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Francesco Prandel

L’autoconsistenza
come condizione fondamentale

Abstract: A system is fundamental if it is not founded on other systems, that is, if it does not
presuppose any other system. This requires that it is irreducible to subsystems, and independent
of others systems. The first request is satisfied if the system is minimal (i.e. if it does not allow
sub-systems), the second if the system is self-consistent (i.e. if it is self-determined). According to the
general theory of systems, the minimal system consists of two parts between which there is a rela-
tionship. This system is self-consistent if each part is determined by its relationship with the other.
Representing the parts through functions, and their relationship through an operator, the condition
of self-consistency of the minimal system is expressed by an equation formally identical to the
equation of Dirac in the absence of potential. This suggests interpreting this equation as a condition
of self-consistency of the physical systems it describes.
Key words: Fundamental system, Self-consistency, Dirac equation.

Riassunto: Un sistema è fondamentale se non è a sua volta fondato su sistemi altri, cioè se non ne
presuppone alcuno. Ciò richiede che sia irriducibile a sotto sistemi, e che sia indipendente da altri
sistemi. La prima richiesta è soddisfatta se il sistema è minimale (cioè se non ammette sotto sistemi),
la seconda se il sistema è autoconsistente (cioè se si autodetermina). Secondo la teoria generale dei
sistemi, il sistema minimale è costituito da due parti tra le quali sussiste una relazione. Questo siste-
ma è autoconsistente se ciascuna parte è determinata dalla sua relazione con l’altra. Rappresentando
le parti tramite funzioni, e la loro relazione tramite un operatore, la condizione di autoconsistenza
del sistema minimale risulta espressa da un’equazione formalmente identica all’equazione di Dirac
in assenza di potenziali. Ciò suggerisce di interpretare questa equazione come condizione di auto-
consistenza dei sistemi fisici che descrive.
Parole chiave: Sistema fondamentale, Autoconsistenza, Equazione di Dirac.

Francesco Prandel, franz.prandel@gmail.com


24 Atti della Accademia Roveretana degli Agiati, a. 269, 2019, ser. X, vol. I, B

Introduzione

Secondo S. Weinberg1 “when an equativo is as succesfull as Dirac’s, it is


never simply a mistake. It may not be valid for the reason supposed by its
author, it may break down in new contexts, and it may not even mean what
its author thought in meant. We must continually be open to reinterpreta-
tions of these equations. But the great equations of modern physics are a
permanent part of scientific knowledge, wich may out last even the beautiful
cathedrals of earlier ages”.
Il presente lavoro propone di interpretare l’equazione di Dirac2 in assen-
za di potenziali come condizione di autoconsistenza (qui intesa nel senso di
autodeterminazione) dei sistemi che descrive. La proposta interpretativa non
prende le mosse dall’equazione di Dirac per chiarire in che senso i sistemi
che descrive possano ritenersi autoconsistenti, ma procede in senso opposto:
parte dalla constatazione che un sistema fondamentale è necessariamente un
sistema autoconsistente minimale, e formalizza questa richiesta in maniera da
mostrare che tale sistema è regolato da un’equazione formalmente identica a
quella di Dirac in assenza di potenziali.
Secondo la teoria generale dei sistemi,3 un sistema è costituito da due o più
parti tra le quali sussistono delle relazioni. Questa definizione sembra massi-
mamente generale in quanto pare applicabile a qualsiasi sistema conosciuto.
Risulta concettualmente economica e dunque poco pregiudizievole, perlomeno
in quanto ogni concetto configura in un certo senso un pregiudizio. In parti-
colare, definisce il sistema senza per questo presupporre i concetti di spazio e
di tempo. Inoltre, risulta immediatamente operativa perché non si limita a de-
notare il sistema, cioè a porlo come complemento dell’ambiente all’universo,
ma lo connota specificandone gli aspetti strutturali. Ancora, non presuppone
osservatori ai quali far corrispondere le possibili partizioni dell’universo che
individuano un determinato sistema a fronte del suo ambiente. Infine, con-
sente di definire un sistema minimale senza dover presupporre un limite infe-
riore alla possibilità di tali partizioni. Per queste ragioni, nel presente lavoro
la adottiamo come definizione di sistema.
Un sistema può considerarsi fondamentale se non richiede a sua volta un
fondamento, cioè se non presuppone sistemi altri (ma ne costituisce, semmai,

1 Weinberg S., cit. in Dapor M., 2011 - Relatività e meccanica quantistica relativistica, Carocci,

Roma.
2 Dirac P.A.M., 1928, The Quantum Theory of the Electron, Proc. Roy. Soc. London A, 117:610.
3 Von Bertalanffy L., 2004 Teoria generale dei sistemi, Mondadori, Milano.
L’autoconsistenza come condizione fondamentale 25

il presupposto). Ne consegue che deve risultare irriducibile a sotto sistemi e


indipendente da altri sistemi. La prima richiesta è soddisfatta se il sistema è
minimale, cioè se non ammette sottosistemi, la seconda è soddisfatta se il si-
stema è autoconsistente, cioè se si autodetermina. Sulla base della definizione
di sistema sopra discussa, il sistema minimale è costituito da due parti tra le
quali sussiste una relazione. Tale sistema è autoconsistente se ciascuna sua
parte è determinata dalla propria relazione con l’altra. Solo in questo caso,
infatti, il sistema non necessita di alcuna determinazione da parte di sistemi
altri, e dunque è da essi indipendente. L’esposizione che segue si propone di
formalizzare questa richiesta, che chiameremo condizione di autoconsistenza
del sistema minimale.

Esposizione

Indichiamo con y il sistema minimale, con x e y le sue parti e con M la loro


relazione. Diremo che y è autoconsistente se x è determinata dalla sua relazio-
ne M con y, e se y è determinata dalla sua relazione M con x. La relazione M
va dunque intesa come una trasformazione reversibile, e le parti x e y come le
forme che M tras-forma l’una nell’altra.

