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L’inverno di Vivaldi

L’Inverno di Vivaldi Comincia (brano 1) con un brivido gelido e lo sferrare dei venti. La
gente si affretta verso le case battendo i denti e pestando i piedi per allontanare il freddo
incalzante. Per contrasto, corre al riparo accanto a un fuoco (brano 2), il solista si rilassa in
una melodia quieta, riposante, mentre fuori piove e le corde pizzicate del violino simulano
il tintinnare delle gocce di pioggia. L’ultimo movimento (brano 3) ci riporta al freddo
gelido. Il violino solo fa un breve tentativo di ripresa, quasi a vincere il ghiaccio, ma il
finale è di nuovo della bufera insieme al vento freddo del Nord.

L'inverno viene descritto in tre momenti: l'azione spietata del vento gelido (allegro non
molto), il secondo movimento, tra i più celebri delle quattro stagioni, della pioggia che cade
lenta sul terreno ghiacciato (largo) e la serena accettazione del rigido clima invernale
(allegro).

 Concerto Nº 4 in Fa minore, opera 8, RV 297 (L'inverno)


I. Allegro non molto (in Fa minore)
II. Largo (in Mi bemolle maggiore)
III. Allegro (in Fa minore)

Concerto in Fa minore per violino, archi e organo (o cembalo).


Inverno di VIVALDI
L'Inverno, in Fa minore, viene descritto in tre momenti:
l'azione spietata del vento gelido (allegro), il secondo
movimento, tra i più celebri delle quattro stagioni,
della pioggia che cade lenta sul terreno ghiacciato
(adagio) e la serena accettazione del rigido clima
invernale (allegro).

Allegro non molto

Agghiacciato tremar tra nevi algenti Al Severo Spirar


d'orrido Vento, Correr battendo i piedi ogni momento;
E pel Soverchio gel batter i denti;

Largo

Passar al foco i dì quieti e contenti Mentre la pioggia


fuor bagna ben cento

Allegro

Caminar sopra il ghiaccio, e a passo lento Per timor di


cader girsene intenti;
Gir forte Sdrucciolar, cader a terra
Di nuovo ir sopra'l ghiaccio e correr forte Sin ch'il
ghiaccio si rompe, e si disserra; Sentir uscir dalle
ferrate porte

Scirocco, Borea, e tutti i venti in guerra Quest'è'l


verno, ma tal, che gioia apporte.
DISEGNA E COLORA LE SEGUENTI SCENE IN SEQUENZA
RELATIVE ALL’INVERNO DI VIVALDI:

INVERNO
Allegro non molto
1. SI TREMA PER IL FREDDO TRA LE NEVI GELATE;
2. IL VENTO SPIRA FORTE E GELIDO;
3. SI CORRE E SI BATTONO I PIEDI CONTINUAMENTE;
4. SOFFIANO IVENTI;
5. SI BATTONO I DENTI PER IL GRANDE FREDDO;
6. SI CORRE E SI BATTONO I PIEDI CONTINUAMENTE;

Largo
7. SI STA IN CASA CONTENTI DAVANTI AL FUOCO MENTRE FUORI LA
PIOGGIA BAGNA TUTTI.

Allegro
8. SI CAMMINA SOPRA IL GHIACCIO;
9. SI CAMMINA LENTAMENTE CON TIMORE;

10.SI CAMMINA VELOCEMENTE, SI SCIVOLA E SI CADE PER TERRA;

11.SI CAMMINA DI NUOVO SUL GHIACCIO E SI CORRE VELOCEMENTE;

12.IL GHIACCIO SI ROMPE E SI APRE;


13.SI SENTE ENTRARE DALLE PORTE CHIUSE LO SCIROCCO;
14.LO SCIROCCO, LA BORA E TUTTI I VENTI COMBATTONO TRA LORO.
Concerto in fa minore per violino, archi e continuo
"L'inverno", op. 8 n. 4, RV 297

Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)

1. Allegro non molto (fa minore)


2. Largo (mi bemolle maggiore)
3. Allegro (fa minore)

Organico: violino solista, archi, basso continuo


Composizione: 1725
Edizione: Michel-Charles Le Cène, Amsterdam, 1727
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

L'Allegro non molto descrive le sensazioni di tremito causate dal freddo più intenso. Nessuna melodia: un
insieme di note puntate che rende ottimamente l'effetto desiderato.

Il Largo descrivente la pioggia è una delle più belle pagine del «Prete rosso», e non soltanto per la melodia
iniziale, ma anche per il modo con cui è stato realizzato l'elemento veristico con i «pizzicati» dei secondi
violini e ancor più per la calda, umanissima nuova melodia che sorge dall'insieme orchestrale.

Il «camminar a passo lento» dell'Allegro finale bisogna rintracciarlo nelle accentuazioni poste all'inizio di ogni
sestina.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)


"Tra questi pochi e deboli Concerti troverà le Quattro Stagioni"

Forse Antonio Vivaldi non immaginava, al momento di scrivere queste parole nella lettera dedicatoria al
conte boemo Wenzel von Morzin in occasione della prima pubblicazione dell'op. VIII (Le Cène, Amsterdam,
1725), quale fama imperitura gli avrebbero reso quei "deboli" Concerti.

Nell'edizione - che esce suddivisa in parti separate come era consuetudine per una immediata pratica
esecutiva - la musica è accompagnata da quattro "sonnetti dimostrativi" in chiara funzione didascalica
(sottolineata dallo stesso Vivaldi nella prefazione: "essendo queste accresciute, oltre li Sonetti con una
distintissima dichiaratione di tutte le cose, che in esse si spiegano").

La qualità poetica non è particolarmente alta e tutto lascia pensare che siano stati scritti da Vivaldi stesso o
da un suo collaboratore al fine di agevolare la "comunicazione" del linguaggio musicale all'ascoltatore (vedi
P. Everett, Vivaldi. Le Quattro Stagioni e gli altri concerti dell'Opera Ottava, Venezia, Marsilio, 1999). Si trattò
evidentemente di una intuizione geniale, che a posteriori potremmo giudicare come una riuscitissima
operazione di "marketing" musicale.

La sensazione dell'arrivo dell'Inverno (Concerto n. 4 in fa minore RV 297) è dato da un incipit privo di


melodia, caratterizzato da aspre dissonanze: un'articolazione secca che si scioglie nervosamente nelle
sembianze della furia del vento e del gelo delle membra (Allegro non molto - "Agghiacciato tremar orrido
vento - Correr e batter i piedi"). Ma ecco il calore di un riparo (Largo - "La gioia del focolare - Fuori piove"):
una serena melodia di "benvenuto" ci conforta mentre le gocce di pioggia (descritte con i pizzicati dei violini)
rimbalzano lontane. Fuori la musica "scivola" sul ghiaccio (Allegro finale) ed è in balia dei venti ma
nonostante il freddo continua con i suoi ritmi, i suoi giochi e la sua capacità di stupire.

Laura Pietrantoni

Sonetto L'inverno

Agghiacciato tremar tra nevi algenti


al severo spirar d'orrido vento
correr battendo i piedi ogni momento;
e per soverchio gel battere i denti;

passar al foco i di' quieti e contenti


mentre la pioggia fuor bagna ben cento
caminar sopra 'l ghiaccio, e a passo lento
per timor di cader girsene intenti:
gir forte, sdruzzolar, cader a terra
di nuovo ir sopra 'l giaccio e correr forte
sin ch'il giaccio si rompe, e si disserra;

sentir uscir dalle ferrate porte


Sirocco, Bora e tutti i venti in guerra
quest'è 'l verno, ma tal, che gioja apporte.

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