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260
PICCARRETA 1977, n° 15, pp. 76-84; LAFON 2001, p. 293.
261
PICCARRETA 1977, p. 76.
262
PICCARRETA 1977, p. 77.
263
PICCARRETA 1977, p. 80.
264
PICCARRETA 1977, p. 80; EGIDI 1985, p. 110.
265
PICCARRETA 1977, p. 81; EGIDI 1985, p. 110.
266
EGIDI 1985, p. 110; cfr. quivi, cap. 3, p. 28.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
Fig. 14. Le Grottacce: gruppo B, planimetria dei resti (da Piccarreta, 1977, fig.
155).
267
NIBBY I849, I, p. 276; TOMASSETTI 1975², p. 381.
268
PICCARRETA 1977, p. 84, riferisce della presenza di numerosi frammenti di
marmo e di mosaici nelle immediate vicinanze della villa.
269
NIBBY 1849, I, p. 276.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
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270
PICCARRETA 1977, pp. 85-86.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
271
LIV., VI, 16.
272
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 124. L’esistenza dei tre assi stradali è confermata
dalle fonti letterarie.
273
Cfr. paragrafo success.
274
COARELLI 1984, p. 292.
275
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 124, n. 579, sostiene che si tratti di
denominazioni moderne di tracciati antichi.
276
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 124.
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277
CIC., ad Att., II, 12: «…emerseram comode ex Antidati in Appiam ad Tres
Tabernas…».
278
Si tratta di una carta itineraria romana, il cui originale si può far risalire al IV sec.
d.C.
279
La strada in questo tratto si presentava ricoperta da terriccio e sterpaglia, ma ben
conservata. Ha una larghezza di circa 4 m per una lunghezza di 30 m ed è tuttora
sottoposta ad operazioni di pulitura e restauro.
280
G. M. DE ROSSI, La via da Lanuvio al litorale di Anzio, in Quad. Ist. Top. Ant., XI,
Roma 1981, pp. 89-103.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
281
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 125.
282
Sembra probabile la presenza di un’arteria con percorso N-S congiungente Anzio,
importante luogo di approdo, e Lanuvio, situata all’interno della regione in
posizione strategica, già dall’VIII sec. a.C. DE ROSSI 1981, p. 89; anche
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 125, concorda riguardo l’antichità di tale
percorso stradale ritenendolo il principale collegamento tra la colonia latina, posta
presso l’oppidum delle Vignacce, ed i centri della stessa etnia situati verso l’interno.
283
L’identificazione di Casal Bruciato con Longula risale al NIBBY, I, p. 326.
284
DE ROSSI 1981, p. 89. Anche il percorso Antium-Satricum era collegato all’Appia,
cui si ricongiungeva in località Tres Tabernae. BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p.
125.
285
DE ROSSI 1981, p. 91
286
DE ROSSI 1981, p.96. Lungo il percorso sono inoltre riscontrabili resti di ville
romane.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
295
NIBBY 1849, II, p.185 sgg; LANCIANI, Mss 86, 1, ff. 10 sgg.; TOMASSETTI
1975, p. 293.
296
Nel 1975, in occasione dei lavori di recinzione della pineta della Campana, sono
stati divelti molti basoli della via, che in questa zona presentava tratti ancora
perfettamente integri. Memorie di Nettuno, quaderni, 2002.
297
R. LANCIANI in DE ROSSI 1981, p. 102, segnala l’esistenza di un piccolo rudere,
forse identificabile con un sepolcro, a circa 300 m. a Sud della Torre del
Monumento, sul lato occidentale della strada.
298
La strada e i suoi monumenti funerari in passato furono utilizzati come cave di
marmo.
299
In realtà tale sepolcro era situato lungo una diramazione del percorso principale.
300
Cfr., ad es., la carta del Cingolani del 1692 in FRUTAZ 1972, II, tav.165, XXXII.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
301
NIBBY 1849, II, p. 408.
302
Sul lato settentrionale della via del Pino, circa 700 metri dall’incrocio di questa con
via dell’Alberone. BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 125, n. 584.
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Chiara Conte Il Territorio di Nettuno in Epoca Romana
303
NIBBY, Appunti manoscritti presso la British School at Rome, p. 54, descrive
questa strada che si distaccava dall’asse viario Lanuvium-Antium con tratti basolati
ancora conservati.
304
VOLPI 1726, p. 50, tav. III, in cui compare una delle prime raffigurazioni del
monumento; NIBBY 1849, II, pp. 408-409; il sepolcro compare anche in un appunto
manoscritto di R. Lanciani; TOMASSETTI 1975², pp. 343-345; Per altra
bibliografia cfr. DE ROSSI 1981, p. 101, n. 32.
305
TOMASSETTI 1975², p. 344, dice che doveva essere alto in totale 8 metri, ma è più
probabile un’altezza maggiore come propone VON HESBERG, p. 156, che lo dice
costituito da tre piani e ne ipotizza un’altezza di circa 17 metri.
306
G. GIOVANNONI, Tomba romana presso Nettuno, in Roma, rivista di studi e di vita
romana, XXI, Roma, sett.-dic. 1943, pp. 378-379. Lo studioso riferisce che il
monumento era noto anche con il nome di Tor Ricotta e che, ritornatovi dopo 7 anni
per effettuarne un rilievo, lo trovò in cattivo stato di conservazione, privo della parte
superiore ormai crollata e utilizzato come stalla per i maiali.
307
G. A. MANSUELLI s.v. Monumento funerario, in EAA, V, Roma 1963, pp. 181-
201; VON HESBERG 1992, p. 144 s.; TOYNBEE 1993, pp. 99-107
308
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 126, n. 589.
