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Sonetti per le Stagioni di Vivaldi

PRIMAVERA ESTATE
(Allegro) (Allegro non molto)
Giunt'è la Primavera e festosetti Sotto dura stagion dal sole accesa
La salutan gl'augei con lieto canto, Langue l’huom, langue ‘l gregge, ed arde ‘l
E i fonti allo spirar de' zeffiretti pino,
Con dolce mormorio scorrono intanto: Scioglie il cucco la voce, e tosto intesa
Vengon' coprendo l'aer di nero amanto Canta la tortorella e ‘l gardellino.
E lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti Zeffiro dolce spira, ma contesa
Indi tacendo questi, gl'augelletti; Muove Borea improvviso al suo vicino;
di nuovo al lor canoro incanto: E piange il Pastorel, perché sospesa
(Largo) Teme fiera borasca, e ‘l suo destino;
E quindi sul fiorito ameno prato (Adagio)
Al caro mormorio di fronde e piante Toglie alle membra lasse il suo riposo
Dorme 'l caprar col fido can' à lato. Il timore de’ lampi, e tuoni fieri
(Allegro) E de mosche, e mosconi il stuol furioso:
Di pastoral zampogna al suon festante (Presto)
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato Ah che pur troppo i suoi timor sono veri
Di primavera all'apparir brillante. Tuona e fulmina il cielo grandinoso
Tronca il capo alle spiche e a’ grani alteri.

AUTUNNO INVERNO
(Allegro) (Allegro non molto)
Celebra il Vilanel con balli e canti Agghiacciato tremar tra nevi algenti
Del felice raccolto il bel piacere Al severo spirar d' orrido vento,
E del liquor di Bacco accesi tanti Correr battendo i piedi ogni momento;
Finiscono col sonno il lor godere E pel soverchio gel batter i denti;
(Adagio molto) (Largo)
Fa' ch' ogn' uno tralasci e balli e canti Passar al foco i dì quieti e contenti
L' aria che temperata dà piacere, Mentre la pioggia fuor bagna ben cento
È la stagion ch' invita tanti e tanti (Allegro)
D' un dolcissimo sonno al ben godere. Caminar sopra il ghiaccio, e a passo lento
(Allegro) Per timor di cader girsene intenti;
I cacciator alla nov'alba à caccia Gir forte sdruzziolar, cader a terra
Con corni, schioppi, e cani escono fuore Di nuovo ir sopra 'l giaccio e correr forte
Fugge la belva, e seguono la traccia; Sin ch' il giaccio si rompe, e si disserra;
Già sbigottita, e lassa al gran rumore Sentir uscir dalle ferrate porte
De' schioppi e cani, ferita minaccia Scirocco, Borea, e tutti i venti in guerra
Languida di fuggir, ma oppressa muore. Quest' è 'l verno, ma tal, che gioja apporte.

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