M
⎯⎯→
ψ: x y (1)
←⎯⎯
M (1)

⎧MRappresentando
x =⎯y⎯→M la trasformazione M per mezzo di un operatore, e le forme

⎨e:y tramite
x x funzioni,
y l’autoconsistenza del sistema minimale y è espressa dal (2)
(1)
⎩My =←
seguente ⎯⎯
sistema
M di equazioni.
M
⎯⎯→
ψ: x y (1)
⎧Mx(x=+←y⎯⎯
yM) = +(x + y )
⎨ (2)
(3)
⎩My(x=−xy ) = −(x − y ) (2)
⎧Mx = y
⎨ Se l’operatore M è lineare, sommando e sottraendo membro a membro le (2)
My(x=+xy )del
⎩⎧M
equazioni (x + y ) (2) otteniamo il seguente.
= +sistema
⎨ ψ = mψ
M (3)
⎩M (x − y ) = −(x − y )
⎧M (x + y ) = +(x + y )
⎨ (3)
1 y )0= ⎤−(x − y )
⎩MM=(x⎡− ⎡1⎤ ⎡0⎤ (3)
Mψ =⎢0mψ− 1⎥ ψ+ = ⎢ ⎥ ψ− = ⎢ ⎥
⎣ ⎦ ⎣0 ⎦ ⎣− 1⎦

Mψ = mψ
⎡1 0 ⎤ ⎡1⎤ ⎡0⎤
M=⎢ ⎥ ψ+ = ⎢ ⎥ ψ− = ⎢ ⎥
⎣0 − 1⎦1 0 ⎣0 ⎦ 1 ⎣− 1⎦ 0
ψ: x y (1)
←⎯⎯
M

M M M
⎯⎯→ ⎯⎯→ ⎯⎯→
ψ: x ψ : yxψ x
⎧: x
M = y y (1) (1) (1)
←⎯⎯ ⎨←⎯⎯ ←⎯⎯ (2)
M
⎩MMy = x M
26 Atti della Accademia Roveretana degli Agiati, a. 269, 2019, ser. X, vol. I, B

⎧Mx = y ⎧Mx =⎧⎯ y⎯→


M Mx =
⎯⎯→ M y M
⎯⎯→
⎨ ψ⎨:ψ :x ψ ⎨⎧xM : (xx+y y y) = +y(x + y ) (2) (2)(1) (2)
(1) (1)
⎩ M y = x ⎩ M y = ⎩⎨⎯⎯
← x
M ← y ⎯⎯ = ←x⎯⎯ (3)
MLeMequazioni
⎩M M
(x − yMMM) = −(xdel − ysistema
) (3) sono sintetizzate dalla seguente, in cui abbia-
mo
⎯⎯→ posto ⎯⎯⎯→⎯→ y=x±y e m=±1 per mettere in evidenza le autofunzioni dell’opera-
ψ : xψ ψ :: M xx ye i relativi yy (1) (1)
(1)
=⎧xM
⎧M (x + y⎧)⎧MM x(xxtore
+(= ← +yMxy(y)x)==+←
⎧⎧+y=
M
⎯⎯
M ←
+ (MxM) =+ +y()x +autovalori.
y⎯⎯
y⎯⎯ y)
⎨ ⎨⎨ ⎨ ⎨⎨ (3) (3)(2) (3)
(2) (2)
⎩M (x − y⎩)⎩M=
M⎩yM x(yx⎩⎩−
−(= M Myψyxy()x)==−m
xM
=
− −xy(ψx) = −− y ()x − y ) (4)
⎧Mx = ⎧⎧yM Mxx == yy
⎨ ⎨⎨ In prima istanza identifichiamo l’operatore M con la matrice 2×2 diago- (2) (2)
(2)
My(M = xMM yy =
= x
x
⎩⎧M ⎧ x +(⎧xM
⎩⎩ y+) (=yx)+=(xy+)+(=xy+) (yx)+ y )
Mψ = mψ ⎨M⎨ψ =nale Mmψ =nei
⎨M ⎡1mψ 0 ⎤autovalori m=±1, +e le⎡sue
suoi 1⎤ autofunzioni ortonormali − ⎡ 0y⎤± con le (4)(3) (3) (4)
(3)
⎩M⎩(M x −(colonne
⎩xyM−) (=yx⎢)−−=(xydella
= −)−(=xy⎥−)stessa
(yx)− ymatrice.
) ψ = ⎢0 ⎥ ψ = ⎢− 1⎥
⎣0 − 1⎦ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦
⎧M (x +⎧⎧M yM)((=xx ++(yxy))+==y++)((xx ++ yy))
⎨0 ⎨⎨ 0 1 0 (3) (3)
(3)
⎡1 ⎩M ⎤x ⎡−⎩1⎩M
( yM)((=xx⎡−− ⎤(yxy))−==y⎤−−)((xx+ −− yy⎡)1) ⎤ + ⎡1+⎤ ⎡1⎤ ⎡ 0 ⎤ − ⎡ 0− ⎤ ⎡ 0 ⎤
M = ⎢ MMψM ⎥==ψ⎢m M
M=ψψ m=ψ =⎢ ⎥mψ ⎥ ψ = ⎢0⎥ ψ = ⎢ψ0⎥ = ⎢0⎥

