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SETTE INCIPIT, UN INIZIO

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Un bel giorno il signor C. decise di farla finita. Era un giorno qualunque, caldo come i
pomeriggi destate, silenzioso come la casa protetta dal vicolo, senza alcun segno
particolare, n dentro n fuori. No, non voleva il suicidio, ma qualcosa per molti versi pi
difficile: cambiare pelle in modo radicale e se possibile definitivo. E voleva farlo con un
gesto simbolico, un rito di iniziazione cui pensava da tanto tempo. Cos prov a scrivere un
racconto.

Davvero giunto il momento? Di colpo tutto sembra naturale, quasi dovuto. un


attimo, torna il dubbio, che fai? scrivo un racconto, sei sicuro? Ancora una volta ho solo
fantasticato, altro che morte e rinascita, cambiare pelle, inventare e inventarsi: Caro
diario. Oggi il
Vorrei raccontare una storia con dentro dei personaggi che non mi somigliano affatto. Il
foglio uno specchio? Bene, allora mi ci vedr di schiena, prover a seguirmi, a
pedinarmi, prender informazioni se occorre.
Ti seguiresti in capo al mondo? Prova damore di s. Subito una gran paura, la solita:
avvitarsi su s stesso.
Intanto il foglio l, bianco, lhai infilato nella macchina quasi senza accorgertene, a tua
propria insaputa.

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Un giorno dagosto, primo pomeriggio. Largento vivo danza sulle punte. C. quasi
immobile, solo occhi e testa si spostano di qualche grado tra il dorso dei libri sul tavolo e la
polvere delle audiocassette sugli scaffali. Appena se ne accorge, il moto da spontaneo
diventa controllato, cos decide che far la macchina. O lanimale. O tutti e due, vedremo. Il
suo gioco preferito da bambino. Le macchine di quando era bambino

Heidelberg pianocilindrica 50x70, mettifogli e levafogli, il risucchio a aria compressa, rulli,


spatole, inchiostro, tanti ritagli grandi e piccoli di tutti i colori, G., il piccolo figlio del tipografo

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sempre il solito, stai attento, che cosho detto? ripeti. Lossessione preferita da
bambino. Non era la sua, lui la provocava con i voli, non proprio voli, degli svolazzi, come
un uccello da gabbia con le ali mozzate. Sapore di matita, stai attento, non succhiare,
veleno, ti rovini i denti, la bocca, ti sporchi. Grafite, graffiti.

Mi metto a fare la macchina silenziosa, i suoni li immagino. Prima la testa ruota lentamente di
poco e si ferma di scatto, poi gli occhi invece subito a scatti, due opzioni: palpebre alzate o
abbassate, chi ha detto che lanimale pi veloce la mosca? Macchina e animale confusi, ora che
sono grande vorr pur dire qualcosa. Come quegli odiosi mimi di gesso. Penso: far il venditore
di metafore

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Gli occhi e la testa, la coordinazione motoria, un volume sottile, copertina rigida in pelle
blu e lettere doro incise, la sua tesi, il titolo giusto : Bioingegneria della coordinazione
motoria: sistema vestibolare ed occhi-testa. Quella d eufonica se la poteva risparmiare.
Scritta a macchina, corretta col bianchetto, giggino e giggetto, ma perch i romani
raddoppiano tutto? lo facevano anche in latino? Cera una volta un bambino che da grande
voleva fare il medico. Crescendo si accorse che alla esse di sangue cadeva svenuto, cos fece
dellaltro.

La macchina uno di quei robot che ho visto anni fa allIveco gi in Puglia. Macchina a
controllo numerico, venti operai in meno, operai affanculo

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Stare con te faticoso, come faccio a seguirti, non finisci mai un discorso, guarda come
vai in giro, forse cominciata cos, forse per questo si messo a scrivere, qui pu stare in
pigiama o in frac o nudo con la cravatta, fare gesti incoerenti e ripetuti che lo calmano,
come in un libro di Oliver Sachs che sembrava tanto interessante e lo annoi a morte, forse
ora troverebbe un perch.

Continuo il mio gioco preferito, gli occhi finiscono a scatti sul foglio bianco infilato nella
macchina per scrivere. Stop.
Emanasse un fluido da quello sguardo, un rivelatore chimico che passando sulla carta reagisse
facendo apparire le frasi gi scritte in inchiostro simpatico da una mano sconosciuta. Mi alzo,
vado in cucina, breve attesa davanti al frigo, che fai: mediti? speri che il fluido miracoloso te lo
riempia? tiro la maniglia, il vuoto contrastato appena da mezzo limone e la bottiglia dellacqua,
bevo un sorso, torno al tavolo.
Il foglio sempre l immacolato. Devo proprio scriverla? Prendo tempo, accendo una sigaretta (a
quel tempo fumo ancora), una lettera damore scritta a macchina, c anche una canzone, poi la
ricopier a mano. Sono mesi che ci penso, ho gi scartato migliaia di parole, mille volte mi sono
convinto che inutile, altre mille ci torno su. No, niente lettera, forse la volta buona.

