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Uno studio realizzato grazie all'assistenza dell'associazione Terres des Hommes, inserito
nella sua Campagna Internazionale contro il Traffico dei Minori, ha evidenziato come
primo fondamentale dato la stragrande maggioranza di ragazzi rumeni, tra i 14 e i 18 anni,
che ogni giorno, passeggiando lungo i viali e i sobborghi di Roma, sono costretti ad
aspettare che qualche cliente li carichi sulle loro macchine sperando che sia almeno
offerto loro un pasto caldo e un luogo dove passare la notte.
Gli assistenti sociali hanno registrato che nei soli primi mesi del 2005 il numero di
ragazzi/e provenienti illegalmente dalla Romania è pari a quello registrato nell'intero 2004.
La situazione in Romania è, del resto, molto difficile. Diverse sono le organizzazioni locali
attive nella lotta contro il traffico degli esseri umani.
Boom delle baby prostitute. Colpa dei clienti e della legge sull’immigrazione 25
settembre 2007
“L'identikit del turista sessuale in cerca di minori è ormai noto: uomo, fra i 36 e i 60 anni,
che viaggia solo o in compagnia di amici dello stesso sesso”, spiega Orlando Arcieri Diaz,
giovane psicologo del Progetto di Attenzione verso i bambini sfruttati sessualmente a
Cartagena, programma gestito dal Comitato Italiano per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) e
finanziato anche dal governo italiano, “è statunitense o europeo. Molto spesso italiano. È
una realtà ben strutturata che coinvolge importanti settori della società: un mostro a più
teste, che va aggredito da ogni lato, sociale, giuridico e psicologico. Per sconfiggerlo
lavoriamo con la Ong Terres des Hommes Losanna e la colombiana Renacer, che ha un
centro di recupero psicologico per i minori. A Cartagena, l'Aids si diffonde fra silenzi e
paure. Nei quartieri più poveri i sieropositivi sono quasi la metà. Ed è da lì che provengono
le prostitute e l'esercito dei bambini. La gente qui non vuol vedere. C'è troppa miseria,
violenza, brutalità. A rendere tutto più tragico e corrotto c'è che viviamo in un paese da
oltre 40 anni martoriato da una guerra. Guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie
Colombiane (FARC) ed Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) combattono contro il
governo e i paramilitari che lo sostengono. Sono più di trecentomila le vittime e milioni le
persone costrette a sfollare, vagando per il paese o rifugiandosi nelle squallide periferie
delle città più ricche e blasonate, proprio come la bella Cartagena”.
“Mia mamma è morta quando avevo 11 anni”, racconta Mayra, “Cindy era già sola e
abitava con noi. Mio padre è sparito un bel giorno, armato fino ai denti, e non è più
tornato. Siamo rimaste con la nonna in un minuscolo villaggio nella selva, conteso fra
guerriglia e orde di paramilitari. Morti ammazzati e brutalità erano all'ordine del giorno.
Siamo fuggite 4 anni fa”. Quando sono arrivate a Cartagena avevano 13 e 10 anni. Dopo
settimane di vita randagia qualche coetaneo ha insegnato loro l'unica maniera per non
morire di stenti e da allora non hanno più avuto scelta. Essere sfruttate sessualmente era
già un’abitudine fra le mura di casa, adesso sono pagate ed è diventato un lavoro. “Ma
l'anima muore – sospira Mayra – non siamo mai felici”.
ABUSO UPDATE
A Napoli, il Ministro per le politiche per la Famiglia Rosy Bindi ha fornito alcuni dati
allarmanti. Solo per quanto riguarda il reato previsto dalle “Norme sulla violenza sessuale”
si è passati dai 598 casi del 2002 ai 782 casi del 2004, con un aumento percentuale del
30%. La maggior parte delle vittime si colloca nella classe di età tra gli 11 e i 14 anni. Il
numero più alto di vittime minorenni riguarda la “violenza sessuale”:
475 vittime nel 2002, 663 nel 2003 e 671 nel 2004. L'andamento mostra un notevole
incremento tra il 2002 e il 2003 (+ 40%) ed un sostanziale assestamento tra il 2003 e il
2004. La crescita riguarda soprattutto la fascia di età più bassa (0-10 anni) che passa dalle
167 vittime del 2002 alle 253 del 2003 (pari ad un incremento percentuale di circa il 52%)
per poi scendere leggermente nel 2004 fino a 236 vittime.
Per quanto riguarda i reati previsti dalla Legge 269/98: “Norme contro lo sfruttamento della
prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme
di riduzione in schiavitù”, bisogna avvalersi di dati Istat, risalenti al 2003. In costante
aumento, dal 1998, i delitti denunciati per il reato di “Detenzione di materiale pornografico
attraverso sfruttamento di minori”. Il fenomeno ha iniziato ad essere intercettato nel 1999
quando si registrarono 24 casi, saliti a 97 nel 2000, 154 nel 2001, 425 nel 2002 e infine
con un leggero calo, 394 casi nel 2003. Il numero delle persone denunciate per questa
tipologia di reato è in forte e significativo aumento: si passa dalle 30 persone denunciate
nel 2001, alle 132 persone denunciate nel 2002 e alle 278 persone denunciate nel corso
del 2003. Così come è in aumento rispetto ai primi anni di applicazione della legge il dato
relativo al reato legato alla prostituzione minorile (dai 9 denunciati nel 1998 ai 190 del
2003).
La caratteristica più importante rispetto ai precedenti reati, rilevano i dati, è che per lo
sfruttamento di minori nella prostituzione ad ogni denuncia corrispondono in realtà più
persone, due in media. Per quanto riguarda la tratta dei minori, il cui periodo di
rilevamento dati va dal 7 settembre del 2003 al 31 maggio 2005, il numero dei
procedimenti aperti è di 320, per un totale di 947 indagati.
Sul fronte dell’emergenza pedofilia, si è arrivati ad una svolta nelle indagini sui casi di
violenza sessuale a danno di giovani bambine romene in età tra i 10 e i 14 anni. La
scoperta del grave fenomeno di pedofilia era avvenuta a seguito delle dichiarazioni di
alcuni commercianti della zona di piazza Municipio, proprio a due passi dal Comune di
Napoli e, nei mesi scorsi, erano stati già eseguiti due arresti. Coordinati dalla IV sezione
della Procura della Repubblica, la IV sezione della Squadra mobile di Napoli e l’ufficio
minori della polizia municipale hanno, nel corso delle indagini, verificato che alcune
bambine romene frequentavano assiduamente adulti, tutti italiani e un cingalese. Ulteriori
accertamenti, e anche testimonianze, avevano permesso di accertare che tra gli indagati e
le bambine si consumavano rapporti sessuali. I primi contatti avvenivano nella galleria
Umberto, mentre gli incontri si svolgevano alcune volte in un cortile riparato e poco
frequentato e altre volte in appartamenti.