ψ = ⎢ ⎥ψ = ⎢ψ ⎥= ⎢ ⎥ (5) (5)(
(4)
⎣0 − 1⎦ ⎣0 −⎣10⎦ − 1⎦ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦ ⎣− 1⎦ ⎣− 1⎦ ⎣− 1⎦ (5)
d ⎡1 0 ⎤ 1 ⎡1⎤ 1 ⎡0⎤
M± = ± ψ + ±= exp(iθ) ψ− = ⎥ exp(− iθ)
Mψ = m M Mψψ ψLe == m mψ ψ
autofunzioni
id θ ⎢ 0 − 1 ⎥particolari y (5)2πnon ⎢ 0 ⎥possono essere scomposte 2 π
⎢in
− 1 due (4)
⎡1 ⎡1 0 ⎡⎤10 ⎤ 0 ⎤ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦
+ + ⎡1 ⎤⎡+1 ⎤ ⎡1 ⎤ ⎡ 0⎡−⎤0 ⎤⎡ 0 ⎤
MM = ⎢=funzioni
M ⎢ = ⎢⎥ ⎥distinte ⎥ x e y aψ valori
ψ= ⎢reali
=ψ⎥⎢ che =⎥ ⎢ soddisfano
⎥ il sistema
ψ − ψ=− ⎢(2).
=ψ⎢⎥Generalizziamo
= ⎥⎢ ⎥ (5)(
0 ⎣0− 1⎣⎦−01le − 1⎦ ± ⎣0 ⎦ 0 0 − 1⎦− 1⎦⎣− 1⎦comples-
d ⎡1⎣ dunque 0±d⎤ ⎡1⎦dautofunzioni0⎡1⎤ + 0 ⎤ 1 y⎡+1⎤(5) sostituendo
1⎣+ ⎦ ⎡⎣1⎤1⎦ ⎡1l’unità⎤ − reale
1 ⎡−con0 ⎣⎤ i 1⎣numeri ⎡ 01⎤ ⎡ 0 ⎤
M ± = ± M ⎢± ⎡=1si M± unimodulari
0 = 11
⎢± 00 ⎢ ψ
⎥ =
exp(±iq),
⎥ ψ e = exp

l’operatore(i=θ⎢) 1
1⎥ exp
M ⎢ (iψ
(5)
⎥θ )
exp=( i θ )
considerandoψ = ψ0exp

che =(l’esponenziale
−⎢⎡⎡i0θ0)⎥⎤⎤exp (− expiθ) (−(6)iθ ) (6)
Mθ=⎣0⎢ M
id M −id ⎥ ⎡⎡⎤ ⎤⎤
1==⎦θ ⎣0idθ−⎣10⎦ − 1⎦ 2ψπ +⎣0=⎦ ψ ⎢ ⎥ ⎡
ψ
⎤+2 ⎡⎡
+ π 0 2π 0
== ⎣ ⎦


⎣ ⎦

2ψπ−⎣− =
⎡⎥
1⎦ψ ψ −2⎤
− π −2
== ⎣ 1⎦π ⎢⎣− 1⎥⎦ (5)
complesso ⎢⎢⎥ è ⎥autofunzione
⎥ dell’operatore
⎢0⎥ ⎢⎢00⎥⎥ differenziale id/dq⎢con ⎥autovalori
⎢⎢ ⎥⎥ reali.
⎣0 − 1⎣⎣⎦00 ±−−11⎦⎦ ⎣ ⎦ ± ⎣⎣ ⎦⎦ ⎣− 1⎦ ⎣⎣−−11⎦⎦
u u 1
⎡ ⎤ ⎡0⎤
x± = cos θ y± = i sin θ u+ = ⎢ ⎥ u− = ⎢ ⎥
d d⎡1 2⎡1π d0 ⎡⎤10 ⎤ 0 ⎤ 12π1⎡1⎤⎡1⎤ ⎡1⎤ 01 1⎡ 0⎡1⎤0 ⎤⎡ 0⎣−⎤1⎦
M ±M=± ±M = ±± =⎢ ± ⎢ ⎢⎥ ⎥ ⎥ ψ + ψ=+ =ψ + =⎢ ⎥⎢exp ⎥ exp
⎢ iθ) (iθ)ψ − ψ=−⎣ =ψ⎦ − =⎢ ⎢⎥ exp
(iθ⎥)(exp ⎥⎢exp(−⎥i(θexp−)iθ()− iθ) (6)(
idθid⎣0θ ⎣id 0−θ1⎣⎦−01⎦ − 1⎦ 2π 2⎣π0⎦⎣20π⎦ ⎣0⎦ 2π 2⎣π− 1⎣2⎦−π1⎦⎣− 1⎦
u± ± u±± u±± u± ± u ±
u± ⎡1⎤ ⎡1⎤ ⎡⎡01⎤⎤ ⎡ 0− ⎤ ⎡ 0 ⎤
x± = xcos = θ x d = ⎡ 1
cosy d
θd0
= i
cos
⎡⎡
⎤11 θ y 0
0sin
⎤⎤= i
θ y ±
= i
sin 1+θ+ ⎡sin1u⎤11+θ =⎡⎡⎢11⎤⎤⎥ u + =u⎢u− +⎥−==⎢⎢ ⎥1⎥u−−− ⎡=0⎢u 11⎤ ⎥= ⎡⎡ 00 ⎤⎤(6) ⎥) ((−−(7) (7)
2M
±
π = ±M
±±
M2π==⎢ ±±2π ⎢⎢⎥ 2π ⎥⎥ ψ 2π +
= ψ ψ2π==⎢ ⎥ exp⎢⎢(⎣i0θ⎥⎥⎦)exp exp((iiθθ))⎣ψ
0⎦ =⎣⎣−0ψ 1ψ⎦⎦ ==⎢ ⎣⎥−exp 1⎦⎢⎢ (⎢⎣−−⎥⎥i1exp
θexp
⎦ iiθθ)) (6)
idθ ⎣0 id id−θθ1⎣⎣⎦00 −−11⎦⎦ 2π ⎣0⎦ 22ππ ⎣⎣00⎦⎦ 2π ⎣− 12⎦2ππ ⎣⎣−−11⎦⎦
L’operatore id/dq trasforma l’una nell’altra la parte reale e la parte imma-
ginaria ⎧ ∂ ⎡1 0 ⎤ complesso. ∂ ⎡ ±0 1⎤Ciò ⎫ permette
M± ±= ±dell’esponenziale
±
±±± cu ± u mc 2
= diEscomporre2
− c 2 p 2 =lemc autofun-
2
cosh 2 ω − c 2 sinh 2 ω
± ± u u u u + + ⎡1 ⎤⎡+1 ⎤ ⎡1 ⎤ − − ⎡ 0⎡ −⎤0 ⎤⎡ 0 ⎤
±
± ⎨ ⎢ ⎥ ⎢ ±⎬ ±

