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Vocabolario
Bergamasco Italiano Latino
di
Giovanni Battista Angelini
1[r] LI QUATTRO ELEMENTI1
Aria
Element. Elemento, quello onde si compongono i misti e nel quale si risolvo-
no. Elementi, corpi semplici ai quali si compongono i misti e ne quali si risol-
vono. Elementum, i vel elementa, orum; n. g. vel principia rerum e quibus
omnia constant vel oriuntur.
Clima. Clima o climo, spazio di terra e di cielo contenuto da due paralelli che
sono tanto lontani da loro, che il maggior giorno dell’anno avanzi quel dell’al-
tro mezz’ora. Lat. Clima, tis; m. g., caeli inclinatio.
Aer, Aria. Aere, aria, uno delli quattro elementi, caldo ed umido, che circon-
da da ogni banda l’acqua, e la terra, che riempie tutti li corpi vani e da niun
altro elemento è riempito. Aer, ris; m. g. e f. g.
Fag d’aria, che vif d’aria, a’ aria, o d’aer. Aereo, d’aria, aerus; aereus,
aethereus. Pensarono in che modo gli animali aerei, terrestri, ed acquatici
pigliar potessono.
Ora, ventesel. Ora. Aura, ae. Parmi d’udirla vedendo i rami, e l’ore.
Chiapà un po’ d’aria. Pigliar un poco d’aria, cioè ricrearsi. Auram vel auras
captare.
Parlà o baià in aria. Favellare in aria, vale senza fondamento. Temere vel ina-
niter loqui.
1 Sul margine superiore destro compare l’annotazione manoscritta: “Di proprietà di / Francesco
Cherubini / 1835. Pagato £ mil. 41. 8, legatura 1.10, £ 42.18”.
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Fa’ aria baria. Solazzarsi, pigliarsi piacere, e buon tempo. Genio indulgere.
Fà aria. Scialacquare, prodigaleggiare, dissipar le sue facultadi. Prodigere.
Profundere.
Luch, dove sta l’aria. Regione dell’aria, spazio, o porzione di luogo. Regio,
nis. Regione suprema, mezzana, infima. Regio suprema, media, infima.
Andà a sorà impo. Anda impò a sorè. Andare un poco a esalare, cioè a ricre-
arsi. Animo relaxari vel animum relaxare.
Mocadura de stele. Scintille volanti. Scintillae volantes.
Saeta. Fulmine, saetta folgore. Fulmen, nis. Grandi e spaventevoli tuoni con
baleni caggendo saette folgori. Fulmine che abbrucia. Lat. Fulmen cremans.
Fulmine, che consuma di dentro, e di fuori. Lat. Fulmen clarum. Fulmine, che
dissipa, e non abbrucia. Lat. Fulmen siccum.
Dà la saeta. Fulminare, percuoter col fulmine. L. Fulminare.
Dove le dag la saeta. Fulminato, percosso dal fulmine. Fulminatus. Fulmine
ictus. Da fulminarsi, degno d’esser fulminato. Lat. Fulminandus, a, m.
Saetamet. Fulminazione. Fulminatio, onis; f. g.
Fulminat. Fulminato. L. Fulminatus, a, m. Fulmine ictus vel percussus.
1[v] Fulmen de nog, de dì. Fulmine che vien di giorno, o di notte. Lat. Fulmen
diurnum vel nocturnum.
Chi fulmina, o saeta. Fulminante. Lat. Fulminans, tis; m. g. Che fulmina leg-
giermente. Lat. Fulminaster, stri; m. g.
Fulmen, saeta. Folgore, la saetta, che vien dal cielo, che è esalazione accesa,
che scoppia con violenza fuor delle nugole. Fulmen, nis.
Mazat da la saeta. Morto di folgore. Li sottomise a sua Signoria, e poi fu
morto di folgore.
Da la saeta. Folgorare è quando cade dal cielo la saettafolgore. Fulminare.
Sumelech. Baleno. Subito infiammamento d’aere che prorompe ed esce fuori
per vicendevol stropicciamento. Fulgur; Fulgetrum, i. Fulgor, ris.
Sumelgà. Balenare, coruscare, lampeggiare, venire e apparir baleno. Coruscare.
Sumelgamet. Balenamento, coruscazione, lampeggiamento. Coruscatio, onis.
Fulguratio, nis.
In du sumelech, in du trag. In un baleno, in un bacchio baleno, cioè in un
tratto. In ictu oculi.
Fiameghent. Ros fiameghì Fiammeggiante, corusco, risplendente. Coruscus, a,
um.
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Fúch mat. Fuoco fatuo, che va come saltando per l’aria. Ignis fatuus.
Fúch che leca. Fuoco lambente e che punto non nuoce. Ignis lambens.
Nivol, Nivola. Nuvola. Nuvolo. Nube. Nugolo. Meteora acquosa. Nubes, is.
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2 [r] Vegn sù la cighera. Caligare. Innebbiarsi. La bella Tinacria, che caliga.
Caligare. Obscurari.
Nebieta. Nebuletta. Caggiono quasi come nebulette mattutine alla faccia del
sole. Nubecula, ae.
Seré. Sereno si dice dell’aria pura, chiara, e senza nugoli. Serenus, a, um.
Serè. Serenità; chiarezza si dice dell’aria, e del cielo liberi da nugoli; e dalle
nebbie. Serenitas.
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Deluvià, vegn zò a travaca segie. Diluviare. Piovere strabocchevolmente.
Largiter vel immodice pluere vel diluviare.
Nif. Fioca. Neve. Nix, vis; f. g. Sotto acqua fame, e sotto neve pane. Proverbio,
perchè l’acqua dilava la terra, e la porta via, e la neve la ingrassa.
Fiocà, vegn zò de la nif. Nevicare. Ningere. Nevare. Già su per l’alpi neva
d’ogn’intorno.
Tep da fioca, o da nif. Nevicoso. La sera tardi per mal tempo freddo e nevi-
coso. Nivosus. Ningidus.
2 [v] Piè de nif, dove stà la nif, e che vé la nif. Nevoso, pien di neve; dove suole
star lungo tempo neve, e che deriva da neve. Ne freddi, e nevosi luoghi.
L’acque nevose etc. Nivosus, a, um.
Nival, gran nif. Nevagio, Nevaio, Nevazzo si dice quando è nevicato assai; e
perchè era grande nevazio non venne. Nevosità. Nivositas. Luogo di perpetua-
le freddo per nevosità.
Fiocà. Fioccar si dice proprio della neve che caschi foltamente dal cielo; Venir
giù la neve a fiocca, a fiocca. Che senza vento in un bel colle fiocchi. Nivem
decidere vel discuti vel ningere.
Brina. Brina, ruggiada congelata. Brinata. Pruina, ae. Sopra quelli, che temono
la brinata cadrà la neve. La brinata gela in terra, ma la neve cade gelata dal cielo.
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Brinat, covert de brina. Brinato. Pruina circunfusus.
Grisera. Brina gelata, che s’appicca a rami de gli arbori, ed a capelli de vian-
danti.
Piè de brina. Brinoso, pien di brina. Febo avea già rasciutte le brinose erbe.
Rosada. Rugiada, umore che cade dal cielo ne’ tempi sereni nella stagione
temperata, e nella calda. Ros, ris; m. g.
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Vent da sira. Zeffiro, nome di vento occidentale, che particolarmente spira la
primavera. Zeffiro era levato per lo sole, che al Ponente s’avvicinava.
Zephirus, i; m. g. Marino, vento, che a noi viene di verso il mare, che è
Ponente. Favonius, ii; m. g.
Vent siroch tra’, lèvant, e mez dí. Euro, di verso mezzodì si è un altro vento che
ingenera nuvoli ed ha nome Euro, ma li marinari lo chiamano Scilocco. Eurus, i.
Vent da mez dì, austral. Austro, nome di vento, che soffia da mezzo giorno.
Vieni tu vento dell’austro e soffia sopra l’orto mio, e allora usciranno fuori le
speziarie. Auster, ri. Vento australe. Lo spandere l’ale sue al vento australe etc.
Ventus australis.
Vent siroch. Scilocco, vento tra levante, e mezzo dì. Levandosi la sera uno sci-
locco, il quale non solamente era contrario al suo cammino etc. Euroneus, i.
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Sventolat. Ventilato. Sopra i quali un velo sottilissimo si stende ventilato dalle
sottili aure. Vento motus.
Ventos. Soget al vent; cha dol vent. Ventoso, che patisce di vento, esposto al
vento, che ha il vento. Ora se fu dunque venuto per i ventosi mari. Ventosus,
a, um. Ventosa pioggia.
Grosa. Aria grossa. Aer crassus, densus. Ch’io vidi per quell’aer grosso, e scuro.
Trobia. Aria torbida, Aer torbidus vel nubilus.Da caldi fiati del torbido Noto,
cioè, che fà torbida l’aria.
Greva, che fa sta zò ‘l fiat. Che tul ol fiat. Aria, che fa afa, cioè affanno per
la sua gravezza, e pare che renda difficile la respirazione. Aer gravis.
4 [r] Aria, che fa scalmana . Aria, che fá scarmana. Aer accensus.
Aria che fa stofech, che stofega. Aria, che soffoga, o soffoca, che fa soffoga-
zione, per soverchio caldo. Aer suffocans.
Aria umida. Aria umida. Humidus aer.
Aria colda. Aria calda. Aer calidus.
Fa u sovramà a vergù, un afront. Fare un sopravento a uno è fargli un
affronto con vantaggio e improvisamente.
Umiditat. Umidità. Umidezza. Umido sust. Umidore, una delle prime qualità;
la quale conviene principalmente all’aria. Humidus, i. Humiditas.
Umid. Umido, che ha in sé umidità. Quest’umido vapor; l’umida ombra della
notte. Humidus, a, um. Humectus, a, um.
Inumidis. Umidire. Inumidire; cioè che fá cuocere, e umidir la vivanda.
Humescere.
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Inumidì. Inumidire, fare umido. I corpi rifrigera, ed inumidisce per l’acqua,
che v’è mischiata. Humectare.
Vapor. Vapore propriamente fummo caldo dell’acqua; o sia umido tirato dal
caldo del sole ad alto; ove o si congela, o si risolve. Vapor, ris.
Vapor de la tera. Alito, vapor fummoso. Per alito di giù, che vi s’appasta.
Terrae halitus.
Esalaziò. Esalazione, materia, che s’eleva a guisa di fummo dalla terra più che
d’altrove prevale nel caldo, e nel secco. Exhalatio, nis; f. g. Halitus, us; m. g.
Esalaziò colda, e seca. Esalazione calda, e secca. Lat. Calidus, siccusque halitus.
Esalà. Sorà. Esalare, uscir fuori salendo in alto; ed è proprio de’ vapori, e del
vigore spiritale. L. Exhalare; vel expirare aut efflare.
Vaporositat; com saraf l’aqua che zem, o merz fò de la legna verda sul
fuch. Vaporosità, come fà d’un legno verde, quando arde l’un capo nel fuoco,
e geme dall’altro, e fischia per la vaporosità, che n’esce. Vapor, ris.
Svaporat. Evaporato. Che non puote più soffrir l’abbondanza dell’acqua, che
v’é evaporata. Evaporazione. Evaporamento. Lat. Evaporatio, nis; f. g.
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De vapor. Vaporale, di vapore. Non per vaporale sottigliezza.
Che svapora; ch’à vapor. Vaporante, che ha vapore. Due sono i vapori così
nel ventre della pianta, come nell’altre cose vaporanti. Vaporans. Vapore
umido, e acquoso è nella foglia, vapor secco e ventoso è ne’ frutti.
Meteori de fúch. Meteori di fuoco: Cometa, quasi comata. Cometa, ae; m. g.
Seu stella crinita. Cometes, ae; m. g.
Stella che corre. Stella discurrens.
Capra saltante. Capra saltans.
Dragone volante. Draco volans.
Trave a piramide. Trabs pyramis.
Lancia e scudo. Lancea et clypeus.
Scintille volanti. Scintillae volantes.
Fulmine; o saetta folgore. Fulmen.
Baleno. Fulgur, ris. Fulgetrum, i.
Fuoco fatuo. Ignis fatuus.
Fuoco lambente. Ignis lambens.
Meteori de lum. Castore e Polluce quando tutti due appariscono insieme.
Castor et Pollux. Elena quando de suddetti ne apparisce un solo. Helena, ae.
Pareglio si fa quando il sole imprime la sua immagine sopra qualche nuvola.
Parhelium, ii. Voragine; apritura. Vorago, nis. Hiatus. Verghe. Virgae. Para-
selena, o controluna, cioè immagine della luna in una nuvola. Paraselena. Co-
rona. Halo; nuvola risplendente, che a guisa di corona circonda il sole, e la
luna. Aerea corona, seu Halo.
Meteori di aqua. Iri, arco baleno, che apparisce in tempo di pioggia rincon-
tro al sole; questa è una nuvola acquosa, nella cui concavità percuote o passa
il raggio del sole; è di quattro colori; il rosso, il verde, l’azzurro, e il giallo.
Iris, idis; f. g. Arcus caelestis; vel imbrifer vel pluvius. Arquus, qui; m. g.
Nuvola. Meteora acquosa. Nubes.
Nebbia. Nebula, ae.
Caligine. Caligo, inis.
Grandine. Grando, inis.
Mana. Manna, rugiada, o liquore di sapor dolce cadente dal cielo ne sereni della
notte tra la primavera e la state. La manna parimente si fa della brinata allora che
si mescola col sugo, che esala dagli alberi, ne quali si trova. Manna.
5 [r] Fuoco
Fúch meschiat col fúm. Fuoco affumicato; over fummoso. Lat. Ignis fumidus.
Fuoco moderato. Ignis modicus.
Fúch debol. Fuoco debole. Lat. Ignis languidus.
Fúch lent. Fuoco lento. Ignis lentus.
Fúch che brusa semper, ne ‘l se smorza. Fuoco che sempre arde nè mai si
spegne. Lat. Ignis immortalis. Fuoco d’allegrezza, festivo. Lat. Ignis festus.
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Fuoco gagliardo. Lat. Ignis acer. Fuoco naturale. Lat. Ignis naturalis. Fuoco
artificiale. Ignis artificialis vel artificiatus vel arte confectus.
Fúch. Fuoco elemento di qualità calda, e secca, più leggiero di tutti gli altri
elementi situato nella concavità della luna. Ignis, is.
Fúch de saeta. Fuoco di fulmine. Lat. Ignis fulmineus. Fuoco, che si fa per dar
segno. Ignis praenunciativus.
Proprietà dol fúch. Proprietà del fuoco elementare. Ignis elementi proprium;
ignis elementaris; vel elementarius. Fuoco penale col quale si puniscono i rei.
Lat. Ignis tortorius vel poenalis.
Fúch dol inferen; dol Purgatori. Fuoco infernale. Lat. Ignis infernas, tis vel
ignis infernus vel inferus vel tartareus vel avernalis. Fuoco del purgatorio. Lat.
Purgatorius ignis vel ignis piacularis.
Fiama. Fiamma. Fummo acceso, che esce dalle cose che ardono. Flamma, ae.
Ignis rubor. La fiamma è un untuosità, che esce dalla materia, e convertesi in
fummo.
Met a fúch e fiama. Mettere a fuoco, e fiamma. Tutta l’isola misono a fuoco,
e a fiamma.
Che fà fiama, che fà bampa. Fiammante, che fiamma, avvampante.
Flammans.
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Fà fiamà, fà bampà. Fiammare, fiammeggiare. Fiammando forte a guisa di
comete. Flammare.
Brusà vergot. Avvampare qualche cosa in attivo significato. E voi, che amore
avvampa, non v’indugiate sù l’estremo ardore.
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Cernis, o bernis. Cenere caldo.
Cender. Cenere, quella polvere, nella quale si risolve la materia che abbruc-
cia. Cinis, eris; m. g.
Cendrerul, chi cova ‘l fuch. Covacenere, chi stan sempre al fuoco per iscal-
darsi. Lat. Focarius, incubator, ris; m. g.
Incendrà; butà sovra de la cender. Incenerare; gettar cenere sopra una cosa.
Cinere aspergere. E come ogni tuo ben tosto s’incenerà.
Inceneris; deventà cender. Incenerare. Convertirsi in cenere. Incenerire.
Cinescere. In cinerem verti.
Fà diventà cender, redusì in cender. Incenerare, far divenir cenere. Ond’ella
prese il corpo suo, ed incenerollo, e mise la cenere in un vaso. In cinerem ver-
tere vel cinefacere.
Scotà. Incendere; offendere con fuoco, o cosa infocata. Incendere. I carnefici
incontanente ebbone le piastre roventi, e tutto incesero il suo tenero, e bellis-
simo corpo.
Brusà. Incendere. Tutti i ramucelli de gli arbori seccansi, e poi del mese
d’agosto s’incendono. Comburere.
Impizà. Incendere per accendere. Massimamente se le legne sien dolci, e che
tosto s’incendano. Incendere. Inflammare.
Da impizà. Incendevole, atto a incendere. È segno d’incendevole carità.
Incendiari. Incenditore. Incendiario, colui, che di propria autorità arde, e
accende la città, la villa, o la casa altrui, o la biada con perversa volontà e stu-
dio, come se per odio o per vendetta. Incendiarius. Incensor. Incenditrice.
Accenditrice. Accendens, inflammans.
6 [r] Incendi. Brusamet. Incendio. Incendimento; lo ‘ncendere. Incendium.
Incensio. I quali non vi porgeranno li crudeli incendimenti dell’antica Troia.
Abbruciamento. Ne piaga d’esto incendio non m’assale. Austio, onis.
Che taca fúch. Arsione, l’ardere.
Bò da tacà fuch. Incenditivo, atto a incendere, che ha virtù da incendere.
Smorzà ol brusor dol cold. Ammazzare l’incendimento del caldo.
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Tacà. Impizà fúch; o lúm o lusor. Accendere, mettere, o appiccare fuoco a
che che sia. Si fece accendere un lume, onde la rena s’accendea com’esca.
Accendere, incendere, succendere.
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Brusat. Abbruciato. Sicchè ‘l viso abbruciato non difese. Exustus, a, um.
Brustulit, o scotat, o brusat dal sol. Abbronzato dal sole, cioè incotto dal
sole. Sole adustus vel perustus.
6 [v] Arsif. Strasif . Riardere, inaridire, diseccare. Adurere. Arefacere.
Cús, o cusinà. Abbruciare per cuocere. Per tutto ‘l tempo, che ‘l fuoco gli
abbrucia.
Ars, consumat dal fúch. Arso; consumato dal fuoco. Combustus. Ustus.
Calorò. Gran cold. Ardor. Arsione, eccessiva caldura, e si dice anche del
caldo della febbre. Ardor. Febris ardor.
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me, o in sù le brace. Lo arrostillo, e cosselo, come si cuoce, e arrostisce il
pesce in padella. Assare. Inassare.
Secà. Strasì. Arrostire per seccare, e inaridire. I venti che arrostiscono, e riar-
dono. Arefacere.
Pà brustulit. Pane arrostito si dice alle fette del pane rasciutte, e alquanto
abbronzate al fuoco. Panis semiustus.
Rost. Arrosto, vivanda arrostita. Trovando gli arrosti, e la vivanda della cena.
etc. Assatura, ae. Carnes assae.
7 [r] Secà. Asseccare. Seccare. Il cui malvagio fuoco il fonte secca della pietà.
Siccare. Arefacere.
Secas. Diseccare. L’animo lieto fá fiorir la vita dell’uomo, e quello, che è tri-
sto disecca le ossa. Exsiccare. Arefacere.
Cúus. Cusinà. Cuocere. L’azione che fá il fuoco nelle cose materiali col calor
mezzo tra lo scaldare e l’abbruciare. Coquere.
Cotura, o Cusinadura. Cocimento, il cuocere che fá il fuoco.
Che cúus. Cocente, che cuoce, ardente. Mille sospiri più cocenti che fuoco
gettava. Ardens. Flagrans.
Infogas. Infocare, divenir di fuoco, arroventire. La cenere medesima infino,
che tien coperto il fuoco, di sopra s’arroventisce. Ignescere vel candescere.
Fogadura, o infogadura. Infocamento, l’infocare, roventezza. Quando li fab-
bri affuocano bene un ferro per la roventezza mostra esser fuoco.
Infogat. Foghet. Infoghet. Fogat. Infocato, divenuto come fuoco, appresso
da fuoco. Ignito, affocato, arroventato, igneo. Ardens. Igneus. Incensus.
Ignitus. Ardens. Inflammatus.
Fogà. Cazà fúch. Affocare, mettere o appiccar fuoco, far diventar fuoco.
Incendere; ignem iniicere vel inferre.
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Infogà. Fà fogà. Infocare. Affocare, far divenir fuoco. Ignitum facere, redde-
re, candefacere, excandefacere.
Imbrasat. Tut in d’una brasca, o brasa. Abbraciato, infuocato, acceso. La
beata Maria Maddalena era abbraciata, e ardeva di tanto incendio d’amor divi-
no etc. Ignitus. Incensus.
Imbrasas. Abbraciarsi; infocarsi; accendersi. Ignescere.
Imbrasà. Abbraciare; affocare. Il fuoco eterno, ch’entro le affoca, le dimostra
rosse. Perchè il fiero fuoco dell’amore non s’abbraciasse. Incendere. Ignem
inferre, iniicere.
Foghet. Ros dal fúch. Rovente. Conveniva, che con ferri roventi le congiun-
ture delle piastre si cogniugnessero. Sia spento acciaio rovente, o pietre albe-
resi nel detto latte caldissimo. Candente. Candens.
Fogatisim. Roventissimo. Fece scaldare ferri roventissimi. Candentissimus.
Infogas. Fogas. Affocarsi. Tanto più di quello l’appetito s’affoca. Incendi.
Inflammati.
Fuch smors, o mort. Fuoco spento, ammorzato, estinto. Ignis extinctus.
Fuch quarchiat sù. Dormenzat. Fuoco sopito, addormentato. Ignis sopitus.
Smorzà ‘l fúch ò la lúm. Ammorzare il fuoco, il lume. Smorzare. Spegnere,
estinguere. Quel fuoco, ch’io pensai che fosse spento. Tu hai spento il lume?
Subito allor com’acqua il fuoco ammorza. Extinguere ignem; vel lumen.
Soffià in dol fúch. Soffiare nel fuoco. Flatu ignem excitare.
Stizà sù ‘l fúch. Fá sù fúch. Attizzare, o rattizzare, che è ammassare, e accoz-
zare i tizzoni insieme in sul fuoco, perchè abbrucino. Componere vel super
foco ligna aptare. Come lo bastone, col quale s’attizza il fuoco, sempre dal
fuoco si consuma.
7 [v] Ol stizà sot o sù. Attizzamento, l’attizzare. E dall’attizzamento di questa
maledetta favilla crebbe fuoco, il cui fummo corruppe tutta Italia. Instructio.
Accomodatio.
Stizà su ‘l fuch, unì i stizò. Attizzare il fuoco, unir i tizzoni. Torres commit-
tere vel conferre.
Faliva. Favilla, parte minutissima di fuoco. Scintilla. Favilla, ae. Scintilla, ae.
Favilla è reliquia del fuoco, onde si ripara e accende il fuoco, soffiando, o
ponendovi le cose aride, che gli diano nutrimento.
Falivina. Favilluzza. Avendo in sè quantunque avaro fosse alcuna favilluzza
di gentilezza. Scintillula, ae.
Butà o fà falive. Sfavillare; mandar fuori faville; ed è proprio del fuoco.
Scintillare.
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Che buta o fà faliva. Sfavillante, che sfavilla. Fece uscir di quel monte gran-
de fiamma di sfavillante fuoco. Di sfavillante ed amoroso raggio. Scintillans.
Butà, o fà falive. Scintillare; Sfavillare. Nella sua rotondità vidi gittar raggi
intorno, e scintillare come scintilla il ferro rovente, quando è battuto dal fabro
col martello. Scintillare.
Fum. Fummo, o fumo; vapor, che esala da materie, che abbruciano e che son
calde. E se dal fummo fuoco s’argomenta. Fumus, i; m. g.
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Gl’incantatori fanno grande affumicata dinanzi agl’idoli di buone spezie.
Fummigio. Fummicazione. Fumigatio. Suffitus, us. Suffumicazione, suffumi-
gio, Suffimentum. Sufficio, nis; f. g.
Stizò. Stiz de fúch. Tizzone acceso. Tizzo di fuoco, pezzetto di legno abbru-
ciato da un lato. E arrappò un tizzone di fuoco, e vennesene alli suoi. Titio,
onis. Torris, is ardens; m. g.
Carbò. Carbone, legno arso, spento prima, ch’egli incenerisca. Carbo, onis.
Carbò impizat; vif. Carbone desto. Levata era a filar la vecchiarella discinta,
e scalza, e desto avea ‘l carbone. Carbo excitatus, vivus.
Fà come ‘l carbò che o struz o scota. Far come il carbone, che o e cuoce, o
e tinge, cioè sempre far male altrui.
Segnà, o notà col carbò bianch per dì che l’è acadit vergot de stravagant.
Far un segno con un carbon bianco, quando si vuol mostrare essere avvenuta
cosa insolita.
Carboner. Carbonaio, colui, che fa i carboni. Il colore del tuo abito da, che sii
fornaio, o carbonaio. Carbonarius, ii.
Caluzem. Calì. Filiggine, o fuliggine; quella materia nera, che lascia il fummo
sù pe’camini. Anche vi vale la fuliggine intrisa con olio. Fuligo, inis; f. g.
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Piè de caluzem. Filigginoso. Fuligginoso, pieno di filiggine o fuliggine. Lat.
Fuliginosus, a, um.
Fà legna, o portà legna. Far, o tagliare, o portare legne. Colligere vel depor-
tare ligna.
Andà per legna, a fà legna. Andare al bosco per le legne. Ed oltre a questo anda-
va alcuna volta al bosco per le legne. Lignari. Lignatum ire. Ligna colligere.
Redondì. Querciuolo. Quercia piccola, e giovane, che si taglia per farne fuoco.
Massa di legne di querciuoli rifessi. Frascone o vettone di querciuoli. Rudis, is.
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tagliato dall’albero, che serve per ardere e ad altri usi. Ciocco ancora. Poi
come nel percuoter de ciocchi arsi surgono innumerabili faville. Caudex, dicis.
Truncus, i. Stipes, tis; m .g.
Ch’ha di zoch pùl fa di tape. Chi ha di ceppi può far delle schegge; cioè del-
l’assai può farsene il poco. Cui multum est piperis etiam oleritus immiscet.
Raisog da brusà. Ceppaia che è la parte del ceppo alla quale sono appiccate
le radici dell’albero.
9 [r] Pai de vit da brusà. Pali di vigna secchi per ardere. Palus, i ad alendum ignem.
Das la zapa sul pè. Aguzzarsi il palo in sul ginocchio; si dice di chi fa una
cosa, che gliene sia per incoglier male; o darsi della scure in su piè. Asciam
cruribus illidere.
Bachet, broch o brocò de legna. Ramo secco, bronco, o broncone secco. Che
tante voci uscisser di que’ bronchi. Ramus aridus, siccus, vel ramusculus aut
ramulus siccus.
Frosca. Frasca. Ramucel fronzuto per lo più d’alberi boscherecci. Tutta graf-
fia dalle frasche e da pruni. Ramus frondens.
Borei, o bore da brusà. Tronchi d’alberi, o fusti, o pedali per ardere. Trunci.
Caudices ad alendum ignem.
Legna secha, che nò fà fúm. Legne secche che non fan fummo. Ligna arida
vel acapna, orum; n. g.
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Faltram. Sbrotoladura de ram, de seze. Stipa, sterpi tagliati, o ligname minu-
to da far fuoco. Ramale, is; n. g.
Fúch che fa festa, che schiopa. Fuoco che croscia, che scoppietta. Ignis crepi-
tans.
Legna che schiopa sul fúch. Legne, che crosciano sul fuoco. Ligna crepitan-
tia.
Azalì. Fucile, acciauolo, o acciaio. Fatto con la pietra, e con l’acciaio, che seco
portato aveva un pó di fuoco. Ignitabulum, i.
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Bastoncel. Bastoncello. Bacillus, i vel bacillum, i.
Terra
Tera. Terra per paese, provincia, regione. Il Re Nino tiene in sua Signoria tutta
la terra d’Asia. Regio, onis.
Tera. Terra per viaggio, per via. E malagevolmente al fanciullo andare cotan-
ta terra a piedi. Iter, via.
Tera. Terra per città, e castello murato, o villaggio. A una sua possessione
forse tre miglia alla terra vicina. Urbs. Oppidum.
Tera. Terra per gli abitatori delle terre. Fu richiesto di pace, la quale raunate
le terre etc. Incolae, arum.
Terazula
Terricciuola. E certe terricciuole l’obbedirono. Oppidulum, i.
A tera per tera. In tute i tere. Per varie terre; in tutte le terre. Oppidatim.
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Tera nigra. Terra nera. Lat. Terra nigra vel pulla.
10 [r] Terra
Tera, o Terra. Terra elemento di qualità fredda, e secca e grave, immobile per
se tutto, centro del mondo. Terra elementum sicum, frigidum et grave secun-
dum se totum immobile, et mundi centrum.
Terè lavorador. Terreno, terra da lavoro. Terrenum. Tria genera sunt, campe-
stre, collinum, montanum.
A plana tera, fag a tera, che nos alza da tera. Terragno; che è in su la piana
terra, o fatto in terra o che s’alza poco da terra. Molin terragno; tombe terra-
gne, stanza terragna. Humi iacens.
Fig ches paga su la tera. Terratico. Se ‘l terratico overo affitto che si riceve
dalla terra a usura.
Rapar fag de tera. Terrato. sust. contro a trabocchi fatti terrati, ed altri utili
ripari.
Umidat de la tera. Uligine. L’uligine è umor naturale della terra, che mai
da quella non si diparte. Uligo, inis.
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Moiac. Mollore, mollume, quel bagnamento, e umidità cagionata dalla
pioggia nella terra. Humidum, i.
Sot tera, ch’è sot tera. Soteraneo. Sotterra, sottoterra. E far sotterra venir
l’acqua. Sub terra. Sotterraneo, che è sottoterra. Tratto quasi da una tene-
brosa sotterranea spelonca. Subterraneus, a, um.
Piè de tera, chà de la tera. Terroso. Imbrattato di terra. Acqua torbida, e ter-
rosa. Terreus, a, um. Terrosus, a, um.
10 [v] Tera portada fò dai furmighe. Terra portata fuori dalle formiche. Terra a for-
micis agesta.
Tera levada sù dai topinere. Terra rialzata dalle talpe. Terra a talpis excitata.
L’avì de la tera. Terrestrità, qualità terrea. Purgato dalla feccia della terrestrità.
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Terè fogher. Terra focaiuola. In terre castagnine focaiuole assolate, che sono
sottili e calde, e gettan primaticcio.
Terè sulif, ch’è al sulif, al sol. Terra solatia, che è nel solatio. Ager vel locus
apricus. La vigna solatia, cioè volta a mezzo dì.
Terè vac, al vac all’umoria. Terra verso bacio, a bacio posta. Ager vel locus
opacus. Che questi fiori sempre mai stieno a bacio, cioé volto a tramontana.
Tera marza. Terra fracidiccia; ma che sia terra fracidiccia, e sia quasi nera.
Terra subputrida.
Terè, che non è mai stag lavorat. Terra vergine, cioè non mai smossa. Solum
crudum vel immotum.
Terè tegniz o Tera crea. Terra cretosa, o creta, terra tenace. La terra spessa,
umida, e cretosa nutrica bene il grano. Terra cretosa vel creta, ae. Argilla, ae.
Tera da levà i smagie. Terra per levar le macchie de i panni. Lat. Creta cimolia.
Terè strasit. Terra adusta riarsa, disseccata. Se fortemente sia adusto sarà
diserto d’arene, e di morto sabbione. Adustus. Aridus, a, um.
Terè gras. Terra grassa. La cicerchia è nota, e desidera aria umida, e terra
grassa, e cretosa.
Terè gerul o de gera. Terreno ghiaioso, sabbionoso, poco tegnente. Terra re-
solata, glareosa. Desidera terra sabbionosa, grassa, overo ghiaiosa. È da sce-
gliere il campo grasso, e farinacciolo, che ricerchi poca fatica, poco tegnente
e che si dista agevolmente.
Terè moiach, dove al fonda zò. Fitta, terreno, che sfonda e non regge al pie.
Così nelle fitte rimaso. Caenum, i.
Breghen, o greben, terè steril. Bretta terra, cioè sterile, di poco frutto. Paesi
bretti. Tra bretti monti. Terra sterilis.
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Tera tutta rossa. Abbondante o pieno, di terra rossa. Solum rubricosum.
Tera crea, tacadiza, tegniza da fà scudele. Rossa. Argilla, argiglia, creta. Terra
tegnente o densa, della quale si fan le stoviglie. L’argilla è calda, e secca; e se oc-
corresse argella soda, e tegnente. Ager cretosus. Ager argillosus. Argilla, creta.
Cap sgruz, che va o è andag sgruz. Campo crudo non istagionato e non con-
cotto dal sole. Novalis. Maggese. Campo lasciato sodo per seminarlo l’anno
vegnente, che si dice anche maggiatica. E questo giovane lavorò il suo terre-
no, e che era stato tanto maggese.
Desgruzat. Dissodato.
Terè ches laga posà, ches lavora ogni u, o do agn. Novale. Novale è il
campo, che prima alla coltivatura si mena, e che si mena alla prima virtú per
riposo d’un anno, poco di più. Novalis ager vel novale, lis. Vervacturus, i.
Fondi. Poderi, campi. Lat. Agri, fundi; m. g. Grandi poderi. Lat. Latifundia.
Cap lavorat per somnaga. Campo sativo, cioè acconcio a seme. Ager sativus.
Cap che rend la decima. Campo che rende la decima. Lat. Ager decumanus,
a, m.
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Terè moiac. Terreno paludoso, di natura di palude; acquoso. Terra paludosa,
ae. È da vietare il luogo paludoso al tutto.
Lúch spianat, pià; fag pià; in pianura. Rispianato. Sust. Luogo rispianato, e
piano. E passato in sù uno rispianato fuori della terra. Planities, ei. Piano.
Pianura; luogo piano. Che di qua dechina questa pianura a suoi termini bassi.
Andà per la piana, dove no ghé sas. Andare per la piana; cioè seguire il più
agevole, e comunale.
Fà frutà bè. Fecondare; far fecondo. Lat. Faecunditatem dare; vel importare.
Fertilem aut faecundum reddere.
Mot. Luch eminent. Poggio monte, luogo eminente. Mons, tis. Collis, is. O
poggi, o valli, o fiumi, o selve, o campi.
Alzas, tegni à olt; ò andà a olt, andà in sù. Poggiare; salire ad alto. E quan-
do li desiri poggian quivi; cioè s’innalzano. Per cui convien, che ‘n pena, e ‘n
fama poggi. Ascendere.
Colina. Col. Colle, piccol monte. Poichè io fui a pie’ d’un colle giunto. Collis,
is; m. g.
Doset, o dos. Collina, sommità, e schiena del colle. Colliculus, i. Collis ter-
gume vel clivulus, i; m. g.
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Montisel. Monticello. In sul primo far del dì sottentrò à que’ monticelli.
Monticulus, i.
Montada irta. Montata, salita erta. Montamento. Prese il suo cammino verso
la montata dell’alpe. Ascensus, us.
Montà, andà sù. Montare, salire ad alto. Nè mai quaggiù, dove si monta, o
cala. L. Ascendere.
Montagnone. Alpi. Alpi. Montagne altissime nelle quali s’ha sempre la neve.
Presso alle montagne dell’alpi Apennine. Alpis, is.
Val. Valada. Convalle, o lat. Convallis, lis; f. g. Pianura chiusa da ogni parte
da colli, o monti. Valle; quello spazio di terreno, che è racchiuso tra i monti.
Vallis, is. Vallata, da valle. Tutto lo spazio della valle da un capo
all’altro.Vallea. Vede lucciole giù per la vallea. Vallonata.
Valeta. Vallicella. E non andò molto lungi, e trovò una vallicella. Vallicula.
Piè de vai. Vallicoso, pien di valli. Della cultura del campo montuoso, e val-
licoso.
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Valerià. Uomo di valle. Vallicula, ae (io direi).
Brich. Balza. Ripa, luogo dirupato, rupe. Star con l’oche a filar sotto una
balza. Rupes.
Prat. Prato, quel campo non lavorato, che serve per produrre erba da pascola-
re, e da far fieno. L’ottima pastura del prato è quella la quale abbia sopra se
rivo, che corra, per lo quale si possa quante volte sarà bisogno adacquare. Pra-
tum, i. Prati, verzieri e pomieri. Prata, viridaria, pometa.
Pradel. Pradelet. Pratello. Nel fresco pratello venuti. Praticello. Trovo una
capanna d’un cacciatore allato a un praticello. Pratulum, i.
Pradaria. Prateria, campagna de’ prati, o più prati insieme. Quelli, ch’erano
in su quella prateria.
Lúch bas, fondut. Disesa. Riva. Lama. Lacca. Luogo concavo, e basso. Nella
quarta lacca, cioè nella quarta china, scesa, o lama.
Cap senza sas. Campo purgato da sassi. Ager exossatus vel elapidatus.
Tuù i sas fò di cap. Purgar i campi da sassi. Agros elapidare vel exossare.
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De cap, campif. Campestre, e campestro. I quali signoreggiavano le terre
campestri, e le montagne. Campestris.
Cap segat, dove al gha resta in pè la gamba. Seccia, campo, in cui riman la
paglia sù le barbe delle biade segate. Anche si semina né campi nudi, e nelle
seccie non conciamate.
Campif. Da cap. Campio da campo. Luogo piano. La terra da por vigne etc.
ne sottile, ne lietissima, ma a lieto prossimana, ne campia, ne dirupinata, ne
secca. Campestris.
Cap arat. Campo arato. Lat. Agruum, i; n. g. Campo grasso e fertile. Ager cras-
sus, et laetus. Campo da lavoro. Ager colonus. Campo, che si pastura. Ager com-
pascuus. Campo piantato, e seminato. Ager consitus, et cultus.
Cap. Campo, spazio di terra, dove si semina. Ager, i. Arvum, i. Per le sparse
ville, e per i campi i lavoratori miseri.
Cap per campagna averta, a la sbaraia. Campo per campagna, e per luogo
esposto al cielo. E non dormono sotto coperto, ma a campo, e vivono senza rego-
la. Campus, i.
Boscaia. Boschina. Boscaglia, gran bosco, più boschi insieme. Ma con tutta
la sua gente si ridusse alle fortezze delle boscaglie. Nemus, oris.
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Bosch. Bosco. Luogo pieno d’alberi salvatici. Con vostra licenza io voglio
andare al bosco. Nemus. Sylva. Lucus.
13 [r] Cap de colina, dal pià, dal mot. Campo, che sta in colle, in piano, in monta-
gna. Ager collinus, campestris, montanus.
Cap ches somna toug i agn. Campo che ogni anno si semina. Ager restibilis.
Cap che nos somna ogni an. Campo, che non si semina ogni anno. Ager novalis.
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Praerumpi. Ammottare; lo scoscendersi, che fa la terra ne luoghi a pendio;
Smottare lo stesso. Praerumpi.
Irt. In riva. Da rampà. Ripido. Repente. Ripito. Molto erto. Dov’era la riva
la quale si leva dopo alquanto di piano, repente, ed erta a maraviglia. Acclivis.
Irta. Irt. Erto, che ha ertezza, contrario di scesa, e china. Acclivis, is. Men
erto cala.
All’irta, a rampa. Ripidamente. Accliviter.
Irta. Erta ertezza. Acclivis, is.
Fos. Fosa. Fosso. Fossa. Spazio di terreno cavato in lungo. Fovea, ae. Fossa,
ae. Serve per lo più a ricever acque, e vallar campi. Orlo de la fossa. Lat.
Fossae labrum vel margo.
Chi è stag a cà dol diavol sa che pena ghè. Chi vien dalla fossa sà, che cosa è
‘l morto. Si dice di chi è esperto di quello, di che e’ ragiona. Expertus loquitur.
Fosat piè de spì o covert de spì. Borro, fossato vestito di pruni, dove corra
acqua.
Fosa. Fopeta. Fossatella, o fossatello. La terra sia tutta cavata, overo con sol-
chi, overo con fossatelli. Fossula, ae.
Busa. Fopa. Foseta. Bus. Fossicina, fossicella. Fatto ciò lo rivolgi in letame,
e in piccola fossicella sotterri. Fossula, ae.
Fà di fope, o circondà de fossa. Affossare. Far fossa a un luogo; cigner di
fosse. Fossa circumdare; vel munire vel scrobem facere vel efficere.
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Cenzit de fossa. Affossato. Dice che è affossata di grandi fossi, e profondi.
Fossa circumdatus.
Busa. Fopa. Cava. Cava. Buca. Fossa dal farsi cavando. Dentro a quella cava,
dov’io teneva gli occhi si a posta. Fovea, ae. Fossa, ae. Cavus, i. Cavum, i.
Cavat. Scavat. Cavata, fossa, cavamento. E non si faccia in essi le cavate lon-
tane. Fossio, nis.
Fà di canai per fà ‘ndà vià l’aqua di fosag. Fognare le fosse, cioè far fogne,
e smaltitoi d’acque.
Fond. Fondo; parte inferiore di cose concave. Lat. Fundum, di vel imum, imi;
n. g.
14 [r] Fopa. Fossa. Lat. Scrobs, bis; m. g. Fossa larga. Scrobs amplus. Fossa profon-
da. Scrobs altus.
Fopa da chiapà di animai. Fossa da pigliar fiere. Lat. Fovea, ae. Da tener
grano. Lat. Fovea granaria; vel scrobs frumentarius. Fossetta. Lat.
Scrobiculus, li; m. g. Fossula, ae. Fossetta d’un piede. Scrobiculus pedalis.
Busa. Buca, luogo cavato, o apertura in che che sia. Cavernula, ae. Io vidi duo
ghiacciati in una buca.
Oradel de la fopa. Cigliare, ciglione, quel terreno rilevato sopra la fossa, che
soprasta al campo. Greppo è cigliare di fossa; sommità di terra. Rialto di terra.
Super cilium foveae.
Brich. Greppa. Greppo. Le buone legne crescono nelle alpe, e alla greppa. E
perchè li greppi per lo più sogliono esser pieni di sterpi. E degno è ben di
pascer per le greppe. Vepretum, i. Dumetum, i.
Gera. Terè drè ai fium. Greto. Terren ghiaioso d’intorno a fiumi. Congregato il
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popolo di Firenze nel greto d’Arno a piè del ponte Rubaconte. Sicome sono pietre
che uomo trova nel rivaggio e nel greto del mare e ne fiumi. Crepido, inis; f. g.
Piz o pochia di mog. Vetta, parte estrema di sopra, cima, sommità. Vetta de
colli, vetta de monti. Giogo, sommità de monti. Di là dal giogo dell’Alpe.
Cominciando dalla vetta de colli, e passando per lo tramezzo delle valli.
Verbex, cis. Iugum, i. Cacumen, inis.
Ort. Brúl. Chios. Orto, campo chiuso, il qual si cultiva a erbe per mangiare.
Brolo. Hortus, i. Giardino con acqua. Lat. Horti rigui vel irrigui. Giardino in
aria. L. Horti pensiles. Giardinetto di fenestra. L. Hortuli fenestrales. Giardino
di casa. Lat. Horti domestici.
Ortaia. Ortale. Non presero avviso, che detti ortali erano tutti affossati. Hortus, i.
Zardì. Giardino, orto delizioso. Qui son giardini, qui son pratelli, qui altri luo-
ghi dilettevoli assai. L. Pomarium, ii; Viridarium, ii; n. g.
Brùl. Giardino de frutti. Pomarium, ii; n. g.
Zardinet. Brulet. Giardinetto. Presero in verso un giardinetto la via. Lat.
Viridariolum, i vel hortuli, orum; m. g. plur.
Zardiner. Giardiniere, quegli che ha cura del giardino, e l’acconcia. Pomarii
custos. Viridarius, ii. Topiarius, ii vel viridarius, ii vel viridarii cultor vel cura-
tor vel praefectus.
Ol vird. Verde sust. verdore. Verdezza. Verdume. Alcuna volta nelle vigne
entrano bruchi, che ogni verdezza rodono. Chi non ha albergo posisi in sul
verde. Viriditas, tis.
Ch’à dol vird. Verderognolo; che ha del verde, tende al verde. Conducivi il
grano quello, che vuoi per seme, verderognolo.
Vior. Invior. Verde per vigore. E ‘l mio desir però non cangia il verde. Vigor,
oris. Viriditas, tis.
14 [v] Figura fachia de piante in di zardì. Figura fatta d’erbe, piante, o arbuscelli,
come si costuma ne’ giardini per delizia, e decoro de medesimi. Lat. topia-
rium, ii; n. g. vel opus topiarium vel topium, ii vel opus topium. Facitore di tali
figure. Lat. topiarius, rii; m. g.
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Deventà vird. Invirdis. Verzicare. Verdeggiare. Comincerà trarre il nutrimen-
to per li pori delle parti fesse, e da capo verzicare. Virere. Verzire. Benchè la
guerra verzisse ne cuori de tiranni.
Virdò. Vird quat as pul dì. Verdissimo. Tutte eran boschetti di querciuoli, di
frassini, e di altri alberi verdisimi. Viridissimus.
Vird. Verde, quel colore, che hanno l’erbe, e le foglie, quando sono fresche nel
lor vigore. Un giardino pieno di verdi erbe, di fiori e di fronzuti allori. Viridis, e.
Fiorì. Fa i fior. Fiorire. Far fiori, produr fiori. E cantare augelletti, e fiorir
piagge. Florere. Florescere.
Fiorit. Piè de fior. Fiorito, pien di fiori. Coperti di pergolati di viti tutte allor
fiorite. Fresco, ombroso, fiorito e verde colle. Floridus. Florens.
Ch’è sul fior. In fioris. Fiorente; che è in fiore. Ch’elli le sue condizioni fio-
renti, e prospere. Florens, tis.
Che fioris de recò; che torna a fiorì. Rifiorente, che rifiorisce. Reflorens.
Tornà a fiorì. Rifiorire. Così rifiorì nella sua maravigliosa resurrezione. Reflo-
rere.
Fior. Fiore. Germoglio, che ogn’anno spicca dalle piante per abbondanza d’umo-
re, ed è principio, e segno di frutto o seme, d’odori, colori, e forma differente
secondo le sue spezie. Gli rami schianta, abbatte, e pesta i fiori. Flos, ris.
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Delicios. Delicioso, pien di delizia. Lat. Delitiis affluens.
Es in fioris. Fiorit. Florido, che è in fiore, vago, bello. Floridus, a, um. Canta
dell’api nel suo florido orto.
Repiantà. Trapiantare, traspiantare. Il pero acconciamente si pianta, e si trapian-
ta. Transferre. Cavar la pianta d’un luogo, e piantarla in un altro. Trasporre.
Quando la pianta domestica, o vero salvatica si traspone. Trasportare. Arbore
trasportato sovente non prende vita.
Vidor. Roch. Vigna, campo cultivato a viti piantate per ordine con poca
distanzia l’una dall’altra. Vinea, ae.
Terè roncat, o vidat; piantat, o metit a vit. Vignato. Vigneto. Vignaio. Terreno
coltivato a vigna. Sopra li suoi colli, o vigneti. Molto diletto sia aver belli, e
adorni vignai ò ne piani o ne piccoli monti. Vitibus consitus. Vinetum, i.
Terè ches fa andà a biava. Terreno imbiadato; cioè seminato da biade. Talora
il vede in luogo non vignato, non imbiadato. Segetibus indutus.
Lavorador dol roch de la vigna. Vignaio, il custode della vigna, o il suo lavo-
ratore. Vinitor, ris.
Selva de castegne. Luch da castegne. Castagneto, bosco di castagni. Il casta-
gneto nuovo spesso si vuole scavare, e lavorare. Deh vientene poi qui nel
castagneto. Castanetum, i.
Luch piè de pir. Pereto, luogo dove sien piantati assai peri. Locus pyris consitus.
Luch piè de pom. Pometo, pomiere, meleto; luogo pieno d’alberi pomiferi,
colto di meli. E se i luoghi saranno grassi acconciamente si confanno ad essi
pereto, e meleto. Locus malis consitus. Pomarium, ii.
Luch piè de fich. Ficheto, fichereto. Ne freddi luoghi non si possono allevar
ficheti. Ficetum. Ficaria, ae.
Luch piè d’ulive
Uliveto, terreno cultivato a ulivi. Di questo mese si fanno gli uliveti nel luogo
temperato. Olivetum, i. Oletum, i.
Lúch dove al ghè di zarese. Ciregeto, luogo, dove sien di molti ciregi. E
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potersi fare plantario, cioé ciregeto. Cerasorum plantarium; vel solum ceraso
consitum.
Luch piè de zuernech. Ginepreto, ginepraio; luogo dove sien molti ginepri.
Locus iuniperis consitus.
Luch de zei. Giglieto; luogo dove sien piantati di molti gigli. Lilietum, i.
Bosch de pignui. Pineta. Pineto. Selva di pini. Per la pineta in sul lito di
Chiassi. Se il luogo sarà marino, arenoso, e sterile desidera pineto. Pinetum, i.
Luch de pom codogn. Codogneto. Lat. Solum cydoniis obsitum aut consitum.
Bosch de lizi. Lecceto, luogo pien di lecci, bosco di lecci. Io son entrato nel
bel lecceto. Ilicetum, i.
Luch pie de martel de bus ches tosa. Bosseto, bossoleto. Luogo pien di bos-
soli, o di bossi che si tosano. Buxetum, i. tonsile vel rasile.
Luch piè de cer. Cerruto, pien de cerri. Costretti furono a ritirarsi sotto ‘l cer-
ruto colle. Cerris affluens.
Bisò de spì. Spineto; macchia, o bosco di spini. Ma in molti altri luoghi nasco-
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no naturalmente infiniti spineti di diverse generazioni. Spinetum, i. Buscione.
Vedendo qui appresso un gran buscione di spine, e d’ortiche.
Canet. Bosch de cane. Canneto. Li canneti si fanno in questo modo cioè etc.
Cannetum. Arundinetum. Sito, o luogo cannoso, dove le canne nascono, e
allignano. Nelle cannose valli. Locus arundinosus.
Cedronera. [...].
Limonera. [...].
Naranzera. [...].
Zucher. [...].
Fragonera. Campo di fragole. Lat. Fragaria, ae; f. g. Matth. In Dioscor. Lib. 41.
Moronada, o moronera. Filare di gelsi; o boschetto di gelsi novelli.
Luch sulif. Luogo aprico, a solatio, esposto al sole aperto. Apricus locus. Valli
chiuse, alti colli, e piagge apriche.
Ol vird di piante. Quel, ch’è vird. Verdume, la parte verdeggiante delle pian-
te. Levarne via, il verdume, che di sopra è nato. Rodono tutte le foglie, e ‘l ver-
dume, e guastano i fiori. Pars viridis.
16 [r] Erbor. Albero nome generico d’ogni pianta, che ha legno, e spande li suoi
rami ad alto. Arbor.
Per una bota nol casca l’erbor. Al primo colpo non cade l’albero, che vale, che
bisogna tornare a ritentare più d’una volta. Multis ictibus deiicitur quercus.
Erboret. Arborsel. Arbuscello, arbuscella. Arbusco, frutice, alboricello.
Erano ornati, e pieni di piccoli arboricelli. Arbuscicula. Frutex.
Piantada d’erbor. Piantamento d’albereto. Lat. Positio arbustiva.
Pianta. Pianta, nome generico d’ogni sorta d’arbori e d’erbe. Di vari arbuscel-
li e piante tutte di verdi fronde ripiene. Stirps.
1 Si tratta dell’opera di Pietro Andrea Mattioli (1501-1578), il medico che tra il 1541 e il 1542
tradusse il trattato De materia medica del greco Dioscoride.
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Vetola de pianta. Pianta, ramicello, o rampollo tolto dall’albero, o dal ceppo
dell’erba per trapiantarlo. Planta, ae.
Piantò. Piantone. Pollone spiccato dal ceppo della pianta per trapiantare per
lo più degli ulivi. Talea, ae. Talea oleagina.
Piè de piante. Piantadoso, pieno di piante. Udendo come Italia era piantado-
sa di vino, e larga d’ogni bene.
Vetola. Vermena, pollone, rampollo quel ramicello tenero, che mettono gli
alberi. Surge in vermena, ed in pianta silvestra. Germen. Surculus.
Butà fò. Pollonare. Pullulare. I fichi pollonano fuor de lor semi. Pullulare.
Ramel butat fò dol veg. Rampollo, cioè piccolo ramicello nuovo nato sopra ‘l
vecchio. Cotale arbore sufficientemente nutricherà ogni numero di rampolli.
Vetola grosa. Vetò. Vettone. Pollone. E si deono i rampolli delle radici estir-
pare trattone i vettoni, i quali si serbano per piante.
16 [v] Levà i ram. Diramare, levar i rami. Lat. Defringere vel decerpere ramos.
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Ramif. Ramo, parte dell’albero, che deriva dal pedale, e si dilata a guisa di brac-
cio, sul quale nascono le foglie, e i fiori, e si producono li frutti. Ramus, i.
Piè de ram. Ramoso. Ramoruto, pien di rami. E quanto più rada si semina tanto
più sarà ramoruta. E nota, che del simigliante seme nasce la canapa ramosa.
Grop de piante. Nocchio, parte più dura del fusto dell’albero. Nodus, i.
L’albero schietto, e senza nocchi.
Rais. Barba. Radice, parte sotterranea della pianta, che attrae il nutrimento
della terra, e distribuiscelo. Radix, cis.
Fà i rais. Tacà. Inraisas. Radicare, appigliarsi alla terra con le radici. Barbicare.
Radicari; radices agere vel emittere. Abbarbicare, e appiccarsi. Non radicherà
in esso, ne fiorirà, overo fruttificherà alcuna perfetta pianta. Barbare. Barbicare,
produr barbe, e radici. E questo fa meglio, e più profondo barbar le viti.
Ol gros de la rais. La rais più grosa. Il grosso della radice. Viva radix; f. g.
Co’ la rais. Radicalmente; con la radice. L’erbe, e qualunque cosa viva cresce
radicalmente fitta nella terra.
Che vè da la rais. Radicale, che deriva dalla radice. Già era l’umido radicale,
per lo quale tutte le piante s’appiccano.
17 [r] C’ha fag la rais, c’ha tegnit, e tacat. Radicato, Radicatissimo, barbato, bar-
bicato, abbarbicato, che ha messe, e ferme le barbe in terra. E qual barbato, e
qual senza barbe si potesse piantare. Radicatus, a, um.
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de magliuoli, sebene il loro vero, e sicuro modo era con le barbatelle, ch’essi
chiamavano vive radici. Surculus, i; m. g. vel taleola, ae.
Raisot. Ficò. Fittone. Barba maestra della pianta fitta nella terra per diritto.
Prima radix.
Tacas coi rais. Abbarbicare; l’appiccarsi, che fanno le piante con le lor radici
dentro la terra. Ellera abbarbicata mai non fue ad alber si, come l’orribiel fiera
all’altrui membra avviticchiò le sue. Radices agere. Radicari.
17 [v] Sbrotolà zò. Sbrucare, levar via le foglie a rami. E sbrucale, e dibucciale in un
tratto. Foglia detrahere.
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Stongià i piante; srarile, netale. Scalvale. Dibruscare. Quando par loro, che
li ulivi abbiano molto bisogno d’esser potati usano solo di disbrucarli; cioè
quando gli ulivi hanno troppo folti i rami giovani, e le vermene dentro scemar-
le. Interradere.
Strepà de ram, e de rais. Estirpare, levar via in maniera, che non se ne possa
veder più sterpo. Non si cura d’estirpare la mal erba, o altra cosa, che ria vi
sia. Extirpare.
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È meglio cader dal pié, che dalla vetta; e si dice dell’eleggere de’ mali che non si
posson fuggire, il manco nocivo. Praestat uni malo obnoxium esse quam duobus.
Scalvà i piante. Scapezzare; tagliare i rami alli alberi insino in sul tronco;
altrimenti tagliare a corona. Scapezza il nesto col pennato, e non con la sega.
Amputare. Surculare.
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dov’è innestata la pianta. Insitio, onis; f. g. Per cagione di tagliatura, e d’innes-
tamento per la sodezza sua ritiene più il natural calore.
Incediz. Insert. Incalem. Innesto, nesto. Ma tuttavia cultiva i ramucelli dello
innesto prima che germoglino. Surculus insititius. Insiticum, i. Insitum. Nesto,
pianta o ramo innestato, e l’innestamento stesso. Insititium, ii.
Insedimet; o insert. Innestagione. Innestamento; e ‘l nesto stesso. Insitio.
Insitus, us. Molto diletta avere innestagioni maravigliose, ed in un arbore di
diverse maniere. Lo innestamento si fa in molti modi.
Incedit. Incalmat. Innestato. Insitus, a, um.
Incedì a ug. Innestare a occhio. A occhio s’innestan le viti. Ingemmare.
Inoculare.
Incedit a ug. Innestato a occhio. Ingemmato. Inoculatus, a, um.
Incedimet a ug. Innestamento a occhio. Inoculatio, nis. Innestare a scudic-
ciuolo. A occhio s’innestan le viti, come li frutti a scudicciuolo.
Ug de vit, o d’otre piante. Occhio per quella parte dell’arbore, per la quale è
rampolla; altrimenti gemma. Se l’apert’occhio della vite vedrà il cavatore etc.
Gemma, ae.
Ramel dà ‘ncedì. Marza; piccolo ramicello, che si taglia da un arbore per
innestarlo in un altro. Possonsi intorno alla vite più innesti convenevolmente
innestare, e ottimamente perviene, se solamente s’innesti il sorcolo nuovo,
cioè marza. Surculus insititius vel virgineus.
Ug da ‘ncedì. Scudicciuolo, cioè occhio, che s’incastra nella tagliatura del
nesto, detto così dalla forma, che gli si da. Gemma, ae. Surculus, i.
Piè de ug, de ramei. Pieno di sorcoli. Surculosus, a, um.
Ramel da piantà. Sorcolo, si come sopra il cavolo si può piantare il sorcolo,
cioè innestare. Surculus, i.
Incedidor. Chi ‘ncedis. Innestatore, che innesta. I quali rampolli potranno esser
tanti quanti piacerà allo innestatore; che innesta a occhio. Inoculator, oris.
Tegnì, o tacà di piante. Allignare, proprio delle piante, che vale appigliarsi, e
venire innanzi, che anche si dice provare. Non può dalla parte della terra, nè
dalla parte della pianta vivere, nè allignare. Se ‘l luogo non è di tanta freddu-
ra, che non vi possa durare nè allignare.
Vegn inag. Cres di piante. Tacà. Provare per allignare, e provenir bene. I
rami, che si piantano senza radici meglio provano, se si pongono di marzo.
Provenire. Provenire, allignare, provare per crescere, e venir innanzi. E pro-
vien nel piano, e ne monti. Provenire.
19 [r] Brochei sech. Frusco. Fruscolo. Fuscello. Fuscelluzzi secchi, che sono sù per
gli arbori. Festuca, cae.
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Gogieta. Magliuolo. Sermento, il quale si spicca dalla vite per piantarlo. E
voglionsi i magliuoli da porre, scegliersi, che non siano di vite troppo infima.
Malleolus vel virga malleolaris.
Vit. Vite, pianta notissima per l’eccellenza del suo frutto, dal quale si cava il
vino.Vitis, tis.
Vit picola, basa, vit novela. Viticella. La molto debole viticella nel secondo
anno da ricidere si lascia. Alla debole viticella non sien lasciati due gambi.
Viticula, ae.
Rebug al pedal do la vit. Ramei, che buta. Viticci. Que’ rimetissiticci, che fa
la vite dal pie’ del tronco. E purgar prima quelle viti d’ogni viticcio, e frusco
superfluo. E nuovi rami netti da viticci; e ramucelli sien lasciati. Clavicula, ae.
Mersa. Trosa. Tralcio; ramo di vite, mentre è verde in sù la vite. Palmes, tis.
Alcuna volta il freddo non l’uccide tutto, ma solamente i nuovi tralci, che per
tenerezza del legno, e grandezza della midolla difendere non si possono.
Prender il tralcio del ceppo della vigna vecchia, e metterlo sotterra.
Vit savadega. Lambrusca. Anche sono arbori, li quali hanno viti, le quali in
niun tempo si potano, come quelli, che fanno le lambrusche, che sono viti sal-
vatiche. Lambrusca, cae. Abrostine, o abrostino. Noè trovò prima la vite sal-
vatica, cioè li abrostini. Lambrusca, cae; f. g.
Trose, o merse intrezade insem. Vite intralciata; vale avviluppata ne tralci suoi.
[...]. Saepolo. Tralcio nato sul pedal della vite, lasciatovi dagli agricoltori a
fine di ringiovenirla segando il pedale sopra detto tralcio.
19 [v] Desfà fò, o taià fò i merse intrezade. Stralciare la vite. Tagliare li tralci, strigar-
li. Che combatteva come un disperato; e pota, e tonda, e scapezza, e stralcia.
[...]. Saepolare si dice proprio delle viti, quando si taglia loro il pedale sopra il
saepolo.
Fil de vit. Filare di vite. E le schiere, overo filari degli arbori. Si pongono ordi-
nati per filari. Acies vitis vel ordo, nis; m. g.
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foggia di palco, o di volta, sopra il quale si mandan le viti. La pergola delle
viti ne campi aspri si vuole alto tendere. Pergula, ae.
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Tep de fà la vit. Potatura. Tempo del potare. Tempus putationis.
Sort de vit. Vitigno, o vizzato. Qualità, e sorta de viti. Poni vizzati dolci, e car-
nosi, e alla bocca piacevoli, canaiuola, colombana, mammolo, e simili.
Zermoi. But. Germe, germoglio. Che svelto hai di virtute il chiaro germe.
Germoglio la prima messa delle piante, e ramicelli teneri, che spuntano da gli
alberi. Rampolli. Germen, nis. Pulluli; m. g.
Ug de vit. Gemma, occhio di vite. Ancora quegli, che sono occhiuti di molte,
e grosse gemme, e spesse, imperocchè dove sarà moltitudine di gemme gros-
se etc. Gemma, ae vel oculus, i.
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Mol, o miola de piante. Midollo, o midolla parte più interna della pianta.
Sono ancora alcune piante le quali hanno quasi tutta la sustanzia piena di
midolla. Sicome il sambuco, l’ebbio, e simiglianti, e tutte quelle hanno molti
nodi, e nutrisconsi della midolla, e imperciò n’hanno molta; e di questa gene-
razione è la vite. Il sapor del midollo e ‘l vigore è secondo la natura, e virtù
della radice. Medulla, ae. Pulpa, ae.
Vit debola, incochiida. Vite infermiccia, cioè seriata, di poco vigore. Vitis
gracilis.
Zermoi, che no’ fruta de la vit. Germoglii sterili, inutili della vite. Spadones,
num vitis.
Mersa dol prim an. Tralcio del primo anno. Palmes pampinarius vel pampi-
narium, ii.
Vit che rampa sù per i piante. Vite arbustiva. Usisi anche il fior della vite,
che và su per gli alberi, overo la vite arbustiva, e agresta. Vitis arbustiva.
Vit, che no’ poza. Vite, che non ha sostegno. Vitis vidua.
Vit, che fà bè per tut. Vite, che conviene in ogni luogo. Vitis miscella.
Vit, che fà di foie tante. Vite pampanaia, che fà pampani. Il tralcio pampana-
io nasce nel duro della vite. Vitis pampinaria.
21 [r] Vit tirada sù per i perteghe. Vite distesa sopra pertiche. Vitis iugata vel can-
teriata.
Vit tiradà sù per i mur. Vite distesa su per i muri. Vitis muralis.
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Vit fachia in arch. Vite alzata a padiglione. Vitis compluviata.
Luch vidat. Luogo, che produce viti, piantato di viti. Vitifer locus. Vitiarium, ii.
Che pianta la vit. Piantatore di viti. Vitisator, ris.
Fag de vit. Fatto di vite. Vitigineus, a, um.
De vit. Di vite. Viteus, a, um.
Roncà, fà di vidor. Avvignare. Por vigna. Far vigna. Vineam facere vel ponere.
Roncat. Vidat. Avvignato. Vitibus consitus, a, m.
Remet ol vidor, o la vit in malora. Ravvignare. Avvignare, rimettere in asset-
to la vigna trasandata. Vineam propagare.
Provanà. Refosà la vit. Propagginare; coricare i rami delle piante, e li tralci
delle viti senza tagliarsi dal loro tronco, acciocchè faccian pianta, e germogli-
no per se stessi. Di questo medesimo mese si propagginano le viti. Propagare.
Il sermento della nobil vite si propaggina.
Provana. Vit refosada. Proppaggine. Ramo della pianta piegato, e coricato,
acciocche egli per se stesso divenga pianta. Propago, inis.
Ol provanà, ol refosà. Propagginazione. Proppagginamento. Il proppaggina-
re. Propagatio, nis.
Metida. But. Messa. Pollone, e germoglio delle piante. Germen, inis.
Punta di ramei. Pipita de ramicelli, e pipita delle tenere punte dell’erbe.
Calvicula, ae. Cyma, ae.
Ramei tender, cime tendre di piante. Tenerume, o pipite tenere degli alberi.
Si prenda il tenerume del lentischio, e si faccia bollire insino, che sia consu-
mato l’aceto. Cyma, ae. Calvicula, ae.
Indada tra i fii de la vit. Androne. Spazio tra i filari delle viti. Aditus, us.
Impalà la vit. Metega i pai. Palare la vite. E in quei cotali sono ora da pala-
re, e legare, anzi ch’elle producano le gemme. Vitem palare vel pedare.
Levà i paii de sot à la vit. Spalare la vite. Palos viti subtrahere vel detrahere.
Trà fò la vit, intrezaga i merse. Disterder la vite, e attortigliare insieme li tral-
ci. Traducere vites vel palmites connectere.
Vit, tirada fò, o tendida. Vite distesa, vite ordinata. Traduces vel tradux, cis.
Merse intrezade. Tralci attortigliati insieme. Rumpi, orum vel traduces connecti.
Trà la vit sù per i piante; che la rampi sù. Ordinare le viti ad arbusco; o ad
arbusto. Quest’albero è ottimo per le viti che s’ordinano ad arbusco, o ad arbu-
sto, acciocchè salgano sopr’esso.
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21 [v] Zapà la vit novela. Zappare la vite novella. Viticulam fodere.
Vit, c’ha patit, che sè sidrada per ol freg. Vite assiderata che per lo freddo
si è quasi seccata, o morta. Vitis siderata.
Pianz la vit. Gocciolare la vite. Vitem emittere vel stillare humorem vel lacry-
mam.
Andà in vior i piante, muves. Essere in succhio. Si dice degli alberi, quando
l’umore viene alla corteccia e rendela agevole all’essere staccata dal legno.
Quando la vite è in succhio punta, o tagliata gocciola, e ancora per se medesi-
ma quando n’ha troppe. Muovere si dice ancora. Pianta, ch’abbia incomincia-
to a muovere, o essere in succhio.
Vior, o invior di piante. Succhio degli alberi. Escono dalle barbe il calore e
l’umore gratissimo succhio degli alberi, che se ne impregnano. Humor vel suc-
cus vel lacryma arborum.
Pianta senza vior. Pianta, o albero senza succhio e umore. Arbor exucca vel
arida.
Che tè, che cres. Vegetabile, vegetativo, vegetevole. Noi diciamo, che vita
vegetabile è quella, che hanno gli arbori. Vegetativus, a, um.
Bus, per ol qual i piante i ha ol nudrimet. Poro, piccol meato delli alberi, e
delle piante. Usano le piante il nudrimento etc. e però non hanno ventri, ne
vene, ma solamente pori. Porus, i.
Piè de bus. Poroso, pieno de pori. Ha la superficie molle, non porosa, e age-
vole a coltivare. Porosus, a, um.
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Descalzà i piante. Scalzare, levar la terra intorno alle barbe degli alberi, e
delle piante. Del mese di Gennaio le viti si sogliono scalzare ne luoghi tempe-
rati. Arbores ablaqueare.
22 [r] Fila de piante. Filare d’alberi. E sarà meglio, che gli ulivi si pongano ordina-
ti per filari. Lat. Acies vel ordo, nis; m. g. Le schiere, over filari de gli alberi
etc. Lat. Series, ei; f. g. versus, us; m. g.
Luch arborif. Luogo con arbori, o inarborato. Luoghi con molti albori inarbo-
rati. Locus arboribus consitus vel arbusta, orum vel arboreta, orum.
Che scalva i piante. Che le stongia. Chi scapezza le piante, potatore degli
alberi. Arborator, oris.
Piantela cha la rais da pianta. Sarmento con sua radice. Viviradix, viviradicis.
Ol taià vià col sighez i erbe cative; o taiada di erbe cative. Sarchiagione, sar-
chiamento, sarchiatura, il sarchiare. Al quale lievemente fatta intorno sarchiatura
fortifica la tenerezza della pianta. Sarritio, onis. Sarculatio, onis. Sarritura, ae.
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In pertega. Innestare in pertica. Inserere in perticam.
In da bora, o in dol tuur. Innestare nel tronco. Terebratione inserere.
Patimet di piante. Seccagine delle piante; cattiva influenza nelle piante.
Sideratio arborum.
Pianta chà patit ol sug. Pianta, che ha patito il seccore; o la secchitade, o sec-
chezza. Arbor, quae siccitudine inaruit.
C’ha patit ol nigrò. Che s’abbronzò di secchezza. Quae aritudine defecit.
C’ha patit ol brusiz. Che ha patito il melume. Quae nubigine arefacta est.
Brusiz. Melume. Avviene ancora, che nel tempo del calore discenda con fer-
vente sole una piccola pioggia velenosa, e adusta, che volgarmente molume si
chiama, che molte generazioni di viti di maniera si alidisce, che il loro frutto
al niente in tutto riduce. Rubigo, inis.
22 [v] Pianta soboida, c’ha di por, di nate, o de la mufa, chè lomena, c’ha dol
lomen, o dol soboit. Albero che imporrí, o imporrò per ribollimento.
Pianta savadega da ‘ncedì. Pianta salvatica da innestare. Arbor sylvestris
insitiva.
Pianta che buta bè. Pianta ben germogliante. Arbor fruticans.
Pianta che met tang ram. Albero che stende molti rami, che si fà folto di
rami. Arbor fruticosa.
But catif di rais di piante. Germoglio inutile delle radici degli alberi. Stolo,
nis; m. g.
Metida bela di piante. Germoglio messa di molti rami. Fruticatio, onis.
Fà bona metida di ram. Germogliar bene, far buona messa de rami.
Fruticare. Fruticescere.
Legn de la pianta. Legno dell’albero; la materia solida degli alberi, o la
durezza del loro legno. Lignum vel duramentum arborum.
C’ha dol legn. Legnoso, che tien del legno. Quando è indurata, e fatta legno-
sa non pullula bene. Meglio, che in altra parte alligna, e, quando è invecchia-
ta, diventa legnosa. Lignosus, a, um.
Srarì, o netà i erbor col taiaga, o slancaga zò i ram catif, o trop spes.
Diramare, spiccare, o tagliare li rami che inutilmente germogliano o troppo
folti sono. Interlucare vel collucare vel sublucare plantas inutiliter pullulan-
tes vel densas. Diramorare. Gli arbori, che l’uomo taglia, e diramora dal
ceppo. Ramos amputare vel decidere ramos.
Ol netà, o srarì i piante. Il diramare, o tagliare i rami inutili, o troppo folti.
Interlucatio; collucatio; sublucatio.
55
Bosch spes. Bosco folto. Un boschetto assai folto d’arbuscelli. In quel bosco
folto di spine. Densum nemus.
Legn crep; schiep, crapat. Legno crepato, che ha crepature. Lat. Rimosum,
sissum, rimosulum, rimarum plenum. Crepacciato.
Sida dol legn di piante. Vene del legno de gli alberi; cioé que’ segni, che
vanno serpendo ne legni, e nelle pietre. Tiglio si dice a quelle vene, over fila,
che sono le parti più dure del legname. Venae vel fibrae ligni arborum.
23 [r] Pedul, o zoch de pianta taiada, o rasgada, o noma strepada. Toppo; pezzo
di pedal grosso d’albero atterrato, e solamente reciso.
Scaia de legn. Sverza, che è una minima particella di legno spiccata o in tutto
o in parte da esso.
Scaiat. Sverzato, cioè alquanto scheggiato.
Ram forzelut. Ramo biforcato. Ramus bifurcus.
Ramel, che vè in mez a la forcela di ram. Rampollo, o pollone nato dalla for-
catura de rami. Surculus focaneus.
Pal forzelut, o forzela. Palo biforcato. E poi li tralci si stendano, e intra vite,
e vite una forcella piccola si ponga, cioé un legno, o palo biforcato. Palus
bifurcus. Furcula, ae.
Forcelina. Forcheta. Forcelletta, forcatella, forchetta. Furcilla, ae. Furcula, ae.
Forzelut. Forcelluto. Forcuto. Trifidus. Trisulcus.
56
Frosca. Frasca; ramucello fronzuto per lo più d’alberi boscharecci, o ramo
fogliato. Ramus frondens.
Foia. Fronda. Fronde. Foglia. Non ramo, o fronda verde in queste piagge.
Frons, dis. Foglia parte escrementosa, e quasi chioma delle piante. Folium, ii.
E tolte via le foglie secche, che nel luogo erano.
Foiam. Fogliame quantità di foglie. Folia, orum. Di foglie; simile alle foglie.
Foliaceus, a, m.
Sfoià, tuù vià i foie. Sfogliare, levar le foglie. Sfrondare. E allora son da
tagliare in tutto, o ne rami o debbono essere sfogliate. Scuoti pur, se gli aggra-
da, e sfrondi, e schiante o ramo o tronco aspra tempesta. Frondes divellere vel
folia decerpere.
23 [v] Foiaza, foia granda. Fogliaccia, foglia grossa, o grande. Folium crassum vel
carnosum.
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Foia a mud de rasga. Foglia a modo di secar. Folium serratum. Rimeticcio
secco.
Erba . Erba, quello che nasce in foglia dalla radice senza far fusto, e assolu-
tamente detta s’intende di quella, che produce la terra senza cultura. Con le
mani piene d’erbe odorifere e di fiori. Herba, ae.
Nò le farina dol só sach. Non è erba del suo orto; quando si conosce, che uno
da fuora una cosa d’altri per sua. Suo Marte non est.
Fà d’ogn erba fas. Far fascio d’ogn’erba; non distinguere il buon dal cattivo.
Iniscere sacra profanis.
Luch piè d’erbaza. Erbaio, luogo dove sia di molt’erba folta, e lunga. Il lavo-
ratore posata la donna sopra un erbaio. Locus erbosus.
Tosch d’erba. Erbaio per mucchio d’erba, cespuglio. Le quali cose al cespu-
glio, overo erbaio sarebbono nocimento. Cespes, tis.
C’ha dell’erba. Erbale, di qualità d’erba. Sono nelle piante parti lignee overo
erbali. Herbalis, e.
Erbeta. Erbetta. Erba fine, e gentile. Piena di verdi erbette, e di fiori. Herbula.
Piè d’erba. Erbos. Erboso, pieno d’erba, coperto d’erba. Sia alto, e aspro, ma
boscoso, e erboso. Herbosus, a, um.
58
Erbetine da mangià e de bò odor. Erbucce, erbe da mangiare odorifere, e sapo-
rite. E ogni cosa d’erbucce odorose, e di be’ fiori seminata. Herbulae, arum.
Ranì. Moscolo, o muschio erba nota, che nasce o nelle fonti, o sú per li peda-
li degli alberi. Il moscolo la ovunque il trovi nella vite, si vuol levare. Muscus,
i vel viridis lanugo in corticibus arborum, et circa loca humida nascens.
Piè o covert de ranì. Pieno, o coperto di moscolo. Muscosus vel musco opertus.
59
Fè vird, c’ha dol vird. Fieno verde. Faenum viride.
Fè terzul. Cort. Fieno della terza segatura, od ultimo a segarsi. Faenum cordum.
Stongiò di piante. Gratacul. Stecco. Spina, che è in sul fusto, o rami d’alcu-
ne erbe, e piante. E del mio campo mieta lappole, e stecchi con la falce adun-
ca. Vepres.
60
Sparnicciare. Sparpagliare l’erba segata, onde più agevolmente si secchi.
Dispergere herbam recisam, vel sternere, ut facilius arescat.
Segà i prag co’ la ranza. Segare l’erba de prati con la falce fienaia. Radere
prata faenaria falce.
Lagà ‘ndrè de quel ches sega. Strafalciare. Tralasciar che si fà con la falce
segando.
61
Met a cultura. Ridurre alla coltivata. Nel campo novale alla coltivata ridotto.
Colere.
Lúch de cultura, dove al ghe culturat. Colto. Sust. Coltura. Sust. Luogo col-
tivato. E cominciò questo benedetto fanciullo a uscir del giardino e andar per
le colture qua, e là. Per le vie e per li loro colti. Cultum, i.
Ledam. Grasa. Rud. Fime, letame, concime. Alla vigna buona non dar con-
cime, che fa vin grasso. Quel letame è molto convenevole, il quale per putre-
fazione geme, muffa, e manda fuori alla superficie il suo umido naturale. Fi-
mus, i. Letamen, inis.
62
Fà di mide de grasa, de rumeta, de rud. Ammontare il letame. Rammuricare
il pattume. Si può dire, che dinanzi a loro ammontino il letame, overo lo ster-
co. Accumulare fimum vel letamen. Quisquilias congerere.
Stram. Strame, ogni erba secca che si dá in cibo, o se ne fa letto alle bestie,
come fieno, foglia, paglia. Stramen, inis.
63
Che ara. Aratore. Arante, che ara. Arator, ris.
Arador. Terè arador; aratif. Arabile, acconcio a esser arato. Cotali campi
non si chiamano arabili, ne sativi. Arabilis; et hoc arabile.
Solch. Solco; propriamente quella fossetta, che si lascia dietro l’aratro infen-
dendo, o lavorando la terra. Le cose seminate perirono sotto li solchi fuor del
sarchiare. Sulcus, ci; m. g.
Arat. Luch arat. Campo, o luogo arato. Aratio, nis. Nasce in terreni arati.
Nascitur in arationibus.
Bocarul per regoi l’aqua. Solco acquaio. Solco acquaio è quello a traverso al
campo per ricever l’acque degli altri solchi, e trarnela fuora. Sulcus aquatus.
Zapà. Zappare, lavorare la terra con la zappa. Molti di quelli, che la terra zap-
pavan, e guardavan le pecore. etc. Ligone fodere terram.
Zapador, che zapa. Zappatore, che zappa. Rivolta aveva il zappator la terra.
Fossor.
Lota. Zolla. Giova. Pezzo di terra spiccata pe’ campi lavorati. Use a romper le
zolle della terra. Gleba, ae.
Piè de lote. Zolloso, pien di zolle. Quand’io ebbi trapassato i rugiadosi cespu-
gli, e li zollosi campi. Glebosus, a, m.
Basa de codga levada dal prat. Ghiova, mozzo, o pezzo di terra, che altri-
menti diciamo zolla. Fece una fossa molto grande, e profonda, e ordinolla di
verghette alla parte di sopra, posevi sú ghiove di terra erbosa. Gleba, ae.
64
Palug. Lúch moiac. Palude, luogo basso, dove stagna, e si ferma l’acqua, e la
state per lo più s’asciuga. Monti, valli, e paludi, e mari, e fiumi. Palus, dis.
Somnat. Seminato. Sust. Luogo dove è sparso il seme. Dandovi il guasto aran-
do i seminati con più di cento paia de buoi.
26 [v] Andà fò de proposit. Uscire del seminato. Aberrare.
65
Arpegà. Erpicare, spianare, e tritare con l’erpice la terra de campi lavorati. Al
qual molto fa pro, se cotale campo s’erpichi poiche sarà seminato. Occare.
Fà sot, o det col rastel. Coprire col rastrello il seme gettato. Sopra le quali si
gitterà il seme, e col rastrello si coprirà. Semen operire rastro vel occa.
Segador. Mietitore, che miete. Dirà alli suoi mietitori cogliete il loglio, e fate-
ne fascetti per ardere. Messor, oris.
Bat ol formet. Battere, cioè cavare il grano, e le biade della paglia, e del
guscio percuotendolo. Verrà il tempo del battere, e allora saranno tritate le
reste, e le sode granella rimarranno. Terere triticum.
66
Sbadigia da serà, e setà , e ‘ngualà la tera. Mazzaranga. Strumento, con che
si mazzaranga fatto d’un legno colmo piano nel fondo fitto in una sottile
mazza a pendio. Con mazzi, overo mazzaranghe fatte a ciò fortemente si cal-
chi, e s’assodi. Fistuca, ae vel pavicula, ae; f. g.
Cola d’ort. Aia per ispartimento de giardini. E farai piccole aie, acciocche da
ciascuna parte l’acqua possa correre pe’ canali in queste aie. Areola, ae.
Quaderno; spazio quadro, che si fa negli orti, o giardini per seminarvi dentro.
Tat da ‘mpienì l’era. Paiul. Aiata. Tanta quantità di grano, o biada in paglia,
quanta basta a empier l’aia. Lat. Tritura, ae. Frumenti triturae binae vel ternae.
Ereta. Erul. Aietta, piccolo spazio di terra bene spianata. Areola, ae.
Biuda. Biuta. Impiastro di materie grosse. E meglio col naso quella biuta sen-
tendo.
Setà la tera. Assodare la terra. E con mazze, overo mazzaranghe fatte a ciò
fortemente si calchi, e s’assodi. Solidare terram vel solidam reddere.
Desgusat, fag, o batit fò dol gus. Trebbiato. I semi delle cipolle trebbiati
durano un anno, ma sospesi ne gusci si conservano per tre. Trituratus, a, m.
67
Ol palà ol formet sù l’era. Ventilazione. Il ventilare. Le quali ventilazione
sparerà, come nell’aia. Ventilatio, nis. Actus ventilandi.
Tù vià co la pala. Spalare. Tor via e spargere con la pala; e denota gran quantita.
Pala. Pala strumento, che serve particolarmente per tramutar cose minute, e
che non si tengano insieme, come rena, biade, terra, neve, e simili. Pala, ae.
Tuù sù co’ la pala. Raccogliere con pala, o entro a pala. Colligere vel recipe-
re pala.
Vand, o vandì. Vagliare. Sceverare col vaglio. Vaglian gli amanti lor come le
biade. Vannere vel vannis expurgare.
Bula, o granaz, che fò dol val in dol vand ol grà. Vagliatura, mondiglia, che si
cava in vagliare. Tutti polverosi di vagliatura. Purgamen vel purgamentum, i.
Steril, che no rend. Sterile, che non produce, che non fruttifica. Sterilis.
68
Ol no rend. Sterilità, contrario di fecondità. Sterilitas, tis.
Terè, che fruta. Terra fruttifera. La terra fruttifera, e di buon sito. Terra fruc-
tifera. Fertilis. Faecunda.
Frutà, fà frut. Fruttificare, far frutto. Male fruttifica quell’albero, che mai non
fiorisce. Fructum edere. Fructificare. Fruttare, render frutto. Fructum edere.
In ogni aria abitabile nascono, e fruttano, e desiderano terra grassa.
Frut. Frutto, o frutta; il parto degli alberi, e d’alcune erbe. Vivevano quasi
come bestie di frutta, e di ghiande. Fructus vel Pomum.
Erbor frutifer. Arbori fruttiferi, che fan frutto. Fecondi. Fertili. D’alberi frut-
tiferi pieni. Arbores fructiferae. Fecundae. Fertiles.
Fertil, che rend. Fertile. Terreno fertile. Monte fertile. Terra ferax, fertilis.
Con frut. Fertilmente. Render solea qual chiostro fertilmente. Fecunde. Copiose.
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Regoi. Cogliere. Corre, raccogliere, pigliar che che sia levandolo da terra o di
albero; lo spiccare erbe, frutti, e fiori, e fronde dalle lor piante. Andava per li
campi certe erbe cogliendo. Colligere. Capere. Legere. Carpere.
Ram regoit. Ramo colto. Ed avendo molte rose bianche, e vermiglie colte. Sol
per venire al lavoro, donde si coglie acerbo frutto. Ricogliere assolutamente
per raunare, e metter insieme li frutti della terra. Piantare arbori, e seminare, e
ricogliere, e guardar sue biade, e tosar le sue pecore. Voi non avreste mai ricol-
to granel di grano. Colligere.
Tep de la recolta. Tempo della ricolta, o del recolto, o ricolto.Era già il tempo
del ricolto. Tempus messis vel fructuum.
Vendumià. Fà vendumia. Vindemmiare. Cor l’uva dalla vite per farne il vino.
Utile è da conoscere quando da vendemmiare sia. Far vendemmia.
Vindemiare.
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Crodat, o che croda. Casco. Cascadiccio. Cascatoio. Avviene ancora agevol-
mente a questo albero, che li frutti suoi son cascaticci. Caducus. Cascus.
Cadivus, a, m.
Zesam. Siepaglia, moltitudine di siepi. S’era recato in una via stretta, che avea
da ogni parte grande siepaglia di pruni. Sepimenta, orum.
Fà di zese. Cenzì de zesa ‘ntoren. Siepare, far siepe, cigner di siepe. A circuire,
cioè fortificare e siepare intorno la vigna. Lat. Sepire, vel sepe circumdare, vel
claudere. Circumsepire vel obsepire. Da Sepio, pis, septum; vel sepivi, septum.
Zesò. Siepone, gran siepe. Le ripe grandi, e i sieponi di spine, e grandi dirupi-
namenti. Lat. Sepimentum, i; n. g.
Bisò. Fratta, siepe riparo di spini. Borroncello. Borro. Lat. Sepes, pis; f. g.
Septum, i; n. g. Macchia. Bosco folto. Sterpi sono pruni, ed altri piccoli arbu-
scelli folti,e involti insieme etc., che si chiamano macchie. Le fiere salvatiche
desiderano li boschi, e le macchie fondate, ove non possono esser vedute, e
cacciate. L. Vepretum, i; n. g.
29 [v] Machiò. Stà al machiò. Scondit senza mues. Macchione. Ma quel peloso,
che stava al macchone. E dissi io mi starò solo al macchione.
Zapel de zesa. Callaia. Valico; passo; è quella apertura, che si fa nelle siepi
per poter entrare ne campi. Così entrammo noi per la callaia.
Zapelet. Callaietta. Venite in quaggiù, che ci dee essere una cotal callaietta.
Ostiolum sepis.
Cala. Fà la cala. Calla. Callaia. Far la strada per mezzo la neve, che nascon-
de le vie. Ostium,ii. Aperire viam inter nives. Vi ha fatta la calla, cioè l’usan-
za da passarvi, e ripassarvi.
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Palengada, o sprangada. Palancato. Chiusa fatta di palanche in cambio di
muro; Steccato. Quando saranno cresciute etc. forte siepe faranno, quasi un
durabile palancato. Vallum, i.
Spranga. Palanca, palo diviso per lungo serve a far palancato. Disse a uno,
che portava una palanca. Steccone ancora. Ridica, ae.
Daquà. Adacquare. Rigare. Irigare. Innaffiare prati, o campi. Onde l’orto cat-
tolico si riga, cioè s’inaffia. Irrigare, adaquare prata, agros.
Menug. Biada per lo frutto di tutte le biade fuori che del grano, cioè frumento.
Formet, grà. Frumento. Grano, si dice grano per frumento per la sua eccellen-
za compreso sotto il general nome dell’altre biade. Frumentum. Triticum, i.
Formet, c’ha tanta, o poca paia. Grano bene, o male impagliato. Frumentum
bene vel male paleatum.
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m. Granato. Granito. La terra manda fuori il frutto suo, cioè prima l’erba, e poi
la spiga, e poi il granello granito nella foglia. E quelle, che non erano ancora
granate percosse, e inaridì.
Graní. Fà ‘l grà. Granire, granare; l’erbe dovrian granire e non fiorire. Lo mio
lavoro spica e non mi grana.
Sighel. Segale; ogni grano in terra uliginosa dopo la terza seminatura si con-
verte in segale. Siligo, inis. E simigliantemente il frumento talvolta si trasmu-
ta in segale, e la segale in frumento.
Far. Farro. Il farro è quasi simile alla spelta; ma è più grosso in erba, e nel gra-
nello. Far, ris.
Formet frant, che par far. Farricello, dimin. di farro. Del grano nuovo mai si
fà farricello. Farriculum, i.
Orz. Orzo. Ma egli è in signoria del mugnaio quello, che e’ vuole, che si maci-
ni o grano, o orzo, o loglio. Hordeum, ei.
30 [v] Orz marzul somnat de marz. Orzo marzuolo. Seminato di marzo.
Ris. Riso. Il riso è caldo nel primo grado, e secco nel secondo. Oriza, ae; f. g.
Spilta. Spelda. Della spelda si fa pane assai bello, e buono. Zea, ae.
Mei. Miglio. Il miglio ne basta, secondo che dice Varro più di cento anni.
Milium, ii.
Lerga. Loglio. Erba nota, che nasce tra le biade. Il loglio, overo zizania nasce
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tra ‘l grano ne secchi campi, ed ha virtù acuta, e velenosa, ed oppia la mente,
e perturbala, e inebbia. Lolium, ii. Lero una sorta di biada simile al moco. E
mescolinsi con farina di leri. Eruum, i. Moco. Spezie d’una biada simile alla
veccia. Le fave lire tre lo staio, e così i mochi e le vecce.
Fà la spiga. Spigà. Spigare. Far la spiga. Se il granello del grano non cades-
se in terra etc. non ispigherebbe. L. Spicare. Spicas emittere.
Resca de la spiga dol grà. Resta quel sottilissimo filo simile alla setola appic-
cato alla prima spoglia del granello, ed è proprio del grano, e d’alcune biade.
E nelle spoglie lasciò poco altro che le aride reste. L. Arysta, ae; f. g.
Gaià, Gaiaz. Follicola. Lolla. Loppa. Guscio. Vesta del grano. Acus aceris vel
grani folliculus.
31 [r] Conzadura dol grà, gaiaz. Conciatura di grano. Lat. Cretura,ae; f. g. Fritici
excrementa; vel excreta, orum fritici; n. g.
Bula. Pula. Guscio delle biade, che rimane in terra nel batterle, o mazzaran-
garle, quando son secche. Lotta, Lozza. Longio sia dall’aia, perché la colla
pula è sua nemica. L. Gluma, ae.
Bula de castegne. Pula di castagne, guscio, che rimane in terra nel mazzaran-
garle quando son secche. Gluma, ae.
Orden di resche de la spiga. Disposizione ordinata delle reste. Vallum aristarum.
Fà fò dol gus. Sgusciare. Cavare dal guscio. Quelle fave, che son grosse che-
tamente le sgusciate.
Gamba de formet. Gambo. Stelo. Fusto. L. Calamus, i.
Grop de la gamba. Nodo del gambo. Geniculum, i.
Canò de melgot. Pannocchia di saggina, si dice alla spiga della saggina, del
miglio, e delle canne. Panicula, ae adoris.
Mapa de mei; e de panich. Luva. Pannocchia di miglio, di panico. L.
Panicula, ae. Milii; Panici.
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C’ha ‘l canò, la mapa, o la luva grosa. Pannocchiuto. Saggina pannocchiu-
ta; miglio pannocchiuto, o panico pannocchiuto.
Melgaz. Sagginale. Gambo o fusto della saggina. Tagliasi rasente terra, e poi
appresso alle pannocchie, se sagginali vorrai avere.
Scartoz dol canò de melgot. Fogliame avvolto alla pannocchia della saggina
barbuta, e ravvolta in esso in forma di cartoccio.
Barba di canò de melgot. Barba delle pannocchie della saggina. Barba pani-
culae adoris.
Stobia. Stoppia, quella parte di paglia, che rimane in sul campo segato che
sono le biade. E talora il campo, dov’è la stoppia etc. Stipula, ae.
Paiul. Pagliuolo, parte della paglia battuta, che estrattone il grano resta su
l’aia, si dice anche vigliuolo, nel quale riman sempre qualche granello.
Paia. Paglia, fila, o fusto di grano, o d’altre biade dal che cominciano ad esser
da mietere. Di mia seminata cotal paglia mieto. Palea, ae.
31 [v] Paier. Pagliaio. Massa grande di paglia, fatta a guisa di cupola. Morgante andò
a trovare il pagliaio, e appoggiossi. Palearium, ii.
Foie, che resta sui rais di biave segade. Seccia quella paglia, che rimane nel
campo sù le barbe delle biade segate. Stipula,ae.
Fiel da bat ol formet. Coreggiato. Strumento fatto di due bastoni legati insie-
me da capi con gombina per uso di battere il grano. Al maggior bastone si dice
manfanile; all’altro vetta, che ha in cima un materozzolo. Flagellum, i.
Mascadiz, che liga u’ bastò coll’oter dol fiel. Gombina, quel cuoio, con cui
si congiugne la vetta del coreggiato col manfanile.
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Formet bel, che dà al pis. Frumento di buon peso, e qualità. L. Robus, i.
Spligoza. Spigolatrice.
Legumi
Legúm. Legume, si dice a tutte quelle granella, che seminate nascono co’ bac-
celli, e s’usano per cibi de gli uomini. Legumen, inis.
Legúm d’ogni sort. Civaia. Il suolo era pieno di molte altre civaie. Legumen.
Cizer. Cece. Spezie di legume, o civaia. I ceci son molti, e noti, e di ragioni diver-
se, perocche alcuno è bianco, e alcuno sanguigno, e alcuno grosso, e alcun pic-
colo. Cicer, ris; n. g. Cece rosso. Cicer venereum. Cece piccola. Cicer minutum.
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Rovaia. Pisello. Civaia nota di due sorte, bianco, e verde. Il pisello è rubiglia
bianca, e grossa, e seminasi nel mese di settembre. Pisum, i; n. g.
Rovaiot, rovaio. Rubiglia. Legume simile al pisello ma di sapore meno pia-
cevole. Ogni legume è cibo ottimo etc. eccetto la rubiglia. Eruum, i; n. g.
Lintigia. Lenticchia. Lente. E altri seminano lenticchia, e la metton sotto il
lino e la lente si seminano in questo mese. Lenticula. Lens, tis; f. g.
Farina de fava. Farina di fave. Lat. Lomentum, i. Fabae vel farina fabacea
utere. Farina fabacea, quae rugas abolet.
Tiga de fava, de fasul. Baccello. Guscio, nel quale nascono, e crescono i gra-
nelli de legumi,e detto assolutamente s’intende solo del guscio delle fave fre-
sche. Quando le mandava un mazzuol d’agli freschi, quando un canestruccio
di baccelli. Lat. Siliqua fabarum vel phaselorum.
Corneg de fasul, o tighe. Bacelli verdi, e teneri senza grano di fagiuolo.
Siliquae phaselonum.
Tighe de fasul, de fava, de rovaia, e d’oter legúm. Gagliuolo. Bacello, che
produce il fagiuolo, il pisello, la fava, ed altri legumi. Siliqua,ae, vel valvulus, i.
La fopeta de la tiga di legúm, dove stà ‘l grà. Nicchio del granello. Valvulus, i.
Tramez a una fopeta, e l’otra de la tiga. Tramezzo de nicchi delle granella
ne bacelli. Dissepimentum, i valvulorum in siliquis vel in folliculis.
Gusa, o gaia. Gagliuolo. I semi de porri, e delle cipolle, e d’alcune altre erbe
meglio ne suoi gagliuoli con le pannocchie, che altrimenti si servano. Vulvulus, i.
Desgusat. Sgaiat. Disgusciato. Il che si fa con dieci, o undici granella disgu-
sciate, e peste. Siliqua exutus.
Fava sgusada. Fave scafate, o sgusciate. Lat. Fabae siliquis deglubiae.
Luì. Lupino. Sorta di biada nota, che fa i baccelli simili a que’ delle fave. I
lupini da sarchiar non sono. Lupinus vel lupinum.
Legúm cochior. Legume coccitoio, o cottoio, che cuoce presto, di buona cuci-
na. Legumen coctile vel coctibile.
Legúm, che stanta a cús. Legume, che non si cuoce bene. L. Legumen refrac-
torium.
Sbusas i legúm. Vegn det ol zan. Intonchiare, da tonchio, che è il bucare, che
fanno i legumi. Gorgogliare. Se la lente si mscoli fra la cenere meglio si serba,
che non gorgoglia, e diventa di buona cucina. Curculionibus absumi.
32 [v] Faveta. Fava infranta. Lat. Faba fracta.
Faveta, fava picinina. Fava piccola. Lat. Fabula, ae; f. g. vel faba exigua vel
pusilla.
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Ug dol fasul, o de la fava. Occhio della fava, del fagiuolo, o il nero loro.
Oculus fabae, et phaseoli vel hilum, i.
Gamba de fava. Fusto della fava. Scapus fabae.
Cap dove ‘l ghe stag somnat de la fava. Favule. Seminansi ottimamente
dopo ricolta nelle stoppie, overo favuli. Fabale, is; n. g.
Cap da fava. Campo da fave. Lat. Ager fabarius, a, m.
Gambe de fava secche, o strepade sù. Favuli. Gambi delle fave svelti, e sec-
chi. L. Fabalia, ium; n. g.
Imbrocà i fasúi, la rovaia. Palare i fagiuoli, e i piselli con canne o con rami
etc. Pedare vel palare scapos phaseolorum vel pisonum.
Ortalizi. Virdura da mangià. Erbaggi dell’orto; o camangiari. Herbae hor-
tenses. Olera; n. g.
Odor, de fortum. Odor d’agrume, cioè di cipolle, aglii, e porri. Faetens acri-
monia.
Fortum. Agrume, nome generico d’alcuni ortaggi di sapor forte, e acuto,
come di cipolle, aglii, porri, e simili. Olera acria.
Aiot. Aglio grande. Allium grande vel megnum.
Ai dumestech, savadech, masch, pest, dol prim, fresch; de turchià. Aglio,
agrume noto. Come dicono i Savi, che sono porri, cipolle, e agli, e ogni agru-
me crudo. Allium, ii. Sativum hortense, silvestre, mastritum, praecox, recens
vel viride. Ulpicum, ci; n. g.
Aiet. Aglietto. Si dice quando egli è fresco, e non ancor capituto. Allium par-
vulum. Alliolum, i.
Cò d’ai. Capo d’aglio. Allii caput.
Aì, c’ha fag ol cò. Aglio capituto. Allium capitatum.
Spiga d’ai. Spicchio d’aglio. Se gli spicchi de gli agli si metton nella cipolla
pertugiata, e si piantano diventeranno scalogni, una delle particelle di cipolla,
o aglio, o simili, che compongono il bulbo. Nucleus, ei. Allii, vel allii spica.
Ai, c’ha fag i spighe. Aglio spicchiuto; a spicchi; che ha spicchi. Le cipolle
coperte di molte veste, i capituti porri e gli spicchiuti agli.
Treza d’ai. Resta d’aglio; quantità di simili agrumi intrecciati insieme col
gambo. Restia alliorum; f. g.
D’ai. D’Aglio. Alliaris, Alliare vel Alliarius, m.
Bigol d’ai. Germoglio dell’aglio verde in terreno. Vetta dell’aglio. Thyrsus
virentis allii.
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Mazzul d’ai. Mazzuolo d’Aglio. Alliorum fasciculus, i; m. g.
Erba rava, bieda rava. Bietola rossa; o bietola rapa. Beta ravix.
Spares. Sparago. Li sparagi son caldi e secchi nel terzo grado e le sue tenere
vette etc. Asparagus, gi; f. g.
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Latuga riza. Lattuga crespa. Lactuca crispa vel cappadox.
Por. Porro. Mostra male, che conoscano, che perchè il porro abbia il capo
bianco, che la coda sia verde. Porrus, i. Porrum, i.
Poret. Porrina. Porretta. Sicome sono atrebici, lattughe, cavoli, porrine, cipolline.
Zigolina. Cipollina. Si come sono porrette, cipolle, agli etc. Caepula, ae; f. g.
Pasnaga. Pastinaca. Spezie di radice d’acuto sapore, e si mangia cotto. La
pastinaca è di due maniere, salvatica, e domestica. Pastinaca, cae.
Ronzò. Pastinaca salvatica, o pasticciano. Pastinaca agrestis.
Erba cucca. Acetosa; prende il nome dal suo sapore acetoso. Anche si pren-
de l’acetosa, e secchisi, e polverizzisi etc. Oxalis, is.
Porcellana. Porcellana. La porcellana quasi in ogni tempo si semina, e nasce,
e vegnente il caldo. Portulaca, cae.
Ridig. Radicchio. Di febbraio semina cavolo, radicchio, e comino. Cichorium, ii.
Cicoria. Radicchio salvatico. Cichorium agreste; vel cichoreum, i; n. g.
Scorzonera. Scorzonera. Barbula hirci.
Peverò. Pepe d’India. Siliquastro. Gengiovo. Vorrebbesi far con belle galle di
gengiovo. Siliquastrum, i.
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Ravanel. Remolaz. Rafano. Ramolaccio. Ravanello. Il rafano non si semina,
imperrocche non ha seme; ma si pianta la sua corona fresca tutta, o meza. Ra-
phanus, i. Amoratia, ae.
Raviza. Foglia, o germoglio della rapa, che si mangia trita, e cotta. Rapicia,
orum.
Ricola. Ruchetta; erba nota di sapore acuto. La ruchetta è calda, e secca nel
quarto grado. Eruca, cae.
Menta. Menta; erba di buon odore. La menta è calda, e secca nel secondo gra-
do; v’è la domestica, e si chiama ortolana, la savatica si chiama mentastro,
l’altra si chiama menta. Romana, o santamaria. Mentha, ae.
34 [r] Verz lis, o riz. Cavolo crespo, o riccio. Brassica apiana vel crispa. Cavolo lis-
cio. Brassica levis.
Gabus. Verz gabúsat. Cavolo capuccio, di color bianco, che fa il suo cesto
sodo, e raccolto, come una palla. Brassica capitata vel cucullata vel appiana.
Brocole. Broccolo de cavoli. Pipita del cavolo, e si dice dell’altre erbe. Cyma,
ae; f. g. vel prototomus, i. Brassicarum cymae. Cauliculi, orum; m. g. num. plur.
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Ug de virz, de latuga, d’indivia. Garzuolo del cavolo, della lattuga, dell’in-
divia etc. cioè le foglie congiunte insieme del cesto dell’erbe, come di lattuga,
cavolo, e si fatte. Cucullus latucae, Brassicae. Intubi. Grumolo si dice anche
nello stesso significato.
Cucumer. Cocomero. Cucumis, eris; m. g. vel cucumis, mis vel cucumer, ris.
Cocomero da pergole. Cucumis camerarius. Cocomero che non s’alza da terra.
Cucumis pedum.
Cucumerer. Cocomeraio. Cucumerarium, ii vel solum cucumere consitum.
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Timo. Timo. Il timo è un erba molto odorifera, il cui fiore è epitimo appella-
to. Thymus, i vel tymum, i.
Peverella. Santoreggia. Satureia, iae.
Basergò. Ozzimo. Bassilico. Prese un grande, e bel testo di questi ne quali si
pianta la persa e ‘l bassilico. Oximum, i. Ocymum, i.
De basergò. Di bassilico. L. Oximinus, a, m.
Capari. Cappero. Fruttice noto, che si pianta nelle mura, e santo si dice cap-
pero alla pianta, quanto al frutto, il quale non è buono, se non è confettato con
aceto, e sale. Cappar, ris; n. g. et f. g.
Selem api, che non è stag repiantat. Appio. Messi a bollire in acqua di fonte
viva con radice di appio. Appium, ii.
Selem. Appio domestico. Sedano. Appium hortense.
Dragoncel, o dragò. Dragontea, o forse il Dragoncello. Dracunculus, i.
Lachiarel. Sonco aspero, o cicerbita. Sonchus, i.
[...]. Scheruola spezie d’erba d’orto. Il suolo era ripieno di fronzuti cavoli, di
cestute lattughe, e d’ampie bietole, e d’aspre borragini, e di sottili sheruole.
Erbeg. Vivarul. Camangiare, o mescolanza di camangiari da cuocere.
Miscellanea olerum coquendorum vel oluscula coquenda.
Gamba de virz, o d’otre erbe. Gambo di cavolo, o d’altre erbe. Scapus vel
caulis brassicae.
C’ha la gamba, o più gambe. Gambuto. Se fien gambuti, o con lunghi cap-
pegli. L. Unicaulis vel multicaulis, e.
Zuca. Zucca. La zucca desidera terra grassa, ben lavorata, letaminata, e
umida. Cucurbita, ae.
Zuca longa. Zucca lunga. Cucurbita anguina.
Zuca tonda. Zucca tonda. Cucurbita ventricosa.
Zuca da candì. Zucca da condire, o confettare. Cucurbita conditanea.
Cime de zuca. Broccolo di zucca. Prototomus cucurbitae.
Corneg, o cime d’indivia. Broccolo d’endivia. Prototomus Intybi.
Sotrà i erbe per fale vegn bianche. Ricorcare l’erbe, o ricoricarle per imbian-
carle.
35 [r] Fonz che vè dai zoc. Fungo di ceppo. Lat. Fungus caudicarius vel caudicalis,
ab arborum caudicibus natus.
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Fonz de piante. Fungo d’alberi. Lat. Fungus arborius. Fungi arrostiti. Lat.
Fungi assi vel assati. Fungi avvelenati. Fungi veneno imbuti vel infecti. Fungi
buoni; che non fan male. Lat. Fungi innocentes vel innocui.
Fonz. Fungo escremento della terra, e d’alcuni alberi prodotto quasi a guisa di
pianta per sopprabbondante umidità, e calor di sole. E sono ghiotta cosa i fun-
ghi. Fungus, i; m. g.
Fonz senza pè, o picaia. Fungo senza piede, o picciuolo. Lat. Fungus pezica
vel pezita.
Fonz coco, bolet. Uovolo, spezie di fungo, che ha gran similitudine con l’uo-
vo. Boletus, i.
Fonz salag. Funghi in salamoia. Lat. Fungi muriatici. Funghi seccati. Lat.
Fungi siccati.
Fonz sprignúl. Prugnolo. Fungo, e ottimo tra funghi. Non mandate sonetti, ma
prugnuoli. Fungus pratensis albus. Funghi messi in olio. Fungi in oleo conditi.
Fonz, bianch, ros, e verd. Fungo candido. rosso, verde. Lat. Fungus candi-
dus, rubens, viridis.
Fonz albarel. Fungo del pioppo, o dell’albero, donde nasce. Fungus populens.
Fonz frer. Fungo nericante, detto cos’ dal suo colore. Fungus pratensis subniger.
Fonz bech. Fungo crestuto detto così dalla sua figura. Fungus cristatus.
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porci nel grufolare. Sono di due maniere, la una dentro tende al bianco, l’altra
di minore qualità al nero. Tuber, ris; n. g.
Ol catif, ches monda zò di fonz, o di otre erbe. Mondiglia de funghi, e d’al-
tre erbe. Purgamen vel purgamentum fungorum et herbarum vel olerum.
Piè de fonz. Fungoso; pien di funghi. Fungosus, a, um.
De fonz. Di fungo. Lat. Fungosus, a, um.
Erbe d’otra sort. Erbe d’altra sorta. Herbarum alia genera. Dittamo. Lat.
Dictamus, mi; f. g. vel dictamum, mi; n. g.
Mistrì. Vì col mistrì. Assenzio. Assenzio è caldo in primo grado, e secco in
secondo. Vino confettato in assenzio. Absynthium, ii. Vinum absynthio conditum.
Daneda. Aneto. Certe cose spengono la lussuria etc. sicome la Ruta, la
Maiorana, l’agnocasto, il comino, la nepitella, e l’aneto. Quivi malva, nastur-
ci, aneti, e ‘l saporito finocchio. Anethum, i.
Camamela. Camamilla. La camamilla è calda, e secca nel primo grado.
Chamamelum, i. vel malanthemum, i; n. g.
Paila. Paritaria, o vetriuola, che fà per le mura; si chiama vetriuola, perchè se
ne purgano i vetri. Parietaria, ae. Herba muralis.
35 [v] Erba di facarúi. Lappola. La decozione delle sue radici afferma i denti, se
sarà tenuta tiepida in bocca. Lappa, ae.
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Piantana. Piantaggine. Petacciuola. La piantaggine, la quale per altro nome è
detta lingua ericina, o petacciuola, è fredda, e secca, le cui foglie secche sal-
dano ottimamente le ferite. Plantago, inis.
Pamporel. Ciclamino. Cyclaminus, i vel rapum terrae.
Mazorana. Sansuco, persa, deta maiorana per altro nome. L’odorosa maiora-
na con piccole foglie tiene convenevoli spazi con la menta. Amaracus, ci vel
sampsuchum, i.
Capelvener. Capelvenere; erba medicinale che fa intorno alle vene dell’acque.
Imprima si farà fare una dicozione di violette, di citracca, di capelvenere, ed
una barba di finocchi. Adiantum, i. Polytricum, i.
Visg quercì.Felce quercina. Polipodio. Polypodium, ii. Filicula, ae.
36 [r] Polipodio. Felce quercina. Lat. Filicula, ae; f. g. vel polypodium, ii; n. g.
Urtiga che punz. Ortica. È di due maniere; l’una è pungente, l’altra è morta,
la qual non punge. Urtica, cae. Colti parecchi gambi d’ortica.
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Grespa da fà i fritade amare.
Malva. Malva, La malva è fredda e umida nel secondo grado, la quale è di due
maniere, cioè dimestica, e salvatica. Malva, ae.
36 [v] Tribol. Tribolo; capo d’un erba salvatica di forma triangolare che ha gli ango-
li di acutissime punte. Niuno campo fú mai si ben cultivato che in esso o orti-
ca, o triboli, o alcuno pruno non si trovasse mescolato. Tribolus, i. Giunco
maschio, o femmina. Iuncus mas vel faemina. Giunco liscio. Lat. Scirpus, pi;
m.s. Giuncoso, pieno di giunchi. Lat. Iuncosus, a, m.
[...]. Giunco marino Lat. Iuncus marinus. Giunco marisco. Iuncus mariscus.
Giunco fa presso nell’acqua similissimo alla ginestra, ma non ha fusto. Lat.
Iuncus, ci; m. g. Giuncaia, dove son molti giunchi. L. Iuncetum, ti; n. g.
[...]. Cerfoglio. Aguale in luoghi freddi si semina il cerfoglio. Gingidium, ii vel
Cherfolium, ii.
Paiula erba da ‘mpaià i cadreghe. Sala, erba della quale secca s’intesse il
panno alle seggiole, e le veste ai fianchi. Vlua, ae.
Ireos. Zei turchi. Ghiggiuolo; pianta le cui barbe secche sono odorifere, e fà
i fior paonazzi. Iris. Iridis.
Guad. Guado,erba,con la quale si tingono i panni in azzurro per fondamento,
e stabilità del color nero, e d’alcuni altri colori. Glastum, i vel isatis, idis.
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]...]. Mandragolato; cosa nella quale sia stata in infusi con la mandragola. Olio
mandragolato.
37 [r] Cresor. Crescione; erba buona da mangiare. Crescione è di due maniere sico-
me di riviera, e di cortili. Senicio, onis.
[...]. Favagello erba campestre, che nasce nel principio della primavera, e ‘l
suo fiore è giallo. Chelidonium minus.
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China. China radice medicinale. Lat. Cina,ae vel china, ae.
Grana o cremes. Croco, o grana. Lat. Coccus, ci. Coccum, ci; n. g. vel acinus
coccineus. Coccola di fruttice con la quale si tigne in colore cherinsi.
37 [v] Fior. Fiori. Flores. Germogli odoriferi, che mandan fuori ogn’anno le piante.
Rúsa. Rosa; fior noto, e n’è di piu’ spezie, e di piu’ colori. Rosa, ae.
Rúsa de color rosò. Rosa vermiglia, porporina. Rosa malochina vel sangui-
nea vel purpurea.
Rúser. Tosch de Rúse; o zesa de rúse. Rosaio. Li lati delle quali vie tutti di
rosai bianchi, e vermigli,e di gelsomini erano quasi chiusi. Rosarium, ii vel
rosetum, i.
Botola. Boccia, bottone, bocca. Fiore per ancor non aperto. Calyx, cis; m. g.
rosae. E suo’ semi son quelli, che nelle bocce rosse sono ricolti. Come rosa, che
spunti allora allora fuor della boccia, e col sol nuovo cresca. Bottone si dice alla
boccia d’alcuni fiori, come,di rose, e simili. Calyx, cis; m. g. vel folliculus floris.
Avris la botola di fior. Aprirsi. Lat. Dehescere,vel pandere; vel hiscere; vel
hiascere.
Botolut, cha tante botole. Boccioloso, pien di bocce. Le quali pochi giorni
sono fiorire vedemmo si come ora son bocciolose. Calycibus affluens.
Granì zalg de la nisa, in mez al fior, o i so’ fileg granig. Fior giallo granello-
so della rosa, E ‘l seme della rosa non è ‘l fior giallo granelloso, ch’è dentro alla
rosa. Flos flavus granellosus rosae; vel fila crocea rosae vel rosae latei apices.
89
Giacinte. Giacinto, o iacinto. Fiore odorifero di bulbo e trovasene de più colo-
ri. Hyacinthus, i; m. g. Di giacinto. Lat. Hiacinthinus, a, m.
Zigola de fior. Bulbo. E prendonsi li spicchi suoi, overo bulbi, cioè la loro
barba, e radice, la qual comunemente diciamo cipolla per la simiglianza, ch’el-
l’ha con essa. Bulbus, i.
Zifia zalda, rosa, e bianca. Viola gialla, rossa,e bianca. Leucoion luteum,
rubeum, et candidum.
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Gimé. Geme; spezie di gelsomino. Iasme, es.
Amarant. Sciamito. Fior di color rosso scuro fatto in forma di pina. E sempre
fior di sciamito e l’ha in testa. Amarantus, i; m. g.
Bogarì
Vedovele
Ambrete
Sperò
Ragn
Sempiterni
Capitani, o fris. Narciso salvatico, che fiorisce ne’ prati. Narcissus pratensis.
38 [v] Paradis
Cintie
Seccamor
Banda de fior, zardì de fior sul cò, o sul bust. Ghirlanda, o ghirlandetta. Fe-
stone de fiori che portan le donne al seno, o al viso intorno. L. Corolla flo-
rum,vel sertum.
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Fior senza foie e senza gamba. Fiore spicciolato, si dice anche de fiori, quan-
do si spiccano loro le foglie. Tutta di rose inghirlandata fiorita la fronte, e
avendone ripieno il seno di spicciolate.
Fior, o pianta che torna a butà la foia, a rimetila. Fiore, o arbore, che rin-
fronzisce. I cui raggi fanno rinfronzire i fiori.
Mazet de fior. Mazzolino senz’altro aggiunto s’intende de’ fiori. Questi due
mazzolini de fiori per li sposi. Fasciculus florium.
Gamba de fior, d’erbe. Stelo, gambo di fiori, e d’erbe si drizzan tutti aperti
in loro stelo; parla de fioretti. Calamus, i.
Fior che dura poch. Fiore di poca durata. Lat. Flos brevis.
Fior, che set da bò. Fiore odorifero. Lat. Fos odoratus vel odorus.
Fior de color de rusa. Fiore rosato. Lat. Flos roseus vel rosaceus.
Fior dei agn . Fiore degli anni. Che qui fece ombra al fior de gli anni suoi.
Col sò più bel. Fiore di bellezza. Or di bellezza il fiore, e ‘l lume hai spento.
Ol bel e ‘l bò dol terè. Fior della terra. Perchè se l’acqua piovana vi corre
senza ritegno, ne porta seco il fior della terra.
39 [r] Frutà. Fruttare, fruttificare, fare, o render frutto. Lat. Fructus edere, creare,
dare, ferre, emittere; gignere vel fundere.
Terè che fruta de tut. Terra, che frutta ogni cosa. Lat. Terra omnifera.
Erbor, che fruta. Arbori fruttiferi. Lat. Arbores fructiferae, frugiferae. Che
fruttan molto. Multiferae.
Frug in pianta. Frutti sull’arbore. Lat. Fructus pendentes. Frutti caduti, colti
per terra. L. Fructus cadivi.
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Prim frut, o fior. Novellizia, Primizia, che vengono alquanto fuor di stagio-
ne. Primitiae vel fructus praecoces vel praecoquae maturitatis fructus.
Persech duras, che nos laga dal gandol. Persech nos. Pescanoce, o duraci-
na, che non si spicca dall’osso. Persicum duracinum.
Durase, che nos laghe ià dol dur. Duracine, aggiunto d’alcune frutte, c’han-
no durezza, come pesche ciriegie, ed altre. Duracinae.
Frug trop marug, che pasa fò la marudisia. Frutte smaccate, che eccedono
in maturezza. Lat. Poma vieta.Frutte stagionate, mature. Lat. Poma matura, et
cocta. Frutte mezzo fatte. Lat. Poma semicocta. Frutte non stagionate. Lat.
Poma cruda.
Ol vegn ol cagnò in di frug. Inverminare. Inverminano alcune frutte, e baca-
no. Vermiculari.
Carobi. Carobo, o carobolo. Lat. Carabina,ae. Albero, che produce carobe,o
carobole. Caroba, o carobola frutto. Siliqua, quae vel siliqua praedulcis vel
ceratium, tii.
Zaresa pianta. Ciregia. Cerasus, i; f. g.
Zaresa frut. Ciregia è di spezie diversi, e diversi sopranomi, come rasciole,
agriote, amarine, ed altre. Cerasum, i.
Zaresa schitarula. Ciregia aquaiuola, per esser primaticcia, e assai acquido-
sa.Cerasum molle, vel legnosum.
Castegna pianta. Castagno. Tra ulivi, e nocciuoli, e castagni. Castanea, ae; f. g.
Castegna frut. Castagna. Castanea, ae.
Grat da secà i marò, castegne. Graticcio da seccar castagne; fichi. Lat.
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Crates, is; f. g. vel crates ficaria. Marrone spezie di castagna migliore. Alcune
sono, che fanno li frutti molto grossi, chiamati marroni da milanesi, e da fio-
rentini. Castaneae grandiores.
Riz de castegna. Riccio di castagna. Echinus,i; m. g. Castagna col riccio. Lat.
Castanea echino comata vel spinis hirsuta.
Rizer de castegne. Ricciaia
Fà fò di riz i castegne. Diricciare, sdiricciare, o smallare le castagne. Lat.
Echino vel echinato catice castaneas eximere.
Tetole. Fresude. Castagne cotte sotto la cenere. Castaneae subcineritae.
Lucciole, o cotte lesse. Castaneae elixae, vel molles.
Pelade, peladei. Tigliate, o tiglia. Castagne cotte lesse. Le calve tiglia.
Beligog. Biscotte. Castagne in forno. Castanea furnacea, ae.
Bonile, o girule. Bruciate, o cotte arrosto. Castaneae assae vel tostae.
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Fich di prim. Fico primaticcio. Ficus praecox. Fico fresco. Ficus recens.
Stagionato. Matura,vel mitis. Polputo. Pinguis. Vernino. Hiberna. Grosso.
Magna,ingens,ampla.Granelli di fichi.Lat. Fici frumenta. Di fico. Lat.
Ficulneus,a,m. vel ficulnus. Attenente a fico. Lat. Ficarius,a,m. Culices fica-
rii. Fichi salati,o secchi. Lat. Ficus sale siccata.
Fich passat fo. Fico vieto, troppo maturo. Lat. Ficus anus.
Fich sech. Fico secco. Lat. Ficus passa seu carica, cae; f. g. Ficus sicca vel
ischus, idis (Graece).
Baril da figh sech. Barile da tenere i fichi secchi. Lat. Orca, cae; f. g.
Polpa di frug. Carne, o polpa delle frutte. L’ossa, e la carne tua sien benedet-
te (parla delle pesche) Caro vel pulpa fructuum.
Zarese schitarule. Ciregie acquaiuole. Dicesi acquaiola ad una sorta di cere-
gia primaticcia, per esser assai acquidosa. Cerasa Iuliana.
Galfiò. Ciregie grosse. Cerasa decumana. Di ceresata. Lat. Cerasinus, a, m.
Zarese nigre. Ciregie nere. Cerasa actia vel nigra.
Zarese savadeghe. Ciregie salvatiche. Cerasa sylvestria.
Zarese rosse. Ciregie rosse. Cerasa rubea vel aproniana.
Zarese durasì. Ciregie duracine. Cerasa duracina, vel caeciliana.
Zarese tonde. Ciregie tonde. Cerasa rotunda vel caeciliana.
Marasca. Marasca, spezie di ciregia agra. Lauro cerasum, i.
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Marinela frut. Amarina. E queste si chiamano amarine; overo marasche.
Marinela pianta. Amarino spezie di ciregio, la cui frutta è di sapor agro. Acer,
is, e.
Marinela frut. Amarina. Togli ciregie amarine in buona quantità, e tutte inte-
re e nella botte, dove il vino è ravvolto, metti.
Cedri frut. Cederno, cedro o pomo citrino. Pomi citrini secondo Isac sono com-
posti di quattro cose, cioè di corteccia, di carne, di midolla, e di seme. Citrum, i.
Limea. Lomia, o Lumia spezie di limone con poco sugo, e dolce, e di soave
sapore.
La pel che separa i grà de pomgranat. Pelle, che separa le granella della mela-
grana. Ciccum, ci. Granello della melagrana. Acinus angulosus malipunici.
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Sorbola frut. Sorba. Le mature sorbe in semenzaio si dispongono. Sorbum, i.
Morò bianch, e ros. Gelso. Moro; la cui foglia si dà in cibo a bachi, che fanno
la seta. Il moro è albero noto, e amico molto della vite. A pié del gelso trovan-
do i vestimenti della sua Tisbe. Morus, i; f. g. Alba, aut nigra.
Mora frut bianch, o nigher. Gelsa. Mora bianca, e nera. Morum, i album vel
nigrum.
Mora frut di ruide. Mora frutto del pruno da siepe, cioè rovo. Pane di saggina,
e di semola nero come mora, e duro come smalto. Morum rubi vel vacinium, ii.
Cornal frut. Corniola, o cornia. Le cornia di lor natura sono afre, e lazze.
Prendi le corniole, quando incominciano ad arrossire. Cornun, i; n. g.
Fragò o fregò. Fragola frutta nota. Fragole son calde, e umide temperatamen-
te ma tengon più in freddura, che in calore. Fraga, orum; n. g.
Brugna frut. Prugna. Susina. Pongonsi le prugne co’ noccioli suoi nell’autun-
no. E tiene il corpo ben soluto con acqua cotta di susine. Prunum, i.
Brugna che no’ val negot. Prugna di buon mercato. Prunum asinarium.
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Brugna zalda. Prugna gialla. Prunum cerinum.
Brugna, c’ha sù la rosada, o la rúsa. Prugna col fiore. Prunum floridum, recens.
Brignúl pianta. Spì brignúl. Brugnolo. Fruttice, che fa la prugnola, del quale
si fanno siepi. A fare aceto fortissimo prendi le corniole, quando incominciano
ad arrossire e delle prugne delle siepi acerbe. Siccome il peraggine, il prugnolo,
il rovo, e tutti gli altri di questa maniera. Prunus sylvestris vel spinus, i; m. g.
Brignul frut dol spi brignul. Prugnola. Susina salvatica. La prugnola trangu-
gio, ch’è arcigna. Prunum sylvestre vel agreste.
Pir ruzinet. Pera ruggine. Come son le pere ruggini. Pyrum rubiginosum.
Pir garavel. Pera carovella. La marza carovella in sul pero moscadello farà
carovello di mirabil odori, e sapore moscadello.
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Pir rúsa. Pera rosata. Pyrum venereum, seu coloratum.
Pom codogn pianta. Melo cotogno. Malus cydonia; f. g. vel cydonea, ae; f.g.
vel cotonea, ae; f. g. Codognada. Cotognato. Lat. Cydonitis, tidis; f. g.; vel
cydonia conditura.
Pom paradis. Mela paradiso. Ma quelli alberi, che portan mele paradise.
Malum paradisiacum vel melimelum, i.
Pom, che no’ dura. Mela, che non si conserva. Malum fugax.
Pom malmarud, zerb, o mez marut. Mela non matura, o acerba. Malum
immite, acerbum.
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Pom, che non ha fag ol rotol. Mela cruda. Malum crudum.
Pom temporit. Mela primaticcia. Malum praecox.
Pom crodat zò de la pianta. Mela casca, cascaticcia. Malum caducum.
Pom marud. Mela matura. Malum maturum.
Fondec, o defonderi di frug. Fonda di frutte. Qui n’è la fonda, e la dovizia.
Fructuum vel pomorum ubertas.
Es in da furia di frug. Essere nella fonda delle frutte. Esse in maxima pomo-
rum ubertate.
Nos, pianta, e frut. Noce. Schiacciava noci, e vendeva i gusci a ritaglio. Nux
iuglans, dis; f. g.
Ol sgurlì i piante; o sgurlida. Crollo, scossa. Lat. Concisio, nis; conquassa-
tio, nis; quassus, us; concussus, us; m. g.
Gaiúm de la nos. Mallo scorza tenera della noce, e della mandorla, che copre il
guscio. Tor le noci verdi monde del mallo, e corteccia. Putamen inis vel culeolus, i.
Nos buga, o zizza. Noce vana, vota, che ha vanezza. Nux inanis. Vacua.
Andà in gavela la nos. Smallare la noce. Io son come la noce, che si smalla.
Levà ol gaiúm da la nos. Smallare la noce, torle via il mallo. Da smallar son
pesche, e noci.
Nosela, nizula pianta. Nociuolo. Corylus, i.
Nosela nizula frut. Nocella. Nocciuola. Nux avellana.
Olana. Avellana. Dell’avellane, cioè nocciuole. Nux avellana.
Zeia di nosele e di castegne, e di nos fresche. Roccia, quella peluria, e secon-
da scorza delle nocciuole, delle noci fresche. Massimamente, se con la cortec-
cia, overo roccia dentro si mangiano. Putamen, inis.
Piumì di pom codogn, e di persech. Peluria delle mele cotogne, e delle
pesche. Putamen, inis. vel lanugo, inis.
Gandol, o glandol. Nocciolo. Osso, che si genera nelle frutte, come pesche,
susine, olive, ciregie, e simili, dentro le quali si conserva l’anima. Nucleus, ei.
Arma di frug. Anima delle frutte. Anima, ae. Anima è il seme de frutti ch’è
rinchiuso dentro al nocciolo, dal quale nascon le piante.
42 [r] Do arme zumele in dù glandol. Due anime in un nocciolo.
Nos noscada. Noce moscada. Nux myristica.
100
Macis. Mace, foglia di noce moscata. Galla moscata vel mace.
Rusiúl de pom, de pir. Torso di mele, e pere, rimasuglio delle frutta mangia-
te intorno intorno.
Pignul frut. Pinocchio. Si deono le più mature pire scerre innanzichè i pinoc-
chi si manifestino. Nux pinea.
Pigna, dove stà i pignùi. Pina. Seminano le mandorle, e le pine, e le sorbe nel
semenzaio. Nucleus pineus, vel strobilus, vel cornus, i; m. g.
Zanzerlì pianta. Uva spina, pianta spinosa, che fá coccole simili agli acini
dell’uva. Grossularia alba.
Zanzerlì frut. Uva spina. Uva spinea vel Cynacantha,ae; vel spine racemaria.
101
foglia, fa il suo frutto ritondo, che gialleggia nella rossezza, ed è grande come
una grossa ciriegia. Arbutus, i; f. g.
42 [v] Zudegn, o ceresui. Mirtili, o coccile della mortella. I mirtili son freddi nel
primo grado. Frutti di mortella, che sono granella nere, quando sono mature e
si mangiano con zucchero, hanno simiglianza alle bacche di ginepro in gros-
sezza, o sieno coccole. Mirtea bacca.
Palma. Palma. L’albero, che fà i datteri; palma si dice anche alle frondi di
essa. Palma, ae.
Dabol, o datoi. Dattero frutto della palma. Dactylus, li; m. g. Tamarindi dat-
teri d’India. Osso di dattero. Lat. Nucleus dactyli.
Cassia. Cassia frutto d’un albero, e serve per medicamento solutivo; è più d’u-
na spezie. Appresso si conviene stemperare un’oncia di cassia fistola. Cassia,
ae.
Uliva pianta. Ulivo. L’ulivo è albero noto, e le sue generazioni son molte. Olea,
ae. Oliva, ae. Ulivo coregiuolo, e in frantoio contrario in questo al moraiuolo.
Uliva frut. Uliva e oliva frutto dell’ulivo. L’uliva che fa olio si dee ragunare
in monticello, e nettersi per ciascun dì. Oliva coccola dell’ulivo, onde si cava
l’olio. Olea, ae. Oliva, ae.
Uliva savadega. Ulivastro, o ulivaggine, ulivo salvatico. E sopra il grano get-
tare foglie d’ulivastro. Foglie d’ulivaggine secche. Oleaster, i; m. g.
Uliva picinina. Ulivello.
[...]. Uliva infrantoia spezie particolare d’ulive.
Color d’uliva. Ulivigno; di color ulivigno. Oleaginus vel oleagineus, a, m.
Uliva in conza. Uliva concia. Olea conditiva vel colymbas, dis; f. g.
Tep da regoi i ulive. Tempo di corre l’olive.Olivitas, tis vel oleitas, tis.
Regoi i ulive. Corre le olive. Olivare.
Chi regoi i ulive. Chi coglie le olive. Olivitor, ris.
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Chi coltiva i ulive. Cultore dell’uliveto. Olivitor, oris .
Uva. Uva. L’uom della villa, quando l’uva imbruna. Uva, ae.
Agrest. Uva zerba. Agresto. Uva acerba. Uva acerba; immatura, immitis.
43 [r] Agrest. Agresto. Dicesi anche agresto il liquore, che si cava dall’agresto pre-
muto, il quale s’insala, e si serba per condimento. Omphacium, ii.
Moscatel. Moscadello, nome d’uva detto così dal suo sapore, che tien di mo-
scado; onde moscadello il suo vino. Uva appiana.
Leatico. Albatico, spezie d’uva. S’arrossa, e annera nel tempo della vendem-
mia. Con uve, che si chiamano albatiche. Uva albatica.
Zibebo. Zibibbo; spezie d’uva ottima a seccare. Apyrenus, ni. Uva corinthiaca.
103
Lambrusca. Uva savadega. Lambrusca. Raverusti. Uvizzoli. Diciamo anche
a quest’uva raverusti; uvizzoli; come quelle, che fanno le lambrusche.
Lambrusca, ae.
Grega. Greca, uva che fà il vin greco. Uva graeciensis vel graecanica.
Uva grosa, e dura. Pergola. Sono alcune maniere d’ uve grosse, e dure, che si
chiamano pergole, overo brumaste. Uva pergulana.
Uva pasa, o uveta. Uva passa; uve passe. Uva passa vel astaphis, idis.
43 [v] Uva, che fà più feza dell’otra. Uva feccina, che fa più feccia dell’altra. Lat.
Uva faecinia.
Uva, che comenza a marudà. Uva, che comincia la maturezza. Uva varia.
104
lucidi dell’uve, e torcerai. Racimolo piccola parte del grappolo dell’uva.
Racemulus, i vel botrus, tri; m. g. Si come i racimoli colti della tarda vite.
Rusca di grà d’uva. Fiocine, la buccia dell’acino d’ uva. Floces vel folliculus, i.
Grata d’uva senza grà. Raspo. Graspo. Lasciali bollire ne tini lungamente
co’ suoi fiocini, e raspi. Graspi sono i grappoli, da quali è spicciolata, pilucca-
ta, e levata l’uva. E non dee stare ne graspi un dì o due. Scapus, i.
105
pieno d’abeti, di cipressi, d’allori, e d’alcuni pini. L’abeto vuol avere il figlio,
fitto, diritto, incerato, cioè le vene, over fila del suo legname. Abetis, tis; f. g.
Aser. Acero. L’acero è arbore assai grande, il quale si trova nell’alpi ottimo
per far nappi, e taglieri, e viuole da sonare. L’acero d’un color non è contento.
Acer, ris; n. g. Album, crispum, campestre, montanum.
Cer, e cer grand. Cerro albero ghiandifero simile alla quercia; e cerracchio-
ne. Cerrus, i.
Fo. Faggio. Albero alpestre. Il lazzo sorbo, il fronzuto corbezzolo, e l’alto fag-
gio. Fagus, gi; f. g.
Fazai. Glanda di faggio. Lat. Glans fagea vel fagi glans triangula. Bosco di
faggi. L. Lucus fageus. Di faggio. Lat. Fageus, a, m.
Frasen. Frassino, la cui ombra è nimicissima de serpenti, e la fuggono più che
‘l fuoco. Fraxinus, i; f. g.
Lares. Larice. Albero di grande altezza annoverato tra i coniferi (come gli
scrittori dicono), e resiniferi, e perde la foglia. L’abete, che volgarmente si
chiama piolla, e larice son quasi una medesima cosa. Larix, cis; f. g.
Licì. Leccio. Albero ghiandifero noto. Trovaro sotto un leccio una troia bian-
ca. Ghianda di leccio. Lat. Glans iligna vel ilignea.
De licì. Di leccio. Ilignus, a, m vel iliceus, a, m.
Lauro, o orengh. Lauro, alloro. L’alloro è un albero assai grande, e produce
l’orbacche, frutto piccolo, e nero. Laurus, i; f. g.
44 [v] Borlì de certe piante. Coccolina. Coccola piccola. Lat. Baccula, ae.
Barim bagha. Orbaccha; frutto d’alloro. Bacca, ae.
Nos de cipres. Orbacca d’arcipresso. Bacca, cae. Galla d’arcipresso. Galla,
ae. Cupressus.
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Borlì de zuernech. Orbaccha di ginepro. Bacca, cae. Iuniperi baccae.
Zudegn. Borlì d’irna. Orbacca di mortella. Bacca, ae. Orbaccha frutto d’al-
loro, di arcipresso, di mortella, di ginepro, e simili; ed è lo stesso, che cocco-
la. Lat. Bacca, ae; f. g.
Olem. Olmo; albero noto. L’olmo fronzuto, e ‘l frassin più selvaggio. Ulmus,
i; f. g.
Platan. Platano. Arbore noto non fruttifero, e che ama luogo umido, e acquo-
so. Innestarsi il melo in pero, in pruno, in ispine sorbo, pesco, platano, arbore,
gattice, e salce. Platanus, i; f. g.
Nas, o Tas. Nasso, lo stesso, che tasso albero, che produce le foglie simili a
quelle dell’abeto, del cui legno si fanno ottime fusa, e archetti di vinole. Tasso,
terebinto, lentischio, cederni, tigli, leccio minore, e tassi. Taxus, xi; f. g.
De bus, de martel. Di bosso. Buxeus, a, m.
Bus. Martel. Bosso. Bossolo, pianta, o arbuscello noto di perpetua verzura. Il
bossolo, il ginepro, e l’ulivo non vogiono esser tagliati. Buxus, xi.
Eban. Ebano, albero, che nasce nell’Indie, e in altri luoghi, il cui legno è den-
tro nero, e fuori del colr del bossolo, sodo, e di maniera pesante, che non gal-
leggia nell’acqua. Ebanus, i; f. g. Ebanum, i; n. g.
D’eban. Di ebano. Lat. Ebeninus, a, m.
Irna. Echna. Ellera pianta nota. Ellera abbarbicata mai non fue. Hedera, ae.
Zuernech. Ginepro. L’albero del ginepro ha punture per foglie. Iuniperus, i.
Sur, o sover. Suvero. È un albero, che fa ghiande più serotine, che la quercia,
la cui corteccia è grossa, leggiera, e ottima per pianelle. Suber, ris; m. g.
Chà ‘l sur, o ‘l sover. Suverato; si dice di qualunque cosa, dove sia suvero,
come di scarpe, pantofole,
107
45 [r] pianelle, che abbiano corteccia di suve o tra suolo e suolo. Questa rete è molto
lunga dall’un lato piombata, dall’altro suverata.
Sales. Strope. Salesot. Salcio, saligastro, salicone. Albero noto, che fà né luo-
ghi umidi, e paludosi Salicone. Saligastro. Nel giardino andatosene con un
pezzo di saligastro in mano. Salix, cis; f. g.
Luch piè de sales. Salicale, luogo pien di saliconi. Salceto. Nenciozza mia
vuò tu un poco fare meco alla neve per quel salicale. Salictum, i.
Tei. Tiglio. L’uno, e l’altro salcio, e ‘l tiglio sono necessari alle scolture. Tilia, ae.
Legn che non ha sida. Tiglioso. Il legno del sorbo è sodo, e non tiglioso.
[...]. Ischio, albero, che fà ghianda. L’ischio dura senza vizio, e se per diletto
d’assi d’ischio si convenga far pur di quercia seghinsi sottili. Asculus vel escu-
lus, i; f. g. Ghianda frutto d’alcuni arbori selvaggi. Lat. Glans, dis; f. g. Bala-
nus, i; vel f. g. Ghianda secca che cade grossa col guscio spinoso. Lat. Glans
arefacta, caduca, grandis, echinato calice.
[...]. Orno. Ornus, i; f. g.
Ruer. Rovero, albero somigliante alla quercia. La quercia, il rovero, il cerro
sono arbori grandi. Il rovero fa il pedale diritto, e alto. Robur, ris; n. g. Ghianda
impastata. Lat. Glans intrita. Ghianda arrostita. Lat. Glans tosta. Ghianda
dolce con la scorza in triangolo. Glans dulcis triangula. Quercia. Dal nascer
della quercia al far la ghianda. Quercus, us; f. g.
Che fà giande. Chi produce le ghiande. Lat. Glandifer, a, m.
Roversela. Querciuolo, quercia piccola, giovane, che si taglia per farne fuoco.
Tutte erano di boschetti di quercioli, di frassini, e d’alti alberi verdissimi. Lat.
Gala de rover. Galla. Gallozza. Escremento, overo parto non legitimo d’alcu-
ni alberi. La ghiande di forma simigliante a pallottola, che si dice anche gal-
lozzola. Galla, ae; f. g.
Loch. Galluzza. Certe gallozzolette di grandezza d’una ciregia prodotta pur
dalla quercia. Recipe. Scorze di melagrano, balauste, galuzza, galle d’arcipres-
so, foglia di nespolo, e di quercia.
Caroba pianta. Carrubbio, o carrubo. Siliqua,ae; f. g.
Caroba frut. Carruba, frutto dell’albero carrubo, altrimenti di loro guainella.
Le silique, cioè carrube. Siliqua, ae; f. g.
[...]. Silio, arbuscello noto, del cui legno se ne fa lavori al tornio, o fusaggine.
La fusaggine è arbore piccolo, il quale nasce nelle siepi, del cui legno si fanno
ottime fusa, e archetti di viuole, oggi comunemente Silio. Siler, ris; n. g.
Sanguen. Sanguine è arbore piccolo, il quale nasce molto nelle siepi, e quel-
le fa spesse, e folte molto.
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45 [v] Cavrosen. Ligustro, ruvistico. .Ligustrum,i.
Sambuch. Sambuco. Sono ancora alcune piante, le quali hanno quasi tutta la
sostanza piena di midolla, si come il sambuco, l’ebbio, e simiglianti.
Sambucus, ci; f. g.
C’há det i fior de sambuch. Sambucato, cosa dove sia mescolato fior di sam-
buco. Le frittelle sambucate.
[...]. Agnocasto. È uno sterpe, cioè piccolo arbuscello, il quale d’ogni tempo si
trova verde, e le sue foglie sono, come quelle dell’ulivo, ma più morbide, e
lene. Vitex, cis; f. g.
Spì. Spino. Pruno. Spina. Virgulto pieno di spine, del quale si fanno le siepi;
e ne sono di più sorte, come rogo, prun boccio, prun bianco. Spina stecco acu-
to, e pungente dè pruni. Spino. Folto di spini. Sentis, is; f. g. Vepres, ium.
Spì bianch. Spinalba , prun bianco. Innestasi in sè, nel melo, nella spinalba e
nel cotogno. Pruno albo; il pruno albo è arbore assai piccolo. Spina alba, ae.
Spì boz cebrignul. Pruno boccio. Spinosus frutex.
Pirula frut del spì bianch. Ballerino quella coccola rossa, che fà il prun bian-
co. Bacca spinalbae.
Spì fara. È una giudaica spezie di pruno.La spinagiudaica è miglior di tutte le
spine per siepi, perciocchè in ciascuna foglia ha due spine, una diritta grane, e
acutissima un altra piccola, e ritorta, la quale con la sua pullulazione fà la siepe
folta e spessa. Ramnus, i. Spina magna; spezie di pruno. Quando s’innestano
sopra il pedale di spina magna crescono nespoli maggiori. Spina cervina, spezie
di pruno che non si confa molto alle siepi, perche non è bene spinosa.
Spinet. Spinola. Se restrignerai le punte de suo’ semi non averanno spinole.
Ruida. Rogo, o rovo spezie di pruno. Il rovo avvegnachè assai forte siepe fac-
cia. Rubus, i; m. g.
46 [r] Ruida, che fà i corai bislungh. Rovo canino. Rubus caninus.
Piè de spì. Prunoso, pien di pruni. Senticosus, a, m.
Spinarag. Pungitopo; pianta salvatica di foglia simile alla mortine, ma pun-
gentissima, e fà coccole rosse, come corallo. Ruscus, i vel Auscum, i.
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Erbor, che fa la gomaAlberi, che distillano gomma. Gummosae arbores;
Arbores gummatae. Pieno di gomma. Lat. Gummosus, a, m.
Goma di piante. Gomma, umor viscoso, ch’esce dagli alberi per la scorza, al
quale si dice anche orichico. Gummi, n. indeclinabil. vel gummis; f. g.
Mira. Mirra, è una gomma grossa, crescente d’albero, la quale trae a conser-
vare senza putrefazione li corpi umani morti.
Goma. Orichico, gomma, che stilla da alberi, come da susino, ciregio, man-
dorlo, e simili. E di questo con altri ingredienti si compone la bomberaca, della
quale si servono le donne per tener i capelli acconci, e composti.
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46 [v] Saldadura da oreves. Crisocolla, saldatura d’oro. Lat. Chrysocolla, ae pro
agglutinando auro.
Garofol frut. Garofano. Prendi venti garofani per ciascuna corba. Caryopyl-
lum, i.
Dove al ghè det di garofoi, o l’ha odor de garofoli. Garofanato. Cosa, che vi
sia infuso dentro del garofano. Bassilico del quale sono tre spezie; cioè garo-
fanato, cioè che ha odor di garofani. Ex Caryophillis conditus vel caryophyl-
latum; vel Caryophyllo imbutus vel caryophyllum redolens.
Cana. Canna; pianta, il cui fusto è dritto, lungo, voto, e nodoso. Canna,nae.
Arundo, inis.
Piè de cane. Cannoso, pien di canne; aggiunto a luogo, o sito, dove esse
nascono, o allignano. Arundinosus, a, m.
Intoscat, o curt e gros. Tozzo e intozzato. Divenuto tozzo, cioè doppio, attic-
ciato, di figura corta, e grossa.
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[...]. Avornio; spezie di frassino, detto anche avorniollo. L’avornio è arbore
piccolo, il quale nasce nelle alpi, la cui corteccia di mezzo data in cibo, o in
beveraggio mirabilmente muove il ventre.
Pianta tardida. Albero tardio, che tardi fa frutto. Arbor sera vel serotina.
Pianta, che tè semper i sò foie. Albero, che ritiene sempre le fronde. Arbor
sempiterna fronde vel arbor sempiterna coma virens; vel arbor aeterno virens.
Albero che produce coccole. Arbor baccifera, che ha coccole. Arbor baccata.
Pianta olta, o bassa. Albero alto, o basso. Arbor procera vel prolixa. Arbor
humilis vel nana.
Pianta, dove al gha rampa sù la vit. Albero con la vite. Arbor marita vel
amicta vel intexta vite.
Pianta, che nol ha vit. Albero senza vite. Arbor vidua vel caelebs.
Pianta zovena, o vegia. Albero giovane, o vecchio. Arbor novella vel vetula.
47 [r] Laor per lavorà la tera. Strumenti per l’agricoltura. Instrumenta agriculturae.
[...]. Marra. Si rada il feno con le marre, e la terra rasa con l’erbe si gitta fuori
del campo. Marra, ae.
[...]. Marrone. La continua fatica di lavorar i campi, e li solazzi della zappa, e
del marrone. Ligo, onis.
[...]. Marroncello. Gitta con mano, e mescola la terra con marroncello.
Vanga. Vanga, strumento di ferro con manico di legno simile alla pala per
lavorar la terra. Perche essi con vanga, e chi con marra. Ripalium, ii.
Zapa. Zappa. Le zolle tutte si debbono con martelli, e zappe dissipare e rom-
pere. Ligo, nis.
Badil. Pala di ferro. Batillum, i. Pala, ae ferrea.
Pala. Pala. Tien la pala in mano, e spazza il granaio. Pala, ae.
Grumer. Vomero, bombero, bomero. Strumento di ferro, col quale inarando si
fende la terra, incastrato nell’aratro. Cercando con vecchio vomere di fender
la terra. Vomer, ris; m. g.
Piò. Aratro. Aratro, strumento col quale si ara. E non sapeano congiugnere i buoi
all’aratolo. Il villano sogna l’aratro, i buoi, il marrone, la vanga. Aratrum, i; n. g.
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[...]. Stiva propriamente il manico dell’aratro. Stiva, ae.
Arpech, o erpech. Erpice; strumento di legname, che tirato da buoi, e calcato
dal bifolco spiana, e trita la terra di campi assolcati. Oca, cae.
Pighiz, pigaza, podet. Segolo, pennato; Alla cinta aveva un segolo, overo
pennato,con che si potan le vigne, e gli alberi, tagliandone il coperchio. Falx
putatoria. Falx scirpata.
Ségà. Falciare, tagliare con la falce. Lat. Secare vel falce subsecare.
Pighazì. Piccolissima falce. Stirpicula, ae; f. g.
Segurì per i sacrifizi. Accetta da sacrifici. Securis sacrifica.
Segurzel, o seguret. Accetta. Portava nelle mani una tagliente accetta.
Securis, uris; f. g. Accetta da due taglii, che taglia da due bande. Bipennis, is
vel bipennis, is; f. g. Securis anceps.
Segurì. Accetta piccola. Securicula, ae; f. g. Saecuricula insitiva, da far innesti.
Segur. Scura, o Scure. Strumento noto di ferro da tagliar legname. Scuris, is.
[...]. Segone. Sega grande. Falci da mietere; falci fienali, marroni, e segoni.
[...]. Segolone.
Pighiz. Pennato. Strumento di ferro adunco, e tagliente forse detto così da
quella cresta, o penna tagliente, ch’egli ha sopra connessa. Falx, cis.
Sighez da segà ‘l formet. Sarchiello, sarchietto, Sarchio, sarchioncello, sar-
chiellino. Sarculum, i. Falce da mietere. Lat. Falx messoria vel dentaculata.
Ranza. Falce fienaria, o fienale. Falci fienali; con la falce fienaria in collo.
Falx faenaria.
Segador de fè. Falciatore di fieno. Lat. Faeniseca, ae. vel faenisex, cis; m. g.
47 [v] Pigazì da fa la vit; podet. Falce da potare. Lat. Falx putatoria vel vineatica.
Pigaza in cima a u’ bastò. Ronca, arma d’asta adunca, e tagliente, oggi anche
Roncola, Roncone. Queste parole cosidette sono i ronconi, e le scuri con le
quali si tagliano i velenosi sterpi. Runcina, ae.
Pigaza da stongià i piante. Falce da arbore. Lat. Falx arboraria vel sylvatica.
Sighez da stram
Falce da strame. Falx stramentaria.
Falcione. Ronca. Harpe, es; f. g.
Falcetta, o falcetto. Lat. Falcula, ae.
Sighez dá cap. Falcastro. Falce da campo. Ecco ‘l falcastro lavora, e non ti
contristare. Falx, cis; f. g. vel falx agrestis.
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Rasgh con tri deg. Forca, Forcone. Propriamente asta in cima alla quale è fitto
un ferro con tre rebbi per uso di letame. Anche se ne fanno forche, e for-
coni.Tridens, tis. Marga,ae. Vel tridens stercorarius.
Forchet de dò deg in cima. Forchetto. Si dice a ogni asta, che abbia due, o tre
rebbi di ferro in cima. L. Furcula, ae. Iicornis vel furca tricornis.
Bena. Treggia Strumento, il quale si strascica da buoi fatto per uso di trainare. E
fanno ordinar tregge senza ruote, che le ruote non vi potrebbero andare, perocchè
elle si ficcherebbon tutte nel fango. Benna in alcni luoghi. Traha, ae. Vehia, ae.
Palfer. Palo di ferro. Noi ti daremo tanti d’un di questi pali di ferro in su la
testa, che noi ti farem cader morto. Ferreus palus, i vel Vectis, is; m. g.
Livera de fer, o de legn. Lieva si dice a quella stanga di ferro, o di legno, che
si caccia sotto alcune cose per sollevarle. Trudes, is.
48 [r] Zapa de cavà i sas. Beccastrino, sorta di zappa grossa, e stretta, che serve per
cavar sassi.
Portà, o menà vià co’ la barela, o co’ la cariúla. Barellare, portare con barel-
le. Vehere thensa.
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Sportò, o sgorbe da ledam, da somezà. Cestoni da letame. Che parevan due
ceston da letame. Spezie di cesta per someggiare. Corbis stercoraria.
Cariula, o barela. Carretto. Strumento con una ruota per uso di portar sassi.
Thensa, ae.
Caret, o broz, o caretì. Carro, strumento noto con due ruote, il quale tirato da
cavalli, o da buoi serve per portar robe attorno. Cisium, ii vel Carruca, cae.
Zerel, gabia. Corbello. Vaso ritondo con fondo piano tessuto di strisce di
legno. Corbis dossuaria.
Albì. Coca. Pila; o pilet, o concheta. Truogolo, vaso per lo più di figura qua-
drangolare per tenervi dentro il mangiare per li polli, e pe’ porci, e per tener-
vi acqua a diversi usi. Togli della terra, ch’è nel truogolo, che stà sotto la ruo-
ta del fabbro.
48 [v] Zet de la vila per lavorà la tera. Ministri, o operari di villa. Ministri villae.
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Fator. Castaldo. Fattore, quello, che ha cura, e soprasta alle possessioni altrui.
Villicus,i; m. g. vel villicus procurator vel curator villaticus.
Es fator de vergù. Esser castaldo di alcuno. Lat. Cuipiam villicari.
Fatoraria. Castalderia. Fattoria, l’utilizzo del castaldo in una possessione.
Villicatio, onis; f. g.
Es fator. Esser castaldo, esercitare la castalderia. Lat. Villicare vel villicari.
Fichiavol. Pigionale, che tien casa a pigione. Inquilinus, i.
Fichiavol de terè. Fittaiuolo, quegli, che tien l’altrui possessioni a fitto. Il fit-
taiuolo di piano non vuol più reggere. Fundi conductor vel inquilinus.
Fig. Fitto; il prezzo, che si paga da fittaiuoli della possessione, ch’è tengon
d’altrui. Del fitto non ne beccan le passere. Pretium locationis.
Posesiò fichiada. Possessione affittata. Fundus locatus.
Dà à fig. Allogare a fitto; affittare. Allogò al comune di Firenze per certo fitto
annuale. Locare.
Fichiareza, fitanza, locaziò. Allogagione a fitto. Non potendo sotto altro tito-
lo, che d’allogagione a fitto. Locatio, onis.
Brazet, o maser da vanga
Maser da bodez, o da car. Bifolco, quegli, che ara, e lavora il terreno co’
buoi. Lo buono bifolco semina assai, e ricoglie assai; e lo tristo semina poco,
e ricoglie poco. Bubulcus, ci.
Lavoret; o laoret. Lavoratore. L’uomo, che lavora la terra, contadino. A lavo-
ratori, che le vostre possessioni lavorano. Operarius, ii. Agricola, ae.
Agricoltore. Questo cotal campo, dicono gli agricoltori, che non è da abban-
donarlo. Agricultor, oris.
Laorà, o fà ‘ndà ‘l terè a sò mà. Lavorare il terreno a sue mani. In un suo
orto, il quale lavorava a sue mani.
Fadiga de campagna. Fatica, che si fa in villa. Lat. Labor rusticus.
Laorà. Lavorare il podere, l’orto, il campo, val coltivare. Praedium, hortum,
agrum colere.
Terè laorador. Terreno lavoratio, atto, e acconcio a esser lavorato. Ponga la
villa sotto le radici del salvatico monte, ove le terre lavoratie sieno dolci, e
trattabili. Ager sativus, a, m.
Laorat. Lavorato. In terra grassa, e soluta, e ottimamente lavorata. Cultus, a, m.
Laorere. Ufra. Lavoraggio. Lavorio. Lavoro. Ma più vero la sua influenza
porta molto al lavoraggio e semente della terra. Opus, eris.
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Laor fag senza fadiga. Cosa fatta senza fatica. Lat. Illaboratus, a, m.
Lúch doves laora. Lavoreria. Lavoreccio. Luogo, dove si fanno i lavori di
cultivazione. Quel povero frutto si muor di fatica, se non è forte aiutato di
lavoreccio, e di concime.
49 [r] Poc lavorere. Lavorietto, piccola lavoreria. Era in un suo orto, e faceva certi
suoi lavorietti acconciare.
Ufra, ol lavoràt à giornada. Opera si dice a lavoratori ed al lavoro d’una
giornata. Chi ha danar da gettar via, metta l’opere, e non vi stia. Comincia a
far ragione con lui dell’opere, e de dì. Opera, ae. Ovra. Ovraggio, opera
manuale, lavorio. Pagavano il lor ovraggio a piccoli.
Chi và á ufra, o chi fà di uvre. Operaio; quegli, che lavora per opera. Se però la
picciolezza della vigna, overo la facultà lo permette dell’operaio. Operarius, ii.
Tù, ordà sovra del lor a fà una opera a sò spese per tat, o à tat. Dà, o tù a
rup, à bot, à fà un ufra. Torre, o dare in somma à fare un opera a tutte sue
spese per certo prezzo. Si cominciarono a fondar le mure, e tutte s’allogarono
in somma a buoni maestri. Si dice anche in cottimo torre, o dare a far un opera.
Opus faciendum conducere vel locare statuta mercede vel pretio.
Bagai. Garzone, si chiama quegli, che và stare con altrui per lavorare.
Operarius.
Chi dovra la pala, o palador. Palaiuolo, chi adopera la pala, oggi spalatore.
Chi dovra. Marraiuolo, che adopera la marra. E quella de marraiuoli, e pala-
iuoli bianca,e vi trovi dipinto marre, e pale.
Che porta ‘l sighez. Che porta la falce. Lat. Falcifer, a, m.
Segador. Falciatore, che sega con la falce. E ‘l falciatore ci mandò ‘l fieno in
fretta. Lat. Faeniseca, ae; m. g. vel faenisex, cis.
Chi fola l’uva de fà ol vì. Pigiatore. Sopra ‘l quale stia un pigiatore.
Folà l’uva per fà ‘l vì. Pigiare, o premere l’uva per far il vino. In che modo
si deono l’uve pigiare, e farne vino. Premere. Calcare.
Foladura, ol folà l’uva. Pigiatura dell’uve, il pigiare l’uve. Pressura uvarum.
Tina dove as gha fola l’uva da fà ‘l vì. Tino. Vaso grande di legname, nel quale
si pigia l’uva per fare il vino.Procuri i vaselli del vino, e le tina, e gli altri vasel-
li se sono assai o paghi. Messe l’uve nel tino incontanente co’ piedi premere si
convengono da coloro etc. Labrum, i. Tinium, ii. Vas vinarium vel pressorium.
Tinel, o tineta. Tinello. Per consiglio della madre stette un pezzo in un tinel-
lo d’acqua fredda. Tinella, o tina, piccol tino.
Tinaz. Navaza. Tinaccio. Tino. E allora ottimamente si lavi, e nell’ultimo si
risciacqui con acqua calda bene insalata, ed in questo modo si curano i tinacci.
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Baga. Otre, pelle tratta intera dell’animale, e per lo più di becchi, e di capre.
Serve per portarvi dentro olio, e vino, e simili Uter, is; m. g.
Borachia. Borraccia, fiasco di cuoio da tener vino. Lagena, nae; f. g. Scortea, ae.
49 [v] Brenta. Cogno. Che di vendemmia valse il cogno del comunal vino fiorini sei
d’oro. Culeus, ei; m. g.
Baril. Barile, vaso di legno fatto a doghe, e cerchiato di forma lunga, e riton-
da, ne fondi piano con bocca di sopra nel mezzo rilevata. Cadus, i; m. g.
Vaseler, che fà, o conza i vasei. Bottaio, quegli, che fà le botti. Doliarius, ii.
Spina da vasel. Borò da vasel. La spina più granda. Cannella; quel legno buc-
cato a guisa di bucciuol di canna, per lo quale s’attigne il vin della botte. Per lo
spillo dalle costole, e di sotto per la cannella si tragga. Epistomium, ii; n. g.
Spinel. Cannellina, o cannellino. Anche buono è, che presso alla cannella del
fondo sia una piccola cannellina. Questa cannella si mette a mezza botte, e
dicesi più comunemente cannellino. Siphunculus, i.
Cocò da vasel. Cocchiume, quel turacciolo di legno, che tura la buca per dove
s’empie la botte, e la buca stessa. Spina fecciaia, e ponendo di sopra per lo
cocchiume. Operculum, i.