Il punto di vista di don Benzi è quello di chi, tutti i giorni, si trova davanti all'orrore: «Ho
accompagnato a Roma una ragazzina romena che si è salvata dopo essere stata gettata
dal quarto piano dai suoi aguzzini...».
L'idea di Amato, secondo la quale i diritti delle donne vanno salvaguardati anche colpendo
i clienti, ha iniziato a fare breccia, tanto che la diessina Barbara Pollastrini ha ipotizzato
anche qualcosa di più «di una semplice misura amministrativa». Spiega il Ministro per le
Pari Opportunità: «La questione si può studiare, perché qui siamo davanti a uomini adulti,
maturi, che vanno con della ragazze anche minorenni». Ci tiene a precisare che la
prostituzione è cambiata: «Non siamo più di fronte a prostitute che lo fanno per libera
scelta e, quindi, non possiamo più girare la testa dall'altra parte». «Prima liberiamo tutte le
schiave e vediamo quante ne rimangono a fare questo mestiere», dice Don Benzi.
“Perché non si riforniscono le questure e le stazioni dei carabinieri degli strumenti per
valutare l'età e così arrestare subito i clienti che usano le minorenni per soddisfare i loro
genitali? Perché si permettono tanti atti di favoreggiamento proibiti dall'art. 3 della legge
75/58? Perché non si puniscono coloro che dovrebbero applicare le leggi mentre non le
fanno applicare? Si punisce giustamente chi contrabbanda sigarette. Una ragazza
sfruttata e schiava non vale più di un pacco di sigarette? Perché le persone che
detengono il potere (tipo la Luxuria, ndr) mentre affermano che in Italia la prostituzione
non è vietata non dicono che sfruttare le donne per la prostituzione è un reato gravissimo?
Perché non dichiarano che ridurre in schiavitù le persone è un atto criminale gravissimo?”.
La convenzione ONU del 1951 dice a chiare lettere che la prostituzione è un male in sé e
in quanto tale va condannata. Nessuna donna nasce prostituta, nel 90% dei casi qualcuno
l'ha costretta a diventarlo, a meno che non si faccia riferimento a chi è diventata una vera
e propria “impresaria del sesso” solo per arricchirsi.
Mentre è facile immaginare che le “abituali prestatrici d'attività sessuali a fini di lucro” che
troviamo sui giornali, siano libere e consenzienti, molto più difficile è crederlo per le donne
e gli uomini, spesso minorenni, che troviamo giornalmente sui bordi delle strade. La L. 269
del '98, modificativa della già citata L. 75 del '58, molto ha fatto in favore della lotta allo
sfruttamento sessuale dei minori, ma molto c'è ancora da fare per ciò che riguarda la
fattispecie generica. Tra i delitti contro la libertà individuale - TitoloXII, Capo III, Sezione I -
l'art. 600 del codice penale prevede, per la riduzione in schiavitù o per la riduzione in
forme analoghe alla schiavitù, la reclusione da 5 a 15 anni. E proprio tra quelle forme
analoghe, la giurisprudenza ha introdotto la condotta dei soggetti che privando dei
documenti personali giovani straniere, le inducano alla prostituzione. L'induzione, in
pratica, consiste nel convincere un soggetto a prostituirsi o nel rafforzare questo
convincimento se non ancora consolidato o nel persuadere dal desistere chi vorrebbe
smettere. A norma dell'art. 600, terzo comma, la pena è aumentata se il fatto è commesso
con violenza o minaccia.
Stupisce allora vedere ogni notte le strade riempirsi di baby-schiave senza che poliziotti o
carabinieri intervengano. Basta passare sulla Via Laurentina o sulla Via Salaria a Roma,
per esempio, oppure, sempre a Roma, vicino alla “zona bene” dell'Eur, di fronte al
Santuario della Madonna delle Tre Fontane. Perché non si interviene a tutela delle schiave
del sesso? Dato che in molte strade d'Italia è possibile ritrovare quantomeno il reato di
favoreggiamento oltre alla già citata forma analoga di schiavitù. Ed è lecito presumere lo
sfruttamento, ossia anche occasionale indebita acquisizione dei profitti procurati da chi si
prostituisce, con la vendita del proprio corpo.
I reati in questione sono quindi configurabili anche quando le prestazioni sessuali sono
eseguite in videoconferenza con il fruitore della stessa, tramite Internet, in modo da
consentire a quest'ultimo di interagire in via diretta ed immediata con chi esegue la
prestazione, chiedendogli il compimento di determinati atti sessuali.
Addio a don Oreste Benzi Il Papa: "Una vita per gli ultimi" 02 novembre 2007
La vergogna più grande è che il fenomeno della tratta è perennemente alimentato da una
“domanda di mercato” che lo rende estremamente lucrativo, uno squallido “turismo
sessuale” che ha ormai un giro d'affari assai sostenuto. Comprate per 200 euro nel loro
Paese, portate in Italia con la promessa di un lavoro da badante piuttosto che da baby-
sitter e poi stuprate e costrette a suon di botte a
prostituirsi anche per 12 ore al giorno per garantire ai
loro sfruttatori di incassare in media 5mila euro al
mese. È la terribile storia delle centinaia di ragazze,
molte delle quali minorenni e per lo più dell'Est e africane, “liberate” dalla polizia nel corso
dell'operazione "Spartacus".
A essere smantellata non è stata infatti un'unica organizzazione con una «regia comune»,
hanno spiegato gli inquirenti, ma «diverse organizzazioni, tra cui alcune di carattere
familiare, con connotazioni più spontanee». Le indagini, coordinate dal Servizio Centrale
Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, hanno coinvolto le squadre mobili di 32
questure in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli, Trentino-Alto Adige, Emilia-
Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e
Sardegna. In manette sono finite 784 persone (di cui 764 stranieri) e altre 1.311 (di cui
1.224 stranieri per lo più dell'Europa dell'Est e dell'Africa) sono state denunciate per
sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono
state inoltre sequestrate 15 abitazioni utilizzate per far prostituire le vittime, 4 locali notturni
e 3 laboratori. A 45 ragazze che hanno dato una mano alle indagini, è stato concesso il
permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale.
