne licenziato per
la sua scarsa efficienza e cominciò a fumare crack e ad allontanarsi da suo figlio: questo lo faceva
sentire male, perché si stava comportando come suo padre; Primo adorava stare con suo figlio,
infatti il bambino era molto attaccato a lui e imitava tutto quello che faceva il suo papà. Quando lo
spacciatore si dovette allontanare da Papito a causa delle litigate con sua moglie, pianse molto
perché non voleva lasciare suo figlio da solo. Primo alla fine tornò da sua madre e chiese a
Sandra di non chiamarlo per un po’ di tempo, dato che adesso lui era troppo vulnerabile; fu lui a
chiamarla dopo qualche mese. Little Pete aveva 20 anni quando nacque suo figlio e decise di
lasciare sua moglie poiché lei era ossessionata dal matrimonio e si voleva sposare ad ogni costo.
Dopo questo discorso Primo si abbandonò ad una riflessione piuttosto acuta: infatti disse che le
storie d’amore fra le persone povere vanno sempre a finire male, anche se le sue sorelle
costituivano un’eccezione,dato che tutte e tre avevano un impiego regolare (cameriera, commessa
ed aiuto-infermiera), erano sposate con dei bravi mariti e avevo dei figli. La povertà del Barrio
quindi aveva penalizzato solamente Primo, l’unico della famiglia a non aver trovato un lavoro
stabile: le sorelle di Primo non erano violente e non frequentavano la strada; una di loro era
rimasta incinta quando era ancora un’adolescente e venne cacciata di casa dalla madre di Primo,
così andò ad abitare dalla mamma del suo fidanzato, ma quando partorì, sua mamma la riprese a
casa con sé ed instaurò con lei un legame affettivo molto forte. Successivamente la ragazza lasciò
il fidanzato e si sposò con il padre del suo secondo figlio. Primo e Little Pete parlarono con Felipe,
su sua richiesta, anche delle loro condizioni economiche e dei rapporti con i loro figli: Primo
avrebbe voluto essere un padre presente per Papito e avrebbe voluto passare del tempo con lui
durante la sua infanzia, così da non fargli mancare una figura paterna; Little Pete disse che queste
domande gli mettevano tristezza, perché lui voleva cambiare per suo figlio ed essere presente
nella sua vita, ma ora non stava facendo niente di concreto per raggiungere questo obiettivo.
Primo voleva ottenere la custodia di suo figlio ed era pronto anche a scendere in tribunale: si era
messo d’accordo con Sandra e con il suo nuovo marito per poter vedere Papito una volta ogni due
settimane, ma lui avrebbe voluto avere il bambino tutto per sé. Primo a volte si dimenticava anche
di chiamare Sandra per accordarsi sul tempo da trascorrere con il bambino, ma questa settimana
si era dimenticato di farlo e così non aveva potuto vedere Papito(per questo si mise a piangere).
Little Pete stava cercando di trovare un lavoro per poter tornare da sua moglie e da suo figlio:
l’uomo aveva un bel ricordo della sua famiglia, infatti quando viveva con loro era felice, ora invece
era diventato pigro e drogato. Primo disse a Felipe che lui era cresciuto senza suo padre e che
questa mancanza si era fatta sentire, ma allo stesso tempo non credeva di essere un cattivo
genitore nei confronti di Papito, perché lo amava e lo vedeva ogni due settimane: Primo aveva
lasciato a suo figlio il suo numero di telefono, così che lo potesse chiamare e parlare con lui, ma lo
spacciatore era sempre fuori casa e questo lo faceva sentire tremendamente in colpa. Primo si
sentiva male anche perché non aveva i soldi per comprare un regalo a Papito per il suo
compleanno, dato che li spendeva sempre in fumo e in crack. Little Pete quando lavorava
legalmente mandava addirittura un assegno mensile a sua moglie e a suo figlio. Alcuni giorni dopo
questa discussione Angel e Manny, i piccoli vicini di casa di Felipe, andarono dall’antropologo:
Angel disse che questo fine settimana avrebbe visto suo padre, mentre Manny diceva che
sicuramente non si sarebbe presentato; nello stesso momento un bambino del quartiere stava
urlando di gioia perché suo padre era uscito temporaneamente dalla prigione ed era passato a
trovarlo. Quando il padre se ne dovette andare, il piccolo cominciò a piangere e l’amministratore
del palazzo di Felipe gli spiegò che l’uomo era finito in carcere perché lui e la sua fidanzata
avevano derubato l’appartamento della sua ex moglie. Qualche ora dopo Little Pete si abbandonò
ad un’esaltazione del passato jibaro: disse che da vecchio si sarebbe sentito vivo solo se avesse
avuto tanti figli; voleva avere tanti bambini così da poter insegnare loro qualcosa, infatti era questa
l’unica cosa che lo avrebbe fatto sopravvivere. Caesar e Felipe cercarono di consolare Primo
quando suo padre morì: Primo diceva di essere triste per la morte di suo padre, ma capiva
l’indifferenza di sua madre, dato che quell’uomo con lei era sempre stato violento; Primo non
esternava il suo dolore e non si metteva a piangere, infatti pensava che l’unico modo per
affrontare questo lutto era continuare a pensare a suo padre, così che l’uomo sarebbe potuto
vivere nei ricordi di Primo. Il padre di Primo non era mai stato presente nella sua vita, come quello
di Caesar: quest’ultimo infatti era molto più legato al suo patrigno al quale dava il soprannome di
Poppy; il patrigno però era una persona intrattabile ed estremamente tirchia. Primo aveva chiesto
a sua sorella se poteva fare una foto della salma del padre, dato che lo voleva ricordare così, e
non pieno di tubi e accerchiato da infermieri. Sua sorella però non esaudì la richiesta di Primo,
poiché la zia pensava che portasse male fare una foto ad un defunto. Felipe notò che alcuni
uomini si stavano avvicinando e così chiese a Primo e a Caesar se fosse sicuro rimanere in quel
luogo, dato che erano le 3 di mattina, ma l’aspetto dei 2 spacciatori avrebbe tenuto lontano anche
gli sbirri (la zona in cui sostavano Primo, Caesar e Felipe era particolarmente malfamata: in
questa zona vennero ritrovati diversi cadaveri sia di uomini sia di donne).