Fecciaia. Buco nel fondo del mezzule. dove si mette la cannella alla botte, e
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per la quale si può tirar la feccia. Lat. Cavus faecarius vel foramen faecarium.
Spina fecciaia. Cannella posta nel fondo de vasi, per la quale possa uscir la
feccia. Faecaria, ae.
Tast da tastà ‘l vì. Spillo, è un ferro lungo un palmo, e acuto a guisa di punti-
rolo, col quale si foran le botti per assaggiarle, e dicesi spillare. Veruculum, i.
50 [r] Spinà ‘l vasel. Spillare, propriamente trar per lo spillo il vino della botte. Di
promesse io son gia stucco. Fa’, che omai la botte spilli.
Cavreta, o cavalet da vasel. Sedile. Que’ legni, sopra i qua’ si posano le botti.
Sedile dolii.
Zonz mal à mal. Imbottar sopra la feccia, vale arrogar danno a danno.
Mezul. Mezzale, la parte di mezzo del fondo dinanzi della botte, dove si accomo-
da la cannella. Bisogna assai avvertenza fare al mezzul dinanzi buona chiave.
Incastr di dove, dove s’incastra det i fong dol vasel. Capruggine; intaccatu-
ra delle doghe, dentro alla quale si comettono i fondi delle botti. I mezzali eran
già nelle capruggini. Crena doliaris fundi.
Dova. Doga, una di quelle strisce di legno, di che si compone il corpo della
botte, o simili vasi fondi. Doliaris tabula, ae vel lamina, ae; f. g.
Vasel tegnit insem coi cavig. Botte incavigliata, tenuta insieme con caviglie,
e cavicchi.
Cirg de vasel. Cerchio di botte; legame di legno, o di ferro, che tiene insieme
botti, o tini, o altri vasi di legno simili. E conficca con un pezzo di cerchio il
cocchiume. Circulus ferreus vel ligneus.
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Vaselam de tante sort. Bottame. Quantità di vasi da vino d’ogni maniera.
Utile è nelle vigne aver bottume, nel quale si pongan le uve.
Torg da uva. Palmento. Entrò nella vigna, e colse quelli pochi raspi, che vi
trovò, e recogli al palmento.
Torg. Torcolare. Torchio. Strettoio. Torcolo. Sono come coloro, che pigiano
nel torcolare. Torcular, ris; n. g.
Mastel, mastela. Mastello. L’uve si pestano, ed in mastello, o in tino si pon-
gono al sole. Labellum, i.
50 [v] Soi. Conca, vaso di gran concavità, serve propriamente per fare il bucato. La
conca seguiti la fonte. Concha, ae. Alveus, i; m. g. Labrum, i.
Concheta, o conchet. Conca piccola. Concola. E versare intorno al tronco
quatro concole d’orina vecchia. Catillus, i. Cotula, ae. Labellum, i.
Soiul. Bigonz. Bigoncia, vaso di legno senza coperchio di tenuta intorno a tre
mine, composto di doghe, si usa principalmente per someggiare l’uva premu-
ta al tempo della vendemmia. Bigonciuolo. L’attuffò, come tu faresti questo,
in un bigonciuol d’acqua. Bigoncetta. Essendo una bigoncetta nella corte,
prese partito d’empirla d’acqua.
Uschiul da vasel. Cambra, ol fer dol vischiul de vasel, dove al gha và det
ol legn à trevers col chignul da seral. Usciuolo di botte. Ostiolum dolii.
Met ol chignul in da cambra. Imbiettare; metter la bietta.
Levà ol chignul. Sbiettare. Levar la bietta.
Chignul. Bietta; pezzetto di legno, o di altra materia soda che s’adopera talo-
ra per serrare, o stringere insieme legno, o altro. Nel qual pertugio una bietta
di ulivastro fortemente si metta. Cuneus, ei; m. g. Si dice anche Conio.
Giustà i vasei. Racconciar le botti. Lat. Sarcire vel resarcire dolia.
Sachel da colà ‘l vì. Col. Calza. Saccus, ci.
Stagnà i crapadure, ò stopà i schiepadure, o i fessidure. Rinzaffare,
Rinzeppare, Ricalzare, Inzeppare. Rinzeppa bene, e rincalza con esso le dette
crepature. Cosi farà in ciascuno altro nel quale sieno inceppate le congiunzio-
ni a proposito. Refercire.
[...]. Cane, strumento de bottai a tener forte i cerchi, mentre gli mettono alle
botti. Harpago vel uncus doliaris.
Invaselà ‘l vi. Imbottare. Mettere il vino nella botte. Imbotta un po’ giovane
acciocche nella botte alquanto grilli, e perciò si risenta, e schiarisca. In dolium
vel lagenam, vinum infundere.
Rampì de fer, o de legn. Ronciglio. Graffio ferro adunco a guisa d’uncino.
Uncus, ci.
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51 [r] Rampinà zà. Chiapà col rampì. Roncigliare, pigliar col ronciglio. E poi di
roncigliarmi si consigli. Unco arripere.
Raspì, raschì. Raffio, o graffio, rampino. Raffi, e rastrelli ognun per arme
tiene. Harpago, onis; f. g. Ansae, arum.
Chigiò. Ficò. Cavig. Ligà al chigiò ‘l bestiam. Caugiul. Piuolo, metter à piuo-
lo le bestie. Cavicchio, piccol legnetto a guisa di chiodo. Cuneus, i. Clavulus, i.
Cavigliolo. Con un cavigliuolo fitto in terra li possono tenere Cuneolus, i.
Bastò cò la maza da bat zò, o calcà zò. Serador. Pillo, che è un baston maz-
zocchiuto. Pillare, che è calcar, o pigiare con pillo. Con terracotta pillati intor-
no gli magliuoli posti.
Pich, o picò. Piccone. Strumento di ferro con punte quadre à guisa di subbio,
col quale si rompono i sassi. Far la strada co’ picconi.
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scorze d’albero cavate, e di vimi. Bugno. E non aveva questi se non alquanti
bugni d’ape. Compiglio. Copiglio. Coviglio. Non disfatti i compigli delle mie
api. Alveario. Gli alveari sieno piallati. Alveare. Alvearium. Alveolus.Alveus.
Alveo. Alveolo. Si ponga un alveo piccolo, e per alcuno gran foro, sotto all’api
novamente fatto si metta fummo, acciocchè nell’alveolo fuggano, di sopra
allogato. Melario, luogo dove fan il miele le pecchie.
51 [v] Frantoia da canef. Maciulla da canape; Strumento di due legni, l’un de quali
ha un canale, nel quale entra l’altro, e con esso si dirumpe il canape per net-
tarlo dalla materia legnosa. Gramola si dice ancora.
Spadola da bat fò ol lì. Spatola. A guisa di maciulla, cioè della granola, che
dirumpe il lino. Spathula, ae vel lintopta, ae.
Sfrantoià, o scadolà ol canef, ol lì. Maciullare. Scotolare, dirompere il cana-
pe, il lino con la maciulla. Frangere spathula.
Resca, o resta de lì. Lisca di lino. Quella materia grossa, e legnosa, che cade
dal lino, e dal canape, quando si maciulla, si pettina, e scotola.
Spinà ‘l lì. Pettinare il lino.
Reve. Capecchio. Quella materia grossa, e liscosa, che si trae dalla prima pet-
tinatura del lino, avanti la stoppa, e simile anche della canapa. Lino si secca,
e si maciulla, e quello, che poi si dice capecchio va via. Tomentum, i.
Spinadura de lì. Pettinatura di lino.
Stopa. Stoppa, materia, che nel pettinar lino, e canapa, si trae da essi dopo il
capecchio. Non v’è stoppa, ne altro ripieno. Stopa, ae.
Canef. Canape, o canapa. Lat. Cannabis, bis; f. g. vel cannabum, i.
De canef. Di canape. Cannabinus, a, m.
Colturà ‘l terè. Coltivare, o lavorare la terra. Lat. Colere terram.
Colturat. Coltivato.
Coltura. Coltivatura, o coltivamento. Cultus, us; m.g. Cultura, ae; f.g. Cultio, nis; f.g.
Chi coltura. Coltivatore, coltivatrice. Cultor, ris; m. g. Cultrix, cis; f. g.
122
Zoeler. Gioiellere quello, che conosce la qualità delle gioie, e ne fà mercan-
zia. Ell’è matricolata gioielleria. Gemmarius, ii.
Zoel. Gioiello, più gioie legate insieme. Ti donerò un si caro, e bel gioiello,
come niuno altro, che tu n’abbi. Lat. Globus ex gemmis; u. g. pyropis, ada-
mantinus, pendulus vel gemmarum globus, cumulus, acervus.
123
Grisolit. Grisolito, pietra preziosa tralucente di color d’oro. Il quinto di sme-
raldo, il sesto di granato, il settimo di gariandro, e ‘n sú quello, dove egli tiene
i piedi si è detto grisolato. Chrysolithus, i.
Coral. Corallo, pianta, la qual nasce nel fondo del mare, indurisce all’aria, e
trovassene del rosso, del bianco, e del nero. Corallium, ii.
Corgnula. Corniola. Corneola, ae; f. g. vel sardius lapis.
Carbonz. Carbonchio; Carboncello; gioia del color del carbone acceso, e di
maraviglioso splendore. Carbunculus, i; m. g.
Cristal da mont. Cristallo; gemma lucida, e chiara, che dicono essere ghiac-
cio pietrificato. Sanno se ‘l cristallo s’ingenera sotto tramontana di ghiaccio.
Crystallus, i; f. g. vel Crystallum, i.
De cristal o cristalì. Cristallino, di cristallo, come cristallo. Cristallinus, a, m.
Diamant. Diamante; gioia notissima, e più dura di niun altra. Adamante.
Adamas, antis; m. g.
De diamant, o diamantì. Diamantino, di diamante. Adamantinus, a, m.
Diasper. Iaspide, o diaspro, pietra dura, che s’annovera tra le gioie di minor
pregio, e trovasene di diversi colori. Iaspis, dis; f. g. Di diaspro, o simile a dia-
spro. Lat. Iaspideus, a, m.
Granata. Granato, gioia de color del vin rosso. Qui balasci e granati si fini che
etc. Carchedonius, ii. vel Garamanticus, ii.
Giacint. Giacinto, o iacinto, spezie di pietra preziosa. Smeraldo con fiore
iacinto. Hyacintus, i; m. g. Di giacinto. Lat. Hyacinteus, a, m.
Zelet. Gagate. Gagates lapis; m. g.
Girasol. Elitropia, forse girasole spezie di opalo; pietra preziosa di color
verde simile a quello dello smeraldo, ma chiazzata di gocciole rosse; l’altra è
una pietra la quale noi altri lapidarii chiamiamo elitropia. Helitropium, ii.
Opalus, i; m. g.
Lapislazolo. Lapislazzalo. Pietra preziosa di color azzurro con vene d’oro.
Lapislazuli.
Opalo. Opalo. Opalus, i; m. g.
53 [r] Perla. Perla. Margherita. Perla è una pietra preziosa, che si trova nelle conche
marine. Unio, onis. Margarita, ae. Margaritum, i.
Maderperla. Madreperla, spezie di conchiglia, nella quale dicono generarsi la
perla. Conchylium, ii vel conchyle, is.
Piropo. Rubì. Piropo spezie di pietra preziosa. Poi fiammeggiava a guisa d’un
piropo. Pyropus, i. Rubino, pietra preziosa di color rosso. Pyropus, i.
124
Smerald. Smeraldo; pietra preziosa di color verde. Smaragdus, i; m. g.
Topaz. Topazio; è una gemma intra l’altre, e sono di due ragioni. Topatius, ii; f. g.
Turchesa. Turchina, così detta dal suo colore, che anche si chiama cilestro. Io
credetti trovar qualche palazzo, murato di diamanti, e di turchine. Callais, idis;
f. g. vel erizula, ae.
Zafir. Zaffiro. È una pietra molto preziosa di color cilestro. Zaffiro è pietra
preziosa rilucente con porporino colore, avente gocce d’oro simigliante al
cielo. Sapphyrus, i; f. g.
125
Dol zat. Del rospo, detta della vertigine. Myexis vel lapis bufonis.
Belzuar. Bezzuaro pietra di rara virtù contro ogni veleno. Lapis bezhar; m. g.
Preda marcheseta. Pietra pirite; e si chiamano pirite tutte l’altre pietre, che
gettan fuoco, o focaie. Pyrites, ae; m. g.
Lapis. Amatita, o matita. Pietra tenera, come gesso, e n’è della nera, e della
rossa, e se ne servono i dipintori per disegnare. Haematites, is.
Ges. Gesso. Materia simile alla calcina fatta per lo più di pietra cotta. Gypsum,
i; n. g. Gesso di miniera. Lat. Gypsum fossile vel fossitium.
Ingesà. Ingessare; impiastrar con gesso. E di poi si dee ingessare con altro
gesso sottile. Gysso illinire.
Culcina viva, che non è stachia bagnada. Calcina viva. Viva calx. Calcina
nuova, fresca. Calx recens.
Colador, o col de la culcina. Cola; strumento in forma d’arca, con una lama di ferro
in fondo foracchiata a guisa grattucia col quale si cola la calcina spenta. Colum, i.
126
Calchera, fornas de culcina. Fornace di calcina. Divenuta calcina nelle no-
stre fornaci. Calcis fornax vel calcaria forma.
Preda viva. Preda da azali. Pietra viva. Fra vive pietre, e verdi erbette. Sotto
‘l fucile, che batte la pietra focaia. Vivus lapis.
Preda bianca, c’ha dol pongos. Pietra viva bianca tiburtina, o tebertina, o tri-
vertina simile di bianchezza al marmo, ma spugnosa.
Piè de prede. Petroso, o pietroso. L’acque, che sono pietrose non si posson
corrompere. Petrosus vel petricosus, a, m.
Preda dura, forta. Selce, o selice. Sotto le radici de monti, e nelle dure selci
si trovano l’acque. Silce, cis.
127
Marmor bianch da Zandobi. Marmo bianco di Zandobio. Terra del
Bergamasco. Zandobii marmor.
Vena de Sabiò. Vena de marmor. Cava d’arena. Lat. Arenaria, ae. Cava de
marmi. Fodina marmorea.
Balos. Sas da fiúm. Balosò. Pioch. Piocò. Piochet. Ciotto. Ciottolo. Ciot-
tolone. Di questa montagna esce un gran fiume, che mena sassi grossi, e ven-
gono rovinando, e fracassando. E quantunque que’ ciottoloni sieno grandi, e
grossi, non se ne vede più. Lapis. Saxum vel calculus.
Piuda. Lastra, pietra non molto grossa, e di superficie piana. Facendovi molte
case d’assi, e coperte di lastre. Che infino alle lastre del tetto. Ardosius lapis.
Piudeta. Lastruccia.
Covert de piude. Lastricato; coperto di lastre. Lithostotus, a, m.
Piudò. Lastrone. E serrolvi col lastrone. Ardosius lapis ingens.
Preda da masnà. Macigno; pietra bigia, della quale si fan conci per gli edifi-
ci. Per qualità di pietra in universale. Molaris lapis.
Preda da mulì. Albarese; pietra viva di colore, che tende al bianco, della
quale se ne fà le macini di fondo. E ne sassi alberesi buone, sane, abbondevo-
li, e fredde sono. Silex, cis vel lapis molaris.
Tof. Tufo, spezie di terreno arido, e sodo. Il tufo, e gli altri più duri, ove per
gelo si rilassano, e per sole bellissime vigne fanno. Tophus.
De tof. Di tufo. Tophinus, a, m.
Talco. Talco. Lapis specularis.
128
55 [r] Cot, preda da molà. Cote pietra da affilar ferri. Sempre aguzzando il giova-
nil desio all’empia cote, ond’io etc. Cos, tis; f. g.
Preda picca. Pietra lavorata, concia a scarpello. Con pietre ugnerecce conce a
scarpello. Lapis perpolitus. Lapis incisus.
Preda guza, che punz. Pietra pugnereccia, appuntata. Lapis acutus, pungens.
Sabiò. Sabia; o gera. Sabbione, rena, o terra arenosa. Sabbione è rena gros-
sa, e piena di pietrelle piccoline. Che non sia magro sabbione senza mischia-
mento di terreno. Sabulum, i vel Sabulo, onis. Ghiaia. Lat. Glarea, ae.
129
Vena de spolverì. Cava d’arena. Lat. Arenaria, ae.
Sabiò che canta; de fium, de vena, d’or. Rena, che stridisce. Quanto alla bontà
della rena, è da sapere, che quella, la quale presa con mano stridisce, è utile a edi-
ficare. Arena stridens, arena fluvistica, arena fossilis vel fossilitia, arena aurosa.
Spolverì. Polver. Polvere; terra arida, e tanto minuta, e sottile, ch’ella è volati-
le. Polvere diciamo ad ogni cosa, oltre a quella della terra ridotta in guisa di pol-
vere. Polve; polverosa, ma è poetico. Pulvis. Minutissima terra. Lat. Arenula, ae.
Spolverizà. Polverizzare, far polvere di che che sia. Inpulvere redigere; vel
dissolvere.
Vena, o minera d’or, d’arzent, de piomb, de fer. Cava, o miniera d’oro, d’ar-
gento, di piombo, di ferro. Auri fodina vel auraria. Argenti fodina vel argen-
taria. Plumbaria fodina. Ferraria fodina. Salis fodina.
130
Sabia, dove al ghè i granei d’or. Rena indice della miniera dell’oro. Segullum, i.
Sazà l’or, tastal. Assaggio. L’oro, che è far il saggio della bontà sua. Periculum
auri facere.
131
Or smaltat. Oro smaltato. Aurum encausto pictum.
132
Bronz. Bronzo, composto d’ottone, e di rame del primo getto. Aes aurichal-
co, et caldario mixtum. Aes, eris; n. g.
56 [v] Bronz da lavorà col martel. Bronzo da lavorar col martello. Aes ductile.
Impiombà. Impiombare, val fermare col piombo, come da ferri nelle mura-
glie. Plumbare. Applumbare.
Stug de fer da cirugich; busta. Ferriera. Un paio di guanti in mano, gli spro-
ni ai piedi, e una ferriera da medicare.
Mai dol fer, dol ram. Maglio, strumento di ferro in forma di maltello, ma di
molto maggior grandezza. Malleus ingens ferri vel aeris.
Fil de fer, de ram, d’or, d’arzent. Filo di ferro, di rame, d’oro, d’argento.
Filum ferreum, aereum, aureum, argenteum. Lat. Ferrum netum vel ferrum in
fila tenuatum.
133
Azal. D’azal. Acciaio. Ferro raffinato. Calybs, bis; m. g. D’acciaio. Lat.
Calybicus, a, m.
Favila che salta fò dol fer foghet. Favilla, o scintilla di ferro arroventato. L.
Strictura, ae; f. g.
Ruzen dol fer. Ruggine di ferro, quella materia di color giuggiolino, che si
genera in sul ferro, elo consuma. Ferrugo, inis. Rubigo, inis; f. g.
Cagaza de fer, e di oter metai. Schiuma del ferro, del piombo, feccia, o scoria
di metalli. L. Scoria ferri vel recrementum metallorum vel farrugo, inis; f. g.
Scorze d’or, d’arzent. Calia d’oro, d’argento. Scobs, is; f. g. Auri, argenti.
Nitro. Nitro. Come li corpi per lo nitro che mondifica, così l’anime per le
infirmitadi, si purificano. Nitrum vel sal nitrarius.
C’ha dol nitro. Nitroso, che tenga del nitro, o abbia qualità del nitro. Onde se
ne debbe guardare d’acque valse, e nitrose. Nitrosus, a, m.
Sal armoniac. Armoniaco, spezie di sale, che si cava sotto la rena. Sal armo-
niacus.
Lúm de roch e d’otra sort. Allume, spezie di miniera di color simile al cri-
stallo, e di più maniere, come di rocca, di piuma, scagliuolo. Si fa miscolate
con allume di piuma. L’allume scagliuolo fa i vini stitichi. Alumen, inis; n. g.
134
Arsinech. Arsenico. Veleno corrosivo composto. L’arsenico, il mapello e ‘l
risagallo. Arsenicum,i; n. g.
135
Dà ‘l lum al pagn prima de tenzil. Alluminare. Il dar l’allume à panni innan-
zi si tingano, acciò ricevano il colore.
Animali
Animal. Animale, che ha anima sensitiva. Animal, is. Animans, tis; m. g.
Animal d’aqua, de tera. Animale, che vive in acqua e in terra. Animal amphi-
bium; bestia anceps vel animal ancipitis vitae. Dal piè fesso. Lat. Animal
pedis bifidi.
Animal mort da per lù. Animale morto da sè. Animal morticinum. Caro vel
ovis morticina.
136
Animal ches pul dumà. Animale domatico, che si può domare. Lat. Animal
domatile.
Animal, che mangia carne. Animale, che mangia carne. Animal carnivorum.
Animal, che stà sottera. Animale, che vive sottoterra. Animal subterraneum.
Animal, che vola. Animale volante; o volatile. Bestia volucris, animal volatile.
Bestiam. Bestiame; quantità di bestie. Pecus, oris; n. g. Bestiame da lavoro.
Pecus operarium.
Bestiam senza coregn. Bestiame senza corna. Pecus mutilum. Bestiame peco-
rino. Pecus ovillum.
Bestiam gros. Bestiame grosso. Armentum,i. Pecus armentinum. Bestiame
ammalato, infermiccio.Pecus morbosum.
Bestiam menut. Bestiame minuto. Pecus minutum vel pecudes minores.
Bestiam da lana. Bestiame lanuto, da lana. Pecus laniferum vel lanare.
Bestiam cernit. Bestiame scelto. Pecus electum vel eximium.
Bestie bovine. Bestiame boccino. Pecus bovillum; vel bubulum vel bucerum.
Mandra de porcei. Mandra de porci. Pecus suillum. Bestiame vecchio. Pecus
veteranum.
Salvadech, salvaticina. Selvaggine, salvaggina. Eran quantità di formaggio e
137
selvaggine in grande abbondanza. Salvaticina. Salvagiume. Tutte le spezie
d’animali, che si pigliano in caccia buoni a mangiare. Aveva comandato che il
selvagiume non si pigliasse con alcuno ingegno. Fera, ae.
Bestia savadega. Fiera salvatica, di selva, che vive in selva, alla foresta.
Animal ferum. Fera, ae vel pecus fera vel bellua fera, aut sylvestris.
Bestia teribil. Bestia crudele. Belva. Animal bruto. Immanis bellua vel fera.
Bestia. Bestia; nome generico di tutti gli animali bruti, fuor che gl’insetti.
Quattrocento bestie grosse, e dumila minute. Bestia, ae.
Agnel. Bezot. Agnello, pecorino; parto della pecora, che non sia ancora usci-
to dall’anno. Agnus, i.
Agnela. Agnella. Agna, ae. Lactens subruma, cioè che ancor tetta.
Pegora, beza. Pecora. Pareva, che rugisce, come lione, belasse come pecora,
e ragghiasse come asino. Ovis, is.
138
58 [v] Roz de pegore, de cavre. Mandria di pecore. Branco. Peculio, o pecuglio.
Gregge. Greggia, che si dice di quantità di bestiame minuto, come di pecore,
capre, e simili. Con un branco di bestie, e di persone. Aver possessione ov’io
facessi allevar pecugli, polli, colombi, e ancora pesci. Grex ovium; caprarum.
Rozul de pegore. Arlet, o stala de pegore. Greggiuola, piccola gregge.
Greggia. Luogo dove stabbia la mandra delle pecore. Stalla di pecore, ovile,
luogo, dove si racchiudono. Ovile, is.
Fà stà i pegore la nog in di prag, o cap per ingrasai. Stabbiare, si dice del
far star le greggi la notte ne prati, o campi per ingrassarli.
Malgher, che varda la mandra, o pastor di pegore. Mandriano, mandriale,
custode della mandria. Ancora dee il diligente mandriano rimovere dell’ar-
mento le vecchie e le sterili. Pastor, is. Opilio, onis
Castrat. Bezot. Castrato. Castrone, agnello castrato. La carne de castroni è
ottima, e di molto buon nutrimento. Vervex, cis; m. g.
Agnel intrech, bis coi coregn fag a giriulta. Montone, il maschio della peco-
ra, che serve per far raza. Aries, tis. Montone con le corna ritorte, o a giravol-
ta. L. Aries cornibus in anfractum convolutis.
Cais. Berbice, pecora sterile, o che non ha generato. Ovis, is.
[...]. Gemma si dice alla seconda scorza delle corna del castrato, della quale si
fà la copella, in che si raffina l’ariento.
Agnelì da lag. Agnellino. Lattonzo, o lattonzolo. E questi, ed altri animali di
quell’età, mentre che lattano si chiamano lattonzi, o lattonzoli.
Vers da pegora. Be. Belo. E come l’animal, che dice be. Voce che manda
fuori la capra, e la pecora. Bee. Belatus, us; m. g.
Ol belà. Belamento. Con belamenti, e terribili muggiti a monti, e alle selve
fuggiano. Balatus, us.
Belà, fà belà. Belare. Asino pare, o pecora, che beli. Balare. Balatum concitare.
Bestie che và vagabondet. Bestie randage. Le capre son randagie, e si disper-
dono. Bestiae vagae. Capretta. Lat. Capella, ae. Capra da tosare. Capra villo
torsoli vestita. Capra di buona razza. Capra generosa.
Vagabont. Randagio. Vagus, a, m.
Nasit da cavra. Nato da capra, Caprigenus, a, m.
Cavra. Capra. Che sarebbe alle capre duro varco. Capra, ae. Pecus barbigera.
Cavre senza coregn. Capre senza corna. Caprae mutilae.
Cavret da lag. Capretto, e cavretto figliuolo della capra. Haedus, i vel
Haedulus, li; m. g. Capretto di latte. Haedus lacteus.
139
De cavra. Caprino, che vien da capra. Ne altramente si può dir del lezzo capri-
no. Caprinus, a, m.
Bech. Becco, il maschio della capra domestica. Anche si dee guardare, che ‘l
becco abbia simiglianti tettole sotto il mento. Hircus, ci. Caper, pri.
140
Bó, o Búu. Bue. Toro castrato, e domato, animal da giogo. Veggo la sera i buoi
tornare sciolti. Bos. Bovis. Buaccio bue grande. Bos vastus. Bue piccolo.
Bubulus, li.
Tor. Toro propriamente il maschio delle bestie vaccine. E cieco toro più avac-
cio cade, che cieco agnello. Taurus, i.
Vaca. Vacca; la femmina del bestiame boccino. Le vacche dee l’uomo sceglie-
re molto alte, e lunghe, e di grandissimo corpo. Vacca, cae.
De bò, o búu. Bovì. Bovino. Buino. Di bue. Di terra e di bovino sterco mesco-
lato.Vi si ponga sterco buino mescolato con olio. Bobillus, a, m. Bubulus, a, m.
Boaza. Zota. Bovina. Sterco di bue. Le vette, overo cime si deono ugnere di
bovina. Stercus bubulum vel bucerda, ae vel fimum bubulum.
Vedel. Bosì. Vitello, parto della vacca, il qual non abbia passato l’anno. Di
questo mese soglion nascere i vitelli. Vitulus, i.
Vedela. Bosina. Vitella. Le vitelle di latte, le starne, i fagiani, etc.
59 [v] Vedelì. Vedelet. Vitellino. E come la vacca sente il suo vitellino, e la cavalla
il suo poltruccio, subito ne vengono a loro.
Torùl. Erbarùi. Brado; aggiunto di bestiame vaccino da tre anni indietro.
Vagabondo come becco non domato; come brado toro. Due buoi uno brado, e
l’altro domato.
Manzeg erbaruí, vedei zovegn. Bradume, che vale quantità di cotale bestie, che
in spezie si dicono lattonzoli da un anno indietro, e da un anno a due biracchi.
Manz. Bue ingrassato. Bos saginatus.
Pel, che pend dal col di bò. Sotgola. Giogaia; quella pelle pendente dal collo
de buoi. Li buoi abbiano la testa altiera, muscolosa, e composta, e di larga gio-
gaia. Palear, is. vel palearia, rium; m. g.
Roz de bestie. Mandria. Arment. Turma. Branco. Come se un branco di
141
pecore andasse. Grex. Armentum. Armento. Branco d’animali grossi domesti-
ci, come buoi,cavalli, e simili. Armentum, i.
Bò novel, zoven. Bue giovane. Bos novellus. Bue manso, e posato. Bos placi-
dus, et quietus. Bue veterano, che già un pezzo tirato l’aratro. Bos veteranus.
Bue giacitore., che spesso si pone a giacere. Bos cubitor.Bue balzano. Bos insi-
gnis. Bue chino. Bos camurus. Bue domestico. Bos domesticus. Bue senza
corna. Bos mutilus. Bue da una, da due, da tre corna. Bos unicornis, bicornis,
tricornis. Bue da aratro. Bos arator. Bue da carro. Bos iugatorius. Bue, che
non è ststo sotto il giogo. Bos iniugis. Bue da ingrasso, o ingrassato. Bos alti-
lis. Bue da lavoro. Bos operarius.
Vaca, che no’ s’impregna. Vacca sterile, o che riman soda. Vacca sterilis.
Taura, ae.
Coren. Corno, quell’osso lungo, e acuto, e voto, che hanno alcuni animali
quadrupedi in testa. Un altro bue salvatico nasce in Alemagna, che ha si gran-
doi corna etc. Cornu.
142
Scornagià, tirà di cornagiade. Scorneggiare che non è interamente cozzare,
ma tirar per un lato una cornatella. Lat. Cornupetere.
Cornagiada. Cornata. Cornatella. Cornu ictus vel percussio vel percussus, us;
m. g.
Trucà. Cozà. Cozzare. Il percuotere, che fanno gli animali cornuti con l corna.
Dar di cozzo. Come due becchi cozzaro insieme. Cornu ferire vel petere.
Trucada. Cozzata. Cornu ictus.
60 [r] Coren guz. Corno aguzzo. Lat. Cornu praepilatum. Corno voto. Lat. Cornu
cavum
Coregn coi ram. Corna ramose. Lat. Cornua ramosa.
C’ha i coregn. Cornut; armat. Corniger, a, m. Cornibus armatus, a, m. vel
ceratophorus, a, m.
Sort de coregn. Armadura. Cornatura; qualità, o foggia di corna.
Demenà i coregn de zà, e de là. Corneggiare. Saltando, e corneggiando.
Cornua iactare.
Butà fò i coregn. Corneggiare. Mostrar fuor le corna. La luna appena corneg-
giava ancora.
Cornet. Cornicello. Cerastes è un serpentello, che ha alla testa due cornicelle
nere.
C’ha dò coregn. Bicornuto, di due corna. Bicornis, ne. Tricornis, ne.
Quadricornis, ne.
C’ha u’ coren. Unicornuto, d’un corno. Con tante teste cioè tre bicornute, e
quattro unicornute. Lat. Unicornis, ne. Che ha le corna larghe come la mano.
Lat. Platyceres, tis vel laticornis, nis.
Dà di trucade. Cozzà, trucà. Dar di cozzo. Che giova nella fara dar di cozzo,
cioè contrastare.
Ginà i búu; i asegn. Toccare i buoi. toccare gli asini, vale sollecitarli perco-
tendoli. Caricano questi traini, e poi toccano le bestie, cioè i cavalli, e le vac-
che verso ponente alla largura. Instigare; vel stimulare boves; asinos.
Schela, ches met al col di vache, di mule etc. Campanaccio. sorta di campa-
nello fatto di lama di ferro, mettesi al collo della bestia, che guida l’armento,
e il gregge. Sonare intorno al capo della putta un campanaccio.
Casina doves fà ol formai. Cascina, luogo, dove si tengono, e pasturano le
vacche per fare il cacio.
Met i búu sot al gioch; o metega ol gioch. Aggiogare, che è porre, o metter
il giogo, ed è proprio de buoi, che si dice anche giugnere. Iungere.
143
Tuí fò de sot dal gioch, levagha ol gioch. Disgiugnere.
Sot al gioch. Aggiogato. Per li buoi aggiogati pigliamo noi il popolo giudaico
sottoposto alla legge.
Rozà. Aggreggiare. Far gregge. E perche avea le soprinsegne reali, tutti gli
s’aggreggiarono addosso. (Qui è metaf.).
Porch. Porcel. Animal. Zonì. Porco. Tra brutti porci più degni di galle, che
d’altro cibo. Sus, is. Porcus, i.
Porcelì. Porcellino, diminut. di porcello. Una troia bianca con trenta porcelli-
ni bianchi. Porculus, i.
144
Testa de porch, o mus de porcel. Grifo. parte superiore del capo del porco
dagli occhi in giù. Rostrum, i.
Musal de porch; grugn de porcel. Niffolo diciamo al naso del porco, e tutto
insieme con la mascella di sotto si dice grugno.
Raspà col mus come fà i porcei; sgagnà. Grufolare, proprio il razzolar, che
fanno i porci col grifo. Vide due porci grufolare, e stracciar certi pannicelli
d’un povero uomo nella via. E per quel gesto, che fa il porco alzando il grifo,
spignendo innanzi grugnendo.
Ol grugnà, o sbraì dol porcel. Grugnito. Strido Grunitus, us. Stridor, oris.
Colobia, o maiarot dol porcel. Imbratto,quel cibo, che si dà al porco nel truo-
golo. Pappolata. Pappolata si dice di vivanda, che non si tenga ben insieme.
Come tornando da pastura al truogo corrono i porci per la pappolata.
Sida de porcel. Setola, propriamente pelo, che ha in sul fil della schena il
porco. Seta, ae.
61 [r] Asen. Asino. Miccio. Fatto questo il muletto, e i due micci furono ivi menati.
Lat. Asinus, i.
Asna. Asina. Cotanto vi dico, che ‘l cavallo è nutricato a latte d’asina. Asina,
ae. Miccia. Quando le micce faran cavrioli. L. Asina, ae vel asella, ae.
145
De raza d’asen. Asinino, di razza d’asino, o simile all’asino. Asininus, a, m.
Giumenta, cavalla da soma. L. Equa dossuaria vel sarcinaria.
Somar. Somiere, che porta la soma, giumento. Iumentum sarcinarium. E
cavalli, e somieri, e careggio. Asinus dossuarius.
Che và drè all’asen. Asinaio; guidator d’asini. Il quale asinaio andava dietro
asini cantando il libro di Dante. Asinarius, ii. Asinorum custos, ductor, cura-
tor vel agaso, onis.
Asnaria. Asinità, asineria.
Và là và là drè al asen per fal andà. Arri, arri al somiero, ed al caval giò là.
Asino da mulino. Asinus molarius. Asino da basto. Asinus clitellarius. Asino da
carretta, Asinus plostrarius. Asino stallone da razza. Asinus admissarius. Asino
che sta in stalla. Asinus stabulanus. Asino salvatico. Onager, gri. Asinus sylvester.
Somezà. Portà la soma. Someggiare, portar some. Oltre che io sono esente
dal someggiare e da tutte l’altre fatiche. Vehere sarcinas.
Ragià. Ragghiare; il mandar fuora, che fa l’asino la sua voce. Quando l’asino
ragghia un guelfo è nato. L. Rudere.
Ol ragià. Ragghio, voce dell’asino. Al duro ragghio dell’asino.
Mul, e mula. Mulo, e mula. Animal noto d’asino, e di cavalla, o da cavallo, e
d’asina. Quelli, che nascono d’asino, e di cavalla sono piu nobili; e donogli
una delle migliori mule che mai si cavalcasse. Mulus, i. Mula, ae. Hinnus, i.
Mulater. Mulattiere; quello che guida i muli. Ricordati la risposta, che ci fece
il mulattiere. Mulio, onis.
Cobia de cavai. Coppia di cavalli. Lat. Bini equi vel par equorum.
Cavalet. Cavalletto.
146
Cavalcà in mez; o per mez. Cavalcare in mezzo, o per mezzo. Interequitare.
Cavalaz. Geros. Gerosò. Cavalaccio. Rozza. Cavallo cattivo, che noi diremo
rozza. Cavalcar rozze.
Roba, ches púl portà à caval. Cosa cavallereccia, cosa accomodata a portar-
si da cavalli. In una bara cavallereccia. Res equitabilis.
Caval, ches laga cavalcà. Equus in sedem recipiens vel domo recipiens.
Cavalcà, fà via a caval; andà a caval. Cavalcare; andar a cavallo, far viaggio a
cavallo. Equitare vel equo insidere. Equo vehi vel ferri. Equitem ire vel incedere.
147
Caval picol, o cavreta. Ronzino, cavallo piccolo. Tutti li suoi cavalli infino al
più misero ronzino.
Caval staladiz. Stallio, vale stato assai sù la stalla senza esse stato ne adope-
rato, ne cavalcato. Come un giovin caval grasso stallio, che ha rotto la cavez-
za nella stalla. Equus requietus.
Caval generos. Corsiere. Cavallo bello, e nobile da guerra. E dietro a lei vide
venire sopra un corsier nero un cavalier nero. Equus cursorius vel generosus.
Cors, lugh, doves cor. Corso, dove si corre. Lat. Stadium, ii. Stadii curriculum.
Caval da manez, bizar, maestrat. Destriere. Cavallo detto così dalla sua
destrezza, e agilità. Destriera. Uomini a cavallo ben montati, che più di cento
erano a grandissimi destrieri. Equus honorarius. Equus edoctus. Cavallo da
maneggio.
62 [r] Cavalò ben fag. Palafreno. E trovarono in luogo dé lor ronzini stanchi, tre
grossi palafreni, e buoni. Equus formosus.
Caval barbaro. Barbero; cavallo, che serve solo per uso di correre al pallio.
Qual fa’ le mosse il barbero si vede, che ‘l cenno del partir focoso attende.
Equus cursorius. Corridore. E movendosi i corridori fuor della porta.
Cavalo, che corbeta, de bon pas, e seguent. Cavallo ambiante, che va’ d’am-
bio. Equus tolutarius. vel asturco, onis. Chinea.
Tuù zò ‘l caval dal sò pas natural, e fal corbetà. Dar l’ambio a cavalli, e tor
loro l’andar naturale.
Caval de bon pas de bel portant. Cavallo portante. E la bella Lionida sur
uno portante, cioè in su’ cavallo che aveva il portante. Equus graduarius.
Equus tolutaris.
Caval, che và de trot, che trota. Cavallo, che trotta, che va’ di trotto.
Andando mi pareva ambiante il mulo, ma sù la sella mi trottava il culo. Equus
succussor vel succussarius vel succussator.
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Trotà, andà de trot. Trottare. Andar di trotto. E come l’uom, che di trottare è
lasso. Succussare.
Caval, che galopa che và de galop. Cavallo, che galoppa, o gualoppa. Equus
gradarius.
Alò, ches dis al caval per fal andà. Giò là. Arri al somiero, ed al caval gio’ là.
Chi tè i cavai de posta. Postiere; quegli che tiene i cavalli della posta.
Posta. Posta, termine di otto miglia di cammino, o in circa, dove muta i caval-
li chi corre con essi per viaggio. Stathmus, i.
Chi scozona i cavai. Cozzone, quegli, che doma i cavalli. Il cui nome era
Andreuccio di Pietro cozzone de cavalli. Equiso, nis. Equorum domitor.
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Caval da guera. Cavallo da guerra. Equus bellator, bellicus, militaris.
Caval che trà, e buta zò; grintos. Cavallo griccioloso. Equus sternax, cis.
Caval senza sela. Cavallo disellato. Equus desultorius; che di certo gli sia
stata cavata la sella.
Caval inselat. Cavallo sellato. Equus ephippiatus. Equus instratus. Fece veni-
re il suo destriere sellato, e cinghiato bene.
Caval nud, senza sela. Cavallo ignudo senza sella. Equus desultorius; vel non
stratus.
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Sida, o crine de caval. Setola, propriamente pelo, che ha nella coda il caval-
lo. Seta, ae.
63 [r] Caval staladiz. Cavallo stallio. Equus requietus.
Caval, che trotta. Cavallo, che trotta. Equus succussor vel succutiens.
Chi mena a vichiura. Vetturale, quegli che guida le bestie, che someggiano.
Mulio, onis. Veterinarius, ii.
Caval pezat de bianc sul cò. Cavallo sfacciato, che ha per lo lungo della fron-
te una pezza bianca.
Caval che s’intaia, che scapuza. Cavallo, che incespa, o incespica, che in-
ciampa. Equus cespitans; cespitosus. Cavallo da portar le bagaglie, o arnesi di
guerra. Equus agminalis vel sarcinarius.
Caval, che trà, che sghinga, che dà di scalzade. Cavallo che calcitra, calci-
troso, che tira calci. Equus calcitrosus. Calcitro, onis. Calcio. Calx, cis; m. g.
vel calcis ictus. Trar calci ad uno. Calce vel calcibus aliquem petere; vel per-
cutere vel ferire vel alicui calces incutere vel calcitrare. Il tirar calci, calcitra-
mento. Calcitratus, us; m. g.
Caval, che patis ol restì. Cavallo restio. Rimenando un ronzino restio a casa.
Non mi vale spronarlo o dargli volta; che amor per sua natura il fa’ restio.
Equus refractarius. Reses, idis. vel equus retrogradus.
Caval, che pia, che morsiga. Cavallo sboccato, duro di bocca. Equus tenax
151
vel non parcus. Cavallo mordace, morditore, che morde. Equus mordax.
Cavallo di passo veloce. Equus velox, rapidus, celer.
Caval bols. Cavallo bolso. Equus anhelus vel anhelator vel asthmaticus.
Caval, ches buta zò, o s’induca zò per tera. Cavallo, che si prostende a terra,
o si distende in terra, o si getta viziosamente per terra. Equus cubitor.
Caval sbocat, dur de boca. Cavallo sboccato o duro di bocca, che non cura il
morso. Cavalcava un asina smisurata di pel morello, e stella aveva in fronte,
solo un difetta avea, ch’era sboccata. Equus assomus vel duri oris.
63 [v] Crine de caval. Crini, peli lunghi, che a cavalli pendono dal filo del collo. Lat.
Iuba, ae; f. g.
Crine spesse. Crini folti. Lat. Iuba comans. Che ha crini. Lat. Iubatus, a, m.
I prim deg dol caval. I dentì. Morso; i primieri denti, i quali mutano sono due
di sopra, e due di sotto; i quali s’appellano il primo morso, e allora s’appella
puledro di primo morso.
152
Caval de color de castegna. Cavallo baio; di color castagnino. Equus badius.
Caval bai scur. Cavallo baio oscuro. Il pelo baio oscuro da tutti è tenuto più
bello. Equus ex badio fuscus.
Piva. Cavallo bianco, e nero, o bianco e d’altro colore. Equus pica vel equus
ex albo discolor.
Caval roà. Cavallo sauro; aggiunto, che si da a cavallo di pelo tra bigio, e
ftané. Forte, e gagliardo è tutto di pel sauro. Sauro oscuro. Equus fulvus. In
fuscum rutilans.
Caval, che sghinga i dò gambe. Cavallo, che spara, o tira calci a coppia.
Equus calcitrosus.
64 [r] Caval gris. Cavallo bigio. Equus ex albo fuscus.
Caval baiet. Cavallo di pelo tra rosso, e bianco. Equus helvus vel helisolus.
Caval pardat. Cavallo di color leonino indanaiato, o brizzolato di nero, o chi-
azzato. Equus ex albo fuscus vel nigris distinctus maculis.
Caval umà, o quiet come un agnel. Cavallo manso, mansueto. Equus man-
suetus vel lenis.
Caval, che fa samardà che driza sui pè de drè. Cavallo che s’innalbera, che
s’impenna. Ogni cavallo o tristo, o buono s’innalbera a tirar troppo la briglia.
Poleder. Puledro. Che vi par del nostro puledro? Rispose, che rimpennava
troppo. Pullus equinus.
Chinea. Chinea cavallo così detto. Lat. Mannus, ni; m. g. Chinea piccola. Lat.
Mannulus, i.
Mandà in guadagn o fà covrì. Ammettere cavalli, asini, tori. Come quando i
tori si debbono ammettere alle vacche. Admittere.
Poledrì. Poltruccio. Poltro. Poltracchiello. Puledro. Poledruccio. Pullus, i.
Caval, che zapa, che raspa. Cavallo, che zappa. Raspare è quel percuotere,
153
che fanno i cavalli, o altri animali la terra col piè dinanzi quasi zappandola.
Tellurem cavare. Equus tellurem cavans.
Mantel de caval. Mantello, color del pelo del cavallo, o altre bestie da soma.
Questo asinaccio vecchio etc. con le unghie guaste, con tristo mantello.
Pedana de caval; o pesta. Pesta; orma. Per questo, che ‘l luogo era arenoso
di rena minuta, e dalle pesta de’ cavalli si levava gran polverio. Vetigium, ii.
Barboz dol caval. Barbozza, che è quella parte della testa del cavallo, dove è
il barbazzale.
[...]. Pastoia, giunta del piè del cavallo, dove si lega la pastoia che è quella
fune, che si mette al piede delle bestie da cavalcare per dar loro l’ambio.
[...]. Tuello, un tenerume d’osso fatto a modo d’unghia, il qual nudrise l’un-
ghia, e ritiene in se la radice dell’unghia. Gettando per la fessura alcuna volta
sangue vivo, la qual cosa avviene per la lesion del tuello.
Gropa dol caval. Groppa; la parte dell’animal quadrupede a pie’ della schie-
na sopra i fianchi;e dicesi più propriamente di quello da cavalcare; e degli altri.
Clunes, ium. Groppone. Il cavallo abbia la groppa grossa, e ampia. Groppone
si dice di tutti gli animali quadrupedi, e bipedi. Oropygium, ii.
64 [v] Pasturel. Pastorale, quella parte della gamba del cavallo, alla quqle si legano
le pastoie. Corti i pastorali a modo di quelli del bue.
[...]. Cinghiaia; vena de cavalli cosi detta per eesr vicina al luogo dove si cin-
ghiano. Incontanente gli si scemi sangue dalla vena cinghiaia, che è dall’una
banda, e dall’altra presso alla cinghiatura. Vena cingularia, ae.
[...]. Cinghiatura, quella parte del corpo del cavallo dove stà la cinghia.
Chioma de caval, o giuba de caval. Crini; peli lunghi, che pendono al caval-
lo dal fil del collo. Il bel cavallo ha il collo lungo, e sottile verso il capo. I crini
sien piani, e pochi, e ‘l petto grosso, e ritondo. Crines. Iubae, arum.
Infermità di cavai. Infermità de cavalli. Equorum infirmitates.
[...]. Spinella, infermità, che si fa sotto il garetto del cavallo nella congiuntura
del suo osso in ciascun de’ lati.
[...]. Spalacce, infermità del cavallo.
154
[...]. Schienella, malore, che viene nelle gambe dinanzi a cavalli tra ‘l ginoc-
chio, e la giuntura del pie’.
Galete. Galle, alcuni enfiati, che vengono ne piedi a cavalli. Gallae, arum.
[...]. Aragaico, infermità del cavallo che gli si fà nel ventre la quale induce tor-
zioni, e fa uggiamento nelle budella, e lo costringe a mandar fuori lo sterco
indigesto, e liquido a modo d’acqua.
[...]. Corno o guidalesco. Ulcere, o lesione, che si fa nel dosso del cavallo. La
bestia piena di guidaleschi si chiama inguidalescata. Petimen, inis vel pitimi-
na plural. Petiminibus laesa.
Mal dol verem. Vermo muro. Contro alla infermità del vermo muro del caval-
lo etc.
[...]. Corno guidalesco particolar del cavallo, che è una lesione sopra dosso del
cavallo etc.
[...]. Giardone, Giarda. Malatia, che vien nella giuntura sopra l’unghia del
cavallo.
155
[...]. Garpa, malore, che viene a cavalli nelle giunture delle gambe intorno al
pie’ nella parte di dietro, rompendo quivi il cuoio, e la carne. etc.
[...]. Malpizzone. Male, che si fa nell’unghia del cavallo nel luogo, dove la
carne viva si giugne. etc.
[...]. Rinfondimento, o morbo rinfuso. Malattia del cavallo per troppa fatica, o
riscaldamento, o per troppo mangiare che fa discendere gli umori alle gambe,
e si chiama rinfondimento.
Fer da caval. Ferro, quel guernimento di ferro, che si mette sotto al pie’ de
giumenti. I loro cavalli sono piccoli, e senza ferri. L. Solea ferrea. E se fosse
d’argento, o d’oro. Lat. Solea argentea vel aurea, vel ex auro vel ex argento.
Ferà ‘l caval. Ferrare il cavallo. E fece ferrare il cavallo, suo caval aritroso.
Lat. Calceare vel soleas inducere equo.
Fer da caval rot, e veg; ches gha tuul de sot. Sferra, si dice al ferro rotto, e
vecchio, che si leva dal pie’ del cavallo.
65 [v] Tirà, o lentà la bria. Tirare, o allentare la briglia. Adducere vel vel remittere
habenas. A briglia sciolta. Effusis, vel laxatis habenis; vel solutis loris.
Briò. Bria granda. Briglione. Tirò la testa, e con si dura maniera, che ruppe
un briglione.
Testera de la bria. Testiera è quella parte della briglia, dov’è attaccato il por-
tamorso dalla banda destra, e passa sopra la testa del cavallo, e arriva dalla
banda.
156
Sotgola. Soggolo. Una delle parti della briglia, ed è quel cuoio, che si attacca
mediante lo cudicciuolo con la testiera, e passa per l’estremità del frontale
sotto la gola del cavallo, e s’affibbia insieme dalla banda sinistra.
Sguancia, una delle parti della briglia, che è una striscia di cuoio della medesima
lunghezza della testiera, alla quale è attaccato il portamorso della banda sinistra.
Fiore. Quell’ornamento al fine della guardia parte della briglia nel quale si
mettono i voltoi.
Guardie diciamo a quella parte del morso, che non vá in bocca.
Voltoio; onde si dice voltoi a una parte della briglia, dove son le campanelle
alle quali s’attaccan le redini.
Redina. Redine, quelle strisce di cuoio attaccate al morso del cavallo, con le
quali si regge, e si guida. Prendendolo per le redini, e traendosi dietro corren-
do alla distesa. Habena, ae.
Imbocadura dol mors. Imboccatura; quella parte del morso della briglia, che
va in bocca al cavallo.
Ugiul de la bria. Occhio; è quel buco, ch’è nella guardia parte della briglia,
dove’ entrano i portamorsi.
66 [r] Penò sovra i brie. Pennacchio sopra il frontale delle briglie. Cristae, arum.
vel Coni.
Fioch ai brie. Fiocchi alle briglie de cavalli. Lemnisci, orum.
Sela. Sella. Arnese di cavallo, che gli si pone sopra alla schiena per poterlo
acconciamente cavalcare. Ephippium, ii.
Insèlat. Sellato, che ha la sella indosso. Equus instructus.
Inselà, met la sela. Sellare. Metter la sella. Ephippium imponere.
Cavà la sela. Disellare. Cavar la sella. Ephippium deponere.
Cavaà ‘l mors. Smorsare, trarre il morso. Se ‘n breve non mi accoglie, e non
mi smorsa. Lupata detrahere.
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Senza sela, desinselat. Disellato, diciamo a cavallo, che gli sia di corto stata
cavata la sella.
Arzò de la sela. Arcione; quella parte della sella, e de basti fatta a guisa d’arco.
Tenendo li sproni stretti al corpo, attenendosi all’arcione. Ephippium anterius.
Petoral. Pettorale. Striscia di cuoio, che si tien davanti al petto del cavallo
appiccato alla sella da una banda, e affibbiato dall’altra, acciocche in andando
in all’erta la tenga, ch’ella non calli indietro. Cambiato il cavallo, ch’ella por-
tava, e spezzato il pettorale, e le cinghie, e ‘l freno. Antilena, ae.
Cingia. Cinghia; striscia, o fascia tessuta di spago, serve a diversi usi, e pro-
prio al tener fermi addosso alle bestie sella, basto,bardella, e simili. Appresso
rifrena il buon destriere,e acconcialo bene di cinghie, e di sopraccinghie
Cingula, ae; f. g.
Cingiadura. Cinghiatura; quella parte del corpo del cavallo, dove sta la cinghia.
Cropera. Groppiera; è quel cuoio attaccato con una fibbia alla sella, e unise
la groppa insino alla coda, nel quale si mette essa coda, e chiamata anche
Posolino. Posolatura, che si mette alla coda del cavallo per sostener la sella
alla china. Postilena, ae.
Coreza di stafe. Staffile. Striscia di cuoio, alla quale sta appiccata la staffa.
Fonde d’arme tacade al’ arzò de la sela. Fonde, Borse dell’arme da fuoco
appiccate, o legate all’arcione della sella. Loculi armorum igneorum in summo
ephippio anteriori firmati.
158
la quale s’armava la groppa, il petto, e ‘l collo a cavalli, che perciò si dicean
bardati.
Pal, doves liga i cavai a filet. Palo, a cui legansi i cavalli. Vacerra, ae.
159
Valis. Valigia. Fatto metter la sella, e la valigia ad un palafreno. Hippopera, ae.
Portamanto. Boglia. Valigia, che s’apre per lo lungo a guisa di cassa. Bulga, ae.
Stalaz. Stallaggio, quel, che si paga per l’alloggio delle bestie all’osteria.
Stabulatio, onis. Equimentum, i.
Svúdas di bestie. Stallare; il cacar e pisciar delle bestie. Ed entrate in una stal-
la tutte l’altre fuorche la mula stallarono. Ventrem exonerare; alvum evacuare.
Siflà in tat chel bif i cavai. Fare il zufolino a cavalli, per allettarli a bere.
Bibentibus equis sibilare.
160
Cavà ‘l bast. Sbastare, cavare il basto. Clitellam deponere.
Da bast, e da sela bò da tut. Da basto, e sella. Provero, cioè abile a più cose.
Bestia da cavalcà per comod dol mulater. Bardotto, si dice a quella bestia,
che mena seco il mulattiere per uso di sua persona.
67 [v] Tiraca. Stracca, è quella striscia di cuoio, che appiccata alla sella fascia i fian-
chi a muli. Straccale si dice a un simile strumento di legno attaccato al basto.
allentato lo straccale all’asino. Postilena, ae.
Soga. Soga. E troverai la soga, cioè la coreggia del soatto piena, come si fa a
muli, che portan le some.
Imbogas. Incapestrarsi.
Ligat co’ la cheveza, imbogat in di pè. Incapetrato. Capistratus.
Stala de bò. Stalla di buoi. Bovile, is; n. g.
Stala de pegore. Pecorile. Ovile. Altre pecore, che non sono di questo peco-
rile, cioè il popolo pagano. Ovile, is; n. g.
Stala de porcei. Arlet. Porcile. Stalla de porci. Volutabrum. Suile, is. Hara, ae.
Stala de cavre. Stalla di capre. Caprile, is.
Stala de cavreg. Stalla di capretti. Haedile, is.
Stala. Stalla, stanza dove si tengono le bestie. Stabulum, i.
Cavalcà intoren. Cavalcare intorno. Dequitare. circumequitare. Perequitare.
161
Cavalcà in mez. Cavalcar in mezzo ad altri. Interequitare.
Careze, ches fà ai cavai. Carezze, che si fanno a cavalli. Popysmata vel sibi-
li; blandimenta equorum.
Cà saus. Cane segugio. Lepri spezialmente si pigliano con cani, ma per tro-
varle bisognan cani chiamati segugi. Canis sagax; vel odorus.
162
guardia del lor bestiame. E li vidi a fianchi due grandissimi, e fieri mastini.
Molossus, i. Canis epiroticus vel pecuarius vel villaticus. Cane che piglia le
fiere vive, e le porta al padrone a breve. Canis vertagus; vel vertagus, i. Cane
di macellaio. Canis lanionius. Cane di pastore. Canis pastorius vel pastoralis.
Cà barbì, o cà barbò. Cane peloso, can da acqua. Canis villosus vel cirratus.
Cà de bona fofa. Cane di buon fiuto, d’alto naso. Canis pollens odora vi, vel
canis naris patulae.
Cà, che pia. Cane, che morde, morditore. Canis mordax. Cane rabbioso, o
arrabbiato. Canis rabidus vel rabiosus.
Cà che rogna, che rangogn. Cane ringhioso, che ringhia. Can ringhioso, e
non forzoso, guai alla sua pelle. Canis ringens.
Gniaz de cà. Canile. Letto de’ cani. Cubile caninum vel canile, lis; n. g.
Chi guida i brac. Bracchiere, quello, che guida i bracchi. Sagacium canum
curator vel custos.
163
Chi governa i cà. Canattiere, che custodisce, e governa i cani. Canum custos.
Baià dol cà. Latrare. Abbaiare, che è proprio de cani. Latrare. Baubari.
Uglà dol cà ligat. Uggiolare del cane, quando è in catena, e vorrebbe sciorsi.
Ululare.
Sguaì dol cà, cha chiapat quac bota. Sguaiolì. Guaire, guaiolare, guaiolire
del cane, quando ha tocco qualche percossa. Fa guaiolare l’anime tormentate
in esso. Finge, che guaioliscano. Eiulare.
Rognà, o rangogn, o brontolà, o rangognà di cà. Ringhiare de cani quando
irritati digrignando i denti, e quasi brontolando mostran di voler mordere.
Ringere vel ringi.
Rangogn, ol rognà, ol brontolà. Ringhio, da ringhiare. Con aspri ringhi, e
rabbuffati dossi. Rictus, us.
Che rogna, o rangogn. Ringhioso, che ringhia. Ringens. Can ringhioso, e non
forzoso, guai alla sua pelle.
Mostrà i deg dol cà che storz la gola in trevers; stranzei. Digrignare; pro-
prio de cani, quando nel ringhiare raggricchian le labbra, e mostrano i denti.
Come soglion talor due can mordenti o per invidia, o per altr’odio mossi, avvi-
cinarsi digrignando i denti. Frendere. Ringere.
Deg stranzig. Denti digrignati. E stringeva i denti digrignati. Dentes frenden-
tes. Bociare si dice dello squittir del segugio seguitante la fiera.
Sguaiolà. Gagnolare del cane, quando si duole. Quando v’andava faceva
segno di cane, e gagnolava. Gannire. Mughiare del cane, quando manda fuor
un certo suono in voce sommessa e per allegrezza, o piacer, che senta, e qual-
che volta per dolore. E mugolava, come una dognuola. Qual è si crudel tigre,
che non mugoli sopra li figliuoli mansueti. Gannire.
Sguaì. Fatire, bociare, squittire propriissimo de bracchi, quando levano, e
seguono la fiera. Ululare.
Piadura, o morsigadura de cà. Morso, o morsura di cane. Le punture delli
scorpioni, e le morsure de cani con olio sana. Morsicatura. Morsus, us.
Piat, morsegat, o mordit. Morso. Legno è più su, che fù morso da Eva. Con
ridevol motto ivi, e gli altri avea morsi. Morsus, a, m.
Sgagnà. Morsecchiare. Leniter mordere.
Sgagnat. Morsicchiato. Leviter morsus.
Sgagnadura, o morsegada. Morsecchiatura; il morsecchiare, e il segno, che
lascia il morso. Morsicatura. Morsiuncula, ae.
Chiapà coi deg. Serà coi deg, e tegnì sald. Afferrare co’ denti. Pigliare, e
tener con forza. Dentibus apprehensum retinere.
164
Mel de cà. Colar de cà. Collare, quella striscia de cuoio, o d’altro, che si mette
intorno al collo alle bestie, e per lo più a cani o per ornamento, o per tenergli
legati, o per difesa loro. Acciocche non siano feriti dalle bestie, si pongono loro
collari di ferro. Collare, is. Numilla, ae. Millius, ii; m. g. vel millum, ii; n. g.
69 [r] Musarul, o musarula da cà. Frenello, ordigno di ferro, o cuoio composto d’uno,
o più cerchi, nel quale messo il muso dell’animale gli si vieta il mordere. Orea,
ae. Musaliera si dice ancora. Nonche briglia, brigliozzo, e musaliera. Orea, eae.
Cà, che caza de so posta. Cane, che da se caccia. Canis vertagus.
Caza. Caccia; perseguitamento di fiere salvatiche. Chi vá a caccia senza cani
torna a casa senza lepri. Venatus, us. Venatio, onis. Cacciagione.
Presa de la caza. Caza. Cacciagione; la preda, che si fa delle fiere in caccian-
do. Caccia ancora. Egli ha fatto buona caccia. Venationis praeda.
Cazà, andà a caza, fà caza. Cacciare, assolutamente detto s’intende del per-
seguitar le fiere salvatiche per pigliarle. Venari. Cacciar bene, assai, o per
tutto. Pervenari.
Dà la caza. Dar la caccia. Persequi; in fugam agere.
Cazador. Cacciatore; che caccia. Venator, oris. Cacciatrice. Venatrix, cis vel
venans, tis.
Cazadora. Cacciatrice. Giacendo in riva all’acqua la bella cacciatrice sopra-
giunse. Venatrix,cis.
Mester de la caza. Arte del cacciare. La caccia. Cynegetice, es; f. g.
Cynegesia, ae. vel ars venandi vel thereutice, es.
Da cazador. Da cacciatore. Venatorius, a, m. Da cacciatore avverb. Venatorie.
Uzà i cà. Ammettere i cani, aissare, instigare, spigner contro, incitare a offe-
sa. Incitare canes.
Giudicà da la pedana, o dala cagadura, dove le stag l’animal. Giudicare
dall’orme, o pedate, o dallo sterco dell’animale la traccia. Ferae vestigia, et
fimos deiudicare.
Circà a la tofa l’animal. Investigare la fiera all’odore. Indagare feram odore.
Tuù la vúlta all’animal. Distrigare i raggiramenti della fiera. Ferae strophas
dirimere.
Redusil ai strechie. Ridurre la fiera alle strette, donde non possa di leggieri
uscirne. Ferae lustrum designare.
Circondà ù bisò. Attorniare un macchione. Circumscribere iumetum.
Fà saltà fo’ dol biso’ l’animal. Far uscire la fiera dalla macchia, o macchio-
ne. Latebris exigere feram.
165
Molà, o drizà i cà drè al animal. Accanare o sia lasciare il cane con accon-
cio modo dietro alla fiera. Accaneggiare. Canem immittere; feram canibus
premendam exponere.
Animal, ch’al ghè molat drè i cà. Accanato, accaneggiato animale. Immansueto
tauro accaneggiato. Accanato dalla forza. Canibus pressus.
No’ dà ol pasalà à u’ animal per cor drè all’oter, che dà sù. Non lasciare la
caccia d’una fiera per correr dietro a un’altra, che si presenta. Subdititiae prae-
dae frustationes apposite diluere.
69 [v] Cobià i cà. Accoppiare i cani. Canes copulare.
Cà de muda per la caza. Cane di rilasso per la caccia. Canis venaticus sub-
sidiarius.
166
Es a cavaler de la legor. Essere a cavaliere; cioè esser a vantaggio, e sopra la
lepre. Cavaliere dicono i cacciatori, quando veggion la lepre a covo, volendo
dire, che chi ha cani in guinzaglio s’accomodi a vantaggio a luoghi più alti.
Cavaliere quasi cavalieure.
Corezúla, ches met in dol mel dol cà per andà à cazà. Guinzaglio. Stretta
striscia di sovattolo, la quale s’infilza nel collar del cane per uso d’andare a
caccia. Non starem bene insieme in un guinzaglio. Entrati questi ciechi con li
cani, e guinzagli a mano. Copula, ae.
Andà à la posta. Andare al lascio, dicono i cacciatori di quegli, che fuor della
fila tengono ilcane in guinzaglio, e vanno alle poste. Laccio si dice a guinzaglio.
Bor la legor, bocala. Acceffare la lepre. Che cane, a quella lievre, ch’egli
acceffa, e abbocca. Dentibus arripere.
Fà dà sù la legor. Levala. Levar la lepre. Leporem exigere latibulo.
Da ‘n drè de la legor. Dare addietro della lepre. Leporem retrorsum currere.
Cà che pasa inag à tug sù la caza. Levriere, che fà bandiera, cioè che passa
avanti agli altri correndo. Canis praecursor venaticus.
Es al cà, es cold. Essere a cane; essere in caldo. Catulire.
70 [r] Ret da chiapà la legor col metela sù i zapei di cap, o prag. Callaiuola, che
è un pezzo di rete in sù li staggi, con la quale serrata la callaia vi si piglia la
lepre cacciata da segugi. Indago, inis; m. g.
Camel. Cammello. Cammelli sono di due maniere; l’una maniera sono più
piccoli che gli altri, li quali si chiamano dromedari, e sono molto grandi, e por-
tano si gran peso, che etc. Camelus, i.
Camela. Cammella. Che andrà dietro a una cammella ben cento miglia pur per
vederla.
De camel. Di cammello. Camelinus, a, m.
Dromedari. Dromedario specie di cammello assai veloce. Lat. Dromas, adis;
f. g. Dromedarius, ii; m. g.
Gat. Gatto. dove non son gatti li topi vi ballano. Felis, is; f. g. Cattus, i; m. g.
vel aelurus, i; m. g.
Gata. Gatta. Tra male gatte era venuto il sorco. Felis, is.
Gato. Gattone. Lat. Felis magnus vel ingens vel aelurus magnus, aut ingens.
Gat mainò. Gatto mammone, spezie di simia, che ha la coda. Cercophitecus,
ii; m. g.
Gata, che fa pora. Gattuccia. Gatta seriata, sparata, piccola. Felis pusilla vel
parvula.
167
De gata. Di gatta. Gattesco, di gatto. Lat. Felinus, a, m.
Minì minì quand as chiama ol gat. Muci muci. Questa carne è da gatta, e
cominciò, a chiamar muci muci.
Minì, gatì minina, gatina. Mucino piccol gattino, e mucina piccola gattina.
Comincia a chiamar la gattina mucina mucina mucina. L. Felis catulus vel
catulus felinus vel catulus aelurinus.
Miavolà, o miaolà dol gat. Miagolare è il mandar fuor la voce, che fa la gatta.
Altrimenti abbaiano, e miagolano.
Rizàt, fag in dù rizò. Arricciato o per ispavento o per istizza. Erectus vel horreus.
Cunì. Coniglio, animal noto simile alla lepre. D’una parte uscir conigli, d’al-
tra parte correr lepri. Cuniculus, i. Dasypus, odis. Dasypodes omni mense
pariunt et super faetant sicut lepores.
Benola. Donnola. I pulcini hanno paura della donnola, e non del cane.
Donnola è una bestiola piccola, più lunga alcuna cosa che ‘l topo, e odiala
molto il topo, e la serpe, e la botta. Mustela, ae; f. g. vel viverra, ae; f. g.
Foiì. Cizul. Faina, animale rapace simile alla donnola, ma di maggiore statu-
ra, il suo pelo nereggia nel rosso, ed è bianca sotto la gola. Martes, is; f. g.
168
Glerì. Ghiretto, il figliuol del ghiro. Lat. Ghiris pullus.
Rat. Sorec. Sorco. Sorcio. Topo. In una sua loggetta gli avea dipinto la guer-
ra de topi, e delle gatte. Tra male branche era venuto il sorco. Mus, uris.
Sbraì dol rat. Stridere de sorci. Stridere come i porci e come i sorci.
Color rati’, o ratì. Topino colore; di pelo simile al topo, di color nero, over
topino.
Topa. Talpa; è un animale simile al topo, la quale vive di terra. Talpa, ae.
Topinera. Covolo di talpa. E altri allato de covoli delle talpe fanno caverne.
Lustrum talparum.
Vario. Vaio, animale simile allo scoiattolo col dosso di color bigio, e la pan-
cia bianca; dicesi vaio alla pancia bianca, e all’animale.
Martor. Martora animal salvatico simile alla faina di color tra il tanè e ‘l nero,
è di pregiata pelle pe’ vestimenti. Martes, is; f. g.
Riz porchì. Riccio. Spinoso, detto così dalle spine, ch’egli ha per tutto ‘l
dosso. Anche da cani si pigliano, e trovano li spinosi, ed alcuni altri animali.
Herinacius, ii; vel hericius, ii vel echnus terrestris.
169
De legor. Levrerì. Leporino, di lepre. Altri di paura leporina con la parola
grosseggiando. Leporinus, a, m. Coda leporina.
Sumia. Monna. Bertuccia. Scimia. vanno carponi, come le scimie. Simia, ae.
C’ha de la sumia. Scimiatico, che tien di scimia, c’ha della scimia. Un’altra
orazione stolta la quale si chiama scimiatica.
Volp, o bolp. Volpe; è un animale molto falso quando etc. Vulpes, is; f. g.
Tas. Tasso; un animale, che dorme assai. Ve ne sono di due spezie, cioè tasso
porco, e tasso cane; e ‘l tasso porco è buono a mangiare. Gli orsi e i ghiri, e i
sonnacchiosi tassi. Taxus, xi.
Cavriula. Cavriuola. Vide venire una cavriuola, e entrare ivi in una caverna.
Caprea, ae.
Cavriuleg. Capriotelli.
170
che. Dama, ae; f. g. interaum; m.g. Damma. E non si vide mai cervio ne
damma. Dorcas, dis.
71 [v] Camoza. Camozza. Capra salvatica, che fa in luoghi montuosi, ed alpestri.
Rupi capra, ae.
Cerva. Cerbia. E andando dietro a una cerbia era tanto trasandato, che. Cerva, ae.
Coregn de cerf che fà i ram. Corna di cervo ramose. Cornua ramosa cervi.
Prim ram di coregn dol cerf. Primo ramo delle corna del cerbio. Palmes pri-
marius cornu cervini.
Grifò. Grif. Grifone; animal biforme alato, e quadrupede, aquila la parte ante-
riore, e lione la posteriore. Gryps vel Gryphus, i.
Animai fieri, e gros. Animali feroci, e grossi. Fiere. Ferae. Animalia ferocia
et grandia
Leonfant, che porta la tor. Elefante con la torre. Lat. Elephas turritus vel tur-
riger, aut turrifer.
Vos dol liofant. Barrire de gli elefanti. Barrire. Barritum edere velciere.
Barritus, us; m. g.
171
Lua. Lupa; è una lupa etc. Lupa, ae.
De raza de luf. Lupigno, di razza di lupo, di lupo. Ebbe gli occhi lupigni.
Lupinus, a, m.
Luf cerver. Lupo cerviere; animale con pelle indanaiata, ed acutissima vista. Se
gli uomini avessero lo vedere del lupo cerviere. Lynx, cis. vel lupus cervarius.
Uglà dol luf. Urlare. Non altrimenti, che all’urlare d’un lupo. Ululare.
L’uglà dol luf. Urlo. Urlamento; voce propria del lupo. Ululatus, us; m. g.
Liò. Leone. Lione. Il lione sta sempre co’ gli occhi aperti etc. Leo, onis.
Liona. Leonessa. Nacquero in Firenze due lioni di leone, e leonessa. Leaena, ae.
Ors. Orso. Non ischerzar con l’orso, se non vogli esser morso. Ursus, i.
Orsa. Orsa. L’orsa rabbiosa per gli orsacchi suoi. Ursa, ae.
172
Osà di ors. Uncare degli orsi (parola moderna).
Giena. Ienna; animale che di notte cerca di mangiare i corpi morti. Hyena, ae.
Tigra. Tigre, animal noto per crudeltà, e fierezza. Le tigri, i lioni, i serpenti
hanno più d’umanità adirati. Tigris, is; f. g.
Det dol porch, e dol lionfant. Sanna, o zanna; dente grande, ed è propriamen-
te quel dente curvo, una parte del quale esce fuori delle labbra d’alcuni animali,
come di porco, d’elefante, e simili. Falcula dentium aprinorum vel elephantium.
Zanfa. Zampa. Pie’ d’animal quadrupede. Zampa d’orso, di lione etc. Pes
aduncus vel uncipes, edis vel uncipedes in plurale.
Sgrifa, o zanfa. Branca. Zampa dinanzi con l’unghie da ferire. Con l’insegna
a branche di leone. Manus adunca. Unguis. Uncipes, edis.
72 [v] Sgrifà. Zanfà. Brancare; pigliar con branca. Unguitus arripere.
Cingial, che ‘n dol andà al met i pe’ de drè dove l’ha metit i pe’ denag, e
ixì nol fá miga ol porcel dumestech. Cinghiale; questi andando mette i pie’
di dietro nell’orma medesima, che ha fatta co’ pie’ davanti, il che non fà il
porco domestico. Postica pedum vestigia anticis aper infigit, porcus cicur
nequaquam. Aper, pri; m. g. vel sus agrestis vel ferus vel acer. Piccolo. Apri-
culus, li; m. g. Chiuso nel serraglio, o parco. Aper captivus. Intiero. Aper soli-
dus. Ingrassato. Altilis. Maschio. Mas. Che non grugnisce. Mutus. Femmina.
Sus fera. Domestico. Aper cicur.
173
Gola di bestie. Gola delle bestie. Ruma, ae vel rumen, nis.
Lúch piè de animai catif, che fa mal. Gagno, luogo pieno d’animali nocivi.
Esser nel gagno. Disse Rinaldo allora, io son nel gagno.
Animai che rampa. Animali rettili, e serpenti senza piedi. Animalia reptilia,
et serpentia.
Verm. Bis. Serpe propriamente serpente senza piedi, come vipera, aspido,
scorzone, licigna, e simili. Anguis, is. Serpens, tis.
Serpent. Serpente, propriamente serpe grande, e per lo più con piedi, come
dragone, coccodrillo, e simili. Draco, onis. Serpens, tis.
Vermisul, biset picol. Serpentello, piccolo serpente. Serpentelli, e ceriste
avean per crine. Brevis coluber, i.
De serpent, o serpentì. Serpentino, di serpente: il suo collo sia lungo, e ser-
pentino. Serpentinus, a, m.
Andà à bissa. Serpere; andar torto a guisa di serpe. Serpeggiare. Intorno al bel
lavor serpeggia a canto. Serpere.
Bis. Bissa. Biscia. Serpe. Come le rane innanzi alla nimica biscia. Anguis.
Striscia. Frà ‘l’erbe, e i fior venia la mala striscia. Coluber, i.
Bisà. Andà chas bisa. Strisciare, che è caminar con impeto, e stropicciando,
e fregando il terreno, come la serpe. Tra cespo, e cespo, e via sguizzando stri-
scia. Fuggir strisciando l’orrido serpente.
Mudanda dol bis. Cuoio. Scoglia; la pelle, che getta ogn’anno la serpe.
Aiutasi ancora sospendendosi suso la scoglia della serpe. Non altrimenti
rimarrai bella che faccia la serpe lasciando il vecchio cuoio. Serpentis exu-
vium. Spolium, ii.
73 [r] Crosta de la pel di bis, e resca. Squama, propriamente la scaglia del pesce, e
del serpente. Squama, ae.
Rescos, chà la reca, o la crosta. Squamoso; che ha squama. Squamosus, a, m.
Incirchiolas, come i bis, o intorchias. Avvolgersi. Attorcersi. Attorcigliarsi.
Attortigliarsi. Perche una gli s’avvolse allora al collo; cioè una serpe. O attor-
se otto volte la coda al dosso duro. Quel serpente, che attorcigliavano i genti-
li sopra il nocchieneto bastone d’Esculapio. Convolvi. Contorqueri. Torqueri.
Incirchiolat. Attorcigliato; attortigliato, attorto. Intortus; convolutus.
Incirchiolamet, intorchiamet. Spira; rivoluzione circolare, che non ritorna
mai al principio donde ella si parte, ma succesivamente s’allontana con unifor-
me, e regolata distanza. Spira, ae.
Ingropas i bis insem, o fas in d’una bala. Aggroppare; raccorsi insieme.
Quelle ficcavan per li ren la coda, e ‘l capo, ed eran dinanzi aggroppate (parla
di serpi). Glomerari. Implicari.
174
Grop, o bala de bis insem. Gruppo di biscie. Massa di serpenti avviticchiati
insieme. Glomeramen anguium vel anguinum.
Siúlà di bis, o’ siflà. Sibilare. Fischiare. E sibilasse come serpente. Sibilare.
Ol siflà, o siulà di bis. Fischio. Sibilus, i.
Aspido sord. Aspido spezie di serpe. Aspe. L’aspido porta in capo una pietra
preziosa, che ha come carboncolo. Che sol trova pietà sorda come aspe. Apsis,
idis; f. g. Aspido, che sputa veleno. Lat. Ptyas, ptyadis; f. g.
Basalisch. Basilischio. È una generazion di serpente, ed è si pieno di veleno,
che ne riluce tutto di fuori eziandio, non che solo il veleno, ma il puzzo avve-
lena dappresso, e da lungi. Basiliscus, i; m. g. vel regulus, i; m. g.
Camaleont. Camaleonte, serpentello quadrupede di fattezze simili alla lucer-
tola, e nasce d’uovo. Chamaelon, tis; m. g.
Cocodril. Coccodrillo. È un animale con quattro piedi, e di color giallo, e
nasce nel fiume del Nilo etc.; ed è armato di gran denti, e di grandi unghie, e
‘l suo cuoio è si duro, che non sente colpo di pietra, che uomo gli gittasse con
mano. Crocodilus, i; m. g.
Drac. Dragò. Dragone. Drago serpente, è maggior generazione di tutti i ser-
penti ed eziandio è maggiore, che nessuna bestia nel mondo, e abita in India
nel paese d’etiopi. E vidi uscirne un drago. Draco, onis; m. g.
Nasit da drago. Nato di drago. Lat. Draconigena, ae; f. g.
73 [v] Dragonzì. Dragoncello figiuolo del dragone. Lat. Draconis catulus.
Dragona. Dragonessa, la femmina del dragone. Lat. Dracona, ae.
Serpent coi coregn. Cerasta; spezie di serpente cornuto. Cerasta è un ser-
pentello, c’ha alla testa due cornicelle nere. Cerastes, ae; f. g. vel cerastes,
is.
Scurz. Scorzone; spezie di serpe velenosissima. Nasce uno scorzone serpenti-
no velenoso, e nero. Anguis brevis.
Serpent, chà i ale. Serpente alato. Anguis alatus.
Serpent, chà la gresta. Serpente crestuto. Anguis cristatus.
Rè di serpeng. Regolo. Serpente coronato. Lo regolo è re’ de serpnti.
Basiliscus, i. Regolus, i.
Serpent de do teste. Anfesibena. Serpente con due teste una da pie, e una da
capo, e cammina per ogni verso. Che se chelidri, iaculi, e faree etc. produce e’
cencri con anfesibena. Amphisibena, ae; f. g.
Serpent, chà i pè d’oca. Serpe, che ha li piedi a simiglianza dell’oca. Anguis
palmatus.
175
Serpent da aqua, e da tera. Chelidro. Testuggine marina, o serpente acquati-
co velenoso, detto da greci Droina. Chelydrus, i.
Serpent de varii color. Cencro; spezie di serpe brizzolata. Cenchris, is. Farea
spezie di serpenti che vanno con la coda, e col resto del corpo elevati da terra.
Phareas, ae vel Pharias, ae; m. g.
Serpent, che se slanza ados a la zet. Iaculo, che a guisa di dardo si lancia
dagli alberi addosso altrui, e fora le membra. Iaculus, i vel iaculum, i.
Serpent, che se ‘l pia al fà vegn una sit, che nos la scut piú. Serpe, il cui
morso cagiona sete inestinguibile a colui, ch’ei morde. Prester, ris; m. g. vel
dipsas, adis; f. g.
Serpent, che fà sudà sang ù chil pia. Serpente, che fa sudar sangue a coloro,
ch’ei morde. Hemorrhois, idis; f. g.
Serpent, che muda la pel. Serpe, che muta cuoio. Anguis vernans.
Verem, che teta i vache. Serpe, che tetta le vacche. Boa, ae.
74 [r] Ligorò, o lusertò vird. Ramarro. Il ramarro è un serpentello verde con quat-
tro piedi, e ancora ne sono degli sprizzati, e di color nero, over bigio. Come
ramarro sotto la gran fersa etc. Lacertus viridis.
Lumbris. Lombrico. Baco, che nasce nella terra grassa per molto letame ed è
senza gambe, e per lo più di color rossigno. Lombricus, ci.
Verem del nostr corp. Lombrichi; bachi, che si generano nel corpo a bambi-
ni, che son generati di flemma dolce.
176
piccolo animalazzo, che vada con la pancia per terra generato per lo più di
putredine. Vermis, is.
Fà i verem, i cagnò. Inverminare, divenir verminoso per corruzione. Ciò, che
essi coglievano, più s’inverminava e imputridiva. Vermiculari.
Serpent, che se ‘l pia quac part dol corp, las marcis subit. Serpentello di
Libia, che mordendo le membra altrui subito le fa putrefare. Seps, sepis, tabi-
ficus; m. g.
Vipera. Vipera. È un serpente, che partorisce per forza, ed ha molti colori.
Vipera, ae.
De vipera. Vipereo, di vipera. Piena rimase di vipereo veleno. Vipereus, a, m.
Serpent de bosch. Serpente, o serpe di bosco. Coluber, ri.
Serpent, che spuda ol venì contra chi ‘l fronta. Serpente, che sputa veleno
contro chi l’assalisce. Ptyas, adis; f. g.
Animai, chi vif ora nel aqua, ora in tera. Animali anfibii, che vivono quan-
do nell’acqua, quando sopra la terra. Amphibia animalia vel bestiae ancipites,
quae tum in terra, tum in aquis vivunt.
Ludria. Lontra, animal rapace, e vive di pesci, di grandezza simile alla gatta
di color volpino. E perche sa notar come una lontra. Lutra, ae.
Castor. Castoro, animal terrestre, e acquatico. Castor, oris; m. g. vel fiber, ri;
m. g. Di castore. Fibrinus, a, m, vel castoreus, a, m.
Bisa scudelera. Tartaruga. Gaiandra. Testuggine, animal terrestre, e acqua-
tico. Testudo, inis.
74 [v] Animai imperfeg; che incambi di membri ià di picole tache per la vita.
Animali piccoli imperfetti, i quali invece di membri hanno di piccole incisioni,
e minute scannature. Si dicono entomata in greco, ed ancor insetti. Insecta
appellantur ab incisuris, quae cervicum pectorum, atque alvi loco praecinctu
separant membra.
Ragn. Ragnatelo. Ragno, vermicello noto detto cosi dal fabbricar, ch’e’ fa
della tela, e distenderla a guisa di ragna. Araneus, ei vel aranea,eae. Ragnuolo.
Il ragnuolo tessendo tutta la sua tela si sviscera, e votasi dentro.
Tilimora. Tela di ragno, di ragnatelo. Tela araneolae.
Scripiò. Scarpiò. Scarpione; animal velenoso. Lo scarpione lusinga con la
faccia, e con la coda morde. Scorpio, onis.
Zat. Rosp. Botta, animal velenosissimo di forma simile al ranocchio. Bufo,
onis; m. g.
Rana velenosa da vergù chiamada Sammartina. Rana verde, o sammartina
velenosa; spezie di botta. Rubeta, ae.
177
Rana. Rana. Ranocchio. Ranocchia. E come a gracidar si sta la rana. Io lascio
alle rane il gracidare. Ranocchio animal palustre, che vive in terra. Rana, ae.
Lumaga col gus. Chiocciola. Stende dalla testa due, che paion corna, e ritira-
le dentro. Coclea, ae; f. g.
Grì. Grillo, annoverato tra gl’insetti. Ne sono di varie sorte, cosi di colore, co-
me di forma; hanno l’ale di cartilagine; e quella sorte di essi che son lunghi, e
tutti verdi, si chiamano cavallette. Grillus, i.
Bus de grì. Lúch piè de grì. Grillaia. Dannoci in nome de poderi, pantani, e
grillaie. Gryllorum cavi.
75 [r] Cigala. Cicala. Il caldo è grande, ne altro si ode su per gli ulivi che le cicale.
Cicada, dae; f. g. Grattare il corpo alla cicala; cioè dir per fa dire. Che canta.
Cicada canora.
Cigalà, sgarì come la cigala. Cicalare. Garrire. Fritinire (voce moderna).
Garrire.
Vers dol grì, che canta. Grillare. Stridere.
Bobo nigher. Scarafaggio, quel baccherozzolo nero, che fa la pallottola dello
sterco. Scarabeus, ei.
Baloris, o bigò. Baccherozzolo. E acciocche alle viti non nocciano alcuni bac-
cherozzoli, cioè bruchi. Volvera, erae; f. g. vel volvola, ae; f. g.
Gatola. Ruca, o bruco; verme; baco spezie d’insetti, che rode principalmente
la verdura. Alcune volte entrano nelle vigne bruchi che ogni verdezza bruca-
no. Nuocono anche molto la generazion delle ruche, le quali rodono tutte le
foglie. Eruca, cae. Bruchus, i. Volvox, cis; m. g. vel convolvolus, i.
Parma o tarma. Camola. Tignuola, piccolo vemicello, che si genera ne panni
lani e gli rode. Tince, eae.
Carul dol legn. Farfò. Tarlo, che consuma il legno. Teredo, onis; vel cossus, si.
Barbei, che mangia ‘l formet. Gorgoglione, che vota il gano. Bigattolo. E
d’ogni altro bigattolo nocivo al grano. Curculio, onis.
178
Tarma, che mangia i liber. Tigniuola, che rode i libri. Blatta, ae.
Tarma, che maia i coregn. Tigniuola, che rode le corna. Leps, pis.
Zan, che mangia i lim; o zanì. Tonchio, che rode i legumi. Gorgoglione,
baco, ch’entra ne legumi, e li vota. Trax, cis vel curculio, onis; vel gurgulio,
is; m. g. vel curculiunculus, i. Piccolo tonchio.
Zan, che rosega la fava. Baco, che rode la fava. Midas, ae; m. g.
Verm, che nas in la lengua di ca. Verme nella lingua de cani. Lytta, ae.
Verem che busa la legna. Verme, che buca le legne. Porcellio, onis; m. g.
Vermisul, che nas in la cera. Vermicello, che nasce nella cera. Acarus, i; m. g.
75 [v] Traplò. Zucarula; o secarula. […]
Cagnò. Che vè in di frug. Baco. Bacare si dice delle frutte, quando si gene-
rano in esse bachi. Vermiculus, i.
Tavà. Tafano. Insetto volatile, simile alla mosca, ma alquanto più lungo, e con
acutissimo pungiglione. Tabanus, i.
179
Zenzala. Zanzara, animaletto noto volatile. Come la mosca cede alla zanzara.
Culex, cis.
Piug. Pilign. Pidocchio, vermicciuolo, che nasce addosso agli animali per suc-
cidume. Pellegrino si dice anche perch’e’ va vagando per l’altrui dosso.
Pediculus, i. Pes, dis; f. g.
Piatola. [...]
Zeca. Zecca, animaluzzo salvatico, simile alla cimice, che s’attacca al dosso a
cani, e alle volpi, e ad altri animali, e ingrossa per succhiamento di sangue,
Ricinus, i; m. g.
Barbelò. Farfallone. Nel suo fondo un gran lume acceso porremo e quivi i far-
falloni si raguneranno. Lat. Papilio grandis vel maior.
180
hanno il ventre lucido, che pare, che sia fuoco, e aprono con l’ale, quando
volano. Mostrar lucciole per lanterne, che è il dare ad intendere, e a vedere una
cosa per un’altra. Cicindela, ae vel nitedula, ae vel noctiluca, ae.
Mosca cavalina; o tavà. Assillo, animaletto alato poco maggior, che una
mosca, e pugne asprissimamente. Questa è una maniera di mosche, che è
molto aspra, e noiosa a buoi. Asilus, i; m. g. Aestrum, i vel aestrus, i; m. g.
Saltà, e das per i mosche cavaline. Assillare; infuriare, smaniare per puntu-
ra d’assillo. E parve un toro bravo quando assilla. Asilo cicri.
Mosca. Mosca, insetto volatile. E non si puol avere il mele senza le mosche,
e vale, che non si può acquistare cosa alcuna senza noia, e fastidio. Musca,
cae. Ubi uber, ibi tuber.
Musì. Moscione, animaletto volatile, generato per lo più dal mosto. La quale
schiuma, e bruttura fuori del cellaio di lungi sarà da trarre perocchè se pres-
so vi si getterà, se ne generano li moscioni. Ephemera, ae vel culex vinarius
vel mustarius.
Besper. Vespaio, che è la stanza delle vespe, simile a fiali delle pecchie; è
vespaio. Moltitudine di vespe insieme. Avendo intorno al viso un gran vespa-
io. Agmen vesparum. Nidus vesparum.
Cincigà ‘l vesper. Sgarià in dol vesper. Stuzzicare il vespaio. Vespas vel cra-
brones irritare.
Galevrò. Calabrone, animale, che vola, e ronza, ed è simile alla vespa, ma al-
quanto maggiore, e anche ne son de neri. Li calabroni molto infestano l’api di
questo mese d’agosto. Crabro, onis; m. g.
181
Ava. Ape, pecchia. Ape è un animale, il quale ordina, e giudica secondo ragio-
ne. Apis, is.
Semnà, di ave. Andare a zonzo, andare a torno, e non saper dove; come fanno
le pecchie, vespe, e calabroni, che volano in qua, e ‘n là.
Venì di ave. Pungitoio; pungolo dell’ape; ago d’ape. Dicesi ago a quella pic-
ciolissima spina, c’hanno nella coda le vespe, le pecchie, i calabroni, e simili
animaluzzi, col quale pungono. E come vespa, che ritragge l’ago a se traendo
la coda maligna. Aculeus, ei.
Cagnoncì, o cagnò d’ave. Cacchione, quel piccolo vermicello bianco, che nel
crescer diventa pecchia, e si genera dalle pecchie nel mele. Pullus apis.
Cera bianca, o nuva, o vergin. Cera bianca. Lat. Cera punica. Cera vergine.
Cera pontica vel fulva.
Mel e cera. Mele, e cera; quella materia, con cui compongono le api i lor fiati.
Lat. Melocera, ae.
Bobò, che mangia la mel ai ave. Pecchione. Fuco. Anche quando i fuchi, che
sono api maggiori con grande infestazione le perturbano, significano maturi i
meli. Fucus, ci.
Cavà ‘l mel dai bisui. Smelare. Cavar il mele delle cassette. Nel tempo, che
si smela il dolce frutto.
77 [r] Bisul d’avi. Copiglio. Lat. Alveus, ei; m. g. Alveare; n. g. Alvearium, ii; n. g.
vel Alveus, i; f. g.
Bus di beghegn. Celle, o buchi de fiali delle pecchie. Cavus, i vel cavum, i.
Favorum. Fare i fiali. Lat. Favos confingere vel construere. Cavare i fiali. Lat.
Favos eximere.
Beghen. Fiale, quella parte di cera, dove son le celle delle pecchie, e dove elle
ripongono il mele. I fiali innanzi che si premano etc. Favus, i multicavatus, a,
m. dicitur, quia multos cavos habet.
182
Beghen de mel. Fiale di mele. Lat. Favus mellitus. Senza mele. Lat. Favus
inanis.
Bigonà di ave. Ronzare. Rombare, far rombo. Segni di conoscere quando le api
debbono fuggire son questi; per due, o tre dì innanzi cominciano fortemente a
rombare e impuzzare insieme. Tutto di vanno d’intorno ronzando. Murmurare.
Volatil. Volatile, atto a volare. D’intorno alla corte si facciano i luoghi d’ani-
mali volatili. Volatilis.
183
77 [v.] Oseler. Che governa i osei. Uccelliere, che ha cura d’uccelli. Aviarius, ii; m. g.
Osei da camarì. Uccelli da serbatoio. Aves altiles vel faxtiles.
da poler. Da pollaio. Cohortales; vel cortales.
coi pè larg. Co’ piedi larghi. Palmipedae; vel palmipedes.
coi pè spartig. Co’ piedi fessi. Fissipedes.
dumestech. Dimestici. Cicures.
savadech. Salvatici. Ferae.
che vola olt. Che volano alto. Praepetes.
che vola bas. Che volano basso. Inferae.
da caza. Da caccia. Aucupes.
de rapina. Grifagni, di rapina. Praedatrices. Rapaces.
che và de nog. Notturni. Nocturnae.
d’aqua. Acquaiuoli. Acquatici. Aquatiles. Aquaticae.
ingorg. Voraci. Voraces.
da mangià. Da mangiare. Mensariae. Escariae.
che canta. Che cantano. Canorae vel cantrices.
de pasada. Di passata. Transvolantes. Peregrinae.
de pastura. Di pastura. Pascuae. Patulantes.
da nì. Nidiaci. Di nidio. Nidariae.
Nidiace è quello, che uom cava di nidio, e che si nutrica.
Gniada d’osei. Nidiata. Tanti uccelli, quanti escon da una covata. Io ho trova-
to al bosco una nidiata in un certo cespuglio d’uccellini. Avium nidus.
184
Bivirul da gabia. Abbeveratoio o beveratoio. Guardate adunque quelle gretole,
che son sopra l’abbeveratoio della vostra gabbia; o beveratoio, che si tiene agli
uccellini nelle gabbie, o agli uccelli de serbatoi. Aquarium. ii vel aquariolum, i.
Covada d’osei. Covata. Quella quantità d’uova, che in una volta cova l’uccel-
lo. Pullatio, onis; f. g.
Cova, tep da covà, e ‘l covà medem. Covatura; il tempo del covare, e ‘l cova-
re stesso. Poi per la seconda covatura ne farà quattro. Incubatio, onis vel incu-
bitus, us; vel incubandi tempus; vel incubitio, nis.
Che stà per covà; che cloz per covà. Covaticcio, disposto a covare.
Perocch’elle son covaticce.
Che cova. Covante, che cova. Il più delle colombe covanti sono offese.
Incubans. Fovens.
Nì, o gnaz, dove ‘s cova. Covacciolo. Covolo. Covo dove riposa l’animale.
Nidus, i vel cubile, lis.
Vuf. Uovo, parto d’uccelli, di pesci, e di serpenti, dal qual nascono i lor
figliuoli. Ovum, i.
Scudì; vegn fò dol gus del vuf. Nascere. Uscire del guscio dell’uovo. Excludi
pullos, aves etc.
Gus d’ vuf. Guscio d’uovo. Cattivo infin nel guscio, cioè infin dalla nascita, e
nel ventre della madre. Ovi putamen.
Rusúm, o rosúm d’ vuf. Tuorlo dell’uovo; Rosso d’uovo; parte gialla dell’uo-
vo, che ha il suo seggio in mezzo all’albume. Vitellus, i.
185
na impudica. Nel vino bianco solamente la chiara si ponga, e nel rosso il tuor-
lo, e la chiara. Albumen, inis ovi. Albor ovi. Candor ovi.
78 [v] Vuf de galina. Uovo gallinaccio. Le si tolgano quelle quattro uova gallinacce.
Gallinaceum ovum.
Vers de la galina in dol fà l’uf. Voce, o canto della gallina nel far l’uovo. Lat.
Singultus, us. Gallinae interiecta voce acuta.
Becà. Beccare, pigliare il cibo col becco proprio degli uccelli. I primi quindi-
ci dì dimagrano, perchè non sanno ancor ben beccare. Rostro cibum capere.
Bech sot e sora, zald. Becco di sotto, di sopra, giallo. Rostrum inferius, supe-
rius, luteum.
Becada. Beccata, colpo propriamente che dà l’uccello col becco. Rostri ictus.
Ampizò ches da ai osei da ni. Beccatella, l’esca, che si getta agli uccelli. Esca
cibo, ma proprio degli uccelli, e de pesci. Il seme suo è ottimo per gli uccelli,
e volontieri lo beccan, e piglian per esca. Esca, ae.
Spiaz dove as buta da mangià ai osei perche ai vegni zò a cibas per chia-
pai. Escato; quello spazio, dove si pone il beccare, che si dice esca, acciocchè
186
gli uccelli vi si calino per pigliarli. Di quella ho fatto un escato. Ornithobos,
cion; n. g. vel area, reae; f. g. Escaria vel cibaria vel aucupium esca consper-
sum vel instructum.
Fà ol spiaz e spantegà de grà. Far escato. Lat. Concinnare aream; in qua
effunditur esca.
Pil savadec di osei. Piumì. Calugine, quella prima peluria, che cominciano
nel nido a mettere gli uccelli. L’uccellino ha le calugini, e non le penne.
Plumula, ae. Lanugo, inis; f. g.
Stongiò di osei, o sumiog. Bordoni penne degli uccelli, quando cominciano a
spuntar fuori.
79 [r] Sovercul di osei. Codione, o codrione, che è l’estremità delle reni appunto
sopra il sesso più apparente negli uccelli. Il codione passogli per pancia.
Arrhopygium, ii; vel oropygium, ii; n. g. vel uropygium, ii.
Mazachera di osei stantig. Culaia. È la pancia degli uccelli stantii ingrossata
per lo cader de gl’intestini.
Panza di osei, o di poi. Ventriglio. Ventre degli uccelli, e polii. Ventriculus
avium vel pullorum.
Magò quel che ia in dol gos i poie. Gozzaia; raunamento di materia fatta nel
gozzo. Ingluvies, ei; f. g.
Cavà ol magò ai osei. Sgozzare, che dicesi degli uccelli, e val cavar loro il
gozzo.
Sgrifa, o sgrafa. Artiglio, unghia adunca, e pungente d’animali rapaci, cosi
volatili, come terrestri. Ale hanno late, e colli, e visi umani, pie’ con artigli, e
pennuto il gran ventre. Unguis, is vel falculae,arum; vel unguis aduncus vel
ungula adunca; vel hamata.
Ungià. Sgrifà. Artigliare, prendere, o ferir con artiglio. Ma l’altro fú bene
sparvier grifagno, ad artigliar ben lui. Unguibus arripere vel ferire.
Pene maestre. Coltelli, prime penne dell’ala, che si chiamano coltelli.
Pene dol sbat di ale. Vanni, parola poetica, si chiamano le penne presso alle
prime dell’ala. Pennae, arum.
Pena piu menuda di osei. Piuma, la penna più fina de gli uccelli. Pluma, ae.
C’ha ados tanta de sta pena. Piumato, coperto di piuma. Plumatus, a, m vel
plumosus, a, m.
Balotina de pena, da met in dol gos ai osei da caza per purgai. Piumata,
pallottola di piuma, che si mette nel gozzo agli uccelli, come a falconi, spar-
vieri, e simili per purgarli. Plumeum catapotium aviareae curationis.
Pelà i osei. Pelare dicesi anche delle penne. Plumas detrahere.
187
Rebuscà i osei pelag. Spiluzzicare, levare a gli uccelli quella minutissima
piuma, o peluria, che rimase loro nel pelarli.
Pena. Penna, quello, di cui son coperti gli uccelli, e di che si servono per vola-
re. Penna, ae. Pinna, ae vel dorsi plumarius amictus.
Penamata. Pennamatta. Quella piuma più fine, che resta coperta dall’altra
addosso agli uccelli. Plumula, ae.
79 [v] C’ha i pene, ch’è piè de pene. Pennuto. Pennoso, che ha penne, o pien di
penne. Tiene altresi ale più pennose, siccome sono uccelli. Ognuno era pennu-
to di sei ale. Pennutus, a, m.
Alona, alaza, alò. Ala grande. Ala, ae grandis, magna.
Ala. Ala, o alia, con la quale volano gli uccelli, ed altri animali. Ala, ae; f. g.
Ala de pel come de sgrignapla. Ala di cartilagine, o di pelle, come di pipi-
strello. Ala, ae membranacea.
Rondà, fà la ronda, girà intoren. Aliare. Perchè io veggo aliare certi uccel-
lacci di questi cittadini etc. Circumlustrare.
Spenazà, spenazì. Spennacchiare, levare, o guastare parte delle penne. A quel
protervo , e spennacchiate le ale.
C’ha i ale. Alato; che ha ale. Alatus, a, m. Aliger, ra, rum.
Ala de cign. Ala di cigno Ala, ae. olorina.
Spenazit, o spenazet. Spennacchiato. Nondimeno cosi spennacchiato,
com’era.
Chi ‘l ghe stag cavat i pene. Spennato. Sono prese, e spennate, e percosse
dall’altre malamente. Pennis exutus.
C’ha i ale ai pè; che vola. Chi ha ‘l piede alato. Alipes, alipedis, come
Mercurio. Veloce.
Fà la pena, met la pena. Impennarsi; divenir pennuto. Chi non s’impenna si,
che lassù voli. Pennatum fieri.
Chi ha i pene. Impennato, che ha penne. Pennatus, a, m.
Remet la pena, refà i pene. Repolas. Rimpennare. Rimetter le penne; e cosi
questo uccello si rimpenna, e ‘l terzo giorno vola via. Rimesse le sue penne.
Regignere pennas. Renovare pennas. Reficere pennas.
C’ha remetit la pena. Repolat; cha refag i pene. Rimpennato. E rimpenna-
te sono le tarpate ale al Signor nostro Amore. Pennis refectus, a, m.
Spontà, mozà. Taià zò la ponta a la cima di ale. Tarpare, propriamente spun-
tare le penne dell’alie agli uccelletti. Se non che corte aviam tarpate l’ale.
Praecidere vel mutilare alas.
188
Ale mozade, o scortade. Ale tarpate. Alae praecisae vel mutilae.
Stà in du rizò dol osel, chis set mal. Star chiocchio dell’uccello, che si sente
male, accasciare in neutro passivo. Decumbere vel decidere.
Galina, che si spalatra inda polver. Gallina, che si starnazza. Uccelli, che si
starnazzano.Gallina pulveratrix. Aves pulveratrices.
Gresta. Cresta, quella carne rossa a merluzzi, che hanno sopra il capo i galli,
e le galline, e alcun altro uccello. Come galli tronfi con la cresta levata petto-
ruti procedono. Crista, ae; f. g. Se si piega. Plicatilis.
Barbol. Bargiglione, proprio quella carne rossa, come la cresta, che pende
sotto il becco a galli.
Percotà i osei. Pilottare, gocciolare sopra gli uccelli materia strutta bollente.
Pendere vel aspergere vel conspergere candenti lardo butyro, oleo flagrante etc.
Fa stincà ‘l co ai osei. Far fare il collo agli uccelli, che si cuocono arrosto, che
è tenergli al fuoco senza voltargli tanto che ‘l collo intirizzi.
Osel col zufet de pene sul co. Uccello cappelluto. Allodola cappellata. Avis
pennis cristata.
189
Governà i osei. Governare gli ucelli, dar loro da mangiare, e bere, e nettargli.
Aves curare.
Furia d’osei, che pasi prest; rozada. Folata d’uccelli, che venga in un tratto,
e con abbondanza, ma passi tosto.
Osei, che seguita a pasà. Seguenza d’uccelli, che passano. Avium provolan-
tium copia.
Osei dal bech zentil. Uccelletti sottili. Son piccoli, e sottili uccelletti. Aviculae
dulces.
Gol; vol, volada. Volo. Volato; volata; volamento; il volare. Questi sono di
velocissimo volato. Volatus, us. Volatura, ae.
Che vola o gola. Volatore, quegli che vola, volante. Volans, tis.
Svolatrà, o sgolatrà. Svolazzare, propriamente volar piano or qua, e or là.
Volitare. Svolazzante, che svolazza. Volitans.
Volà; Golà. Volare, il trascorrere per l’aria, che fanno gli uccelli, e altri ani-
mali volatili. Volare.
80 [v] Volà in zò. Volare all’ingiù. Devolare.
Da quac banda. Ad alcuna parte. Advolare.
Da otra banda, o via. Altrove; o via. Avolare.
Fò. Fuori. Evolare.
Inag; o prima. Innanzi, o prima. Prevolare.
De dré, o indré. Addietro. Postvolare. Revolare.
Insem. Insieme. Convolare.
Intoren. Intorno. Circumvolare.
De là. Oltra. Provolare. Praetervolare
Olt, o più olt. Alto, o più alto. Alte, aut altius volare.
Redet tera, bas. Rasente terra; basso. Demisse vel humiliter volare.
Seguent. Dirittamente. Recte volare.
Det, denter. Dentro. Introvolare. Involare.
In sù. In sù. Supervolare.
De sot. Di sotto. Subvolare.
A trevers. A traverso. Transverse vel oblique volare.
Alzas a vol. Trà ú gol. Levarsi a volo. Alzarsi.
Dà lampizò ai osei. Impizonai. Imbocai. Imbeccare gli uccelli; mettere il ci-
bo nel becco agli uccelli, che non sanno per loro stessi beccare. Adescare,
aescare cibum praebere avibus; vel aves inescare.
Impizonada. Ampizò. Imbeccata, che è tanto cibo, quanto si mette una volta nel
becco all’uccello. Che parean quel giorno i corbaccini all’imbeccata. Esca, cae.
Chiapà l’ampizò. Pigliare l’imbeccata. Escam capere.
190
Osel tut d’u color. Uccello tutto d’un colore. Unicolor avis.
Osel volot, o golot. Uccello atto al volo. Avis apta volatui. Avis volucris.
Osel, chà noma i stongiò. Uccello, che non vola. Avis involucris.
Polam. Polaria. Pollame; quantità di polli. Gallinaceum genus. Pullities, tiei.
Lúch, dove as vend ol polam. Polleria, luogo, dove si tengono, e vendono i polli.
Che tè cura di galine. Gallinaio; guardiano delle galline. Lat. Gallinarius, ii
vel curator gallinarius vel gallinarum curator.
Piug pulì. Pollino. E si son pieni di pollini, e son tutti spennacchiati. Pulix,
cis vel pullinus, i.
Come i capò da Crema. Come i polli di mercato. Un buono, e un cattivo.
Uterque ambo; ambo neuter.
Maiaroz de poi. Imbratto de polli. E sia da polli imbratto. E nel paiuol si tuf-
fava allo ‘mbratto.
Poler. Pollaio, luogo, dove si tengono i polli. Ma la dottrina dell’aia e de gra-
nai, e della cella del vino, della colombaia, del pollaio etc. Pullorum cors, tis
vel cohors vel gallinarium, ii; vel pullarium, ii.
81 [r] Andà a loz, a masò. Appollaiarsi, dicesi de polli quando vanno a dormire. Lat.
Polarúl. Pollaiuolo, mercante de polli. Era di barattiere divenuto pollaiuolo, e
di pollaiuolo divenuto medico. Autarius, ii. Pullarius, ii.
Polam. Poi. Pollo, nome universale del gallo e della gallina.
Polastra. Gallinella, gallina giovane. Lat. Gallinula, lae; f. g.
Polastr. Polastrel. Pollastro, pollo giovane. E i pollastri per Pasqua soldi ven-
tidue il paio. Pullaster, ri.
Polastrì, o polastrelì. Pollastrino. Così i pollastrini in metter la cresta lan-
guiscono.
Pulzì. Pulcino; quello, che nasce della gallina infino che va dietro alla chioccia.
Come la gallina congregare li suoi pulcini sotto l’ale etc. Pullus gallinaceus.
Galet. Galletto; e dovete sapere, che la carne del galletto, quand’egli comin-
cia a cantare ci val meglio, che la femmina.
Galot. Gallione. Cappone mal castrato.
Galine. Galline. Lat. Gallinae, arum vel genus gallinaceum vel gallinarum genus.
Galina. Gallina. Dama nascono in questo paese galline senza gallo al-
cuno.Gallina, ae. Gallina, che non feta più. l. Gallina effaeta. Gallina giova-
191
ne. L. Gallina novella. Gallina ingrassata. L. Gallina altilis. Gallina nana. L.
Gallina pumila. Gallina ordinaria. L. Gallina vulgaris.
Gal. Gallo. I galli vogliono esser nerboruti con rosseggiante cresta, con corto
becco, e aguto, e grosso etc. spesso gridanti, e battaglieri. Gallus, i.
Coa de gal rampinada. Coda di gallo curvata a modo di falce. Lat. Cauda galli,
falcata.
Cloza, o che cloz. Chioccia; gallina, che cova l’uova, e guida i pulcini. L’uovo
per lo calor della chioccia diventa uccello. L. Matrix gallina vel gallina glo-
ciens vel glocitans.
Capò. Cappone, gallo castrato. Polli etc., se si castrano, fien capponi, che me-
glio, che altri polli ingrassano, e sono di lodevole nutrimento. Capo, onis vel
capus, i vel gallus castratus. Capponare. Lat. Castrare dicesi solo dei polli.
Cora cora. Curra, curra; voce, con la quale si chiama la gallina. Curra, curra
dicea la dolce pacchera.
Sgarià, sgarugà. Razzolare. E se pur alcuna cosa fosse nascosa spesso razzo-
lando si scoprirebbe. Perscrutari.
Raspà de la galina; Sgarià di poi. Chi de galina nas de galina rasp. Razzolare,
proprio il raspar de polli. Chi di gallina nasce convien, che razzoli. Si dice di chi
ha de costumi de’ suoi genitori. Naturae sequitur semina quisque suae. Proverb.
Bone parole, e brisg fag. Proverbi. Cantar bene, e razzolar male; si dice di
chi non corrisponde alle buone parole co’ fatti. Blandus verbis, re non item.
81 [v] Andà a loz, a masò. Appollaiarsi si dice de polli, che vanno a dormire. Lat.
192
Polinet. Pollastro d’India. Pullus galli Indici.
Nedra. Anedra. Anitra. Anitre, e oche quando sono più bianche tanto sono
migliori, e più dimestiche. Anas, tis; f. g. Anas mascula.
Poler di nedre. Anitraio; luogo, dove si nutriscono l’anitre. Lat. Anatarium, ii.
Nedrotì. Anitrino, pulcino dell’anatra. In tre settimane le dette uova son ben
covate, e nati i pulcini, i paperini, e gli anitrini.Pullus anatinus.
Anì anì. Ani ani, voce con la quale si chiamano, e allettan l’anitre.
Oca. Oca. Ove son femmine, ed oche, non vi son parole poche. Anser, ris; m. g.
Paver. Papero. Oca giovane, non condotta ancora a perfezione del suo cresci-
mento. I paperi voglion menare a ber l’oche, si dice quando un giovane vuol
aggirare un vecchio. Anserculus, i; m. g. Sus minervam docet. Proverb.
193
Colombì, de colomb. Colombino, di colombo; simile al colombo. Letame
colombino, o colombina, sterco di colombo Columbinus, a, m. Fimus colum-
binus; vel stercus columbare.
Paò. Pagone, o paone, uccello dimestico noto. L’uovo del pagone, che alla gal-
lina sottoposte sono, spesso con mano si rivolgono sottosopra. Pavo, onis; m. g.
82 [r] Paona. Paonessa, femmina di paone. E se porrai l’uova della paonessa sotto
la gallina, si che la paonessa sia scurata dal covare. Pava, ae.
Tirà ‘l col di polam. Tirare il collo a polli. Senza più pensare tiratogli il collo
etc. lo fece arrostire. Necare pullos.
Cracà di corf. Cracidare di corbi. Crocitare vel crocire. Il canto de corbi. Lat.
Crocitus, us vel crocitatio, onis vel crociatio, nis; f. g.
Lodola. Allodola. Uccello noto; n’è di tre spezie, cioè cappelluta, panterana,
e mattolina. E l’allodole imitanti l’umane cetere col lor canto, gaie comincia-
rono a riprender il cielo. Alauda, ae. Galerita, ae. Cassita, ae.
194
Boarina. Tullurì. Boverina. Bovarina. Boatola. Muscicapa, ae vel budyta, ae
vel cinelus, i.
Ocanel. Fanello. Mal può durare il rosignuolo in gabbia; più vi sta ‘l calderi-
no, e più il fanello. Linaria, ae; f. g. vel miliaria, ae; f. g.
Rosignul, o lisignul. Usigniuolo. Uccello noto per la dolcezza del suo canto.
Luscinia, ae; f. g.
82 [v] Franguel. Pincione. Fringuello. Fringilla, ae vel frigilla, ae; f. g.
È mei un vuf in cú, che una galina domà. Meglio è pincione in man, che
tordo in frasca; e vale ch’egli è meglio il poco sicuro, che l’assai, e dubbioso.
Praesentem mulge; quia fugientem insequeris. Proverb.
Calandra. Calandra uccelletto noto, che si tiene in gabbia per amor del suo
canto. Acredula, ae vel calandra, ae; f. g.
Frisò. Fresone. Fringuello grosso. Ossifragus, i vel chioris, idis.
Merlo; Merla. L’à pasat la merla ol po. Merlo. E gia di là dal rio passato è
‘l merlo. Dicesi per lo più di donna, che per età le sia mancato il fior della sua
bellezza. Merula, ae. Fuere quondam strenui milesii.
Merlot. Merlotto. Merlo giovane. Pullus merulae.
Pasera solitaria. Passero solitario. Passer mai solitario in alcun tetto non fu
quant’io. Passer solitarius.
Dord. Tordo. Il marin tordo, il bottaccio, il sassello. Turdus, i.
Dresa. Tordela uccello della spezie de tordi, ma più grande. Turdus maior vel
turdela vel brepanis, is.
Sdordì. Tordo piccolo. Tylas, dis.
Poiarana. Spaiarda. Avis lutea.
195
Spionz. Spinzago. Numenis, is.
Siglot, o siflot. Monaco. E ‘l monaco, ch’è tutto rosso, e nero. Pyrrhula, ae.
196
Becamei. Migliarina. Fringilla lutea.
197
Tetarais come una pasera grosa. [...].
Cotorna. Starna. Le starne, li fagiani, e i tordi grassi. Coturnix, cis vel avis
externa.
Pernis. Pernice. È un uccello, che per bontà di sua carne sempre è cacciata per
gli uccellatori. Perdix, cis; m. g. Chi ha cura, o allieva i fagiani, Lat.
Phasianarius, ii; Phasianamocus, i.
Fasana. Fagiana. E d’intorno alla fagiana pogiarsi. Lat. Phasiana, ae; f. g. vel
avis phasiana.
Gal de montagna. Gallo salvatico. Tetrao, onis vel urogallus vel caledris, is.
Roncaz
Tortora. Tortola. Tortora, e tortore. Tortola è un uccello, che mai non fa fallo
al suo compagno. Turtur, ris; m. g.
Oca salvadega. Oca salvatica; o tarda, o starda. Olis, idis vel avis tarda.
Osei d’otra sort. Uccelli di spezie diversi dagli altri. Aves indolis ab aliis
diversae.
Dard. Rondò. Rondone. Spezie di rondine. E bel veder volar sono i rondoni.
Apodes vel apus, odis vel cypsellus, i.
198
Struz. Struzzolo. È un uccello grande, ed ha le penne si come uccello, e
gambe, e piedi si come cammello. Struthiocamelus, i.
Cign, de cign. Cigno, o cencero. Con l’ale aperte, che parean di cigno. Olor,
ris. Cychnus, i; m. g. vel cycnus, i. Di cigno. Olorinus, a, m. Cygneus, a, m.
Grua. Gru, o gruga. Gru sono una generazione d’uccelli, che vanno a schiera,
come i cavalieri, che vanno alla battaglia etc., e sempre ne va uno avanti come
gonfaloniere. Grus, is. La gruga è un uccello, che fa passaggio il verno alle
parti calde, e la state alle parti fresche.
Buba. Bubbola, o upupa. Upupa è un uccello con una cresta in capo, e vive di
cose putride, e laide, e però ha il fiato puzzolente molto. E rizza l’upupa la cre-
sta. Upupa, ae.
199
84 [v] Osei, ch’impara a parlà, sesgha ‘nsegna. Uccelli, che imparano a parlare, se
loro s’insegna. Aves quae loqui discunt, cum docentur.
Gaza carnera. Puta. Berta. Gaza. Gazza. Mulacchia. Uccello di color bian-
co e nero, atto a imitar la favella umana. Pica, cae vel graculus, i; vel mone-
dula, ae. Le gazze son nere, e bianche, e le taccole sono tutte nere. Putta, dicia-
mo a gazzera, mulacchia, o ghiandaia ammaestrata a favellare. Si diliberò
d’allevare una di queste putte, che voi chiamate ghiandaie. Ghiandaia. Uccello
noto di piuma varia. Pica glandaria vel varia.
Crof, o corf. Corbo. Il corbo è un uccello graande, e tutto nero, e quando vede
nascere i suoi figliuoli con le caluggini bianche etc. Corvus, i.
Corvet, o corvatì. Corbicino. Corvo piccino, o più comunemente, corbacciot-
to. I corbi non nutricano i corbicini loro, che nascono bianchi infinatanto che
cominciano ad esser neri nelle penne. Corvi pullus.
Cornaz. Crofò. Corbaccione.
Vers dol crof; che fà cro cro. Crocidare, o crocitare. Lasciò alle rane il gra-
cidare, e a corbi il crocidare. Crocire. Crocitare.
Osei da caza, e de rapina. Uccelli da caccia, o cacciatori, e di rapina. Aves
aucupes, et praedatrices.
Aquila. Aquila. L’aquila è con la miglior veduta, che nessun altro uccello del
mondo, e vola si in alto, che l’uomo perde la sua veduta. Aquila, ae. Aquila
clarissima oculorum acie.
Aquila nigra. Aquila nericcia. Aquila nigricans; dicitur valeria, quia viribus
praecipua est. //
85 [r] Aquilot, aquilì. Aquilino, aquilotto. Pullus aquilinus vel pullus aquilae.
D’aquila, aquilì• Aquilino, aggiunto al naso dell’uomo, il qual sia adunco a
similitudine del becco dell’aquila. Aquilinus nasus.
200
Vers di aquile. Clangere (parola moderna). Clangere.
Astor. Astore. Gli astori sono della natura degli sparvieri. Astur vel accipiter
stellaris; vel subluteo, onis; m. g.
Terzùl. Terzuolo, il maschio dell’astore. Son detti terzuoli, perchè tre per nido
ne nascono insieme.
Voltor. Avoltoio. Quando vola vedendo dall’aere alcuno corpo morto in terra,
si cala ad esso. Vultur, ris; m. g.
Ariò. Aghirone. Uccello, che si usa ne luoghi acquosi, è di più spezie, tenuto
nobile per la sua caccia, e per le penne di pregio, che alcuni hanno in testa.
Ardea, ae. Garzetta; spezie d’Aghirone. Ardeola, ae.
Andà a caza col falcò. Falconare, andare a caccia col falcone, e a far volare il
falcone. Falcone venari.
Chi governa i falcò. Falconiere, che governa i falconi. Alcuni falconieri nar-
rano molti modi di governare i falconi. Falconum custos.
85 [v] Ganivel. Gheppio. Acertello. Fottivento. Cova per le torri, e per l’alte fabbri-
che. Son camerata mia mulacchie, e gheppi. Tinnunculus, i; m. g.
Nibol. Nibbio. Meglio sarebbe, come rondine volar basso, che come nibbio
altissime ruote fare. Milvus, i vel milvius, ii.
201
[...]. Smeriglione. Smeriglio grande. Uccello di rapina. Vidi da quel cerreto
uno smeriglione levarsi, e cercere il cielo. Nisus, i vel aesalon, is.
Chi governa i osei da caza. Strozziere, quegli, che custodisce e concia gli
uccelli di rapina, che servono per la caccia. Accipitrum custos.
Sparaver novel. Sparviere novello; che non ha mutate le prime penne d’un
anno. Accipiter annotinus vel neopterus.
Da nì. Preso nel nido. Nidularius.
Ches dumestega. Docile. Docilis.
Che stanta a dumestegas. Ritroso. Contumax.
Trop gras, corpulent. Troppo grasso, corpulento. Rubitior vel obesior.
Maestrat, dumestech. Dimestico, dimesticato. Cicuratus. Cicur.
202
Bernard mul. Civetta maschile ritrosa. Noctua contumax vel reluctans.
Civetta, che canta. Lat. Noctua garrula. Noctua dicta quia noctu canit et vigi-
lat.
Vischi. Vischio. Pania. Materia tenace fatta di vischio fruttice, che nasce sopra
i rami d’alcuni alberi. Viscus, i. Viscum, i.
Chiapat sul bachetò, dag sul bachetò. Preso sul panione, o dal panoine.
Innescato. Gli uccelli si prendono col vischio, over pania in molti modi. Si
nelle amorose panie s’invescò. Visco correptus.
Zambel. Zimbello. Uccello legato, e tirato con uno spago si fa svolazzare per
allettare gli uccelli.
203
Invischià. Inveschiare. Invischiare. Inviscare. Innescare. Visco oblinire.
Covertor. Parete. Aiuolo. Copertoio. Parete diciamo ancora a una rete, che si
distende in sur una aiuola detta paretaio, con la qual rete gli uccellatori piglian
gli uccelli coprendogli. Siano due reti grandi poste in ciascun capo, sicome reti
gli aiuoli, i quali alcuni copertoio chiamano. Plagae, arum.
Tend i covertor, o metei zò. Tender le pareti. Due reti assai lunghe, e alte
etc., che volgarmente si chiamano pareti, e tendonsi in prati, o in vie, ed in
campi, e presso ad acque di lungi l’una dall’altra, quanto è la lor lunghezza.
Tendere plagas.
Aste da convertor. Staggi. E questa rete è simile a una parete, e ha due stag-
gi lunghi, e così quella rete cuopra li staggi, overo bastoni, ch’alzan la rete.
Amites, um; m. g.
Ret. Rete. Strumento di fune, o di filo tessuto a maglia per pigliar fiere, pesci,
uccelli. Ne son di diverse maniere, e secondo quelle diversificano il nome loro.
Rete, tis vel cassis, is vel plagae, arum.
Magia de ret. Maglia di rete; i vani della rete. Elli mise nella rete i piedi suoi
e passa per le maglie di quella. Macula, ae. Plaga, gae.
Fileg de la ret da oselà. Filetti, quelle funicelle, che si legano da basso per
tenerla tirata. Funiculi, orum.
Ligà la ret coi fileg. Affilettare, legare la rete con i filetti á basso. Rete avia-
rium inferne alligare funiculis. Funiculis firmare cassem vel vincire.
204
Sacha. Sacco; quella parte del panno della ragna dove riman preso l’uccello.
Plagiarius saccus.
Lagà ‘ndà zò la ret. Spannare la ragna; è il mandar giù il panno. Parve che ‘l
vento gli avesse spannato, e spinto sopra al siepe la ragna.
Anei de la ret. Campanelle della ragna, o alle quali s’attacca. Cornei anelli.
Magie de la ret, che scor. Maglie scorsoie, che scorrono. Plagae laxae vel
curraces vel agiles.
Otia. Frasconaia, o uccellare sust.; overo boschetto per tordi, a cui anche si
dice frasconaia, dove si pigliano alla pania li uccelli, ed in particolare li tordi.
Sylvula aucupii.
Tond dol rocol de det. Cerchio della ragnaia boschereccio. Arboreus circulus
interior aucupii.
Pasada dol rocol. Filare di pianticelle della ragnaia, o filare de’ pali della
ragnaia. Directe consitae vel palatae aucupii arbusculae.
205
87 [v] Distanza da u’ arborsel all’oter dol tond, o de la pasada dol rocol.
Spartimento degli arbuscelli della ragnaia si del cerchio, come del filare.
Directa, et concisa arborum aucupii descriptio.
Cigaler dol tond, e de la pasada dol rocol. Soffitto di curvati, o distesi rami
frondosi del cerchio, e del filare della ragnaia. Camera ramorum virentium cir-
cularis vel directi aucupii.
Spalera dol tond, e de la pasada dol rocol. Spalliera, e controspalliera del cer-
chio, o del filare della ragnaia. Arbustiva sepes orbicularis, et directi aucupii.
Spionera dol tabiot da rocol, o da covertor. Spiraglio della visiera del fra-
scato sopra la ragnaia, o verso al paretaio. Spiraculum, i vel specula fronden-
tis testudinis.
Sborador, che si slanza zò dalla sboradora sovra i osei, che svolaza ato-
ren al rocol per cazai in da ret. Piuolo, che si scaglia dalla fenestrela del
frascato sopra gli uccelli per abbassarli, e per inretirgli. Bacillum vibratum
supra aves circumvolitantes aucupium, quo perterritae, et demissae irre-
tiantur.
Sborà i osei, traga ‘l sborador per cazai in da ret. Sbarrattare gli uccelli,
abbassargli col piuolo, e cacciarli entro alla ragna. Dissipatas, et demissas
aves bacilli volantis iactu irretire.
Scorezà co la boca e pestà zo’ di pè in quel mentre che si sbora i osei per
fai andà in da ret. Spetezzare con la bocca, e romoreggiare col pestio nel-
l’atto di sbarratare gli uccelli, perchè volino ratti ad accalappiarsi. Oris, et
pedum crepitu bacilli iactu prosternare aves perterritas, ut celeriter in cas-
sem trudantur.
Osei impiag in da ret. Uccelli impigliati nella ragna. Aves plagis intricatae.
Cavà, o tuù fò i osei de la ret. Cavare, o trarre gli uccelli della ragna. Educere
aves plagis.
Siulà. Zifolà. Fischiare, mandar fuori suono acuto, che si fa con la bocca. Lat.
Sibilare, sibilum. Edire.
206
Chiocador. Osel sot à la civeta in dol rocol. Schiamazzo; diciamo a quel tordo,
che si tien nell’uccellare in gabbia e si fa gridare, mostrandogli la civetta, accioc-
chè quei che son nell’aria si calino a quella voce. La frasca natural, la pania, e ‘l
vischio, e la civetta, e li schiamazzi, e ‘l fischio. Turdus glocitans vel glociens.
Zambel di oseleg in dol rocol. Zimbello; uccello legato a una lieva di bac-
chette, con la quale tirata con uno spago si fa svolazzare, per allettar gli uccel-
li. Avis volitans vel volatica ad aliarum illectum.
Zambelà, dà, o tirà ‘l zambel in dol rocol. Zimbellare; allettare gli uccelli
col zimbello. Quando l’uccello vede zimbellare. Excutere vel iactare volitan-
tes; vel volaticas aves ad aliarum illectum.
Bona pasada d’osei. Buon passo. Eleggi buon passo, che pigli più vallonate,
luogo rilevato, e piano, e senza posatorio d’intorno.
Schizà ‘l cò ai osei. Schiacciare il capo a gli uccelli. Frangere caput avibus.
Tend; o met zò la ret, i archeg, i laz. Tendere le reti, gli archetti, gli lacci.
Aveva teso il lacciuolo; sicchè avendo le reti indarno tese. Indarno tendi l’ar-
co, a voto scocchi. Tender l’arco per caricarlo. Arcum tendere.
Archet da chiapà i osei. Archetto è una sorta di laccio, con cui si pigliano gli
uccelli. Arculus, i vel tendicula, ae.
Conzà l’archet. Caricar l’archetto. Arculum tendere.
Taca dol archet. Cocca dell’archetto; tacca, entro a cui per piccol foro s’infi-
la lo spago dell’archetto, e vi si pone il fuscello, o la chiave, che ritiene il grop-
po dello spago medesimo. Crena, ae.
Trarùl dol archet. Fuscello, o chiave dell’archetto, che si ficca nella cocca; o
scattatoio, che ferma il gruppo del lacciuolo, acciò non scorra, e quando scoc-
ca, il lacciuolo si restringe. Lignea clavicula, ae.
Ol trà dol archet. Scocco, lo scoccare dell’archetto. Arculi laxatio, et laquei
restrictio.
Spag largat sovra ol trarul. Lacciuolo allargato sul fuscello, e fermato su la
cocca col gruppo. Loqueus laxus.
207
Tisa, o tesa d’archeg, de laz, de reg, de bachetò. Tesa si dice al luogo accon-
cio per tendervi le reti, i lacci, gli archetti, e i panioni, Locus aptus tendiculis
plagarum, arculorum, et virgarum viscatarum.
Lacera. Laz. Lacciuolo, laccio. Mille lacciuoli in ogni parte tesi. Anche si
fanno molti lacci delle setole del cavallo in una funicella della detta materia
tessuta, e cotai lacci si tendono. Laccio è un legame a
88 [v] foggia di cappio, che scorrendo lega, e strigne subitamente ciò, che passandovi
il tocca. Come i pesci son presi all’amo, e gli uccelli al lacciuolo. Loqueus, ei
Aviarul. Aiuolo, rete da pigliar uccelli, che s’adatta in sul piano, o aia dove è
fatto l’escato.
Trapla, o trapel. Schiaccia, che è un ordigno per pigliare gli animali, ed è una
pietra, o simil cosa grave sostentata da certi fuscelletti posto in bilico, tra i
quali si mette il cibo, tocchi scoccano, e la pietra cade, e schiaccia chi v’è
sotto. Nassa, ae.
208
Piombì. Rondine marina. Colymbas, dis.
Corf de mar. Corvo marino. Marangone. Corvus calvus vel acquaticus vel
phalacorax, cis; m. g.
Sgnepì. Anitrino.
89 [r] Galineta. Gallinella. Glotis, idis; f. g.
Gavarel, o Gavò
Copi
Albagn
Scach
Scachet
Canarúla
Galet
89 [v] Acqua
Aqua. Acqua, uno de’ quattro elementi delle cose generate etc. la qual è fred-
da, e umida, che circonda la terra, e la divide in diversi luoghi. Aqua, ae est
elementum frigidum, et humidum terram undique ambiens, et interfluens.
Efeg del aqua. Effetti dell’acqua sono. Effectus aquae sunt.
Molificà quel, ch’è dur. Ammollire i corpi sodi. Mollire corpora solida.
Dà più facilmet la forma à quel ch‘è meschiat. Introdurre la forma più age-
volment ne corpi misti. Mixtorum formas facilius introducere.
Sminuì ‘l trop calor dol fúch. Temperare il troppo calor del fuoco. Nimium
ignis calorem temperare.
Bagnà la tera, e fá che la frute. Daquà. Innaffiare e fecondare la terra.
Irrigare et faecundare terram. Adacquare. Lat. Adaquare. Far adacquamento.
Irrigationem facere.
209
Lozà i pes. Alloggiare, o albergare i pesci. Excipere pisces.
Aqua corent. Acqua viva, di vena corrente. Aqua viva, iugis, perennis.
Aqua che merz fò de la tera che zem fò de la tera. Acqua, che mea. Aqua
means. Acquitrino, o gemitio, che è il gemere, che fa la terra per lo ritenimen-
to dell’acque piovane.
Aqua morta. Acqua morta, stagnante, che stagna; si dice dell’acqua, che s’in-
firma. Aqua reses vel stagnans vel languida vel consistens.
Aqua santa o benedeta. Acqua benedetta, o santa. Aqua lustralis vel piacu-
laris vel sacra, benedicta.
Aqua piovana. Acqua piovana. L’acqua piovana avvegna che sia fredda
impertanto non ha eccedenza di freddo. Aqua pluvia vel coelestis.
Aqua trobia. Acqua torba, o torbida, o alba, albiccia, alquanto torbida. Aqua
turbida, lutulenta vel turbata vel obturbata.
Aqua chiara, come u’ cristal. Acqua limpida, chiara. Aqua limpida, perspicua.
Aqua, c’ha dol mineral. Acqua alluminosa, che tien qualità d’allume. Ancora
dopo l’acqua alluminosa, e pontica. Aqua alluminosa vel alluminata.
210
Aqua brusca, amara. Acqua pontica, amara. Aqua amara. Aqua acida.
90 [r] Aqua da bif. Acqua da bere. Aqua poculenta,vel potulenta.
Aqua, che schita, o salta fò. Acqua, che schizza, o salta fuori da cannoncel-
li. Aqua saliens, emicans, erumpens, affluens, siphunculis.
Aqua salada, o salsa. Acqua salsa. Aqua salsa. Suoi stovigli con la rena, e con
l’acqua salsa lavava, e faceva belli. Aqua salsa vel salita.
Savagiada. Guazzata, dibattu. Agitata.
Boienta. Bollente. Ebulliens.
Boida. Bollita. Fervefacta.
Scotenta, o sbroieta, che sbroia, che pela. Fervens.
Colda. Calda. Calida vel calda.
Tepida, o tivia. Tepida. Tepida, egelida.
Cochia. Cotta. Decocta.
Infangada. Fangosa; fecciosa. Lutosa, limosa, feculenta.
Ferma. Ferma, non corrente. Stativa.
Sana. Sana. Salubris.
Malsana, pessima. Malsana; cattiva. Insalubris, vitiosa, deterrima.
Regoida da la piuva. Raccolta di pioggia. Imbre collecta.
Grosa, o grassa. Grossa, o grassa. Crassa; pinguis.
Greva, o legiera. Grave, o lieve. Gravis, aut levis.
Guasta. Corrotta. Corrupta.
Forta, che pia. Forte. Caustica vel acris.
De nif. Di neve. Nivalis.
Che spuza. Putente; fetente. Putida.
Che cor tra mez. Scorrente per mezzo. Interfluens.
Corenta. Corrente. Profluens vel affluens, fluens manans, currens.
De canò. Di doccione. Saliens.
De fontana. Di fontana, o fontanea. Fontana,vel ex fonte.
De palud. Di palude. Palustris, is.
De fium. Di fiumara, di fiume. Fluviatilis vel fluvialis.
De colina. Di colle. Collina.
De poz. Di pozzo. Putealis vel puteana.
Nascent. Acqua sorgente. Scatens, nascens, scaturiens, erumpens
De cisterna. Di cisterna. Cisternina.
De lag. Di lago. Lacustre.
De mar. Di mare. Marina vel amara.
Netta. Purgata, senza mota, o fango. Aqua illimis.
Sporca. Lorda. Inquinata.
Sutila. Sottile. Tenuis.
D’aquedut. D’acquedotto. Caduca.
Continua. Continua,che non manca mai. Aqua iugis vel perennis.
Lampicada, o stilada. Lambiccata, distillata. Distillata, stillata, stillatitia.
De rocca. Di roccia. Saxo fluens.
De nif. Di neve. Nivalis, de nive, ex diluta nive.
Schieta. Pura. Pura.
Serada. Chiusa, o rinchiusa. Conclusa.
Bocalot, che fà in fora l’aqua piuvana. Gallozza, gallozzola. Essa è si come
le gallozze, o sonaglio nell’acqua, che nascono al tempo delle piove. Bulla, ae.
211
Aqua, che fa i bocalog. Acqua, che fa bolle, o sonagli. Aqua bullans vel bul-
lis stelians.
90 [v] Contr’aqua. Contro la corrente. Lat. Adverso flumine vel amne.
A segonda del aqua. Con la corrente. Lat. Flumine vel amne secundo.
Guad; aqua bas. Vado, o guado, luogo del fiume, dove può passarsi senza
navilio. Vadum, i.
Pas da pasà l’aqua. Passatoio; sasso, o pietra, che serve a passar fossati, o
rigagnuoli.
Ol zem o merz fò. Gemito, che è quella poca acqua, che si vede in alcuna
grotta quasi sudare. Un gemito più tosto, o piccol rivo.
Che piuvisna. Tep da piuvisnà. Piovigginoso; umido per leggier pioggia. Es-
sendo tempo piovigginoso. Imbridus vel imbricus, a, m.
Aqua, che piuf. Piuva. Acqua invece di pioggia, o di piova. Acqua minuta, e
cheta, che tutta s’impinguava nella terra. Imber, ri. Pluvia, ae.
212
Descoconat, rot. Tep descoconat. Acquazzoso, piovoso. Piccol fiume ne’
tempi estivi poverissimo d’onde, e abbondante di quelle negli acquazzosi.
Pluviosus. Aquosus.
213
Mar picol. Maricello; piccol mare; golfo. E pacifico questo piccolo maricello.
Marina; mare. Marsilia, come voi sapete è in Provenza sopra la marina posta.
Dret, o redet a la riva dol mar. Marina marina; lungo la riva del mare. E di
quindi marina marina si condusse infino a Trani. Prope littus.
De mar. Marino; di mare. Marine conche con un coltello dalle pietre spiccan-
do. Marinus, a, m.
Onda. Onda, parte d’acqua, che ondeggi. Non d’altra, e tempestosa onda
marina. Unda, ae. Fluctus, us.
Onde de mar in borasca, che s’alza. Cavalli, o Cavalloni si dicono a que’ gon-
fiamenti del mare quando è in fortuna. Cavalli del mare da venti si levano in
grandi montagne. Onde altrimenti detti cavalloni, che duo contrari venti fanno
urtare. Vortex, cis. Maroso, fiotto di mare, detto anche cavallone; quasi che l’on-
de dal molto alzarsi rassomigliano al moto de cavalli saltanti. Nave ornata, e for-
nita di vele a contrastare ogni maroso. Aestus,vel fluctuum agitatio.
Mar in fortuna, che sbat, e ‘l rop i onde. Mare, che frange. Dicesi il mar
frange, quando le sue onde ripercosse si rompono. Stanca senza nocchiero in
mar che frange. Come fa l’onda là sovra Cariddi, che si frange con quella, in
cui s’intoppa. Mare fluctuans.
214
Onda de mar sbatida, e rota. Frangente, ondante, e tempestosa. E medesima-
mente lo mare ne cresce, che allora ne gitta grandissimi frangenti. Fluctus, us.
Luch streg de mar. Stretto di mare. Luogo angusto di poca larghezza. Passaro
per lo stretto di Sibilia, e vennero in questo nostro mar corseggiando. Fretum, i.
92 [r] Frem. Stranz i deg. Fremere, far romore, strepito, proprio del mar tempesto-
so. Lat. Fremere. Fremire. Fremitare. Fremitar con li denti; e a smaniare con
gran furore.
Fracas dol mar in borasca. Fremito. Strepito, romor di voce. Lat. Fremitus, us.
Isola. Luch in mez all’aqua. Isola, paese, o territorio racchiuso d’ogni intor-
no da acqua. Inghilterra con l’isole, che bagna. Insula, ae.
Isoleta. Isoletta. Giace oltra, ove l’Egeo sospira, e piange un’isoletta. Parva
insula.
Penisola. Penisola; paese cinto da acqua per due parti. Peninsula, ae vel cher-
sonetas; f. g.
Lúch de mar streg framez a una penisola, e tera ferma, che s’alza, e ‘l li
liga insem. Istmo, colle, o parte di terra nel mare congiunta con terra ferma.
Isthmus, i; m. g.
Port de mar. Porto di mare. Luogo nel lito del mare, dove per sicurezza rico-
verano i navili. In tutte le terre marine, che hanno porto. Portus, us.
Mol. Molo, fabbrica fatta in mare, per difender il porto, ed i navili dalle tem-
peste. Lat. Pila, ae; f. g.
Spiaza de mar. Piaggia, o spiaggia; cioè lito, che scende dolcemente nel mare.
Percorse a certe piagge nel mar maggiore. Ond’ei si gittar tutti in sù la piag-
gia. Undosa maris ora.
Riva dol mar. Riva, estrema parte della terra, che termina, e soprasta all’ac-
que. Ripa, ae. Rivaggio. L’isola di Poncia fu abitata da Volsci, perocchè ella
siede contra lo lor rivaggio. Ora, ae.
Lido. Lito, terra contigua al mare. Lido. Per cercar terra, e mar da tutti i lidi.
Quando la barca ferì sopra ‘l lito etc. Littus, oris; n. g.
Sponda, o costa de mar. Sponda, costa di mare. Nella quale, presso assai a
Salerno è una costa sopra il mare riguardante; la quale gli abitanti chiaman la
costa d’Amalfi. Littus prominens. Promontoriolum, i. Littoralis ora.
215
Rivera de mar. Riviera. Riva. Verso una fiumara alla riviera, della quale etc.
Sù la trista riviera d’Acheronte. Ripa maris; vel ora maris abrupta.
Mol. Molo; riparo di muraglia contro all’impeto del mare, che si fa a porti.
Onde i Genovesi presono il molo. Portus, us. Agger, eris; m. g.
Scoi, o corna in mar. Scoglio; masso in riva al mare, o dentro nel mare. Di
scoglio in scoglio andando marine conche con un coltello da pietre spiccando.
Che la nave percosse ad uno scoglio. Scopulus, i.
Secha, lúch de poc fond d’aqua. Secca. Luogo infra mare, che per la poca
acqua è pericoloso á naviganti. Sopra l’isola di Cefalonia percosse in una
secca. Brevia, um; n. g.
92 [v] Restà, o andà in sech. Rimanere in su le secche. In brevia incidere.
Avì borasca de mar. Correr burrasca; vale correr pericolo. Subire periculum
maris, naufragii.
Bonaza. Calma. Bonaccia. Malacia, ae. Lo stato del mare in calma e in tran-
quillità.
Oceano. Oceano. Nome di mare; talora significa tutto il mare, e talora parte di
esso. Cominciando dal mare oceano, e Paradiso terrestre. Oceanus, i.
216
Mediteraneo. Mediteraneo. Mediterraneum.
Arcipelago. Egeo. Egeum.
De S. Zorz. Di San Giorgio. Praepontis, dis; f. g.
Nigher. Negro. Pontus Euxinus.
Paluda meotida. Palude meotide. Palus meotis, dis; f. g.
Mar mort. Mare morto. Di Barchù. Mare Caspium.
D’Albania. Ionio. Ionium.
D’Adria. Adriatico. Hadriaticum.
D’Africa. Di Africa. Africum vel Libycum.
De Barbaria [?]. Atlantico. Atlanticum.
De Calabria. Ausonio. Ausonium.
93 [r] Mar de Cadiz. Mare di Cadis di Spagna. Mare Gaditanum.
de Candia. Di Candia. Creticum.
de la China. Eoo. Eoum
Zelat. Congelato. Glaciale.
de Costantinopoli. Elesponto. Hellespontiacum.
de Dalmazia. Di Dalmazia. Illiricum. Dalmaticum.
d’Egit. D’Egitto. Aegyptium.
d’Etiopia. D’Etiopia. Aethiopicum.
de Franza. Di Francia. Gallicum.
de Trislanda. Di Trislandt. Germanicum.
de Guascogna. Di Guascogna. Aquitanicum.
de Guiland. Di Guilan. Hircanum.
d’Olanda. D’Ollanda. Germanicum.
d’India. D’India. Indicum.
d’Inghiltera. D’Inghilterra. Brittanicum.
d’Irlanda. D’Irlanda. Virginium. Hibernicum.
d’Islanda. D’Islanda. Calcedonium. Cronium.
Leon. Leone. Ligusticum.
de Macedonia. Di Macedonia. Macedonium.
Mar Magior. Mare Maggiore. Euxinum.
de Maiorica, e Minorica. Di Maiorica, e Minorica. Balceanicum.
de Mandria. Di Mandria. Mitovum vel Icarium.
de Marmora. Di Marmora. Preopontis.
de La Meca. Della Mecha. Erytheum. Sinus Arabicus.
de Negropont. Di Negroponte. Euboicum.
de Nicaria. Di Nicaria. Icarium.
de Norvegia. Di Norvegia. Cronium.
de Persia. Di Persia. Persicum. Sinus Persicus.
de Rodi. Di Rodi. Rhodium.
de Sardegna. Di Sardegna. Sardoum.
de Scarpant. Di Scarpanto. Carpathium.
de Scozia. Di Scotia. Caledonium.
de Setelia. Di Settelia. Pamphylium.
de Sicilia. Di Sicilia. Siculum.
de Soria. Di Soria. Syriacum vel Sirtum.
de Spagna. Di Spagna. Ibericum.
93 [v] Mar de la Tana. Mare de la Tana. Maeotis, dis; f. g.
de Tartaria. Di Tartaria. Mare Scithicum vel Sarmaticum.
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de Terbestan vers la Sogdiana. Di Terbestan. Caspium.
Di Toscana. Di Toscana. Thirrenum. Tuscum vel Inferum.
De Venezia. Di Venezia. Hadriaticum vel Superum.
De le Zabache. Delle Zabacche. Meotis.
De là dal mar. Di là dal mare. Transmarinus, a, m.
Alto mar. Alto mare. Mauritania finisce nell’alto mar d’Egitto.
Mare profundum.
Inondà. Inondare. Si dice delle acque, quando uscite de lor termini allagano il
terreno. Per lo crescimento, e abbassamento de luoghi prossimani inondano, e
ricuoprono le terre. Inundare.
Mandà, a bif. Negà. Sofegà. Affogare. Uccidere altrui col chiudergli la respi-
razione, il che più comunemente s’intende dell’acqua, perchè non vi si può
morire altrimenti. Fu per forza preso, e affogato nel Po. Submergere.
Cazà in l’aqua vergot, e tiral fò subit. Tuffare. Sommergere in acqua che che
sia, o in altro liquore cavandolne subitamente. Nella chiara fonte il tuffò.
Immergere. Mergere.
Chi caza in l’acqua vergot, e ‘l tira fo’ subit. Tuffatore, che tuffa.
Ol cazà in l’aqua vergot, e tiral fò subit. Tuffo, il tuffare. E tanto per gran
tuffi si rabuffa, che surge in Etiopia, e quivi rompe.
94 [r] Negà, mandà a bif. Annegare; uccidere altrui col sommergerlo. Affogare.
Molti ne annegarono, e ne gittarono in mare all’isoletta della Meloria.
Submergere.
Negas. Annegarsi. Lei in mare già eran più anni passati essr annagata. E quel-
la s’annegò con l’altro incarco. Submergi.
218
Bagnà ù tantì in vergot de liquid ug ù dit. Intignere. Tuffar leggiermente in
cosa liquida che che sia. Colui, che intigne meco la mano nel catino mi tradi-
rà. Intingere; u. g. Digitum.
Bagnà. Bagnare. Sparger materia liquida sopra che che sia, ed è più che d’al-
tro proprio dell’acqua. Madefacere. Aspergere.
Moi. Molle; asperso d’acque, o d’altro liquore; bagnato. Ora essendo essi
alquanto andati, e tutti molli veggendosi. Humefactus.
Gotì. Gocciolo. Goccia. Guai dunque a quelli, che contenti di questa gocciola
lasciano la fontana. Gutta, ae. Stilla, ae.
Gotà. Gocciare; gocciolare. Cascare a gocciole. Era acqua fredda come gielo,
la qual gocciola d’una pietra. D’una fessura, che lagrima goccia. Guttare; vel
stillare.
Vena d’aqua, che boi sù da tera; ò buta sù. Bulicame. Vene d’acqua, che sor-
gon bollendo. Vi mandavano gli infermi per cagione de’ bagni, che escono del
bulicame. Parea, che di quel bulicame uscisse. Scaturigo, inis. Scatebra, ae.
94 [v] Vena d’aqua. Rampollo, piccola vena d’acqua surgente dalla terra. Piccolo
prun fa siepe; poco rampollo fa fiume. Scatebra, ae.
219
Ol boi sù de l’aqua, ol nas sù da la tera. Rampollamento: il rampollare.
Chiaro, e dolce rampollamento della fonte nascosa dagli occhi di tutti gli
uomini. Scaturigo, inis.
Che boi, o nas sù, o aqua nascenta. Rampollante, che rampolla. E di villate
piene di fontane rampollanti. Scaturiginosus, a, m.
Scaturì fo’, vegn fo’ de l’aqua da la tera, o dai corne. Scaturire, proprio lo
scoppiare, o uscir dell’acque dalla terra o da massi. Come da due fontane
cominciarono a scaturire. Scatere; vel scaturire.
Pisà, butà, o saltà fo’ dell’aqua, o de oter licor, o pisolà fo’. Spicciare; sgor-
gare; scaturire uscir con forza proprio de’ liquori. Tacendo divenimo là ve
spiccia fuor della selva un piccol fiumicello. Come sangue, che fuor di vena
spiccia. Scatere. Scaturire.
Schizà. Schizzare. Minutamente schizzare. Era un fiumicello, il quale d’una
valle, che due di quelle montagnette divideva, cadeva giù per balzi di pietra viva,
e cadendo faceva un rumore a udire assai dilettevole, e sprizzando pareva da
lungi ariento vivo, che d’alcuna cosa premuta minutamente sprizzasse. Prosilire.
Sbrofà, o sborfà. Spruzzare; spruffare, sprazzare, leggiermente bagnare, e si
fa, o con la bocca socchiusa mandando fuor con forza il liquore, che vi s’ha
dentro, overo con le dita bagnate, o con ispazzole, o granatini. Tutte costor di
queste spruzzarono. E queste spruffare si vogliono con l’acqua mulsa.
Conspergere. Aspergere.
Sborfà lezermet. Spruzzolare. Leviter aspergere.
Sbrofat, o sborfat. Spruzzato. Si ponga in canali di legno ancora ramerino
cotto in acqua molsa raffredato, e spruzzato. Leviter asperus.
Sbrofada, o sborfada. Spruzzo, sprazzo. Che se lo spruzzo in tal modo ha da
durare. E per oltraggio de rinfranti sprazzi. Aspersus, us.
Schixà fò, saltà fò. Bor fò. Schizzare. Saltar fuora proprio de liquori, quando
scaturiscono piccoli zampilli con impeto, o quando percossi saltan fuora con
violenza. Pareva, che gli occhi della testa schizzar volessero.
95 [r] La vipera crudel tosto si rizza; e tosto per bocca gli schizza. Erumpere.
Saltà fò à schig a fil del aqua. Zampillare; uscire per zampilli, o mandar fuora
zampilli. la dove il sangue per tutto zampillava.
220
Fil d’aqua, che schita fò. Zampillo; sottil filo d’acqua, che schizza fuori da
piccolo canaletto. Saliens aqua.
Lac. Lago. Radunata d’acque perpetue, che sorgono nello stesso luogo, ov’el-
le s’adunano. Un lago, che per gielo avea di vetro, e non d’acqua sembiante.
Lacus, ci. Laco parola poetica.
221
Fiúm, chà tant pes. Fiume di molto pesce. Amnis piscosus, a, um; vel fluvius
pisculentus.
Boca del fium. Bocca del fiume per la foce. Alla bocca del porto di Brandizio.
Fauces; f. g. vel Ostium, ii.
Fiúm, che cor tra i muraie. Fiume, che corre tra le mura. Lat. Amnis inter-
muralis.
Fiúm, che cor a bissa. Fiume serpeggiante. Lat. Amnis flexuosus vel sinuosus.
De fium. Fiuminale, di fiume. L’acqua fiuminale per via circolare esce dal ma-
re, e ritorna in esso. Fluvialis, le.
Fiumatico, di fiume. È chiamato canal fiumatico, perchè nasce nel fiume Nilo.
Fluviaticus, a, m.
Fiumale; di fiume. Racconterò la favola del fiumale cecero. Fluviatilis, le.
Fluvialis, le.
Gorgoi de fium, dove l’è più olta l’aqua. Crescenza di fiume, il maggior
fondo. Nella più presso crescenza del fiume. Gurges, tis.
Fium, che torna in drè. Fiume reciproco, che torna indietro. Lat. Amnis reci-
procus vel refluus, a, m.
Fiúm. Riviera per fiume. E avendo a passare una piccola riviera, ma era pro-
fonda. Flumen, nis.
222
Che cor, o mena vià. Rapido velocissimo. Rapido fiume, che d’alpestre vena
vale anche per rapace. Rapidus, a, m.
Aqua più basa, guad, dove as pasa. Guado, o vado; passo d’acque. L.
Vadum, i.
Sguaz. Guazzo. Luogo pien d’acqua, dove si possa guazzare. Poi si rivolse, e
ripossossi il guazzo. Vadum, i. Lacus, ci.
Rop ol giaz. Proverb. Rompere il guado; vale essere il primo a fare, a tenta-
re di fare una cosa, prima d’ogn’altro. Glaciem scindere.
Che stà sovr’aqua. Che galla, o galleggia. Lat. Innabils; et hoc innabile.
Stà a pil d’aqua. Stare a galla. Anzi sono si lieve, che io sto a galla nell’ac-
que. Innatare vel fluitare, fluctuari vel fluctuare, vel innare. Gallando, o gal-
leggiando. Lat. Fluctuatim.
Nodà. Notare. L’agitarsi, che fanno gli animali nell’acque per andare, e
reggersi a galla. Notando quelli, che notar sapevano si cominciarono ad
appiccare a quelle cose, che per ventura loro si paravano davanti. Natare;
vel nare.
Nodà sover aqua. Notare a galla. Supernatare.
Sottaqua. Sott’aqua. Inurinare. Urinari.
De là. Oltra. Transnatare.
Insem. Insieme. Connatare.
A dirimpet. All’incontro. Obnatare.
Visì. Vicino. Adnatare.
De nag. Inanti. Praenatare.
Fò. Fuori, uscir notando. Enatare.
Che noda. Notante. Notatore. Che nota. Natans, tis. Natator, is.
Ol nodà. Notamento. Nuoto. Il notare. Natatus, us.
Che noda sot aqua. Notatore sott’acqua. Urinator, oris.
Nodà contr’aqua. Notare a ritroso. Adverso flumine nare.
Nodà drè all’aqua. Notare a seconda; cioè secondare il corso dell’acqua.
Secundo flumine nare.
No’ savì nodà. Non saper di nuoto. Chi non sapesse di nuoto s’affogherebbe.
223
96 [v] Metes a nodà. Mettersi a nuoto. Si mise a nuoto, e ritornossi al lito.
Nodà ora con dù braz, ora coll’oter. Passeggiare; modo di notare, che si fa
cavando ora un braccio, ora un altro vicendevolmente dall’acqua. Supernatare.
Rosta. Arzen. Pescaia. Riparo, che si fa ne fiumi per ritenere il corso dell’ac-
que. Argine. Arginale. Rialto di terra pesticcia fatto sopra le rive de fiumi per
tener l’acqua a segno. Acciocchè per li raccolti, ed alzati argini s’impedisca
l’abbondevol ritornamento dell’acque. Agger, ris.
Sariúla. Gora. Canale, per lo quale si cava l’acqua de’ fiumi mediante le
pescaie, o si riceve da fossati, che scendono da monti, per servigio di mulini,
o di qualsivoglia altra macchina o cateratta della gora delle mulina. Ductus, us.
Euripus, i; m. g.
Gorgoi. Gorgo. Luogo, dove l’acqua corrente è in parte ritenuta da che che
si sia, e rigira per trovar esito. Per quel sito, dove l’acqua abbia maggior pro-
fondità. E ne vennono nel più profondo gorgo del mare etc. Gurges, tis; m.
g. Ratto quella parte del letto del fiume, dov’è pochissima acqua, e molto
corrente.
A sgorgade. A sgorgo, con grande sgorgamento. Le quali docciano a sgorgo.
Affluenter.
Stagn d’aqua. Aqua morta. Stagno. Ricettacolo d’acqua, che sbocca da
fiumi, o dal mare, e quivi si ferma e muore. Stagnum, i. Restagno. Luogo
dov’è acqua morta, e che non corre. L. Lavona, ae.
Ol no múes del aqua; stà ferma. Covare, si dice dell’acqua stagnante, che
non ha esito, e sta ferma. Stagnare, si dice dell’acqua che sta ferma. Non sta
piano, che vi stagni dentro l’acqua, e non sia troppo dirupinato. Il sito della
terra non sia si piano, che l’acqua vi covi, ne si repente che tutta se ne esca.
L. Stagnare.
Stagn grand’aqua. Stagnone. Stagno grande. Ne per piova da cielo cresciuta
per prova d’altro fiume aiutata passo e l’usato modo del suo stagnone.
Clugia d’aqua. Colta; ricetto, dove si raccoglie l’acqua della gora per darla al
mulino, o al vivaio, o peschiera etc. Aquilegium, gii.
Viver. Vivaio. Ricetto d’acqua mutato per uso di conservar pesci. Avendo
d’acqua viva copia fece un bel vivaio, e chiaro Vivarium, ii.
97 [r] Peschera. Peschiera; ricetto d’acqua per tenervi dentro de pesci . Vi si faccia
la peschiera, nella quale diverse generazioni di pesci si nudriscono. Piscina,
ae. Pescina. E ridurle in pescine, e laghi. Piscina, ae.
Uschiera de sariule. Cateratta; apertura a guisa di finestra fatta, per pigliar
224
l’acqua e per mandarla via à sua posta, e si chiude, e apre con la ‘mposta di
legno, si come le fenestre. Cataracta, ae vel septum, i vel emissarium, ii.
Canal. Canale; luogo per dove corre l’acqua ristretta insieme a similitudine d’una
canna divisa, e prendesi largamente per ogni luogo, dove corre acqua. Aperse una
finestra, la quale sopra il maggior canal rispondea. etc. Canalis, is; m. g.
Canig. Chiavica. Per un fossato, over fogna, che ricoglieva quasi tutta l’acqua
della cittade, e andava in Arno. Il cercavano nel chiaviche.
Sgorgà fò, vegn fò. Derivare. Sgorgare. Che uscì del fonte, onde ogni ver deri-
va. Emanare.
Fosat. Torent. Fossato, piccol torrente. Ogni fossato, che mettea intorno,
parea un fiume. La pioggia cadde, e a fossati venne. Torrens, tis.
Fosadel. Fossatello.
Fos. Fosso. Fossa grande. E come all’orlo dell’acqua d’un fosso , van le ranoc-
chie. Fossa, ae.
L’ha pasat la merla ‘l Po. E già di là dal rio passato è ‘l merlo. Come l’albero
Platano si gode di rivo. Vi mettono l’acqua per rivoli, o per solchi ordinati. Le
fontane erano chiare, e li ruscelli corrieno. D’un ruscelletto, che quivi discende.
Ram d’aqua. Ramo; per que rivi, che fanno i fiumi. L. Cornua. Passarono due
rami del fiume del Serchio etc. Il terzo ramo era così ingrossato per l’acqua
rienuta, che etc. Ramicello. Della fontana sopradetta procedevan molti rivi, e
ramicelli d’acqua.
97 [v] De fiúm. Fiumale, fiumatico. Lat. Amnicus, a, m; vel flumineus, a, m vel flu-
viatilis, le, vel fluviaticus, a, m.
Boca de fiúm. Foce. La bocca, onde i fiumi sboccano in mare. Insino nella
foce della Magra n’andarono. Dal fiume Tanai in Soldania, che mette foce in
sul mar maggiore etc. Per lo fiume del Nilo, che fa foce a Damiata in Egitto.
Fauces vel Ostium, ii.
225
Sbocà fò. Sboccare, dicesi propriamente de fiumi, o d’altra aqua simili quan-
do per la lor foce mettono in mare, o in altro fiume. L. Egeri vel egerere.
Sgorgà fò. Sgorgare, lo sboccare, e traboccare, che fanno l’acque nell’uscir del
gorgo. E ancora lo sgorgare di quell’empito dell’acqua, e del legname. Egerere.
