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N AUFRAGI

SCALETTA - 2013

1. Lucrezio, De rerum natura II, vv. 1-4 (nell’originale latino)


2. Omero, Odissea V, vv. 313-352 e XXIII, vv. 231-245 (trad. di R. Calzecchi Onesti)
3. Gesualdo Bufalino, Risarcimento
4. Dante Alighieri, Inferno XXVI, vv. 85-142
5. Virgilio, Eneide I, vv. 64-119 (trad. di R. Calzecchi Onesti)
6. Simonide, Lamento di Danae (trad. di S. Quasimodo)
7. Michele Sovente, Parla Agrippina
8. Catullo, carme LXVIII, vv. 1-46 (trad. di M. Ramous)
9. Stéphane Mallarmé, Brezza marina (trad. di L. Frezza)
10. Konstantinos Kavafis, Itaca (trad. di N. Risi)
11. Walter Benjamin È una barca con una tal merce
12. Giuseppe Ungaretti, Il Tempo è muto e Allegria di naufraghi
13. Giacomo Leopardi, L’Infinito
14. Lucrezio, De rerum natura II, vv. 1-16 (trad. di L. Canali)
15. Petronio, Satyricon 115 (trad. di G. Ghiselli)
16. Giovanni Pascoli, Il naufrago
17. Eduardo,’O Mare

Mix “Chamber” a 14 (default) +Track n.1-Intro-Lucrezio.mp3)

INTRODUZIONE

Lucrezio, De Rerum Natura II, vv. 1-4

Suave, mari magno turbantibus aequora ventis


e terra magnum alterius spectare laborem;
non quia vexari quemquamst iucunda voluptas,
sed quibus ipse malis careas quia cernere suavest.

1° COMMENTO (3’ c.)

Prepara OMERO: Track n.2 + KP-M1:70/1.1]

1
1 Omero, Odissea V, vv. 315-352 Track n°2 + KP-M1:70/1.1

…Gli s’avventò contro un’onda altissima


con terribile impeto, e fece girare la zattera.
Lontano, fuori dalla zattera fu sbalzato e il timone
lasciò andare di mano: in mezzo si spezzò l’albero
sotto l’orrenda raffica dei venti lottanti,
lontano la vela e l’antenna caddero in mare.
Molto tempo rimase sommerso, non fu capace
di tornar subito a galla, sotto l’assedio della grande onda:
le vesti l’appesantivano, che Calipso lucente gli aveva donate.
Finalmente riemerse e dalla bocca sputò l’acqua salsa,
amara, che a rivi gli grondava dal capo.
Ma pur così affranto, non si scordò della zattera,
e slanciandosi dietro fra l’onde la riafferrò,
vi sedette nel mezzo, evitando la fine. STOP KP:70/1.1
La portavano sulla corrente l’onde enormi qua e là;
come quando Borea autunnale porta i fiori del cardo
per la pianura, e stanno stretti, attaccati l’uno all’altro;
così per il mare la zattera portavano i venti qua e là:
ora il Noto a Borea la gettava a portare,
ora l’Euro allo Zefiro la lasciava rincorrere… > Track2 a min
2 Omero, Odissea XXIII, vv. 231-245: < KP:70/9.9 (ad lib.)
…E a lui venne più grande la voglia del pianto
piangeva, tenendosi stretta la sposa dolce al cuore, fedele.
Come bramata la terra ai naufraghi appare,
a cui Poseidone la ben fatta nave nel mare
ha spezzato, travolta dal vento e dalle grandi onde;
pochi si salvano dal bianco mare sopra la spiaggia
nuotando, grossa salsedine incrosta la pelle;
bramosi risalgono a terra, fuggendo la morte;
così bramato era per lei lo sposo a guardarlo,
dal collo non gli staccava le candide braccia.
E certo sul loro pianto sorgeva l’Aurora dita rosate,
se non pensava altra cosa la dea Atena occhio azzurro:
la notte sull’orizzonte allungò, trattenne sopra l’Oceano
l’Aurora aureo trono; i cavalli rapido piede
non le lasciava aggiogare, che luce agli uomini portano,
Lampo e Faètonte, i due cavalli che l’Aurora trasportano.