Tutte le mogli degli spacciatori di Ray, col tempo, lasciarono i loro mariti ma si ritrovarono in altre
relazioni sentimentali ugualmente tossiche, abusive e violente: questa pratica femminile aveva
sollevato i padri dei bambini da qualsiasi responsabilità, infatti anche Candy pensava che un uomo
non dovesse continuare a mantenere i figli anche dopo essersene andato di casa. Candy disse
che a volte i padri non mantenevano i figli perché non avevano un lavoro stabile o perché le loro
ex mogli si erano sposate con altri uomini: Candy affermò che se un uomo voleva frequentare una
madre allora, solo in quel caso, avrebbe dovuto aiutarla anche con i figli avuti dal suo precedente
matrimonio, adottato la tipica logica del “o tutto o niente”. Luis invece inveiva contro lo madri dei
suoi figli, dicendo che non avrebbero dovuto chiedergli del denaro per i figli: erano i loro nuovi
mariti a doversene occupare, anche perché quando lui si era messo con una donna con figli,
aveva provveduto ai bisogni dei bambini, comprando loro scarpe e vestiti nuovi. Anche se molti
uomini, fra cui Primo, dicevano di comportarsi come dei parassiti nei confronti delle loro fidanzate,
in realtà inviavano a queste donne degli assegni cospicui nei periodi di bisogno; Candy poi non
aveva avuto altra soluzione se non quella di adottare un machismo estremo per sopravvivere, a
causa di tutte le sventure che le erano capitate: le scelte fatte da Candy (rimanere una madre
single) le permettevano più autonomia economica e sessuale: la donna sosteneva che i figli
appartenessero più alla madre che al padre, dato che erano le donne a tenere i bambini in pancia
per 9 mesi, a soffrire per loro e infine a partorirli, quindi il padre poteva anche andarsene, mentre
la madre doveva essere una presenza fondamentale nella vita dei figli. Candy poi pensava che se
un padre decideva di abbandonare i suoi figli, la sua ormai ex moglie non doveva dire ai bambini
che il loro papà era “uno stronzo”, “un bastardo” altrimenti i bambini avrebbero interiorizzato
questo odio e lo avrebbero riversato sulla madre. I bambini portoricani infatti crescevano con un
gran rispetto nei confronti dell’autorità paterna a causa dei modelli maschilisti proposti dalla
tradizione jibaro; Caesar, d’altra padre, riteneva che Candy non fosse una buona madre proprio
perché dopo la storia con Felix non era ancora riuscita a trovare un altro uomo da sposare.
CONCLUSIONE
Bourgois dice che non esiste un metodo sicuro per eliminare la sofferenza e l’autodistruzione
sperimentata dagli abitanti del Barrio: le politiche americane nei confronti di queste persone sono
troppo semplicistiche o utopiche, inoltre puntano a risolvere la situazione procedendo con al
massimo 2 o 3 interventi, ma secondo Bourgois servivano piani politici ben studiati per ottenere un
miglioramento delle condizioni di vita degli spacciatori e per ridurre il razzismo e la segregazione
razziale. Ma gli USA hanno sempre storto il naso dinnanzi al problema della povertà e non se ne
sono mai occupati: nonostante l’America fosse la nazione più ricca e potente del mondo era anche
quella con la maggior disuguaglianza sociale ed etnica. Spesso i politici americani hanno provato
ad eliminare la circolazione della droga nelle strade, ma questa soluzione era superficiale ed
inefficace, poiché la droga serviva proprio ai soggetti disperati per interiorizzare la loro frustrazione
e la loro sensazione di fallimento. La politica americana si dovrebbe invece concentrare sulla
profonda diseguaglianza presente all’interno degli Stati americani; l’epidemia di cocaina, eroina e
crack era più grave di quella dell’alcol degli anni 70-80, ma i medici sbagliavano ad essociare la
droga ad un certo segmento della popolazione americana (portoricani, afro-americani…), inoltre
l’epidemia di crack degli anni ‘90 era molto più grave di quelle precedenti, perché in questo
periodo si erano intensificate le disuguaglianze strutturali che avevano portato i migranti ad usare
il crack in modo massiccio per sopportare il peso dei loro fallimenti, infatti in questi anni i migranti
avevano perso il loro lavoro a causa delle trasformazioni economiche e così avevano cominciato a
frequentare i quartieri di spaccio. Negli USA era presente un’enorme differenza fra ricchi e poveri
(forbice): negli anni ‘90 i poveri sperimentarono un ulteriore aumento di povertà, mentre i ricchi si
arricchirono ancora di più. Le statistiche economiche indicavano un miglioramento delle condizioni
di vita di molti gruppi etnici, ma in realtà nascondevano l’aggravarsi delle disuguaglianze razziali e
di genere; inoltre va ricordato che esiste una gerarchia sociale anche fra i portoricani, dato che
quelli di New York sono molto più poveri di quelli delle altre zone, inoltre c’era diseguaglianza non
solo in base alle zone ma anche in base al genere e all’età, le madri single infatti videro i loro
redditi diminuire del 6,1% in quegli anni, infine la metà dei bambini portoricani viveva sotto la
soglia della povertà. Se i politici vogliono arginare il problema delle droghe, devono tenere in conto
anche questi dati e devono fare in modo che l’economia clandestina risulti meno fruttuosa di quella
legale, arginando lo spaccio ed offrendo opportunità lavorative migliori ai migranti. Per abbattere la
redditività dello spaccio, bisognava depenalizzare l’uso di droghe, cosicché gli spacciatori non
avrebbero più tratto profitto dallo spaccio per strada e avrebbero cominciato a lavorare all’interno
dell’economia legale. Con la depenalizzazione inoltre lo Stato americano non dovrebbe più
spendere milioni di dollari in processi e in incarcerazioni, inoltre diminuirebbero anche le spese