Andà fò de sovra. Traboccare de fiumi; quando egli escano del letto loro per
la soverchia acqua. Redundare. Effluere.
Leg de fiúm. Letto. Lo suolo della terra; sopra ‘l quale si posan l’acque. E nel
suo letto il mar senz’onda giace. Alveus, ei.
Fontana. Fontana. Fonte. Ne tra chiare fontane, e verdi prati. Fons, tis; m. g. e f. g.
più usato.
Vasca de fontana. Conca. L. Labrum, i; vel crater, ris. Fontale; d’origine, ori-
ginale, a guisa di fonte, dal quale il fonte piglia il principio. L. Fontalis. Fonte;
luogo, onde scaturiscono l’acque. D’intorno alla gente si posero a sedere. Fon-
ti medicinali. Lat. Fontes medicati.
226
delle strade ripiene d’acqua di pioggia. Mi tienne così in un tratto veduto una
gran pozzanghera d’acqua, ch’era rimasa per una gran piova.
Poza. Pozza; luogo concavo, e piccolo pien d’acqua ferma. Così girammo
dalla lorda pozza. Lacuna, ae.
Impozas l’aqua. Stagnare l’acqua. Stagnare.
Pachiarela. Fangh. Mota, fango. Terra quasi fatta liquida dall’acqua. Lutum. Caenum.
Panchia. Pantà. Pantano. Luogo pien d’acqua ferma, e di fango. Palus, dis.
Cisterna. Cisterna. Ricetto a guisa di pozzo, nel qual si raccoglie, e conserva
l’acqua piovana. E mettevala in una cisterna forata, e rotta, sichè non ne rite-
neva niente. Cisterna, ae.
Chi ha cura di bagn, o de la stua. Stufarolo; maestro de bagni. Lat. Balneator.
Stufarola. Balneatrix, cis.
Bagn. Bagno. Luogo, dove sieno acque naturali, o artificiali. Veggendolo il
domandò, come i bagni fatto gli avessero pro’. Balneum, ei.
Bagn cold. Bagno caldo. E di ciò sono i bagni caldi, che l’uomo trova in diver-
se terre. Thermae, arum.
Bagn d’aqua fregia. Bagno d’acqua fredda. Frigidarium, ii.
Bagn publig. Bagno pubblico. Balnearia, orum vel balneae, arum; f. g.
[Bagn] picol. Bagno piccolo. Lat. Balneolum, i; n. g.
Bagn da sudà. Bagno da sudare. Sudatorium, ii.
Da bagn. Di bagni. Cosa attinente a bagni. Lat. Balnearis, re, vel balnearius, a, m.
Ingorgas, o ingosas l’aqua. Ingorgare; far gorgo. Per guado, che l’acqua del
fiume ingorgava sia diritto, che su spandeva per la città.
Ingorgat. Ingosat. Ingurgito. Qual soglion l’acque per umano ingegno stare
ingorgate alcuna volta, e chiuse.
Grondanà, o grondà. Grondire; il cader, che fa l’acqua dalle gronde. E le tende,
e i padiglioni della detta oste si grondavano d’acqua. Effundi vel effluere.
Filet d’aqua. Filo d’acqua.
Filà del aqua ò dol sangò, o dol vì. Filare, cioè non a gocciole, ma distesa-
mente, e sottilmente versar l’acqua , il sangue, o il vino. Gocciolato. Sparso di
gocciole. Lat. Guttatus, a, m.
Stila, o gota. Gotì. Gozì, o gotina. Stilla, piccola gocciola. Stilla d’acqua non
vien da questo fonte. Stilla, ae. Gocciolina. Lat. Guttula, ae.
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Vegn zò l’aqua a gote a gote. Piuvisinà. Stillare. Uscire a goccia, a goccia.
Scaturire. Guttatim fluere. Che di si profonda fontana stilla. Per lo cader del-
l’acqua minuta dal cielo. Spruzzolare. Stillare. Il terzo dì comincierà a stillare
minuto, e poco. Leviter pluere.
98 [v] Gota, o goza, che ve zò. Goccia, che cade. Lat. Gutta decidua vel stillans.
228
Ol trà, o cavà sù l’aqua. Attignimento; l’attignere. L’avvenimento dell’acqua
del pozzo si assottiglia per attignimento. Haustus, us.
Fangaz. Fangò. Fangaccio, peggio, che fango. Fitti nel limo, cioè in quel fan-
gaccio di palude.
Levà, o tuù fò dol fangh. Cavare; ricogliere del fango. Basterebbe se gli
t’avesse ricolto del fango. Educere luto vel caeno.
Vegn fò dol fangh, o tirà fò i pè. Uscir del fango; o trarre i piedi del fango.
Caeno plantam evellere.
229
Infangà; sporcà de fangh. Infangare. Bruttar di fango. Meglio è poco dirne,
che infangarsi in si brutto cereloto; Lutare. Luto inficere.
Impiastrà de fangh. Lotare. Impiastrar con loto. E lotisi, e sarà bianco. Lutare
vel luto oblinire.
99 [v] Melma. Melma. Belletta. Terra, che è nel fondo de paludi, fossi, e fiumi. Cioè,
che in questa melma, ed acqua puzzolente, e nera si percuotono, e dibattono.
Limus, i.
Melmaz che stà sui condug d’aqua. Gromma, quella roccia, che fa l’acqua
ne’ condotti, e in altri luoghi, dove ella corre di continuo. Crusta, ae.
Pes. Pesce; nome generale di tutti gli animali, che nascono, e vivon nell’ac-
qua. In tre mattine risolverà ogni cosa, e rimarrai più sano, che pesce. Come
pesce fuor dell’acqua. Piscis, is.
Pesò. Pes gros. Pescione. Mangiare brodetto di tuorla d’uovo, e buon pescio-
ni con iscaglie. Piscis decumanus; vel cetaceus.
Pes, che frega, che và in frega. Pesce in fregolo. Fregolo è quella raunata de
pesci, che fanno nel tempo di gettar l’uova fregandosi su pe’ sassi ne ratti.
Piscis libidine percitus.
230
Pes menut. Pescaria. Frittura. Preso ha un lago, che mena carpioni, e trote, e
granchi, e sardelle, e frittura. L. Minuti pisciculi. Frittume. Cose fritte.
Aleta de pes. Aletta di pesce. Pinna, ae. Pennetta. Come i pesci co’ le lor pen-
nette. Pinnula, ae.
Resca, o spì de pes. Spina; lisca diciamo anche alla spina del pesce. Spina, ae.
Resta quell’osso del pesce dal capo alla coda, detta anche spina.
100 [r] Piè de resche, de spì. Restoso; pien di reste. Piscis spinosus.
Pes de scaia dura. Di squame dure. Piscis testaceus. Ostreatus. Squamatus.
de pel mulzina. Di pelle tenera. Piscis mollis vel levis.
senza resche. Senza spine. Piscis cartilagineus.
de pel dura. Di cuoio aspro. Piscis asper.
armat. Che ha guscio. Piscis conchatus.
de mar. Di mare. Piscis marinus.
de lag. Di lago. Piscis lacustris.
de fiúm. Di fiume. Piscis fluvialis.
de fosat. Di palude. Piscis palustris.
fresch. Fresco. Recens.
stantit. Stantio. Obsoletus.
in zeladia. In gelatina. Oxizonio conditus.
marinat, in saor. Marinato. Aceto duratus vel conditus.
fumat. Affumicato. Fumicatus.
salat, in salmora. Insalato, in salamoia. Muria duratus.
Peset nasit in quel an. Avannotto. Pesce nato in quell’anno. E gli avannotti
usciti fuor dell’uova vengono a galla. Pisciculus, i.
231
Anchiova. Acciuga; piccol pesce marino, che per lo più si mangia salato. La
legge tien valer men ch’una acciuga. Apua, ae.
Cavezal. Cavedine. Potranno ben vivere di que’ pesci, che son nelle parti di
Lombardia, cioè cavedini, sardoni, barbi etc. Squalus, i.
232
Scardola. Scardine. E massimamente anguille, overo scardini etc.
Temel. Temolo. Spezie di pesce d’acqua dolce. Temol si chiama l’un, l’altro.
Carpione. Thymallus, i. Thimias, ae.
Truita, truta. Trota, pesce noto. Trutta, ae; vel trocta, ae.
Cagnula. Pardello.
Bulber. Raina
Pepia
Cevol. Cefalo, cevalo, e muggine. Lat. Cephalus, li; m. g.; vel mugil, lis; m. g.
Di cefalo. Cephalaeus, a, m.
Tunina. Tonnina. Salume fatto della schiena del pesce tonno. Tu vi cocesti
dentro la tonnina. Thynnina, ae; f. g.
101 [r] Luch d’anguile. Anguillaia, luogo, o ridotto d’anguille. Anguillarum recepta-
culum vel sedes.
Lúch doves fà la tunina. Tonara; e vi guastarono le tonare di Palermo.
Cefal. Muggine; spezie di pesce di mare.Che hanno scaglie, come muggini.
Mugillis vel Caephalus, i.
Sgomber. Sgombro. Sgomber, ri.
Merluz. Merluccio. Merluzzo. Asellus, i. Oniseus, ei.
Orada. Orata. Aurata, ae vel Chrysophrys.
Sfoi. Linguattola, Sola. Solea, eae. Buglossa, ae.
Rombo. Rombo. Diciamo anche rombo ad una sorte di pesce. Rhombus, i.
233
Gò. Ghiozzo. Gobio, onis vel Gobius, ii; m. g.
Sepa. Seppia. Spezie di pesce, il maschio della quale spezie si chiama calama-
io. Sepia, ae. Seppia piccola. Lat. Sepiola, ae; f. g.
Branzì
Cà. Cane. Canicula, ae. Canis marinus.
Porch. Porco. Aper marinus.
234
Ragn. Ragno, diciamo anche ad un pesce di mare. Araneus, ei. Lupus, i.
Sponga. Spugna. O sia animale, o sia frutice, o una terza natura nasce in sú i
liti del mare attaccata a gli scogli, di materia arida, e porosa talmente ch’essa
è per tutto piena di buchi. Così, come la spugna non rende l’acqua, s’ella non
è premuta; così non può avere dall’avaro, se non per forza. Spongia, ae.
Sguizà ol pes. Guizzare. Quello scuotersi, che fanno i pesci per aiutarsi al mo-
to. Agitari. Moveri.
Biusgà, o lisà ol pes, fo’ di mà. Sguizzare; lo scappare, che fanno i pesci di
mano a chi gli tien presi. Elabi.
Chi vend ol pes. Pescaiuolo. Pescivendolo, chi vende pesce. Piscarius, ii vel
Caetarius, ii.
Pescà. Pescare; cercare di pigliar pesci. Le fanciulle avendo assai pescato etc.
usciron del vivaio. Piscari. Expiscari.
Pesca. Pescagione, il pescare; pesca con l’e chiusa. In questa pescagione per
la moltitudine de pesci si rompeva la rete. Piscatio, onis. Piscatus, us.
Pescà vergot dag in del aqua. Ripescare; che è cavar dell’acqua alcuna cosa,
che vi sia caduta dentro.
Pescador, che pesca. Pescatore, che pesca, ed esercita l’arte del pescare.
Piscator, oris.
Pescadora. Pescatrice. Piscatrix, cis.
Cana da pescà. Canna da pescare. Harundo piscaria.
Sida da pescà. Lenza; alcune setole annodate insieme, alle quali s’appicca
l’amo per pigliar pesci. In quelle l’amo con mano si getta legato con lunga
lenza, che abbia un poco di piombo.
Am, o lam da pescà. Amo, picciolo strumento d’acciaio da pigliar pesci unci-
235
nato con punta a guisa d’ancora; legasi ad un filo di setole di cavallo, che si
chiama lenza; in esso s’infilza l’esca; venendo il pesce ad ingoiarla vi resta
preso. Hamus, i.
Paisa. Esca, ma voi prendete l’esca si che l’amo. Avendo nell’esca nascosto
l’amo. Esca, ae.
Ret da pescà a riva. Rivale, rete da pigliar pesci; dal pescare con essa intor-
no alla riva. Rete ripale.
Introia, o rino. Giacchio; una rete tonda, la quale gettata nell’acqua dal pesca-
236
tore s’apre, e avvicinandosi al fondo si rinserra, e cuopre, e racchiude i pesci.
Funda, ae.
237
Pastò. Tocò de pasta. Pastone; pezzo grande di pasta spiccato dalla massa, dal
quale si spiccano pezzetti di pasta per formarne il pane. Massa, ae.
238
Pà de mestura. Inferigno; pane fatto di farina mescolata con istacciatura, e
cruschello. Panis secondarius.
Pà brustulit. Pane arrostito, si dice alle fette del pane rasiutte, e alquanto
abbronzate al fuoco. Panis assus vel torrefactus.
Pà bofet. Pane buffetto. Ne come certi si fa fare il pane per se buffetto, e per
gli altri inferigno. Panis siligineus.
Pà bescog. Biscotto. Pane due volte cotto. Copta,ae. Bucellatum.i. Panis nau-
ticus vel panis recoctus vel bucellatus.
Crosta atoren al pà. Orticci del pane. Veggendo pur, ch’io masticar non
posso, chieggon gli orticci.
239
Panetì. Michì. Panettino, picciolissimo pane. Che mangiando quattro panelli-
ni si satollasse a suo senno. Panis brevissimus. Panicciuolo.
Levat. Lievito; formento. Pasta inforzata per levitare il pane. Poco formento
tutta la massa corrompe. E non con lievito vecchio. Fermentum, i.
Pà senza levat. Pane azzimo. E mangeranno con essa il pane azzimo. Panis
azimus vel non fermentatus.
Pà dur, stantit, sech. Pane duro, secco, stantio. Panis edurus; siccus.
Pà che schiopa sot ai deg. Pane, che scroscia. Scrosciare si dice di quel
suono, che esce dal pane fresco, o da altra cosa secca frangibile nel masticar-
la, ed a quello, che fa la terra, o simil cosa, che sia in vivanda non ben lavata.
240
Pà de formet. Pane di grano. Panis triticeus.
d’orz. D’orzo. Hordeaceus.
de mei. Di miglio. Miliaceus.
de sighel. Di segale. Siligineus.
de melgot. Di saggina. Panis e adoreo.
de castegne. Castagnaccio. Pane fatto di farina di castagne. Qual, ch’e’ viene
il mosto, e castagnacci. Panis castaninus; vel panis e castaneis.
104 [v] Pà lergat, o de lerga. Pane di loglio. Lat. Panis loliaceus.
241
mento, di loglio, di segale, di farro, di vena, di miglio. Farina tostiacea, lolia-
cea, farrea vel farracea, sigilinea, avenacea, miliacea.
Fior de farina. Fiore di farina. Similago, inis; f. g. Pollen, inis; f. g. Simila, ae.
Farina volatina. Friscello, o fuscello. Fior di farina, che vola nel macinare.
Overo del fuscello, che isvola nel mulino macinante. Pollis, inis; f. g.
Fritola. Fritella, vivanda di pasta tenera, e quasi liquida fritta nella padella con
olio. Artolaganum, i.
Fritada. Frittata. Lat. Libum ex ovis frictum vel frixum vel placenta ex ovis
fricta vel frixa.
Polt. Polenta. Polenta. Polta. Lat. Polenta, ae vel puls farinacea; vel e farina
vel pulmentum, i. Poltiglia. Lat. Pulticula, ae.
Bardele coi foie de morai trit. Pappardelle intrise con foglie trite di borragi-
ne. Pulpamenta trito buglosso commista.
Gnoch de pasta fachia zò in boco. Gnocco. Pasta di farina di grano con tritu-
me di pane abbocconata, e cotta nell’acqua, poi condita con cacio, e burro.
242
Deposititius globulus. Gnocco è detto da toscani il pane gramulato entrovi anici.
Facciamo ancor de bracciatelli, e gnocchi.
Anolì. Raviuoli; ma fatti con altra sorta di ripieno, e di figura diversa ma cotti
nella suddetta maniera.
Taiadei. Bigoi. Vermicelli, sottilmente tagliati dalle falde della pasta; da alcu-
ni son detti tagliarini. Astrologanus, i.
Scarpaza, torta d’erbe. Erbolato; spezie di torta infusovi sugo d’erbe. A far
migliacci, torte, ed erbolati. Herbarium pepanum; vel herbaria placenta.
Torta de lag. Torta di latte, uova, e cacio. Placenta lactea. Oogala, ae.
Torta crostolida. Crostata. Torta detta così dalle croste di pasta, che le si
fanno sopra. Muretum, i vel libum crustatum.
Torta de frug. Torta col ripieno de frutti, e d’altri ingredienti. Scriblita salga-
maria vel placenta crustata vel crustulata.
Foia de pasta. Sfoglie di pasta sono coperte sottilissime di essa poste una
sopra l’altre.
Torta de sangù d’animal, e grasei. Torta di sangue, e latte con altri ingredien-
ti. Sanguinea, et lactea placenta.
105 [v] Cizì; o ciza. Ciccia, vale carne detto per lezi dalle balie per accomodarsi
all’imperfetto favellar de bambini. Caro, nis.
Pastiz. Pasticcio, che è una spoglia di pasta per cuocervi entro con vari condi-
menti, e aromati carne, o pesce, o frutte, e simili cose. Artocreas, tis; n. g.
243
Pastiz a la genovesa. Pasticcio alla genovese. Salgarnum, i.
Fà o cusinà a les. Lessare. Cuocer che che sia nell’acqua. Cavarono un poco
di carne salata, che da parte aveva fatta lessare. Elixare. Aqua coquere.
Les. Lesso; La cosa stessa lessata, e il bollimento in acqua. E alla fonte fece
portare in una tovagliola bianca due cappon lessi.
Carne a rost o rustida. Mez rustid. Carne arrostita. Caro assa vel tosta; inas-
sata, mezzo arrostito. Semiassus, a, m.
Rost. Arrosto. Noi giugnerem più a tempo, che l’arrosto. Assum, i. Assatura, ae.
Fà a rost, rustì. Rustì bè. A fuch lent. Al sol sù la bras. Arrostire, cuocer
senza aiuto d’acua; come in ischidione, tegame, o in sù la brace. Ed arrostillo,
e cosselo, come si cuoce, e s’arrostisce il pesce in padella. Assare. Inassare.
Arrostir bene. Lat. Perassare. Arrostire a fuoco lento, al sole, sù le brace. Levi
favilla torrere. Sole torrere. In pruna torrere.
Pà brustulit. Pane arrostito; si dice alle fette del pane rasciutte, e alquanto
abbronzate al fuoco. Panis semiassus.
244
o nella padella come una carbonata in un pan fesso. Ofella porcina; assum
porcinum.
Desfriz, o friz; o rustì. Friggere. Cuocere che si sia in padella con olio, lardo,
o burro. Ma se sarà fritta, e sotto le brace cotta. L. Frigere.
Tornà a desfriz, a rustì. Rifriggere, che è quando si frigge una cosa cotta.
Dove il suocero suo, Medea rifrisse.
106 [r] Companadech. Companatico; tutto quel, che si mangia col pane. Lat.
Obsonium, ii.
245
Lachiet. Fegatello di latte. Lat. Lactes, tium; f. g. n. plur.
Persug. Prosciutto. Coscia del porco insalata, e secca. Perna, ae. Petaso, onis.
Carne salada. E datole un pezzo di carne salata la mandò via. Caro salita vel
muriata vel conditanea.
Lardel. Lardello, pezzuol di lardo. Frustulum lardi.
Carne secca. Carne secca. Caro arida.
Carne de porch salada, in salmora. Carne porcina salata. Succidia, ae; f. g.
Panzeta de porcel salada. Pancia di porco salata. Petaso, onis; m. g.
Deleqù. Og. Untume; materia untuosa, come sugna, burro, e simili. Liquamen,
inis. Pinguedo, inis.
Og. Gras. Untuoso, che ha in sè dell’unto, del grassume. Unginosus. Pinguis.
246
Carnam. Carnaggio. Carname; ogni carne da mangiare. Carnes escariae,
cibariae edules. Carnium genus. Esculentum vel caro esculenta, vale massa di
carne putrefatta, e carnaio similmente. Lat. Carnarium, ii. Caro corrupta.
Strazosa, che tira, che non è stachia sota pel. Carne tigliosa, che ha tiglio.
Carne frola. Carne frolla, che abbia ammollito il tiglio, e sia diventata tene-
ra. Caro macerata.
Spala de castrat
Spalletta di castrato. Armus vel humerus vervecinus.
247
Coset de castrat. Coscia di castrato. Coxa vervecis.
Vivarul d’erbe maridade. Minestra d’erbe intrisa con uova, e cacio, o maritata.
Minuto, minestra fatta d’erbette, e minutame battute. Stu’ vuo’ imparare a fare un
buon minuto. Intritum herbarium caseo, et ovis concinnatum; vel puls oleracea.
Vivarul bianch. Intriso, che si fa con uova dibattute, e cacio trito con altri
ingredienti. Intritum, i.
Manestra spessa. Minestra densa. Puls densa. Minestra rada. Puls rara.
Supa. Zuppa, o suppa. Pane intinto in qualsivoglia liquore etc. I tordi grassi,
le tortelle,le zuppe lombarde, le lasagne maritate. Panis imbutus vel madidus
u. g. iure, vino, lacte etc.; vel panis iurulentus, vinolentus, lacte intritus.
Supa grasa, regalada, cosa col brodo brodosa. Suppa grassa con cacio,
pepe,etc. Offa, ae. Cosa con brodo, brodosa. Iurulentus, a, m. Res eadem
magis alit iurulenta quam assa, magis assa, quam elixa.
Pà ‘n vì. Zuppa propriamente pane intinto nel vino. Panis vino madidus.
248
Brud. Brodo. Ius, iuris; n. g.
D’agnello. Ius agninus.
Di cappone. Ius e capo vel capone.
Di gallina. Ius gallinaceum.
Lardiero. Ius lardarium.
Di pollo. Ius e pullo gallinaceo.
Alterato. Ius medicatum.
Di vitello. Ius vitulinum.
Buter bò, fresch, stantit. Burro buono, fresco, stantio. Butyrum probatum,
recens, requietum.
Buter. Biturro. Burro. La parte più grassa del latte separata dal siero col
rimenare. Butyrum, i.
249
Mascherpa. Ricotta. Fior di siero rappreso al fuoco. Caseus secundarius.
Cagel; o cag; o borsa dol cag. Ventricino. Fatta di ventricini pieni di latte.
Formai de caval, o maioc. Cacio cavallo. Caseus equinus vel hippace, ces; f. g.
Formai trop salat. Cacio salato assai. Halysyrus,i. Cacio salato. Caseus sali-
tus vel salsus.
Formai mazengh, c’ha la gota, o che pianz. Cacio di maggio, che lagrima,
occhiuto. Caseus pinguis. Cacio grattugiato. Caseus descotinatus. Grattare, o
grattugiare il cacio. Caseum in scobem atterere.
Formai bus. Maioch. Cacio tenero. Caseus mollis vel tener. Cacio buchera-
to. Caseus fistulosus vel spongiosus.
250
Formai de tara, guast. Cacio marcio, putrido. Saprum, sapri; n. g.
Casera. Caciara. Luogo, dove si fa, e si ripone il cacio. Caseale, is; casearia, ae.
Casera dol formai. Forma del cacio. Lat. Casei forma vel forma casearia vel
casealis.
Strachì de viaz.
Salsa. Conza. Salsa spezie d’intintura fatta di pane, e d’erbe peste insieme, e
stemperate in aceto. Voi non pestarete mai più salsa nel suo mortaio.
Exyporum, i. Moretum, i.
Bagnà, o moià det. Intignere. Tuffar leggiermente in cosa liquida che che sia.
Intingere vel immergere.
Vuf in chiareghì
Uovo in frittella. Ovum frixum.
Vuf in supa
Uovo affogato. Ovum elixum.
Fritada
Frittata. Vivanda d’uova dibattute e stemperate con acqua, fritte nella padella.
Libum ex ovis frictum. Pesceduovo. Becco d’un pesceduovo preso a lenza.
251
Vuf aur. Uovo sodo.
Savor; o saor, salsa. Savore. Sapore. È intintura fatta di noci peste, pane e agre-
sto liquido. Qui è preso anche per salsa, e altre simili intinture. Il suo dritto savo-
re, in che l’uomo il dee mangiare, si è salsa camellina. Embamma, tis; n. g.
Vicog. Sapa. Mosto cotto, e rassodato nel bollire serve per condimento. Le
sorbe si posson largamente serbar nella sapa. Sapa, ae. Defrutum, i.
Og de gras, fag col gras. Unto di grasso, di grassume, di grassura, condito col
grasso. Adipatus, a, m.
252
Confetà. Confettare. Far confezione. Conficere, vel condire.
Confortì. Confortino, pasta fatta con mele. Lat. Libum, bi; n. g.; vel crustula,
lae; f. g.
109 [r] Confet sortat. Bombò. Treggea; mescuglio de confetti. Gettar la treggea a
porci. Proverb., cioè dare il buono a chi non lo stima e non lo conosce. Bellaria
collathea. Proiicere margaritas ante porcos.
Fugazina. Berlingozzo. Cibo di farina intrisa con l’ uova fatto in forma riton-
da a specchi.
Zucher candit. Zucchero candito, rassodato, e raffinato col cimento del fuoco.
253
Inzucherat. Zuccherato, inzuccherato; condito di zucchero. Saccharo conditus.
C’ha dol zucher. Zuccheroso; che ha in se del zucchero. Più zuccherosa, che
non è l’amore. Dulcis.
Ofelì. Chi fa robe dolzi, o de lag. Chi fa cose dolci. Lat. Pistor dulciarius.
Chi fa cose di latte. Lat. Pistor lactarius.
109 [v] Fa ‘l cuch. Essere cuoco, o far il cuoco, o far la cucina. Lat. Coquinari.
Coquinam facere, exercere.
Mester dol cuch. Arte o esercizio di cuoco. Lat. Coquinaria, ae. Ars coquinandi.
Coga, cusinata. Cuoca o cuciniera. Lat. Coqua, ae; cuochetto. Lat. Coculus, li.
Cochior. Coccitoio. Cottoio di buona cucina, vale atto a ben cuocersi; ed suo
luogo nelle vivande, o legumi, che tosto, e bene si cuocono. Lat. Coctibilis et
hoc coctibile; vel coctivus, a, m. Castaneas coctivas.
Cochia, o cota. Cotta, e cotto sustant. Certa quantità di cosa, che si cuoca in
una sola volta. Un cotto di civaie; una cotta di calcina e simili.
Restà la mità. Calà a stà al sol. Proverb. Ogni buon cotto a mezzo torna. Proverb.
Squasi cog. Pressochè cotto. La quale essendo già presso che cotta.
Semicoctus vel subcoctus.
254
Ben cog. Ben cotto. Lat. Percoctus, a, m.
Cús. Fa cús. Met a cús. Cuocere; far cuocere, mettere a cuocere. Coquere.
Cuocere a lento fuoco. Lento igne coquere.
Cuocere insieme. Lat. Conquocere.
Cuocere dentro, o tra qualche cosa. Lat. Incoquere.
Cuocer bene. Lat. Percoquere, decoquere, excoquere.
Cuocer su la cenere. Lat. In cinere torrere.
Cuocer in acqua, o olio. Lat. Ex aqua, sive ex oleo coquere.
Cuocer ne carboni, o brace. Lat. In pruna torrere.
Boi serat, barbotà, trotà. Crosciare si dice nel maggior colmo del bollore; o
bollire a ricorsio; o gorgogliare; che è il maggior colmo del bollimento.
Ol boi. Bolor. Bollore. Gorgoglio; gonfiamento, che fa la cosa che bolle.
Fervor. Ebullitio, onis.
Pelet, che pela, che sbroia. Sbroiet. Boglientissimo. In ciascuna parte si
mette boglientissima acqua. Ferventissimus, a, m.
Sbroient. Sbroiet. Bogliente. Messa una padella al fuoco con acqua boglien-
te. Fervens. Bulliens.
Ruz, principià a boi. Grillare; il principio del bollire.
Ol boi pianì. Bollicamento. Leggier bollimento.
Boi pianì; Boinà. Bollicare; bollire alquanto. Suffervere.
Boidura, o bradura. Bollitura, o cocitura; quell’acqua nella quale ha bollito
che che sia. Decoctum, i.
Broà, fà dà o trà u’ boi. Bislessare. Lessare alquanto; chi diciamo dar un bol-
lore. Quegli bislessino, e poi condiscano con aceto. Subelixare; subfervefacere.
255
Stà de la carne soura l’acqua in da pignata. Gallare. Fanno attuffare in
mezzo alle caldaie la carne con gli uncini perché non galli. Supernatare.
Innatare.
256
Senza cundimet. Scondito. Non condito. Insipidus. Fatuus.
Salà. Insalare. Salare. Salire vel sale condire. Asperger che che sia di sale per
dargli sapore, o per conservarla.
257
Sauridamet. Saporitamente, con sapore, gustosamente. Cominciava a bersi
saporitamente etc. Saporosamente. Sapide.
Sazà. Tastà. Saporare, assaporare; assaggiare. Che non voglia dire il saporare
le vivande del diletto etc. Degustare. Libare. Delibare.
Assaggiare, propriamente gustar leggiermente di che che sia per sentire il
sapore. Non l’ho trangugiata, anzi non l’ho pure assaggiata. Delibare.
Delibare; gustare. Doppia dolcezza in un volto delibo.
Sazì. Tast. Assaggio, l’assaggiare. Per assaggio di poco cibo. Saggio. E senza
farne far saggio ne mangiò assai. Specimen, inis. Assaggiatura. Facendo una
assaggiatura di tutti questi grappoli. Specimen.
Deventà insipid. Insuls. Insipidire. Divenir insipido; senza sapore. S’io non
gusto il tuo sapore tutta quanta insipidisco. Insipidum fieri.
Fà segurtà de quel, ches pùl mangià seguramet; col fa sazà. Far la creden-
za; cioè l’assaggiare, che fanno li scalchi la vivanda avanti che la dieno al loro
signore. Sempre faceva la credenza, e ‘l saggio a ogni cosa che veniva in tavo-
la. Delibare; vel cibos aut pocula praegustare.
Il far la credenza. Lat. Praegustatio.
Chi fa la credenza. Lat. Praegustator vel praegustans, tis.
Tavola. Tavola arnese composto d’una o più assi messe in piano con certa lun-
ghezza, larghezza, serve per diversi usi, ma principalmente per la mensa. Ta-
bula, ae; Mensa, ae.
258
111 [r] Paregiá la tavola. Mettere la tavola, apparecchiarla. Le tavole messe alla
reale. Instruere mensam.
Fà tavola, dà da disnà. Far tavola; o metter tavola; far convito. Tutti mette-
van tavola; ciascuno il suo dí. Convivium facere. Convivari.
Portada de piag. Messa, o messo, o servito. Ebbe mille, e più buoni cittadini
alla prima mensa con quattro messe di pesce. Ma pur venendo l’un messo
appresso l’altro. Missus, us vel ferculorum immissio.
Retai o vanzarul de tavola. Rilievo. Quello, che avanza alla mensa. E avve-
gnache fosse lieve la cena, e di poche imbandigioni, impertanto del rilievo si
consolaro cotanti poveri che etc. Reliquiae mensae.
Rimasuglio. Avanzaticcio. Coglievano sotto la mensa mia li rimasugli delle
vivande. Le imbandigion far solo i rimasugli. Tenues reliquiae mensae.
259
Invidat a banchet, a disnà. Convitato. Ultimamente partitisi i convitati con
la donna solo sen’entrò nella camera. Conviva, ae ad convivium vocatus.
Banchet da spos noviz. Nozze. Conviti, che si fanno nelle solennità degli spo-
salizi. Fattesi le nozze splendide, e reali. Le nozze belle, magnifiche fatte.
Convivium nuptiale. Epulum magnificum. Epulae solemnes. Regia caena.
Cort bandida. Corte. Convito pubblico. Corte bandita, perché s’usava bandir-
la, e bandito s’intendeva ognuno invitato. Epulum, i.
Disnà. Pransà. Desinare. Il mangiare del mezzo dì. Io debbo stamane desinar
con alcuno amico etc. Prandere. Prandere per mangiare. Laudando il cibo, che
lassù si prande.
Tavola da mangiaga sù
Desco. Mensa, o tavola, sù la qual si mangia. Questo mondo è fatto a modo
d’un gran desco con una corta tovaglia etc. E trovallo con Bentivegna a desco,
che desinavano. Mensa, ae.
Tavolì. Deschetto. Sopra un deschetto con una bianca tovaglia gli apparec-
chiò. Mensula, ae.
Cena ordinaria, dumestega, moderada, de tang piag, che nos sapi de qual
260
tusen. Cena ordinaria, domestica; frugale, di molte vivande. Coena quotidia-
na. Domicaenium, ii; coena frugi, coena dubia.
Ceneta. Cena breve, e leggiera. Coena brevis, et levis vel coenula, ae; f. g.
Cena. Cena; il pasto che si fa la sera. E postisi a cena. Che così facesse far da
cena, come Melisso divisasse. Lat. Coena, ae.
Lúch doves cena. Cenacolo. Ch’era raunata in quel santo cenacolo.
Coenaculum, i.
Fà colaziò. Asciolvere. Mangiar la mattina innanzi desinare. Ientare.
261
Tornà a mangià. Rimangiare. Di nuovo mangiare. E cominciano a rimangia-
re a macco.
Mangià. Manicare. Manicai d’un pan secco, e desinai senza metter tavola.
262
Sadolà. Satollare; saziar col cibo; cavar la fame. Chi non si reca le mani a
bocca, tardi si satollerà. Saturare. Satullare.
Saziabil. Saziabile, che si sazia, atto a saziarsi. Confusion d’un uomo non sazia-
bile. Satiabilis. Sazietà. Intero soddisfacimento dell’appetito de sensi. Quando il
ventre per sazietà si stende, i pungilioni della lussuria sono svegliati. Satietas, tis.
Gafurà. Stufà. Ristuccare. Stuccare. Si dice de’ cibi, quando inducono noio-
sa sazietà. La carne soverchio grassa stucca. Non è cotesta gola mai ristucca.
Satietate nauseam afferre.
Gafurat. Stuf. Stucco. Ristucco. Di promesse io son già stucco. Nausea affectus.
Trengot. Inglotì mandà zo. Inghiottire. Ingoiare, che è spignere il boccone
giù del gorgozzule. Glutire. Absorbere. Tranghiottire. Trangugiare. Fu som-
merso in mare, e tranghiottito dal pesce. Molto tosto l’avete voi trangugiata
questa cena. Trangugiare e mandar giuso.
113 [r] Trengolit. Tranghiottito. Tranghiotto. Con li denti si mastica lo cibo, accioc-
che poi possa esser tranghiotto.
Maià ingord. Ingoiare. Inghiottire senza masticare, e ingordamente. Molti ne
squarciano, e vino alcun ne ‘ngoia. Devorare.
Cazà zo tut per la gola. Ingollare ancora. Questi sono propriamente ghiotto-
ni, che tutto ingollano, e ingorgiano tantosto. Ingurgitare.
Nègas in dol maià. Ingorgiare. Tracannare con più ingordigia. Ingurgitare.
Ingordisia. Ingordigia. Ingordezza. Estrema avidità, e brama si di cibo, si di
qualunque altra cosa, che avidamente s’appetisca. Aviditas, tis.
Ingordamet. Ingordamente. Guadagnando ingordamente, cioè fuor del dove-
re. Avide.
263
Ingord. Ingordo. Tra questi sono de’ temperati, e degl’ingordi. Avidus, a, m.
Ingosas in dol mangià; che nol và zò, ne sù. Tener in collo. Si dice quando
le cose sono intertenute dal corso loro. Ingorgare. Ingurgitare.
Deluvi de’ maià. Diluvio. Contro alla golosità, o diluvio; cioè il troppo satollare.
Lecard. Golos. Ghiotto; vizioso di vizio di gola, goloso, avido di cibi dilica-
ti. Gluto. Heluo, onis. Leccone.
Lecardèl. Ghiottoncello.
264
Lecardisia. Golosaria. Ghiottornia; vivanda da ghiotti, e da lecconi. Gulae
irritamentum.
Bif per scudes la sit. Bere. Prender per bocca vino o acqua, o altro liquore per
cavarsi principalmente la sete. Il quale dagli oltramontani non era usato, ne
conosciuto per bere. Bibere. Potare.
Bif vergot in dol vi. Bere una cosa nel vino. Aliquid per vinum, vel ex vino
potare.
Ol bif poch, ol bif tant. Il poco, il molto bere; Potio exigua, potio larga, vel
liberalis.
Vanzarul de quel, che s’ha bevit. Abbeveraticcio, abbeverato. Es. ella beeva,
egli beeva il suo abbeverato, o abbeveraticcio. Potio libata; vel reliquia.
Residuum potus.
Bif a poc a poc. Bere a zinzini, e vale pochissimo per volta. Sentendo, che
quel a zinzini non toccava lor l’ugola. Pitissare.
265
Bocò de vi. Centellino, o ciantellino; piccolo sorso di vino, forse la centesima
parte di un bicchiere. Levandomi il bicchier del vin da bocca lasciando il cen-
tellin, ch’io son Toscano. Sorbillum, i.
Bif a bocò a bocò. Bere a sorsi. Haurire. Haustibus exiguis bibere sive potare.
Fiat, o bocò de vi. Sorso di vino; o quella quantità di liquore, che si piglia in un
tratto senza raccorre il fiato. E senza sete bevve più d’un sorso. Haustus, us.
Dà da bif a poch a poch. Dar da bere qualche cosa a poco a poco. Aliquid in
potum parfatim dare.
Bif in dù fiat. Bere in una volta, in un fiato. Uno impetu epotare, uno potu
exhaurire; sine interspiratione haurire.
In dù fiat, in d’ù boco. In un sorso. Or di due otri te ne hai fatto un sorso. Uno
haustu.
266
Sbagazà. Avvinazzare; empiersi di vino, quasi inebriarsi. E fecciongli bene
avvinazzare. Al godere a tavola, e avvinazzare per la letizia di costei. Vino se
ingurgitare; vel largiore uti vino.
Vì. Vino; bevanda tratta dal frutto della vite. Quando si tramuta il vino a luna
piena diventa aceto. Il vino, e le femmine fanno immattire i savi. Vinum, i.
Vì picant, o maraschi, che pizziga, o pia. Vino frizzante, o piccante, che nel
berlo si fa sentir in maniera, ch’e par, che punga. Vinum mordax. E per dargli
il frizzante, senza cui non ha garbo.
Most. Mosto. Vin nuovo, e non ancor ben purificato. Acciocche conosciamo,
se ‘l mosto ha acqua, le pere crude, e secondo altri le more metti nel mosto.
114 [v] Vì brusch, chà dol brusca. Vino bruschetto. Bea vin bruschetto, e temperato
più a sapor d’acqua, che di vino. Vinum subactum.
Vì, che salta fò dol bichier, e ‘l desfa subit la schiuma. Vino brillante.
Brillare è quell’effetto, che fà il vin generoso nel roder la schiuma, scizzando
fuor del bicchier. Vinum emicans.
Vì mal marud, che pia, ch’à dol raspì. Vino asprigno, rodente. Acciocchè
n’esca un certo umore. Asprigno, e rodente, che il vino fa tirato, e risentito.
Vinum mordicans, vel subacre.
267
Vì bocat. Vino abboccatto, soave al gusto. Vinum lene.
Vì, che non ha boit in la tina. Vino, che non ha bollito nel tino. Aigleuces.
Vì, cha finit da boi. Vino, che ha finito di bollire. Vinum quietum.
Vì bas, sul fond dol vasel. Vino leno, quando è all’ultima della botte. Vinum leve.
Vì, che porta aqua. Vino, che regge all’acqua. Vinum ferens aquam.
Vì gros. Vinaio. Vino grosso, grande. Vuol li cibi delicati, e vini grandi, e
grossi. Vinum validum.
Vì senza conza. Vino non condito. Altri in verità così i vini condiscono. Vinum
non infectum.
268
Vì dà salvà, da lagà li. Vino serbatoio. Faccente nobile vino, e ben serbatoio.
Vì mut, che no’ respond. Vino smaccato, non frizzante. Lat. Vinum vetum.
Vì d’un an. Vino d’un anno. Vinum annotinum, vel hornotinum, vel hornum.
Vì pasant. [...]
269
Vì gros, chà forza. Vino grosso, potente. Vinum firmum, validum, vehemens.
Chiapà, o avi ‘l pontì, o scoldas ol vi; avi ‘l forti. Pigliare, o avere il fuoco
si dice del vino, quando comincia a inforzare. Per non lasciare la vinaccia
riscaldare, e ‘l vino pigliar fuoco.
270
Pan dol vì. Panno del vino, materia, che si genera nella superficie del vino.
Vini pannus.
Fiore dol vì. Fiori; si dicono quelli atomi bianchi, che produce il vino, quan-
do è al fin della botte. Ogni fior piace eccetto quel del vino. Flores, cium.
Apud Gellium.
Filà dol vì in del vasel. Filare si chiama il sottil filare della botte quasi vota.
Gripla, o gripola. Gromma. Quella crosta, che fa il vino entro alla botte, la quale
è detta anche tartaro. Buon vin fa gromma, e tristo vin fa muffa. Crusta, ae.
Avì la caneua tacada al chiod. Imbottar all’arpione, dicesi di chi compera per
suo uso il vino a fiaschi.
Levà la feza al vì. Purgare dalla feccia il vino. Lat. Vinum defaecare.
Murì de sit. Morir di sete. Affogar di sete. Disse a Rinaldo: io affogo di sete.
Braselà de sit. Trafelare di sete. Dato bere a quel monaco, che trafelava di
sete. Siti cruciari. Valde sitire. Siti emori.
Spasmà de sit. Spasimare di sete. Oltre gli altri suoi dolori credette di sete
spasimare.
Mort de sit. Morto di sete; spasimato di sete. E molti per sete spasimati. Siti
emorientes.
Sidiat. Assetato; che ha sete. La qual era assetata del suo sangue. Sitiens.
Scud la sit. Dissetare. Cavar la sete altrui. Chi mi disseta con le dolci stille.
Extinguere sitim.
Fà vegn sit. Assetare, indur sete. Che saziando di se, di se asseta. Per saper
qui la ragione, che fa dimagrare, e affamare, e assetare. Sitim afferre; vel face-
re, vel accendere.
116 [r] Bif in compagnia. Bere in compagnia. Combibere. Compotare.
Vudà i fiasch a bif. Vediga ‘l fond. Votare i fiaschi; Oenophora exsiccare, vel
ebibere. Epotare.
271
Chi fa brindis. Proprinator, is; m. g.
Non esga, petit. Non esserci appetito. Cibii cupiditatem non esse.
Avì, o sentis petit. Appetire, avere appetito, o voglia di mangiare. Esurire.
Avì, o vegnì in ude ol mangià. Avere, o venire a noia, a schifo il mangiare.
Fastidire cibum.
Svoiamet al mangià. Inapetenza. Schifo. Schifiltà. Schifezza. Noia al cibo.
Fastidium ciborum.
Fam, gran fam. Fame, gran voglia, e bisogno di mangiare. Fames, is; f. g. Fa-
mes magna. Esuries, ei; f. g. Esuritio, onis; f. g. vel esurigo, nis; f. g. Perdo-
nate Iddio, e uomini la vergogna, e la fame non istanno insieme.
Gran fam segradona. Fame grande, eccessiva. Lat. Bupina, ae [?], vel buli-
mia, ae; f. g.
Famat. Affamato. Famelico. Famelicosus. Famelicus. Esuriens. Fame labo-
rans.
Famadel. Affamatuzzo. Si diminuisce dalla piccolezza di chi ha fame.
Fanciullo affamatuzzo. Esurientulus, a, m. Esuritorculus, li.
Cazat da la sit, e da la fam. Stimolato dalla fame, e dalla sete. Fame, et siti
percitus, vexatus.
C’ha la segradona. Affamatissimo. Maxime famelicus. Morto di fame. Fame
exectus; vel fame confectus, a, m. Esurientissimus, a, m.
272
Avì una fam, ches la ve. Veder la fame in aria; vale avere eccessiva fame.
Morgante io vedea la fame in aria come un nugol d’acqua pregno. Magna fame
esurire; vel insane esurire; vel avide esurire.
Fà vegn fam. Fà vegn voia de mangiá. Affamare; indur fame; far venir voglia,
e appetito di mangiare. Famem inferre. Famem facere. Esuritionem facere.
Avì fam. Affamare, aver fame. Comanda distribuire alle compagnie de pove-
ri, che affamavano. Esurire; fame laborare.
La part, che toca dol disnà, o dela cena. Portateco. Stregua; cioè la parte che
gli tocca o del disnare, o della cena. Portio prandii, vel cenae, vel symbolum, i.
Più famat. Più affamato. Magis famelicus. Esurientior et hoc esurientius.
116 [v] Voià de mangià di sporchez, come carbo. Crieta, cender etc. Appetito sna-
turato, snaturale. E ancora vale contro allo snaturale, o snaturato appetito della
femmina, che mangia i carboni, e altre snaturali cose. Appetentia corrupta.
273
Imbriagonzel. Imbriagonzela. Bevitarello, bevitorella. Lat. Bibaculus, i; m.
g. Bibacula, ae; f. g. Bibendi cupidus vel cupida.
Chi ghè dag zò l’imbriagadura. Uscito d’ebrietà. Dove regna ebrietà, non vi
è occulto nulla.
Andá i fum al co. Salire i fummi al cervello. Che essi si dovessero sollazzare,
ed imbriacare col Rè. Da poi, che s’imbriacarono fece gran freddo. Inebriari.
C’ha una baga de vì ‘n corp. Cog. Coto. Baià per set. Inchiombat. Baià
come una gaza. Avvinazzato. Ubbriaco; cotto. E quando egli era ubbriaco, e
ben cotto, e cicalava per dodici putte. Perocch’egli era più cotto, che crudo.
Vino tumulentus. Ebrius. Bene potus; potulentus; probe appotus, a, m.
274
Chiombo. C’ha la barba, la scoa, ch’é al orza, c’ha la sumia; o chiapà la
sumia, la barba. Pigliar l’orso. Prender l’orso, o la bertuccia. E qualchuno
anche ha preso orsi, e bertuce standosi a sedere, e sopravi bevuto. Certo
Montepulcian da pigliar l’orso. Innebriari.
Beuda. Bevida; ol bif fis. Beveria. Lassai bere, quasi imbriacamento. Pose il
cuor suo in sollazzi, in delizie, e in beveria, e fecero il campo di beverie, e di
bordelli. Compotatio. Ebrietas.
Bif poch; che ‘l vì nol ga tocat ol canel, la lunula. Ber poco vino, che non
gli ha tocco l’ugola, o la vuola. Vinum labrum non palatum rigavit.
275
Amaramet. Amaramente. Amare, cum amaritie, amarore, vel amaritudine.
Avì dol amar. Sapere d’amaro. Amaritudinem, vel amare, vel amarum sapere,
vel resipere.
Cibas. Cibarsi, prendere il cibo. Lat. Cibari, vesci, cibum sumere pasci.
Cibà. Cibare, dar il cibo. Cibare cum accusat. Cibum praebere. Pascere.
Cibada. Cibamento. Cibatus, tus; m. g.
Dolz. Dolce, sapor grato al gusto; ed ha per contrario l’amaro, e ‘l forte. Lat.
Dulcis, ce.
Dolcì, o dolcit. Dolcetto; alquanto dolce. Lat. Dulciculus, a, m vel subdulcis, ce.
276
Dolcezza. Dolcezza. Dolcitudine. Dolzore. Lat. Dulcedo, inis. Dulcitudo, inis;
vel dulcitas, tis; vel dulcor, ris.
118 [r]1 -
118 [v[2 -
Aria cruda; brusca. Aere crudo. Coelum asperum, austerum, immite, inclemens.
Aria infetta o cativa. Aere appestato, overo infetto. Aer morbidus; calamitosus.
Aria cativa. Aere cattivo. Coelum malum; vel noxium, vel noxii coeli spiritus.
Aria grossa. Aere grosso. Aer crassus; coelum crassum; coelum pingue.
Tep instabil. Aere incostante, ora caldo, ora freddo. Coelum varians, vel varium.
Aria netta, purgada. Aere puro, purgato, o purificato. Caelum purum; vel tenue.
Aria sana. Aere sano. Coelum salubre; aer salutaris, vel clemens.
1 Carta bianca.
2 Carta bianca.
277
Aria mal sana. Aere malsano. Coelum insalubre.
Aria sutila. Aere sottile. Coelum tenue.
Aria d’inveren. Aere di verno. Coelum hibernum.
Stofech. Afa, affanno cagionato da gravezza d’aria, o da gran caldo, che non
lascia respirare. Angor, oris; m. g. vel anxietas, tis; f. g. Aer gravis.
119 [v]1 -
120 [v]2 -
121 [r] Vestimenti da uomo, e da donna
Foza, moda. Foggia, e guisa, modo, e maniera. Lat. Species, ci; f. g. Modus,
i; m. g.
Vestit. Vestimet. Vestimento. L’abito che si porta indosso per bisogno, e per
ornamento.
Drap. Il saggio non pregia uom per vestimento. Drappi. Vestimentum, i. Vestis, is.
Vesti. Vestire. Sustant. Alcuni si gloriano etc. d’aver preziosi vestiti. Vestitus,
us. Vestito. E simile di vestiti intagliati di diversi panni. Amictus, us.
Ol vestis. Vestitura, il vestirsi. Finalmente ti sarà tolta ancora la tua sezzaia.
La fúdra de la camisa, cioè la pel. Vestitura, cioè la pelle.
Vestis. Vestirsi. Mettere indosso il vestimento. E come meglio seppe si vestì
al buio. Vestire, vel induere.
Polis su. Vestire per ornarsi. Che i vizi spoglia, e virtù veste, e onore. Ornare se.
Abit. Abito, vestimento, foggia, e modo di vestire. Con tutto che in abito sa-
racinesco fosse, uditi li divini ufizi in abito lugubre. L’abito non fa il monaco;
cioè che l’apparenza esteriore non è indizio delle qualità intrinseche. Habitus,
us. Vestimentum, i. Ornatus, us.
Inferlingas sù vestis sù bè, polit. Metis in chiodera. Azzimarsi, raffazzonar-
si, ripulirsi. Una donzella vezzosa, che studi in ben parere azzimandosi, e
ornandosi. E fu avuto di lei sospecione, perché troppo s’azzimava. Elegantius
se ornare; vel se perpolire.
Fà de tut per parì bò, per comparì in dol vestit. Studiare in ben parere azzi-
mandosi, e ornandosi. Vestium cultui ad pompam studere.
Inferlingat, chà di ferlich ados; vestit de parada; mes in chiodera.
Azzimato. E di belle pulcelle riccamente parate, e azzimate. Elegantius exor-
natus. Raffazzonato, e raffazzonati nelle spoglie de poveri. Exornatus.
1 Carta bianca.
2 Carta bianca.
278
Conzas; o conzà sù bè, polis sù; poli su. Affazzonare, o affazzonarsi; raffaz-
zonarsi; o raffazzonare in senso attivo. Quelle, che s’adornano, e raffazzona-
no, e fanno belli canti per piacere a gli uomini, peccano mortalmente. Exor-
nare; aut exornari.
121 [v] La fior di abig, o fior de roba. Fiore di vestimenti, quel lustro, ed integrità,
ch’eglino hanno, quando sono ben condizionati, e nuovi. Lat. Flos vestium.
Ornamet. Adornamento. Ornamento. Adornato sust. Agli uomini tolto ogni
adornamento. Ornatus, us. Ornamentum, i.
Ornà. Adornare; ornare. Exornare. Ornare.
Ornat. Adornato. Ornato. Exornatus, a, m.
Chi orna. Adornatore. Adornatrice. Exornator. Exornatrix.
Ornamet. Adornatura. Disfatti tutte le vesti e, tutta l’adornatura da petto.
Ornamentum, i. Adornezza. Ne desiderare sconcezze, ne composte adornezze
si conviene.
279
Guarniziò. Fregio. Guarnizione. Fornitura a guisa di lista, o lenza per adorna-
re, arricchire vesti, e arnesi. E ‘l mantello con molti fregi, e intagli. Con fregi
di perle, e di bottoni d’argento. Fimbria, ae. Opus, eris.
Abit ben fag, che và bè a la vita. Vestimento attillato. Coperto con una scar-
pa sottile, stretta, attillata, e tagliata secondo la vera arte.
280
Ol nò convegnì, ol es fò de mud. Smodamento. Sconvenevolezza. Smo-
deranza. Lo smodamento non si può chiamar modo. Immoderatio, onis.
Tai d’abit bò, o catif. Taglio d’abito buono, o cattivo, taglio di vestimento.
Ell’ha un taglio mirabil ne calzoni. Vestis bene concinnata, vel inconcinna.
Pagn. Panni, nel numero del più semplicemente vale vestimenti di qualunque
materia si sieno. Però và oltre io ti verrò á panni (cioè tanto appresso, che quasi
ti toccherò) ma non m’abbandonate in questi panni. Vestis, is. Vestimentum, i.
Pagn, ches cava fò. Spoia. Spoglia. Quello di che altri è spogliato. Exuviae, arum.
Nud. Biot. Nudo, ignudo; quegli, che non ha vestimenti attorno. Nudus, a, m.
Biot. Brullo, privo di spoglie. Che talvolta la schiena rimanea della pelle tutta
brulla. E lasciata brulla, affamata, e sola. Exutus. Nudus.
Cavà fò biot. Nudare, spogliare ignudo; ignudare, dinudare. Denudare.
Despoià. Dispogliare. Gli dispogliarono la corazza. Exuere.
L’es nud, biot. Nudità. Sosteneva fame, freddo, e nudità. Nuditas.
281
122 [v] Lúch dove si spoià, o ‘s cava fó, o as met zò i pagn. Spogliatoio; stanza
appartata per posare i panni di dosso. Apodyterium, ii.
Pagn fag al so dos. Panni fatti a suo dosso. Li quali, come vestiti s’ebbe, a suo
dosso fatti parevano.
Felter. Feltro; panno fatto di lana compressa, insieme, non tessuto, con fila.
Lat. Gausape, n. g. indeclinabile.
Pan de lana. Panno lano. Con tinti panni lani. Pannus laneus.
Tila de’ lì. Panno lino. Dicesi a tutte le biancherie, come lenzuola, camicie,
tovaglie, e simili. Pannus lineus.
Pan ras, senza pil. Panno raso, senza pelo. Vestis rasa.
Pan de pil curt, e destis. Panno di pelo corto, e steso. Vestis pexa.
Pan c’ha pil da tuti i bande. Panno peloso dall’una, e dall’altra parte. Vestis
amphimala, vel amphimalla.
282
di Bergamo. Pannus lana, o pereque Hispanico, Anglico, Batavico, Gallico,
Germanico, Bergomensi textus.
Scarlat. Scarlatì. Scarlatto. Vestito di scarlatto con un gran batalo. Con panni
lunghi, e larghi, e con gli scarlatti, e co’ vai. Pannus coccineus, purpureus.
Scarlattino. Scarlatto. Il comune gli ordinò di braccia dodici di scarlattino fino,
che si corresse a cavallo. Pannus coccineus. Cocco. La femmina era in porpo-
ra, cocco ed in oro. Panno rosso chiamato cocco bistinto, scarlattino. Scarlatto.
Il comune gli ordinò di braccia dodeci di scarlattino fino, che si corresse a
cavallo. Pannus coccineus.
Saia. Sarza. Saeta. Saia, spezie di panno lano, sottile, e leggieri. Per braccia
nove e mezo di saia di Como presa per una gonnella della moglie d’Andrea.
Pannus rectis contextus, ac transversis cancellatim filis.
Rassa. Rascia. Spezie di panno di lana, ma sottile, detto così dal luogo
123 [r] onde n’è venuta l’usanza. Pannus minoris notae.
Scot. Stametto; panno fatto di stame ma sottile, detto da lacuni moderni sta-
metto. Pannus stamineus.
Burat lis, o gresp. Buratto; panno rado, sottile fatto di stame a modo di sta-
migna; spezie di saia fine, liscio, o crespo. Pannus stamineus tenuis crispus,
vel planus.
Felter. Feltro. È panno composto di lana compressa insieme, e non tessuto con
fila. Pannus coactilis.
Cimoza de pan. Cintolo; si dice cintolo al vivagno del panno lano. Ora, ae panni.
Camelot. Ciambellotto. Tela fatta di pel di capra. Capripilium, ii, vel cymatile.
283
Baracà. Barraccane si trova scritto da moderni, roba tessuta di pelo di capra.
Spezie di ciambellotto. Capripilium, ii.
Tripa. Velluto di lino, e lana. Etheromalla, ae. Pannus lino, lanaque contex-
tus, et altera parte villosus.
Felpa. Velluto di lino, e seta. Pannus lino, sericoque villoso contextus.
Velut. Velluto ripieno di seta. Holosericum villosum.
Velut riz. Velluto riccio. Holosericum hirsutum.
Velut a fior, a opera. Velluto lavorato a fiori. Holosericum floribus distinctum.
Velut brocat d’or, o d’arzent. Velluto broccato d’oro, o d’argento.
Holosericum auro, vel argento laciniatum.
Roba de sida. Drappo; tela di seta pura; come velluto, cremesino, raso, taffe-
tà, e simili. Serica tela.
Drap. Pagn. Drappi per li vestimenti in comune tanto di seta, quanto di lana,
o di lino. Presi li drappi suoi, e datole un suo farsetaccio. Vestes. Amictus, us.
Damasch a opera. Domasco, o domniasco a opera. Sericum damascenum, vel
scutulatum, vel sericum multitium; vel vestis damascena.
Ormesì. Ermesino. Bombicinum, i, vel bombiscinum, i; n. g.
123 [v] Drap de sida, de lana, de lì. Drappo di seta. Vestis, vel tela serica, vel textile
sericum. Di lana. Vestis lanea, vel tela lanea, vel textile laneum. Di lino. Vestis
lintea, vel tela lintea, vel textile linteum.
Tabì. Tabino; o tabi, come dicono alcuni moderni. Textum sericum undulatum.
Tafetà. Taffettà. Tela di seta leggerissima, e arrendevole. Vestis zauria, vel
bombicina, vel multitium, ii, vel mollicina, ae.
Ras. Raso, spezie di drappo liscio, e lustro. Di finissimi rasi, e domaschi.
Sericum rasum.
Toca. Tocca. Spezie di drappo di seta, e oro, o argento. Subtile linum adulte-
rino auro, vel argento textum.
Zandal. Zendado; spezie di drappo sottile. E tre giubbe di zendado. Bombix
spissiori filo texta.
Brocat d’or. Broccato d’oro. Aureum textile.
Brocat d’or, e de sida o d’arzent, e de sida. Broccato d’oro e di seta, o d’ar-
gento e di seta. Vestis attalica vel auro, vel argento intexta.
Brocat riz soprariz. Broccato riccio, soprariccio. Attalica vestis bifariam
crispans.
284
Ganzo, o brocat riz, e soprariz. Broccato riccio, o arricciato, o rilevato d’oro,
cioé con rilievo d’opere d’oro. E tutti i vestiti di drappi di seta rilevati fuor tolti
(cioè con rilievo d’opere). Vestis attalica insignis auro.
Tileta d’or, o d’arzent. Tela d’oro, o d’argento. Tela aurea, vel argentea.
Tileta d’or, a fior, d’arzent. Tela d’oro a fiori d’argento. Textile aureum
floribus argenteis distinctum.
Vel. Velo. Tela finissima, e tessuta di seta cruda. Egli è, che d’inanzi imbian-
cai miei veli col zolfo. Velum, i.
Bombasina. Bambagino. Tela fatta di fil di bambagia. Tela gossipina, vel xylina.
Drap cangiant, de più color. Drappo cangiante, o di vari colori. Vestis babi-
lonica; vel versicolor, vel discolor, vel multitia.
Tila d’Olanda. Tela d’Ollanda. Tela Hollandica, vel tela primae notae.
124 [r] Terlis vergat. Tela vergata, o vergato sust. Panno vergato. Messere egli è
canuto vestito di vergato. Tela vergata.
285
Abit de pliza. Abito di pelliccia. Mastruca, cae. Vel lacerna pellicea.
Vestit recamat con soura un oter recam d’or; cioè recam soura recam.
Vestimento a ricamo sopra ricamato d’oro, o con altra ricamatura d’oro. Vestis
opere phrygio auro texta, ac phrygioniaca acu exornata, vel segmentata, vel
figurata, vel variata.
Coverta dol cò. Coperta del capo, o della testa. Capitis tegmen, vel amiculum.
Capel. Cappello. Coperta del capo fatta alla forma di esso, circondata dalla
parte inferiore da un giro, che sporge in fuora. Pileus, ei; galerus, i; pileum, i.
Ala dol capel. Tesa, o piega, o falda del cappello, che è quella parte del cap-
pello, che fa solecchio. Galeri ala, ae.
Cuba dol capel. Cupola del cappello. Pilei cavum, vel fornix.
Cordò dol capel. Cordone, quel cingolo, che si mette intorno al cappello.
Galeri cingulum.
Maze, o fioch dol cordò. Fiocchi. Di bei fiocchi vermigli al capo intorno.
Lemnisci galeri.
286
Capelina. Cappellina. Con la cappellina fondata in capo, e col veluzzo intor-
no alla gola.
124 [v] Porta capei; dove sei pond su. Cappellinaio; arnese di legno, al quale s’ap-
piccano i cappelli. Fulerum pilei.
Col capel i mà, o sul cò. Col cappello in mano, o in capo. Aperto capitem,
capite aperto.
Penachiera de capel. Pennacchio del cappello, che son più penne insieme,
che si mettono al cappello, o a’ cimieri. Cristaplumatilis faleri.
Bretì, bergnúl. Berrettino fatte in varie forme, ma senza piega. Chi sopra il
berrettin s’impappafica. Pileolus, i.
287
Bergnula. Berriuola. A tutti infarinò la berriuola. Calantica, cae.
Breta col massarúl. Baviera. Una certa striscia attaccata a berrettino di lana,
che lo portano i contadini, e se ne fasciano con esso la bocca. Che senza pur
cavarsi la baviera infretta infretta si mangia un boccone.
Schifia, o breta de tila per la nog particolarmet. Cuffia. Copertura del capo
fatta di panno lino, la qual si lega con due cordelline etc. Calantica nocturna.
125 [r] Capot. Capperone. Cappuccio contadinesco, o da vetturali, il quale è appicca-
to a lor saltarbanchi per portarselo in capo sopra ‘l cappello, quando piove.
Potevi far ripezzare, e ricucire alla famiglia i lor camiciotti, e capperoni.
Cuculio, onis. Vel cucullus, i; m. g.
Orladura de la camisa al col. Collaretto, quella parte della vesta, che sta in-
tormo al collo, e più propriamente diciamo collare, collarino, e collaretto a
quella parte della camicia, che teniamo rimboccata su i vestimenti intorno al
collo. Collare subuculae.
Avertura de nag di abig. Abiti sparati, cioè tagliati davanti. Una bellissima
fibula etc., la quale congiugnea le parti dello sparato mantello di colei.
288
Colar. Collare, che si porta al collo per ornamento. Collare, is; n. g.
Colar lis. Colarina. Collare liscio, piano. Collare simplex; vel planum.
Colet. Gorgiera. Collaretto di bisso, o d’altra tela lina molto fina, che per essere
increspato quasi a foggia di lattuga gli diciam anche lattughe. E al collo un colla-
retto pieno di pietre preziose, sichè quella gorgiera vale due gran tesori. Collare
rugatum. Gorgieretta. Posandosela in sul collo sopra d’una gorgieretta increspata.
Colarina longa, che cens ol col. Fascia di collo. Striscia di panno lino lunga,
e stretta, la quale avvolta intorno a che che sia lega, e strigne leggermente.
Collare; vel fasciola colli.
125 [v] Marsina, o sotmarsina, o camisula, o zipò, o corpet. Farsetto; vestimento
del busto, come giubbone, o camiciuola. Veggendoti solo rimaso subitamente
si spogliò in farsetto. Indusium, ii, vel thorax, cis; m. g.
Zipò. Giubbone. Veste stretta, che cuopre il busto, alla quale s’allacciano le
calze, e i calzoni. Dove gli Ungheri gravi di lor arme, e giubboni. Thorax, cis.
Vel cento, onis.
Gipa. Giubba. Vesta così da uomo, come da donna per tener di sotto. Vennero
le due giovinette in due giubbe di zendado. Tunica, cae. Vel indusium, ii.
289
Veladò. Saione. Vestimento del busto co’ quarti lunghi, che serve a uomo sola-
mente. Sagum, i.
Velada. Marsina. Saio. Io credo, ch’e’ manchi poca cosa d’un braccio a far-
gli un saio. Sagum urbanum; vel sagulum, i.
Tabar. Frerùl. Tabarro; mantello. Spezie di vestimento per lo più con bavero;
e senza maniche, che si porta sopra gli altri panni. Ne di state, ne di verno non
andar senza mantello. Pallium, ii. Penula, ae.
290
Capa da Frà. Cappa, veste di frate. Toga, ae.
Mant. Manto. Soppraveste, spezie di mantello. Lei, ch’avvolto l’avea nel suo
bel manto. Pallium, ii. Ammanto. Lasciato l’ammanto si fuggì.
Abit de corot, de cundiziò. Bruno sust. Abito lugubre, che si porta per ono-
ranza de’ morti. Appresso costoro le sirocchie, e le mogli loro tutte di bruno
vestite. Vestis lugubris.
Abit de poca spesa. Abito di poco prezzo, e rozzo, e vile. Levidensa, ae.
291
do a mensa tenevano lo cappuccio della cocolla si chinato in su gli occhi, che
niuna cosa altro potevan vedere, se non quello, che avevano innanzi. Cucullus, i.
Manega. Manica, quella parte del vestito che cuopre il braccio. E altre aper-
tesi le strette maniche. Manica, cae.
292
Botoncì; botoncel. Bottoncello. Solevano portar le donne intorno al collo, e
alle maniche de bottoncelli d’argento innorato. Globulus, i.
Laor da lazà sù. Affibbiatura, la cosa con che s’affibbia. L’amanza può rice-
vere lietamente discriminale; treccere, ghirlanda d’oro, o d’argento, affibbia-
ture, cinture, specchi, borse, e cordelle. Fibula, ae. Bulla, ae.
Lúch dove ‘s lazà sù. Affibbiatoio. La parte del vestimento, dove s’affibbia.
Nella gamba diritta, e nell’affibbiatoio delle brache.
Gogiò o gogia da bast. Aguglione. Ago grande. Acus maior. Agone. Come se
la Dea l’avesse punto d’un agone.
293
stringa da stringere. Ligula adstrictoria, vel adstrugmentum, i. Stringa di cuoio,
di camoscio. Aluta, ae vel ligula coriacea. Stringa di seta. Ligula serica.
Feret, o puntal de stringa. Aghetto. Puntale. Aghetto, qual è una punta d’ot-
tone a guisa d’ago appiccata alla sommità d’alquanto nastro, o cordellina per
uso d’affibbiare. Acicula, ae.
Buseg, nasete, o asole. Occhielli; que’ piccoli pertugi, che si fan nelle vesti-
menta ne quali entra il bottone, che le affibbia. Ocellus, i.
Folda. Falda, si dice di materia pieghevole, dilatata in figura piana, che age-
volmente ad altre si soprappone. Si dice a quella parte di sopravvesta, che
pende dalla cintura al ginocchio. Fattogli mettere le maniche, e cinier le falde
gli mise la gorgera. Falda la parte del farsetto, che pende dalla cintola in giù.
Ruga, ae, vel plica, cae.
Foldina. Pieghina. Faldella, piccola pezza a falde. Tenuis ruga, vel plica, ae.
128 [r] Piega. Folda. Piega quella riga, che s’imprime nella cosa piegata, e piega quel-
lo addoppiamento in se stessi di panni, drappi, o simili. Plica, cae. Ruga, ae.
Oradel. Orliccio. Orlo. Estremità de panni cucita con alquanto rimesso. E
fanno molto grandi gli orli delle loro gonnelle. Ch’io ritrovo ben gli orlicci.
Fimbria, ae. Ora, ae.
Orlà, fà l’oradel. Orlare, che è far l’orlo. Fu poi orlata dalla natura con que’
due labbri, quasi di coralli finissimi. Fimbriare.
Orlat. Orlato. La bocca etc. la quale fesse per lo traverso fu poi orlata dalla
natura etc. Fimbriatus, a, m.
L’orlà, l’oradel. Orlatura. L’orlare, e l’orlo stesso. Ora, ae.
Orladura recamada. Orlatura a ricamo, ricamata. Ora segmentata.
Fioch de bindel, o d’alamar sù la spala. Bradone, o brodone. Ornamento,
che si cuce tra l’estremità del busto, dall’entratura del braccio, e l’estremità
della manica del saio; o quello ornamento che cuopre la menatura, o congiun-
tura della spalla. Con brodoni scempi. Nel bradone del braccio dritto.
Fúdra. Fodero; soppanno. Delle lor pelli co’ peli si fanno pellicce, e li foderi
de panni, che sono utili ne’ tempi del freddo. Subsutum, i; n. g.
Oata, tamis. Soppanno; quella tela, drappo, o altra simil materia, che si mette
294
dalla parte di dentro de’ vestimenti per difesa, o per ornamento. Queste parti
possono aiutar con la bambagia e co’ soppanni etc. Soppanno si dice anche alla
fodera de panni e de vestimenti. Sentenze da soppanni, e ferravecchi.
Desfodrà. Levà fò de sot la fúdra. Sfoderare; levar loro il fodero. Non si può
far peggio, che fargli sfoderare la cappellina.
Cusì, o così. Cucire. Congiugnere insieme pezzi di panni, tele, cuoi, o altro
con refe passato per essi per via dell’ago, per adattargli a uso di vestimento, o
d’altro. In capo della scala si pose a sedere, e cominciò a cucire. Suere.
Tornà a cus. Ricucire. Potevi farti pezzare e ricucire i lor camiciotti, e cappe-
toni. Resuere. Iterum suere.
Cusdura, che stà sù olta. Costura. Cucitura, che fà costola. Sutura, ae. f. g.
295
Bat zò i cusdure. Spianar le costure, o ragguagliare le costure, che è rispiana-
re il rilevato della costura. Aequare suturas, vel planas reddere.
Descosit, o descusit. Sdrucito. Scucito. Alle sue scarpette tutte rotte, e alle
calze sdrucite. Dissutus, a, m.
Che cus. Cucitore, che cuce. Sutor, oris si dice ma di panni. Sarcinator, ris.
Ref. Refe. Accia ritorta insieme in più doppi per lo più per uso di cucire. Non
ci ha ne ago, ne refe, non ci ha forbici, ne coltello. Filum, i, vel linum tenue.
Sida da cus. Seta ritorta insieme in più doppi per uso di cucire. Filum sericum.
Gogiada de ref, o de sida. Gugliata. Quantità di filo che s’infilza nella cruna
dell’ago per cucire. Era sicome una gugliata di filo inverso etc.
Listat; guarnit, galonat. Addogato; listato per lo lungo con istrisce diritte a
similitudine di doga. La quale era addogata d’oro, e di vermiglio. Fasciolis
distinctus.
Fioc. Fiochì, o fiochet. Fiocco. Lat. Floccus, ci; m. g. Di seta. Lat. Floccus
sericus. Fiocchetto. Flocculus. Floccus parvus.
Lana, franza. Frangia. E con frastagli livree, e frange addobbati. Fimbria, ae.
Balzana. Guarnizione o fornitura, che si mette alle vesti delle donne da pie’
intorno. Fimbria, ae.
129 [r] Guarniziò. Fregiamento, fregio, fornitura, guernimento di veste, e arnesi; fre-
giatura, guarnizione d’abiti. Lat. Opus. Ornamentum, i, ornatus, us; m. g.
296
Guarnit. Fregiato. L. Exornatus, a, m.
Bindel. Pasamà. Galò. Nistola. Felusel. Nastro; fetta; fettuccia; cordella; cor-
dellina. Vitta, ae. Amentum, i.
Rúsa, o gala de bindel, o fioch de bindel, o laz de bindel. Gala, nastro, fioc-
co. E con rete pur d’or tutta adombrata di bei fiocchi vermigli al capo intorno.
Lemnisci, orum; m. g.
Piz; merli; pizà redì. Merletti; merluzzi, reticella. Fornitura, o trina di refe,
d’oro filato, o altro per guarnimento d’abiti. Denticulata taenia.
Paset. Pedana. Fimbria. Portavano altresì le grandi fimbrie; cioè gli orli alle
toniche loro a modo di tessiture. Che portavano le grandi filaterie, overo fim-
brie. Fimbria, ae; vel limbus, i. filateria. Fanno le lor filaterie molto lunghe, e
molto le dilatano. Lat. Fimbria, ae. Lembo; la parte da pie’, o estrema del
vestimento. Limbus, i.
Imbastì. Imbastire, unire insieme i pezzi de’ vestimenti con punti grandi per
poterli acconciamente cucire di sodo; li quali cucimenti si chiaman.
297
Imbastidure. Baste. Rudes suturae. Ruditer consuere.
Pont, o pog. Punto, quel brevissimo spazio che occupa il cucito, che fa il sarto
in una tirata d’ago. Io fo come ‘l sarto, che per fretta trapassa spesso il punto.
Saturae punctus, i.
Pontà, da di pog, e tacà coi pog, coi gogie. Appuntare, congiugnere, o attac-
care con punti di cucito, con i spilletti, o simili. Si gli appuntò la camicia col
farsetto. Leviter assuere; sarcire, acicula iungere.
Rapa. Grespa. Rampogn. Grinza; si dice del panno, e d’ogni altra cosa rag-
grinzata. Ruga, ae.
129 [v] Ingrespat, piè de rape, de rampogn. Rampognat. Raggrinzato. Pien di grin-
ze. Crispus. Crispatus.
Taià i abig. Tagliare le vestimenta. E oltre a questo fece tagliare, e far più robe
belle, e ricche al dosso d’una giovane etc.
Refilà. Raffilare; quasi ridurre a filo dicono i sarti, e i calzolai, il pareggiar con
li forbici, e col coltello i lor lavori. Aequare.
Braghe, braghese. Brache, quella parte di vestimento, che cuopre dalla cintu-
ra infino al ginocchio. Cosciali. Femoralia, ium; n. g. feminalia, lium; n. g.
Barolè. Brachetta, che è quella parte delle brache fatta a mandorla che sta nel
fondo d’esse, e cuopre lo sparato della parte d’innanzi. Subligar, ris; n. g.
298
Calza. Calceta. Calzet. Calza spezie di vestimento di gamba. Con le calze a
campanile, e con la penna. Caliga, ae; vel tibialia, ium.
Calzò, o calcetò de tila. Calzoni; pannilini. Forse, che’ e’ s’ha sdilacciar cal-
zoni e per cucitura due paia di panni lini, cioè panni di gamba. Tibialia, ium.
Tibialia lintea.
Scarpì. Scappino. Pedule; quella parte della calza, che calza il piede. Calceus
linteus.
299
Centura da cenzis fò per mez la vita. Fassa. Cintura; fascia, con la qual uom
si cigne i panni intorno al mezzo della persona. Cingulum, i. Cintura di spada.
Lat. Baltheus, ei; vel baltheum, ei; n. g.
Fassa. Banda. Fascia. Striscia lunga e stretta, la quale avvolta intorno a che
che sia lega, e stringe leggiermente. Fascia, ae.
Fasà. Fasciare; circondare; intorniare con fascia. Fasciare, vel fascia ligare.
Banda. Banda, striscia, e per lo più s’intende di drappo. Addogata per lungo
d’oro, e vermiglio, e le bande di fuori a d’oro. Fasciola, ae. Banda, insegna
per lo più militare. E chiamavansi cavalieri della banda. Tessera. Insigne.
Symbolum, i.
Colzer. Scarpe. Scarpe; il calzar del piede fatto per lo più di cuoio. Calzari.
Calcei. Calceamenta. Calcearium. Calceamina.
Scarpetine. Scarpette. Alle sue scarpette tutte rotte, e alle calze sdrucite.
Calceoli, orum.
Tomera di scarpe. Tomaia, parte di sopra della scarpa fatta di cuoio, che cuo-
pre il piede. Obstragulum, i.
Súla di scarpe. Suolo, quella parte che sta sotto la pianta. E le lor cuoia sono
ottime per far suola de calzari. Solum, i.
Oregie de scarpe. Becchetti; quelle punte delle scarpe grosse a tre costure,
ove sono i buchi per mettervi i nastri. Ansulae, arum.
300
Tacò. Taccone, pezzo di suolo, che s’appicca alle scarpe rotte. E tramezzato
sol d’un pezzo, e non tacconi. Frustrum corii, vel corii resegmen.
Scarpa, che fá mal. Scarpa che addoglia il piede. Calceus urgens pedem.
Scarpa, che scapa fò di pé. Scarpa, ch’esce di piede. Laxior calceus male
haerens pedi.
Scarpa, che fa di rape, di rampogna, che si storz. Scarpa, che si raggrinza,
e si ritorce. Calceus repandus.
Scarpe de capel. Scarpe di feltro. Sculponeae, arum; f. g.
C’ha sù i scarpe de capel. Calzato di scarpe di feltro. Sculponeatus, a, m.
Scarpete. Calzetto, che è un calzamento di lino, o di lana a foggia si scarpa.
Calceus lineus, vel udo, onis; m. g.
Levà fò de sot la súla. Desolà. Disolare; tagliar, e levar via il suolo. Desolare.
Desolat, che ‘l ghè stag levat de sot la súla. Disolato. Più di quindici di stet-
te, che quasi non potea andare, si era disolata. Desolatus, a, m.
Ol levà di sot la súla. Disolamento. Disolatura. Il disolare, levare il suolo.
Desolatio.
Cibra. Pianella. Calzamento di cuoio, che non ha calcagno. Per un paio di pia-
nelle. Crepida, ae.
301
Pantofola. Cibrot. Pantufula si dice alla pianella col sughero. Abbiate buon
cappello, buon pantofole. Sandalium, ii.
302
Fazolet da nas, da sofias zò ‘l mucugn. Moccichino. Pezzuola da soffiarsi il
naso, detto così da mocci. Pezzuola quel pannicello lino, col quale si soffia il
naso. Muccinium, ii, vel strophiolum, i.
Fii, che ve vià, ches destaca dal pan taiat, o strazat, o rot, o cusit. Filaccica nel
numero del più, o fila, che spicciano da panno rotto, o stracciato, o tagliato, o
cucito. Desideravano di toccargli almeno le filaccica del vestimento. Fimbria, ae.
Desfilas, destacas i fii del pan taiat, o strazat. Sfilacciare. L’uscire, che
fanno le fila sul taglio, o straccio de panni.
Filat de sida straza, o de straza de sida. Filaticcio. Filato di seta stracciata.
Bindiul de pan, bindal de pan. Brandello di panno. Frustum panni.
Peza da taconà; da conzà. Toppa, quel pezzuol di panno, che si cuce sù la
rottura del vestimento e ‘l cucirlo diciamo: pittacium, ii.
132 [r] Taconà. Repezà. Rattoppare, o rabberciare. Resarcire.
Taconat. Pezat. Rabberciato. Talora cappa, o mantel rabberciato di vecchio.
Pannis obsitus, a, m.
Conzà. Repezà. Rappezzare. Racconciare una cosa rotta, mettendovi il pezzo,
che vi manca, e si dice propriamente de panni. Rappezzato. Troppo fece rap-
pezzar meglio una sua gonnella.
Retai. Ritaglio; pezzo di panno, drappo, o simili levato dalla pezza. Frustum, i.
Retai de curam. Limbelluccio. I quali ritagli chiamati rimbellucci giovano
loro certamente molto.
303
Fond’ di abig. Lembo. La parte da pie’, o estrema del vestimento. Con le sue
mani al lembo de tuoi panni. Limbus, i. Purpurea vista d’un ceruleo lembo.
Binda. Lenza. Fascia lina. Si faccia legare con due lenze lo grosso del braccio.
Imbindà i ugg. Bendare, e cuoprir gli occhi con benda. Vitta redimere.
Stoleta. Bendone. Benda, e striscia, che pende da mitrie, cuffie, e simili por-
tature di testa. E tirargli il bendone della cuffia. Tenia, ae.
Bavarula. Bavaglio; un pezzo di panno lino con una buca nel mezzo, nel
quale si mette il capo adoperandolo i bambini a tavola per guardare i panni
dalle brutture, e nettarsi la bocca. Strophiolum, i.
Capuz da Frà. Scapolare. sust. Quel cappuccio, che li frati tengono in capo.
Cuculio, onis.
Met la capa in cò. Imbavagliare, o imbacuccare. Andò con quelli venti fami-
gli alla prigione, e fe legar le mani ad Aiolfo, e fello imbavagliare.
Imbacuccare. Camuffare è quello che oggi noi diremo imbacuccare.
Imbavagliare, incapperucciare. Spesse volte prendette abito d’un frate e
camuffavasi, si che pareva un uomo. Caput obvolvere.
Imbautat. Camuffato. E perché camuffato d’inanzi alla sua signoria era con-
dotto. Capite obvoluto.
132 [v] Capa ‘n co. Bacucco; arnese di panno, serve per metterlo in capo a uno per
coprirgli il volto, e impedirgli il ben mandar fuor la voce. S’adopera per lo più
a prigioni, e al metterlo altrui in capo si dice imbacuccare. Mettergli quel
bacucco ch’ei non sia conosciuto. Capitis involucrum.
Bauta. Camuffo. Mutò abito, e camuffo, e fuggissi non facendo motto a per-
sona. Capitis involucrum.
304
Incapotà ‘l cò met ol capot sul cò. Incapperucciare il capo. Caput obvolvere.
Baver da monega. Soggolo; che è quel panno, che le monache portano sotto
la gola, o intorno ad essa. Mammillare, ris; n. g.
C’ha ‘l baver. Soggollato. Si vesti come una forese, e soggollato, che s’ebbe etc.
Schifia fachia a ret, o a redì. Rete; sorta di cuffia tessuta a maglia. Ghirlande
adoro, reti, e intrecciatoi di perle, e altri divisati ornamenti di testa. Ne rete, ne
trecciera. Reticulum, i; n. g.
Redì; piz a redì. Reticella. Lavoro traforato, lavorato con ago, o piombino,
fatto di refe, o di seta, o di oro, la qual serve a guarnire vestimenti, paramen-
ti, e simili arnesi. E in reticella d’or il crin mi lega.
305
Scierpa. Serpa. Sciarpa. Fascia, che cuopre le spalle, e cade al grembo delle
donne. Scapulare velum sericum.
Coa dela vesta, o scoaz. Coda, o strascico, la parte dietro della veste, che si
strascina per terra. Lat. Syrma, tis; n. g. Peniculamentum, i; n. g.
133 [r] Tegn sù la coa de drè. Alzare la coda. Lat. Syrma levare vel allevare, elevare,
vel sublevare; tollere, vel attollere; extollere, vel sustollere. Altollere pallium.
Cestò de vel ingritolat sul cò. Acconciatura di capo fatta di velo raggrinzato.
Crispum bombycinum, vel velum crispatum capitis.
Cestela, che te’ sú i treze. Trecciera; ornamento per le trecce.
Treza. Treccia; si dice tutto quello, ch’ è intrecciato insieme, ma spezialmente a
capelli di donna. Ne d’or capelli in bionda treccia attorse. Comae intextae.
Intrezadura de bei belì sul cò. Intrecciatoio; ornamento da por sù le treccie.
Per un paio di intrecciatoi, e una veste d’oro. Redimiculum, i.
Intrezadura. Intrez. Intrecciatura. Intrecciamento. Con certe intrecciature di
fiori. Sertum, i.
Intrezà. Fá treza. Intrecciare. Lavorava, e intrecciava palme. Intexere.
Mansual. Stolta. Stola. L. Stola, ae.
Peturina, o petorina. Stecca. Pectoralis palmula, ae.
Bust, o bustì. Busto. Imbusto. O che bel vedere l’imbusto senza un proffilo
intorno al collo, e senza una mostra! Thorax, cis; n. g.
Cordò da bust. Cordone da imbusto. Lat. Funiculus vestiarius.
Os dol bust. Stech. Stecche; son certi strisci d’ossi di balena, che le donne
mettono nel busto, per tenerlo disteso. L. Schidia, orum thoracis.
Cordonzì da camise. Cordellina. Lat. Funiculus subucularis.
Corset. Polachì. Farsetto. Farsettino. Vestimento del busto come giubbone, o
camiciuola. Corsaletto di drappo, o di panno ad imitazione di quelli d’armatu-
ra. Thorax, cis; m. g.
Ale de corset, de polaca, o polachì. Polacò. Farsata; la parte del piè del far-
setto cucita con esso busto. Farsettone.
Balzana dal pe’ di vesti, o regalz. Sessitura. Rimesso, che si fa da piè per di
fuora alle veste da donna. Gli orli alle toniche loro a modo di sessitura.
Lacinae, arum.
Sotanì. Ghirò. Sottano. Vesta, che si porta sotto a quella, che si tien di sopra.
E fecegli mettere un bel sottano, il quale le dava a ginocchio; oggi si dice sot-
tana. L. Tunica interior.
306
Che riva al zenug. Che dà al ginocchio. L. Ad genua pertingens.
Zonta, chì es met ai veste per suplì al bisogn; fabalà. Gherone. Pezzo. E
giunta, che si mette alle vesti per supplemento, e ancora per ciascuna parte del
vestimento. Alzandosi i gheroni della gonnella. Lat. Stola muliebris tunicae,
vel cycladis.
Pedagn. Traversa. Gonna; veste, e abito femminile per lo più. Cyclas, dis.
Supparus, i, vel supparum, i; n. g.
Guarnaza. Guarnacca. Gli vedesse il vaio tutto affumicato in capo etc. e più
lungo la gonnella, che la guarnacca. Toga, ae.
Baseta. Bassetta. Pelle dell’agnello ucciso subito, che è nato. Pellis agnina.
Gabì. Cirg. Faldiglia, che è una sottana di tela cerchiata da alcune funicelle,
che la tengono intirizzata, e l’usano le donne, perché tenga lor la veste sospe-
sa, e non impediscan loro il cammino. Benchè ne gosina, ne faldiglia avesse.
Coa de vesta. Strascico di veste; quella parte deretana della veste, che si stra-
scica per terra. Syrma, tis; n. g. Penniculamentum, i.
307
Abit de Arlichì, pezat de più color. Abito cucito, e composto di toppe di varie
colori. Synthesis, is; f. g.
Avertes. Dirizzatura, che è quel rigo fatto da tal separamento. Linea capillarum.
Didal. Anello, quello che tengono nella punta del dito i cucitori per ispigner
l’ago. Digitale, is; n. g.
Scatola da la polver de Cipri col só fioch. Scatola della polvere di cipro col suo
fiocco. Pixis pulveris Cyprii, vel diapasmmatis cum eius flocculo, vel flocco.
Balete d’aque, che set da bò. Oricanni. Vaselletti di stretta bocca, ne’ quali si
tengono l’acque odorifere da spruzzare. E tratti dal paniere oricanni d’ariento
308
bellissimi, e pieni qual d’acqua rosa, qual d’acqua di fior d’aranzi etc. Vascula
aquarum odoratarum.
Aqua de mili fior. Acqua di mille fiori. Odorarius cremor floris omnigeni.
Aqua de fior de cedri. Acqua di fior d’aranzi, e di cederno. Citrii floris aqua.
Speg. Specchio. Ammiraglio. Mai non si smaga dal suo ammiraglio, e siede
tutto ‘l giorno. Speculum.
Spazeta. Scoveta bruschì. Spazzola. Setola, che è spazzola fatta di setole per
nettare i panni. Penicillus, i.
Cortelì. Coltellino. Quando un pettine d’avorio, e quando una borsa, e quan-
do un coltellino, e cotali ciance. Cultellus, i.
Belet. Liscio; materia, con che le donne procurano di farsi colorite, e belle le
carni. Fucus, ci; vel pigmenta, orum.
134 [v] Pezeta de levant. Pezzetta. Buratto o cosa simile tinto in rosso; serve per li-
scio, e vien da levante. Gli chiedeva etc. due quattrini di pezzetta di levante.
Purpurissum, i; n. g.
Belet. Fattibello. Liscio, con che le donne cercano di farsi belle. Quando la
mattina del letto usciva, prima, che posto s’avesse il fattibello. Fucus, ci.
Pigmenta, orum.
Bianchet. Sbiaca. Biacca. I visi delle femmine, ponendovi sù la biacca, diven-
tan bianchi. Cerussa, ae.
Imbeletat de sbiaca. Imbiaccato; lisciato con la biacca. Cerussatus. Fucatus.
Imbelatà co’ la sbiaca. Dà ‘l bianchet. Imbiaccare. Lisciar con la biacca.
Cerussa oblinere.
Das ol belet. Lisciarsi; porsi il liscio in sul viso, ed è proprio delle donne.
Fuco oblinere se. Fucari.
309
Imbeletat. Lisciato. Imbellettato. Mostravan poche il viso naturale; le più
l’avean dipinto, e ‘mbellettato. Fucatus. Fucosus.
Belet. Belletto. Benchè il belletto sia folto; non di meno per entro lui lo smor-
to del vecchio vi si discerne; come sotto a poca calcina la lividezza d’un muro
affumato si manifesta. Fucus, i.
Zoel. Gioiello. Più gioie legate insieme. Ti donerò un si caro, e bel gioiello.
Gemmeum monile; vel bulla aurea gemmata.
Col, o fil de perle. Vezzo di perle. Vezzo ornamento vezzoso, e donnesco, co-
me filza di perle, d’altre gioie, o di cose, che le somigli, che le donne portano
intorno alla gola. Tanti ornamenti, tanti vezzi, tante ciance, tante morbidezze.
Linea margaritarum, vel unionum, vel monile baccatum.
310
Ventaia. Grespì. Ventaglio. Sventaglio. Rosta; strumento noto da farsi vento,
fatto in varie fogge, e di varie materie. Sopra ‘l desco una rosta impiccata era
da parar mosche a tavola, e far vento. Meriggiando un vecchio al meriggio
d’un albero con una rosta in mano. Flabellum, i.
Abit da la festa. Veste festereccia. Cantando loro laude vestiti di panni feste-
recci. Peplum, i, vel amictus festus, vel solemnis.
Zandal o zandala. Velo grande di zendado. Plaga serica; vel capitis tegmen
sericum maius.
Perfilat. Polidì. Attillato. Con acconci, ben composti vestimenti indosso, e dice-
si anche al vestimento attillato. E la cappa attillata, e ben guarnita. Elegans.
Cusineg dol bust. Ripieno del busto. Non v’è stoppa, ne altro ripieno, che la
carne sola di due bosacchioni etc. Fartum thoracis.
311
guancialino di panno, o drappo, nel quale le donne conservano e le agona e gli
spilletti. Aciarium, ii. n. g.
135 [v] Bavarula. Babaiuola; bavaglio pezza lina, che si mette a fanciulli perché non
imbrettino i panni mangiando. Pectorale caenaticum, vel coenatorium vestis
salivaria.
Straz. Cenci. Stracci di panno lino, o lano consumati, e stracciati. Scruta, orum.
312
Anel senza preda. Vera. Anello senza pietra. Anulus purus.
Anel co’ la preda. Anello gemmato, ingemmato, con la gemma. Anulus gem-
matus.
Metes l’anel in dit. Porsi l’anello. Anulum induere; vel digito anulum induere.
Portà l’anel in dit. Portare l’anello in dito. Digito anulum gerere, vel gestare.
Levà, o cavà l’anel a vergù. Levar l’anello ad alcuno. Detrahere anulum alicui.
Met zò l’anel. Por giù o levarsi l’anello. Deponere, vel ponere anulum.
Colana tuta d’or. Collana tutta d’oro. Lat. Torques aureus solidus.
Colana de gioie, o perle. Collana di gioie o perle. Lat. Monile baccatum; vel
gemmeum.
313
Meschg. Mischì. Mischio, di diversi colori. Discolor; omn. g.
Color d’amarant. Colore di sciamito, cioè di color rosso scuro. Floris ama-
ranthi color.
Color virdolì. Festichino. Color verde chiaro. Furo per zendado bianco, e
festichino. Subviridis.
Tanè scur; color de cafè. Tanè. Lionato scuro. Il color biondo è un giallo non
molto accetto, ne molto chiaro, ma dechinante tanè. Impluviatus.
Color ranzat; o color d’or, o zald dorat. Rancio, color della melarancia matu-
ra, al quale diciamo dore. Rancio è colore un poco più acceso di quel dell’oro,
ma assai confacente con esso. Aurino. Rancio. Dore. Lat. Aureus, vel croceus.
Color d’uliva, o olivastr. Ulivigno. Di color, che tende tien del livido a guisa
d’ulivo. Di pel bianco, overo ulivigno. Olivarius color.
Color de rúsa. Roseo. Sono altri colori intra questi, cioè glauco, e roseo, i
quali sono intra ‘l rosso, e bianco, e ‘l pallido, e ‘l suppallido. Roseus.
Color fogat. Focace; di fuoco. Igneus, vel sandarachinus, vel rutilus, vel candens.
314
Color de carne. Incarnatino; o scarnatino per lo color della carne; cioè misto
tra rosso, e bianco. Ostrum dilutius; vel color helveolus, vel helvolus.
Zald. Giallo; color simile all’oro, o al sole. Flavus. Croceus. Lutens. Crocinus,
a, m.
Color de rusa seca. Color di rosa secca. Ex roseo pallens color; vel xerampe-
linus.
Color gris. Color grigio, o bigio; sgrigiato. Color nero, che tra esso vi sia mesco-
lato bianco; simile al cenerognolo. Le robe avean bianche, e ‘l mantel bigio.
Foderarlo di vaio sgrigiato. Leucophaeus, vel cineraceus; vel color ravus.
315
Color natural. Colore naturale. Nativus color.
Endich. Indaco. Sugo d’erba rappreso, col quale si tigne tra turchino, e azzurro.
Biond. Biondo. Tra giallo, e bianco. Il color biondo è un giallo non molto
acceso, ne molto chiaro. Flavus, a, m.
316
Brù, nigher, scur. Bruno, color nereggiante. Nigricans, vel color aquilus.
Infost. Fosco, color quasi nero, che tende all’oscurità. Fuscus color, vel pullus.
Color de perla. Color di perla. Cinereus ex albo color, vel color margaritarius.
Roset c’ha dol ros, che tira al ros. Rossiccio. Rossigno; che tende al rosso.
Subrufus.
Color vinat. Avvinato. Si dice a drappo. Panno di color del vino, o rosso.
Rubucundus color.
Color d’erba. Color d’erba. Verde. Color herbeus, vel herbidus. Viridis.
Color de guad. Ghezzo, o azzurro. Glasti color, vel coeruleus, vel subniger.
Color sbiavit. Colore dilavato. Dilavato si dice de’ colori, quando sono smor-
ti, una bianchezza dilavata. Color dilutus.
Color, che si smonta, che sbiavis. Colore, che allividisce, e diventa livido.
Color evanidus, vel livescens, vel lividus.
Color, che te, chi stà sald. Colore durevole; durabile. Color perpetuus.
137 [v] Color fiorit. Color gocciolato, cioè colore con macchie d’altro colore a guisa
di gocciole. I colori son questi, gocciolato, bianchissimo, nero, pressovario,
cioè il nero colore mescolato con colore albino.
Color, che tira al nigher. Nericante; che nereggia, che tende al nero. Subniger,
vel aquilus.
Nigher quat as pul dì. Nerissimo. Nigerimus.
Nigret. Neretto; subniger. Occhi neretti, soavi, lunghi, benigni, e pieni di riso.
Color che tira al ros, al zald. Roset. Zaldet. Rosseggiante. Rossiccio. Ros-
setto. Rossigno. Rossicante. Rosseggiante a guisa di fuoco. Alquanto rosso,
che tira, e pende a quel colore sia di pietra rossiccia. Era di pelo rossigno.
Subrufus. Gialliccio. Subcroceus.
Rubicond. Rubicondo. Le cose paiono tutte rubiconde. Ruber. Candens. Ru-
bicondus.
Color bè compartig. Compasso de’ colori. Le sue ali sono come di porpora,
317
e la coda colorita come di rose con compassi di rosso. Dove i compassi mae-
strevoli d’oro, di zaffiri, di smeraldi etc. Una coltra lavorata a certi compassi
di perle grossissime etc. Colorum distributio.
Di color carich. Pieno, carico di colore si dice di materia, che abbia incorpo-
rata molta tintura. Saturatus, a, m; vel satur color; vel color exuberans.
Tenz, o tenzì. Tignere. Dar colore. Far pigliar colore. Tingere. Inficere.
Retenz. Tenzì do vúlte. Ritignere se non è spesse volte tinta, e ritinta. Iterum
inficere.
318
Perd ol color. Scoloris. Discolorarsi. Impallidire. Ond’io mi discoloro.
Pallescere.
Chè senza color. Discolorito. Pallido. Smorto. Senza colore. Siamo discolori-
ti, e diventiam pallidi etc. Decolor. Pallidus.
Violet. Oricello. Tintura, con la quale si tingono i panni, e a farla ci vuole orina
d’uomo.
Tornà a colorì. Ricolorire. Di nuovo colorire. A ricorolirla de’ suoi primi colori.
Fà ros. Far arrossire. Lat. Rubefacere vel rubore tingere, vel inficere.
Tirà al zald; es zald. Gialleggiare, essere giallo. Lat. Luteum, vel croceum
colorem reddere; vel referre, vel esse coloris lutei, vel crocei.
138 [v] Marcang. Marzer. Artesà, chi fà di mester. Mercatanti. Merciai. Artigiani.
Artefici. Artieri. Se fosse vivuto sarebbe stato de sufficienti artieri, e merca-
tanti di questa terra. Mercatores. Artifices.
319
Marcanzia. Roba da marcantà, da negozià. Mercatanzia. Effetti, e roba, che
si mercatanta, e si traffica. Merci. Merx, cis, vel mercimonium, ii.
Butiga. Bottega. Stanza dove gli artefici lavorano, o vendon le merci loro.
Mostra de butiga. Mostra, quel luogo delle botteghe, dove si tengon le mer-
canzie perché sien vedute.
Tut quel, ch’è in butiga. Corpo di bottega, cioè tutti gli effetti, che vi son dentro.
139 [r] Marzer. Merciaio, che fa bottega di merceria.
Tratà de presi. Tener mercato. Trattar del prezzo della mercatanzia. Come se
avesse avuto diecimila fiorin d’oro da spendere teneva mercato. Commercium
habere.
Fera. Fiera; mercato libero, nel quale con frequenza di gente si compera e
vende. Lat. Emporium, ii. Mercatus, us. Nundinae, arum; f. g.
320
Presi. Mercato. Il prezzo della cosa mercata. Per quel pregio, che ‘l Rè di
Francia volle a buon mercato. Precium, ii.
Marcanzia. Merce. Roba; che si mercata. Ella di ricca merce etc. Merx, cis.
Trafech. Traffico. Il trafficare. E questo traffico del grano fù con l’altra una
delle cagioni etc. Negocium, ii.
321
Vendita. Vendita. Vendizione. Vendimento. Ragionando di cambi, di baratti,
di vendite, e d’altri spacci. Venditio.
Esità la roba, sbratala, spazala. Spacciare. Dicesi delle cose venali, e vale
venderle agevolmente, affatto. Se spacciar volle le cose sue gliele convenne
gittar via. Vendere. Venditare.
Chi vend. Venditor. Venditore, che vende. Che sarà, se il venditore giura di
non venire contra alla vendita. Venditor, oris.
Baratà, sbarozà, cambià. Barattare. Cambiar cosa a cosa, quando non vi con-
corre moneta. Permutare.
Cambi. Cambio; termine mercantesco. I contratti usurai etc. chi gli ricuopre,
o scusa con nomi di cambio, chi di interessi, altri di deposito. Collybus, i.
Fà ‘l bancher. Far banco, o metter banco, esercitar l’arte del banchiere. I Ve-
neziani incontanente misero banco in Vinegia. Argentariam exercere.
Impegnà. Fà pegn. Impegnare. Dare alcuna cosa per sicurtà a chi ti presti
danari. Se io dovessi vendere, e ‘mpegnare ciò che c’è. Pignori opponere.
Pegn. Pegno, quel, che si da per sicurtà del debito in mano del creditore. Io ti
lascerò pegno questo mio tabarro sbiadato. Pignus, oris; n. g.
322
Contratà, fa contrat con vergù. Contrattare, fare contratto con alcuno. Cum
aliquo contrahere.
Comprà. Comperare, dare altrui danari per avere l’equivalente in qualche al-
tra cosa. Comperò una libbra di belle galle di gengionco. Emere, vel compara-
re. A buon mercato. Parvo, vel vili; vel vilissime, vel pervili emere, vel merca-
ri. Comperar caro. Care, vel magno, vel permagno, emere, vel mercari.
Comprador. Comperatore, che compera. E trovato comperatore del suo gran le-
gno. Emptor, oris. Comperare a peso. Pondere emere. Comperare a numero, o a
misura. Numero vel mensura emere. Comperare a minuto. Particulatim emere.
Costa car quel che costa preghiere. Si compera caro ciò che si compera con
prieghi. Magno emitur quod precibus emitur.
323
Imperme. Compensamento, il compensare, o la cosa con che si compensa.
Compensagione. Io reputo essere stata degna compensazione, avendosi fatta
ignoranza compensata con prezzo di cento migliaia di fior d’oro. Com-
pensatio, onis.
Debatì. Defalcà; o dà defalch; tra ‘n drè. Diffalcare, o difalcare, scemare,
trarre, e cavar del numero. Imminuere, vel detrahere.
Defalch; ol debat zò. Diffalco. Scemamento. E l’avanzo senza diffalco.
Imminutio. Detractio.
Vend al menut. Vend a retaià. Retaià. Vendere a ritaglio. Vendere a minuto,
o vendere a taglio. Ciò sono i mercatanti a ritaglio de panni Fiorentini.
Sectivam mercem vendere.
Chi vend al menut. Chi retaia. Ritagliatore, che vende a ritaglio. Sectivae
mercis propola.
Dà da vend. Dare a vendere. L. Venum dare.
Tegn per vend. Tener per vendere. L. Venale habere.
Vend al incant. Incantà vergot. Metel al incant. Incantare. Vendere allo
incanto che è il vender pubblicamente al più offerente. Vendere sub hasta, vel
auctionari, vel auctionem alicuius rei facere.
Revend. Rivendere. Di nuovo vendere. Revendere.
Revenzader, o strazarùl, o regatò. Rivenditore. Rivendaiuolo, che compera
le cose per rivenderle, o che vende per altri robe, o arnesi usati. Rigattiere.
Rivenditore di vestimenti, e di masserizzie usate. Propola, ae vel vestiarius
interpolator. Barullo, chi compera cose da mangiare in grosso per rivenderle
al minuto. Propola, ae, esculentorum; m. g.
140 [v] Fà ol regatò. Barullare. Esercitare l’arte del barullo. Cauponari.
Regatona, o revenzadra. Trecca; rivendugliuola, che vende, e traffica cose da
mangiare. Passando una forese, o trecca con un panier di ciregie in capo.
Caupona, ae. Trecchiera. Da femmina trecchiera.
Regatò. Treccone. Rivendugliuolo di cose da mangiare. La gabella delle trecche,
e trecconi fiorini 450 d’oro. Caupo, onis vel esculentorum propola, ae. Trecchiero.
Fà ‘l regatò. Treccare. Far l’arte del treccone. Treccando, a gabbando ad ogni
mano. Cauponari. Vel cauponariam exercere.
Incant. Incanto; o vendita all’incanto. Auctio, onis; f. g.
Magazè. Magazzino; stanza, dove si pongon le mercanzie, e le grasse.
Promptuarium, ii.
Fondech. Fondaco. Non l’aveva il padre voluto mettere ad alcun fondaco.
Taberna, ae.
324
Fondegher. Capo de fondech. Fondacaio, che fa fondaco; maestro di fonda-
co. Il fondacaio accorto, ed avveduto etc. Mercator. Magnarius.
325
Artifizi. Artificio; il fare, e l’operare con arte; e la cosa fatta con arte.
Artificium, ii. Artificiosità. Ma prezza l’artificiosità della statua, e lo ‘ngegno
del maestro. Artificium, ii.
Curam. Cropa. Cuoio. Coiame. Pelle d’animali concia per vari usi. Coiame
è lo stesso, che cuoio, ma per lo più si ha riguardo alla qualità. Corium, ii vel
corius, ii; m. g.
Somac. Sommacco. Cuoio concio con le foglie della pianta detta sommacco.
Lana. Lana; si dice propriamente del pel della pecora, e del montone. Lana, ae.
Fioch de lana. Bioccolo di lana; una piccola particella di essa spiccata dal vello.
Tuta la lana, c’ha ados i animai. Vello. Tutto il pelo più lungo; o lana degli
animali bruti. Il vello della pecora, in questo modo posto, e così coperto.
Vellus, eris; n. g.
Pel co la lana olta e spessa. Vellosa pelle. Delle vellose pelli degli scorticati
leoni. Velluta. Pellis villosa, vel hirsuta.
141 [v] Felter. Feltro panno fatto di lana compressa insieme, e non tessuto con fila.
Lat. Gausape; n. g. Indeclinabile vel lana per se coacta.
326
Bruna. Cuoio velluto (si potrebbe dire). Il quale è coperto dall’aspro velluto
cuoio. Corium villosum.
Lavorere de lana. Lanificio. Lavoro di lana. L’arte del lanificio contiene tes-
sere, cucire, torcere. Onde Pallas Dea del lanificio etc. Lanificium, ii.
Lanut; piè de lana. Lanoso; pien di lana; lanuto. Tutta lanuta, come una peco-
ra di lana rossa mal tinta. Lanosus, a, m.
Lana sgreza. Lana sucida; o rozza. Lana succida; vel oesypum, pi; n. g. vel la-
na rudis.
Pegnì, che pegna la lana, chi scarteza la lana. Scardassiere di lana, che scar-
dassa la lana. Per certi scardassieri, e popolazzo minuto. Carminator lanae.
Pegnà la lana, o scartalà. Scardassare la lana, che è raffinarla con gli scar-
dassi. Carminare lanam.
Peten, o scartez de lana. Scardasso. Strumento noto con denti di fil di ferro
uncinati, detti anche cardi, co’ quali si raffina la lana, acciò si possa filare.
Pecten lanarius.
Filò, chi fa filà ol stam. Stamaiuolo; quegli che porta lo stame attorno a farlo
filare.
Feltrer. Feltraro, che fa feltri. Lat. Coactiliarius, ii. Arte, o bottega de feltra-
ro. Lat. Ars vel taberna, aut officina coactiliaria. Fare o vender feltri. Artem
coactiliarium factitare; vel exercere.
327
Pegnì de lana. Ciompo; quegli che pettina, o scardassa la lana. In questa si
levarono i ciompi, e feciono più ragunate di loro. Lanae carminator.
Verghezì de lana. Battilano. Quegli, che con pettini di ferro, e con bocca sepa-
ra, e cava lo stame dalla lana. Carminarius, ii. Lanarius, ii, vel lanificus, aut
lanifex.
Vergà la lana. Scamattare la lana con la vetta, cioè camato; percuoterla e bat-
terla, o divettare la lana. Rudiculis curare lanam.
142 [r] Bacheta da vergà la lana. Camato; è una verga lunga di grossezza d’un dito,
e nodosa, e per lo più è di legname detto corniolo. Rudicula, ae.
Carel da filà la lana. Filatoio. Strumento di legno da filar la lana, che ha una
ruota, con la quale girandola si torce il filo. Rota lanaria; vel rhombus, i; m. g.
Filatoi de sida. Filatoio di seta. Lat. Rota sericaria vel rhombus metazarius, a, m.
Filà a carel la lana. Filare col filatoio la lana. Nere hombo versatili lanam.
Filat. Filato. Lat. Netus, a, m. Filato sust. Ogni cosa filata con una filatrice
disputar del filato. Lat. Filum, i; n. g.
Fus. Fuso. Fusus, i; m. g.
Fuser. Fusaio, facitor di fusi. Lat. Fusarius, ii; m. g.
Coca dol fus. Cocca; capocchietto del fuso, al quale s’accoppia il filo, acciò
torcendosi non isgusci.
Fà girà ‘l fus. Volgere, o girar il fuso. Lat. Fusum torquere.
Corera, o vertegia dol fus. Fusaiuolo, che si mette nel fuso, acciocché aggra-
vato da quel peso giri più unitamente, e meglio. L. Verticillum, i; n. g. vel ver-
ticulum, i; n. g.
Fag a mud de corera. Fatto a modo di fusaiuolo. Lat. Verticulatus, a, m.
Penesel, o penesela de lana, o de stam. Batuffolo, o pennecchio di lana, o di
stame. Peniculum lanae, vel staminis.
Poata de stoppa. Luffo, cosa avviluppata, e ravvolta insieme, e senz’ordine,
come di stoppa, lana, lino, e panni simili.
328
Penesela de lana, o de stam. Ilza de li. Lucignuolo, quella quantità di lino, o
lana, che si mette in sú la roca per filarla; o pennecchio, quella quantità di lino,
o lana, che si mette in sù la rocca per filarla. La conocchia, cioè quella parte
del pennecchio, e della roccata. Pensum, i.
Roca. Rocca; strumento di canna, sopra ‘l quale le donne pongono lana, lino,
o altra materia da filare, e tengonla a cintola. Colus, i vel colus, us; f. g.
142 [v] Onz la lana, daga l’ule. Inoliare la lana. Ugnerla con olio. Oleo inungere lanam.
Chi vend ule. Oliandolo. Cioè di maestri vinattieri, albergatori, oliandoli, piz-
zicagnoli etc. Oliarius arii.
Purgador, o folador. Purgatore; si dice a colui che purga i panni lani cavan-
done l’olio. Fullo, onis o sia follone; purgatore; lavatore. Come sono tesseran-
doli, e folloni. Fullo, onis.
Purgo. Fol. Purgo, il luogo, dove si purgano i panni lani. Fullonica, cae.
Sporchez, che vè fò dol pan purgat. Purgatura. Immondizia, nettatura, e
quello, che si cava dalle cose, che si purgano. Purgamen vel purgamentum, i.
Garzà. Cardare. Cardeggiare. Dare il cardo. Cavar fuori il pelo a’ panni.
Garz. Cardo. Io non dico de cardi da cardare. Pecten, inis.
Garzador, che garza. Cardatore, che carda.
Paregiador; cimador. Cimatore. Mandalo al cimatore, che l’asciughi nella
soppressa, e che lo cimi. Summorum villorum sector, seu tonsor.
Sopresà, met in sopresa, paregià. Soppressare. Mettere in soppressa, pareggiare.
Sopresa. Soppressa, strumento da soppressare composta di due assi, e nel
329
mezzo delle quali si mette la cosa, che si vuol soppressare, e si carica, o strigne.
Cotò. Cotone, panno cotonato. Lat. Pannus villosus, vel subrecto vel arrecto
villo pannus.
Tesader de tila. Tessitore di panni lini. Textor lintearius; vel linteo, onis.
Teler. Telaio. Strumento di legname, nel quale si tesse la tela. Textrinum, i, vel
telarium, ii.
330
Tes in dol mez. Tessere in mezzo. Intertexere.
Araz. Spalera. Arazzo. Panno tessuto a figure per uso di parare, ed addobba-
re. Aulaeum, ei vel atrebatum, i vel peripetasma atrebaticum.
Tapè. Tappeto. Spezie di panno a opere di vari colori, e con pelo lungo per uso
di coprir le tavole e giacervi sopra. Tapes, tis; m. g. Tapetum, i; n. g. vel tape-
tia, orum.
Tapezà una stanza. Parare con tappezzerie una stanza. Locum peripetasmatis
sternere, vel exornare.
331
Tesader de drap de sida. Drappiere. Tesserandolo de drappi. Multitii textor.
Urdimet. Ordito. Sust. Il filo messo insieme in sù l’orditoio per farne la tela.
Gumselera. Cannaio. Strumento di legno fatto a guisa di panca con certe cas-
sette, nelle quali gli orditori mettono gomitoli per ordire.
Sida da urdi, o urdimet. Orsoio. Seta, che serve a ordire. Stamen, inis.
Sida da tes, o tesimet. Trama. È la tessitura della tela, che si tesse nell’ordi-
tura, e compie la tela. Subtegmen, inis; n. g.; vel trama, mae.
Portada. Paiuola. Una delle parti nelle quali è divisa la tela, che contiene in
sé certa quantità di fila. E faccio tela a ventuna paiuola.
Fal de tila. Malefatta; ogni errore di tessitura.
Fà zò la sida. Incannare la seta. Avvolger filo sopra cannone o rocchetto.
Fà i rochele. Trascinare la seta, che è svolger la seta incannata da un canno-
ne, e avvoltarla a un altro.
Inaspà. Innaspare, avvolgere il filato in sul naspo per formarne la matassa.
Annaspare. Dipanna e innaspa per sette persone. In alabrum contrahere.
Fil ingritolat, o rizat. Filo aggrovigliato, ritorto in sé, ed è effetto, che fa il
filo, quando è troppo torto.
Indemnà. Fà zò in gumsel. Dipanare, aggomitolare traendo il filo della
matassa; o aggomitolare. Far gomitolo. L. Glomerare.
Indemnat. Aggomitolato. L. Glomeratus, a, m.
144 [r] Ol fà ol gumsel. L’aggomitolare. Lat. Glomeratio, nis; f. g.
332
dità di metterlo in opera. Ella gli diede una pallottola di pece, e un gomitolo
di filo. Glomus, i vel glomes, eris; m. g.
Ingritoladura. Rizadura dol fil. Grovigliola. Ritorcimento del filo troppo torto.
Fil. Accia. Lino, stoppa, capecchio, o canapa filata. Discutere quanta cenere si
voglia a cuocere una matassa d’accia. Che giammai fuso d’accia non filo. Acia, ae.
Bandol, o bandai. Bandolo, si dice al capo della matassa legato. Senza ban-
dol ci son molte matasse.
Pe’, o gamba de ghiandola. Stelo, perno, quel legno, o ferro ritondo, e lungo,
sopra ‘l quale si reggon le cose, che si volgono in giro. Axis, is.
Aspa. Aspi. Aspo, naspo, guindolo; strumento fatto d’un bastoncello con due tra-
verse in croce contrapposte, e al quanto distanti tra loro, sopra le quali si forma la
matassa, che anche diciam naspo. Gettate gli arcolai, e gli aspi con le rocche.
Ghindol. Quello, sopra il quale si forma la matassa della seta si chiama guin-
dolo, che è di forma cilindrica a similitudine de rocchetti da mulino, e ‘l for-
marvi sù la matassa si dice agguindolare.
Navisela. Spola, o spuola. Strumento di legno a guisa di navicella, ove con fu-
scello detto spoletto si tiene il cannel del ripieno per uso del tessere. Radius,
ii. Centorius.
333
144 [v] Bachet de la spúla. Spoletta.
Casse de teler. Casse, sono que’ legni del talaio, che stanno sospesi, e conten-
gono in loro il pettine, per lo quale passano le fila della tela, con le quali si per-
cuote, e serrasi il panno. Orchè menar di calcole, e tirar di casse a sé per fare
il panno. Serrato. Textorium praelum.
Peten. Pettine. Si dice ancora a quello de tessitori, tra i denti del qual fanno
passare le fila della tela. Pecten textorius.
Liz. Licci. Fili tutti a uso di spago, de quali servono i tessitori. Licii, orum.
Carcole. Calcole. Certi regoli appiccati con funicelle a licci del pettine per lo
quale passa la tela, in su i quali il tessitore tiene i piedi, e ora abbassando l’uno,
e alzando l’altro apre, e serra le fila della tela, e formane il panno. Insilia,
orum, vel insubula, orum; n. g.
Subi. Subbio. Legno rotondo, sopra ‘l quale i tessitori avvolgono la tela ordi-
ta. Che pur deliberando ha volto il subio gran parte ornai della mia tela breve.
Iugum, i; n. g.
Cavigia. Caviglia.
Incavigià. Accavigliare, che vale avvolgere, o distender seta, o altre cose fila-
te sopra la caviglia. Advolvo, is.
Fus da torz ol filo. Fuso di ferro per non filare, ma per torcere. Fusus ferreus.
Fer dove as gha infilza i spúle per cargale. Fuso di ferro per infilare il can-
nello per avvolgervi sopra il filo.
Fer, che s’infilza sù i rochele, o i rochei per faga sù la sida. Fuso di ferro
per infilare i rocchetti per incannarvi sopra la seta.
Becheta da ghindola de fer, o de legn. Fuso è quel ferro, o legno lungo, e sot-
tile, il qual di ficca da una banda in un toppo di legno, che lo tien fermo, e dal-
l’altra vi s’infila l’arcolaio per dipanare.
Pe’ de ghiandola. Toppo di legno, che tien il fuso, nella cui cima s’infila l’ar-
colaio. Caudex fusi harpedones.
334
Pomolì. Cocchetta. Diminut. di cocca. Caperozzolo a guisa di cocca. Glo-
bulus. Caperozzolo.
Fà la coca sul fus; perche nol scapi zò ol fil in dol torzel. Fare la cocca al
fuso, perché non iscatti il filo; o non isgusci. Capocchietto, al quale s’accap-
pia il filo, acciò torcendosi non isgusci. Nodare filum fuso.
Fuser, che fà i fus. Fusaio; che fa le fusa. Qui li fusai, che adornavano le fem-
mine. Fusarius, ii.
Trà la sida, o filala. Dipanare i bozzoli di seta. Filarla.
Galete. Bozzoli; que’ gomitoli ovati, dove si racchiude il baco filugello facen-
do la seta. Serica tubera. (Io direi) ova serica. P. Laurentius de Brun.
Capitò. Capitone; seta più grossa, e disuguale dell’altra. Sericum crassius, et
inaequalius.
Bavela; o straza. Bava. Bavella. Sericum secundarium. Bava; si dice a quel-
la seta, che per non avere nerbo non può filarsi, e però si straccia. Fex serici.
Regoi i galete. Sbozzolare, il levare i bozzoli della seta di sù la frasca. Ova
serica decerpere.
Strus. Gusvi. Recog. Spelaia. Galete buse. Filaticcio. Drappo, che si fà col
filo delle contrascritte robe di seta, che qui in bergamasca favella si chiama:
bavelì, bavelot; capizola, spulì, ferandina e simili.
Filatoi de sida. Torcitoio. Strumento, e ordigno, col quale si torce la seta, che
è avvolgere le fila addoppiate.
Filatoier. Torcitore; que’ che torce la seta.
Torzidura. Torcitura. L’atto, e ‘l modo del torcere.
Torz, torzì. Torcere. Torquere; vel contorquere.
Manghenà, dà ol manghen. Manganare. Dare il lustro alle tele col mangano.
Manghen. Mangano. Strumento fabbricato di pietre grossissime mosso per
forza d’argani, sotto ‘l quale si mettono le tele, e i drappi avvolti su subbi, per
dare loro il lustro.
Manghenador. Manganatore.
Apaltador. Appaltatore de dazi pubblici. Gabelliere, cioè appaltatore di gabel-
le. Redemptor vel manceps.
145 [v] Dovana. Dogana, luogo dove si scaricano le mercatanzie, per assegnarle a
gabella. Lat. Telonium, ii; n. g.
Tuù in apalt. Appaltare i dazi pubblici, e pagarne un tanto al pubblico, risco-
tendoli a suo risico.
335
Dovaner. Doganiere; ministro di dogana. Lat. Telonarius, ii vel publicanus, i;
m. g.
Portiner, che scud ol pasà ‘l port. Gabelliere di porto. Lat. Portitor, ris.
Dazi. Gabela. Angaria. Dazio. Gabella; quella porzione, che si paga al comu-
ne delle cose, che si comperano, o che si vendono, o di quelle che si conduco-
no, o si trasportano. L. Vectigal, is; n. g. Tributum, i. Gabella grossa. Vectigal
grande. Gabella piccola. Vectigal parvum.
Boleta. Bolletta. Tessera, ae. Bolletta falsa. Tessera adulterina, vel symbolum
adulteratum.
Decima. Decima, dazio, o gravezza sopra beni o rendite. Lat. Decima, ae vel
decuma, ae, vel pars decima.
C’ha pagat ol dazi; c’ha la boleta. Gabellato. E delle altre cose, che entrava-
no con some, e con carra, che tutte erano gabellate. Lat.
Esent, che no’ paga dazi. Franco. Esente. Lo Rè gli fece franchi d’ogni gra-
vezza per dieci anni. Immunis, ne.
Tornà a met una gabella. Rimettere una gabella già dismessa. Lat. Vectigal
revocare.
336
Contrabander. Contrabandiere. Lat. Defraudator vectigalium.
Axent. Esente. Privilegiato; franco, libero. E fecegli esenti di gravezze per due
anni. Immunis, ne.
Met una gabela. Imporre una gabella. Lat. Vectigal costituere, vel instituere,
vel imponere.
Es axent, avì l’exenziò. Essere essente, aver esenzione. Lat. Immunem esse.
Immunitatem habere.
Sanser. Sensale. E da questo libro della dogana assai volte s’informano i sensa-
li, e della qualità, e della quantità delle mercatanzie, che vi sono. Proxeneta, ae.
337
to della contraenza fatta dal sensale, che se intromette tra i contraenti per la
conclusione del negozio, e particolarmente tra il venditore e ‘l comperatore.
Proxeneticum, i.
Tel de tila. Telo. Pezzo di tela in fino a una certa misura; come telo di lenzuo-
lo. Dietro a teli di trabacche si nascose.
Agent de negozi de vergù. Agente. Si dice agente d’alcuno a colui, che trat-
ta negozi di quel tale. Institor, oris.
Chi compra e vend ol fer rot, e dell’otra roba vegia. Ferravecchio. S’inten-
de ancora di chi compera, e rivende cose vecchie, e sferre. Di vaso rotto, o di
tavola antica, come fra i ferravecchi se ne vede. Scrutarius, ii.
Fusina da fer. Ferriera, o fucina, dove si raffina il ferro. Officina ferraria, vel
ustrina, ae.
Fer rog; veg. Ferravecchi; v. g. chiodi rotti, ed altro. Lat. Scruta, orum; n. g.
338
146 [v] Arte da lavorà ‘l fer. Arte di lavorare ferro. Lat. Fabrica ferrea.
Fa ‘l frer. Far l’arte di fabro. Lat. Artem ferrarium exercere, vel factitare.
Arte, o mester dol frer. Arte fabbrile. Dice a dunque si come nell’arte fabbri-
le, quando il ferro non è caldo etc. Ars fabrilis, vel ferraria.
Ferà. Ferrare; munir di ferro che che sia. Ferro munire; vel ferrum inducere;
vel ferro tegere.
Fusina. Fucina, luogo, dove i fabbri fanno bollire il ferro. Lat. Ustrina, nae; f. g.
339
fiare nel fuoco, e dar fiato a strumenti di fuoco, e simili. Co’ mantici, col
fuoco, e con gli specchi. Follis, is; m. g.
147 [r] Arte da fà i coraze, i scug. Arte di far corazze, o corsaletti. Lat. Fabrica lori-
caria. Arte di far corone. Ars coronaria. Arte di fare scudi. Lat. Ars scutaria.
Broche. Borchie. Servono a vari usi sempre per ornamento. Bullae, arum.
Chiodarul, che fà i chiog. Fabbro de’ chiodi. Clavorum faber.
Chiod rampinat da tacà sù vergot. Chiodo uncinato. Clavus uncinatus.
Inchiodat. Inchiodato. Confitto con chiodi. Clavis confixus.
Ramer. Calderaio. Faber aerarius.
Chi fà i chiaf. Chiavaiuolo. Chiavaio. Magnano; che fa le chiavi. Faber cla-
vilis, vel serrarius faber. Vel artifex claustrarius; vel claustrarius, ii.
Magnà. Conzà. Levez. Calderaio. Faber aerarius.
Trapan. Trapano; strumento con punta d’acciaio, col quale si fora il ferro, pie-
tra, legno, e simili. E trapani, e paletti, e lime sorde. Terebra, ae.
Trapanà. Trapanare. Forar col trapano. Terebrare.
Limà. Limare. Assottigliare, o pulir con la lima. Ond’è, che ferro per ferro si
lima. Limare.
Limadura d’or, d’arzent, d’ulit. Limatura; quella polvere, che cade dalla cosa,
che si lima. Limatura, ae, vel scobs, bis; f. g. Limatura d’avorio. Scrobs eburnea.
340
Getat. Fonduto. Fusus, lidicatus. Striato. Liquefatto.
Otoner. Ottonaio quegli, che lavora l’ottone. Aeris coronari faber.
Mester da getà. Arte di fonditore, o di fondere. Lat. Ars fusoria, vel fundente
metalla.
Ol getà. Fondimento. Fonditura. Lat. Fusio, nis; f. g. Fusio, nis ae; f. g.
Piltrer. Quegli che lavora il peltro, o lo stagno. Stanneus faber.
Fondaria. Fonderia; dove si fonde. Lat. Officina fusoria; vel fundentis officina.
Campaner, che fà i campane. Che fa di getto le campane, che le fonde e
forma. Aeris campani fusor, vel opifex.
Getà. Fondere. Fà da get. Far di getto. Lat. Liquare. Liquefacere. Fundere. Di
spesso. Lat. Funditura. Fondersi. Lat. Fundi.
Da getà. Da podi gità. Che si può fondere. Lat. Fusilis, e.
Che geta, o fà de get. Fonditore. Lat. Fusor, ris, vel fundens, tis.
Spader. Spadaio, che fa le spade. Al cavaliere debbe credere lo spadaio, il fre-
naio, il sellaio, e lo scudaio, e tutti quelli mestieri, che all’arte di cavalleria
sono ordinati. Macheropaeus, ei, vel opifex gladiarius, vel gladiorum.
Chi fà i mors di brie. Frenaio, che fa li freni. Fraenorum opifex.
Chi fà i scug, i targhe. Scudaio; che fa li scudi. Scutorum opifex.
Seler. Sellaio; che fa le selle. Ephippiarius, ii.
Corder, che fà, o vend la corda. Funaio, quello che fa le funi. Lat. Restio, nis,
vel restiarius, ii; m. g. vel scenotrophus, phi; m. g.
Corderula. Cordella. Funicella. Lat. Funiculus, li; m. g.
Fune di palma. Funis palmeus.
Corda, fune. Lat. Funis, nis; f. g.; e m. g.
Corda d’argano. L. Funis ductarius.
Corda di canape. L. Funis cannabinus.
Corda o fune di giunco. Funis iunceus.
Fune di cuoio. L. Funis loreus.
Fune forte, grossa. Funis validus. Restis crassa.
147 [v] Coroner, che fà corone. Coronaio, o coronaro faccitore di corone. Lat. Coro-
narius, ii. Coronarum opifex.
Coronera. Coronaia, o coronara facitrice di corone. Lat. Coronaria, ae. Coro-
narum opifex.
Chi fà i gogie. Agoraio; che fa le agora. Chi è atto al macello sarebbe tristo
agoraio. Faber acicularius.
341
Batior. Battiloro, che è quegli, che sottiglia l’oro per filare. Bracteator, vel
bractearius, ii.
Chi fà i corde da sonà, o chi le vend. Cordaro, chi fa, o vende corde di stru-
menti musici. Fidium artifex, vel venditor.
Forma de scarpe. Forma. Vedete il calzolaio, che ha le forme de’ calzari non
tutte a un modo a un piede. Forma, ae calcei; vel forma sutoria.
342
Portacapei. Cappellinaio, arnese di legno, al quale s’appiccano i cappelli.
Turnidor. Torniero. Torniaio, che lavora al tornio. Tornator, vel torcuta, ae.
Toren. Tornio. Ordigno, sul quale si fanno diversi lavori di figura rotonda, o
che tendono a quella si di legno, si d’osso, si di metallo. E poi si dee mettere
al tornio in questo modo etc. Tornus, ni.
Turnì. Torniare. Lavorare a tornio. Si pongano li due capi del tornio nelli due
punti, che trassero, e tornisi dirittamente etc. Tornare.
Bat, o picà i prede. Scarpellare; lavorar le pietre con lo scarpello. Incidere lapides.
343
Squadra. Squadra. Strumento, col quale si squadra, che son due regoli com-
messi ad angolo retto. Norma, ae, vel gnomon.
Chi fà i pignate de tera. Pentolaio, quegli, che fa, o vende le pentole. Figulus.
Propola, ae.
Cerer. Colui, che lavora di cera. Cerarius, ii, vel ceroplasta, ae; m. g.
Fà ‘l forner. Fare il forno. Esercitar l’arte del fornaio. Furnariam exercere vel
facere, vel factitare.
Panera. Madia; spezie di cassa su quattro piedi per uso d’intridervi entro la
pasta da fare il pane. Quella allettò la gatta, e misela nella madia. Mactra, ae.
344
De foren. Di forno. Lat. Furnaceus, a, m; vel furnarius, a, m.
Pala da foren. Pala di forno. Chi non è nel forno, e ‘n su la pala. Furni pala,
vel infurnibulum, vel batillum, i.
Infornà, met in dol foren. Infornare. Mettere in forno. In furnum condere, vel
immittere.
Infornada. Infornata. Tanto pane o altra materia quanto può in una volta capi-
re il forno. E per una infornata anch’io non sudo.
Clusor, o test de foren. Chiusura, o testo, o piastrone per esser di ferro, per-
ché lastrone dicesi a quella pietra, con la quale si tura il forno. Vassene al
forno, e getta lui entro, che era pieno di fuoco, e serrolvi con lastrone.
Gaiaz, conzadurà dol grà. Conciatura di grano. Lat. Cretura, ae; f. g. vel tri-
tici escrementa. Tritici excreta, orum.
Mulì. Mulino. Luogo dove si macina composto di vari strumenti serve per ma-
cinare. Né mulo, né mulino, né signor per vicino, né compar contadino; perché
il mulo tira calci, il mulino fa continuo rumore, e ‘nfarina, il signor ti toglie, il
contadino ti chiede. Molestrina, ae. Pistrinum, i; vel mola frumentaria.
Stoplà. Sbozzolare. Pigliar col bozzolo quella parte della materia macinata
che fa il mugnaio per mercede della sua opera detta molenda.
Masnà. Macinare. Ridurre in polvere che che sia con macine, e particolarmen-
te il grano, e le biade. La biada si macina, e infrange, e diventa farina. Molere.
345
Da l’aqua al mulì per fal andà. Dar l’acqua al mulino.
Mulì da braz. Mulino a mano, o da braccio. Mola trusatilis, vel versatilis, vel
moletrina manuaria.
Mulì a aqua. Mulino da acqua. Moletrina aquaria, vel hydromyla, ae, vel aquatilis.
Mulì a vent. Mulino da vento. Moletrina volaris vel mola pneumatica, vel aerea.
149 [v] Bugat. Burattello, sacchetto lungo, e stretto fatto di stamigna per abburattar la
farina col frullone con mano dentro alla madia. Subcerniculum, i.
Canal, che porta via l’aqua dal mulì. Risciaquatoio, che è quel canale, per
lo quale i mugnai danno la via all’acqua, quando non vogliono macinare.
346
nare. Se la tramoggia non è stretta in bocca non si fa macinato, che buon sia.
Rúda da mulì. Ruota. Non corse mai si tosto acqua per doccia.
Arte de lavorà ‘l legn. Arte di lavorare legname. Lat. Fabrica materiaria; vel
lignaria.
Rasga. Sega, strumento di ferro dentato, col quale si dividono i legni. Seghe
piccole, e vanghe, e ronconi. Serra, ae.
Rasgà. Segare; propriamente recider con sega. Or può la sega segare, se non
vè chi la tiri. Secare, vel serrare.
Manech de la rasga. Capitello della sega; quella parte della sega che tengo-
no in mano li segatori.
Rasgot. Segatore, che sega. Sector, oris.
Rasgadura. Segatura, quella parte di legno, che ridotta quasi in polvere casca
in terra in segando. Scobs, bis.
Rasgadura, ol sign de la rasga, o la sfendidura. Segatura, la fessura, e divi-
sione, che fa la sega, e per quella parte, ove la cosa è segata. Serratura, ae.
Ol rasgà. Segamento; il segare. Sectio, nis.
150 [r] Piola. Pialla. Strumento de legnaiuoli, col quale puliscono, e fanno lisci i
legnami. Dolabra, ae.
Piolet. Piolì. Pialletto. Pialluzzo. Piallettino. Runcina mollior.
Piolà. Dolà. Piallare, pulire, e fare lisci i legnami; con esso la pialla. Del legno
del pero si fanno belle tavole, le quali ottimamente si piallano. Dolare. Levigare.
Dolà; levà la rusca al legn. Rimondare il legno, levargli la corteccia; sbuc-
ciarlo, o sbucchiarlo. Dolare; vel corticem detrahere.
347
Piolat. Piallato. Gli alveari siano piallati etc. Levigatus, a, m.
[...]. Saetta; un ferro, col quale i legnaiuoli fanno il minor membro alle cornici.
Teneulì, o tenerlì. Succhiello. Fori etc. con sottile, e acuto succhiello. Tere-
bellum, i, vel terebella, ae.
Busà col teneflì, o tenevlà. Forare, pertugiare, far foro o pertugio. Lat. Fo-
rare, pertundere. Succhiare. Bucar col succhiello. Succhisi il tronco sopra le
radici, e nel foro si metta conio di quercia. L. Terebrare.
348
Sertor. Sarto. Sartore. Quegli, che taglia i vestimenti, e gli cuce. Ch’io fò co-
me il sarto, che per fretta trapassa spesso il punto. Sarcinator, ris.
Gogiò. Agugilone, ago grande. Acus, us magna.
Cesora. Cesoie; che è una molletta a guisa di cesoie, vedi il nome smoccola-
toio. Forfex, cis; f. g.
Forvesinà. Forvesò. Forbicette. Forbice. Forficula, ae vel forfex, cis.
Gogia da cus. Ago; strumento picciolo, e sottile d’acciaio, nel quale s’infila il
refe per cucere. Acus, us; f. g.
Gogia da bast. Ago da basto. Acus clitellaria.
Didal. Anello; quello che tengono nella punta del dito i cucitori per ispigner l’ago.
Gogia da stramaz. Ago da materazzo. Acus culcitraria.
Bus de gogia. Cruna; il foro dell’ago. E si ver noi aguzzavan le ciglia, come
vecchio sartor fa nella cruna. Acus foramen.
Chi vend i vei. Velettaio; venditor de veli. Onde vengono i tessitori, i velettai,
e i magnani. Flammearius, ii.
Chi fà i coverte. Copertaro. Lat. Plumarius, ii; m. g.
Oster. Tavernaio. Oste, che tien taverna. Caupo, onis. Hospes, tis.
Ostaria. Taverna. Osteria, dove si mangia, e alloggia con pagamento.
Caupona, ae. Diversorium, ii.
Betola. Betulì. Bettola. Osteria povera, malagiata, e da maltempo. Cauponula,
ae. Ostello. Lat. Oenopolium; oenopolì; n. g.
Ostera. Ostessa; moglie dell’oste. Hospita, ae.
Fà ostaria. Far osteria. Cauponari vel cauponariam exercere.
Mester dell’ostaria. Arte dell’osteria. Ars cauponia.
Murador. Muratore, che esercita l’arte del murare. Caementarius, ii, vel
structor muralis, vel faber murarius.
Murà. Murare. Commettere insieme sassi, e mattoni con la calcina per far
muri, e edifici. Aedificare. Struere.
349
Cavaletò da pot. Capra, que’ legni confitti a guisa di trespolo con quattro
gambe, sul quale fanno i ponti per fabbricare.
Fà di mur sech. Murare a secco, senza calcina. E per questa somigliante for-
tuna aviamo considerato, che i tiranni murano a secco. Struere maceriem, vel
maceriam.
Merlà i mur, faga i merli. Merlare, fare i merli. E merlossi con beccatelli
sportati il palagio. Pinnas construere.
Murat. Murato. Fatto aprire un giardino, che tutto era d’attorno murato.
Muratus, a, m.
151 [r] Armà u’ cilter. Armare una volta.
Mur. Muro. Sassi, e mattoni commessi con calcina l’un sopra l’altro ordinata-
mente. Murus, i; vel paries, tis.
Armadura. Armadura. Que’ legnami, che si mettono per sostegno della fab-
brica, delle volte, de pozzi, de fondamenti, e simili.
Merlat, coi merli. Merlato. Quai torri svelse, e quai merlati muri. Pinnis munitus.
Muraia. Muraglia. Diciamo alle fabbriche, ma per lo più non finite, e che vi
si muri. Murus, i.
Merlo de mur. Merlo; parte superiore delle muraglie non continuata, ma inter-
rotta d’ugual distanza. Pinna, ae.
Mida de sas. Mora. Massa di sassi. Onde si fece una gran mora de sassi. Acer-
vus, vel congeries lapidum.
Intonegà ‘l mur. Arricciare. Lat. Asperare, vel aspere, trusillare, vel tecto-
rium inducere.
350
Ala de mur, che ‘s destend. Ala di muro. Lato di muro. Con due ale di gros-
so muro. Ala muralis; vel ala muri.
351
Bugada. Bucato; quella massa, e quantità di panni che s’ imbucatano in una
volta. Se tu mi vedessi stendere un bucato.
Metit in lusiva, in bugada. Imbucatato. Certo molto ti se’ ben lavato, e imbu-
catato. Purgatus, a, m.
Bugada. Lusiva. Ranno; acqua passata per la cenere, e bollita con essa. Se si
porrà spessamente la cenere col ranno intorno al suo pedale. Lixivia, ae; vel
lineorum, seu linteorum cineraria expurgatio.
Smoià i pagn. Lavare i panni lini la prima volta con acqua, e sapone.
Curà i pagn; la tila. Curare. Imbiancare i panni lini, o la tela, purgandoli dalla
bozzima. Dealbare. Candefacere.
Cura, lúch dove ‘s cura la tila. Cura, luogo, dove s’imbiancano i panni lini.
Lintearia fullonica.
Becher. Beccaio; quegli, che uccide, e macella gli animali quadrupedi per uso
di mangiare. Lanius, ii.
152 [r] Fà becaria, fà carne. Macellare, proprio l’uccidere, che fanno i beccai, delle
bestie per carne.
352
Luch, dove as fà zò la pel, o as gha scortega. Scorticatoio; luogo, dove si
scortica.
Taià la pel in dol fala zò. Intaccare la pelle; far tacca, o piccol taglio. Chi non
sà scorticare intacca la pelle. Incidere.
Ol taià la pel, o faga det di teche. Intaccatura, picciol taglio. Incisura, ae.
Zoch de becaria. Desco; sul quale si taglia la carne alla beccheria, e assolu-
tamente per desco s’ intende questo.
Zonta sù la carne. Più la zonta, che la carne. Giunta alla carne. Più la giun-
ta, che la derrata. Mantissa, ae; f. g.. Epiblema, tis; n. g. Mantissa obsonium
vincit. Giunta; quello, che si dà sopra più del mercato fatto. Lat. Auctarium, ii;
n. g. Corollarium, ii.
Dona pisa, o mesura. Giunta piccola: Corollariolum, li. Pauxillum illud, quod
adiicitur ponderi vel additamentum, quod manufit rei, quae venditur.
Maza da becher. Maglio. Come i furiosi tori ricevuto il colpo del pesante
maglio quà, e là senza ordine saltellano. Malleus, ei.
Scanà, cavà ‘l sangù ai animai. Scannare. Tagliare la canna della gola. Iugulare.
Lùch dove as gha scana. Scannatoio; luogo, dove si scannano gli animali per
la beccheria.
Barber. Barbiere; quegli, che taglia e rade la barba, e tonda, e tosa i capelli.
Ma facevansi venire il barbiere in casa. Tonsor, oris vel cureus, i vel cureuta,
ae; m. g., vel cureutes, ae; m. g.
152 [v] Mester dol barber. Arte di barbiere. Ars tonsoria vel tonsoria, ae.
353
Fà ‘l barber. Far il barbiere. Tonsoriam facere, vel factitare.
Resor. Rasoio. Coltello taglientissimo, col quale si rade il pelo. Novacula, ae; f. g.
Quel chè radat vià, radadura. Raditura; quella materia, che si spicca dalla
cosa, che si rade. Scobs, bis, vel ramentum, i.
Quel chè tosat vià, tosadura. Tonditura, e tondatura quel che in tondando si
lieva. Andar raccogliendo le tondature de capelli; tosatura la materia, che si
leva nel tosare.
Tosat. Tonduto. Con li capelli tonduti a modo delli conversi de frati. Le ton-
dute pecore aiuterei in questo modo etc. Tonsus, a, m.
Tosà. Tondere. Tosare. I capelli tondutisi, e trasformatasi tutta. Tondere. Tosa-
re; tagliar la lana alle bestie, e gli peli agli uomini. Detonsare. Tosolare. Rivelò
a una sua divota, che gli furono tosolati i capelli, e pelata la barba. Tondere,
vel detonsare.
Sbarbat. Disbarbato. Sbarbato. Senza barba. Imberbis, bis.
Melonà zò. Zucconare. Da tondar barbe, e zucconar la gente. Detonsare.
Tos. Tosat. Toso. Tonduto. Tu non riguardi mai ne raso, ne toso. Tosolato. E
certo, ch’egli fosse tosolato non saprei provare. Tonsus, a, m.
Bacil da barber. Bacino. Netto come un bacin da barbiere, che significa una
squisita pulitezza, e nettezza. Pollubrum, i. Malluvium, ii.
Saò. Sapone. Sapo, onis; m. g.
Insaonà. Insaponare, impiastrare di sapone la cosa, che si vuol lavare. Sapone
illinire.
Insaonat. Insaponato. Sapone illitus, a, m.
Moleta. Arrotatore. Cotarius, ii. Acuens, tis.
354
Molà i fer. Arrotare; assottigliare il taglio de ferri alla ruota. Acuere, vel acu-
tum reddere. Exacuere; vel peracuere.
Refilat, c’ha ‘l fil. Affilato, che ha assottigliato il taglio. E tristo quel, che du-
rindana aspetta, che gli facea sentir, s’ell’è affilata. Acutus, a, m.
Guat; fag guz, chà la ponta. Aguzzato. Fatto aguzzo. Appuntato. Acutus, a, m.
153 [r] Tai, o fil, che taia. Taglio, o filo; parte tagliente de ferri. Aces, ei; f. g. Spada
di filo a differenza di quella da schermire detta di marra.
Che taia. Tagliente; di sottil taglio, ben affilato, atto a tagliare. Portava nelle
sue mani una tagliente accetta. Acutus, a, m.
Lugh doves vend i frug. Luogo, dove si vendono frutti. Lat. Forum pomarium.
Chi fà i cortei. Coltellinaio, che fa i coltelli. Cultrarius, ii, vel cultrorum arti-
fex, vel opifex.
355
Chi fà i laor d’os, de coren. Ossaio, che fa lavori d’osso. Che mi serberà le
corna, ch’io le venda a un ossaio. Lat. Ceratopaeus, ei; vel ceraturgus, gi.
Gogia da fà la ret. Quel ref, ches met su la gogia da fà la ret. Modano, quel
legnetto, col quale si formano le maglie delle reti; o ago, quello strumento di
legno sul quale s’adatta di molto refe, e fassi la rete; e agata la quantità di refe,
che vi s’adatta sopra. Acus retiaria.
Ofelì, che fà, e vend i paste. Confortinaio. Bericocolaio, quegli che fa, o
vende i bericuocoli, e i confortini. Crustularius, vel pistor dulciarius.
Chi fà, o vend di borse. Chi fa, o vende borse. Zonarius, ii; m. g.
Chi fà, o vend di centaure. Chi fa, o vende cinture. Zonarius, ii. Cingularius,
ii. Zonarum, vel cingulorum venditor, artifex.
356
Agio de moneda. Aggio, quel vantaggio, che si da o riceve per aggiustamen-
to della valuta d’una moneta ad un’altra. Collybus, i.
Daner. Danaio. Moneta della minor valuta, alla quale per la sua piccolezza si
dice anche picciolo. E lasciò correr due soldi per due danari. Minutia, ae.
Bagatì. Bagattino. Moneta, che vale il quarto d’un quattrino, siccome il pic-
colo; quale ancora s’usa a Venezia. Minutia, ae.
Sold. Soldo, moneta, che vale tre quattrini. Ma vivo all’antica lascio correr
due soldi per ventiquattro danari. Solidus, i.
Lira. Lira, moneta, che val venti soldi. E se voi mi prestate cinque lire, che so,
che l’avete. Libra, ae.
Daner de bò aquist. Danari di buon acquisto. Lat. Pecunia lege vel legibus
parta, vel bene, vel rite parta.
357
Daner de condane. Danari di pene. Lat. Pecunia mulctatitia.
Daner publich. Danari del comune, o del pubblico. Lat. Pecunia publica.
154 [r] Daner de botì. Danari di preda. Lat. Pecunia praedatitia.
Musina. Salvadanaio. Vasetto di terra cotta, nel quale i fanciulli mettono per
piccol pertugio, ch’egli ha i loro danari per salvarli.
Daner imprestag. Danari prestati. Lat. Aes mutuum, vel pecunia mutua.
Peculio. Peculio. Pecunia raunata. Aver fatto un po’ di peculio si dice general-
mente di chi con industria ha raunata alquanta di pecunia, o che ha fatto gruz-
zolo. Peculium, ii.
Musina de daner. Gruzzo, o gruzzolo di danari. Gazophilatium, ii. Peculium, ii.
Trà ‘nsem di daner. Far gruzzolo di danari.
Daner de particolar. Danari privati. Lat. Pecunia privata.
Bat daner. Coniare, improntar monete. Cudere monetam; vel nummos signa-
re, vel monetam.
Improntat. Coniato, effigiato, impresso. Il danaio, che non è coniato, sapete
che non corre, e non si spende. Cusus, a, m.
Cogn. Impront. Conio si chiama quel ferro, nel quale è intagliata la figura,
che s’ha ad imprimer nella moneta, e dicesi altresì Torsello. Punzone, che è
quel ferro di sopra, che vi si picchia su col martello. Forma, ae, vel nota, ae.
Incuzenet, dove a sbat su i monede, es l’impronta. Pila si dice al ferro, che
stà di sotto, sul quale si improntano le monete. Fece imprentare nella moneta
del tornese grosso dal lato della pila, le borie de prigioni.
Impront. Conio. S’io dissi il falso, e tu falsasti il conio. Effigies, signum, imago.
358
La moneda medema. Conio. Ruffian qui non son femmine da conio; cioè, che
vendano la lor onestà per moneta. Pecunia, ae vel aes aeris.
Zeca. Zecca, luogo, dove si battono le monete. Ov’era la zecca del comune.
Officina monetaria.
Lega. Lega; val qualità, ed è proprio de metalli, di che si fan le monete. Del
peso, lega e conio del comun di Firenze. Aeris qualitas.
Daner batig. Danari coniati. Lat. Pecunia signata; vel aes signatum.
Moneda de bona lega. Moneta di buona lega. Moneta proba; vel bona.
Moneda, che cor. Moneta, che corre, che si spende. Moneta vulgati commercii.
Moneda, che no’ cor. Moneta, che non corre, che non si spende. Moneta
reiectanea.
359
Getà i monede sul model. Gettare le monete al modello. Monetalis taleolas
ex proplasmate fingere.
Drig dol daner. Diritto della moneta, cioè la parte impressa con l’immagine
del Principe, o della Croce. Numi recta frons.
Rovers dol daner. Rovescio della moneta, dov’è impressa l’arma del princi-
pe. Aversa nummi facies.
360
155 [r] Chi túul a ‘mprest. Accattatore, che accatta. Li prestatori stanno lieti, e gli
accattatori tristi. Mutuans.
Debit de daner. Debito di danari. Per lo gran debito, in cui entrò per riscattar-
lo venne in male stato. Debitum, i. Aes alienum.
Credit. Credito, è quello, che s’ha ad aver da altrui per lo più in moneta. E vi
potesse lasciar sufficienti a riscuoter suoi crediti. Creditum, i; n. g.
Creditor, che vanza. Creditore; a cui è dovuto. Il creditor prese dal debitore.
Creditor, ris.
Valuta de daner. Valuta. Prezzo. Valore; il valere; somma del valore de’ dana-
ri. Valor, oris; vel precium, ii numorum.
Dobla. Dobbra. Dobbla. Doppia, moneta d’oro. Che non era si poco, che oltre
a diecimila dobbre non valesse. Al Rè Carlo prestò quaranta mila dobble
d’oro. Didrachmum aureum; vel doplio, onis, vel nummus aureus.
361
Doblò. Doppione. Nummus aureus duplex; vel quadruplio, onis.
Ducat. Ducato. Gli facesse venir cinquanta ducati. Ducatus, vel centussis.
Ducato d’oro. Lat. Nummus aureus.
Mez scud d’or, o d’arzent. Mezzo scudo d’oro, o d’argento. Dimidius num-
mus aureus, vel argenteus.
155 [v] Terz de scud. Terzo di scudo. Triens aurei, vel argentei.
Groset. Grosso; che son due grossi veneziani; nome di moneta, che in Firenze
valeva mezzo Giulio, cioè venti quattrini. Grossus, i.
Bez. Sesì. Metà d’un soldo. Semissis, is.
Sold. Soldo. Assis, is; m. g.
Bagatì, quart d’u’ quattrì. Bagattino. Obulus, i. Teruntius, ii. Quarto d’un
quattrino.
Otaf de Filip. Dramma. Moneta, che, pesa l’ottava parte, d’un oncia.
Drachma, ae; f.g.
Fiorì. Ziliat. Zechì de Fiorenza. Fiorino. Moneta d’oro battuta nella città di
Firenze e così detta dal ziglio fiore impresa d’essa città impressovi dentro.
Florenus aureus.
Piastra. Piastra. Moneta d’argento di Firenze. Ducatus argenteus.
Che rend tang daner. Cosa, che rende molti denari. Lat. Res multinumma.
Daner a la mà; da metega sù i mà. Danari maneschi. Li danari bisognavano
maneschi, cioè pronti, presti, da potervi metter sù la mano. Prompta vel para-
ta pecunia.
De daner. Attenente li danari. Lat. Nummarius, a, m; u. g. Iudicium nummarium.
362
Scud i daner, i credig. Riscuotere danari, crediti, riceverne il pagamento. Exigere.
Chi rescud, chi scud. Esator salariat a scud i credig di oter. Riscottitore.
Exactor. Cavalocchio, chi prezzolato riscuote i crediti altrui. Coactor, i. Esat-
tore. Riscottitore del pubblico. Vedersi intorno tanti esattori crudeli, e senza
misericordia. Exactor, oris.
Pagà. Pagare, dare il prezzo di quel, che altrui è tenuto, uscir di debito.
Solvere, vel debitum reddere.
Pagadora. Pagatrice.
363
Da bancher, bancario. Di banchiere. Collybisticus, a, m.
Camara fiscal. Camera, luogo, dove vanno i danar del pubblico, e sue scrit-
ture. I Camerlinghi della Camera del Comune, e loro uficiali. Aerarium, ii.
364
Spend. Consumà. Spendere per consumare. Insumere.
Spendidor, che spend. Spenditore, che ha la cura del provvedere per li biso-
gni della casa. Era camerlingo, e spenditore de beni lor dati. Biarchus, i.
Chi spend tant. Spenditore, che spende assai. Gli uomini, che arricchiscono
di subito sono smisurati spenditori.
Spesa. Spesa; lo spendere; il costo. Chi seppe far le temperate spese. Sumptus,
us. Spesaria, v. antico; schifa di far nelle nozze grandi spesarie.
Spesià vergù, faga i spese. Spesare alcuno. Dargli le spese, il vitto. Alimenta
praebere.
Costà, valì. Costare; valere, ma che ha riguardo alla compera, e al prezzo, che
vi si impiega. Donna caro mi costa al menarti a pescare. Constare. Costare as-
sai. Lat. Magno stare, vel constare vel care stare. Non costare. Gratis, vel gra-
tuito constare. Costare pochissimo. Minimo. Impendio constare.
Vegn a costà. Venir costato. Venne costato posto in Firenze fiorini undici
d’oro il moggio.
Cost. Costo. Spesa. E cominciò a pensar in che modo riaver lo potesse senza
costo. Impensa, ae. Sumptus, us.
Valì. Valere; esser di prezzo, costare. Dumila fiorin valeva, o più etc. Valere.
Constare.
365
Presi. Prezzo, valuta, quello, che vale, e si pregia. Prezza. Precium.
Borsa dai daner. Borsa da tener danari. Crumena, ae. Marsupium, ii. Theca
nummaria.
Borsa vúda. Borsa senza danari. Marsupium vacuum. Crumena nummis vacua.
Capara. Caparra, arra parte di pagamento precedente alla compera. Arrha, ae;
f. g. (vel arrhabo, nis, f. g.).
366
Entrada grosa. Entrata grossa. Lat. Reditus magnus.
Entrada poca. Entrata piccola. Lat. Vectigal tenue; vel reditus modicus.
Esator, scudidor. Esattore, riscotitore del pubblico. Lat. Exactor, ris; che
riscuote la moneta. Lat. Coactor, ris.
de decime. Esattore di decime. Lat. Decumanus, ni.
de daner. Esattore di danari. Lat. Coactor nummarius.
de grà. Esattore di grano. Lat. Exactor frumentarius.
de ule. Esattore d’olio. Lat. Coactor olearius.
Falit. Fallito, quegli che manca di pagare a suo tempo, e si dichiara di non potere;
il che s’intende de mercatanti. Lat. Decoctor, ris vel facultatibus defectus.
Daner o otra roba, ches buta fò al popol. Danari, o altre cose, che si getta-
no al popolo. Lat. Res missiles; vel missilia, lium; n. g. n. plur. Omne genus
rerum missilia sparsit.
Ol butà da olt a bas. Il gettar a basso. Lat. Deiectio, nis;f. g. Deiectus, us; m. g.
Strada. Calle, via, strada, spazio di terreno destinato dal pubblico per andar
da luogo a luogo. Via, ae.
367
Cros de strada. Crocicchio; luogo dove s’attraversan le strade. E la bara si
pose sul crocicchio di Porta San Pietro. Quadrivium, ii.
Strada, che fà tré strade. Trebbio, dove fanno capo tre strade. Noi arrivam-
mo a un certo trebbio. Trivium, ii.
368
158 [r] Strade spianade col galavrinaz. Vie appianate con le rovine di casa rovinata
sparse. Viae veteri rudere complanatae.
Cò de strada. Canto; capo di strada. Se ne venne a casa sua, la quale era vici-
na al canto alla macina. Compitum, i.
Senter. Sentiero, calle. Se con piena fede dal dritto mio sentier mi piego.
Acciocchè per dritto calle si dirizzassero. Semita, tae. Callis, is.
Carezada de strada. Orbita, si chiama la riga, che disegna la ruota del carro,
che si dice botaia ancora. Orbita, tae.
Giravúlta. Giravolta. Via fatta in giro. Era posto in una prigione fatta a gira-
volte, qual si chiamava laberinto. Via flexa; vel viae flexus. Antractus, us; m.
g. vel anfractum, i; n. g.
Strada che biusga, che lisga. Via sdrusciolente, sdrusciolevole. Tutta quanta
la via era strabocchevole, stretta, e sdrusciolente. Via lubrica.
Avias. Abias. Stradas. Avviarsi. Mettersi in via. Una gran parte se n’avviò a
Marsilia. Viam ingredi; in viam se dare; viam arripere.
Tuù zò de strada. Sviare; propriamente trarre altrui dalla via. Deviare. Usato
di sviarne a mezzo il corso. A via dimovere.
Tús zò de strada. Sviare; uscir di via; traviare. A via recedere; de via declinare.
369
Tuù zò de strada. Traviare. Cavar di via. Mi traviavan sì, che andar per viva
forza mi convenia. A via removere, vel deducere.
Metes per strada. Mettersi per la via; per entrare. Per luoghi foschi, e ombro-
si mi son messo. Ingredi viam.
Metes la strada i mez ai gambe. Mettersi la via tra gambe, cioè mettersi in
cammino. Viam capere; iter corripere.
Fà strada, fà ala. Far ala, che è allargarsi dando luogo a chi passa. Viam face-
re. Iter praebere.
158 [v] Dà luch, fà strada. Far luogo, dar luogo, far largo, dare il passo. Far via. E
farci far via. Quasi sognando si faccia far via. Viam dare.
Tornà a met sù la strada. Ravviare. Rimettere altrui nella buona via. In rec-
tam viam reducere.
370
Met sù la strada. Indirizzare; incamminare; metter per la via. Iter monstrare.
Drizas per andà in tal lúch. Andà vers al tal lúch. Addirizzarsi. Inviarsi.
Incamminnarsi. Con le galee sottili per mare ed i cavalieri per terra s’addiriz-
zò alla Loira. Cursum dirigere; vel iter dirigere.
Andà per i trevers, per la più curta. Andare a ricisa, e vale attraverso per la
più breve. Per boschi, e selve alla ricisa, a stracca. Dond’e’ credi è raccontare
il cammino.
Perd la strada. Smarrire la via. Che la strada del cielo hanno smarrita. A recta
via aberrare.
371
Compagnat per la strada. Conviato.
Lugh segur. Franchigia, luogo sicuro. Lat. Asilum, i. Profugium, ii; vel perfu-
gium, ii.
Treversà la strada, impedila, che nos gha possi pasà. Abbarrare. Metter
sbarra per impedire il passo. E chi era ammontato a cavallo trovava abbarrate
le rughe. Viam obsepire. Intercludere.
[...]. Territorio. Contado. Tutto il paese fuori dalla città. Ager, gri; m. g.
372
Absenza; lontananza. Assentamento, assenza, lontananza. Absentia, ae. Ab-
sessus, us. Abscessio.
Absent, lontà. Assente, contrario di presente. Absens, tis. Longinquus, a, m.