Commento Bufalino – Prepara Track n.3


2
Gesualdo Bufalino [Track n.3]

Risarcimento

La vita non sempre fa male.


Può stracciarti le vele, rubarti il timone,
ammazzarti i compagni ad uno ad uno,
giocare ai quattro venti con la tua zattera,
salarti, seccarti il cuore
come la magra galletta che ti rimane,
per regalarti nell’ora dell’ultimo naufragio
sulle tue vergogne di vecchio
i grandi occhi, il radioso
innamorato stupore di Nausicaa.

Commento Dante - Prepara Dante: Mix “Hall” 04 + Track n.4 + KP-M2:72/1.8

3
Mix “Hall” 04 + Track n.4 + KP-M2:72/1.8
Dante, Inferno XXVI, vv. 85-142: [“HALL” *a h.7/**ah.8/*** a h.9]

* Lo maggior corno de la fiamma antica d'i nostri sensi ch'è del rimanente
cominciò a crollarsi mormorando, non vogliate negar l'esperïenza,
pur come quella cui vento affatica; di retro al sol, del mondo sanza gente.

indi la cima qua e là menando, Considerate la vostra semenza:


come fosse la lingua che parlasse, fatti non foste a viver come bruti,
gittò voce di fuori e disse: **«Quando ma per seguir virtute e canoscenza".

mi diparti' da Circe, che sottrasse ** Li miei compagni fec' io sì aguti,


me più d'un anno là presso a Gaeta, con questa orazion picciola, al cammino,
prima che sì Enëa la nomasse, che a pena poscia li avrei ritenuti;
<Track n.4
né dolcezza di figlio, né la pieta e volta nostra poppa nel mattino,
del vecchio padre, né 'l debito amore de' remi facemmo ali al folle volo,
lo qual dovea Penelopè far lieta, sempre acquistando dal lato mancino.

vincer potero dentro a me l'ardore Tutte le stelle già de l'altro polo


ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto vedea la notte, e 'l nostro tanto basso,
e de li vizi umani e del valore; che non surgëa fuor del marin suolo.

ma misi me per l'alto mare aperto Cinque volte racceso e tante casso
sol con un legno e con quella compagna lo lume era di sotto da la luna,
picciola da la qual non fui diserto. poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,

L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, quando n'apparve una montagna, bruna
fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi, per la distanza, e parvemi alta tanto
e l'altre che quel mare intorno bagna. quanto veduta non avëa alcuna.

Io e ' compagni eravam vecchi e tardi Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
quando venimmo a quella foce stretta ché de la nova terra un turbo nacque
dov' Ercule segnò li suoi riguardi e percosse del legno il primo canto.

acciò che l'uom più oltre non si metta; Tre volte il fé girar con tutte l'acque;
da la man destra mi lasciai Sibilia, a la quarta levar la poppa in suso
da l'altra già m'avea lasciata Setta. e la prora ire in giù, com' altrui piacque,

*** "O frati", dissi, "che per cento milia infin che 'l mar fu sovra noi richiuso».
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia Track n.4< >

Commento Virgilio | Prepara: Mix “Chamber”14 +Track n.5 +KP-M3:76/4.7

4
Mix “Chamber” 14 + Track n.5 + KP-M3:76/4.7

Virgilio , Eneide I, vv. 64-119 < Track n.5

A lui Giunone allora parlò, così supplichevole:


«Eolo, il padre dei numi e Signore degli uomini ha dato
a te di calmar l’onde o d’alzarle col vento
La gente che odio naviga il mare Tirreno,
Ilio portando in Italia e i vinti penati.
Spira violenza ai venti, sconvolgi le navi, sommergile,
o disperdili, inseguili, dissemina i corpi pel mare».
… Ed Eolo a lei: «Tua cura regina sapere
quello che vuoi: per me sacra legge obbedirti.
Tu questo regno mi dai e Giove e il suo scettro benigno
mi rendi, tu concedi che io sieda al banchetto dei numi
tu potente mi fai sulle tempeste e sui nembi».//
Aveva detto e capovolse l’asta e la cava montagna
percosse nel fianco: subito i venti come falange,
data una porta, si gettano spazzan la terra nel turbine.
E piomban sul mare, e tutto, dagli abissi profondi,
l’Euro e il Noto insieme lo sconvolgono e l’Africo
ricco di raffiche: vaste rovesciano a spiaggia le ondate.
Subito è un urlo degli uomini, un cigolar delle sàrtie.
Strappano e luce e cielo d’improvviso le nuvole,
agli occhi dei Teucri, nera incombe una notte sul mare.
E tuona il cielo e s’accende di spesse folgori l’aria,
morte imminente agli uomini tutte le cose minacciano.
…I remi si spezzano, la prua si rivolta, offre all’onde
il fianco: gli corre incontro il monte d’acqua scrosciando.
Pendono questi in vetta al flutto, a quelli l’onda, che piomba,
apre tra i flutti la terra, schiuma e sabbia ribollono.
…Si vedono corpi nuotare dispersi pel gurgite funesto,
…rari nantes in gurgite vasto…
armi guerriere, e tavole, e teucri tesori fra l’onde.

Commento Simonide e Sovente

Prepara: Simonide Track n.6 Sovente Track n.7+KP-M.4/24<>

5
1 Simonide, Lamento di Danae (trad. S. Quasimodo) Track n.6
Quando nell'arca regale l'impeto del vento
e l'acqua agitata la trascinarono al largo,
Danae con sgomento, piangendo, distese amorosa
le mani su Perseo e disse: «O figlio,
qual pena soffro! Il tuo cuore non sa;
e profondamente tu dormi
così raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.
E l'onda lunga dell'acqua che passa
sul tuo capo, non odi; né il rombo
dell'aria: nella rossa
vestina di lana, giaci; reclinato
al sonno del tuo bel viso.
Se tu sapessi ciò che è da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete
abbia il mare; ed il male senza fine,
riposi. Un mutamento
avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;
e qualunque parola temeraria
io urli, perdonami,
la ragione m'abbandona». Track n.6 stop

2 Michele Sovente, Parla Agrippina

Qui di fronte al mare con l’acqua si confonde…


di fronte al mare Mai tace il mio cruccio, la mia spina.
intreccio il mio dolore In sonno qualcuno
con le onde… < Track-7 - Nerone? – mi supplica ghignando
Dolore assai crudele per un figlio
che crudelmente mi affidò alle onde: Agrippina… Agrippina… KP-M4/24< >
cieche ombre adesso c’inseguiamo… …
Il tufo in sé nasconde i miei sospiri Da sempre questa
e nella lunga salsedine rinnova bieca eco mi accompagna mi
la mia rovina… attanaglia
Di fronte a me dilaga il racconto e la dondola per chissà quanto ancora
delle onde: la mia voce il mare… il mare…

Commento Catullo, Mallarmé - Prepara: x Mallarmé&Kavafis Track n.8

6
1 [ a secco]
Catullo, carme n°68 vv. 1-14 (trad. di Luca Canali)

Che tu sconvolto dal dolore della tua sventura


mi scriva questa lettera, impregnata di lacrime,
perché, come un naufrago travolto dalla violenza
del mare, io ti soccorra e ti salvi in punto di morte,
ora che nella solitudine del letto Venere
non ti concede di trovare la pace del sonno,
e le Muse più non ti rallegrano, nell'angoscia
della veglia, con la dolcezza dei poeti antichi,
mi è caro; caro che a me, come amico sincero,
tu chieda il conforto affettuoso della poesia.
Ma perché anche tu, Allio, conosca le mie amarezze
e non creda che io rinneghi i doveri dell'ospite,
ascolta in quali flutti della sorte io stesso sono immerso,
e non chiedere a un infelice di donarti gioia […] > Track n.8

2 Stéphane Mallarmé: BREZZA MARINA (nuova trad.)

La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.


Fuggire! laggiù fuggire! Sento che gli uccelli sono ebbri
di essere tra l'oscura schiuma ed i cieli!
Niente, né gli antichi giardini riflessi dagli occhi
tratterrà questo cuore che nel mare si immerge
O notti! né la luce deserta della mia lampada
sul foglio vuoto che il candore difende,
e neppure la giovane donna che allatta il suo bambino.
Partirò! Vascello che fai dondolare l'alberatura,
lèva l’ancora verso un’esotica natura!
Una Noia, delusa da speranze crudeli,
crede ancora all'addio supremo dei fazzoletti!
E, forse, gli alberi, che attirano i temporali
sono quelli che un vento inclina sui naufraghi
persi, senza alberi, senza alberi, né piccole isole verdi.
Ma ascolta, o cuore mio, il canto dei marinai!

