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LETTERE DA MILANO: Gianni Mura risponde ai lettori

Repubblica — 24 febbraio 2001 pagina 9 sezione: MILANO

Loggionisti, bagarini e altri “problemi” I problemi dei loggionisti con la Scala fanno notizia e
scandalo ma non devono distogliere l’ attenzione da altri «problemi»: possibile che un ente lirico
che costa miliardi pubblici metta in cartellone un’ opera come Falstaff per quattro repliche (non
succederebbe nemmeno in una cittadina di provincia dell’ Europa centrale)? E’ possibile che con il
nuovo sistema di biglietteria elettronica dopo qualche minuto del primo giorno di vendita sia già
tutto esaurito? è possibile che con le magniloquenti dichiarazioni su questo nuovo sistema
«democratico», che non consente più di due posti per prenotazione, continuino a stazionare
tranquillamente di fronte alla biglietteria i bagarini con le «mazzette» di biglietti (a tre volte il già
non modico prezzo ufficiale)? e con tutto ciò il signor Fontana si preoccupa di fare identificare un
loggionista dissenziente la sera della prima... mi sembra che siamo lontani non solo da una decente
politica culturale, ma anche da un minimo di civiltà. Mathias Deichmann
È possibile, visto che accade. Quello che sembra a lei, caro Deichmann, sembra anche a me. Nel
2518 ci saranno ancora i bagarini. I lettori, se esisteranno ancora i giornali, protesteranno. I
giornali pubblicheranno le loro proteste. L’ ufficio stampa della Scala puntualizzerà. I bagarini
rideranno. Una decente politica culturale sarà già da tempo sotterrata. Un minimo di civiltà però è
giusto continuare a chiederlo, adesso.
Il Maestro, il tassista e la vergogna
L’ altro giorno stavo passeggiando in centro quando, a metà di via dei Piatti, ho visto un taxi fermo
con le frecce che lampeggiavano. dal portoncino di un palazzo settecentesco è uscito un signore,
accompagnato da sua moglie: erano una bella coppia, dall’ aspetto gentile. in quel momento, alle
mie spalle, è arrivato un altro taxi. dal primo è sceso, trafelato, l’autista, che si è messo a urlare,
sbracciandosi: «Capo, capo...». Evidentemente temeva che il collega potesse soffiargli i clienti.
«Capo, capo...», urlava, sempre più forte. Il signore l’ ha guardato e, senza dire parola, si è avviato
verso il tassista che lo apostrofava in quel modo. Quel signore era Pollini. Il Maestro Maurizio
Pollini. Lo stesso che Rai tre ha mostrato in una trasmissione di rara qualità. Lo stesso che negli
anni Settanta era andato a suonare Beethoven a Genova, in una fabbrica occupata: gli operai lo
avevano accolto mettendosi tutti in giacca e cravatta, accompagnati dalle proprie mogli e fidanzate
con i capelli cotonati e il cappottino con il colletto di martora, chi poteva. Ancora adesso uno degli
operai di Genova, Pollini lo ricorda così: «anche merito suo, se quella volta abbiamo resistito sei
mesi senza stipendio». E quel tassista, invece, lo ha chiamato «Capo». Caro Mura, ti assicuro che
un po’ mi sono vergognato. Franco Zanetti
Belle le sue considerazioni su Pollini, per conto mio fra i più illustri milanesi, ma non capisco la
vergogna. Siamo pratici, Pollini non è una faccia nota. Ci fosse stato al posto suo Emilio Fede il
tassista avrebbe gridato dottore dottore, ci fosse stato Gene Gnocchi avrebbe gridato Gene Gene.
Etimologicamente, Capo non è disdicevole. E credo che il primo a capirlo sia stato Pollini: s’ è
avvicinato al taxi, ci è salito.
Una scuola a rischio amianto
Siamo un gruppo di genitori i cui figli frequentano la scuola di via Bergognone 6, e vorremmo
informare di come il Comune ha a cuore la salute dei nostri bambini. nel cortile della scuola
sopracitata sono presenti dei tubi isolati con l’ amianto che sono stati ricoperti temporaneamente
con un materiale protettivo. Ormai queste coperture si sono deteriorate e non svolgono più il
compito di protezione; la direzione della scuola ha più volte sollecitato all’ ufficio comunale
competente interventi per sostituire questa struttura dannosa alla salute, senza nessun risultato,
costringendo i bambini a non poter accedere al cortile per l’ ora ricreativa. L’ Asl ha già emesso tre
multe per questa mancanza di intervento. Oltre a questo problema sussistono altre due questioni
aperte, la necessità che l’ edificio della scuola venga urgentemente ristrutturato (nonostante varie
promesse dall’ istituzione comunale non è stato ancora avviato alcun tipo di lavoro) e seconda
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questione è il proliferare da più di un anno della pedicolosi nelle aree scolastiche. Nella speranza