zioni
x x= =x =coscos
± y θ θe
(6) t
nelle 0 seguenti
⎩cos ⎣θy y= i =⎦yi =sin
∂ ± ±
− 1 ∂ x
funzioni
i sin 1
⎣θ θsin ⎦θ⎭
− 0x e y . u u= ⎢=u⎥⎢ =⎥ ⎢ u⎥ u= ⎢=u⎢⎥ = ⎥⎢ ⎥ (7)(
2π 2π 2π 2π 2π 2π ⎣0⎦⎣0⎦ ⎣0⎦ ⎣− 1⎣⎦− 1⎦⎣− 1⎦
2
⎧± ∂± ⎡1u ±±±± 0⎧ ⎤∂uu±⎡±1⎧∂∂ 0⎡⎡10⎤± 01⎤∂⎤⎫u±⎡±± 0 ∂ u 1⎡u⎤±0±2⎫ 1⎤ ⎫2 2 2 + 22 2 ⎡1⎤++2⎡2mc 2 2⎡⎡1 1⎤⎤+ E⎤
2− 22 2⎡ 0−−⎤ ⎡2⎡ 002⎤⎤ 22
M ± = ± xM⎨ ⎢ = = x
Mx
± =cos
== ± ±
θ c cos
cos
⎨ ⎥ u⎢+ ⎨ ⎢⎢ ⎥ Et ⎥±⎥⎬pxθθ y ± = c i yy±⎢ c== ii
sinmc ⎢ θ⎥ sin
=sin
⎬ ⎥⎬ E
θ
θmc − c= mc
u p E = == −mc
uu c E ⎢=p
= −cosh c=u mc
p=ω ⎥= c⎥2==2sinh
mc
−uucosh ω −⎥⎥ωc ωsinh
cosh − c2 ω sinh(7)
2
ω
e ⎩ ∂t ⎣02ψπe+−⎩=1∂⎦t22⎣eππ0⎩∂∂exp t ⎣⎣1−0⎛⎦1 −01∂⎦⎦x⎭2⎣−π1⎞∂x 0⎣2−
x− 2⎦ π1
π 0 ⎦
⎢ 0 ⎥ ⎣ ⎢



⎣ 00 ⎥


cp
⎦ ⎦ ⎢ − 1 ⎢




cosh
−− 11
(7)
⎦⎦
( ω 2 ) ⎤
⎜e ⎭ ⎭ u = ⎣ ⎦ ⎣ ⎦
+
⎟ =⎢ ⎥
2π ⎝ ⎠ 2 2
2mc 2 (2mc 2 + E ) ⎣− c sinh (ω 2)⎦
⎡mc + E ⎤⎡mc +⎡mc E⎤ + E⎤
Le y1±+ (6)
+⎧ ∂⎧⎡∂ ⎧1∂0risultano 10 ⎤ 0∂ ⎤⎡∂definite 0⎡ 0∂1⎡⎤ ⎫01a⎤meno ⎫ 1⎤⎢⎫ di un fattore ⎥2⎢2 2 2⎡di ⎢ 22fase ⎥ 2 2exp(±ij), ⎥ ⎤ 2 22per2 cui22 2 2 2 2 2
uM M
+ ± ±
+= ⎛ ±M
= u+Et
sono± ±
= ±

upx⎛ ⎨⎞ Et ±
±autofunzioni ⎡⎤
⎛±px Et
c ± ⎞c±⎥⎢±
anche pxc⎞dell’operatore
+ ⎬ ⎬ mc ⎣ 2−
+mc = cpmc
2
= +E⎦
differenziale ⎣ E=− −c− cpE ⎣c
p ⎡cosh
id/dj. −p⎦=cp
− ccp mc
=(pQuesto
ωmc2 2 ⎡)cosh
⎦ ⎥= cosh ⎤ (⎡ωcosh
mccosh 2−ω
ωcosh )c(−ωsinh ⎤cω2)−sinh cω ⎤sinh
ω ω
+
ψ = ψexp =⎜ψ ⎨
ee =e∂exp t
⎨⎢ 0e⎜ e⎟0exp
t ⎢ t1 ⎢⎥ ⎜0e1 −∂Et
⎥ ⎟1x ∂±−x px1⎢ ⎢⎥ ⎥ ⎥ ⎬
⎟−∂x1u0 −0=1 0 u 2 = u2 = 2 =⎢−⎢2mc 2 =
E ⎢ =⎥richiede
⎢ c sinh ( ⎥ 2 ) ⎥
2π ⎝di 2 ⎩
π ⎩⎣u

2

−generalizzare
⎝π ⎣



∂ ⎣⎦−
⎝ ⎛ ⎦
ulteriormente
⎠ ⎦ ⎣ ⎣ ⎠ ⎞ ⎣⎦ ⎭ ⎦ ⎭
l’operatore ⎦ ⎭
2mc (mcu2mc M (6). +=E )(2mc A tal⎣ −
fine
mc⎣ +(mc 2 c è −
sinh 2 (⎦
ω
necessario
E ) + ⎣E ) = − 2 c) sinh ⎡ − (cω
para-sinh 2 )ω ( ω 2 )