Le persone arrestate agivano quasi sempre in piccole organizzazioni anche non collegate
tra loro, ma lo schema seguito era quasi sempre lo stesso: il “reclutamento” nei Paesi di
origine con promesse di lavoro, il trasferimento in Italia e l'avviamento coatto alla
prostituzione. «In molti casi - ha spiegato Chiara Giacomantonio, responsabile della
Sezione minori dello SCO - il traffico ha visto coinvolte delle minorenni, ridotte a veri e
propri ostaggi nelle mani del racket».
Numerosi i casi in cui era stato superato ampiamente il limite della schiavitù, con
giovanissime malmenate, violentate o costrette in strada sotto la minaccia di riti voodoo. A
Torino, ad esempio, due giovani albanesi, di cui uno con regolare permesso di soggiorno
per motivi di studio, dopo aver comprato una ragazza di 16 anni in un paese dell'Est
promettendole il solito lavoro da baby sitter, l'hanno costretta a prostituirsi per mesi con
violenze e pestaggi. A Reggio Calabria, invece, un'altra sedicenne è stata costretta a
prostituirsi anche senza precauzioni e dopo esser rimasta incinta ha continuato a
prostituirsi fino al sesto mese di gravidanza. Non le è stato permesso di abortire e solo
grazie all'aiuto di alcune amiche è riuscita a sottrarsi agli sfruttatori e a partorire senza
perdere il bambino.
Un capitolo dello studio è poi dedicato ai clienti e mostra come il turismo sessuale
coinvolga tutte le nazionalità che frequentano il Kenya per turismo. Il 38% di loro sono
uomini kenioti, mentre più della metà sono stranieri: il 18% italiani, il 14% tedeschi, il 12%
svizzeri. Seguono ugandesi, tanzaniani, inglesi e arabi sauditi. “È un vizio che continua a
crescere in dimensioni orrende, soprattutto nella regione costiera”, ha detto il vice
presidente keniota Moody Awori, presentando lo studio congiunto, condotto nell'ambito di
un vasto programma di prevenzione e recupero degli abusi sessuali e del turismo
sessuale, portato avanti dall'Unicef con le autorità locali. “È duro dover ammettere la realtà
di questi fatti di fronte all'opinione pubblica”, ha sottolineato Awori, “ma dobbiamo dire la
verità se vogliamo salvare i nostri bambini”.
È Boom della prostituzione anche in Cina. Chi si fosse trovato, lo scorso 29 novembre, a
Shenzhen, città cinese non lontana da Hong Kong, avrebbe pensato di essere tornato
all'epoca della Rivoluzione Culturale, quando le Guardie Rosse facevano sfilare in piazza
“i nemici della rivoluzione”
esponendoli all'umiliazione
della pubblica condanna.
Questa vecchia pratica è stata
riproposta dalla polizia di
Shenzhen ai danni di un
centinaio di prostitute che, dopo
essere state arrestate, sono
state mostrate in piazza come
esempio negativo di immoralità,
davanti a una folla di cittadini
più perplessi che indignati. Con
le manette ai polsi e vestite di
giallo, le ragazze cercavano di
coprirsi il viso per non farsi
riconoscere da amici e familiari. Ma gli agenti le riscoprivano subito.
20 milioni di prostitute. A Shenzhen, come in tutte le altre metropoli cinesi, il fenomeno
della prostituzione è in piena espansione. Un'espansione che va di pari passo con il boom
economico. Il mercato della prostituzione è infatti costituito, a basso livello, dalla
moltitudine di giovani single immigrati dalle campagne che sono venuti a lavorare in città.
E, a un livello più alto, dalla nuova classe media e ricca che ha tanti soldi da spendere.
Oltre che dagli alti gerarchi del Partito, che in realtà non si sono mai fatti mancare questo
lusso. Un economista cinese, Yang Fan, ha calcolato che nel paese ci sono almeno 20
milioni di prostitute, le quali generano un reddito pari al 6% del Pil cinese. Il fenomeno, a
parte le messe in scena come quelle di Shenzhen, pare essere largamente tollerato dalle
autorità cinesi. Le ragazze, quasi tutte provenienti dalle zone rurali afflitte dalla
disoccupazione e dalla miseria, lavorano sui marciapiedi, nei bar, nei centri massaggio,
nelle saune e negli alberghi di ogni categoria, sia privati che statali.
PROSTITUTION IN CHINA
I dati sono inquietanti: ogni anno dall'Italia partono migliaia di uomini per passare non
meno di quindici giorni a testa con ragazze tra i 10 e 18 anni. In questa fascia
adolescenziale, nei luoghi maggiormente frequentati come Bahia, Rio e Fortaleza, il 5%
delle ragazze ha già contratto il virus dell'Hiv: «È la mercificazione più degradante della
persona umana. Non possiamo accettare che ci siano persone pronte ad offrire 500 euro
ad una famiglia povera per mandare la propria figlia a prostituirsi. E non possiamo
accettare che ci siano italiani che con 100 euro alla settimana passano settimane in
Brasile per fare sesso con minorenni».
Tra le attività che Modena Terzo Mondo sta portando avanti in Brasile, è questa l'unica che
ha portato contrasti con la popolazione locale. Luca Mucci, 42 anni, nella vita modenese di
tutti i giorni elettricista, sposato con Francesca, padre di Chiara e Matteo, trascorre cinque
mesi all'anno in Brasile per toccare con mano l'avanzamento dei progetti. Ma a Rio non
può più andare: «Mi hanno fatto arrivare diversi messaggi attraverso alcuni miei contatti in
Brasile. Ci sono posti che non posso più frequentare. Ho scoperto pochi mesi che dal
2005 sono stato seguito e tenuto sotto controllo. la mia posta elettronica, le mie telefonate
sono state spiate, sia in Italia che in Brasile [...] Paura? Alcune volte, ma mi sono
adeguato e di sicuro non mollo questa battaglia. Ho semplicemente cambiato modo di
lavorare: non scrivo più mail, ma lettere e se devo fare telefonate uso un linguaggio in
codice».