mediche nei confronti degli abitanti dell’inner city (ci sarebbero meno tossicodipendenti) e i tassi di
criminalità. Gli Usa invece utilizzavano lo strumento dell’iperincarcerazione per combattere lo
spaccio di droga, anche se portava più danni che benefici; oltre alla depenalizzazione Bourgois
suggerisce anche di adottare nuove politiche lavorative nei confronti dei migranti, così da inserirli
all’interno dell’economia legale in posizioni più dignitose e soddisfacenti. Inoltre l’antropologo
sosteneva che gli assegni dei migranti non dovessero essere ridimensionati una volta che queste
persone avessero trovato un lavoro legale, altrimenti non sarebbero mai riusciti ad uscire dalla loro
condizione di povertà: gli Usa inoltre dovrebbero istituire più programmi di avviamento al lavoro
per migranti e dovrebbero garantire la sanità gratuita a tutti i poveri. Questi provvedimenti
farebbero entrare del nuovo capitale umano all’interno dell’economia americana e tutti i settori ne
trarrebbero vantaggio, inoltre i migranti potrebbero cominciare a seguire il sogno americano della
“mobilità/ascendenza verticale”. La concentrazione di povertà e tossicodipendenza ad East
Harlem, per Bourgois, era dovuta alle cattive politiche utilizzate dai politici americani: essi avevano
tagliato la spesa sociale destinata al Barrio, portando così l'élite bianca a distaccarsi dai migranti di
queste zone e a stigmatizzarli. Le politiche americane hanno sempre colpevolizzato i poveri per la
loro situazione e hanno cercato di distogliere l’attenzione del popolo e dei media da uno dei
maggiori problemi americani: l’apartheid sociale. Per riqualificare zone come East Harlem i politici
dovrebbero avviare programmi di pulizia delle strade e di rinnovo delle infrastrutture pubbliche
(scuole/ospedali), inoltre dovrebbero garantire pari opportunità economiche e lavorative ai migranti
ed eguaglianza finanziaria attraverso lo smantellamento del sistema “flat tax” e attraverso la
democratizzazione dei servizi sociali e dell’istruzione. Gli spacciatori non sono entrati a far parte
dell’economia clandestina solo per una questione di soldi, ma anche per una questione di rispetto,
infatti grazie alla street culture potevano costruire un’identità virile e rispettabile. Lo Stato
Americano poi dovrebbe studiare anche il rapporto fra politiche pubbliche e fasce sociali a rischio:
i bambini, le donne e gli anziani sono le persone più vulnerabili e più a rischio, per questo le
politiche pubbliche dovrebbero concentrarsi soprattutto su questi individui, invece che
marginalizzarli; le donne povere non dovrebbero essere obbligate a sposarsi con un altro uomo
per ricevere cure sanitarie, alimenti e una nuova abitazione per i loro figli, ma dovrebbe essere lo
Stato ad aiutarle attraverso programmi e strutture specifiche. Bourgois ha cercato di proporre tutte
queste iniziative durante i dibattiti pubblici, in modo che i futuri politici si preoccupino anche del
problema della povertà, della segregazione razziale e della disuguaglianza. I politici liberali
vorrebbero inondare le strade dell’inner city di psichiatri, invece i conservatori vorrebbero tagliare
la spesa sociale di questi quartieri, inoltre molti studiosi propongono come soluzione il programma
Head Start, che dovrebbe prelevare i bambini poveri dalle proprie famiglie e reinserirli in contesti
middle-class. Ma questo programma è inadeguato dato che cerca di risolvere i problemi individuali
e non quelli strutturali: l’apartheid americano continuerà a creare tossicodipendenza e criminalità
se i politici non interverranno in maniera concreta; Bourgois sa che una mobilitazione politica
federale è alquanto improbabile e per questo il suo libro ha come principale obiettivo quello di
umanizzare gli spacciatori e i tossicodipendenti, senza però celebrare le loro vite, inoltre egli
cercava di riconoscere agli spacciatori di strada il loro “giusto posto” all’interno della società
dominante americana e di far vedere come anche queste persone credessero nel sogno
americano. Gli spacciatori del Barrio cercano di acquisire una mobilità sociale attraverso le loro
attività illegali: inseguono fortuna e fama come ogni altro cittadino americano; cercano di non
soccombere alla dominazione americana rifacendosi alla loro identità jibaro e alla loro dignità. I
portoricani conosciuti da Bourgois però non riuscivano nel loro intento e si portavano dietro una
serie infinita di fallimenti. Da un punto di vista socio politico quartiere come East Harlem
rappresentano la più grave sconfitta interna degli Stati Uniti: l’unico motivo per cui gli spacciatori
non rivolgono la loro rabbia e la loro sensazione di fallimento contro il sistema è perché tendono
ad interiorizzare questi sentimenti e a darsi la colpa della loro situazione. L’unico modo per uscire
da questa situazione è che i politici americani comincino ad affrontare la marginalità sociale da un
punto di vista strutturale e non superficiale.
EPILOGO
Felipe fece ritorno a New York nel ‘94 e si mise in contatto con Primo e altri abitanti del quartiere:
Primo aveva tagliato ogni rapporto con Ray e aveva smesso di spacciare inoltre aveva trovato un
impiego temporaneo come portiere di notte all’interno di un condominio dell’Upper East Side;
venne ricoverato all’ospedale con un attacco d’asma causato da una reazione allergica ai detriti
che stava rimuovendo presso un ambiente di servizio condominiale. Primo inoltre deve ancora
finire di restituire i soldi presi in prestito dallo Stato per il suo corso di formazione: la somma
ammonta a quasi 4000$. Maria ha allontanato Primo da casa sua, dato che l’ex spacciatore
frequentava un’altra donna, ma lui non si era dato per vinto e aveva continuato a farle visita
regolarmente e ad uscire assieme a suo figlio Primo Jr.