Confinà, tocà i confì. Confinare; esser contiguo, conterminare. E dalla parte
sua è confine al diserto, che parte. Conterminum esse. Conterminare; vel ali-
cuius fines attingere.
Circuit. Circuito. Spazio di luogo. Arsono tutta la chiesa, e circuito. Circuitus,
us. Ambitus, us.
Confinant. Confinante, che confina. Lat. Confinis, et hoc confine.
Conterminus, a, m. Finitimus, a, m.
Confì. Confine; termine; parte estrema, stremità. Terminus, finis, confinium,
ii; vel fines, ium; m. g.
Frontera. Frontiera, luogo de confini, a fronte d’altro stato. Lat. Confinii, vel
finium frons.
A toc; redet, a pruf. Contiguo; rasente, allato, accosto, che si tocchi. Quando
dice questo mondo è contiguo a quello di sopra. Contiguus, a, m.
Met i confi. Mettere i confini. Fines constituere. Terminare.
Termen. Termine; contrasegno di confino. In lei sicome intermine fisso ave-
sti sempre ferma speranza. Terminus, i.
Che termina, che dà termen. Terminativo, che da termine. Orizzonte è lo
cerchio terminativo della nostra vista, mezzo tra uno emisperio, e l’altro.
Met, o piantà i termegn. Terminare, por termini tra l’una possessione, e l’al-
tra. Diremo de confini. etc., i quali furono terminati per messer Alderighi da
Siena arbitro tra detti comuni. Terminare. Terminos ponere; constituere.
De termen. Terminale, di termine; terminativo. Ficcati i pali terminali, che la
disegnavano.
Cità, luogh di citadì. Città, cittade inteso di luogo, che abitano i cittadini. Lat.
Urbs, bis; f. g.
Cità. Città adunanza d’uomini, che vivono pubblicamente sotto le medesime
leggi, e il luogo dove abitano. Civitas, is; f. g. Edificia sunt urbs; incolae sunt
civitas; hoc est discrimen inter urbem et civitatem.
Citadela. Cità picola. Cittadella. Non volle nascere in una città grande, ma in
una cittadella. Civitacula, ae; f. g. Urbicula, ae. Urbs exigua, vel pusilla.
Citadela per fortezza. Cittadella per rocca, e fortezza della città. Arx, cis.
Aquistà la citadinanza. Acquistare la cittadinanza. Civitatem adipisci vel
consequi.
373
Fà cità, popolala, e metega de la zet. Cittadinare; mettere abitatori nella città.
Firenze fu nel principio di Romani cittadinata. Civitatis iure donare locum eli-
quem.
374
De cità. Di città. Lat. Urbicus, a, m vel urbanus, a, m. Città di legno, di pie-
tra, di mattoni, di marmo. Lat. Urbs lignea, lapidea, lateritia, marmorea.
Spiazul. Piazeta. Piazzuola. Al dirimpetto alle nostre case era una piazzuola.
Spazezà la piaza, stà sù per i piaze. Piazzeggiare; andare a spasso per le piaz-
ze. Poi quando piazzeggiavano. Per plateam incedere.
Borgh. Borgo; strada, o raccolto di più case senza ricinto di mura particolari,
e propriamente gli accrescimenti di case fuor delle mura delle terre murate. Su-
burbia, orum. Vicus. Pagus, i.
Tang borgh insem. Borgata. Più borghi insieme. Quivi su la cima fondarono
certe casette, e capanne intorno al ponte etc. E chiamasi quella borgata Villa
Sarnina. Comopolis.
Sot borgh. Corp, sang. Sobborghi. Borghi contigui, o vicini alla città. Le
chiese, ch’erano allora in Firenze, ne sobborghi. Suburbia, orum; n. g.
Pasà. Passare per un luogo, o da un luogo, o andare per un luogo, senza fer-
marsi per arrivare a un altro. Per aliquem locum iter habere.
375
160 [v] Caminà a saltò. Camminar saltando. Assultim ingredi.
Pasà, andà inag. Passare per andare, o andar innanzi. Progredi. Procedere.
Caminà fort, gaiard. Camminar forte, con veemenza. Contente, vel conten-
tius vel concitate ambulare.
Chi viaza, chi camina. Camminante, che cammina, viandante. E come costume
è da camminatore. Camminanti etc. Viator vel ambulator. Ambulatrix, cis.
Caminà a pas a pas. Camminare pian piano, a passo a passo. Gradatim vel
pedentim procedere.
Mangià, ches porta per viaz. Viatico. Viatico, cibo, o altra cosa, che si porta
per viaggio per sostentarsi. Viaticum, ci.
Caminà ‘n dol pais tant. Camminare molto, a gran paese. Multas terras
perambulare.
376
Sachete, che’s porta in spala. Bisacce, che da mendicanti si portano in spal-
la. Manticae; f. g.
Piligrì, che và a Roma. Romeo. Pellegrino, che và a Roma. E Romei tutti gli altri
pellegrini. Arrivò in sua corte un Romeo, che tornava da S. Jacopo. Peregrinus.
Corsa, o scorsa. Corso, corrimento. Lat. Cursura, ae. Cursus, us; curriculum, i.
161 [r] Irta. Erta, via, luogo per cui si và allo in sù, contrario discesa, o china. Ne
piani, e nell’erte allignano. Acclivitas, tis; f. g.
Salida irta. Ertezza. Erto. Tra erto, e piano era un sentiero sgembo.
Irt. Erto, che ha ertezza. Dove era la via, la quale si levava dopo alquanto di
piano repente, ed erta a maraviglia. Acclivis, ve. Acclivus, a, m.
377
che va alla china, dove con difficultà si può andar senza sdrucciolare. Sieno
fatte le loro vie tenebre, e sdrucciolo. Lubricum, i vel locus lubricus.
Decesa. Calada. China; scesa, chinata, scendimento, chino, luogo, che va alla
‘ngiù. Dilettasi esser mezzanamente a pendio, imperrocche in esse stando per
la chinata del poggio, gli distilla umore. Abbandonarono il poggio fuggendo
alla china. Declivitas; locus declivis. Scesa, via, china, luogo per lo quale si
cala da alto a basso contrario di salita, e d’erta. Ratte scese all’entrate, all’usci-
te erte. Discensus, us. Pendio. La quale discende, con impeto dalla scesa,
overo pendio. Declivitas, tis.
Calà zò, vegn á bas. Scendere; andare in basso, calare, contrario di salire. Se
dall’alto monte scende giuso ad imo. Descendere.
Im. Imo. Sust. Non ha il numero del più; significa parte inferiore, fondo ed è
contrario al sommo. Pars ima.
Som. Cima. Altura. Sommo sust. Sommità. A lui fù destinato, onde da imo.
Produsse al sommo l’edifizio santo, cioè da basso ad alto. Fastigium. Vertex,
cis. Summitas.
378
di omegn. Stanze degli uomini. Lat. Andron, nis; m. g. Andronitis, nitidis.
di pug. Stanze de’ putti. Lat. Paedagogium, ii; n. g.
di servitor. Stanze de’ servidori. Lat. Pedagogium, ii.
de soura. Stanze di sopra. Lat. Domus superior, vel aedium pars superior.
de sot. Stanze di sotto. Lat. Domus inferior, vel aedium pars inferior.
de pute. Stanze delle zitelle. Lat. Phartenon, nonis; m. g. vel virginum conclave.
di done. Stanze delle donne. Lat. Gynaeceum, cei vel Gynaeconitis, nitidis.
segret. Stanze segrete della casa. Lat. Aedes intimae.
Intrada, dove s’intra, in gres. Entrata, apertura, entramento. Lat. Aditus, us;
m. g. Introitus, us m. g. Ingressus, us. Ingressio, nis; f. g.
Fabricà soura arch, o colone, o pilastr. Fabbricare sopra gli archi, colonne,
o pilastri. Lat. Aedificium suspendere.
379
Mester del fabricà. Arte di fabbricare, o murare. Lat. Fabrica, cae.
Stanza di frug. Stanza, o luogo da riporre frutti. Lat. Pomarium, ii; n. g. vel
oporotheca, cae.
Casò. Casone, casa grande. Le guardie uscirono poco fuori de casoni delle torri.
Tambus, camuzò. Burella; luogo scuro, ove non si vede raggio di sole.
Casotel. Capannetto. Che abbiam noi a fare, se non a pigliarlo per mano, e
menarlo in quel capannetto. Tuguriolum, i.
380
Casalengh, de cà. Casalingo, di casa, domestico. Mettono l’animo in cotali
pensieruzzi casalinghi, e femminili. Casereccio; di casa. Un bicchier caserec-
cio. Domesticus, a, m.
Cà. Domicilio. Esser quella più tosto domicilio di fuggitivo, che d’oste.
Domus, us. Domicilium.
162 [v] Abitaziò. Abituro. Abitazione. Quanti gran palagi, quante belle case, quanti
nobili abituri. etc. Abitacolo. Habitatio; vel domicilium, vel habitaculum.
Abitaggio. Abitanza. Abitamento. Abitacolo. Luogo da abitare. Abitazione.
381
de tera. Di terra. Oppidanus.
de contrada. Di casale. Paganus.
de vila. Di villa. Rusticus.
Lozat. Albergato. Pure sono la notte stato in buon luogo bene albergato.
Hospitio exceptus.
Chi loza. Albergatore, che tien l’albergo, che alberga altri. In sul primo sonno
i due fratelli albergatori, e il lor fante a man salva presero. Hospes, tis. Caupo.
Fomna, che loza. Albergatrice; che tiene, o da albergo altrui. A cui l’alberga-
trice rispose. Hospita, ae.
163 [r] Invidà ù a cà só. Invitar uno ad albergare in casa sua. Hospitio quemquam
invitare. Tecto, ac domo invitare aliquem; vel in hospitium invitare.
382
Ricet. Ricetto. Ricettacolo; luogo, dove si può ricoverare. Fu lo primo, che
facesse ricettacolo de pellegrini; cioè, che ricettasse albergasse. Cominciò a
riguardare, se d’attorno alcun ricetto si vedesse. Receptaculum, i. Perfugium, ii.
Che dà ricet. Ricettatore, che ricetta. Ricettatore de’ suo’ nemici. Receptor, ris.
Ricef in cà. Raccettare, che val ricevere chi vien a casa sua alberagandolo.
Hospitio excipere, vel hospitari.
Che ricef in cà sò, o che fa acet in cà sò. Raccettatore, che raccetta. Hospes;
vel receptator.
Deslozat; che nol ha ne cà, ne cop. Disalbergato, senza albergo. Io fui disal-
bergato, e voi mi riceveste. Hospes, tis.
163 [v] Caseta. Magionetta. Magioncella. Albergo in una magionetta. Abita in una
piccola magioncella. Mansiuncola, ae.
Es una fabrica più larga, che olta. Covare d’una fabbrica si dice, quando non
ha altezza proporzionata alla larghezza.
383
Che fabbrica. Fabbricatore, che fabbrica. Fabbricatore operoso di brighe stu-
diava a novità. Fabricator. Opifex.
Fabricà. Edificà. Edificare. Fabbricare, e dicesi proprio degli edifici delle mura-
glie sopra a una pila di ponte ordinato a ivi edificare. Aedificare. Construere.
164 [r] Cà in isola. Casa isolata, in isola, casa non unita con altre. Lat. Insula, ae.
Cà, che vùl borlà zó. Casa cascaticcia. Domus ruinosa.
Mal fachia. Mal fabbricata. Mala materiata.
Brusada. Bruciata. Inflammata.
Bela, e polida. Bella e pulita. Elegans.
Granda. Grande. Ampla.
Strechia. Stretta. Angusta.
Spianada. Spianata, rovinata fino al piano della terra. Domus solo aequata.
384
Palaz dol Imperator. Palazzo imperiale. Domus augusta; vel basilica, ae.
Palaz dol Rè. Palazzo reale. Reggia; abitazion reale. Regia, ae.
Palaz dol consei. Palazzo del consiglio. Parlagio; luogo dove si fa il parla-
mento. Curia, ae. Forum, i.
Palaz ducal. Corte. Palazzo de’ Principi. Aula, ae. Del Papa. Aula pontificia,
vel pontificalis. De’ Rè. Aula regia, vel regalis. Dell’Imperadore. Aula impe-
ratoria.
Dai fondameg. Dai fondamenti. Lat. Ab solo vel a solo aedificare, vel excita-
re. Fondamentalmente, da fondamenti. E di radicati fondamentalmente dal
regno loro. Funditus.
Fondazione, Lat. Fundatio, nis; f. g.
Fondatissimo, Lat. Fundatissimus, a, m.
Sùul di stanze. Pavimento. Solaio, il piano delle stanze, acconcio per cammi-
narvi sopra. Come per sostentar solaio, e tetto. Tabulata, orum.
385
164 [v] Spiaz. Spazzo; pavimento. Sono migliori le stalle, che hanno lo spazzo lastri-
cato, o ammattonato.
Mur. Muraia. Muro; parete. E quel cotal marito era dopo la parete della
camera. Murus, i vel paries, tis.
Fazada de cà. Facciata di casa. La parte della casa che guarda le strade, e i
cortili. Frons, vel facies domus. Frontiera. Da quella porta conseguendo la
detta frontiera, e linea di muro.
Tavolar, o sùul de as. Tavolato sust. Parete, o pavimento di tavole. S’erano posti
appresso un tavolato, il qual dividea l’una camera dall’altra. Tabulatum, i.
Solat d’as, o covert d’as. Tavolato. Coperto di tavole. La sua copertura era
tavolata di legni cedroni. Contabulatus, a, m.
386
Intonegadura. Intonico, o intonicato sust; coperta liscia, e pulita che si fa al
muro con la calcina. Fa scanicare gl’intonichi delle camere.
Intonegà. Intonicare; dare l’ultima coperta di calcina sopra l’arriciato del mu-
ro in guisa, che sia liscia, e pulita, quasi mettendogli la tonica. Trulissare, vel
tectorium inducere. Scialbare. Intonicare. E deesi scialbare di smalto.
165 [r] Crapa durina. Fessura piccola. Lat. Rimula, ae.
387
C’ha tang cantò. Di molti cantoni, o angoli. Lat. Polygonius, a, m. Multan-
gulus, a, m.
C’ha i cantò. Cantonuto, che ha cantoni, cioè angoli. Ecco, che io porrò in Sion
la pietra sovrana cantonuta. Angularis. Angulatus, a, m vel angulosus, a, m.
Cantonal. Cantone. Sasso grande riquadrato detto così per esser messo per lo
più nelle cantonate delle muraglie. Saxum maius. Lapis angularis.
Mur, che fà cantò, o gombet. Muro, che fa gomito, overo angolo. Ivi fa il
muro gomito, overo angolo. Murus angularis.
Arch de legn da faga soura ‘l cilter. Centina. Quel legno arcato, con che s’ar-
ma, e sostiene la volta.
165 [v] Misola. Mensola, membro d’architettura, sostegno, e reggimento di trave, cor-
nice, o altro oggetto si sporge dal capo del muro. Mensola questo vocabolo
significa lo pimacciuolo, o lo capitello, schedone, e lo leoncello, che si chia-
mi, che sostien qualche trave. Mutulus, i.
Capitel de cilter. Peduccio; quella piccola pietra, sopra la quale si posano gli
spigoli delle volte. Pes fornicis.
Spigol. Spigolo; canto vivo de’ corpi solidi detto così dagli antichi, e con altro
nome il primo membro. E quando fur ne’ cardini distorti. E li spigoli di quel-
la regge sacra.
Cantinela. Assicella. Piccola asse. Con due piccole assicelle incastrati da cia-
scuno capo. Scandula, ae.
Traf. Colmegna. Trave, legno grosso, e lungo, che s’adatta negli edifici per
reggere i palchi, e i tetti. E tutte le travi, e gli arcali del tuo edificio etc. Trabs,
bis; f. g. vel tignum, i vel tignus, i; vel columen, inis, detto anche colmello.
Travel. Cantér. Travicello. E presi i travicelli della scala. Corrente. Che vol-
tati con gli occhi verso ‘l tetto si stavano i correnti a annoverare. I correnti
sono travicelli sottili, che si metton ne palchi, o ne tetti, e fra trave e trave.
Tigillus, i vel tigillum, i.
Pontel. Puntello. Legno, o cosa simile, con che si puntella. Tiraron via il pun-
tello, che ‘l coperchio dell’arca sostenea. Fulcimentum, i.
388
Pontelà. Puntellare; per sostegno a una cosa, o perché ella non caschi, o ch’el-
la non s’apra, o chiuggia. Da ogni parte son da puntellare, e sostenere que’,
che son disposti a cadere. Fulcire.
Porta. Porta. Porta, ae. Ianua, ae. Ostium, ii. Fores, ium.
Medal de la porta. Limitare della porta. Era il limitar della porta in mezzo di
due cani. Soglia; la parte inferiore dell’uscio, dove posano li stipiti dell’uscio.
E stette fermo su la soglia dell’uscio. Sogliare. Soglia. Non furono arditi a
metter piedi fuor del sogliare dell’uscio. Soglio. Poi fummo dentro al soglio
della porta. Limen, inis; n. g.
166 [r] Pilastrada. Stipite, o stipito; diciamo a uno di que’ due membri dell’uscio, che
posano sù la soglia, e reggono l’architrave. Le soglie rotte, e li stipiti fracassa-
ti. Parastatae, arum; m. g.
Arch de porta. Arcale; propriamente l’arco della porta, e quella parte d’una
volta, che posandosi sù le sue base, o beccatelli fa un mezz’arco. Limen superum.
Anta de la porta. Regge, porta. E con le reggi aperte ad alta voce si celebri il
divino uficio. Ianua, ae. Valvae, arum. Imposta. Legname d’uscio, o finestra.
Gli arpioni ritornarono alle bandelle, e l’imposte a lor regoli. Postes.
Polech. Arpione, gangaro, quel ferro ingessato, o impiombato nel muro, sopra
‘l quale si giran le imposte delle porte. Taglia le dure porte, e li ferrati arpioni
delle bandelle. L. Cardo, inis.
Ponta dol polech che vanza sù la lama. Ago, quel risalto, che fa l’arpione,
nel quale entra l’anello della bandella. Acus cardinea, vel cardinis.
Sazola. Saltarel. Saliscendo; una della serrature dell’uscio, che è una lama di
ferro grossetta, che impernata da un capo della imposta, e inforcando i mona-
chetti dall’altro serra l’uscio, o finestra. Alzando madonna Fulvia il saliscendo.
389
Monachetto; quel ferro nel quale entra il saliscendo, e l’accavalcia per serrar
l’uscio. Staffa, o staffetta quel ferro confitto nelle imposte dell’uscio dentro,
nel quale si posa, e stà il saliscendo. Nasello; quel ferro fitto nel saliscendo,
che riceve la stanghetta della serratura.
Stanga. Stanga, pezzo di travicello per vari usi. Repagulum, i vel pessulus, i.
Stangà. Stangare; puntellare, e afforzare con la stanga. Furono aperte con una
tal potenza, che le stanghe, con le quali erano stangate saltarono infino alla
lunga. Pessulum; vel vectem obdere ostio, vel vecte munire ostium.
Chiaf. Chiave; strumento di ferro, col quale voltandolo dentro alla toppa si
serra, e apre i serrami. Clavis, is; f. g.
Serà co’ la chiaf. Serrare a chiave. Lat. Obserare. Tu abi, atque ostium obse-
ra intus.
Maschio. Ago; quel ferro aguzzo, che è appiccato alla toppa, e entra nel buco
della chiave, e guidala alli ingegni della serratura. Acus claustraria.
Seradura. Serrame. Strumento, che tien serrato usci, casse e simili, e per lo più
s’apre con la chiave. Serratura. Toppa. Chiusura. Sera, ae. Serratura. Serrò la casa
dentro con buona serratura. Apprende il suggellato serrame della cella. Sera, ae.
390
Dov’eran le porte di ferro con cento chiavistelli. Pessulus, i. Catenaccio.
Chiavistrello. Del quale gli Aretini trassono il catenaccio per dispetto de’
Fiorentini. Pessulus, i.
Aseto. Bonicello. Ferro bucato dall’un de’ lati messo nel manico del chiavi-
stello, o affisso in coperchio di cassa per ricever la stangheta de serrami. Che
non era chiavato il bonicello.
Serà. Serrare. Impedire, che per l’apertura non entri, o esca cosa alcuna, oppo-
nendo a ciascheduna lo strumento suo proprio, come il coperchio alle casse,
l’imposte, e gli sportelli agli usci, e alle finestre. Chiudere. Claudere.
167 [r] Serà. Serrare, dicesi di tutte le cose che si aprono, come suo contrario, come
borsa, libri etc. Chiudere. Prestamente andò a chiuder l’uscio. Claudere.
Serà de fò. Serrar fuora, mandar fuora, cacciar via. Excludere. Expellere.
No serat afag. Socchiuso; non chiuso affatto; quasi chiuso. Fere clausus.
Tornà a serà. Riserrare, di nuovo serrare. Per la cameriera della reina sua
moglie gli fu riserrata la camera dietro. Denuo claudere.
No serà miga l’us afag; lagal in polerula. Socchiudere l’uscio, non intera-
mente chiudere. Fere claudere.
Avrì, o afrì l’us in polerula. Aprir l’uscio in fesso, aperto alquando, sicche
resti socchiuso.
391
Tegnì l’us avert in polerula; mez avert, e mez serat. Tener l’uscio aperto in
fesso; sicche resti socchiuso.
Che avre, o afre. Aperitore, che apre. Qui aperit, vel aperiens.
Avertura; averta. Apritura. Apertura. Per l’apritura del lato mostra la dolcez-
za del suo cuore. Apertio, onis. Aprimento. Aperta. Luogo aperto per dove si
possa entrare. Apertura. Non è ruina, ne apertura ne’ muri. Apertura, ae.
167 [v] Andada. Caminada. Andito, tragetto stretto, e lungo, che unisce le stanze di-
sgiunte. Aditus, us; vel atrium, ii.
Andada da una stanza all’otra. Verone. Andito aperto per passare da stanza
a stanza. Veroncello suo diminut. Aditus, us.
392
Loza. Loggia. Edificio aperto, che si regge in sù pilastri, o colonne. Qui non
palazzi, non teatri, o loggia. Pergula, ae. Ambulacrum, i.
Lozeta. Loggetta. Essendo una sua loggetta vicina alla camera nella quale
cenavano. Lat. Ambulatiuncula, ae.
Balaustr. Balaustro si dice a certa colonnetta, che regge l’architrave del balla-
toio. Balaustium, ii; vel cancelli, orum.
Portecì. Portico. Luogo coperto con tetto a guisa di loggia intorno, o davanti
dagli edifici da basso. Ed entrò nel portico di San Pietro, e quello tutto arse, e
disfece. Porticus, us. Porticale. Portico. Sospirando, e tremando la mise den-
tro a quel porticale, ch’era innanzi alla sua cella. Porticus, us.
Cortil. Cort. Cortile, lo stesso, che corte di casa, e dicesi per lo più di case
grandi, e palagi. In sul colmo del quale era un palagio con bello, e gran corti-
le nel mezzo. Impluvium, ii. Area, ae vel compluvium, ii.
Cort. Stal. Corte; quello spazio scoperto ne mezzi delle case, dal quale si piglia-
no i lumi. Sopra una loggia, che tutta una corte signoreggiava. Impluvium, ii.
Porta granda, maistra. Porta maestra. E con due porte maestre etc. Porta pri-
maria, vel principalis.
393
Porta falsa. Porta falsa. Pseutodyrum, i, vel posticulum, i.
Porta, che s’avre de fò. Porta, che s’apre in fuori. Fores, ium.
Porta, che s’avre de det. Porta, che s’apre in dentro. Valvae, arum.
Porta, che s’avre da dó bande. Porta, che s’apre in due parti. Valvae, arum.
Rastel denag ai porte. Rastello, quello steccato, che si fa dinanzi alle porte
delle fortezze, e anche a gli usci fatto di stecconi. Cancello. Cataracta, ae.
Clathri, orum. Cancelli, orum.
Anel da bat all’us; o da trà inzà l’us. Campanello. Cerchietto di ferro fatto
a guisa d’anello, che s’appicca all’uscio per picchiare; e trarre a se l’imposte
dell’uscio. Cornix, cis.
Batent di ante. Battitoio; quella parte d’imposta d’uscio, o finestra, che batte
nello stipito, architrave, o soglia, o nell’altra parte della imposta.
Ante sui polech. Imposte gangherate; messe ne gangheri. Ha un usciolo den-
tro dalla parte superiore gangherato per modo, che si possa dentro alzare, e
non uscir fuori. Postes cardini aptatae.
Levà zò di polech. Sgangherare. Cavar di gangheri, scommettere. Avesse
sgangherato l’usciolino. Emovere cardine. Convellere.
Ugiul da casse. Poleghì. Poleghet. Ganghero. Due ferri sottili con piegatura
simile al calcagno delle forbici
168 [v] che inanellati insieme servono per congiugner i coperchi delle casse, e arma-
ri, e simili arnesi, sù i quali si volgono. Cardo, inis.
Busa balestrera. Balestriera. Feritoia. Buca nelle meraviglie onde si balestra
il nemico. Balistarium, ii.
Polech di ante. Perno delle imposte.
Bat a la porta, al us. Picà all’us; a la porta. Battere l’uscio. Bussare.
394
Picchiare, e dicesi proprio degli usci, quando si picchiano, perch’è sieno aper-
ti. Da capo cominciò a batter l’uscio. Sempre bussa alla porta, perché alla fine
le sia aperto. Pulsare. E picchiando l’uscio per farsi aprire. Percuoterlo.
Che varda l’us. Usciere, custode, e guardia dell’uscio. Ianitor, oris. Usciera
femmina, che custodisce l’uscio. Ianitrix, cis.
Us. Uscio; apertura, che si fa nelle case per uso d’entrare, e uscire. Ostium, ii.
Serà l’us in dol mostaz a vergù. Tener l’uscio ad alcuno, vietargli, e proibir-
gli l’entrata.
Us per i ante dol us. Uscio per le imposte, che serran l’uscio. Con vento
impetuoso, e forte, il quale per gran forza levò l’uscio delle reggi di San Pietro.
Postes.
Uschiolà. Stà coll’uschiul avert. Stare a sportello dicono gli artefici, quando
o per festa, o per altro non aprono interamente la bottega. Ecco ‘l giorno delle
mezze feste, quando si stà a sportello.
395
169 [r] Solat de quadrei. Ammattonato. E che hanno lo sprazzo lastricato, o ammat-
tonato. Lateribus stratus.
Dessolat, cha rot ol súul. Smattonato, si dice di solaio, che abbia guasti, e rot-
ti li mattoni, o in tutto levati. Affumicato, arsiccio, e smattonato.
Solà de piude. Lastricare; coprire il suolo della terra con lastre congegnate
insieme. Sopra la piazza d’Orto San Michele, dove si vende il grano, e lastri-
cossi, e ammattonossi. Lapidibus sternere.
Crena trà u’ quadel, e l’oter o tra u’ sas e l’oter. Convento, quel segno, che
rimane tra due cose commesse, e legate insieme, come di pietre, di mattoni, di
legni, e simili.
Scala. Scala. Scala, ae; vel scalae, arum. Scaleo. Vid’io uno scaleo eretto in suso.
Basel de scala. Scalì. Grado. Scaglione fatto di pietra, o di legno, o d’altra ma-
teria solida di figura piana; si pongono immediatamente l’un sopra l’altro, e di
tanta altezza, che per essi si possa salire, e scender comodamente. Gradus, us
scalae, vel scalarum.
Scalinada. Scalea; ordine di gradi avanti a chiese, o altro edificio. Si fecero le
scalee de macigni.
Scaleta. Scalet. Scaletta; che la scaletta di tre gradi breve.
Scala a lumaga. Scala a chiocciola. Scale cochlides, vel scalae versoriae, vel
in cochleam retorta scala.
Scala drichia. Scala diritta, retta. Directi ductus scalae.
Scala, che fà cantò. Scala che gira. Inflexa lateribus scala.
Scala secreta. Scala segreta. Occultae scalae.
Pià incima de la scala. Pianerottolo. Quel poco spazzo, che è in capo alle sca-
le degli edifici. Una finestra assai bassa, che era sopra il pianerottolo della sca-
la. Scalarum areola.
396
Spingarda de scala. Sponda. Ritegno di scala; sostegno. Retinaculum scala-
rum, vel praesidium, vel refugium, ii.
Uschiera. Rebalta. Cateratta; uscio sul piano de solai disteso, che s’alza, e
s’abbassa giusto il bisogno, e a cui s’appoggia la scala. Ostium pavimenti.
169 [v] Buse de colombera. Cateratte. Diciamo cateratte alle buche fatte ne palchi,
che per lo più s’usano alle colombaie per l’entrata.
Fenestra. Finestra. Apertura, che si fa nella parete della muraglia per dar lume
alla stanza. Standomi un giorno solo alla finestra. Fenestra, ae.
Finestra aperta. Lat. Fenestra patens.
Finestra con gelosia. Lat. Fenestra clathrata.
Finestra a tramontana. Lat. Fenestra septaentrionalis.
Serat coi zelosie. Cancellato, chiuso con cancelli. Lat. Cancellatus, a, m vel
clatratus, a, m.
397
Fenestra scura. Finestra oscura. Lat. Fenestra caligans.
Teler da balcò; e antì dol teler. Cancelli, imposta di porta, o di finestra fatta
per lo più di stecconi commessi con qualche distanza l’uno dall’altro, almeno
di quattro. Cancelli, orum, vel clathri, orum.
Serà u’ balcò co’ la grat de legn. Ingraticolare una finestra, cioè chiuderla
con cancello, o cancellarla. La finestra di sopratetto serri, e cancelli.
Cancellare fenestra.
Fenestrò. Fenestra grande. Lat. Fenestra ingens, amplium, i.
[...]. Davanzale. Quella cornice di pietra sulla quale si posano gli stipidi delle
finestre, detta così, perché avanza ed esce fuor della faccia della parete.
Mettetelo sù, che ‘l davanzale è largo.
Teg. Tetto. La coperta delle fabbriche. Fuggendo le genti di casa, in casa, e di
tetto in tetto. Tectum, i.
Teg pià, che pend, tond, guz in cima. Tetto piano, pendente, rotondo, appun-
tato. Tectum planum, declive, turbinatum, fastigiatum.
Techiam. Tettora. Una gragniuola grossa, e spessa, che coperse le tettora.
Traf, che sostenta i oter traf di teg. Colmegna. . Asinello, cioè quella trave
che regge l’altre travi de’ tetti, che piovono a un’acqua sola.
Cop, che covre i oter cop de sovra via. Tegolo, o tegolino. Tutto quel lavor
di terra cotta, che è fatto per coprire i tetti. Tegolino è quel tegolo concavo, che
cuopre sul tetto gli orli degli embrici. Tolse tegoli di marmo. Tegula, ae.
170 [r] Fila de cop. Filare d’embrici. Non la guardare in un filar d’embrici. Lat. Acies,
vel ordo imbricum.
Cop voltat in sù. Embrice. Tegola piana di lunghezza di due terzi di braccio
con un risalto per lo lungo da ogni lato, serve per copertura di tetti, e si pone
con risalti all’ ‘nsù, sopra i quali si pongono tegole, o tegolini, acciocchè non
vi trapeli, ne entri l’acqua fra l’uno e l’altro.
Orden o filera de cop. Filare d’embrici. Imbrex, cis; m. g; vel imbricium, ii;
n. g. Canale curvum, quod in tecto ponitur ut per id defluat aqua.
398
Cop. Tegola, che assolutamente detta intendiam per embrice. Tegula lateritia, ae.
Destechià. Tuù zò i cop di teg. Desembriciare, che vale levar via gli embrici
al tetto E sebene è disembricia, e smattone li tetti, e i muri etc.
Gota de teg. Gocciola, quella fessura o buca nel tetto, o muro, dove entri l’ac-
qua, e goccioli.
Teg, dove al gha va l’aqua di oter teg. Tetto, dove concorre tutta l’acqua
degli altri tetti. Compluvium, ii.
Grondana. Gronda. Gronda; l’estremità del tetto, che esce fuor della parete
della casa, perché da essa e gronda, e si versa la pioggia, che cade in sul tetto.
Subgrunda, ae; vel subgrundia, orum.
Canal de gronda fag de cop. Gronda si dice a una sorta di tegola dal metter-
si nell’estremità della gronda.
Canal di grondane. Canale, che riceve tutta l’acqua delle grondaie. Colli-
quiae, arum.
Colem di teg. Cima de la cà. Colmo. Sust. O sommità della casa, o pure cima,
colmigno. Veggendo di sopra sul colmigno della casa. Comignolo; la più alla
parte de’ tetti, che piovon da una banda. Culmen, inis. Fastigium, ii.
Colmà sù i teg; faga la cima. Accomignolare. Congiugnere in alto i tetti.
Culmen tectorum componere.
Antana. Terrazzo; parte più alta della casa, fatta a foggia di torre, quasi torraz-
zo. Nel quale era un luogo con un alto terrazzo, overo triclinio. Solarium, ii.
Antana scoverta e solada de as. Battuto. Sust.; suolo, o pavimento di terraz-
zo, o di luogo scoperto. Salgono alcuna volta i pastori sopra un battuto etc.
Solarium, ii. Solum tabulatum.
Bus da gat. Buggigatolo, o buggigatto; quasi buca da gatto. Lasciami andar a
vedere di nascondermi in qualche buggigatolo. Piccol stanzino. Ripostiglio.
Latebra, ae. Statiuncula, ae.
Polerùla dol us, o busarùla. Gattaiuola. Buca, che si fa nell’imposta del-
l’uscio, acciocche la gatta possa passare. Io non veggo ne gattaiuola, ne buca.
Si dice ancora caterattola. Foramen, inis; n. g.
Claustro. Chiostro. Luogo chiuso da abitare. Oggi si dice alle logge intorno a
cortili de conventi. Chiostra. Peristylium, ii .
170 [v] Utensili, o transili de cà. Masserizie, o stoviglie di casa. Lat. Domestici usus
instrumenta.
399
Despensì. Despensa. Dispensa, stanza, dove si tengon le cose da mangiare.
Per la dispensa della magione sono amministrati i nodrimenti a que’ dell’ostel-
lo. Promptuarium, i vel cellarium, ii.
Dispensa piccola. Lat. Cellula penaria, vel promptuaria vel cellariolum, i.
De cusina
Di cucina. Lat. Coquinarius, a, m vel coquinans, re vel culinaris, re.
Foglà. Focolare, luogo nelle case sotto il camino, dove si fa il fuoco. Da guar-
dar la cenere intorno al focolare. Focus, i. Foculus, i. Lar, ris; m. g.
Segér. Acquario. Luogo di cucina, dove è ‘l canale, che riceve l’acque e si get-
tan via. Urnarium. Aquarium, ii.
Bernaz. Paletta, dicesi propriamente di quella che s’adopera nel focolare. Ba-
tillum, i vel prunarium; vel prunae batillum.
Moieta. Molle; strumento di ferro da rattizzare il fuoco, dicesi nel numero del
più. Forceps, ipis, vel forcipes; f. g. vel volsella, ae; f. g. Le molle, e la palet-
ta ebbon la caccia.
Sosta. Catena del camino, o del focolare. Cremasus focarius, vel catena, ae.
400
Cana dol camì. Canna di camino. Camini spiraculum.
Capa de camì. [...] Cortina spiraculi. Comignolo del cammino. Culmen cami-
ni.
Tripé. Treppiede, o treppiè. Strumento triangolare di ferro con trè piedi per
uso di cucina. Posta la padella sopra ‘l treppiè. Tripes, dis.
171 [r] Gratarula. Grattuggia; una piastra quadra di ferro bucato ronchiosa da una
banda, su’ la quale si stropiccia, e frega la cosa, che si vuol grattuggiare. Ty-
rocnestis, tis.
Lecarda. Ghiotta, tegame di forma ovata, che si mette sotto l’arrosto infilza-
to nello schidione, quando si cuoce per raccor l’unto, ch’esce da esso. Assaria
cucuma.
Cazul bus, o cazulera da schiumà la pignata. Mestola forata. Sia appresso alla
carta, e sicome una mestola forata. Cochleare cribrarium; vel spatha, ae; f. g.
Cazulet. Mestolino. Tudicula, ae.
Resora. Rasiera, piccolo bastone ritondo di lunghezza d’un braccio.
Morter. Mortaio. Vaso di pietra, o di bronzo, o di legno, nel quale per lo più
si pestan le materie, o per far salsa, e savore, o sale, o altro. Mortarium, ii.
Pestò, da pestà. Pestello, strumento, col quale si pesta. Pistillum, i.
Scaldì. Scaldavivande. Vasetto traforato, ove si mette dentro fuoco per tener
calde le vivande ne piattelli. Foculus mensarius.
Pignata. Pignatta. Pentola. Olla, ae.
Coverg de pignata e tavel de pignata. Coperchio, o coverchio di pignatta, o
d’altro. Operculum, vel cooperculum, i. Ollae.
401
Manech de pignata. Manico di pignatta. Ansa, ae. ollae.
Pignata de tera. Pentola, vaso per lo più di terra cotta, nel quale posto al
fuoco si cuocono le vivande. Olla, ae.
171 [v] Pignatì. Pentolino. Auxilla, ae.
Stegnat. Paiul. Paiolo, vaso di rame tondo con manico di ferro arcato. Stru-
mento da cucina, serve per bollirvi entro che che sia. Portano paiuoli, e altri
vasi di rame. Ahenum, i, vel lebes, tis.
402
Levez. Laveggio. Ed e’ abbracciava le pentole, e i laveggi, e l’altre vassella-
menta della cucina. Cacabus, i; m. g.
Scaldì de tera. Laveggio. Un vasetto di terra cotta, fatto quasi a guisa di pen-
tola, ma col manico, come le mezzine, nel quale si mette fuoco, serve per
riscaldarsi le mani. Foculus fictilis.
172 [r] Stampè. Lucerniere. Strumento comunemente di legno, nel quale si tiene fitta
la lucerna col manico. Lychnuchus, i.
Scagn. Scanno. Vedi li nostri scanni si ripieni che poca gente omai ci si disi-
ra. Scamnum.
Banca. Panca. Strumento di legno noto, sul quale possono seder più persone
insieme, e puoi veder me e la mia famiglia dormire sù per le panche.
Subsellium, ii. Sedile, is.
403
no gli uomini a cicalare. Panchetta. Trovato sopra una rustica panchetta sede-
re al fuoco. Sissibulum, i.
Tavolì da tripè. Trespolo. Strumento di tre piedi, uno da una testa, e due da
un’altra, sopra ‘l quale si posan le mense; come dir la stadera, un arcolaio, un
trespolo, un paniere; un fiasco, un predellino, un lucerniere. Trapezophorus, i.
Cadrega de paia. Seggiola, intessuta di sala. Sala è una sorta d’erba, della
quale secca s’intesse il panno alle seggiole, e la veste a’ fiaschi. Si dice solo a
quella sedia, che s’adopera per le case comunemente a sedervi sù. Sellula, ae.
Vel sella, ae ulva contexta.
Segia de legn. Sedela de ram, o de fer. Secchia. Vaso cupo di legno, col quale
si attigne l’acqua. Situla, ae lignea. Secchia di rame, o di ferro, vaso col quale
si attigne l’acqua. Situla, ae. aerea, ferrea.
404
Concot de legn, o concheta. Basiot. Piadena, o basia de legn. Catino. Si dice
a un vaso simile di legno. Pelvis lignea. Baccino. Tafferia. Vaso di legno di
forma simile al baccino. Patina, ae. Deh rompi di tua man la tafferia.
Concheta, soiul. Concola. Conca piccola. Catino. Catinella. Cotula, ae, o con-
cha minor.
Cadì da ma. Cadinel. Lavamà. Catinella, vaso più piccolo del catino, che se
ne serviano comunemente a lavarvici entro le mani; e per lo più si fa di terra.
Malluvia, ae vel catinus, i, vel catinum, i.
Piat. Tond. Piatto; vaso quasi piano, nel quale si portano in tavola le vivande.
Piatel. Piatelina. Piattello. Gabata, ae. Trua, ae. Paropsis, idis; f. g. Catillus,
i. Patella, ae.
405
Vas. Vaset. Vasello, s’usa per vaso. Del suo legno si fanno ottimi scanni, e
belli soppidiani, e durabili, e tutti gli altri vaselli da riporvi gli arnesi. Vas, is.
Vaso, nome generale di tutti gli strumenti fatti a fin di ricevere, e di ritenere in
se qualche cosa, e più particolarmente i liquori. Vaseletto. Altri sono, che in
vaseletti pieni d’ottimo vino le mettono.
Arnas. Arnes. Laor. Arnese, nome generico di tutte le masserizie; abiti, for-
173 [r] nimenti; guernimenti, e per lo più si pigliarebbe per gli addobbamenti più
nobili di case etc. Del legno del salcio sodo si fanno le travi, e gli arnesi delle
case assai buoni, e de grossi si fanno assai catini, e conche, e scodelle, e taglie-
ri, e vaselli da vino. Suppellex, ctilis; f. g.
Mobilia. Mobil. Mobile sust. Facoltà, avere, che si può muovere. Bona mobi-
lia suppellectilia; n. g.
Lúm da ule. Lucerna. Vaso di diverse maniere, e per lo più di metalli, nel
quale si mette olio, e lucignolo, e s’accende per far lume. Per potere aver alme-
no tanto olio, che n’arda la nostra lucerna. Lucerna, ae.
406
la parte del lucignolo, o dello stoppino arsa tolta via, perch’ella impedisce il
lume alla fiamma, chiamata fungo. Exfungere lucernam, vel candelam ceream,
vel sevaceam.
Frà de la lúm, de la candela. Fungo, quel bottone, che si genera nella som-
mità del lucignolo acceso, della lucerna in tempo d’umidità. Fungus, i.
407
Scalinada, o scanzia da piag. Scanceria. Scaneia. Si dice ad alcuni palchetti
d’asse, che per lo più si tengono nelle cucine. Platteus, ei.
Bocal dal úle. Orcio, vaso di terra cotta per lo più da tenere olio. Dicendo, che
quando dava dell’olio per Dio, sempre pareva, ch’ei crescesse nell’orcio. Orca,
ae vel urceus, ei, vel lecythus, i; m. g.
Bocalet dall’ule, o orzul. Orciuolo. Orcioletto. Orciolino. I baccini, gli
orciuoli, i fiaschi, le coppe, e altro vasellamento d’oro, e d’argento etc.
Urceolus, i.
Olet. Utello. Piccol vasetto di terra cotta invetriato per uso di tener olio, o
aceto per condire. Lecythus, i.
Ola. Bottaccio. Barletto. Fiasco. Vaso di terra cotta corpacciuto con manichi.
Urna ancora. Orca, cae fictilis; vel urna, ae.
Fornel. Fornello. A pie’ delle mura feciono intorno, intorno molti fornelli con
caldaie. Parvus furnus.
174 [r] Lavamà. Bacil. Bacino da lavar le mani. Catino. Trulleum, ei; n. g. Pelvis, is;
f. g. vel pollubrum, i; n. g. Baccino.
Tovaia. Tovaglia. Coltelli, vasi, tovaglie, tovagliolini. Mappa, ae.
Tovaiuola. Tovagliuola. Mappula, ae.
Tovaiul. Tovagliolino. Mappula, ae; f. g.
Tovaia grosa. Mantile. Tovaglia grossa dozzinale. Mantile, is; n. g.
Mapa, o salvieta da sugas i mà. Guardanappa, o bandinella. Spezie di sciu-
gatoio lungo da rasciugar le mani. Mantile, is vel mantellium, ii.
Sugamà. Canavaccio. Un pezzo di panno grossetto, col quale s’asciugan le
mani. Mantile, is, extersorium, ii.
Sudari. Sciugatoio; un pezzo di panno lino lungo circa due braccia per uso di
rasciugarsi. Sudarium, ii vel extersorium, ii.
Broca da fà fò l’aqua sui mà. Brocca. Vaso da dar l’acqua alle mani. Aqualis,
is vel guttus, i, vel guttulus, i.
Cortel. Coltello. Culter, tri; m. g.
Pirò. Forchetta; piccolo strumento di metallo con due, o più rebbi, col quale
s’infilza la vivanda per pulitezza. Furcula, ae vel fuscinula, ae di due rebbi
bidens, se di tre, tridens adiectivo; se di quattro quatridens, tis.
Deg da pirò. Rebbi da rebbio singolare. Dentes furculae.
Cugià piè. Cugianì. Cucchiaio colmo. Lat. Cochlear cumulatum. Cucchiarino.
Cochlear parvulum.
408
Cugià. Cucchiaio; strumento concavo di metallo, o di altra materia, col quale
si piglia il cibo. Del suo legno si fan ottimi pettini, cucchiai manichi di coltel-
lini, e scacchi. Cochlear, ris; n. g. vel cochlearium, ii.
Salì. Saliera; vasetto, nel quale si mette il sale, che si pone in tavola. Salinum,
i, vel salillum, i.
174 [v] Basiotel de legn. Ciotola. Vasetto di legno, da bere senza piede di tenuta poco
più d’un bicchiere. L. Trulla. Metadella.
Fiasch. Fiasco; vaso di vetro ritondo col collo. Aenophorum, i vel lagena,ae
vel seria,ae.
Fiaschet. Fiaschetto. Seriola, ae. Laguncula, ae.
Fiasca, o fiascò. Fiasca. Fiasco grande, ma di forma schiacciata. Cirnea, ae; f. g.
Boza. Storta. Boccia vaso di vetro da stillare.
Cogoma. Brocca. Cucuma, ae vel nasiterna, ae; f. g.
Cogometa. Brocca piccola. Cucumella, ae.
Chichera. Bucchero. Calix, cis.
Cestela de robe dolze. Confettiera. Cistella tragematica, vel saccararia.
Tinel dove as mangia. Tinello. Caenaculum, i.
409
Refetori. Refettorio. Luogo dove i religiosi claustrali si riducono insieme a
mangiare. Triclinium, i.
Sala. Sala. Stanza principale maggiore della casa, e la più comune, dove s’ap-
parecchian le mense. Entrati in una sala terrena, quivi le tavole messe videro.
Aula, ae.
Sala in dol entrà in cà. Sala nell’entrata della casa. Atrium, ii.
Tapezaria de sala. Capoletto, quel panno, o drappo, che noi appicchiamo alle
mura delle camere, e delle sale, detto anche paramento. Maravigliosa cosa è a
vedere i capoletti intorno alla sala dove mangiano, e le tavole messe alla reale.
Aulea, orum. Paripetasmata.
Strato. Pancale. Certo panno col quale si cuopre la panca per ornamento. E a
far porre capoletti, e pancali per le sale.
Tapè da tavola. Tappeto. Spezie di panno ad opere di vari colori, e con pelo
lungo per uso di coprire le tavole, e giacervi sopra. Tapes, tis vel tapetum, i.
Portera da ‘us. Cortina di porte. Portiera, usciale. Velarium portae, vel osti.
Coltrina da balcò. Tenda. Cortina di finestra. Velarium fenestre, vel carba-
sus, i; f. g.
Cadrega. Sedia. Strumento da sedervi sopra. Sella, ae.
Cadrega da poz. Sedia d’appoggio, o d’appoggiatoio. Sella, vel sedes hono-
raria, vel sella dossuaria, et brachiata.
Brazul de cadrega. Bracciuolo, cioè appoggio delle braccia. Fulcimentum,
sive fulcrum bracchiale.
175 [r] Tamborì. Seggiolo. Puose due seggioli, e feceli sedere. Sedecula, ae.
Poltrona. Ciscranna; sedia grande con l’appoggiatoio mobile. Sella plicatilis.
Canapè. Lettuccio. Diciamo lettuccio a un casson grande con ispalliera, e
bracciuoli, dove si dorme, e si siede fra di. Anaclinterium, ii. Accubitum, i.
Brazul, o brazulet de cadrega. Bracciuolo, appoggio; sostegno delle braccia.
Brachium, ii vel brachiolum sellae.
Cusinet de cadrega. Piumacciuolo di sedia. Pulvillus, i sellae.
410
Poz de cadrega col cusinet . Appoggio col piumacciuolo, o appoggiatoio di
sedia. Pulvillus dossuarius sellae.
Anticamara. Anticamera. Si dice nelle corti alla stanza, che è avanti alla
camera del Signore. Procestrium, ii, vel procaeton, onis; m. g.
Camari, dov’è ‘l lugh cumù. Cameretta; stanzino, ov’è posto il privato. La-
trina, ae.
Cagador. Condut publich. Cacatoio; il luogo pubblico dove si caca. Forica, cae.
411
Zangola. Canter. Cantaro, vaso lungo di terra per uso di deporvi il superfluo
peso del ventre. Matellio, onis; m. g.
Urinal. Pisador. Orinale, vaso di vetro, nel quale s’orina. Matula, ae vel
matella, ae. Pisciatoio; vaso, e luogo da pisciarvi.
Arcova. Alcova (voce arabo spagnuola). Ricovero si potrebbe dire d’un letto.
Tota, ae, vel zita, ae.
175 [v] Stua; stanza colda. Stufa. Hyppocaustum, i; n. g. Sudatorium, ii. Vaporarium, ii.
Leg. Letto; arnese nel quale si dorme. Cubile, is. Lectus, i. Lectus ambulatorius.
Cariula da leg. Carriola da letto, letto basso che sta sotto i letti grandi, e posto
sopra carrucole, o girelle.
412
Cavaleg da leg. Cavaletti da letto. Fulcra, orum lecti.
Paiaz, paiariz. Paiò. Saccone; quasi sacco grande, pieno di paglia in forma di
materassa, e tiensi in sul letto sotto la materassa. Culcita stramentitia, vel stra-
minea; vel stramentum, i.
Co’ dol leg. Capezzale, il luogo dove si pone il capo nel letto. Puose la spada
al capezzal del letto suo. Cervical, lis; n. g.
176 [r] Cavezal. Pimaccio, o piumaccio. Guanciale lungo, quanto è largo il letto, sul
quale si posa il capo, quando si giace. Ora è ‘l pimaccio tropp’alto, ora troppo
basso. Pulvinarium, ii, vel pulvinus, i.
Cusì. Cusinet. Origliere. Guanciale; questo dal posar la guancia, quello dal
posar l’orecchie. Pulvinar. Tenendo le gomita sopra guanciali di drappo d’oro.
Piumacciuolo, piccolo guanciale. Pulvinus, i.
Piumaccietto, guancialetto. Pulvillus, i.
Guanciale. Due guanciali, quali a così fatto letto si richiedevano. Pulvinar, is; n. g.
Fudriga da leg. Federa, sorta di panno d’accia, o bambagia del quale si fanno
i gusci alle coltrici, e a guanciali.
413
Leg fag sù. Letto fatto, spianato. Lectus stratus.
Fà sù ‘l leg . Spianare il letto; fare il letto. Tutto spazzato, e nelle camere i letti
fatti. Lectum sternere.
Spiumazà sù ‘l leg. Fal sù mulzì e suspis. Spiumacciare il letto, farlo soffice. E
nelle tenebre spianai, overo spiumai, o spiumacciai il letto mio. Lectum sternere.
Spiumazat, mulzì, suspis. Spiumacciato. Soffice. Dormiva in piana terra,
come farebbe un altro in un letto spiumacciato. Stratus, a, m.
Leg mulzì, suspis, ches rend, e ‘l fà zò la fopa a tocal. Letto morbido, soffi-
ce, trattabile, e che toccato acconsente, e avvalla e propriamente si dice di col-
trici, guanciali, e simili. Lectus mollis; tractabilis. Sollo; non assodato, soffi-
ce, contrario di pigiato, e calcato.
Cusì de pan fag a scach de più color. Carello. Guanciale di panno per lo più
fatto a scacchi di più colori, e ripien di borra. A pie’ di quello in un canto sopra
un carello si pose a sedere. Pulvillus discolor.
Lenzúl. Lenzuolo. Quel panno lino, che si tien sul letto per giacervi entro.
Linteum, ei.
Lenzulet. Lenzoletto. Linteolum.
Coverta da leg. Coltre; coperta, o coverta da letto. Vi miser sù un paio di len-
zuola sottilissime, listate di seta, e poi una coltre di buccherame bianchissima.
Stragulum, i vel instragulum, i vel lodix, dicis; f. g.
Preponta. Coltrone, che è pur coperta da letto di panno lino, e ripien di bam-
bagia. Per far coltre, e coltroni gran masserizie abbiamo in panni lini. Lodix.
Schiavinal. Schiavina. Dello stesso panno se ne fan coperte di letto, e dicon-
si pure schiavina. Cento, onis; vel teges, tis.
Coverta da leg fachia a opera. Coltre di letto tessuta con vario lavoro bellis-
simo. Textiles stragulum magnificis operibus.
176 [v] Preponta. Imbotida. Coltre, coperta da letto propriamente imbuttita di bam-
bagia. Lodix, cis; f. g.
Capacil da leg. Sopraccielo. Alla cui parte superiore diciam sopraccielo.
Umbella vel umbella testudineata.
Trabaca, da leg, o balduchì. Cortinaggio; arnese, col quale si fascia il letto a
guisa di tenda. Trabacca. Canopaeum, ei. Velarium, ii; n. g.
Cascade dol capacil, o dol balduchì da leg. Pendagli. E al fregio, che lo rigi-
ra da capo diciamo pendagli; drapelloni, o fregi pendenti intorno. Umbellae
alae pensiles; vel thensae, arum; f. g.
Coltrina, o tendina da leg. Cortina, che è una parte del cortinaggio. Cortina,
ae; vel siparium, ii.
414
Leg coi coltrine intoren. Letto incortinato, o accortinato. Nell’accortinato
letto lieti etc. Un bellissimo letto incortinato. Cortinis circumdatus vel circum-
fectus, a, m.
Leg furnit sù bè. Letto ben corredato. Ed eravi un letto molto ben corredato
d’ogni maniera che fosse al mondo. Lectus pulcherrime stratus.
Stà butat zó. Giacere; col corpo disteso stare. Dove Sier Ciappelletto giaceva
infermo. Iacere.
Gniaz, doves buta zò. Giaciglio; giacitoio; luogo, o cosa, nel quale, o sù la
quale si giace. Cubile, is. Stratum, i.
Cassetta. Cassetì. Cassetina. Cassetta. Capsula, ae. Arcula, ae. Capsella, ae.
Arcellula, ae.
Cassò. Cassone. Cassa grande. Io dirò, che se in questa camerella non fosse-
ro questi cassoni etc.
Cofen. Sforzer. Cofano. Vaso ritondo col fondo piano. Forziere. Che si trovò
in un suo forziere. Arca corio tecta. Cophinus, is. Scrinium, ii. Arca, cae.
Scrign. Cassa di daner. Scrigno. Spezie di forziere. Scrinium, ii. Arca nummaria.
Sforzer. Forziero, o forziere. Lat. Arca, vel capsa camerata; vel testudinea,
vel seu testudineata.
415
Vesteri. Cantarà. Credenzò. Cassa dai pagn. Ciscranno. Vestiarium, ii vel
arca vestiaria.
Luch, doves gha guarna la roba. Guardaroba. Stanza nella casa, dove si con-
servano gli arnesi. Conditorium, ii. Repostiglio. Luogo ritirato da riporvi che
che sia. Repositorium, ii.
Caneva. Cella. Cellario. Celliere propriamente stanza terrena, dove si tiene per
lo più il vino. La cella del vino a settentrionale la dobbiamo avere opposita.
Volta; quella stanza sotterranea, dove si tengono i vini. Le volte piene d’otti-
mi vini. Cella vinaria. Cellarium, ii. Hipogeum, ei; n. g.
Cantina. Canova, dove si ripongono i vini, gli olii, e l’altre grasce.
Cuna. Cunì. Cuna. Culla. Zana. E fera cuna, dove nato giaqui. Cuna, ae. Cul-
la piccolo letticciuolo concavo fermato su due legni a guisa d’arcioni. Cunae,
arum. Cunabula, orum.
Sporta. Zana, cesta ovata intessuta di sottili strisce di legno, serve per porta-
re, e tenervi dentro diverse cose. Quando è fermata su due legni a guisa d’ar-
cioni, entrovi un piccolo letticciuolo serve per culla.
Archet soura la cuna, o soura i sporte per tegnì alzat su’ impò i pagn, per-
ché nol se sofeghi la creatura. Arcuccio. Arnese arcato fatto di strisce di
legno, si tiene nella zana a bambini per tener sollazzate le coperte, che non gli
affoghino. Arcellus, i vel arcalus, i.
416
Caroza. Carrozza. Questa ha sempre quattro ruote, ed è a uso di portar uomi-
ni. Rheda, ae. Currus, us, rui; m. g.
Caroza a do cavai; a tir a do. Carrozza a due cavalli. Bigae, arum vel currus
biiugis, vel biiugus; vel biga, gae; f. g.
Tir a tri cavai. Carrozza a tre cavalli. Trigae, arum; vel triga, ae; f. g.
Tir a quater cavai. Carrozza a quattro cavalli. Quadrigae, arum; vel quadri-
ga, ae; f. g. vel currus quadrigus; vel quadriiugis, vel quadriiugus.
Tir a ses cavai. Carrozza a sei cavalli. Currus seiiugis vel seiiugus.
Birba. Cocchio. Spezie di carretta non molto differente dalla carrozza. Car-
ruca, cae vehiculum, i. Currus, i. Rheda, dae.
Carozza coi tendine, o coi bandinele. Carrozza con le cortine. Velis inumbra-
ta rheda.
Capacil de caroza. Ciel. Cielo di carrozza. Rhedae fornix, vel camera, vel testudo.
Asil de rúda. Razzuolo; que’ legnetti della ruota del carro, che si partono dal
fuso alla circonferenza. I Razzuoli delle rotte ruote. Apsis, idis; f. g. vel curva-
tura rotae; et est fornicis curvatura.
Cavigia del azal de la rúda. Caviglia alla punta dell’asse. Rotae retinaculum.
Rote mora.
417
[...]. Mozzo, o barile di ruota. Rotae modiolus.
Litiga. Lettiga; arnese da far viaggio portato per lo più da due muli detto così
perché si può giacere, come nel letto. Lectica, cae.
Sediant. Chi guida la sedia. Cisiarius, ii. Carrozziere a sei, a dieci cavalli.
Auriga seiugi, aut decemiugi currus.
Coghier. Cocchiere, che guida il cocchio. Auriga, ae. Carrucarius, ii. Esse-
darius, ii. Currus agitator, vel rector, aut moderator.
418
178 [r] Serai d’animai. Parco, luogo, dove si racchiudon le fiere cinto o di muro, o
d’altro riparo. E fece il parco della caccia presso a Gravina. Roborarium, ii.
Septum, i.
Strubià. Fregà zò. Strofinare. Fregare, e si dice per lo più delle cose, che si
voglion ripulire, e nettare. Purgare. Defricare. Fricare.
Straz da fregà zò, da furbì. Forbitoio, strumento, con che si forbisce. Pe-
nicillum, i. Peniculus, i.
Netà, fregà furbì. Forbire. Nettare. Pulire. Se ugnerai li arnesi del legno,
quando li forbirai, diventeranno più belli. Expolire. Purgare. Mundare.
419
Stopag. Turacciolo. Lat. Operculum, i vel cooperculum, i.
178 [v] Lúch de persone religiose. Abitazione de’ religiosi claustrali.
Clausura. Clausura; luogo dove si racchiugono i religiosi. Poi priega, sia for-
tezza negli edifici, e nelle clausure. Claustrum, i, vel septum, i.
Capitol; luch, dove i Frà fà capitol . Capitolo; luogo dove si radunano li Frati
a capitolare. Exedra, ae.
420
Zesiuola. Chieseta. Chiesina. Chiesicciuola, o chiesiuola. Chiesetta. Una
chiesetta lor vicina visitata. Aedicula sacra. Ecclesia exigua, vel parva.
Templum pusillum. Tempierello. Piccolo tempio. Aedicula sacra.
Naf de chiesa. Nave per similitudine è quella parte, e andito della Chiesa, che
è tra il muro e il pilastro, o tra pilastro e pilastro. Un maestro ricopriva il tetto
della nave maggiore della detta chiesa. Pronaum, i.
Coro. Coro; luogo dove si canta. Non perseverava in orazione con gli altri,
detto l’ufizio, ma usciva di coro. Chorus, i vel odaeum, ei.
Leturì. Leggio; strumento di legno, sul quale tengono il libro coloro, che can-
tano i diversi ufizi. Pluteus, ei.
Capela. Cappella nel luogo nelle chiese, dove si pongono gli altari per cele-
brare. Sacellum, i.
Cappella de Papa. Sacellum Pontificium.
Cappella del sacramento. Sacellum eucharisticum.
Cappelletta. Sacellum parvum.
421
Altar de camp. Altare portatile. Ara subductilis.
Altar. Altare; mensa, sopra la quale s’offerisce a Dio il sacrifizio. Ara, ae. Al-
tare, is.
Capela de casa
Cappella di casa. Sacellum domesticum.
Altar magior. Altare maggiore. Ara princeps; vel altare primarium. Ara
maxima.
Altarì. Altare minore. Ara minor. Altarino. Arula, ae. Altare parvulum.
Banda d’altar. Banda; una delle parti o destra, o sinistra dinanzi dell’altare.
Cornu altaris vel dexterum arae latus, vel sinistrum arae latus.
Ostensorio. Sole (si legge presso alcun autore). Custodia. Sol eucharisticus,
vel theca eucharistica.
Piside. Ciborio; quel vaso, che sta in sul principale altar delle chiese, dove si
tien l’ostia consecrata. Pixis, idis. Ciborium, ii. Eucharistiae sedes.
422
Cusì d’altar. Cuscino. Piumacciolo d’altare. Pulvillus altaris.
179 [v] Balduchì. Palio. Quell’arnese, che oggi noi diciam baldachino. E con palio
d’oro levato in aste, con grandi drappelloni pendenti alla reale etc. Con ricco
palio sopra capo.
Baldachino. Arnese, che si porta, o si tien affisso sopra cose sacre. È per lo più
di forma quadra, e di drappo con drappelloni, o fregi pendenti intorno. Umbella,
ae. Thensae, arum.
Ombrela. Ombrello. Per tanto non aspetto il baldacino; non aspetto co’ piffe-
ri l’ombrello. Umbella, ae.
Parasole. Solecchio. Baldachino. Si rizzò in sù la sedia, e ‘l detto frate Pietro
fece sotto ‘l solecchio. Umbella, ae.
Fior, o palme, o vas d’altar. Palmizi; rami di palma lavorati; ma per similitudine
si potrebbon dire di que’ rami divisati di vari fiori posticci che si pongono in vasi
d’argento, o d’altra materia per ornamento dell’altare. Coronaria vasa altaris.
Candelì. Candeleta. Candeluzza. Lat. Candelula, ae, vel candela parvula, vel
minuta.
Torza o torzò. Torchio, o torcia di cera. Doppiere; detto così dalla duplicità
degli stoppini ritorti insieme. Avendo fatti molti doppieri accendere. Aveva
dinanzi acceso un torchio di due libre. Funale, is; n. g.
Cerì. Ceriul. Cero; candela grande di cera. Cerotto. Dando li detti castelli un
cero alla festa di San Giovanni ciascuno anno; e come a tutti fu dato il cerot-
to. Cereus, ei.
Cera. Cera. Per tutte quelle cose composte di cera, e bambagia per uso d’arde-
re, come candele, torce, e simili. Funalia, orum.
423
Lampedari. Lumiera; arnese che contiene in se molti lumi. Lychnucus pensilis.
Fusera. Saetta; quel candeliere, dove si pongono le 15 candele agli ufizi la set-
timana santa.
180 [r] Lanterne de chiesa. [...]
Ciforal. [...]
Torzera. [...]
Lampiò. [...]
Lampeda. Lampana. Vaso senza piede, nel quale si tiene acceso lume d’olio,
e sospendesi per lo più innanzi a cose sacre. E accese la lampana, e se rivestì.
Lampas, dis, vel lampada, ae.
Segrestà. Sagrestano; chi è proposto alla cura della sagrestia. Editicus, vel edi-
tuus, ei vel sacrista, ae.
Batezere, o batistere. Fonte sacro si chiama il vaso, dove si tien l’acqua bat-
tesimale. E Giannotto il levò dal sacro fonte. Batistero. Luogo dove si battez-
za. Batisteo. Baptisterium, ii. Fons lustralis.
Lavel del aqua santa. Pila dell’acqua santa, o benedetta. Pila vaso di pietra,
che tenga o riceva l’acqua. Vas lustricum.
Sedelì dal aqua santa. Secchiello dell’acqua benedetta. Vasculum aquae lustra-
lis cum suo aspergillo.
Parador de chiese. Chi adorna chiese. Lat. Cosmeta, ae vel ornator templa-
rius vel festarius, ii.
424
Banderula de campanil. Banderuola, che si pone sù le torri per notizia de’
venti. Lat. Petalum, i; n. g.
425
Bot de campanà. Tocco, il colpo, che da il battaglio nella campana, onde ritoc-
care, e sonare a tocchi, cioè interrottamente. Or vi so dir, che la grossa rintocca.
Navisela. Navicella si dice a ogni sorta di vaso fatto a foggia di nave. Acerra,
ae; vel capsa thuraria.
Amit. Ammitto; quel panno lino con due nastri da legare, che ‘l sacerdote si
pone in capo quando si para. L’ammitto, lo quale si pone lo Prete in capo,
quando si para per dir la Messa, significa quel panno, col quale fue a Gesù
Cristo coperto il capo quando lo feriano li Giudei. Amictus, us.
Camis. Camice, veste lunga di panno lino bianco, che portano le persone
ecclesiastiche nella celebrazioni degli ufizi. Lo camice, il qual si mette lo Prete
dopo l’ammitto, significa lo vestimento bianco, lo quale fece Erode in gabbo,
e in derisione a Gesù Cristo. Alba, ae. Alba sacrifica; vel sacrificalis.
181 [r] Cordò. Cingolo, o cordiglio, con lo quale si cigne, significa la fune, con la
quale fue legato alla colonna, quando fue flagellato. Questi lombi sieno cinti
di cingolo di castità. Cingulum, i.
Stola. Stola; quella striscia di drappo, che si pone il sacerdote al collo sopra il
camice. La stola, la qual si pone lo Prete al collo significa la fune, con la quale
Gesù Cristo fue legato primamente. Stola, ae.
Pianeta. Pianeta; quella veste, che porta il Prete sopra gli altri paramenti,
quando celebra la Messa. La pianeta, la quale si mette il prete dopo l’altro pa-
ramento significa lo vestimento della porpora, la quale fue messa a Gesù
Cristo, come a rege. Casula, ae.
426
Cota. Cotta; quella sopravveste di panno lino bianco, che portano i religiosi
nell’esercitare i divini ufizi. Amictus linteus sacerdotalis (super pelliceum non
est vox latina) superpellitium, ii; n. g.
Rochet. Roccetto, vesta di panno lino bianco, che i Vescovi, e Cardinali, e altri
Prelati portano sotto la sottana, e sotto la mozzetta. Ne perché abbia il roccet-
to, o ‘l cappuccio. Supparum, i.
Mozeta. Mozzetta.
Bastò pastoral. Rocco. Bastone ritorto in cima, che si porta davanti a Vescovi,
altrimenti, Pastorale, cioè col pastorale fatto a modo di rocco, che significa l’ofi-
zio del Prelato, che dee guardare l’anime a lui commesse. Pasturale, baston ve-
scovile, una delle insegne del Vescovo. E poi dato il pasturale, e la mitra, e i
guanti. Pedum, di; n. g.
Mitria. Mitra, o mitria, ormanento, che portano in capo i Vescovi, e altri prelati
quando si parano pontificalmente. E la mitria in capo, e l’anello in dito. Mitra, ae.
Mitria dol Papa. Mitra papale. Di costa a San Giovanni una mitra papale.
Tiara, ae.
Catedra o sedia dol vescof. Trono. Seggio vescovile. E posesi a seder sopra
un ricco trono rilevato. Episcopalis sedes.
Calis. Calice; vaso sacro a guisa di bicchiere, il quale il sacerdote adopera
181 [v] nel sacrificio della messa. Lo calice significa lo sepolcro, nel quale Gesù
Cristo Crocifisso fù posto. Calix, cis.
Tondì. Patena. Patena; lo coperchio del calice, il quale s’appella patena;
significa lo coperchio del sepolcro. Patena, ae.
Corporal. Corporale, quel pannicello lino bianco, sul quale il sacerdote posa
l’Ostia consacrata. Lo corporale significa il panno, nel quale fue involto il
Corpo di Cristo. Corporale Eucharisticum.
Pala. Palla, coperchio del calice. Palla, ae.
Borsa de corporal. Borsa da corporali. Corporalium theca, ae.
Vel dol calis. Velo da calice. Velum calicis.
Purificador. Purificatore. Purificatorium, ii.
Orzul. Ampoleta. Orziuolo. Urceolus, i vel urceoli, orum. Bini urceoli argen-
tei cum suo pollubro pulcherrime caelati.
427
Bacileta de la messa. Bacino. Pelvis, is vel sacrificale pollubrum.
428
182 [v] Dà la benediziò. Dar la benedizione. Benedicere; vel benedictionem impartiri.
Tegn a batesim. Tenere a battesimo. Levar uno dal sacro fonte. E Giannotto
il levò dal sacro fonte. Infantem a sacro fonte suscipere.
Cresma. Cresima; olio consacrato, col quale si conferisce dal Vescovo il sa-
gramento confermativo con esso ugnendo la fronte. Chrisma, tis; n. g.
Sacramentum confirmationis.
429
Confesà. Confessare; star a udire i peccati altrui per assolverlo; uficio proprio
de’ sacerdoti. Il santo Frate, che confessato l’aveva etc. Confitentem audire, vel
confessiones audire, auscultare, excipere.
182 [v] Ordenà; dà i ordegn. Dare gli ordini ecclesistici, o sacri. Sacros ordines conferre.
Ricef; tuù i ordegn per la messa. Prendere gli ordini sacri. Sacris ordinibus
initiari.
430
Consacrat. Sacro. Dedicato a Deità. Vergine sacra, ed alma. Sacer, a, m.
Sacrato, fatto sacro, o sacro, sagrato, consagrato. Sacratus. Consacratus. Ad-
dictus. Dedicato. Addictus, a, m.
Sacrificà. Sacrificare. Far sacrificio. Non era usanza sacrificare insieme a due
Dii. Sacrificare. Immolare.
Chi sacrifica. Sacrificatore, che sacrifica. Pero chè vi furono li primi sacrifi-
catori a gl’Iddii con fummo d’incenso detto Tuscio. Sacrificus, i.
431
183 [r] Cimitere. Segrat di morg. Cimitero. Luogo sagrato allato alla Chiesa, dove
si seppelliscono i morti. Sepulchrum, i. Caemeterium, ii.
Tuú l’aqua santa. Prendere dell’acqua benedetta. Aqua lustrali frontem tingere.
Angius Dei. Agnus Dei. E lo fece giurar su l’agnus Dei (Ariosto). Sacer agnus
cereus, vel agnus ex sacra cera. Agni caelestis cerea effigies.
Medaia. Medaglia. Dicesi di quelle impronte, che si fanno a memoria del ri-
tratto de Santi. Sacrum numisma.
Angius de la marca. Brieve, o breve. Piccola scrittura cucita in che che sia,
che si porta al collo per divozione. Amuletum, i.
Pala. Ancona d’altar. Effige de santi. Statua. Simulacro. Icon, onis; f. g. Sta-
tua, vel simulacrum.
432
Corona. Rosari. Corona; Rosario. Diciamo a quelle filze di pallottoline bucate di
varie materie, e fogge per novero di tanti paternostri, e avemarie da dirsi a riveren-
za di Dio, e della Madonna. Corona precatoria, vel precaria. Rosarium, ii; n. g.
Desina de corona, de rosari. Decina di corona. Quantità numerata, che arri-
va alla somma di dieci. E barbariccia guidi la decina. Angelicarum salutatio-
num decas, oratione dominica interiecta.
Quindes desine. Quindici decine. Quindecim decades.
Dì la corona, o ’l rosari. Dir la corona, o ‘l rosario. Precariam coronam recitare.
Dì sù i misteri dol rosari. Recitare li misteri del rosario. Distinguere decades
ad earum singulas nostrae reparationis totidem mysteria recolendo pia medi-
tatione.
183 [v] Cristianesim. Cristianesimo, cristianità, il popolo cristiano. Lat. Christianorum
caetus. Popolus christianus.
Cristianesim. Cristianesimo, cristianità, la religione cristiana. Religio vel pro-
fessio christiana.
Segnas. Farsi il segno della S. Croce. Fattosi il segno della croce andò a lui.
Munire se signo sanctae crucis.
Cristià o cristiana. Cristiano. Christianae fidei cultor. Cristiana. Cultrix chri-
stianae fidei.
Segnà. Fà ‘l segn de la cros. Segnare; fare il segno della croce. Poi fece il
segno lor di Santa Croce. Crucis signum formare; vel figurare.
Segnas. Farsi la croce. Lat. Signare se cruce.
Segn de la cros. Croce, che ci facciamo noi cristiani, o con atti, o con segni, o
per divozione, o per altro. Cominciò a far le maggiori croci etc. Signum crucis.
Piantà una cros. Piantare una croce. Lat. Crucem figere vel statuee vel costituere.
Cros. Croce. Vessillo de’ cristiani. Avvenne, che andando due preti con una
croce etc. Crux. Vexillum crucis.
433
Cerimonier. Ceremoniere. Maestro delle ceremonie. Sacrorum rituum magister.
Giubileo. An Sant. Anno Santo. Anno del Giubileo. Annus sanctus. Annus
Jubilei.
Chi prega. Pregatore, che prega. Più alla purità del pregator riguardando, che
alla sua ignoranza. Supplex.
434
Che suplica. Supplicatorio, che supplica. Orazione supplicatoria etc. Supplex.
Fomna, che prega. Oratrice, che prega. Oratrice astinente, di Dio benedittri-
ce. Oratrix, cis.
Om, che prega. Oratore, che ora, che prega. Gli occhi da Dio diletti, e vene-
rati fissi negli oratori. Orator, oris.
Adorà. Adorare; riverire con atti pieni d’umiltà, e di divozione, e s’usa prin-
cipalmente inverso Dio, e poi inverso i Santi, e le cose sacre. Adorare. Colere.
Che adora. Adoratore, che adora. Li suoi adoratori, conviene, che l’adorino
in spirito. Adorator, oris. Adorans, tis. Venerator.
Adoratrice. Cultrix; veneratrix.
Chi venera. Veneratore, che venera. Li cristiani veneratori del vero Dio.
Venerator, oris.
435
Venerando. Venerando, venerabile. Secondo che era stato loro imposto dalla
veneranda donna. Venerandus, a, m.
Venerando quat as púl mai dì. Venerandissimo. Per vero amore non si sotto-
mette alla venerandissima maestade. Summa veneratione colendus.
184 [v] Veneraziò. Venerazione, veneranza, il venerare. Culto divino si dice volgar-
mente per venerazione, che si fa a Dio con atti interni, esterni. E veneranza, e
regno, e Rè. Veneratio, onis.
Reverenza. Reverenza. Due sono gli atti della reverenza, che si rende a Dio,
cioè lo ‘nginocchiare, e aggiugner le mani, che significano rimettimento del-
l’affezione dell’opere. Reverenza è virtù compresa sotto l’umiltà. Reverentia.
Observantia, ae.
Devoziò. Divozione. Affetto pio, e pronto fervore verso Dio, e verso le cose
sacre. Volontà di far prontamente quello, che appartiene al servigio d’Iddio.
Divozione è donazione, e promissione, che l’uomo fa di se a Dio. Devotio.
Pietas. Religio, nis; f. g.
436
Devot. Divoto, che ha divozione. Affezionato di spirito. Divoto mi gettai a’
santi piedi. Devotus. Pius.
Invodà vergù. Botare, obbligare altrui per voto. Voto aliquem obstringere.
Invodat. Botio. Botato, che ha fatto boto. Le scuse, se sono assai, io ne son
botio, io n’ho fatto sacramento. Voto obstrictus.
Invot. Vot. Voto con l’o stretto. Liberati dal pericolo andarono ad empiere il
voto. Voto non è altro, che obbligazione della volontà libera etc. Votum, i.
Invodat. Votato, botato. Circa il votato tratto dalla esecuzion del voto. Voto
adstrictus.
Invodà. Fà vot, o in vot vergot; o de vergot. Votare. Per paura della morte a
Diana votai perpetua virginità.
Invot. Voto. Boto. Quella immagine, che attacca nelle chiese chi s’è botato.
Votiva imago, vel tabella.
Chiamà in aiut. Invocare; chiamare in aiuto pregando. Il nome del bel fior,
ch’io sempre invoco. Invocare.
437
Confiteor. Confiteor, formola di confession generale. Confessionis generalis
formula, ae; f. g.
C’ha dolor d’atriziò. Attrito; e quasi attrito poniamo, che non sia contrito.
Attritus, a, m.
Desuplina coi ponte de fer. Disciplina con punte di ferro. Flagrum, vel fla-
gellum, aculearum, vel ferreis aculeis asperum.
438
Desuplina. Disciplina, battimento che si fa col flagello. Lat. Verberatio, nis; f. g.
439
186 [r] Perdonà. Perdonare. Dar perdonanza. Perdoniamo a ciascuno, e tu perdona.
Parcere; ignoscere, condonare.
440
Dà la bediziò al popol. Benedire, o dar la benedizione al popolo. Populo bene
precari.
Ufizi. Uficio. Ufizio. Oficio. Ofizio. Ore canoniche, che si cantano in Chiesa, o
altrimenti si dicono in onor d’Iddio. In quella il divino oficio ascoltarono. Fatto
fare solenne ufizio per li morti etc. Horae canonicae. Officium divinum.
186 [v] Dì l’ufizi. Recitare l’uficiuolo, il libriccino, l’ufizio sacro. Diurnarum precum
libellum recitare.
Ufizià. Dir l’oficio; ufiziare; celebrar nella chiesa i divini ufici. Cadde un pal-
chetto, dov’eran su tutti i cantori chierici, che uficiavano. Officium recitare.
Divina officia celebrare.
Breviari. Breviario. Breviarium, ii. Codex sacrarum precum. Codex horarius.
Diurno. Diurno. Diurnarum precum libellus; vel epitome.
Salmi de Davit o salteri. Saltero; il volume de’ salmi di David. Ed era il volu-
me come un saltero, o salmista il detto volume. Psalterium, ii.
Dì i salmi. Salmeggiare; leggere, o cantar salmi. Salmeggiando sempre co’
frati, che gli erano appresso. Psallere; vel psalmos recitare.
Che fa i salmi. Salmista. Componitor di salmi; Per eccelenza si intende
David. Psalmista, ae.
Salmo. Salmo; canzone sacra, come i componimenti di David, e simili.
Psalmus, i.
Salmi cantag. Salmodia; canto di salmi. La dolcezza della salmodia consola,
e conforta i cuori tristi, e negligenti etc. Psalmodia, ae.
Matutì o Matì. Mattutino. Ora canonica, che si dice la mattina innanzi gior-
no da sacerdoti. Matutinae preces; vel matutinum.
Matutinà, dì ‘l matutì. Mattinare, dire o cantare il mattutino. Nell’ora che la
sposa di Dio surge a mattinar, lo sposo, perché l’ami. Matutinas preces recita-
re, vel cantare.
Laudi. Laude. Lauda componimento in versi in lode di Dio, e de suoi Santi.
Dinanzi alla detta figura ogni sera per laici vi si cantavano laude. Laudes, dum.
Prima, Terza, Sesta e Nona. Prima, Terza, Sesta e Nona. Nona pronunziata
con l’o stretto nome della quinta ora canonica. Prima. Tertia. Sexta. Nona.
Vespr. Vespero; una delle sette ore canoniche, che si dice tra la compieta, e la
nona. Vesperae, arum.
Compieta. Compieta. L’ultima dell’ore canoniche. Completorium, ii.
Imno. Inno. Lauda, nella quale si lodi qualche Deità, o qualche santo. L’inno,
che quella gente allor cantava etc. Hymnus, i; m. g.
441
Antifona. Antifona, quel versetto, che si recita, o canta avanti, che si cominci
il salmo. Queste sono sette antifone sacramentali, che gridano l’avvenimento
di Cristo. Antiphona, ae.
Verset. Versetto. La qual cosa leggiamo, che ‘l Profeta dice per uno versetto
manifestamente. Versiculus, i.
Leziò. Lezione. Lezione non è altro, che un cotidiano sguardo delle sante scrit-
ture con grande attenzione d’affezion di cuore. Lectio, onis.
187 [r] Cha fà la meditaziò. Meditante. Vedendo l’anima meditante, che per sé non
può venire alla dolcezza etc. Meditans.
442
Predicaziò. Predicazione, il predicare, e la stessa predica. Concionatoris
munus. Sacra concio. Quali per predicazioni, e indulgenze date dal Papa eran
venuti contro a Curradino.
Omilia. Omelia. Homilia, ae. Ragionamento sacro sopra i vangeli. San Gre-
gorio dice nella sua dodicesima omelia.
Predicadora. Predicatrice.
Predicant. Predicante; (si prende ora per falso predicatore). E la parola tua
sopra toccata si consonava a nuovi predicatori. Concionans, tis.
Ave Maria. Avemaria; orazione, che si porge alla nostra Donna; ed Avemaria
si potrebbe dire ad una di quelle pallottoline della filza, detta corona in segno
di doversi dire un avemaria. Signum precarium vel precatorius minor. Salu-
tatio angelica. Ave Maria si dice a que’ tre tocchi di campana, che suonano
all’alba e mezzodì, e sera, per cenno che si saluti con detta orazione la nostra
donna. Angelicae salutationis signum.
443
Processionalmet. A processione. Structo ordine supplicatium.
Strato per funeral, da mort. Coltre da morto, o da mortorio. Lat. Stratum fu-
nebre vel emortuale.
444
Confratel. Confrate, uno della confraternita. Lat. Sodalis, is.
Congregot. Laudese. Laudesi, e cantatori alle laude dell’oratorio. Erano così det-
ti alcuni uomini descritti in certe compagnie, che avean per uso di cantar laudi.
188 [r] Desuplina. Disciplina. Battersi con la disciplina, che è un mazzo di funicelle,
con le quali gli uomini si percuotono per far penitenza. Disciplina, ae.
Portà ‘l cilizi. Portare il cilicio. Vestire il cilicio. E ‘l cilicio portava alle carni
sue. Di vil cilicio tutti eran coperti. Cilicio corpus macerare.
Dezù. Digiuno votato, che si fa per voto. Lat. Ieiunium votum. Digiuno. Il
digiunare. Il digiuno è allora laudabile, quando la carne indebolisce, e scema
la forza in tal modo, che più agevolmente si sottometta allo spirito. Ieiunium,
ii. Digiuno quaresimale, di Quaresima. Lat. Ieiunium quadragenarium; vel
quadragesimale. Digiuno di tre giorni. Lat. Ieiunium triduanum.
Dezù, che no’ s’è salivat. Digiuno; voto di cibo. Il sol non lo trovò giammai
digiuno. Ieiunus, a, m.
445
Quater tempor. Digiune. Quattro tempora. Per le digiune dette quattro tem-
pora. Per le presenti digiune a di 17 di settembre fece dodici cardinali. Qua-
tuor tempora. Ieiunium quaternarium. Ieiunium quatuor temporum.
Astinent, che s’astè. Astinente; che s’astiene solamente que’ due santi giova-
ni Ioseffe, e Daniello astinenti, e casti. Abstinens, tis.
446
Quarisma. Quaresima. Digiuno di quaranta giorni. Essendo un giorno di qua-
resima andato là, dove il pesce si vende. Quadragesima, ae.
Convertit. Convertito. Stette la convertita peccatrice tre anni continui così rin-
chiusa. Conversus, a m.
Convertì. Convertire. Far rivolger la mente dal male al bene, e dal bene al ma-
le. Ho sempre detto: và, che Dio ti converta. Per miserabile cadimento si con-
verte al Giudaismo, e alla circoncisione della carne. Convertere. Aliquem ad
melioris vitae rationem traducere.
189 [r] Degn da celebras. Celebre, degno d’esser celebrato. Celebrevole. Che per
memoria son pure celebrevoli. Celebris. Celebrandus, a, m.
Festa. Sagra. Festa; giorno solenne festivo, e nel quale non si lavora. Ap-
pressandosi la festa del Natale. Festa, ae. Festis dies.
447
Feste mobili, immobili. Feste mobili, immobili. Lat. Feriae mobiles, vel
variae. Feriae statu perpetuo stantes, vel manentes.
Fà festa. Festegià. Festeggiare, solennizare. Diede al popolo suo a guardare,
e a festeggiare il giorno del sabato, che viene a dir requie. L. Festum agere
diem; vel agitare, vel ferias habere. Far festa. Festare. E fue il giorno nobil-
mente festato. Agere dies festos. Feriari. Benedissero il Signor del cielo, che
gli aveva fatti vittoriosi, e festarono otto dì.
Comandà i feste. Comandar le feste. Lat. Ferias imperare.
Festif. Festivo, di festa, da festa, festo. Festus, a, m. Festereccio. Lat. Festus, a, m.
Fà festa. Dà festa. Far festa. Cessar dall’opera. Prender riposo. Feriari. Dar
festa. Conceder riposo. Ferias dare.
Con festa e solemnità. Festivamente. Solennemente. Solemniter; vel in mo-
rem diei festi. Festerecciamente. Con festa. Lat. Festive celebriter, vel in
morem diei festi.
Vardà i feste. Osservare le feste. Lat. Servare ferias.
Solemnità. Sagra. Solennità; giorno di gran festa, solito di celebrarsi dalla
chiesa ogni anno. Solemnitas vel dies festus. Celebrità, celebrazione. La cele-
brità non è al tutto da riprendere. Celebritas. Celebratio.
Solemnizà. Solennizzare. Solenneggiare. Perciocchè non fu mai nullo di così
solennizato. Celebrar con solennità. Li principii de mesi riguardavano e solen-
neggiavano. L. Solemniter colere.
Oservà la festa. Guardar la festa, astenersi dal lavorare per onorar quel gior-
no festivo. Agere diem festum.
Solen. Solenne. Di solennità, che appartiene a solennità. Solemnis.
Solenamet. Con solemnita. Solennemente. Con solennità. Udita la messa
solennemente, e communicatosi co’ suoi baroni.
Oservà i feste de precet; comandade. Guardare le feste comandate; onorare
i giorni festivi. Dies festos institutos colere, observare, celebrare, agere.
Celebrare le feste. Astenersi ne’ di festivi dagli esercizi; dal lavore. Diem
festum celebrare.
Advent. Avvento. Oggi diciamo solo avvento al tempo, che è dedicato alla
chiesa a celebrare, e venerare l’avvenimento di Gesù Cristo. Adventus, us vel
adventanti in mundum Filio Dei dies consecrati.
Nadal. Natale detto assolutamente s’intende sempre di quel del nostro
Signore. In Francia fu un prete, il qual la notte di Natale passando da una villa.
Festeggiare il giorno della natività. Lat. Diem natalem agere, vel colere.
Natività. Nascimento. L. Natalis Christi dies. Christi Natalitia.
Feste di Natale. Lat. Festa Natalia, vel natalitia. Genethliacae Christi Domini
feriae.
448
Circoncisiò dol Sior. Circoncisione. Circoncidimento; il circoncidere, o cir-
cuncidere. Prese in se il segnale della circoncisione con molta sua pena, e fati-
ca nella sua verginissima carne. E questo circoncidimento fu poi, che Abram
era già vissuto 72 anni. Circumcisio Domini. Circuncisura, ae.
Chi è stag circoncis. Circonciso, quegli che è stato circonciso. Lat. Apella, ae,
(credat Iudaeus apella).
Pifania. Epifania. Voce in tutto greca. Giorno festivo nel quale Cristo si mani-
festò alla gentilità, la cui solennità si celebra a’ 6 di gennaio per l’apparizione
della stella a’ Magi. Epiphania, ae vel Christi manifestatio, vel declaratio.
449
Pentecost, festa dol Spirito Sant. Pentecoste. Giorno cinquantesimo dalla re-
suressione di Cristo. Pentecostes, es; f. g. dies Spiritus Sancti descensui sacra;
vel solemnitas Spiritus Sancti, vel Dominicus dies Pentecostes.
Cristo. Cristo Dio, ed uomo insieme, e salvador del mondo. Lat. Christus, i; m. g.
Corpus Domini. Corpo del Signore. Festum Corporis Christi; vel sacra
Christi Corporis solemnitas.
Festa de S. Gio. Batista. Festa di San Giovambatista. Lat. Dies divo Joanni
Baptistae sacer.
Festa dela comunità. Festa del comune, o pubblica. Lat. Feriae publicae.
Festa de S. Piero, e Paol. Festa dei Santi Pietro, e Paolo. Sanctorum Petri, et
Pauli solemne festum.
Asonta. Assunzione. La festività, nella quale fu assunta al cielo la nostra Don-
na, alla quale diciamo anche Assunta. Assumptio Beatae Virginis, vel
Assumpte in caelum Virgini deiparae Sacra dies solemnis.
Festa particolar de la cà. Festa particolare di famiglia. Lat. Feriae familiares.
Asonta. Assunta. Inalzata. Prima ch’altra del trionfo di Cristo fu assunta.
Assumpta. Exaltata.
Esaltaziò de la S. Cros. Esaltazione della S. Croce. Lat. Exaltatio, vel elatio
S. Crucis; f. g.
Ogni Sang. Tug i Sang. Ognissanti. Giorno della solennità di tutti i Santi.
Sentendo lui il dì d’Ognissanti in Rossiglione fare una gran festa. Omnes
Sancti. Solemnitas omnium Sanctorum; vel festum.
Cenceziò de la Madona. Concezione. Concepimento. Vuole, che al mondo
sia celato quanto alla concezione, e al nascimento. Virginis Sacrae immacula-
ta conceptio; vel Virginis sine labe conceptae festa dies.
Festa del Santissimo nome di Giesù. Festa del Santissimo nome di Gesù.
Lat. Dies nomini Jesu sacra.
Natività de la Madona. Natività; nascimento della B. Vergine. Nascenti Virgini
consecratus dies, vel Sacrae Virginis nativitas, vel Natalis B. Virginis dies.
Madona di candele. La purificaziò. Purificazione. Festa della Purificazione
di Maria Vergine. Divae Mariae purificatio; vel anniversarium lustratae Vir-
ginis; vel lustrica solemnia Deiparae Virginis.
Santa Maria Candellaia. Il giorno della festività della purificazione della Ma-
donna. Partironsi dalla città la notte di S. Maria Candellaia. E ciò fu il dì della
Candellaia. Deiparae purificatae solemnia.
450
190 [r] Dumenega. Domenica; giorno dedicato al Signore, e principio di settimana.
Lat. Dies dominica vel dies dominicus; vel dies solis, vel dominica, cae.
Bon esempi. Edificazione, o buon esempio. Lat. Exemplum bonum, vel hon-
estum, vel virtutis exemplum.
Santificà. Santificare. Far Santo. Santo Geremia profeta santificato nel ventre
della madre sua. Sanctificare.
Santificà. Canonizà. Santificare. Canonizzare. E simile santificarono con lui
Santo Eugenio.
Santificaziò, ol santificà. Santificamento. Sanctificazione. Santificatio, onis.
Che santifica. Santificatore, che santifica. Sii, Signore Iddio, del popol tuo
santificatore, e guardiano. Santificator, oris; m. g.
Sant. Santo. Quegli il quale è eletto da Dio nel numero de’ beati, e dalla Chie-
sa è tenuto, o canonizzato per tale. Sanctus, a, m.
Gloria. Corona, che si dipigne sopra il capo del Salvadore, e de Santi. Lat.
Diadema, tis. Anadema, tis.
Beat. Beato si dice a quegli, che per santità di vita è tenuto dalla Chiesa in luo-
go di salute, ma non ancora canonizzato. Beatus, a, m.
Che fà beat. Beatifico; che fa beato. Si vive da beati della vision beatifica di
Cristo. Beatificus, a, m.
451
defunto degno d’esser annoverato fra i Santi. In sanctorum numerum adscri-
bere, vel referre.
452
Folet. Folletto; nome degli spiriti, che sono nell’aria. Mi disse quel folletto è
Gianni Schichi. Daemon aereus; vel genius aereus.
Dona dal zúch. Befana, Biliorosa, e si fatti. Che l’Orco non ti senta, e non
t’ingoi. Manducus, i.
C’ha dol angel. Angelicato. Simile ad angelo, che ha dell’angelo. Angelo similis.
191 [r] Arcangel. Arcangelo. Spirito dell’ordine primiero degli angeli. Principati, e
arcangeli si girano. Archangelus, i.
Troni, o i Trò. Troni; ordini di spiriti celesti. Troni sotto dette quelle schiere
di spiriti, nelle quali quasi Iddio si riposa, e hagli per suoi assessori a termina-
re li suoi giudici in terra; onde trono viene a dir sedia. Throni.
Virtù. Virtudi; uno de gli angelici ordini del Paradiso.Virtudi sono chiamati
quegli spiriti, per le quali si fanno le virtù de miracoli. Virtutes.
Principag. Principati. Il primo ordine della terza gerarchia. Sono questi detti
ordini, il primo Angeli, il secondo Arcangeli, il terzo Troni, il quarto Domi-
453
nazioni, il quinto Virtudi, il sesto Principati. Principati sono quegli spiriti, che
sono Principi, e Rettori di certi altri spiriti minori, e impongono essi quello, che
abbiamo a fare. Principatus.
Podestà. Podestadi; nome d’ordine della seconda gerarchia degli angeli. Il setti-
mo Podestadi. Podestadi son detti quegli spiriti li quali singularmente raffrenano
le demonia, che non ci possono tentare, e vincere, come e’ vorrebbono. Potestates.
Serafì. Serafini; son quelli li quali per più singolare propinquitade d’Iddio del suo
amore più sono accesi, e più noi accendono. Onde Serafino venne a dire ardente,
incendente. I cerchi primi t’hanno mostrato i Seraphi, e i Cherubi. Seraphin.
Profeta. Profeta; quegli che antivede, e annunzia il futuro. Propheta, ae. Vates, is.
454
Papal. Pontifical. Apostolicale. Pontificale. Se ‘l giudizio dell’appostolical
sede pendesse da tuo arbitrio etc. Papale. Pontificale. Appostolico. Essendo
Papa Urbano II in sedia appostolica. Adoperando a ciò le chiavi, e l’autorità
appostolica della Santa Chiesa. Pontificalis.
Confesor. Confessore. Confessatore; quello che afferma che si sia. Elli fu princi-
pe degli appostoli, e fu il primo confessore, e discepolo di Cristo. Confessor, oris.
Romitic. Eremitico. Di romito. Dopo molti anni era passato a vita eremitica,
e solitaria. Solitarius, a, m.
Desert. Eremo. Eremo. Luogo solitario, e deserto, e dove abitano gli eremiti.
Eremus, i. Solitudo, nis. Locus desertus.
Eremitano. Romitano; di romito. Salvo che l’ordine de’ Frati minori, e predi-
catori, i romitani, e carmeliti si riserbò. Molto ha preso oggi la gentilezza
romitana forma. Eremiticus, a, m.
455
ciascheduna legitima comunione, e atto legittimo. Scomunica è pena imposta
dalla Chiesa per correzione, che priva della partecipazione de sagramenti, e
del commerzio de fedeli. Excommunicatio, quaquis ab ecclesiae communione
secluditur.
Sospes. Sospeso; che è incorso nella censura della sospensione. O che fosse
scomunicato, o sospeso, o privato. Suspensus, a, m.
456
Sacerdotal. Sacerdotale; di sacerdote; per affetto di fraternità, e per dignità
sacerdotale. Sacerdotalis.
Sacerdot. Sacerdote. Quegli, che è dedicato a Dio per amministrar le cose
sacre. Sacerdote tanto è a dire, quanto che insegnatore, e donatore di cose san-
te. Sacerdos, tis; comune g.
Sacerdotesa. Sacerdotessa. La fortuna mi balestrò in un santo tempio etc. nel
quale sacerdotesse di Diana etc. cultivano tiepidi fuochi.
Dio uno in essenzo, e trino in persone. Dio uno, in essenza, e trino in perso-
ne. Lat. Deus natura unus, triplex hypostasi.
Dio. Dominedio. Dio. Iddio; sommo bene, e prima cagion del tutto; è secon-
do, che dice Sant’Agostino, potenza inestimabile, infinita, e inenarrabile.
Deus. Domene dio.
Divì. Divino, quello, che appartiene a divinità, o che partecipa di essa. Divo lo
stesso, che divino. Seguendo i passi onesti, e ‘l divo raggio. Divinus, a, m.
Divinissimo. Divinissimus, a, m.
Divinamet. Divinamente, in maniera divina, con divinità. Lat. Divine, vel
divinitus.
Deifich. Deifico, divino, che tien del divino. Ancora v’è un luogo, dove furono
trovate le deifiche, e Sante reliquie, cioè la Santissima Croce. Divinus, a, m.
Divinità. Divinità. Essenza di Dio. Deità. La divina natura di Dio. Divinitas,
tis; vel Deitas, is; f. g.
In forma, o a foza di Dio. Deiforme. Deiformis.
Deificaziò. Deificazione. Il deificare. Deificamento. Deificatio, onis.
193 [r] Deificat. Deificato. Ordinati in Dio, e tutti deificati. Factus Deus. In numerum
Deorum relatus.
Deificà. Deificare. Annoverare fra gli Iddii. E non è grande ingiuria a Dio, che
l’uomo, il qual è creatura, quasi deificandosi etc. Deum efficere, vel in Deorum
numerum adscribere.
Dei. Dei, Iddii; nome generale delle deità de Gentili. Al tempo degli dei falsi,
e bugiardi. Dii.
Dea. Dea; nome di deità femminile. Per certificare gli uomini grossi, che cre-
dono, che la Fortuna sia una Dea. Dea, ae.
Trenità. Trinità. Le tre persone divine. Eletto fu in quello altissimo, e con-
giuntissimo. Concistoro divino della trinità. Sono queste tre persone una con-
cordia, una volontà, una divinità, una deità. Trinitas, tis.
Trino. Trino. Di tre, cioè di tre persone. Credo una essenzia si una, e si trina.
Trinus, a, m.
457
Creatora, che crea. Creatrice, che crea; e a Dio solo s’attribuisce tal nome.
Creatrix, cis. Creatore. E da noi a intendere il misterio della Santa Trinità crea-
trice Padre, e Figliolo, e Spirito Santo. E così trova la prima ragion creatrice
di tutte le cose. Creator. Procreator, is. Creatore del cielo, e della terra. Caeli,
terraeque conditor.
Creatura. Creatura; ogni cosa creata. Creatura, ae. Res creata, vel procreata.
C’ha virtù da creà. Creativo, che ha virtù di creare. Le lor virtù creative, che
son cagione degli effetti inferiori etc.
Creà. Creare, e criare. Far qualche cosa di niente. Creare. Ex nihilo condere.
458
Sostanza. Sustanzia, o sostanza. Quel che si sostenta per se medesimo, e da
fondamento a tutti quegli accidenti, che non si posson per lor medesimi soste-
nere. Essenza. Quidità. Substantia. Essentia.
Acident. Accidente. Quello che or non si trova nel subbietto senza corruzione
di esso. Accidens, tis.
Abitang in ciel che stà in ciel. Habitatori del cielo. Caelestes, ium; n. plur.
Caelites, tum; n. plur. Caelicolae, rum; n. plur.
Fag. Om. Umanato. Questo Iddio umanato soggiogherà il mondo. Factus homo.
D’om. Umà. Umano, d’uomo, attente a uomo. Onde l’umana spezie inferma
giacque. Humanus, a, m.
Umanità, l’es om. Umanità. Anima, che di nostra umanitade vestita vai etc.
Humanitas, tis.
Amen. Ammen. Così, così sarà. E l’uno, e l’altro coro a dicere Ammen. Amen.
459
Fà Papa. Creare papa. Creare Papam.
Stà Papa. Es Papa. Papezà. Seder Papa. Papizzare. Regnare nel Pontificato.
Dopo costui papizzo Martino del Torso anni quattro, mesi uno. Esser Papa.
Regnare Papam. Pontificatum gerere.
Papat. Pontificat. Papato. Pontificato. Dignità papale. Papatico. Dignità Pon-
tificale. Ufizio del Pontefice. Data a Vignone di 3 di Decembre anni 19 del nostro
Pontificato. Appostolatico. Lo quale presume d’usurpare l’uficio del nostro appo-
stolatico. Pontificatus, us.
Papal. Papale. Pontificale, di Papa, attenente a Papa. Pontificalis.
Gardinal. Cardinale. Titolo di Vescovi, Preti, e Diaconi della Chiesa Romana,
che hanno la voce attiva, e passiva al Pontificato, quasi cardini della chiesa
d’Iddio. Cardinalis.
Gardinalat. Cardinalato. Dignità di Cardinale; o cardinalesca. Cardinalitia
dignitas.
Da Gardinal. Cardinalesco. Da cardinale, attenente a Cardinale, o di spezie di
Cardinale; cardinalizio, o cardinalano. Dentro alla Chiesa di Roma si sono
quaranzei Chiese Cardianalane, delle quali vi ha 28 presbiterati, cioè che han-
no il Cardianale prete, e diaconati 18. In colore cardinalesco, che noi chiamia-
mo sanguigno. Allo scarlatto si dice cardinalesco. Cardinalitius, a, m.
Legat. Legato. Ambasciadore. Titolo rimaso solo a Cardinali. Legatus.
Legazio. Legazione. Ambasceria. I quali legati fecero sollicitamente loro lega-
zione. Legatio.
Patriarca. Patriarca. Primo de Padri. Patriarca, e Primate sono diversi nomi, ma
comunemente sono una cosa in se. Titolo di degnità ecclesiastica un grido più
alto degli Arcivescovi. Dignissimo Patriarca di Jerusalemme. Patriarcha, ae.
Patriarcat. Patriarcato. Titolo di giurisdizione, e signoria sottoposta al
Patriarca. Patriarchatus, us.
Patriarcal. Patriarcale. Di patriarca. Se ‘l Papa dispensa potrà essere promos-
so a chiesa patriarcale. Patriarchalis.
194 [v] Primat. Primate. Primas, tis.
Primat. Primato. Primatus, us.
Arcivescof. Arcivescovo. Archiepiscopus.
Arcivescovat. Arcivescovado. Dignità suprema di Chiesa metropolitana, e luo-
go dove l’arcivescovo ha la sua giurisdizione. La città di Pisa, la quale è ar-
civescovado. Archiepiscopatus, us.
Vescof. Vescovo. Prelato ecclesiastico, inferiore immediatamente a Patriarca,
o ad Acivescovo. Episcopus, i.
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Vescovat. Vescovado. Dignità del vescovo, o territorio della sua giurisdizione.
Episcopatus, us.
Praelat. Prelato. Che ha dignità ecclesiastica. Antistes, titis. Praesul, lis. Nulla
cosa è, che tanto sia lucida nel Prelato, quanto la virtù dell’umiltade.
Badia o Abazia. Badia. Nuovamente eletto Abate d’una delle migliori badie
d’Inghilterra. Abbatia, ae.
461
sto ricco, come ancora oggi si vede la rendita di quel propostato. Proposto, o
senza propostia. Praepositura, ae.
462
Vicari capitolar. Vicario capitolare. Vicarius a canonicorum conventu crea-
tus. Vicarius capitularis.
Curat. Parrocchiano. Il prete Rettore della Parrocchia. Non può però questo
Prete Parrocchiano assolvere li suo’ parrocchiani d’ogni peccato; imperocchè
la Chiesa riserva. Parochus, i.
Capo de Pieve, o curat. Capo de la pief. Piovano. Il Prete rettor della Pieve.
Per tradimento, che ordinò con un piovano. Plebanus.
Pief. Pieve. Chiesa parrocchiale, che ha sotto di se priorie, e retorie, e per lo più
di ville, e castella. Partito vituperato, e confuso dalla nostra pieve. Plebs, bis.
Capelà de cort. Cappellano di corte. Curio, onis. Sacerdos curiae vel sacer-
dos a missae sacro.
Cura, Parochia. Parrocchia. Chiesa, che ha cura d’anime. Il prete nella sua
Parrocchia, cioè ha cura dell’anime di coloro, che abitano in fra i termini della
chiesa, della quale egli è rettore. Paroecia, ae.
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Parochià. Parrocchiano. Parrocchiani si dicono i popoli ancora.
Chiarega. Cherica. Rasura rotonda, che si fanno i cherici sul cucuzzol del
capo. Tonsura sacra.
Prima ‘ntonà. Intonatore; che intona, che da principio al canto, dando il tuono
alla voce. Praecentor, oris.
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Segrestia. Sagrestia. Adytum, i.
Frà dal cordò. Cordiglieri cioè frati di San Francesco. Caenobita franciscanus.
Badessa. Badessa. Grado superiore tra le monache. Abbatissa, ae. Antistita, tae.
Monegheta. Monacella.
465
Monighet. Monachetto. Monacello.
Fag monech. Monacato. La falsa cagione non impedisce il voto del monacato.
Dignità che vaca. Dignità vacante, Prelatura, o officio vacante. Lat. Honor
cessans.
Gloria. Gloria, fama frequente unita con lode. Lat. Gloria, ae.
Gloria dol Paradis. Gloria celestiale, o del Paradiso. Lat. Caeli gloria, vel
caelestis gloria.
197 [r] Omegn. Genere umano cioè gli uomini. Lat. Hominum genus, vel gens humana.
Zet. Naziò. Gente, nazione. Lat. Gens, tis. Familiae, arum; natio, nis; f. g.
Om per marit. Uomo per marito. Io trovai l’uom tuo, che andava a città. Maritus.
466
Oie, o oe galantom quand as chiama u’ che nos’ gà sà ‘l nom. Galantuomo.
Buono uomo per modo di chamar uno non sappiendo il suo nome. Buon uomo,
se tu hai troppo bevuto va a dormi. Bone vir.
Om per cristià, o cristià per om. Cristiano; uomo semplicemente. Per com-
passione, ch’ebbe di quel povero cristiano.
Om, che no’ spuza, ne set da bò. Uom ne uti, ne puti. Chi non è buon ne a
ben, ne a male. Orch’egli è un cotale uti ne puti. Homo trioboli.
Om dol mond. Uomo di mondo, o del mondo, vale, che attende alle cose sen-
suali. Le quali gli uomini del mondo biasimano. Mondanus.
Om che no’ val una pataca; bò da negot. Uomo da poco, che non è buono a
niente. Homo tribuli; qui nauci non est.
467
Om de bosch, e de rivera, bò da fà de tut. Uomo da bosco, e da riviera; cioè
atto a qualunque cosa, esperto da tutta botta. Tutti uomini da bosco, e da rivie-
ra. Omnium horarum homo.
Mez om, e meza fomna. E om, e fomna. Ermafrodito. Uomo dell’uno e del-
l’altro sesso. Nostro peccato fu ermafrodito. Lat. Androgynus, i; m. g. Her-
maphroditus, ti; m. g. Ermafrodita femmina e ha l’uno e l’altro sesso. Lat. An-
drogyna, ae; f. g. Hermaphrodita, ae.
Fomna per moier. Femmina per moglie. Tre cose cacciano l’uomo fuor di
casa. La mal coperta, il fummo, e la ria femmina. Uxor. Coniux.
Fomna cha dol om. Donna maschile, che ha del maschio. Lat. Virago, inis; f. g.
468
neppur convenire d’adornarsi come femmina. Masculus. Masculinus. Mascolino.
Ch’ogni maschio pensier dall’alma tolle. Avanzando il sesso mascolino.
Ses. Sesso. L’esser proprio del maschio, e della femmina, che distingue l’uno dal-
l’altro. Sesso; amendue le parti vergognose si dell’uomo, si della donna. Sexus.
Dona. Donna; ma si dice più propriamente di quella, che abbia, o abbia avuto
marito. Di costor piagne quella gentildonna.
Dona per siora, e patrona. Donna. Le si fece lietamente intorno dicendo: ben
venga la mia donna. Io l’avrò sempre cara, e sempre ancora, ch’io non voles-
si sarai donna della mia casa. Domina, ae.
Dona per monega. Donna. Essi lavoravano nel munistero delle Donne di
Faenza (cioè delle monache). Monialis.
Dona per la Madona. Nostra Donna per eccellenza si dice alla santissima
Vergine Madre d’Iddio. Nostra Donna vegnente di settembre. Beata Virgo.
Fomnarúl, ch’è semper i mez ai fomne. Donnaio; che conversa volentier con
le donne. Riprese in un capitolo della lettera questi tanto donnai. Mulierarius.
Fomna lecha de omegn. Donna vogliosa dell’uomo. Lat. Mulier virosa, quae
appetens est virorum.
Bragona, che porta i braghe in cà; che domina, che comanda a’ bacheta.
Donna, che donnea, cioè che domina, e signoreggia. La grazia, che donnea etc.
Mulier dominans.
469
Spatronezà, portà i braghe, fa la bragona. Donneggiare. Far del signore, del
padrone. Grande sconvenevolezza è, che la donna fanteggi, e la fante donneg-
gi. Dominari.
Don. Donno. Titolo di Principi, e di Monaci. Usa con esso donno Michel Zanche.
Put. Donzello. Giovane senza moglie. In cortesia pregiato sopra ogni altro
donzel di Toscana. Adolescens, tis, vel adolescentulus, li; m. g.
Pur, o vergin tal qual’è nasit. Vergine come uscì dal corpo di sua madre.
470
Dona, c’ha dol om, del eroich. Campionessa. D’alti sensi. Virago, inis.
Heroina, ae.
Om fag. Viro; d’età virile; uomo fatto. Avean le turbe, ch’eran molte e gran-
di, e d’infanti, e di femmine, e di viri. Vir, ri.
Più che om. Più che viro. Che a considerar fu più che viro. Plusquam vir.
Omegn de proposit de valor degn d’es lodag. Viri gloriosi. Gli chiama viri
gloriosi, che sono da laudare per l’opere virtuose. Viri gloriosi.
Da braf, da om valoros. Virilmente. Virilmente si difese. Viriliter. Fortiter.
Coragios. Valoros. Virile. È però reggete l’animo con viril forza dalla contra-
ria fortuna sospinto. Virilis. Fortis.
D’om, che è a om. Virile. Virilis, e.
Putel. Schietì. Putì. Schietel. Putina. Picinì. Regazì. Pargoletto. Pargolo. Ad
aspettar più colpi, o Pargoletta. Che ricopria le pargolette membra. Siamo in
questa vita come pargoli. Pargolo. Piciol fanciullo. Puerulus. Puellus. Parvulus.
Regaz. Tosì. Putel. Fanciullo. D’età tra la infanzia, e adolescenza, cioè nella
puerizia che sempre a guisa di fanciullo scherza. Fancello. Credettero in Do-
meneddio cinque mila uomini senza le femmine, e li fanciulli. Puer. Puellus.
471
Laor da popo, da bamboi. Bambolitade. Fatto, o azione da bamboli. Bam-
bineria. Bambinaggine. Actio puerilis.
Tep, che s’è tosai, schieg, regaz. Fanciullezza. Fancellezza. Tutto questo, che
hai detto feci in mia fancellezza. Pueritia, ae.
Schiet la chiat dala medema balia. Fanciulli allattati da una medesima nutri-
ce. Lat. Pueri collactanei vel collactei.
Pipì dal sira. Popo nasit ier sira. Bamberottolo. Dunque credi, che io sia un
bamberottolo. Infantulus, i.
Púe, o Púa. Bambole. Certi fantoccini di cenci, vestiti a guisa di femmina, che
fanno le fanciullette per passatempo. Puppa, ae. Pupa, ae. Crepundia, rum; n. g.
Figura di chis mira in dol speg. Bambola di specchio. Effige di chi si guar-
da entro allo specchio, o di chi si specchia. Imago, inis.
472
Consumà l’ matrimoni. Consumare il matrimonio, venire all’atto del congiu-
gnersi con la moglie. Inire.
Fiúl legitim. Figliuolo madernale. Ello avea molte amiche oltre alla mogliera,
e figlioli madernali, e non madernali. Legitimus, a, m.
199 [v] Retirà da la mader. Madreggiare. Esser ne’costumi simile alla madre. Matrizare.
473
Generat. Generato. Lat. Generatus, procreatus, a, m.
Pader per titol. Padre; per venerazione si dice al Papa, o a superiore spirituale.
Pader per amor, o per reverenza. Padre. O dolce padre volgiti, e rimira.
De pader. Paterno, paternale. Cercando gli altri luoghi, da quali egli potesse
meglio vedere la sua paternal casa. Tanto lo strinse la pietà paternale. Paterno;
di padre, concernente a padre, e che deriva da padre. Più ricco de beni pater-
ni, che di scienza. Paternus. Patrius, a, m.
Padrign. Patrigno. Marito della madre di quello, a cui sia morto il padre.
Vitricus, ci.
Fiúl. Figliuolo. Figlio si dice solo nel verso, non nella prosa. Filius, ii.
Fiúla. Figliuola. Figlia. Filia, ae. Figliuola vergine. Lat. Filia integra. Figliuola
di famiglia. Lat. Filia familias. Figliuola che non si può maritare. Lat. Filia illo-
cabilis.
Fiul per nom d’amor, o per segn de amorevoleza; e fiula, e fiúle. Figliuolo.
Figliuol mio disse il maestro cortese. Puer. Figliuola; o figliuole. Non cessate
figliuole d’udire insegnamento. Filiola. Filiolae. Figliuola da marito. Lat. Fi-
lia nubilis, vel viro matura, vel viri potens. Non da marito. Lat. Filia viro im-
matura, vel viro intempestiva.
474
200 [r] Fiule femne. Figliuole femmine. Lat. Liberi muliebris sexus.
Fiolet. Fioleta. Figlioletto. Figlioletta. Aveva una sua bella figlioletta. Filiolus,
i. Filiola, ae.
Fiuii zumei. Figliuoli gemelli, nati in un medesimo parto. Lat. Filii gemini.
Fiastr’. Figliastro. Figliuolo del marito avuto d’altra moglie o della moglie
d’altro marito. Privignus, i; m. g.
Aver figliuoli dalla sua moglie. Lat. Suscipere, vel ferre filios, aut liberos ex
uxore sua.
Attendere a far figliuoli. Lat. Liberis operam dare. Cicero. Dare operam libe-
ris, re honestum est, nomine obscaenum.
Fiastra. Figliastra. Figliuola del marito avuto d’altra moglie, o della moglie
avuta d’altro marito. Privigna, ae; f. g.
Fiuii d’un sol veter. Figliuoli nati d’un medesimo ventre. Lat. Filii uterini, vel
eodem utero editi.
Fà di fiúi. Figliare. Far figliuoli, si dice più propriamente delle bestie. Fae-
tare. Faetificare; vel faetum edere. Far figliuoli. Lat. Liberos procreare.
475
Concepì senza l’om. Concepire senz’opera umana. Lat. Citra virilem satum
vel operam concipere.
Quint nono. Quintavolo. Non ci ha oggi nullo, che sappia chi fosse il suo
quintavolo. Atavus maior.
Chiamà per fiul, o fal fiul. Adottare; prender alcuno per suo figliuolo. Ado-
ptare. In liberorum locum sumere; vel quempiam sibi pro filio adoptare.
476
Fiul d’una pútana. Nato di cento albumi. Natus, vel susceptus ex adulterio.
Spurius. Nefarius ex incesta; ex sacrilego concubitu natus; susceptus.
200 [v] Legitimà. Fà legitim. Legittimare. E morta questa donna il marchese fece le-
gittimare questo suo figliuolo. Legitimis natalibus restituere.
Chi chiama; o fà vergù per fiúl. Adottatore, cha adotta. Adoptator. Adot-
tatrice. Lat. Adoptatrix.
Ol chiamà vergù per fiul. Adozione. Che per varco d’adozione al grande im-
perio monta. Adoptio, nis.
Neot. Nipote. Figliuolo di fratello. Nepos, tis ex fratre, vel filius fratris.
Fiùl d’u’ fiul dol neot. Figliuolo di figliuolo di nipote. L. Pronepos, tis.
Nasit, fradei zumei. Fratelli binati, o gemelli. Lat. Fratres geminati vel gemelli.
Fradel del medem pader e dala medema mader. Fratello germano. Quando
ebbono ciò fatto li fratelli germani s’armarono, come era ordinato. L. Fratrer
germanus.
Da fradel. Fratellevolmente. Lat. Fraterne; vel ritu, aut more fraterno; vel in
modum vel morem fraternum. Da fratello. Fratellevole. Con puro fratellevole
animo. Lat. Fraternus, a, m. Fraternale. Fraterno. L. Fraternus.
477
rino, nato d’una medesima madre, ma di padre diverso. Il duca di Brabante, il
qual era Tedesco fratello uterino di Carlo di Buemia. L. Frater uterinus.
Fratello maggiore. Lat. Frater natu maior.
Fratello minore. Lat Frater natu minor.
Cusi drig. Zermà drig. Fiuui de fradei. Cugini, o cugine figliuoli, o figliuo-
le di due fratelli. Patrueles.
478
Barba fradel dol nono. Gran zio paterno. Patruus magnus.
Barba fradel de la nona. Gran zio materno fratello dell’avola. Avunculus magnus.
Miser. Suocero, padre del marito, o della moglie. Socer, cri; vel socerus, i; m. g.
Modona. Suocera, madre del marito, o della moglie. Socrus, cri; f. g. Mater
mariti, aut uxoris.
Zender, o Zener. Genero. Marito della figliuola. Con grandissima festa lei, e
‘l suo genero ricevette. Gener, ri; m. g.
Núra. Nuora. Moglie del figliuola. Dire alla figliuola, perché la nuora inten-
da. Nurus, us; f. g.
Moier. Moglie. Mogliera. Mogliere. Chi toglie una moglie merita una corona
di pazienza; chi due di pazzia. Uxor. Coniux, gis.
479
Barberino sensal de’ mogliazzi. Questo gentiluomo vide a un mogliazzo gran
numero di cittadini. E aspettano il tempo del pattovito mogliazzo. Matri-
monium, ii. Connubium, ii.
Dota. Dote. Lat. Dos, tis; f. g. Grossa dote. Lat. Dos opima.
Fà la dota a la fiula. Far la dote alla figliuola. Lat. Dotem constituere filiae.
Avì la tal per moier. Aver per moglie la tale. Uxorem habere.
201 [v] Ol stà senza maridas, o moieras. Celibato. Lat. Caelibatus, us; m. g. Celibe
chi vive in celibato. Caelibs, libis.
C’ha but dò moier. Bigamo. Che in diversi tempi successive ha due mogli, e
‘l una, e l’altra conobbe in atto carnale. Bigamus.
Balia. Balio. Balio marito della balia. Nutricius, ii; m.g. Balia, nutrice. Nutrix,
cis; f. g. vel nutricia, ae. Altrix, cis.
480
Sposa noviza. Sposa; donna novella, maritata di fresco. Nova nupta sponsa.
Noviza. Novizia. Sposa novella. Solo per fare onore alla novizia. Nova nupta.
Festa da spos. Festa sposeresca. Risonando ogni parte della casa sposeresca festa.
Noze. Nozze, matrimonio, maritaggio. Nozze per conviti, che si fanno nelle so-
lennità degli sponsalizi. Fansi le nozze splendide, e reali. Nuptiae. Convivium nu-
ptiale, vel repotium.
Stà ù pez a maridas. Star pulcelloni; cioè star oltre il tempo del maritarsi sen-
za marito.
Dona, che nos marida. Donna, che non si marita. Lat. Mulier caelebs, ibis.
481
Puta da marit. In stat da maridà. Da marito. Io veggio vostra figliuola bella,
e grande da marito. Nubilis, vel viri potens.
Tosa. Toseta. Tosa. Fanciulla. Che fosse meglio un buon porco, che una bella
tosa. Le donne, e le tosette scapigliate correvan tutte. Puella, ae.
Fradel minor. Fratello minor nato, l’ultimo de’ fratelli. Natu minimus.
Postúm. Nasit mort ol pader. Apostumo; quel che nasce dopo la morte del
progenitore. Posthumus, a, m.
Beniamì. Cucco. Il figliuol più amato dal padre, e dalla madre. Parentum deliciae.
Pupil. Pupillo. Quello, che rimane dopo la morte del padre, minore di 14 anni.
Rimase pupillo morto il padre, e la madre ma richissimo. Pupillus, i.
Fas fiul de vergù. Darsi ad uno per figliuolo adottivo. Lat. Alicui se se filium dare.
Fradel de lag. Fratello di latte. Allattato alle medesime poppe. Frater collac-
teus, vel collactaneus, a, m. Adottivo. Lat. Filius adoptivus, vel adoptitius, vel
optivus, vel per adoptionem filius.
Fiul bastard. Figliuolo bastardo. Lat. Vitio filius, vel naturalis, vel filius natura.
Fiul minor. Figliuolo minore sotto la podestà del tutore. L. Annis minor.
Figliuolo legitimo. Lat. Filius legittimus, vel iustus, vel legitime, vel iuste natus.
482
Curador de la redità. Curatore dell’eredità. Curator haereditatis.
Mama. Mamma. Voce fanciullesca, e val madre. E come fantolin, che in verso
la mamma tende le braccia. Mater.
Tata. Babbo. Voce fanciullesca, e val padre. Ne da lingua che chiami mamma,
o babbo. Pater.
Primarula, che nol ha più partorit. Donna di primo parto. Primipara, ae; f. g.
483
Partorienta, che fà paiula. Partoritrice. Quanto di male fu partoritrice.
Partoritrice di zemelli. Lat. Gemellipera, rae; f. g.
Partorì. Fà paiula. Partorire. Mandar fuor del corpo il figliuolo. Fare il bam-
bino. L. Parere. Parturire.
Creatura partorida. Parto. E non essendolesi ancora del nuovo parto rasciut-
to il latte del petto. Fetus. Partus. Puerperium, ii. Fare il figliuol maschio. L.
Marem parere vel eniti; vel virilem sexum parere.
203 [r] Creatura in panza de sò mader. Feto. A cacciare il feto morto. Faetus, us; m.
g. Feto creatura nel ventre della madre; vel conceptus, us; m. g.
484
Gravida. Grossa. Intisada, c’ha da fà; pregna. Grossa, gravida, pregna, pre-
gnante, incinta. La madre rimase incinta di lui morto il padre. Incinta si trovò
la pulzelletta. Gravidus. Pregnans.
Voia de fomna gravida. Voglia di donna gravida, osia perverso appetito di co-
se sconvenevoli. Cilta, ae. Pica, ae. Perversus absurdarum rerum appetitus.
485
Paret, dol sangu. Consanguineo, della medesima stirpe. Tutti i parenti consa-
guinei della moglie mia sono miei affini; e in un medesimo grado, nel qual
sono i consanguinei della moglie. Lat.
Paret. Affine, parente per affinità. Tutti i parenti della moglie mia sono i miei
affini, e li consanguinei miei sono affini della donna mia. Affinis.
203 [v] Stirpa, generaziò. Genia. Prosapia, stirpe, legnaggio, schiatta, progenie. Lat.
I veg de cà, dol zoch. Progenitori. Parenti. E li parenti miei furon lombardi.
Parentes.
486
C’ha manch de 14 agn in di regaz; e de 12 in di regaze. Impube. Gl’impubi
son detti i fanciulli, che hanno meno di 14 anni compiuti, e le fanciulle meno
che 12. Impubes.
Tep, dove as cres, e sa stà sul cres. Adolescenza. Età nella quale ancora si
cresce. Adolescentia, ae.
Chi è sul cres, o cres. Adolescente. Lasciando il regno suo, e i figliuoli pic-
coli in adolescenza etade. Adolescens, tis.
In zoventù, sul fior dela zoventù. Nella gioventù. Lat. Florente aetate.
Zoven . Giovane. Quanti valorosi uomini, quante belle donne, quanti leggia-
dri giovani. Iuvenis, is. Adolescens, tis.
204 [r] Zoventù rotta, baronesca. Giovetù guasta o corrotta. Lat. Iuventus prolapsa
(Cicero).
Zoven de prim pil. Giovane di prima barba. Lat. Ephebus, bi vel pubes, is vel
puber, ris.
Zoven che stà sul cres. Giovane, che sta in crescenza. L. Adolescens, tis.
487
Da zoven. A mud di zovegn. Giovanelmente; o giovenilmente. Quando il vec-
chio conversa giovanilmente, bene è da schernire. Iuveniliter.
Veg. Vecchio. Veglio. Vegliardo. Senex. Un vecchio bianco per antico pelo.
Vegia. Vecchia. Alle giovane i buoni bocconi alle vecchie i strangulioni. Anus, us.
Vegiò. Vecchione; di venerando aspetto, d’antica età. Come disse nel tempo un
buon vecchione. Agnosus, a, m.
204 [v] Roba vegia, andachia de mal. Vecchiume. Quantità di cose vecchie, e malan-
date. Scruta, orum.
Vegn veg. Rivà a es veg. Es veg. Dar nelle vecchie. Venire in vecchiezza. Es-
ser nell’età della vecchia. Esser cascato infra le vecchie. Senescere.
488
Da veg. De vegia età. Senile. Sforzando la natura già senile nella bellezza del-
la damigella. Senilis.
489
Pagio per servitorel. Paggio, servitor giovinetto. Puer. Servolus.
Cort de’ grandi. Corte, famiglia, e cortegiani. Lat. Cohors, tis. Del podestà.
Cohors praetoria, vel praetoriana. Pontificia. Imperatoria. Regia.
Che ordena la tavola e porta in tavola. Scalco, quegli, che ordina il convi-
to, e mette in tavola la vivanda e con cenni alla scalca poi comanda che ripon-
ga la mensa, e la vivanda. Architiclinus, i. Siniscalco, quegli, che ha cura della
mensa, e la ‘mbandisce. Magister convivii.
Corteggiano. Che corteggia un altro. Assectator, oris vel assecta, ae vel secta-
tor, ris; m. g. Corteggiano de corte. Aulicus, a, m. Aulicus, i. Alla corteggia-
na. Lat. Aulico more. Essere ammesso in corte. Lat. Decuriari, vel decuriare.
Far corte, o corteggio a’ signori. Corteggio. Corteggiare. Lat. Assectari, vel
sectari; vel assectationis, vel comitatus officium praestare. Corteggiato.
Comitatu vel assectatione cultus, a, m. Corteggio. Lat. Assectatio cultus, us.
Ol mèt in tavola, ol mester dol ordenala. Siniscalcato. L’opificio del sini-
scalco. Scalcheria, arte dello scalco.
Cúch. Cuoco. Cuciniere. Non altrimenti i cuochi a lor vassalli, cioè a lor servi,
e guatteri. Coquius, i. Popinio, onis.
490
C’ha in custodia, e dà fò ‘l pà. Panatiere. Quegli, che ha in custodia il pane.
Panarii custos.
Camarer. Cameriere. Quegli, che assiste a servigi della camera. Cubicularius,
ii vel a cubiculis. Cameriere segreto; cubicularius intimus.
Camarera. Cameriera. Con buona compagnia di cameriere, e balie, etc. Cubi-
cularis famula vel cubicularia, ae; f. g. Della stessa camera. Contubernalis, le.
Chi dà fó da bif. Coppiere, chi serve di coppa. Pocillator, oris; vel pincerna,
ae, vel apoculis, vel poculorum minister.
Stafer. Staffiere. Circumpes, dis, vel pedissequus, i vel servus a pedibus.
Staler. Palafreniere, che cammina alla staffa del palafreno, e che lo custodisce
e ‘l governa. Famiglio di stalla. Agaso, onis; vel equi curator.
Lechè. [...]. Famulus; vel pedissequus cursor.
Mastro de camera. Maestro di camera. Praefectus cubicoli, vel camerarius, ii.
Porter. Guardia de la porta, o del us. Mastrusciere. Portiere. Un mastruscie-
re del Rè per alcuna facenda etc. Ianitor, oris.
C’ha inguarna la roba. Guardaroba. Diciamo guardaroba a chi n’ha cura.
Cellarius, ii. Vestiarius, ii.
Secretari. Segretario, che si adopera negli affari segreti, o scrive lettere del
suo signore. Librarius, ii. V’è autore, che ha scritto, che questo sia il termine
proprio latino.
Aiutant de camara. Aiutante di camera. Adiutor cubicularius.
205 [v] Secretaria. Segretiera. Segretessa. Grande segretessa aspetta le segrete came-
re etc. Per la mia segretiera addomandato alla mia camera segretamente vieni.
A secretis foemina, vel consiliorum particeps.
Masera bordegona o mastineta. Fante squarquoia. Non credo, che si trovi al
mondo fante più orrido, più succida, e squarquoia.
Servì à vergù, o vergù. Servire. Ordinò con colui, che a lei serviva. E quivi
serviva certi pescator cristiani. L. Servire.
Servitù, ol servì. Servitù. Servitudine. Servimento. Servigio. Servaggio. Tutto
m’offersi pronto al tuo servigio. Servitus, tis. Servitium, ii.
Servil, da servitor. Servile, di servo, o da servo. Sdegnando la viltà della ser-
vil condizione. Servilis.
Servisiet. Servigietto. Attingeva acqua, e faceva cotali servigetti.
Garzò. Gálup. Fattore, per que’ fanciulli, che si tengono per li servigi delle
botteghe. Operarius puer.
491
Maser, che fà a mitá col patró. Comandino, che fa a parte col padrone.
Rusticus partiarius.
492
Sioraza. Signoressa, signora; come maestressa; dottoressa, che oggi si dicono
per ischerno. Qui parla da senno. Il loro bisogno aspettono dal lor signore,
dalle loro signoresse; e simili. Domina, ae.
Sior. Signore, detto assolutamente e per eccellenza s’intende Iddio. A cui no-
stro Signor lasciò le chiavi. Deus optimus maximus.
Patrò dispotich. Dispoto; val signore. Tra Greci titolo di Principato. Filippo
dispoto di Romania. Dominus, i.
Domine. Pret. Sior. Domine. Non potè appena dire: domine aiutami. Si dice
qui parlando de’ Preti. E poscia qui se la goderono insieme col domine, cioè
col Prete. Dominus, i.
Zoca. Ceppo. Origine di famiglia. Il ceppo di che nacquero i Calfucci era già
grande. Stipes, tis.
Fuchì. Fuochi, cioè famiglie. Lat. Familiae, arum. Vel domicilia, orum; n. g.
num. plur.
493
Fameia estinta. Famiglia, estinta, stirpe o linea di casata. Lat. Progenies extin-
cta, quae defecit. Prosapia. La qual più bella e di rosea prosapia sarà discesa.
Prosapia, ae.
Flota o flus, e reflus de zet. Fiotto, per moltitudine, e frotta. Uscirono della
terra un fiotto de briganti. Lat. Turba, ae. Caterva, ae; f. g. Caetus, us; m. g.
Persona ordinaria, de basa cundiziò. Persona di bassa condizione. Decreto
della plebe. Lat. Plebiscitum, i; n. g.
Plebe. Genia. Plebe. Genia. Gentame. Gentalia. Bondaglia. Marmaglia. Bruzzaglia.
Zentaia. Canaia. Marmaia. Popolaz; feza de zet. Schiazzamaglia. La parte
ignobile del popolo, o sopratutte malcreata plebe. Plebs, bis. Vile genus. Vilis
gens. Vilis plebecula. Vile hominum genus. Plebecula, ae vel fex, cis civitatis;
f. g. Cicero. Atque illam omnem faecem civitatis.
Plebeo. Plebeo. Di plebe. Non di gente plebea, ma di patrizia. Plebeius, a, m.
206 [v] Combricola. Criocca. Combriccola. [...] a malfare.
Cricca, compagnia de deslogag. Congregazione di gente d’uno stesso senso.
Lat. Chorus, ri; m. g.
Maonà. Conventicol. Corabibbia. Lat. Conventiculum, i. Gaunanza de gente
a mal fine per lo più.
Dieta. Dieta. Radunanza di persone. Lat. Connventus, us; m. g. Fare dieta. Lat.
Habere conventum, vel consilium. Per far elezione. Lat. Comitia, orum.
Nobil. Nobile, che ha avuto virtù, o ricchezza ne’ suoi antichi, di chiara, e illu-
stre schiatta. Nobilis. In Siena fu già un giovane leggiardo, e di nobil famiglia.
Nobilisim. Nobilissimo. Chiarissimo. Per virtù, e per costumi, molto più che
per nobiltà di sangue chiarissimo. Nobilissimus, a, m.
494
Nobiltà. Nobiltà. Nobilità. Nobilezza; chiarezza, e splendore anticato nelle
famiglie per ricchezza, e per dignità. O poca nostra nobiltà di sangue. Nobi-
litas. Generositas, tis.
Rich, chi n’ha, che stà bè; opulent. Piè de tut; c’ha de la bela grazia di Dio,
e tanta. Ricco, che ha ricchezze. Se tu ti vuoli far ricco non fa crescere la
pecunia ma fa menomar la cupiditade. Dives, tis. Locuples, tis. Opulentus, a,
m. Dovizioso. Abbondante. Copioso. Senza contrasto si entrò nella terra, la
qual’era doviziosa, e piena d’ogni bene. Affluens. Copiosus.
207 [r] Inrichit. Fag rich. Arricchito. Li quali avanti, che arricchiti fossero, amavan
la vita loro. Dives factus. Ditatus, a, m.
Facultos. Facultoso. Avendo in cortesia tutte le sue facultà spese. Locuples, tis.
Avi roba, o facultat. Avere, facultà; ricchezze. Facultates. Census, us. Opes.
La povertà non toglie gentilezza ad alcuno, ma si ben l’avere. Entrate. Beni
di fortuna.
495
Pover. Povero, che ha scarsità, e mancamento delle cose, che gli bisognano.
Pauper. Egenus. Inops.
Povergram. Povero in canna. Povero in canna son col capo biondo. Pauper-
rimus, a, m.
Misertat. Misertà. Povertà. Mancanza. Misertà d’animo dolersi del male anzi
ch’el venga. Angustia, ae.
Incomod. Disagio, incomodo. Lat. incommodum. Incommoditas, tis, vel ino-
pia, ae, vel egestas, tis.
Mendic. Pitoc. Pitocò. Mendico; quegli, a cui è necessario andar accattando,
e limosinando per sostentarsi. E diventato non solamente povero, ma mendi-
co. Mendicus.
Pitocaria. Mendicume. Ella sen uscì e oggi vive in mendicume. Mendicitas.
Mendicità. Mendichità. Mendicanza. Convertillo in maluso, che molti ne sta-
vano in mendichitade. Li mali, che seguitano la prodigalitade sono povertade
in seno a mendicanza.
Mendicant. Mendicatore. Mendicante. Mendicans, tis.
Mendicà. Pitocà. Andà á la pitoca. Mendicare. Chiedere lemosina per so-
stentarsi. Il terzo di suo tesoro fosse dato a poveri, che andassero mendicando.
Mendicare. Ostiatim sibi victum quaerere.
Pitocaria. Mendicaggine. Viene a stato di povertà, e grande mendicaggine.
Mendicitas.
Meschì. Miser. Mendich. Meschino; nome, che denota eccesso di povertà. Con
tutti quelli di casa sua povero, e meschino fu d’Atene cacciato. Mendicus. Miser.
Miseria. Meschinità. Mendicitas, tis.
496
Andà a circà sú í toch. Andare pezzendo; mendicando sua vita a frusto a fru-
sto. Accattare. Limosinare. Mendicare. Vergognosamente vò accattando ad uscio
ad uscio. Anche io possa tornare a casa mia. Mendicare. Mendicari. Ostiatim
victum quaeritare.
207 [v] Calcant; chi bat la birba, chi và a la busca, a la circa. Circot. Pitoch. Pal-
tone, paltoniere. Pezzente. Accattapane. Metterommi a gir pezzente per lo pa-
ne a ogni gente. Mendicus. Mendicans. Barone. Birbone, vagabondo, che và
mendicando, o limosinando.
497
Regina. Reina. Regina; moglie di Rè. Ancor ti prego Reina, che puoi ció che
tu vuoi. Regina, ae.
Regnà. Regnare; possedere regno, o stato grande, dominare. Regnò anni trentotto.
Regnare. Dominari.
Regnà ‘nsem, in compagnia. Corregnare. Essere a compagnia al regno. Il
quale corregnò con lui. Regnare simul.
Vicerè. Vicerè, che tiene luogo del Rè. Gli diede carico di vicerè. Prorex, gis.
Regnant, che regna. Regnatore. Regnante. Regnator, oris. Dominas, tis.
Ream. Regname. Reame. E alla Regina di regname degna. Dentro all’ampiez-
za di questo reame. Regnum, i.
Da rè, à la real. Realmente, e regalmente; da Rè; a guisa di Rè. Fece venir la
donna realmente vestita. Regie. Regaliter.
Real, da Rè. Regale, reale di Rè, da Rè; attinente, e conveniente a Rè. Quanto
aspetto reale ancor ritiene. Regalis. Regius.
208 [r] Regnicol. Dol regn. Regnicolo; nato nel regno. Li suoi regnicoli non doves-
sero resistere contro a lui. Regnicola, ae.
Monarca. Supremo. Monarca. Supremo. Onde a chi nel mio cuor siede
monarca. Monarcha, ae.
Monarchia. Monarchia. Signoria suprema. Doveano scendere li fondatori del
Romano imperio, universal monarchia, e principato del mondo. Monarchia, ae.
Da monarca. Monarcale. Ritenne monarcale ufizio sublime.
Monarchessa. Monarchessa. (si potrebbe dire) moglie di Monarca. Uxor
monarchae.
Dominà. Comandà. Dominare. Signoreggiare; esser signore, comandare. Lat.
Dominari.
Dominio da Monarca. Dominio Monarchico. Governo d’un sol potente.
Monarchia. Monarchiae; f.g.
Dominio di Virtuos. Dominio Aristogratico. Governo de virtuosi. Aristo-
grazia. Optimatum principatus. Aristocratia, ae; f. g.
Dominio di Nobei. Dominio Oligarchico. Governo de Nobili. Oligarchia. No-
bilium paucorum imperium. Oligarchia, ae: f. g.
Dominio dol popol. Dominio Democratico. Governo del popolo. Democrazia.
Imperium populare. Principatus populi. Democratia, ae; f. g. Democraticamente.
Lat. Democratice.
Supremo. Sovrano. Al Rè Filippo di Francia suo sovrano. L. Supremus princeps.
498
Giurisdiziò. Giurisdizione. Cioè stato, dominio. Lat. Ditio, nis; f. g.
Senat. Senato. Radunanza di senatori. Lat. Senatus, us, e luogo dove si radu-
nano. Senatus, us.. Decreto di senato. Lat. Senatus consultum; vel lex senatus.
Senatore. Lat. Senator vel pater conscriptus.
499
Arciduca. Arciduca. Archidux, cis.
208 [v] Arciduchessa. Arciduchessa. Lat. Archiducissa, ae.
Ducat. Ducato. Ducea. Duchea. Titolo di principato del Duca. Tornato in Fran-
cia gli tolse la Ducea di Normandia. Il minor figliuolo non ebbe la signoria del
Ducato. Ducatus, us. c. g.
Ditator. Dittatore; nome del più alto grado della Repubblica Romana. Lat.
Dictator, ris; m. g.
500
Retor. Rettore; che regge. Governatore. Essendo i dodici Rettori della Città di
Melano. Rector, oris.
Rezidor de cà. Reggitore, che governa la casa. Rector. Egli è pastore univer-
sale reggitore di tutto ‘l mondo.
Regent. Reggente, che regge. L’altra setta erano con la maggior parte de popo-
lani, che reggevano gli ufizi, e non reggenti della città. Regens, tis.
501
Cont. Conte. Signor di Contea. Comes, tis.
502
Castelà. Castellano. Capitan di fortezza. Arcis praefectus.
Citadì. Cittadino. Quegli, ch’è capace degli onori, e benefici della città. Que-
sto Dante fu onorevole, e antico cittadino di Firenze di Porta S. Piero. Cittadini
di novella cittadinanza. Civis, is.
Citadina. Cittadina. L’anime, che lassù son cittadine. Haec civis, is.
Citadì. Civil. Cittadino. Cittadinesco. Civile. L’usanze degli uomini grossi gli
erano più agrado, che le cittadine. Non si volle mettere alla ventura della bat-
taglia cittadinesca. Civilis. Civicus, a, m.
Aleat, colegat, unit. Confederato. Lat. foederatus, vel foedere iunctus, vel
coniunctus, a, m.
Soget. Sudit. Ligio. Suddito. Poiché fatto era uom ligio di lei. Soggetto. Suggetto.
La carne stia soggetta allo spirito, e la sensualità alla ragione. Subditus, a, m.
Schiavo. Schiavo. Quegli, che è in intera podestà altrui, avendo perduta la li-
bertà. Non come servo, e schiavo, ma come fratel cristiano in Cristo. Cap-
503
tivus. Mancipium. Mancipio. L’un di virtute; e non d’amor mancipio. Man-
cipium, ii.
Zurà fedeltà. Giurare vassallaggio. Per infino tanto, che non giurerà suo vas-
sallaggio. In legem iurare. In fidem iurare.
Imbasador. Ambasciadore; quegli che porta l’ambasciata di Signori, o di Re-
pubbliche. Il quale passò i monti per ambasciadore. Nuncius. Legatus. Am-
basciadore non porta pena.
Imbasadora. Ambasciatrice. Femmina d’ambasciadore. Legati uxor. Legatus
non caeditur, neque violatur.
Imbasada. Ambasciata. Quel che riferisce l’ambasciadore, o altro mandato. E
fornita sua ambasciata. Nuncium, ii.
Imbasaria. Ambasceria. Ufizio, grado d’ambasciadore, ed eziandio gli uomi-
ni; che esercitan cotale ufizio. Attendendo suo sforzo, e l’ambascerie delle
città d’Italia. Legatio, onis.
Imbasadorel, de poche carte. Ambasciadoruzzo. Il quale udito dal gallo am-
basciadoruzzo, come era stato trattato. Vilis legatus.
210 [r] Titoi, e nom d’onor. Titoli, e nomi d’onore. Nomenclationes honorariae.
Miser. Messere. Quasi, mio sire. Uno de titoli di maggioranza. Dominus, i.
Miser sì, miser no. Messer si; messer no. Utique domine. Minime domine.
Ser. Miser. Sere. Titolo di Prete semplice, e di Notaio; ma anticamente si trova
dato a persone di riputazione nelle pergamene, e scritto latinamente in que’
tempi. Ser.
Madona, o modona. Madonna, quasi mia donna. Nome d’onore, che si da alle
donne. Anticamente si trova scritto nelli strumenti latini. Domina.
Madona sì, madona no. Madonna si, madonna no. Utique domina.
Nequaquam domina.
Sior. Signore. Domine. Dominus, i.
Dà dol Ti; dà dol Vo. Dà dol le, o sia parlà a vergù col ti, col vò, col le.
Chiamar uno per tu, per voi, per lei; o parlar ad alcuno per tu, per voi, per lei.
Dar a uno del tu, del voi, del lei.
Al Papa titol de santità, de Beatitudin. Santità. Beatitudine. Sanctitas.
Al’ imperator cesarea maestà. Cesarea maestà. Caesarea maiestas.
Al Ré de Spagna Maestà Catolica. Maestà cattolica. Catholica maiestas.
Al Ré de Franza Maestà Cristianissima. Maestà cristianissima. Christianissi-
ma maiestas.
504
Al Ré de Portogal Maestà fedelissima. Maestà fedelissima. Fedelissima
maiestas.
505
de magnifich, di magnifico. Magnifici.
506
de devotisim, di devotissimo. Devotissimi.
507
Lúchtenent general. Luogotenente generale. Imperatoris legatus.
508
Sargent d’una compagnia a pè. Sergente d’una compagnia a piedi. Structor
centuriae pedestris.
Capitan de guardia dol capitan grand. Capitano della guardia del Prefetto.
Praefectitii praefectus.
509
Soldat de picca. Picchiero. Miles lancearius.
Soldat, che tira d’arch, o de saeta. Arciere. Arcatore. Arcadore. E però l’arcie-
re anzi saettera. Saggittarius, ii. Prima schiera era de balestrieri, e d’arcadori.
Soldat che trà de sfranza. Rombolatore, che rombola, che trà con la rombo-
la. Con rombolatori, e saettatori eletti era intra li primi. Fiondatore. Lat. Fun-
ditor, is. Fondibularius, ii.
Libarder. Alabardiere. Hastilifer, ri. Securifer, ri, vel securiger, vel doryphorus, ri.
510
Soldat, c’ha dopia paga. Soldato di doppia paga. Miles duplicarius.
Soldat, c’ha paga morta. Paga morta, chi ha qualche provisione senza far
niente. Stipendio gratuito, affectus.
Soldat senza paga. Soldato privato della paga. Miles aere dirutus.
Soldat venturier. Soldato venturiere, che va senza soldo alla guerra, libero da
alcuni obblighi particolari della milizia. Miles volontarius; vel miles sui stipendii.
Soldat cas per vegiezza. Soldato casso per vecchiezza. Miles emeritus.
Soldat cas per malatia. Soldato casso per malatia. Miles valetudinarius.
Soldat da la maza ferada. Soldato mazziere; armato di mazza ferrata. Claviger, ri.
Patuglia, che bat i strade. Stradiotto. Con tal nome si trovano nelli antichi
ruoli. Gualdana forse toscanamente si potrebbe dire. Truppa di soldati armati,
che va sgombrando le strade; e contrade de malfattori arrestandoli. Cohors
militum auxiliaria.
Soldag licenziag per bone resò. Soldati onoratamente licenziati. Milites causarii.
511
Destacamet de pedò. Banda. Banda di soldati a piedi. Caterva, vel cohors
peditum.
Destacamet de cavai. Banda. Banda di cavalli. Turma equitum.
Soldaria. Soldatesca: milizia, e adunanza di soldati. Militia, ae.
Soldadì, o soldader. Soldataglia. Moltitudine di vili, e inesperti soldati.
Milites gregarii.
Corp de guardia. Corpo di guardia. Si dice a un numero di soldati, che siano
in guardia. Milites stationarii.
Corpo. Compagnia. Corpo di compagnia, cioè congregazione di numero suf-
ficiente d’uomini.
Corp de guardia. Corpo di guardia, luogo, ove stanno i soldati in guardia.
Statio militum.
Fà spalera. Fare spalliera. Lat. Catervam praebere.
Santinela dal dì. Sentinella di giorno. Excubiae, arum.
Santila de nog. Sentinella di notte. Vigiliae, arum.
Santinela morta. Sentinella arrisicata, o risicosa. Vigil periculo proximus.
Dà ‘l chi và là. Dire chi è là. Cominciarono a dire, chi è là. Nomen postulare.
Inquirere.
Da ‘l nom per la nog. Portà ‘l nom. Dare il contrasegno del nome. Portare il
contrasegno del nome su’ la sera a chi è a cutodia della piazza per distinguere
gli amici da nemici. Tesseram dare; vel perferre.
Avanzà ‘l nom per fas cognos. Manifestare il nome per farsi riconoscere.
Proferre tesseram.
Avanzas ‘l nom la compagnia resti. Manifesta il nome, e la brigata resti.
Tesseram profer, et coetus consistat.
Met la guarda in tal lúch. Porre la guardia in tale luogo. Praesidium stativum
tali loco disponere.
Montà la guardia. Prendere la guardia. Entrar in guardia. Custodiam, vel
praesidium sumere, vel suscipere.
Desmontà da la guardia. [...]. Custodiam, vel praesidium dimittere.
Dà de basa ai uficiai. Abbassare. Degradare gli ufiziali. Aere, et dignitate offi-
ciales imminuere.
Recluta d’una compagnia. Rifacimento o ristoramento d’una compagnia.
Instauratio, vel supplementum centuriae.
512
Reclutà i compagnie. Rimettere, o risarcire le compagnie di nuovi soldati.
Supplere, vel instaurare centurias.
513
Squadra de soldag. Squadra de soldati. Manipulus, i. Manus, us. Compagnia
di fanti. Cohors peditum. Compagnia di cavalli. Cohors equestris.
514
Sbandas di soldag. Filà; Indasen. Sfilare, uscir di fila, che vale schiera, ed
ordinanza. Per la qual cosa gli usciti Guelfi soprastati al termine più dì, e non
avendone novelle, che venissero si cominciarono a sfilare. Sbandare. Ordinem
deserere. Discendere ex acie.
Tera. Tirena, fila. Fila, numero di cose che l’una dietro l’altra si seguitino per
la medesima dirittura; camminino, e stieno a un pari. Lat. Series, ei; f. g.
[213 v] Donatif che’s fa ai soldag. Donativo, o dono, che fa il Principe a soldati. Lat.
Donativum, vi; n. g.
Metes in ordenanza, in fila. Affilare; far fila, che è mettersi in ordinanza per
lunghezza l’un dopo l’altro. Se n’andarono in su la magra, e s’affilarono; uomo
innanzi a uomo, e misonsi in cammino. In morem indaginis se constituere.
Fila de soldag. Tera, o tirena.. Fila de soldati. Lat. Acies militum, vel ordo,
vel versus, us, vel series, ei.
Metes in ordenanza per combat. Assembrare. Accozzarsi insieme, e metter-
si in ordinanza per combattere. Il dittatore fece assembrare tutta la gioventù
Romana. Convenire, vel ad pugnam instrui.
Zuffa. Incontro de bataia. Assembraglia. Abboccamento, affrontamento
d’eserciti. Alla primiera assembraglia sconfisse i nemici. Congrestus.
Praelium. Pugna. Assembramento. Assembraglia. E più assembramenti, e
guerre ebbe tra loro. Congressus, us.
Remet soldag. Fa soldag. Notà, o rolà di soldag. Fa zet. Assoldare. Soldare.
Soldando gente d’arme a cavallo, e a piè. Auctorare, vel legere milites.
Rol. Ruolo. Nota di nomi d’uomini descritti per uso della milizia. Album, i.
Casà i soldag. Cassare i soldati. Li signori sentendo l’intenzione de’ soldati,
che acconsentivano d’esser cassi etc. Exauctorare milites. Arrolare, scrivere al
ruolo. In album referre. Conscribere.
Met la prima piana. Allibrare venticinque soldati. Quadrantem centuriae
conscribere.
Prima piana. Allibramento di venticinque soldati. Conscriptio quadrantis
centuriae.
Inalborà l’insegna. Inalberare la ‘nsegna. Attollere signa.
Fa pasà la banca, ai soldag. Daga la rasegna, fa la mostra. Far la mostra de
515
soldati; far la rassegna de soldati. Volle veder in arme tutti i cortigiani, e fece ordi-
nare di fare la mostra, che fu grande e bella. Lustrare milites. Recensere milites.
Banca. Resegna de’ soldag. Mostra. Mostra. Rassegna di soldati. Lustratio
militum. Recensus, us.
Banca. Banca, quel luogo, dove si da la paga a soldati. Diribitorium, ii.
Revista di arme ai soldag. Il rivedere le arme de soldati. Armilustrum.
Fas segnà soldat. Arruolarsi soldato. Dare nomen militiae.
Dà la paga ai soldag. Pagare, i soldati. Stipendium numerare militibus.
Fà di leve de soldag. Fà zet. Immassare. Assoldare. Arrolare. Allibrare solda-
ti. Milites conscribere. Comparare copias. Habere delectum.
Marchia de soldag. Marchiada. Marciata de soldati. Militaris profectio.
Marchià di soldag. Marciare. L’esercito si leva in sul far del di, e marcia in
fino a nona. Abire. Proficisci.
Contramarchia, ol tornà al luch, dov’ei s’era partig. Contramarciata.
Reversio in eum locum, unde facta digressio est.
Comisari di vetovaglie. Commessario delle vettovaglie. Annonae praefectus.
Comisari pagador. Commessario sopra gli stipendii. Inquisitor aeris publici,
vel stipendiorum.
Comisari de guera. Commissario di guerra. Conquisitor, oris.
214 [r] Gran contestabil. Gran contestabile, gran maliscalco, o mariscalco: Gianni
d’Ariconte conestabile, e maliscalco dell’oste del Rè di Francia. Rei bellicae
summus praefectus.
Contestabilaria. Contestaboleria. A questa contestaboleria aggiunse due cen-
turie di carradori. Rei bellicae summa praefectura. Tribunitia potestas.
General dell’artelaria. Gran maestro dell’artiglieria. Supremus armamenta-
rii magister.
Soprantendent all’artelaria. Soprantendente all’artiglieria. Praefectus arma-
mentarii, aut rei armamentariae.
Contestabil di porte de la cità. Custode stabile alle porte della città. Custos
portarum urbis.
Chiavari, che porta i chiaff de la cità. Bastagio delle chiavi della città.
Baiulus clavium portarum urbis.
Fa ‘l soldat. Milità. Militare. Esercitar l’arte della milizia. Mentre io ne vostri
servigi milito. Militare.
516
Mester dol soldat. Milizia. Arte della guerra. Militia, ae.
Cariaz. Carriaggio.
Mina. Mina. Cunicolo. Strada sotterranea per iscalzar mura, o ripari de nemi-
ci, e per opporsi allo scalzamento. Cuniculus, i. Fossa subterranea.
517
Uficial de la fila. Capo di fila. Praestes; praestitis; m. g.
Ol trag, e circuit dol camp, quat al tè; dove ‘l riva. Propreso del campo. Il
gran giro, e propreso delle tende. Castrorum tractus, vel circuitus. Esercito di
soldati vecchi. Exercitus veteranorum; vel ex veteranis militibus concriptus.
Esercito di soldati nuovi. Exercitus tyronum, vel ex tyronibus conflatus.
Met in camp. Met fò. Mettere in campo. Accampare. All’ultimo bisogno, a mise-
ra alma accampa ogni tuo ingegno, ogni tua forza. Proferre. In aciem deducere.
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Levà ‘l camp; decampà. Levare, o muovere il campo. Fatta ogn’altra cosa
caricare quasi quindi il campo levaro. Io vidi già cavalier muover campo.
Stendare. Castra movere. Castra colligere.
Trincerà. Fà trincera. Fare trincea. Castra agere, cingere vallata fossa, munire.
519
fiumi. Rialti di terra posticcia fatti sopra le rive de fiumi. Arginali. Aggeres;
vel prealtae et amplae torbes terra plenae.
Mandà atoren i spie per oservà i andameg dol nemich. Spiarli. Investigarli.
Exploratores mittere, vel explorare.
Riferì. Reportà. Riferire. Rapportare altrui quello, che s’è udito o visto.
Referre. Narrare.
520
215 [v] Zufas tra lor. Azzuffarsi tra se. Inter se confligere.
Zufas. Vegn a’ la zufa. Azzuffarsi, venire alle mani. Manus conserere. Acie
congredi. Confligere. Congredi. Conserere pugnam, vel praelium.
Sbataiat. Battagliato. Li quali son battagliati, e costretti, che si partono dalla porta.
Guera santa. Cruciada. Crociata. Esercito de fedeli, che con la croce inpet-
to van contro gli infedeli. Lat. Exercitus sacer cruce insignis, vel bellum
sacrum, vel militia sacra.
Guerezà. Fá guera à vergù. Guerreggiare. Far guerra. Per discordia, che con
gli Inglesi si guerreggiano. Si posero incontro a loro in su l’altro corno per
guerreggiarli. Bellare, belligerare. Bellum gerere.
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Combat con desavantaz. Combattere con disavantaggio. Lat. Iniqua condi-
tione pugnare.
Fag d’arme. Faziò. Fatto d’arme. Azion militare. L. Actio militaris. Fazione.
Stati quasi sempre in fatti d’arme e soldati. Lat. Praelium, ii; n. g. Pugna prae-
liaris, certamen praeliare.
216 [r] Fag d’arme casual. Fatto d’arme casuale. Lat. Pugna fortuita.
Fag d’arme, a pe, o a caval. Fatto d’arme a piedi o a cavallo. Lat. Pugna pe-
destris, vel equestris, vel praelium equestre.
Fag d’arme fiero. Fatto d’arme molto fiero. Lat. Pugna accerrima. Fatto
d’arme per mare. Lat. Pugna navalis, praelium navale maritimum.
Fare fuga d’arme a pè, a caval. Fare un fatto d’arme a piedi, a cavallo. Lat.
Pedibus praeliari ex equis, aut ex equo pugnare.
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co in battaglia, dare la sconfitta, o mettere in sconfitta. Cladem hostibus infer-
re. Hostes fundere, vel dissipare, delere, profligare.
Mortalità granda, ruina de fag in fi, strazi, stragie. Strage, macello, stermi-
nio, destruzione, rovina. E in Roma fece grande sterminio de suoi abitanti.
Non fu mai si gran macello. Strages. Caedes maxima. Exitium totale.
Fà gran mortalità o strazi de zet; taià a toch, a pez. Fare un gran macello
di gente. Farne strage. Ingentem hostium caedem facere; vel stragem edere.
Chi fuz da la banda di nemis. Chi fugge alla pate de nemici. Lat. Transfuga,
ae, vel perfuga, ae.
Met in fuga. Daga la fuga, la caza. Daga drè. Fal fuzì. Fugare. Infugare.
Disbarattare il nemico. Cacciarlo, metterlo in fuga, farlo fuggire. Coniicere in
fuga hostem. Fugare. In fugam agere. Persequi hostem.
Fuga. Fuga. Lat. Fuga, gae; f. g. Fuga vergognosa. Lat. Fuga turpix.
Tirà d’arch. Saeta . Arcare, tirar l’arco. Saettare. Correndo, e arcando contro
a noi. Iaculari. Saggitare.
Tir d’arch, arcada. Tir de schiop. Tir de sas, am dis no. Arcata. Lo spazio
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da dove si parte la saetta ch’esce dall’arco, e dov’ella arriva. E stavano di lungi
mezz’arcata. Sagittae, ictus. Iactus lapidis.