Il clou della sua battaglia, divenuta una campagna a livello mondiale grazie anche agli
sforzi fatti dal governo Lula col quale Mucci è in ottimi rapporti, nel maggio scorso, quando
la trasmissione televisiva Le Iene ha mandato in onda un servizio speciale sulla tratta dei
minori e l'addescamento ad opera dei clienti sulle spiagge e nei luoghi compiacenti: «Da
quel momento la mia vita è cambiata,
mi chiamano ogni sera in ogni parte
d’Italia per dare la nostra
testimonianza. Devono sapere tutti che
questo scandalo è soprattutto colpa
nostra, di noi italiani, se prosegue con
questa intensità». Anche dallo stato del
Goias, dove ora la delegazione
modenese è ospite, ogni anno c'è una
migrazione di ragazze verso la costa:
«Si commettono due omicidi: uno
verso la persona, l'altro verso la
miseria, sulla quale si fa leva per una
notte di piacere».
Sono circa 80mila ogni anno i maschi italiani che si recano all'estero per soddisfare i loro
più bassi istinti. La povertà e il clima di indigenza in cui vivono gli abitanti di questi paesi
aiutano il mercato verso i commerci che offrono bambine e bambini come merce fresca,
schiavi del piacere di qualche maschio inappagato.
Se prima esisteva soltanto un volo charter diretto che tutte le settimane sbarcava in una
nota località del Nordest del Brasile centinaia di italiani (con netta prevalenza maschile), la
stessa agenzia ha annunciato che un secondo charter decollerà ogni settimana da Roma
e, prima di riversare in Brasile moltitudini di uomini soli, farà scalo in Veneto per caricarne
altri.
Anche altre sono le mete preferite dai maschi turisti italiani consumatori del sesso: come la
Thailandia ad esempio. La compagnia aerea che, sotto mentite spoglie, assicura la spola
con il Brasile e il tour-operator veneto che è leader per questo genere di viaggi sono noti
alla polizia internazionale e sono stati denunciati da “Stop Sexual Tourism”, una campagna
contro il turismo sessuale istituita da enti pubblici e associazioni, cui ha recentemente
aderito anche “Musibrasil”.
A Roma, dopo il fallimento delle telecamere volute da Veltroni sulle “strade del sesso”, per
il veto da parte del Ministero dei Trasporti
Pubblici di multare gli automobilisti in “sosta
vietata”, iniziativa punitiva più che educativa, è
partita la campagna “Potrebbe essere tua
figlia”, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica
sul tema della prostituzione minorile. Il
Presidente, Patrizia Prestipino, ha dichiarato:
“Non è più possibile continuare a fingere ed è
per questo che abbiamo scelto un messaggio
forte, è bene che guardando questi cartelloni qualcuno si senta scosso!”.
Lo slogan “Potrebbe essere tua figlia” sarà stampato su duemila locandine, duemila
manifesti e cinquemila pieghevoli, e soprattutto su 4 gigantografie di 38 mq, visibili dal 21
febbraio all'8 marzo, nella zone Eur-Marconi-Laurentino. Il collocamento dei manifesti da
38 mq è strategico: non solo saranno presenti sulle più importanti arterie del quartiere, ma
ne verrà installato uno enorme al cinema “Stardust Village”, luogo frequentato soprattutto
da giovani.
La campagna è stata realizzata dall'Assessorato alla Partecipazione e Comunicazione del
Municipio insieme all'Assessorato alle Politiche Sociali: quest'ultimo ha anche attivato
alcuni servizi e stanziato denaro, per sostenere il recupero e il sostegno sociale alle vittime
di questo fenomeno. Non bastano tacchi a spillo, trucco pesante, abiti succinti per
camuffare l'età anagrafica di una ragazzina. Già, perché far prostituire le minorenni è la
nuova politica delle organizzazioni criminali: non possono essere espulse, sono più
ingenue e sprovvedute delle trentenni, e se pagate bene, difficilmente scappano. Arrivano
dall'Europa dell'Est, dall'Africa o dal Sud-America, clandestine, in cerca di un futuro
(migliore di certo non si può dire), con promesse di lavori dignitosi, e invece costrette a
vendersi, pena le botte (nel migliore dei casi). Sono le “schiave” del III Millennio che, solo
pagando profumatamente per anni i vari “papponi” di turno, potranno un giorno affrancarsi.
L’iniziativa del XII Municipio dovrebbe estendersi a tutto il comune e al resto del paese,
perché quella della prostituzione è una vera e propria piaga, soprattutto nei grandi centri
urbani: Roma e Milano guidano la triste classifica del sesso a pagamento. Nella Capitale
sono note, oltre al già citato Eur, via Salaria e viale Palmiro Togliatti, zone comunque
periferiche, mentre a Milano non è risparmiato nemmeno il centro: piazzale Loreto, la zona
prospiciente la stazione Centrale, viale Abruzzi e la Circonvallazione. Diverso è il discorso
nelle province, dove le prostitute, per la maggior parte, si autogestiscono da sole.
UNICEF
Musibrasil
Festini in villa a luci rosse a base di droga, organizzati a Como e nei dintorni, erano da più
di un anno la prigione di una romena 17enne, costretta da tre aguzzini a prostituirsi. La
ricattavano, minacciando di inviare in patria i filmati, ripresi con i telefonini, delle violenze
sessuali che aveva subito. È stata la giovane a trovare la forza di denunciare la sua
situazione, spinta da un trentenne comasco che, innamoratosi di lei, l'ha convinta a
raccontare.
Vendeva la figlia di 13 anni agli amici per una bottiglia di birra. È successo a Bari: il padre
lasciava che i suoi conoscenti, uno per volta, o addirittura in gruppo, abusassero della
ragazza, spesso in cambio di una bottiglia di birra. Dopo due anni di sofferenze, costellate
anche da ricoveri in cliniche per problemi ginecologici, la ragazzina ha trovato il coraggio
di denunciare tutto ai carabinieri. La vicenda si inserisce in uno scenario di degrado
sociale e familiare. I genitori sono separati: la ragazzina spesso viveva con il padre che nel
2004, quando lei era poco più che tredicenne, cominciò a farla prostituire in cambio di
pochi soldi. La ragazzina - a quanto si è saputo - era svegliata in piena notte era costretta
a sevizie della peggiore specie da parte degli amici del padre, arrivando addirittura a vere
e proprie violenze di gruppo.