La madre di Primo invece aveva contratto l’aids e la demenza: quest’ultima derivava da un
pestaggio che la donna aveva subito diversi anni fa e che era stato perpetrato dal suo fidanzato di
allora; dopo tale trauma sono infatti sorte complicazioni neurologiche e gli ispettori delle case
popolari hanno approfittato della sua condizione di incoscienza per farle ammettere che Primo
aveva vissuto per un breve periodo nell’appartamento della donna. Primo era preoccupato per suo
figlio Papito, dato che era stato bocciato e che viveva assieme al nuovo fidanzato di Sandra, il
quale picchiava tutti i figli della donna compreso Papito. Il bambino trascorreva più tempo con
Primo e sua madre. Maria stava cercando un lavoro ed una casa indipendente: aveva provato a
mandare il curriculum al McDonald’s gestito dalla sorella di Primo e nel mentre continuava a
percepire i contributi versati da Primo per lei e per il figlio: la donna spera ancora di ricostruire una
famiglia con lui, ma prima l’uomo deve dare prova della sua fedeltà sessuale. Caesar continuava a
ricevere la pensione d’invalidità ed ora viveva assieme a Carmen e ai suoi tre bambini
nell’appartamento di sua nonna, la quale aveva lasciato questo luogo per trasferirsi da sua sorella.
L’uomo continuava a fumare crack e sua moglie lavorava in nero e percepiva un buon assegno
sociale, inoltre la quarta figlia della coppia era stata allontanata dal nucleo familiare a causa della
sua depressione indotta dalle botte di Caesar. Bourgois si recò a far visita alla famiglia di Caesar e
notò che tutti i figli all’infuori di Caesar Jr. erano stati allontanati dalla casa e mandati dai nonni,
inoltre quando Bourgois invitò l’ex spacciatore alla festa del papà Caesar se ne andò via infuriato,
perché Primo gli aveva negato un prestito per comprare l’eroina. Carmen alla fine cacciò Caesar
di casa e l’uomo andò a stare in Florida da una delle sue zie, così da tenersi lontano dal crack.
Candy aveva conseguito il diploma come aiuto infermiera, ma aveva scoperto che nel suo
ambulatori diagnosticavano patologie fittizie ed effettuavano operazioni superflue. Dopo un anno
Candy lasciò il lavoro disgustata dall’atteggiamento dei suoi superiori, inoltre continuava a vivere
con suo marito Felix che però aveva smesso di picchiarla. A Candy erano stati affidati due dei
quattro figli di Luis, dato che sua moglie era una tossicodipendente e lui era finito in carcere. Felix
lavorava nel settore delle demolizioni, mentre suo figlio Junior. aveva abbandonato la scuola ed
era entrato nelle guardie forestali, uscendo abbandonandole dopo appena due mesi: ora era il
padre di due bambini avuti da due ragazze diverse; venne arrestato per aver venduto crack ad un
agente in borghese e scontò un anno e mezzo di detenzione assieme a suo zio Luis. I due
avevano cercato di evadere, ma non vi erano riusciti e Junior era stato messo in isolamento: dopo
la sua scarcerazione ha cominciato ad installare tv via cavo e a spacciare per conto di Carlos, il
giovane che preparava il crack nella cucina di Candy; adesso Junior. porta una barba incolta e la
sua faccia è vistosamente dimagrita. Il cugino di Junior ha abbandonato la scuola e vive con i
nonni, mentre la sorella più grande di Junior, Tabatha, vive a Brooklyn e lavora presso una
boutique, inoltre ha dato alla luce due bambini; Jackie era l’unica figlia di Candy ad aver
completato il ciclo di istruzione presso le scuole pubbliche. Benzie è riuscito a conservare il suo
lavoro di cuoco presso un club salutista per cinque anni, dopo il suo licenziamento cominciò a
vivere con la fidanzata che lavorava come centralinista; Benzie ottenne un risarcimento dopo un
incidente stradale e utilizzò quei soldi per aprire un nuovo punto vendita di marijuana. Willy lavora
presso l’ufficio dell’esercito americano e cerca di tenersi lontano dal crack; Tony gestisce un
angolo di spaccio molto redditizio e vive con sua figlia e sua moglie, inoltre aveva organizzato una
festa di battesimo per il suo nuovo figlio. Ray stava trafficando nel Bronx e nel mentre viveva con
sua moglie Gloria e i loro due figli: l’uomo era riuscito a fare così tanti soldi con la droga da potersi
permettere di cambiare macchina ogni anno. Little Pete aveva cercato di aprire un nuovo punto
vendita di crack, ma era finito dentro per aver venduto una dose ad un agente in borghese. Nestor
era in carcere per aver sparato ad un immigrato messicano: i messicani continuavano a trasferirsi
ad El Barrio nonostante l’estrema violenza che li accoglieva e avevano cominciato ad entrare in
conflitto con i portoricani. Luis aveva iniziato un programma di recupero all’interno del carcere che
gli aveva permesso di vivere in libertà vigilata; aveva dure crisi di astinenza da crack, ma doveva
cercare di mantenere le urine pulite fino alla fine della libertà vigilata. La sua ex moglie Wanda
conviveva con un altro uomo e aveva cominciato a preparare le carte per il divorzio, inoltre era
riuscita ad ottenere anche un ordine restrittivo nei confronti di Luis. I loro quattro figli erano tutti
stati dati in affidamento ad altri genitori a causa dell’incompetenza della coppia: la loro figlia
maggiore aveva contratto l’HIV ed era morta all’età di 12 anni e nel mentre Luis cercava di
superare questo lutto andando a far visita agli altri figli. Jaycee continuò a bere e a sniffare
cocaina assieme al suo nuovo fidanzato colombiano; Angle e Manny vivevano ancora con la loro
madre che lavorava come cameriera in un night club: Manny faceva da corriere per il fidanzato di
sua madre ed Angel spacciava crack in una casa popolare e riusciva a guadagnare anche 100$ in
otto ore. Angel smise di spacciare quando il giudice lo condannò a 5 anni di libertà vigilata dopo
che, da ubriaco, aveva cercato di sparare ad un tassista; il migliore amico di Angel era in carcere
per aver sparato ad una gang rivale, invece ora Angel lavorava in nero in un ristorante del centro.