Blocà una forteza. Saraga i pas. Aberrare una fortezza, a fine, che non v’en-
trino vittovaglie, o altro. Intercludere oppidum a viis, a commeatu. Abarrarono
la città, e combatteronsi alle barre tutto ‘l mese d’agosto.
Bat col petard una porta. Petardare una porta. Ad moto pylocastro fores per-
fringere.
216 [v] Petard. Petardo. Pylocastrum, i.
Sortida. Sortita. L’uscir fuori, che fanno i soldati da lor ripari per assaltare i
nemici all’improvviso. Eruptio, onis.
Chi asalta. Assalitore, che assalisce. Veggendosi molto meno degli assalitori
etc. Aggressor, ris. Aggrediens. Invadens. Adoriens, tis.
Stà sald al asalt, o resistì all’asalt dol nemich. Sostenere l’assalto, o l’assa-
524
limento. Sostenere l’assalto, o assalimento de nemici. Reggere all’assalto.
Obsistere aggressioni hostium. Assultum sustinere.
Chiapà la città per asalt. Prendere la città a forza d’assalto. Urbem vi capere.
Asalt general da tute i bande con tut l’esercit. Assalto generale. Generalis
oppugnatio; vel vehementissima.
525
Bat, o sbat zò col canò i muraie. Abbattere la cortina delle muraglie a colpi
di cannone. Muri faciem bellicis tormentis diruere; desiicere, labefactare.
Descalzà i muraie per fale borlà zò; scavaga sot. Scavare, o affondare, o
cavar sotto le mura per farle cadere. Ima muri suffodere. Subruere.
Scoraria. Correria. Scorreria. Lo scorrere, che fanno gli eserciti per lo paese nimi-
co guastando, e depredandolo. Sono usi di fare assalti, e correrie. Incursio, onis.
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A bandere alzade. A bandiere levate, cioè elevate, inarborate. Sublatis vexillis.
Desarmà u’ Túga via i arme. Disarmare. Tor via l’arme; spogliar dell’arme,
privar dell’arme. Exarmare. Alicui arma detrahere; aliquem armis exuere.
Fì de la guera. Fine della guerra. Lat. Exitus vel eventus belli productum.
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glie. Per edifici da combattere, e per provisione di polvere, piombo, con che si
caricano gli archibusi, e le bombarde. Instrumenta bellica; vel commeatus.
Cavai de frisa. Sbarre fatte d’aste armate attraversate in resta contra l’empito
della cavalleria. Hastata repagula, orum.
218 [r] Fortificaziò. Fortificazioni. Munitiones. Munimenta, orum. Opera, um, bus.
Castei in aria. Castelli in aria. Lat. Animi commenta, orum. Opinionum com-
menta. Res commentitiae.
Castelet. Castelletto; piccolo castello, castelluccio. Aveva un bello castelletto
con fosse, e ponte levatoio. Castellum, i. Oppidulum, i. Castrum, i.
Fortì. Fort. Forte. Posto fiancheggiato, per guardare un passo, o un sito.
Ciascun teneva il campo nel forte suo. Propugnaculum, i. Agger, is.
Bastia. Bastia. Bastita. Steccato, riparo fatto intorno alla città, o eserciti com-
posto di legnami, sassi, terra, e simile materia. Vallum. Septum. Agger.
Muraie. Mure. Muraglie. Mura. Moenia, ium. Muri, orum.
Merlo de muraia. Merlo di muraglia. Pinna e muri.
Muraia terapienada. Muraglia terrapienata, o fatta con terrapieno. Murus
terreno aggere firmatus.
Fazada de la muraia. Cortina, parete della muraglia. Muri facies. Frons
plana inter duo propugnacula.
Terapiè. Cavaler. Terrapieno. Cavaliere. Terrenus agger.
Porta con saracinesca. Porta con cataratta. E fannovi fosse, e palancati, muri,
e merli, ponti levatoi, e porte con cateratte.
528
Mur, che si sporz in fò. Spaldo. Sporto. Ballatoio, che si faceva in cima alle
mura, e alle torri. Tetti di torri, e gran pezzi di spaldi.
Scarpa de muraia. Scarpa, quel pendio delle mura, che le fà sporgere in fuora
più da piè, che da capo. Accostandosi alla scarpa del muro del castello.
Declivitas muri.
529
Brechia. Varco. Fenestra, ae.
Pot tirat sù. Ponte levatoio. Essendo le porte serrate, ed i ponti levatoi, entra-
re non vi potè dentro.
Rastel. Rastrello. Si dice quello steccato, che si fa dinanzi alle porte delle for-
tezze. Cataracta, ae.
530
Sfranza. Fionda. Lat. Funda, ae; f. g. Cuoio della fionda. Lat. Scutale, lis; n. g.
Arme stranze. Armicelle; arme di poco pregio, e abbiette. Vilia arma.
Libarda. Alabarda. Securis romana; vel hasta securi praefixa, vel securis
mucronata, vel rostrata, vel alabarda, ae; f. g.
Zagaia. Zagaglia. Securis amazonica.
Lanza. Picca. Coresca. Sarissa, ae.
Schiop. Archibus. Fusil. Archibuso. Archibugio. Scoppio. Scoppietto. Sclopus,
i. Tormentum manuale; Fistula, ae.
Moschet. Moschetto.
Terzeta. Terzaruolo. Sclopus brevis.
Pistola. Pistolina. Pistola, o pistolla. Sclopus minor, vel minimus.
Azalì. Focile. Ignarium, ii; n. g.
Ca’ dol azalì. Cane del focile. Canis, vel catellus silicis scloparii, vel forceps
silicis sclopetarii.
Fogo. Focone. Scodellino. Foculus, i. Fomes igniarius, vel cavus ignarius, vel
incendiarius, vel sclopi foculus.
Preda da schipo. Pietra focaia. Silex, cis. Scloparius.
Polver da schiop. Polverino. Focone, o scodellino è nell’archibuso quella parte dove
si mette il polverino per dargli fuoco. Pulvis, pyrius, vel sulphuratus, vel ignarius.
Bacheta da schiop. [...]
Bale de piomb, da schiop. Palle di piombo d’archibugio. Scolpi glandes; vel
fistulae globi.
Tempesta de bale da schiop. Grandine di palle di piombo. Grando plumbea.
Bacheta da schiopp. [...].
Cana de schiop. Canna d’archibuso. Sclopi fustula, ae; vel fistula scloparia.
Schiop da rùda. [...]
Schiop cola martellina. [...]
Calz de schiop. [...]
Batibale. [...]
Cavastraz. [...]
Pet, e schena. Corazza. Corsaletto. Thorax eneus. Lorica levior. Pectorale, is;
n. g. Usbergo, armatura di busto, e petto. Piastra di corazza. Lat. Squama, ae; f. g.
531
Moriò, celada. Celata. Elmo. Elmetto. Morione. Galea, ae. Cassis, idis; f. g.
vel cassida, ae; f. g. Elmetto col pennacchio. Lat. Cassis, vel galea crittata.
Celada coverta. Celata, segreta detta bacinetto. Galea occulta. Tre con corazza
indosso, e con bacinetto in testa. Armato di celata. Galeatus, a, m. Galeata minerva.
Armadura dol vis. Visiera, parte dell’elmo, che cuopre il viso. Buccula, ae.
Cima dell’elmo, dove si mette il pennacchio. Lat. Conus, i; m. g.
Armadura dol col, o colar de fer. Gorgiera. Armadura, che arma la gola.
Collare ferreum.
219 [v] Zach de dopi magiete. Zipò de magia. Giacco doppio. Giubbone di maglia.
Bilix, cis. Lorica hamatilis.
Chi porta ol zach. Ingiaccato. Loricatus, a, m.
Chi fà i zach, o li vend. Giacchiere. L. Loricarius, ii; m. g.
Che fà i scudeg. Faccitore di brocchiere piccolo. Parmularius, ii; m. g.
Balestra. Balestra da bolzò grosa. Balestro. Balestra. Strumento da guerra
per uso di saettare fatto d’un fusto di legno curvo detto tiniere con arco di ferro
in cima, e caricasi con instrumento detto lieva, o martinello. Balista, ae. Arcus,
us. Balestra de bolzoni, che sono freccie con capocchia in cambio di punta.
Carcas. Faretra, guaina dove as tè det i frize. Carcasso. Pharetra, ae; f. g.
Faretra si dice ancora, e turcasso. Lat. Theca sagittaria. Chi porta il carcasso.
Lat. Pharetratus, a, m.
Targa. Scut. Targheta. Brocchiere. Scudo. Targa. Targone. Pavese. Rotella. Scu-
tum, i. Brocchiere piccolo. Parmula, ae. Che si tiene al braccio manco. Pelta, ae.
Scudaet. Ol mez dol scudet. Umbo, onis; m. g.
532
Manech dol scudet. Clypei ansa vel papulus.
Arch. Arch cargat. Arco. Arcus, us. Arcus intentus.
Inarcat. Archeggiato. Arcuatus, a, m. Arcatus, a, m.
Lanza. Lancia. Lancione. Hasta velitaris. Lancea, eae.
Bolsò. Bolzone. Saetta armata di capocchia che si tira con la balestra. Sagitta
capitulata.
Lanza picola. Lanceta. Lanciuola. Lancetta, piccola lancia. Lanceola, ae.
Met la lanza a tir de ferì. Arrestare la lancia; metter la lancia su la resta, per
ferire. E nel venire arresta si gran lancia.
Pica. Partesana. Asta. Hastile, is. Partigiana. Spezie d’arme in aste.
Longilatique spiculi hasta.
Giavarina. Giavellotto. Hasta germanica.
Asta da slanzà, da butà. Lanciotto. Asta da lanciare. Pilum, i.
Ol frizà. Saettamento. Lat. Sagittarum emissio.
Friza. Saeta. Friza a bolzò. Freccia. Saetta. L. Sagitta, ae. Iaculum, i. Bolzone,
freccia con capocchia in cambio di punta, che si tira con balestra grossa chiama-
ta balestra a bolzoni. Freccia pennuta. Lat. Sagitta pinnata, pennigera. Freccia
corta. Lat. Verutum, i; n. g. Freccia da tirare. Lat. Sagitta missilis. Avvelenata. L.
Sagitta venenata.
Taca dela friza doves met la corda dol arch. Cocca, cavità della saetta, dove
si pone la corda dell’arco. Crena, ae; f. g.
Frizà. Ferì co la friza. Frecciare. Ferir di freccia. Iaculari.
Ferida de friza. Frizada. Frecciata. Iacula ictus; m. g.
Arch de tre corde. Arco tricorde. Come d’arco tricorde tre saette.
Tir de frizza; spazio di tir de friza. Frecciata. Lat. Sagittae ictus. Spazio del
tiro di freccia.
Nivol de saete, o nifla de frize, rombo de saete. Saetamet. Saettame. Il loro
saettame pareva, ed era tanto che farebbe un nuvolo. Saettamento. E a gran
fatica fu levato il ponte per lo danno, che facevano i saettamenti.
Saetà. Trà di frize. Saettare. Tirar saette. Saettandosi, e combattendosi di dí e
di notte, onde molti ne morirono. Sagittare. Iaculari. Sagittas emittere.
Frizada. Saetada. Saettata. Colpo di saetta. Sagittae iactus.
Chi saeta. Chi trà i frize. Saettatore. Arciere. Sagittarius, ii. Iaculator; m. g.
533
Saetadora, che saetà. Saettatrice. Arciera. Iaculatrix, cis; f. g.
Spontò. Spontone. Arma d’asta con lungo ferro quadro e non molto grosso,
ma acuto. Verutum, i. Hastile, quod veru habet praefixum. Mucro hastatus.
220 [r] Arma d’asta a’ pighiza. Falcione. Ronca. Arma in asta adunca a guisa di falce
con uno spuntone a dirittura dell’asta. Harpes, es; f. g.
Spada che taia da quater coste. Verduco. Spada stretta, che taglia da quattro
lati. Stocco, daga, verduco, e costollieri. Costoliere spezie di spada, che ha ‘l
taglio da una banda.
Stil. Stilet. Cortel stilat. Stilo. Fu morto da Bruto, e da Cassio, e loro seguaci
con gli stili. Sica, ae. Pugio aculeatus.
Colpo, che colpisce. Lat. Ictus non irritus.
Colpo di pungiglione. Lat. Ictus aculeatus.
534
Colpo di punta. Ictus punctim illatus.
Colpo di taglio. Ictus caesim illatus.
Colpo voto, vano. Ictus vanus, irritus.
Colpo mortale. Ictus lethalis.
Colpo raddoppiato. Ictus repetitus.
Colpo tirato da lontano. Ictus eminus illatus.
Colpo tirato d’avvicino. Ictus cominus illatus.
Spada col fil. Spada di filo. Gladius acutus. Ribattere il colpo. Ictum, vel sagit-
tam regerere.
Spada, che taia da do bande. Spada di due taglii. Gladius anceps. Framea,
eae. Tirare, o dare un colpo. Lat. Ictum inferre.
Impugnadura, elza de la spada; guardia. Elsa della spada. Gli ficcò nel sini-
stro lato della gola tutta quella spada infino agli elsi; ferro, che arma il mani-
co della spada. Lat. Capuli gladiarii munimen vel munimentum.
Manech de spada, o guardia. Manica della spada, che difende la mano. Colui,
che tiene la manica del coltello in mano.
Lama de spada, ov’ è ‘l ghè dag ol fil. Lama; parte della spada fuor dell’el-
sa, e del pome. Lama affilata. Lamina, ae.
Spada, c’ ha ‘l fil d’ una banda. Costelliere, che ha il taglio da una sola banda.
535
Sfodrà la spada. Sfoderare la spada; trarla del fodero. Sguainarla. Cavarla dal
fodero. Evaginare ensem. Vagina educere.
Sfodrat. Sfoderato. Sguainato. Andando uccidendo con il coltello sguainato
tutti i cavalli, che potea trovare. Evaginatus.
220 [v] Artelaria. Artiglieria. Tormentum aeneum. Balista, ae aerea.
Da car. Di carro. Tormentum curule, vel balista curulis.
[...]. Sagro. Una spezie di pezzo d’artiglieria.
Canò. Cannone. Artiglieria. Bombarda. Tormentum bellicum.
Canò dopi. Cannone doppio. Tormentum bellicum maioris modi; vel maius.
Qual sagro, qual falcon, qual colubrina. Qual semplice cannon, qual cannon
doppio. Vel tormentum aeneum praegrande.
Canò de bronz. Cannone di metallo. Tormentum aere fusum.
Canò de fer. Cannone di ferro. Tormentum ferreum.
Boca de cano. Bocca di cannone. Os tormenti.
Fogò dol canò. Spiraglio. Lumiera; buco per dove si da fuoco al cannone.
Tenue a tergo foramen; vel tormenti lumen.
Culata de canò. Fondamento del cannone. Tormenti tergum.
Montadura de canò, e di arme da fúch. Cassa di cannone, e di altra arma da
fuoco. Tormenti instructus, us.
536
Bataria. Batteria. Il percuoter co’ feri dell’artiglieria le muraglie. Il marchese,
che ect. avea tutta la cura della batteria.
221 [r] Fúch artificiai per legreza. Fuochi artificiati; lavorati per segno d’allegrezza.
Ignes artificiosi ad communem laetitiae significationem.
Moscò. Razzo. Sorta di fuoco lavorato, che si getta per l’aria per feste d’alle-
grezza. Non van si presto i razzi fuor di mano, che al tempo son dell’allegrez-
ze tratti. Festum fulgur. Ignis missilis. Flamma volubilis.
Moscò che infì al fà i lumi. Razzo, che scoppiato forma i lumicini in aria.
Moscò. Che infi al fà falive. Razzo, che scoppiato sparpaglia faville. Taeda
scintillans.
537
Rúda de fúch artificiai, che buta falive. Girandola. Ruota composta di fuo-
chi lavorati, che gira appiccandovi ‘l fuoco. Ignis versatilis. Rota ignivoma.
Turbo ignens.
Castegne de fúch artificial, che sciopa serat. Globi di fuoco lavorato scop-
pianti forte. Globi ignei tonantes.
Torchiò impligag da fà lus per i piaze, e in cim ai tor per illuminà i feste
publiche. Panelli. Viluppi di cenci unti, quali per le pubbliche feste s’accen-
dono su le piazze, o in cima a campanili per far la luminaria. Scrutorum pica-
ti fasciculi.
Chi combat per mostra. Armeggiatore. Deliberò, che fossero morti ne giuochi
degli armeggiatori, giostratore, torneatore. L. Hippomachus, i vel Troiae lusor.
Chi met in camp quei, c’ha da fà la giostra. Buriassi. Quelli, che mettono in
campo i giostratori. Arte di giostra, o di giostrare; o di giostratore. Lat.
Armorum ars ludrica.
Cor a la giostra. Correr giostra, cioè correr giostrando. Currere stadium, vel
stadiodromum decurrere; vel catadromum currere.
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Fà cor al paglio. Far correre il palio. Fece correr tre palii, cioè per ottenere il palio.
Il cor il paglio. Il correr palio, o il correr il palio. Lat. Stadii, vel catadromi
decursio.
Chi cor ol paglio. Chi corre il palio. Lat. Stadiodromus, mi, vel stadii, vel
catadromi decursor.
221 [v] Duel. Duello. Combattimento fra due. Lat. Certamen singulare. Monomachia,
ae; f. g.
Fà di tornei. Torneare. Far tornei. Il Rè di Francia avea difeso sotto pena del
cuore, e dell’avere, che niuno tornasse.
Ol mester de fà duei. Arte, o esercizio di duellante. Lat. Ars duellica, vel gla-
diatoria.
Paglio. Palio. Panno, o drappo, che si dà per premio a chi vince nel corso. Bravium.
Ol cor al anel. Giostra. Quintana; o chintana. Campanella, o cerchietto di
ferro, che si tien sospesa in aria con una funicella attraverso alla quale per infi-
zarla corrono i cavalieri. Giovani bagordari alle quintane, e gran tornei, ed
una, ed altra giostra.
Scorida de giostra. Aringo. Giostra. La cui lancia per sette, o otto arighi, o
per dieci non si piega etc. Lat. Certamen. Praelium.
Armiger. Dag ai armi. Armigero. Bravo. Corragioso. Inclinato, e pronto
all’arme. Bellicosus. Ferox.
Chi fà giostra. Giostrant. Giostratore, che giostra. Uomini d’arte giostratori
e schermitori d’ogni maniera.
Fà duel. Duellare. Combatter in duello. Lat. Digladiari. Singulari certamine
decertare.
Arma da slanzà, da tirà. Arma da lanciare. Telum missile, vel iaculabile.
Armatura de fer. Arma tutta di ferro. Soli ferreum rei.
Arma da asta, o pica. Arma d’asta, o arma in asta con ferro in punta. Hasta
praeferrata, vel pilum praeferratum, vel hasta ferro praefixa.
539
Armat de zach. Armato di giacco. Luricatus, a, m.
Armat de lanza. Armato di lancia. Lanceatus. Hastatus, a, m.
Armat de maza. Armato di mazza. Clavatus, a, m.
Armat de scud. Armato di brocchiero. Clipeatus, a, m.
Armat legiermet. Armato leggiermente. Leviter armatus. Semiermis, me.
Armat d’elmo, o moriò. Armato d’elmo. Lat. Galeatus, a, m.
Armat tut. Armato tutto. Cataphractus, a, m.
Armat de sighez, o pigaza. Armato di falce. Lat. Falcatus, a, m.
Armat come S. Zorz. Armatissimo. Armatissimus, a, m.
Armament publich. Armaria, o armeria. Armamentarium , ii publicum.
Cargà la balestra. Caricare la balestra. Balistam intendere.
Descargà la balestra. Scaricarla. Balistam emittere.
Corda de balestra. Corda di balestra. Nervus, i; m. g.
Balestra da frizze. Balestra da tirar freccie. Balista sagittaria.
Balestra da prede. Balestra da tirar pietre. Balista lapidaria.
Busa balestrera. Feritoia; buca nelle muraglie per donde si balestra, e ferisce
il nemico di fuori. Lat. Balistarium, ii; n. g.
Tavolaz, o bandera. Bersaglio. Scopus, i; m .g.
Chiapà ‘l tavolaz; in segn. Dar nel bersaglio. Collimare; vel collineare, vel
scopum ferire, percuotere.
Corone antiche varie dachie per causa de guera. Corone diverse per cagione
di guerra. Multifariae sunt militares coronae antiquae. Corona trionfale di lauro,
poi d’oro. Lat. Corona triumphalis e lauro post ex auro. Corona data a chi primo
entrava in campo del nemico. Lat. Corona castrensis. Corona militare data a sol-
dato per qualche azion valorosa. Lat. Corona militaris. Corona data a chi finiva
la guerra senza sangue era di mortella. Corona ovalis. Corona data a chi primo
scalava le muraglie. Lat. Corona muralis. Corona data a chi salvava un cittadi-
no. Lat. Corona civica. Corona usata ne giuochi. Lat. Corona ludrica. Corona
navale. Corona per assedio fatto. Lat. Corona navalis. Corona obsidionalis.
540
nisse con le donne nel letto, come egli faceva talvolta piatendo alle civili.
Praetorium augustale, vel forum, i.
541
Avocatismo. Mester dol avocat. Avvocazione. Avvocheria. Confortano
negl’ingiusti piati e cause false, avvocazioni per li salari, anzi prezzi dati.
Corte, e avvocherie, e giudici dobbiam fuggire. Advocatio, onis; f. g.
542
Cogitor dol canzeler, o sotcanzeler. Coadiutore del cancelliere. Auxiliarius
scribae, vel proscriba, ae.
Palaz dol Podestà, o dol Capitani grand. Corte del Podestà, o del Capitano.
Aula praetoris, vel praefecti.
Palaz de la resò. Corte dove si fa ragione. Forense palatium, vel curia, vel
forum iudiciale.
Curiai. Asesor. Assessore. Ma sopra tutte cose si brighe d’avere buon giudi-
ce, e suo assessore discreto, savio, e provato, e che tema Dio. Assessores.
Zudes ai dagn dag. Giudice de danni dati. Iudex damnorum illatorum, vel
iniuriarum.
543
Zudes ai incantg. Giudice degl’incanti. Iudex auctionarius.
Luch dove s’incanta. Anditi, o portici dove si vende all’incanto. Atria auc-
tionaria.
Lez in sospet ol zudes. Dichiarare il giudice sospetto. Suspectum iudicem
enunciare.
223 [r] Zudes elezit da una di parg solamet. Giudice eletto da una parte solamente.
Lat. Iudex editus, a, m.
Zudes de prima istanza. Giudice di prima giudicatura. L. Iudex primarius.
Zudes delegat. Giudice delegato, deputato dal Principe al giudizio d’una
causa particolare. L. Iudex delegatus.
Zudes elet da i part. Giudice eletto dalle parti. L. Iudex edititius.
Zudes de compromes. Giudice arbitro. L. Iudex honorarius. Arbiter, i.
Zudes d’apelaziò. Giudice d’appellagione, o appellazione. L. Iudex maior,
superior.
Zudes competent, o non competent. Giudice competente, o non competente.
E di ciò potesse esser giudicato, e sentenziato per ciascun giudice competen-
te. Iudex legitimus, vel non legitimus.
Zudes che fa giustizia giusta. Giustiziere giusto. L. Aequus iudex.
Zudes parzial, che patis ol broi. Zudes corompit. Giudice inclinato a favo-
rire contra giustizia. L. Iudex obnaxius gratiae. Giudice corrotto con danari. L.
Iudex nummarius.
Set savi del colegio di marcantg. Sette giudici del collegio de mercatanti.
Septem ex mercatorum collegio iudices.
544
Giudicatura de poch fag. Giudicatura bassa. L. Ius vocationis, praehensio-
nis, ac brevioris mulctae.
Fant di vetovaglie. Messo del magistrato della grascia. Accensus, vel cursus
magistratis annonae.
Fant di strade. Messo del collegio alle strade, ed acque. Accensus, vel cursor
magistratus edilitii.
Barover. Sbir. Berroviere. Messo. Birro. Dir le sue ragioni a birri, che tanto è a dirle
a chi espressamente t’è contro, e non può aiutarti. Apparitor, oris. Accensus, i.
545
Boia. Boia. Carnefice. Manigoldo. Maestro di giustizia. Giustiziere. L. Carnifex.
Far l’arte del boia overo esser boia. Lat. Carnificinam facere, factitare, exerce-
re; vel carnificis artem exercere. Da boia. Carnificius, ciae, cium.
Parole e ordegn del foro. Parole e ordini di Palazzo. Verba forensia, ordines
forenses.
Clientol, o client. Cliente. Cliens, tis; m. g. Clientela. Lat. Clientela, ae. Esse
in alicuius clientela.
Litigant. Litigador, che litiga. Litigatore. Litigante, che litiga. Litigator, oris.
Litigos. Litigioso, contentioso, che volentier litiga. Terribile è nella sua citta-
de l’uomo litigioso. Litigiosus, a, m.
Lite. Lite. Litigio. Litigamento. Controversia. Piato. Muover lite alla sanità,
che è quando uno sta bene, e vuol pigliar medicine etc. Tra loro ora è nato un
litigamento. Quistione. Lis. Controversia, litigium.
Reposiziò de causa da tratas per un oter dì. Traslazione ad altro giorno della
causa da disputarsi oggi. Translatae causae disceptandae in alium diem.
224 [r] Exceziò. Excenzioncina. Eccezione. Lat. Exceptio, nis; f. g. Eccezioncina.
Lat. Exceptiuncula, ae.
546
Causa. Causa. Lite. E pendeva la causa in favore del Rè. Parendogli aver giu-
sta causa. Lis. Causa.
Causa istruta de bone resò. Causa ben fondata in ragione. Causa egregie
instructa abiuris auxiliis.
Causa, che a’ i só spì, dove ac né per i bianche, e per i nigre. Causa mal fon-
data in ragione. Dubbia; ambigua; dubbiosa; pericolosa. Causa anceps, vel
dubii iuris.
547
Sumarià, fa ‘l sumari di scriture de la causa. Disporre in ordine, disamina-
re, e metter in compendio le scritture, gli atti della causa. Acta, et istrumenta
litis perpendere, ordinare, et in summam redigere.
Ag, proces, scriture. Atti, processo, scritture. Acta, orum, litis instrumenta.
Raccolto in iscrittura, d’azion di litiganti, o di magistrati fatto da persona pub-
blica. Fece ardere i libri, e gli atti della corte etc.
224 [v] Prencipi. Intavoladura de lite. Contestazione di lite. Litis contestatio.
548
Mandat definitif. Mandato diffinitivo. Mandatum diffinitivum.
Filza di ag civii. Filza degli atti civili. Series actorum civilium collecta.
Aziò d’ingiuria, o de dan dag. Azione in caso d’ingiuria, o danni dati. Actio
iniuriarum.
Avì l’aziò contra vergù. Avere azione contro d’alcuno. Actionem in aliquem
habere.
Dà l’aziò d’ù contra un oter. Dare l’azione d’uno contro un altro. Dare ali-
cui actionem in alium.
549
Asontor de guidizi, o chi tùul a solevà u’ de la sò lite; ch’entra in sò pè a
fà la lite. Chi piglia assunto, o assume di far la lite mossa altrui; ch’imprende
la causa mossa altrui. Assumens alienam causam.
Asonziò de giudizi. Imprendimento di far la lite mossa altrui. Susceptio litis,
vel alienae causae, vel causa assumptiva.
Digerì, e studià bè i pung de la causa; metes bè al orden. Metter in assetto;
preparare la causa. Digerire debitamente per la mente i punti, e lo stato della
causa. Litem iudicandam digerere.
Alegà, o in vos, o in scrig i sò resò. Allegare in disputa, o in scrittura le sue
ragioni. Scriptis, vel verbis sua iura allegare.
Estesa. Alegaziò. Allegagione. Nelle allegagioni stanno coloro, che sono
avvocati. Allegatio. Allatio. Prolatio. Giudicare, dare, o far guidicio. Lat.
Iudicare. Iuditium facere etc.
Giudicà la causa sù i scriture. Guidicare la causa su le allegagioni. Iuxta
allegata, et probata litem diiudicare.
Decid la lite. Decidere la lite. L. Decidere, vel dirimere litem.
Compari, o fà comparsa in giudizi. Comparire per appresentarsi alla ragio-
ne. Furon citati, e non comparendo. Sistere se iudicio. Adesse ad iudicium.
Comparsa. Comparagione. Il comparire, e rappresentarsi in giudicio, alla ragione.
Contumacia. Contumacia, il disubbidire a’ giudici. Contumacia, ae.
Dà, è notà la contumacia a vergù. Dichiarare alcuno contumace, che sia
caduto in contumacia. Denunciare aliquem contumacem.
Spedì la causa in contumacia de la part, o spedì absent vergù. Giudicare la
causa in assenza della parte contumace. L. Ferre sententiam in aliquem con-
tumaciter absentem.
Realdis da la contumacia col pagala. Riscattarsi dalla contumacia col pagar-
ne la pena. Soluta poena contumaciae ad ius redire; vel se redemptum a con-
tumacia pristino iuri restituere.
Realdiziò de la contumacia col pagà la pena. Riscatto dalla contumacia.
Redemptione solutae penae contumaciae iuri restitutio.
Met procurador; fà procura in vergù d’agì la lite. Far procura ad uno dan-
dogli autorità d’agitare la cuasa in nome, e vece di se medesimo. Per procu-
ratorias literas sibi aliquem procuratorem constituere in causa.
Procura. Proccura. Procuratoriae literae.
225 [v] Agità, o agì la causa pro e contra. Desbutala. Dibattere la causa. Disputare
in pro, e in contro. E dibattutosi più giorni fra loro, che l’uno voleva, e l’altro
no. Perpendere, vel discutere causam hinc inde.
550
Agitaziò de causa, contrast, debatimet. Dibattito, o dibattimento di causa. E
recata la cosa per lungo dibattito a concordia. La cosa stette lungamente in
dibattito. Discussio litis.
Tirà ‘n lungh la lite coi strusì, coi rampì. Prolungare la lite con le cavilla-
zioni, o cavilli. Producere litem cavillationibus.
Ator. Attore; quegli, che nel litigare domanda, il cui avversario si chiama reo.
Actor, oris.
Reo, o rea. Reo, o rea si dice tanto di chi è accusato, e chiamato al giudicio,
eziandio innocente, quanto di chi è convinto di delitto, o di debito. Reus; vel rea.
Acusator. Attore si dice anche all’accusatore in causa criminale. Accusator.
Testimoni; de vista, de sentida. Testimonio. E se di ciò vuoi fede, o testimo-
nio. Testis, is. Testimonio di veduta, d’udita. Testis oculatus, testis auritus.
Esam de testimoni. Esaminamento. Esaminanza. Esaminazione de testimonii.
Esamina, disamina. Disaminazione. Alla disaminazione di sette segreti testi-
monii. Examen, vel examinatio testium.
Testificà, deponì in giudizi. Fà atestat. Testimoniare. Testificare. Si come essa
medesima può con verità testimoniare. Attestare. Testimonium perhibere. Testari.
Circà di testimoni. Procacciar testimonii. Testes procurare.
Produsì i testimoni, che dighe la verità. Produrre testimoni a deporre la veri-
tà. Afferire testes.
Chi fà testimonianza. Testificante. Testimoniante. Testimoniale. Testificato-
re. Testificator. Testans.
Comisari. Commissaria. Lat. Curator, oris; m. g. vel commissarius, ii; m. g.
Remèt i contese in vergù per giustale, e daga la libertà de fà quel chel che
paris. Commettere in alcuno tutte le questioni, e dargli autorità d’acconciar-
551
le, come gli paresse meglio, e infino alla sentenza diffinitiva. Alicuius fidei
mandare controversias ad eas componendas ex suo libito usque ad definiti-
vam sententiam.
Decid la questiò, la vertenza, conosuda la verità dol fag da i scrig. Diffinire.
Decidere, terminare la quistione conosciuta la verità del fatto dalle scritture.
Veritate facti perspecta ex autoritatibus dirimere, decidere controversiam.
Vertenza. Custiò. Contrast, lite, contesa. Controversia. Litigio. Contesa.
Contrasto. Riotta. Piato. Quistione. La cosa stette per più giorni in controver-
sia, e dibattimento. Controversia, ae.
226 [r] Dichiarà. Fà dichiaraziò; sentenza. Sentenzià, publicà la sentenza. Dichia-
rare in significato di sententiare. Pronunciare la sentenza, pubblicarla, o di-
chiararla. Sententiam pronunciare, promulgare, declarare, dicere.
Dechiaraziò. Sentenza. Dichiarazione. Deliberazione giudiciale. Decretum.
Sententia.
Giudicà. Dechiarà. Sentenziare; dichiarare. Adiiudicare.
Giudicà in favor la causa a vergù per sentenza. Giudicare la causa a favore
d’alcuno, o aggiudicare, assegnare a qualch’uno che che sia per sentenza.
Litem alicui adiudicare, vel addicere.
Dà la sentenza contra, o giudicà contra vergù. Giudicare. Dare sentenza in
contro, o contro alcuno. Contra aliquem sententiam ferre.
Ol giudicà vergot à vergù per sentenza. Aggiudicazione. Correzioni, aggiu-
dicazioni, sentenzie etc. Adiudicatio, onis.
Stà a la sentenza, a quel, ch’è giudicat al dig dol zudes. Stare al giudicato.
Mettersi al giudicio. L. Iudicatio acquiescere.
Fà di giudizi temerari. Giudicare temerariamente, far giudizio temerario.
Lat. Alicuius facta, dictaque temere interpretari. Temere de altero affermare
vel iudicare.
Cosa giudicada. Cosa giudicata. L. Iudicatum, i vel res iudicata.
Pont non giudicat. Punto non giudicato. L. Punctum iniudicatum. Res iniudicata.
Restà socombent in da causa. Rimanere al di sotto, e perdente nella lite.
Cadere causa.
Vegn via dal tribunal co’ la pez; col co’ rot. Partirsi dal tribunale col peggio.
Recedere a iudicio peioris notae.
Andà col co’ rot a fà la tal causa; a causa persa. Andare a capo rotto a far
tal causa. Ad perditionem causae procedere.
Andà co’ la sentenza favorevol in gaiofa a fà tal causa; andà a causa vinta
Andar sicuro, e certo di vincere la causa. Ad certam victoriam litis ire.
552
Venzì la lite, guadegnala. Vincere la lite; guadagnare la causa. Causam obti-
nere; vincere.
Perd la causa, la lite. Perder la causa. Cadere causa, vel de causa. Amittere
causam.
553
terzo il danaro fino che sia sentenziato a chi degli due litiganti sopra il medesimo
si debba dare. Pecuniam sequestro; vel in manibus sequestris deponere, donec
sententia decisum fuerit, cuius esse debeat, vel aliquid apud aliquem deponere.
Andà soura lúch, fà u’ soura lúch, a fà la visiò. Andare sopra il luogo. Ire
in rem presentem.
Feria de palaz. Feria; giorni vacanti de magistrati. Ferie son dette quasi
festive, poiché danno riposo a quelle cose, che in foro giudiciale si soglion
fare. Delle ferie alquante sono temporali, alquante repentine, e alquante
solenni. Temporali son quelle che si danno per ricogliere li frutti; le repenti-
ne son quelle, che si danno per qualche avvenimento d’allegrezza, o di tri-
stezza; le festive e solenni in onore d’Iddio, e di alcuni Santi. Feriae, arum.
Feriae forenses. Cicero.
Dì feriat, c’ha feria. Giorno feriato. Occorsonci certi dí feriati, che non si pote
far giustizia. Dies feriatus; vel feriaticus.
Dì, che nos da udienza. Giorno in cui non si tien ragione. Lat. Dies nefastus.
227 [r] Formà proces. Formare, o far processo. Causam discere vel conoscere.
554
dall’accusatore davanti al giudice. Accusazione. Accusamento. Accusatio, vel
nominus delatio.
Quarelà vergù. Querelare. Porre, o dar querela, cioè notificare i misfatti d’es-
so alla corte. Alicui diem dicere, vel deferre nomen.
Cavalcà a formà proces, e a vedì ‘l corp dol delit. Cavalcare, o far cavalcata a
inquisire, e processare i rei in causa criminali. Equitare ad inquirendum in crimen.
Incolpà vergù de vergot de mal. Criminare. Incolpare. Chi voleva mal par-
lare criminava il Rè di disordinato amore in questa giovane. Criminari.
555
Convenzì u’ reo; proval tal. Convincere. Provare altrui il suo delitto. Fu tro-
vato, e convinto in più articoli di resia. Convincere. Redarguere.
Fà i defese. [...]
Liberà pro nunc. Liberare con limitazione, o condizione. Sub conditione liberare.
Liberat pro nunc. Liberato con limitazione, o con condizione, non condanna-
to. Sub conditione liberatus; vel indemnatus.
556
Condanat in di spese. Condannato nelle spese. Expensis litis mulctatus.
Condanat presò col inel al col, coi cep ai pe’, co’ la cadena cenzit fó, coi
boghe, coi manete. Condannato prigione coll’anello di ferro al collo, con le
bove e ceppi a piedi, con le catena a fianchi e manette. Damnatus carcere.
557
No condanat miga. Non condannato. Lat. Indemnatus, a, m.
Andasen bandit. Andarsene da sé in esilio. Lat. Exilium, vel fuga sibi consciscere.
Es bandit dal sò pais. Essere o stare in esilio. Lat. Exulare a patria sua.
558
Bandit cinqu agn. Bandito per cinque anni. Quinquennali exilio mulctatus, a, m.
559
Metit in berlina. Appiccato alla gogna. Legato alla gogna. Ad infamem cip-
pum collo vinctus.
Met in di cep. Metter in ceppi. Compendia, is. divi, ditum.
Met u’ in berlina. Condannare alla gogna alcuno. Capitalis cippi damnare
aliquem.
Sbachetada, vergada. Vergata. Virgae ictus, vel percussus.
Frustà, o scovà vergù. Frustare. Battere e percuotere con frusta, o sferza.
Flagris reum pubblice caedere. Scopare, cioè percuoter con iscope. Spezie di
gastigo infame, quando dalla Giustizia si fà a malfattori. Scopis caedere reum.
Bacada, bastonada. Bastonata, becchiata. Fustis percussio, vel ictus vel per-
cussus, us.
Frustat, scovat. Frustato. Scopato. Flagris, vel scopis caesus.
Cargo de bastonade. Carico di bastonate. Fustuarium, ii.
Giustizià u’; fal murì. Giustiziare alcuno. Uccidere il condannato dalla
Giustizia. De aliquo supremum supplicium sumere. Morte mulctare.
Capitaliter plectere; capite plectere vel punire.
Giustiziat co’ la forza. Giustiziato con forza. Lat. Patibulatus, a, m.
Soghet. Capestro. Capistrum, i.
Impicà coi pe’ in sù. Appiccare per i piedi, o per un piede. Pedibus, vel alte-
ro pede suspendere.
Impicà u’. Soghetal; strengolal. Strozal. Pical per la gola. Impiccare il mal-
fattore; sospenderlo per la gola. Appenderlo per dargli la morte. In patibulo
reum suspendere. Saranno i nostri corpi appesi. Appiccare. Per farlo poi appic-
car per la gola. Collo, seu cervice suspendere.
Forca. Forche. Furca, cae vel furcae, arum; f. g. In furchas suspendere aliquem.
Impicà u’ a un erbor. Appiccare uno ad un arbore. Aliquem arbori suspende-
re; vel in arbore.
Piantà la forca. Rizzar le forche. E in quello rizzaron le forche, e feciono la
giustizia.
Stà picat. Stare appiccato, cioè sospeso in aria. Pendere, vel pendulum esse;
vel pensilem.
Impicat; picat; strengolat. Impiccato. Ognuno ha ‘l suo impiccato all’uscio.
Nemo sine crimine.
Bachioch de forca. Forca. Impicat. Battaglio di forche. Impiccato si dice a
uno per ingiuria, e anche giustizia. Furcifer.
560
Fà che u’ as pichi de sò posta. Far, che uno s’appichi da se. Ad laqueum quem-
piam suspendere, vel ad suspendium adigere.
Rudà u’. Squarciare uno con la ruota. Rota capitali reum afficere. Caniare.
Es in di cep. Stare con i ceppi a’ i piedi. Esse in compedibus; vel habere com-
pedes.
Impicà u’ con du’ pè in sù, e col cò in zò. Impiccar uno per un piede col capo
in giù. Suspendere aliquem patibulo obverso capite, et pede recto.
Bolà u’ col fer foghet in dol vis, o in di spale. Marchiare. Improntare. Bol-
lare. Suggellare col ferro arroventato la fronte, o le spalle d’un reo. Rei fron-
tem, aut humeros candentis ferri stigmata imprimere. Scopare suggellar,
mozzar orecchi.
561
229 [r] Letre, e scienze.
Lettere, e scienze. Facultà scienze. Litterae et scientiae.
Letera, parola. Lettera. Carattere dell’alfabeto. Litera, ae.
Vocal. Lettera vocale. Cinque vocali che sono anima, e legame d’ogni parola.
Litera vocalis.
Consonant. Consonante. Quello elemento dell’alfabeto, che è fuor del nume-
ro delle vocali. Literae consonantes.
Alfabet. A. B. C. etc.. Alfabeto. Nome del raccolto degli elementi de linguag-
gi detto Abbici. Per ordine d’alfabeto, segnati per alfabeto, scritti per alfabeto.
Alphabetum, i.
Letre, o parole dol alfabet. Alfabeto. Literae abecedariae. Abecedarium, ii. Mae-
stro, o scolaro d’alfabeto. Magister, vel discipulus abecedarius, vel elementarius.
Libret de la Santa Cros. Tavoletta dell’alfabeto. Tabella elementaria.
Silaba. Sillaba; comprensione d’una, o più lettere dove s’includa sempre di
necessità vocale. Syllaba, ae.
Ch’à silabe, o compost de silabe. Sillabato. Syllabis compositus.
A silaba per silaba. Per sillabe. Syllabatim.
Silabe brevie, longhe, e comuni. Sillabe brevi, lunghe, e comuni, e di queste
si formano i piedi de’ versi. Syllabae breves, longae, communes, et ex quibus
constant versuum pedes.
Quantità di silabe. Quantità, che è misura di ciascuna sillaba. Quantitas quae
cuiusque syllabae mensura est.
Vocabol de diferent declinaziò di oter. Voce che non segue il modo comune
di declinare. Lat. Vox heteroclita vel alius, aut alterius declinationis.
Vocabol. Parola. Vocabolo. Voce, con la quale sono chiamati i nomi partico-
lari di ciascuna cosa. Vocabulum, i.
Etimologia. Etimologia, ragione della derivazione delle voci, e parole. Lat.
Notatio, nis; f. g. Etymum, i; n. g. Etymologia, ae; f. g.
Vocabulari. Vocabolario, che è una raccolta de vocaboli, come è questo libro.
Vocabolarium, ii; n. g.
Pratic d’etimologia che spiega l’origin di parole. Etimologo, perito d’etimo-
logia. Lat. Etimologus, i; m. g.
Ol cumbinà. Compitamento. Litterarum inter se coniunctio; vel connexio; vel
coniunctura.
Cumbinà i parole. Compitare, per l’accoppiare delle lettere, e delle sillabe,
562
che fanno i fanciulli, quando cominciano a imparare a leggere. Or come
potrebbe verun fanciullo compitar bene le sillabe, s’egli non conoscesse le let-
tere? Sensim legere; vel litteras inter se connectere, vel coniungere.
Gamba, e asta di parole. Gambo delle lettere. Asta delle lettere. E se pur un gam-
bo la prima lettera avesse di lor cognome. Scapus; thyrsus; vel hasta literarum.
Toc, o pontarul da tocà i parole per cumbinale. Tocco; stile, col quale i fan-
ciulli toccano le lettere, detto stile da tavolette. Stylus, i.
Proferì bè i parole. Fale spicà bè; pronunciale bè. Scolpire bene le parole.
Parlar scolpito. Egli scolpisce ben le parole, e parla scolpito. Clare verba pro-
ferre, vel pronunciare.
229 [v] Lez in indrig; senza ‘ntopas. Leggere a diretto; senza vizio. Recte legere.
Parola c’ha ol sò sens. Dizione; parola, che ha senso compiuto. Dictio, onis.
Axent. Accento, quella posa, che si fa nel pronunziar la parola più in sú una
sillaba, che in sú l’altre. Accentus, us. Nota prosodiaca.
Axent, apostrofe. Accento; quella piccola linea che denota tal posa. Accento
aspro, e ruvido. Accentus, us. Apostrofo. I’ con l’apostrofo vale quanto il pro-
nome io. I’ venni etc.
Fà i sò axeng ai parole in dol proferile. Dì sù postat. Accentuare. Mandar
fuor le parole con quelli accenti, ch’ elle ricercano. Che sappia proferir ben le
parole, e ben accentuare. Lat. Per tenores, aut per sonos pronuntiare.
Parola. Accento. Voce. Post’ hai silenzio a più soavi accenti. Vox. Verbum.
Prononcia. Pronunzia. Pronunziamento. Pronunziazione. Espressione di paro-
le. Io ho conosciuto subito alla pronunzia uno, s’egli è Fiorentino, o no. Ne
movimento di lingua ne per pronunziamento di parole. Pronunciatio, onis.
Proferì. Prononcià. Pronunziare. Profferire. Scolpire le parole. Profferire.
Mandar fuori le parole. Proferere. Pronunciare. Proferre.
Proferimet. Prononcia. Profferimento. Profferenza; il profferir parole.
Profferimento di matte parole. Profferenza di meste parole. Prolatio. Pronunciatio.
Chi parla, o proferis. Profferitore. Imperocchè nelle parole sciocche si cono-
sce il poco senno del profferitore.
563
Prononciat. Proferit spicatamet, postadamet. Pronunziato. Scolpito bene.
Clare prolatus; vel pronunciatus.
Scrif. Scribaità. Scrivere; significare, ed esprimere le parole co’ caratteri del-
l’alfabeto. Scrivere, e vergare le carte, perché si fanno nella carta le lettere a
riga, a riga come si fanno le verghe nel panno. Scribere.
Scrif quel ch’è detat. Scrivere il dettato, o ciò che vien dettato. Dictata exci-
pere, vel scribere.
Scrif coret; mendat. Scrivere, o comporre senza errori. Emendate scribere.
Componì. Scrif bè. Scrivere. De quali taccio per iscriver bene. Scriver bene.
Belle exprimere literas.
Scrif mal. Scrivere male. Foede literas pingere.
Scrif drig, che i righe no le scantine ù pil. Scrivere diritte le righe a pelo.
Versus adamussim dirigere.
Menà la mà a chi scrif. Reger la mano a chi scrive.
Fà i bezog, imparà a scrif. Scarabozà, scriscità. Schiccherare. Scarabocciare.
Imbrattar fogli, nello imparare a scrivere. Conscribillare.
Foi scrig mal, scribaitat. Schiaccherato; scarabocciato foglio. Folium conscri-
billatum.
Scrif breviat. Scrivere con abbreviatura. Compendiose scribere.
Breviadura. Abbreviatura. Che in poco scritto mettesson significazione di molte
parole; perché in quel tempo ancora non s’usavan le abbreviature. Notae, rum.
Parola breviada. Parola abbreviata di suoi caratteri. Scriptura compendiosa.
Notae, arum. Compendiariae.
Casela. Casella. Spazio lasciato in bianco senza scrivervi sopra. Areola, ae.
Cartela. Cartella, dove si scrive con lo stiletto. Pugillares, rium vel pugilla-
ria, ium, in quibus stylo scribitur.
230 [r] Spegazà. Fà di spegaz. Sgorbiare. Imbrattar con inchiostro, o fregi d’inchio-
stro. Atramento inquinare.
Spegazat. Sgorbiato. Ond’ io aveva sgorbiate tutte a ben mille colori. Atramento
inquinatus.
Spegaz. Sgorbio. Macchia fatte in sul foglio con inchiostro. Litura, ae.
Casadura. Cancellazione della scrittura. Litura, ae.
Casà. Depenà. Cancellare. Cassare la scrittura. Scancellare. Delere.
Cancellare. Liturare.
564
Casat. Depenat. Cancellato. Lituratus. Deletus.
Trachia, o rigeta sot ai parole. Linea. Tratto. Lineola, ae. Tractus, us.
Sugà i parole scrighie co’ la carta sugarina. Asciugare i caratteri con la carta
suga. Siccare literas charta bibula.
Pont fermo. Punto, segno di posa, che si mette nella scrittura al fin del perio-
do. Punctum, i.
Fà pont. Far punto; val fermarsi. Pausam facere.
Dó pong. Due punti. Duo puncta.
Pont, e virgola. Punto, e virgola. Punctum cum virgula.
Pont interogatif. Punto d’interrogazione. Punctum interrogationis, vel interogans.
Pont ad miratif. Punto d’ammirazione. Punctum admirationis.
Parentesi. Parentesi. Parentesis, is.
Scrig. Scribeba, o scribaita. Scritto. Scrittura. Sappi, che se tu la toccherai
con questa scritta. Scritta. Secondo il detto, e scritto de’ libri degli antichi.
Scriptum, i. Scriptus, us. Scriptio, onis.
Chi scrif. Scrivente. E la mano scrivente regga. Scribens, tis.
Met in sgrig. Metter in iscrittura le parole, e le note. Commendare, vel trade-
re scripturae, vel scripto.
565
Trascrif. Copià. Riscrivere. Rescribere. Describere.
Iscriziò. Patafio. Scritta. Iscrizione. D’un grande avello, ov’io vidi una scrit-
ta. Inscriptio, onis. Scritta. Epitafio. Epitaphium. Epigramma. Nota, ae.
Scritor. Scrittore. Autore, che scrive. Benchè la mano sia strumento dello
scrittore, la mente è quella, che detta, e ordina. Scriptor. Auctor.
230 [v] Copia. Copia, esemplo. Lat. Exemplum, i. Apographum, phi; n. g. Imagotabu-
larum. Exemplar.
Dà da copià una carta. Dare a copiare una carta. Tabulas describendam dare.
Scrig. Bigliet d’obligaziò. Scritta. Obbligo in iscritto. Sicome colui, che di ciò
non aveva scritta, ne testimonio etc.
566
sottilissima per uso di scrivervi. Foglio si dice ancora. Ond’io più carta vergo
etc. Charta, ae. Papyrus, i; f. g. vel papyrum, i; n. g.
Carta bona, o miga bona da scrif. Carta, che non è buona, o buona da scri-
vere. Charta scribendo inutilis, vel scribendo utilis.
Carta real. Carta reale. Macrocola, lorum vel macrocollum, i; charta regia.
Carta dorada a fior a foiam. Carta dorata a rabesco. Charta deauratis flori-
bus distincta.
Carta colorada, de più color. Carta colorata. Di vari colori. Charta colorata,
variata coloribus, vel discolor.
Carta ben bantida. Carta battuta bene. Charta tunsa, vel perpolita.
Carta mantegnuda, grossa, c’ha corp. Carta grossa, piena, corputa. Charta
crassa.
Carta, che pasa; che cor. Carta che rifonde le lettere. Charta litteras trasmittens.
567
Carta da formagier, da spicier. Carta materiale, di grossa, e ruvida pasta.
Charta crassior.
Carta da scrif indorada. Carta proffilata d’oro, o con proffilo d’oro. Charta
auro circumlineata.
Fazadela, o pagineta, otava part d’ù foi. Facciuola di carta. Pagella, ae vel
paginula, ae.
Foi scrig da tute i fazade; da tute i bande. Foglio scritto da tutte le faccie.
Folium scriptum omni facie.
Carta, che no’ ricef l’inchiostr; che nol gà cor sù. Carta tenace, soda. Charta
continens atramentum ne effluat.
Rumeta di straz più brug, inferior lagag indrè. Scegliticcio de cenci; parte
peggiore, e più vile di loro. Purgamentum scrutorum lineorum.
Straz di meior cerig fò per fà fior de carta. Cenci scelti per fare fior di carta.
Scruta linea electa.
568
Maserà, o met in masera i straz da fa la carta. Macerare i cenci. Macerare,
vel emollire scruta linea.
Stricca de carta, o lombel de carta. Cartella. Striscia di carta, che serve pe’
motti e per le iscrizioni. Cartuccia; pezzuol di carta. Tu puoi scrivere le sud-
dette parole in una cartuccia. Schedula.
231 [v] Cartonzì. Cartoncello, cartoncino. Charta subcrassa.
Cartela da tegn det i scrig. Cartella per tenervi i scritti. Theca scriptoria; vel
integumentum scriptorum.
569
Tempradura de pena. Temperatura. Come dura poco la temperatura della
penna allo scrittore, quando scrive con essa etc. Accommodatio calami.
570
Chi no’ sà tegn la pena i mà. Chi non si sa adattare la penna alle dita. Qui
nescit aptare suis calamum digitis.
Bagnà la pena, e tuù sù dol inchiostr dal calamar. Intignere la penna nell’in-
chiostro, o nel calamaio. Intingere calamum in atramento, vel in atramentario.
Inchiostr spes, che no’ cor. Inchiostro spesso, denso, che non scorre.
Atramentum crassum, vel limosum, non defluens.
Inchiostr, che cor trop. Inchiostro troppo liquido, che scorre. Atramentum
aquosum nimis defluens.
Liber, che sot al torgh. Libro consegnato alla stampa. Liber sub praelo.
571
Stampador. Stampatore. Impressore. Typographus, i.
Carater corsif. Carattere corsivo, quello che è più atto alla velocità dello scri-
vere. Literae fugientes.
Vida, e mader vida dol torcol. Vite, e chioccola del torchio. Praeli cochlea, ae.
572
Stampa de liber. Stampa di libri. Impressione de libri. Librorum editio.
Liber stampat in foi. Libro stampato in foglio. Liber semissibus foliis editus.
Margin di foi, dol liber. Margine de fogli, del libro. Margo paginarum, vel libri.
Steleta. Asterisco. Notaronle con alcuni segni a modo di stelle fatti in capo de
versi, li quali segni si chiamano asterischi. Asteriscus, i.
Titol dol liber. Titolo del libro. Denominazione. Scritte per me sono, e senza
titolo. Titulus, i. Inscriptio, onis libri.
Materia, de che ‘l trata, argument dol liber. Argomento del libro. Tema.
Libri argomentum. Tutto ‘l concetto di qualsivoglia opera di scrittura, e ‘l
compendio, e somma di essa.
573
Autor, compositor dol liber. Autore, o componitore del libro. Author. Compositor.
A chi sol dedica. Persona, a cui è dedicato. Is, cui dicatus, nuncupatus, vel
inscriptus est liber.
Avis a chi ‘l lez, al letor. Avviso al leggitore, o a chi legge. Admonitio ad lec-
torem.
Grandeza dol liber. Grandezza, o grossezza del libro. Magnitudinis libri modus.
Ligadura dol liber. Legatura del libro. Compactio, vel concinnatio libri.
Coverta dol liber. Coperta del libro. Libri tegumen, vel tegumentum.
Ligadura a la rustica. Legatura del libro alla rozza. Compactio rudis libri.
Ligadura in or. Legatura del libro messa a oro. Concinnatio aurata libri.
Coverta dol liber de bazana, o d’otra pel tenzida. Coperta di libro fatta di
cuoio, o d’altra pelle intinta. Tegumen libri coriaceum et colore concinnatum.
Testa dol liber, dove l’è tondat. Testa del libro. Sectura, ae libri.
Fileg, che tè sald la coverta dol liber. Filetti del libro. Ligulae libri.
574
Corezi dol liber. Corregiuolo, che sostiene la coverta de libri. Capitellum, i.
Filet de liber sui teste. Capitolo; quel corregiuolo cucito in sù le teste de’ libri,
il qual sostien la coverta. Capitellum, i.
Tomo. Tomo. Parte d’un corpo de libri; cioè tomo d’un corpo. Tomus, i.
Tug i liber d’u’ autor, i sò opere tute. Corpo. u. g. di Galeni, di Bartoli; vale
tutte l’opere di Galeno, di Bartolo.
Librer, che vend di liber. Libraio; chi vende libri. Bibliopola, ae.
Bibliotecari. Bibliotecario. Custode della libreria pubblica. Bibliothecarius, ii.
Liber scrig de propia ma. Libro scritto di sua mano. Liber idographus, vel
autographus.
Liber stampat. Libro stampato, impresso. Liber typis excursus, vel editus.
Scanzia, o armari de liber. Ciscranno. Scanzia. Scaffale da tener libri.
Scrinium librorum, Pluteus, i. Armarium, ii.
Libraria. Butiga de liber; e doves liga i liber. Libreria privata, o pubblica.
Bibliotheca privata aut publica. Bottega de libri. Officina libraria.
Foi strazat zò dol liber. Foglio stracciato del libro. Folium libro discissum.
Dà u’ foi in bianc a vergù. Dare a uno il foglio bianco; vale rimettersi libera-
mente in lui. Arbitrio alicuius se committere.
Liber giornal. Libro giornale. Calendarium, ii vel ephemeris, ridis; f. g. dia-
rium, ii. Commentarii diurni vel diurnum, i; n. g.
575
Liber maistr. Libro maestrale. Codex, cis.
Liber dol riceut, e dol spes. Libro de conti, della ragione. Liber rationum.
Codex accepti, et expensi.
Liber de memorie. Libro memoriale. Libellus memoriae causa vel adversa-
ria, orum; n. g.
Liber quaderen. Quaderno. Codex, cis.
Strazet. Quadernaccio. Libro, dove si notano le cose alla rinfusa. L.
Adversaria, orum.
Quinternet. Quadernuccio. Trovammo scritti in un quadernuccio di contanti etc.
Scartafaz. Scartafaccio. E presi lor privilegi, e scartafacci si misero in viag-
gio. L. Acta diurna; n. g.
Scartabel. Scartabello si dice di libro, o di leggenda di poco pregio. Isceverare
striscia, o scartabello.
Scartabelà, voltà fò i carte; vardale. Carteggiare un libro, val guardarlo a
carta a carta. Versare paginas.
Carta d’obligaziò. Carta d’obbligo. Chirographum, i. Syngrapha, ae.
Fà carta, o bigliet d’obligaziò. Far carta. Obbligarsi altrui per iscrittura.
Quegli, che è in prigione non può far carta, ne a sua cautela, ne che vaglia.
Fà moneda falsa per vergù. Fare carte false per alcuno; quando uno farebbe
per un altro qualsivoglia cosa per grande, e pericolosa, che ella si fosse.
Argument du’ liber, materia, e sumari de tut quel trata. Tema. Argomento.
Tutto ‘l concetto di qualsivoglia opera di scrittura, e ‘l compendio, e somma
di essa. Argumentum.
Sug dol tratat, dol liber. Compendio. Breve ristretto del trattato. Compen-
dium. Epitome vel epitoma, ae.
Sucint. Succinto, compendioso, detto o scritto in compendio. Fare un compen-
dioso memoriale. Egli disse in parlar breve e succinto. Brevis. Compendiarius.
234 [r] Sucintamet. In sucint. Brevement. Succintamente. Compendiosamente. E
ragionaron pur succintamente della battaglia. Breviter.
Chi scrif breviat. Abbreviatore. Floro Giulio abbreviatore di Trogo Pompeo
nel primo libro. Abbreviator.
Discors breviat. Sermoni abbreviati, conclusi in poche parole. Sermones com-
pendiarii.
Fà, componì, ordenà, o met al orden u’ liber. Compilare un libro. Comporlo. Co-
minciai a compilar questo libro a riverenza d’Iddio. Condere. Componere librum.
576
Fag. Componit. Compilato. Composto. Ordinato. Compositus, a, m.
577
Fresca. Fresca. Epistola recens.
Scrichia in freza col spolveri det. Scritta in fretta col polverin dentro. Plena
festinationis, et pulveris.
Letre sul medem fà. Lettere d’un medesimo tenore. Literae uno exemplo scriptae.
Letre in zifera. Lettere scritte con cifre. Scytale, es vel scytalae, arum; f. g.
234 [v] Letre scrichie con zif, e zaf e cervel. Lettere scritte con ogni maggior diligen-
za, e giudiciose. Literae subtiliores.
Letre scrichie in colera, che ponz. Lettere scritte con rabbia, e pungenti.
Literae aculeate; minaces; acerbae.
Letre, che noi importa un fic. Lettere vane, di niun valore. Literae inanes.
Letre bele, d’u’ bel múd de dì. Lettere eleganti. Literae disertae.
Letre desiderade fis tant, e po’ ac. Lettere desideratissime. Literae expecta-
tissimae, exoptatissimae.
578
Letre de cerimonia, de compliment. Lettere ufiziose. Literae officiosae.
Porta letre. Pedò. Proccaccio. Quegli, che porta le lettera da una città all’al-
579
tra, cavalcando a giornate. Tabellarius, ii vel grammathephorus, ri vel gram-
mathophorus, i.
Stafeta. Espres. Staffetta; quel portator di lettere, che si muta di posta in posta.
Dispazi. Plich. Maz de letre. Spaccio, fascio, o piego, si dice alle lettere, che si
danno al messo, e corriere, che si spaccia. L. Literum fasciculus, vel epistolarum.
Spedì vià ol mes a posta. Spacciare. Mandar via il messo. Spacciato subito
uno a posta al marito suo. Expedire.
Serà i letre. Chiudere le lettere. Serrarle. Fatta la lettera Florio la chiuse pian-
gendo, e sugellolla. Serrandola di fuora, e suggellandola col suo anello.
Sigilà i letre; o bolale. Suggellare le lettere con cera, o altra materia tegnen-
te. Obsignare literas. Disuggellare le lettere. Lat. Resignare literas; vel sigil-
lum solvere. Cera da suggellare lettere. Lat. Cera signatoria.
Sigil; bol di letre. Suggello. Strumento di metallo, nel quale è incavata la impron-
ta, che s’effigia nella materia, con la quale si suggella. Sigillum. Signaculum.
Sigilat. Bolat. Suggellato. E portarono i patti giurati, e soscritti, e suggellati
per li caporali.
Sotoscriziò. Soscrizione. Subscriptio, onis.
Letra franca, e pagada. Lettera franca, pagata. Literae immunes. Solutae.
Letra de recapit. [...]
Confesà d’avì aut letra. Accusare la lettera.
Secretari. Dettatore. Segretario. Brunetto Latini fu dettatore del nostro comu-
ne. A secretis.
Istoria. Storia; propriamente diffusa narrazione di cose seguite. Sicome noi
nell’antiche storie de’ Cipriani abbiam letto. Historia, ae.
Cronica. Cronica, o cronaca. Storia con osservazione de tempi. Lat. Chronica,
orum; n. g. vel libri chronici.
580
Istoria per cas seguit. Storia per successo, avvenimento. Intendo di racconta-
re cento novelle, o favole, o parabole, o storie. Scrivere croniche. Lat.
Conficere annales, vel singulorum annorum res mandare litteris.
Anai. Annali. Storia, che si distingue per ordine d’anni le cose successe.
Annales, lium; m. g.
Chi scrif i anai. Annalista. Scrittor d’essi. Annalium scriptor. Uficio princi-
pale d’annalista il non tacer le virtù. Lat. Chronographus, phi. Chronologus,
gi; m. g. Chronicus, ci; m. g.
235 [v] Diari. Diario. Lat. Ephemeris, dis; f. g.
581
Concordanza. Concordanza; termine gramaticale.
Chi deta. Dettatore, che detta. Per lo stile del dettatore della lettera. Dictator,
Qui dictat.
Quel ches deta, e forma del detà; e múd de parlà. Dettatura. Dettato. Stile.
Testura del favellare. E intra l’altre fece tre nobili pistole. E tutte in latino
con’altro dettato. Con belli dettati, e retorici avocheranno per l’altrui cause.
Dictatum, i. Dictatura. Thema. Stylus. Structura, ae.
Det. Mot. Parola; proverbi. Detto. Motto. Parola. Confonde un valente uomo
con un bel detto. Dictum. Verbum. Oratio.
Gramaticalment. In gramatica.
582
Dicitor. Che parla. Ortor. Parlatore; oratore; dicitore. Il parlatore dee dire in
tal modo ch’egli insegni, e diletti, e muova. Orator. Concionator. Locutor.
Ol parlà. Descors. Parlare. Il nostro parlare non può avere perfezione, perché
più sono le cose, che i vocaboli. Sermo, onis. Parlatura. Loquela. Favella.
Parlatura soave, e chiara, tarda, e in quantità. Loquela, ae. Sermo, onis.
Fior de dí, fioreg. Fior di parlari. Questo libro tratta d’alquanti fiori di parla-
ri. Lat. Sermonum elegantia vel verborum.
Linguaz. Lingua. Idioma. Favella. E già alquanto avendo della lor lingua
apparata. E consolando usava l’idioma. Linguaggio; la propria favella di cia-
scheduna nazione, come linguaggio Francese; Spegnuolo etc. Lingua, ae.
Sermo, onis. Idioma, tis.
Stil, múd de dì. Stile, o stilo. Qualità, e modo di dettatura si di prosa, come di
verso. Ne dir d’amore in stili alti, ed ornati. Lo bello stile, che m’ha fatto
onore. Stilo non è altro che modo di dire, lo qual si distingue in tre spezie; cioè
alto, mezano, e infimo. E seguitai, come il verace stilo ne scrisse etc. Stylus, i.
Fium de ben parlà. Fiume d’eloquenza. D’alta eloquenza si soavi fiumi. Che
spande di parlar si largo fiume. Lat. Eloquaentiae flumen.
Eloquent, che parla bè. Eloquente. Qual lingua quantunque eloquente tante
cose potrà narrare? Eloquens, tis; vel eloquentiae consultus.
583
Eloquenza, ol parlà be. Eloquenza. Scienza di bene, e facondiosamente parlare.
E l’eloquenza sua virtù qui mostri. Eloquentia, ae. Facundia, ae. Eloquendi, vis.
Elegant, che parla, e scrif polit. Elegante. Ben ordinato ed ornato e dicesi di
favella e di scrittura. Elegans, is. Elegantissimo. Lat. Elegantissimus, a, m.
Molto elegante. Lat. Perelegans, tis. Più elegante. Lat. Elegantior, ius.
Eleganza. Polizia de parlà e de scrif. Con bel dì. Eleganza. Elegantia, ae.
Elegantissimamente. Lat. Elegantissime. Elegantemente. Lat. Eleganter.
Molto elegantemente. L. Pereleganter.
Chi parla tant, e bè. Facondo. Facondioso; eloquente, che ha facondia. Qual
lingua si d’eloquenza splendida, e si di vocaboli eccellenti faconda. Loquela
graziosa, faconda, e pronta. Facundus. Disertus, a, m.
Múd de parlà. Linguaz. Locuzione. Loquela; favella, modo di dire. Ogni locu-
zione di qualunque gente fu a lor manifesta. Modus dicendi. Locutio. Loquela.
236 [v] Espresiò. Espressione, dimostrazione, dichiarazione. Lat. Demonstratio, nis; f. g.
Descors. Eloquio. Ragionamento. Non abbiamo più chi c’interpetri, esponga
le sentenze loro, e i figurati, e profondi eloquii.
Esprimì, esprim. Esprimere, manifestare il suo sentimento con chiarezza, e al
vivo. Lat. Exponere. Enuntiare. Exprimere.
Descors insem, o parlada insem. Colloquio. Parlamento insieme. E doman-
darono più segreto colloquio. Colloquium. Collocuzione. L’orazione è una
dolce, e familiare collocuzione. Collocutio, nis.
Parlamentà, descors soura vergot. Parlamentare. Favellare ne concilii, e
nelle diete, e discorrervi sopra per risolvere, e determinare le deliberazioni.
Concionem habere. Concionari.
Rengà soura vergot. Descoren publicamet. Parlamentare. Discorrerne pub-
blicamente. Concionari.
Renga. Parlada. Parlamento. Il parlamentare. Concio, onis.
Resonà. Parlà. Ragionare. Favellare. Parlare insieme. Discorrer parlando. È
stato ragionato quello, ch’io immaginato aveva di ragionare. Loqui. Verba
habere. Sermocinari.
584
Descors. Parlada. Ragionamento. Favellamento. Ebbono più consiglii, e
ragionamenti. Colloquium. Sermocinatio.
Chi resona, chi descor. Ragionatore, che ragiona. Chi è questo ragionatore, e
chi è questo luogo, nel quale dico esso ragionare.
Descorit. Parlat. Zà dig. Ragionato. Cosa della quale si sia ragionato, e pre-
fato, e discorso. Con sollecitudine procedea il comune; che la vittovaglia fosse
apparecchiata ne luoghi ragionati. Praedictus, a, m. Praefatus, a, m.
Chi renga, chi monta in trabuchel a rengà. Aringatore, che aringa. La pode-
stà ne tenne consiglio; aringatori u’ ebbe assai. Orator, oris. Concionator, is.
Fà predicà in quac lúch. Far predicare in alcun luogo. Passando per la Piazza
di Santa Croce, che vi si faceva il predicare.
237 [r] Predicazio. Mester dol predica. Predicazione. Sotto la cui converseuole pre-
dicazione l’uomo si vergogna di non aver vita lodevole.
585
Predicanta. Predicant. Predicatrice. Predicante. Concionans.
Esordio. Esordio. Prologo, principio propriamente delle dicerie col quale si rende
l’uditore attento, docile, benevolo. Exordium, ii; n. g. Orationis principium.
586
Oraziò. Discors. Orazione. Priegoti, che gli occhi tuoi siano aperti alla mia
orazione. Serenissimo principe etc. Oratio, nis.
237 [v] Desimparà. Disimparare, perder l’imparato. Lat. Dediscere.
Ridì. Tornà a dì. Repet. Replicà. Ridire. Dir di nuovo. Dir più d’una volta.
Replicare. Ripetere. E appresso subito, che voi ad altra persona nol ridiciate.
Non che egli te l’abbia ridetto. Repetere. Narrare.
Bedis. Besdì. Dì all’incontrari de quel, che s’ha dig; tornà ‘n drè parola.
Ridirsi. Disdirsi. Quand’io mi fui umilmente disdetto. Se ne disdisse molto al
popolo, cioè negò scolpandosi. Dicta mutare.
Chi reporta, chi redis. Ridicitore; chi ridice; novelliero. Chi è ridicitor di
parole è dipartitor d’amistade. Relator.
Ol besdì, ol negà quel s’ha dig. Disdetta. Il disdire. Negazione. Il quale dopo
molte disdette spogliatosi vi si coricò. Negatio, onis.
587
Favoleta. Istorieta. Novelluzza. Novelletta. Intendo dirvi una novelletta d’un
giovane. Fabella, ae.
Favola moral. Favola morale, che sotto qualche ridicolo trovato insegna a ben
vivere. Lat. Apologus, gi; m. g.
238 [r] Es favola; no es favola. Esser favola. Lat. Fabulosum esse. Non esser favola.
Fabulosum non esse.
Faolos, chà dela faola. Favoloso. Favolesco. Favolico. Tra questi favolosi, e
vani amori. Introdurre una favolesca opinione. Poi tocca la favolica offensio-
ne. Fabulosus a, m. Fabularis, re.
Invetiva. Invettiva. Poiché Beatrice ebbe finita la sua invettiva. Oratio invec-
tiva; vel obiurgatoria. Declamatio, onis.
588
Composiziò per ol matrimoni de vergù. Componimento nuziale a onore
delle nozze altrui. Compositio epithalamica.
Esortatif. Esortatorio; esortativo. Lat. Hortatorius, a, m. Suasorius, a, m.
Oraziò funebre, o in mort de vergù. Orazione, o aringa funerale. Funebris
laudatio.
Esortaziò. Esortazione. Lat. Hortatus, us. Exhortatio, nis. Adhortatio, nis.
Adhortamen, inis; n. g.
Oraziò per esortà. Orazione esortativa, esortatoria, d’esortazione. Paraemetica
oratio vel oratio hortativa.
Oraziò per desuadì. Orazione dissuasiva, a dissuadere, per dissuadere. Oratio
dissuasoria.
Oraziò da ralegras con vergù. Orazione di congratulazione. Oratio gratula-
toria.
Dialog. Bota e resposta. Dialogo. Scrittura, dove s’introducono più persone a
discorrere per una domanda, e di risposta. Dialogus, i; m. g.
Dì contra, provà contra. Fà zò i resò dol aversare. Confutare, riprovare.
Confutandolo tu per la tua, o per l’altrui risponsione. L. Confutare.
Redarguere coarguere.
Ol fà zò i resò dol aversari; ol provà in contrari. Confutazione. Contraria
prova. Riprovazione. Confutatio.
Che fà zò i resò di aversari. Confutatorio; atto a riprovare, e che riprova. La
seconda narratoria e supplicatoria, la terza confutatoria. Confutatorius, a, m.
Fà di digresiò. Digredere. Far digressione. Ma perché semo digressi assai.
Digredi.
Digresiò. Episodio. Digressione. Tralasciamento del filo principale della nar-
razione per intraporvi altra cosa. Digressio. Episodium, ii.
238 [v] Che fà di digresiò. Digressivo, che ha in se, o fa digressione. Lo modo del
trattare è poetico, fittivo, descrittivo, digressivo. Digressivus.
Andà fò de proposit, fò dol argument. Uscire del proposto, del soggetto, del-
l’argomento. A proposito aberrare.
Proposiziò. Assunt da dì, o da provà. Tema. Argument dol discors. Proposi-
zione. Tema. Io dubito, che io non avessi gran pezza penato a trovare tema da ra-
gionare. Propositio. Argumentum. Proposta, quel, che si propone per trattare.
Argumentum.
Confirmaziò. Confermazione. Confermamento. Prova. Confermamento è
quando parlatore dice buoni argomenti, che accrescono autorità e fermezza a
sua cosa. Confirmatio, onis.
589
Amplificaziò. Amplificazione, l’amplificare. Nella terza amplificazione del-
l’autore etc. Amplificatio, onis.
Epilogo. Ristret dol descors. Epilogo, breve ricapitolazione delle cose dette.
Epilogus, gi; m. g. Peroratio, onis. Conclusio. Orationis exitus, vel terminus,
vel orationis pars extrema.
Epilogà; resumì brevemet quel che s’ha dig. Epilogare. Riepilogare. Fare
epilogo. Perorare. Epilogo perstringere.
Emblema. Emblema, figura d’uno, o più corpi messi insieme per esprimere
concetto diverso da quello, che apertamente si vede. Emblema, tis; n. g.
Emblematico. Lat. Emblematicus, a, m.
Zergo. Gergo. Parlare oscuro, e sotto metafora, o sia parlar furbesco usato, e
inteso da furbi, e da barattieri, come sarebbe dire Bracchi per Birri; ingegno-
sa per chiave; contrario per contadino; e non s’intende se non tra quelli che
n’hanno fatta osservazione, e son convenuti tra loro de’ significati.
Zifrera. Cifera, cifra. Scrittura non intesa, se non da coloro, tra i quali s’è con-
venuto del modo del comporla. Nota arbitraria, scriptoria vel scribendi late-
bra. Litterae singulariae.
Indivinel. Cosa bescosa. Enigma. Ribobolo. Enigma. Detto oscuro, che sotto
‘l velame delle parole nasconde senso allegorico. Che solveranno questo enig-
ma forte. Aenigma, tis; n. g. Indovinello, detto oscuro a fine di fare altrui indo-
590
vinare il suo sentimento. Griphous, i. Scirpus, i. Aenigmus, i. D’enigma.
Enigmatico. Lat. Aenigmaticus, a, m. Enigmaticamente. Con enigma. Lat.
Aenigmatice.
Parola, chà più sens, o significag. Equivoco. Addiet. Diciamo a quella voce che
serve a più cose, che in fra loro sono diverse d’essere. Equivocoso. Equivocus,
a, m vel ambiguus, a, m.
Equivoco. Equivocazione. Equivocamento. Scambiamento di nome. Quando lo
vocabolo è uno, e le significazioni sien varie, allora è equivocazione. Aequivoca-
tio; f. g. In nostro proposito per equivocatione de motti. Lat. Ambiguitas, tis.
Equivocà, o equiocà. Equivocare. È il dare a più cose uno stesso nome. Laborare
in aequivocis. Equivocando in si fatta lettura; pigliando lo vocabolo sotto varie
significazioni. Equivocare si dice anche a ogni scambiamento di parole. Parlare
equivoco. Aequivoce loqui; ambigue, ambiguo, perplexe loqui, vel dicere.
Con equivoco. Con più significag. Equivocamente. In modo equivoco. Equi-
voce. Ambigue. Equivoco. Avverb. Che parlavi equivoco, e coperto. Equivoce.
Ambigue.
Equioco. Equivocoso. Dubbio. Ambiguo. Pien d’equivochi. Aequivocus, a, m.
Dubius, a, m. Anceps. Numero di dizioni equivocose, oggi più comunemente
equivoche.
Parabola. Esempi. Parabola. Favellamento per similitudine. Onde nella parabola
dell’amico che va a domandare perseverantemente la notte tre pani. Parabola, ae.
Legoria. Misterio de parole. Allegoria. Concetto nascosto sotto velame di
parole, che vagliano letteralmente cosa diversa. Allegoria, ae.
Misteriosamet. Allegoricamente. Con allegoria. Allegorice.
Misterios in di parole. Allegorico, che contiene allegoria. Allegoricus, a, m.
Spiegà col misteri di parole. Allegorizzare. Dichiarare per allegoria. Sotto le
cui favole allegorizzando. Questa favola è anche allegorizzata in altro modo.
Allegoria explicare.
Proverbi. Proverbio. Breve, ed arguto detto ricevuto comunemente; che per lo
più sotto parlar figurato comprende avvenimenti attenenti al vivere umano.
Ogni proverbio è vero, ogni proverbio è provato. Proverbium. Adagium, ii.
Omne proverbium est probatum verbum.
591
Arguzia. Finezza. Arguzia; prontezza, è vivacità nello scrivere, e parlare.
Argutia, ae.
Prosa. Prosa. Favellare sciolto a distinzione de’ versi. Soluta oratio. Prosa, ae.
Chi scrif in prosa. Prosatore. Che scrive in prosa come han fatto molti poeti,
e prosatori. Scriptor prosarius.
Proferì la parola longa, o breve; o fala longa, o breve. Profferire la parola lun-
ga, o breve. Farla longa, o breve. Producere, aut corripere verbum in dicendo.
239 [v] Egloga. Ecloga; ragionamento, che alcuni fanno insieme. Lat. Ecloga, gae. Ser-
motinatio, sive colloquium, ii.
Fas corona poeta. Poetarsi. Pigliar le insegne di poeta. Visse in isperanza di ritor-
nare in Fiorenza, e di poetarsi in fare Giovanni. Insigniis poesis se decorare.
Mester dol poeta, arte de la poesia. Poetria. Poetica. Orazio nella poetica. Sì
come disse Orazio nel principio della poetria. Poetica, ae.
592
Composiziò poetica. Composizione poetica. Poeteria. E con belle, e nuove
figure, e comparazion e poeterie. Poetica compositio.
Poema. Poema. Si dice solo a quella poetica imitazione, che stia da se; e abbia
alcuna lunghezza. Poema, tis; n. g.
Vers. Verso. Membro di scrittura poetica sotto certa misura di piedi, e sillabe.
Le donne già gli furon cagione di compor mille versi. Carme; è vocabolo poe-
tico. Versus, us. Carmen, nis. Metrum, i.
Mudà vers; o stil. Mutar verso. Mutare stile. Piansi, e cantai, non sò più mutar
verso.
Fà di vers. Versificare. Compor versi. Indarno qui la mia penna versifica. Ver-
sus facere. Versificare.
Respond per i rime. Rispondere alle rime, cioè rispondere a quanto occorre,
e in maniera, che l’ non resti soprafatto.
Cha rima. Rimat. Co’ la rima. Rimato. Con rima, in versi, che rimano. La
rima, e lo rimato è lo numero regolato. Rithmicus, a, m.
593
Fag in rima. Componit in rima. Composto in rima. Rimato. Rithmicus, a, m.
Otava rima. Stanza, o ottava. Spezie di poesia atta all’eroico d’otto versi
d’undici sillabe con la rima corrispondente ne sei primi versi di caffo in caffo,
e di pari in pari, e gli ultimi due s’hanno a corrisponder di rima anch’eglino, e
chiamansi chiave. Octosticus, i.
Ultim dò vers del otava. Chiave. Chiamansi chiave, perché serrano il concetto.
Canzò de ses strofe. Sestina. Canzone lirica di sei stanze per lo più, e ogni
stanza di sei versi tutti di undici sillabe col ritornello a coda solo di tre versi,
e tutte l’ultime parole de versi sono le medesime che l’ultime di que’ della
prima stanza.
Canzò. Canzoneta. Canzone, poesia lirica di più stanze, che servono il mede-
simo ordine di rime, che la primiera. Ode; vel cantilena, ae. Canzonetta.
Cantivacula, ae; f. g.
Cant, o cantic. Cantica. Numero determinto di canti, cioè libri, o espresso con
voci d’allegrezza. Canticum, ci; n. g. Cantico. In quel gaudioso cantico ringra-
ziò Dio, e profetando fece una stanza, e disse: quia respexit. Canticum, i.
Canzò ches canta in dol balà. Ballata; poesia, canzone, che si canta ballan-
do. A far delle canzoni, de sonetti, e delle ballate. Canto saltatoria. Saltantium
carmen.
594
Chi fa di elegie. Componitor d’elegie. Lat. Elegiographus, phi; m. g.
Elegia. Elegia. Poesia di cosa mirabile. Questi meste elegie, quel versi lieti
canta. Elegia, ae. Elegietta, elegia piccola. Lat. Elegidium, ii; n. g.
Cant in vers per quac vitoria auda. Canto; o carme per avuta vittoria.
Epicinium, ii.
Cant per u’ mort, ch’è sover tera. Canto funerale per un defunto non anco-
ra seppellito. Epicedium. Nenia, ae vel nenia, arum.
Imno. Inno. Canzonetta, o come si dice volgarmente Lauda, nella quale si lodi
qualche Deità, o qualche Santo. Hymnus. Inno tanto è a dire quanto loda
d’Iddio. L’inno, che quella gente allor cantava.
Cant. Canto; arte di poema, altrimenti, libro. Di nuova pena mi convien far
versi, e dar maniera al ventesimo canto. Liber poematis.
Aa. Ai. Ah. Ahi. S’usano per esprimere diversi affetti, e nell’esprimerli sem-
pre diversifica il suono. Ah. Pró. O. Vah. Hei. Pape, et similia.
A per esclamà. Ah in segno d’esclamazione. Ah fiera compagnia; e si chiama
interiezione esclamativa. Lat. O.
A per dulis. Ahi in segno di dolersi. Ahi lassa me. Ah quanti passi per la selva
per di. Lat. Ah. Pro. O. hei. Hui; e hoi. Quella voce che si manda fuor per qual-
che dolore. Alto sospir, che ‘l duolo strinse in hui miser fuor prima etc.
A per svilà vergù. Ahi, o ah in segno di svillaneggiare alcuno. Ah malvagia
femmina. Ah serva Italia.
A per pregà. Ahi in segno di pregare. Ahi mercè per Dio, non voler divenir
micidiale di chi mai non t’offese.
A per minacia cridando. Ah in segno di gridar minacciando. Ah traditori voi
siete morti.
A per minazà. Ah in segno di minacciare. Ah s’io piglio un bastone.
A per suspirà. Ah in segno di sospirare. Ahi crudo amor.
A per sgarà, o superà vergù in la gara che s’ha. Ah in segno di sgarare. Ah
pur ci venisti.
595
A per maraveias. Ah in segno di maravigliarsi. Ah si si ella è dessa. Lat. Ah.
Pro. O. Vah.
A per colera. Ah in segno di sdegno. Ah briccon pur lo facesti. Lat. Ah. Pro. O.
A per desiderá. Ah in segno di desiderare. Ah stavesi un ch’io. Vò dir io. Ah. Ohi.
A per reprend. Ah in segno di riprendere. Ah vuoi tu far una cosa, come cote-
sta? Ah.
A per sbefà. Ah per beffare pronunziato con prestezza. Ah. Ah. Ah.
A per dolor. Oimè. Ahime voce di dolore, e compassione. Ahime, che piaghe
vidi ne’ lor membri. Hei mihi.
E per esclamà. Deh interiezione talora esclamativa. Deh perché non prendo
io del piacere, quand’io ne posso avere? Vah. Pro.
E per rimproverà. Deh talora garritiva. Deh andate, andate; o fanno i preti
così fatte cose?
E per significà mediocrità; ixì ixì. Eh pronunziata lunga, come se fosser due
ee con l’aspirazione, o per denotar mediocrità. La tal cosa come fu buona?
Eeh, cioè così mediocremente mezzanamente. Sic satis mediocriter.
596
O per fas maraveia. O espressione di maraviglia. O Signor mio, questa che
novità è sta notte.
O per dolor, o pover mi, o poveret lú. O di dolore. O povero a me; o sciagu-
rato a me, o povero a lui.
O per spaventà. O di spaurire. Fattosi alquanto a quelle vicino gridò: oo. Per
lo qual grido etc.
597
Logica. Loica, o logica, arte, onde s’apprendono i modi del disputare per
discernere il vero dal falso. Ars disputandi. Dialectica, cae.
Logich. Loico, che fa loica, o s’à loica. Egli un de migliori loici, che avesse il
mondo. Dialecticus, i.
De logica. Loicale. Di loica. Quello, che seguitasse per buon argomento nelle
regole loicali. Dialecticus.
Silogismo. Sillogismo; discorso, nel quale in virtù d’alcune cose poste, e spe-
cificate ordinatamente ne seguita qualch’altra cosa. Sillogismo è argomento,
che fa fede della dubbiosa cosa. Syllogismus, i. Ratiocinatio.
598
Fà di silogismi. Sillogizzare. Far sillogismi. Anziché sillogizzino hanno con-
chiuso. Syllogismos conficere.
Descor per via de resò. Raziocinare. Il raziocinar, che voi fate, si forma in sù
l’apprensiva. Ratiocinari.
Sofisticat; fag sofistich. Sofisticato. Cessino le parole, e gli atti sofisticati. Sophi-
sticus, a, m. Tutte a modo d’alchimia, tutte sofisticate, che paiono, e non sono.
Andà sul sutil, o sutià l’inzign. Sottilizzare. Aguzzar lo ‘ngegno per inventare.
Ma ancor sottilizzando in chi erano, ed esaminano, e speculano. Subtiliter agere.
599
Speculativa. Speculativa. Virtù, e potenza di speculare.
Speculatif. Teorico. Così il pratico, come il teorico usa gli ufizi dello ‘ntellet-
to. Theoricus.
600
Sens spiritual, che significa i cose alte dol paradis. Senso anagogico. Sensus
anagogicus.
Solevaziò dol penser a Dio. Anagogia. Atto, che si lieva volontariamente nel-
l’anima innamorata inverso Dio. Anagogia, ae.
601
243 [r] Definìt. Diffinire; fare la diffinizione spiegando l’essenza della cosa; o sua
natura. Definire.
602
morta in quella, che si favella. La qual lettera facemmo volgarizzare a verbo,
che era in latino. A volerla bene volgarizzare converrebbe, che l’autore fosse
molto sofficiente. Vertere.
Critich. Censore. Critico; che giudica l’opre altrui. Criticus. Iudex alieni operis.
Desbutà pro, e contra. Disputare in favore, o dar favore di che che sia. Lat.
In contrarias partes disputare.
603
maestro, il quale d’uomini grossi fece così sottili, e astuti disputatori, e disce-
poli. Contradictor. Disputator. Disputans. Disceptator, ris; m. g. Disputatrice.
Lat. Disputatrix, cis.
604
Facil a ‘mparà. Docile. Atto ad apprendere, che agevolmente apprende gl’in-
segnamenti. Insegnevole; atto ad imprendere insegnamento. Che mi dia cuore
insegnevole. Docilis.
244 [r] Document. Documento. Lat. Documentum, i.
Lector, che lez in di scule. Leggente. Professore, che legge in studio, o in altra
accademia. Reggente di studio. Lettore. Lector. Profector. Magister. Doctor.
Praeceptor.
605
Licenziat. Dotto senza titolo del dottoramento. Doctor renunciatus, vel desi-
gnatus.
606
Scùla. Scuola per adunanza di scolari, o d’uomini scienziati. Coetus doctorum.
Dot, chi ghen sà. Dotto. Scienziato. Ma dopo se fa le persone dotte. Doctus.
Eruditus.
Dot in grech; che sà dol grech. Dotto in greco. Lat. Graece doctus.
Dotorà; fà dotor. Dottorare. Annoverare uno nel numero de’ dottori. In doc-
torum numerum adscribere; doctrinae insignibus decorare, aliquem doctri-
nae laurea donare. Doctoris gradu aliquem cohonestare, vel inter doctores
referre aliquem.
Dotorat. Dottorato. Il dí di Calendi Maggio detto anno dottorato un suo figliulo.
Doctrinae insignibus, vel laurea donatus, vel decoratus; inter doctores relatus.
Dotor. Dottore, che insegna, o che è stato onorato delle insegne del dottorato.
Doctor.
Chi ghen sà tant; o mezanamet. Molto dotto. Lat. Perdoctus, a, m. Mezzo
dotto. Lat. Semidoctus, a, m.
Dotrinà vergù. Dottrinare. Ammaestrare, insegnare dottrina. O mi volete dot-
trinare, cioè far il maetro; darmi ad intendere. Erudire. Persuadere.
Chi ghen sà. Dottrinato; che ha dottrina. Doctus. Eruditus, a, m.
Ol savighen, dotrina. Dottrina. Scienza. Sapere. Doctrina, ae vel scientia, ae.
Chi sà. Sapient. Sapiente. Saputo. Savio, di sapere. Tu se’ molto saputo.
Sapiens, tis. Saputo. Sono alcuni, che studiano per sapere, e questo studio è
curiosità; alcuni per esser saputi, cioè nominati, e laudati, e questa è vanità.
Con savighen, o col savil, o che i lo siva. Saputamente; con sapere; sciente-
mente. Perché quelli lo fecero saputamente, e questi ignorantemente. Scienter.
Chi sà. Scienziato, scientifico, che ha scienza, d’acuto ingegno. Non mica
idiota, ne materiale, ma scienziato. Sapiens. Doctus.
Chi ‘ntend. Saggio. Savio. Intendente, che ha saviezza. Doctor. Magister, i.
Sapevole. E tu sapevole di quello, che ha a venire. Sciens. Intendente, che sà.
Intelligens. Doctus.
Sapientisim. Sapientissimo. Fu l’uno de sette sapientissimi. Savissimo. Sapien-
tissimus.
Sapienza. Sapienza, scienzia, che contempla la cagione di tutte le cose.
Sapientia, ae.
Saviamet. Sapientemente. Saviamemte. Savissimamente. Sapienter. Sapien-
tissime.
Scienza. Scienzia. Notizia certe di che che sia dipendente da vera cognizione
de suoi principii. Grandissimo savio in molte scienzie. Scientia, ae.
607
Savì. Sapere. Aver certa cognizione di una cosa, per via di ragione. Scire.
No’ savit, no’ intis ignorat. Ignorato. Fortuna è una scienza ignorata.
Incognitus. Ignoratus.
Ignorant. Ignorante. Idiota. Non letterato. Fossero perfetti nel decreto, quan-
tunque idioti. Idiota. Illiteratus. Taccia il volgo ignorante. Ignarus. Ignorante,
privo di sapere.
245 [r] Ignoranza. Ignoranza. Mancanza di sapere. Idiotaggine. Ignoranza di lettera-
tura. Literarum ignorantia. Inscitia, ae. Ignorantia, ae.
Ufizi dol rezidor. Rettoria. Governo. Ufizio del Reggitore. Regimen, inis.
Gener. Genere, grado metafisico, che abbraccia più specie. Lat. Genus, ris; n. g.
Fisica. Fisica. Scienza della natura delle cose. La seconda si è fisica, la quale
c’insegna a provare, che le parole, che l’uomo dice son vere, e che le cose sono
608
in se com’el dice, per diritta ragione, e per veri argomenti. Lat. Physiologia,
ae; f. g. Physica, ae; f. g. Scientia physica.
Stronomia. Astronomia. Scienza che tratta del corso dei cieli, e delle stelle, di
conoscere gli astri e i lor movimenti. Astronomia, ae. Rerum caelestium scientia.
609
De stela. Stellare; di stella. Cambio e la vita presta degli stellari corsi. Stellaris.
Numer di stele infinit, senza romen. Numero delle stelle infinito. Innumera-
bilis stellarum multitudo.
Stele più grandi di otre. Stelle di prima grandezza. Stellae primae magnitudinis.
Cors di stele. Movimento, o corso delle stelle. Motus, vel cursus stellarum.
Pianet. Pianeto, o pianeta. Stella errante. Vedi, come da indi si dirama l’obblico
cerchio, che i pianeti porta. La pianeta di Saturno, e di Marte in quell’anno s’era-
no congiunte due volte (in genere femminino oggi non s’usa). Planeta, ae.
Stela. In catif punt. Astro. Stella, e figura celeste. In duro astro, cioè in tristo
punto. Astrum, i.
Polo, o polech intoren al qual al gira i stele. Polo. Poli son due punti termini
dell’asse, intorno a qua’ si volgono le sfere. Or vedi insieme l’uno, e l’altro polo.
Polus, i. Vertex, cis. Polo de settentrione si chiama Artico. Septentrionalis arti-
cus. Polo del mezzo dì si chiama Antartico. Meridionalis antarticus.
Sfera. Spera. Tutto l’aggregato de’ globi celesti. Sphaera, ae. Orbis, is.
610
246 [r] Costelaziò. Ca’ dol sol. Costellazioni. Sydera.
Dodes costelaziò, o ca’ dol sol, dovel và ogni an. Dodici costellazioni, che ‘l
sole trascorre tutte ogni anno. Duodecim sydera, quae omnia sol perlustrat
singulis annis.
Sol. Sole. Pianeta, che illumina il mondo. Sole è detto quasi solo lucente,
perocchè è fonte di tutto ‘l lume, per lo cui raggiamento le parti sotto, e quel-
le di sopra s’alluminano. Sol, lis.
La balanza. Libra; uno de segni de zodiaco. Libra, ae.
Ol scripiò. Scorpione. Segno celeste. E come si può vedere al suo ascenden-
te, pare, che fosse il segno dello Scorpione. Scorpio, nis.
Ol saeter, che friza. Sagittario, uno delli dodici segni. Lo pianeta di Marte si
trovò nel segno del Saggittario. Sagittarius, ii.
Ol cavró coi coregn. Capricorno. Segno celeste. Di mezzo ‘l ciel cacciato il
Capricorno. Capricornus.
Quel che spand l’aqua. Aquario. Segno del Zodiaco. Si trovò nel segno
dell’Acquario casa di Saturno. Aquarius, ii. Signum aquarii.
I pes. Pesci. Non avrà albergo il Sole in Tauro, o in Pesce. Pisces.
L’agnelot, ol pegorò. Ariete, il primo de dodici segni del Zodiaco. Presero
l’ascendente del segno dell’Ariete. Aries, tis.
Ol tor. Tauro. Quando ‘l pianeta, che distingue l’ore. Ad albergar col Tauro si
ritorna. Taurus, i.
I zumei. Gemini. Gemelli. Volgendom’ io con gli eterni Gemelli, cioè segno
di Gemini. Gemini.
Ol gambar. Cancro. N’apparve un’altra nella region del segno del Cancro,
chiamata rosa. Cancer, ri.
Ol leò. Leone. Il suo apparimento fu a noi all’uscita del Cancro, ed alcuni dis-
sono, ch’ella entrò nel Leone. Leo, nis.
La vergin. Vergine. Virgo, inis.
Circond, dove sta i dodis segn dol ciel. Zodiaco; fascia circolare nell’ottava
sfera, ove sono costituiti da gli Astronomi dodici segni celesti. E questo s’inten-
de nelle figure, e nelle stelle, che son nel cerchio de segni, che si chiama Zodiaco.
Costelaziò dol setentriò. Costellazioni settentrionali. Sydera ad septentrionem.
L’orsa minor. Orsa minore. Helice.
L’orsa magior. Orsa maggiore. Orsa maggiore, e orsa minore quelle due
costellazioni, che sono vicine al Polo Artico. Cynosura, ae.
611
Drago. Dragone. Draco.
Boot fiùl de Giove. Boote. Con quattro stelle nella mano destra. Bootes.
Artophilax.
Oriò. Orione. Bordone si chiamano le cinque stelle; una della spalla, una del
calcagno, e tre della cintola d’Orione.
612
Pò. Po. Eridanus, i.
613
Pianeg al numer de set in tut. Pianeti sette in tutto. Planetae omnino septem.
Sol de tug ol più grand. Sole il pianeta più grande di tutti. Maximus omnium sol.
Giove drè al sol. Giove pianeta più grande dopo il Sole. Iupiter a sole.
Saturno l’è più grand de la Tera nonantauna vulta. Saturno è più grande
della Terra novantauna volta. Saturnus nonagies et semel maior quam Terra.
Marte l’è ugual a la Tera. Marte è uguale alla Terra. Mars aequat terram
magnitudine.
Sol più grand de la Tera cent e sesanta vulte. Sole è maggiore della Terra
cento, e sessanta volte. Sol centies sexagies terra maior.
Luna manch de la Tera trentanuf vulte. Luna minore della suddetta trenta-
nove volte. Luna tricies novies minor quam terra.
I stele de prima grandeza iè più grandi de tug i oter pianeg; ecetuat ol sol,
ch’è magior de lor. Le stelle di prima grandezza son maggiori di tutti gli altri
pianeti; machè ‘l sole maggiore di esse loro. Stellae primae magnitudinis
maiores sunt omnibus aliis planetiis excepto Sole.
614
Ol Sol soura la tera l’è u’ migliò e cento mile leghe. Il Sole è sopra la terra
un millione e cento mila leghe. Sol elatus e Terra est undecies centenis leuca-
rum millibus.
Giove ot migliò de leghe. Giove otto millioni di leghe. Iupiter altus est octo
millionibus leucarum.
Mercurio cent, e sesanta set mile leghe. Mercurio cento, e sessanta sette
mila. Mercurius centum et sexaginta septem millibus.
Venere sesanta quater mile. Venere sessanta quattro mila. Venus sexaginta
quatuor millibus.
Lega, cioè quater mia. Lega. Lega è misura, che è per quattro miglia. Leuca
idest quatuor milliaria.
Eclis. Eclissi. Lat. Eclipsis, is; f. g. Defectus, us. Defectio, nis; f. g. Deliquium, ii.
Eclis dol Sol. Eclissi del Sole per l’opposizione della Luna tra ‘l Sole e la Terra.
Solis defectus propter Lunam interpositam inter ipsum solem, et terram.
Eclis de la Luna. Eclissi della Luna per la fraposizione della terra tra la Luna e
il Sole. Defectio Lunae propter terram interiectam inter ipsam Lunam, et Solem.
Eclis dol Sol, e de la Luna. Eclissi, o eclissa del Sole, e della Luna. Defectus,
vel defectio, seu eclipses Solis et Lune.
Fas l’eclis. Farsi l’eclissi. Defectum fieri. Sole eclissato. Sol deficiens, vel
laborans. Luna eclissata. Luna deficiens, vel laborans.
Eclis di oter pianeg. Eclissi de gli altri pianeti. Defectus aliorum planetarum.
Eclisas. Fal l’eclis. Eclissare. L’oscurare del Sole e della Luna. Deficere.
Eclipsim pati.
Strissa, chè in dol mez de la fassa, dove stà i dodes segn dol ciel. Eclittica.
Linea, che è nel mezzo del Zodiaco. Salvo che il Sole, che và per lo diritto
mezzo per la linea eclittica. Ecliptica, ae.
Fassa per divid; e scompartì i situaziò dol mond. Zona, una di quelle cin-
que fascie, che dividono i meridiani angoli retti costituiti per dividere, e scom-
partire i siti del mondo. Inverso il meriggio presso la torrida zona. Zona, ae.
615
Moto, o cors di pianeg. Moto, o corso dei pianeti. Planetarum motus.
248 [r] Ol sol in d’un ora al fà dusent setanta cinqu mile leghe. La luna des mile.
Il Sole in un ora fa duecento settanta mila leghe, e la luna diecimila. Sol intra
horam ducenta septuaginta quinque leucarum millia conficit; Luna vero
decem millia.
Eclis dol Sol, e de la Luna più visibii di oter pianeti. Eclissi del Sole, e della
Luna più riguardevoli di quelle de’ gli altri pianeti. Eclipses Solis et Lunae
omnium aliorum planetarum maxime spectabiles.
Strissa, che và da u’ co’ all’oter dol ciel, cioè dà la part dol setentriò a la
part dol mez dì. Asse, termine matematico, cioè quella linea, che noi imma-
giniamo avere l’un capo nel cielo settentrionale, l’altro nell’australe. Perocchè
quelle stelle nell’asse fisse, ed in se rivolte costituiscono quel segno, che è
detto di sopra Orsa minore. Axis, is.
Linea equinozial. Circond, che fà la sfera divisa in dò parg uguali, e con
ugual distanza fra u’ pol, e l’oter; dig equador, perché quand’ ol Sol al gha
pasa sot l’inguala ol dì co’ la nog e la nog col dì. Equinoziale. Equatore.
Cerchio celeste, che divide la sfera in due parti eguali equidistantemente da
due poli artico, e antartico, detto così, perché quando il Sole passa sotto que-
sto cerchio i giorni si pareggiano con le notti. Che ‘l mezzo cerchio del moto
superno, che si chiama equatore. Equator, ris.
Equinozio. Tep che la nog e ‘l dì ie uguai ne l’è u’ più longh doll’oter. Equino-
zio di primavera. Aequinoctium vernum. D’autunno. Aequinoctium autumnale.
Equinozio. Aguaglianza del giorno, e della notte, che è quando il Sole passa sotto
l’equinoziale. Era nella stagion, che l’equinozio fa vincitore il giorno. Aequino-
ctium, ii; n. g. Nox diei aequata. Aequidium, ii. Aequidies, ei. Dies noctis aequatus.
616
Ol più bas dol ciel, contrari a’ la cima. Nadir, il punto opposto. Caelestis
globi depressius punctum.
Orizont. Orizzonte. Linea, o cerchio celeste, che divide l’uno, e l’altro emi-
sperio, e termina la nostra vista. Orizzonte è lo cerchio, che termina il nostro
emisperio da quel di sotto, dal quale in sù possiam vedere lo cielo, e da indi in
giù no. Horizon.
248 [v] La mità dol mond, che’s puùl vedi. Emisperio. La metà della macchina mon-
diale terminata dall’orizzonte. Emisperio tanto è a dire quanto mezza spera.
Emisperio è il mezzo d’un tondo, e per lo cielo ha due emisperi, l’uno sopra il
capo nostro, e l’altro di sotto opposto a questo, e tra l’uno, e l’altro è una linea,
che si chiama orizzonte, la qual termina la nostra vista che da indi in giù non pos-
siam vedere. Emisphaerium, ii; n. g. vel pars aequa mundi, vel mundi dimidium.
Che no’ stà soura ol medem centr. Eccentrico, che non è sopra l’ medesimo
centro. Eccentricus, a, m.
Ciqu sort de costelaziò favorevoi, che si scambia coi pianeg. Cinque aspet-
ti d’astri favorevoli, e scambievoli tra i pianeti. Quinque syderum, vel piane-
tarum aspectus.
617
Triangol ol terz. Triangolare il terzo. Trigonus tertius.
Influit. Influsso. Ma sono delle forme, secondo che influsse sono. Infusus, a, m.
Influs di oter pianeg ora bó, ora catif. Influssi degli altri tre pianeti ora
buoni, ora cattivi sono. Influxus caeterorum varii, et ancipites sunt.
Tra i pianeg ac n’è chis fà, chi nos confà tra de lor. Tra pianeti v’è dell’ami-
stà, e della nemistade. Inter planetas intercedit amicitia, et odium.
Tug i pianeg ie amis de Giove excetuat Marte. Tutti li pianeti sono amici di
Giove, eccetto che Marte. Iupiter amatur ab omnibus aliis praeter unum Martem.
Vener solmet l’è amiga de Marte. Venere sola è amica di Marte. A sola
Venere Mars amatur.
Ol Sol l’è amat da Giove, Vener, e Saturno, e l’ha per sò contrari Mercuri, e
Marte. Amici del Sole sono Giove, Venere e Saturno, e di lui nemici sono Mercu-
rio, e Marte. A Iove, Venere, et Saturno amatur Sol, non item a Mercurio, et Marte.
Cà dol ciel. Case del cielo. Gli astrolaghi dividono il cielo in dodici parti
eguali da loro chiamate Case. Caeli domicilia; vel domus. Secant astrologi in
duodenas partes univaersum caeli ambitum quas vocant domos.
618
Ca’ de la vita. Casa della vita. Domus vitae.
Tute fandonie ie queste che dis i strolech. Tutte ciuffole sono queste, de
incantatori, indovini, e astrolaghi. Omnia haec superius dicta gerrae, et nugae
sunt astrologorum.
249 [v] Mester da reloi. Arte da fare gli orologi, o oriuoli. Horolographia, ae. Arte di
fare oriuoli a sole. L. Gnomonice, ces; f. g.
Reloi da so’, coi rude. Oriuolo a suono. Machinale horologium; vel rotale.
Reloi col flus de quac vergot; cioè d’aqua o de polverì, o d’arzent vif.
619
Oriuolo col flusso delle parti d’alcuni corpi. Horologium rotans horas fluxu par-
tium alicuius corporis; videlicet fluxu vel acquae aut arenae, aut argenti vivi etc.
Reloi da sol, ches porta ados dig quadrant. Quadrante; oriuolo a sole.
Quadrans horarius.
Svegliarì. Sveglia quella squilla degli oriuoli di camera che fa strepito all’ora
determinata. Lat. Horologium excitatorium.
Partg d’u’ reloi da rúda. Parti d’un oriuolo da ruota. Horologii rotati partes.
Rúda che fà muf ol stil dol reloi. Ruota, che fa muovere lo stilo dell’oriuolo.
Rota horaria.
620
Stil o verga de’ reloi da sol. Stilo, o verga d’oriuolo da sole. Gnomon, onis;
m. g. Sclotherum, ri; n. g.
Stil dol reloi quadrant. Stilo; ago, verga, e calamita di quadrante. Acus
magnete illita.
250 [r] Aritmetica. Arismetica. Quella non si può avere senza arismetica, e geome-
tria. Abbaco; arte di far le ragioni, e i conti. I garzoni, che stavano ad appren-
der l’abbaco, e algorismo in sei scuole e sappia altresì l’abbaco, e sue figure,
e moltiplicare, e come si parte un conto con un altro. Arithmetica, ae.
Algorismo si dice ancora.
U per. Una coppia. Paio, o paro. Lat. Pars, ris; n. g. Singula u. g. Ovorum paria.
Do. Due. Duo. Lat. Duo. Per abbaco 2, per numero Romano II.
Tri. Tre. Tres. Tria. Per abbaco 3, per numero Romano III.
Quater. Quattro. Quatuor. Per abbaco 4, per numero Romano IV.
Ciqu. Cinque. Quinque. Per etc. 5, per n° R. V.
Ses. Sei. Sex. Per etc. 6, per n° R. VI.
Set. Sette. Septem. Per etc. 7, per n° R. VII.
Ot. Otto. Octo. Per etc. 8, per n° R. VIII.
Nuf. Nove. Novem. Per etc. 9, per n° R. IX.
Des. Diece. Decem, vel deni, nae, na. Per etc. 10, per n° R. X.
Undes. Undici. Undecim. Per etc. 11, per n° R. XI.
Dodes. Dodici. Duodecim. Per etc. 12, per n° R. XII.
621
Tredes. Tredici. Tredecim. Per etc. 13, per n° R. XIII.
Vintù. Vent uno. Viginti unus, vel unus et viginti. Per etc. 21, per n° R. XXI.
Vinti do. Venti due. Viginti duo. Per etc. 22, per n° R. XXII.
Vinti tri. Ventitrè. Viginti tres, vel tres et viginti. Per etc. 23, per n° R. XXIII.
E ixi di oter numer, de la medema sort. E così degli altri numeri della mede-
sima sorta. Et sic de reliquis numeris eiusdem generis.
250 [v] Trenta. Trenta. Triginta. Per abbaco 30, per n° Romano XXX.
622
Otcent. Ottocento. Octingenti, ae, a. 800, per n° R. DCCC.
Domile, o domiglia. Duemila. Bis mille, vel duo millia. p. etc. 2000, per n° R. IIM.
Trimile. Trimiglia. Tremila. Ter mille, vel tria millia. p. etc. 3000, per n° R. IIIM.
Ciqu mile, ciqu miglia. Cinquemila. Quinquies mille. 5000, per n° R. VM.
Ses mile, ses miglia. Sei mila. Sexties mille. 6000, per n° R. VIM.
Set mile, o set miglia. Sette mila. Septies mille. 7000, per n° R. VIIM.
Nuf mile, nuf miglia. Nove mila. Novies mille. 9000, per n° R. IXM.
Des mile, des miglia. Diecie mila. Decies mille, vel decem millia. 10000, per
n° R. XM.
Undes mile, o miglia. Undici mila. Undecim millia. 11000, per n° R. XIM.
Dodes mile, o miglia. Dodici mila. Duodecim millia. 12000, per n° R. XIIM.
Vinti mile, o miglia. Venti mila, o milia. Viginti millia. 20000, per n° R. XXM.
Trenta mile, o miglia. Trenta mila o milia. Triginta millia. 30000, per n° R.
XXXM.
Cento mile. Cento mila. Mille volte cento. Centum millia, vel centies mille.
100000, per n° R. CM.
Dusento mile. Ducento mila, o milia. Ducenta millia. 200000, per n° R. CCM.
Miliò, des vulte cento mile. Millione, o diece volte cento mila. Decies cente-
na millia. 1000000.
Tri, quater, ciqu, ses, set, ot, nuf, des miliò. Tre, quattro, cinque, sei, sette,
623
otto, nove, dieci millioni. Tricies, quadragies, quinquagies, sexagies, septua-
gies, octagies, nonagies, centies centena millia. p. etc. 3000000, 4000000,
5000000, 6000000, 7000000, 8000000, 9000000, 10000000.
251 [r] Vinti miliò. Venti millioni. Ducenties centena millia. p. Abbaco. 20000000.
A tri a tri, o tri ‘nsem. A tre a tre. Tre insieme. Terni, ae, a.
Sedes insem, o sedes per vulta. Sedici insieme, o per volta. Senideni, ae, a.
624
Desdot insem. Diciotto per volta, insieme. Octenideni, ae, a.
A do mile per vulta. A due mila per volta. Bis milleni, ae, a.
A tri mile a trimile. A tre mila a tre mila. Ter milleni, ae, a.
A des mile a des mile. A dieci mila, a dieci mila. Deci milleni, ae, a.
A cento mile per vulta. A cento mila per volta. Centeni milleni, ae, a.
A miliò, a miliò insem. A millioni a millioni insieme. Deci centeni milleni, ae, a.
625
Des vulte al dì. Dieci volte il dì. Lat. Decies die.
626
Trenta vulte. Trenta volte. Tricies.
627
A do, a do, a per a per . A due a due; a coppia a coppia, due dopo due. E
tenendosi per mano a due a due. Bini.
628
Quarantesim. Quadragesimo. Quadragesimus.
629
Desina. Decina. Settanta nome numerale, che contiene sette decine.
Vintina. Ventina. Quantità numerata, che arriva alla somma de venti. Sessanta
uomini in tre ventine.
252 [v] Desina. Decina, quantità, o numero di dieci. Lat. Decas, dis; f. g.
Meza desina. Mezza decina. Lat. Pentas, dis vel semidecas, adis; vel semide-
cussis, is; m. g.
Sesantina. Sessantena.
Adverbii di numer che vè dai adiectif scrig de sora. Avverbi di numero deri-
vati dagli addiettivi soprascritti. Numerorum adverbia ab adiectivis supra-
scriptis derivata.
Primieramet. Primieramente. Prima. Primamente. Primo, vel primum.
Segondariamet. Secondariamente. Secondario. Secondamente. Secundo. Secun-
dum, vel secundo loco.
Per terz, o in terz lúch. Terzamente. Nel terzo luogo. Tertio, vel tertio loco.
La pruma vulta. La prima volta. Primum.
La segonda vulta. La seconda volta. Secundum.
La terza vulta. La terza volta. Tertium.
La quarta vulta. La quarta volta. Quartum.
E xì de man in mà. E così di mano in mano. Et sic deinceps.
E xì di oter. E così de gli altri. Et sic de caeteris.
Numer pér. Numer despér. Numero pari. Par. Caffo. Il primo caffo si è tre;
il primo pari si è quattro. Dispar. Impar. Caffo contrario di pari è numero, che
non si può dividere in due parti, eguali. Il numero settenario si compie per lo
primo pari, e per lo primo caffo.
630
D’ogni cent u’. D’ogni cento uno. Centesimus quisque.
Fà ‘l cúnt. Contare. Far conto. E volendo il nostro Comune contare con loro,
e pagarli di ciò che restassono avere però etc. Supputare rationem; vel putare
rationes. Villicus crebro cum domino rationes putet.
631
Cúnt. Conto. E fecegli domandar conto. Lat. Ratio, nis. Calculus, i. Fatto bene
il conto. Bene subducta ratione.
Tri via quater dodes; o quater via tri dodes. Tre via quattro, o quattro via
tre fan dodici. Ter quaterni conficiunt duodenos.
Divisibil, ches po’ divid. Divisibile, che si può dividere, e separare. Lat.
Dividuus, a, m.
Numer intrech o rog. Numeri interi, o sani, e rotti. Numeri integri, et fracti.
Rest. Resto. Restante. Avanzo. Residuo. Avendo ad aver di resto dal nostro
Comune al fin della guerra intorno di 25000 Fior d’oro. Reliquum.
Regola dol tri. Regola del tre. Regula aurea proportionum. Regula trium.
632
Regola de la rais quadra o de la cubica. Regola della radice quadra.
Quadratae, aut cubitae radicis investigatio.
Ottica trata dol rag drig. Ottica tratta del raggio diritto, o retto. Optica circa
radium directum versatur.
Catotrica dol rag che robat. Catoptrica tratta del raggio reflesso. Catoptrica
circa radium reflexum versatur.
Diotrica dol rag, ches romp. Dioptrica tratta del raggio refratto. Dioptrica
circa radium refractum versatur.
Rompimet. Refrazione. Per la refrazione de’ raggi del sole in essi. Refractio, onis.
633
Speg, ch’ingrandis, o spizinis trop. Specchio iperbolico. Speculum hyper-
bolicum.
Speg che taca fuch. Specchio che appicca fuoco. Speculum ustorium.
634
Es fó de cassa, fò de zudes. Esser fuori del bilico. Esse extra aequilibrium.
Ol no’ pend de la balanza più da una banda, che dal otra; stà in zudes.
Bilico, che non pende più da una parte, che da un’altra. Adequazione.
Contrapesamento. Libramentum, i. Aequilibrium, ii. Aequipondium, ii. Stare in
bilico. Neutro inclinare, nec propendere; aut praeponderare in neutram partem.
Asta de la balanza. Stilo della stadera, dove sono segnate l’oncie, e le libre.
Librile, is; n. g.
La part granda dela balanza che tira più. Stilo della stadera in quella parte,
dove sono segnati li punti, e le linee delle libre; e le croci de’ pesi.
254 [v] La part picena de la balanza, che tira manch. Stilo della stadera, in quella
parte dove sono segnati li punti delle oncie, e le linee delle quarte, e le croci
delle libre.
Trevers de la balanza da dove ‘l pend zò i scudele, o i piag. Stilo della bilan-
cia, dove pendono li piatti, o le scodelle. Iugum librae ex quo pendent lances.
Zudes de la balanza, o la lengueta, che sta tra cassa de la balanza. Lingua.
Ago, quel ferro della stadera appiccato allo stilo, che stando a piombo mostra
l’equilibrio. Examen, inis. Lingula, ae. Ma nella lingua della bilancia, nell’ap-
piccagnolo non ne ha niuna.
Picaia de la balanzina. Picciuolo della lancella. Appiccagnolo. Ansa libellae.
Manech de la balanza. Manico della bilancia. Ansa, ae.
Rampì de la balanza, o del pis. Uncini; ferri a rampo; rampini. Unci, orum.
Cadenele de la balanza. Catenelle della bilancia. Catenulae, arum.
Campiò. [...]
Taca da una quarta al otra; o da una lira all’otra. Linea, o croce frapposta
635
tra una libra, e l’altra, o un quarto di lira all’altro. Linea, vel crux. Interstitium
linearum librae ab alia, vel quadrantis librae ab alio quadrante.
Punt, che segna i unze. Punto, che segna le oncie. Unciarum punctum; vel nota.
Lireta de dodes onze. Libra di dodici oncie. Libra pondo unciarum duode-
cim. Li pondo g. n. indeclinabile; idest pondus duodecim unciarum.
Quart d’onza. Quarto d’oncia. Sicilicus, i; vel semunciae dimidium; vel semi-
cilicus, i; vel drachma, ae.
Sesta part d’un onza. Sesta parte d’un oncia. Sextula, ae.
Do onze. Due oncie. Sextans, tis, idest sexta pars librae seu assis uncias duo-
denas pendentis.
Tre onze. Tre oncie. Quadrans, sive quarta pars librae, vel truncium.
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Carobo. Carobo. Carobus, i.
Onza de march. Oncia di marco peso d’otto grossi. Bessis uncia pondis octo
semicilico.
Mna. Mna. Libra greca di dodici oncie, e mezza. Mna, ae. Attica libra.
Sesta part de lireta de dodes onze. Sesta parte di libra, cioè due oncie. Libra
sextans.
Do terz de lireta. Due terzi di libra. Bes, ssis, vel librae bes.
Tri quarg de lireta. Tre quarti di libra. Librae dodrans.
Una lireta, e meza. Una libra e mezza. Sesquilibra, ae.
Pis de cento lire. Peso di cento libre. Centipondium, ii; vel centumpondo.
Che pisa una lira. Che pesa una libra. Libralis, le, vel unius librae.
Che pisa do lire. Che pesa due libre. Bilibris, vel duarum librarum.
Che pisa trè lire. Che pesa tre libre. Trilibris, vel trium librarum.
Che pisa quater lire. Che pesa quattro libre. Quadrilibris, vel quatuor librarum.
Che pisa ciqu lire. Che pesa cinque libre. Quinquilibralis, le; vel quinque
librarum.
Che pisa cento lire. Che pesa cento libre. Centenarius, ii.
637
Lira de dodes onze. Libra di dodici oncie, e di novantasei dramme. As, assis.
Libra, ae vel mina, ae; quae conficitur duodecim unciis, vel ex nonagintasex
drachmis.
Drama. Dramma, peso di sessanta grani. Senz’esso non fermai peso di dram-
ma. Drachma, ae, vel dragma, ae; f. g.
638
Pisà co’ la balanza, e dall’alzas, e sbasas di só piag as vé ol pis giust di
quel, ches pisa. Pesare con la bilancia, e dall’alzamento, e abbassamento delle
coppe di lei si conosce il giusto peso di quel, che si pesa. Perpendere lancibus,
ex quarum depressione, vel elevatione iustum rei pondus depraehenditur.
Punt. Punto. Cosa indivisibile. Come sarebbe per trarre punti, o linee, o figu-
re. Punctum, i.
639
dirittura in un medesimo punto. Li raggi non fanno angolo alcuno, ma in se
medesimi si rifregano. Ivi fa il suo muro gomito, overo angolo. Angulus, i.
Cantonat, chà i cantò. Angolare; figura, che abbia angoli. Cantonuto. Angularis.
Linia, che divid per mez ol circond. Linea diametrale; o diametro, che divi-
de il cerchio per mezzo. Linea diametra.
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Cantò drig. Angolo retto, o diritto. Rectus.
Cantò moch, spontat. Angolo ottuso, l’opposto d’acuto; e nelli angoli l’ottu-
so è maggior del retto. Obtusus. Che come veggon le terrene menti. Non capi-
re in un triangolo due ottusi.
Cantò c’ha i linie marcade. Angolo di linee curve; curvilineare. Angulus cur-
vilineus.
Scalè. Figura, che fà trè bande, e i bande desuguali. Scaleno. È figura di tre
lati, e questi diseguali. Scalenus figura trilatera cum lateribus inaequalibus.
641
Superficia ovada. Superficia ovata. Lat. Ovata superficies.
Contoren dol circond, dovel finis. Circonferenza. Linea, che termina la figura
circolare. La terra diede per diverse parti della sua circonferenza allegri, e mani-
festi segni. L. Circumferentia, ae. Apsis, idis; f. g. Circulus, i. Orbis, is; m. g.
Fond dol circol, o pont i mez dol circol. Centro del circolo. Centrum circuli.
Divisiò per mez dol circol. Diametro di circolo. Diametros, i; f. g. Circuli vel
diameter, tri; f. g. vel diametrus, i; f. g. Linea che divide per mezzo la spera,
o cerchio. Diametiens, tis; f. g. Diametro della terra. Lat. Terrae axis, vel axis
terrestris.
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Triangol, c’ha i cantò tug tri drig. Triangolo rettangolo, che ha tutti gli ango-
li retti. Triangulus rectangulus, cuius sunt omnes anguli recti.
Figure senza regola, c’ha quater bande. Trapezie, figure di quattro lati, ma
irregolari. Trapezia, orum; idest figurae irregulares quadrilaterae.
Figura, c’ha quater bande, e che una contra l’otra lè in ugual distanza.
Paralellogramo; figura di quattro lati, che sono a rimpetto d’eguale distanza.
Paralellogramum, idest figura quadrilatera, cuius adversa letera sunt para-
lella. Figura quadra. L. Figura quadrata. Figura triangolare. Lat. Figura tri-
quetra. Figura tonda, o sferica. Lat. Figura rotunda.
Figure ferme, che stà, ol corp. Figure sode, o solide. Solidum, i, seu corpus.
Figura firma, ches contè sù i pià. Prisma; figura solida, che si contiene ne’ i
piani. Prisma, idest figura solida, quae planis continetur.
Bala; globo; corp tond per tug i vers, borela. Spera, globo, palla; corpo solido
con una sola superficie che ha un punto in mezzo di se, da cui tutte le linee trat-
te alla superficie sono eguali. Sphaera, vel circulus, aut orbis ex planis, vel glo-
bus, i; m. g. Spera una delle figure più grandi che in tutte l’arte di geometria si
può figurare e che più tosto si muove da ogni parte, perocchè è ritonda da ogni
capo, e linee che escono da punti d’ella si s’accordan con tutti nel punto di mezzo.
Chignul. Conio; figura solida compresa da due triangoli, e tre superficie qua-
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drilatere in una estremità, è sottile, e tagliente, in verso l’opposto va ingrossan-
do, onde ha forza di stringere, e penetrare, e fendere, quando cacciata innanzi
dalla parte sottile è percossa con forza dall’altra. Cuneus, ei, vel conus, i.
Di cubo. Cubico. Lat. Cubicus, a, m. Cubicamente a guisa di cubo. Lat.
Cubice, vel modo cubico.
Cubo. Cubo, figura solida di sei facce uguali, e quadrate. Cubus, i; m. g. vel
corpus quadratum.
Compas. Compasso, o sesta strumento geometrico, che forma cerchi, e circoli.
Circinus, i; m. g. Compasso dritto, o curvo. Lat. Circinus rectus, vel curvuus.
Compasà intoren. Compassare intorno. In orbem, vel orbiculatim circinare.
Ol compasà. Compassamento. Lat. Circinatio, nis; f. g.
Compasat. Compassato; fatto a compasso. Circinatus, a, m.
Fà u’ circond col compas. Fare un circolo col compasso. Orbem circino ducere.
Fag col compas. Fatto a compasso. Circino descriptus, vel dimensus, a, m.
258 [r] Mesure. Misure; l’instituto della geometria principalmente è l’insegnare a misu-
rare. Mensurae. Munus praecipuum geometriae est tradere metiendi artem.
Mesure de longheza, e de largheza. Mensurae longitudinum, ac latitudinum.
Misure d’intervallo; di longhezza, e di larghezza.
Mesura. Misura; misuranza; distinguimento di quantità determinato, e stru-
mento, col quale si distingue. Mensura, ae. Dimensione. L’anima è sustanzia
spirituale, la quale non hae dimensione. Dimensio, onis.
Ol mesurà. Misuramento, il misurare. Dimensio, onis.
Con mesura. Misuratamente, con misura, a misura.
Mesurà. Misurare; cercar con misura quanta sia la cosa che si misura. Sicome
il geometra, cioè ‘l misuratore, quando vuol misurare la circonferenza d’alcun
circolo. Metiri. Commisurare. Commensurare. Commetiri.
Mesurador, che mesura. Misuratore, che misura. Misuratore di terreno.
Mensor, oris. Metator. Decempedator.
Ches púl mesurà. Misurevole; misurabile, che si può misurare. Mensurabilis.
C’ha mesura. Dimensionato; che ha dimensione. Dimensionis particeps.
Mesurat. Misurato; commisurato. Le mie pene con quelle di coloro commi-
surate. Dimensus, a, m.
Meia. Miglio. Un miglio di terra son mille passi e ciascun passo contiene cin-
que piedi, e ciascun piede contiene dodici ponse, overo dita. Milliarium, ii.
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Lega; cioè quater meia. Lega. Lega è misura, che è per quattro miglia. Leuca,
cae.
Otava part d’u’ meia. Stadio. Ottava parte d’un miglio; misura di centoven-
ticinque passi. Stadium, ii vel octava pars milliarii.
Mile pas fà u’ meia. Mille passi geometrici formano un miglio. Milliarium, ii.
Mille passus.
Pas geometrich. Passo geometrico, passo più grande, che è composto di cin-
que piedi. Passus geometricus.
Mesura d’u’ pas. Misura d’un passo, che è composto di due piedi, e mezzo
distesi dai diti del primo piede al calcagno del posteriore. Passus, idest men-
sura duorum pedum, et semissis.
Lega de Persia. Parasanga. Lega di Persia, che contiene trenta stadii, che sono
quattro miglia italiani. Parasanga, ae.
Longheza dol pugn col dit gros alzat. Sommesso. Lunghezza del pugno col
dito grosso alzato. Era una tristanzuola, che non era alta un sommesso.
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300 cubiti, e per larghezza cinquanta, e per altezza trenta. Cubitus et cubitum,
i. Cubitum ex sex palmis.
Cubit geometric. Cubito geometrico composto di sei dei nostri cubiti. Cubitus
geometricus tantum valet quantum sex nostra cubita.
Meza quarta, o meza spana. Misura, che forma lo spazio del dito pollice col
dito indice distesi, e allargati bene. Lichas, dis; m. g. sive illud insterstitium,
quod est inter pollicem, et indicem quam maxime extensos.
Mesura de tre quarte. Misura di tre spanne. Cubitum, i; vel cubitus, us.
Brenta de vì. Cogno di vino, misura, che contiene dieci barili. E in abbondan-
za talora più di diecimila cogna. Congius, ii. Oenophorum, i. Brenta ancora si
legge. Amphora, ae.
Segia de vì. Secchia, o secchio di vino. Sextarius vini, vel hydria, ae.
Vasel d’una brenta; che tè una brenta. Botte d’un cogno. Congius cadus.
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Mesura d’ule. Misura d’olio. Libra mensuralis olei.
Mesure di cose seche . Misure delle cose secche. Aridarum rerum mensurae.
Car de formet. Ses some. Carro di grano. Some sei. Plaustrum frumenti.
Ster colem, o ras. Staio colmo, o raso. La misura dello staio, ove si faceva al
colmo, si recò a raso. Sextarius, ii redundans; aequatus vel rasus.
Mina. Mez ister. Mina. Metà dello staio. Semisextarius, ii. Stemina, ae.
Sedesì. Stopel. Cop. Mez sedesì. Metadella; sedecima parte dello staio.
Stopel da stoplà. Cop. Bozzolo da sbozzolare. Misura del mugnaio con la qual
piglia parte della materia macinata per mercede della sua opera, detta molenda.
Stoplà. Sbozzolare; pigliar col bozzolo quella parte della materia macinata
che fa il mugnaio per mercede della sua opera detta molenda. Una cosa farò
che bozzolo mai non mi sbozzolerà mio grano.
No impianì a drig la mesura, ma lagaga dol vut e che nol pare. Fognar le
misure, si dice di chi vendendo castagne, noci o simili con arte lascia del voto
nella misura. [...] Lat.
Tat come ù dit. Ditale, quantità d’un dito. Lat. Digitalis, et hoc digitale.
Adiettivo.
Groseza dol dit gros. Grossezza di dito grosso. Lat. Crassitudo pollicaris.
Largheza dol dit gros. Larghezza di dito grosso. Lat. Latitudo pollicaris.
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Mesura d’ù pè. Misura d’un piede. Mensura pedalis.
Mesurador. Misuratore. Mensor, ris. Metiens, tis. Metator, ris. Metricus, ci; m. g.
D’ù dit e mez. D’un dito e mezzo. Adiettivo. Lat. Sesquidigitalis, le.
Mesura de do braz. Misura di due braccia. Bicubitalis, le. Di tre. Tricubitalis, le.
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Finito di stampare nel mese di marzo 2012
su carta Münken Print Cream da grammi ottanta
per i tipi della Grafica Monti di Bergamo
Scienze, arti e culture
Vocabolario Bergamasco Italiano Latino
di Giovanni Battista Angelini
Tomo II
Giovanni Battista Angelini
Vocabolario
Bergamasco Italiano Latino
a cura di
Roberta Frigeni, Veronica Vitali e Vincenzo Marchetti
Tomo secondo
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Batuda piana. Battuta piana. Aequabilis numeri musica.
Tripla magior. Tripla maggiore. Triplex maior.
Tripla minor. Tripla minore. Triplex minor.
Canto fermo. Cantofermo. Plani simpliesque modi.
Fals bordò. Falset. Falsa bordone. Rudior harmonia.
Tenor. Bordone. Tenore. Tenor. Sonus subgravis.
Musica piena. Musica piena. Suis constans numeris musica.
Musica a tre vos. Musica a tre voci. Ternis conflata partibus harmonia.
Musica a vos sola, come ‘l canta u’ al’ tas i oter. Musica a voce sola, cioè
canto d’un solo cessando gli altri. Monophonia, ae.
260 [r] Motet . Mottetto. Breve composizione in musica di parole spirituali latine.
Musice modulatum carmen.
Arieta, canzoneta in musica. Canzonetta musicale. Cantilena musice modulata.
Recitatif in musica. Recitazione musicale. Monophonia.
Concert. Concerto; consonanza di voci e di suoni di strumenti. Concertus, us.
Vocalis vel vocum concertus organicus vel organorum.
Fà concert. Consertare. Far conserto. Concertum facere, vel efficere harmo-
niam. Con conserto. Lat. Harmoniace. Di conserto. Harmonicus, a, um.
Capela de musich. Coro musicale. Musice concinentium chorus.
Sonada. Sinfonia; proprio armonia, e consonanza di strumenti musicali. Quelli, che
hanno udita una sinfonia, e ne portano una melodia negli orecchi. Symphonia, ae.
Musich. Sonador. Musico suonatore. Musicus symphonicus.
Ch’intona. Intonatore, che intuona; che canta primiero nel choro. Precentor, ris.
Braf de musica. Perito di musica. Musicorum peritus; vel musicis doctus.
Maistr de capela. Maestro di cappella. Concertus moderator. Phonascus, sci; m.g.
Soprà. Soprano. Nella musica la voce più acuta, sottile, penetrativa. Acutum canens.
Vos da soprà. Voce soprana, da soprano. Musicae acuta vox.
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Vos da contralt. Contralto. Alter ab acuto tonus.
[...]. Contralto. Lat. Vox subacuta.
[...]. Cantare il contralto. Lat. Subacute canere vel subacutum in modum canere.
[...]. Contralto chi lo canta. Cantor subacutus.
Tenor. Tenore. Subgrave canens.
Vos da tenor. Voce di tenore. Sonus subgravis.
Bas. Basso. Grave canens, vel cantor gravissimus. Fare il basso. Graviter cane-
re, vel sonare.
Vos da bas. Voce di basso. Gravis, vel imus sonus; vel gravissima vox.
Falset de musica. Voce falsa di musica. Lat. Vocula falsa vel psheudofonia, ae; f. g.
Ripiè. Repiè. Consonanza. Unione di voci, che rendono il suono concorde. S’as-
sembrano diverse voci, e di tutte accordate insieme si fa una consonanza.
Sonorum concordia, vel symphonia.
Echo de musica. Ecco di musica. Symphonia reciprocans.
Tril. Trillo. Sminuimento di musica. Inflexo crebrius spiritu variatus sonus.
Fuga de musica. Fuga di musica. Vocis quasi fugentis insectatio.
Suspir de musica. Sospiri musicali. Suspiria musica.
Mez suspir. Mezzi sospiri. Semisuspiria.
Diesi. Diesis. Diesis, is.
Pausa de musica. Posa. Pausa di musica. Poi vi dirò signor, che ne fù causa
ch’avrò fatto al cantar debita pausa. Mora, ae musica.
Tirada de gorga in dol cantà. Tirata gorgia, quando uno nel cantare pare, per dir
così, che egli increspi la voce. Vocis uno spiritu ductae varia, et crebra inflexio.
Gorghezà. Tirar di gorgia. Vibrissare.
260 [v] Trilà, fa trii, o di tir. Fare de tiri, o di trilli. Fare sminuimenti, trillare, far gor-
gie. Vocem canens cripare, vibrante voce canere, vel sonum trepidatione vocis
et minuti illidere, frangere, circumagere, versare.
Divers tò de vos. Diversi toni di voce. Vocum varietates, et modi.
Incordadura de vos. Tempra. Consonanza di canto. Né mai si dolci, e si soavi
tempre. Muoversi, render voce a voce in tempra.
Chiaf de musica. Chiave, figura musicale, che insegna a variare i tuoni e i
nomi alle note. Clavis.
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Note de musica. Note di musica. Note son quei caratteri, con che i musici nota-
no, e scrivon figure de lor canti, onde si dicon poi note alle voci. Musicae notae.
Nota brevia. Nota breve. Nota brevis.
Mezza brevia. Semibreve. Nota semibrevis.
Tonda, o intrega. Tonda, o intera. Alba rotunda.
Bianca. Bianca. Alba caudata.
Nigra. Nera. Nigra, vel caudata, vel rotunda.
Croma di musica. Croma. Adunca.
Mezzo croma. Semicroma. Adunca duplex.
Corista. Maestro di coro. Chorodidasculus, i, vel magister chori.
Sonador de coro. Sonatori di coro. Chorocitharistae; m.g.
Cantà de musica. Bescantà. Cantare di musica. Musice, vel musicis modis,
vel composita modulatione canere.
Cantà ‘l cant fermo. Cantare di canto fermo. Nuda et plana modulatione canere.
Cantà ‘l falset. Cantare il falso bordone. Rudiorem symphoniam efficere.
Cantà, e sonà insem. Cantare in sonando. Canere simul, ac psallere.
Cantà senza sonà. Cantare senza strumenti. Nuda voce canere.
Cantà con grazia. Cantare gentilmente, soavemente. Ad harmoniam canere.
Cantà metodicamet. Cantare con le regole giuste. Ad modos artis, vel nume-
ros vocem accomodare.
Cantà senza grazia. Cantare rozzamente. Absurde canere.
Cantà ‘l soprà. Cantare il soprano. Acutum canere.
Cantà ‘l contralt. Cantare il contralto. Alterum ab acute canere.
Cantà ‘l tenor. Cantare il tenore. Voce subgravi canere.
Cantà ‘l bas. Cantare il basso. Grave canere.
Cantà drè a u’ subit che l’ha comenzat a cantà. Cantare appresso che un
altro ha cominciato. Succinere.
No’ cantà a’ batuda; no’ oservà i note. Non osservare, ne cantare a battuta.
Numeros abrumpere, vel extra numerum canere.
Fà una pausa. Fare una pausa. Vocem tenere.
660
Fa u’ concert de musica. Fare un conserto di musica. Efficere concertum, vel
symphoniam conflare.
Concert de vos. Conserto de voci. Concinentium vocum harmonica consensio.
Vos alta, o basa. Voce acuta, o grave. Come le gravi, e acute voci s’accordi-
no insieme. Vox acuta, aut gravis.
Vos bela, spicada. Voce organizzata, articolata, armonica. Vox harmonica; ar-
ticulata, modulata.
Vos sutila, debol, poca, grosona, descordada, falsa, aspra, ingrata, cativa.
Voce sottile, debole, piccola, grossa fuor di modo, discorde, falsa, aspra, ingra-
ta, o spiacevole, inetta. Vox gracilis, imbecilla, tenuis, immanis, absona, inter-
rupta, aspera, incondita, absurda, agrestis, gravis.
261 [r] Vos chiara, bela, alta, guzza, dolza, delicada, che rebomba, grosa, granda,
argentina. Voce chiara, bella, alta, acuta, dolce, delicata, soave, risonante, gros-
sa, forte, grande, penetrante. Vox clara, canora, acuta, levis, suavis, resonans,
gravis, valida, splendida.
Vos rauca. Voce fioca, roca. Lat. Vox rauca.
Vosina. Vocina. Vocula, ae.
Vos che piega come as vúl. Voce flessibile, o pieghevole. Vox flexibilis, flexi-
lis, ad inflexionem facilis.
Intonà. Intonare. Dar principio al canto. Praecinere. Praeire cantum.
Cantant. Cantor. Cantatore. Dove erano su tutti i cantori cherici, che uficia-
vano. Disse ‘l cantor de bucolici carmi.
Cantatrice, o cantanta. Cantatrice. Ebbi con meco cantatori, e cantatrici; e di
tutti delicamenti. Cantatrix, cantrix. Assestossi, come una femmina cantatrice.
Cantarì. Canterino, che canta volentieri, e spesso, detto in ischerzo. Che tutti
i canterin son fatti rochi.
Cantarelà. Biscantare. Canterellare. Cantacchiare. Canticciare; che è con som-
messa voce, e à ogni poco cantare. Cantitare. Cantilare.
Cant. Canto; armonia espressa con voce. Cantus. Canti, e balli, e altri solazzi
vi si fecero assai.
Maitinada. Mattinata. Il cantare, e sonare, che fan gli amanti sul mattino.
Serenada. Serenata. Il cantare, e sonare, ch’é fanno al sereno della notte.
Fà una maitinada o una serenada. Far una mattinata, o una serenata.
Cantà impò, per i curte. Cantare a ricisa. E s’i’ mi metto a cantare a ricisa;
tu se’ nel letto, e creppi delle risa.
661
Armonia. Armonia. Consonanza, e concerto si di voci, si di strumenti tanto di
corde, quanto di fiato. Armonia è concordanza di voci, e di suoni. Harmonia,
ae, vel concertus, us.
Fà armonia. Armonizzare; rendere armonia. Tanto dolce soave armonizzan-
te. Harmoniam efficere.
Melodia. Melodia. Melode. Concerto. Armonia, soavità di canto, e di suono.
I canti pieni di melodia, che vi si odono. Melodia, ae.
Con melodia, melodicament. Melodiosamente. E cantate melodiosamente al
Signore.
C’ha melodia. Melodico. Molto buono suono melodico.
Piè de melodia. Melodioso; pieno di melodia. Le loro voci melodiose, e di
dolce sonoritade mischiasi.
Piegadura bela de vos. Modulazione. Misura armonica. Come voce senza mo-
dulazione, e quasi voce di pica; così orazione senza divozione è quasi muggito
di bue. Modulatio, nis.
Rebombà; fas sentì. Risonare. Ribombare. Un dolcissimo canto risona per lo
cielo. Che solea risonare in versi, e in rime.
Strumeng de musica. Strumenti di musica. Organa musica.
Orgen de musica. Organo musicale. Organum musicum vel organum pheu-
maticum. Dolce armonia da organo mi viene.
Cane d’orghen. Canne d’organo. Tubi organici. Epistomia, orum.
Tasg d’orghen. Tasti d’organo. Pinnae organicae.
Registr d’orghen. Registri, o regoli dell’organo. Tuborum ordo.
261 [v] Cassa d’orghen. Cassa dell’organo. Arca.
Mantes dell’orghen. [...]
Carcole dol orghen. [...]
Orghenista, chi fà i orghegn. Organista, che fa gli organi. Organarius, ii.
Chi sona l’orghen. Sonatore d’organo. Organicus, ci.
Orghenet ches porta. Organo portatile. Regale organum.
Sonador d’ampicord. Sonatore d’arpicordo. Sambucista, tae; vel sambucistes, stae.
Sonadora d’ampicord. Sonatrice d’arpicordo. Sambucistria, ae.
Spineta. Ampicord. Clavaci. Gravecembalo. Buonaccordo. Arpicordo. Clavi-
cymbalum. Harpicordum; vel fidiculare organum maioris modi. Sambuca, cae; f.g.
662
Lirò, basò, violò. Lira, o viuola massima. Fidis maxima, vel decumana.
Leut. Liuto, leuto. Strumento musicale di corde. Io vidi un fatto a guisa di liu-
to. Testudo, inis, vel fides, idis; f. g.
Sonador de leut. Suonatore di leuto, o liuto. Fidicen, nis.
Panza de leut. Ventre, o cassa di liuto. Alvus, i testudinis; f. g.
Manech de leut. Collo di liuto. Iugum, i; vel cervix, is testudinis. Inarcatura
di liuto.
Tastadura, o tasg. Tastame. Tasti, spartimenti del manico della cetera etc., do-
ve s’aggrevan le corde con la manica.
Scagnel dol leut. Scannello, ponticello di liuto. Canteriolus, i.
Ruseta dol leut. Rosa in mezzo al ventre del liuto. Echa, orum.
663
Birulì da tacà sù i corde. Bischeri; legnetti congegnati nel manico del liuto,
o altro strumento simile per attacarvi le corde. Verticuli, vel verticelli, orum vel
aepitonia, orum vel pavillus fodicinius.
Petaca, o pataca. Pennetta (si potrebbe forse dire). Pecten, inis, vel pinnula, ae.
Calisò. [...]
262 [r] Sonà l’alpa. Sonar l’arpa. Psallere. Psallo, lis. Psalli.
Alpa. Arpa. Strumento di molte corde di minugia di figura triangolare senza
fondo. Psalterium, ii. Magadis, dis; f. g. Psalterium trigonum.
664
Pifer. Piffaro. Fibia, ae militaris. Non aspetto co’ pifferi l’ombrello.
Chi sona ol coren, o corneta. Cornatore. Buccinator, vel cornicen, enis. So-
natore di corno. Mise i trombatori, e cornatori a cavallo, e tutta notte gli fece
trombare, e cornare.
665
262 [v] Siúlot. Siglot. Sigol o sivol. Zufolo. Strumento di fiato rusticale, con che si
zufola fatto a guisa di flauto. Gingrus, i. Sveglia.
Istrument de trè corde. Strumento tricorde, di tre corde; come d’arco tricor-
de tré saette.
Sonada, o cantada. Stampità. Canto. Cantus, us. Sonata; che vale il sonare,
ma con lunghezza determinata.
666
Tromba marina. Trombamarina, voce usata per ischerzo. Questi giovani di
trombamarina. Ma dico io, v’è lo strumento di questo nome, che si suona.
Descordà. Non andà dà cordi. Discordare per il dissonare delle voci, e degli
strumenti musicali. Nel suono delle corde, e del fiato, avvegna che poco
discordino, il buon maestro se n’accorge. Discrepare ab aliis. Absurde cane-
re. Discordare. Dissidere, vel dissentire.
Che torna a sonà. Risonante, che risuona. Risonante negli orecchi degli udi-
tori. Resonans.
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[...]. Consonante. Che ha consonanza. Consonans, tis. Dolce, e consonante suono.
Tep. Tempo. Quantità, che misura il moto delle cose mutabili secondo prima
e poi. Tempus, oris. Temporale sust. per tempo si trova scritto.
Tep per etat. Tempo per età. Quante lagrime, lasso, e quanti versi ho già spar-
ti al mio tempo. Aetas, tis. La qual era di tempo, e vedova di due mariti.
Tep per ocasiò. Tempo per occasione; opportunità. Come uomo, che a nuocer
luogo e tempo aspetta.
Tep per disposiziò d’aria. Tempo per disposizione d’aria. Poco appresso
levatasi la luna el tempo essendo chiarissimo. Tempestas, tis.
Tep per stagiò. Tempo per istagione. Essendo ogni cosa piena di que’ fiori,
che concedeva il tempo. Tempus, oris. Temporal per tempo, stagione. Si come
vedemo ne quattro temporali dell’anno. Tempus, oris.
Temporezà; dà tep al tep, stà a vedì l’aria che cor. Savio l’uomo, che sa ben
temporeggiare. Tempori inservire.
Das bò tep, avì bò tep; o bo’ tempò. Darsi, ed avere buon tempo, far tempo-
ne, stare allegramente. Avendo assai di buon tempo, e di piacere. Avere bel
tempo. Indulgere genio.
Met, o tegnì dol tep in vergot. Metter tempo in una cosa; cioè consumarve-
lo. Tempus consumere.
668
Pasà’l tep. Passar tempo, sollazzarsi. A chi per tempo passare legge, niuna co-
sa puote esser lunga.
Perd, o trà vià ‘l tep. Perdere, o consumare il tempo invano. Per non perdere
il tempo della vostra giovanezza. Frustra tempus terere.
Tep fà, per inag. Tempo fu, cioè per l’addietro. Costoro sono, i quali tempo
fu, che gli avevano a vile, e in dispregio.
Secol. Secolo. Spazio di tempo di cent’anni; e prendesi anche per tempo inde-
terminato. Saeculum, i.
Secol per mond, e cose de mond. Secolo. Le sollicitudini del secolo impedi-
scono le nostre orazioni. E abbandonato il secolo teneva vita solitaria. Sae-
culum. Mundus. Presens vita.
Secular. Secolare. Chi vive al secolo. Laico, chi non milita sotto religione
claustrale. Saecularis. Ne mai falliva, che alle laudi, che cantavano i secolari
esso non fosse.
De do, de tri, de quatr, de ciqu, de ses, de set, de ot, de nuf, de des agn. Di
due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci anni. Lat. Bimus, a, um.
669
Trimus, o. Quadrimus. Quinquennis, ne, sexennis, septennis, octennis. noven-
nis, decennis.
264 [r] Agn de la descriziò. Anni della discrezione, ne’ quali un discerne il ben dal
male. Sapientiae anni.
An. Anno. Quel tempo, che consuma il sole nel girare il zodiaco. Annus, i. E la
nuova stagion, che d’anno in anno. Qua’ sono stati gli anni, e i giorni, e l’ore.
An per stagiò o part dol an. Anno per istagione, o parte dell’anno. Oltre a’
digiuni delle quaresime, che l’anno si fanno. Tempus, oris.
Cors d’un an. Corso d’un anno. Lat. Cursus annalis. Corso della luna. Lunae
curriculum. Del sole. Solis cursus.
Anual, d’un an. Annuale, che si rinnuova ogni anno. Da quel che corre il vostro
annual giuoco. Annuo, cosa d’un anno o che si fa’ ogni anno. Annuus, a, um.
D’an in an. Annualmente. D’anno in anno. E che avessono dal comune an-
nualmente. Singulis annis. In annos singulos.
Cors dol an intrech. Annuale, o annovale, tutto il corso dell’anno. Gli annua-
li seguenti, dannificati quegli, si fa molto danno al frutto. Annus, i.
C’ha di agn tang. Annoso, che ha molti anni. E le cime delle annose querce.
Annosus, a, m.
Tri agn . Tre anni. Triennium, ii. Triennii, vel trienne spatium, vel trieteris, dis
f. g.; vel trietericum spatium.
E ixì de man in ma’ di oter, che vè drè. E così di mano in mano degli altri, che
seguono. Et sic de aliis sequentibus. Quattr’anni. Quadriennium, ii. Cinque anni.
Quinquennium, ii. Olympias, dis, f. g. Spatium quinquennale. Sei anni. Sexennium,
ii. Sett’anni. Septennium, ii. Ott’anni. Octennium, ii. Nov’anni. Novennium, ii.
670
[...]. Chi ha cinque anni. Quinquennis, ne.
An civil che principia ol prim dì de zener. Anno civile, che è stato aggiusta-
to all’uso del popolo, e contiene trecento sessanta cinque giorni, sei hore meno
undici minuti. Annus civilis, qui ad populi usum accomodatus est, dies conti-
nens trecentos sexaginta quinque, et horas sex, sed non integros, decideran-
tur enim minutos undecim. Incipit exordium a primo die ianuarii.
Quele ses ore de più dol an civil in quatr agn le fa u’ dì. Quelle sei ore di
più dell’anno civile in quattro anni fanno un giorno. Ille sex horae quae super-
sunt anno civili intra quatuor annos diem efficiunt.
Quel di po’ a ogni quatr agn’ zontat al fà l’an besest. Quel giorno poi
aggiunto ad ogni quarto anno, che diventa di trecento sessanta sei giorni, fa
l’anno bisestile. Dies ille postea quarto cuique anno interseritur, et efficit
annum bissestilem.
An besest, che besesta. Bisestile, che ha il bisesto, cioè il giorno di più, che
si chiama intercalare. Quest’anno ha 366 dì appellato anno bisestile. Annus in-
tercalaris.
Besest. Bisesto è quel giorno, che ogni quattro anni s’aggiunge al mese di feb-
braio per aggiustar l’anno al corso del sole. Bissextus. Dies intercalaris.
264 [v] Cors de ciqu agn. Lustro. Spazio di cinque anni. Volgerà ‘l sol, non pure anni,
ma lustri. Lustrum, i apud Romanos.
Olimpiade. Spazio di cinque anni parimenti. Olimpias, dis apud Graecos.
Mis. Mese, una delle dodici parti dell’anno, e quella, che comprende il corso
lunare. Mese non è altro, che una misura di tempo ricolta di molti giorni. E
perciocché del mese di maggio era. In simili ragionamenti fù tenuto da dieci
mesi. Mensis.
671
Tri mis fà. Oggi fa tre mesi; vale oggi sono tre mesi; overo tre mesi fa. Tertiur
agitur mensis, vel tribus ab hinc mensibus.
Mis lunar. Mese lunare è quello spazio di tempo, che la luna fa il suo corso
per li dodici segni del zodiaco, ed è di ventinove giorni, e mezzo poco più.
Mensis lunaris est illud temporis spatium, intra quod luna perlustrat zodia-
cum, estque dierum viginti novem cum dimidio, pauloque amplius.
Mis solar. Mese solare è quel tempo, che si richiede al sole per trascorrere la
duodecima parte del zodiaco, e comprende trenta giorni diece ore, e trenta mi-
nuti. Mensis solaris intelligitur illud tempus quod explet sol in percurrenda
duodecim zodiaci parte, compraehendens tricenos dies, denasque horas cum
ferme dimidia.
672
Luí. Luglio. Mese di trentun giorno. Iulius. Quintilis apud astrologos.
Cuntà i dì di mis coi Calendi, coi None, e coi Idi. Numerare i giorni di cia-
scun mese coi termini usati dagli antichi Romani di Calende, di None, e d’Idi;
che segnavano in questa maniera: Kal. Non. Id. Distinguere vel numerare dies
cuiusque mensis more antiquorum Romanorum tribus hisce nominibus:
Calendae, Nonae, Idus, quas ita notabant: Kal. Non. Id.
Caleng. Calende; il primo dì d’ogni mese. Io prego Dio, che vi dia il buon
anno, e le buone Calende. L. Calendae, arum, f. g. n.° plur. Ogni primo gior-
no del mese. L. Calendatim vel quot Calendis, vel singulis Calendis, sive om-
nibus Calendis.
Calendari. Calendaro. Calendario. Quella scrittura dalla quale si distinguono
i dì festivi da feriali. A ritroso del calendario, e dell’anno. Fasti, orum vel
sacrum calendarium, seu ecclesiasticum.
Tacuì. Giornal. Diario. Almanacco. Giornale. Calendarium vulgare.
Lunari. Almanac. Lunario, che è quella scrittura breve, nella quale si notano
stagione per stagione le variazioni della luna. Tabella lunaris cursus.
None. None, così dette, perché dal giorno delle None infino alle Idi si conta-
no sempre nove giorni. Nonae sic dictae quod a Nonarum dictus ad Idus no-
vem dies numerantur.
In di mis de marz, maz, lui, e otover i None ai casca nel setim dì; e i Idi
nel decimquint. In di oter mis i None iè ol quint dì, e i Idi ol decimterz dì.
Nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre le None cadono nel settimo gior-
no, e le Idi nel decimoquinto; negli altri otto mesi le None sono il quinto gior-
no, e le Idi il decimo terzo. Mensibus martio, maio, iulio, octobri incidunt
Nonae in diem septimum; Idus autem in decimum quintum. Nonae vero reli-
quorum mensium cadunt in quintum diem, Idus in decimum tertium.
1 de marz. Primo giorno di marzo. Kalendis martii.
2. Secondo giorno. Sexto Nonas, idest ante Nonas, vel postridie Kalendis mar-
tii.
3. Terzo giorno. Quinto Nonas.
4. Quarto giorno. Quarto Nonas.
673
5. Quinto giorno. Tertio Nonas.
6. Sesto giorno. Pridie Nonas e non già secundo, perché secundus deriva da
sequor, e qui si vuol notare il giorno che viene avanti.
265 [v] 7 de marz. Settimo giorno di marzo. Nonis martii.
8. Ottavo giorno. Octavo Idus, idest ante Idus, vel postridie Nonas.
I oter dì chi resta fino a la fì dol mis sei numera dai Caleng del mis, che
seguita. Gli altri giorni, che rimangono infino al fine del mese si regolano,
o numerano dalle Calende del mese seguente nella seguente maniera. Reliqui
alii dies mensis martii numerantur a Calendis mensis aprilis sequentis hoc
modo.
18. Decimo ottavo di. Decimo quinto Calendas aprilis, et ita usque ad ulti-
mum diem martiam, quae sic apellatur.
6. Sesto d’aprile. Octavo Idus. Et sic deinceps usque ad decimam tertiam diem,
quae est Iduum ipsarum; igitur
674
13 d’aprile. Decimo terzo d’aprile. Idibus aprilibus.
Lunedì. Lunedi. Nome del secondo giorno della settimana. Avvenne, che ’l
lunedi mattina, il di di San Barnaba di giugno etc. Dies lunae.
Martedì. Martedi. Nome del terzo di della settimana. Un martedi mattina, non
essendovi alcun altra persona. Dies martis.
Sabat. Sabato. Sabbathum, i. Dies saturni; vel dies sabbati. Settimo di della
settimana.
Dì de festa. Giorno festivo, solenne. Dies festus. Feriae, arum. Festa, ae.
675
fals, come ai se serviva i Gentili. Gli altri giorni della settimana chiamati col
nome di Ferie da S. Chiesa, invece di chiamarli co’ nomi de’ pianeti, o delle
Deità false. Dies reliqui hebdomadae Feriae vocati sunt ab ecclesia loco nomi-
num planetarum, falsorumque Deorum, quibus ethnici utebantur in eorum
nominatione. Ferie. Vacanza. Lat. Feriae, rum; f. g.
Dì. Giorno. Quello spazio di tempo che ‘l sole sta’ sopra lo nostro emisperio. Dies, ei.
Del dì. Di giorno, in tempo diurno. Lat. Luce, vel de die, vel per diem interdiu.
Dì natural. Giorno naturale; quello spazio di tempo, che ‘l sole spende nel fare
il giro della terra, onde comprende interamente tutto il giorno, e tutta la notte.
Dies naturalis totum illud temporis spatium comprehendit, quod sol in ebeundo
terrarum orbe consumit; ideoque diurnum, noctunumque tempus complectitur.
Dì artificial. Giorno artificiale; è il tempo solo, che stà il sole sopra l’orizonte.
Artificiosus dies est illud temporis spatium, quo sol moratur supra orizontem.
Giornada. Giornata; termine d’un giorno; il giorno stesso. E dopo molte gior-
nate pervennero a Roma. L. Dies. ei.
Berlúm dol dì, quand al vé u’ tantì chiar tat in dol vegn, quat in dol andà zò
‘l sol. Crepuscolo; ora nella quale apparisce il giorno. Crepuscolo si chiamano le
due linee, che son quelle che dimostrano il cominciamento del salimento della chia-
rita del sole ed il suo ponimento. Crepusculum matutinum; et crepusculum vesper-
tinum, vel pars noctis extrema et prima lucis; et pars lucis extrema et prima noctis.
Alba. Chiar dol dì. Alba. Aurora. Albore, che è quello splender bianco del
cielo, che apparisce quando si parton le tenebre della notte. E vegnente l’albor
del seguente di, fatta la mattina. Alba ora tra ‘l mattutino, e ‘l levar del sole,
così detta dello imbiancar, che fa il cielo, quando il sole s’approssima all’oriz-
zonte. L’alba vinceva l’ora mattutina. Dilveulum, i. Aurora, ae.
Cima dol dì; o cim a dì. Aurora; splendore, precursore del sole, il quale si vede
avanti, ch’egli esca dell’orizzonte detto così per esser di colore simile all’oro. Au-
rora, ae.
676
266 [v] Alba di moscò. Chiaro giorno. Mane clarum. L’aurora già vermiglia comincia-
va, appressandosi il sole, a divenir rancia. Così mi sveglio a seguitar l’aurora.
Ponta o cima dol dì. Alba, aurora, crepuscolo. Albore, quello spelendor bianco
del cielo, che apparisce quando si parton le tenebre della notte. Primum diluculum.
Inag dì. Innanzi ol giorno. Lat. Ante lucem. Ante solis ortum.
Sul fas dol dì, sul fas dol chiar dol dì. Sú lo schiarir del giorno. Diluculo. A
prima luce, vel a primo lucis. Sú lo spuntar del giorno. A summo lucis ortu.
Fas, o vegn dì. Farsi giorno; aggiornarsi. Ma dentro dove già mai non s’ag-
giorna. L. Diluculare. Illucescere. Diem illucere.
U’ pez inag dì. Inag dì d’ú pez. Molto innanzi giorno. Lat. Multo ante lucem.