Lo Zen 2 sapeva da tempo della baby prostituta. E aveva già emesso la sua sentenza,
prima ancora degli arresti. Maurizio Modica è stato sequestrato in strada da quattro
uomini, incappucciato e scaricato in un garage, dove poi è stato pestato a sangue. Era
sera, ha visto poco. Ma ha capito subito. Appena è tornato libero, è fuggito da Palermo. È
stata la paura a far emergere la verità. Nel cuore della notte Modica è arrivato a Messina,
e ha bussato alla prima stazione dei carabinieri trovata sulla strada. Per denunciare che
una madre dello Zen faceva prostituire la figlia quattordicenne. Lui era l'unico a poterla
incontrare a casa: in passato, aveva lavorato con il padre, dunque nessuno avrebbe
sospettato incontri clandestini. Così Modica chiudeva la sua officina di fabbro, a
Villagrazia, e si aggirava spesso fra i casermoni dello Zen. La spedizione punitiva è
rimasta un mistero per tutti, anche per gli investigatori, che adesso stanno cercando di
decifrare tutti i retroscena di questa brutta storia. Altri clienti restano ancora nell'ombra.
Allo Zen 2 campeggia ancora lo sdegno della gente e dei familiari degli arrestati sulla
saracinesca dell'officina di Muscatello: «Muori cornuto. Pedofolia porno star muori. Pidofilo
Franco». Ma chi indaga guarda con distacco a quelle scritte. Potrebbero anche essere un
diversivo per distogliere l´attenzione dai clienti che restano ancora in libertà. Comunque
sia, nel quartiere ormai simbolo del degrado a Palermo, alcune mamme stanno già
pensando di organizzare una manifestazione contro la pedofilia.
Vende la figlia per una birra «Mi hanno violentata per anni» Corriere della Sera 10
maggio 2007
Aveva compiuto 19 anni da due giorni, lo scorso gennaio, quando, con una serie di
minacce, una giovane romena è stata sottratta ai suoi genitori da una coppia di
connazionali di poco più grandi, 23 anni lui, 22 lei. Stando agli accertamenti svolti dagli
agenti del commissariato di Tivoli, la giovane veniva tenuta segregata in una casa in viale
delle Milizie. Ogni mattina, la 22enne scortava la giovane
a comprare i profilattici e poi, con i mezzi, la
accompagnava al km 15 della via Tiberina. L'orario di
lavoro stabilito andava, secondo la ricostruzione dei
poliziotti, dalle 11 alle 18: il ricavo giornaliero era di circa
500 euro per una media di 15 rapporti sessuali. A
intralciare il lavoro dei due sfruttatori ci si è messo il
fidanzato della 19enne. Per tutta risposta, la coppia ha
costretto la ragazza, e altre sfruttate, a denunciare il
giovane con una serie di dichiarazioni false. L'epilogo lo
scorso 4 maggio, quando la ragazza è riuscita a fuggire
dalla casa prigione di viale delle Milizie e a denunciare il
tutto. Gli agenti hanno scoperto che gli sfruttatori
avevano altre ragazze al proprio servizio segregate che
venivano fatte prostituire su Aurelia e Laurentina. Sono
stati arrestati per induzione e sfruttamento della
prostituzione, sequestro di persona e violenza privata.
La prigione delle schiave del sesso era una gabbia di ferro chiusa da un lucchetto, in un
capannone di via Case Rosse, sulla Tiburtina a Roma. Un posto da incubo, da dove
provenivano grida e lamenti, scoperto dai vigili dell'VIII gruppo durante un'inchiesta su un
gruppo di sfruttatori romeni. Sei le persone finite in manette, cinque uomini e una donna,
tutti romeni accusati di riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione, detenzione
di armi e altri reati.
Gli uomini di Antonio Di Maggio hanno anche “liberato” due cugine diciassettenni,
entrambe arrivate dalla Romania e finite in ostaggio della banda. “In particolare G...
dichiarava che con inganno veniva condotta in Italia nel gennaio 2006 dalla Mariana la
quale le aveva proposto di assumerla quale baby sitter per la figlia - si legge nel verbale
della polizia municipale - in realtà le due donne, una volta giunte in Italia, più precisamente
a Milano, subito dopo raggiungevano la città di Roma dove Mariana, sempre con
l'inganno, si faceva consegnare il passaporto [...] Alla stazione, con la complicità di due
giovani romeni, G... veniva condotta presso un'abitazione dove le veniva comunicato che il
lavoro che doveva intraprendere non era quello di baby sitter, ma quello di prostituirsi... La
minore a tale affermazione si opponeva chiedendo di essere riportata in Romania
dovendo desistere subito dopo a causa delle percosse infertele.... L'uomo, dopo il
pestaggio, profferiva la seguente frase: non ti meno in viso altrimenti i clienti ti vedono
rovinata”.
Il seguito è una serie di orrori, ormai, purtroppo, fin troppo frequenti. La classica odissea di
tante giovanissime schiave venute dall'Est. “La sera stessa G... dopo essere stata
costretta a indossare vestiti succinti, veniva avviata alla prostituzione in via Palmiro
Togliatti e affidata a un'altra ragazza che le avrebbe insegnato le modalità consistenti nelle
prestazioni sessuali e il relativo prezzo: 30 euro in auto mentre se si fosse accompagnata
a casa di un cliente doveva chiedere 150 euro l'ora.... La minore denunciava inoltre: 'Non
mi permettevano di uscire durante il giorno, tenendomi reclusa con la porta chiusa a
chiave... Se avessi provato a scappare mi avrebbero tagliata tutta e messo sale sulle
ferite”. L'altra ragazza, M. ha denunciato il suo sfruttatore: “Il quale, dopo averla prelevata
dalla Romania la conduceva in Italia, più precisamente in località Anguillara, ove, condotta
all'interno di un appartamento, dopo averle tolto il passaporto, la segregava per quattro
giorni picchiandola e violentandola più volte al fine di costringerla a prostituirsi”. Poi
l'irruzione sulla Tiburtina e la scoperta della gabbia degli orrori.