ψ = exp⎜ − e ⎟
− ⎦ ⎣⎢ ⎦ ⎦
±±⎧ ∂ ⎡1
metrizzare ⎡⎡⎤1⎝1 00∂⎤⎤angolari
2π⎧⎧le∂∂0variabili ⎡ 0 ∂∂⎠1⎡⎡⎤ ⎫0q0 e j, 11⎤⎤⎫in
⎫ 2modo 2da poter
2 22mc 2 222 esprimere
2
2mc
( 2
+ E gli
) autova-
⎣ − cosh ( ω 22)2⎥⎦2
±
M = ±M M ⎨== ±±⎢ ⎨⎨ ⎢⎢⎥ ± c ⎥⎥⎢±± cc ⎢⎢⎥ ⎬ ⎥⎡⎥mc = mc
cp mc
⎬⎬Fattorizziamo E⎡⎡mc 2 2
⎤==⎡mc
− ccp+⎡EE⎡pEmc+⎤−−E ⎤cc⎤+
=cp 22
mc pplaE ⎤⎤==cosh
22
mcmc ω 222
cosh
cosh
−nel 2
c sinh2
ω ω−−cc ωsinh sinh22 ω
ω
lori
e+ ⎩m=±1
∂+ t ⎣0ee+ ⎩⎩tramite
∂tt1⎣⎣⎦00 −
∂− i−∂relativi
11x⎦⎦⎣− 1∂∂parametri.
xx0⎣⎣⎦−− 1
1 00⎦ ⎦ ⎢ ⎢ dunque
⎢ ⎥ ⎥ ⎥variabile q
⎭ ⎭⎭
u − +ψ uu−+−uEt ±u
+ parametro
−= ⎛= =exp
u⎛−⎛px⎛Et
exp e−⎜E/h ⎞e ⎡-Et
exp
Et
± 1⎛⎛⎜epx ±Et0⎞⎟px
px
e±nella ±pxpx⎞⎟ ⎞ − t – dove
Et⎤±⎞⎞⎟variabile
⎢−+ mc
⎣uu −u= con
+ −
2 - ⎢ ⎥ − cp
h−+⎣E
umc ⎣mc−⎢⎣2 ⎣−−
⎣indichiamo
−2⎦
cp⎡mcc⎦E−sinh⎥cp
⎦⎦in−=(questo
2
Eω⎦⎡⎥⎦=cosh cosh
⎡2c)⎡sinh⎤=lavoro c(ω
(ω⎡⎡(cosh 2ω )22)il()ω(⎤⎤ω2⎤2) ) ⎤⎤
sinh
(8)
(22ω))⎥⎦⎥⎦(2ω()ω⎥⎦(8)
ψ − = ψψexp ψ e exp ⎜ ∂exp
e e u =u =
=⎜ ψ−
M =± ±=
⎜ ⎟ ⎜ − ⎟ ⎟ = = = = E = = ⎢ ⎢ = ⎢ ⎥
⎢E−2c⎣))−⎥ c ⎣⎢sinh
sinh −(ωc sinh 22)⎥⎦)⎦
2 2 2 0 2⎢ 2 222
2π ⎝ 22ππ2π 2⎝2⎝eππ∂⎝⎠t ⎢⎣0⎝⎝ −⎠1⎥⎦⎠⎠ ⎠ ⎠ 2mc 2 (mc222mc ⎡mc+mc
2mc E2()mc
(22mc
+mc mc
Emc
(⎡⎡mc
mc ⎤−2+((E
⎣2+ mc
cosh
mc +E E22E)(⎤+
++) )E ⎣−
+⎤ω ⎣E ) cosh⎦ ⎣−(ωcosh
⎢ ⎢⎢ ⎥ ⎥⎥
u +++ uu⎛++ Et ±⎛⎛pxEt Et⎞ ±± px px ⎞⎞ ++⎣ −cp cp⎣⎣ ⎦−− cp cp ⎦⎦⎡cosh (ω ⎡⎡cosh 2) ((ω
cosh ω⎤ 22)) ⎤⎤
+
ψ = ψ ψ ==exp⎜ e exp exp⎜⎜ee ⎟ ⎟⎟ u = uu⎡ ==
+
⎡ ⎡ cp cp ⎤
⎤ = ⎢⎤ == ⎢⎢ ⎥⎥
1 0 1 0 1 0 ⎥
∂ ⎡ 2−π± −⎤∂ ⎡2⎝2−ππ∂ ⎡ ⎤⎝⎝ ⎠ ⎤ −E)c) sinh −−(ω
)2⎤2)(⎦)ω((⎤ωω2)22)⎤)⎦⎦
ccsinh
(2ωsinh
2 22mc 2 2 2 2 2
⎠⎠
⎞px±⎞ px ⎞mc = E 0 mc
2 2 2E⎢mc 2 ⎢ ( mc
=− 2E ⎢mc +−(⎥(E mcmc − E+⎣⎡⎥⎦E
2)⎥ + ⎣(⎣⎡ω
M ± = ± M− ±⎢−= u M± −u =⎥ ±u ⎛ ⎛ Et ⎛± Etpx±Et − − =mc ⎣−− 0 ⎣ mc mc ⎣ 0−−2Emc ⎦ E ⎦ ⎡c sinh
c sinh c sinh
eψ∂tψ=⎣0 =ψ−e1=exp ⎢ ⎢ ⎥
t−⎣1e0⎦⎜ − −e 1⎦⎟ ⎟ ⎟
⎣⎜0e− ∂⎜eexp
∂⎦t exp ⎥ u u= =u = = = =⎢ (8)(
21 2 2 2 2 2 ⎢ ⎢ − cosh
− cosh (2ω) 2()ω 2)
(−ωcosh ⎥ ⎥ ⎥
⎡1 0 ⎤ ⎡1⎤ ⎡0⎤
M=⎢ ⎥ ψ+ = ⎢ ⎥ ψ− = ⎢ ⎥ (5)
⎣0 − 1⎦ ⎣0 ⎦ ⎣− 1⎦