Sponta ‘l sol; l’alba, levà ‘l sol. Spuntare il sole. Non ancora spuntavano i
raggi del sol benbene. Appena spunta in oriente un raggio di sole. Oriri solem.
Al spontà la dì. Matina. Dal primo spuntare del giorno. Lat. A prima luce.
Mattina. La parte del giorno dal levar del sole fino a mezzo dí. E come da mat-
tina le parti oriental dell’orizzonte soverchian quelle, dove il sol declina.
Matutinum tempus. Mane. Mattino. Canzon, se l’esser mio, dal mattino alla sera.
Matina ‘ntrega, o tuta la matina. Mattinata, cioè tutto lo spazio della matti-
na. E parendogli d’aver fatta buona mattinata.
Mez dì. Mezzo dí; mezzo giorno; meriggio. Il tempo del mezzo dí. E si dee
dare la mattina, e dopo meriggio; cioè nell’ora del mezzo dí, cioè nel più ar-
dente calor del giorno. Meridies, ei; m. g.
Sul mez dì più calcat. Nel più fitto meriggio, cioè nel colmo, nel fondo, en sú
la sferza del caldo.
De mez dì. Meriggio, di mezzo dí. Adiettiv. Ne luoghi freddi della vigna la parte
meriggia del cielo. Meridianus, a, m. Meridiano. Alla luce meridiana, del mezzo-
giorno. Meriggiano; e meridionale. Fuggi il dormir meriggiano. Meridianus, a, m.
Mez dì, ol tep de mez dì. Meridionale sust. mezzogiorno, meriggiana; tempo
del mezzo di. O giacersi, o dormire in meriggiana. Meridies, ei.
Stà, o butas zo’ sul mez dì al umbria. Meriggiare. Posarsi all’ombra in sul
mezzogiorno. Meriggiava un vecchio al meriggio d’un alboro con una rosta in
mano. Meridie ad umbram consistere.
De matina. Mattutinale. Del mattutino; del mattino. Acciocché la mattutinal
ruggiada cogliessero. Matutinus, a, m. Mattutino adiettiv. Da mattina. L’alba
vinceva l’ora mattutina. Come del sol la stella mattutina. Matutinus, a, m.
Levada dol sol. Levata, levamento, nascimento del sole, il levare del sole.
Intra ‘l levare, e’l coricare del sole. Ortus solis.
Leva ‘l sol. Levarsi il sole, cioè nascere, e apparire. Ne così bello il sol giam-
mai levarsi. Solem oriri.
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Che leva, che ve sù. Levante. Sabato mattina un ora e più innanzi il sol levan-
te, cioè surgente e nascente. Oriens, tis. Surgente. E li surgenti raggi per tutto
il nostro emisperio avevan fatto chiaro. Exoriens, surgens, nascens.
267 [r] Ol tramontà dol sol. L’indà zò dol sol. Ponimento del sole. Ed esso è quel-
lo, che si risolve del cielo dopo il ponimento del sole. Occasus solis.
Tramonto del sole, il tramontare. Dalla quarta ora del di per infino al tramon-
to del sole. Casus, us. Tramontamento. Occaso. E così tale settentrione non ha
nascimento, ne tramontamento. Occasus, us.
Sù la bruna, sul fas nog. Sul bruzzo. La sera in sul far bruzzo.
Vegnì la bruna, fas brù. Rabbruzzarsi. Farsi bruzzo. Poi gli disse, e si rab-
bruzza, stacci infino domattina.
Sira. Sera; l’estrema parte del giorno. Di quel color, che per lo sole avverso
nube dipinge da sera, e da mane. Vesper, vesperus. Vespertinum tempus.
Vespro, cioè sera, o ora tarda verso la sera. Era entrato a lavorar la vigna la se-
ra a vespro. Vespera, ae. Vesperum, i.
Nog. Notte; quello spazio di tempo, che ‘l sole stá sotto l’orizzonte. La notte
è privazione, o vero assenzia della natural luce, cioè del sole. La notte è fatta
per pensare quello che l’uomo dee far il dì. Nox, tis. Nocturnum tempus.
Vegn o fas nog. Vegn fosch. Nottare; farsi notte; rabbuiarsi. Ma egli era inco-
minciato a nottare. Noctescere. Annottare. Farsi notte. Divenir notte, overo
Annottire. Ma quando s’annotta contrario suon prendiamo in quella vece. E
intanto il sol si corica, e gli oscuri monti si annottiscono. Advesperascere.
267 [v] Scuris. Rabbuiarsi. Farsi buio. Abbuiare. Proccuriam di salir pria che s’abbui.
Contenebrescere, vel tenebrescere.
Scur, come boca de luf. Buio. Tenebroso, perocchè oscurissimo di buia notte
era il cielo. Obscurus, a, m. Tenebrosus, a, m.
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Scurità. Ol scur. Buio. Buiore. Oscurità. Che si fanno molte volte nel sonno
per lo buior della notte. Ed emmi convenuto mangiar al buio. Obscuritas, tis.
Scur. Oscuro. Scuro. Senza luce. Lo menò per lungo infino alla notte oscura.
Come noi fummo già nel mezzo scuro sotto i pie del gigante. Obscurus, a, m.
Scurità. Scurità. Oscurità. E una sera, che faceva forte tempo, e grandi oscu-
rità. Per iscurità di tenebrosa notte. Obscuritas, tis.
Scurimet. Oscuramento. L’oscuramento del sole non può essere se non a luna
nuova; e l’oscuramento della luna non può esser, se non da che è piena, e riton-
da. Obscuratio, onis.
Scuris. Fas scur. Scurare. Divenire scuro. Poco dinanzi scuró la luna nel
segno del Tauro. Obscurere. Obscurum fieri.
Prima sira . Prima notte. Di prima notte mai fender terreno. Prima nox.
Meza nog. Mezza notte. Cuor della notte. Nox intempesta. Media nox. Nox
concubia. Noctis silentium.
Nog curta, longa, scura, chiara, serena, tra chiar e scur, visina al dì. Notte
corta, lunga, oscura, chiara, serena, tra lume, e buio, vicina a crepuscolo, o
ultima notte. Nox brevis, vel contractior, nox prolixa, vel longa. Nox intempe-
sta. Nox sublustris. Nox serena. Nox dubia, vel crepusculum. Nox praeceps.
Principi de la nog. Prima parte della notte. Prima vigilia. Conticinium, ii.
Sul fa dol dì, al cantà dol gal. Verso al farsi del giorno al canto del gallo.
Gallicinium, ii. Quarta vigilia.
A tre, a ses, a nuf, a dodes ore de nog. Alle tre, alle sei, alle nove, alle dodi-
ci ore di notte. Prima vigilia, secunda vigilia, tertia vigilia, quarta vigilia.
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268 [r] De nog. Notturno, che appartiene a notte. Nocturnus, a, m.
De dì. Diurno. Multiplica le diurne in parte d’un ora diurna non iguale, e le
notturne in parte d’un ora notturna non iguale. Diurnus, a, m.
Giornada. Giornata, opera e fatica che si fa ne’ lavori. Lat. Opera, ae, f. g.
Mezza giornata. Lat. Semiopera, ae. Una giornata. Lat. Unius diei opera, vel
opera unica. Una giornata e mezza. Lat. Sesquiopera, ae.
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Dov’è la sfera drichia al ghè i dì inguai a la nog tot l’an. Dove la sfera è
diritta, ivi i giorni artificiali sono eguali alla notte per tutto l’anno. Ubi recta
est sphaera, ibi toto anni decursu dies artificiosi aequales sunt noctibus.
Per tut ol tep che ‘l sol det a la sfera storta al pasa per i segn dol setentriò
i dì i è più longh di nog. Per tutto quel tempo che ‘l sole dentro alla sfera
obliqua trascorre i segni settentrionali, i giorni sono più lunghi delle notti. In
sphaera obliqua quamdiu sol versatur in signis septentrionalibus dies sunt
noctibus longiores.
Al incontrari, i dì i è più curg, quand ol sol l’è in di segn dol mezdì. Per
lo contrario i giorni sono più corti, quando il sole è ne segni meridionali.
Contra autem dies sunt breviores, quamdiu sol meridionalia signa percurrit,
ac lustrat.
Det á la sfera storta, quand ol sol l’è rivat al punt dol solstizi de stat, ol dí
l’è più longh de nog, e la nog la più curta de tute. Entro la sfera obliqua,
com’è giunto il sole al punto del solstizio di state, il giorno è più lungo di tutti,
e la notte di tutte la più corta. In sphaera obliqua cum sol ad aestivi solstitii
punctum pervenit dies est longissimus, nox autem est brevissima.
268 [v] Al incontrari, quand ol sol l’è rivat al punt dove al se ferma l’inveren,
ol dí l’è più curt, e la nog la più longa. Per lo contrario, quando il sole è
arrivato al punto del solstizio del verno, il giorno è più breve, e la notte la
più lunga. Contra dies est brevissimus, nox vero longissima, cum hiberni sol-
stitii punctum attingit.
Det a la sfera ugualmet lontana, l’an l’è du sol di, che dura ses mis, e
d’una sola nog, che dura tat e tat. Entro alla sfera parallela, l’anno è d’un sol
giorno, che dura sei mesi, e d’una sola notte, che altresi è lunga sei mesi. In
sphaera parallela totus annus in unum diem sex mensium, et in unam noctem
itidem mensium dividitur.
Solstizi d’inveren. Solstizio del verno, il tempo che ‘l sole è ne Tropico del
capricorno. Solstitium hibernum.
Solstizi d’estat. Solstizio estivo; il tempo che ‘l sole è nel Tropico del cancro.
Solstitium aestivum.
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l’altro porgendosi all’Austro il Tropico del capricorno. Il sole da questi cir-
coli mai non esce, ma quando ad uno di essi loro arriva, si rivolge, e ritorna
addietro. Detti poi Tropici della conversione e retrocedimento del sole.
Tropica. Viene verso lo Tropico estivale crescono li di insino che viene in
cancro.
Ora. Ora. Dotta. Una delle ventiquattro parti, in che è diviso il giorno. Non
erano ancora quattro ore compiute. Parendogli ogni ora mille, che con lui fos-
se. Hora, ae.
Ora per tep. Ora per tempo. L’ora della cena venuta. E fece in poco d’ora un
gran domestichezza. Tempus, oris.
Rivà a ora. Giungere a dotta, cioè a ora, o al tempo determinato. Hora dicta,
vel constituta pervenire.
Tuús, o volì i so’ ore de spas, de recreaziò. Pigliarsi, o volere le sue dotte,
cioè l’ore acconce, e comode a suo’ piaceri.
Ora per finalmet. Ora per finalmente, insomma. Denique. Tandem. Ora le
parole fa uno assai.
Ora per persò, a per doca. Ora per però; per adunque. Ideo. Igitur.
Un ora grosa, o bona, o un oraza lunga, e larga. Ora prolissa. Hora proli-
xa, hora ampla.
Ora brusada, de gran cold. Ferza per l’ora del maggior caldo ne giorni esti-
vi. Verber.
Da’ i ore, bat i ore, sonà i ore. Scoccare l’ore. Horas pulsari.
Bot di ore. Scocco dell’ore. Fino allo scocco delle due ore. Horarum pulsatio.
In bon ora laghem stà. In buon ora lasciami in quiete. Amabo ne turbes me.
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Va’ in mal ora. Vattene in malora. Ed egli nella sua malora credo, che se nen-
dasse. Abi in malam moram.
Ora divisa in sesanta menug. Ora divisa in sessanta minuti. Hora in sexage-
na minuta dividitur.
Menut la sessantesima part dell’ora. Minuto, la sessantesima parte dell’ora.
E parmi ogni minuto una giornata. Horae minutum.
La sesantesima part d’u’ menut. Seconde; parte sessantesima d’un minuto.
Secundae.
Ogni segonda las divid in sesanta terze, e ogni una di queste sesanta terze
las divid in sesanta quarte; e ixì de man in mà. Quaelibet secunda dividitur
in sexaginta tertias, et unaquaeque tertiarum in sexaginta iterum quartas, et
ita deinceps. Cioè ogni seconda si distingue in sessanta terze, e ciascuna di
queste sessanta terze si divide in sessanta quarte, e così di mano in mano.
Moment. Momento. Brevissimo spazio di tempo. Momentum temporis.
De moment. Momentaneo; di breve momento. Momentaneus, a, m.
Punt. Punto. Il punto si è dieci momenta. Punctum temporis.
Adverbii del tep. Avverbi di tempo. Adverbia temporis.
A bonora. A buon ora, a buon otta. Tempestive, opportune.
A bonorisima ora. Per tempissimo, superlativo di per tempo. La mattina
seguente per tempissimo levatasi. Summo mane.
Al tep d’ades. Oggidi; il tempo presente. Oggidi in rapportar male dall’un
all’altro, in seminar zizzanie s’ingegnano. Hac tempestate. Al tempo d’oggi.
Nostra tempestate.
269 [v] Ades finalmet. Or finalmente. Nunc tandem.
A quel che s’usa ades. A quel, che s’usa, o passa al presente. Ut nunc est; ut
nunc res se habet.
A quel ch’era in que’ tep. Atteso quei tempi. Ut temporibus illis.
Ades; in sto punt. Avale. Aguale. Ora. Adesso. Teste’. A me convien andar te-
ste a Firenze. Io non ti voglio aguale a mente tutte le storie antiche. Modo. Nu-
per. Dudum. Nunc. In praesenti.
A lungh anda’. A lungo andare. Con lunghezza di tempo. Aliquando.
A lúch, e tep. A luogo, e a tempo. A luogo, e a tempo torneremo alla storia.
Suo tempore. Opportune.
Ancú ot dí. Fra qui e otto dì. Hinc ad dies octo.
D’ancù a domà. Di qui domane. Egli non ci può essere di qui domane. Hinc ad
mane.
683
De matina, de sira. Da mattina, da sera. Vespertino, matutino tempore. Opera
da dover far da mattina.
Dast ora inag. Da ora avanti. Posthac.
Dest ora ‘n drè. Da ora innanzi. Ex hoc tempore.
Da gran tep inzà. Da gran tempo in qua’. Diu.
Da des agn inzà. Da dieci anni in qua. Intra decem annos.
Da lì a poch. Poco appresso. E poco appresso levatasi la luna.
De dì n dì. Alla giornata. In diem. Vivere alla giornata. In diem vivere.
Da ù dí al oter. Da un giorno all’altro. Lat. A solis ortu ad solem alterum orientem.
De dì n dì, de mis in mis, d’an in an. Di giorno in giorno, di mese in mese,
d’anno in anno. In dies singulos, in menses singulos, in annos singulos.
Da chì inag. Da qui avanti, per l’avvenire. Posthac, in posterum, in futurum,
deinceps.
Domatina a bonora; domà per tep. Domane per tempo; di buon ora, a buon
ora. E quivi andasse la mattina per tempo, e confessassesi. Primo mane.
Dan cù a domà. D’oggi in dimane. D’oggi in dimane ne verrai, vi fu due anni
tenuto.
E pó a tal era che . E poi a tal ora che. Et quidem id temporis, ut.
De quand in quand. Di quando in quando. Ex intervallo.
Dal ora in zà che. Dallora in qua che. Ut (pro postquam) ut enim illos edidi-
sti, nihil a te sane postea accepimus.
Dà che. Da che in vece di poiché. Da che Dio in te vuol che riluca. Postquam.
Despó che. Da poiché. Vt. Dopo che. Lat. Posteaquam, postea veroquam. Postquam.
684
Fina ‘l dì, che vè. Fino al giorno vegnente, o seguente. Lat. In diem posterum.
Fina da quand ti seret present. Fino da quando tu eri presente. Iam tum cum
tu aderas.
270 [r] Fina a certo segn. Fino ad un certo termine. Lat. Quadantenus.
Fina da prencipi. Infino da principio. Iam inde a principio, vel ab. Proinde usque.
Fina dal tep antich. Infino dal tempo antico. Iamusque ab antiquo tempore.
Fina stora o finades. Fin da ora, o fino adesso. Iam nunc. Iam ex hoc tempore.
Fina ai nostr dì. Fin ora, fin a tempi nostri. Lat. Ad hoc aevi; vel etiam nunc.
Fina da quel tep che. Fino da quel tempo che. Iam ab illo temopre cum.
Ier de nog. Iernotte. La notte prossima passata. Heri noctu. E già ier notte fù
la luna tonda.
Incú. Oggi; questo presente di. Questo dì d’oggi è stato dato a Re; e a solda-
ni. Hodie.
In cú, drè al mez dí. Oggi per la parte del giorno dal mezzo dí al tramontar del
sole. Avendo noi oggi avuto assai lungo spazio da discorrere. Hodie post meridiem.
685
In cú, in sto secol. Oggi per lo presente secolo. Gli uomini al tempo d’oggi
sono vaghi di brevità.
Denag chè. Avanti chè, prima chè. Lat. Antequam. Priusquam.
Incuma. Oggi mai. Oramai. Omai. Vedi oggimai quanto esser dee quel tutto.
Iam nunc.
In avegnì, per l’avegnì. In avvenire. Per l’avvenire. In posterum. Posthac. Da
indi innanzi. Da ora innanzi.
In perpetuo, per semper. In perpetuo. In perpetuum.
Ilora che. Allora che. Tunc quando. Tum quando.
Ilora quand. Allora quando. Tum cum.
Ilora più che mai. Allora più che mai. Tum maxime cum.
Ilora si. Allora sí. Tum vero.
Ilora si che. Allora sí che. Tunc enimvero.
Ilora. Allora. Hic, vel hic tum.
In sti agn. In questi anni. Per hosce annos.
In que’ dì. In que giorni. Per eos dies.
L’otrer. L’altr’ieri. Postieri. Ier l’altro. Dopo ieri. Hudius tertius.
La nog pasada, e l’otra. La notte passata, e l’altra. Proxima, et superiore nocte.
L’an pasat. L’anno passato. Anno proximo.
Lè la tal ora. L’ora è tale. Id temporis est.
L’è gran tep, o dol tep tant, chel studia. È gran tempo, che studia. Iamdiu
studet.
L’è tant tep, ches strata sto negozi. È gran tempo, che si tratta tal negozio.
Iamdiu hoc negotium tractatur.
Ol dì inag al tal dì. Il giorno avanti di tal dì. Pridie talis diei.
Ol dì drè al tal dì. Il giorno addietro del tal dì. Postridie talis diei.
270 [v] Ogni dì. Ogni giorno. Quotidie.
Ogni do’ dì. Ogni due giorni. Secundo quoque die.
Ogni tri dì. Ogni tre giorni. Tertio quoque die.
In dú dì . In un giorno, in termine d’un giorno. Lat. Intra diem.
686
Ogni dì al cres. Ogni giorno, o alla giornata cresce. In dies crescit.
Ogni dì più al cres. Ogni giorno o ogni dì più cresce. In singulos dies magis crescit.
Ogni dì, o tug i dì più. Ogni giorno più. Quotidie magis magisque. Quotidie
plus. In dies magis.
Ora, o ades che. Orachè. Nunc cum. Nunc dum. Nunc quando.
Poch fa. Or ora. Poco fa. Poco tempo passato. Or ora. Nuper. Nuperrime.
Poch denag. De fresch. Poco davanti. Frescamente, novellamente. Recenter.
Recentissime.
Posdomà. Desposdomà. Dopodomà. Posdomane. Dopo domane. Perendie,
vel perendinus dies.
Posdomà de matina. Posdomattina. Mane ab hinc tertium.
Posdomà de sira. Posdomandassera. Vesper ab hinc tertius.
L’oter posdomà, o posdomà l’oter. L’altro posdomane. Dies ab hinc quartus.
Domadsira. Domandassera. Ricca spiaggia vedrai domandassera. Cras vesperi.
Domad matina, o domatina. Domattina. Domane in verso mattina. Esser per
domattina opportuna. Cras mane.
Domà. Iddomà. Domane. Dimane. Allora prometti, e dai un altro dimane, così
moltiplicando in domani fugge il tempo. Cras. Dies crastina. Dies crastinus.
Per tat tep. Per tanto tempo. Tamdiu.
Prima do agn dopo. Prima due anni dopo. Primo biennio post.
Più d’un an. Più d’un anno. Anno plus.
Per quach poch de tep finache. Per qualche poco di tempo fino che. Tanti-
sper dum.
Per poch dì. Per pochi giorni. In paucos dies.
Per quach mis. Per alcuni, o alquanti mesi. In aliquos menses.
Per tri agn. Per lo spazio di tré anni. Per triennium.
Per ol dì, chi vè. Per il giorno seguente. In posterum diem, per il dì vegnente.
Per incú. Per oggi. In hodiernum diem.
Per tang agn. Per molti anni. In multos annos.
687
Segond i nostr tep. Secondo i tempi nostri. Ut apud nos.
Sul medem tep. In sú lo stesso tempo. Sub idem tempus; vel per idem tempus.
Tep fà. Zà tep. Tempo fa; un tempo fa. Gran tempo è che. Iamdiu.
U’ gran pez fà; u’ gra tep fà, che ti speti. Già un gran pezzo è, che ti aspet-
to. Iamdudum, vel iampridem te expecto.
U’ dì dopo, o’l dì drè che. Un giorno dopo, o il giorno dopo che. Postridiequam.
Zà. Già vale per lo passato. Olim. Quondam. Già per oramai. Il buon uomo,
qual già era vecchio. Iam.
271 [r] Fo’ per ol dì. Frà giorno. Lat. Inter diem, interdiu, diurno tempore.
U’ dì sì, u dì nó. Un giorno sì, l’altro nó. Alternis diebus; vel altero quoque die.
U’ dì prima chè. Un giorno prima che. Pridie quam.
Ol più lungh dì dol an. Il più lungo giorno dell’anno. L. Solstitium, ii. Il più
corto giorno dell’anno. L. Bruma, ae, f. g.
Quand etc. ilora, e miga prima. Quando etc. allora non prima. L. Cum tum.
Per dó dì. Per due giorni. L. Per biduum.
Per trì dí a vegnì. Per tre giorni. L. In triduum.
Dì denag . Giorno innanzi. Dies pridianus.
Dì dopo. Giorno dopo. Lat. Postridie.
Dì antecedent. Giorno precedente. Lat. Dies pristinus.
Dì senza vent. Giorno senza vento. Lat. Dies a vento silens.
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Dì quiet. Giorno quieto. Dies tranquillus.
Dì de ritiramet. Giorno di ritiramento. Lat. Dies secessus, vel latebrae.
Quand etc. ilora sì. Quand ié de tri agn ilora sí iè be’ marude. Quando etc.
allora sì. Quando sono di tré anni allora sì che son mature. Ubi tum. Ubi tri-
nae sunt, tum demum maturae sunt.
Do dì. Due giorni. Lat. Biduum, i. n. g.
Tri dì. Tre giorni. Triduum, ii.
Do dì continui. Due giorni continui. Lat. Biduum continens.
Tat quat ai gha sté, o tut ol tep chai ghà stè. Tutto il tempo che vi stettero.
L. Tamdiu quamdiu fuerunt.
Laor ches fa inag dì. Cosa che si fa innanzi giorno. Lat. Antelucanus, a, m.
Chi seguita tutto ol dì a fà, o dì vergot. Chi persevera a dir, o far qualche
cosa di giorno. Perdicis, ii. Chi di notte persevera. Lat. Pernos, ctis; m. g.
Tri dì despò, che l’ha fag, e dig. Tre giorni dopo, che l’ha tatto, o detto.
Post diem tertium quam fecit, aut dixit.
D’u’ dì. D’un giorno. Lat. Dialis, le
De dò dì. Di due giorni. Lat. Biduanus, a, m.
De trí dí. Di tre giorni. Triduanus, a, m.
De quater dì. Di quattro giorni. Quadriduanus, a, m.
Ol secol, che vè. Nel secolo vegnente, o seguente. Proximo saeculo.
Che ora è? Quante ore sono? L. Quanta est hora?
La matina drè levada sù. La mattina vegnente levatasi.
Tat d’inveren come de stat. Tanto il verno, quanto la state. Iuxta hyeme,
atque aestate.
La dret al mis de marz. Colà di marzo.
La dré al avemaria sonada. Colà un poco dopo l’Avemaria
Vers a la fì de lui. Inverso l’uscita di luglio, cioè vicino all’uscita di luglio.
Despò, o e pó. Di poi. Quindi. Gli diede per moglie Fulvia, e quindi gli disse.
Postea. Deinde vel dehinc. Quinci. Quinci rivolse in ver lo cielo il viso.
Dai l’ora ‘n zà, da quel tep in zà. Da indi in quà. Da quel tempo in quà.
Finatat. D’insin a tanto. In fin à tanto. Donec. Usquequo.
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Dà lí a poch, o poch dopo. Indi. Di poi. Appresso. Indi s’ascose. Indi spirò. Deinde.
Per i longhe. Per lunga. In lunga. Menar per lunga. E con false promesse
menando per lunga di giornata in giornata. Diem ex die ducere, vel prolatare.
La magior part dol tep. Il più del tempo. Ella il più del tempo era infreddata.
De mezanog. Sù la meza nog. In su la mezzanotte. Gli parve in su la mezza-
notte sentire d’in sul tetto etc. scendere nella casa persone.
Un an sì e un an nò. Un anno si, e l’altro nò. Alternis annis, vel altero quoque anno.
Una vulta al an. Una volta l’anno. Semel in anno.
Finit l’an. Finito l’anno. Anno circumacto, vel exacto.
In det d’un an. Dentro al termine d’un anno. Intra annum.
Più d’un an. Più d’un anno. Ultra annuum spatium, u. g. non durat. Etc.
Prima di agn de la discriziò. Prima d’esser arrivato à gli anni della discrezio-
ne. Ante consilii et rationis exortum.
Frà des agn. Entro lo spazio di dieci anni. Lat. Intra decem annos.
Età. Età, etade, etate nome generico della vita umana. Lat. Aetas, tis. Aevum, i.
Età grande. Lat. Grandaevitas, longaevitas, tis, f. g.
Età d’un an, de do, de tri, de quatr, de ciqu . D’un anno, di due, di tre, di quat-
tro, di cinque. Aetas annicula, vel annua. Bimatus, us vel aetas bima. Trimatus,
us vel aetas trima. Quadrimatus, us vel aetas quadrima. Quinctus, us. Età
grande. Lat. Grandaevitas, longaevitas, tis, f. g.
De tang agn. Età di molti anni o lunga. Lat. Aevum annosum vel aetas grandis.
De zoventù. Età giovanile. Aetas bona vel viridis. Età mezzana, di mezzotem-
po. Aetas constans, vel media.
De vechiaia. Età senile. Aetas mala, vel aetas senecta.
271 [v] Ciclo de la luna. Ciclo lunare. Spazio di diecinove anni, quali compiuti la lu-
na, e’l sole si trovano in un medesimo punto, e questo si chiama numero d’oro.
Cyclus lunaris est numerus annorum novemdecim quo expleto luna, et sol ad
idem punctum revertuntur, et hic numerus aureus dicitur.
Luna. Luna, pianeta più vicino alla terra. Luna, ae.
Levas la luna. Levarsi la luna. E poco appresso levatasi la luna.
Punt de luna. Punto di luna. Sopra questi aggiungendo certi punti della luna.
Luna per tep. Luna per tempo semplicemente. Qualunque cibo per qualunque
luna. Tempus, oris.
690
Cors de luna. Lunare sust. Tempo del corso della luna. E questa dismisura
migliaia di lunari hanno punita. Cursus lunaris.. Lunare; si chiama una inno-
vazion di luna, che si fa in venzette dì, e ore nove, cioè che la luna compie di
girare tutto il zodiaco. In tutto ‘l nuovo lunare infino alla luna piena non è da
far piantamento e nel cominciamento, e gran parte di quel lunare.
De la luna. Lunare; della luna. Ma non tale, che trapassi il corpo lunare. Lunaris.
Chi sà menà la luna. Lunatico, intendente del corso della luna, e delle sue
influenze. Costui fu il maggiore, e ‘l migliore lunatico, che mai fosse. Lunae
cursus peritus.
Luna piena; tond de la luna, chà fag ol tond. Plenilunio. Luna piena. Quan-
do la luna è nell’opposto del sole quale ne plenilunii sereni Trivia ride tra le
ninfe eterne. Plenilunium, ii.
Luna nuva. Luna nuova. Luna cornuta. Novilunio.
Quart de luna. Quarterone. Quarto di luna. Luna, ae octava.
Second quart. Luna dimezzata. Lat. Luna dimidiata.
Luna vúda. Luna scema. Converrà, che voi essendo la luna molto scema.
Luna che cres. Luna crescente.
Luna che cala. Luna scemante. Ciò, che semini, poni, o pianti fallo a luna cre-
scente e ciò, che togli per servare fallo a luna scemante.
Fì de la luna. Stremo della luna.
Berlum de luna. Albore di lume di luna. Albor lunae.
Lunari. Tacuì. Almanac. Giornal. Lunario, che è quella scrittura breve, nella qua-
le si notano stagione per istagione le variazioni della luna. Tabella lunaris cursus.
Ciclo dol sol. Ciclo solare, spazio di ventotto anni, i quali finiti le lettere
domenicali A. B. C. D. E. F. G. ritornano al suo ordine primiero. Però per
retrogradazione, cioè per G. F etc. Cyclus solaris est spatium annorum vigin-
ti octo, quibus evolutis literae domenicales A. B. C. D. E. F. G. ad suum ini-
tium redeunt, sed ordine retrogrado nimirum per G. F. etc.
272 [r] Ciclo del’indiziò. Ciclo della indizione; spazio di quindici anni, i quali scor-
si, che sono si ritorna al primiero. Cyclus indictionis; spatium est annorum
quindecim, quibus decursis reditur ad primum.
Ol periodo Giulià. Lo periodo Iuliana, è lo spazio di sette mila novecento ottan-
tanni, nel corso dé quali non può avvenire che una sol volta, che li tre cieli sopra-
scritti abbiano un medesimo numero; per esempio; che il numero del ciclo luna-
re sia .i., del solare sia .i., dell’indizione parimenti .i. Periodus Iuliana.
Pata. Epatta è il numero di undici giorni, i quali fanno l’anno solare più lungo
dell’anno lunare, percioccé questo è solamente di trecento cinquanta quattro
691
giorni, e quello di giorni trecento sessanta cinque. Epacta, ae. Idest numerus
undecim dierum, quibus annus solaris superat annum lunarem etc.
Epoche. Epoche. Sono principii, e punti fissi, e stabiliti da cronologi per nume-
rare gli anni; cioè dal Diluvio di Noé sino al nascimento di Abramo; dal nasci-
mento di Abramo sino all’uscita del Popolo d’Israele d’Egitto, quanti anni aveva
il mondo etc. Epochae.
I epoche piú celebri ie i seguenti. Epoche più celebrate sono le seguenti: epo-
chae celebriores sunt sequentes.
Ol delui de Noé 1656 agn dol mond. Il diluvio di Noè. Diluvium Noemi.
Anno mundi 1656.
La nasita d’Abram l’an dol mond 2039. Il nascimento d’Abramo. Abrahami
nativitas. Anno mundi 2039. L’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto. Exitus
Israelitarum ab Aegypto. Anno mundi 1544.
La fondaziò dol Tempio l’an 3023. La fondazione del Tempio. Templi funda-
tio. Anno mundi 3023.
La navità dol nostr Sior, che lè la più considerabil di otre dol an 4053
La Natività di Nostro Signore, la quale è la più celebre delle epoche. Christi
Domini nostri Nativitas omnium epocharum celeberrima. Anno mundi 4053.
As prencipià a cuntà per via d’indiziò l’an 312 dopo la nasita dol nostr Sior
al tep de Costantì Magno imperator. Cominciossi a contare per via d’indizio-
ne l’anno di nostro Signore trecento dodici sotto l’impero di Costantino Magno
e dal medesimo Imperadore sono state chiamate costantiniane. Numerari coep-
tum per indictiones anno Christi Domini trecentesimo duodecimo imperatore
Constantino Magno, quae ab eodem Imperatore Constantinianae dictae sunt.
Fì dol mond. Fine del mondo. L. Effaetae ac senescentis naturae finis.
Eternità. Eternità. Lat. Aeternitas, tis, f. g. Sempiternitas, tis, f. g. Tempus aeter-
num. Perpetuitas, tis. Perennitas, tis. Tempus sempiternum. Tempus infinitum.
Eterno. Eterno. Senza fine, e senza principio. Lat. Aeternus, a, m.
D’eternità. Eternale. Lat. Aeternus, perpetuus.
Semper de semper. Eternamente, sempre, in eterno. Lat. Aeternum, aeterno,
aeterne. Sempiterne. Eternalmente. Lat. Sempiternum. Perpetuo. Tempore
infinito vel aeterno.
692
La stagiò nol è a proposit, lè contraria. La stagione é contraria. Anni tempus
non fert. Temporis ratio adversa est.
Stagionat. Staggionato. Perfectus, a, m. Esser di stagione, cioè in perfezione.
Stagiò per tep. Stagione per tempo semplicemente. Passata è la stagion per-
dute hai l’arme. Tempus, ris.
Stagionà. Staggionare. Condurre a perfezione, con proporzionato temperamento.
Primavera. Primavera, una delle quattro stagioni; nella quale rinverdisce la
terra, e rinuova l’anno. Ver, eris; vernum tempus.
Stadolina de S. martì. State di S. Martino. Lat. Dies halcyonaei vel halcyo-
nii, vel dies halcyonides. Halcedonia, orum, n. g.
Stat. State. La stagion dell’anno più calda. Aestas, tis. Aestium tempus. State
calda, ardente. Aestas fervida ardens, vel ignea aut perfervida.
De stat. Statereccio. Estivo. Di state. Cadendo dagli staterecci frusti degli alberi.
De meza stat. Di mezza state. Adulta estate. Aestivus, a, m. Muover soave-
mente all’aura estiva. Estivale. Ogni vino spesso si volge appresso del tramon-
tar delle Pliadi, e del solstizio estivale.
Autun. Autunno. Una delle quattro stagioni dell’anno, che comincia qundo il
sole entra in Libra. Autumnus, i. Autumnale tempus. Autumnitas, tis.
Tep d’autun. Tempo d’autunno. Lat. Autumnitas, tis, f. g.
D’autun. Autunnale. D’autunno. Autumnalis, vel autumnus, a, m.
Principi, o fì d’autun. Principio o fine d’autunno. Lat. Autumnitas prima, seu
exitus autumnalis.
Inveren, o invernada. Inverno. Verno. Vernata. E così tribbolarono il verno
come la state tutta la provincia. Hyems, is. Hiberna tempestas. La forte verna-
ta li fece partire.
In dol colem dell’inveren. In dol mez dol inveren. Nel fondato verno. E nel
fondato verno non mangia, cioè nel cuor del verno. Ingruente hyeme.
Invernas. Invernare. Svernare. Vernare. Hybernare. Hyemare. E qui fa’ ‘l can
la state, e qui s’inverna.
Es d’inveren. Vernare. Di state un ghiaccio, un fuoco quando verna.
D’inveren, dall’invernada. Vernereccio. Da verno, o buon per lo verno. E
avvengono loro febbri vernerecce, e notturne, cioè, che sogliono venire il
verno. Hybernus, a, m.
Dol inveren, del invernada. Vernale. Del verno. Quando fu ‘l solstizio verna-
le. Hyemalis. Hybernus.
693
Stà l’inveren in qual lúch. Svernare. Dimorare il verno in luogo. Hyemare.
Hyemem peragere. Venne a svernare a Padova. Vernare. Fecero molte case di
legname per poter ivi vernare.
Cold. Calor. Caldo, calore. Come voi vedete il sole è alto, e ‘l caldo è gran-
de. Una delle qualità prime attenente al tatto, ed è suo proprio il risca[l]dare,
e l’attenuare. Calor. Aestus. Caldor.
Calditat. Caldezza. Calidità. E quel, ch’è freddo di poca calidità aggiunta più
tosto riscalda, che se a caldezza calidità fosse giunta. Caliditas. Calor. Caldor.
Caloros. Caldo, che ha calore. Entra in quel bagno, il quale ancora è caldo.
Calidus, a, m.
Caldura . Caldura. Caldo. Nel quale fonte, o rivo corra si, che possa bagnar-
si nel tempo della gran caldura. Aestus, us. Calor.
Coldò. L’ora brusada dol dì. Caldana. Calura, è l’ora più calda del giorno; o
fitto meriggio siccome la grande calura fa seccar le foglie. Aestus meridianus.
Calorò. Ferza per l’ora del maggior caldo né giorni estivi. Alla ferza del sole.
Verber.
273 [r] Scalmana. Scarmana.
Scalmanas. Scarmanare.
Scoldà. Fà cold. Scaldare. Indurre il caldo in che che sia. E se ‘l sole comin-
cia a scaldare ricordati del freddo che tu á me facesti patire. Calefacere.
694
Rescoldà. Tornà a scoldà. Scoldà . Riscaldare. Rendere a cosa raffreddata il
calore. Che in un punto mi agghiaccia, e mi riscalda. Calefacere.
Scoldas. Riscaldarsi; pigliar calore. Sentendo già, che i solari raggi si riscal-
davano. Calescere.
Calido, che scolda. Riscaldativo, atto a riscaldare.
Rescaldaziò. Riscaldamento. Calefazione. Calfactio, nis.
Freg. Freddo. Io non posso far caldo, e freddo a mia posta. Una delle prime
qualità del tatto; il suo proprio è costringere, e raffreddare. Frigus, oris, n. g.
Freddo grande. Lat. Rigor, ris. Freddo di verno. Lat. Algor hyemalis.
Freget. Freddarello. Lat. Frigusculum, i; n. g.
Freg. Freddo, di qualità e di natura freddo. Frigidus, a, m.
Che fa freg. Che cagiona freddo. Lat. Algificus, a, m.
Sfregit. Freddato. Freddo. Acqua etc. allora che sarà alquanto freddata.
Frigefactus. Frigidus, a, m. Molto freddo. Lat. Praegelidus, a, m, vel frigidus,
a, m. Freddarello. Lat. Frigidiunculus, a, m. vel frigidulus, a, m.
Fregiura. Freg. Freddezza. Freddore. Freddura. Frigedo, inis, f. g. vel algor,
vel frigus.
Fregisim. Freddissimo. D’una fontana d’acqua freddissima. L. Frigidissimus, a, m.
Avì freg, o gran freg. Aver freddo, o gran freddo. Lat. Frigere, vel perfrigere.
Fregiamet . Freddamente. Con freddezza. Lat. Frigide.
Sfregì. Freddare. Raffreddare. L’aque ferme di lago non si freddano, se non
per le nevi. L. Frigefacere. Refrigerare.
Sfregìs. Raffreddare. Divenir freddo. Rifreddare. Refrigere.
Sfregit. Raffredato. Fanno bollire l’acqua salsa, schiumano, e in quella raf-
freddata tuffan le pere. Frigefactus, a, m.
Fá freg. Far freddo. Lat. Frigus esse. Patir freddo. Lat. A frigore laborare.
Rinfrescà. Refrigerà dà refrigeri. Refrigerare. Rinfrescar leggiermente. E
quasi rinfrescando riconfortare, e tor via l’arsione. Refrigerare.
Rinfrescatif, che dà refrigeri. Refrigerativo, o rifrigerativo, che ha virtù di
refrigerare. Refrigeratorio. Acqua refrigeratoria sopra le sue fiamme versasse-
ro. Refrigeratorius, a, m.
Refrigeri. Refrigerio. Rinfrescamento. Refrigeratio, onis.
Renfrescà. Rinfrescare. Far fresco quello, che è caldo. E di state aprire per rin-
frescare. Refrigerare.
695
Renfrescat. Rinfrescato. Refrigeratus, a, m.
Frescheza. Freschezza. Fresco. Il caldo del dí esser vinto dalla freschezza del-
la notte. Frigiditas, tis.
Fresch o quas ùfreg. Frescura. Fresco, che s’avvicina un po’ più al freddo.
Frigus opacum.
Sfregis. Affredarsi; divenir freddo. Sicche tanta l’uomo s’affreddi nello studio
del secolo. Frigefieri. Frigescere.
Infregias. Infreddare. A chi fosse infreddato tolga per novero giuggiole venti.
696
Sfregí. Infreddare. Indurre, e apportar freddo. Raffreddare.
Freg che bescia, che fa bagolà, o sbat i deg. Algore freddo grande. Stridore.
Algor, oris.
Sentì gran freg. Zelas afag. Algere. L’alma ch’alse per lei si spesso, ed arse.
Interamente agghiacciarsi. Algere.
Fregisim. Algente. Fuoco, che m’arde alla più algente bruma. Algens.
Cold grand, che fa sta zò ‘l fiat, che fa afan. Caldo soverchio, che fa afa. Afa
un certo affanno, che per gravezza d’aria, e soverchio caldo pare, che renda
difficile la respirazione. Aestus angorem inferens.
Patì freg, o cold. Patir freddo, o caldo. Frigore, vel aestu laborare.
274 [r] Bagolà de freg; o bat i brochete, o barbotà de freg. Batter la borra. Tremar
di freddo. Contremiscere.
Tep brusch, aria brusca. Tempo brusco. Cominciando in sul brusco, e spia-
cevol tempo¸cioè turbato, e freddo.
Fas bruscha l’aria. Rabbruscarsi il tempo, quando si turba, e raffredda. Tem-
pus frigescere.
Freg da murì. Sido. Eccesso di freddo. Algor, ris.
Sentì gran freg fò de mud. Agghiadare. Sentire eccessivo freddo. Algere.
Fa sentì gran freg fò de mesura. Agghiadare. Far sentire eccessivo freddo.
Algorem inducere.
Es stinch de freg. Intirizzare, patir eccessivo freddo. Algere.
Stinch de freg. Intirizzato di freddo. Algore rigidus.
Inganfì de freg. Aggranchiare si dice principalmente delle dita, quando riti-
randosi per soverchio freddo si piegano a guisa delle gambe di granchi.
Obrigere, vel frigore contrahi.
Inganfit. Aggranchiato. Se per paura son loro aggranchiate le mani a diveller-
lo. Frigore contractus, vel obrigens.
Desinganfì. Sgranchiare il suo contrario. Pur con Frusberta sgranchiava le mani.
Inzendit de freg. Raggricchiato di freddo. A distendere i nervi raggrinchiati
niente è buon quanto il caldo del letto. Frigore contractus.
697
Ingropit, o inranchit, o inrancat de freg. Rannicchiato di freddo. Frigore
contractus.
Mà, che nos set più de freg, dormete, ch’à det i pigoi. Mani intermentite. I
diti ritorti, o intormentiti. Manus rigentes frigore.
Freg, chis caza in di os; che besia. Brivido freddo acuto, atto a penetrar ne
corpi. Frigus acutum, vel algor.
Giazas. Conzelas. Congelarsi. È delle cose liquide, che per soverchio freddo
si rappigliano. L. Congelari.
698
Divenuto ruvido di quella ruvidezza, che è cagionata da soverchio freddo nelle
carni. Essi per freddo arruvidati ne loro campi tornavano. Frigore exasperatus.
Zelt. Invidriada de giaz da per tut. Gelicidio. Gielo. Stagion fredda, e gelata.
Gelicidium, ii. Gelu, u. Gelata. Luogo pieno di ghiaccio, e ’l ghiaccio stesso.
Laor che nos pul zelà. Cosa che non può gelarsi. Lat. Incongelabilis. Mare
omne incongelabile.
Zelat. Gelato, o ghiacciato. Lat. Gelatus, a, m, vel gelu coactus, vel duratus, a, m.
275 [r] Cosmografia. Cosmografia, parte della matematica che ha per oggetto la
discrizione delle parti del mondo, dividendolo nelle sfere celesti, ed elementa-
ri. Cosmographia, ae.
699
Descriziò de quac pais particolar. Corografia. Corographia, ae.
Geografia. Geografia. Descrizione della Terra, e del mare, e delle loro parti.
Geographia, ae; f. g. o sia del globo della Terra, e del mare.
Carta geografica. Carta di geografia, dove sono descritti i paesi della Terra,
e i siti del mare. Tabula geographica.
Liber de geografia. Libro di geografia, che insegna le parti della Terra, e i siti
del mare, dove, e come stanno. Liber geographicus.
Globo de la tera, e dol mar. Globo della terra, e del mare. Terrestris, aqueu-
sque; vel terraqueus globus.
Superficia; ol desora del globo. Superficie del globo. Superficies globi; che si
divide in zone. Paralleli, e climi; quae dividitur in zonas, paralelios, et climata.
Zona. Zona, fascia; ciascuna di quelle cinque fasce, che divide i meridiani an-
goli retti, costituiti dagli astrologhi per dividere, e scompartire i siti del
mondo. Zona, ae.
Ciqu zone. Cinque zone; una torrida, due temperate, e due fredde. Inverso il
meriggio verso la torrida zona. Quinque zonae; una torrida, duae temperatae,
et duae frigidae.
Zona infogada, le quela, ch’è tra i do Tropich. Zona torrida è quella, che è
fra li due Tropici. Zona torrida dicitur, quae est inter utrumque Tropicum.
I zone temperade iè quele, ch’è tra i do Tropich, e i circoi Polar. Zone tem-
perate son quelle, che sono tra li Tropici, e i circoli Polari. Zonae temperatae
dicuntur, quae sunt inter Tropicos, et circulos polares.
I zone fregie iè quele che và dai circoi Polar ai do Poli. Zone fredde son
quelle, che dai circoli Polari vanno infino ai due Poli. Zonae frigidae, quae
sunt inter circulos Polares, et duos Polos.
I circoi de la sfera iè des; ses più grang, e quater più picoi. Li circoli della
sfera sono diece; sei maggiori, e quattro minori. Circuli spherae decem nume-
ro; sex maiores, et quatuor minores sunt.
275 [v] I circoi più grang iè. Li circoli più grandi sono li seguenti. Circuli maiores
sunt sequentes.
700
Ol orizont . L’orizontale. Horizontalis.
Colur. Coluri; sono due cerchii massimi della sfera celeste, che distinguono li
solstizii, e gli equinozii. E il circolo coluro, che passa per l’quinozio. Coluri.
I circoi più picoi iè. Li circoli più piccoli sono li seguenti. Circuli minores
sunt sequentes.
Clima. Clima. Plaga. Rivolta in ver la plaga, sotto la quale il sol mostra men
fretta. Quante alla plaga del mezzogiorno riguardavano. Plaga, ae. Clima, cli-
mato. Climate. Climo. Spazi di terra, e di cielo contenuto da due paralleli tanto
lontani da loro, che il maggior dì dell’uno avanzi quel dell’altro d’una mezz’ora.
Clima, tis. Plaga, ae. Clima è la divisione della terra abitabile. È divisa la terra
in sette climati che incominciano all’oriente, e incominciano all’occidente.
Centro del mond. Centro del mondo. Medius mundi locus, vel infimus.
Divisiò dol mond in quater parg. Divisioni della terra in quattro parti.
Divisio terrae in quatuor partes.
Regn, Provincie. Città. Pais. Luch. Principag. Stag. Donii. Marche. Regni.
701
Provincie. Città. Paesi. Luoghi. Regioni. Principati. Dominii. Marche. Regna.
Provinciae. Civitates; vel urbes; loca. Regiones. Principatus. Dominia. Orae.
Pais de la cucagna, doves gha liga sù i sese col cervelat. Paese di Bengodi. In
una contrada, che si chiama bengodi, nella quale si legan le vigne con le salsicce.
Calecut pais supost. Orinci; vale per lontanissima parte. Ora longinqua.
Lessico geografico che descrif tug i pais dol mond. Lessico geografico, che
discrive tutte le regioni del mondo. Lexicon geographicum describens omnia
regna, et loca orbis terrarum.
Foi lò. Foi luga. Quivì. In quel luogo. Quivi non si dice, se non quando dimo-
striamo alcun luogo segnatamente. Quivi lo raggio più che in altre parti. Ibi.
Chì chì prope; giust chi lò; giust chi luga. Quici, e quicentro. Ella è ancora
quicentro. Si venne deducendo insino a quici. Hic.
Chi lo’ ntoren; o chi lo’ dret. Quincentro. Qui intorno. Avisando, che voi in
alcun luogo quincentro siate.
Da chì; da chilò; da chilò zo’. Quinci. Di qui. Poscia ch’io mi parti quinci.
Gettarmi a guisa di disperata quinci già dinanzi a gli occhi tuoi. Hinc.
Chì, e lí. Quinci, e quindi. Che quinci, e quindi le fosser per guida. Hinc, et illinc.
Dai ló, da foilò. Quindi, di quivi. Comando al fonte suo, che quindi non si par-
tisse. Illhinc.
Chi lò drè; chilò ntoren. Quincioltre. Qui intorno. E quincioltre. S’andrà so-
lazzando.
702
Iló intoren. Quindoltre. Di quivi intorno. Venimmo dalla Grecia quind’oltre.
Chi lo’ prope prope. Quiritta. Qui appunto appunto. Mi pareva esser quiritta
in camera. Hic.
De soura i cap. D’in sul tetto. Di sopra dal tetto. Gli parve in sú la mezza notte
sentire d’in sul tetto della casa scender nella casa persone. Ex tecto.
Dai lò. Indi; da quivi; o da quel luogo. Indi traendo poi l’antico fianco. Inde.
Chi lò soura a olt. Quassú. In questo luogo ad alto. Quassuso. E non vedemo
noi salire niuno di loro quassuso.
276 [v] In zò; a bas; in fond. In im. Zò bas. Giù. A basso. A fondo. Giuso. Con lui
insieme sen ando’ quindi giuso. Deorsum. In ima parte. In giù ancora si dice.
Sù. De soura; a olt. Su. Suso. Beatrice insuso, ed io a lei guardava. Sursum.
Supra.
De zà, de là. Di quà di là. Che gir non sa, ma qua, e là saltella. Hinc et illinc.
Huc, et illuc.
703
In tug i oter lúch. In tutti gli altri luoghi. Ubivis gentium.
704
In ogni lúch. In ogni luogo. Quoquo.
Vers da tute i bande. Da per tute i bande. Verso ogni parte. Quoquoversus,
vel quoquoversum.
Da una banda, e dal otra. Da una parte, e dall’altra; o da ogni banda. Utrinque.
A quac lúch. A qualche luogo. In qualche luogo. Aliquo; vel ad aliquem locum.
Vers a quac lúch. Verso qualche luogo. Aliquorsum; vel versus aliquem locum.
Da oter lúch; da un oter lúch. Da quac lúch. Da altro luogo. Altronde. Fa-
cendo sembiante di venir altronde. Perché più di quá entro, che d’altronde.
Aliunde. Ex alio loco, vel ab aliquo loco.
In oter lúch, quand al significa moto. Altrove, in altro luogo. Parmel veder
quando si volge altrove. Alio.
In oter lúch, quand al significa stato. Altrove. In questo nostro paese, ed altro-
ve. Alibi.
705
Inag. Indrè. Innanzi. Indietro. Ante. Retro.
Inag trag. Innanzi tratto. Innanzi. Avanti. Ditemi innanzi tratto perché. Ante.
Infina chilò. Infino qua. Usque huc.
Infina foi lò. Infino colà, o costà. Usque isthuc.
Det. De det. Adentro. Internamente. Intus. Intra.
277 [v] A la vulta de Berghem; o vers Bologna. Inverso, o alla volta di Bergomo.
Bergomum versus. Cavalcavo in verso Bologna.
In et; fò inet. Oltre. Innanzi. Avanti. Ultra.
Batant batant. Batando batando. A di lungo; alla distesa, cioè senza fermar-
si. Il volonteroso cavallo quando col disteso capo corre alla distesa, o a di
lungo. Nulla institione facta.
Da la banda indrichia. Verso la destra parte, o dalla destra. Dextrorsum.
Dextroversum.
Da la banda mancina. Verso la sinistra parte, o dalla sinistra. Sinistrorsum.
In quac luch. In alcun luogo. Sicubi. Alicubi. Aliquo in loco.
In negù luch afag. In alcun luogo non. In nessun luogo affatto. Usquam.
Nullibi. Nusquam. Nusquam gentium, vel nusquam omnino.
In quac luch. In alcun luogo, in qualche luogo. Uspiam.
In tut ol mond. In tutto il mondo. Evvi forse un egualmente misero in tutto ‘l
mondo? Usquam gentium. An quisque usquam gentium est aeque miser?
Fina da Venezia. Fino da Venezia. Usque a Venetiis.
Fina da là. Fino da costà. Usque istinc.
Fina dal Egit. Infino dall’Egitto. Usque ex Aegypto.
Fina de là dai Alpe portat. Infin di là dall’Alpi traslato. Trans Alpes usque latus.
Rimpet; dirimpet. Rimpetto. Dirimpetto. Rimpetto all’uscio della sua camera
sedeva alle tavole. A rimpetto di me dall’altra sponda.
Per contra. Dirimpetto. Rincontro. Di rincontro. Dal lato opposto. Essendo due
dall’una delle facce della camera, e’l terzo di rincontro a quegli dell’altra. Contra.
Adversum.
706
In fianch. Acost. A costato. Si venderono le mura vecchie, e i terreni dentro,
e fuori a chi v’era a costato. Iuxta. Iuxtim. Prope. Iuxta.
Doves vùl. In che luch as voia. Ovunque. In qualsivoglia luogo. Per far dolce
sereno ovunque spira. Ubicunque. Ubivis. Ubiubi.
Doves voia che lì, dove l’è. In qualunque luogo, che ivvi, dov’è. Ubivis quam
ibi, ubi est.
Là fò, in quel luch. Lì, o ivi, o quivi. Per far ivi, e negli occhi sue difese. Ed
ora lì come a sito decreto. Ibi. Illuc. Illic.
Vers da chi lo’ ai và. Verso questo luogo vanno. Horsum pergunt.
Da otra banda, per otra banda. Verso altrove; verso altra parte. Aliorsum.
278 [r] Da quac banda, o per quac banda. Verso alcuna parte, o qualche luogo. Alio-
quorsum.
Da che banda, vers dove. Verso che luogo, verso qual parte. Quorsum.
707
Da qual si voia lúch. Da qualsivoglia luogo, che tu vuoi. Undelibet. Undevis.
Che no’ in quac luch. Fina a che luch. Che non in qualche luogo. Necubi.
Fina a qual lúch. Fino a qual luogo. Quousque. Ad quem usque locum.
Localmet. Localmente. Per luogo. In luogo. Localiter. Iddio si va per mezzo
di suoi predicatori localmente per molte parti del mondo.
Lúch. Luogo. Termine contenente i corpi. Locus, i. Loco, ma è del verso.
Lugat. Locato. Allogato. Collocato. Locatus. Collocatus.
Lugà. Locare. Allogare. Assegnare il luogo. Collocare. L. Locare. Collocare.
Local. De lúch. Locale. Locale distanzia. Localis.
Lúch per tep; ocasiò; comodità. Loco per tempo, occasione, acconcio. E poi
quando fia loco mi raccomanda a Lei. Opportunitas. Tempus.
Lúch per posesiò. Luogo per parte, e luogo particolare. Fuor di Trapani avea
un suo molto bel luogo, cioè abituro, o possessione. Fundus, i.
Luch per incambi. Luogo per vece, e cambio. In luogo di figliuola la ricevet-
te. Vice.
Lúch per casat. Luogo per legnanggio. V’era uno di buona fama e di gentil
luogo. Honesto loco natus.
A lùch e a tep. A luogo, e tempo; quando è opportuno. Opportune.
Dove chè, in ogni luch. Ovechè. In qualunque luogo. Dovunque. Quocunque.
Oveche egli torni.
Da per tut. In tug i luch. Ovunque. In qualunque luogo. In qualsivoglia
luogo. Ubicunque. Ubivis. Dovunque.
Ol stà butat zò. L’atto di giacere. Lat. Cubatus, us vel cubitus, us, m. g.
Cò la panza in sù. Il giacer supino. Lat. Cubitus supinus.
Cò la panza in zo. Il giacer boccone. Lat. Cubitus pronus.
Da la banda. Il giacer ne lati. Lat. Cubitus in latera.
Da per lor. Il giacer solo o in disparte. Lat. Secubitus, us, m. g.
Da la banda drichia. Il giacer sul lato destro. Lat. Dexteri lateris incubitus, us.
Positura dol stà butat zo. Giacitura, modo, e qualità di giacere. Lat. Cubandi
vel iacendi ratio, vel modus.
708
278 [v] Vocaboi d’architetura
Vocaboli d’architettura. Verba architectonica.
Con architetura. Con architettura. Lat. Architectonice.
Pià d’un edifixi. Suolo d’un edificio, superficie di terreno, sopra ‘l quale si
fabbrica. Aedificii ichnographia vel ichnographica designatio.
709
Desegnà fo’ ‘l pià d’una fabrica. Disegnare il suolo, o il piano d’un edificio.
Aedificii ichnographiam exarare.
Pè de colona. Base di colonna. In van si pongon sopra le base se esse base non
sono fermate su la sodezza del fondamento. Basis columnae.
Nichia, o nig. Nicchia. Diciamo nicchia a quelli scavati degli edifici, dove si
meton le statue. Loculus, i, loculamentum, i, vel aedicula, ae.
Pedestal. Piedestallo. Quella pietra che è sotto al dado, sul quale posa la colonna.
Così erano li capitelli, e li piedestalli. Stylobates, tae, f. g. vel stylobata, ae, m. g.
Colona tirada bè. Colonna ben fusata cioè ben tirata, proporzionata.
Colona. Colonna, sostegno per lo più di pietra di figura cilindrica. Columna, ae.
Sot al capitel. Oradel sura la colona. La parte superiore del corpo della
colonna. Lat. Summitas columnae scapus.
Oradel, o orlo in fond al fus de la colona. Imo scapo della colonna. Scapus
imus columnae.
Colonna tonda. Lat. Stylus, i, m. g.
Colonna grassa. Lat. Columna crassa.
Colonna di più pezzi. Lat. Columna pactilis, i, vel compactilis.
710
Colonna intagliata. Columna caelata.
Colonna di color mischio. Lat. Columna maculosa.
Colonna d’un pezzo. Columna monolita.
Colonna quadra. Columna quadrata.
Colonna di pietre ordinarie. Lat. Columna caementitia, vel structilis.
Colonna fatta a chiocciola. Lat. Columna cochlis. Cochlides columnae.
Cordò, sot al orlo. Foro; che è quel membro della pietra concia bistondo fatto
a guisa di cordone.
711
Fris dol capitel. Fregio del capitello. Zophorus capitelli.
Fris tra la curnis e l’architraf. Fregio quel membro, che è tra l’architrave e
la cornice. Lat. Zophorus, ri, m. g.
712
Cordò d sora. Toro, o bastone superiore.
Cordò de sot. Toro, o bastone inferiore.
Bech dol capitel. Becco del capitello. Rostrum capitelli.
Giro del foiam dol capitel. Caulicolo.
Foie più picene chè in dol mez, e de sot. Foglie minori. Foglie di mezzo, e
foglie di sotto.
280 [r] Fior. Fiore.
713
Fag a pilò a pilò. Fatto a pila a pila. Pilatim structum.
Rilef. Rilievo; tutto quello, che s’alza dal suo piano. Eminentia, ae. Extantia, ae.
Arch. Arco; arco qualsivoglia parte del cerchio, onde arco di ponte, di porta,
di parti simili degli edifici. Arcus, us, m. g.
Cilter. Volt. Volta, coperta di stanze fatta di muraglia. Muro in arco d’altri edifici.
Gli cadde addosso la volta, ch’era sopra la camera. Camera, ae forni, cis, m. g.
714
Cilter à la veniziana, o sofita a la veniziana. Volta d’assicelle intonicate o soffitto
d’assicelle intonicate. Assulis vel scandulis trullissatis compacta fornix, vel camera.
Piombì. Piombo, o archipenzolo. Strumento col quale gli architetti, o murato-
ri aggiustano il piano de lor lavori. Perpendiculum, i. Libella, ae.
Mesurà o livelà col piombì. Piombare. Corrispondere col di sopra al di sotto
a linea retta perpendicolare tolto da quel piombo legato a un filo, col quale i
muratori aggiustano le diritture.
Livelà met à livel. Livellare. Mettere ed aggiungere le cose al medesimo piano.
Ad libellam exigere.
Livel. Livella. Strumento, col quale si traguarda e mediante la linea vicina si
aggiustan le cose allo stesso piano; che anche si dice traguardo. Libella, ae.
Pertigat cenzit de pilastr, e de colone. Loggia. Perystilium, ii.
Resalt. Risalto, quella particella; la quale ricresce infuora dell’edificio.
Resaltà, fa resalt. Cres, o sporzes in fò. Risaltare. Si dice di que membri del-
l’edifizio, che dalle bande, o nel mezzo della lor faccia ricrescono in fuora senza
uscire del lor diritto, o modatura.
715
Navigaziò. Navigazione. Navicamento. Navigamento, il navicare. Navigatio, onis.
Naf, che va’ zo’ in aqua più, o manch. Nave, che pesca più o meno, secon-
do che più o meno si tuffa nell’acqua per sua gravezza, o curvità.
Andà per mar á la fortuna di Dio. Navigar per perduto, vale rimettersi inte-
ramente nella fortuna. Navigare secundum fortunam, vel secundum fluvium.
Barcarúl, che tragheta. Navichiere. Navalestro. Quegli, che tragetta con bar-
che, o navi ne nostri fiumi. Nauta, ae.
Navigant, che naviga. Navicante. Navigante, che naviga. Tutti eran ricchi di
danari guadagnati in corso sopra Inglesi, o Fiamminghi, ed altri navicanti per
quelli mari. Navigans, tis.
281 [v] Chi guida la naf. Nocchiere, marinaio; governator del navilio. Nave senza
nocchiero in gran tempesta. Nauta, ae. nauclerus, i.
Mariner. Marinaio. Marinaro. Marino. Mariniere; ogni guidator di navilio in
mare. Il mariniere prova, ed assaggia il viaggio per mare. Dotto marino fugge
tempestanza. Nauclerus, i. Navicularius, ii. Naviculator, ris.
Da mariner, o marinaresch. Marinesco. Marinaresco. Ammaestrata alquanto
dall’arte marinaresca. Navicularis, vel navicularius, a, m.
Flota di mariner, o mariner. Marineria. Moltitudine di naviganti in armata.
Vennero con gran forza di marineria, e di gente da pié. Classis, is.
Mester dol mariner. Marineria. Arte del marinaio. Ars navicularis.
Barca. Barca, navilio di non molta grandezza. Costanzo che talmente fece ar-
mar una barca sottile. Navis.
Barcaza. Barcaccia. Barca guasta, cattiva. Una barcaccia par vecchia dismessa.
Imbarcat, mes in barca, intrag in barca. Imbarcato. Messo in barca. In navem
immissus. Navem, ingressus.
Barchet. Barcheta. Barchetta. Montata sopra una barchetta se ne fuggì a Lipari.
Navicula, ae. Linter, is.
Imbarcà. Imbarcare. Metter in navili. In navem immittere.
716
Varia sort de barche. Barcosi. Galee; uscieri; batti; bargie spezie di navilii.
Liber de tug i porg. Libro portolano dove sono descritti tutti i porti, come li-
bro isolario, dove sono descritte le isole.
717
Met in aqua una naf. Varare una nave in acqua. Tirar di terra in acqua il navi-
lio senza indugio al nocchier varar la barca, e dar de remi in acqua. Fu fatta in
Grecia la prima nave, che si chiamò Argo, e varata in mare.
Galeò. Galeone. Gaulus, i. ingens. Navis bellica vel navis rostrata. Galea a
dieci ordini. Lat. Deciremis, is, f. g.
Galiota. Galeotta. Gaulus minor. Biremis, is. Galeotta di corsale. Lat. Lembus
piraticus.
Galeot. Galeotto; quegli, che voga; o rema in galea. Remex, igis insularius.
718
Pinaza. Pinaccia. Pinacea. Navigium maius ad pugnam instructum.
Saetia. Saettia. Specie di navilio. Fecero armare una saettia per passare in Cicilia.
Zatara. Gazzara. Venticinque gazzare armate in Po’. Ratis, is, vel rates, is, f. g.
719
Navigà col vent favorevol. Navigare con prospero vento; o col vento in
poppa. Secundo vento navigare, vel uti secundo vento.
Navigabil, ches púl navigá. Navigabile, che si può navigare. Navigabilis, le.
720
Vela. Vela di civadiera. Velum declive.
Vela a oregia de legor. Vela latina; orecchia di lepre. Velum latinum, velum
auritum.
Vela da trevers per chiapà ‘l vent de tute i bande de la naf. Vela berina, o
bolina. Velum transversarium.
Vela in cima al erbor. Vela in cima dell’albero. Thoracium, ii.
Erbor de naf. Albero della nave. Malus, i, m. g vel navis malus.
Erbor più grand de tug. Albero più grande di tutti. Malus maximus.
Erbor de nag, o de civadera. Albero davanti, o di civadiera. Malus proreta.
Erbor de vela mezana. Albero di mezzana vela. Malus puppis, vel artemonis.
Erbor dol trinchet. Albero di trinchetto. Malus ad proram erectus.
Bus da piantaga det l’erbor de la naf. Foro da mettervi l’albero della nave.
Madius, ii.
283 [v] Quel che tè su’ l’erbor . Pezzo, che regge l’albero. Stereobaca.
Quel legn piegat, che treversa l’erbor, e ches gha liga sù la vela. Antenna, quel-
lo stile alquanto curvo, che s’attraversa all’albero del naviglio, al quale si lega la
vela. Fece a due galee levare alto gli alberi, e mettervi l’antenne. Antenna, ae.
Antena picola. Antennetta. Parva antenna, ae.
Istremità del antena. Estremità dell’antenna, o sue parti estreme. Cornua
antennae.
Corda da tirà i vele. Fune per tirar la vela. Pes dies, m.g.
Corde de la vela ligade al antena. Sarte; corde della vela del navilio legate
all’antenna. Calar le vele, e raccoglier le sarte. Sarte di seta, d’or la vela. Rudentes.
Corde intorchiade. Funi attorcigliate. L. Spirae funeae.
Corda da naf. Fune da nave. Lat. Funis nauticus, vel rudens, tis, m. e f. g.
Corda d’ancora. Corda d’ancora. L. Anchorale, is vel funis anchorarius, i cavi.
Corda che te ligada la naf. Cavo si dice al canapo, che tien legato il navilio.
Non scioglierà di qua si tosto i cavi.
Popa. Poppa, parte deretana de navilii. Da poppa stava il celestial nocchiero.
Puppis, is, f. g.
Prora. Prora, e proda. La parte dinanzi del navilio, con la quale si fende l’ac-
qua. Le poppe volgerà u’ son le prore. Prora, ae.
721
Bech, o sperò de la prora. Sprone, o rostro, o punta di prora de navilii da
remo. Rostrum, ii.
Fianch de naf. Fianchi, o lati di nave. Latera navis.
Pià, o súl de naf. Suolo, o piano della nave. Tabulata, orum.
Coridor de naf. Ballatoio della nave. Corsia. Camminata della nave o galea
da poppa a prora. Fori, orum, m. g.
Sponda, o oradel de naf. Sponda di nave. Ora, ae.
Forcola, o schelem. Palaschermo; è quel legno, al quale i barcaruoli legano il
remo per vogare. Scalmus, i.
Banche di remador, di galeog. Banchi de rematori, dove seggono i galeotti a
remare. Transtracrum. Iuga, orum.
Banche dove stà sù i rem. Banchi de remi. Columbaria, orum.
Coste de la naf. Coste della nave. Statumina, orum. Costae, arum.
Timò. Timone; quel legno col quale si guida, e regge il navilio. Temo, nis vel
clavus, i; seu gubernaculum navis.
Manech dol timò. Manico di timone. Ansa gubernaculi navis.
Chi stà al timò; e ‘l lo maneza. Timoniere. Timonista che mi bisogna cam-
biar timonista. Gubernator, ris.
Fond de la naf. Carena; la parte di sotto del navilio. O che non avevano le
carene fitte ne guadi. Dar carena, cioè mandar il navilio alla banda per rasse-
targli il fondo. Lat. Carena, ae. Alveus, ei, m. g.
Cordò, gros de naf. Gomona. Tagliavano le gomone, con le quali l’ancore
erano alle navi legate. Rudens, tis.
284 [r] Fà a fond de barca. Fare a fondo di barca, o nave. Lat. Carinare.
Fond de barca roversat. Fondo di barca riversato, o voltato a rovescio. Lat.
Alveus inversus navis.
Fag a fond de barca. Fatto a fondo di barca, o nave. Lat. Carinatus, a, m.
Pectora volverum carinata.
Condut de la naf per mandà fo’ i sporchez. Sentina. Fogna della nave.
Sentina, ae.
Spuzor de la sentina. Puzzare di sentina. Nautea, eae, f. g.
Sabiò o oter pis, che tè la naf a fond. Savorna. Zavorra, ghiaia mescolata
con rena, che si metta nella sentina del navilio, acciocchè stia pari, e non bar-
coli. Sabbura, ae. Sabulum ,i.
722
Gabia de la naf in cima l’erbor. Gabbia della nave, o dell’albero. L. Mali
specula, vel carchesium, ii, n. g.
Rem. Remo. D’albero, e di vele, e di remi la trovò sfornita. Li remi pria nell’a-
cqua ripercossi. Remus, i.
Dove stà tacag i rem; o dove si posa il remo, per vogare. Forcola o pala-
schermo. L. Scalmus, i, m. g, vel struppus, pi, m. g., vel stropha, phae, f. g.
La distanza, chè fra dò rem. Spazio, che è fra due remi. Interscalmium, ii.
Paleta dol rem. Paletta del remo. Palmula, ae, vel tonsa, ae.
Ancora. Ancora. Strumento di ferro con raffi uncinati, col quale gittato ne
fondi dell’acqua si fermano i navilii. Anchora, ae, vel uncus, i.
Rampì, o det d’ancora. Raffo. Uncino d’ancora. Dens, vel unchus anchorae.
Insegna del ancora. Insegna dell’ancora. Tutela, ae.
Luch da met i arnes di mariner. Ripostiglio degli strumenti marinareschi,
cioè remi, e altro. Casteria, ae, f. g.
[...]. Maliata. Ratischedia.
Corbam de naf, o de galia. Cassero di galea. E il primo accostolato, che si
mette insieme, quando ella si fabbrica. Compago, vel compages prima navis,
vel triremis.
Argagn per tirà i naf al sug. Crulli per metter sotto le navi per tirarle in
secco. Fulvini, orum, m. g, vel phalangae, arum, vel chlamulcus, i.
Laor da tù sù l’aqua per bagnà i vele. Strumento da pigliar acqua per bagnar
le vele. Haustrum, i.
Laor da tù l’aqua da la sentina, o condut de la naf. Strumento da cavar l’ac-
qua della sentina. Antha, ae, vel haustrum, i.
Ornamet de la prora e de la popa dela naf. Ornamenti della prora, e della
poppa della nave. Acroteria, orum.
Ornamet de la cima dol erbor de la naf. Ornamenti della cima dell’albero.
Aplustre, is, n. g., vel aplustra, orum, n. g.
Pertegò da mariner. Pertica, o baston lungo. Contus, i.
723
Pertegò da spenz la naf, o da rampinala zà. Pertica, o baston lungo da spi-
gnere la nave, o da trarla a se. Harpago, onis, f. g.
Furnì, o met bé ol orden una naf. Corredare una nave. Navem instruere.
Corda, ches liga in dol cò del antena a man dirichia. Poggia, quella corda,
che si lega all’un de capi dell’antenna da man destra.
Naf de remurchio. Rimorchio, una piccola nave, che tira un’altra maggiore a
salvamento. Remulchus, i.
Tenda de canevaz da tegn coversg i soldag dai bende di naf. Pavesata per
coprire li soldati ai lati de navilii. Laterum navis septa, orum.
Piombì. Scandai. Scandaglio. Piombino per toccar fondo. Bolis, idis. Bolis
nauticus.
724
Capitane de naf. Capitano di nave. Navarchus, chi, m. g.
Chi guida la naf. Pilota. Navita, ae, vel nauta, ae vel gubernator navis.
Chi stà a la prora. Nocchiere di prora. Proreta, ae, m. g.
Chi rema. Rematore, chi rema. Remex, gis.
Mariner. Galeog, zurma, zurmaia, schiaf che rema. Ciurma, che remiga, o
schiavi di galea. Remiges, gum, m. g.
Chi bataia in mar. Combattente in battaglia navale. Lat. Naumachiarius, ii.
Naumachus, chi.
Orden di remador per ogni rem. Ordine di rematori a ciascun remo. Versus
remigum ad quemlibet remum.
Chi rema a popa. Nocchiere, che remiga alla poppa. Thalamius remex.
Chi voga denag a prora. Chi voga alla prora, che tien la coda da ciascun
remo. Thalamita primarius; vel remigii auspex.
Agozì. Agozzino. Celeustes, ae, m. g., vel portisculus, i, m. g. Celeusta, ae, m. g.
Chi ha cura dell’ancora. Chi regge l’ancora. Lat. Anchorarius, ii.
285 [r] Soldag de galìa. Soldati di galea. Classarii epibatae, arum, m. g.
Comit, sopracomit. Gomito, che comanda alla ciurma. Celeustes. Pausarius, ii.
Garzò de mariner. Garzone di marinaro. Mesonauta, ae, m. g.
Guardia dol port. Guardiano del porto. Limenarcha, ae, m. g.
Flota de cento legn. Navilio di cento vele. Classis centum navigiis constans.
Andà ‘n barca. Montare in barca. Navem ascendere.
Vegn fo’ de barca. Smontare di barca. Navi descendere.
Saltà fo’ de barca. Smontar di salto dalla barca. De navi desilire.
Partì da riva co’ la naf. Partir dalla riva. Levar l’ancora con una nave. An-
choras tollere, vel solvere, vel salo discedere.
Tuù a nol una naf. Prender a nolo una nave. Vectoriam navem conducere.
Andà a tuta vela. Andare a vele piene, a forza de vele, a tutte vele. Passis ple-
nisque velis navigare, vel invehi.
725
Ol calà i vele. Ammainamento, l’ammainare. Lat. Velaris contractio.
Alzà i vele. Alzare la vela dopo averla spiegata, e distesa. Explicatum velum
tendere.
Basà i vele. Calar le vele. Ammainarle. Cogenda vela demittere. Vela tollere.
Vela contrahere.
Basà la bandera in segn de reverenza. Abbassare, o chinare lo stendardo in
segno d’ossequio. Vexillum honoris causa submittere.
Fà vela. Far vela. Fece vela, e gettò via i remi. Vela dare, vela facere; velificare.
Andà a vela. Andare a vela; navigar col vento senza aiuto de remi. Ventus na-
vigare.
Corsaro. Corsale, ladron di mare. Lat. Pirata, ae, m. g., praedo, nis mantimus.
Da corsale. Lat. Piraticus, a, m. Da corsale. Lat. More piratico, in modum
piraticum. Luogo di ricetto a corsale. Lat. Piraterium, ii, n. g. vel piratarum
sedes. Capo de corsali. Lat. Archipirata, ae, vel dux piratarum. Arte di corsa-
le. Lat. Ars piratica.
Voltà vela per mudà costum. Voltare vela. Vela vertere.
Vogà. Vogare. Non vogando, ma volando. Remigare. Remigio aquam findere.
Voga. Voga da vogare. Pigliando voga verso lo cadimento del sole. Iter, vel
motus remigationis.
Met i rem in aqua. Dare de remi in acqua. Cominciar a remare. Dier de remi
in acqua, e andar via. Dato de remi in acqua si mise al ritornare. Remigio
aquam findere.
Navigá in alto mar. Solcare il mare. Vogare in alto mare; o far canale. Passis
velis in altum provehi; vel altum tenere.
Costezà. Costeggiare, andare per mare lungo le coste de monti. Costeggiando
la riviera di Senna. Littoralem oram percurrere.
Andà in sech. Andare a secco a vele abbattute, a forza de remi. Deiectis velis
remigare, vel assis velis navigare.
Resta ‘n sech. Rimanere in sù le secche.
Arenas lì, senza podì andà inag. Arenare proprio de navilii, che danno in
secco. Arrenare. Dar in secco; quando il navilio per mancamento d’acqua si
posa, e ferma in su l’arena. Senza la quale la mia barchetta arena. In brevia in-
cidere. In arenam impingi.
L’arenas, ol dà in secha. Arrenamento. L’arrenare.
Sech, o secha. Secche, luogo inframare, che per la poca acqua è pericoloso a
naviganti. Brevia, um, n. g.
726
285 [v] Andà, o dà in sech, o portà in secha. Percuotere in secca. Sopra l’isola di
Cefalonia percosse in una secca. Si levò una tramontana pericolosa che nelle
secche di Barbaria la percosse. In brevia incidere. In brevia impellere.
Trà l’aqua fo’ da la naf co’ la pala. Aggottare. Cavar l’acqua entrata nel na-
vilio, e rigettarla in mare. Morgante aggotta, ed ha tolta la tromba.
Traghetà de zà, e de là. Tragettare di qua, e di là. Transvehere huc, vel illuc.
Anda’ al orza. Andare a orza, piegare alla parte sinistra, e pigliar il vento da
quella. Vento transversario invehi.
Es, stà, o andà soura vent. Essere, stare, o andare sopravvento, quando li
naviganti si trovano intorno a un vasello con vantaggio. Uti vento secundo.
Dá fond. Butà l’ancora; stà sù l’ancora. Dar fondo, gettar l’ancora, si dice
de navilii, quando si ferman su l’ancora. Anchora fundare naves. Iactis ancho-
ris subsistere. Anchoram iacere.
Ancora. Ancora. Lat. Anchora, ae. uncus navalis. Ancora di due denti.
Anchora bidens.
Impizà de nog la lanterna su la naf. Far fanale sul navilio di notte. Nocturna
tempestate praeferre facem.
Chiapà tera. Rivà a tera; chiapà port; es a port. Tocà port; andà a port,
o fà scala in quac lúch. Vegn o andà a riva. Entrà in port. Pigliar terra.
Smontare in terra accostato il navilio alla terra; o riva. Ad littus appellere, vel
ad aliquem locum navim appellere. Afferrare de navilii, che piglian porto.
S’accorsero se avere all’isola di Rodi afferrato. Appellere. Apportare; pigliar
727
porto; approdare. I quali apportano a Pisa, e vennono a lui a Poggibonzi.
Appellere, vel se applicare. Fare scala pigliar porto in qualche luogo. Portum
capere. Approdare. Arrivare, o venire alla ripa. Ad uno porto, dove apporta-
no overo approdano le cocche, o navi grosse. Pigliar porto. Luogo nel lido del
mare, dove per sicurezza ricoverano navilii. Portum tenere.
Butà in mar la roba. Far getto si dice di chi per non affogarsi getta le merca-
tanzie in mare. L. Iacturam facere.
Divisiò dol don, el comput quand al fonda una naf. Avaria, termine marina-
resco, che è la computazione, e spartimento del danno, che si fa del getto della
nave. Iacturae computatio.
Schizà. Schizzare, disegnare alla grossa. Schizzo in risposta questo mio disegno.
Sbozà, fa ‘l sboz. Sgrosà zò. Abbozzare. Fare il primo schizzo, che è dar la forma
così alla grossa. Rudi et confusa designatione futuram imaginem informare.
Dà ‘l gest ai figure. Atteggiare, o dare il gesto alle figure, acciocchè elle espri-
mano gli affetti, che si voglion rappresentare. Ad vivum exprimere.
728
Ombre de pitura. Ombre di pittura. Umbrae picturae.
Pitura a chiar, e scur. Pittura a chiaro scuro, d’un colore. Monochroma, tis.
Imago unicolor.
729
Pitura a úle. Pittura a olio. Olearia pictura.
Pitura a sguaz. Pittura a guazzo. Aquaria pictura.
Pitura a fresch. Pittura a fresco. Recentis albanisì pictura.
Depenz a fresch. Dipignere a fresco è il dipignere sopra l’intonaco del muro
non rasciutto. Era dipinto a olio, e non a fresco. Recens albarium pingere.
Pitura, che fa i bei gestg, o ag, o coi bei ategameng. Pittura ben atteggiata.
Pictura ad vivum expressa.
Pitura fachia bè. Pittura ben fatta. Tabula bene picta.
Pitura sui quader. Pittura in quadri. Pictura in tabulis.
Pitura de recam. Pittura di ricamo. Pictura textilis.
Pitura finida, c’ha aut ultima mà. Pittura, c’ha il suo colorito, e l’ultima
mano. Collustra a coloribus tabula.
Pitura dove as gha vè de drè di oter laor de quei, ches ve’ denag. Pittura,
che mostra altre cose nascose dietro a quelle, che fuori appariscono. Pictura
sic desinens, ut promittat alia post se.
Pitura delicada. Pittura delicata. Pictura expolita.
287 [r] Robà la filosomia. Retrà de nascos. Ritrarre alla macchia, dicono i pittori.
730
Piturat, depenzit. Dipinto. Esse mi paion più belle, che agnoli dipinti. Pictus.
Depictus.
Colorit. Dipinto; cioè sparso, e di vari color distinto. Dipinto tutto di mille
varietà de fiori.
Copia de pitura. Copia. Esemplo. Esemplare di pittura. Come pintor, che con
esemplo pinga. Exemplar picturae.
Penelezà. Pennelleggiare. Maneggiare il pennello a dipignere. Pingere.
Penelade, tirada de penel. Pennellata, tirata di pennello. Le lasceremo a di-
pintori, i quali con una pennellata più, e una meno le possono allungare, e ac-
cortare come torna lor bene. Ductus pennicilli, vel lineamentum pennicilli.
Retocà ù quader, conzal dove lè guast. Ritoccare un quadro con levargli le
mende. Emendare picturam.
Retocà u’ quader. Ritoccare una pittura, aggiugnervi qualche cosa di nuovo,
o lavorarvi sopra di nuovo. Adaequare vel expolire picturam.
287 [v] Depenz a sguaz. Depenz a cola. Dipignere a tempera, che vi fa senza mesco-
lare i colori con olio, è lo stesso che il dipignere a guazzo. Aquario sub actu
pingere.
Pitura a rebesch. Arabesco, o rebesco. Sorta di dipintura a fogliame, e intrec-
ciatura di linee fatta all’araba. Pictura arabica, vel foliata.
Pitura a grotesch, da souraporte. Grottesca di pittura licenziosa fatta a capric-
ci per ornamento e riempimento di luoghi non capaci di pittura più nobile, e rego-
lata. E così sopra mille altre anticaglie, teste, torsi, cammei, grottesche, e pili.
Pitura a la chinesa. [...].
Fà sech de pitura. Maniera secca, termine de dipintori.
Resaltà, o spicà i color in da pitura. Campeggiare si dice di colori, quando sono
scompartiti talmente, che spicchino con vaghezza l’uno dall’altro. Renidere.
731
Ombre, che fa resaltà o spicà i color. Ombre che fanno spiccare la chiarez-
za de colori. Umbrarum recessus, et repercussus excitans colorum qualitatem.
Pitura senza rilef. Pittura piana, non rilevata. Plana, et iacens pictura.
Retrà. Ritrarre. Effigiar, che fanno li pittori cavando dal naturale. Exprimere.
Effigiare.
732
Teler de quader. Telaio di quadro. Margo regularis.
Curnis. Curniseta. Cornice. Lat. Corona, ae. Intagliata. Lat. Corona caelata.
Liscia. Corona pura vel simplex. Cornicetta. Lat. Corolla, ae.
733
Tera rosa. Terra rossa. Rubrica, ae.
Oltramar. Azzurro. Caeruleum, i arenae genus est, quod in auri, atque argen-
ti metallis nascitur ad pictorum usum.
Minio. Minio. Color tra rosso, e giallo; tende allo scarnatino; serve per dipi-
gnere. Minium, ii.
288 [v] Colorì. Colorire. Colorare. Colorem inducere, vel colorare.
Colorit. Colorito sust. Bel colorito, o mal colorito, cioè bella, o brutta maniera di
colorire, e si dice di dipinture. Color floridus, suavis, splendidus, vel malus color.
Smontà, vegn zó de color, dà zó de color. Smontare, si dice delle pitture, quan-
do non mantengono la vivezza del lor colore. Colore imminui, colore excidere.
Descrostà o scrostà u’ quader. Scrostare. Levare il colore a un quadro.
Decorticare pictam tabulam.
Quader scrostat. Quadro scrostato. Tabula picta decorticata.
Miniadura. Miniatura. Pittura miniata. Pictura miniata; vel miniaca expoliti.
Minià. Miniare, illuminare, dipignere con acquerelli cose piccole in su la carta
pecora, o bambagina, servendosi del bianco della carta invece di biacca per
lumi della pittura. E l’onor di quell’arte, ch’alluminare è chiamata a Parigi.
Chi minia. Miniador. Miniatore; che minia. Questo Franco da Bologna anche
fu finissimo miniatore. Miniacus pictor.
Miniat. Miniato. Miniatus, a, m.
Figura, ol figurà. Figurazione, il figurare, la figura. Lat. Figuratio, nis, f. g.
734
E la figurazione, che fa il suggello essere il movimento d’amore. Figuramento;
lo stesso che figura. Lat. Figura, ae. Imago, inis, f. g.
735
Statua de tuta alteza. Colosso. Statua d’estrema altezza, o che eccede in
grandezza. Colossus, i.
Statua tat bè tirada, che nol gha manca noma la parola. Statua tirata sì al
vivo, e si ben atteggiata, che rassembra viva. Signum tam affabre factum, ut ei
non nisi spiritus, vel non nisi oratio deesse videatur.
Polì, o retocà una statua. Ritoccare, o ripulire una statua. Simulacri partes adae-
quare, vel expolire exquisitius.
289 [v] Bust. Torso.
Cameo. Cammeo.
Sboz. Toc de sas sbozat. Bozza, o bozzo; pezzo di pietra lavorato alla rustica.
Graphis, dis.
736
Scultura, intaiadura d’or, d’arzent, ram, stagn, fer, legn, ulit, sas, marmor,
vedre, prede preziose. Scultura che fa delle opere, o lavori in oro, argento,
rame, stagno, ferro, legno, avorio, sasso, marmo, vetro, e gemme. Lat. Caelatura
quae auro, argento, aere, stanno, ferro, ligno, ebore, lapide, marmore, vitro,
gemmis, opera efficit. Vel caelamen, inis, n. g. vel caelatura, ae dicesi all’opera,
o lavoro di scultore vel u. g. sculptura aeraria, lignea, eborata, aurea, argentea,
ferrea, marmorea, lapidea, vitrea, gemmea, etc.
Intaiador de ram. Intagliatore di rame. Sculptor aerarius vel chalcoglapta, tae.
Intaiador de coregn. Intagliatore di corni. Ceratoglyphus, phi.
Bolì per intaià. Scalpello detto volgarmente bollino, con cui s’intaglia. Lat.
Cestrum, tri.
Chi lavora de remes. Intarsiatore, che intarsia, cioè, che commette insieme in
altro legname minuti pezzuoli di legno di più colori. Qui opus facit segmenta-
tum, vel segmentariam factitat, artifex.
Remes. Tarsia. Ars segmentaria.
737
Medicinal. Medicinale; appartenente a medicina, di medicina. Entra Filippo
co’ suoi amici, e portava la coppa col beveraggio medicinale. Medicinalis.
Mal ches pùl, o nos pul medegà. Male sanabile, curabile, medicabile. Lat.
Medicabile malum, vel medibile. Male che si può, o non si può medicare. Ma-
lum medicabile, vel immedicabile, vel sanabile, vel insanabile.
Medech, che cava la preda. Medico, che cava le pietre. Lithostomus, mi.
Medech, che oserva i urine. Medico d’orina, che assiste al letto. Clinicus, ci.
Medech fisich. Fisico. Oggi per uso si piglia sempre per medico. Clinicus, i.
Fà una medesina. Fare una medicina. Medicatam potionem, vel bolum medi-
catum miscere, vel temperare.
738
Che mdega coi medicameg. Che medica co’ medicamenti. Pharmaceutica.
Coi ungueg. Co’gli unguenti. Iatraleptica.
Co’ la dieta. Con la dieta. Diaretica.
Remedi. Rimedio, quello che è atto, o s’adopera, e s’applica per tor via qual-
che cosa che abbia in se del malvaggio, e del dannoso. Remedium, i.
739
Impiastr de tang ingredieng. Impiastro di varie materie. Emplastrum tetra-
pharmacum.
Impiastr de robe seche. Impiastro di cose secche. Xerium, ii.
Impiastr liquid. Impiastro liquido. Hygremplastrum, i.
Impiastr longh. Impiastro lungo. Splenium, ii.
Impiastr lenitif. Impiastro lenitivo. Malagma, tis, n. g.
Met sù l’impiastr. Impiastrare; porre e distendere impiastro, o cosa simile
sopra che che sia. Illinire. Emplastrum imponere.
Cerot. Cerotto. Composto medicinale fatto di materia tenace, perché s’appic-
chi in su i malori. Cerotum, i, vel ceratum, ti.
Cerot diaquilon. Diaquilonne. Cerotto di più ingredienti.
Onguent. Unguento. Composto virtuoso medicinale. Unguentum, i. Unguen, inis.
Onguent da levá i pii. Unguento per levare i peli. Psilotheum, i.
Onguent de quei che fava la braza. Unguento de lottatori. Ceroma, tis.
Onguent sutil. Unguento sottile. Synchrisma, tis.
Onguent rosat. Unguento rosato. Unguentum rhodinum, vel rosaceum.
De datoi. De datteri, frutti della palma. Elatinum, i.
291 [v] Onguent de mazorana. Unguento di maiorana. Amaracinum.
De levanda. Di nardo. Nardinum.
De narces. Di narcisi. Narcissimum, i.
De viúle. Di viole. Violaceum, ci vel lanthinum.
De zei. Di gigli. Liliaceum.
Chi fa i ongueng. Unguentiere. Unguentario. Unguentarius, ii vel miropola
vel myropaeus, ei.
Feza, o fondai d’onguent. Feccia d’unguento. Lat. Magma, tis, n. g. vel fex
unguenti. Secrementum, i.
740
de zei turchì. Di giglio pavonazzo, o iride. Irinum.
de zei bianch. Di giglio bianco. Liliaceum.
de ravizò. Di fava porcina, o erba apollinare. Hyosciaminum.
de vinazui. Di lambrusca, d’acini d’uva. Enanthinum, i.
de camamila. Di camamilla. Chamaemelanium.
de barimbaghe. Di coccole di lauro. Laurino. Laurinum.
de mandole dolze. Di mandorle. Amycdalinum.
de borlì de zuernech. Di coccole, o bacche di ginepro. Tuniperinum.
de mandole de persech. Di mandorle, o d’anime di pesca. Metopium, ii.
de borlì de mirt. Di coccola di mortella, o mirtino. Myrteum mirtinum.
de viule. Violato. Violaceum.
de sambuch. Di fiori di sambuco. Sambuchino. Sambuceum.
de ruse. Rosato. Rhodinum; rosaceum.
de nos. Di noce. Carycinum: nuceum.
d’ulive malmarude. D’olive acerbe. Emphatinum.
de faze de fo. Di ghiande di faggio. Oleum faginum.
de linosa. Di seme di lino. Lineum.
de borlì de sanguen. Di coccole di sanguine.
de rasa, o pegola, o pigla, o pisagrega. Di ragia, o pece. Pisseleum, i.
Melat. Melato. Elomeli.
de levanda. Di spigo. Nardinum.
de teribint. Di terebinto. Terebinthinum.
de sofrà. Di zafferano. Crocinum.
Ule dol prim. Oglio di polpa, che si spreme primo. Olei flos.
Ule de pes. Oglio di pesce. Ichonelaeum, ei, n. g.
Ule medicinal. Oglio medicinale. Oleum medicamentarium.
Aque stilade. Acque stillate per limbicco. Aque stillatitiae.
Stilat. Stillato. Bevanda da ammalati fatta di cappone, pane, e altri ingredien-
ti stillati.
Aqua vita. Acqua vite; acqua arzente vale acqua vite raffinata. E acquavite e
vino stillato. Aqua vinaria. Aqua ex vino sitillato.
Aqua stibiada. Acqua ferrata. Aqua ferraria vel ferro decocta.
Aqua rúsa. Acqua rosa, o rosata. Lat. Aqua rosacea; vel rosarum aqua.
741
Aqua di salnitro. Acqua di salnitro. Aqua nitrata vel nitrosa.
Aqua d’orz. Acqua d’orzo. Ptisana, ae. Hordeacea. Zythum, i, vel zythus, i, m. g.
Aqua di melisa. Acqua di melissa. Elicitus apiastri flos, vel spiritus (io direi).
Aqua de fior de cedri. Acqua di fior di cederno, o di fior d’aranci. Citrii flo-
ris, vel mali medioque aut aureae floris aqua.
742
Confet giacint. Confezione di giacinto. Compositio hycinthina.
Confet alchermes. Confezione d’alchermes. Compositio kermesina.
292 [v] Conserva. Conserva, o confettura di cose mangiative condite con zucchero.
Conditura, ae, f. g.
743
Bibita de mel, aqua, e asit. Ossimele. E poi bea un poco d’ossimele, se ciò è,
che sia di calda natura. Mulsa. Oximel vel acetum mulsum.
Bibita d’asit, e zucher. Ossizzacchera. Bevanda fatta d’aceto, e zucchero in
guisa che l’ossimele. Oxisaccharum.
Mel rosat. Mele rosato. Rodomel, vel rhodimum vel rosaceum mel.
Scirop. Sciroppo. Sciloppo. Syrupus, i, m. g.; vel syrupum, i, n. g.
Rosat. Rosato. Rosaceus.
Rosat solutif. Rosato solutivo. Rodopharmacum deiectorium.
Solutif. Solutivo. Deiectorius.
Violat. Violato. Violaceus.
Acetos. Acetoso, che si fa d’aceto è buono alla semplice terzana. Asidus. Prenda
293 [r] ciascun mattino, e ciascuna sera sciloppo acetoso, stemprato con acqua calda.
Sirop de capel vener. Sciloppo di capelvenere. Syrupus politricus, vel adianti.
Casia. Cassia. Frutto d’albero, che serve per medicamento solutivo. Cassia, ae.
Sena. Sena. Sena, ae.
Infusiò de fior de persech. Infusione di fiori di pesco. Infusio florum persicorum.
Tentura de viule o d’otra cosa. Tintura di viole, o d’altra cosa. Tinctura vio-
larum etc.
Mana. Manna. Tiene il corpo ben soluto con acqua cotta di susine, e di cassia
fistola, e viole, e manna, e tamarindi.
Pitima cordial. Pittima, decozione che scaldata, ed applicata alla regione del
cuore conforta la virtù vitale. Epithema cordis.
Foment. Fomentazione. Fomento. Lat. Fotus, us, m. g.
Triaca. Teriaca. Triaca. Medicamento contro a veleni. Theriaca, cae.
Foment. Fomento. Medicamento composto di vari semplici. Lat. Fomentum, i.
Peneg. Pennito. Pasta fatta di farina d’orzo, e di zucchero buono a mollificar
la tossa cagionata da infreddatura. Pastillus medicatus.
Sugh. Sugo. Succus, i.
Sugh alterat. Sugo alterato. Succus medicatus.
Sugh d’agrest. Sugo d’agresta. Omphacium, ii.
Sugh de balsem. Sugo di balsamo. Opobalsamum, i.
Sugh di papaver. Sugo di papavero. Meconium, ii.
Sugh de scamonea. Sugo di scammonea. Scammonium, ii.
744
Sugh de liquirizia. Sugo di liquirizia, o regolizia. Sglycyrrhitium, ii.
Retrigeri. Aghetta. Quello, che oggi li speziali chiamano terra aghetta, litar-
gilio, o piombo arso. La biacca, e l’aghetta siano trite, e menate nel mortaio
con l’aceto, e con l’olio rosato.
745
forza di provocare il vomito, o pure vomichevole medicina. Si come nelle altre
vomichevoli medicine. Vomitorius. Vomitorium medicamen.
Pestada. Pollopesto.
746
Dieta. Regola dol viver. Dieta. Astinenza di cibo a fine di sanità. Dieta, ae.
Victus ratio. Regula victus, us.
Fà stà a dieta, tegn a dieta. Tener a dieta. Dietare. E quando viene a conva-
lescenza, cioè quando la febbre è partita sia dietato con altro cibo. Victum atte-
nuare. Ciborum abstinentiam praescribere.
Avrì, o sorà la vena. Cavà sangu, o salasà. Fa una misiò de sangu. Salas.
Sventare la vena. Salassare. Trar sangue. Sanguinem mittere, vel detrahere.
Salasso, il cavar sangue. Sanguinis emissio, onis.
Cavà sangu coi sanguete. Cavare, o trar sangue con le mignatte. Hirundines
admovere vel adhibere.
747
Trepanà. Trapanare. Terebrare.
Tast. Tenta, quel sottil ferro, che adopera il cirugico per conoscere la profon-
dità della ferita. Specillum, i.
Lisign. Tasta, piccol vilupetto d’alquante fila di tela lina, che si mette nelle
piaghe per tenerle aperte. Torunda, ae. Lemniscus, i.
748
Quantità de vas. Vasellamento. Vasellame. I fiaschi, le coppe e l’altro vasel-
lamento. Vasorum vis.
Vas. Vaso. Nome generale di tutti gli strumenti fatti a fin di ricevere, e ritene-
re in se qualche cosa, e particolarmente liquori. Vas, is vel vasum, i.
295 [r] Bocal dal ule. Ola. Olet. Orcio. Vaso di terra cotta per lo più da tenervi olio.
Urceus, ei. Olla olearia.
749
Sedaz. Staccio. Subcerniculum, i.
Col da colà, o colador. Calza. Colatoio, strumento per lo quale si cola. Puossi
ancora chiarificarlo colandolo con il colatoio di panno. Saccus, i. Colum, i.
Da colà. Colativo, atto a colare. In ogni cosa dolce e virtù purgativa e colati-
va. Fluidus, a, m.
Colà. Colare, proprio il far passare la cosa liquida in panno, o altro, ond’ella
esca si sottilmente, che venga netta, e purificata delle fecce. Colare.
295 [v] Morter. Morterì. Morteret. Mortaio. Mortaio piccolo. Vaso di pietra, o di me-
tallo, nel quale per lo più si pestan le materie. Mortarium, ii. Mortariolum, i.
Pestà. Pistare. Ammaccare una cosa percotendola per ridurla in polvere, o raf-
finarla.
750
Vas de vedri per beleza. Vasi di vetro per ornamento. Vitrimina, um, n. g.
Taza col manech. Tazza col manico. Ciotola. Poculum ansatum. Ansata patera.
Tazina. Tazza piccola. Pocillum, i. Vitrea, vel fictilis phiala, vel argentea.
Carafina. Ciotola. Vasetto da bere senza piede di tenuta di poco più d’un
comun bicchiere. Trulla, ae.
Cadì. Catino. Vaso di terra cotta, e di legno ancora. Catinus ficalis. Pelvis, vis.
Bocai da úle, e di ungueng. O vas. Utelli, o vasi per tenervi oli, e unguenti.
Lecythi, orum vel gutti olearii.
Bocal fag à foza d’urna. Cogoma. Urna, spezie di vaso per tener aqua. Urna, ae.
751
fondo; si mette nella bocca de vasi, per versarvi il liquore, acciò non si spar-
ga. Infundibulum, i.
Pedre. Pevera. È strumento fatto di legno di maggior grandezza, e di forma
poco diversa, ma per l’uso medesimo dall’imbuto.
Sedela. Secchia. Vaso cupo di rame, o ferro, col quale s’attigne l’acqua. Situla, ae.
Segia de legn. Secchia di legno. Lignea situla.
Sedela granda. Secchione. Secchia grande; alla quale suole sempre essere la
carrucula, e un gran secchione. Ampla situla, ae.
Foghera. Testola da fuch. Padella focaia. Ignitabulum, i.
Cazarula. Cazza. Calderuola, o caldaiuola, vasetto di rame. Vasculum aeneum.
296 [v] Malatia. Malattia, di stemperamento delle quattro qualità naturali negli ani-
mali onde ne vien impedita l’operazione. Aegritudo. Morbus, i.
752
Influenza de malatie. Infermitat. Infermeria. Influenza d’infermità. Per lo
tempo contrario grande infermeria e mortalità fu nell’oste. Morbus, i. Contages.
Mal che rampa, che và atoren. Mal che serpeggia. Morbus serpens. Morbus
epidemicus.
Mal che torna ogni tat tep, ches regorda a vegn. Male che ritorna a tempo.
Nesemata, um.
Mal che ve in dol nas. Male che viene nel naso, tumore. Polypus, i; m. g.
Chi patis, o ha mal in dol nas. Chi patisce male, o tumore nel naso. Poly-
posus, a, m.
753
Ulcera che vè al preterito, o porfic. Cresta, fico che avviene alle natiche.
Ficus, i; m. g. vel righas, adis; f. g.
Chi ha tal mal dol fich. Chi patisce il mal del fico. Ficosus, a, m.
Visica, o bruscatel pié d’aqua. Bolla acquaiuola, che è piena d’acqua. Pustula
aquam continens.
Goma che ve’ fò dal os rot, e trepanat. Fungo, cioè l’enfiato de pannicoli che
escon fuori dall’osso rotto, o trapanato. Fungus, i.
754
Marzùm. Marzuria. Marciume. Sanies, ei; f. g.
Fistola, piaga ‘ncurabil. Fistola. Fistula, ae. Piaga profonda, stretta e callo-
sa. Fistola incurabile, profonda, torta, traversale, triplicata. Lat. Fistula insa-
nabilis, alta, flexa, transversa, triplex.
Cancrena. Cancherina. Cancrena. Cancherella. Gangraena, ae.
Cancher. Canchero. Tumore, o ulcere cagionato da collera nera. Cancer, eris,
vel cri; m. g. vel carcinoma, tis; n. g.
297 [r] Infiadura. Enfiato, enfiagione, enfiatura. Lat. Inflatio, nis. Inflatus, us. Tumor,
is; m. g.
Infiamaziò de gola con infiadura; glande. Infiammagione delle fauci con l’en-
fiato. Tonsillae, rum; f. g., vel Glandula, ae.
Buganze in di pè; in di calcagn. Pedignone. Male che viene ne’ piedi e ne’
calcagni per soverchio freddo. Pernio, onis; m. g.
Panariz, mal in di ongie di dig. Ulcerazione, o postema alle radici dell’ungie
delle dita. Paronychia, ae; f. g.
Tegna. Tigna. Ulcere su la cotenna del capo, ond’esce viscosa marcia cagio-
nato da umor malinconico. Anchores.
Tegnos. Tignoso. Anchoribus laborans. La madre pietosa fa ‘l figliuolo tignoso.
Purghe che ve’ ogni mis ai fomne. Mestruo. Sangue mestruo che corre alle fem-
mine ogni mese. Purga mestruale. Ragione delle femmine. Marchese. Mensis
profluvium, vel mulierum profluvium; vel sanguis menstruus, vel menstrualis.
755
C’ha i purghe. Mestruata, che ha sua ragione. L. Menstruata.
Spezadà sù vergù, daga di pezade. Dar de calci ad alcuno. Pedem alicui infli-
gere.
Fà cò, vegn a cò ol mal nascent. Far capo si dice della nascenza. Caput facere.
Fevra. Febbre; calda intemperie di tutto il corpo. Febris, is; f. g. Affectio febri-
culosa.
Fevra d’ú dì sol. Febbre d’un sol giorno. Efimera. L. Febris diaria, vel ephi-
mera.
Fevra quartana. Febbre quartana, che viene de tre dì l’uno. Febris tetartea,
vel Quartana, nae; f. g.
756
Avi i sgrisoi. Fà sgrisolá. Aver ribrezzo. Tremore concuti. Far ribrezzo.
Tremorem incutere.
298 [r] Etich. Etico. Infermo di febbre etica. Hetica febre laborans.
Fevra acuta. Febbre acuta. Febris acuta. Che ritorna. Lat. Febris recidiva. In-
stabile. Lat. Febris vaga.
Fevra che ve’ frequent, usada. Febbre domestica, usata, frequente. Cui dome-
stica febbre assalir deve. Febris frequens. Lunga. Lat. Longinqua. Notturna. Lat.
Nocturna. Terzana. Lat. Tertiana, nae. Settimana. Lat. Haebdomatica.
Fevra che ve’ ora si, ora no. Febbre intermittente, che tralascia di venire
qualche volta. Febris intermittens.
Fevra che ve’ al tep determinat. Febbre che viene a suo tempo. Febris perio-
dica, vel febris stata.
Fevra che torna dopo es andachia vià. Febbre che ritorna e nella quale si
ricade. Febris recidiva.
Fevra col freg. Febbre col freddo. Febris quercera, vel querquera, vel horrifica.
Sul cresimet de la fevra. Sul peggior della febbre. In medio febris impetu.
Fevra refachia tre vulte. Tre accessioni di febbre, cioè tre febbri.
Avì la fevra. Frebbricitare. Lat. Febricitare, vel febrire, vel febre affici, vel
febrim habere.
757
L’esga la fevra. Stato della febbre. Status febris.
L’andà via la fevra. Recesso della febbre. Siccome li medici fanno le acces-
sioni, stati e recessi delle febbri. Recessus febris.
Scalmana, o calor de fevra. Calore febbrile, che procede dalla febbre. Calor
febrilis.
No avì fevra. Esser netto di febbre. Lat. Febre ex toto vacare, vel carere.
Fevros, che fà vegn la fevra. Febbricoso, che induce febbre. Lat. Febrilis, le.
Fà vegn la fevra. Cagionar febbre. Lat. Movere febrem vel febre aliquem afficere.
Saltà, o vegn la fevra. Assalire. Cui domestica febbre assalir deve. Febre corripi.
Chi ‘l ghe saltat, o vegnit la fevra. Assalito dalla febre. Febre correptus.
Fevros, de fevra. Febbricoso. Ardor febbricoso. Lat. Febrilis, le. Ardor febri-
lis, vel febriculosus
758
Sofogaziò de cúr. Soffogazione di cuore. Suffocatio, vel praefocatio, onis cordis.
Stitich. Stitico, quegli che con difficultà ha ‘l beneficio del corpo. Stypticus,
vel cui est alvus adstricta.
759
Mal di verem. Male de vermini. Tormina, orum. Vermina, orum; n. g.
Mal dol verem in boca. Ulcerazione entro e intorno la bocca. Phadegaena, ae.
Malfag. Malsà. Malabituat de corp. Malandato di corpo, di salute. Cache-
ticus, a, m. Male affectus.
Indisposiziò. Cattiva complessione. Indisposizione. Malsania. Cachexia, ae; f. g.
Rogna che nos pul cazala de dos. Rognaccia di pessima qualità, recidiva.
Agria, ae.
Grusia. Scabbia. Scabies, ei.
299 [r] C’ha la grusia. Scabbioso. Pecore scabbiose. Scabiosus, a, m.
Levà, o cazà vià la grusia. Scabbiare. Nettar dalla scabbia. Scabie purgare.
Tai. Taglio. Cesio, onis. Sectura, ae.
Dificoltà de respir. Difficultà di respirare. Dispnaea, ae.
Dificoltà dà chiapà songh; de durmi. Difficultà di dormire. Agypnia, ae; f. g.
Scolamet. Scolaziò. Sfilato. Gommorea. Scolazione di rene. Sirialis renum; f.
g. vel gonorrhea, ae.
Lacrimaziò d’ug. Scolazione d’occhi. Epiphora, ae.
Asmo. Asima, costrignimento di petto, che impedisce la respirazione. Anhe-
latio, nis. Asthma, tis; n. g.
Asmatich. Asmatico. Asthmaticus, a, m.
Gota. Apoplesia; gocciola, impedimento de nervi di tutto il corpo con privazio-
ne del senso e del moto. Apoplexia, ae; Totius corporis sensus et motus privatio.
Colp’ de gota. Colpo apopletico, o di gocciola. Ictus, aut casus apoplecticus.
Catar. Catarro, superfluità d’umore, che stilla dalla testa. Epophora, ae; f. g.
Catharrus, i; m. g. Distillatio,o nis. Coryza, ae. Gravedo, nis.
Che patis, o che causa catar. Catarroso. Gravedinosus, a, m. Rheumaticus, a, m.
C’ha dolor colic. Chi ha dolor colico. Lat. Colicus, a, m.
Dolor colich. Colica. Dolor colico. Cholicus dolor. Colica, orum, vel coli do-
lor, vel colum, i; n. g.
760
Spasem. Conulsiò. Spasima, o spasimo. Membrorum convulsio.
Dolor artetich. Dolore artetico. Lat. Morbus articularis, vel articularius, vel
articulorum dolor.
Crisa. Crisi, che fa giudicare intorno al male per determinarlo. Crisis, eos; f.g.
Che patis i dolor artetich. Chi patisce dolori artefici. Lat. Articularius, a, m.
Dolor di nug, di zonture. Gota artetica. Dolore delle giunture, de nodi. Atthri-
tis, idis; f. g. vel morbus articularis, vel articularius, vel articulorum et artuum
dolor.
Dolor de cò denag. Dolor di testa d’avanti. Cephalagia, ae. Cephalea, ae. Chi
patisce di emicrania. Lat. Hemicranicus, a, m, vel laborans, vel affectus, emicrania.
Tos per detacà ‘l catar e spudal fò. Tossa, spurgo veemente ed interrotto per
ispiccare e mandar fuora il catarro che impedisce e tura i meati a gli spiriti. Tussis.
761
Tosì. Tossire; mandar fuori con istrepito l’impeto della tossa.
762
Opilaziò. Oppilazione, rituramento e rinserramento de meati del corpo. Il cece
cava i vermini del corpo e vale all’oppilazion della milza. Oppilatio.
Che pul fà opilaziò. Questa constrizione della via dell’orina puote venire per
oppilazione di pietra.
300 [r] Ferit. Ferito. Lat. Saucius, a, m. Sauciatus, a, m. Vulneratus, a, m. Confossus,
a, m vulnere.
Fregior in dol cò. Graveza de cò. Infreddamento nel capo. Capitis gravedo, inis.
763
Mal de milza. Male di milza. Morbus spleneticus, vel lienicus.
Mal caduch. Brut mal. Mal caduco. Epilessia. Morbus sacer. Comitialis morbus.
Ch’è soget al mal caduch, a chi gha dà ‘l brut mal. Chi è offeso da tal male.
Comitialis.
Retenziò d’urina con dolor. Impedimento alla vescica nel ritener l’orina con
dolore. Bysuria, ae, vel difficultas lotii cum dolore.
764
Visiga, sfiaca per scotadura, o per otra infiamaziò. Vescica, gonfiamento di
pelle cagionato da cottura, o altra infiammagione. Vescica, ae.
Flus de sangú; mal dol pont. Flusso di sangue. Dissenteria. Mal di pondi.
Dissenteria, ae; f.g, vel sanguinis fluxus, vel profusio, vel profluvium, ii, vel
Haemorrhaea, ae; f. g.
765
Verule, o verula. Vaiuolo. Pustula, vel Papulae. Vaiuole.
Segn di verule. Boi dela verula. Buttero delle vaiuole, o del vaiuolo. Cicatrix,
cis, vel nota, ae pustulae, vel popularum.
Brofoi chi brusa, o fà brusor. Bozza che fa bruciore. Papula, ae, vel pustu-
la, ae ardens.
Cizò fag dal cizà la carne. Succio, segno che rimane su la pelle sacciata, detto
anche Rosa.
766
Gamba deruscada per avì chiapat una bota. Gamba scalfita. Pelle scalfita.
767
Fersa. Morviglione, o rovaglione. Pustulae, arum.
768
Fò dol só luch l’os. Osso sconvolto, travolto, smosso. Os luxum, vel luxatum.
Crapà ‘l cur a vergù. Cuore che scoppia ad alcuno. Cor alicui disrumpi.
Cantarcì. Senici, che nascono nelle parti gangolose della gola. Tonsillae, arum.
Sfris sul mostaz. Fregio nella faccia, cicatrice. Nota inusta, vel insita.
769
Frize de dolor. Mordicamento dal mordicare o frizzare. Mordicatio, onis.
Por. Poret. Porro, piccolo bitorzolino, o bozzetto calloso e rotondo che nasce
sopra la pelle senza dolore. Verruca, ae. Porretto. Verrucula, ae. Verruca. La
porcellana di sua proprietà eradica le verruche.
Scrofola. Scrofola; tumore che nasce agli uomini da mezzo ‘l collo in su.
Struma, ae.
770
Pel deruscada zò. Ol deruscat. Scalfitto; da scalfire.
Avì la gota artetica. Avere o patire d’artetica. Arthritide laborare, vel affici,
vel morbo arthritico.
771
Corput per panzut. Corputo. Corpacciuto. Panciuto.
Corp mal fag. Corpo mal affetto. Corpus affectum, vel vitiosum.
Corp bè o mal despost. Corpo bene o mal complessionato. Corpus bene, vel
male constitutum.
Corporalmet. Corporalmente. Col corpo. Molti sono coloro che amano lo suo
prossimo corporalmente e non ispiritualmente. Corporaliter.
Statura dol corp. Statura, abitudine del corpo in quanto alla grandezza e alla
picciolezza. Lat. Corporis habitudo. Statura grande. Lat. Statura eminens.
Che non ha corp. Incorporeo. Incorporale, che non ha corpo. La natura incor-
porea. Incorporeus, a, m. Incorporalis. Alle superne incorporali cose.
772
Senza corp. Incorporalmente. Imperia ed opera immutabilmente, invisibil-
mente, incorporalmente.
Ben compost de corp. Ben disposto di corpo, cioè destro, gagliardo, sano. Agilis.
Forze dol corp. Forze corporali. Lat. Corporis vires. Forze, abilità e potenza
di natura. Lat. Vires, ium; f. g. nu. plur.
Member. Membro, parte del corpo, e membro si dice d’altre cose e vale parte
di esse. Membrum, i; et aliarum rerum dicitur pars, tis.
Flema. Flemma. Uno de quattro umori del corpo, ed è freddo ed umido. Lat.
Pituita, ae; f. g. vel Phlegma, tis; n. g.
Partg dol corp del om. Parti del corpo umano. Partes humani corporis.
773
umano dal collo in sù. Caput, itis. Ed egli allor battendosi la zucca. Fronte
ancora per capo. E quella fronte che ha pel così nero.
Scopelot. Scopazò. Botetò. Percossa a mano aperta sul capo. Scapezzone. Co-
laphus, i.
Cima dol cò in dol mez. Cucuzzolo, o zuccolo del capo. Vertex capitis.
Pos al copi. Parte deritana del collo. Cervix, icis. Cuticagna; collottola.
Crapa. Cranio. Teschio. Calva, ae. Calvaria, ae. Cranium, ii. La parte supe-
riore della testa detta da medici Cranio. Teschio, capo spiccato dal busto.
Caput amputatum.
Codega. Cotenna. Cutis, is; f. g. La pelle del capo umano. Pericranium, ii; n. g.
Col. Colengh. Vene dol col. Collo. Collum, i. Vene organali che son quelle del
collo, vicine agl’istrumenti che forman la voce. Venae, organicae.
Colenghì. Col sutil. Collo piccolo, sottile. Collum exile. Collo scarico, o scar-
no. Collum gracile.
Col chà i scrofoi. Collo scrofoloso. Collum strumosum.
Col longh e sutil. Collo lungo e sottile. Collum procerum ac gracile.
Cordò dol col. Corde del collo. Nervi del collo. Tendones; m. g.; vel tendon-
tes, vel teadones.
Chi te’ ol col tort. Chi tiene il collo torto. Lat. Obstipus, a, m.
Os dol col. Catena del collo. Compages ossaria colli.
Col tort. Collo torto. Cervix obstipa.
Col incordat. Collo incordato, che ha le corde del collo ritirate, o attratte.
Collum tetano obrigens.
774
Incordadura dol col denag. Incordamento del collo che torce davanti.
Emprosthotonicus, i.
Incordadura dol col de drè. Incordamento del collo che torce di dietro.
Opisihotonicus, i.
Incordadura dol col drichia. Incordameto del collo che non torce in parte
alcuna. Tetanicus, i.
Zontura dove as gira ol col de zà e là. Menatura del collo. Vertebra, ae colli.
Col os dol col, col arco dol col. Coll’arco dell’osso. A la dirotta. A più non
posso. Obnixe.
304 [r] Sutil de col. Scarico di collo.
Cò melonat zò. Capo rimondo. Rasum caput. Capo zucconato. Caput tonsum.
Cotombola, l’andà zò. Tomo. Tombolo. Per veder far il tomo a que’ macche-
roni. Casus, us. Far cimbottoli, cascate.
Cò pelat. Calvo. Capo calvo. Caput calvum. Capo pelato. Caput pilatum, vel
glabrum.
775
Capomaistr. Capomaestro. Soprantendente di fabriche. Fabrorum praefectus.
Voltà co’ pè. Capovolgere. Capopiede. Volgere. Summum imum reddere. In-
vertere. Capovolgimento. Inversio, nis; f. g.
Principi dol vers. Capo verso; principio del verso. Principium versus.
Copa grasa e grosa, c’hà tanta carne. Coppa carnacciuta assai. Occiput car-
nosum.
Fà de só cò, de sò testa. Far per lo capo; cioè secondo il suo parere. Far per
lo capo i fatti suoi.
Vegn à cò, concludì vergot. Venire a capo, venire alla conclusione d’alcuna
cosa. Non se ne può venire a capo senza fatica.
776
Andà, o restà col cò rot. Rimanere col capo rotto, cioè perdente. Andarne col
peggio. Iacturam facere. Damnum capere.
Vegn sul cò. Intravegnì. Venire in capo. Quello che temeva gli verrà in capo.
Bat ol cò, o pical per i mur. Urtare il capo al muro, o batter il capo nel muro.
Vale mettersi a impresa non riuscibile, quasi a voler rovinare col capo un
muro. Fedire il capo alla parete.
Andà a fà cò da vergù, o recor a vergù. Far capo a uno; andare per indiriz-
zarsi a chi ti sia guida e conducitore.
No’ savì dove dà dol cò; dove ricor, ne a chi. Non saper dove si dar di capo,
cioè non sapere a chi, né dove si rifuggire, o ricorrere.
Fà cò in quac luch per andà a radunasga in tanta zet. Far capo in, o a qual-
che luogo e andar quivi adunarsi. Far capo grosso in tal luogo, cioè gran rau-
nata. Convenire, vel coire.
Fà testa, o cò, oponis. Far capo; far fronte per far resistenza. Incolere.
Alzà la gresta, o ‘l cò. Levare in capo, vale andar in collera. Quanto più gli
pregava più levavano in capo. Superbire. Excandescere. Indignari.
No’ vediga da otr ug, cioè ches ga voia più be. Non avere altr’occhio in
capo; cioè cosa che s’ami più. Non avea altr’occhio in capo che noi. Magis
quam suos oculos amare.
Portà via ‘l cò a vergù. Torre il capo ad alcuno, cioè venirgli a noia, impor-
tunarlo, stuccarlo. Alicuius aures obtundere.
Tegnì i ma’ sul cò a vergù. Tenere ad alcuno le mani in capo, cioè protegger-
lo e custodirlo. Curam alicuius gerere.
777
Ostinas; volì perdì ol so omor. Ostinas, o ingnucas in vergot. Tù zò d’omor,
fà stà vergù contra la so volontà deliberada. Incaponire, ostinarsi in alcuna
cosa. Animum obfirmare in aliqua. Scaponire alcuno. Non voglio essere scaponi-
to da una ragazza. Alicuius pertinaciam infingere.
Fà una lavada de cò a vergù, faga una gran romanzina. Lavare il capo col
ranno caldo ad alcuno. Dargli delle rampogne, svillaneggiarlo. Obiurgare, vel
obtrectare, vel contumeliis aliquem afficere.
Cò sventat. [...]
Cò da citera. [...]
Cavei sbarufeg; impiag; imbiglotag, fag in d’ú biglot, in d’ú bisò. Capelli ru-
gottati, rabbuffati. Capelli turbati. Messesi le man ne’ capelli e rabbuffatigli e strac-
ciatigli tutti. Non sia mescolato con coloro che hanni i capelli crespi e rugottati.
Cavei segrig sul cò de pora. Capelli arricciati per paura. E quasi tutti i capel-
li addosso mi sento arricciare.
Cavei riz, fag a canelog. Capelli ricciuti, innanellati. Crines cincinni, crispissimi.
778
Cavei impiag. Capelli scompigliati. Turbati crines.
Chiapà per i cavei vergù; Zufal. Tegnil sald. Ciuffare, pigliare pe’ capelli. Te-
nerlo pe’ capelli. Aver le mani a un ne’ capelli. Io le ho troppo le man ne’ capelli.
Chiapà e tegn salda la fortuna per i cavei. Tener la fortuna pel ciuffetto.
Front col topé, col zufet. Fronte ornata di ciuffetto. Frons capillatior.
Cavei fag in canelog riz, o rizag. Capelli ricciuti, crespi, innanellati. Capilli
crispi. Cincinnati. Capelli innanellati. Capilli circumflexi.
Chiarega. Tonsura. Cherica, rasura rotonda. Tonsura, ae. Corona, ae. Rasura
de capelli in modo di corona.
779
Fà drizà i cavei sul cò; fà segn de pora. Raccapricciare, cioè levare i capel-
li ritti; far arricciare i capelli in testa. Horrorem incutere.
Cavei pie’ de lendene. Capelli lendenini, che hanno gruzzi di lendini, che
sono le uova de pidocchi. Capilli lendibus referti.
Petenà i cavei, e netà ‘l cò col peten, e giustà i cavei, desimpiai fò. Pettinare,
propriamente ravviare i capelli e ripulire il capo col pettine, acconciare.
Pectere, vel componere comam.
Canutezza. Vegnida denag dol tep. Canitie, canutezza. Canities, ei. Canitu-
do, nis; f. g. Avanti tempo. Praematura canities. Ferro da increspare o arric-
ciare capelli. Calamistrum, i; n. g.
Cavei rizag col fer. Capelli arricciati col ferro. Capilli calamistrati.
780
Cavei petenag. Capelli pettinati, acconci. Capilli compti, vel arte compositi.
Cavei che casca denag ai fomne. Capelli cascanti davanti delle donne. Crines
propenduli, vel anteventuli.
Cavei lungh di done. Chioma, capelli lunghi delle donne. Coma, ae.
Zazera. Perucheta. Zazzera. Capellatura degli uomini tenuta lunga al più infino
alle spalle. Si lisciavano, come donne, e pettinavansi le zazzere. Caesanes.
Cavei bas. Capelli piani. Con vestimenti strani, zazzere e cape’ piani.
Peruchì. Zazzerina. Con una zazzerina bionda e per punto senza alcun pelo
torto avervi.
306 [r] Calvezza. L’es senza cavei. Calvezza. Calvitium, ii. Calvezza con cui si na-
sce. Calvitium innatum; n. g. Essere calvo. Calvare. Divenir calvo. Calvefieri,
vel calvescere.
Fina in d’un cavel, o in d’un cavel. A capello, che vale appunto appunto,
presa la metafora dalla sua sottigliezza. Ad unguem. Examussim.
Avì u’ per i testicoi. Aver le mani a un ne’ capelli, è quando uno depende da te
in qualche cosa che importa e ha gran bisogno di te. Tolta la metafora dalla buona
presa che à quella del tenere un pe’ capelli. Io le ho troppo le man ne’ capelli.
781
è quando gittando un di loro in aria alcuna quantità di che che si sia fanno a
chi più tosto e a chi più ne piglia. Certatim.
Co’ pelat. Calvo, calvetto. Calvo, che ha buona parte del capo senza capelli.
Calvus, a, m. Calvaster, tri. Calvatus, a, m.
Scarpas i cavei fò dol co. Stracciarsi i capelli del capo. Sibi vellere capillos,
vel comam.
Cavei destis, stinch. Capelli diritti e stesi. Quegli che ha e i capelli diritti e stesi.
Cavei longh e riz. Capelli crespi e lunghi. Li cui capelli eran crespi e lunghi.
Rufa dol cò, o de la codega dol cò. Forfora, quegli escrementi secchi, bian-
chi e sottili che s’adunano sopra i pori del capo. È utile alla forfora del capo e
la consuma. Forforaggine. Forforaggine senza fallo fa grande impedimento a
capelli. L. Capitis furfures, um, vel porrigo, inis.
782
Faza, o mostaz da mort. Faccia di morto; cadavericcia. Lat. Facies cadaverosa.
Mostaz da luna d’aost; tond. Faccia rotonda. Facies rotunda vel orbica aut
orbicula vel vultus orbicus, vel orbiculatus.
Mostaz beslongh, o lungh. Faccia bislunga, o lunga. Facies oblunga, vel vul-
tus longus.
Mostaz ros, fiameghet. Faccia rossa o molto rossa. Facies rubore, vel multo
rubore suffusa.
306 [v] Mostaz becat da la verula, verolet. Faccia butterata dal vaiuolo. Facies ti-
gnosa pustulis, vel papulis.
Mostaz bel, vistos. Viso avvenevole. Avvenente. Vistoso. Vultus venustus, elegans.
Chiera. Aspet. Aria del volto. Cera. Sembianza. Aspetto. Vultus. Facies. Aspectus.
Brut mus, grugn, brut mostaz. Mostazò. Mostaccio. Muso. Ceffo. Grugno.
Grifo. Deformis vultus. Mostaccio grande. Lat. Vultus magnus, vel ingens.
Bela fatura de faza. Fattezza bella, o vaga della faccia. Forma venusta, elegans.
Mostaz polit, e net, e nivì. Volto arrotato, strebiato. Vultus nitidus, perpolitus.
Muso duro. Faza tosta. Viso fermo. Muso fermo, franco, duro. Vultus intre-
pidus. Stando col viso duro disse.
783
Mostaz pie’ de cog. Faccia piena di morfea. Facies vitiligine plena.
Mostaz che ‘l gh’è trag zò lsa pel coi ongie, o sgarbelat, sgrafat. Viso scar-
pellato; da scarpellarsi il viso. Di fisonomia. Lat. Physiognomonicus, a, m. Fi-
sonomia, arte per la quale dalle fattezze del corpo e da’ lineamenti ed aria del
volto si conosce la natura delli uomini. Lat. Physiognomia, ae; f. g.
Fà bo’ mostaz, o fà bona chiera. Far buon viso. Fatto buon viso lietamente il
ricevette. Far faccia, non si vergognare. Pudori nuncium remittere.
A verta chiera. A viso aperto. Viriliter. Dire a buona cera, è dire altrui il fatto
suo quasi minacciando.
Mostaz strubiat, lavat zò bè. Viso strebbiato con diverse lavature. L. Visus
perpolitus.
Chiera fosca, brusca, trobia. Cera torba, brusca. Viso di matrigna. Vultus
784
asper. E fammi un certo viso di matrigna che io mi sgomento quasi, cioè bru-
sco, austero.
Fà bona, o cativa chiera a vergù. Far buona, o mala cera a uno, e mostrargli
col cambiamento del volto d’accorlo, o bene, o malvolentieri.
Fazas. Affacciarsi. Metter fuor la faccia di qualche luogo per vedere come a
fenestre e simili. Mi feci a una finestra che riusciva nella strada, né prima mi
fui affacciato che etc.
785
Sfazat. C’ha la pel grosa sul mostaz. Affacciato, lo stesso che sfacciato. In-
verecundus. Impudens.
786
Ug incavat, det in dol cò. Occhio aggrottato, affossato, incavernato.
Ug che cola, che lacrima. Occhio che lagrima. Oculus lippus. Lippo, chi pati-
sce tal male. Cisposa lippa.
Ug sbezet, co’ la sbeza. Occhio cisposo, cispo, co’ la cispa. Oculus lippus; lip-
piens.
Sbeza. Cispa.
Ug sberpat. Occhio sbarrato. Oculus patefactus.
Ug sburit, o sborit, che salta fò dol cò. Occhio gonfiato, gonfio. Oculus
erumpens.
Ug trobi. Occhio turbo, torbido. Oculus turbidus, turbatus.
Ug che balbeza. Occhio abbagliato, galigante. Oculus caecutiens, vel caligans.
Ug che palpigna. Occhio che batte le palpebre. Oculus iactans palpebras.
Ug c’ha una smagia. Occhio che ha maglia, o magliolina. Oculus onyche
laborans.
Ug che al g’ha vè sù i popone, o i madonine. Occhio imbambolato. Oculus
in quo oboriuntur lacrymae.
Ug che fà falive. Occhi sfavillanti. Cioè si mostra per gli occhi sfavillanti.
Scintillantes oculi.
Saltà i ug fò dol cò. Schizzar gli occhi. Gli suoi occhi infiammati di lucida
rossezza pareva che della testa schizzar gli volessero. Oculos erumpere.
787
Fà la gronda. Far la grotta; aggrottare le ciglia, far ciglione. Tener le ciglia in
quella positura che si fa nel mostrarsi adirato. Torve aspicere.
Ug che varda tirò. Occhio che guarda fiso. Oculus fine aspiciens.
Ug sbasit, mort in dol cò. Occhio basito, basoso, istupidito. Oculus stupidus,
semivivus.
Ug che ve’ i panigarule per dolor de quac togna, o i stele. Occhio che vede
le lucciole, cioè certi bagliori per dolor di qualche percossa.
Ug da luf. Occhio lupigno. Oculus lupinus.
Ug che tira al nigher. Occhio nericante. Oculus subniger.
Ug bas. Occhio raccolto in giù. Oculus demissus.
Ug da pianz. Occhio ruggiadoso, lagrimoso.
Ug fregag. Occhi stropicciati.
Ug sberpag. Occhi sbalestrati.
Ug che varda de sgalember, de spianz. Occhio che guarda di schiancio. Ocu-
lus transverse aspiciens.
Ug fogag, imbrasag. Occhi abbraciati, affocati. Oculi igniti, ardentes.
788
Ug che berlugia atoren, o varda tirò. Occhio che sguaraguarda, o sgaragua-
ta. Oculus circumspiciens, vel fixe conspiciens.
Ugiò che berlugia intoren. Occhiaccio. Quel grande occhiaccio intorno stra-
lunava.
Ug che vè ‘l pil in l’uf. Occhio che vede il pelo nel uovo. Oculus ventura per
dioptram prospiciens.
Ug da gat. Occhio da gatto. Lat. Oculus felinus. Chi ha l’occhio di gatto. Lat.
Caesius, ii; m. g.
Ug impiglet, che nos pùl avrì per es i palpere tacade insem da la sbeza. Sbezet.
Occhio impeciato; quando non si può agevolmente aprire appicciate insieme le
palpebre da la cispa. Oculus implicatus. Chi patisce di cispa. Lat. Lippa, ae; m. g.
Ug che pianz, che cola. Occhio stillante, o colante umor dal celabro. Oculus
guttatim fluens.
Vista. Vista, il vedere. Vista senso esteriore che riceve per mezzo degli occhi
la spezie de colori. Visus, us.Viso, il vedere. Tu hai l’udir mortal sicome il viso.
Visus, us.Vedimento, veduta. Visus, us.
Vedì. Vedere. Comprendere con l’occhio l’obbietto illuminato che ci para da-
vanti. L’udire sormonta l’odorare, che noi udiamo più dalla lunga che non odo-
789
riamo, ma lo vedere sormonta tutti gli altri di luogo e di virtude; ma tutte que-
ste cose sormonta l’anima. Videre. Cernere.
A ug, a vista giudicà vergot. A vista, a occhio giudicare, senza venire ad altro
cimento. Ex visu; ex solo intuitu iudicare aliquid.
Cognos vergù de vista, o per vista. Conoscere di vista, o per veduta. De facie
cognoscere.
Chi ve’, chi oserva. Veditore; spettatore. Veggente. Vedente. Nel mezzo della
piazza del comune veggente tutto ‘l popolo. Videns. Spectator. Veggenti i lor
mariti ve ne sono assai che presumono fare i lor piaceri.
Chi pul vedì. Visivo, che ha virtù e potenza di vedere. Si trova che il visivo
senso degli uomini vi prese errore. Visivus.
In un veder non veder, in d’ù bater d’ug. Vistamente. Da vedere e non vede-
re. Vistamente andarono incontro al lor campione. Celeriter. Repente.
Vistos, che fà bela vista. Vistoso, che soddisfa all’occhio, di bella vista. Ele-
gans. Venustus.
790
Ol bacegà, o basgà de la vista. Abbagliamento della vista. Bagliore della
vista. Allucinatio, onis.
309 [r] Vista imbarbaiada. Vista abbagliata. Visus perstrictus.
Vardà sot ug, o coi ugg mez serag senza parì da vardà. Guardare di sottec-
chi. Chi ti vagheggia, Beca, di sottecchi. Limis oculis aspicere.
Vedì u’ per ol bus d’u’ stampe, o per poch lúch. Vedere uno per ispicchio.
Lo vidi per ispicchio a venire di lungi.
Cavà i ugg. Cavare gli occhi. Oculos effodere. Cacciar gli occhi a uno. Oculos
eruere.
In d’u’ bater d’ug. In un batter d’occhio. In ictu oculi. In un baleno. In ictu oculi.
Dà al ug, fà bela mostra, avì ug. Aver occhio, aver bella apparenza.
Dà zò dol ug a vergù, faga insegna, schizaga zò dol ug. Far d’occhio, o chiu-
der l’occhiolino, è accennare a uno con l’occhio più nascosamente che si può.
Nictare.
Vardà sot ug. Dà di ugiade sot ug. Guardare di sottecchi, cioè in maniera che
quasi non s’accorga del suo guardare. Limis oculis aspicere.
Cignà per vedì e no’ es vist fò de la porta o dol balcò. Far capolino, che è
affacciarsi destramente per veder altrui e tanto poco che difficilmente possi
esser veduto tu.
791
Basà zò i ugg. Avvallare gli occhi. Oculos demittere.
Avì l’ug a vergot; no’ perdel d’ug. Aver l’occhio a una cosa, vale cautamen-
te e accortamente trattarla. Prospicere.
L’ug dol patrò ‘ngrassa ‘l caval. L’occhio del padrone ingrassa il cavallo.
Oculus domini saginat equum.
Ugiada. Occhiata, vale lontano tanto quanto può vedersi con l’occhio.
Ugial det, ch’è sot al ug. Occhiale dente, che è attenente all’occhio.
309 [v] Ugial de cristal, o de vedre. Occhiale di cristallo, o di vetro per aiutar la vista.
Conspicilium, ii.
Lagà i ug drè a vergù; perdesga drè coi ug per amor, o per la sò beleza.
Vagheggiare qualch’uno. Oculis amatoriis prosequi aliquem, vel contemplari.
Sgrafas fò i ug. Scarpellarsi gli occhi. E quando l’è fatta una beffa gli occhi
con le branche si scarpella.
Orb. Vocolo. Captus oculis.
Mal di ceie. Male di ciglio. Mal di ciglio l’occhio ammagra.
Fà stravedì. Prestigiare. Oculis praestigiis deludere.
Ingan dol ug . Prestigio. Praestigiae, arum.
Ch’ingana l’ug. Prestigioso. Praestigiosus, a, m.
No’ voli che u’ al gà buti la polver in di ugg per faga vedì una cosa per
un’otra. Non volere che uno gli getti la polvere negli occhi per volergli mostra-
re una cosa per un’altra. Nolle ut aliquis pulverem offundat alteri.
Stravedì. Fà stravedì. Travedere; haver le traveggole; si dice di chi in veden-
do piglia una cosa per l’altra. Lolio victitare. Saturniae, arum. Tu menti per la
gola; tu hai le traveggole. Io ho paura di travedere.
Panigarule di ugg. Traveggole. Tarele traveggole. Stravedere. Saturniae
lemae, vel lemae saturniae.
Vardà. Oservà. Sguardare. Guardare. Aspicere. Inspicere. Intueri. Non è leci-
to a sguardare quel che non è lecito a desiderare.
792
Vardada, ugiada. Sguardo, lo sguardare. Intuitus, us. Sguardamento.
Vardà tirò. Affissare, guardar fiso, cioè intentamente e con occhio fermo. Fi-
xis oculis intueri, intentis oculis contemplari. Così agli occhi miei s’affisar
quelle. Affisare. Lat. Oculos in aliquid defigere; immobilibus oculis contueri.
Fis. Tirò con fisaziò senza balcà col ug. Fisamente. Fisatamente, con fermez-
za, con attenzione, attentamente, ed è proprio dell’atto del guardare e del tener
fermi gli occhi in una cosa. Poi fisamente al sole gli occhi porse. Fixis oculis.
Nella quale io sguardo sempre fisamente.
Mirà. Vardà fis. No’ balcà i ugg. Mirare, fisamente guardare. Affissare.
Fixis oculis aspicere. Molto si mira e poco si discerne.
793
Ol vedì. Vista. Visione. Non giudicherà secondo la vision degli occhi. Visio, is.
Visus, us.
C’ha la gronda, chi ha i ug bas per es penseros, o rabios. Accigliato di chi per
ira, accidia, malinconia, pensiero o sdegno tiene il ciglio basso. Tristis, truculentus,
fronte torva. Una donna lieta sempre sarà più bella che quando sarà accigliata.
Palpignà. Batter gli occhi e quello spesso percuotere delle palpebre che si fa
in serrarli e aprirli. Iactare oculos.
Schizà zò dol ug. Fà d’insegna col ug. Dà zò dol ug. Ammiccare. Accennar
con gli occhi. Nictare. Io pur sorrisi come l’uom che ammicca; si dice anche:
far d’occhio e dar d’occhio.
Vedi vergù fò di oter. Discernil col ug. Scorgere, vedere, discernere. Subito
scorse il buon giudicio intero fra tanti e si bei volti il più perfetto. Cernere. Videre.
Vardà con chiera brusca a u’ col ranzignà sù ol mus. Far viso arcigno a
uno. Torvo vultu intueri, vel torve aspicere aliquem.
Sguerz. Guercio, che ha gli occhi torti. Strabo, onis. La Cecca fu bella giovane
e sentiva del guercio. Il guercio per difetto che è nell’occhio non guata diritto.
Losch. Losco, o lusco; quegli che per sua natura non può vedere che le cose
d’appresso e guardando restrigne e aggrotta le ciglia. Luscitiosus, a, m.
Orb afag, de tug do i ug. Cieco, privo del vedere. Caecus, a, m. Orbo. Orbus,
a, m. Lo mento a guisa d’orbo in sù levava. Che in tutto è orbo chi non vede
il sole. Vocolo oculis captus; caecitate affectus. Oculo utroque captus, vel
utroque lumine laesus.
310 [v] Mez orb. Mezzo cieco. Semicaecus, a, m, vel caecutiens.
794
Nasit orb. Cieco nato. Caecigena, ae; m. g., vel caecigenus, a, m.
Inversà i ug e menà ol cò. Strabuzzare gli occhi, menando il capo. Col collo
torto strabuzzando gli occhi menava il capo.
Ug che tira poch lontà. Occhio che tira poco di mira, cioè di corta vista.
Fregà fo’ i ug, o fregà zò i ug. Stropicciare gli occhi. Tergere oculos.
Avrì i ug. Aprire gli occhi. Aperire oculos. Dal vigor natural che v’apre e gira
parlai degli occhi.
Avrì i ug a vergù. Aprire gli occhi a uno, vale farlo ravveduto e accorto.
Cautum reddere aliquem.
Chi ve’ coi sò propi ug. Oculato; veggente co’ suoi propri occhi. Oculatus, a,
m. Con oculata fede vedemmo e sapemmo la verità.
Serà i ug, a sera ug. Chiudere gli occhi. A chius’occhi. Claudere oculos. Ocu-
lis clausis. Libere.
Cazà i ug ados a u’. No’ tuù mai i ug da dos a vergù, o piantaga i ug ados.
No’ levaga mai i ug da dos. Compagnà u’ semper col ug. Affisar l’occhio in
uno e non mai svagarlo da lui. Volgere e dirizzar la vista ver che che sia,
795
Avvisare. Squadrare. Oculos iniicere. Avvisare per semplicemente vedere.
Dove io stava per avvisar d’appresso un’altra storia. Videre. Cernere. Av-
visatura. Sguardo. Guardatura. Aspectus. Intuitus, us. La donna piacevole nella
faccia piglia gli amanti massimamente con la gaia avvisatura degli occhi.
Durmì senza pensà. Dormire senza pensieri. Lat. In utramque aurem dormire.
Prim songh. Primo sonno. Principio del dormire. Vide il suo primo sonno ben
venti lupi. Primus somnus.
Durmì ‘n terra. Dormire in terra. Lat. Humi somnum, vel quietem capere, vel
humi cubare.
Durmì cola panza ‘n sù. Dormir supino. Lat. Supine quietem capere.
Songhet. Sonnolino. Brevis sopor.
C’ha i ug impiglag de songh. Insonghet. Impastat de songh. Sonnocchioso,
che ha gli occhi aggravati dal sonno. Somniculosus. Veternosus. Sonnacchioso.
E quando gli occhi miei sono sonnocchiosi, ancora fo io loro forza di veggiare.
Sonnoglioso. Il sonnoglioso molte volte erra la via. Sonnolento. Gli occhi vol-
gendo sonnolento in giro. Sonnoloso. E alcuni di loro essendo sonnolosi.
Songhera. Sonnolenza. Intenso gravamento di sonno, quasi letargo, struggi-
mento di dormire. Veternus, i; m. g.
Che fà vegn songh. Sonnifero. Soporus, a, m. Soporifer, a, m.
311 [r] Durmì e fà u’ songh sol. Dormire e far un sonno. Lat. Somnum edormiscere,
vel edormire.
Durmì poch. Dormire poco. Lat. Esse brevis, vel brevissimi somni.
Durmì dopo disnà. Dormire dopo pranzo. Lat. Meridiare. Il dormire dopo
pranzo. Lat. Meridiatio, nis; f. g.
Pisolas. Sonnecchiare. Leggiermente dormire. Sonneferare. Sonneggiare. Al
suon della macina cominciava quasi a sonneferare. Che non dorme e non son-
necchia. In quella visione che l’anima sonneggia. Leviter dormiscere.
Durmì. Chiapà ‘l songh. Dormire, pigliare il sonno. L. Dormire. Parve tempo
796
alla reina d’andare a dormire. Io vi porrò chetamente una coltricetta e dormi-
viti. L. Somnum capere, vel ducere.
Durmida. Dormizione. E non darò sonno agli occhi miei e alle mie palpebre
non darò dormizione. Dormitatio, nis, vel captus, us, aut ductus, us somni.
797
Chi deseda, o fà desedà, o rop ol songh. Chi disonna, o sveggia alcuno.
Excitans e somno aliquem. Chi rompe il sonno. Non rompe il sonno suo s’el-
la l’ascolta. Roppemi l’alto sonno nella testa un greve tuono, etc.
Pisolat. Sopito. Sopitus, a, m.
Desedas. Destarsi, disonnarsi, risvegliarsi. Lat. Expergisci, se expergefacere,
somno exciri, vel excitari.
Chi s’insumia, o fà d’insumi. Chi sogna, o fa sogni. Somnians.
Scobergnià. Scodergnià, o scodonà, o lagas andà de songh col dà zò dol cò.
Tracollare. Lasciarsi andar giù il capo per sonno, o simile accidente. Col gomi-
to in su le ginocchia, con la mano alla gota e mezzo ebro di sonno tracollato.
Ol scodonà, o scodergnà, o ‘l lagas dà zò ‘l cò de songh. Tracollo. Dar tra-
collo alla sinistra.
Fà la vegia. Stà sù la nog e no’ durmì. Veggiare. Star desto. E veggiar mi
facea tutte le notti. Vigilare.
Dà la sdormia. Oppiare, o adoppiare. Il loglio oppia la mente. Opio sopora-
re. Opio sopire.
Sdormia. Oppio. Sonnifero fatto di latte di papaveri. Opium, ii.
Chi ‘l ghe stag dag la sdormia. Adoppiato. Addormentato per forza d’oppio.
Acqua adoppiata. Opio soporatus.
Ol tornà a durmì. Il dormire di nuovo. Lat. Redormitio, nis; f. g.
311 [v] Es inzocat, o inzocas. Dormire profondamente. Avere il letargo. Veterno se-
pultum esse.
Murì de songh. Morir di sonno. Somno emori.
Lagas chiapà dal songh. Assonnare. Pigliare il sonno, addormentarsi. Sopore
corripi. Obdormiscere.
Chi s’è lagat chiapà dal songh. Preso dal sonno. Assonnato. S’io potessi
ritrar come assonnato gli occhi spietati. Sopore correptus. Obdormiscens.
Roncà. Ronfà. Russare. Lo strepitare che si fa nel alitare in dormendo. Ster-
tere. Ronchifare. Russando forte al mio sonno impedisce. Com’el senti russar
che ognun dormiva.
Insumias. Fà d’insumi. Sognare. Far sogni. Somniare. Chi mal ti vuol mal ti
sogna.
Chi s’insumia. Sognatore. Sognante. Somnians. Somniator.
Insumi. Sogno. Apprension de fantasmi fatta in dormendo. Somnium. In-
somnium.
798
Dà scolt ai insumi, andaga dré. Andar dietro a’ sogni. O tristi auguri, e sogni,
e pensier negri mi danno assalto.
Fà ‘l cazul per pianz. Far greppo; è quel raggrinzar di bocca che fanno i bam-
bini quando vogliono cominciar a piangere.
Pianz. Luchià. Luchiumà. Pianzì. Piagnere, o piangere. Mandar fuor per gli
occhi le lagrime, che per lo più si fa per dolore. Lugere. Flere. Lacrymari. La
qual morte io ho tanto pianto. Io piango il mio bene. E di cui è la ‘nvidia tanta
pianta. Avrei fatto parlando romper le pietre e piagner di dolcezza. Di che egli
piagnendo etc.
Chi pianz, chi luchia. Piagnente, che piagne. Lugens. Flens. E la donna desta
e piagnente etc.
Lacrima. Lagrima. Lacrima. Umor che distilla dal cervello e spurga per gli
occhi, nato da soverchio affetto o di dolore, o d’allegrezza. Lacrymae, arum.
Vegn i lacrime ai ug. Venir le lagrime in su gli occhi. Lacrymas oboriri. Per
soverchio riso le lagrime venute in su gli occhi.
799
Lacrimos. Luchiumet. Lagrimoso, pien di lagrime. Lacrymosus, a, m. Così
lagrimosa com’era, piena d’angoscia etc.
800
Oregia guza per sentì. Orecchio sentacchioso. Auris acuta, sagax.
Chi stà a scoltà. Chi sta in sentore, chi sta in orecchi. Attendens animum.
Aures admovens.
Chi fà da loc, es infenz de no’ sentì. Sordacchione, che fa vista di non udire.
Insordì. Assordare, far sordo. Exsurdare. Auditu orbare; auditum auferre; surdi-
tatem facere.
Stà coi oregie levade a sentì. Porre gli orecchi levati per sentire. Aures bibu-
las admovere.
Portà vià i oregie. Torre gli orecchi, cioè importunare col noioso cicalare.
Obtundere aures.
Ol siglà di oregie. Fischio delle orecchie. Lat. Aurium murmur, vel tinnitus,
us; m. g.
312 [v] Do oregie ai straca cento lengue. Un paio d’orecchi secca cento lingue; cioè
straccare i maldicenti o importuni col far vista di non sentire, o di farne stima.
Oregià. Stà scoltà de nascos vergù che parla insem secretamet. Origliare.
Orecchiare. Clam auscultare. È propriamente stare in nascoso ad ascoltar
801
quello che alcuni insieme favellino di segreto. Come quello che va sempre e
ascolta seguitando, orecchiando il mio detto.
Fregà i oregie a vergù col parlaga de quel chel sent vontera. Gratagle.
Stropicciare le orecchie d’alcuno; vale adulare, o lusingare alcuno. Titillare
aures alicuius. Blandiri.
Vegnì, o capità ai oregie. Sentì a dì. Venire a udita. Essendogli venuto a udita
il titolo di questo libro. Audire.
Stà a sentì, a scoltà, o oregià. Aurizzare. Aures admovere. Vale porgere atten-
tamente gli orecchi per ascoltare. Origliare. Passando per la via sente questo
romore, corre dentro, aurizza e caccia in terra l’uscio della camera.
Sonà i oregie, o siflà i oregie, e che s’ dis quand ai sona, vergù parla de mi.
Cornare le orecchie; e quando si sente il loro zufolamento si dice per baia:
qualch’uno ragiona di me. Gli orecchi debbon qui cornarvi spesso. Lat. Aures
tinnire.
A oregie tise, o levade, alzade. A orecchi levati, cioè attenti e tesi. Auribus
arrectis.
Sentì, scoltà. Udire. Ricevere il suono con l’orecchie. Sentire. Quando la fante
l’udi parlare, sali su per la scala. Audire, vel auribus percipere.
Per sentida, per quel ches sent a dì. Per udita. Tutti quelli che sapevano per
udita, o per veduta, che tale sacrificio si faceva.
Chi sent. Uditore. Udente. Non dee l’uomo essere uditore dimentichevole. A
cui udenti tutti la donna rispose. Audiens. Auditor.
802
Ol sentì, ol scoltà, ol dì che tug sentì. Audienza; udienza, l’udire, l’ascolta-
re. E dice in udienza di tutti. Priamo sbigottito nell’udienza di cotali novelle.
Audientia, ae. Auditio, onis. Se la tua udienza è stata attenta.
313 [r] Scoltà. Stà a sentì. Ascoltare. Stare a sentire con attenzione. S’accostò tacita-
mente all’uscio ad ascoltare. Intento si fermò com’uom ch’ascolta. Auscultare.
803
Nas schiz, sgracarat, bolognì, piat, schizà. Naso schiacciato. Rincagnato.
Nasus simus.
Nas perfilat, destis. Naso proffilato, teso, affilato, dritto e ben fatto. Nasus
rectus, in rectum acutus, productus.
313 [v] Nas moc, o smoc. Naso mozzo, ottuso. Nasus truncus, vel obtusus.
Nasì. Nas picol, picen. Nasetto. Nasus exiguus.
Nasele. Bus dol nas, o naris, o buseg dol nas largh. Nari aperte e larghe.
Nare. Nari. Nares, ium; f. g. I meati e buchi del naso. Quando ti senti tonamen-
to e bucinamento negli orecchi o chiudimento nelle nari.
Ponta dol nas. Punta di naso. Orbiculus nasi, vel acroteria, orum. Moccolo
del naso. Nasi cacumen.
804
Nas che sifla, o sigla. Naso che fischia. Nasus sibilans.
Ol siglà dol nas, ol zigol dol nas. Fischio del naso. Sibilus nasi.
Nas ranzignat, voltat in sù per schifi, o per stizza. Naso arricciato per nausea,
o sdegno. Nasus suspensus. Il naso sempre arricciato. Arricciare il naso; quando
con un certo gesto raggrinzando e spignendo il naso e la bocca allo ‘n sù si mostra
d’aver qualche cosa a sdegno e a stomaco, e se ne stizzisce. Naso suspendere.
Taià vià ‘l nas a vergù. Dinasare. Lat. Denasare, vel nares, vel nasum deci-
dere, aut mutilare.
Nasà. Osmà. Annasare. Fiutare. Attrarre l’odore delle cose col naso. Olfacere.
Odorari.
Nas c’ha tacat ol campanel, muzugnet, c’ha la gota tacada. Naso moccio-
so, o moccicoso. Nasus mucosus.
Menà u’ per ol nas. Menar per naso; aggirar uno, dar ad intendere quel che
non è. Decipere, vel fucum facere.
Restá con tat de nas. Rimaner con un palmo di naso, che è rimaner con danno
e con le beffe di cosa sperata e non conseguita. Lupus hiat.
Dà in dol nas. Dar nel naso, si dice di cosa che l’uomo sente che gli dispiac-
cia, o che vien da dispiacere e di malvagi odori che offendono l’odorato.
Displicere.
314 [r] Odorat. Odorato, senso dell’odorato. Odoratus, us. Olfactus, us. Odorandola
sicome per l’odorato del naso. Fiuto, il senso del fiutare.
Odorà. Osmà. Avì la tofa, sentì l’odor. Odorare. Fiutare, attrarre l’odore,
pascere il senso dell’odorato. Odorare sormonta il gustare e di luogo e di vir-
tute, ch’egli è più in alto. Odorari. Odorem percipere, vel olfacere.
805
Bó da osmà. Odorabile; da esser odorato, odorante ancora, che odora.
Odorans. Odorifer, a, m.
Odorifer, che set da bò, che ‘l dora da bò. Odorifero. Odorifico, che getta
odore, che rende odore. Odorifiche erbe. Odorifer, a, m. Odoroso. Erbuzze
odorose. Odorato. Odoratus, a, m.
Odor. Tofa. Odore. Evaporazione calda e secca che muove il senso dell’odora-
to. Estimando ottima cosa essere il cerebro con tali odori confortare. Odor, oris.
Odoret. Odoruzzo. Stimo che alla sua età si disdicano alcuni odoruzzi sempli-
ci d’acqua stillata.
Chi set l’odor; chi osma. Odoratore, che odora. Odorator, oris.
Scovrì tere o pais; subodorà. Andà atoren osmet. Odorare, vale per ispiare
e per scoprir paese. Avendo segretamente odorato che per Roberto si cercava
frivoltura. Indagare. Investigare.
Avì tofa, o osma de vergot; presentì. Subodorà. Avere odor d’una cosa, vale
averne indizio, o sentore; presentire.Il popolo avendo di ciò odore. Subolere.
Praesentiscere.
Dà bó odor de se medem. Dar buon odore di sé; vale dar indizio della sua
bontà con l’operar bene.
Nasà. Osmà. Fiutare. Annasare. Ogni cosa andava fiutando. Olfacere. Odorari.
Dà dol nas. Met ol nas pertut. Fiutar che che sia, cioè tentare e cimentare
ogni cosa.
806
Avvenne alla volpe passare per la contrada e volsesi al fiuto alla casa del lupo.
In odorem.
314 [v] Odorà. Mandà odor. Olezzare. Spirare odore. L’aura di maggio muovesi ed
olezza. Olere. Odorem emittere.
Spirà bò odor. Sentì da bò. Olire. Gettare e rendere odore. Molte altre cose
che per lo giardino olivano. La qual di rose e fior d’aranzi oliva. Olere.
Sentì da bò. Fà sentì da bò. Olorare. Odorare. Profumare. E del fummo che
ne usciva oloravano le camere.
Spuzà, sentì da catif. Putire. Avere e spirar mal odore. Pute la terra che que-
sto riceve. Putere. Fetare.
Che spuza, che set de catif. Spuzolet, o spuzolent. Putente, che pute, o puti-
sce. Essendo egli entrato dentro così putente. Putidus, a, m.
Morbà. Secà vergù. Faga vegn nausa. Aver fracido alcuno. Tu m’hai fraci-
do. O vattene in casa e serra l’uscio che tu m’hai oggi mai fracido. Obtundere.
Nauseam movere.
807
di quel membro gli cascò per fracidezza. Il troppo riposare è come un langui-
re e uno infracidamento. Corruptio, onis. Putredo, inis.
Facil a marcì, c’ha dol marcet. Fracidiccio, che tiene del fracido o tende al
fracido. Ma sia terra fracidiccia e sia quasi nera. Subputridus, a, m. Putris.
Marcit. Pecat marzit ados a vergù. Infracidato. Per quella bruttura non
abbiamo da intendere altro se non li peccati della carne, i quali sono infracida-
ti in noi per la lunga usanza che noi abbiamo fatto di quelli. Peccato infracida-
to in alcuno. Umori infracidati in alcuna parte del corpo. Putrefactus, a, m.
Morbà. Stufà. Secà vergù, rompega ‘l cò, portaga vià ‘l cò, i oregie. Sturnil.
Infracidare uno. Venirgli a fastidio, torgli il capo. Perché voi non abbiate più a
‘nfracidarmi e tormi sempre il capo. Obtundere. Nauseam movere.
Secagine. Sturnimet. Secada. Stufada. Fracidume. Se tu de’ stare al fracidu-
me delle parole d’un mercantuzzo di feccia d’asino. Nausea, ae. Molestia, ae.
Importunitas, tis.
Morbo. Spuza. Spuzor. Fetor. Puzza, umor corotto che si genera nelle bolle
o piaghe. Da puzza e scabbia ottimamente mondifica la cotenna. Putor, oris.
Faetor, ris. Puzzo. In quello assedio si corruppe l’aria per la puzza de cavalli.
Spuzà. Morbà. Puzzare. Putire. Ammorbare si dice de pessimi odori quasi
ch’eglino inducano morbo col lor fetore. Male olere. Grave olere.
Spuz. Odor catif. Schifi, nausea. Puzzo. Odore corrotto, spiacevole. N’uscì
fuori il maggior puzzo del mondo. Quasi puzzo gli venisse di chiunque vedes-
se. Faetor. Grave olentia, ae. Nausea, ae, nel secondo significato.
Levas ol spuzor de la boca, o dol fiat. Spuzzolare, è levar il puzzo della bocca,
cioè tor via della bocca con qualche gustevole risciacquamento i malvagi sapori.
Spuzolet, che morba. Puzzolente. Puzzoso. E dentro son pieni di puzzolenti
carnami. Quando al naso è fatto odorare cose puzzose.
Spuzolet che morba, che recassa; fetent. Puzzolentissimo. Fetidissimo.
Fetidissimi uccelli chiamati arpie. Faetidissimus, a, m.
808
Spuzor, sporchiz. Puzzura. Sempre nettando l’arnie d’ogni puzzua.
Che set da bò. Alitoso, che ha alito di buon odore. Bene olens.
Fetor. Catif odor. Spuz. Fiato. Fetore. Malodore. Da così fatto fiato offeso mi
credetti etc. Faetor, oris.
Odor catif. Morbo. Lezzo, malodore. Fetore. Fiatore. In mar cadute gittaron
tal morbo. Faetor. Faeditas, tis.
Sentì da catif. Spuzà. Lezzare. Saper di lezzo. Gettar lezzo. Male olere. Faetere.