Straniere, quasi sempre irregolari - e quindi deboli perché non possono rivolgersi alle
Forze dell’Ordine, visto che rischiano il
rimpatrio forzato: sono le schiave del sesso,
le donne sfruttate dal racket della
prostituzione di strada nel territorio del
Melegnanese. Decine e decine di ragazze,
sempre più spesso minorenni, anche
14enni, poco più che bambine. Le strade
intorno a Melegnano brulicano della loro
presenza. Impossibile non vederle: basta
uscire dalla città e imboccare, ad esempio,
la provinciale Melegnano-Binasco, o la
Cerca, ma anche spingersi sulla via Emilia in
direzione di San Giuliano, oppure verso
Lodi. Le vittime della tratta sono sfruttate
giorno e notte, con la violenza e le minacce.
Secondo la relazione 2006 dei volontari dell'Associzione Lule Onlus. Lule (“fiore” in
albanese), un'iniziativa nata nel 1996 dall'impegno della Caritas Decanale di
Abbiategrasso per intervenire nel settore della prostituzione di strada e della tratta a scopo
di sfruttamento sessuale, «...nella fascia diurna il fenomeno è caratterizzato dalla
presenza prevalente di ragazze nigeriane, albanesi e rumene. Quest'ultime sono
comparse in maniera più significativa nel corso dell'anno. Discontinua e minore è invece la
presenza di donne e transessuali sudamericani. Le aree di maggior presenza riguardano
soprattutto il tratto di Binasca tra Carpiano e Melegnano e la statale SS 412, l'area intorno
a Lacchiarella, Binasco e Zibido San Giacomo e, infine, la forte presenza di ragazze
nigeriane su Pieve Emanuele...».
La maggior parte delle ragazze sono risultate essere in Italia ed avviate all'attività
prostituiva da diverso tempo, ciò vale in particolare per le albanesi o le nigeriane, mentre
per le rumene ed altre est europee è spesso evidente la condizione di disagio e
dipendenza da altre ragazze: alcune hanno confidato agli operatori di non poter eseguire
controlli medici, o addirittura parlare troppo con gli stessi, a causa di precisi ordini imposti
da chi le controlla. L'altra etnia presente in maniera significativa è rappresentata dalle
ragazze est europee (Moldave, Rumene e Russe) controllate molto da vicino dal gruppo
criminale che ne gestisce lo sfruttamento, e da ragazze albanesi in aumento sul territorio.
In tutto questo c'entra anche il modello economico del Nordest. Claudio Donadel, esperto
di tratta, dice: «Dal 2000 in poi hanno cominciato ad arrivare le rumene. Prima c'erano le
albanesi, controllate dai loro clan. Poi il mercato si è esteso, riflettendo logiche da
globalizzazione. Le rumene sono arrivate dentro i camioncini che trasportavano le merci
prodotte dalle prime industrie italiane che a Timisoara avevano cominciato la
delocalizzazione». Ma a differenza della merce materiale, le donne vittime di tratta non
hanno sempre un mittente e un destinatario. Nel loro peregrinare subiscono i trattamenti
più diversi, spesso violenti, conoscono l'iniziazione alla vita da strada. È un trasferimento a
tappe, vengono passate da un gruppo all'altro, mentre superano le frontiere, in una sorta
di staffetta. Passano di mano in cambio di denaro. Sono un costo che viene rimborsato a
chi effettua il trasporto, ma sono anche un ottimo investimento per chi poi le cederà.
Qualche anno fa, il sostituto procuratore Raffaele Tito scoprì a Trieste che le donne
venivano messe in vendita, con una specie di asta pubblica, in autostrada, in quella
kashbah che è l'area di servizio di Gonars, la prima dopo l'incrocio delle autostrade
provenienti da Slovenia e Austria. Donne vendute come animali.
Il racconto di V., ingannata dal fidanzato, è esemplificativo. «M. mi aveva chiesta in sposa
e andiamo nel suo appartamento. Il giorno dopo in cinque siamo partiti per l'aeroporto di
Bucarest. M. ci dice che aveva fatto i visti per la repubblica Ceca. A Praga ci vennero a
prendere un rumeno e un ceko con due auto. Dopo tre ore ci siamo fermati in un
appartamento al confine austriaco. Abbiamo dormito una notte e ho sentito due sorelle
che parlavano di un lavoro sulla strada. Ho chiesto spiegazioni a M. che mi ha confermato
che in Italia avrei dovuto prostituirmi. Lì aveva altre due ragazze che lavoravano per lui. Mi
ribellai, ma minacciò me e la mia famiglia. Mi chiuse a chiave. Poi mi disse che lavorando
avrei rimborsato i soldi e mi avrebbe fatta andare via. Ma non mi disse la cifra... Un ceko
ci portò a un furgone con altre nove persone. Attraversammo la frontiera austriaca a piedi,
con un rumeno, sotto la pioggia attraverso campi e boschi. Siamo arrivati in Austria dove
ci attendeva il furgone che aveva passato normalmente il confine. Il mattino dopo eravamo
a Udine. Al passaggio della frontiera italiana l'uomo che guidava ci disse di nasconderci
per terra nel furgone. Nessuno ci ha fermati».
Un percorso in discesa che, come Lina, sta coinvolgendo sempre più donne cinesi, tra i 50
e i 60 anni che, per vivere, sono costrette a vendersi in strada. «Fino a un anno fa questo
tipo di prostituzione, a Milano, non esisteva - spiega Daniele Cologna, sinologo
dell'associazione Codici - è un fenomeno del tutto nuovo, ma in continua crescita». Da
tempo, Cologna opera fianco a fianco con le unità di strada della Caritas e dei Padri
Somaschi, che tentano di aiutare le squillo, offrendo loro assistenza e consigli. Sforzi
generosi che il più delle volte però non bastano. «Queste donne sono completamente
sole, non hanno un protettore - racconta - spesso vengono picchiate dai clienti che rubano
loro l'incasso o pretendono prestazioni gratis. La loro è una lunga storia di sfruttamento.
Prima, nelle grandi industrie pesanti della Cina del Nord. Quindi il licenziamento e il
viaggio verso l'Italia dove, alla fine, si prostituiscono per pochi euro».
Sono state le lamentele dei cittadini a mettere la polizia sulle tracce dei cinesi. Quel viavai
continui negli appartamenti, dove per salire non si citofonava neppure ma si faceva uno
squillo sul cellulare, hanno accompagnato per lunghi mesi le giornate dei vicini di quella
casa abitata da gente del tutto particolare. La polizia ha fatto pedinamenti e intercettazioni
ed è arrivata a sgominare un'organizzazione che rimandava in Cina tutti i soldi dell'attività
illecita. Assicuravano loro vitto e alloggio, le spostavano di casa in casa e le rifornivano
puntualmente di profilattici. Ne sono stati sequestrati oltre 500, tutti della stessa marca.