Eddie lavorava come autista di autobus, invece Abraham era morto nel ‘94: dopo la sua morte la
famiglia della sorella di Candy era stata sfrattata dalla casa di Abraham ed ora stava cercando un
nuovo appartamento. La sorella più grande di Primo lavorava al McDonald’s e nel mentre cerca un
impiego migliore presso qualche ufficio newyorkese: Primo l’aiuta a scrivere le lettere di
presentazione; la ragazza è riuscita a comprarsi una nuova auto che tiene parcheggiata vicino alla
casa popolare in cui abita. La sorella di mezzo di Primo si era separata dal marito a causa delle
sue violenze verbali ed ora era in cerca di asilo per i suoi tre figli piccoli e contemporaneamente
cercava anche lavoro come aiuto infermiera. La sorella più piccola di Primo era riuscita ad
acquistare un appartamento da 170.000$ grazie al prestito riservato ai veterani di cui godeva suo
marito: ora la donna era in attesa del suo secondo figlio. La game room era stata chiusa nel ‘92 ed
ora ospitava un noleggio di film e videogame; erano stati aperti due nuovi punti vendita di crack
che facevano concorrenza agli adolescenti che spacciava vicino alle case popolari. E’ stato
ristrutturato uno dei palazzi abbandonati dell’isolato ed ora ospitava le famiglie senza casa; il
social club di Ray aveva chiuso i battenti e aveva lasciato il posto ad una rosticceria palestinese
chiusa in seguito ad un incendio. Alcuni negozi del Barrio vendevano addirittura copie del New
York Times dato che la gente del posto si era avvicinata alla lettura dei giornali; le donne che
frequentavano la game room ora si erano spostate nei nuovi punti di spaccio e molte di loro erano
di nuovo incinta. Quando Bourgois ritornò ad East Harlem dovette riabituarsi alla violenza
quotidiana: rimase scosso quando vide una tossica e suo figlio litigare pesantemente con uno
spacciatore per ottenere una dose di cocaina.
EPILOGO 2003
Felipe mantenne con Primo una sincera amicizia, infatti andava a trovarlo almeno una volta l’anno
e dopodiché i due amici passavano a salutare alcuni degli ex spacciatori del giro di Ray; la madre
di Primo era morto e lui era stato sfrattato dal suo appartamento a causa della legislazione “one
strike and you’re out”. Primo era andato a vivere nell’appartamento della sorella di Candy e aveva
mantenuto una relazione stabile con la figlia di quest’ultima, Jasmine, che aveva iniziato a lavorare
da poco in una banca nel South Bronx. Primo si asteneva dallo spaccio e dal consumo di alcool e
di cocaina, inoltre si era convertito da poco all’Islam; l’uomo era anche entrato in un programma
sperimentale di trattamento della tossicodipendenza, dato che aveva sviluppato un’assuefazione
da eroina. Ora lavorava in un’impresa specializzata nell’arredo di cucine e bagni per una clientela
omosessuale e stava cercando di mettersi in proprio: era riuscito ad ottenere un buon appalto, ma
non aveva lavoratori a sufficienza per completare l’opera. Il figlio di Primo, Papo, avrebbe voluto
lavorare assieme a suo padre dopo essere scappato di casa e quindi era deluso dato che l’attività
del padre non era ancora andata in porto. Felipe poi invitò Primo al funerale di sua nonna e l’ormai
ex spacciatore annunciò al suo amico che Jasmine (la sua fidanzata) stava per avere un bambino.
L’altro figlio di Primo, Primo Jr. viveva con Maria la quale aveva ospitato a casa sua anche la
sorella Carmen e il suo compagno Caesar e i loro figli: l’uomo era appena uscito di carcere
(l’incarcerazione era avvenuta perché Caesar aveva picchiato sua figlia Diamond) e aveva
cominciato a vendere i giochi di Primo Jr. per comprarsi il crack.