L’autoconsistenza
d ⎡1 come
0 ⎤ condizione fondamentale
1 ⎡1⎤ 1 ⎡0⎤ 27
M± = ± ⎢ ⎥ ψ+ = ⎢ ⎥ exp(iθ) ψ− = ⎢ ⎥ exp(− iθ) (6)
idθ ⎣0 − 1⎦ 2 π ⎣0 ⎦ 2π ⎣− 1⎦

reciproco di 2p – e la variabile j nel parametro p/h- e nella variabile x (da non


confondersi con la parte reale x± della funzione y±).
Utilizzando
u± questa notazione
u± l’operatore+ M,⎡1⎤i suoi autovalori
⎡0⎤ m e le sue
x± = cos θ y± = i sin θ u =⎢ ⎥ u− = ⎢ ⎥ (7)
autofunzioni
2π y vengono espressi
2π come segue, dove
0
⎣ ⎦ abbiamo −
⎣ ⎦1indicato con e
l’unità immaginaria circolare (definita dalla relazione e =-1) e con c l’unità
2

immaginaria iperbolica (definita dalla relazione c2=1).

 ⎧ ∂ ⎡11 00 ⎤ ∂ ⎡ 0 1⎤⎫


11
 ⎨ 1
M ± = ± 1 0 ⎥ ± ccc ⎢ 0 0 1⎥⎬ mc 2 = E 2 − c 2 p 2 = mc 2 cosh 2 ω − c 2 sinh 2 ω
 
  eee⎩ ∂ttt ⎢⎣0
00  1⎦ c ∂xxx ⎣−
−1 11 00  
e  t 0  1 x  1 1 0⎦⎭
0
⎡mc 2 + E ⎤
uu+ Et px ⎞ ⎢ ⎥
+  uu exp exp⎛e Et
Et ± px
Et px  ⎣ − cp ⎦ ⎡cosh (ω 2) ⎤

ψ  exp ee
 22π exp⎝e  ⎟⎠
= ⎜ u+ = =⎢ ⎥
22  
   2mc (mc + E ) ⎣− c sinh (ω 2)⎦
2 2

⎡ cp ⎤
u
uu− exp⎛ e Et

Et px 
Et ± px
⎢− mc 2 − E ⎥
u px ⎞ ⎡c sinh (ω 2 ) ⎤ (8)

 exp − eee  (8)(8)


ψ = 2 exp
−
exp⎜ ⎟ u− = ⎣ ⎦
=⎢ (8)
22
2 π ⎝  ⎠

2mc (mc + E ) ⎣− cosh (ω 2 )⎦
2 2 ⎥

(8)
∂ ⎡1 0 ⎤
M =±±
mc 2 = E 0
e ∂t ⎢⎣0 iperbolico
Il carattere − 1⎥⎦ degli autovalori mc2=±1 suggerisce di trattare la cop-
pia ordinata1 di 0parametri 
reali (E,p) come il parametro complesso iperboli-
  11 200(coshw+csinhw)

co
 w=E+cp=mc
  di modulo mc2 e fase w, e la coppia ordi-
  ee tt 00 
 11
nata dievariabili 
t 0  1(t,x)  1
come la variabile complessa iperbolica z=t+x/c=t0(co-
shw+c-1sinhw) di modulo t0 e fase w, ed è dovuto al fatto che la seconda
u 0 dell’operatore
 E 0 tt 0  M è a quadrato negativo. A sua volta queste matrice è
  u
matrice

0  u 00 exp exp ee EE 0 t 00 
0 
222
individuata exp
 dalla  e 0 richiesta
 che anticommuti con la prima, in modo da esclu-
  
0

dere le derivate parziali miste dall’operatore M 2 (come richiesto dal fatto che,
in baseuu 0 alla (4), Esi0 tt 0ha  M y=m y), e dalla richiesta che sia antisimmetrica,
2 2

0 
 u 0 exp
exp 
  ee E
E 0t0 
 (9)
(9)
in00 modo

 220 che l’operatore
exp   e   0 0  M sia hermitiano (come richiesto dagli autovalo- (9)
    caso particolare w=0, che si verifica se E=coshw=1 e
ri reali2mc  2=±1). Nel
p=sinhw=0, le (8) si riducono alle seguenti

 E EE E0 cp 
cp
 E  E 00 cp 
U exp
 E
E
 tt px
px 
U
 
 cp
cp E
E 
EE
 E 0   cosh cosh  222  cc sinh
c sinh
 2 
sinh  22  (10)
γγ   e  E
t px   cp E 00  
  
U exp  ee
U exp U   cosh 2   (10)
γ    22 E
U   E E  
 sinh  22 
cc sinh cosh  (10)
cosh  22  
 
E 00  E E 00 
  
2E E
cosh
E   c sinh  2 
0 0
  

   γ
 
ccγγ i   (13)
ee  γγ 00 tt
  (13)
  cγ ii  
 0
 (13)
e t 
 u2  Et px 


u u +exp   Et  pxe 
exp ⎢ ⎥

+ u  e ⎛  Et ± px ⎞ px 
Et ⎣ − cp ⎦ ⎡cosh (ω 2) ⎤
ψ =2 2exp ⎜ e
 exp  e
 ⎟  u +
= =⎢ ⎥
2π 2 ⎝  ⎠  2mc 2 (mc 2 + E ) ⎣− c sinh (ω 2)⎦
u  pxEt px 
u  exp exp Et  e


 e 
  ⎡ cp ⎤ (8)
2 −2      ⎢− mc 2 − E ⎥
28 − u Atti
⎛ della Et ±Accademia ⎡ I, B 2 ) ⎤
c sinh
px ⎞ Roveretana degli− Agiati,⎣a. 269, 2019,⎦ser. X, vol. (ω
ψ = exp⎜ − e ⎟ u = =⎢ ⎥
2π ⎝ ⎠ 2mc 2 (mc 2 + E ) ⎣− cosh (ω 2 )⎦
 1 0 
  ∂ ⎡11 0 ⎤0 
M± =± e1 ⎢t 00 ⎥ 1
 mc 2 = E 0
  e e∂ t ⎣t00 − 1⎦ 1
e t 0 11 0