Così parla Lee Ok-sun, una sudcoreana di più di 80 anni che, assieme a decine di migliaia
di connazionali, durante la Seconda Guerra Mondiale venne sfruttata come schiava del
sesso per i militari giapponesi. Le chiamavano “donne di conforto”, e Lee Ok-sun prestava
servizio in una “stazione di conforto” della città di Yanbian, nella Cina nordorientale.
Dopo anni di proteste, il movimento delle sopravvissute è tornato a fare sentire la propria
voce. Nato nel 1992, anno in cui le donne coreane hanno iniziato a manifestare con
coraggio ogni settimana di fronte all'Ambasciata giapponese in Corea del Sud, il
movimento chiede essenzialmente tre cose: l'ammissione, da parte del Governo di Tokyo,
della piena responsabilità per quanto accaduto e il riconoscimento ufficiale del dolore
causato che, quantomeno, restituirebbe dignità alle sopravvissute. Secondo, un
risarcimento economico adeguato alle “donne di conforto” o ai loro parenti stretti. Infine,
che i libri di testo scolastici descrivano in maniera accurata il sistema della schiavitù
sessuale nella II Guerra Mondiale.
Il nuovo leader del Giappone, Shinzo Abe, ha mantenuto la stessa posizione dei propri
predecessori, sottolineando che non esistono prove che dimostrino che le “donne di
conforto” siano mai state impiegate come schiave del sesso dai giapponesi. Al Congresso
degli Stati Uniti, si è aperto un dibattito su una mozione orientata a chiedere al Giappone
di presentare pubblicamente delle scuse chiare e univoche sulla faccenda. Dopo quattro
giorni di intensi colloqui, i cento delegati giunti a Seul da Australia, Corea del Nord,
Filippine, Germania, Giappone, Indonesia, Olanda, Stati Uniti, Taiwan e Timor Est in
occasione della Ottava Conferenza Internazionale sulle “donne di conforto”, hanno firmato
l'ennesima dichiarazione a condanna del Giappone.
“Sono 15 mila pesos all’ora - incalza Cindy - le bambine non possono pretendere di più.
Sono inesperte. La tariffa di una donna navigata è ben più alta”. Per fare sesso con una
minorenne a Cartagena si spende l'equivalente di 7 euro all’ora. “In una sola sera Laura
riesce a portare a casa anche 50mila pesos”, circa venti euro. Chiede Cindy: “Una
curiosità: un bambino italiano quanto chiede?”.
Cartagena de Indias rimanda a quel mondo immaginifico e frustrato che valse un Nobel in
letteratura allo scrittore Gabriel Garcia Marquéz. Oggi, la città colombiana dal sesso facile
torna in primo piano grazie ad una misura adottata dal Governo nel combattere la pedofilia
e lo sfruttamento sessuale minorile con l'approvazione di un Testo unico della Legge
sull'infanzia e l'adolescenza. Stando a quanto documentato da Peace Reporter, la
normativa, elevando giuridicamente la protezione dei soggetti al di sotto dei 18 anni, ha il
merito di infliggere un duro colpo alla realtà pedofila locale, tristemente sviluppata anche a
causa di un turismo sessuale fiorente che vede coinvolti ogni anno migliaia di bambini e
adolescenti (le stime parlano di un totale di 14 milioni di piccole vittime), grazie anche alla
vecchia forma di tutela, che vietava l'applicazione della custodia cautelare in caso di reati
con pena inferiore ai 4 anni (pena fino a poco tempo fa prevista per gli abusi contro
minorenni), che ha di fatto permesso la circolazione a piede libero di criminali ed aguzzini.
Virando ad Est, invece, l'Associazione per la Cooperazione Regionale del Sud Asia
(SAARC) è ciò che più si avvicina a un sistema di protezione. Il documento più
significativo è forse la Convenzione sull'Organizzazione Regionale e la Promozione del
Benessere del Fanciullo in Sud Asia, sottoscritta nel 2002 da Bangladesh, Bhutan, India,
Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka. Ma qui finiscono le forme di tutela dei minori. A parte
l'Unione Africana - la quale, nonostante la Corte Internazionale Africana per la Protezione
dei Diritti non sia ancora entrata in funzione, è annoverata tra i tre principali sistemi di
protezione regionale nel mondo - non esiste nessun altra realtà internazionale di
protezione. Inesistente in Medio Oriente così come in Cina, unica nazione al mondo a non
avere tutela giurisdizionale per i diritti umani, nonostante i diritti dei minori cinesi e sud
asiatici, così come quelli dei minori sudamericani, siano costantemente calpestati e
inghiottiti dalla piaga del turismo sessuale.
Nel marzo del 2006, una rete dedita al traffico internazionale di esseri umani ha portato
all'arresto di un direttore d'orfanotrofio nella regione dello Hunan, in Cina: i bambini
venivano venduti a circa 2 mila dollari l'uno e destinati alla prostituzione, all'adozione o al
lavoro forzato - anche in questi ultimi casi, denunciano le autorità, si riscontrano abusi
sessuali durante i vari “passaggi” da un acquirente ad un altro. Le bambine sono la
categoria più a rischio, in risposta ad una cultura rurale che vede nel maschio un
investimento più sicuro per la coltivazione dei campi e la prosecuzione dell'attività
familiare.
Non è escluso che molti minori cinesi in Italia abbiano subito lo stesso tipo di iter. Il nostro
sistema nazionale annovera diversi rilievi normativi a tutela del minore - che non si
incentrano esclusivamente sul reato di pedofilia ma fanno leva anche su altre tipologie di
reato applicabili alla lotta contro lo sfruttamento sessuale di minori. In tal senso, la legge
del 15 febbraio 1996 n. 66, recante “Norme contro la violenza sessuale”, o la legge dell'11
agosto 2003 n. 228 sulle “Misure contro la tratta di persone” - meglio conosciuta come
legge Prestigiacomo - che prevede pene più pesanti per chi sfrutta e approfitta dei minori
riducendoli in uno stato di schiavitù. A queste si affiancano normative specifiche quali la
legge del 3 agosto 1998 n. 269, intitolata “Norme contro lo sfruttamento della
prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori quali nuove forme
di riduzione in schiavitù”, la legge n. 154 del 2001, intitolata “Misure contro la violenza
nelle relazioni familiari”, che ha introdotto nel nostro ordinamento nuovi strumenti diretti a
contrastare il problema della violenza all'interno della famiglia. Infine, la più recente legge
n. 38 del 2006 - “Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei
bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet” - che ha dato nuovo impulso alla
lotta contro la pedofilia in rete.
