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L’Inverno di Vivaldi Comincia (brano 1) con un brivido gelido e lo sferrare dei venti. La
gente si affretta verso le case battendo i denti e pestando i piedi per allontanare il freddo
incalzante. Per contrasto, corre al riparo accanto a un fuoco (brano 2), il solista si rilassa in
una melodia quieta, riposante, mentre fuori piove e le corde pizzicate del violino simulano
il tintinnare delle gocce di pioggia. L’ultimo movimento (brano 3) ci riporta al freddo
gelido. Il violino solo fa un breve tentativo di ripresa, quasi a vincere il ghiaccio, ma il
finale è di nuovo della bufera insieme al vento freddo del Nord.
L'inverno viene descritto in tre momenti: l'azione spietata del vento gelido (allegro non
molto), il secondo movimento, tra i più celebri delle quattro stagioni, della pioggia che cade
lenta sul terreno ghiacciato (largo) e la serena accettazione del rigido clima invernale
(allegro).
Largo
Allegro
INVERNO
Allegro non molto
1. SI TREMA PER IL FREDDO TRA LE NEVI GELATE;
2. IL VENTO SPIRA FORTE E GELIDO;
3. SI CORRE E SI BATTONO I PIEDI CONTINUAMENTE;
4. SOFFIANO IVENTI;
5. SI BATTONO I DENTI PER IL GRANDE FREDDO;
6. SI CORRE E SI BATTONO I PIEDI CONTINUAMENTE;
Largo
7. SI STA IN CASA CONTENTI DAVANTI AL FUOCO MENTRE FUORI LA
PIOGGIA BAGNA TUTTI.
Allegro
8. SI CAMMINA SOPRA IL GHIACCIO;
9. SI CAMMINA LENTAMENTE CON TIMORE;
L'Allegro non molto descrive le sensazioni di tremito causate dal freddo più intenso. Nessuna melodia: un
insieme di note puntate che rende ottimamente l'effetto desiderato.
Il Largo descrivente la pioggia è una delle più belle pagine del «Prete rosso», e non soltanto per la melodia
iniziale, ma anche per il modo con cui è stato realizzato l'elemento veristico con i «pizzicati» dei secondi
violini e ancor più per la calda, umanissima nuova melodia che sorge dall'insieme orchestrale.
Il «camminar a passo lento» dell'Allegro finale bisogna rintracciarlo nelle accentuazioni poste all'inizio di ogni
sestina.
Forse Antonio Vivaldi non immaginava, al momento di scrivere queste parole nella lettera dedicatoria al
conte boemo Wenzel von Morzin in occasione della prima pubblicazione dell'op. VIII (Le Cène, Amsterdam,
1725), quale fama imperitura gli avrebbero reso quei "deboli" Concerti.
Nell'edizione - che esce suddivisa in parti separate come era consuetudine per una immediata pratica
esecutiva - la musica è accompagnata da quattro "sonnetti dimostrativi" in chiara funzione didascalica
(sottolineata dallo stesso Vivaldi nella prefazione: "essendo queste accresciute, oltre li Sonetti con una
distintissima dichiaratione di tutte le cose, che in esse si spiegano").
La qualità poetica non è particolarmente alta e tutto lascia pensare che siano stati scritti da Vivaldi stesso o
da un suo collaboratore al fine di agevolare la "comunicazione" del linguaggio musicale all'ascoltatore (vedi
P. Everett, Vivaldi. Le Quattro Stagioni e gli altri concerti dell'Opera Ottava, Venezia, Marsilio, 1999). Si trattò
evidentemente di una intuizione geniale, che a posteriori potremmo giudicare come una riuscitissima
operazione di "marketing" musicale.
Laura Pietrantoni
Sonetto L'inverno