  + 
uu t ⎛0 E 0Et 010t⎞0  ⎡1 ⎤
ψ0+ 0=u 0 0 e0 exp ⎜0et0 e ⎟ 
exp u 0+ = ⎢ ⎥
2uexp
E
⎝   E0 t⎠0 

20 eexp
π 0
   e
0 
1⎣ ⎦

0 2 
− 2   
uu ⎛  EE00tt00⎞ ⎡0 ⎤
ψ 0 =   exp
− 0 0
⎜ −ee
exp ⎟ u 0− = ⎢ ⎥
0 u 0 2uπ  ⎝ E0 t 0  E ⎠t  ⎣− 1⎦ (9) (9)
20  e    0 0
exp
0 2 u   exp e E t 

0 
 20 exp  e 0 0 
0 
Le funzioni2 fondamentali
   y0± (9) vengono trasformate nelle loro armoni-
chey (8) u 
0dalle seguenti E t0  ⎡ E + dove
E 0 a=cp/E± cp ⎤ e b=x/ct.
 0et 0 ⎞0 rotazioni iperboliche,
±
u 0+ exp ⎛ E  ⎢ ⎡1 ⎤
+0
ψ±0 = ± 2exp ⎛ ⎜ eαEβt ⎟± px ⎞
+
= ⎢ ⎥E + E0 ⎥⎦ ⎡ cosh (ω 2) ± c sinh (ω 2
⎣ u 0 cp
γ = U exp ± e U = cp ⎣0⎦
±
2π ⎜ ⎝ ⎠ ⎟ E  E0
= ⎢ c sinh ω 2( ) cosh (ω 2)
⎝ ⎠   cp
(
2 E0 E + E 0 ) ⎣
−   E  t px   E  E 0   cosh  2  c sinh  2 
γ − U u
exp
0  e ⎛ E 0 t 0 ⎞ U  ⎡0 ⎤ (10)
ψ0 =  exp⎜ − e  ⎟ −
E ⎢ E⎥0c sinh  cp
2 E 0  E uE0 0= 2   cosh  2  
2π 1E⎦
 E⎣−cp


 E 

t px   0 E cpE 0   cosh  2  c sin
γ+ γ uU0+ exp⎛ E e0 t 0 ⎞  U+ ⎡1 ⎤  cp    cosh(10)
ψψγ0← ⎯→
= U ψexp   E  t px 
exp⎜⎝e e ⎟⎠  uU0 = ⎢ ⎥ 2 E 0  E  E 0 0     c sinh  2 2 
E  E c sin
cosh
2  0⎦E  E 0 cp  
π
Al campo y  risulta dunque  associato il campo2 Eg. La
⎣ E  della
E velocità sinh  2 
 cfase cosh
  E  t px  ⎡ E + E0 cp 0± cpE ⎤ 0E   cosh  2  c sin
circolare del
γ− =2 U0 2 exp
u −
campo
exp⎛ e 0 0 ⎞
E g
t è pari a c=aE/p=x/
 b t. Vale
U− ⎢=  cp
⎡ 0 inoltre
⎤ l’equazione
⎥ 0  ■g=0 (in
  (ω 2) ± c sinh(9)
e E t px u E + E cosh ( 2
1⎤ = ⎢⎣− 1⎥⎦ 2⎡0E⎤0  E  E=0 ⎢ ⎡ 0 ⎤  c sinh  ⎡ 02 ⎤ cosh
ψ ⎛⎜ − α β ⎟ ± ⎞ ⎡ ω
γ ±0 ∂ 0 e 0 ⎤ ⎠  /∂(⎟bt) ). ⎡U
cui /∂t± è sostituito da ∂ 2 2 ± 0 ⎣ 0⎦
= ⎡U12πexp
0 ⎜⎝±
 La  γ ⎝y ècγun
 ⎢ forma  operando,
 ⎠ mentre ⎢0⎥la trasformazione ⎣ ⎢ c sinh
2 E 0 (⎢E ⎥+ E 0g)è un operatore. (ωRi-2)(13)⎢ cosh (ω 2)
0e  10 t 0 i 0 ⎥⎥ 1⎥ 0 ⎥⎥ 0 ⎥⎥
proponiamo
M= ⎢ dunque la definizione ψ =di sistema
+↑ ⎢ ⎥ ψ in termini
+↓
= ⎢ diψparti=(operandi)
−↑ ⎢ ψ e=
−↓ ⎢
⎢0 0 (operatori)
di relazioni − 1 0 ⎥ dalla quale l’esposizione ⎢0 ⎥ ha 0⎥ le mosse.⎢− 1⎥
⎢preso ⎢0⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥⎡⎢ E + E0 ± cp ⎢ ⎥⎤⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎣0± 0 ⎛ 0 αE− βt1±⎦ px ⎞ ⎣0⎦⎣ cp E +⎣E00⎦⎦ ⎡ cosh (ω⎣ 02)⎦ ± c sinh (ω ⎣−21)⎦⎤
γψ ←
±
U exp
=⎯→γ
ψ⎜± e ⎟  U =
±
=⎢ (11) (10)
  ⎝ γ cγ i ⎠  2 E 0 (E + E 0 ) c sinh (ω 2 ) cosh (ω 2) ⎥
  0 ⎣ ⎦
  e  γ 0 t cγ i  

