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È il 1907 l’anno della svolta. Insieme a tre soci concittadini — tra cui figura Francesco Buitoni,
fondatore dell’omonimo pastificio — la famiglia Spagnoli apre l’azienda Perugina. Dopo poco
tempo la gestione della Perugina passa quasi completamente nelle mani della Spagnoli e di
Giovanni Buitoni, figlio di Francesco, trasformandosi nel giro di qualche anno da manifattura
semi-artigianale a impresa industriale.
Durante la Prima Guerra Mondiale Buitoni e buona parte degli altri uomini vengono arruolati e
la Spagnoli si trova a prendere le redini come direttrice della produzione di una fabbrica quasi
completamente al femminile. Quando un decreto vieta il commercio di zucchero in tempo di
guerra, in quanto “bene superfluo”, è lei a decidere di concentrarsi sul cioccolato
dimostrandosi ancora una volta la vera guida dell’azienda.
Sua la creazione del cioccolato fondente Luisa al 51% di cacao, nato nel 1919 dall’intuizione
di non sprecare in quegli anni così difficili lo zucchero troppo caramellato disponibile in
produzione, che mette sul mercato a prezzi così competitivi da trasformarlo in un prodotto
accessibile a tutti, da bene di lusso quale era stato considerato fino a quel momento. Il
processo di lavorazione del cioccolato fondente Luisa è diventato oggetto di brevetto e
caratterizza tutt’ora il cioccolato Perugina.
Soprattutto però è grazie alla Spagnoli che nasce il prodotto che diventerà il simbolo
dell’azienda e, qualche decennio dopo, una delle icone di italianità anche all’estero: il bacio
Perugina. Sempre in un’ottica anti-spreco: nel 1922 la Spagnoli si accorge che, alla fine della
giornata di lavoro, il cioccolato e la granella di nocciole che non vengono usati nella
produzione aziendale sono destinati a essere buttati. Per non gettarli via pensa a un
cioccolatino con un cuore di gianduia e granella di nocciole: la forma le ricorda la nocca di
una mano ed è per questo che decide inizialmente di chiamarlo Cazzotto. Sarà Giovanni
Buitoni, figlio del socio Francesco, a rinominarlo Bacio Perugina — smentendo lo stereotipo
che vede le donne come più propense a evocare un immaginario romantico e poetico.