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C. tolse con decisione il foglio dal carrello come se davvero il bianco nascondesse frasi
gi scritte, lo pos sul tavolo accanto agli altri e lo sostitu con uno identico, almeno
allaspetto. Quale storia vi si poteva celare? Concentr lo sguardo per penetrare oltre la
superficie. Dopo qualche istante gli sembr di intravedere qualcosa, prima delle lettere
isolate tutte in fila, separate da spazi bianchi di diversa lunghezza, poi a poco a poco altre
lettere riempivano i vuoti.
Immagin di essersi risvegliato da un lungo sonno e di avere davanti a s solo pochi
brandelli della sua identit e della sua esistenza. Immagin anche di non avere alcuna
fretta di ricomporli integrandoli con la memoria, ma anzi decise di sostituire i ricordi con
altri non suoi, mantenendo di quelli solo i meno spiacevoli. Avrebbe tentato insomma di
riscrivere la propria storia. Chiss che qualche esperto in reincarnazioni non potesse un
giorno stabilire la nuova o la vecchia dimora del suo spirito.

Scriver per contrasto, come per farmi un dispetto, ribaltando quanto possibile inclinazioni,
gusti, idee politiche, sentimenti? partir semplicemente dalla mia vita come fanno tutti, tirando
un filo qualunque e il resto a seguire? Ho letto da qualche parte che per perseguire con successo
uno scopo, questo deve diventare unossessione, partir allora da qui, dalla mia ossessione?

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Davanti al computer C. segue finalmente un flusso di idee, chiss da dove vengono, che
importa, non ha tempo, deve scrivere assolutamente; non pensare scrivi dice Forrester,
scrittore vero o falso di un film mediocre; gli si presentato un personaggio, non pu
lasciarlo l, ne va della sua vita, se smette rimarr presto senzaria e morir, portando con
s una parte di lui, vecchio aspirante scrittore non sa da quando: ricorda che ogni tanto la
sera da ragazzo prima di prendere sonno immaginava una frase dinizio, sempre la stessa,
banale, da fumetti di quartordine, Morte ai visi pallidi disse accigliato il capo indiano,
con quellaggettivo brutto e vecchio da indiano cattivo messo l apposta per piacere magari
un domani a qualche cattivo insegnante, una povera frase pensata con ansia da un
ragazzino che non sa desiderare: ora lo vede, stringe nella mano un pupazzo di panno,
neppure un vero pupazzo, solo un piccolo involto di stracci, sale il pianto di tutte le
ingiustizie patite da tutti i non capti del mondo, ma vuole continuare a scrivere: se ne torni
pure il pianto da dov venuto o semplicemente svapori

Per qualche attimo meraviglioso mi sembr che fosse giunto il momento, che si sarebbero
materializzati finalmente i pensieri di giorni, mesi, anni, che avrei cominciato a scrivere senza
interruzioni, smesso finalmente di chiedermi che cosa, senza vincoli: inventare da capo, tornare
su vecchie storie, riprendere vecchi spunti, chiudermi in me stesso e cercare come in una soffitta,
prendere immagini, buttarle sul foglio senza troppi riguardi, come gli apache nei bistrot con le
loro donne.
Provo a guardarmi dentro, ma non so che cosa vedo, non importa, qualcosa che sia qualcosa,
un tema qualunque, apro un libro a caso, c il disegno di un funambolo, ecco, lequilibrio, perch
no? omeostatico, osmotico, isostatico, instabile, precario, pensarci su, usare la testa senza
vietarsi nulla, associare liberamente, no, associare troppo facile, disperde e non porta lontano,
meglio ragionarci, equilibrio, per mantenere il suo equilibrio luomo ha bisogno di continue
rassicurazioni, lho letto da qualche parte, mi distraggo, dialogo interno incessante, equilibrio tra
silenzi, quello fuori eccessivo e forzato, quello dentro quasi nullo, allora uscire, devo uscire
finalmente allo scoperto senza guardarsi intorno. Esci di l, coraggio Va bene, ora esco, ancora
un momento cera una volta In medias res... attento al diario che importa? Ciak, motore
azione partito!

Mi chiamo C. e sono nato a Cremona sotto il segno dello Scorpione

claudio maioli
(10 giugno 2003, ritocchi del 26 novembre 2007)

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