Odor de bech. Sentì da odor de bech. Lezzo di becco. Lezzo caprino. Gettar
lezzo di becco.
Odor da rustit. Odore di cosa arrostita da mangiare. Nidor, ris.
Odor da mufa, da tanf. Tanfo, odor di muffa. Odor mucidus.
Odor da lispio. Carne che set da lispio. Odore mucido. Chi sa da mucido; si
dice alla carne di tal odore, vicina a putrefarsi. Muconis odor. Caro quae con-
traxit muconis odorem.
Tuf. Catif odor. Odore tristo. Malus odor.
Senza odor. Senza odore. Inodorus, a, m.
Morbà. Mandà ‘l morbet, ol morbo. Ammorbare, si dice de’ pessimi odori,
quasi che inducano morbo col lor fetore. Putorem inferre. Putore afficere.
Infetà de catif odor, o de morbor. Apputidare. Se voi ci tornerete più con
esso noi, vi getteremo de sassi, che tutta la terra avete apputidata. Putidum red-
dere. Putore afficere.
Fà spuzà. Fà sentì da spuz. Fà spuzà, portà ol spuzor. Appuzzare. Indurre
e apportar puzza. Apputidare. Appuzzolare. Che tutta la contrada appuzzola.
Li fece arder in un fuoco, il quale facea un si fiatoso fummo che tutta la con-
trada appuzzò. Il fiatore delle bestie gravemente gravava. Ecco colei che tutto
‘l mondo appuzza. Putorem inferre. Putidum reddere. Putore afficere.
Odorada cativa. Vapor spuzolet. Fiato, mal odore. Fetore. Da così fatto fiato
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offeso mi credetti altra morte fare che di cristiano. Per ischifare lo fiato del
letame, sia rivolto dalla parte di dietro della magione. Faetor, ris. Fiatore.
Fetore. Tristo odore. Ma allotta è ‘l pessimo puzzo e fiatore. Faetor, ris.
Fetido, spuzolent. Chi ‘l gha puza ‘l fiat. Fiatoso; di tristo fiato puzzolente.
La faccia crespa e la bocca fiatosa. Faetidus. Male olens. Bocca fiatosa per
vizio di stomaco.
Odor da padela brusada, d’og brusat. Leppo è puzza d’unto arso, come
quando il fuoco s’appiglia alla pentola, alla padella.
Odor, o spuz da scie. Puzzo delle ditella. Il lor seme e foglie secche rimuovo-
no il puzzo delle ditella. Axillarum faetor.
Odor de stantit, che set da stantit, da ranz. Odore di statio, che sa di vieto, di
rancido. Non vuol ch’ella s’insali e che poi secca sapesse di vieto. Odor rancidus.
Vegn l’odor, o esga l’odor de quac vergot, o sentì dol l’odor de vergot. Ri-
dolere. Venire. Sapere. Se non che da tutti viene un po’ del caprino. Se di lei
non vien di lucio stantio, e vale tutti sanno un po’ del caprino, e lei non sa di
lucio stantio. O tutti hanno odore caprino, e lei ha odore di lucio stantio. E
sapeva di vin come un arlotto. Redolere. Redolere. Verbigra vinum. Caprinum
faetorem, vel lucii putorem.
Negot. Gnà u’ fiat, gnà u’ suspir d’aqua. Fiato. E non mangio più ostriche,
né fiato, cioè niente. Nihil.
316 [r] Es de bò odor. Senti da bò. Ulimire. Esser odorifero. Olere.
Fà sentì da bò. Far ulimire. E come lo sole fa aprire e ulimire i fiori, così etc.
Odorifer. Ulimoso. Odorifero. Bella, pura, ulimosa più che la rosa. Della bale-
na esce l’ambra, che gli esce di corpo per bocca, che è così ulimosa cosa.
No’ savì di che odor al sia. Meschuglio d’odor, che nosei distingù u’ dal
oter. Non conoscere, si che si possa dire quest’odore è il tale. Non si conosca
si che si possa dire quest’odore è di rose, o di vivuole, o di nepitella, o di timo,
ma d’ogn’erba e fiore ulimoso insieme. Indistinctus odor.
810
Polver d’odor. Polvere d’odori. Pulvis odorarius.
Odor da mostì. Odore di poltroniero. (Gio. Dalla Casa nel suo Galateo).
316 [v] Imbocà. Imboccare. In os inserere cibum.
Boca. Bocca. Os, ris. Bocca fiatosa per vizio di stomaco. Os foetidum.
811
Ganasa. Mascella. Maxilla, ae. Mala, ae. Mandibula, ae.
812
Dentadura che stà fò. Dentame che si sporge in fuori. Brochitas dentium, vel
dentes exerti.
Deg da lag, i prim deg. Denti da latte. Denti lattaiuoli. Primi dentes.
Deg dai bande. Denti dalle parti. Serrarii dentes, vel canini.
Deg che stà fò. Denti che s’avanzano innanzi. Dentes brochi.
317 [r] Deg che basga, o donda. Denti che crollano, o tentennano. Dentes labefacti,
vel titubantes.
Det guast, o marz, o cha ol carúl, bus, carulet. Dente tarlato e guasto. Dens
cariosus, a, m, et foetidus.
Deg postiz. Denti posticci. Dentes ficti, vel asciti, vel ementiti.
Zenzò. Dentezò. Allegamento de’ denti. Stupor dentium, vel aemodia, ae; f. g.
Zenziva. Zenziva coi deg, o senza deg. Gengiva. Gengia. L. Gingiva, ae; f.
813
g. Gengiva dentata. L. Gingiva dentibus instructa. Gengiva sdentata. L.
Gingiva inermis, vel edentula, vel dentibus defecta.
Ol sfranz, o schiopà di deg. Stridore de’ denti. Crepor dentium. Dentes cre-
pantes qui se infrendunt.
814
Indolentas i deg col sgaruga det. Indolenzire i denti pel troppo frugolarli.
317 [v] Deg fag a birúi. Denti fatti a bischeri. Dentes exerti, extra os producti.
Ugial, det, ch’è sot al ug. Dente occhiale, che è attenente all’occhio. Lat.
Dens caninus.
Stà a deg sech. Stare a denti secchi; vale stare senza operare. Morari oscitanter.
Dentà, chiapà coi deg. Addentare, prender co’ denti. Dentibus arripere. Poi
gli addentò e l’una e l’altra guancia.
Dentat, c’ha di dentade. Piat coi deg. Addentato, ferito dal dente. Dentibus
sauciatus.
Det. Dente; uno di que’ piccoli ossi che sono in bocca fitti nelle gengive. Dens, tis.
815
C’ha bona dentadura, o cativa. Che ha buon dentame, o cattivo. Dentes
boni, vel mali, vel bona et mala dentium constitutio.
Det che stà per andà fò. Dente che sta per cadere. Dens casurus, a, m.
Det consumat. Dente consumato, o roso. Lat. Dens exesus, vel attritus.
Det che basga. Dente smosso, o che si muove. Lat. Dens labans, vel mobilis.
Deg col calzinaz, ruzineg. Denti arruginati. Lat. Dentes rubiginosi, vel den-
tes calceati.
Deg che borla fò. Denti che cadono. Lat. Dentes decidui.
Deg ches pul cavà. Denti che si possono cavare. Lat. Dentes exemptiles.
Deg fag a mud de rasga. Denti fatti a modo di sega, come quei de cani, pesci,
o serpi. Lat. Dentes serrati.
Deg tacag. Denti continui; come quei dell’uomo e del cavallo. Lat. Dentes
continui.
Lengua che betega, che tartaia, che concheta. Lingua che scilingua, balbet-
816
ta. Scilinguata, che tartaglia, che balbettica, o balbuzza. Lingua balbutiens.
Lingua blaesa, vel balba.
Lengua che parla moch, che smoza i parole. Lingua che cincischia o smoz-
zica le parole.
Lengua de putei, che betega, o tartaia. Lingua de’ fanciulli, che cinguetta.
Lingua puerorum balbutiens. Lingua linguettante, che linguetta, che scilingua.
Parlando come poteva, anzi linguettando confusamente. Balbutiens.
Lengua che parla a poc a poc, adasi adasi. Lingua che parla a miccino.
Lingua sensim loquens.
Lengua che parla in di deg, che barboia. Lingua che barbuglia, o parla fra
denti. Lingua mussitans.
Lengua che chiachiera tant. Lingua che parlotta, che chiacchiera. Lingua
loquax, vel obstrepens.
817
318 [v] Lengua che baia u’ tat la pertega, quel che s’imbat. Lingua che parla a
tastone e com’ella viene, che parla a vanvera, a caso, senza saper che si dica.
Inconsulte, inconsiderate, temere loqui.
Lengua che cunta tut fina in dú lilì. Lingua che racconta tutto segno per
segno, filo per filo. Lingua enerrans ex amussim.
Lengua che baia tut quel che la set a di. Lingua sgolata. Lingua garrula, ae.
Lengua che tapela, che chiacola. Lingua che taccola, che ciarla. Lingua garrula.
Lengua che parla a tastò, o va a tastò in dol descor. Lingua che parla a
tastone senza saper che si dica e che sia vero. Lingua temere loquens.
Lengua che la dis tal qual l’è e come las l’intend. Lingua che dice pan pane.
Ficus ficus lingua dicens.
C’ha lunga la lengua; che baia tant. Linguardo. Maldicente, che parla assai.
Linguato. Linguoso. Lingutto. Linguacciuto. Allinguato. Linguax, cis.
Loquax. Lingulaca. L’uomo linguaciuto non sarà dirizzato in terra.
Lengua che parla sul sodo. Lingua che parla in sul saldo, cioè considerata-
mente, da senno. Lingua serio loquens, vel loquens extra iocum.
Avì in cima de la lengua vergot da dì e no’ regordasen ixì subit a dil. L’ho
lì in cima a la lengua e nol me sovè. Avere in su la punta della lingua, si dice
quando uno è in sul ricordo di che che sia, ma non l’ha così tosto in pronto. Io
l’ho in su la punta della lingua. Versatur in primoribus labiis, vel haeret.
Avì avis, o relaziò. Aver lingua, cioè avviso. Aspettava lingua di loro sollecita-
mente. Delli quali i Genovesi ebbono lingua. Certiorem fieri. Nuncium accipere.
La lengua nol ha os e la fà rop ol dos. Che intravè mal a chi parla o dis mal.
La lingua non ha osso e fa rompere il dosso. Si dice di coloro che per dir mal d’al-
trui intervien loro delle disgrazie. Plerosque lingua fundis pessum dedit.
818
La lengua bat dove duul ol det. La lingua dà dove il dente duole; che è il
ragionar volentieri delle cose che premono, o dove s’ha interesse. Ubi quis
dolet ibidem et manum habet.
Parola. Parola. Voce articolata, significativa de’ concetti dell’uomo. Verbum, i.
Paroleta. Paroletta. E le soavi parolette accorte. Con alquante leggiadre paro-
lette. Paroluzza. Che paroluzza si cheta non si può dire che non si senta.
Parola dichia pianì, o sot vos. Parola cheta, o chetamente detta. Breve ver-
bum et submissum.
Parolane. Parole sbotazade, sporche. Parolozze. Parole materiali e rozze.
Verba incondita. Parole sucide, sconce, stomacose, stomachevoli, che alterano
e commovono lo stomaco.
Paroleta dichia a pianì col sò grignet. Paroluzza sorrisa e cheta. Verbum suave
et submissum.
Parole grase, sporche e brute; che fà stomech, schifi. Parole sconce. Sconci
parlari, sozzi, disonesti, succidi, stomacosi. Colloquia prava. Verba obscena.
Parole brusche. Parole aspre. Parlar aspro.
Parole che scapa fò de boca. Parole ch’escono di bocca. Verba quae excidunt.
319 [r] Parole che ponz, pongenti. Parole pungitive. Con maggior contenzione e gra-
vezza di più pungitive parole.
Parola da Rè, da galantom. Parola di Rè, da osservarsi senza eccezione.
Verbum constans. Omni exceptione maius.
Parole dichie lentamet. Parole agiate, cioè dette adagio e con lungo interval-
lo da una parola all’altra. Parlar agiato.
Parole melade, o paroline dolzi. Parole di miele. Verba dulcia.
Senza dì oter, senz’otre parole. Senza più parole. Nullis dictis.
Una parola tira l’otra. D’una parola in altra procedendo.
Parola per parola spiegà. Parola per parola interpretare. De verbo ad verbum.
Perd la parola. Perder la parola, non poter formar parola.
Fà pasà parola. Pasà parola. Chieder la parola, domandar licenza. Faculta-
tem petere.
Dà parola, o contentas, o promet. Dar parola, promettere, o accondescende-
re. Assentiri, promittere.
Dà parola, obligas in parola, o sù la parola. Dar parola. Obbligarsi a paro-
la. Obligare se verbis.
819
No lagà parlà chi parla, o interompiga ‘l descors. Rompere ad alcuno la
parola in bocca, interrompergli il parlare. Interrumpere alicuius sermonem.
Tacas de parole e poi vegn ai brute. Venire a parole e di parole ai fatti, cioè
venire a contesa.
Chiapà u’ in parola e sun quela stravoltaga ol sentimet che l’iva in dol cò.
Pigliare uno in parole ed attaccarsi a quelle stravolgendo il senso della di lui
intenzione. Capere aliquem in sermone.
Fas dì quel che s’ha da fà. Farsi dar parola di quel che si debba fare.
Bone parole giusta tut. Le buone parole aconciano i malfatti. Responsio mol-
lis frangit iram.
Dà dol pasa là a tante parole e no’ fan cunt. Non dar risposta a ogni parola.
Non farne conto, perché ogni parola non vuol risposta.
No’ fidas di parole, ma seguras col met in carta. Non si fidar di parole, per-
ché le parole non s’infilzano; assicurarsi con iscrittura.
Se ‘l ga vúl i fag nol basta i parole. Dove bisognano i fatti le parole non bastano,
perché le parole son femmine e i fatti maschi. Facere virorum est, loqui mulierum.
No’ dì sù negot. Contentas. Non ne far parola. Acconsentire. Assentiri.
Biasà i parole. Stantà a proferile, com fà i veg e i sdentag. Biasciar le paro-
le, a stento profferirle, come fanno i vecchi e sdentati.
Maià i parole. Ingoiare le parole, mangiarsele, non esprimerle bene.
Filistoche da cuntà sot al cami. Parole da vegghia. Anicularum deliramenta.
319 [v] Fà di parole. Far parole. Parlare. Verba facere. Senza far parole. Nullis dictis.
Parler. Chiachierò, che baia tant. Parliere. Parlatore. Loquax, cis. Parlante,
che parla. Loquens. Assai costumata e ben parlante.
Fà di baiade. Baià. Baiona. Parlottare. Chiacchierare. Obstrepere. Susurrare.
Uscivano della chiesa e uscivano di fuori a parlottare etc.
820
Baià, o sbaiaflà. Abbaiare; manifestare, favellare sconsideratamente. Ciascuno
abbaia e non è chi gliel vieti. Assai la voce lor chiaro l’abbaia. Temere loqui.
Patefacere. Scagliar le parole. Temere loqui.
Avrè boca e vè fò ora. Aprir la bocca e soffiare, cioè favellare senza riguar-
do e considerazione. Incaute loqui.
Chi parla coi insegne e i mot dol corp. Chi parla co’ motti e motti de mem-
bri. Lat. Ille cui pro sermone nutus motusque membrorum sunt.
Farboiò, Farfoiò, che non dis mai una giusta, o che nos laga intend; bala-
mognò. Soppiattone, che non si lascia intendere e non la dice come ella è.
Parlà senza luchet; no’ avì ‘l luchet sù la boca. Favellare senza barbazzale,
cioè senza riguardo e rispetto, sciolto e libero d’ogni timore. Libere loqui.
Nudo capite dicere.
Parlà co’ la zarabotana. Favellare per cerebottana, cioè per interposta e se-
greta persona.
Parlà per boca di oter. Favellare come li spiritati, vale per bocca d’altri.
Tanquam aedituum responsa numinis praedicare.
Parlà moz; smozat, intrigas in dol parlà. Smozà i parole. Favellare smoz-
zicato, o rotto. Andar cincischiando le parole, cioè avviluppo nel favellare, non
parlar liberamente.
Parlà a meza boca. Favellar con la bocca piccina, cioè favellar con rispetto e
cautamente. Caute loqui.
Sborà ‘l gos, vudà fò ‘l sach con u’. Sborrare il rattenuto, cioè dire ad altrui
senza rispetto, o ritegno tutto quanto che uom sa.
821
Straparlà, o sparlà de vergù. Sparlare. Dir male. Biasimare. Obloqui.
Obtrectare. Maledicere. Straparlare, che è parlar troppo in mala parte. Nacque
sdegno e baldanza di sparlare contro il nostro comune.
Farfoià, o imbarboià. Parlare in gola e con parole interrotte; che si dice anche
barbugliare, proprio di coloro che favellano risvegliandosi. Rispose burbugliando.
Parlà. Parlare, favellare, proferir parole. Loqui. Verba facere.
Parlada, ol parlà. Parlanza. Parlatura. Parlare. Colloquium. Sermo. Verbum.
Li sozzi parlari etc.
320 [r] Parabolà. Verboso. Parabolano, che pare quello che non è e mostra quello
ch’ei non fa. Verbosus.
Che parla, che resona. Favellatore, che favella. Locutor. Ragionatore, che
ragiona. Favellatrice. Sermocinatrix. Non favellatrici, ma seccatrici sono.
Parlada, baiada. Favello; favellamento, cicalamento. Sermo. E non sia pres-
so luogo dove si faccia favello. Sermo, nis. Ragionamento. Colloquium.
Sermocinatio, nis; f. g. Discorso.
Parlà, o resonà insem. Favellare. Ragionare. Parlare insieme, discorrer par-
lando. Loqui. Verba habere. Sermocinari. È stato ragionato quello che io
immaginato aveva di ragionare.
Descor. Discorrere. Lat. Sermocinari.
Descor pro e contra. Discorrere in favore e in disfavore. Lat. Disputare in
contrarias partes, vel in utramque partem disserere.
Descorislà. Ragionarsi. Il Rè aveva grande volontà di ragionarsi con li filo-
sofi. E ragionato questo, disse loro ciò che udito aveva.
Parlà col fà ‘nsegna coi mà, coi dig, coi mog di dig. Favellare da manesco.
Si dice di chi parla con motti e con fotti, con le mani e con le dita, e chi parla
così chiamasi manesco.
822
Parlà polit; parole licade. Parlare leccato. Sermo elegans.
Vos. Voce, o boce. Suono generato nell’animale per lo spirito ripercosso nel
gorgozzale, con intenzione di manifestar qualche affetto. Vox, cis.
Vos debola, fievola. Voce fievole. Con fievole voce gli disse. Vox debilis.
Os chiara, guza. Voce chiara, risonante, acuta, soave. Vox clara. Canora.
Suavis. Acuta.
Strefà la vos, sfalsala. Contraffare la voce. Fece un una voce contraffata chia-
mar Feronda. Falsare vocem.
823
Accompagnare con lo schiamazzo a palme battute alcuno per dispregio, o per
solazzo. Clamoribus et manibus persequi aliquem contemptim, vel voluptuose.
Cor vos per devolgas. Correre voce, per esser fama che etc. Nacque la voce
e scorse per tutto che se ne andavano. Vulgari.
Spandes vos de vergot. Spandersi la voce di qualche cosa. Lat. Aliquid esse
in omnium ore.
Sentì una vos, o senti a tonà, o tronà. Avere voce, o fama; o aver buccina-
mento. Lat. Esse in ore omnium aliquam rem.
Dà una vos a vergù; chiamal. Dare una voce ad uno; chiamarlo. Vocare aliquem.
Cridà tug insem a una vos. Gridare ad una voce tutti concordevolmente, uni-
tamente. Uno ore, una voce clamare.
Met in credit o in discredit vergù. Dar buona o mala voce a uno, lodarlo, o
infamarlo. Dandole biasimo a torto e mala voce.
Vos de popol vos de Dio. Voce del popolo voce d’Iddio; cioè di rado la comu-
ne fama s’inganna. Fama non temere spargitur.
Vos in capitol, in consei. Bale. Vog da balotà nomine. Voce. Voto. Chi avea
più voci era fatto priore. Dargli le sue voci. Rise le voci degli elettori in lui.
Ebbe undici voci. Suffragium, ii.
Fà, creà, elez, o confermà vergù in vos in quac ufizi. Creare alcuno a voce;
quando si crea a parole e non con altro partito.
824
Filadel taiat. Scilinguagnuolo rotto. L. Ancyloglosum incisum.
Canei, o canel de la gola. Canna della gola. Gorga. Gurgulio, onis. Gargar, ris.
Gargat. Gargatol. Gargatta. Gargozza. Guttur, is. Iugulum, i. Gorguzzole; parte
della gola per la qual si respira. L’aglio cotto chiarifica la voce e le gorguzzole.
Puida sù la lengua. Pipita in su la punta della lingua. Pellicula, ae. Pituita, ae.
Neo natural. Neo, piccola macchia nericcia che nasce naturalmente sopra la
pelle. Naevus, i.
Mostaz piè de nei. Viso pieno di nei. Vultus naevosus, plenus naevis.
825
Lecà. Leccare. Leggiermente fregare con la lingua. Lambere.
Lapà. Lambire, cioè di cose ch’abbian del liquido; pigliar leggirmente con la
lingua. Lambere.
Lecà vià vergot. Leccare, vale buscare qualche cosa. Chi va lecca e chi si sta
si secca, cioè busca.
Zontà in dol parlà de quel che non è. Metter di bocca. Dire in favellando più
di quel che non è. De suo addere.
Stà cò la gola verta. Stare a bocca aperta per ascoltare con grande attenzione,
o per aspettare qualche bene. Attente auscultare sive aliquod bonum avide
expectare.
321 [r] Che pias a la boca, cioè al gust. Piacevole alla bocca, cioè al gusto. Più pia-
cevole alla bocca è il capo di quello. Gustus, us.
Tante boche. Tante bocche, cioè tante persone. Homines. Erano assai più di 47.900
bocche. Tanti fiati, cioè tante persone. La tale schiatta è rimasa con tanti fiati.
Chi mangia ‘l pà a tradimet. Bocca disutile, persona che mangia senza esse-
re utile a guadagnare, o avendo riguardo solo al nutrirsi.
Schifios. Bocca disutile, si dice a chi è schifo del mangiare.
Boca. Bocca; quella parte del corpo dell’animale per la quale si prende il cibo.
Os, oris. Bucca, cae. Bocca basata non perde ventura.
Ol me cúr car. Bocca mia dolce, modo di dire amoroso, come cuor mio.
A man basada. A bocca baciata, cioè d’accordo e senza difficultà.
Restà, o lagà consolat, o indolzit, contet. Rimanere, o lasciare a bocca dolce,
cioè consolato, come con cibo soave in bocca.
Bona boca, che mangia tant e de tut. Cativa boca, de poc past. Di buona, o di
mala bocca, cioè di assai pasto o di poco.
Met boca in vergot. Por bocca a una cosa, vale trattarne e ragionarne. Io non
ci vo’ por bocca.
826
Bocada, quant as pul tegn in boca. Boccata, tanta materia quanta si può in
una volta tenere in bocca.
Bota sù la boca. Boccata, colpo che si da altrui nella bocca a mano aperta.
Ictus oris.
No savighen una straza; una bò e fò. Non ne saper boccata, quando d’alcu-
na cosa non se ne sa quasi niente, che si dice anche boccicata, che è lo stesso
che non ne sapere straccio.
Bocò. Boccone; tanta quantità di cibo quanta in una volta si mette in bocca.
Bolus. Buccea, ae. Alle giovani buon bocconi, alle vecchie gli stranguglioni.
Chiapà co’ la paisa. Chiapà una boconada. Pigliar al boccone, cioè corrom-
pere altrui con donativo, o ingannare con allettamento di premi. Ch’ognun ci
pigliarebbe oggi al boccone.
C’ha but ha but. Quel ch’è fag è fag; non ocor imbutà ‘l servisi che za fag,
ne sel pul desfà. Boccon rimproverato non affogò mai niuno, cioè il beneficio
non si toglie per rimproverarlo.
Gola. Gola, la parte dinanzi del corpo tra ‘l mento e ‘l petto per la quale passa
il cibo nello stomaco. L. Gula, ae. Guttur, ris; n. g.
Es det fina a la gola, voltat det fina a la gola in di daner. Immerso e rinvol-
to a gola. Or che nuotiamo nell’oro a gola; si può dir anche de piaceri co’
dispiaceri di chi avesse gran quantità degli uni e degli altri. Esse immersum
auro, voluptabili, curis.
Desiderat, che ‘l gha fà tiragola. Golato. Arricchito de’ doni suoi desiderati,
e golati. Exoptatus.
321 [v] Fà tiragola. Fà voia. Invogliare, indur voglia; invogliar l’appetito, attrarlo, far
agognare. Amore incendere, vel appetitum attrahere.
827
Mentì per la gola. Mentire per la gola. Essi mentono tutti per la gola.
Grignet, boca da grignà. Sorriso. L. Subrisus, us. Vincendo me col lume d’un
sorriso. L. Risus decens, vel modicus, vel lentus, ac sedatus.
Chi sgringa, o grigna, o s’ingrigna det tat in vergot per bef, o per despeg.
Ingrignasen. Chi sghigna, o scrigna per beffe. Vi sghrignerò della vostra morte.
L. Irridere, ridere, despicari; despicere, interitu vestro ridebo. Sgrignare, rider
per beffe. Che mi può far la tua beffa, e ‘l tuo sgrignare?
Sganasas de grignà. Smascellare delle risa. Sganasciare per le risa. L. Cachinnari.
Murì de grignà. Morir delle risa. L. Risu emori.
Pisas ados de grignà. Scompisciarsi delle risa. Immoderate ridere.
Scarpas de grignà. Scoppiar delle risa. In cachinnorum lasciviam dissolvi.
Lagas andà de grignà. Allassarsi, o rilassarsi delle risa. Delassari cachinno.
Grignà in tal mud, ches gaf cava tug i deg da la boca. Ridere di si gran vo-
lontà con la bocca aperta, che tutti i denti gli si potrebbono annoverare. Ridere
sbardellatamente. Cachinnari.
Chi s’isbudela de grignà, o si sbogia, o sbigola, o schiopa, o crapa de gri-
gnà, o grignà da mat. Chi fa le risa grasse, e squacquerate. Homo cachinnans.
Insegna il modo di far le risa grasse, cioè ridere senza ritegno. Non si voglino
fare cotali risa sciocche.
Grignà. Risolino. Levis risus. Non vogliate essermi avara d’uno sguardo man-
sueto, o d’un risolin discreto.
Grignà. Rid de bona voia tat che a mò ai grigna. Ridere. Muovere il riso. Il
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ridere è atto, che procede dall’allegrezza. Rideano di si gran volontà con la
bocca aperta, che se avessero avuti denti, tutti si sarebbero annoverati. Ridere.
Cachinnari. Le donne avean tanto riso, che ancor ridono.
Grignà drè a vergù; sbefal. Ridersi d’alcuno. E di ciò che avveniva ridersi e
beffarsi.
Fà i beli a vergù per cucal. Ridere in bocca, che è mostrarsi amico per ingan-
narlo.
Grignà, e no’ savì de ché. Ridere agli agnoli; ridere, e non saper di che.
Fà grignà. Muovere il riso. S’egli non mi verrà fatto di farvi tanto ridere. Far
ridere.
Che rid, che grigna; per ridente, alegher. Ridente. Ridens. Viso ridente.
Vultus hilaris totus.
Ol grignà. Riso; moto volontario della bocca e del petto cagionato da obbiet-
to di compiacenza. Risus, us. In riso risolvessero il cruccio di Nicostrato.
322 [r] Gust. Gusto, uno de’ cinque sentimenti del corpo per mezzo del quale si com-
prendono i sapori, ed ha il suo seggio nella lingua. Diversi sono gli appetiti
dell’animo, si come del gusto. Gustus, us. Gustatus, us.
Gustà. Tastà. Gustare; apprendere e discernere per mezzo del gusto la quali-
tà de’ sapori. Gustando afflige più che non conforta. Gustare vel libare.
Che tasta, o gusta. Gustatore. Ma essa diventa gaudio del gustatore. Gustator.
A chi pias l’ai etc. Chi gusta di mangiar agli. Allianus, i; m. g.; come carna-
rius, ii. Pinguiarius, ii.
829
Ol sazà. Sazi. Tastà se ‘l pias vergot. Assaggio. Gusto. Per assaggio di poco
cibo. Degustatio. Libatio. Assaggiare una cosa se piace al gusto. Rei bonitatem
gustu explorare.
Sazat, tastat. Assaggiato. Non l’ho tranguggiata, anzi non l’ho pure assaggia-
ta. Libatus vel degustatus, a, m.
Chi fà ‘l sazi, chi saza, chi tasta. Assaggiatore. Libator. Chi assaggia e fa la
credenza ad altri. Praegustator.
Sentì de che saor l’è vergot. Tastal; metega sù la boca. Assaporare una cosa;
assaggiarla. Io sol conosco il contrario del mel che io l’assaporo. Saporare.
Degustare, vel primoribus labris gustare, vel summatim delibare.
Savrid. Saporoso. Saporito; di buon sapore, che ha sapore. La polvere del suo
seme gittata sopra la carne la fa saporosa. Sapidus, a, m.
Senza cundimet, che non è cundit, conzat. Scondito. Non condito. Insipidus.
Fatuus.
830
Che ‘l ga cola zò la bava. Sbauzet. Bavoso, che cola bava, pien di bava.
Niuno vecchio bavoso, a cui colino gli occhi e fremin le mani. Salivosus, vel
salivis fluidus.
Sgargaià e rantegà per ol catar che s’ha in boca. Sgargaià e tosi. Imbratà de
margaiò. Sornacare, quel rantolare che si fa cagionato dal catarro, che fa i sornac-
chi. Sornacchiare. Sputar sornacchi tossendo. Ella rispose il vostro sornacchiare.
Non m’ha lasciato stanotte dormire. Infardare. Sporcar di farda. Sornacchiare.
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Ol trà di suspir, o tirada de suspir. Tratta di sospiro. Dopo la tratta d’un
sospiro amaro.
Suspir. Sospiro. Respirazione mandata fuora dal profondo del petto, cagiona-
ta dal dolore e affanno. Suspirium, ii. Gemitus, us. Che più tiene un sospir la
bocca aperta.
Suspiret. Sospiretto. Per uccellarlo alcuna volta guardava lui, alcun sospiret-
to gittando.
Che set da bò. Alitoso, che ha alito di buon odore. Bene olens.
832
Ultim fiat, ultim respir. Ultimo fiato. Lat. Spiritus extremus.
Fiat. Respir. Fiato. Alito. Spirito, che esce dalla bocca degli animali. Halitus.
Spiritus. Una botta di maravigliosa grandezza, dal cui venenifero fiato avvisa-
rono quella salvia esser venenosa divenuta.
Trà ‘l fiat. Respirà. Fiatare, alitare, respirare, mandar fuori il fiato dell’uomo.
Halare. Expirare. Spirare.
Refiadà. Respirà. Rifiatare. Respirare. Non dando loro alcuno spazio di rifia-
tare. Respirare.
Tornà a chiapà fiat. Ripigliare il fiato. Lat. Animam, vel spiritum recipere.
Tirà ol fiat indrè, comes set dolor. Succiare, si dice a quel tirar, che fa del
fiato a sé ristrignendosi, quando si sente grave dolore.
Barboz. Mento. Mentum, i. Parte estrema del viso sotto la bocca. Lo mento a
guisa di orbo in sù levava.
Riga dol barboz. Scanalatura del mento. Mympha, ae. Linea, ae menti.
Fopel dol barboz. Fossatella, o fossicella del mento. Concavità. Umbilicus,
vel fossula menti.
Barboz voltat in sù . Mento, in sù rivolto, o levato. Mentum erectum.
Barboz che dà in fò. Mento in fuori. Mentum exertum.
Fregas la barba. Lisciarsi la barba. Mulcere barbam.
Barba. Barba. I peli che ha l’uomo nelle guance e nel mento. Con una barba
nera e folta al volto. Soffiando nella barba co’ sospiri. Barba, ae. Poca barba,
e men colore, sotto ‘l ciel non è ‘l peggiore.
Barba deruschia. Barba irsuta, ruvida. Barba hispida.
Barba postiza. Barba finta. Lat. Barba ficta, vel adscita.
Barba spartida, o compartida. Barba biforcata. Barba bifurca. Barba liscia,
non crespa. Barba simplex.
833
Barba petenada per longh. Barba pettinata in giù. Barba propena.
Mostag. Barbis. Mustacci. Voi sol de’ Turchi vedeste i mostacchi. Mystax,
cis; f. g.
Barba savadega. Prim pii de barba. Stagiò de barba. Lanugine, quei peli
morbidi, che cominciano ad apparire a giovani nelle guance. Lanugo, inis.
Prima barba.
Fala in barba a vergù. Barbarla ad uno, vale fargli burla, o qualche cattivo
scherzo ch’e’ non l’aspetti. Offucias facere.
Fà la barba de stopa a vergù. Fare la barba di stoppa ad alcuno, val far qual-
che male ad alcuno che non lo tema, o non se lo pensi. Offucias facere.
323 [v] Barba rara. Barba rada. Lat. Barba raripila.
A la barba dol tal, al sò marz despeg. Alla barba del tale, che vale in onta, o
in dispetto suo.
C’ha sù tanta barba. Barbuto, che ha gran barba. Bene barbatus. Vecchio,
canuto, barbuto e magro era. Donna barbuta co’ sassi la saluta.
C’ha la barba rara. Crot. Barbucino. Val forse di barba rada, e spelazzata.
Piccoletto di persona, brutto, e barbucino.
834
Sbarbà. Fà la barba; o cavà, o levà la barba. Radere; levare il pelo, o la
barba col rasoio. Radere. Novare. L’abito de’ detti Longobardi, che prima ven-
nero in Italia, si era, che avevano raso il capo con lunga barba.
Avì vergot per grazia particolar, per gran far. Avere qualche cosa in barba-
grazia. Gratiose habere aliquid. Non vuol se non vivande dilicate, certi vineti
avuti in barbagrazia.
Spala. Spalla, quella parte del busto dalla appiccatura del braccio al collo.
Humerus, i. Scapula, ae. Posta la mano sopra la spalla del maliscalo.
Spalà. Spalat. Spallare; che è guastar le spalle. Spallato, che ha guaste le spalle.
Piè de debig, ch’è de mal. Spallato si trasferisce a uomo, che sia sopraffatto
dal debito, che si dice anche rovinato. Aere gravatus alieno.
Voltà i spale. Dar le spalle; volger le spalle. Quando Annibal co’ suoi diede le
spalle. Poscia gli volse le novelle spalle. Dare terga. Vale cedere, e fuggirsi;
che si dice ancora voltare.
Butà drè a i spale. No’ curas de vergot. Gittarsi una cosa dietro le spalle,
mettere in non calere.
Avil de drè. Tra una spala e l’otra. Trombo le spalle, o tramendue le spalle.
Spala. Omero. Spalla. Humerus, i. Se avesse preso qualunque giovane più ai-
tante in su l’omero l’avrebbe fatto accoccolare. E da altri omeri soma, che di
tra i capelli ora sparsi ora sparti sopra gli omeri ora alla testa ravvolti.
Spaleta, o sparleta. Osso della spalla. Scapula, ae. Goba scrigna. Lat. Gibba,
ae; f. g., vel gibber, ri; m. g., vel gibbus, i; m. g., vel dorsi tuber, aut in dorso,
vel dorsi aut humeri curvatura.
Spala cola goba. Spalla scrignuta; gobba. Giber humerus, vel gibbosa scapula.
835
Goba. Scrigno. L. Gibbus, i; m. g. Rilevato, che hanno sulla schiena gli uomi-
ni gobbi. Gobbo.
Che va zò gob. Curvo, arcato, piegato in arco. Curvus, a, m. Nel suo andare
continuamente curvo la terra rimira.
836
Gombet. Gomito. Cubitum, i; n. g. Gombito. Misura d’un gombito. Cubitus, i.
Os dol gombet fina a la mà. Osso del braccio dal gomito alla mano. Radius, ii.
Comodas vergot sul braz. Imbracciare qualche cosa. Brachio aptare aliquid.
837
Arteria. Arteria. Vena vitale. Arteria, ae; f. g.
324 [v] Zontura. Congiuntura, nodo, o legame con che si uniscon le membra. Lat.
Articulus, li. Nodus, i corporis, vel articulorum nodus.
Nud dol col, dol braz, de la mà. Chiaf. Nodo del collo. Congiuntura del capo
col collo. Ed in sul nodo del collo l’assannò. Nodo del braccio, della mano.
Tra u’ nùd e l’oter. Internodio. Spazio tra nodo, e nodo. Internodium, ii.
Articoi dol corp. Articoli del corpo, che son gli strumenti delle membra, come
nervi, giunture, muscoli, e simili. L. Articuli, orum.
838
Snervat. Snervato. Infin ch’io mi disosso, snervo e spolpo.
Uniò de nerf. Nervosità. Nervositas, tis. Alla sua nervositade non son nocive.
Gest. Gesto. Lat. Gestus, us; m. g. Far gesto. Gestum agere, vel gesticulari.
Mà derussia per ol freg. Mano arruidata pel freddo. Manus exasperata frigore.
839
Mà da putei. Mani pargolette. Maniolae.
Chi stà coi mà menet; o dondet. Chi sta con le mani spenzolate. Manibus
pendulis stans.
840
Avì a la mà vergot. Avere a mano qualche cosa. Promptum habere aliquid.
325 [v] Pasà da una mà in l’otra. Andare da mano in mano, successivamente d’uno
in altro. Per manus tradi.
Covà, o lachià i mà col tegnile in sè. Tenersi le mani entro al seno raccolte.
Fovere manus in sinu.
De man in mà. Di mano in mano. Deinceps. Successive. Andare di mano in
mano a suoi successori. Per manus tradi.
Spiur i mà a vergù, da dà di bote; es ladi de mà. Menà i mà. Menar le mani,
cioè percuotere. Verberare. Percutere.
Mà c’ha la tremarúla. Mani parletiche. Manus paraliticae.
Chel me sia taiat zò la mà drichia; zuramet. Per questa man diritta dimmi
etc. Che mi sia tagliata la mano diritta, se etc.
Met i mà in di cavei a ù. Avvolger le mani dentro i capelli altrui.
Borlà fò di mà. Cader di mano. Excidere manibus.
Scrif de sò mà, de sò pugn. Scrivere di sua mano.
Cognos la mà de vergù, la sò scritura. Conoscere la mano d’alcuno, cioè la
sua scrittura. Cognoscere manum alicuius.
Portà u’ in palma de mà. Portare uno in palma di mano, cioè amarlo cordial-
mente. Aliquem magna benevolentia persequi.
Sporz la mà a vergù, aiutal. Porgere la mano ad alcuno. Auxilium praebere.
Portà ‘l cúr i mà, es net, e sincer. Portare il cuore in mano, cioè esser since-
ro, e leale.
Slargà la mà, es generos a dà. Allargare la mano, esser liberale. Dare con
ampia mano. Liberalitate uti.
Conzà sù i mà, alzà i mà al ciel. Alzare le mani al Cielo; atto di ringraziare
Iddio. Tendere manus.
Tacas la roba di oter ai mà. Appiccarsi la roba altrui alle mani. Non ti lascie-
rai appiccare niente alle mani. Surripere.
Vegnì per i mà, vegnì l’ocasiò. Ocor. Cader per mano. Secondo che loro cade
per mano.
Dà di mà prest sun vergot. Dar di mano, o delle mani, pigliare prestamente.
Diede di mano al coltello etc.
Capità in di mà acidentalmet. Capità in di ongie a cas, o imbates in vergù.
Dar nelle mani. Ei mi diede nelle mani non so come. In aliquem incidere.
841
Avì vergù per i mà. Avere alcuno alle mani, o per le mani. Prae manibus ali-
quem habere.
Vegnì ai mà per das. Venire alle mani per azzuffarsi. Ad manus venire. Manus
conserere.
Menà per mà vergù. Menare a mano alcuno, condurlo. Inter manus ducere
aliquem.
Fà de sot mà, con ingan. Fare a mano. Tutto fu fatto a mano per astuzia altrui.
Dolose facere.
Cazà, o met mà la spada per ferì. Metter, o cacciar mano alla spada per feri-
re. Stringere ensem, vel gladium.
Met a mà, o trà zà di oter laor. Mettere mano in altre cose. Incipere. Incohare
alias res.
842
Es in di mà de vergù. Essere in mano d’alcuno. Esse in potentia alicuius.
Stà in di mà de vergù ol fà la tal cosa. Essere nelle mani d’alcuno di fare tal
cosa, overo aver nelle mani di poter fare una cosa. Esse in alicuius potestate,
vel esse inter manus alicuius.
Vegni, o capità di mà, o in di mà. Venire, o pervenire alle mani. Capitare alle
mani. Nancisci. Dalla destra alla sinistra. Lat. A laevo latere ad dextrum.
843
Unz i mà a vergù, daga di daner. Unger le mani ad alcuno, cioè presentargli
danari. Largere nummos alicui.
Lavasen i mà; no’ volì più savighen negot, de vergù o de vergot. Lavarsene
le mani, cioè non voler tener più conto, né voler più briga d’altrui, né di qual-
che cosa. Lavare manus. Declinare ab aliquo, vel ab aliqua re.
Scapà fò di mà. Uscire di mano. Tu mi eri quasi uscito delle mani, ora io t’ho
ritrovato. Effugere.
Lagas iscapà fò di mà la bona ocasiò. Lasciare uscirsi di mano la buona
sorte; perdere l’occasione. Trascurare.
Met i mà in dol fúch, zurà e protestà che l’è vira. Mettere le mani nel fuoco;
vale affermare per verissimo. Affirmare factis nedum verbis.
A man basa dà, a basa mà. Di buona voglia. Libenti animo.
Coi mà conzade sù . A mani giunte.
Avì bona mà in vergot. Aver buona mano, cioè attitudine a qualche cosa. Esse
valde idoneum.
Es ala mà, ches púl manezà. Esser alla mano, cioè trattabile, accomodato alle
voglie degli amici. Esse tractabilem, accommodum.
Tender. Tendrì. Teneruccio. Tenero, che acconsente al tatto, che tende al li-
quido, che agevolmente si piega. Tenero motu. Tenellus, a, m.
Ol tocà. Toc. Tast. Tatto. Potenza sensitiva esteriore sparsa per tutto il corpo
per la quale s’apprende la qualità tangibile propria delle cose corporee. Tasta.
Tactus, us.
Tocà, tastà. Toccare. Accostare un corpo all’altro, si che l’estremità, e la super-
ficie si congiungano. E postagli la mano sopra ‘l petto lo ‘ncominciò a toccare. Il
fece disarmare, e tutto ‘l tastò s’egli era ferito o percosso. Tangere. Palpare.
Tocat. Tocco. Ella v’era entrata fanciulla di sette anni, e mai uomo non l’avea tocca.
Attactus, a, m. Toccato. Al quale è fatta la toccata norma. Attactus. Tractatus, a, m.
Che toca. Toccatore. È fatto solamente un toccatore, e assaggiatore delli spi-
rituali sentimenti.
Tocamet. Toccamento. Tastamento. Si come certe infermità al toccamento del
corpo s’appiccano. Tactus, us.
Ol tocà. Toccare, sust. I motteggi sien morti, i toccari uccisi.
Toc. Tast. Tocco. Tatto. Quelli che hanno l’acino lucido, e chiaro, e lo tocco
calloso.
Chi pul tocà. Toccativo. Atto a toccare. Per virtù toccativa, e palpativa lo
corpo suo etc.
844
Tornà a tocà. Retocà. Ritoccare. Tocca, picchia, e ritocca. Dopo più ritoccar-
lo conobbe ch’era morto. Iterum tangere.
Palpabil. Palpabile, che ha corpo, che può toccarsi. Sopra l’altre tenebre pal-
pabili. Palpabilis.
327 [r] Fà i freghe, fregà. Frega. Far le fregature o fregazioni. Fregare. Lat. Fricare.
Fregar bene. Lat. Perfricare. Fregare intorno. Lat. Circumfricare. Fregatura.
Frega. Fregazione, fregamento. Lat. Fricatio, nis; f. g. Frictio, nis; f. g.
Fricatus, us; m. g. Frictus, us.
Che pul palpà, polgà, spalpognà. Palpativo; che ha forza, e possibilità di pal-
pare.
Palpà; polgà; tastà. Palpare. Qui vivo, e morto, come vuoi mi palpi.
Soavemente toccare; Brancicare dolcemente. Palpare, vel contractare.
Strepazà coi mà. Palpeggiare. Stazzonare. Che nessuno è a chi piaccia una
cosa stazzonata. Attrectare.
Smalmenat. Strepazat coi mà. Spalpognat. Malmenato. Pensando, che la
sua bellezza dalle strane mani sta malmenata. Stazzonato. Attrectatus, a, m.
Andà a tastò. Andà tacat a vergot, come saraf al mur, ai us, al leg. Ire al tasto.
E troverete l’uscio andando al tasto; o andar tastone, o a tastone vale andar bran-
colando, o brancicone, o brancolone, o branconi. Senza la qual ciascun parla a
tastone, cioè senza saper. Una giovane paralitica quasi brancicone strascinando-
si. Manutentim incedere. Andare al tasto. Brancolare. Ond’io mi diedi già cieco
a brancolar sovra ciascuno. Comincio ad andar brancolando per la casa.
Brancà. Brancare. Abbrancare. Arripere.
Sgrifa. Sgrafa. Branca. Artiglio. Unguis, is.
Dit. Dig. Dito. Diti. Dita. Membretti, che derivano dalla palma della mano e
dalla pianta del piè. Digitus, i. Digiti, orum.
Ch’à ciqu dig. Chi ha cinque dita. Lat. Pendactylus, a, m.
Ch’à ses dig. Chi ha sei dita. Lat. Sedigitus, a, m.
Nodel di dig, o nodei. Nug. Nocca, nocche, o nodi. Articulus, i, vel condylus,
i; m. g.
I do prim dig. Le due prime dita. Lat. Primores duo digiti.
Dit gros. Dito pollice. Pollex, icis; m. g., vel digitus pollex, vel primus.
845
Dol dit gros. Di dito grosso. Lat. Pollicaris, et hoc pollicare.
Dit fregaug. Dito indice, dito salutare. Index, cis. Digitus salutaris.
Dit matalonga. Dito di mezzo, dito infame. Digitus medius, vel infamis, vel
verpus.
Dit do l’anel, o sposalì. Dito anellare. Dito medico. Digitus anularis, medi-
cus. Anularis digitus minimo proximus in manu sinistra, vel anularius, a, m.
Fà i fiche. Far le fiche, cioè in dispregio d’altro mettere il dito grosso fra l’in-
dice, e il medio. Medium unguem ostendere. Ficha. Fica è l’atto suddetto.
Dig longh, e sutii. Dita lunghe e sottili. Lat. Digiti proceres, et graciles.
Ongia. Ongiò. Unghia. Unghione. Unguis, is. Ossicello vegetabile che è nella
estremità delle dita dell’animale. La carne mi si è spiccata dall’unghia
Dit per trevers. Dito a traverso, o per traverso. Lat. Digitus transversus.
Goga. Buffetto, colpo d’un dito, che scocchi sotto un altro dito. Tralitrum, i.
Dig in dù cutagugù, chi fà pirula per ol freg; per scoldai. Diti accozzati con
tutti i cinque polpastrelli per il freddo a fine di riscaldare col fiato, in una paro-
la si dice far pepe.
327 [v] Mangias la carne zò di dig. Pentirsi. Poenitere.
846
Pizigò. Pizigada. Pizzico. Pizzicotto. Pulcesecca. Vellicatio, onis; f. g. Pizzico
è lo strignere in un tratto la carne altrui con due dita, che più comunemente
dici un pizzicotto, o pulcesecca.
Carne pizigada, ch’à but di pizigò. Carne pizzicata; bezzicata. Caro vellicata.
Taias zò i ongie fina a la carne, o sul vif. Raffilare l’unghie infino a la carne.
Resecare ungues usque ad vivum.
Fà schiopà i dig di mà. Far scrosciare le dita. Edere crepitum e digitis, vel
digitorum.
Schiopamet, o schiop di dig. Scroscio, o scrosciata delle dita. Digitorum cre-
pitus, us.
Fudra dol’ongia, o la segonda ongia; ol tender del ongia. Tuello. Il tuello si
è un tenerume d’osso, fatto a modo d’unghia, il qual nudrisce l’unghia, e ritie-
ne in sé la radice dell’unghia. Unguis cartilago, inis.
Ongià, chiapà coi ongie. Adungiare. Unguibus arripere. Abbrancare.
Artigliare. Pigliar con l’unghia. Ma da tergo l’adungia, e batte i vanni.
C’ha sù i ongie. Unghiato. Unghiuto. Mani unghiate. Ungulatus, a, m. Manus
ungulatae.
Ongia rampinada, ongiò. Unghione. Artiglio. Ungia adunca. Metter gli
unghioni addosso ad alcuno. Unguis adunca.
Gratà per levas ol spiuri, ol spiurizen, ol spiurimet, l’ura. Grattare, stropic-
ciare la pelle coll’unghie per trarne il pizzicore. Scabere.
Sgrafignà, o raschignà. Sgrafà. Graffiare. Unguibus leviter lacerare.
Sgrafignat; raschignat. Graffiato. Unguibus leviter laceratus.
Sgrafign, raschign, raschignadura. Graffiatura. Graffiamento. Son graffia-
ture in pelle, e non ferite. Levis laceratio superficie tenus. Graffio. Or con piz-
zichi, or con graffi in terra ci distendiamo.
Sgrafignas, o raschignas zò la pel coi ongie. Scarpellarsi la pelle con l’un-
ghie, cioè levarsi i pezzuoli della pelle.
847
Tetas, o zizas i dig. Succiarsi le dita. Digitos sugere.
Gratas, o fregas la panza. Stà li senza fà negot. Grattarsi la pancia, cioè star-
sene in oziosità. Ociari.
Notat, indichiat col dit. Mostrato a dito. Digito demonstratus.
Lecas zò i dig. Leccarsi le dita. Lambere digitos.
Tocà ‘l ciel col dit, rivà a avì vergot de tant, che nos crediva. Toccare il ciel
col dito, vale ottener qualche favore, che non si sperava, o superiore al proprio
merito. Digitum coelum attingere.
Puida intoren ai ongie. Pipita. Le pipite delle dita sono alcune parti legate
alle circonferenze dell’unghie.
Pet. Petto. La parte dinanzi dell’animale, dalla fontanella della gola a quella
dello stomaco. Pectus, oris. Petto sodo, e tondo.
[...]. Pettoreggiare; percuoter petto con petto. E si forte nel petto l’urtò, ma egli
forte si ritenne pettoreggiando. Per la moltitudine lo pettoreggiavano e toccavano.
Gran, e gros de pet, o intrech de stomech. Pettoruto, alto di petto. Pec-
torosus, a, m. Come galli tronfi e pettoruti non cedono.
Pet in competenza di oter. Stare a paio di altri.
328 [r] Bota in dol pet, in dol stomech. Pettata. Percotimento di petto, o col petto.
Pectoris ictus. Dando grandissime pettate, e mettendovi per terra. Pectoris
percussio, onis.
Spetorat, ch’à ‘l pet scovert. Spettorato. Pectore detecto.
Stomech. Stomaco; quella parte del corpo dell’animale, dove è ricevuto il
cibo, e dove si fa la prima concozione di esso. Stomacus, ci.
Stà sul stomech vergot; no’ podil digerì. No’ andà zò dol stomech. Portar sopra
lo stomaco qualche cosa, non poterla smaltire. Gli comincia a dispiacere, e portar-
lo quasi sopra lo stomaco, e portargli alcun rancore. Odio habere; per metafora.
Avì a pet vergot. Aver a cuore qualche cosa.
Confortà ol stomech con. Pigliar lo stomaco di qualche cosa conforto.
Forcela, o boca dol stomech. Argale dello stomaco. Forcata. Forcatura. Infor-
catura.
Stomegana, catif stomech, da voltà ol stomech. Stomacaggine, rivolgimen-
to di stomaco. Nausea, ae. Con parole da fare per istomacaggine le pietre sal-
tar del muro, e fuggirsi. Stomacazione.
Stomegat, c’ha l’ascher. Stomaccato; che ha lo stomaco commosso, e pertur-
bato. Nausea affectus. Io son stomacato de’ tuoi sozzi, e sconci detti.
848
Che fà ascher, catif stomech. Stomachevole. Stomacoso. Nauseae plenus.
Nauseam e stomachum movens.
Luch di coste; dov’è i coste. Costato, il luogo dove son le costole. Fenderà un
dal costato alla pancia. Ferillo di traverso nel costato. Lat. Latus, eris; n. g.
Pel, che covre i coste. Diaflamate. Pannicello, il quale copre le costole. Sep-
tum, i. Transversum, i.
Costa. Costola. Costa; uno di quegli ossi, che si partono dalla spina, e vengono
al petto, e racchiudono gl’intestini. Costa, ae. Più nociva etc. al pannicolo, il
quale cuopre le costole. Né cangiò collo, né piegò sua costa. Costa rotta, o spez-
zata. Lat. Costa rupta, vel fracta. Spazio tra una costa e l’altra. Lat. Mesopleura,
ae. Pelle che cuopre le coste. Lat. Succingens membrana. Dolor di coste, o pun-
tura. Lat. Pleuritis, tidis.
Casa dol corp, ol vút dol corp, c’ha ‘ntoren i coste. Casso, o cassero; la par-
te del corpo concava, circondata dalle costole. Capsum, i.
Bust. Imbusto, parte dell’uomo dal collo alla cintura. Thorax, cis; m. g.
Pectus, oris; n. g.
Bel tai de om, de vita. Bello imbusto di vita.
Veter; panza. Ventre. Pancia. Venter, is.
Ventricol. Ventricolo. Ventriculus, i. Ventriglio. Del chilo attratto dal ventriglio.
Botaz. Bogia. Pancia grande.
Panza, che brontola. Ventre, che bruisce, gorgoglia. Venter crepans.
Botazut. Bogiò. Panciuto. Ventricosus, vel ventriosus homo. Bozzacchiuto. Grosso.
Panza intisada, o impianida zò bè. Pancia rimpinzata. Venter fartus.
Panza crapada, o sbogiada fò. Pancia scoppiata, spaccata. Venter disruptus.
Pancia sfondolata.
Sbogias, o crapà, o schiopà fò la panza a ù. Scoppiarsi, Spaccarsi la pancia
ad alcuno. Ventrem alicui disrumpi.
849
Veter, o panza sgofia. Ventre gonfiato. Gonfio. Venter tumefactus. Tumens.
Panza, dove stà i budei. Epa dallo stomaco al pettignone. Venter, is.
Fianch. Fianco. Fianchi. Ile, ilis; n. g. Ilia, orum. Latus, ris. Latera, orum.
De fianch. In costa, per trevers. Per fianco, per costa. L. A latere, ex obliquo.
850
Sè. Seno. Sinus, us. Trarre di seno. Mettere in seno.
Bus di erbe. Bus de drè. Forame. Podex, cis. Anus, i. Forame pieno di mori-
ci. Podex haemorroide laborans.
Culada. Culattata.
A cul bolsò, o bolzò. A culo sporto, cioè sporto in fuora, cioè uscito dalla dirit-
tura del piano eretto, ov’è affisso. Natibus exporrectis.
Cagà. Cacare. Cacar ti farò stronzoli sinopi, e duri, si, che ‘l cul ti parrà acceso.
Scagazà. Scacazzare.
Scorezà. Petezà. Petolà. Trullare. Far peti, o trulli. Spetezzare. Trar peta.
Sbombardare. Pedere. Crepitum ventris emittere.
Scorezer, che trà di coreze, di petò, di lofe. Petardo, che trulla, che fa trulli,
che spetezza e tira peta. Pedens. Trullare. Pedere. Sonum ventris emittere.
Cul, che fà pipì pipì a vergù, o pio pio. Culo, che fa lappe lappe ad alcuno.
Metu aliquis obstupescit.
Dà ‘l cul sul ster. Falì. Dar del culo in sul lastrone, o in sul petrone. Decoquere.
851
Cul sculazat, o chel che dag di sculazade. Culo sculacciato; a cui son date
sculacciate. Sculacciare alcuno.
852
Sponchià. Calcà. Ponzare, che è quella forza, che si fa per mandar fuori gli
escrementi del ventre, e quella, che anche fanno le donne, per mandar fuora il
parto. Ponza un po’ più, e fallo maschio; cioè pena, e indugia un po’ più, e fa
bene. Che rilieva ponzar, quando v’è dentro.
Chi mena ‘l cul, e la coa. Chi scutrettola. Rimenandosi per dolcezza come
uno scutrettola.
Lachià, dà la teta. Allattare. Lattare, val anche prendere il latte. E nelle brac-
cia lor crebbi, e lattai. Lactare. Cioè presi il latte. Lactare. Lac praebere.
853
Schincada. Stincata, percossa nello stinco. Cruris ictus.
Cavegie, o cadigie dol pè. Caviglie del piede, o noci del piede. Astragulus, i.
Talus, i; m. g.
329 [v] Cavigie di pè. Talloni. Talluni storti, e sconci. Sentir punture nelle giunture
de’ nodi de’ piedi.
Gamba col botuzul gros. Gamba polputa. Lat. Crus carnosum, vel crassum,
vel ingens.
Gamba picola. Stech. Gambina. Gambuccia. Lat. Crusculum, vel crus parvum.
Mà, pè, zenug piè de cai. Mani, piedi ginocchia callosi, pieni di calli. Manus,
pedes, genua callosa.
Pè c’ha fag i cai. Piedi, che han fatto i calli. Calli obducti pedibus.
Pezada. Calcio. Calx, cis.
Calcagn. Calcagno, parte deretana del piede. Calcaneum, i. Calcaneus, ei.
Sgarlet. Garetto, o garretto, la parte, e nerbo a pié della polpa della gamba, che
si congiunge col calcagno. Suffrago, inis.
Sgarla. Gamba lunga. Lat. Crus praelongum.
Col dol pè. Collo del piede. Tarsus, i; m. g.
Sovra ‘l col dol pè. Parte sopra ‘l collo del piede. Metatarsus, i.
Pianta di pè. Pianta de piedi. Planta pedum.
Pè, o mà dormentag, c’ha det i furmighe. Piedi, e mani intermentiti. Manus,
et pedes rigentes.
Gamba, c’ha deruscat la pel per avì chiapat sù una bota. Deruscà.
854
Deruscadura de pel. Gamba scalfita per una percossa. Scalfire. Scalfittura.
Scalfitto.
Pè, che zopega, sgavignat. Piede, che ranca, o ranchetta. Pes claudicans.
Buganza di pè. Pedignone. Pernio, onis. Male, che vien ne piedi, e ne calca-
gni per soverchio freddo.
Pè, che biusga, che scapa. Piede, che smuccia. Smucciandole il piede cadde
della scala. Pes labens.
Che stà a menà la gambeta, coi zenug u’ sover l’oter, e ‘l gha donda zò.
Dondet. Che sta co le gambe spenzolate. Cruribus pendulis stans. Costui s’an-
dava con le gambucce spenzolate; da spenzolare, che vale sospendere. Si dice
anche ciondoloni da ciondolare.
Vene grose in di gambe. Vene grosse nelle gambe; e chi le ha per soverchia
fatica. Varices; m. g. Varicosus, a, m.
Stort de gambe. Sgavì. Strambo, che ha le gambe torte. Distortis cruribus.
Distorto di gambe.
C’ha una gamba gnat. Che ha una gamba sola. Lat. Monoscelus, la, lum.
Sula di pè. Pianta, o suolo de’ piedi. Planta pedum.
Drig in pè; o ‘n pè drig. Sustante. Ritto in piede. Stans.
Levà sù vergù in pe drig. Drizal sù in pè. Rizzare alcuno in sustante.
Sguarat, largh de gambe. Varo. Varus, a, m. Valgus, a, m.
Andà sguarat, largh in di gambe. Andar varo. Cruribus devaricatis incede-
re. Varicare, vel varicari.
Sgarlat. Zop. Sciancato, che ha rotto, o guasto l’anca. Era sciancata, un poco
monca, e sentiva del guercio. Claudus, a, m.
Sgarle, o gambe sgarlade, o sgavignade, o storte. Gambe vare, e lunghe.
Crura devaricata. Gamba dritta. Crus rectum. Gamba storta. L. Crus distortum.
855
Ingioat in di zenug, streg in di gambe, o sgarlat. Stort de gambe de fò vià
Varo. Stretto nelle ginocchia. Compernes, vel compernis.
Ol pè dol patrò ingrasa ‘l cap. Il piè del padrone ingrassa il campo, e vuol dire,
che bisogna rivedere spesso, e con diligenza le cose sue. Pes heri impinguat agrum.
Indolentas, avì dormentat i mà, i pè, ol col, ol cò a stà descomod, o stort. In-
dolenzire, o intormentire. E quando per essere stato in postura sconcia, o per
lungo stroppicciamento s’addorrmenta quasi il senso delle membra. Quando
indolenzirà il capo, il collo, la gamba, il piede per tenerlo torto, o sconcio.
856
Destend sù la tera a gambe levade vergù. Mandare a terra a gambe levate.
Sternere aliquem.
A pas a pas, u’ pè e po’ l’oter andà. Piede innanzi piede andare, vale andare ada-
gio. E piede innanzi piede appena mette. Lento pede procedere. Pedetentim.
Levà sù in pè. Rizzarsi in piè. Levarsi in piè. Erigere se, vel erigi.
857
Destacas i rognò. Rilassarsi gli arnioni. Renes relaxari.
Reni. Reni; la deretana parte del corpo dalla spalla alla cintura. Renes.
Riscaldandosi le reni, e i lombi etc., l’umor seminale si muove, e discende. Lat.
Renes, nium; m. g.
Milza. Milza; una delle viscere del corpo constituta dalla natura per espurgar
l’umor maninconico. Splen, is. Lien, is. Alla durezza della milza facciasi
impiastro d’assenzio cotto.
Tirà la mort coi deg. Stantà. Sticala. Tirar milze, o stiracchiar le milze per isten-
tare. Victu laborare. Io mi sto pianamente stiracchiando le milze a più potere.
Polmò. Polmone. È un membro interiore del corpo umano, che sempre batte,
e fa vento al cuore, e quanto l’uomo più s’affatica più batte. Ch’abbiano sane
le vene del polmone. Pulmo, nis.
Corada. Corata. Intestini intorno al cuore. Praecordia, orum. La corata pare-
va e ‘l tristo sacco etc.; vel exta, orum; n. g.
Curesì; Curatì. Coretto, cuore piccolo. Lat. Corculum, i, vel cor parvum, exi-
guum, exile.
Cúr. Cuore. Membro interiore situato nel petto degli animali, il quale si dice
esser il fonte della vita.Cor, dis; n. g. Cuore piccolo. Lat. Corculum, i.
Crepacúr. Crepacuore, Anxietas maxima.
Batimet de cur. Afan de cur. Bat, o sobat ol cur. Fà fal al cur tich e toc. Batti-
mento del cuore. Battere il cuore. Palpitatio. Palpitare. Battisoffia. Battisoffiola.
Angor, oris. Motus, us. Commotio, nis. Strabattere il cuore. Divexare.
Col mal dol cúr. Col mal dol fidech. A malcuore, cioè malvolentieri, a malin-
corpo, contro a sua voglia. Invitus, vel invito animo. Aegre. Cuore offeso. Lat.
Cor lesum. Cuore duro. Lat. Cor durum. Cuore grande. Lat. Cor magnum.
A chi al gha crapa ‘l cúr. Quello, a cui scoppia il cuore. Ille, cui cor disrumpitur.
Baticur. Batticuore. Mal di cuore. Palpitatio, onis. Morbus cordiacus.
Brontolamet di budei. Gorgoglio, o brontolamento delle budella. Ventris
sonitus, vel murmur.
Budei. Interior. Budella. Interanca. Viscera, um. Intestini degli animali, che
ricevono gli escrementi del cibo, e le fecce degli umori.
858
Budel zentil. Budello. Intestino retto. Omentum, i.
Budei tug insem. Budellame; la massa delle budella. Exta, orum. Nelle inte-
riora degli animali o ne’ budellami sacrificando. Interame o interiori.
Stà coi budei sul arzò. Stare in angoscia, ed in pericolo. In angore, et discrimi-
ne esse.
Sangu. Sangue. Sanguis, is. Cruor, is. Lo sangue è caldo, e umido, ed ha il suo
sedio nel fegato.
Sangu che schita fò di vene. Sangue, che spiccia fuori delle vene. Sanguis e
venis scatens.
Masa dol sangu, o tut ol sangu insem. Chimo. Massa del sangue, che si fa
nel fegato, del chilo attratto dal ventriglio. E sottiglia i dolci chimi. Chymus, i.
859
Urina, pissa. Orina, siero del sangue, il quale colato nelle rene per li lunghi
meati trasfonde nella vescica. Urina, ae. Lotium, ii. Per troppo ritener l’orina
la quale fa enfiar la vescica.
Visiga. Vescica, quella membrana, che è ricettacolo dell’orina. Vesica, ae.
Urinà. Pisà. Orinare. Mandar fuor l’orina; pisciare. Mingere. Meiere. Urinam
facere. Tu ci desti ogni notte con questo tuo orinare.
Che fà urina. Diuretico, concitativo d’orina. Lat. Diureticus, a, m.
Caneta da pisà. Cannella d’orina. Urinae fistula.
Fel. Fiele, o fele; umor giallo, che sta in una vescica attaccata all’ultima parte
del fegato. Collera e calda, e secca, ed ha il suo sedio nel fiele, ed è purgata
per gli orecchi. Lat. Fel, fellis; n. g.
De fel. Di fiele. Lat. Felleus, a, m.
No’ avì fel in corp. Non aver fiele si dice di chi è di buona e di dolcissima
condizione. Tam placidus, quam aqua.
Es de cativa natura. Esser di cattivo fele, cioè di mala qualità, e pessima
intenzione.
Bile. Collera, o collora. Uno de’ quattro umori. Bilis, is flava. Cholera, ae.
Bilios. Collerico, che abbonda di collera. Biliosus, a, m.
Malinconia. Umor malinconich. Malinconia. Umore, che molti chiamano
collera nera; ha il suo sedio nello spino. Malancholia, ae. Atrabilis.
Osam. Ossame. Ossa, orum.
Os. Osso. Parte solidissima del corpo dell’animale, congiunta, e collegata a’
nervi. Os, ossis. Un osso fracido, il quale avea nella gamba.
Os dol fil di reni. Spino; osso del fil delle reni. Spina, ae.
Osadura. Scheletro. Ol corbam. Ossatura, ordine e componimento delle
ossa. Scheletro, o carcame d’uomo. Lat. Sceletus, i; f. g. vel cadaver hominis
essicatus, vel corpus hominis arefactum.
Gros d’os. Ossuto, di grandi ossa. Sia ben fatto, e ossuto.
Miola d’os. Midollo. Midolla, quella grassezza senza senso contenuta nella
concavità dell’ossa. Non ho midolla in osso, o sangue in fibra. Medulla, ae.
Piè de miola. Cavà fò la miola. Midolloso; pien di midollo. Smidollare. Tor
via la midolla. Medullae plenus.
Ne os, ne carne. Tenerume. Il tenerume ha forza d’osso, ma non ha fortezza
dell’osso. Cartilago, inis.
860
Strada, o canal dol corp. Meato; via, canale de’ corpi, per donde e’ traspira-
no. Meatus.
Carne, o caren. Carne. La parte più tenera degli animali, che hanno sangue. Caro.
Carne viva. Carne viva. Alquanto con le carni più vive, e con le barbe più
nere. Viva caro.
Carne grasa. Carne grassa. Riuscir carne grassa, cioè venire a noia. Nauseam,
vel taedium afferre. Tu mi riesci carne grassa.
Met trop carne a fuch. Por troppa carne a fuoco, che è voler dire, o far trop-
pe cose a un tratto. Pone a un tratto troppa carne a fuoco.
Carne morta. Carne morta. Lat. Caro examinis, vel caro emortua.
Scarnat. Scarno, che ha poca carne. Cresciuto ‘l naso par nel viso scarno.
In carne, c’ha ados tanta carne. Carnoso, carnuto; pien di carne. Carnosus.
Carne netada da la grusia, da la rogna. Carne scabbiata. Caro scabie purgata.
Carne derusia. Carne rostiginosa. Caro scabra, vel scabrosa.
Carne spizigada, becorgniada. Carne pizzicata, bezzicata. Caro vellicata.
Carne che cres fò de sovra. Carne, che sopracresce. Caro supercrescens.
Carne passa, o sflogna, mola. Carne soppassa, passa, vizza, avvizzata. Lan-
guida caro.
Carne stagna. Carne soda. Caro solida.
Carnagiò zalda, c’ha dol ranz. Carnagione gialla, rancida, o rancia.
861
Carne polgada; smalmenada. Carne palpata; brancicata. Caro palpata, con-
trectata.
No’ podì stà in la pel de consolaziò; sel dis ac per es trop sadol. Non capir
nella pelle. Si dice di chi per qualche fortunato accidente avvenutogli mostri
eccessiva allegrezza. Si dice in Bergomo ancora di chi ha mangiato troppo.
De sora via. Pelle pelle. Vale poco adentro, e in superficie. Le lagrime mi ven-
non pelle pelle. In pelle in pelle. Superficie tenus.
Ruideza de pel, l’es derussia. Ruvidezza di pelle. Psora, ae. Chi ha la pelle
ruvida. Psoricus, a, m.
Pil. Pelo; parte escrementale radicata nella pelle, la qual da medici è detta cute
ed esce fuor per li pori. Pilus, i.
Pilet. Pilì. Peluzzo. Ciò era un neo, d’intorno al quale erano alquanti peluzzi
biondi come oro.
Lagaga dol pil, o ‘l pil, lagaga dol sò. Lasciare il pelo, o del pelo e lasciar del
suo, dove l’uomo pensa di trarne.
Busì de la pel. Poro; piccol meato della pelle della cotenna, donde svapora il
corpo. Porus, i. Lascia i pori aperti.
C’ha la pel piena de busi. Poroso. Ha la superficie molle, e non porosa. Po-
rosus, a, m.
Sudor. Sudore; umore, ch’esce dal corpo per caldo, o per affanno, o fatica. Sudor.
Sudat afag, tut in d’un aqua, tut moi. Sudato; tutto sudato, ammollato di
sudore, o bagnato. Sudore madefactus.
862
Gras. Grasso. Sust. Parte untosa del sangue, che si congela per freddo nel
corpo dell’animale. Adeps, is. Arvina, ae.
Gras. Grasso, add. Si dice a tutti i corpi animanti, che son gravi, carichi, e pie-
ni di carne. Pinguis.
Gras petard, impastat; che ‘l sciopa fò. Nel [...] da pel. Grassissimo. Pinguis-
simus. Che non cape nella pelle, e crepa, o scoppia. Poccioso. Praepinguis.
332 [r] Vita intorsada, o treversada bè, o informada, o complessa. Corpo ben tarchia-
to, traversato, complesso, membruto, informato, quartato, grasso. Corpus obe-
sum, saginatum, membra crassiora. Atticciato. Fatticcio. Membris crassioribus.
Vita, ches laga andà zò. Vita allassata, rilassata. Corpus delassatum.
Magher indug, che sel pul pasà con du gogì. Magro trapunto. Macilentus.
Macerrimus, a, m.
863
C’ha pora da descagias. Infinghiz. Chi ha paura di squagliarsi. Timens dis-
solvi. Chi ha paura di struggersi, o consumarsi. Pavens sui consumptionem, vel
diminutionem.
Strach mort, che nol ne pul più de stracheza. Trafelato. Egli è del tutto tra-
felato, e stanco. Consternatus, vel viribus destitutus.
Lagas andà afag de stracheza. Trafelare sotto un grave peso; rilassarsi per
troppa, o soverchia fatica; languire. Consternari. Viribus deficere.
Smingol. Smilcet. C’ha la vita smingola. Smilzo. Senza rilievo. Inanis. Gracilis.
Sdernat de boteù, e lagat lungh, e trag sù la tera per mort. Sternato co’ le
percosse, e lasciato giacere sternato in terra per morto. Stratus verberibus humi
iacens semivivus.
Sderlera, che destend vergù sù la tera. Percossa, che sterna alcuno in terra.
Ictus sternens aliquem.
Sgavignà. Distorcere.
332 [v] Vena. Vena, nel plurale fa vene, e veni. Ricettacolo del sangue. Vena, ae.
Taià i vene. Segar le vene. E non so a quello, che io mi tengo, che non ti sego
le veni.
Vena maistra. Fontanella. Intorno alla vena maestra, che si chiama fontanella.
Fibra. Vena. Fibra. Fibrae, arum. Vena, ae. Non ho midolla in ossa, o sangue
in fibra.
Sero. Siero, o siere. Escremento acquoso del latte, e del sangue. Serum, i.
864
Serosità. Sierosità.
Cervel. Cervello. Quella parte interior del capo, circondata dal teschio, nella quale
risiede la virtù animale. Cerebrum, i. Là nel cervel s’aggiunge con la nuca. Celabro.
Fu più tosto virtù di robusto celabro, che continenza di costumato uomo. Cerebrum.
Butas zò bocò, co’ la panza in zò. Giacer boccone. Cader boccone. Gittarsi
boccone. Pronum iacere, cadere.
Statura. Statura, abitudine del corpo in quanto alla grandezza, o alla piccolez-
za. Uomo di bella statura, di piccola statura.
Digerì. Digerire. Smaltire. Digestire. Lat. Digerere, concoquere, vel coquere cibum.
Digestibil, ches pul digerì. Digestibile. Lat. Digestibilis, vel concoctioni aptus.
Sgognà. Contraffare. Imitare, fingere far come un altro, per lo più ne’ gesti, o
nel favellare. Qui imitatur aliquem vultu, vel gestibus. E con nuovi atti contraf-
facendo ogni uomo.
865
Strefag in da vita; in da chiera. Contraffatto; brutto, guasto, stroppiato della
persona. Era così contraffatto, che chi conosciuto non l’avesse, vedendol da
prima, n’avrebbe avuto paura. Informis. Distortus.
Complesiò. Complessione. Temperatura, qualità, disposizione, stato del corpo.
Habitudo, nis. Habitus, vel constitutio corporis. Bona, vel bonus; mala, vel malus.
Anim. Animo
Anim. Animo; propriamente la parte intellettiva dell’anima ragionevole. Ma
pur per questa volta vincendo il suo animo altero. L. Animus, i; m. g.
De poch anim, e de poch spirit. Di povero animo.
Senza sospet, coll’anim quiet. Ad animo riposato.
La forza dol anim contra la fortuna. La virtù dell’animo contra la fortuna.
Avì l’anim in vergot; ol penser. Avere l’animo, cioè il pensiero in una cosa.
L. Cogitationem, vel mentem habere in aliqua re.
Vegn in anim, o in penser vergot a vergù. Venire in animo, o entrare nel ani-
mo qualche cosa ad alcuno. In mentem venire.
Avì in anim de dì vergot. Esser all’animo di dire una cosa. Esse in animo mihi.
Fà quel che dis l’anim per fà bè. Far quello che l’animo ti giudica, che ben
sia fatto. L. Sequi sententiam mentis.
Cogniziò. Giudizi. Animo. Discorso. L. Sententia. Mens, tis.
Proponimet. Animo. Con animo di fargli confessare. L. Consilium. Mens.
Intenziò. Volontà. Animo. Quasi che sia la intenzione de pessimi animi non
conoscesse. Lat. Voluntas, tis.
866
Benevolenza. Animo. Con puro, e fratellevole animo a tener loro compagnia.
Per genio parzial. Ad animo. Dirà che questo sia detto più ad animo, che per
verità.
Animosamet. Coragiosamet. Animosamente; arditamente; a passione, per
interesse. Viriliter, vel animose, vel inique, iniuste.
Braura, ardimet. Animosità. Ardire. Bravata. Passione d’interesse, e parzia-
lità. Animositas, vel iniquitas, iniustitia.
Coragiosisimamet. Animosissimamente. Difendendosi animosissimamente.
Maxima animositate.
Coragiosisim. Animosissimo. Fortissimus. Animosissimus.
Coragios, animos. Pasional. Parzial. Interesat. Animoso, ripien di bravura, co-
ragioso. Per appassionato, e interessato. La detta sentenza fu smisuratamente animo-
sa, e piena d’orgogliosa vanezza. Animosus. Virilis. In altro senso Iniquus. Iniustus.
333 [v] Forze mentali. Forze mentali. Lat. Animi vires.
Cúr, o anim suspis, che no’ sa quala fà. Animo sospeso, irrisoluto. Animus
pendens. Incertus, fluctuans.
Anim da fomna. Animo femminile. Animus muliebris.
Anim grand. Animo grande. Vis, robur, praestantia, magnitudo animi.
Anim bas, vil. Animo basso, piccolo. Animus humilis, exilis, abiectus, pusillus.
Anim repiat, tornat. Animo ripigliato; rassicurato. Animus recreatus, revoca-
tus, confirmatus.
Anim quiet. Animo riposato, quieto. Animus tranquillus, quietus, aequus.
Anim schiet, sincer. Animo sincero, schietto. Animus sincerus, purus, simplex,
integer.
Anim bel. Animo bello. Animus cultus.
Anim costant. Animo intrepido. Animus praesens.
Anim pront. Animo pronto. Animus acer.
Anim legher. Animo allegro. Animus hilaris.
Anim catif. Animo malvagio. Animus pravus, malus, mens prava.
Anim altier, superbi. Animo superbo, arrogante. Animus tumens, inflatus,
superbus.
Anim pers, sbatit. Animo avvilito, sgomentato. Animus fractus, consternatus,
demissus.
867
Anim, che vul mal, o pervers. Animo malevolo. Animus infensus, iniquus.
Anim ben dispost. Animo ben regolato. Animus probe affectus, bene constitutus.
Animat, c’ha anima. Animato, che ha anima. Con animata divozione, cioè
affettuosa, e di cuore. Animatus.
Anima. Anima. Forma intrinseca de viventi. Vita degli animali. Sostanza spiritua-
le, che non ha dimensione, e perché spirito, indivisibile non ha parti. Anima, ae.
Anima, che vif, cres, e sent. Anima sensitiva. Anima vegetativa, sensitiva, vel
sentiens.
Anima, che vif, cres, sent, e intend. Anima intellettiva, ragionevole, o razio-
nale. Anima intellectiva, vel cognoscens.
L’om, quand l’è al mond, al le ha tute tre insem in d’una. L’uomo, quando
è nel mondo, è animale razionale, sensitivo, e vegetativo insieme. Homo
vivens est animal rationalis, sensitivum, et vegetativum simul.
334 [r] Estasi. Estasi, elevazione dell’anima alla contemplazione di cose divine. Lat.
Mentis, vel animi a corpore secessus. Animi a corpore alienatio. Mentis a sen-
sibus avocatio; mentis excessus.
868
Sentì di animai. Sentire degli animali. Sentire.
Vif, e cres di piante. Vegetazione delle piante. Vegetatio, onis. Vegetare delle
piante. Vegetare.
Anima, che nos pùl vedì. Anima invisibile, non visibile. Anima invisibilis.
Anima, che no’ pul murì. Anima immortale, non sottoposta alla morte.
Anima immortalis.
Anima, che nos pùl divides. Anima indivisibile, non divisibile. Anima indi-
visibilis, vel individua.
Anima tuta in tut ol corp, e tuta in tute i parg dol corp. Anima tututta in
tutto il corpo, e tututta in ciascheduna delle di lui parti. Anima in toto, et tota
in qualibet parte corporis.
869
ria. Venire in memoria. Gli venne prestamente avanti quello, che dir dovesse.
Venire in mentem. Succurrere.
Tras a memoria vergot. Ritornarsi nella memoria qualche cosa. Ridursi a
memoria. Reminisci.
Regordà vergot a vergù. Ricordare, o ridurre alla memoria altrui qualche co-
sa. Memorare aliquod alicui.
Recordant, che regorda, o dà di regordi. Ricordatore, che ricorda. Memorator.
A ment, a memoria. A mente, per forza, e aiuto di memoria. Memoriter.
Es laor da regordasen. Esser cosa ricordevole, o memorabile, o da ricordar-
sene. Esse rem memorari.
A regord d’omegn. A ricordo, o per ricordo d’uomini. Ab hominum memoria.
No’ esga memoria, o regord. Non esserne ricordo, memoria, ricordazione, ri-
cordamento. Non esse memoriam, recordationem, monimentum.
Pensà a quel, che s’ha da fà, e regordas de quel, che s’ha da fag. Darsi al
pensier delle cose, che da far sono, e dal ricordamento delle fatte. Cogitare
quid faciendum, et factum, vel facta memorare.
334 [v] Degn de memoria, de regordasen. Memorabile; memorevole. Memorevol bat-
taglia, memorabile esemplo d’osservata religione. Memorabilis. Memorandus.
Forza de memoria. Virtù memorativa. Vis memoriae.
Segn, o contrasegn per regordas de quel che s’ha da fà. ug ol grop sul
fazul. Ricordanza; vale per quello, che si da, o piglia altrui per non dimenti-
carsi quel, che s’ha a fare. Pignus. Monimentum.
Memorial. Memoriale. Mi par utile di fare un compendioso memoriale. Moni-
mentum, i.
Avì in memoria vergot. Regordasen. Rimembrare. Rammemorarsi di qualche
cosa, averne rimembranza, o membranza. Meminisse alicuius rei. Recordari.
Tiras a ment. Tras in a met. Fas memoria de vergot. Rammemorare, o
rimemorare qualche cosa; rammentare, ridursi a mente. Ricordarsi. Indarno di
riducerlasi a mente. Sibi in mentem redigere.
Regordas. Rammentare. Rammentarsi. Rammemorarsi. Reminisci.
Tornà in ment, o in da met; vegnì in ment. Sovegnì. Fà sovegnì de quac
vergot. Sovvenire. Ritornare in mente. Se non per sapere, che l’uomo si sov-
venga delle cose andate. Non ti sovvien di quel ultima sera. Che mi fa sovve-
nir del mondo antico. In mentem venire.
Tir, o tirada de memoria. Tirata, o tiro, o tratto di memoria. Longa series re-
rum memoriter narrata, vel progressio continuata rerum memoriter.
870
Memoria de gat, miga de memoria, memoria traditora. Memoria smarrita,
debole, labile, infedele, infelice. Memoria fluxa, vel memoriola, exigua, labi-
lis, infida, infelix.
Memoria profonda, granda, felice. Memoria tenace, felice, fedele, salda,
ferma. Memoria tenax, valida, foelix, fidissima, solida.
Memoria local, ligada al foi, dovè lic sù quel ches dis a ment, o a memoria.
Memoria locale, cioè di quella pagina, che si lesse, e in cui si trova che si recita
a mente il contenuto, o lo scritto in essa. Memoria localis, seu materialis.
Ol regordas di benefizi. Grata memoria. Gratitudine, o riconoscimento di
beneficio. Gratus animus.
Fà memoria, o comemoraziò de vergot. Far memoria. Far menzione di qual-
che cosa. Commemorare. Fare commemorazione. Memoriam recolere alicuius
rei. Memoriam facere. Recensere.
Fà memoria, notà sul liber. Mettere a libro. Allibrare, porre, o scrivere a libro.
Registrare. Notare al registro. Adscribere, vel regerere, vel scriptis mandare.
Respond a memoria. Rispondere a mente. Memoriter respondere.
Fina a memoria nostra, ai nostr dì. Sino a memoria nostra. Usque ad hanc
memoriam, usque ad hoc tempus.
Quat as pul regordà, o per quat as pul regordà. Per quanto s’ha memoria.
Quantum meminisse est.
Cose, che nos pul dì, capì, o regordasen. Cose immemorabili. Immemorabi-
le. Da non poter capirsi, né conservarsi nella memoria. Per ismisurate, e gran-
di. Immemorabili cortesie. Immemorabilis.
Basgà de memoria, o bacegà. Zavarià. Vacillare nella memoria. Memoria
vacillare.
Basgamet de memoria. Vacillamento di memoria. Vacillatio memoriae.
Fà perd la memoria a vergù. Smemorare. Fece smemorare i gabellieri.
335 [r] Perdes de memoria. Mancar di memoria. Smarrire di memoria. Smemorare.
L. Memoria deficere, vel memoria vacillare.
Dumentegas. Sdimenticare. Dismenticare. Dimenticare. Dimenticarsi. Sdi-
menticatosi della facenda del calzolaio. E fecelo dismenticare Cartagine, e la
gloria di se medesimo. Smarrire, o perder la memoria delle cose. Oblivisci.
Dumentegat. Smemoriat, chis dumentega. Dimentico. Di poca memoria,
che non tiene a mente, dimentichevole, obblioso. Scordevole. Smemorato.
Obliviosus. Oblitus, a, m. Immemor.
Met u’ sas sù ‘n vergot. No’ regordasen, ne parlan più. Mettere nel dimen-
ticatoio qualche cosa, in obblivione, in obblio. Oblivioni dare aliquam rem.
Oblivisci alicuius rei.
871
Met in tasì, e no’ regordasen più. Mettere in obblio, in dimenticanza, in
obblivione. L. Oblivisci.
Chi nos regorda dal nas a la boca. Chi è tradimenticato. Omnino immemor.
Fà dumentegà vergot. Fal andà fò dol cò, fò de ment. Far obbliare qualche
cosa. E mi fece obbliare me stesso. Oblivioni dare aliquid.
Andà fò dol cúr, dal cò, de ment. Scordas de vergot. Scordarsi di qualche
cosa. Oblivisci.
Chi no’ patis in del cò. Chi ha intelletto sano. Sanae mentis.
Descriziò. Resò. Discrezione. Ragione. Lat. Ratio, nis. Rationis usus, vel con-
silium, ii; n. g.
Forza del intelet. Virtù intellettuale, potenza spirituale, e nobile. Virtus intel-
lectualis.
872
Intendimet guz. Intelligenza sottile. Intelligentia acuta.
Intendet, ch’intend. Intelligente, c’ha intelletto. Intelligens.
Da podì intend, ches pul intend. Intelligibile; atto ad essere inteso. Intelligibilis.
Sub intelligentiam cadens.
Con inteligenza. Intelligibilmente. Con intelligenza. Cum intelligentia.
Intend. Intendere, apprendere con intelletto, e pigliar con la mente ascoltan-
do, o leggendo. Intelligere.
Desegn in dol cò. Disegno, risoluzione. Lat. Consilium, vel destinatum, i.
335 [v] Consei. Consiglio. Lat. Consilium, ii. Aliquid faciendi vere excogitata ratio est.
Consult. Consulta, il consultare. Consultatio. Deliberatio, quae dicitur a li-
bella, qua quid perpenditur.
Intend poc, o negot dal parlà, o lenguaz. Intendere poco, o nulla di tal lin-
gua, o linguaggio.
Intendis con vergù, o no’ intendis. Andà, o es d’acordi. Intendersi con alcu-
no, esser d’accordo. Convenire inter aliquem. I Giudei non si intendono co’
Sammaritani. Non convenire. Avere intendimento, o convenienza.
Intendis da fà vergot o che ‘l sia fag vergot. Intendersi di far tal cosa, o che
sia fatta; cioè esser segno di far la tal cosa. S’intendeva d’aver commiato da
lui. Esse signum, vel argumentum talis rei faciendae, vel factae.
Intend fasine, ma non intend portale. Intendere l’utile, ma non intendere l’in-
commodo. Sentire commodum sine incommodo, vel emolumentum sine onere.
Concet. Concetto. La cosa immaginata, e inventata dal nostro intelletto. Sententia.
Avì ‘l penser, e la mira a vergot. Intendere a qualche cosa. Perché intende-
van al disfacimento di Roma. Animum intendere ad aliquod.
Desegn. Efetuà ol sò desegn. Intendimento. Dare effetto al suo intendimento.
Propositum.
Intenziò. Intendimento. Dando intendimento al Rè di Francia di farlo elegge-
re imperadore. Intentio.
Inteligenza. Congiura. Maona. Intendimento, cioè trattato, congiura d’in-
ganno, o tradigione. Techna, ae. Ars, artis. Proditio, nis.
Sentimet, o sentiment. Intendimento. Questo signore fu con più alti intendi-
menti, che nullo Rè di Francia, cioè concetti d’animo. Sensus, us. Sententia, ae.
Intendisla mal con vergù; sentisla mal. Risentirsi contra alcuno. Moleste
sentire de aliquo.
Intendis de vergot, avin cogniziò, sperienza, o savighen. Intendersi di qual-
873
che cosa. Io m’intendo così male de vostri nomi, come voi de miei. Ove sia
chi per prova intenda amore. Cognitionem habere.
Tend, e badà a vergot. Intendere a qualche cosa. Con lui intendevano al tra-
dimento. Animum intendere. Incumbere.
Met, o pond a met. Por mente, metter mente, por cura, considerare. Mentem
adhibere.
Met a met, pensega bè veh. Poni mente, metti mente, pensaci bene. Cave, vel
caveto.
Andà per la met. Andare per la mente. Correre per la mente. Versari in mente.
Avì a met. Avere a mente. Certo io non l’ho ben a mente. Recordari.
Es fò de lù. Esser fuori di sé, cioè fuor del senno. Non esse apud se.
336 [r] Descervelà. Levà ‘l cervel. Dicervellare. Trarre il cervello. Far uscire il cer-
vello. Cerebrum detrahere. Diffundere.
Stà in cervel. Stà a segn col cò. Stare in cervello. Esse apud se.
Descervelas. Dicervellarsi.
874
Descervelat, senza cervel. Dicervellato, senza cervello. Mentecaptus.
Inzign. Ingegno. Inteletto, che conosce, o sia virtù dell’anima, con la quale
l’intelletto fa l’operazione, e gli atti suoi. Ingenium, ii.
875
Con inzign. Ingegnosamente. Ingeniose. Acute.
C’ha inzign grandisim. Ingegnosissimo. Maxime ingeniosus, acutus.
Inzignos, con artifizi. Ingegnoso, cioè artificioso. Ove con salde ed ingegno-
se chiavi.
336 [v] Aiutem fortuna, che ‘t n’impesche, o despreghe, o t’incaghe inzign.
Aiutami fortuna, che ten disgrazio ingegno, o te ne so il malgrado. Mihi cedat
fortunae ingenium.
Avì inzign, o giudizi. Essere ritenuto, andar con avvertenza, e riguardo. Caute
progredi.
Senza inzign, o giudizi, a la babalà. Inconsideratamente, senza considerazio-
ne, scioccamente. Temere. Inconsiderate. Insipienter.
Giudizi, opiniò. Giudizio. Intelletto, che discerne, e giudica. Iudicium.
Sententia. Opinio, nis; f. g. Parere, opinione, giudizio.
Avì giudizi. Aver discernimento; distintamente conoscere le cose. Perspicere.
Cognoscere res.
Perd ol giudizi. Es senza giudizi. Perdere la ragione. Esser senza ragione.
Ratione deficere.
Detam. Dettato della ragione. Lat. Rationis praescriptum. Dettato cattivo. Lat.
Prava opinio, vel depravata. Dettato naturale. Lat. Naturae praescriptio, nis;
f. g. vel praescriptum.
Volontà. Volontà. Potenzia motiva dell’anima ragionevole, per la quale l’uo-
mo desidera come buone le cose intese, e le rifiuta come malvage. Voluntas.
Volere. Di buon volere fecero graziosa, e lieta pace.
Caprizi, bizaria. Capriccio, Libido, dinis; f. g.
De bona voia. Di buon volere.
Avì mala volontà con vergù, mal anim. Avere mal volere contro alcuno.
Vontera. Volentieri. Di buona volontà, conforme al proprio volere. Libenter.
Mal vontera. Malvolentieri. Contro sua voglia.
Volentera. Volentiermente. Con pronta volontà. Libenti animo.
Volontariamet. Volontariamente. Di volontà, di proprio volere, spontanea-
mente. Voluntarie. Sponte.
Volontari. Volontario, conforme alla volontà, spontaneo. Volontarius, a, m.
Volenteros. Volontarioso; bramoso, desideroso. Cupidus. Avidus. Volontero-
samente. Volentieri, di buona voglia. Libenti animo. Voluntarie.
876
Volonterosissim. Volonterosissimo.
Voia. Desideri. Volontà per voglia, e desiderio. In tanta volontà di questo fatto
l’accese. Voluntas. Cupiditas.
Passiò dol anim. Passioni, o affetti dell’animo. Perturbationes, vel motus animi.
Afet. Affetto. Passion d’animo nata dal desiderio del bene, e dall’odio del male.
Secondo che ci affligon li desiri, e gli altri affetti. Affectus, us. Affectio, is.
877
affezione la persona di lui, e li suoi costumi considerando. Affectio, onis.
Affectus, us. Benevolentia. Amor.
Con afeziò. Affezionatamente. Con affezione. Benevole. Benigne.
Afezionas. Avì, chiapà afeziò a vergù. Aver, o portare affezione ad alcuno, o
a qualche cosa. Affici erga aliquem, vel ad aliquam rem.
Amabil. Da voliga bè. Amabile, degno d’esser amato, e atto ad essere amato.
Per tutte queste cose era tutto amabile, e grazioso. Amabilis. Amore dignus.
Afezionat, amador. Amabile per affezionato. La tortola è si amabile al suo
marito. Studiosus. Amans.
Morevolmet, con amor. Amabilmente. Con amorevolezza. Amichevolmente.
E parlavano loro amabilmente. Amabiliter. Humane.
D’amor. Amatorio. Amatorius, a, m. Poesis; n. g. Amatoria.
Moros. Amant. Inamorat. Amadore, che ama, e pigliasi per lo più in lascivo
significato. Che infra gli altri suoi amadori tenea. Amatore. Amatrice. Amatrix.
Amator. Amans. Amante, che ama, che ama per amore. Oh me beato sovra gli
altri amanti. Amans, tis.
Con tut quant l’amor, ches pul dì. Amantissimamente. Con grandissimo
amore. Affezionatissimamente. Amantissime.
Morevolisim. Amantissimo. Amorevolissimo. Benignissimo. E tu ancora
amantissimo principe. Amantissimus, a, m.
Morosa. Amanza. Donna amata non si direbbe oggi che in burla, e anche le
diciamo la dama, la innamorata. In tal guisa all’amanza si mostra immutato.
Amasia, ae.
Amà per es inamorat. Amare per esser innamorato.
Amatisim. Amatissimo. Nobile, e amatissimo intra il popolo. Amatissimus.
Da voliga bè, da es amat. Amativo. Da esser amato. Dell’amativo amabile
esce l’amor mirabile. Amandus, a, m.
Amat. Benvolut. Amato, caro, che s’ama. Diletto. Benvoluto. A Dio diletta
obbediente ancella. Amatus. Charus. Dilectus.
337 [v] Benevolenza. Dilezione. Benevolenza. Affezione. Di quanto amore, e di
quanta dilezione la mia caritade di padre ami la tua subbiezione di figliuolo
etc. Dilectio. Benevolentia. Amor.
Amor di Dio. Amore d’Iddio. Amore divino è forte applicazione di cuore,
d’anima, e di mente a Dio amare. Charitas. Amor.
Amor umà. Amore umano in buona parte è benevoglienza. Dilezione. Affetto.
Amicizia. Benevolenza. Dilezione. Amor. Benevolentia.
878
Amor umà. Amor da inamorat, o inamoramet. Amore umano in mala parte,
vale disiderio libidinoso; appetito disordinato. Amor concupiscentiae.
Innamoramento, o intendenza, o amore di concupiscenza. Amor concupiscen-
tiae. Innamoranza. Amatio. Amor.
Piasì vergot a vergù; andaga al det. Qualche cosa essere in amore ad alcu-
no. Aliquid esse alicui iucundum, vel acceptum.
Amà grandamet. Amare assai. Adamare, vel valde, aut multum diligere, vel
examare, peramare.
Inzelosis. Ingelosire, divenir geloso. Lat. Zelotypiam corripi, vel affici, vel
zelotypum fieri.
Per amor, v. g., dol tep, val per causa dol tep. Per cagione del tempo. Causa
temporis.
879
Morevoleza. Amorevolezza. Amorosità. Amorosanza. Affezione. Effetto di
benevolenza. Amor. Benevolentia. Humanitas. Benignitas.
Morevolmet. Amorevolmente. Piacevolmente. Benignamente. Con amorevo-
lezze. Humaniter. Benevole.
Amorosamet. Amorosamente. Con affetto amoroso. Amatorie.
Inamoras. Innamorare. Invaghirsi. Accendersi d’amore. Voi andate innamo-
rando, e desiderate l’amor de giovani. Amore incendi. Amore capi.
Chiapà amor. Innamorazzarsi; leggiermente innamorarsi.
Inamorà. Innamorare. Far accendere l’amore. Amorem inducere. Amore in-
flammare.
Tornà a inamoras. Rinnamorarsi. Di nuovo innamorarsi. Iterum amore corripi.
Inamorat. Innamorato. Preso d’amore. Captus amore.
Amoros. Amabile. Amabilis.
Amoros. Innamorato. Canzoni innamorate; vale canzoni amorose. Amatorius,
a, m.
Amà grandamet. Amare con amor grande. Lat. Amare.
Amà mediocremet. Amare mediocremente. Lat. Dilige[re]. Diligere est levius
amare.
338 [r] Volì tat bè a vergù, che nos gha vede d’otr ug, che de lù. Esser si fortemen-
te innamorato d’alcuno, che non si veda di lui più avanti, overo ne più qua ne
più là. Misere amare. Si forte di lui si innamorò, che più avanti di lui non vede-
va, o che più qua, ne più là non vedeva.
Sfegatat de vergù. Innamoratissimo d’alcuno, o sia intimamente amante. Era
questa donna da un cavaliere della città intimamente amata.
Inamorat marz. Imbertonat de vergot. Guasto d’amore di qualche cosa, val
fuor di misura innamorato.
Inamorat mort de vergù. Perdutamente innamorato d’alcuno.
Inamoramet de cúr. Innamoranza corale. Amor intimus.
Incarognas, imbertonas in dol amor de vergù. Incarognarsi d’amore d’al-
cuno. Amore alicuius corrumpi.
Incarognat d’amor de vergù. Incarognato d’amore d’alcuno. Amore corrup-
tus alicuius.
Sviscerat d’amor de vergù. Carnalissimo; affettuosissimo d’alcuno. E se non
fosse, che carnalissima de’ figliuoli etc. Amantissimus. Humanissimus.
880
Amor cordial, de cúr. Amore corale; cordiale. Corale affetto. Amor intimus.
Amor maximus.
Amà. Voli bè. Amà d’amor. Es inamorat. Amare. Voler bene. Portar affezio-
ne. Amare, diligere, benevolentia prosequi. Amar d’amore. Amava d’amore una
gentil pulzella. Amare una per isposarla. Quampiam in matrimonium amare.
Amà nol è oter che vif vanamet. Amare non è altro, che sua vita vanamente
menare.
No restà da volì bè, da amà. Non rimanersi d’amare. Non mi rimanei d’amarla.
Amà per volì, o desiderà. Amare. L’avrebbe egli a sé amata più tosto, che a
te. Cupere. Optare.
Da voliga bè, da amà. Degn d’es amat. Amativo, amabile, degno d’esser
amato, o atto a esser amato. Amandus. Amabilis.
Desinamorat. Chi no’ sa cosa sia volì bè, chi no’ sa cosa as voia dì amor, o
volì bè. Disamorato. Disamante. Libero d’amore; che non conosce né amore,
né benevolenza. Amore vacuus. Amore liberatus. Amoris expers, vel exors.
Odio. Ude. Malanim. Ruzen. Odio. Ira invecchiata. Malanimo. Ruggine, rac-
colta da più cagioni; malevolenza inviziata. Odium, ii. Indignatio. Disamore.
E chi per disamore, e per malvagità.
881
Avì in ude, odià vergù. Innodiare. Inodiare. Avere in odio qualche cosa.
Portar odio, vale aver in odio. Tutti gli altri la sua vita innodiano. Sempre l’es-
ser mercatante avesti in odio. Odisse. Odio prosequi. Odiare.
Lagà stà da volì bè. Vegn in ude. Disamare. Restar d’amare. Odiare. Odisse.
Odio prosequi.
Es in ude a tug. Esser odievole. Degno d’esser odiato da tutti. Odibilis. Odio
dignus.
Avì sù l’orma vergù. Avighen tri quatro sù la pel. Avì in ude. Avere in
uggia alcuno. Odio habere aliquem. Portare sopra lo stomaco. Avere in odio.
Odio habere.
Odià. Avì in ude, no’ podil vedì, sentì, né sufrì. Odiare. Innodiare.
Innodierotti s’io potrò, e se no contro a voglia t’amerò. Odisse. Odio prosequi.
No’ es in bona con vergù, es in sò desgrazia. Esser male d’alcuno, cioè non
essere in sua grazia. Il Rè Ruberto era male del cardinale; cioè il cardinale era
in disgrazia del Rè. Alicui odio esse.
882
Avi ‘l magò contra vergù. Aver la gozzaia, cioè odio, e sdegno invecchiato
contro alcuno. Odio affici contra aliquem.
339 [r] Concupiscibil. Concupiscibile. Lat. Cupiditas, tis.
Met in saor vergù; fà vegn voia. Invogliare alcuno. Indurre voglia, o deside-
rio ad alcuno. Desiderio aliquem incendere.
Chi no’ desidera negot l’ha tut. Chi niente desidera assai ha.
L’è mei desiderà bè, che posedì mal. Egli è meglio ben desiare, che mal tene-
re. Proverb. Desiderare assai, o molto. Lat. Exoptare, vel ardere cupiditate.
Desiderare più tosto una cosa, che un’altra. Lat. Praeoptare.
883
Tant al desiderà. Farsi troppo desiderare. Lat. Nimiam sui expectationem facere.
L’ha bisogn de poch chi brama poch. Quegli abbisogna di poco, che poco
desidera. Desiderare l’altrui, o la roba altrui. Lat. Alienum appetere.
Bramos, desideros. Desiderante. Disiante. Chi disia. Poi si risolve tutta di-
siante. Avidus. Cupidus. Desiderans. Cupiens.
Bramà, avì bramisia. Andà in ampia de vergot; avin ansietà. Bramare. Desi-
derare grandemente. Agognare. Bramar con avidità, e quasi struggersi di desiderio.
Exoptare. Desiderio flagrare. Percupere. Avide cupere. Expetere. Concupiscere.
Ogni gran freza a la bramisia è tarda. Alla cupiditade ogni avaccio è tardo.
Celeritas cupiditati in mora est.
Una voia no’ l’è mai cara. Una voglia non è mai cara.
884
Con pora, con tema. Timidamente. Temorosamente. Timide.
Tema. Pora. Fufa. Tema. Temenza. Timore. Paura. Timor. Perciocchè la tema
d’Iddio è chiave ad ogni bene. Celando per temenza il mio volere.
Timorat. Timorato; uomo di buona coscienza, che teme Dio. Timoratus. Pius.
Religiosus.
Temì, avì pora. Temere, dottare. Dottava, che la gente non crescesse. Timere.
Vereri.
Avì pora d’es ol prim a andà, cioè a murì. Dottare d’imprender primo l’ul-
timo pericolo. Vereri. Timere. Ridottare. Temere. Non vuol più salute, né ridot-
ta ‘l morir. Formidari. Timere.
Zelà, o giazà ‘l sangu ados de pora. Agghiacciarsi il sangue nelle vene. Co-
me fa l’uom, che spaventato agghiaccia. Ma la paura un poco, che ‘l sangue
vago nelle vene agghiaccia; mi ghiaccia il sangue. Timore algere.
Spavent. Pora granda. Spaurizi. Spavento. Terrore. Paura orribile. Terror, is.
Spaventamento. Spaurimento.
885
Che fà pora, che spaventa. Impaurante, che fa paura. Terrificans. Perter-
refaciens.
Terit. Atterrito; da atterrire, che val divenir per paura smorto, è quasi del color
della terra. Consternatus, a, m.
Avì pora. Paventare. Temere. Aver paura. Pavere. Timere. Pavitare. E lo ‘nge-
gno paventa all’alta impresa.
Poros. Pauroso; che di leggieri teme. Il pauroso vede i pericoli che non sono.
Timidus. Meticulosus. Pavidus.
Oror. Orrore. Spavento. Eccessiva paura, che nasce da male, che sia quasi pre-
sente. Orribilità. Horror.
886
Chi strempia de pora. C’ha l’angossa. Trangosciato. Angore pressus.
887
Fà segrì de pora. Raccapricciare. Horrorem incutere.
Drizas i cavei sul cò de pora. Arricciare, il sollevar de peli per subitaneo spaven-
to di che che sia. Quasi tutti i capelli addosso mi sento arricciare. Horrere. Erigi.
Avì fil de vergù, o avin fufa, o avin spaghet. Aver tema, o rispetto d’alcuno.
Timere aliquem.
Speranza. Speranza, aspettazione, e credenza de’ beni futuri, che deon veni-
re. Spes, ei.
888
Tornà in speranza, o a avì speranza. Ripigliare la speranza. Ringavagnare la
speranza. Spem resumere.
341 [r] Desperà una cosa. Disperare una cosa. Lat. Rei alicui desperare, vel rem ali-
quam desperare, vel de re aliqua desperare.
Tegn una cosa per despirada. Tener una cosa per disperata. Lat. Rem ali-
quam in perditis, et desperatis habere.
889
Despirat, cosa da disperarsi. Disperabile, privo di speranza, senza rimedio.
Disperabile male. Desperatus, vel disperatus, a, m. Disperato. Fuor, e privo di
speranza. Per disperata via son dilungato, cioè da disperarsi. Strade disperate.
Dolor disperato. Spei expers. Desperans, tis. Insani clamores. Dolor ingens,
vel ab omni spe derelictus, vel destitutus, vel desperatione affectus.
Cura despirada. Cura disperata, quando in alcun modo non si può ridurre uno
a ben fare. Dura provincia.
341 [v] Tras vià de despiraziò. Smaniare. Menare smanie per disperazione. Despe-
ranter insanire.
Chis despira in di sò laor. Disperato, chi si dispera nelle cose sue. Desperans
rebus suis.
Confidà. Confidare, aver confidanza. Di cui egli molto si confidava. Nella sua
buona, onesta affezione confidandosi. Confidere. Fidere, vel credere.
890
Confidas tant. Confidare molto. Lat. Perfidere.
Confident de ti, de mi. Tuo confidente. Tui conscius, meo, mei conscius.
Fidas. Fidarsi. Fidandomi nel suo parlare onesto. Aver fidanza. Fidere.
Fidà vergot a vergù. Dare altrui una cosa fidandosi di lui. Lat. Credere rem
alicui, vel concredere.
Con segureza, senza fal. Sicuramente. Sicuramente senza alcun fallo. Tuto.
Seguras. Metis in segur. Assicurarsi. Se tutum facere, vel reddere, vel libera-
re se metu.
891
tezza. Ardimento. Ardire. Prontezza d’animo nello ‘ntraprendere imprese dif-
ficili, e pericolose. Arditanza. Invilisce la loro arditanza. Audentia, ae. Auda-
cia, ae. Animus. Arrogantia, ae. Temeritas.
Ardit. Audace. Ardimentoso. Temerario. Egli era non meno vano, che ardi-
mentoso. Animoso. Coraggioso. Audax. Audens. Impavidus.
Chiapà ardimet. Fas ardit sun vergot. Prendere ardire, o ardimento da qual-
che cosa, o su qualche cosa. Ducere animum ab aliqua re.
Avì ardimet. Ardì. Rischias. Ardire. Aver ardire. Arrischiarsi. Ardirono di dire.
Non ardivano ad aiutarlo. A dirlo ardisco. Non ardiscendo andare. Che pavento-
samente a dirlo ardisco. Audere.
892
Che fà ‘ndà in colera. Adirevole, che muove ad ira. Iram concitans.
Es in colera. Esser compreso da ira. Irare. Adirare. Per far più irare l’uomo
irato. Irasci. Indignari. Excandescere.
Scandesenza. Ira, che tosto passa. Lat. Excandescentia, ae. Ira nascens, et
mox desistens.
Saltà la mosca al nas, andà subit in colera. Montar sul naso il moscherino.
Segli montò sul naso il moscherino, vale subitamente adirarsi. Irasci.
Sdegnat. Adonato. Sdegnato. Furono molto tristi e adonati contro alla [...].
Indignatus, a, m.
342 [v] Stizas. Saltà la stizza. Vegn la stizza. Stizzare. Stizzire. Prender stizza. Ella
893
non isdegnò, né stizzò. Questa femmina non si scandalezzò, né stizzì, ma stet-
te ferma. Irasci. Indignari.
Fà rabiì vergù. Fà deventà rabios. Far arrovellare uno. Quando ella è in casa
non resta mai di gridare, ed arrovellare altrui. Rabidum, vel rabiosum facere.
Far arrabbiare. Rabiem creare.
Furia. Furia. Più da furia, che da ragione incitati. La rabbiosa furia della car-
nal concupiscenza. Furor, is.
894
Furios. Furioso. Furibondo. Con sollecito passo furibondo seguia. Impetuoso.
Lat. Furiens. Furibundus. Furiosus.
Furiosisim. Furiosissimo.
343 [r] Andà in bestia. Imbestialis. Saltà in bestia. Entrare, o andare in bestia. Im-
bestialire. Imbestiarsi; adirarsi a guisa di bestia. Furere. Ferocire.
895
Impontas. Incoleris. Adontare. Aontare. Pigliar onta. Sdegnarsi. Crucciarsi.
Indignari. Il detto Bavero molto s’aontò.
Despeg. Indignazione; vale moralmente, dolor di bene, che altri abbia inde-
gnamente.
Scorazà vergù. Fal andà ‘n colera. Crucciare. Fare adirare alcuno. Alicui
iram concitare.
In colera. Crucciato. E con voce somessa senza punto mostrarsi crucciato dis-
se. Indignatus. Iratus.
896
Col bronz. Col broncio. Con isdegno. Irate.
Avì ‘l bronz. Tegnil. Portal. Portare broncio. Tener broncio, vale essere, o
stare adirato. Ella mi guata, e non mi tien più il broncio. Egli porta broncio, e
non ha zarra. In fermento iacere.
Fà saltà la stizza. Stigà. Uzà. Stizà. Aizzare. Adizzare. Infugare. Fare stizzi-
re. Irritare. Incitare. Instigare. Aizzamento; l’aizzare. Irritamentum. Irritatio.
Instigatio.
344 [r] Catif umor con vergù. Malempiezza con alcuno. Avete malempiezza. Indignatio.
No’ avì sangu con vergù. Avere malempiezza con alcuno. Indignari.
Avi ‘l magò contra vergù. Aver la gozzaia, cioè odio, e sdegno contro alcu-
no invecchiato. Odio affici, vel indignatione contra aliquem.
897
Ingrintat. Grintos. Grinta. Stizzito. Stizzoso. Iratus. Iracundus.
Besmanì, dag in di smanie; che fà smanie. Smaniante, che mena smanie. In-
sanus. Furens. Smanioso. Con vocaboli squarciati, e smaniosi.
Legher. Alegher. Allegro, che ha, o apporta allegrezza. Laetus, hilaris, iucun-
dus.
898
Alegramento. Lietissimamente. Laetissime.
344 [v] Legria. Letizia; contento, che deriva dal godere presenzialmente le cose che
dan gusto. Gioia. Festa. Laetitia, ae. Iubilum, i.
Godisla alegramet. Letiziare. Aver letizia. Gioire. Letizian del suo ordine for-
mati. Laetiscere. Laetitia gestire.
Ralegrà. Letificare. Far lieto. Le tue consolazioni, Signor Dio, hanno letifica-
ta l’anima. Laetificare.
Tras vià de legria, de consolaziò. Galluzzare. Fal galloria; che è allegrezza ecces-
siva manifestata con gesti. Facendo si gran galloria, che non le tocca la camicia il
culo. Non domandar se la dama galluzza. Laetitia gestiens. Laetitia gestire.
Brilà. Avì bril, o brio. Brillare; che è un risentimento di spiriti per gioia, gio-
condità. Il cuor mi brilla, e par, ch’egli esca fuore. E si sentì brillare dentro il
coraggio.
Iubilà. Fà festa. Gongolare. Giubilare. Commoversi per una certa interna alle-
grezza. E tutta gongola, quando si vede bene ascoltare. E gongoli tu stesso de’
tuo’ danni. Lat. Gestire. Exultare. Iubilare.
899
Giubil. Giubilo; è quando si concepe si ineffabil gaudio, che con la lingua non
si può esprimere, ma tacer non si puote, e però si manifesta per certi segni, ed
atti giocondi al di fuori. Iubilum, i. Giubilazione. L. Iubilatio, nis. Exultatio,
nis. Laetitia gestiens.
900
Tristà vergù. Fà deventà u’ malinconich. Attristare. Contristare. Indur
malinconia. Contristare. Tristitia afficere. Che la vostra avarizia il mondo
attrista, calcando i buoni, e sollevando i pravi.
Grameza. Gramezza. Ch’è questa ira, e questa gramezza che tu ti dai? Tristi-
tia. Maeror.
Ingramì vergù. Far gramo alcuno. Contristare aliquem. Maerorem afferre alicui.
Ingramis, tristas, e mues a compasiò. Farsi gramo. Contristari. Maerore affici.
Recúr. Rancura. Ella riceve rancura, e spiacevolezza. Maestitia, ae. Dolor.
Avì recúr. Recuras. Rancurare. E si vestito andando mi rancuro. Dolore affi-
ci. Conqueri.
Malinconia. Malinconia; afflizione, e passion d’animo. Né di tempo, né di
signoria non ti dar malinconia. Maestitia, ae. Maeror, ris.
Conturbaziò. Conturbazione; conturbamento. Lat. Conturbatio, nis.
Conturbà. Conturbare. Lat. Conturbare. Commovere.
Conturbat. Conturbato. Lat. Perturbatus, a, m. Commotus, a, m.
345 [v] Dolor ches pùl consolà, o che nos pùl consolà. Doglia, dolore, duolo, che
ammette consolazione, o che non l’ammette. Lat. Dolor consolabilis, vel
inconsolabilis.
Vergogna. Vergogna, dolore, o perturbamento intorno a quelle cose, che pare, che
ci apportino disonore ne’ mali o passati, o presenti, o futuri. Vergogna non è altro,
che paura di vituperazione. La vergogna nelle cose virtuose vien da viltà d’animo.
Pudor, ris.
901
Vegn ros de vergogna. Arrossare di vergogna. La donna tutta di vergogna
arrossò. Erubescere.
902
346 [r] Bò concet, o catif. Concetto, opinione, che uno ha dell’altro. Lat. Existimatio,
nis, vel opinio, nis; f. g. Concetto buono. Lat. Bona, vel praeclara existimatio.
Avi bò concet de vergù. Avere buon concetto d’alcuno. Lat. Bene de aliquo
existimare.
Sospetà, avì ‘n sospet, avì l’ombra ados a vergù. Sospettare. Aver sospetto.
Sospicare, e suspicare. Cominciò a sospicare per qual segno etc. Suspicari.
Sospecciare, o Sospicciare. Acciocchè egli d’altro non sospecciasse. Ed egli
sospecciò. Suspicari.
Adombras. Stà con sospet. Insospettire. Ombrare. Temere. Proprio de scele-
rati è il sempre ombrarsi. Suspicari. Timere.
Ombrios. Sospetos. Ombratico, che ombra. Suspiciosus. Timidus.
Avì pora de la sò umbria. Farsi paura con l’ombra sua. Umbram suam metuere.
Inzelosis. Chiapà zelosia. Tuù sù la pliza. Ingelosire. Divenir geloso. Pigliar
gelosia. E massimamente quando senza cagione ingelosiscono. Zelotypum fie-
ri. In zelotypiam incidere.
Inzelosit, chiapat da la zelosia. Zelos. Ingelosito. Geloso, che ha gelosia. Così
ingelosito tanta guardia ne prendea, e si stretta la tenea, che etc. Zelotypus. In
amore suspiciosus.
Compasiò. Compatimet. Compassione, dolore dell’altrui pena, o del male
del prossimo; o sia commiserazione. Commiseratio, onis. Misericordia, ae.
Compasionà. Compatì. Tocas da la compasiò. Compatire ad alcuno. Aver com-
passione, e dolore dell’altrui male. Pungersi di compassione. Uomo si duro, che
non fosse punto per compassion di quel, ch’io vidi poi. Misereri. Commiserescere.
Compasionevol, da compasionà; degn d’es compasionat; che muf a com-
pasiò. Compassionevole, che muove compassione, e degno di compassione; o
misericordievole degno di compassione. Miserandus, a, m.
Compasionevol; c’ha compasiò. Misericordios. Compassionevole, miseri-
cordievole; che ha compassione. Misericors, dis.
Misericordia. Misericordia. Affetto, che si muove nell’animo nostro ad aver
compassione d’altrui miserie, e a sovvenirlo. Misericordia è virtù opposta
all’invidia, imperocchè ‘l misericordioso ha compassione di chi ha male, e lo
‘nvidioso è lieto del male altrui. Misericordia, ae.
903
Per misericordia, per compasiò. Misericordievolmente; misericordiosamen-
te; con misericordia. Misericorditer.
Pietà per compasiò. Pietà, val compassione. L’altro piangeva si che di pieta-
de io venni meno. Spero trovar pietà, non che perdono. Commiseratio, vel
misericordia, ae.
904
Deleguat de compasiò. Alliquidito di compassione. Liquescens misericordia.
Desfas de dolor, de pasiò. Struggersi per dolore, passione etc. Stemperarsi. L.
Dissolvi.
Pasiò. Compasiò. Passione, val compassione. L. Commiseratio. Misericordia, ae.
Emulaziò. Emulazione. Non è invidia ma passione d’ottener quel, ch’è cerca-
to, o desiderato da altri dell’esser suo. L. Aemulatio, onis.
Emol; competitor. Emulo. Concorrente. Gareggiatore. Aemulus.
Andà a gara. Gareggiare. Fare a gara. Concertare.
Gara. Gara. Contentio, onis. Concertatio, nis.
Rival d’amor. Rivale. Concorrente d’amore nello stesso obbietto. Rivalis.
Procus, i.
347 [r] Ampia. Ansietà. Mancafiat. Ansietà. Ansia, travaglio d’animo. Patisce ango-
scia, e ansietà, come s’egli s’affogasse. L’ansietà, e la paura vanno innanzi
all’atto carnale. Aveva ansia nel cuore per la paura. Anxietas. Anxietudo.
Ansios. Chà l’ampia. Fanat. Anso. Pieno d’ansietà. Ansiato. Pensiero ansia-
to, cioè ardente, e fisso. Ansio petto. Anso studio. Anxius, a, m.
Ampià. Ansà. Fanas. Trà ‘l fiat con afan. Ansiare. Ansare. Quella sospira, e
ansia. Anhelare.
Sofià con afan, e spesegà a refiadà. Asà. Ansare. Respirare con affanno ripi-
gliando il fiato frequentemente. Ansando a guisa d’uom lasso. Ansando forte,
e sudando tutto.
Sobatimet. Afan. L’asà. Ansamento. Per li ardenti ansamenti ripercosse più
volte le ‘nteriora. Ansiata. E grande ansiata di bocca soffiava nella benda de’
capelli. Anhelatio, nis.
Angossa. Angoscia. Travaglio. Affanno. E un pensier, che solo angoscia dalle.
Angor. Ansietas. Molestia, ae.
Avì l’angossa. Es in angossa. Fà l’angossa. Angosciare. L’avaro prima s’an-
goscia di raunar le desiderate cose. Angere. Vexare.
Cha l’angossa. Fanat. Angosciato. Da noiosi pensieri angosciata. Angoscioso.
Angoscioso pianto. Con un vento angoscioso de’ sospiri. Sollicitus. Anxius
Con angossa. Angosciosamente. Con angoscia. Anxie. Moleste.
Che dà, o fà angossa. Angoscevole, che apporta angoscia. L’angoscevole
paura costringe di pensare. Anxius, a, m.
Dà afan a vergù. Mettere in affanno alcuno. Di che tu in grandissimo affan-
no d’animo messo mi hai. Angore afficere.
905
Strempià. Trambasciare. Trangosciare. Angi.
Afan de penser. Affanno pensoso. Lat. Solicitudo, nis. Solicitudo est aegritu-
do cum cogitatione.
Afan, pena. Affanno. Pena. Non gli fosse ancora il polso, e ‘l battimento del
cuore per lo durato affanno potuto riposare. Angor. Anxietas. Afflictio.
Fanat. Affannato. Affannoso. Pien d’affanno. Che non aver così affannoso
amore. Anxius, a, m. Angorum plenus, valde solicitus, a, m.
Chis fana in tug i laor. Affannone, che si piglia d’ogni cosa soverchia briga. Se
ipsum crucians sui afflictor immodicus. Immodice anxius. Summe solicitus, a, m.
906
Pasio d’ù che no’ abi quel c’ha un oter. Emulazione. Lat. Aegritudo, vel
aemulatio, nis; f. g.
Sgringà. Sbefà. Sgrignare. Che mi può far tua beffa, e ‘l tuo sgrignare?
Irridere. Sgrignare, rider per beffe.
907
Ingrignas de vergù. Fasen de bef. Sghignare. Farsi beffe. Burlare alcuno.
Riderò nella vostra morte, e sghignerovvi. Irridere. Despicere.
Ol trà atoren; ol fan favola. Strepaz. Strazio. Peggio è lo strazio al mio parer
che ‘l danno. Ludibrium. Contumelia, ae.
Che calufa, che sbefa. Caleffatore, che caleffa. Derisore. Voi mi parete uomi-
ni da dire il vero, e non caleffatori. Irrisor, ris.
908
Sprezant. Despresios, che fà despresi, di despeg. Disprezzatore. Dispre-
giatore. Dispregiator di quanti il mondo brama. Dispregiatrice. Contemptor,
ris. Contemptrix, is. Dispettoso. Ontoso. Contumeliosus, a, m.
Sprez. Sprezadura. Disprezzo. Io parto per ver dire, non per odio d’altrui, né per
disprezzo. Lat. Despicatus, us; m. g. Despicatio.Despectio, nis. Despicientia, ae.
909
Despresià, fà di despeg, di despresi. Dispettare. Dispregiare. Tu metti virtù
in dispettare gl’Iddii, e gli uomini. Despicari. Spernere.
Despiasì. Desgust. Dispiacere. Dispiacimento. Dispiacenza. Disgusto. Per
queste contrade vanno di male brigate assai, le quali di molte volte ne fanno
di gran dispiaceri. Displicentia, ae. Iniuria, ae. Molestia, ae.
Con despiasì, con mud desgustos. Dispiacevolmente. E cominciando uno a
novellar dispiacevolmente etc. Moleste.
Despiasì. Dispiacere. E allora possiamo credere di piacere a Dio, quando
dispiacciamo a coloro, che dispiacciono a lui. Displicere.
Che dispias. Dispiacente, che dispiace. Dispiacevole. E avesse fatte assai
delle cose dispiacenti a Dio. Perché col continuar delle cose si genera fastidio,
e ‘nfin la dolcezza del mele a chi ‘l continua viene dispiacevole. Displicens.
Molestus.
349 [r] Scornà vergù. Scornare; beffare alcuno. La brigata si puose insieme per farlo
scornare. Ludibrio habere aliquem.
Scorno. Scorno. Ignominia. Beffe. Fuggi perdita, pericolo, o scorno.
Ignominia. Opprobrium. Ludibrium.
Scornat. Scornato. Sbeffato. Svergognato. Rimase costui confuso, e scornato.
Ludibrio habitus.
Improperi. Rimproverio. Rimprovero. Rimproveramento. Parole di biasimo,
o d’ingiuria. Villania. Oltraggio detto in faccia. Improperium. Da rifrenare è la
lingua, che non proferì sozze parole, e parole di rimproverio. O beate quelle,
che senza te i rimproveri della rustichezza sostengono.
Che dis d’improperi. Rimproverante. Non si maraviglino dunque li rimpro-
veranti invidiosi. Exprobrator.
Petà in dol mostaz a vergù i sò vizi. Rimproverare. Dire in faccia altrui li suoi
vizi. Improperare.
Despresi. Vilanarie. Oltraggio. Oltraggeria. Superchieria. Ingiuria. Villania.
Iniuria.
Oltragià. Ingiurià. Oltraggiare. Fare oltraggio. Iniuriam inferre. Contumelia
afficere aliquem.
Oltragiat. Ingiuriat. Oltraggiato. Prese sicurtà di scoprire agli oltraggiati
popolani l’animo suo. Iniuria affectus.
Ingiurios. Oltraggioso. Pieno d’oltraggi. Dicendo parole villane, ingiuriose,
oltraggiose, soperchievoli. Iniuriosus, a, m.
Svilà, o svilanà zò vergù. Diga drè di vilanie. Villaneggiare alcuno. Fargli
villania. E questi cotali non poteva patire a vedere, e sempre li villaneggiava.
Iniuriam inferre.
910
Chi svila, o svilana, o dis di vilanie. Villaneggiatore. Che fa villania. Iniurius.
Iniuriosus.
Devolgà. Spantegà per tut. Divolgare, pubblicare. Lat. Vulgare. Evulgare, di-
vulgare, efferre in vulgus.
911
Infamat. Infamato. Come l’hai tu potuto fare, che tu abbi eletto nel tuo mari-
taggio così infamata donna. Infamis.
Infam. Vituperos. Infame. Il giovane infame era a tutti. Infamis.
Infamamet. Con infamia. Turpiter.
Boconada. Detto mordace. Lat. Scomma, tis; f. g., vel dicacitas, tis; f. g.
Ingiuria. Ingiuria. Offesa volontaria e contra ‘l dovere. Questa ingiuria si fa o
con forza, o con froda. Iniuria, ae.
Che fà ‘ngiuria, che ingiuria. Ingiuriante. Ingiuriatore. Iniuriae illator.
Ingiurià. Fà d’ingiurie. Ingiuriare. Far ingiuria. Più peccato è lo ‘ngiuriare
altrui per oltraggio, o per propria superbia. Iniuriam facere, vel inferre.
Con ingiuria. Ingiuriosamente. Camillo cacciato dalla patria ingiuriosamen-
te. Iniuriose.
Ingiurios. Ingiurioso, che apporta ingiuria. Vergognandosi forte di parole in-
giuriose. Iniurius. Iniuriosus.
Desonestamet, o desonoratamet. Disonestamente. Lat. Inhoneste. Turpiter.
Disonoratamente. Indecore.
350 [r] Desonorà. Disonorare. Lat. Dedecorare, dedecus afferre. Turpitudinis, vel in-
famiae notam inurere.
Desonor. Disonore. Lat. Dedecus, oris; n. g. Turpitudinis, vel ignominiae nota.
Desonorat. Disonorato. Lat. Dedecoratus, a, m., vel dedecore affectus, a, m.
Sprezà. Spregiare. Dispregiare. E dispregiando Iddio col cuor favella.
Spernere. Despicari. Sprezzare. Disprezzare.
Sprezat. Spregiato. Vedendo uomo spregiato, e mal vestito. Spretus. Contemptus.
Sprez. Sprezzamento. La gran familiarità partorisce sprezzamento. Spregio.
Dispregio. Lo spregio de gli uomini perversi, ch’è fanno della vita nostra, è
uno approvarla. Contemptus, us. Despicatio, onis.
Sprezant, che no’ stima, o no’ fà cúnt. Sprezzatore. Spregiatore. Spre-
giatrice. Se non la mano di distinguere li cultori suoi dalli sprezzatori suoi.
Contemptor, is. Contemptrix, is.
Sviliacà. Stimà negot. Vilificare. Avvilire. Vilipendere. Lo svilificavano, e
schernivano, e dicevano: Chi è questi. Despicari. Contemnere. Nihili pendere.
Sviliacamet. Vilipensione. Nascevano le vilipensioni. Despicatio, nis.
Sviliacat, stimat negot. Vilipeso. Io mi vedea schernito, e vilipeso. Nihil pen-
sus. Contemptus.
912
No’ fas cúnt, no’ stimà, o fà stima de vergù. Vilipendere. Sprezzare. Non
fare stima, non tener conto. Fu persona con la mente gonfiata, e sdegnosa, che
a sé attribuiva ogni cosa, e tutti gli altri vilipendeva. Nihil pendere. Spernere.
Aver a vile. Tener a vile. Dispregiare.
Dag de basa. Avvilito. Ma gran sentenza di Dio fu, che per le loro sette pas-
sate fosse avvilita la loro giurisdizione.
Adulazione
Adulà. Andà dré al vers de vergù. Palpal. Adulare. Proceder con adulazio-
ne. Palpare. Andar a Piacenza. Proverbio. Adulari. Assentari.
913
Andà a segonda de vergù molindo molindo; unzega i strivai per ingrazias
con lù, e per vegnin sù la sò. Piaggiare, secondar con dolcezza di parole l’al-
trui opinione per venire cautamente, e quasi con inganno pian piano a fine del
suo pensiero. Unger gli stivali. Prov. Assentari. Adulari.
Andà a spiana pil, coi bele, e coi bone; andaga drè col la zuca de la mel.
Lisciare per adulare, piaggiare. Palpare. Il predicatore non deve palpare, e
lisciare, ma tagliar, e incendere. Assentari. Piacevoleggiare, cioè andare con le
belle, con le buone destramente, e con piacevolezza. Piacevoleggiandoci ci ag-
grava col giogo della servitudine. Leniter se gerere.
Lusingà, e carenzà vergù per vegnin sù la sò. Lusingare. Allettar con false
parole per indurre altrui a sua volontà, o in suo pro. Si tu mi credi ora con tue
carezze infinte lusingare. Blandiri. Assentari. Illicere.
Lusinga. Careza per ingrazias con vergù. Lusinga, vizio contrario alla virtù
della correzione, ed è dolcezza di parole con alcuno color di pianto, per reca-
re l’animo altrui alla sua propria volontà, e utilità. Lusingamento. Lusingheria.
Lusingherie vili. Blandicia, vel illecebrae, vel blandimentum, i. Blanditus, us.
351 [r] Con lusinghe. Lusinghevolmente. Con piacevolezze. Il padre, e la madre an-
davano a lui si lusinghevolmente. Blanditer.
Chiamà u’ col so nom smezat, o diminutif. Chiamare uno per vezzi. Aveva
una sua nipote chiamata per vezzi Cesca, forse in cambio di Francesca.
914
Con carezine, con mognine, e galantaria. Vezzosamente, con graziosa manie-
ra; con vezzi, con amorevolezze. Blande. Venuste.
Vezos; grazios, o galant. Grazià. Vezzoso, che ha in sé una certa grazia, e piace-
volezza. Vezzosi fanciulli. Vezzose donne. Venustus. Elegans. Lezioso. Elegans, tis.
Fà l’inviziat, nom toche, che nom desconze, che nom guaste. Fà ol vesò, l’afe-
tato, ol grazia, ol grazios. Far del vezzoso, di chi procede leziosamente, o fa dello
schifo. Questi romiti fanno del vezzoso. Molliter se habere. Far del lezioso.
Avì, o tegnì car. Careggiare per tener caro, per aver in pregio. Gratum esse.
Le cose lungo tempo desiderate più si careggiano, quando si ricevono.
Fà parì bò vergot. Fal tegnì più car. Careggiare. Quando Dio tardi esaudisce
careggia li suoi doni (cioè li fa tener più cari; e li fa saper buoni), non li nega.
Carenzat. Accarezzato. Basta loro per esser accarezzate, ed anche per esser
tenute belle.
351 [v] Compiasì vergù. Andaga drè sul sò vers. Compiacere. Andare a compiacen-
za, a versi per adulare. Obsequi alicui.
915
Piasì. Gust. Compiacenza. Compiacimento. Delectatio. Voluptas.
Deletevol, che dà gust. Dilettabile, atto a dilettare, che porta diletto, dilette-
vole. Delectabilis. Iucundus.
Piasì. Gust. Dilet. Diletto, piacere, gioia, gusto. Contento si di animo, come
di corpo. Piacimento. Vuo’ vedere in un cuor diletto, e tedio, dolce e amaro.
Dilectatio. Oblectamen. Voluptas.
Per gust. A diletto. Bagnandosi a diletto in un piccol fiume. Delectabiliter.
Per bel dilet, a bela posta. A bel diletto, a bella posta. Consulto. Dedita opera.
Gustosisim. Dilettosissimo. Piacevolissimo. Iucundissimus, a, m.
Guost, diletevol. Dilettoso. Piacevole. Gli uomini virtuosi si vede, che hanno più
lunga vita, e assai più dilettosa, e gioconda, che i cattivi. O viva morte, o diletto-
so male! Gustoso. Gustevole. Il ragionare degli antichi sempre è stato gustevole.
Gustoset. Piacevoletto. Assai bella, e piacevoletta.
Consens. Consenso, consentimento. Assensus, us. Consensus, us; m. g.
Consentì. Consentire, acconsentire, assentire, dar consenso. Lat. Consentire,
vel assentiri, vel assentire. Assentio tibi ut etc.
Consenzient. Consentiente, che consente. Consentiens, vel assentiens, tis.
916
Maldicent. Maledich. Che taia i pagn ados. Maldicente, che dice male d’al-
trui. Maledico. Detrattore. Lo ‘ngiurioso macola l’onore altrui, ma ‘l detrattore
la fama. Obtrector. Maledicus. Detractor. Obloquutor. Detrattore. Detrectator,
is. Obtrectator. Obloquens. Oblocutor.
Mormoraziò. Mormorazione. Detractio. Oblocutio.
Mormorador, che mormora, che baia drè; spos ai spale. Mormoratore.
Morditore. Abbaiatore. Detractor. Obloquutor. Conviciatore. Svilaneggiatore.
Maledico. Detrattore. Ingiuriatore. Conviciator.
Mormorà drè a vergù. Mormorare. Detrarre. Alicui detrahere. Obloqui. Clan-
culum detrahere.
Ponz, o taià vergù. Pugnere. Offendere altrui mordendo con detti. Queste paro-
le punsero amaramente l’animo del Rè. Laedere. Pungere. Mordere. Non dar
materia a gl’invidiosi presti a mordere ogni laudevol vita. Mordere. Detrahere.
Infamà, levà la reputaziò. Infamare alcuno. Dargli cattiva fama. Torgli l’ono-
re, la reputazione. Lat. Infamare. Infamia notare.
Infamia. Infamia. Infamazione. Infamamento. L. Infamia, ae.
Ch’infama. Infamatore. Infamatrice. L. Infamator. Infamatrix.
Bugia
Busia. Cagna. Bugia. Menzogna. Falsità di parole. Bugia si è a celare la veri-
tà con alcun color di parlare con animo d’ingannare altrui. Sempre a quel ver,
che ha faccia di menzogne. Mendacium, ii.
Busieta. Bugiuzza. Per entro la sua storia spargendo alcuna bugiuzza. Menda-
ciolum.
Dì, o fà di busie. Bugiare. Dir bugie. Mentire. Sono alquanti, che più promet-
tono, e meno attendono, e fannosi nemici coloro, a quali bugiando prometto-
no. Se le vostre parole non mentono. Mentiri. Mendacium dicere.
Busieret. Impò busier. Bugiarduolo. Mendaculus, a, m.
Busier. Busard. Bugiardo. Menzoniere. Menzonario. Mentitore. Mentiero.
Mendax, cis. Per le bugie de bugiardi appena è creduta la verità. Fecero men-
zonaria la vita loro. Nell’amor sempre menzoniera l’ira.
Busierò. Busardò. Bugiardissimo. Bugiardissimo parlatore. Mendacissimus, a, m.
Busia de schers per compiasi, de dan. Bugia giocosa, offiziosa, dannosa.
Mendacium ludricum, vel iocosum, officiosum, damnosum.
352 [v] Busiaza. Bugia mostruosa. Magnum, et impudens mendacium.
As riva più prest u’ busier, che u’ zop. Si giugne più presto un bugiardo, che
un zoppo.
917
I busie ia curg i pè. Le bugie sono zoppe, cioè per mezo delle bugie uom non
s’avanza.
Tegnì u’ per busier. Tener uno mentitore. E sarebbe stato tenuto mentitore.
Fals. Fint. Aparent. Mentito, falso, bugiardo. Quel traditore in si mentite larve.
Falsus.
Falsità. Falsità. Vizio contrario della lealtà. Si è a dire una cosa, e farne un’al-
tra per animo d’ingannare altrui. La falsità non si può commettere, se non si
mostra una cosa per un’altra. È falsità generalmente lo negar quel, ch’è vero;
o falsura. Falso. Falsezza. Falsamento. Falsia. L. Falsitas, tis.
918
Ingan. Fallacia. Inganno. Mancanza. Fallacia è ingannar altri con le parole.
Fallaggio. Quale uomo si diletta troppo in dire, tenuto è dalla gente in fallag-
gio. L. Fallacia. Dolus, i. Fraus, dis.
353 [r] Inganà. Ingannare; far fraude, inganno; mostrare una cosa per un’altra. Deci-
pere. Fallere.
Tradì. Tradire. Usar fraude contr’a colui, che si fida. Tradì i Pisani, e si ribellò
da loro, per trattati. Prodere.
Tradit. Tradito. Proditus.
Traditor, che tradis. Traditore. Proditor.
Traditora. Traditrice. Proditrix.
Tradimet. Tradimento. Tradigione. Morto per tradigione. La potenzia del tra-
ditore coperse l’infamia del tradimento. Proditio.
Con tradimet. Traditevolmente. Con tradimento. Proditorie.
Da traditor. Traditevole. Li traditevoli inganni. Proditorius, a, m.
Simulador. Dissimulatore. Lat. Dissimulator, ris; m. g.
919
Ol simulà, simulaziò. Dissimullazione. Lat. Dissimulatio, nis; f. g.
Dopi. Fintos. Doppio, simulato, finto; che ha doppiezza. Io l’ho sempre vedu-
to in uno specchio. Un tristo, un doppio, un vil traditor vecchio.
920
Esecrabil, esecrando. Degn de maladiziò. Esecrabile. Detestabile. Degno di
maladizione. Execrabilis. Detestandus.
Zurà per Dio. Giurare per Dio. Lat. Per Dei nomen deierare.
Zurà ‘l fals. Giurare il falso. Lat. Peierare. Falsum deierare. Falso iurare.
Zurà la verità. Giurare la verità. Lat. Vere iurare, iusiurandum verum iurare.
Zurà de sì. Zurà de nò. Giurar di si. Giurar di no. L. Iureiurando affirmare.
Iureiurando negare.
921
Aborimet. Detestaziò. Detestazione. Detestatio. Execratio. In singolar dete-
stazione etc.
Biasmà. Biasimare. Avvilire. Vituperare, dicendo mal della cosa di che si par-
la, e mostrando in essa sconvenevolezza, o difetto. Vituperare. Criminari. Lo-
da temperatamente, ma più temperatamente biasma. Tal biasma altrui, che se
stesso condanna.
Incontinenza
Rufià. Mezetì. Vintiset. Ruf. Ruffiano. Mezzano prezzolato delle cose vene-
ree. Il ruffiano è il proposto delle meretrici, overo il sudducitore così chiama-
to, perché lenisce, pialla, e blandisce, cioè fa morbide, e inferme le menti de
miseri. Leno, is. Sensale di bordelli. Le donne sono ottime sensali etc.
Rufiana. Rufa. Ruffiana.
Rufianesim. Ruffiania. Ruffianesimo. Ruffianeria. La quale ottimamente sape-
va l’arte del ruffianesimo. Lenocinium, ii.
Fà ‘l rufià, ol vintiset. Portar polli. Opera fanno a portar polli. Lenocinari.
Lenocinium exercere.
Fà ‘l rufià a vergù. Arruffianare. Disporre, e indurre chi che sia a requisizio-
ne del terzo a male operare in carnalità. Arruffiano madonna Ghisola per
moneta al marchese. Lenocinio ad stuprum inducere.
Paga da rufià. Mercede da ruffiano. Merces lenonia.
Mester da rufià. Arte del ruffiano. Ars lenonia.
Costum da rufià. Costume da ruffiano. Mos lenonius, a, m.
Rufianas sù. Rufianà sù vergot per fal parì più bel. Arruffianare sé; cioè
rassettarsi, e raffazzonarsi ricoprendo li propri difetti, per apparire più bello, e
pulito. Così arruffianare una cosa vale per raffazzonarla per farla apparire più
bella, e migliore. Mangonizare rem.
922
laidura, di bruttura, di sozzura, di sozzità, di sozzezza, di lascivia, di sporcizia,
di lordura, d’impudicizia, di disonestà, di disonestezza, di corruzione, di car-
nalità, di carnale diletto, d’impurità, d’immondizia, d’intemperanza carnale
con alcuno. Omnes sordes, foeditates, turpitudines, lasciviae, inpudicitiae,
corruptiones, pollutiones, spurcitiae, immunditiae.
Guast, sporch, nefand. Lusurios. Laido. Sozzo. Lascivo. Sporco; lordo, im-
pudico, disonesto, corrotto, impuro, scostumato, immondo, lussurioso, lercio.
Turpis, inhonestus, lascivus, foedus, impudicus, corruptus, impurus, immon-
dus, pollutus, inquinatus. Luxuriosus.
354 [v] Carnalmet. Con sporchità de carne; impuramet. Carnalmente. Lordamente.
Impudicamente. Impudice, inhoneste, turpiter, luxuriose, lascive, molliter.
Putaner. Puttaniere. I puttanieri, e gli altri di simil lordura assai. Scortator, ii.
923
Ol stà insem de la fomna col om. Concubito. Il giacer della donna insieme
con l’uomo. Il concubito ingiurioso d’Elena. Concubitus, us.
Usà carnalmet. Assembrare. Congiugnersi carnalmente. Tali persone non si
possono assembrare senza peccato. Coire.
Rop la pignata, o sbat zò ‘l coverchiì; o sverginà. Smalizià. Deflorà.
Violà, tuga l’onor. Svergognà. Disverginare. Sverginare. Dispulzellare.
Disfiorare. Torre il fiore. Disonestare. Levar l’onestà. Ma Leptino la dispul-
zellò, e pigliolla per moglie. E come colui, che disfiora la vergine, le toglie
quel bene, che mai non può racquistare. Deflorare. Devirginare. Vitiare.
Inhonestare aliquam. Svergognare, o violare, o desonestare chi è vergine.
Violare, vel dehonestare.
Ol desverginà; ol tù l’onor, la verginità. Stupro, è illecito disfioramento di
vergini. Defloratio. Contaminatio. Disfioramento. Diverginamento. Sver-
ginamento. La seconda si è stupro, che è illecito diverginamento. Sturpo,
violazione della verginità, o corrompimento d’una vergine, o d’un vergine.
Stuprum, i.
Fornicà. Fornicare. Fornicari. Meretricari. Scortari.
Fornicaziò. Fornicazione. Uso carnale di coloro, che non sono legati in matri-
monio, ma liberi de loro corpi, o sia congiunzion carnale di soluto con soluta.
Fornicatio, nis.
355 [r] Chi fà fornicaziò. Fornicatore, che fornica. Fornicario, e se è donna si dice
fornicatrice. Fornicarius, ii. Scortator. Forniaria, ae.
Con fornicaziò. Fornicariamente. Con fornicazione. Fornicarie.
Adulterà. Adulterare. Avolterare. Far adulterio. Egisto avolterava con Cli-
tennestra. Gli uomini di quella provincia facevano avolterare le donne loro.
Adulterare.
924
Incest. Cest. Incesto, è l’usar con parenti del sangue, e con le affini, e religio-
se contra la natural riverenza, che si deve avere a tali persone. Incestus, us.
925
si scandalezza, e questo è sempre peccato, imperocché non si scandalezza, se
non se alquanto rovinasse di spiritual rovina, la qual è peccato.
Lader. Ladro. Furo. Imbolatore. Rubatore, che toglie la roba altrui di nasco-
sto. Fur. Raptor.
Chi roba per forza. Rapitore, che rapisce. Rapitore è colui, che per forza
toglie le cose altrui. Rapinoso. Rapinatore. Raptor, is.
Bar de zugh de carte, o de zugh de ma’. Mariuolo. Quegli, che inganna a giuo-
co, o con giuocar di mano, o con istrumenti da giuocar falsi. Fraudolentus. Do-
losus.
356 [r] Cinguen, o cinguegn in plural. Zingani, over ussisolenissimi barattieri. Real
come un zingano.
926
feneratore è chi toglie quello, e mette su l’usura, e togliene merito; chiamasi
capo d’anno.
Usura, guadagn ingord, interes; pro; fig. Usura è quello, che si riceve oltre
alla sorte prestata, e ‘l presto sta in quelle cose, che sono in peso, o in nume-
ro, o in misura. Usura è quando per prestare alcuni danari, o cose, le quali
usando si consumano, come grano, vino, o altra vittuaglia la persona vuole
qualche cosa più che ‘l suo capitale. Foenus iniquum. Usura, ae.
Nom divers d’usura. Nomi diversi d’usura, cioè dono di tempo; interesso;
cambio; mento; civanza; baroccolo; ritrangolo; scrocchio; scrocco; trabalzo;
barocco; ed altri nomi inventati dall’avarizia umana.
Con usura. Con usura. Foenerato.
Tuù a ‘nteres. Prendere, o pigliare a usura.Foenus facere. Sumere foenon.
Daner vegnit d’usura. Danaro raccolto d’usura. Foenecata pecunia, vel ex
usuris collecta.
Pecat d’usura. Peccato d’usura. Peccatum foenebre.
Tep, dove al cessa l’usura co’ la restituziò del daner al usuravol. Tempo in cui
cessa l’usura con la restituzione del capitale a chi lo diede. Foeneralia, orum.
356 [v] Tend ai usure. Dà a ‘nteres. Dà fò di daner al pro; a fig; a bigliet. Usureg-
giare. Far usura. Chi usureggia offende natura. Foenerari. Foenon dare.
Dag a ‘nteres, al pro. Usureggiato. E furono li primi danari usureggiati. Foe-
non datus.
Contrat usuratich. Usurario contratto. Come sono contratti usurari, che sono
tanti, e tanti, e tutti dì se ne trovano. Usurarius contractus, vel contractus foe-
neratorius, vel foeneratitius.
Usura al ciqu per cent. Usura al cinque per cento. Foenus quancuncibus.
927
Al ses per cent. Al sei. Semissibus.
Scrocà. Menà ol rudò. Scrocchiare, o scroccare, ed è fare che che sia alle
spese altrui. Immunem abire.
Cabolà vergù. Fal zò. Ingegnare alcuno. Gabbiarlo con doppiezza. E chi per
disa-more, o per malvagitade, o per falsezza ingegna amico, o frate. Decipere.
Fraudare.
Tirada furbesca. Tratto, o tiro. Atto fraudolente. Astuzia. Fraus. Astutia, ae.
Con artifizi, con furbaria. Artatamente. E artatamente prese con costui una
stretta dimestichezza. Fraudolenter. Ingeniose.
928
357 [r] Ingan. Inganno è una insidiosa malizia, quando alcuno si fa involar la cosa,
che gli è stata data in serbanza. Fraus. Dolus.
Sfros. Roba sfrosada al dazi. Frodo, è la cosa celata a gabellieri, per non
pagar gabella. Perché con esso teco sempre si paga la gabella, e ‘l frodo.
Fraus, dis, vel vectigalis fraudatio.
Fà una cavaleta a vergù. Fare una cavaletta a uno; ingannarlo con doppiez-
za, e astuzia. Aliquem fraudolenter decipere.
929
Birbantescamet. In maniera di truffa. Fraudolenter.
Lagas tacà ai mà la roba di oter. Fare, che gli s’appicchi a le mani la roba
altrui. Surripere.
Robà per forza. Rapinare. Rapire. Torre con violenza, o contr’a ragione. Rapere.
Ol robà per forza. Rapimento. Ratto. È quando contro alla volontà d’una fan-
ciulla e de’ parenti è tolta, e corretta. Raptum, i.
Rapinà, ol tuù per forza. Rapina. Rapimento. È la rapina più grave del furto.
Rapina, ae.
Robà. Rubare. Tor l’altrui o per inganno, o per violenza. Rubarono la chiesa,
la casa. Furari. Surripere. Rapere.
Robà poch per vulta, o trag trag. Rubacchiare, cioè rubare di quando in
quando, e poco per volta.
Robà al prencip. Rapire al principe. Peculari, vel depeculari, vel rem publi-
cam furari.
Sgrafignana di laor dol prencip. Furto delle cose pubbliche. Peculatus, us; m. g.
Fur. Furo. Ladro. Imbolatore. Lat. Fur, is. Furatrice. Ladra. Furax, cis.
930
Furfà. Furare. L. Furari
Spoià, o fà ‘l spoi d’una cà. Dare una spogliazza a una casa, è votarla.
Depraedari, domum furari.
Fà di fufigne. Far gherminelle. Quivi più non hanno luogo le sue gherminel-
le. Decipere.
Ol zugh de la corezula che l’è det, che l’è fò. Il giuoco della gherminella;
mostrar di perdere per poter vincere, e d’aver perduto, per poter racquistare.
Che fanno parere il filo or dentro, or fuora come vogliono con leggerezza di
mani. Praestigiae, arum.
Oprimì. Sofegà vergù, tegnil sot, o calcat zò. Opprimere, quasi premere, e tener
931
sotto, e vale soffocare alcuno con superiorità di forze, che sia inferiore a sé, e
impedirgli il poter risorgere. Que’ di Brescia essendo in male stato, e molto oppre-
muti da loro. Opprimere. Oppressare. Soffocare, vale angariare, tiranneggiare.
358 [v] Sofegà. Soffogare. Soffocare. Opprimere. Studio è del nemico di soffocare il
seme della divina inspirazione. Suffocare.
Tegn opres vergù; o coconat zò. Tener uno soperchiato. Quando voleva
l’uno, non volea l’altro, che si tenea soperchiato, cioè oppresso.
932
Coconà zò vergù. Soperchiare alcuno; vale superarlo. Superare.
933
Dà un impostura a vergù de vergot de mal. Imputà a vergù quac colpa. Ap-
porre, vale incolpare a torto. Averle fatto male, e ora apporle questo per iscusa
di sé. La cui morte è apposta a mio marito. E falsamente già fu apposto altrui.
Apponendogli tradizione. Vitio vertere. Insimulare.
Che incolpa. Incolpatore. Che quelli peccati, i quali son loro apposti sieno
commessi dalli loro incolpatori. Culpator.
Colpa, pecat. Delitto, peccato di fatto. Lat. Peccatum, i. Colpa, peccato; delitto.
Culpa, peccatum, delictum, i; n. g. Delitto, peccato d’omissione. Lat. Delictum.
Chiamas in colpa. Colparsi. Rendersi in colpa. Si dee colpare de’ suoi peccati.
Desorden. Disordine per errore. Lat. Error, ris. Disordine, perturbazione d’or-
dine. Lat. Ordinis perturbatio, is, vel ordo perturbatus, vel inconditus.
Pecat. Peccato. Fallo, errore; ogni detto, o fatto, e ogni cosa desiderata con-
tr’alla legge di Dio. Peccatum, i; n. g.
Pecà. Fà pecat. Peccare; non è altro, che trapassare le leggi di Dio, e li suoi
comandamenti. Delinquere. Peccare.
934
Falà. Sgarà. Errare; fallire; commetter errore, o fallo. Lat. Errare. Peccare.
935
Fag empio, e doloros. Scelleratezza. Fatto pieno d’eccessiva malvagità, e
bruttura. Scellerità. Scelleranza. Scelleraggine. Scelus. Facinus.
Malignà vergù. Non solo non rendergli bene per bene, ma rendergli male per
bene. Malignitate aliquem persequi.
936
Iniquo. Fellonoso. Pien di fellonia. Perché avevano impresa fellonosa guerra.
Perfidus. Improbus.
Bestial. Fiero. Bestiale. Da bestia. Simile a bestia. Fuor dell’uso della ragione.
Ferus. Efferatus.
Spietat. Senza pietà. Spietato. Dispietato. Senza pietà, fiero, crudele. Crude-
lis. Ferus.
Incrudelis. Incrudelire. Divenir crudele. Tu solo sei colui, che verso te incru-
delisci. Saevire.
360 [v] Inasprì. Incrudelire. Inciprignere. Acciocchè noi non incrudeliamo loro più
gli animi. Exasperare. Concitare.
937
Tiranet. Tirannello.
Chi maza ol pader. Parricida. Donna parricida; che uccide il padre. Parricida,
ae. Mulier parricida.
Mazà. Tuù la vita. Uccidere. Privar di vita. Tor la vita. Occidere. Disanimare.
Ancidere (poetico). Occidere. Necare. Interficere. Perimere. Ammazzare, per
uccidere generalmente.
938
Stringà ù. Faga la festa. Fà freg ù. Tuga la vita. Slongal lì. Daga la mort.
Destendel lì. Fal murì. Smortil. Mandal ad patrem. Cavaga l’anima. Tral
a tera. Leval dal mond. Tul dal mond. Cazal al mond de là. Uccidere uno.
Porre uno in su le lastre. E lui disteso batte in su le lastre. Levarlo di terra. Io
non mi terrei mai né contenta, né appagata, s’io nol levassi di terra. Occidere,
vel perimere, vel e medio tollere aliquem. Far la festa a uno; ucciderlo. Ex-
tremum supplicium de aliquo sumere.
361 [r] Fà tort. Far torto. Torto mi fece il velo, e la man, che s’attraversa.
A tort. A torto. Senza saper, che si dicano, dannano, e vituperano a gran torto.
Inique, immerito.
939
Sfracasà. Fracassare. Metter a rovina, in conquasso. Conquassare. Dando loro
il dì, e la notte gravi assalti, e rittivi più trabocchi gli fracassava d’ogni parte.
Conquassare. Vastare.
Strage. Taiada. Pestada. Strage. Pestamento. Pesta. E per quella gran pesta
di quella grande uccisione fu appellata la città di Pistoia. Strages. Tagliata di
gente. Pochi dì appresso il tagliamento de’ cittadini di Bologna. E perché in
questo luogo fu gran tagliata di gente etc. Caedes.
940
Eversor. Destructor. Perditor, ris. Distruttivo, atto a distruggere. Egli non ver-
rebbe a quell’atto, ch’è distruttivo del suo essere.
Destrut. Distrutto. Destructus, a, m. Eversus, a, m. Perditus, a, m. Profligatus, a, m.
Ribeliò. Ribellione. Ribellagione. Rubellazione. Ribellamento. Rubellamento.
Rebelio. Rebellium.
Ribelas. Rubellarsi. Partirsi dall’obbedienza del principe, o della repubblica,
e sollevarsi lor contro. Rebellare.
Fà ribelà vergù. Ribellare, o rubellare. Far partire altrui dall’obbedienza del
suo principe. Color seguaci rebellerebbono la città di Lucca. Rebellare.
Ribel. Ribello. Ribellante. Perché io fui ribellante alla sua legge, cioè non
seguitavo la sua legge. Rebellis. Rebellans.
Sediziò. Sedizione. La sedizione propriamente è contraria alla unità del popolo, o
della città, o del regno, e così è contraria alla giustizia, e al comun bene. È quan-
do una parte di una città s’apparecchia a combattere contro all’altra. Seditio, nis.
Sedizios. Sedizioso, vago di sedizione. Seditiosus, a, m.
Indusì, o tirà vergù à fà mal. Sedurre, o soddurre. Distorre altrui dal bene, e
tirarlo al male. Molti ne avea raunati, e soddotti a mal fare. Seducere. In favo-
rem inducere.
Ch’indus, o tira u’ al fà mal . Seduttore. Seducente, che seduce. Seductor.
362 [r] L’indusì, o tirà al mal; seduziò. Sodutta, o soddotta, o seducimento, seduzio-
ne. E ciò fu per la soddota de’ Fiorentini. Guardate, che niuno s’inganni per
seduzione. Seductio.
Istigaziò, ol dà sot, o tegn sot ol dit. Sommossa. A sommossa del papa e sed-
ducimento del re di Francia. Instigatio. Suasio.
Ch’istiga, chi dà, o tè sot ol dit. Sommovitore. Instinctor, is. Come ribello, e
sommovitor di romore. Sollevatore. Auctor, ris.
Istigà. Dà sot ol dit. Sommuovere. Instigare, persuadere. Commovere.
Incitare. Persuadere. Instigare. Incitare. Commovere.
Istigaziò. Spinta. Sommovimento. Sommossa. Persuasione. Istigazione. Insti-
gatio, is.
Solevaziò. Sommovimento. Garbuglio. Sollevamento. Commotio. Confusio.
Solevat. Sommosso. I cittadini erano sommossi a furore contra lui. Commotus.
Solevas. Sommuoversi. Commoveri.
Tumult. Solevaziò. Tumulto. Romore di popolo sollevato, e commosso. In
tanto tumulto, e discorrimento di popolo. Tumultus, us.
941
Fà tumult. Tumultare. Tumultuare. Tumultuare.
Calca de zet. Calca, Folla. Lat. Multitudo, aut turba conferta. D’huomini. Ho-
mines conferti. Di donne. Mulieres confertae.
Desturbator, che desturba. Sturbatore. Dicendo, ch’egli era sturbator della pace.
Voltà tut sot sora. Met a cotoboi. In sconquas. Voltare, e mettere sozzopra,
o sottosopra, in iscompiglio, in confusione. Evertere. Mettere a soqquadro.
Soqquadrare. Entraron dentro, e misero a soqquadro tutta la casa. Si dice
anche mettere a conquasso. Conquassare. Evertere.
942
tu non parli ad uomo discordioso e che tu non metta legna in suo fuoco.
Discordiosus.
Somnà zizania. Met mal. Met sisma. Reportà mal. Seminare zizzania, cioè
dissensione, discordia, scandalo; vale ripportar male dall’uno all’altro e fargli
male suggestioni.