che il nostro messaggio possa sensibilizzare il vostro interesse gradiremmo che tramite voi desti
anche quello dell’ amministrazione comunale. Alcuni genitori della scuola di via Borgognone
La speranza è anche mia. Se nemmeno tre multe dell’ Asl hanno smosso la situazione, la speranza
rischia di essere un’ abitudine, come cantava Tenco.
L’ avvilente odissea dei disabili a Milano
Ho letto quanto scritto dal disabile di Milano e, da milanese, mi vergogno per i disagi che questa
città e noi tutti procuriamo a questi sfortunati. Sono testimone diretto delle difficoltà che il lettore
ha così ben descritto nell’ articolo, infatti una volta mi sono avventurato per le vie della città
spingendo la carrozzella di un amico disabile: abbiamo incontrando tanti ostacoli, da farmi desistere
di avventurami con lui anche solo per una semplice passeggiata per le vie cittadine. Che il Comune
multi pure i cittadini che non raccolgono gli escrementi dei propri cani, ma censuri se stesso per la
latitanza mostrata nei confronti dei problemi del disabile. Robyroxy
Parafrasando Sartre, vergognarsi è giusto. Ma non risolve niente. Una quindicina d’ anni fa, a
Trento, c’ era un handicappato aggressivo, chiamato Toni Martello. Nessuna parentela con Carlo
Martello che torna alla guerra. Semplicemente, Toni richiamava l’ attenzione a modo suo,
prendendo a martellate le auto che bloccavano i passaggi per gli handicappati. Mise assieme più
assoluzioni che condanne, e comunque i suoi concittadini presero a fare più attenzione a dove
parcheggiavano. Nel deserto etico che sta via via diventando Milano, il problema non è di colpirne
uno per educarne cento ma di colpirne cento per educarne cento. Non sto invitando a seguire l’
esempio di Toni Martello, di cui ho perso le tracce, ma certe volte mi chiedo se una martellata non
sia più educativa d’ una multa. Se non sia giusto colpire nelle cose chi se ne frega delle persone.
Quell’ ombra oscura sul mondo del calcio
La recente vicenda dei presunti passaporti falsi ha gettato un’ ombra oscura sul nostro massimo
campionato di calcio. Opinioni e commenti di ogni tipo si sprecano. In realtà il dibattito che si è
scatenato è caratterizzato da poca chiarezza e da tentativi più o meno velati soprattutto da parte dei
diretti interessati (calciatori, dirigenti, procuratori) di sminuire la vicenda o quantomeno di
riportarla su binari talmente «sicuri» da garantire una «giusta» soluzione delle cose. In realtà la
soluzione e’ semplice. Partiamo da una differenza: una cosa e’ l’ accertamento dello status
comunitario/extracomunitario di tutti i calciatori stranieri che giocano nel campionato di Serie A,
altra cosa è l’ accertamento di eventuali responsabilità personali di carattere penale. partendo da
questo presupposto è facile sostenere che sia la cosiddetta giustizia sportiva sia la cosiddetta
giustizia ordinaria debbono muoversi contemporaneamente. Nell’ ambito dell’ ordinamento
sportivo si deve procedere alla verifica dello status dei calciatori stranieri attraverso semplicissime
operazioni che richiederebbero un paio di settimane al massimo per il loro espletamento. Ciò
consentirebbe di verificare se ci sono delle situazioni irregolari che, se accertate, andrebbero
sanzionate. In questa fase non occorre capire per esempio chi ha falsificato il passaporto o chi ha
inoltrato agli organi competenti documentazione falsa ecc. ecc. La sussistenza di determinati reati è
compito che spetta esclusivamente alla magistratura ordinaria. In definitiva la giustizia sportiva
deve solo capire se uno straniero è comunitario oppure no e procedere eventualmente all’
applicazione delle pene previste anche a titolo di responsabilità oggettiva (vedi per le società)
nell’ambito della giustizia ordinaria la magistratura, poichè si discute della concreta possibilità della
commissione di illeciti di carattere penale, cioè di reati, dovrà procedere all’accertamento di
eventuali responsabilità personali: chi ha falsificato il documento, chi ha prodotto certificati fasulli,
che ha manomesso documenti di istituzioni ufficiali ecc, ecc. E questo è un discorso completamente
separato da quello sportivo. Se ci saranno i presupposti si svolgeranno dei processi che avranno i
“loro” tempi, ma tutto questo non ha nulla a che vedere con il “discorso sportivo”. A me sembra
tutto così semplice. Non capisco perchè si voglia complicare l’intera vicenda , o meglio forse l’ho
capito. MASSIMO CARIDI

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Segue lettera di Annamaria Zanoncelli Mantovani intitolata “Chi vuole rivitalizzare corso
Sempione”
- MURA GIANNI

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