309
NIBBY 1849, II, p. 409, lo aveva definito «una specie di tempietto rotondo,
esternamente decorato di mezze colonne»; GIOVANNONI 1943, p. 378, chiama
“lanterna” la parte superiore, per la somiglianza con la cosiddetta «lanterna di
Lisicrate» ad Atene; DE ROSSI 1981, p. 102.
310
GIOVANNONI 1943, propone un elemento a cuspide come nella tomba di
Aefionus Rufus a Sarsina, ma non esclude la possibilità di un coronamento di forma
conica, come, ad esempio, nella tomba dei Giulii a St.-Remy; NIBBY 1849, II, p.
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314
ADAM 1990, p. 152, fig. 331.
315
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 125.
316
VON HESBERG 1992, p. 149, afferma che di solito i proprietari di questo tipo di
tombe a edicola a più piani erano senatori o cavalieri.
317
CIL X, 6659.
318
BRANDIZZI-VITTUCCI 2000, p. 126.
319
Lo attestano i numerosi esempi presenti nelle necropoli delle città italiche, collocati
lungo le strade suburbane. MANSUELLI 1963, p. 187; VON HESBERG-ZANKER
1987, pp. 155-182, riporta l’esempio di Sarsina; VON HESBERG 1992, p. 144;
TOYNBEE 1993, pp. 101-103.
320
Tra questi il celebre Mausoleo di Alicarnasso.
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321
MANSUELLI 1963, pp. 187-188; VON HESBERG 1992, p. 144.
322
Le statue-ritratto del proprietario compaiono però nella decorazione solo in un
secondo momento. VON HESBERG 1992, c. s..
323
Ne è un esempio la cosiddetta Tomba delle Ghirlande a Pompei, di età sillana,
costituita da uno zoccolo sul cui lato anteriore era alloggiata l’iscrizione, e da
un’edicola, in cui era collocata la statua del defunto. VON HESBERG 1992, p. 146
e p. 149, fig. 72; TOYNBEE 1993, p. 102.
324
Come si riscontra nelle tombe di età augustea della necropoli di Porta Nocera a
Pompei, molto simili alla Tomba delle Ghirlande, ma caratterizzati da una struttura
ridotta a semplice facciata. VON HESBERG 1992., p. 147 e p. 150, fig. 73;
TOYNBEE 1993, p. 103
325
Come nella tomba di Aefonius Rufus a Sarsina. VON HESBERG-ZANKER 1987,
pp. 155-187; VON HESBERG 1992, p. 151 e p. 152, fig. 174
326
Il basamento poteva presentare gli angoli decorati da semicolonne e lesene oppure da
pilastri, con, in alcuni casi, una porta al centro del lato anteriore. VON HESBERG
1992, p. 151.
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VON HESBERG 1992, p. 159
328
MANSUELLI 1963, p. 188; TOYNBEE 1993, pp. 106-107
329
Il piano inferiore costituito dal basamento a gradini, quello superiore dall’edicola,
spesso poggiante su una specie di podio. VON HESBERG 1992, p. 159.
330
Queste terminazioni piramidali in alcuni casi sono decorate con sfingi agli angoli
inferiori e capitelli alla sommità, come a Sarsina. VON HESBERG 1992, p. 159.
331
Comunque, anche se poco numerosi, non mancano esempi databili al II sec. d.C., in
cui viene ripresa la forma a baldacchino, come ad esempio nella « tomba Barberini »
a Roma, sulla via Latina. VON HESBERG 1992, p. 172.
332
In questi sepolcri il ritratto del proprietario non costituisce più l’elemento dominante
e si diffondono nuovi valori e nuove forme, come è possibile vedere, ad esempio,
nei cosiddetti monumenti funerari a pilastro della Germania. VON HESBERG 1992,
p. 171 e pp. 180-182, figg. 97, 98.
333
Il monoptero poteva presentare gli intercolunni aperti sul davanti e chiusi sul lato
posteriore, oppure poteva avere un solo intercolunnio aperto sul lato anteriore, o
ancora gli intercolunni potevano presentarsi chiusi su tutti i lati; molto rara invece
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Premessa
Numerosi sono i reperti oggi disseminati nel territorio di
Nettuno. Ritrovati in modo fortuito, alcuni sono oggi
conservati nell’Antiquarium comunale, altri si presentano
riutilizzati all’interno del borgo medioevale, altri ancora sono
invece collocati in giardini privati.
A proposito del borgo, interessante è il reimpiego di alcuni
di questi materiali, soprattutto fusti di colonna, riscontrabile in
edifici, piazze e vie del centro storico. Lo stesso vale per le
mura di alcuni palazzi, anche di età medievale, in cui si nota la
presenza di piccoli frammenti di mosaico, elementi
architettonici e iscrizioni.
Dei fusti di colonna, oggi visibili, ci fornisce un elenco
Lanciani337: «Finalmente nel solo caseggiato di Nettuno ho
noverato 49 fusti di antiche colonne impiegati ad usi diversi,
fra i quali 19 di granito bigio, 1 di granito orientale, 13 di bigio
lumachellato, 6 di cipollino, 9 di marmo lunense ed 1 di
bell’africano in Piazza Segneri di m. 0,60 di diametro».
I reperti attualmente visibili nella città di Nettuno, sono,
per la prima volta, raccolti e analizzati all’interno del catalogo
da me presentato, organizzato per tipologia e suddiviso, al suo
interno, in base all’attuale luogo di conservazione.
Inoltre, allo scopo di documentare lo stato di
conservazione dei reperti analizzati, il catalogo è corredato da
tavole fotografiche. Ad esse seguono alcune tavole
337
LANCIANI in Bollettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica, Roma
1870, pp. 14-18. Parte dei fusti menzionati dallo studioso è oggi andata perduta.
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Cfr cat. nn. 13, 45, 48, 49, 50, 51.
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