Candy lavorava con gli anziani, ma ora era costretta a casa a causa di uno schiacciamento
vertebrale: era dipendente dagli antidolorifici ed era anche depressa; Felix continuava a lavorare
nel settore delle ristrutturazioni e fumava solo il venerdì sera, mentre il sabato e la domenica
cercava di ripulirsi così da essere pronto per il lunedì lavorativo. Felix non picchiava più sua
moglie e cercava di ottenere la custodia di alcuni minori così da incrementare il reddito familiare,
ma la famiglia di Felix e Candy fu diffidata a seguito di un abuso perpetrato dai due figli di Luis
(che vivevano con Felix) nei confronti delle 2 gemelline appena arrivate in famiglia. Luis era uscito
di carcere e si era sistemato assieme ad una donna afro-americana dalla quale aveva avuto 2
bambini; Luis avrebbe voluto iniziare a lavorare con Primo nel settore delle ristrutturazioni. Tony
aveva smesso di spacciare e si era separato da sua moglie Clara, la quale aveva appena
terminato il college pubblico; Little Pete e Nestor erano ancora in prigione, mentre Angel e Manny
continuavano a spacciare. La sorella maggiore di Primo lavorava per un giornale, quella di mezzo
e quella minore stavano studiando per diventare infermiere. Benzie lavorava ancora nel club di
salutisti e Ray invece aveva smesso di spacciare e viveva con gli affitti dei condomini dei palazzi
che gestiva. Felipe faceva spesso visita ad Esperanza, sorella di Felix, la quale si occupava di
Briancito, suo nipote (il figlio di suo figlio Brian), dato che suo padre era in carcere a scontare un
plurimo ergastolo per omicidi legati alla droga: la casa di Esperanza era tappezzata di foto di
Brian, il suo unico figlio. La donna però era molto legata anche a Briancito, nonostante gli
handicap cognitivi del bambino e anche agli altri 3 nipoti che vivevano con lei (i figli delle sue
figlie), inoltre Esperanza condannava la violenza che i suoi vicini di casa usavano con i loro
bambini: raccontò a Felipe di come una madre umiliava sua figlia in pubblico e di come picchiava
selvaggiamente l’altro bambino di 5 anni, il quale era stato anche operato a causa di un tumore
cerebrale. Alla fine qualche vicino di Esperanza aveva chiamato gli assistenti sociali, che però non
avevano riscontrato nessun segno di abuso; una volta la donna aveva chiamato l’Ufficio
dell’assistenza sociale a causa delle urla della figlia dei suoi vicini, la quale implorava aiuto.
Esperanza condannava la violenza sui minori ma a volte minacciava Briancito di picchiarlo quando
faceva qualcosa di sbagliato. La donna era stata anche costretta a cacciare di casa sua figlia a
causa della legge One strike and you are out; durante questa conversazione un giovane dall’aria
minacciosa ed alto 1.90m entrò nell'appartamento munito di una mazza da baseball e consegnò
un messaggio a Sandra, figlia di Esperanza. Primo chiese all’uomo cosa avesse intenzione di fare
con quella mazza e lui rispose (con tono ironico) che doveva sistemare alcune persone; il ragazzo
poi comincia a parlare con Primo di pugilato e a vantarsi dei suoi muscoli ottenuti grazie alla boxe:
il suo sogno era quello di rompere il collo a qualsiasi avversario utilizzando un solo colpo. Alla fine
Primo presentò il ragazzo dicendo che era il figlio di Luis: Felipe possedeva una foto che ritraeva il
ragazzo e i suoi fratelli da piccoli; le ultime note che Bourgois aveva scritto su di lui non erano
promettenti, infatti ritraevano il ragazzo come un tossico emaciato, ma ora grazie alla boxe si era
ripreso del tutto. Felipe salutò Esperanza ed entrò nell’ascensore dove vide una madre sgridare
suo figlio per aver lasciato cadere la sua giacca in una pozza di urina; dopodiché Bourgois uscì
dall’ascensore e si diresse a casa sua, notando che in giro c’erano diverse madri “in missione”
accompagnate dai loro bambini emaciati. Alcune annotazioni di Felipe risalenti al 2001-2002
ritraevano la militarizzazione del Barrio e le nuove leggi “contro il deterioramento pubblico”
introdotte in città: Felipe stava visitando il suo vecchio isolato e si era fermato a parlare con uno
degli amministratori delle case popolari, mentre beveva una birra portoricana. Ad un tratto due
poliziotti lo fermano, gli tolgono la lattina e lo multano per “aver bevuto in un luogo pubblico”: la
nuova legislazione infatti puniva con un mandato tutti coloro che consumavano alcol all’aperto e
se Felipe si fosse fatto di nuovo beccare in giro con una birra, sarebbe stato processato.
L’antropologo così si presentò in tribunale per pagare la sua multa di 10$: ci vollero più di 4 ore
per completare tutti i passaggi burocratici a causa del sovraffollamento del sistema giudiziario
dovuto alla nuova legislazione restrittiva presente ad El Barrio. I tribunali sembravano in mano ai
poliziotti che cercavano di smistare i “rei” fra una sala d'attesa e l’altra; uno dei poliziotti disse a
Felipe di dichiararsi innocente ì, dato che l’agente che lo aveva multato non sarebbe stato
presente durante il suo processo, ma l’antropologo pur di entrare in aula e chiudere la faccenda
promise ad un altro sbirro che si sarebbe dichiarato colpevole. I casi dei 5 “rei” prima di lui vennero
tutti archiviati e nessuno di loro venne processato per aver consumato/venduto marijuana: infatti la
nuova politica del Sindaco newyorkese Giuliani aveva portato involontariamente alla
depenalizzazione di tale sostanza. Un giovane afro-americano invece venne multato per aver
sputato per terra, dato che la nuova legislazione del Barrio impediva alle persone di deturpare i
luoghi pubblici in qualsiasi modo; Felipe venne processato da un giudice in pensione e si dichiarò
colpevole, così fu costretto a pagare la sua molta da 10$. L’antropologo venne mandato in un’altra
sala d'attesa dove cominciò a parlare con un portoricano che doveva pagare la stessa somma di
denaro: quando fu il suo turno, il portoricano disse alla cassiera di non avere i soldi e Felipe non si
offrì di pagare anche per lui, per paura che l’uomo avrebbe potuto fraintendere il suo gesto. Dopo
essere uscito dal tribunale, Felipe si recò a casa di Esperanza, la quale sedeva nel cortile della
casa popolare assieme ad altre madri che aspettavano che i loro figli tornassero da scuola;
Esperanza era felice perché suo figlio era appena stato trasferito in un carcere limitrofo.