Commento Kavafis e Benjamin


Prepara: x Kavafis Track n.9 x Benjamin KP-M5:77

7
1 Constantinos Kavafis: Itaca Track n.9
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
colma di avventure, colma di esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti.
Quando nei porti - finalmente, e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dòtti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Fatto ormai saggio, così esperto
avrai capito ciò che Itaca vuole significare. Track n.9 < >

8
2 Walter Benjamin È una barca con una tal merce

KP-M5:77/% [colpi isolati quadranti superiori (a dx acuti – a sin. Bassi)]

È una barca con una tal merce


come ancora nessuna nave l’ha portata
sta il nome “Cuore” sulla prua
dove mai allora fa il viaggio?

Scorte di memoria sono il carico


e strati di tappeti
in ciocche di nostalgia e una brocca
forgiata al pianto della mezzanotte.

Non vedi tu su questa grande barca


vela né pennone né pilota
nessun’altra incrocia la sua rotta

su e giù l’onda la scaglia


del suo andare nessuna traccia resta
e il suo carico nel mare affonda.
(da Liberami dal tempo e altre poesie, Via del Vento edizioni, Pistoia, 2011.Trad. di Claudia Ciardi.)

Commento Ungaretti - Prepara la Track n.10


9
Giuseppe Ungaretti Track n.10 (Bordone)

1Il Tempo è muto


(da Il Dolore) attendi il 1° campanello

Il tempo è muto fra canneti immoti...


Lungi d’approdi errava una canoa...
Stremato, inerte il rematore... I cieli
Già decaduti a baratri di fumi...
Proteso invano all’orlo dei ricordi,
Cadere forse fu mercé...
Non seppe
Ch’è la stessa illusione mondo e mente,
Che nel mistero delle proprie onde
Ogni terrena voce fa naufragio.

2° campanello (a 54”)

2Allegria di naufraghi
(da Allegria)

E  subito  riprende    
Il  viaggio    
Come    
Dopo  il  naufragio    
Un  superstite    
Lupo  di  mare.  
3° campanello (a 1’12”)

Commento Leopardi e Lucrezio Prepara la Track.n.11


10
1 G. Leopardi, L’infinito (a secco)

«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,


e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei (<…). Così tra questa < Track n.11
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»

2 Lucrezio, De rerum natura II, vv. 1- 16

È dolce, quando i venti sconvolgono le distese del vasto mare,


guardare da terra il grande travaglio di altri;
non perché l’altrui tormento procuri giocondo diletto,
bensì perché vedere da quali affanni sei immune, è dolce.
È dolce anche guardare le grandi contese di guerra
ingaggiate in campo, senza alcuna tua parte di pericolo.
Ma nulla è più dolce che abitare là in alto i templi sereni
del cielo saldamente fondati sulla dottrina dei sapienti,
da dove tu possa abbassare lo sguardo sugli altri e vederli
errare smarriti cercando qua e là il sentiero della vita,
gareggiare d’ingegno, competere per nobiltà di sangue,
e sforzarsi giorno e notte con straordinaria fatica
di giungere a eccelsa opulenza e d’impadronirsi del potere.
O misere menti degli uomini, o animi ciechi!
In quale tenebrosa esistenza e fra quanto grandi pericoli
si trascorre questa breve vita! Stop Track n.11

Commento Petronio - Prepara Track n.12

11
Petronio, Satyricon 115, 17: Track n.12

Dov’è ora la tua rabbia?...


Dove la tua prepotenza?...
Eccoti in balia dei pesci e delle fiere;
tu, che poco fa vantavi
la grandezza del tuo potere,
dopo il naufragio,
non hai neppure una tavola,
di una nave così grande.
Avanti ora, mortali,
riempite il vostro cuore
di progetti ambiziosi.
Ma non è solo il mare,
a tradire gli uomini.