Ciascuna e delle tfunzioni yche compaiono nella (11) è fondamentale per sé
eMarmonica   ∂l’altra.
⎛ per ⎞  1
 γ=⎡1± e0⎜ γ 0γ0∂0 t ± 0cγ⎤ci γ⋅ ∇
±
i ⎟  ⎡1⎤ ⎡0 ⎤ ⎡0⎤ ⎡0⎤
ψ← ⎯→ ψ e⎝ delle (5)
In⎢luogo t ⎥consideriamo
⎠  ora
⎢ ⎥le seguenti, ⎢anch’esse
⎥ compatibili
⎢ ⎥ con ⎢ ⎥ (11)
0 1m=±1
ilMvincolo 0 posto 0 ⎥ dal sistema ⎢0 ⎥ 1 0 0
=⎢ ψ +↑ =(3). ψ +↓ = ⎢ ⎥ ψ −↑ = ⎢ ⎥ ψ −↓ = ⎢ ⎥
⎢0 0 −1 0 ⎥ ⎢0 ⎥ ⎢0 ⎥ ⎢− 1⎥ ⎢0⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎡⎣1⎡0I 000 0⎤0 0 −⎤ 1⎦ ⎡ 0 ⎡1σ⎤i ⎤⎣0⎦ ⎡0 ⎤ ⎣0 ⎦ ⎡0⎤ ⎣0⎦ ⎡0⎤ ⎣− 1⎦
γ 0 =⎢0⎢ γ =
1 − I0⎥ 0 ⎥⎥ i ⎢−+↑σ ⎢⎢00⎥⎥ ⎥
i =⎢11,⎥2,3 ⎢0⎥ ⎢0⎥
M = ⎢ ⎣0 ⎦ ⎣ψ i= ⎦ ψ +↓ = ⎢ ⎥ ψ −↑ = ⎢ ⎥ ψ −↓ = ⎢ ⎥ (12)
⎢0 0 − 1 0 ⎥ ⎢0 ⎥ ⎢0 ⎥ 1 ⎢− 1⎥ ⎢0⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ 1 ⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎣0 0 ⎛ 0 ∂ − 1⎦⎞ ⎣0 ⎦ ⎣0 ⎦ ⎣0⎦ ⎣− 1⎦
M ± = ± ⎜ γ 0 ± cγ i ⋅ ∇ ⎟
e ⎝ ∂t ⎠ (12)
1
⎛ ∂ ⎞
M ± = ± ⎜ γ 0 ± cγ i ⋅ ∇ ⎟ (13)
⎡ Ie ⎝ 0 ∂⎤t ⎠ ⎡ 0 σi ⎤
γ0 = ⎢ γi = ⎢ i = 1,2,3

⎣0 − I ⎦ ⎣− σ i 0 ⎥⎦
E  E0 cp 
c sinh  2  (
γ   cp
ψ←⎯→ ψ  E t px  E  E 0   cosh  2 
γ  U exp  e  U    (1
   2 E  E  E    c sinh  29
2 cosh  2  
L’autoconsistenza come condizione fondamentale 0 0

⎡1 0 0 0⎤ ⎡1⎤ ⎡0 ⎤ ⎡0⎤ ⎡0⎤


⎢0 1 0 0⎥⎥ ⎢ 0 ⎥ ⎢ 1 ⎥ ⎢ ⎥ ⎢0⎥
M= Generalizzando
⎢ l’operatoreψM
+↑
(12)
= ⎢ ⎥comeψabbiamo
+↓
= ⎢ ⎥fattoψper
−↑ ⎢ 0 ⎥ ψM
=l’operatore −↓
=⎢ ⎥ (
⎢0 0 −il1 seguente,
(5) otteniamo 0⎥ ⎢0 ⎥ ⎢0 ⎥ ⎢− 1⎥ ⎢0⎥
⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥
⎣0 0 0 − 1⎦ ⎣0 ⎦ ⎣0 ⎦ ⎣0⎦ ⎣− 1⎦
 
  γ0 cγ i   (1
e t  (13)
⎛ ∂ ⎞
M ± = ± ⎜ γ 0 ± cγ i ⋅ ∇ ⎟ (
e ⎝ ∂matrici
dove le quattro t g di⎠ Dirac sono definite dalla matrice identità I e dalle
tre matrici s di Pauli.

⎡I 0 ⎤ ⎡ 0 σi ⎤
γ0 = ⎢ γi = ⎢ i = 1,2,3 (

⎣0 − I ⎦ ⎣− σ i 0 ⎥⎦ (14)
1
In questo caso l’equazione (4) è formalmente identica a quella di Dirac in
assenza di potenziali.

Conclusione

L’equazione (4) formalizza la richiesta di autoconsistenza del sistema mini-


male y (1). Sembra dunque possibile interpretare l’equazione di Dirac in as-
senza di potenziali come condizione di autoconsistenza dei sistemi fisici liberi
che descrive.
Il campo y, proprio in quanto costituito da due parti x=Rey e y=Imy
ognuna delle quali è determinata dalla sua relazione M con l’altra, risulta sia
irriducibile che autoconsistente. Lo proponiamo dunque come modello di siste-
ma fisico fondamentale. Secondo questo modello, un sistema fisico elementare
non sarebbe tale in quanto privo di struttura, ma in quanto struttura irridu-
cibile. Infatti, la richiesta di autoconsistenza – qui intesa come autodetermina-
zione dell’intero dovuta alla reciproca determinazione delle parti – non consente
di considerare separatamente le sue parti Rey e Imy come parti determinate.
In tal senso sembra possibile intendere l’autoconsistenza come condizione
fondamentale. 2

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