Felipe poi richiamò Primo dopo il disastro dell’11 settembre e l’ex spacciatore disse a
all’antropologo di non raggiungerlo a causa del panico che si stava diffondendo a New York in
seguito a quell’attacco terroristico: Primo parlò con Bourgois ad telefono e gli disse che ora stava
facendo il papà a tempo pieno dato che sua moglie era impegnata a lavorare in banca; ora l’altro
figlio di Primo, Papito, se la passava meglio perché era riuscito a trovare un impiego in un fast-
food. Primo non era ancora tornato al lavoro perché si voleva occupare di suo figlio, inoltre l’uomo
stava per finire la sua riabilitazione a base di metadone ed era riuscito a rimanere pulito per più di
un anno. Qualche mese dopo Felipe venne contattato da Esperanza la quale disse all’antropologo
che alcuni sbirri avevano minacciato di usare il libro di Felipe contro Brian Sr. (figlio di Esperanza),
dato che l’opera parlava di droga e di omicidi. Felipe rassicurò Esperanza e le disse che i poliziotti
non avrebbero potuto usare il libro in tribunale e che comunque, al tempo della stesura, Brian Sr.
aveva solo 6 anni.Così Brian denunciò i poliziotti che lo avevano minacciato e riuscì ad ottenere
un trasferimento in una prigione più vicina alla casa di Esperanza. La moglie di Primo invece era
diventata capo-ufficio della banca; Esperanza invece stava seguendo una nuova cura psichiatrica
e si stava rimettendo in sesto dopo la morte di sua madre. Brian, figlio di Esperanza aveva chiesto
un permesso per andare a trovare sua nonna che era in fin di vita, ma le guardie gli concessero
solo una telefonata, durante la quale Brian venne benedetto da sua nonna. Dopo la benedizione la
donna morì: Felix, fratello di Esperanza, era in “missione” quando sua madre morì, così sua
sorella aspettò il giorno dopo per dirglielo, in modo tale che l’uomo riuscisse ad elaborare meglio il
lutto.
EPILOGO 2005
Jasmine aveva partorito il suo secondo figlio e suo fratello Brian Sr. era stato spostato in una
prigione federale ed ora si trovava in una cella d’isolamento a causa di uno scontro fra gang
avvenuto all’interno del carcere. Felipe si preoccupava del suo libro e della rappresentazione che
esso forniva dei “poveri immeritevoli” di New York: Primo gli aveva detto che non si doveva fare
tutte queste paranoie, tanto nessuno avrebbe letto la sua opera, mentre Esperanza gli disse che
suo figlio Brian Sr. ora si vantava di essere uno dei “protagonisti” del libro di Bourgois, dato che
nella copertina dell’edizione inglese era raffigurato un busto con molteplici collane d’oro e fra di
essere c’era anche quella dei Latin Kings, una delle gang carcerarie portoricane più forti di
sempre. Felipe chiese a Primo cosa avrebbe dovuto scrivere nell’epilogo all’edizione italiana e il
suo amico rispose dicendo che avrebbe dovuto parlare della sua trasformazione da ex-spacciatore
a “uomo di casa”, aggiungendo che non avrebbe mai più preso in giro una donna, dato che aveva
capito quanto era difficile accudire contemporaneamente due bambini piccoli (era sua moglie a
lavorare, Primo si prendeva cura della casa). Primo voleva redimersi per non essere riuscito a
crescere bene gli altri suoi due figli e stava cercando di riparare al suo sbaglio accudendo i
bambini che aveva avuto con Jasmine. Bourgois afferma che il destino dei bambini degli
spacciatori è segnato dal periodo storico in cui vivono: dopo la fine della guerra fredda, l’America
si stava militarizzando e stava utilizzando i suoi soldati migliori nella guerra in Iraq, che sarebbe
costata agli americani milioni di vite umane. Al contempo in America stava aumentando il numero
dei sottoproletari: queste persone venivano marginalizzate e sperimentavano ogni giorno livelli di
sofferenza intollerabile, per questo era necessario elaborare una “teoria degli abusi del
sottoproletariato” per capire meglio le sofferenze subite da questa classe sociale. Bourgois poi
parlò con Primo dell’arruolamento di suo figlio Junior nell’esercito: l’antropologo disse al suo amico
che non doveva essere felice di questa cosa, dato che suo figlio sarebbe probabilmente morto in
Iraq a causa della politica petrolifera perseguita da George Bush, ma Primo disse che non credeva
a questa “teoria del complotto” contro Bush e che per suo figlio era meglio morire in Iraq invece
che nelle strade del Barrio. Felipe poi venne a sapere che Junior venne costretto ad arruolarsi,
così da far decadere tutte le accuse nei suoi confronti.
Primo non riuscì a trovare lavoro all’interno dell’economia legale: ogni tanto metteva Bourgois
come suo referente lavorativo, ma nessuna impresa lo assumeva per più di qualche mese; Primo
era stata assunto per installare condizionatori presso le case popolari, ma abbandonò il suo lavoro
perché gli tolsero l’assistenza sociale. Primo aveva un debito di 20.000$ con lo Stato e tutti i soldi
che guadagnava servivano per risarcire il suo debito: solo una piccola parte dei soldi che dava allo
Stato venivano poi inviati alla sua ex fidanzata Maria e a suo figlio. Primo aveva anche lavorato
assieme a suo figlio maggiore Junior, ma il ragazzo era troppo svogliato e non possedeva “l’etica
del lavoro”; Primo inoltre si vergognava della sua condizione perché dipendeva dalla compagna
Jasmine e dal suo lavoro in banca. Bourgois chiese aiuto a sua moglie, un’antropologa per evitare
che le sue descrizioni di Primo, Jasmine ed Esperanza fossero troppo soggettive a causa del
rapporto di amicizia che lo legava a queste persone, ma sua moglie lo rassicurò e gli disse che
Primo era veramente una persona gentile: a volte impediva alle madri di picchiare i loro figli e
aveva addirittura chiesto a Felipe di fumare fuori per non dar fastidio ai suoi bambini. Una volta
Felipe telefonò ad Esperanza e sentì che in casa sua c’era una madre isterica che urlava contro il
suo bambino: la madre picchiò violentemente suo figlio ed Esperanza lo prese in braccio dopo le
percosse e cercò di calmarlo; il bambino faceva fatica a respirare, ma dopo un po’ si riprese,
anche grazie alla calma e alla tranquillità della “nonna” che lo teneva in braccio. Esperanza disse
a Felipe che Jasmine era stata licenziata dalla banca per un errore commesso dalla sua
sottoposta. Bourgois notò che nel Barrio lo Stato americano era sempre più presente: cercava di
disciplinare i corpi e le menti degli spacciatori attraverso gli psichiatri, le guardie carcerarie e gli
assistenti sociali: Primo andava dallo psichiatra per gestire la sua rabbia e per controllarsi con i
suoi figli, Esperanza veniva seguita da una psichiatra perché soffriva di nervi, la donna infatti
aveva perso 3 figli da giovane e ora il suo unico figlio maschio era in carcere. Brian era finito di
nuovo in isolamento ed Esperanza non poteva più andare a trovarlo assieme a Briancito: al
bambino piaceva vedere il suo papà e spesso la nonna lo portava anche al McDonald’s durante le
loro uscite; per andare a trovare Brian in carcere, Esperanza e Briancito prendevano un autobus di
linea. Esperanza era stata espulsa dal suo gruppo di sostegno, dopo aver detto che se qualcuno
le avesse fatto male, lei lo avrebbe ripagato con la medesima violenza: la psicologa del gruppo
non aveva tollerato queste parole ed era stata costretta ad allontanare Esperanza. La donna
aveva un passato violento, infatti aveva accoltellato il suo ex marito perché era alcolizzato e la
picchiava: ora i due sono amici e lui va a trovare spesso Esperanza e l’aiuta anche con le
faccende di casa. La donna aveva poi cominciato a frequentare un altro uomo, Mikey, il quale però
le scippava i soldi per prendersi l’erba, così lei lo sfregiò fisicamente; alla fine i rapporti fra i due
migliorarono ed Esperanza ricominciò a trascorrere le sue giornate assieme a Mikey.
Per un periodo della sua vita, Esperanza prendeva il Prozac per cercare di elaborare il lutto: aveva
perso 3 dei suoi figli ed era entrata in depressione; dopo aver cominciato a prendere il Prozac le
cose migliorarono, ma la donna cominciava a sentirsi fredda ed asettica, non provava più nessuna
emozione e così interruppe la sua cura. In quel periodo una delle figlie della donna aveva partorito
un bambino estremamente malato che ora abitava nelle case popolari ed era tenuto in vita dai
macchinari medici: questo ci mostra come lo Stato si stava inserendo all’interno delle famiglie
portoricane, sia grazie alla nuova legislazione punitiva, sia grazie agli aiuti medici, però,
nonostante questi interventi, a New York è ancora presente una grande diseguaglianza etnica e di
classe. Lo Stato americano continua ad adottare delle politiche punitive contro i poveri e questo si
vede nell’altissimo tasso di incarcerazione presente in america; tutti i mariti, i compagni e i figli
maschi delle donne del Barrio hanno trascorso almeno qualche mese della loro vita in carcere:
Junior, figlio di Felix e Candy era stato in prigione per 6 anni, ma era una persona recidiva ed ora
era stato condannato ad altri 7 anni. Anche Ray era stato nuovamente arrestato, questa volta per
stupro e anche Caesar era dentro per aver di nuovo picchiato sua figlia; le donne e i bambini del
Barrio quindi organizzavano le loro vite intorno alle visite in carcere che dovevano fare ai loro
padri/amanti/mariti. Esperanza voleva andare a trovare Brian in prigione, ma ora era in isolamento
e poteva solo telefonare al figlio una volta ogni mese, per circa 15 minuti; la donna teneva in casa
una cartolina di suo figlio, in cui c’era scritto “Mi spiace mamma, Ti voglio bene”. Dopo la
pubblicazione di “Cercando rispetto” ci fu un cambiamento nella gestione della povertà: ora le
madri potevano godere dell’assistenza sociale solo per 5 anni, e durante questo lasso di tempo lo
Stato doveva aiutarle a trovare un lavoro ai margini dell’economia legale Questo aveva causato un
ribasso dei salari negli strati inferiori del mercato lavorativo ed aveva aumentato la disuguaglianza
fra i redditi degli statunitensi. Esperanza però non si lamentava , perché ora lo Stato l’aiutava a
trovare un lavoro e questo pensiero veniva condiviso anche dalle altre madri delle case popolari,
queste donne preferiscono svolgere lavori sottopagati, piuttosto che ricevere una misera
assistenza sociale. Una delle figlie di Esperanza si era iscritta ad un programma di istruzione
superiore e sognava di poter trovare finalmente un lavoro stabile e ben retribuito: i suoi bambini
stavano con la nonna, la quale però non prendeva l’assegno di baby-sitter perché non aveva i
requisiti adatti (Esperanza riceveva già i sussidi per la sua infermità mentale). Esperanza
aspettava che Briancito crescesse per potersi trovare un lavoro: era una donna molto responsabile
e per questo lei e Primo venivano visti dalla generazione di “original gangsters” come le due “voci
della ragione”. Esperanza viveva per i suoi nipoti e talvolta dava anche feste per tutto il vicinato:
durante questi momenti di svago la donna vietava ai partecipanti di picchiarsi, perché secondo lei,
se qualcuno aveva un problema, doveva risolverlo attraverso il dialogo. Infine Bourgois parla del
trauma subito da uno dei cugini di Primo che era appena tornato dal fronte: l’uomo si sentiva in
colpa (sindrome da stress post-traumatico) per aver ucciso tantissimi uomini durante il periodo di
guerra. Questo aneddoto ci mostra come l’arruolamento volontario in tempo di guerra fosse uno
dei pochi canali attraverso i quali i giovani dell’inner city potevano migliorare la propria posizione
sociale.

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