Questo, mentre combatte,


lo abbandonano le armi;
quello, mentre prega gli dei,
è travolto dal crollo dei suoi penati.
Un altro, caduto dal carro,
esala l’anima in corsa.
L’ingordo è strozzato dal cibo;
chi non mangia muore per il digiuno.

Se ci rifletti bene,
è naufragio dappertutto! Fade Out Track n.12

Commento Pascoli / Eduardo - Prepara Track n.13

12
(1 1 ) 1 Giovanni Pascoli Track n.13 (in a landscape)
Il naufrago
(da Nuovi Poemetti)

Il mare, al buio, fu cattivo. Urlava


sotto gli schiocchi della folgore! Ora
qua e là brilla in rosa la sua bava.

Intorno a mucchi d'alga ora si dora


la bava sua lungi da lui. S'effonde
l'alito salso alla novella aurora.

Vengono e vanno in un sussurro l'onde.


Sembra che l'una dopo l'altra salga
per veder meglio. E chiede una, risponde

l'altra, spiando tra quei mucchi d'alga...

II Alza e abbassa la traccia

- Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla.


Dorme? Non so. Sì: non si muove. E il mare
perennemente avanti lui si culla.

Noi gli occhi aperti ti baciamo ignare.


Che guardi? Il vento ti spezzò la nave?
Il vento vano che, sì, è, né pare?

E tu chi sei? Noi, quasi miti schiave,


moviamo insieme, noi moriamo insieme
costì con un rammarichìo soave...

Siamo onde, onda che canta, onda che geme...

Alza e abbassa la traccia

13
III

Tu guardi triste. E dunque tua forse era


la voce che parea maledicesse
nell'alta notte in mezzo alla bufera!

Noi siamo onde superbe, onde sommesse.


Onde, e non più. L'acqua del mare è tanta!
Siamo in un attimo, e non mai le stesse.

Ora io son quella che già là s'è franta.


E io già quella ch'ora là si frange.
L'onda che geme ora è lassù, che canta;

l'onda che ride, ai piedi tuoi già piange.

IV Alza e abbassa la traccia

Noi siamo quello che sei tu: non siamo.


L'ombre del moto siamo. E ci son onde
anche tra voi, figli del rosso Adamo?

Non sono. È il vento ch'agita, confonde,


mesce, alza, abbassa; è il vento che ci schiaccia
contro gli scogli e rotola alle sponde.

Pace! Pace! È tornata la bonaccia.


Pace! È tornata la serenità.
Tu dormi, e par che in sogno apra le braccia.

Onde! Onde! Onda che viene, onda che va...

Alza e abbassa la traccia per + tempo

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(1 1 ) 2 Eduardo, ‘O mare

‘O mare fa paura quanno vatte 'a scugliera


Accussì dice 'a ggente e caccia 'e mmane...
guardanno 'o mare calmo, migliara 'e mane
calmo cumme na tavula. e braccia
E dice 'o stesso pure e ggamme
dint' 'e gghiurnate 'e vierno e spalle...
quanno 'o mare arraggiuso cumm'è
s'aiza, nun se ne mporta
e l'onne saglieno ca c' 'e straccia 'a scugliera
primm' a palazz' 'e casa e vveco ca s' 'e ttira
e pò a muntagne. e se schiaffea
Vergine santa... è caparbio,
scanza 'e figlie 'e mamma! mperruso,
Certo, cucciuto,
pè chi se trova 'e caccia n'ata vota
cu nu mare ‘ntempesta e s'aiuta c' 'a capa
e perde 'a vita, 'e spalle
fa pena. 'e bracce
e ssongo 'o primmo ch' 'e piede
a penza' ncapo a me: e cu 'e ddenocchie
“Che brutta morte ha fatto e ride
stu pover'ommo, e chiagne
e che mumento triste c'ha passato”. pecché vulesse 'o spazio pe' sfuca'...
Ma nun è muorto acciso. Io quanno 'o sento,
È muorto a mmare. specialmente 'e notte,
'O mare nun accide. cumme stevo dicenno,
'O mare è mmare, nun è ca dico:
e nun 'o sape ca te fa paura. 'O mare fa paura,
Io quanno 'o sento... ma dico:
specialmente 'e notte 'O mare sta facenno 'o mare.

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