È una sezione speciale della Polizia di Stato, la Polizia Postale, a smascherare di concerto
con gli altri reparti delle Forze dell'Ordine il commercio di materiale pedopornografico
online, assieme al neo Centro Nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete
Internet del Ministero dell'Interno. Quello che però emerge è che se in Italia vi è
un'applicazione viva di queste regole, altrettanto non può dirsi nel resto del mondo: le
denunce dell'Unicef o di Amnesty International comprovano il lassismo di fondo dei
governi e delle società nell'elevare la dignità del minore. Perché spesso le leggi restano
solo lettera morta.
Davis ha invitato Roma, Londra e altre decine di paesi a ratificare la Convenzione europea
“con la massima urgenza”. Tra le misure per la prevenzione della prostituzione suggerite ai
paesi che adottano la Convenzione (“finora incredibilmente sottoscritta solo da quattro dei
46 membri del Consiglio d'Europa”, ha lamentato Davis) c'è quella di scoraggiare la
domanda: “le autorità - propone il Consiglio d'Europa - devono fare in modo di scoraggiare
concretamente la richiesta: ciò significa che le autorità debbono perseguitare i clienti, cioè
coloro che pagano per avere prestazioni sessuali con chi è vittima della tratta”.
Le leggi emesse negli ultimi 10 anni e la Convenzione Internazionale sui Diritti del
Bambino firmata nell'89 non hanno ostacolato un fenomeno praticato da molti “turisti
sessuali”, tra i quali anche nostri connazionali. Il turismo sessuale nasce negli anni ’70
contemporaneamente al calo dei prezzi dei voli aerei intercontinentali, alla crescita
economica dei paesi industrializzati e all'esplosione delle offerte dei tour operator. È un
sistema illecito di sfruttamento della prostituzione in cui il turista cerca, nei paesi stranieri
più poveri, una “merce” difficile da ottenere nel proprio stato. In questi luoghi, il turista può
avviare la sua attività criminale senza correre il rischio di condanne poiché appoggiato da
strutture apparentemente legali che invece coprono ogni suo movimento. Il tutto si svolge
in paesi dove la legislazione è carente e incompleta.
Le più colpite sono le bambine tra gli otto e i sedici anni, ma in molte regioni l'età delle
prostitute arriva fino ai 4. Le vittime provengono da villaggi sperduti e completamente
dimenticati dalle istituzioni; spesso la condizione di precarietà in cui sono costrette a
vivere, spinge le famiglie del luogo a vendere i propri figli in cambio di qualche migliaio di
dollari, con la speranza di avviarli ad un futuro migliore. La causa principale di questo
fenomeno resta quindi la povertà.
Si determina un giro di soldi impressionante, circa 5 miliardi di dollari l'anno, ma che non
alimenta l’economia locale. I soldi finiscono nelle tasche di una ristretta élite che ha nelle
mani l'intero mercato e che paga le autorità per avere il loro silenzio. Lo stato coinvolto
resta povero, i controlli di conseguenza sono pari a zero e la possibilità di creare traffico di
turisti in cerca di sesso diventa altissima.
Tra i paesi afflitti dal turismo sessuale compare al primo posto la Thailandia, seguono poi
le Filippine, lo Sri Lanka, il Brasile, la Colombia e il Venezuela. Anche l'Europa è colpita
dal sistema, soprattutto nei paesi dell’est come Russia, Polonia e Romania.
“Sono 200 anni che l'Europa ha abolito la schiavitù. Eppure - dice Davis - il fenomeno non
è stato ancora sradicato: gli esseri umani sono ancora comprati e venduti mentre criminali
internazionali si arricchiscono ovunque grazie al fiorente traffico di esseri umani senza che
i nostri governi si sforzino di mettervi fine. Le vittime sono sotto gli occhi di tutti ogni sera.
Le vediamo passeggiare ovunque nelle città e nelle metropoli, in periferia o i pieno centro.
Sono povere ragazze che non hanno scelto di prostituirsi: vi sono costrette con la
violenza, complice il silenzio dei passanti. Talvolta vengono persino arrestate ed espulse e
rispedite dalla polizia nei rispettivi paesi d'origine. Ma qualche ora dopo i criminali che le
schiavizzano (molte di queste povere creature sono ancora delle bambine) le destinano
già in un altro mercato del sesso, in un altro angolo d'Europa”.
A new form of slavery Europe’s fight against human trafficking 05 febbraio 2008
È la prima condanna per turismo sessuale in Italia, ma non è certo il primo caso.
Un’indagine condotta dall’Unicef dimostra che i turisti italiani sono i maggiori frequentatori
di minorenni costretti a prostituirsi per vivere. Nel 2005, circa 700 mila turisti si sono recati
all'estero per scopi legati al turismo sessuale, 80 mila di questi erano italiani.
“Quello di Giorgio Sampec è il primo caso di italiano condannato per reati sessuali su
minori commessi all'estero in base alla Legge 269/98, promossa da Ecpat-Italia.
L'approvazione di questa legge - spiega Ecpat - insieme a quella della 38/06, rappresenta
uno dei nostri più importanti risultati e se ne vedono ora gli effetti: la condanna prevede fra
l'altro che a Sampec sia perennemente interdetto l'accesso a luoghi istituzionalmente
frequentati da minorenni. Si tratta di un segnale forte, della prova che coloro che
commettono tali crimini non possono e non devono sentirsi invulnerabili per la lontananza
dal loro Paese: indipendentemente dal grado di anonimato di cui si fanno forti nei Paesi in
cui delinquono sono perseguibili, rintracciabili, punibili. La legge si è dimostrata efficace e
funzionante, uno strumento utile e indispensabile per combattere lo sfruttamento sessuale
dei minori ovunque essi si trovino''.
ECPAT-Italia
Unione Africana
Stop Sexual Tourism
ABUSO
RAPPORTO PEDOFILIA
STUPRI DI GUERRA
PORNO IMPERO
PORNOCULTURA
RIVOLUZIONE SESSUALE