Faziò. Part. Partit. Setta. Fazione. Or non fu egli per fraude, e per invidia
d’una iniquissima fazione. Parte ancora si dice. Perciocchè di parte avversa
alla sua era il cavaliere. Factio, nis.
Fà faziò. Solevas in faziò. Fà sisma. Chiapà part. Dividersi a parte. Si
cominciò a divider tutta l’Italia a parte di chiesa. Far levar le parti. E le parti
fa levare, onde nasce molta guerra.
Parzial. Fazionari. Chi è più d’una banda, che dall’otra. Parte. Il papa era trop-
po parte in sostenere le ragioni del Rè di Francia, cioè parziale. Studiosus partium.
Mostras fazionari. Mostrarsi di parte, o parziale.
Es dal partit de vergù. Es parzial. Esser parziale. Parteggiare; essere appas-
sionato, favorevole verso una delle parti. Esse partium studiosum.
Chiapà part. Fas dol partit de vergù. Parzializà. Tegni più da ù, che dal-
l’oter. Parteggiare. Pigliar parte. Tener più da uno, che da un altro. Stiano
insieme in pace, e non vadano così parteggiando. Esse partium studiosum.
Che tè part; o parzializa. Fazionari. D’una faziò. Parziale. L’izza, e l’invi-
dia parziale cresciuta mortalmente. Non conviene, che sia uomo parziale, né
di parte, perocchè uomo che tenga parte non può retto giudicare. Studiosus
partium. Parzionale. Parzionabile. Parzionevole. Egli già conosceva tutti
gl’inganni apparecchiati da suoi porzionali. Sono nostri compagni, e parziona-
bili nel servaggio. Confortandolo, che se egli volesse essere parzionevole del
merito etc. Studiosus partium.
Sfegatat de vergù, chi s’af sfegata per vergù; chi s’af laga cavà ‘l cur per
vergù. Parzialissimo d’alcuno. Intimamente fautore, o amante d’alcuno.
Studiosissimus. Amantissimus alicui ex animo, vel intime.
Parzialità. Parzialità. La qual amistade si creò in loro per similitudine di
costumi e di passion d’animo, e di vita, e di parzialitade. Partium studium.
943
363 [r] Con parzialità. Parzialmet. Parzialmente. Studio partium.
Es de la seta, o faziò de vergù. Essere della fazione d’alcuno, della sua setta.
Tegn seta. Unis in seta. Tener setta. I quali grandi veggendosi così trattare
s’accostarono in setta col collegio de giudici, e notai. L’imperatore tenendo
setta contra ‘l papa.
Capo de faziò. Capo alla setta. I quali erano capi alla lor setta.
L’apostatà. Apostasia. Uno temerario spartimento dello stato della fede, del-
l’obbedienza, e della religione, o sia rinegamento di suo stato e condizione.
Defectio sacrilega. Aphostasia, ae.
944
Apostatic. Apostata. Apostatico. Gli angeli apostatici. Ribellanti.
Eretich. Luganeghi. Eretico. Gli eretici accettano come vere le scritture del
vecchio e nuovo testamento, credono in Cristo, ma espongono le scritture fal-
samente.
363 [v] Eretich. Eretico. Nequizia eretica.
Che puza d’eresia. Che pizzica d’eresia. Ha pizzicato anch’egli d’eresia. Qui
sapit haeresim.
Idolatria. Idolatria. Coltura, e adorazione d’idoli. In questi tempi per gli erro-
ri dell’eresia ariana, e idolatria, tutta Italia fu maculata. Idolatria, ae.
945
Fas di auguri. Augurare, o auguriare; farsi, o pigliarsi augurio. Io non so qual
sua mente in vano auguria. Augurari. Ominari.
Che spiega i auguri. Auguratore, che dichiara gli auguri. Augure. Augur, ris.
Andà drè ai insumi, faga oservaziò. Andar dietro alli sogni. Se io fossi volu-
to andar dietro a sogni, io non ci sarei venuto. Observare somnia.
364 [r] Fantasia. Fantasia, potenza immaginativa dell’anima. Lat. Phantasia, ae; f. g.
Fantasiá. Fantasia è immaginazione di quel che è; e fantasma è immaginazio-
ne di quel che non è. Fantasmo è immaginare, o apparenza di cosa conceputa
dalla fantasia. Imago, inis, vel visum, i; n. g.
Fantastich. Immaginari. Fantastico, da fantasmo, vale finto, immaginato, non
vero. L. Imaginarius, a, m.
Chimera. Fantasticheria. Chimera. Lat. Chimaera, rae. Machinatio, nis; f. g.
Fantasticà, machinà. Chimerizà, fà di chimere. Fantasticare. Andar vagando
con la immaginazione per ritrovare, e inventare. L. Meditari. Secum cogitare;
commentari. Animo agitare, aut volvere. Andar vagando coll’immaginazione.
Illusiò. Illusione. Falso, tristo, e ingannevole rappresentato. Considerando che
questa era illusione del nemico. Si trova tra le altri illusioni che ‘l diavolo fa,
ch’e’ mostra di fare apparire i morti. Illusioni, e terribili apparizioni. Illusio, is.
Fà stravedì. Fà parì una cosa per un otra. Prestigiare. Fare apparire una co-
sa per un’altra. Oculos praestigiis deludere.
Chi fà stravedì, o fà parì una cosa per un otra. Chi fa prestigi, o bagatelle.
Praestigiator, is.
Illusiò. Ingan di ug. Arte lusoria, o magica. Prestigio. È chiamata prestigio per-
ché gli occhi degli uomini sono prestigiati. Praestigiae, arum. Ars praestigiosa.
Inganat dai ug, chi crè da vedì una cosa, e ‘l ne vè un otra. Prestigiato.
Ingannato da prestigiose apparenze. Praestigiis deceptus.
946
Che fà stravedì. Prestigioso. Prestigiose apparizioni offerendosi, e dimostran-
dosi agli occhi, e agli orecchi. Che fa travedere. Praestigiosus, a, m.
Zugà de mà. Bagatella, giuoco di mani da fare travedere. Lat. Prestigia, ae.
Prestigiae, arum; f. g.
Magia. Arte magica. Magia. Arte del fare incanti per sapere le cose occulte.
Questa è certa scienza e arte, che ‘l diavolo ha insegnata insino al cominciamen-
to del mondo. Dov’è Zoroastro, che fu dell’arte magica inventore? Magia, ae.
Incantat. Fag per incant. Incantato, fatto per incanto, che ha addosso lo ‘ncan-
to. Alcuni il chiama la valle d’amore, e altri la valle incantata. Incantatus, a, m.
947
Desfà l’incant. Rop la stria. Guastare lo ‘ncanto, cioè rompere il disegno
altrui. Consilium frangere.
Cor come la bissa a l’incant; cioè dovì fà vergot, che nos voraf. Andar
come la biscia all’incanto; cioè condursi a far chechesia malvolentieri. Nolenti
animo aliquid agere.
Rop la stria. Proverbi. Rompere la malia; che è quando dopo lunga disdetta
s’incontra in qualche cosa conforme al suo desiderio.
Spirtat. Smanios. Ammaliato, anche si chiama chi per alcuna cosa si smania.
948
Striò. Affatturatore, che affattura; stregone, incantatore, negromante. Gli
affatturatori, e indovini, e simile lordura. Veneficus, ci. Fascinans, tis. Phar-
maceuta, tae; m. g.
Das al diavol. Darsi alla strega, cioè quasi disperarsi. Impatientiae manus dare.
Fà dà al diavol vergù. Far dare uno alla strega. Farlo quasi disperare. Ad
impatientiam provocare.
C’ha ‘l diavol ados. Chiapat dal diavol. Indemoniato. Demoniaco. Invasato dal
demonio. Il demonio invasa manifestamente questo demoniaco. Spirittatoi. Sor-
preso dal diavolo. Daemoniacus. Lymphaticus, vel ceritus. Larvatus, vel daemone
correptus.
Andà ‘l diavol ados a vergù. Invasare. Assalire del demonio, quando entra
addosso altrui. Invadere.
Ingermat. Dur. Fadat. Fatato. Vien preso per invulnerabile, e che non possa
esser ferito. Arme fatate. Invulnerabilis. Inviolabilis, e; vulnere.
Destinat. Fatato. Dato, e permesso da fati. Destinato. Non creder già che le
cose fatate de gl’iddii si mutino per tua preghiera. Constitutus. Destinatus.
Fatalitate definitus, vel fato decretus.
Fada. Fata. Incantatrice. Maga. La fata poichè vide, acconciò il tutto. Saga, ae.
Fato. Destì. Fato. Determinazion d’Iddio, o una disposizione delle cose mobili,
per la quale la providenza d’Iddio dà ordine, e norma a ciascuna cosa. Fatum, i.
949
Fatalità. Avvenimento fatato, destinato, dato dal fato. Casus fato constitutus,
vel destinatus.
Fatal. Fatale. Cosa fatale, che vien dal fato, destinata, data, e conceputa dal
fato. Per fatal guida della sibilla. Fatale distruzion di Cartagine. Fatalis. Et hoc
fatale. o. g.
Es fatalità. Esser fatato; venir da fati. E che ciò ch’io fo mi sia fatato. In fatis esse.
Destinà. Fadà. Fatare. Destinare. Dare in fato. Se io non posso fare in altro
modo, se non nè più, né meno, che mi fati la stella. Fato constituere. Destinare.
Destì. Destinat. Dal destinat nos pùl fuziga. Destino; occulto ordinamento di
Dio. Fatum, i. Sors, tis. Nol permise il divino destino, overo providenza. Si
dice anche: Destinato per destino. Mai unque per consiglio di uomo si puote
schifar la necessità del destinato.
Chi scambia luch, scambia destì. Chi muta lato muta fato.
Trucà col desti. Dà di pugn in ciel. Dar di cozzo nel destino, nel fato. Fato
una disposizione delle cose mobili per la quale la provvidenza d’Iddio da’
ordine e norma a ciascuna cosa. Adversari fato.
950
Avventurare. Più tosto perder venti acquistando grazia, che venturarne cento senza
certezza. Se essi avventurassero di passare. Fortunae arbitrio committere. Se alla
fortuna della battaglia non si voleva avventurare. Audere. Se committere sorti.
366 [r] Felicità. Felicità. Prosperità. Lat. Felicitas, tis; f. g. Prosperitas, tis, vel secun-
da fortuna.
Fà felis, felicità. Felicitare, far felice. Lat. Foelicem facere; foelicitatum face-
re alicui.
Sfortunadamet. Desgraziadamet. Disventuratamente. Sventuratamente.
Sgraziatamente. Infoeliciter. E furono sventuratamente sconfitti. Infortunatamente.
Con bona fortuna. Avventurevolmente. Benavventurosamente. Prospere.
Fortunatamente. Con buona fortuna. Avventurosamente. Foeliciter, Fortunate.
Fortuna. Fortuna. Fortuna non è se non temporale disposizion delle cose tem-
porali provvedute da Dio, overo mutabilità loro, secondo che procede dalla
volontà divina, o sia avvenimento delle cose provvedute da Dio, lo qual avve-
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nimento è cagionato dalle influenze de corpi celesti, che sono cagioni secon-
de, e dalla provvidenza di Dio, si come da cagion prima. Fortuna, ae. Sors.
Es in fortuna. Avì fortuna. Es fortunat. Essere in fortuna. Aver fortuna e
gran fortuna in bene significa. Fortunatum esse.
Desdita. Mala, o cativa sort. Fortuna. Tornati di nuovo nel regno, e che erano
in fortuna e in bisogno. Mala sors. Res adversae.
Es in desdita. Essere in disdetta, si dice nel giuoco quando s’ha la fortuna
contro. Adversa fortuna uti, vel laborare.
Ruda de la fortuna. Fortunal ruota. E così la fortunal ruota gli uomini volge.
Fortunae rota.
Punt de fortuna. Fortunal punto. Che punto fortunal lasso fu quello. Punctum
fortunae.
Fortuit, de fortuna. Fortunale. Fortunoso. Di fortuna. Fortuitus, a, m.
Avì, o tegn la fortuna per i cavei; che tut al va bè. Tener la fortuna pe’ ‘l
ciuffetto, si dice di chi tutte le cose gli vadan prospere. Prospera fortuna uti.
Avi borasca. Correr fortuna in mare. Infortunare. Chi da una volta innanzi in-
fortuna, o rompe. In mari periclitari.
Borasca. Tempesta. Fortunaggio. Fortuna. Burrasca, o fortunale. Temporal
cattico, o tempesta. Tempestas turbulenta.
Cas. Acident. Caso. Avvenimento. Accidente. Caso è cagione per accidente di
cose, che vengono rade volte in quelle cose, che per altra cosa si fanno. Overo
caso si dice, perché viene senza cagione, ed è differenza tra caso e fortuna;
imperocchè caso è generale, che è in tutte le cose, e fortuna è nei fatti degli
uomini tanto. Casus. Sors. Avvenimento, Accidente. Eventus, us. Casus, us.
Un pietoso accidente, anzi sventurato e degno delle vostre lagrime racconterò.
Casual. Casuale, di caso, o dipendente da caso. Casual punto non puote aver
sito. Casualis.
Casualmet. A cas. Acidentalmet. Casualmente, a caso, accidentalmente.
Dove stando casualmente fu preso. Etc. Forte. Casu. Accidentaliter.
366 [v] Indivinà. Indovinare. Divinare. Vaticinare. Non li volle nulla divinare. Vaticinari.
Futura praedicere. Hariolari. Praenunciare. Portendere. Praedivinare.
Pronosticà. Pronosticare. Predire. Praedicere. Praenunciare.
Indivina. Indovina. Divinatrice. Indovinatrice. Divinatrix. Vaticinatrix. Prae-
nuncia, ae, vel divina, ae; f. g. vel divinans, tis; f. g.
Indivinamet. Pronostich. Pronostico. Pronosticamento. Divinazione. Indovina-
mento. Indovinazione. Presagio. Presagemento. Divinatio. Vaticinatio. Praesa-
gium. Praedictio. Vaticinium, ii.
952
C’ha virtù d’indivinà. Divinatorio. Sorte divinatoria. Vis divinatoria vel vati-
cinus, a, m.
Indivinel. Cosa bescosa. Indovinello, detto oscuro a fine di fare altrui indovi-
nare il suo sentimento. Aenigma. Griphus. Scirpus.
Liber che trata di sumelech. Libro che tratta de baleni. Liber fulguralis.
953
Avì dan. Ricevere, o patir danno. Detrimentum capere, accipere.
Danos, che fà, o dà dan. Dannoso, che apporta danno. Il molto dannoso cadi-
mento. Damnosus. Perniciosus. Exitialis. Damnificus, a m.
Nocif; che nus. Nocivo. Nocente. Che nuoce. Nocitivo. Nocevole. E conservar-
le da tutte le passioni, che sono nocevoli. Noxius. Nocuus. La nociva tristizia.
Nus. Nuocere. Far danno, male pregiudicare. Nocere. Obesse. Com’ uom che
a nuocer luogo e tempo aspetta.
Che nol me nusi, o nusis. Che non mi noccia; che non mi nocesse.
Con dan. Nocevolmente. Con nocumento. Nocenter.
Desastr. Disastro, travaglio, incomodo. Lat. Aerumna, ae; f. g. Disastroso.
Lat. Aerumnosus, vel arduus.
Che nus quat as pul mai di. Nocevolissimo.
Ol trop al nus. Il troppo nuoce. Ogni troppo è troppo, e ogni troppo si versa.
Omnia extrema sunt vitiosa. Omne superuncuum pleno de pectore manat.
Dan. Nocument. Pregiudizi. Nocimento. Nocumento. E da me caccia gl’in-
sani nocumenti. Niuna pistolenza è al nocimento più efficace che il domestico
e familiar nemico.
Ofensif. Affendevole. Atto a offendere. Non con alcun offendevol ferro.
Perniciosus, a, m.
Ofend. Offendere. Far danno, o ingiuria altrui, o con fatti o con parole.
Laedere. Offendere. Madonna me non avete offeso d’alcuna cosa.
Che ofend. Ofensor. Offendente. Offenditore. Coregger l’errante, perdonare
all’offendente. E poi l’offenditore punì. Offendens.
L’ofend. Ofesa. Offendimento. L’offendere. L’offesa stessa. Il molto parlare
non è senza offendimento. Offesa. Offensione. Offensa. La gravezza dell’of-
fensione si piglia dall’offeso e dall’offendente secondo il grado di ciaschedu-
no. Offensa, ae. Offensio, nis.
Ofes. Offeso. Offenso. La colpa seguirà la parte offensa.
954
Inzamp. Intop. Offendicolo. Che si possiamo guardare da gli offendicoli.
Offendiculum, vel obstaculum.
Lesiò. Lesione. Offesa. Danno. Più emendata faceva senza lesione alcuna. Laesio.
955
Accorrete, che i nemici hanno la terra assalita e hanno il Rè manomesso.
Manomette il detto corpo e tagliali la testa.
Fragel. Flagello. Fragello per rovina, gastigo, disgrazia, inversità grande. Lat.
Exitium, infortunium, ii. E fue un grande flagello al suo tempo nella Marca Tri-
vigiana.
368 [r] Qualità dol inzign. Qualità dell’ingegno. Facultates ingenii.
956
Birbantaria. Cabala. Dopieza. Finziò. Forfantaria. Furbaria. Simulaziò.
Astuzia. Doppiezza. Dissimulazione. Finezza. Malizia. Scaltrimento. Astutia.
Calliditas. Fictio.Infingimento. Scaltrimento. Lat. Astus, us.
957
Ubidienza. Obbedienza. Ubbidienza. Obbedientia, ae.
Vergogna. Vergogna. Ornamento di natura, che serva onestà nel detto e nel
fatto. Verecundia, ae. Modestia, ae.
Axidia, poca voia da fà dol bè. Accidia. Fastidio con tedio del ben fare, o tri-
stizia e rincrescimento, overo lentezza in desiderare od acquistare il sommo
bene. Accidia, ae. Pigritia. Desidia, ae. Segnitia, ae, vel Segnities, ei.
958
Cortesia. Cortesia, disposizione d’animo a far beneficio e grazia senza alcun
proprio comodo. Piacevolezza. Gentilezza. Humanitas. Liberalitas.Comitas.
Devoziò. Divozione, affetto pio, e pronto fervore verso Dio, e verso le cose
sacre. Devotio. Pietas in Deum.
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Misericordia. Misericordia. Virtù che si muove sopra l’avversità de dolenti, o
compassione all’altrui miseria per sovvenirlo, quando lo domanda, ed è spezie
di carità. Misericordia, ae.
Imprudenza. Miga de quel chig vul; miga de cò. Imprudenza. Imprudentia, ae.
Ipocrisia; ol fà parì d’es da bè, e non esen. Ipocrisia. Ipocritade. Infin-
gimento e simulazione di santità e di verità nelli atti di fuori, nascondendo la
nequizia, ch’è dentro. Hypocrisis, is. Probitatis simulatio.
Mala creanza, ol es rustech, savadech, senza garbo. Sgrez. Malacreanza.
Rustichezza. Rusticità. Zotichezza. Salvatichezza. Rusticitas, tis. Inhumani-
tas. Insulsitas.
Legereza. Vanità. Leggerezza. Levità. Vanezza. Vanità. Leggeranza. Animi
levitas. Inconstantia, ae. Vanitas.
Ol credì tut. Credulità, facilità a credere. Lat. Sedulitas, celeritas, vel temeri-
tas credendi.
Ol no’ credì negot. Incredulità. Miscredenza. Incredulitas, tis.
Ol desdì. Indecenza. Sconvenevolezza. Sconvenenza. Sconvenienza. Inde-
gnità. Indecentia, ae. Indecora agendi ratio.
Poca descriziò, o consideraziò. Indiscrezione. Inconsiderazione. Iniquitas.
Inconsiderantia, ae.
Poca cura. Negligenza. Negligenza. Nigligenza. Neghittenza. Negghienza.
Trascuraggine. Negligentia. Socordia, ae.
Stravaganza. Impertinenza. Fantasticheria. Fantasticaggine. Morositas, tis.
Morum difficultas.
Temerità. Ardimet fò dol vada, che pasa ol segn, e senza consei. Temerità.
960
Ardir soverchio. Impeto violento della parte irragionevole. Senza ordine e
ragion della mente. Temeritas, tis.
Carità. Carità, diritta affezion d’animo, onde s’ama Dio per sè e il prossimo
per amor di Dio. Movimento di animo a servire a Dio per sé e sé e al prossi-
mo per Domenedio. Charitas, tis.
961
Ingratitudine. Ingratitudine. Dimenticanza de’ benefici ricevuti, senza saper-
ne grado, né grazia. Animus ingratus.
Vanità, Vanià. Filiforia. Vanità. Vanezza. È parere e non essere. Vanitas, tis.
962
Ol vantas dol mal, o gloriasen de fal, o d’avil fag. Pertinacia. È gloriarsi
nella malizia e volerla difendere per non volersi rimuovere da lei. Pertinacia,
ae. Durezza. Lat. Duritas, tis. Duritia, ae. Durities, ei. Duramentum, i.
Che no’ dis una parola in fal. Pront. Argut. Arguto. Pronto nello scrivere e
parlare. Argutissimo. Argutus. Non temere loquere. Argutissimus.
Bacalò. Balench. Bachichia. Baluch. Bacheca. Uom che non è buon se non per
un po’ di mostra. Egli è tornato una bacheca. Fatuus. Insipidus. Insipiens. Nebulo.
Zibegola. Luri. Frasca. Liger come l’alega. Zavai. Liger. Vanarel. Bergolo.
Tattamella. Talimbello. Talimbelluzzo. Frasca. Fraschetta. Fraschetto. Bacello.
963
Vano. Leggieri.Vano. Amator di cose vane. Chilappola. Levis. Garrulus. Levis
sententiae. Levis homo. Vagus.
Balitrà. Gof. Gaiof. Grosolà. Sgrez. Gros de legnam. Taiat zò col corlaz.
Rozzo. Grossolano. Goffo. Idiota. Materiale. Di grossa pasta. Crassa minerva.
Rudis. Ineptus. Onde non creder, nè esser si soro. Soro. Semplice. Inesperto.
Incautus, rudis. E or potrà Rugger giovane soro.
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Ragionevol; al dover, a la resò. Ragionevole. Conforme al dovere, a la ragio-
ne. Aequus. Aequitatis observans. Iustus.
Susieguat; che stà sul susieguo. Sodo. Contegnoso. Il quale molto contegno-
so, cioè pieno di gravità. Gravis.
Secagine. Tudì. Che tudia, stufa, secca. Importuno. Noioso. Tedioso. Impor-
tunus. Molestus.
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Benefich. Benefattore. Bonus. Benevolus. Benefactor.
966
Sant. Santo. Sanctus.
967
Fiero. Feroce. Ferox.
968
Slavagier, c’ha buse i mà. Slavagiò, che lava zò ‘l sò. Che fà sfiandra dol
sò. Prodigo. Scialacquatore. Scialacquato, che scialacqua. Profusus. Prodigus.
Andag a fag de stracheza. Trafelato. Egli è del tutto trafelato e stanco. Con-
sternatus. Viribus destitutus.
969
Andag al balcò. Fattosi alla finestra. Affacciatosi alla finestra.
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Adversari. Avversario; nemico, avverso, contrario. Hostis. Inimicus. Hostilis.
Inimicus.
Andag a butaz zò. Messo a giacere. Dove Alessandro s’era a giacer messo.
971
Andag per i fag sò. Andato pe’ fatti suoi, cioè a far le sue facende. Qui ivit
curatum res suas.
Andag, o vegnit per ambasador. Andato, o venuto per legato, cioè a esercitar
quel ufizio; ove uno è venuto, o mandato. Legationis munere functus.
Andag a stà con vergù. Posto con altri. Andato a stare con uno per servirlo.
Alicui in servitutem datus.
Andag a la presenzia. Presentato. Condotto alla presenza. Rappresentato. Oblatus.
Atinent. Propinquo. Congiunto per parentela. Propinquus. Consanguineus.
Aprovat. Cognosit per bò. Provato. Probatus. Bonus.
Aprovatisim, de perfeziò. Provatissimo. Monaco provatissimo. Probatissimus.
Optimus.
374 [r] Axetat in cà sò. Raccettato, ricevuto chi viene in casa sua. Accolto. Exceptus.
972
Andag zò de cervel. Sbasat de cervel. Scervellato. Dicervelato. Uscito di cer-
vello. Mente captus.
Avut sot a de lù. Avuto sotto di se, cioè in sua podestà, in suo dominio.
Andag afag, in quinta cariula. Spacciato, che non ha più rimedio al fatto suo,
o alla sua vita. Dissipatus. Consumptus.
Atonit. Storno. Stordito, per confuso, o stupido per novità aspettata. Stupidus.
Stupefactus. Obtusus.
Andag in punta de pè. Andato tentone, cioè adagio, e leggieri, quasi tastan-
do il suolo co’ piedi, che si fa dove è buio, e per non esser sentito.
Andag fò dol dover. Uscito de’ termini, cioè esser fuor del dovere.
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Antich fis. Trantico. Molto antico. Perantiquus.
Andag vià col cò, co’ la ment. Svagato. Distratto. Vacillante, che non istà at-
tento. Aliud agens, vel mentis evagatione laborans, vel affectus, a, m.
Autentich. Autenticat. Vallato. Autentico. Carte vallate per più notai. Probatus.
Firmatus.
974
gustosisim. Di sommo gusto. Amicus iucundissimus.
Balotat, pasat per balotaziò. Squittinato. Mandato a partito per isquittino. E la-
sciando li squittinati ognuno accusò ‘l suo. Messo a partito. In suffragium missus.
Balamognò. Soppiattone, che non lo dice come ella sta, e non si lascia inten-
dere. Tempellone. Uomo grosso, o che fa il grosso. Musone, che fa li suoi fatti
e sta cheto.
Bastant. Intero per bastevole; sufficiente. La risposta era intera alla sua inten-
zione. Decens.
Bastard, come se nol fos dol parentat. Dischiattato. Noi quasi dischiattati, o
come non appartenessimo loro, e come non partecipi di lor fortuna. Degener, is.
975
Bandonat, senza aiut. Disfatto, senza aiuto. Non mi lasciar diss’io così disfatto.
Badial. Badiale si dice d’uomini agiati, e comodi, ma per lo più per ischerzo.
Bagai. Garzone, si chiama quegli, che va star con altrui per lavorare. Operarius, ii.
Barboiò, che barboia. Barbogio; Quegli che per soverchia età non ha intero il
discorso.
Bastoner. Bastoniere, che porta altrui avanti il bastone, che sia segno d’auto-
rità. Vignifer.
976
Benvist. Benveduto, vale onorato ed accarrezzato. Amatus. Acceptus.
Beniamì. L’ug indrig de la mader. Cucco della madre, o della mamma, il fi-
gliuol più amato. Già credetti esser il cucco. Matris deliciae.
Ben despost; o mal. Bendisposto, o mal disposto. Lat. Probe, vel male affec-
tus, a, m.
Benestant. Benestante, Bene agiato delle cose del mondo. Abbiente; copioso
di roba. Dives. Pecuniosus.
Bel sest, o bel despeg d’om. Bel cesto si dice per ischerzo d’uomo che si tenga
bello.
Bel luminos. Chiarito, di rara bellezza. Chiarita mia donna valente. Clarus. Il-
lustris. Chiaro per vago, bello, rilucente. Prestamente levato il chiaro viso.
Venustus. Formosus.
Bendespost de vita. Bene disposto di corpo, snello, destro, gagliardo, sano. Agilis.
977
Ben fag. Formoso. Bello. Formosus, a, m.
Bestiò. Bestiaza. Bestia mata. Bestione si dice a uomo crudele. Trux, cis.
Ben tapat. Addrappato; ornato di drappi. Exornatus.
Beat. Beato, che per santità di vita è tenuto dalla chiesa in luogo di salute, ma
non ancora canonizzato. Beatus.
Beatisim. Beatissimo. Beatissimus.
Beneficiat. Beneficiato. Beneficiarius, ii.
Benlevat. Accostumato. Costumato. Bene moratus.
Bersaiat da la fortuna. Balestrato dalla fortuna. Vexatus. Discruciatus.
Beat. Beato, felice, contento appieno. Beatus, a, m.
Bel. Bello, ben proporzionato; che ha in ogni sua parte la debita corrisponden-
za. Pulcher. Formosus.
Bel, e bò. Bello e buono, cioè senza diffetto, e magagna. Perfectus, a, m.
Bibios. Bibia. Tedioso, di tedio, noioso, rincrescevole. Molestus.
978
Bizar. Pomposo; leggiadro. Venustus. Cultus. Elegans.
Biot; nud, e crud. Brullo; privo di spoglie. Scusso. Exutus. Cassus. Nudus.
Bianch, come una peza lavada. Smort. Allibidito, vale impallidito per cosa
lo faccia restar confuso. Pallore correptus. Suffusus. Albescens.
Bò minchiò. Dolce intingolo. Ecco qua quel dolce intingolo di mio figliuolo.
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Bondantisim. Larghissimo, per ampissimo, copiosissimo, abbondantissimo.
Affluentissimo.
Bondant. Largo per copioso, abbondante. Copiosus. Affluens.
Borlat vià in drè. Caduto rovescione.
Bò pastò. Di buona pasta, di benigna e buona natura. Oleo tranquillior.
Bò mostaz. Prosuntuoso. Arrogante. Di sfacciata natura. Audax. Arrogans.
Bò, da bè. Buono. Probo. Probus. Dabbene. Di buone qualità. Bonus. Pius.
Borlat vià a rodolò. Caduto rotolone.
Bò da fà guarì. Sanativo, che ha virtù di sanare.
Bonaz. Sempliciot. Buono. Bonario. Semplice. Buon uomo assai più ricco de
danari, che di senno.
Bò. Perfet in vergot. Buono per perfetto in quello a che egli è ordinato, o
instruito, come buon soldato, buon capitano, buon giudice. Fortis miles. Pru-
dens dux. Iustus iudex.
Bò, abil. Buono per atto, idoneo. Acconcio a che che sia, proporzionato. Bonus.
Idoneus.
Bò de negot afag. Disutilaccio. Disadatto, e che non gli s’avvenga a far nulla.
Ineptus.
Bodezò, facender. Faccendiere. Che fa faccende. Negociosus.
Bodezì, ches dà da fà. Faccente, che fa, sollecito al fare. Faciens. Praestans.
Industrius. Solers.
Bò da fadiga, che si sfadiga. Fatichevole, atto ad affaticarsi, e che s’affatica.
Laboriosus.
Bò da esercitas. Esercitativo, atto all’esercitarsi, che s’esercita. Lat. Exerci-
torius, a, m.
Bò compagnò; dal bò tep. Compagnone, di buon tempo, goditore. Homo
voluptuarius.
Bolat con dù fer foghet. Marchiato, bollato, sugellato. Improntato con ferro
arroventato. Candentis ferri stigmatibus ipressus.
Bofot, o boflot. Paffuto. Pinguis facie.
Bondant de sangu. Sanguigno. Sanguineo. Homo sanguineus.
Bofant. Brigante. Cagnotto; quegli che prezzolato serve per bravo. Satellis,
tis. Assecla, ae.
980
Borsarul. Tagliaborse. Manticularius, ii. Crumeniseca, ae.
Bocò, co’ la panza inzò. Boccone, con la pancia verso la terra. Pronus, a, m.
377 [r] Borghesà. Borghese, o borgese, o borghigiano, abitator de borghi. Suburba-
nus.
Brancat per ol col, ferat per ol col. Aggavignato il collo di lui. Agghermigliato,
pigliato, e tenuto con forza. Strictus.
Braf. Bravo; coraggioso; prode della persona. Strenuus. Virilis. Audens. Virile.
981
Brancat. Ghermito. Forte ghermita la tenca. Arreptus, a, m.
Breglo che sbregla, bravà o cridà semper. Garritore; garrevole, che garrisce, cioè
minaccia gridando. Obiurgator. Obiurgatorius. Minax, cis. Minitabundus, a, m.
Braf. Valoroso, che ha valore, prode. Egregius, prestans, strenuus.
982
Busatat coi deg. Azzannato. Buccheracciato, e sforacchiato con le zanne.
Perforatus dentibus.
Burler, baio. Burlone. Baione. Ioculator, ris. Iocosus, a, um. Nugator. Faceto.
Burliere. Lat. Facetus, a, m.
C’ha i cavei deslazag, destis. Scrinato. Con li crini sciolti, e distesi e li crin-
ni del capo diligentemente scrinadi.
C’ha più dol balench che dol savi. Che sente anzi dello scemo, che no.
C’ha’l carel che rantega. C’ha’l rantegh. Che sornacca o che rantola per il
catarro, che l’ha in gola che fa sornacchi. Rantoloso.
983
C’ha taiat o guast i nerf. Snervato, che ha tagliati o guasti i nervi.
C’ha’l cur i mà. Sincero puro, schietto, leale. Sincerus, purus, niteger.
C’ha de la someianza. Simiglievole. Che simiglia. Simile. Similis.
C’ha dol sior. Signoresco. Signorile. Che ha del signore, del grande. Signore-
vole. Generosus. Illustris. Nobilis.
C’ha la sò part. Partecipe, che ha parte. Partecipatore. Particeps.
C’ha fag pas. Pacificato, che ha fatto pace. Quietato. Rappattumato. Pacatus.
Reconciliatus.
C’ha dol omoraz. Orgoglioso, pien d’orgoglio, altiero, superbo. Superbus. Ela-
tus. Fastosus.
C’ha aut onor. Onorificato, che ha ricevuto onore. Honorificatus.
C’ha’l manez de vergot. Menatore, che mena, trattatore, maneggiatore il
quale era stato menatore di tutto questo tratto. Ductor.
C’ha’l martel de zelosia. Ammartellato, che ha martello per gelosia.
C’ha prebenda. Prebendato, che ha prebenda, o prebendatico. Prebendarius, ii.
C’ha in guarna la roba. Guardaroba, che ne ha cura. Cellarius, ii, vel vestia-
rius, ii.
C’ha amor al daner. Pecunioso. Vago di pecunia. Pecuniae cupidus.
C’ha la medema fegura. Configurato di simil figura. Configuratus.
C’ha’l diavol ados. Spiritato. Furore percitus. Debacchans. Indemoniato.
Demoniacus. Lymphatus.
C’ha’l cur contet. Giocondato. Medea giocondata per li buoni avvenimenti.
Iucundatus vel voluptate affectus.
C’ha de la maestà. Grave. Maestoso. Gravis.
C’ha dol fúm in dol cò. Fummoso, altiero, superbo, albagioso, che presume
di più che alla sua condizione non parrebbe si richiedesse. O matti fummosi.
Superbus. Fastosus.
C’ha dol strolegh dol indivì. Fitonico, che ha dello indivino, che ha spirito
fitonico. Phythonicus.
378 [v] C’ha but o ha una gran desgrazia. Chi ha ricevuto una gran disgrazia. Lat.
Gravissimo fortunae vulnere percussus, a, um.
C’ha cenat o nol ha cenat. Chi ha cenato, e non cenato. Caenatus, a, um. Seu
incaenatus, a, um.
984
C’ha dolor. Dolente, che ha dolore. Tristis. Maestus.
C’ha’l corp ubidient. Disposto del corpo, che ha il beneficio del corpo.
C’ha i agn de la descriziò. Venuto agli anni della discrezione. Discretionis annos
assecutus.
C’ha la cura de vergot. Curatore, che ha cura. Custos, dis vel curator, ris.
C’ha fag di avanz, dol profit. Avvanzato. E poco avvanzati tornarono al loro
paese, cioè con poco profitto.
C’ha dol angel. Angelicato, simile ad angelo, che ha dell’angelo. Angelo similis.
985
C’ha i ma rampinete. Uncinato. Rapace. Ladro che ha le mani a uncini. Rapax.
C’ha pera de la umbria. Che si fa paura con l’ombra sua. Ombram suam metuens.
C’ha vià tut ol fag sò. Menno, privo de’ membri genitali. Eviratus.
986
C’ha scovert ol col. Scollacciato.
C’ha la carne de russia. Che ha la carne rostignosa. Scabrae, vel scabrosae car-
nis homo.
C’ha i mà dormete de freg; o det i pigoi. Chi ha intermentite le mani per fred-
do, o per altra cagione. Rigens frigore, qui habet rigentes frigore manus.
C’ha strambalat i pè. Chi è strambo, o chi ha le gambe torte. Distortis cruri-
bus homo.
C’ha dol sò, che stà bè. Abbiente. Benestante. Dives. Pecuniosus.
987
Che dà di cortelade. Accoltellatore. Gladiator.
988
Che serve dama. Damerino. Vago, inclinato a far all’amore.
Ches gà sa, che ‘n nomina. Saputo. Alcuni per esser saputi, cioè nominati, e
laudati.
Che parla tant, e bè. Facondo. Facondioso; che ha facondia. Facundus. Disertus.
Che la pretend soura la broca. Che se l’allaccia vie sú vie sú, che presume
di se assai. Sibi nimium arrogans.
Che trà di porcei. Che fa di rolg. Che rutta, o fa rutti. Ructans homo.
Che dorme, come ù tas. Che dorme saldissimo, serratamente. Saldo. Profunde
dormiens.
Che ‘l ga crapa ‘l cúr. Quello a cui scoppia il cuore. Ille, cui cor disrumpitur.
Che dà fò in du’ gran pianz che sciopa fò. Quello, che si scoppia in un gran
pianto di dolore, o d’allegrezza.
380 [r] Che desuad. Chi dissuade, o sconsiglia. Lat. Dissuasor, ris; m. g.
Chi s’intend de luna. Lunatico, intendente del corso della luna. Lunae cursus
peritus.
Che stà a scoltà, a oregià. Che sta in sentore, o in orecchi. Attendens animum.
Aures admovens.
989
Che s’insumia. Che sogna, o fa sogni. Somnians.
Che s’infenz da non sentì, che fa da loc. Sordacchione, che fa viste di non udire.
Che varda sot ug. Che guarda di sottecchi. Limis oculis aspiciens.
Che stà coi mà menet. Che sta con le mani spenzolate, o con le mani spenzo-
lone. Manibus pendulis stans.
Che stà a menà la gambeta. Che stà con le gambe spenzolate. Cruribus pen-
dulis stans.
Che squadra, o dà una squadrada coi ug. Che squadra coll’occhio, o misu-
ra coll’occhio. Oculis librans aut perpendens.
990
Ch’è in letargo, inzòcat. Letargico; che è in letargo. Lethargicus. Veternosus.
Che nos pul ne cazà, ne menà. Ritroso. Restio. Resistente. Refractarius. Difficilis.
Che seca, stufa, tudia. Importuno, noioso, tedioso, sazievole, stucchevole. Im-
portunus, ni.
Che despensa, che destribuis. Dispensatore. Lat. Distributor, vel partitor, ris.
Che no bada che nos cura. Trascurato, non curante, neghittoso, astratto. Negli-
gens. Soccors.
Chis despira in di fag sò; in di sò laor. Disperato, che si dispera nelle cose
sue. Disperans rebus suis.
Che fa festa, che’s trà vià de legria. Festante. Festeggiante, gioioso, giulivo,
che galluzza, che fa galloria, che galla, che galleggia, che brilla per gioia, e
991
giocondità, che gongola, che giubila, che si tiene buono, che si ringalluzza tut-
to. Exultans. Laetitia gestiens. Iubilans.
Che’s fana ches tùl tute i gate da pelà. Affannone che si piglia d’ogni cosa
soverchia briga. Se ipsum crucians.
381 [r] Che tira zò Dio, e i sang. Bestemmiatore di Dio, e de’ santi. Blasphemator, vel
divini numinis obtrector.
Che deschiara i auguri. Auguratore. Augure, che dichiara gli auguri. Augur, is.
992
Che prega, che fa oraziò. Pregatore, che prega, preghevole, oratore, che ora.
Supplex. Orator.
Che s’invoda. Votatore, che si vota, che fa voto. Voto obligatus. Vovens.
Che dà spas e gust de recreaziò. Sollazzatore, che da spasso. A tempo sii sol-
lazzatore, ma mai beffatore. Oblectator.
Che’s la god, che galdis. Godente, che gode. Io te ne farò godente avanti che
questa notte tutta passi. Fruens, tis.
381 [v] Che gira. Giratore, quegli che gira. Lat. Circumagens, tis. Circumambiens, tis.
Che bala, e canta insem. Carolante, che balla, e canta. Choreas ducens. Tripudians.
Che zugata, o zugatola. Trescante per ischerzante. Per le camere sue fanciu-
lli, e vecchi vanno trescando. Ludens. Lusitans.
993
Che fa di saltarei. Saltellante, che spessamente salta, e a piccoli salti saltabal-
lante. Subsiliens; subsaltans.
Che và a saltò, che cor a saltò. Che va, o corre saltelloni, che si muove sal-
tellando, correndo così un poco saltelloni. Saltatim, vel saltim, aut subsaltim
incedens, aut decurrens.
Che sta in conversaziò, in gazera. Che sta a trebbio, o fa trebbio per istare in trat-
tenimento, in conversazione, passandosi allegramente il tempo. Genio indulgens.
Che corda, o incorda. Accordatore, che accorda. Accordatore delle cetere.
Temperator.
Che fa fal in dol zugà. Fallitore. Ogni fallo importa il quarto del giuoco in
danno del fallitore. Errans, tis.
Che fa la braza, che zuga a la braza. Lottatore, che giuoca alla lotta. Luctator, ris.
Che bala su la corda. Saltatore, o ballatore di corda. Schaenobates, tis; m. g.
Funambulus, i.
Che l’ha morbia. Lussuriante. Soprabbondante. Deliciante. Luxurians.
Che fa da patrò, da sovercò. Signoreggevole, che fa del signore altrui, e del
soprastante. Imperiosus, a, m.
Che non è car. Discaro. Lat. Ingratus, a, m.
Che amonis, avertis. Ammonitore, che ammonische. Monitor. Admonitor.
Che fa da imperator, e ch’è imperator. Che imperia, o impera. Imperans.
Dopo il suddetto imperiò Lottieri.
Che fa, o comanda da prencip. Principante. Signoreggiante come principe.
Dominans. Regnans.
Che papeza, ch’è papa. Che siede papa, che papizza, che regna nel pontifica-
to. Qui regnat Papa, qui Pontificatum gerit.
Che prim a intonà. Intonatore, che intona, che da principio al canto, dando il
suono alla voce. Praecentor, ris.
Che’l ghe stag dag ol dì. Aggiornato, che gli è stato assegnato il giorno. Cui
dies constitutus est.
Che ingrandis. Amplificatore, che amplia. Amplificator.
Che calufa, che sbefa. Caleffattore, che caleffa. Derisore. Irrisor.
Che uguala. Agguagliatore, che agguaglia. Aequator, aequiparator.
Che despias, despiasevol. Dispiacente, che dispiace. Dispiacevole. Displicens.
Molestus.
994
Che rimprovera, o dis di improperi. Rimproverante. Exprobator.
Che svila, o svilana. Villaneggiatore, che fa villania. Iniurius. Iniuriosus.
Che biasma, o vitupera. Vituperatore. Vituperans.
Che ‘ngiuria. Ingiuriante. Ingiuriatore. Iniuriae illator.
Che ‘nfama. Infamatore. Infamator.
Che fa di superchiarie. Soperchiante, che fa soperchiarie. Soperchievole.
Oltraggioso. Contumeliosus. Iniuriosus.
382 [r] Che sofega, che tè zò sot. Che oprim; o angaria. Oppressore. Oppressatore,
che oppressa. Angariatore. Opressor. Vi cogens.
Che fà di violenze, di prepotenze, che sforza. Violentatore. Violente, che fa
violenza. Sforzatore. Violentus.
Che destruz. Distruttivo; atto a distruggere.
Che fa tumult. Tumultuante. Che tumulta. Tumultuans.
Che met mal. Discordioso. Discordiosus.
Che chiapa part. Parziale, che piglia parte; che parteggia. Studiosus partium.
Che met in pè di liti, di beghe. Brigoso. Brigante, che cerca brighe. Rixosus.
Litigiosus.
Che fa seta. Setteggiante. Sectator. Sectaminans.
Che ofend. Offendente. Offendens.
Che spuza de resia. Che pizzica d’eresia. Sapiens haeresim.
995
Che illumina. Illuminatore, che illumina. Illuminator.
Chè sul fior, in fioris. Fiorente, che è in fiore, florido. Florens. Floridus.
Che fa ‘ndà ol roch, che la lavora la vigna. Vignaio, il custode della vigna,
o il suo lavoratore. Vinitor, oris.
996
Che saza. Assaggiatore, che assaggia. Delibans.
Che ve’ la fam. Che vede la fame in aria, cioè ha eccessiva fame. Magna fame
esuriens.
Che’s rend per ogni vers. Arrendevole, che si piega, e volge agevolmente per
ogni verso. Flexibilis. Flexilis.
997
Che comanda i feste, e i vilie. Banditore di sacre, di feste, e di vigilie. Praeco, nis.
Che dà part de la mort de vergù. Banditore per morti. E ordinossi, che non
amndasse banditore per morti.
Che fa dol bè. Benefaccente, che fa bene, che opera bene. Benefaciens.
Che vúl bè. Benivogliente, benivolente, benivolo, benvogliente, che vuol be-
ne. Affezionato, amico, favorevole, propizio. Benevolus, a, m.
Che tareza. Biasimatore, che biasima. Vituperator.
Che mangia ol pà a tradimet, o che ha ‘l cur noma a maià. Bocca disutile si
dice di chi mangia senza esser abile a guadagnare, o ha riguardo solo di nutrirsi.
Ch’è de poc post. Cattiva bocca, cioè di poco pasto.
Che genera. Ingeneratore, che genera. Generator.
Che la ‘imbroia, la mesida, la intriga. Brigante, che briga, intrigatore, travaglia-
tore, da facende, entrante, attivo, procacciante. Industrius. Laboriosus. Navus.
Che descaza. Cacciatore per discacciatore, persecutore. Expulsor.
Che fa fò l’aqua. Versatore, che versa l’acqua.
Che borla vià. Cadente, che cade. Cadens, tis.
Che no’ fa durada, che croda. Cadevole, atto a cadere, labile, caduco, non dura-
bile. Caducus, a, m.
Che minchiona, che calufa. Caleffattore, che caleffa, derisore. Irrisor.
Che ha i cai. Calloso, pien de calli. Callosus, a, m.
Che tè, che pul tegnì. Capace. Capevole, atto a capire. Ad ogni angelo da
della sua luce quanto egli n’è capevole. Capax, cis.
Che secca, che rop ol cò. Rompicapo, importuno. Importunus.
Che carga. Caricante. Onerans.
Che pianta lí di carote, di laor che no pul stà. Carotaio. Carotiere; che cac-
cia sú carote alla brigata.
Che’s laga nadà d’inviziadura. Cascante de vezzi.
Che borla vià de fam. Cascante di fame.
Che borla zò. Cascante, che casca, chianto. Labens. Decadens.
Che croda per poch. Cascaticcio, cascatoio, da cader di leggieri, accasciato.
Caducus. Cascus.
998
Che indusia, ches tardiga. Indugiatore, che indugia. Cunctator. Dilator. Pro-
crastinator.
383 [v] Che scava, guastador. Cavatore. Si guardi, che la cruda terra per occulta
frode il cavatore non vi chiugga. Effossor.
999
Che fa credenza. Che fa credenza. Lat. Creditor, ris; vel credens, tis.
Che crè e loza tut; facil a credì. Credevole per credulo. Credevole è quello
che senza testimonianza da fede. Credulo, agevole al credere, che di leggier
crede. Credulus, a, m.
Che dis. Dicente, parlante, che dice. Dicente santo Agostino etc. Dicens, tis.
1000
Che sa descernì, e cognos. Discernitore, che discerne. Cognitor. Spectator.
Che dis, e fa. Che dice, e fa. Lat. Et verborum pronunciator, et rerum actor.
Che nos fa cunt, o cas de quel ches dis; che nol ga crè. Discredente. Disprez-
zatore degli avvertimenti altrui, non curante, non credente i detti, o altrui minac-
ce. Incredulus.
1001
Che fala. Fallante. Che falla. Fallax.
Che sfadiga vontera. Che s’affatica volentieri. Lat. Studiosus, vel amans, vel
patiens laboris,
Che fa. Facitore, che fa. Lat. Auctor. Opifex. Actor, is. Factor, is. Effector.
Fictor vel conditor.
Che ha cura de la sò pel. Che è dedito a comodi suoi corporali. Curandae sue
cubicule studiosus.
Che sgaruga, che fogna. Frugatore, che fruga. E li frugatori, che lor piacciono etc.
Che dà la caza, la fuga. Fugatore, che mette in fuga, scaccia. Fugator. Expulsor.
Che fuz dal sò patrò. Fuggitore, che fugge dal suo padrone. Lat. Herifuga,
gae; m. g.
Che buta, che tra, o tira. Gittatore. Quanto un buon gittatore trarria con mano.
1002
Che zura. Giuratore. Iurator.
Che non ha ne indrig ne invers. Lasagnone, uomo grande, e scipito. Bliteus, ei.
Che stà in dig. Preso alle grida, cioè credente quel, che gli è detto senza pen-
sare o cercare più là. Praebens se credulum.
Che no sà fà ol fag sò. Che non sa fare il fatto suo. Lat . Negatii sui imprudens.
Che tend ai fag sò. Che attende a suoi negozii. Lat. Suo negotio negotiosus.
Che s’intend de fisonomia. Finomista; che dalle fattezze del corpo e lineamen-
ti del volto conosce la natura degli uomini. Lat. Physionomus, i; m. g.
Che tira, e chiapa in segn. Imberciatore, che toglie di mira, e da nel segno.
Scopum feriens.
Che s’è dag ol bianchet o’ la sbiaca. Imbiaccato. Lisciato con biacca. Ce-
russatus. Fucatus.
1003
Che impedis. Impeditore. Impediens.
Che no pul es perturbat. Imperturbabile, che non può esser perturbato. Con-
stans. Firmus. Stabilis.
Che mena ‘l mat. C’ha ‘l diavol ados. Imperversato. Infuriato. Spiritato. De-
bacchans, tis. Furore percitus.
Che met insem. Compilatore, che compila. Compilatore delle leggi civili.
Compilator.
1004
Che fa di visite. Visitatore, che visita. Visitatori di donne.
Che no pul es reprendit. Reprensibile, che non può esser ripreso. Irreprae-
hensibilis. Irrepraehensus.
1005
Che fa i scug. Scudaio, che fa li scudi. Scutorum opifex.
Che fa i pignate de tera. Pentolaio, che fa, o vende le pentole. Figulus, propola, ae.
1006
Che desloza, e va via. Che disloggia, cioè, parte dall’alloggiamento, e va con
Dio. Discedens. Colligens vasa.
Che fabrica, che fa edifizi. Fabbricatore, che fabbrica, edificatore, che edifi-
ca. Aedificator.
Che met, o porta in tavola. Scalco, che ordina il convito, e mette in tavola le
vivande. Achiticlinus, ii.
Che dà fò da bif. Coppiere, che serve di coppa. Pocillator, ris. Pincerna, ae.
[...].1 poculis.
Che ha in guarna la roba. Guardaroba, che n’ha cura. Cellarius, ii, vel vestia-
rius, ii.
Che fa ‘l scal. Scalatore. Gli scalatori dell’argine erano sopra percussati dura-
mente.
386 [v] Che fa savì. Manifestante. Manifestatore, che manifesta, e fa noto. Manifestans.
1007
Che’s mantè, che dura. Mantenente, che si mantiene, durabile. Durabilis.
Che pul manch, più debol. Menipossente, che può meno. Era offerta de me-
nopossenti. Inferior, infirmior.
Che fa fò da bif. Mescitore, che mesce. Lo fece suo pincerna, cioè mescitor
di coppe. Pincerna, ae. Pocillator, is.
Che dis mal, che taia. Morditore, che morde, maledico, riprensore. Mordax.
Detractor.
Che dà moto, o múf. Motore. Movitore, che muove, movente. Motor. Movitor.
Movens.
Che multiplica. Multiplicatore. E di questo piacere era multiplicatore.
Che varda ‘n sú senza fa’ negot. Muso. Ho veduto in villa, e in città lieta, e
dilettevole gente musa, trista.
Che muda. Mutatore, che muta. Immutator, is.
Che sforza. Sforzatore, che sforza. Lo sforzator di mogli. Violator. Violentus.
Che scond. Nasconditore, che nasconde. Occultator.
Che fa forza, è ‘s val de la forza. Sforzevole, che fá forza. Violentus.
Che nus, o fà mal nocif. Nocente, che nuoce, nocivo, nocitivo, nocitore, no-
cevole; che fa danni o male. Noxius. Nocuus. Nocens.
Che nus quat al pul mai nus. Nocevolissimo. Maxime nocuus.
Che met nom. Nominatore; che nomina, che da ‘l nome. Nominator.
1008
Che notifica. Notificatore, che notifica. Notificans. Significans.
Che set da quac odor. Ogliente, che getta odore. Olens, tis.
387 [r] Che set da bò. Benogliente, oloroso, odorifero. Beneolens, odorifer.
Che ha opiniò, che pensa, o s’imagina. Opinante, che pensa, che s’immagi-
na. Opinans.
Che al ghe stag scudit la fam. Sfamato. Disfamato. Saturatus. Cibo expletus.
Che par, che mostra da es. Parevole, che pare, che mostra di essere. Ma
essendo io non molto men grande, che io sia, e già da marito parevole.
Che tè più da u; che da un oter. Parteggiante, che tien più da uno, che da un
altro. Partium studiosus.
1009
Che fa l’impart. Partitore, che fa le parti. Partitor. Distributor.
Che’s fa vardà de drè per una lum d’ule, che per no spend vergot de più
al laga stà da fà ù bel lavor; e ‘l perd la spesa, e l’onor. Parvifico, si dice a
colui, che nelle cose grandi, e maravigliose si sforza di spender poco, e cor-
rompe la bellezza del fatto per poco risparmiamento, e perde grandi spese, e
grande onore. Illiberalis.
Che’s pul compromet dol sò savì. Sicuro per quegli, che può assicurarsi di
suo sapere, e potere. Solers, tis.
387 [v] Che porta l’ombrela. Portatore d’ombrella. Lat. Sciadophorus, ri. m. g.
Che sot al sò nom le stag fag una baronada. Figura di sigillo, si dice a colui,
sotto ‘l nome del quale è stata fatta alcuna ribalderia.
Che significa. Significatore, che significa (termine astrologico). Significator.
Che spatroneza, che fa da quamquam. Signoreggevole, che fa del signore
altrui, e del soprastante signorevole. Era uomo molto signorevole. Imperiosus.
Che sioreza. Che domina. Signoreggiante, che signoreggia. Signoreggiatore,
che signoreggia. Dominans. Dominator.
Ches someia. Simiglievole, che simiglia. Simile. Similis.
Che siula. Fischiatore. Lat. Sibilans, tis. Sibili editor.
Che patis di svenimeg. Sincopizzante. Vale a sincopizzanti, e cordiachi, e a
malinconici.
Che fa di smanie. Smaniante, che smania. Furens.
Che tul a soz ol bestiam. Soccio, che piglia il soccio. Socius.
1010
Che sodisfa. Soddisfacente, che soddisfa.
Che gina, che greza, che stiga. Sollecitatore, che sollecita. Impulsor. Instigator.
Che’n libertà; desligat. Soluto. Sciolto. Non che le solute persone, ma anco-
ra le racchiuse ne monasterii. Solutus, a, m.
Ch’è ados a vergù. Ch’è sopra alcuno, cioè gli è addosso. Subitamente furon
molti sopra i due amanti.
Che indusia trop. Che ga met dol temp tant. Soprastante, che indugia trop-
po. Moram interponens.
388 [r] Che fa di grigneg, o boca da grignà. Sorridente. Che sorride. Subridens.
Che fa più de quel c’ha l’orden de fà, che pasa fò. Soverchiatore, che sover-
chia, che trapassa la commessione.
1011
Ches dima de più in du lúch. Sovrastante per dimorante di più. Diutius morans.
Che va come u’ sparaver, che ‘l par sbarat fó d’ú schiop. Uomo sparviera-
to, che va con furia, e inconsideratamente.
Che muúr, e manca per amor. Che fa lo spasimato che spasimo, che è fiera-
mente innamorato.
Che sguaita, o fa la sguaita, che sta sul savì i fag di oter. Spiaatore, che spia,
che va investigando i segreti altrui. Explorator.
1012
Che stermina, che met in esterminio. Sterminatore, che stermina. Exter-
minator.
Che fa’ stomech che fa’ vegn da voltà su’. Stomachevole, che commove, e
perturba lo stomaco. Vecchia, e già stomachevole.
Che tè l’ultim lúch. Stremo, ultimo, che tien l’ultimo luogo. Extremus.
Che baia drè à i spale. Che taia i pagn ados, che dà di pog in da capa. Susurra-
tore. Mormoratore occulto, maledico. Susurrator. Detractor. Susurro, oris.
Che met mal, che soffia mal contra vergu o reporta mal. Susurrone, che tra
amici semina discordia. Soppiattone. Detrattore occulto.
Che fa ‘l muteo. Tacito, cheto, non parlante. Si tutti stavan taciti, e sospesi ad
ascoltare. Taciturno, che tace. Tacitus. Taciturnus.
1013
Che vè. Vegnente, venente, che viene. Veniens.
Che no’ la finis mai, che no vè mai a una. Titò, bililò. Tempellone, che è ne-
mico delle conclusioni.
Che sta’ sui baze, sul vantaz. Che sta in sul tirato.
Che tul. Toglitore, che toglie. Toglitore della benedizione paterna al fratello.
Che sta su la tor. Torriere, abitator della torre e i suoi torrier di fuor, come
dentro arsi. Turris incola.
Che dà la vita. Vivificante, vivificatore, che da la vita. Vivificans, vivificator.
Che túl det vergu. Aggiratore, ingannatore d’alcuno. Deceptor.
Che’s tè de bò, ches deleta. Vago; quello che si compiace, e vi diletta.
Che scodona, o scobergna de song. Tracollato e mezzo ebbro di sonno tracollato.
Che la pretend, che la ga fuma, che n’ha in dol cò. Tracotato. Insolente; ar-
rogante, presuntuoso, che si tiene da molto più, che non è. Arrogans. Insolens.
Superbus.
Che sfalsa, o bastarda. Tralignante, che traligna. Non tralignante da suoi anti-
chi. Degenerans.
Che met de mez, che s’intramet. Tramezzatore; mediatore; mezzano. Arbiter, i.
Che muda, che barata. Tramutatore, che tramuta.
Che strempia. Trangosciato. Angore pressus.
1014
Che svuda, o vuda. Votatore, che vota, o vacua. Evacuator.
Ches da’ di mà d’atoren. Ches dà da fà. Travagliante, che travaglia, cioè ope-
rante, affaticante. Laboriosus.
1015
Ches laga comandà, o manezà, ches rend, ches piega. Pieghevole, agevole
a lasciarsi persuadere, trattabile. Flexibilis. Flexilis.
Chel ghè saltat la fevra. Pigliato dalla febbre, o sia assalito dalla febbre.
Ches fa chiapà amor, ches captiva l’afet. Pigliatore d’animi. Era piacevole,
e pigliator d’animi. Captator.
Che chiapa. Pigliatore, che piglia.
Che porta. Portatore, che porta. Lator, is.
Che stongia, o peda la vit. Potatore, che pota. Putator, is.
Ch’è denag, o ul denag. Precedente, ch’è avanti, che precede, che va innanzi
superior. Praecedens.
Che cor denag, che vè denag. Precorrente, che accorre, e corre avanti. Prae-
currens. Precursore, che precorre. Praecursor.
Che fá botì, che fa presa. Predatore, che preda. Praedator, is.
Che premia o da premi. Premiatore, che premia. La larghezza di quel sommo
premiatore.
Che prend, o chiapa. Prenditore, che prende.
Che prevarica, o trasgredis. Prevalicatore, prevaricatore. Discepolo del falso
profeta e del prevalicatore della legge.
390 [r] Che principia; che dà principi. Principiatore, che principia. Cominciatore.
Auctor. Inceptor.
Che priva. Privatore. Egli è d’onor privatore. Spoliator.
Che procura de fà roba, o circa de guadagnà. Procacciante, che procaccia,
industrioso d’assai. Procacciatore, procuratore. Industrius, a, m. Navus.
Che produs. Producitore, che produce. Producens. Ferens.
Che fa di proferte, di esibiziò, di oblaziò. Profferitore, che profferisce. Offerens.
Che promet. Promettitore, che promette. Promissor.
Che propone, o fa la proposta. Che met in camp. Proponente, che propone.
Proponens. In medium offerens.
Che prova. Provante, che prova. Provatore. Probans.
Che trà di arcade; di calmò per fà despresi. Proverbioso; dispettoso, villa-
no. Morosus.
Che fá i provisiò. Provveditore, che provede, e procaccia le cose necessarie.
Provisor. Comparator.
1016
Che purga. Purgatore; che purga. Purgator, is.
Che spuza, che morba, o impesta. Puzzolentissimo. Graveolens.
Che fa’ custiò, o contradis. Questionatore, che questiona, disputatore, con-
traddicitore. Disputator.
Che tacogna, o caragna. Quereloso; lamentevole, dolente, rammaricoso, che
agevolmente si rammarica. Querulus, a, m.
Che si schermis, o as repara. Sghermidore, che sghermisce.
Che dà ricet, o ricover. Raccettatore, che raccoglie, che riceve, che accoglie,
che raccetta. Hospes. Receptator. Ricettatore. Receptor.
Che somna. Seminatore; che semina. Seminator.
Che giusta, che comoda, o conza. Racconciatore, che racconcia. Questo fú
della chiesa racconciatore, cioè riordinatore.
Che consola. Racconsolatore, che racconsola. Consolator.
Che cunta su. Raccontatore, che racconta. Narrator.
Che torna a quistà. Racquistatore, che racquista.
Che varda. Ragguardante, che ragguarda. Ragguardatore. Respiciens. Pro-
spiciens. Spectator.
Che resona. Ragionatore, che ragiona. Per gl’intendenti ragionatori.
Che raduna . Ragunatore, che raguna. Congregator.
390 [v] Che representa sot a quac figura. Figurato, che rappresenta sotto figura. Lat.
Figuratus, a, m. Figurativo. Lat. [...]. Conoscono alcune cose figurative delle
segrete parole dei profeti.
Che no’pond pè tera, fanat in vergot. Rangoloso, grandemente sollecito. Diligens.
Che ranca in di fadighe. Rangoloso alle fatiche. Sollicite laborans.
Che rantega. Rantoloso, che ha il rantolo.
Che reporta e referis. Rapportatore, che rapporta, e pigliasi in mala parte,
quasi spia. Relator.
Che consegna, o fá la consegna. Rassegnatore; che rassegna. Reddens. Restituens.
Che recusa. Recusante, che recusa. Recusans.
Che torna a fabricà. Redificatore, che redifica. Instaurator.
Che torna, o restuis. Renditore, che rende, restituisce. Restitutor.
Che fa testa, resistent. Resistente, che resiste. Refractarius. Pertinax.
1017
Che recognos. Retributore, che retribuisce. Retributore de buoni, e de rei
debiti. Retributor.
Che giusta, e met sul drig. Rettificatore, che rettifica, aggiusta. Aequator.
Che palesa. Rivelatore, che revela, che manifesta. Rivelatore della confessio-
ne. Revelator.
Che no pùl sta ‘mpè de deboleza. Ricaduto per debole, e stenuato. Debilis.
Che tuúl zò i oter dal fà bè, che i desavia. Richiamatore, che svia dal ben
fare. Guai agli richiamatori di questo mondo, li quali sono spinosi.
Che soleva, o dà sollievo. Rilevatore, che rilieva. Rilevatore de deboli, cioè sol-
levatore.
391 [r] Ches buta zò trop, de poch spirit. Rimesso, troppo umile, dappoco, pusillani-
mo. Demissus, a, m.
1018
Che repara. Riparatore, che ripara.
Che mostra d’es quel che nol è. Ripresentatore, cioè imitatore, e simulatore
della persona, ch’egli non è. Simulator. Imitator.
Che vend a retai. Ratagliatore; che ritaglia, che vende il panno a ritaglio.
1019
Che guaris. Sanatore, che sana. Che è sanator di tutti i mali.
391 [v] Che unis, o fà uniò. Unitore, che unisce, e mette concordia.
Che insanguina. Sanguinente, sanguinoso.
Che’s pul sadolà, o túsen la voia. Saziabile, atto a saziarsi, che si sazia.
Satiabilis.
Che ‘l ghe dag zò i ale, che ha pers ol spirit. Sbaldanzito. Di che Virgilio tur-
bato, e sbaldanzito rimase. Exanimatus.
Che’s met i pagn da mat. Che si mette a sbaraglio, che si mette a qualche
impresa alla ‘mpazzata, in arbitrio della fortuna.
Che lavora de braz, o de schena in vergot. Che si sbraccia in una cosa, cioè
adoperavi ogni sua forza, e sapere. Omnes nervos intendens, vel qui intendit.
Che’s né cavat la voia, o tult la voia. Sbramato. Saziato. Saturatus.
Che scala, o fa ‘l scal. Scalatore, che appoggia le scale.
Chè sbarufet. Scapigliato. Scapigliata, e tutta graffiata dalle frasche, e da pruni.
Che cernis, o fa la cernida. Sceglitore, che sceglie.
Che met de mez à separà. Sceveratore, che separa, o scevera. Altro è il mez-
zano reo, il quale scevera gli amici, altro il mezzano buono, il quale riconcilia
i nimici, e però son molti mezzani sceveratori.
Che trà de spada, o insegna a trà de spada. Schermidore, che fa l’arte della
scherma, e che la insegna. Gladiator.
Che fa di moche, di smorfie. Scherzante, che scherza.
Che fa da burla. Che scherza, che non fa da senno.
Che fa da vira. Che fa da senno.
1020
Che schiaris, o fa chiar. Schiaritore, che schiara. Schiarator del mondo, e illu-
minator delle tenebre.
Che no’ sa’ che fà a fà bè. Sconsiliato; senza consiglio. Inconsultus. Consilii
expers.
392 [r] Che scova, o spazza. Scopatore, che scopa. Deverrens. Converrens.
Che nos ghel sa’ per negot. Scuro per senza fama, ignoto. Obscurus. Ignobilis.
Che stà sentat zò. Sedente, che siede. Seditore. L. Sessor, ris. Sedens, tis.
Che met sù vergù a fà dol mal. Seduttore, seducente, che seduce. Seductor, is.
Che vè drè. Seguente, che vien dopo immantinente; che segue. Subsequens.
Proximus.
Chiarech. Cherico.
1021
Chiareghet. Cherichetto; chericuzzo. Clericus, i.
1022
Chiamat in drè. Rivocato, richiamato.
Captor. Ritenitore, che ritiene. Eran tutti corsali, e pirati di mare, e ritenitori
di corsali, cioè li facevano prigioni.
Catif . Rio.
1023
grascia, o vittuaglia, che proccurano. Si dia il giusto, e che le grascie sian legi-
time a peso, e a misura, e che accusano i delinquenti. Ministri annonae magi-
stratus, et accusatores delinquentium.
Cavaler de sbir. Cavallaro, che porta, e porge al prefetto la verga del coman-
do. Lictorum dux.
393 [r] Campagnui, sbir che bat la campagna. Birri, che battono la campagna altri
a piedi, altri a cavallo. Accensi viatores, vel equestres.
Capo di sbir. Contestabil. Barisel. Bargello. Lictorum dux, vel accensus virgatus.
Caser. Cassiere, che in custodia i danari de particolari. Arcarius, ii. Dispensator, is.
1024
Cargat. Gravato, fatto grave, carico. Gravatus. Incarcato, caricato, aggravato.
Oneratus. Onustus.
Catif pagador. Cessante, uno che manchi di pagare li suo’ debiti. Trangres-
sore tralasciante.
Cabala, cabalò. Busboccone, che cerca sempre ingannare altrui con bugie, e
con invenzioni. Ingegnoso. Dolosus.
Cazat da la fam, e da la sit. Stimolato dalla fame, e dalla sete. Fame, et siti
percitus; vexatus.
1025
Cavaler; cavalant. Cavallaro, guida di cavallo da carico, o pastor di cavalli.
Agaso, is, vel equorum pastor.
1026
Cernide soldag. Cerne. Questo oste per la maggior parte è di nuove cerne di
Gallia Cisalpina. Milites collectitii.
Cervel stravagant. Cervello gagliardo, cioè stravagante, bizzarro, altiero.
Lat. Cerebrosus, a, m.
Cizat. Macilent. Munto. Emunctus. Macilentus.
Cincigarul, che inzinza, o cinciga. Stuzzicatore, che stuzzica.
Cincigat, incinzat. Stuzzicato. Inzigato. Stimolato. Instigatus. Irritatus.
Civil. Cittadino. Cittadinesco. Civilis. Civicus.
Citadì. Cittadino, che è capace de gli onori e de benefizi della città. Civis, is.
Civetò de fomne. Civettone, che codia più per vanità, e per poterlo ridire le
donne, che per amore.
Circondat. Circondato. Cinto intorno. Circumdatus. Circumcintus.
Circot, che circa. Chieditore, che chiede. Petitor, is. Mendicans. Accattatore,
che sta in accatto. Ricercatore, che ricerca. Ricercatore di pecunia.
Cibegola, liger de cervel, cervelì, cervel da gat. Cervellino, di poco cervello, cioè
senno. Ben è chiamato cervellino, chi muta signore spesso. Insipidus. Insulsus.
Circoncis. Circonciso. Circumcisus.
Cizalardo. Parassito. Pappacchione. Ghiottone. Parasitus helvo. Gulosus.
Cicisbeo. Damerino. Vagheggiatore. Vago, inclinato a far all’amore.
Circondat. Accerchiato, circondato. Circumdatus.
Cocat, o cucat, o coimberat. Coccato, accoccato, raccoccato, o ruccoccato,
uccellato. Subsannatus vel iterum subsannatus.
Coimador. Burlone. L. Risor, ris. Irrisor, ris. Nugator, ris. Congerro, nis. m.g.
Comodat; setat. Acconcio, accomodato, assettato. Aptus. Concinnatus.
Confetor de pei. Acconciatore di cuoia.
Corat. Accorato, afflitto, trafitto. Afflictus. Divexatus.
Cordat. Accordato. Concordato. Concordis factus. Concordatus.
Contribuent al feudo. Affiato, che paga fio; feudatario. Con molti cavalieri
affiati cavalcava. Stipendiarius. Tributarius.
Cortesà. Uomo di corte, uomo trattenitore, e piacevole. Facetus, a, m.
Compar. Compare, guagli, che tiene il bambino d’altri a battesimo, o a cresi-
ma. Compater, tris; m. g.
1027
394 [v] Coionador, sgognador. [...]. Sannio, nis. Scurra, ae.
1028
Compagn de tavola. Compagno di tavola. Sodalis, is; omn. g.
Che stag cosol. Consolare, chi è stato console. Lat. consularis, re.
1029
Contraditor. Contradicitore, contradittore, che contradice. Contradictor.
1030
Complessionato bene val robusto; complessionato male val debole, e cagione-
vole. Bene aut male constitutus, vel habitus, vel affectus.
Comples. Informat. Complesso pien di carne, informato, membruto; compres-
so. Era una giovane compressa di pel rossa, e accesa. Habitior. Membrosus.
Complice. Complice, consapevole, e che è a parte con gli altri a mettere ad
essecuzione qualche fatto, ne forse si piglia mai in buona parte. Conscius cri-
minis, particeps.
Compositor. Componente, che compone, componitore. Componens.
Compositor. Compilator.
Compost. Composto. Uomo di gravità, contrario d’avventato. Compositus.
Bene dispositus.
395 [v] Compitisim, che no ga manca negot. Compitissimo. Lat. Vir omnibus nume-
ris absolutus; vir omni laude.
Concatenat. Concatenato, legato insieme, collegato, incatenato insieme. Com-
pactus. Coniunctus.
Concetos. Piè d’arguzie. Concettoso; pien di concetti. Sententiosus, a, m vel
argutus, a, m.
Concedit. Conces. Concesso. Conceduto. Concessus, a, m.
Conzat mal, maltratat. Mal concio. Male tractatus, vel acceptus.
Conzat, giustat. Concio per acconcio, assettato, lavorato. Concinnatus, a, m.
Concordisim, che passa de uniò in tut. Concordissimo. Concordissimus.
Fratres concordissimi.
Concordant. Concordante. Conforme, simile che concorda. Concors. Concordans.
Concordat. Concordato, conforme, d’accordo. Concorde. Uniforme. Concors.
Concorent a la spesa col opiniò al benefizi de chiesa. Concorrente, che con-
corre alla spesa, in opinione al benefizio sacerdotale. Concurrens. Particeps
expensarum. Iens in sententiam. Ad beneficium sacerdotale.
Conduter. Condottiere; che conduce le robe d’un luogo all’altro a nolo.
Condutor. Conducitore, conduttore. Conducente, guida. Dux. Ductor.
Confacent. Confacente, che s’agguaglia. Simile.
Confident. Fidat. Confidato. Confidente.
Confident. Amich. Confidente, che si confida, amico. Familiaris.
Confidentisim. Confidentissimo. Familiarissimus.
1031
Confus. Confuso. Confusus.
1032
Comodì. Paciaro, paciale, quegli che fa far la pace, mezzano della pace. Pacis
arbiter.
Compagn. Somigliante.
Comodat, o sentat a tavola. Assettato a tavola. Già a tavola erano per man-
giare assettate.
Coconat, e calcat zò, o tegnit sot. Premuto, calcato, oppresso. Oppressus. De-
pressus. Calcatus.
Cognosit de vista, o per vista. Conosciuto di vista, o per veduta. De facie cogni-
tus.
1033
Confutat. Riprovato. Confutato, dimostrato falso. Confutatus.
Compagn. Secondo per pari. Cui ne prima fu simil, ne seconda. Aequalis. Par.
Credenzò, che crè, e loza tut; cas gaf dà d’intend, che un asen vola. Cede-
vole per credulo. Credevole è quello che senza testrimonianza de fede. Credulo
agevole al credere, che di leggieri crede. Credulus, a, m. Creditore, che crede.
Qui credit.
1034
Cristià. Fedele per cristiano.
Critich. Censore. Critico; che giudica l’opre altrui. Criticus. Iudex alicui operis.
1035
Da spos. Sposeresco. Sposeresca festa.
1036
Dag zó de fortuna. Caduto, declinato, venuto in peggiore stato. Imminutus.
Dag in dol laz. Incalappiato, dato nel calappio, cioè laccio, insidia.
Dag sù, solevat. Scommosso. Alle quali grida il popolo armato fue scommos-
so. Commotus, a, m.
Dag sot a la trapola. Rimaso alla schiaccia, colto, o entrato nelle insidie.
Dag al spirit. Dato allo spirito, cioè alla divozione. E del tutto dato allo spirito.
Dag inclinat. Stratto per inclinato, dedito. Più inchinevolmente stratto a vizi.
Deditus. Proclivis.
Dag in drè. Dag la vulta in drè. Tornato in volta, dato addietro. Retrocedens.
Dag a la despiraziò. Dato alla disperazione. Spei expers. Desperatus.
Dag zò per ol mal, o per la vegiaia. Accasciato. Caduto. Valetudine, vel senec-
tute aggravatus.
Dag zò. Caduto, vile, dimesso. Demissus, a, m.
Dag in reprobo. Depravato, fatto pravo. Depravatus. Corruptus.
Dag zò andag al bas, al manch. Discaluto, fallito. Imminutus.
Dag in malinconia. Inmalinconito. Inmalinconite divenne tristo, e asciutto.
Dag in di mà de vergù. Dato nelle mani d’alcuno, cioè messo in podestà, e
balia d’alcuno. In manus alicuius traditus.
Dag, o borlat in di mà de vergù. Caduto in mano, venuto in podestà altrui.
In potestatem alicuius redactus.
Dag sul bachetò, invischiat d’amor. Impaniato, cioè preso dall’amore.
Amore correptus.
Dag zò de spirit, de lena. Dimesso, rimesso, umiliato, rintuzzato. E sono
molti anni si dimesso che appena riconosco omai me stesso. Demissus, a, m.
1037
Dag de basa. Deposto di dignità, privato.
1038
Da reprend. Represibile, da esser ripreso. Repraehensione dignus.
Da scusà. Scusabile, da esser scusato. Excusabilis.
Danosissim. Infestissimo. Infestissimus.
Danat. Dannato, penato, che sente pena.
D’anim grand. Generoso, che ha generosità. Il generoso animo della sua origine
tratto. Generosus. Magnanimo, di grande animo, che ha magnanimità. Magnanimus.
D’avin despeg. Dispettevole. Disprezzabile. Contemptibilis. Contempnendus.
D’autorità. Autorevole; d’autorità. Multae authoritatis.
Daneros. Addanaiato, danaioso, che ha molti danari. Pecuniosus.
Dazier. Gabelliere, appaltator di gabelle, che riscuote gabelle. Pedaggiere, che
riscuote il pedaggio. Manceps. Redemptor. Publicanus.
Danos. Pernicios. Dannoso, che apporta danno nocivo. Damnosus. Perniciosus.
Dannagioso. Exitialis.
Danat. Dannato. Condannato. Perduto. Damnatus.
Danezat, cha avut dol dan. Danneggiato, dannificato, che ha ricevuto danno;
leso, offeso. Laesus. Damno affectus.
398 [v] De basa condiziò. Di lieve nazione, di bassa condizione. Humili loco natus.
De bona lena, chà sù la lena. Allenato, che è in su la lena, che ha fatto la lena.
De mal afà. Desgraziat. Malaugurato, malauguroso, di mala natura, di mal af-
fare. Improbus. Facinorosus. Scelestus.
Defetif. Mancant. Manco, manchevole. Difettivo. Mancus. Defectivus.
Defortunat, desgraziat. Malavventurato, disavventurato, sgraziato, sfortuna-
to. Malinventurato, che ha mala ventura. Infortunatus. Infelix.
De poche fortune. Di lieve stato, cioè povero. Rimaso in Melano in leve stato.
Dependent, soget. Ligio, suddito. Pocihè fatto era uom ligio di lei. Subditus.
Decipò. Logoratore. Vecchio goloso logoratore. Consumptor.
De poch, de poche carte. Leggiero per piccolo, e di poco momento. Levis.
Parvi momenti.
Det coi mà, e coi pè. Invasato, immerso. Io era tanto invasato in una mia fre-
nesia, profondato ancor si dice. Immersus, a, m.
Desordenat. Intemperato, non temperato. Stemperato per incontinente.
Intemperans. Intemperatus.
1039
Deventat schif. Divenuto ritroso. Refractarius factus.
1040
Devot. Divoto per affezionato di spirito. Devotus.
1041
399 [v] Desimpazat. Sbrigat. Dispiacciato, cavato d’impaccio, sbrigato. Expeditus. Li-
beratus.
1042
Desutil. Disadatto, non atto, senza attitudine. Inutilis, ineptus.
1043
Degn. Degno. Meritevole. Dignus, a, m. Condegno. Condignus.
Degnevol, chel se degna; ches fà cunt di oter. Degnevole, che degna, cioè che non
ischifa, ne sdegna l’altrui condizione, umanissimo. Benevolus. Humanus, a, m.
1044
De do mostaz. Bifronte, che ha due fronti, due facce. Bifrons, tis.
Desinvolt, atif. Attivo, che ha principio, e virtù d’operare. E poi attivo, spedi-
to, pronto, risoluto nelle azioni. Actuosus. Alacer. Promptus.
De veg, suefag d’ù veg fà in vergot. Anticato, antiquato, assuefatto per longhezza
di tempo. Si siamo nelle avversità anticati, che etc. Diuturno tempore assuetus.
1045
401 [r] Deluì o deluviò. U’ luf a mangià. Diluviatore. Diluvione. Diluviatore. Come-
do, onis. Helvo, onis.
Desinamorat o che no’ sa cosa sia volì bè. Disamorato. Disamante. Libero d’a-
more, che non conosce ne amore, ne benevolenza. Amore liberatus, amore vacans.
1046
Descortes. Desgustos. Scortese. Inofficiosus, a, m.
Deruscò. Derusì. Dur . Burbero, austero, croio, aspro, duro, zotico. Torvus, asper,
tetricus. Durus.
De meza taca, de mez tai. Di mezza tacca, di mezzano taglio. Mediocris staturae.
Det afag in vergot. Rapito, per intento, fisso e occupato in qualche cosa.
Desturbator. Turbatore, che turba. È stato turbator della pace. Turbator. Stur-
batore, che sturba. Perturbator.
1047
Delicat, levat in dol bombas. Tenero per delicato. Molto tenero, e morbida-
mente allevato. Mollis. Delicatus.
Desaviat. Sviato, fuor dalla buona via, volto al mal fare. Devius. Nequam.
402 [r] Desusat fò. Svezzato. Perché lungamente s’è svezzato di mangiarle.
Desvestit. Svestito. Spogliato. Exutus.
Desendent. Stratto per discendente, originato. Essendo stratti del sangue di Catil-
lina.
De vergù oter, e miga sò. Straniero, cioè strano, e non proprio. I figliuoli suoi
perseguita, siccome stranieri, cioè siccome strani, e non proprii.
1048
Det afag in vergot voltat, o internat det. Steso, cioè internato. Era si steso
per audacia di quella sua scienza in cose proibite, e non vere etc. cioè interna-
to, involto, infervorato.
Despiugiat. Spidocchiato.
Desvegnit afag; che vol par più quel che l’era. Sparutissimo. Era di perso-
na piccola e sparutissimo. Gracillimus.
1049
Descapelat, trag ol capel zò dol cò. Scappellato.
Descolz, descalz. Scalzo, senza calzari. Discalceatus.
Decadit de fortuna. Caduto, declinato, venuto in peggiore stato. Imminutus.
Desfag. Sfatto. Non piagner più, tu sé gia tutto sfatto.
Descazat. Cazat vià. Scacciato. Expulsus, a, m.
Desimbratat. Netat. Sbrattato, nettato. Ma sbrattarsi leccandosi. Purgatus.
Perpolitus.
Desligat. Sciolto. Solutus.
Derusi. Scaios. Rostigioso. Ruvido. Scaglioso. Scaber. Scabrosus.
Desturbat da recò. Riturbato. Di nuovo turbato. Iterum turbatus.
Desedat. Riscosso. Risentito. Sdormentato. Destato. Expergefactus.
Desaprovat, refudat. Riprovato, non approvato, rifiutato. Reprobatus. Reiectus.
Degn de reprensiò. Riprendevole, degno di reprensione, riprensibile. Repre-
hensione dignus.
Defendit, reparat. Riparato, difeso. Defensus, a, m.
Deventat gras da recò. Ringrassato, di nuovo ingrassato. Denuo pinguis fac-
tus, vel saginatus.
De riguardo, o riguardevol. Riguardato. Riguardevole. Mandati uomini de
primi ordini e di riguardata virtù. Probatus. Spectatus. Perspicuus.
Desinganat, convint. Ricredente, sgarato, vinto, ricreduto. Se tu mi vinci
rimarrò vostro ricredente, chiarito, convinto. Superatus. Redargutus.
Desabelat, rescatat. Ricolto per liberato, sgabellato. Liberatus.
Desgradit. Non grato, non accetto.
Descazat un otra vulta. Ricacciato, di nuovo cacciato. Repulsus, a, m.
Desgrezat fò. Disgrossato, fatto scorto. Dirozzato. Eruditus.
Diligent, pront, o spedit. Sollecito, accurato, che opera senza indugio, dili-
gente. Diligens. Promptus. Celer. Studioso per diligente. Sedulus. Navus, a, m.
1050
Divì. Divino. Divo, quello, che appartiene a divinità, o partecipa di essa. Divinus.
403 [r] Discret; discretisim. Discreto. Discretissimo. Providens. Prudens. Aequus.
Prudentissimus. Sapientissimus.
Diocesà. Diocesano, della diocesi. Diocaesanus.
Diacon. Diacono, che ha ‘l diaconato. Diaconus.
Dicitor. Dicitore, parlatore, oratore. Locutor; orator; concionator.
Divers. Diverso. Differente. Difforme. Differenziato. Dissimilis. Diversus.
Diligentisim. Diligentissimo. Diligentissimi cercatori. Diligentissimus.
Diretor, che dà l’indriz. Dirizzatore. E dirizzatori nella via dello spirito. Di-
rector, is.
Discol. Discolo. Uomo da costumi poco lodevoli, e riottesco, e incompatibile.
Morosus. Perditus.
Discolet, impò discol. Discoletto.
Dig de nag. Prenominato, detto avanti. Praedictus.
Disolut. Libertì, o licenzios. Dissoluto. Licenzioso, disonesto. Dissolutus. In-
honestus.
Dopi, fintos. Doppio. Simulato, finto, che ha doppiezza. Versutus. Subdolus.
Vir duplex. Versipellis, le.
Donador, che regala. Donatore. Largitore, che largisce. Largitor, is. Donator.
Dotat. Fornito per dotato. D’altissimo animo fornito, cioè dotato.
Dondò. Ligoz. Dondolone, che se la dondola. Ociosus, piger, iners.
Domat. Domito. Domato. Domitus, a, m vel subactus, a, m.
Doloros. Doloroso, pien di dolore, dolente. Tristis. Maestus.
Doloros, trist, selerat. Dolente per pessimo, e scellerato. Questo dolente ab-
bandona me per andare in zoccoli per l’asciutto. Doloroso. Malvagio. Fla-
gitiosus. Scelestus.
Dolorat. Doglioso, addolorato. Pien di doglia. Maestus. Flebilis.
Dombrat. Adombrato; insospettito.
Dombrat. Adombrato, cioè stupefatto, e confuso. Consternatus.
Dotor di cause perse. Dottore di niun conto. Lat. Doctor proletarius, vel nul-
lius aeris.
1051
Dotor de lez. Giurista. Leggista. Iurisconsultus.
Dur de cervel. Duro, che non ha buona apprensiva. Tardus. Indocilis. Stupidus.
Durevol, che dura. Durevole, che si conserva. Lat. Permanens, tis. Diutur-
nus, a ,m.
1052
Dubios. Piè de dubi; o cagadubi. Dubbioso, ambiguo, irresoluto, incerto,
pien di dubbio, dubitoso, pauroso. Dubbiosus. Incertus. Timidus.
Duca. Duca. Duce. Titolo di principato, duce lo stesso che duca. Dux.
Dur de cúr. Duro di cuore. Lat. Animi duritiem habens; vel dolore carens.
Eficient. Effettivo, che fa, o che ha virtù di fare. Lat. Efficiens, tis.
Eminent, che salta fò. Eminente, che rileva infuora. Lat. Eminens, tis.
Intrag in pe’ d’un oter. Messo, o entrato in pie d’uno, cioè nella ragion di co-
lui in suo luogo.
1053
Eminent ù pochet. Alquanto eminente. Lat. Eminulus, a, m. Più eminente.
Lat. Eminentior, tius.
1054
schiaratore, che schiara. Expositor. Interpres. Declarator. Sponitore. Lo sponi-
tore sopra li proverbi di Salomone.
Eterno insem. Coeterno. Eterno insieme. Coeternus, a.
Excelent. Eccellente, che nel suo essere è in grado di perfezione. Esimio.
Excellens. Egregius. Eximius.
Exelentisim, fis excelent. Eccellentissimo. Excellentissimus. Praecellens, tis.
Molto eccellente.
Excelent. Prestante, eccellente. Con animo modesto, generoso, e prestante.
Praestans, excellens. Praestabilis, le.
Exetuat. Risparmiato, eccettuato. Exceptus, a, m.
Exelent, de vaglia, valent. Sovrano per eccellente, singulare. Il più sovrano
maestro stato in dipintura. Egregius, excellens, tis.
Exacerbat. Inacerbito. Il tiranno inacerbito. Exacerbatus, a, m.
Exent dal castigh. Impunito, non castigato. Impunitus. Inultus, a, m.
Exent, o axent. Esente, franco. Immunis, ne.
Excelent quat as pul dì. Almo, che è eccellente, e singolare e che dà anima e vita.
Almus, a, m. Alto per sublime, eccellente, singolare, prezioso, egregio. Sublimis.
Egregius. Eccelso. Lat. Elatus, a, m. Altus. Sublimis.
Exaltat, portat in paradis. Vantato. Esaltato. Magnificato, aggrandito con lode,
celebrato. Celebratus, a, m.
Excesif, fo’ de mud, fo’ de mesura. Eccessivo. Lat. Immoderatus, a ,m. Nimius,
a, m. Immodus, a, m. Enormis, me. Immanis, ne.
Eletor de l’imperator. Elettore dell’imperadore. Lat. Elector vel septemvir
imperii.
Eletor, chis slez. Elettore, che elegge. Lat. Elector, ris. Elegens, tis.
Elet per l’an che vè a la carica. Eletto, cioè creato officiale per l’anno vegnen-
te. Lat. Designatus, a, m.
Espres. Espresso, chiaro, manifesto. Lat. Expressus, clarus, manifestus, a, m.
Espresso, fermo, determinato. Lat. Firmus. Certus.
Exortat. Esortato. Lat. Exhortatus, a, m. Hortatus, a, m.
Exortator. Esortatore. Lat. Hortator, ris. Suasor, ris, m. g.
405[r] Lettera F
Fag, finit. Fatto, finito, compiuto. Lat. Factus, a, m. Confectus, a, m. Confecta
res est. Perfectus, a, m.
1055
Fag posà. Posato. Poich’ei posato un poco il corpo lasso. Refectus. Recreatus.
Fag inag, cazat inag. Rimescolato, intromesso con presunzione, o licenza. Stan-
no nella cittadi rimescolati con le femmine.
Fag fuz, fag da ‘ndre. Rincacciato. Risospinto indietro per forza, fatto fuggi-
re. Rincalzato. Fugatus, in fugam conversus.
Fag con maestria. Fatto maestrevolmente, con maestria. Lat. Affabre factus,
a, m, vel faberrime factus.
Fag a la grosolana. Fatto senza maestria. Lat. Infabre factus, a, m vel pingui,
vel crassa minerva factus.
Fag al antiga. Fatto all’antica. Lat. Antiquo opere vel artificio factus, a, m.
Fag andà de mal, o decipat. Scipato, conciato male, guastato. Male habitus.
1056
Fag vergognà. Scornato. La brigata si pose insieme per farlo scornare.
Fag istà a segn, in crist in tesera, in stech. Fatto stare a segno, costretto a
ubbidire, tenuto, e fatto stare a stecchetto. In officio contentus.
Fag soura quac cariche. Fatto, o ordinato sopra qualche ufizio, cioè posto al
governo. E fattone lo sopracció. Praefectus, a, m.
1057
Fag dà zò u’ stramazò in tera. Stramazzato, gettato impetuosamente a terra.
Prostratus.
Fag deventà deferent da quel che era naturalmet. Stranaturato. Fatto can-
giar natura. Immutatus.
Fag lontà da vergot, vegnì dal mondo nuf. Fatto straniero, fatto nuovo. O
che tu ti facci straniero della sua refezione.
Fag sù, vegnit sù. Venuto su per rizzato, innalzato a onore, e riputazione.
Fag pasà per i bachete. Vergheggiato, percosso con verghe. Virgis caesus.
Fag tornà vif. Suscitato. Di morto fatto tornar vivo. Risuscitato. Suscitatus.
Fag levà su. Suscitato, eccitato, fatto levar su, fatto risentire. Excitatus.
406 [r] Fag levà sú in pè drig. Fatto rizzare in sustante.
Fag gotà fò, cavat fò. Tirato su, scalzato, fatto con astuzia dire ad altrui quel
ch’è non voleva.
Fag andà fò, o fag dà fò. Trasvisato. Giacche giusto sdegno un poco m’ha tra-
sviata.
Fag mudà anda; e lagà la pecca. Divezzato, fatto rimaner dal vezzo.
Fag fà quel, che nol voliva. Fatto uscire, indotto ancorche contro sua voglia
a far quel che tu desideri.
Fag retrà dai nascos, col robaga la sò fisonomia. Fatto fare il suo ritratto alla
macchia.
1058
Fag rabii, o fag andà in colera. Mosso a cruccio.
Fag bel. Abbellato, abbellito, fatto bello. Pulcher factus. Exornatus. Imbellito.
Fag via a la babalà, và là và là, che vegn. Uomo a caso, a casaccio; inconsi-
derato. Inconsderans. Inconsideratus.
406 [v] Fag degn. Degnato. Che fosti a tanto onor degnata allora, cioè stimata, e fatta
degna.
1059
Fautor. Favoratore. Fautore. Favoreggiatore, che favorisce. Fautor. Sostenitore,
mantenitore.
Fastudios, secamelga, tedios, bibios. Fastidioso, importuno, rincrescevole,
tedioso, noioso, noievole, sazievole. L. Molestus. Insolens. Arrogans. Morosus,
a, m. Importunus, a, m.
Famos. Famoso, di gran fama, chiaro. Illustris, clarus, famosus.
Facoltos. Rich. Facultoso. Locuples.
Falit. Fallito, che manca di pagare a debiti tempi. Decoctor. Facultatibus defectus.
Faorit. Favorito, che ha ricevuto grazia, o favore. Lat. Beneficio affectus.
Facil da domà. Domevole, domabile, atto a esser domato, docile. Domabilis.
Fat, fatos. Dissipito, scipito, vale di poco senno. Insipidus. Insulsus.
Facil da mudas, da voltas, da convertì. Convertibile, acconcio, e atto a con-
vertirsi, trasformabile, convertivole. Qui facile converti potest.
Facil da fà dol mal. Lubrico, agevole a sdrucciolar nel male.
Facendì. Facender. Che fa i sò facende e quele di oter. Brigante, che briga, in-
trigatore, travagliatore, da facende, entrante, attivo, procacciante, operoso, affa-
ticante. Industrius. Laboriosus. Negociosus, operosus. Navus. Faciens. Faccen-
diere. Faccente. Lat. Et suo et alieno negotio negotiosus.
Fastudiosisim. Annoioso. Noioso. L. Molestus, vel permolestus aut permorosus.
Fastudioset. Alquanto fastidioso. Lat. Submolestus, vel submorosus, a, m.
Fachior, che fá. Attor, facitore, che fa, fattore. Factor. Auctor. Opifex.
Fanat, piè d’afan. Affacendato, infacendato, che ha di molte facende. Negocio-
sus. Negociis implicatus.
Facil da maistrà. Facil da imparà. Ammaestrevole, docile, facile, o atto ad
essere ammaestrato. Docilis. Addottrinevole, insegnevole, atto ad apprendere,
disciplinevole.
Fameiul, servitore. Ragazzetto, ragazzino, famiglio, servitore. Servulus. Fa-
mulus, i.
Famei, bagai. Garzone, che va a stare con altrui per lavorare. Fante, servo,
servidore. Operarius. Famulus. Servus.
Fachì. Facchino. Che porta pesi addosso per prezzo. Bastagio. Baiulus. Figlio.
Portatore.
Fabricador. Fabbricatore. Che fabbrica. Opifex, fabricator.
Fasat. Fasciato. Fascia obligatus.
1060
Famat. Affamato, famelico. Famelicosus. Famelicus.
Fazamal, subis, che no sta mai in padim; e circa semper da fa quac mal.
Facimale. Nabisso si dice a fanciullo, che mai non si fermi, e sempre procac-
ci di far qualche male. Maleficus, a, m.
1061
Fetent. Spuzolet. Fetido, fetente, che ha fetore, puzzolente, fetidoso, fiatente,
fiatoso. Faetidus. Faetulentus.
Fiero. Ferore, fiero, bravo, coraggioso, animoso. Ferox, audens. Crudelis. Atrox.
1062
Fidat, da fidasen. Fidato; leale, sincero, e da credergli, e da fidarsene sicura-
mente. Fido, fidelis, fidus.
Firem, sald; che stà. Fermo per sodo, saldo, duro. Solidus, a, m. Firmus. Con-
stans. Fermissimo, più fermo. Lat. Fermissimus, a, m. Firmiorius.
Fidel, real. Fedele. Sicuro. Tutus. Fidus, a, m. Fedele, leale. Lat. Fidelis, le.
Fidus, a, m.
Fiorit. Piè de fior. Fiorito, pien di fiori. Floridus. Florens. Fioritissimo. Floren-
tissimus.
Fichiavol de tere. Fittaiuolo, che tien l’altrui possessioni a fitto. Fundi conductor.
Fì, refinat. Furbo in chermesi, cioè fino in estremo grado. Malitiosus. Versutus.
Flos. Flogn. Fiac. Leno; fiacco, debole, spossato. Caloscio. Mollis. Debilis.
Invalidus.
408 [r] Flematich. Flemmatico, che abbonda di flemma. Pituitosus. Phlegmaticus, a, m.
1063
Flematich. Papatasi. Testa fregia, che stanta a’ndà ‘n colera. Flemmatico,
in significato di paziente, posato, moderato, che difficilmente s’adiri. Lat.
Consideratus, et lentus, vel moderatus.
Fò dol dover, dol giust. Disonesto, per ingiusto, è fuor del dovere. Iniustus. Ini-
quus.
1064
Formager. Pizzicagnolo. L. Salsamentarius.
Fondat, andag à fond. Andato sotto. Il paliscalmo andato sotto tutti perirono.
Demersus.
Frezos. Ratto, veloce, presto. Non siate ratti a condannare i falli altrui. Celer.
Velox.
408 [v] Frequent; asiduo. Frequente, continuo. Lat. Assiduus. Continuus, a, m.
1065
Fregat, carenzat. Stropicciato, lusingato, piaggiato.
Frasca. Fraschet. Leger come una foia d’albara. Frasca. Fraschetta, fraschet-
tino. Falimbelluzzo. Falimbello. Levis homo. Levis sententiae. Leviculus, a, m.
Fragil, facil da rop. Fragile, che poco dura, e resiste. Fragilis. Caducus.
1066
Fumat. Fumaghet. Affumicato, affumato. Tutta sudata, unta, ed affumata.
Fumagatus, vel fumo tinctus. Fumosus.
Garzò, de butiga. Fattore per quel fanciullo che si tiene per li servigi delle
botteghe. Operarius puer.
Galeot. Sforzat. Galeotto, quegli che voga, e rema in galea, forzato, chi è con-
dannato al remo.
1067
Galant. Leggiadro. Venustus. Elegans.
1068
Gof, griof. Goffo, rozzo, sciocco, inetto. Rudis. Crassae minervae.
Gob, c’ha la goba. Scrignuto, che ha lo scrigno. Gobbo. Più scrignuta è d’una
chiocciola. Gibbus, a, m. Gibber, a, m.
Ghindol, ghindolì, che no’ sta mai ferem. Frugolo, frugolino si dice a fan-
ciullini, che non istanno mai fermi. Ardelio, is.
Golos, bramos. Ghiotto per bramoso semplicemente. Avidus. Cupidus.
Glorios. Gloriato. Glorioso. Gloriosus. Pien di gloria.
Gloriat. Glorificato. Lodato. Glorificatus.
Glorificator. Glorificatore, dator di gloria, che glorifica. Glorificator.
Gloriosisim. Gloriosissimo. Era tenuto gloriosissimo cittadino. Illustrissimus.
Gloriosissimus.
Gnuch. Mazuchò. Capone, caparbio, ostinato. Cervicosus, a, m.
Godibil. Godevole. Iucundus, gratus.
Grand om legal. Gran savio in ragione, e in pratica. Iurisconsultissimus.
Gras petard, o gras impastat. Grassissimo. Pinguissimus.
Gras che sciopa fò, che no’ pul stà in da pel, ches laf sfend. Grasso, che si
1069
schiappa, e non cape, nella pelle, e crepa. Prepinguis. Grasso, che scoppia.
Grasso che si fenderebbe. Frescoccia, e grassa, che si fenderebbe.
Grizat. Griz, ches griza, chà griza dura. Vergognato. Svergognato. Pudore
affectus. Peritoso, che si perita. Verecundus.
Gravid, pregn. Gravido, grandemente pieno, e grave dal punto che è pieno.
Gravidus. Onustus.
Grand, e gros, e minchiò. Lasagnone, uomo grande, e scipito, bietolone. Bliteus, ei.
Gros, tond; dur de cervel. Grosso, materiale, senza modo. Un villan mate-
riale, e grosso. Grossolano di grossa qualità, rozzo. Rudis. Crassae minervae.
Stolidus. Grosso d’ingegno. D’ottuso ingegno. Tondo di pelo, e di grossa pa-
sta. Hebes tardus. Crassus. Hebeti ingenio.
Grosisim. Grossissimo.
1070
Groset, grosarel. Grossarello. Grossetto. Compar Pietro ch’era anzi grosset-
to, che no.
Gravos, pesoch. Gravoso, grave, che ha gravezza. Gravis. Ponderosus.
Gram. Miserabil. Tapino, misero, infelice, tribolato. Miser. Misellus. Infelix.
Gramet, poverì. Tapinello. Meschinello. Misellus.
Grazios. Vago per grazioso, leggiadro, che ha grazia, e avvenentezza. Lepidus.
Venustus. Elegans. Avvenente di maniera graziosa. Avvenevole; destro, gentile.
Grand fis. Tragrande. Grandissimo. Pregrandis. Maximus. Magnifico, magno,
grande. Magnificus. Magnus.
Grevat, pezorat. Aggravato, peggiorato. Ingravescens.
Grezat. Accelerato, affrettato, avaccio, avaccevole, sollecito, presto. Acce-
leratus. Citus. Velox. Festinato. A quali fu festinata la morte.
Gradit, piasit, car. Aggradevole, che è a grado. Che piace, soddisfa. Iucundus
vel gratus, a, m. Grazioso per grato. Fu grazioso a Dio, e al mondo. Gradevole,
caro, apprezzato. Iucundus.
Gnech. Impaziente. Impatiens.
Gnuch, dur d’opiniò. Gnucò, mazucò. Provano, caparbio, capone, garoso, di
sua opinione, che non si lascia persuadere. Obstinatus. Obfirmatus. Cervi-
cosus. Durae cervicis. Capito, is. Pervicax.
Grusiet, cha la grusia. Scabbioso, che ha scabbia.
Gris de cavei, e de barba. Incanutito. Canus. Incanus.
Grim. Grimo, aggiunto di vecchio grinzo.
Grusiet. Grusi. Greto. Gremito. Spesso. Spissus. Densus.
Gudaz, o guidaz. Patrino. Compare. Lustricus pater.
Guz, pront. Arguto, pronto, vivace. Argutus.
Guast. Corrotto. Corruptus, a, m.
Griz, grizat. Peritoso, che si perita. Peritato. Verecundus.
410 [v] Gustevol. Compiacevole, dilettevole. Delectabilis.
Gustosisim. Dilettosissimo, piacevolissimo. Iucundissimus. Gratissimus.
Gustos. Dilettoso, piacevole, gustoso, gustevole, dolce, grato, soave, caro. Iu-
cundus. Delectabilis. Gratus.
Gustoset. Piacevoletto. Assai bella e piacevoletta, detto quasi per vezzi.
1071
Guarnit. Fregiato. Guernito. Exornatus.
Gustoso, che gusta. Dilettevole, che diletta. Dilettoso, che apporta piacere.
Delectabilis.
Guast, toch. Corrotto, guasto, contaminato, si dice così dell’animo, come del
corpo. Corruptus, a, m.
Guz d’inzign. Forte per acuto, e sottile. Uomo chiarissimo, e di forte ingegno.
Guz de vista. Perspicace, d’acuta vista, che vede perfettamente. Perspicax.
Guardia dol put. Pontinaio, guardian del ponte. Pontis custos.
Guardarul, che fa la guardia. Riguardatore per guardatore, custode. Buoni
riguardatori, e buoni guardiani. Custos.
Guarnat via. Riposto, collocato, o nascoso. Conditus, a, m.
Guarit. Sanicato, libero dal male, che ha ricoverata la sanità. Sanatus.
Guardia magior. Sopragguardia, principal guardia. Venne la sopragguardia, e
con gran lumiere.
Guardia de la tor. Torrigiano, guardia della torre, sentinella. Che ‘l segno è
fatto dalli torrigiani. Turris custos.
Guardià o sia depositari d’ù secret. Guardatore. Fidissimo guardatore d’un
mio segreto. Custos.
Guardia. Guardia, persona che guarda. Custos.
Guerier. Guerreggiatore, guerriero, guerriere, che guereggia. Bellator. Bellistens.
1072
Impastagnoch. Pasticciano, pastricciano, uomo di grossa pasta, cioè materia-
le. Crassae minervae. Tardus. Insulsus.
Impò conturbat. Turbatetto, alquanto turbato.
Ingaiardit. Ingagliardito. Roboratus.
Infasnat. Subornat. Assettato, subornato, imbecherato (modo basso), tirato
nella sua volontà con aggiramento di parole. Subornatus.
Ingord a mangià. Vorace, che ingordamente mangia, e divora. Vorax.
Incolerit fis. Tracruccioso, molto cruccioso. Valde indignatus.
Insensat. Insumiet, o insonghet. Trasognato, stupido, insensato, quasi che sogni.
Io credo, che voi mi abbiate o per ismemorato, o per trasognato. Stupidus, a, m.
Intacat. Tacciato.
Intorsat. Tarchiato, di grosse membra, bene insieme fatticcio. Membris cras-
sioribus.
Intrognat. Intorato, che per isdegno, o per alterigia sta sopra di se turbato, e
gonfio a guisa di toro adirato. Iratus. Elatus.
Invegit. Vieto per invecchiato. Ora è diserta, come cosa vieta.
Inventor. Trovatore per inventore. Inventor.
Involtat, persuas. Svolto. E gli svolti inducesse alla fede. Exoratus.
Invigorit. Incoragit. Vigoreggiato. Innanimato.
Inzucat. Urtat. Tentato, toccato leggiermente, o per farlo volgere a se, o per
avvertirlo quasi con cenno di chechesia. Quando il mio duca mi tentò di costa.
Fodicatus.
Ispirat. Tocco da spirazione, cioè avvertito, avvisato.
Istabil. Volubile, che agevolmente si volta. Instabilis. Volubilis. Instabilis.
Idoneo. Bò. Idoneo, atto, sufficiente. Idoneus. Idonei mallevadori.
Ignorant. Ignaro. Ignorante. Ignarus. La fama ignara della veritade.
Ingual. Iguale. Eguale.
Illibat. Impontabil. Interissimo. Integerrimus.
Incapat, dag det. Incappato.
Incantonat, o intambat. Rincantucciato, nascoso in un cantuccio.
Infulzit, impianit. Rinfarciato, rinfuso, che ha ripienezza. Ripieno. Refertus.
1073
Infogat. Rinfocato, infiammato grandemente. Rinfocolato. Excalescens.
411 [v] Infervorat, o fogat a fa vergot. Rinfocolato, infervorato, ardentemente inna-
nimito alle operazioni. Ferves. Fervidus. Fervefactus.
1074
Incredul, che no’ crè. Incredulo, miscredente, discredente. Lat. Incredulus, a, m.
Infalibil, che no fala. Infallibile, certo, sicuro, che non fallisce. Certus. Firmus.
Indefes, che no’ varda a fadiga. Infaticabile, che non cura fatica. Infatica-
bilis. Indefessus.
Infedel. Infedele, non fedele, che non crede la vera fede. Infidelis.
1075
Informat, rogat. Informato. Delle cose del mondo assai convenevolmente
informato. Edoctus. Eruditus.
Incochiit. Indozzato. Indozzar possa quella mala vecchia, che tutta notte sta a
rivilicare.
1076
Inquisitor. Inquisitore, diligente ricercatore. Inquisitor. Investigator.
Incurabil, che no’ pul guarì. Insanabile, che non si può sanare. Insanabilis.
Insaziabil, che non è mai clug. Insaziabile, non saziabile. Insatiabilis. Insaturabilis.
Inescusabil, che nos gha trova la peza. Inscusabile, che non ha scusa, non può
scusarsi. Inescusabilis.
Insidios, che stà sul insidià. Insidiatore, che insidia, vago di fare insidie, insi-
dioso. Insidiator. Insidiosus, a, m.
Insipid insuls, senza sal, fat. Insipido, sciocco, scipito, insulso. Insipidus. Insensus.
Intanat. Intanato.
413 [r] Intendent, che la sa. Intendente, che intende, che sa. Intellingens. Doctus.
1077
Intenerit. Intenerito. Molto più intenerito quasi lagrimando disse. Mollitus.
Intercesor, santol, che prega per i oter. Intercessore, che interceda. Precator.
Interesat, dag al interes. Interessato, che è in preda al suo utile e comodo
senza aver riguardo all’altrui. Lueri avidus.
Interesat det, c’ha det interes. Interessato, partecipante. Lucri particeps.
Intrech. Intero, che non gli manca alcuna delle sue parti. Integer, perfectus, abso-
lutus.
Intravegnit, trovat present a vergot. Intervenuto in una o a una cosa, cioè
ritrovato, presente. Qui interfuit.
Intrag per terz. Interzato, entrato in terzo.
Intestat. Crapò. Inteschiato, rapone, ostinato, alla sua opinione. Capito, nis.
Pervicax.
Intent. Inteso, intento. Inteso troppo a guadagni. Inteso tutt’ora in Dio. Intentus.
Attentus.
Intrinsichisim. Intimissimo. Amico intimissimo. Longe intimus. Familiarissimus.
Intrinsech, intrent ù. Intimo. Intrinseco. Intimus. Familiaris.
Intemurit. Intimidito, divenuto timido. Timidus factus.
Intolerabil, che nos pùl tolerà. Intollerabile, da non tollerarsi. Incomportabile.
Intolerabilis.
Intraprendent, che tul l’asont da fà. Intraprenditore, che prende a fare. Intra-
prenditore di gran cose. Inceptor.
Impraticabil, che nos gha púl cavigà ‘nsem. Intrattabile, fantastico, impra-
ticabile, non trattabile. Intractabilis.
Intrepid, che nol ha pora dol bao. Intrepido, animoso, di gran cuore, forte.
Vedi Anassarco intrepido, e virile. Intrepidus. Imperterritus.
Intriga mester, un intrighela, imboghela. Intrigatore. Avvilupatore.
Intrinsicat con vergù. Intrinsecato, che ha pigliato interna dimestichezza, e
famigliarità con altrui. Datus penitus in familiaritate alicuius.
Invoiat, invaghit, chiapat da la voia. Invaghito,divegnuto vago, acceso di desi-
derio. E del Romano imperio invaghita. Amore incensus. Desiderio flagrans.
Insuperbit. Invanito, divenuto vanaglorioso. Era invanito per la oltraggiosa
gloria, che ‘l popolo gli avea data. Superbus.
Indemoniat. Invasato dal Diavolo, sorpreso, spiritato. Lymphatus, daemone cor-
reptus.
1078
413 [v] Invegit. Invecchiato. Inveteratus. Senescens.
Inventor. Inventore, che inventa; o primo autore di chechesia. Ritrovatore. Inven-
tor. Auctor.
Invischiat, inamorat. Imbertonat. Invescato, inveschiato, impaniato, preso,
avviluppato, involto. Fu molto in questo amore invescato. Intricatus. Implicatus.
Amore correptus, vel captus. Imbarazzato, intabbacato.
Investit. Investito. Lo investio del reame di Cicilia, e di Puglia. In dominio con-
stitutus.
Imbrocat. Colpit. Investito, colpito in assalto. Ictus.
Invigorit. Invigorito. Vividus, a, m.
Intorchiat in dol frerul. Inviluppato nel mantello. Obsitus. Involutus pallio.
Intorchiat. Imbroiat. Inviluppato. Inviluppati nelle miserie del mondo.
Invincibil, che con lù nos la pùl ne venz, ne impatà. Invincibile, insuperabile,
che non può esser vinto. Invitto. Invitissimo. Insuperabilis, invictus. Invictissimus.
Inzacarat, piè de zachare, d’intrich. Inzaccherato, intrigato, inviluppato,
obbligato.
Inzocat. Letargico, che ha letargo, appresso di letargo. Lethargicus, a, m.
Inviziat, nom tochè che nom desconzè. Lezioso, che procede con lezi, che
sono costumi, e modi pieni di mollezza, e d’affettazione usati da donne per pa-
rer graziose, e da fanciulli ad esser troppo vezzeggiati.
Invidios. Livido, invidioso. Lividus. Invidus.
Inclinat a fà mal, portat a fà mal. Maldisposto d’animo, maltemerato, volto
al male. Male affectus.
Introdusit, fag entrà. Messo per introdotto, e fatto ricevere. Fare che messo
vi sia chi egli vuole. Introductus.
Insio, che no’ sa. Nescio, che non sa, ignorante. Nescio di quel che fai. Nescius.
Infedel, che adora i idoi. Pagano, infedele, che adora gl’idoli. Ethnicus.
Ingual, ingualent, dal par al par. Pari pari, parissimo. Zeppa mio noi siam
pari pari. Omnino aequalis.
Indag, o andag de la vita. Perduto della persona, cioè attratto, o rattratto.
Inamorat. Preso per innamorato. Amore captus.
In forze. Poderoso, forte, gagliardo, che ha potere. Fortis. Robustus. Validus.
Industrios, che s’inzigna a guadegnà. Procacciante, che procaccia, indu-
strioso d’assai. Industrius. Navus.
1079
Inclinat naturalmet, portat. Prono, inclinato, e volto per natura a checchesia.
Pronus. Proclivis. Inchinevole, pieghevole. Al male inchinevole. Propensus.
414 [r] Indolzit, molificat. Rammorbidito per addolcito. Mollitus, a, m.
Inrancat, inranchit, ingropit. Rannicchiato, raccolto, ristretto tutto in un grup-
po a guisa di nicchio raggricciato. Rattrappato. E quasi tutto rattrappato, come
potè a casa se ne tornò. Rattratto. Contractus.
Ingarboiat, confus. Ravviluppato, confuso. Non t’andar ravviluppando, cioè
confondendo.
Incorzit. Ravvisato, avveduto. Furono ravvisati, ch’egli avevano fatto gran
follia a partirsi da Firenze.
Intambat. Imbusat. Rambucato. Stette rimbucato più di imboscato. Absconditus.
Intisat. Infulzit. Impinzato. Rimpinzato. Saturatus.
Ingrasat. Impinguat. Impinguato. Ingrassato. Saginatus, pinguefactus, impin-
guatus.
Intrigatori. Implicatore, che implica, che avviluppa. Implicator.
Inasprit. Inacerbito. Il tiranno inacerbito. Exacerbatus.
Incoregibil. Inammendabile, incorreggibile. Inemendabilis.
Inarcat. Inarcato, piegato o curvo a guisa d’arco. Incurvus. Curvus.
Inasinit, deventat asen. Inasinito. Inhumanus factus.
1080
Ingual insem. Coeguale, eguale insieme. Coaequalis.
Ingual. Eguale. Del medesimo esser col comparato in quello, che si compara.
Aequalis.
Infrisat de vergù. Inamorat marz. Guasto per uomo fuor di misura innamora-
to. Alla moglie d’un suo guasto.
Intrigat. Imbrigato. Imbrigati nelle ribellioni. Inbrigati di molte cose, che ri-
chieggono nostra presenza. Impacciato.
Infregiat. Infreddato. Ella il più del tempo stava infreddata. Male affectus ex
nimio aestu.
1081
Insonghet, impastat de songh. Sonnocchioso, sonnacchioso, sonnoloso, som-
nolento. Somnicolosus. Veternosus.
Infedel, che manca de fede. Infedele, disleale, che non serva fede. Infidelis.
Infidus.
Inveninat. Invelenito.
1082
Invidiat. Adastiato. Lasso per ben servir sono adastiato.
Ingermat, dur, c’ha d’ingermadure. Fatato, vien preso per invulnerabile. Ar-
me fatate. Invulnerabilis.
415 [v] Infangat, piè de brofadei, de fangh. Zaccheroso, pien de zacchere, impillacche-
rato, infangato, imbruttato, imbrattato di fango. Lutosus. Lutatus. Luto infectus.
1083
Indiavolat. Indiavolato, che ha del diavolo. Anzi arrabbiata, infuriata, india-
volata più che mai. Fanaticus.
Intaiador. Intagliatore. Scultore. Caelator. Sculptor.
Intaiador de rilef. Intagliatore di rilievo. Anaglyptes, tae; m. g.
Inorbit. Abbacinato. Accecato. Obcaecatus. Excaecatus.
Incagnat, incagnit. Accanito. Stizzito, accaneggiato. Furore percitus.
Ingrondat, chà la gronda. Accigliato. Truculentus. Tristis.
Inclinat a crompà, o a vend. Inclinato a comperare, o a vendere. Lat. Emax,
cis, aut vendax, cis. Omn. g.
Inclinat. Acclivo, dedito, inclinato. Proclivis.
Inclucat, o incluchignat zò. Accoccolato. Volta tema, e sta accoccolato. Incoxa-
tus, a, m.
Indurit. Addurato, indurato. Induratus.
Indrizat. Addrizzato, ammaestrato, messo per la buona strada, ridotto in buono
stato. Instructus, directus, eruditus.
Indebolit, tag fievol. Affiebolito, affievolito. Debilitatus.
Inrochit, c’ha zò la vos. Rauch. Affiocato, divenuto fioco. Arrocato. Raucus, a, m.
Incadenat, ligat. Aggratigliato, incatenato. Tu m’hai aggratigliato il cuore con
la tua ribeba.
Ingropit, fag in dù grop, ranzignat sù. Aggroppato, raggruppato, raggric-
chiato, raggruzzolato. In letto stà raggruzzolata.
Ingual de tep a ù. Eguale d’età a uno. Lat. Aequaeus, a, m alicui.
Ingualat, ingualvat, fag gualif. Agguagliato, pareggiato, fatto eguale. Aequi-
paratus. Aequatus.
Ingord, chà la gola a vergot, chal gha tira la gola. Agognante, agognatore,
che agogna. Avidus.
Interpetre di linguaz. Turcimanno. E turcimanni v’avea di tute le lingue.
Interpres.
416 [r] Inzenclit. Infinghiz. Anneghitito, annighittito, lento, infingardo. Piger
Inganador, drig. Arcatore. Onde gli arcatori furono arcati. Deceptor.
Indug. Stenuat. Stenuato. Gracilis. Affilato, smagrato, asciutto, scarno.
In songhet, chiapat dal songh. Assonnato. Sopore correptus.
1084
Intorniat. Attorneato. Circumdatus.
Impasit, fag pas. Avvizzato, avvizzito, invizzito, divenuto vizzo. Languidus factus.
Imbindat. Allenzato.
1085
Imbriagò. Imbriagher. Imbriac. Ubbriaco, ebbro, ebriaco, briaco, ebbrio,
ebbriatore, ebbrioso, inclinato all’ebrietà. Vino se ingurgitans. Ebriosus. Ebrius.
Ebriacus, a, m.
416 [v] Imbronzet, cha ‘l bronz. Che ha pigliato il broncio, che ha pigliato il grillo.
Indignatus. Iratus. Imbronciato. Croio. Zotico. Torvus. Tetricus. In fermento iacens.
Immodest. Immodesto. Scostumato. Immodestus.
Imprudent. Imprudente. Imprudens.
Impraticabil. Intrattabile. Falotico. Astratto. Acerbus. Difficilis.
Imbautat, cò la capa in cò. Imbambaccollato. Imbaccucato. Imbavagliato.
Camuffato. Capite obvoluto. Obtectus capite.
Impestat. Appestato. Peste contactus. Lue infectus.
Impiat in di cavei. Scompigliato. Scarmigliato. Scapigliato. Turbatis crini-
bus. Turbatus crinibus.
Imbalordit. Sbalordito. Stordito, fuor del sentimento. Obtusus. Confusus.
Impicat in retrag. Impiccato in effigie. Suspensus patibulo de tabella.
Impicat con du pè ‘n sù. Impiccato per un piede col capo in giù. Suspensus
patibulo obverso capite, et pede recto.
Impicat. Impiccato, appiccato. Suspensus in patibulo.
Impazat. Impacciato. Uomo impacciato dalli fatti secolari. Implicatus. Occupatus.
Immutabil. Immutabile. Incommutabile. Immutabilis.
Immobil, de stuch. Immobile, senza moto, che non può muoversi, immoto. Im-
mobilis. Immotus.
Imbroiat. Imbrogliato. Implicatus. Impeditus.
Immastinat, sordegat afag. Imbrodagiat, o imbudat. Sbrodagiat . Imbrodolato,
intriso, imbrattato. In quella medesima sozzura imbrodolati. Nel sangue imbrodo-
lato come un porco. Deturpatus. Illitus. Foedatus. Coinquinatus, perfusus. Sor-
didus. Brodoloso, imbrattato di broda, sporco. Questa vecchia brodolosa.
Imbrat, ch’imbrata. Imbrattatore, che imbratta.
Imbocat. Imboccato.
Imbindat. Imbendato. Vittis evinctus.
Imbertonat de vergù, o infrisat. Imbardato, innamorato d’alcuno; intabacca-
to, pigliato, e intrigato dagli affetti. Amore captus.
Impresari. Appaltator di gabelle; gabelliere. Manceps. Redemptor.
1086
Imponchiat. Fermo. Il duca pur fermo a volerne far giustizia, cioè risoluto o
ostinato. Pertinax.
Imbrat. Desutil. Disadatto, non atto, senza attitudine, sconcio. Inutilis. Ineptus.
Imbatit mal, o capitat mal. Mal raccattato, mal arrivato, mal ricevuto, mal
capitato. Male acceptus. Misavvenuto.
1087
Impontat, picat, scoldat det in vergot. Punto in qualche affare, infervorato,
o riscaldato dentro al medesimo.
Impiglet; schiva fatiga, pigher. Neghittoso, che fugge la fatica, tardo, lento,
pigro, trascurato. Soccors, piger, segnis.
Imbusolat. Insaccato, imborsato si dice oggi, cioè messo nel sacchetto, onde
si traggono i concorrenti a magistrati.
417 [v] Imperturbabil. Imconturbabile, da non poter esser conturbato.
1088
Illuminat. Ralluminato. Questo cieco subito fu ralluminato. Alluminato. Illumi-
natus.
Istigador. Incitatore.
Idol de vergù. Idolo si dice a chiunque, nel quale si ponga smoderato affetto,
e che s’abbia in soverchia venerazione.
1089
Lader de strada. Rubator delle strade.
Ladì de menà i mà, che sta sul menà i mà. Manesco, inclinato e pronto al dare,
al menar le mani. Manu promptus. Ad vim promptus.
Lagat trasportà. Scorso. Ricettati di buoni ch’erano scorsi a mal fare, cioè
trascorsi.
Legher. Allegro, letizioso, giulivo, festevole, gaio, pien di letizia, lieto, gioio-
so, giocondo. Festus, hilaris, iucundus, festivus.
1090
Legat. Legato. Ambasciadore, titolo rimaso solo a cardinali. Legatus.
418 [v] Les. Ofes. Leso, dannificato, offeso. Laesus, a, m.
Lest. Destro, lesto, agile di membra, e accomodato a operare, e che opera con
prestezza, e agevolezza. Dexter. Agilis.
Lomen. Flos. Flac. Allassato. Rilassato, leno, fiacco, debole. Delassatus, vel
debilis.
Leger, o liger che pisa poch. Leggiere, leggieri, leggiero, che non ha gravità,
di poco peso. Levis.
1091
Leger come l’alega. Bergolo. Tattamella. Leggero, lieve come galla. Levis
sententiae.
Luri. Luus. Levissimus homo.
Levat. Allevato, nutrito, alimentato. Nutritus. Educatus.
Levat, maistrat. Allevato, ammaestrato, costumato. Instructus. Eruditus.
Levat. Allevato, cresciuto. Sempre mai co’ valenti uomini usato e cresciuto.
Educatus, a, m.
Levat sù dal leg. Levato per uscito dal letto.
Levat sù in cetò. Levato a sedere in sul letto. Levatosi a sedere in sul letto.
Levat su in pè. Levato in pie, cioè rizzato. Levatasi in pie, cioè rittasi, o riz-
zata in pie.
Levat sù, alzat, o drizat sù. Rilevato per levato, alzato su, rizzato. Erectus.
Elevatus.
Levat fò dol cumù, de la compagnia. Scomunato, disunito.
419 [r] Levat d’ingan, desinganat. Sgannato, cavato d’inganno, tratto d’inganno.
Levat sù. Surto. Io stava sovra ‘l ponte a veder surto.
Levat sù da tavola. Levato da tavola. Ed essendo da tavola levato.
Levat, o tult dal mond. Levato di terra, tolto di terra, tolto di vita, ucciso, pri-
vato di vita. E medio sublatus. Necatus.
Liberat, spedit pro nunc. Liberato con limitazione, o condizione. Sub condi-
tione liberatus.
Liberamet asolt. Assoluto liberamente. Libere absolutus. Integre liberatus.
Licenziat. Dotto senza titolo del dottoramento. Doctor renunciatus, vel designatus.
Lifrocò, vizocò. Bizzocone. Agrestis. Rudis. Di rozzi costumi, zotico, villano,
ignorante.
Liberal. Liberale, amorevole. Benignus. Liberalis.
Libertì, licenzios. Licenzioso, quasi dissoluto. Effrenatam vitam agens. Lascibile.
Luxuriosus.
Libidinos. Libidinoso, lussurioso, lascivo. Libidinosus. Luxuriosus. Lascivus.
Libarder. Alabardiere. Hastilifer.
Litigador, litigos. Litigatore, litigante, litigioso, contenzioso, gareggioso, ga-
roso. Litigator. Litigiosus, a, m.
1092
Librer. Libraio, che vende i libri. Bibliopola, ae.
Liber, de sò volontà. Assoluto, non forzato, libero, senza alcun rispetto. Liber, a, m.
Liber, de só posta senza sovercò. Libero, che ha libertà, che non è soggetto,
senza sopraccapo; e padron di se stesso. Liber, a, m. Sui iuris.
1093
Lontà. Scostato per lontano. Alquanto scostato dalla terra. Remoto, lontano,
distante. Remotus, a, m. Straniero per lontano. Essa cosa è tanto chiara, che è
straniera da ogni scrupolo. Strano, alieno, allontanato. Che l’essere strano dal
comun di Firenze. Alienus, a, m.
Lontanisim. Remotissimo.
Lord, bordech, sporch. Lordo. Ordo.
Lontà, divers. Lontano, diverso, vario. Diversus. Varius.
Lodevol. Laudabile, degno di lode, da esser lodato, laudevole. Laudabilis.
Lodatisim. Lodatissimo. Laudatissimus.
Lodator. Laudatore, lodatore, che lauda. Laudator.
Lontà fat, e tat. Equidistante, egualmente distante. Aeque, vel aequaliter distans.
Lontanat. Alienato, allontanato, separato. Alienatus, a, m.
Logich. Loico, che fa loica, e sa loica. Dialettico, professore di dialettica. Dia-
lecticus.
Lozat. Albergato. Hospitio exceptus.
Locander, che tè locanda. Ostellano, albergatore, che alloggia, che alberga
ostelliere. Hospes, is.
Loch, inlochit. Barbagiani.
Lurì, zibegola. Bacello. Bacellus. Nebulo. Lieve come galla.
Lungh e trag sù la tera. Sternato in terra. Stratus humi.
Lungh de lengua, che baia per set. Lenguazò. Linguacciuto, linguardo, lin-
guoso. Lingulaca, ae. Loquax. Linguax.
Lugat. Colocat con vergù. Comodat de cà. Locato, collocato, impiegato, allo-
gato. Locatus. Collocatus. Accomodato in luogo. Allogato, acconciato al servi-
gio d’altri. In servitutem datus alicui.
Lús. Sempliz. Fatuot. Soro. Semplice. Inesperto. Incautus. Rudis. Trasciocco.
Insipientior.
Lungh, come la quarisma. Tralungo, assai lungo. Praelungus.
Luchium, luchiumet, che luchiuma. Piangitore, che piange, piangolente,
piangoloso, pien di pianto, e di dolore. Plorator. Luctuosus. Miser. Lugubris.
Luchtenent. Luogotenente, che tiene il luogo d’alcuno, e esercita in sua vece.
Vicarius. Legatus.
Lunatich, fantastich. Lunatico, fantastico, fastidioso. Difficilis. Morosus.
1094
Lunatico, colui il cui cervello patisce alterazione secondo il variar della Luna.
Lunaticus.
1095
Malcreat, senza creanza. Malcreato, scostumato. Male moratus. Inurbanus.
1096
Maroser. Cozzone de cavalli, sensale di essi. Equorum proxeneta.
Marascalch. Feracavai. Ferratore. Maniscalco. Veternarius, ii.
Mangiò. Mangiatore. Manicatore. Edens, tis. Comedo, nis.
Marcant. Mercatante. Mercator.
Marcantì. Mercatantuolo. Mercatantuzzo.
Marzer. Merciaio.
Marzerul. Merciaiuolo.
Marcant de panina. Pannaiuolo, mercatante de panni. Laneae vestis propola.
Marcant de drap de sida. Setaiuolo, drappiere. Sericarum telarum mercator.
Mercant de sida. Mercatante di seta. Sericarius, ii.
Marcant de fabrica de pagn de lana. Lanaiuolo, artefice di lana, che fabbri-
ca panni di lana. Lanarius mercator, vel artifex.
Mercant de tilaria. Mercatante di tele. Mercator lintearius.
Marcant de curam. Coiaio, che concia e vende il cuoio. Coriarius, ii.
Manghenador. Manganatore (io direi).
Marcant de ferareza. Ferraiuolo. Mercante di ferro. Mercator ferrarius.
Maier. Fabbro propriamente, che lavora i ferramenti in grosso. Faber ferrarius.
Magnà, conza levez. Calderaio. Faber aerarius.
Marengò. Legnaiuolo, che lavora di legname. Lignarius faber.
Manoval . Manuale, che serve il muratore. Gerulus, i.
Maladetisim. Iniquissimo. Iniquissimus.
421 [r] Maserul. Massaio, custode di cose mobili, cioè masserizie. Custos, dis.
Maister de cà. Maestro di casa. Maggiordomo. Praefectus, vel magister domus.
Maister de camara. Maestro di camera. Praefectus vel magister domus.
Mascherat. Mascherato. Ammascherato. Personatus, a, m.
Matazì. Mattacino, giocolare immascherato, che fa diversi atteggiamenti della
persona. Gesticulator larvatus.
Maistr. Maestro, uomo ammaestrato, e dotto in qualche arte o scienza. Magister.
Doctor. Praeceptor.
1097
Mazorengh. Maggiorente, maggioringo, maggiorevole. Maggiorevole del
popolo, e altri maggiorenti, che etc. Primas, tis.
Marches. Marchese, titolo di signoria. Marchio, onis. Demarchus, i.
Maistr de camp general. Maestro, o mastro di campo generale. Castrorum
praefectus.
Marasial, generalisim. Maresciallo. Maestro di campo generale. Castrorum
summus praefectus, vulgo marescalcus.
Magior de piaza. Sergente maggior della piazza. Tesserarius.
Maiapaper, o sgrafigna paper. Scrittore degli atti del foro, o sollecitatore del
foro. Homo forensis. Scriptor actorum forensium.
Malinconich. Adro, mesto, atro, oscuro per maninconico. Travagliato. Ater. Tristis.
Manit, o amanit. Ammannato, ammannito. Paratus. Promptus.
Malagrazia, sgarbat. Sguaiato. O vanne vanne sguaiato. Sgarbato, senza garbo,
svenevole. Sgraziato, senza grazia, o avvenentezza. Invenustus. Illepidus. Ineptus.
Mancì, contrari, malizios. Bistorto vale per metafora malizioso. Ingegno dop-
pio, e bistorto non può esser fidato. Indirectus.
Malfag, brut. Brutto per deforme, malfatto. Turpis. Deformis.
Malfag, indispost de sanità. Cagionevole, indisposto. Ma perciocchè cagione-
vole era alquanto della persona. Egrotans, tis. Difettoso per cagionevole. Di-
sagiato. Incommoda valetudine, invalidus.
Mancador de fede. Infedele per disleale, che non serva fede. Infidelis.
Malguidatò. Malcapitanato. Male ordinati, e peggio capitanati. Male ductus.
Malcontenta. Di grande contentatura. S’io sono troppo squisito, o s’io sono
di gran contentatura.
Marà. Travillano. Villanissimo. Acerrimus. Durissimus.
Malcompost, o mal ordenat. Discomposto, inordinato, senz’ordine. Incompositus.
Mal fidat, defident, che nos fida. Disfidante, che non si fida, non s’assicura.
Sfiduciato. Diffidens, tis. Sfidato.
Malingual. Disuguale. Inaequalis. Dispar.
Mandat al band. Disbandeggiato; sbandeggiato. In exilium missus.
421 [v] Mat, furios, fo’ afag. Forsennato; fuor del senno, furioso, pazzo, bestiale.
Furibundus.
Malad gravamet. Malato grave, cioè gravamente, di male grande, e pericolo-
so. Graviter aegrotans.
1098
Malvist. Malveduto per odiato, e maltrattato. Odio habitus. Male acceptus.
Malevol, che vul mal. Malevolo, maligno, malivolo, che vuole altrui male. Male-
volus.
Malign quat as pùl di. Malignissimo. Scelestissimus. Pessimus.
Mal al orden, mal in arnes. Spendzit. Malparato, male in ordine, malprovisto.
Spennacchiato. Male arnese. Così spennacchiato com’era il conosceva la gente etc.
Malignazo. Malvagio, di pessima qualità, cattivo, scellerato. Malignus, malus.
Sceleratus. Nequam.
Mancipiat. Manceppato. Paterna potestate solutus. Emancipatus.
Mancant. Mancante, che manca. Deficiens, tis.
Mancì. Mancino. Scaeva, ae.
Menarul, da vardaga ai mà, che mena i mà. Manesco, inclinato, e pronto
per dare al dare, al menarle le mani. Manu promptus.
1099
Manieros, che ha un bel fà. Manieroso, che ha maniera, cioè bel modo di pro-
cedere. Comis. Facilis. Commodus.
Mantegnut, masiz. Massiccio, grosso, tutto solido, e forte. Solidus, a, m.
Maraveios. Maraviglioso, che apporta maraviglia. Mirus. Mirificus.
422 [r] Martorel, pover om. Martore. Un martore di villa venia a Firenze.
Mascalzò. Mascalzone, masnadiere, di masnada. Quando io venni al vostro
servigio, io era pover mascalzone. Miles gregarius.
Marut, chà i sò agn. Maturo, d’età perfetta. Maturus.
Mancant. Menno, manchevole, vano. Mancus. Inanis.
Macarò. Maccherone. Moccione, ser mestola. Mellone. Nebulo, nis. Mocceca.
Mucosus. Muccus, i. Fungus, i.
Macilent. Zizat. Smunt. Munto. Emunctus. Macilentus.
Mat da ligà. Pazzissimo, bestiale, furibondo. Stultissimus. Insanissimus.
Mat. Pazzo, oppresso da pazzia, sciocco. Insanus. Mentecaptus.
Mat a fiorò. Matò. Pazzo a bandiera, quasi porti la bandiera de matti.
Malgher. Mandriano.
Magior, antenag. Progenitori, trapassati genitori. Progenitores.
Mandat, o trag indré. Rigettato. Ribbuttato. Reiectus.
Malmostos, spirit de contradiziò. Ritroso, che vuole ogni cosa all’incontrario
degli altri, o stitico, che mal volentieri s’accomoda alle altrui voglie. Refractarius.
Difficilis. Morosus.
Malcoz. Maltratat. Malconcio. Rotto per infranto. Plagis male acceptus.
Maliziat, scozonat. Scaltrito, fatto sagace, astuto di rozzo, e inesperto, che era.
Matalò. Matingò. Matò. Matoch. Matusalem. Michiò. Scioccone, più che
sciocco, scioccaccio, dolce di sale. Stultus. Insipiens. Insipidus.
Mal contet, descontet. Scontento. Malcontento.
Mandat, o cazat de fò. Mandato fuora. Exclusus, a, m.
Malgovernat, maltratat. Sgovernato, non governato, maltrattato, straziato.
Male habitus. Laceratus.
Mancat de credit, dag zà de credit. Smenovito, diminuito, scemato, vale impo-
verito, e mancato di ripetizione. Imminutus, a, m.
Mastì, mastinet. Sozzo. Sporco, pien di laidezza. Sordidus. Foedus, a, m.
1100
Malvestit. Spedorz . Disadorno. Inornatus, a, m.
Mandat a tù ‘l poses. Mandato a pigliar la tenuta.
Magnifich. Magnifico. Splendido. Splendidus.
Magnificentisim. Splendidissimo. Magnificentissisimo. Splendidissimus.
Mazuch. Provano, caparbio, capone. Cervicosus. Capito, nis. Dura cervicis.
Metit in poses. Messo in tenuta.
Metit in tavola. Posto a tavola. Essendo noi già posti a tavola.
Mesurat col ug. Squadrato, misurato con l’occhio, col discorso.
Metit sot. Sottoposto, posto sotto. Suppositus.
Metit sù, stigat. Sospinto, incitato, mosso, indotto. Non meno da amor sospin-
ti. Impulsus. Incitatus. Istigatus.
422 [v] Metit soura i oter, o fag superior ai oter. Sovrapposto, cioè anteposto, propo-
sto. A quei popoli, a quali egli è soprapposto per dignità.
Metit ú sot al oter. Sommesso, messo l’un sotto l’altro. Submissus.
Metit a stà via per servitor. Posto a servo. Mia madre a servo d’un signor mi
pose. Messo per servidore, andato a star con altri. Alicuius in servitutem datus.
Metit in confusiò. Scompigliato, ingarbugliato, disordinato, confuso. Pertur-
batus, fusus.
Metit a pianz. Sciolto a piagnere, cioè dirotto.
Metit in segur, in salva. Messo, o posto in salvo, o in sicuro. In locum tutum
redactus.
Metit a lúch de salvaziò. Salvato, tratto di pericolo. Servatus, a, m.
Metit al poses de vergot. Sagito. E quando egli fu al tutto sagito del reame.
Metit in dol numer. Riposto, messo nel numero. In numerum ascriptus.
Metit in bega. Messo a riotta.
Metit in guardia. Recato in guardia.
Metit a pensà. Recato sopra di se, o in se stesso. Secum cogitans.
Metit al fil, polit sù. Rammantato, abbellito, raffazzonato, ripulito, ornato. Exor-
natus.
Metit al punt, stigat. Promosso per sollecitato, e persuaso. Messo al punto,
aizzato. Instigato. Irritatus, a, m. Messo al punto contro a una. Instigatus.
1101
Metit denag. Preposto, posto avanti, messo innanzi. Praepositus.
Metit de fò, fag andà de fò. Messo fuori, cavato fuori. Per quell’usciolo,
ond’era entrato il mise fuori. Exemptus.
Metit a stà via a servì. Acconciato, posto, o messo al servigio di chi che sia.
In servitutem datus.
Metit in berlina. Appiccato, o legato alla gogna. Ad infamem cippum collo vinctus.
1102
Meiorat, fag meior. Inmegliato. Divenuto meglio. Melior factus.
Mesurat, temperat in dol viver. Ammisurato, che vive con mesura, e con rego-
la. Moderatus. Temperatus, a, m.
Mezà, che met de mez. Mediatore, mezzano, intercessore, che s’intromette tra
l’una parte, e l’altra. Mediator.
Melat, melifluo. Melato. Ell’era più melata che ‘l confetto. Mellitus. Mellifluus.
1103
423 [v] Misterios, arcano. Figurale, di figura, misterioso. Lat. Mysticus, a, m. Arcanus,
a, m. Symbolicum.
1104
Moderat. Moderato, temperato. Moderatus. Modesto.
Moros. Amadore, amatore, amoroso per amante, vago. Amator. Amans. Amasius.
Amatorius. Vagheggiatore, che vagheggia.
Moroset. Morosì. Amorosetto. Amorosello; grazioso, gentile. Venustulus.
Mortificat. Vergognato. Svergognato. Pudore affectus.
Mormorador, che dis mal. Mormoratore, morditore, detrattore, abbaiatore.
Detractor. Obloquator.
Molest. Infestevole, che perturba. Infestus.
Moch, sgot. Sgomentato. Consternatus. Rintuzzato. Perterrefactus.
424 [r] Moleta . Arrotatore. Cotarius, ii.
Monetari. Monetiere, che batte moneta. Monetarius, ii.
Monetari fals. Monetiere falso. Adulterinae monetae cusor.
Moz de stala. Palafreniere, che cammina alla staffa del palafreno, che ‘l cus-
todisce, e governa. Agaso, onis. Equi curator.
Monarca. Monarca. Supremo. Onde a chi nel mio cuor siede monarca. Monar-
cha, ae.
Monaco. Monaco, religioso regolare. Monachetto. Monacello. Monachus, i.
Morbi. Lascivo, che ha lascivia. Lascivus.
Molificat, placat. Allentato. Mollitus. Lenitus.
Mozina. Lisciato, cioè pieno di lusinghe e finzioni.
Morigerat, de bò costúm. Costumato, de be’ costumi, bencreato. Benemoratus,
moratus.
Morigeratisim. Costumatissimo. Optime moratus.
Morbinos. Lussurioso. Luxuriosus.
Montat sul caval mat. Imbizzarito, fieramente adirato. Indignatus.
Morevol, cerimonios, afetuos. Ufizioso, amorevole, affettuoso. Officiosus.
Molest, secabalote. Molesto, noioso, fastidioso, importuno, odioso, moleste-
vole, di molestia, che da molestia. Molestus, importunus.
1105
Mondat, netat. Mondificato. Purgatus.
1106
Muliner. Mugnaio. Macinatore. Molitor, ris.
Nasit det, insem. Innato, nato dentro, insieme nato. Innatus. Insitus.
Ne sù, ne zò. Sospeso. Io era tra color, che son sospesi, cioè ne dannati, ne salvati.
Net a bugada, senza negot afag. Scusso, che non gli è rimaso niente, quasi scos-
so. Omni re cassus.
Net, che l’ha pasada neta. Netto, senza detrimento, o danno. Innoxius. Qui im-
munis abiit.
Net, sincer, schiet. Chiaro per leale, puro, sincero. Purus. Sincerus.
Net. Mondo, netto, puro, senza macchia, senza lordura. Mundus. Purus.
Net, pur. Netto per buono, senza vizio, o magagna. Integer. Honestus.
1107
Necesitat. Necessitato. Coactus.
Nefand, che nos pul dì de pez. Nefando. Empio. Scellerato. Nefandus.
Negligent, che dà ‘l pasa là ai laor. Negligente, trascurato, che trasanda le co-
se, e non ne tien cura. Negligens. Neghitoso, astratto, smemorato. Soccors.
Nemich. Nemich capital. Nemico. Nimico. Nimico capitale, cioè a morte. Le-
thalis hostis.
Neutral, che nò pend da negune bande. Neutrale, che sta di mezzo. Si stet-
te di mezzo senza pigliare arme. Neutri parti addictus.
Nervut, noma nerf. Nerboruto.
Negoziant, trafegant. Negoziatore, che negozia. Negociator, is.
Negromant. Striò. Negromante. Stregone. Incantatore. Veneficus, ci.
Nefand, o sporch. Laido, lordo, lercio, sozzo, sporco, scostumato, lassivo, lussu-
rioso. Turpis, lascivus, immundus, inquinatus, pollutus, impurus, foedus.
Nigher d’invidia. Livido, invidioso. Lividus. Invidus.
Nigher de malinconia. Oscuro per maninconico, travagliato. Tristis.
Nigher de pel. Nero. Niger, a, m.
425 [v] Nivi . [...]. Nitidus.
Niviat. [...].
Noma pel, e os. L’ossa, e la pelle. Ossa, atque pellis totus.
Nostrà, miga forester. Nostrale, e non strano. Nostras, tis.
No fag. Non fatto. Lat. Infectus, a, m.
Novel, de poch tep. Tenero per novello, di poca età.
Nobil, stranobil. Tranobile, nobilissimo. Nobilissimus. Chiarissimo. Per virtù
e per costumi molto più che per nobiltà di sangue chiarissimo.
Notat denag. Prenotato, avanti notato.
Nobil. Nobile, che ha avuto virtù o ricchezza ne’ suoi antichi di chiara e illu-
stre schiatta. Nobilis.
Noviz. Núf, mal pratich. Nuovo per semplice, malpratico, inesperto, soro.
Imperitus. Rudis.
Noviz de religiò. Novizio, chi novellamente è entrato in religione. Novitius.
Noviz in dol mester. Novizio, soro, e nuovo nell’esercizio, che e’ prende a fa-
re. Novitius.
1108
Novelista, che tend ai nuve, che cunta di favole, o di romanz. Novellatore, rac-
contator di novelle. Fabularum narrator. Novelliero, che riporta novella e riferi-
sce gli altri ragionamenti. Favolatore. Fabularum narrator.
Noma cicì, noma lag, e sangu. Grassottino. Què begli amorini non erano, se
non latte, e sangue, così grassottini, che etc.
Nocif, che nús. Nocivo. Nocente, che nuoce. Nocitivo, ch’è nuocevole. Noxius.
Nocuus.
Noder publich. Notaio degli atti pubblici. Scriba, ae. Notarius, ii. Tabellio.
Non volendo. Fuor voglia, cioè fuor di voglia, contro tua voglia. Usa scusa-
zione a coloro, che fuor voglia avrai offeso. Invitus, a, m.
Nud, biot, come ù verem. Ignudo, che non ha vestimento attorno; nudo. Nudus,
a, m.
1109
Om de fer, feroz. Uomo di ferro, di natura gagliarda, e robusta. Ferox.
Om fag. Viro, d’età virile, uomo fatto. Vir, i. Uomo compiuto. Al uomo com-
piuto è vergogna andar cogliendo i fiorellini.
Om fag, grand, e gros. Uomo fornito, adulto. Beltramo voi siete oggi mai
grande, e fornito. Perfectus, a m.
Om drig, acort, chel brusa. Uomo, che frizza, cioè uomo destro d’ingegno,
di valore, e di spirito. Homo ingenii. Dexteritate pollens.
Om da podiga met sù i mà, da podisen servì, che no guasta mai torta. Uomo
1110
alla mano, pieghevole, trattabile, persuadibile. Persona di qualche giudizio, molto
alla mano, e molto accomodato alle voglie degli amici.
426 [v] Om fò dol ordenari. Uomo egregio, eccellente. Lat. Egregius, idest e grege
lectus. Eximius.
Om de parola. Uomo di sua parola, cioè, che mantiene quel ch’è promesso.
Om resolt, che no’ met sù ne ule, ne sal. Uomo rissoluto, che tosto determina.
Om che no sa, o ‘l sa poch. Uomo volgare, vale idiota, senza lettere. Illiteratus.
Idiota.
Om che fa prima quel che s’ha da fa dopo, e che fa dopo quel che s’ha da
fà prima. Uomo che fa prima quel che si deve fare dopo, ed al contrario. Ho-
mo praeposterus, a, m.
1111
Om de cativa taca, de catif concet. Uomo di mala faccia.
Obligat fina a la mort. Obbligato a morte, cioè insino alla morte. Usque ad
mortem adstrictus.
1112
Onzit per indolzit. Unto per raddolcito si dice. Mitigatus, a, m.
Onoratisim. Onoratissimo.
Oreves, che lavora d’arzent. Argentario, argentaio, che lavora argento. Aurifex.
Operari, laoret. Operaio. Operiere, che lavora per opera. Operarius, ci.
427 [v] Orghenista. Organista, che fa gli organi. Organarius, ii.
Ostarier. Taverniere.
1113
Oselador. Uccellatore, che uccella. Auceps, cupis.
Oster. Tavernaio. Oste, che tien taverna. Caupo, nis. Hospes, tis.
Ostinat, mul che nos pul ne cazà, ne menà. Ostinatissimo, che sta troppo
pertinacemente nel suo proposito. Obstinatissimus.
Otim. Bonisim. Ottimo. Optimus.
Otus, insensat. Rintuzzato per istupido, grossolano, ottuso. Obtusus. Hebes.
Otoner. Ottonaio, che lavora l’ottone. Aeris coronarii faber.
Ozios, che stà senza fà vergot. Sfacendato. Ociosus. Che sta in ozio.
Opresor. Oppressatore, che oppressa, oppressore, che opprime. Oppressor.
Opres, sofegat. Sopres. Coconat zò. Oppresso. Soperchiato. Opprimuto, sop-
preso. Sopresso. Oppresso. Sopresa dalla passione etc.
Ol prim, o prum. L’uno val primo. Unus.
Ol segond. L’altro val secondo. Alter.
Omnipotent. Onnipotente, che può tutto. Omnipotens.
Omnipotentisim. Onnipotentissimo.
1114
Pasat da banda banda. Passato, trafitto, trapassato. Transfixus. Transverberatus.
Pasionat, ches laga portà via da la pasiò. Passionato, volto, e tirato più allo
‘nteresse, che al convenevole, che si lasci vincere dalle passioni.
Pasionat, chiapat da la pasiò, o chel patis pasiò. Passionato, che patisce pas-
sione. Affectus passione. Appassionato preso dalla passione. Affectus.
Parochià. Popolano. Furono nella chiesa seppelliti, della quale erano popolani.
1115
Pagador. Pagatore. Solvens.
Palid, come la mort, sbiavit come la cender. Smort. Interriato, squallido, smor-
to. Interriato, che pareva un corpo, uscito di sepoltura; pallido. Sbiancato.
Pallidus. Exanguis.
Pagio. Paggio, garzonetto nobile, che serve principe. Ephoebus honorarius. Puer
assecla. Puer aulicus.
Parigì, che nol gà pend un cavel. Assettatuzzo, attillato, pulito, e che ha gran
riguardo alla portatura, e alla pulitezza degli abiti. Admodum elegans.
1116
Pentit, pentut . Pentito, pentuto. Quando la colpa pentuta è rimossa.
1117
Peza de bar. Toc de bar. Peza d’asen. Pezzo di ribaldo, pezzo d’asino si dice
per modo di villania. Mastigia, ae, m.g. Verbero, ris, m. g.
1118
Piè de sgotoi. Ingavinato, ripieno di gavine. Tonsillis impletus.
1119
Picen, picinì. Picinì fis. Piccino, piccolo. Trapiccolo. Piccolissimo. Pusillo,
umile, abietto.
Pigher. Come la mala de sot. Agiato, pigro, lento, tardo. Piger, lentus. Iners.
Pigrissimo. Pigerrimus.
Piat, dentat, chiapat coi deg. Addentato, ferito col dente. Dentibus sauciatus.
Piantat lì come u’ pal infich a fal apechià. Piantato a piuolo, fatto aspettare
più che non voleva. Detentus. Retardatus.
Pisidor di daner in zeca. Aggiustatore, che nella zecca aggiusta le monete. Mone-
talis librator.
1120
Picinì. Picolì. Piccolino. Pargoletto. Pargolo. Piccino. Picciolino. Puerulus.
Puellus. Parvulus.
Piò. Pioch, ches dúl, ne ‘l se contenta dol sò stat. Pigolone, che pigola, cioè si
rammarica, che ancorchè abbia assai sempre si duole d’aver poco. Conquerens.
Più bel che bò. Più bello che buono. Specie quam usu potior.
Piat, schiz, sgnacarat de mostaz. Piatto, schiacciato. Con viso piatto, e rinca-
gnato.
Poltrò, che no val negot. Cattivo. Gaglioffo, dappoco, poltrone. Iners. Ineptus.
D’animo vile, e dimesso, infingardo. Socors.
1121
431 [r] Poltronzò. Tracodardo. Molto codardo. Ignavissimus.
Porch. Zonì de maià e da bit. Arlotto, uomo sporco, che mangi, e bea oltre
al convenevole. Ventri deditus.
1122
Positif, senza pompa. Positivo, si dice di quegli, che nel vestire, e in si fatte
cose procede. Modestus.
Popolar, che tè da la plebaia. Popolano, della fazione, o setta del popolo. Popu-
laris. Plebicola, ae.
Portat in cavalina. Portato a pentole, cioè messo a sedere sul collo, e fargli
passare le gambe avanti. A pentole portollo con rimbrotti.
Pover gram. Dolente per meschino, misero, infelice. Miserello. Non ti cono-
sci tu dolente? Miser. Infelix. Misellus.
Poch meritevol. Mal degno, cioè poco degno.
Posat. Tardo, che denota gravità, e saviezza.
Porch, albì. Lordo per corrotto, disonesto, scostumato. Immundus. Impurus.
Praticabil, da praticà, da conversà. Comunicabile, conversativo, affabile. Affa-
bilis, socialis.
Privat d’eredità. Diredato, disredato. Exhaeres, dis.
Pratichisim. Espertissimo. Expertissimus. Peritissimus.
Pratich. Sperimentat. Esperto, esperimentato, pratico, che ha esperienza.
Fine. Peritus. Esperiens. Expertus. Esercitato. Sperto. Sperti, e savi etc.
Profugo. Fugitif. Fuggiasco, fuggitivo, fuggiticcio. Profugus, a, m.
Prosperos e legher. Gaio. Questo è utile a sanita e a mantenersi gaio. Laetus. Hilaris.
Prif, senza. Ignudo, privo. Ignudo, e sfornito di gente d’arme.
Pregn, stuf, morbat. Sazio, pieno, stucco, ristucco, infastidito. Satur. Molestia
affectus.
1123
Prosperat, c’ha dol ben de Dio, che sta, e la pasa bè. Improsperato, divenu-
to prospero, venuto in prosperità. Prospera fortuna utens. Prosperato.
Preclaro. Preclaro, inclito, illustre. Inclytus.
Principal autor; ol principi. Incominciatore, che incomincia. Inceptor.
Principal de la cità, di prim. Patrizio, uomo nobile, de primi della città. Patritius.
Precipitos, che non ha retegn. Precipitoso, inconsiderato, e senza ritegno.
Praeceps. Impetuosus. Furiosus. Rovinoso, impetuoso, furioso, strabocchevo-
le. Rovinosi impetuosamente corrono.
Pregiudicial. Pregiudicante, che pregiudica. Detrimentum afferens.
Pregn. Pregno, strabocchevolmente pieno. Refertus.
Prendidor, che chiappa. Prenditore, che prende, che acchiappa.
Pronosticat. Prenunziato, predetto, annunziato. Praenunciatus.
Presentat. Presentato, condotto alla presenza, rappresentato, consegnato, ras-
segnato. Oblatus. Redditus. Praesens. Exhibitus.
1124
Privilegiat. Privilegiato, che ha privilegio. Privilegiarius. Privilegio praeditus.
Prif, privat. Privo, mancante, che sia stato dispogliato, privato. Expers. Cassus.
Profes. Professo, che ha fatto professione, e dicesi de Religiosi.
Profeta. Profeta, che antivede, e annunzia il futuro. Propheta, ae. Vates, is.
Profitevol, de profit. Profittevole, profittabile, d’utile, di profitto, fruttuoso. Uti-
lis. Fructuosus.
Profond, fondat in di scienze. Profondo, pien di dottrina; molto profondo in
iscienza.
Promotor. Promotore, che promuove, promovitore. Promotor.
Promos, o promovit. Promosso colui, che è promosso all’ufizio del maestra-
to. Provectus. Promotus.
Proclif, inclinat. Prono. Inchinato, e volto per natura a chechesia. Pronus. Pro-
clivis.
Proprietari. Proprietario, che viene in proprietà.
Proporzionat. Proporzionale, proporzionato, fatto con proporzione, propor-
zionevole. Consentaneus, a, m.
Prosper. Prospero, prosperevole, felice, pien di felicità. Prosper. Foelix.
Prosperos. Prosperoso, prosperevole, robusto, ben disposto di corpo. Robustus.
Validus.
Prosim paret. Prossimo, congiunto di sangue, parente. Consanguineus. Propin-
quus.
Prosim . Prossimo, l’un uomo dell’altro. Proximus.
Protetor. Protettore, che protegge, difensore, che tien protezione. Protector.
432 [v] Proveditor. Provveditore, che provvede, e procaccia le cose necessarie. Provisor.
Comparator.
Prudent. Acort. Provveduto, cauto, accorto, provvido. Providus. Prudens.
Provisionat, stipendiat. Provvisionato, stipendiato, che ha, o tira provvisione.
Stipendiatus, a, m.
Prudent. Prudente, che ha prudenza. Prudens.
Protetor, che sostenta. Sostenitore. Mantenitore, protettore. Protector.
Premuros, fanat in vergot. Rangoloso, grandemente sollecito. Diligens. Sol-
lecito per curante. Anxius. Sollicitus.
1125
Provist. Rinfrescato per provveduto. E rinfrescati di vettovaglia si partirono.
Purgador, foliador. Purgatore, follone, che purga i panni cavandone l’olio. Ful-
lo, is.
Putaner. Puttaniere. Scortator.
1126
Putanesch. Puttanesco. Meretricius, a, m.
Pudich, pur. Pudico, casto. Pudicus, a, m. Puro, mondo, netto, schietto. Purus.
Mundus. Pudica in faccia, e nell’andare onesta.
Pupil. Pupillo, quello, che rimane dopo del padre minore. Pupillus.
Purificat. Purgat, fag pur. Purificato, fatto puro, che é puro. Purificatus. Mun-
datus.
Quiet, che nò fa fracas. Cheto, che non fa romore, quieto. Quietus. Tacitus.
Quiet. Piano per mansueto, quieto, modesto, benigno, dimesso. Lenis. Comes.
Modestus.
Quiet, posat. Quieto, cha quiete. M’incominciò a parere più riposato, e più
quieto. Quietus, a, m.
1127
Questuant. Circot, circant. Accattatore, che va, o sta in accatto. Mendicus.
Qualificat. Qualitativo. Qualificato, di gran qualità, di grande affare. Egregius, a,
m. Di gran condizione, singulare, perché qualificato sempre si piglia in nobil parte.
Mostrasse di essere una persona qualificata, discreta, di grande ingegno. Solers.
Quartat, gros de quarg. Quartato; grasso, membruto. Saginatus. Praepin-
guis. Grosso di schiena, e ben quartato tutto.
1128
Ratelò, che ratela sún tut, sufistich. Fisicoso, scrupoloso. