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Una particolare citazione merita la presenza di suor Clemente Fanara che, con 96
anni compiuti è la più anziana delle Serve dei Poveri e costituisce un ideale collegamento
con il beato Giacomo che morì quando questa suora era già nata.
L’uscita dal portico della basilica sul sagrato da parte di Giovanni Paolo II è salutata
dallo sventolare delle migliaia e migliaia di fazzoletti celesti dei cusmaniani e dall’applauso
di circa 50 mila fedeli presenti nella piazza.
Un applauso prolungato e vivissimo sottolinea l‘avvenuta proclamazione e al canto
del «Gloria» vengono scoperti gli arazzi dei nuovi beati.
Dalla loggia centrale della basilica vaticana, il Beato Giacomo viene presentato
all’assemblea e alla Chiesa intera come il sacerdote della «carità senza limiti» che
distribuisce, con le braccia allargate, il pane spezzato. La stola con i simboli eucaristici ed
un’ostia bianca sul petto rappresentano il suo sacerdozio e l’Eucarestia nella loro
consequenziaria concatenazione, obiettivo supremo della spiritualità del Cusmano. Le mani
e l’Opera del Beato vengono illuminate da due fasci di luce che sono irradiati dalle mani di
Gesù Bambino tenuto in grembo dalla Madonna: è evidente riferimento a1 sogno-visione
dell’agosto 1878 che per Padre Giacomo fu di incoraggiamento decisivo nella fondazione ed
un segno dell’approvazione divina. Dalle mani del Beato, la luce riparte a sua volta verso la
Sicilia, delineata in primo piano alle spalle di padre Giacomo e sul mondo intero che si
vede sullo sfondo.
L’arazzo, vera e propria sintesi pittorica della spiritualità del beato Giacomo, opera
del cistercense padre Agostino Caputi, è lo stendardo disteso sull’altura spirituale del
mondo, nel centro della cristianità, per proclamare l’immenso amore di Cristo per i poveri.
Si realizza così il sogno di padre Giacomo. L’annuncio del Boccone dato ai poveri che
hanno fame di pane e di giustizia è il Papa stesso che lo dà, prestando la voce al padre
Giacomo.
La prima lettura, in lingua spagnola, viene proclamata dal diacono Hector Quintana
dei Servi dei Poveri; altri seminaristi e religiosi Servi dei Poveri hanno partecipato al rito
liturgico come ministranti; mentre la novizia californiana, Guadalupe Arroyo Moore che
qualche mese dopo emetterà i voti, ha letto una intenzione in inglese della preghiera dei
fedeli.
All’omelia Giovanni Paolo II si fa ora primo devoto del nuovo Beato nel tesserne le
lodi. Egli è, in questo momento, «l’oracolo di Dio», per usare l’espressione con la quale il
Cusmano definiva il Pontefice. La romanità, intesa come amore ed obbedienza al successore
di Pietro sulla cattedra di Roma, fu una delle caratteristiche di padre Giacomo. Non appena
fondò l’«Associazione del Boccone del Povero», nel 1868, si rivolse a Pio IX per ottenere la
preventiva approvazione. Ricordando, anni più tardi, il suo incontro con il Sommo Pontefice
che lo aveva benedetto assieme alla sua iniziativa apostolica, rivelò: «Da quel punto mi
serenai. Io sono sicuro che l’Opera è volontà di Dio»
Delle lettere spirituali di padre Giacomo, il Papa afferma: «Esse sono documenti di
una sapienza ascetica in cui si accordano fortezza e santità». «Questo magnifico ‘Servo dei
Poveri’ - aggiunge - si spense nell’esercizio di una carità che andava sempre più
divampando sino a toccare vertici eroici». «A soli 54 anni - conclude Giovanni Paolo II - il
beato Giacomo Cusmano consumava il suo olocausto, consegnando amorevolmente la sua
anima a quel Dio, il cui nome è Amore».
Alla comunione, un centinaio di persone ricevono l’Eucaristia dalle mani del Papa;
tra esse sono alcune Serve dei Poveri, e Amici del Boccone del Povero. Un medico
dell’ospedale di Canicattì, il dottore Giuseppe Sandonato, va alla comunione in camice
bianco, volendo, con tale gesto, onorare il beato Giacomo Cusmano che fu medico.
Alla fine della messa, nella cappella di San Sebastiano, Giovanni Paolo II riceve in
udienza privata, il cardinale Pappalardo, mons. Bakole wa Ilunga, il postulatore padre
Teodoro Zamaloa, i1 superiore generale dei Missionari Servi dei Poveri, padre Giuseppe
Giorgio, assieme ai confratelli: Francesco Capillo («decano» della Congregazione ed autore
di una biografia del padre Giacomo), Carmelo Saccone, Salvatore Schembri, Giuseppe
Civiletto e Vincenzo Bertolone.
Per le Suore Serve de Poveri, rendono omaggio al Papa la superiora generale, madre
Laura Gaeta e le consorelle: Maria Virginia Portillo, Maria Loreta Agnello, Edmonda
Scimè, Mara Teresa Falzone, Raffaella Porro, Vincenzina Drogo. Sono anche presenti: il
prof. Giuseppe Cusmano, pronipote del beato; don Vincenzo Gorgone; il presidente
dell’Amministrazione provinciale di Palermo, Di Benedetto; il prof. Armando Lauro il
quale, come medico curante, fu il primo a constatare la guarigione miracolosa, da un
tumore, di suor Riccarda Tutino, avvenuta per intercessione di padre Giacomo a Palermo, la
mattina del 25 luglio 1949.
I presenti esprimono al Pontefice la gratitudine dell’intera Famiglia cusmaniana per
l‘avvenuta elevazione agli onori degli altari del loro Fondatore. D’ora in poi, il 14 marzo,
sarà celebrata la memoria liturgica del nuovo Beato in tutta l’arcidiocesi di Palermo in tutte
le case dei suoi Figli sparse nel mondo.
A mezzogiorno, prima della recita dell’Angelus dalla finestra del suo studio privato,
Giovanni Paolo II invita i 70.000 presenti ad unirsi alla gioia delle Chiese locali d’Italia, di
Spagna e Romania, da cui sono usciti i nuovi Beati e con le loro famiglie religiose: i Servi e
le Serve dei Poveri, i Trinitari e i Cappuccini.
Egli aggiunge poi: «Sono dei belli esempi proposti dalla Chiesa, proprio prima della
festa di Ognissanti, che dobbiamo preparare secondo il cammino di penitenza e di
riconciliazione messo in luce dal Sinodo dei vescovi».
Ai siciliani, il Papa si rivolge con queste espressioni di viva cordialità: «Saluto con
pensiero particolarmente affettuoso i numerosi pellegrini provenienti da Palermo e dalla
Sicilia. La loro esultanza per la glorificazione di un figlio della nobile terra siciliana è oggi
l’esultanza di tutta la Chiesa».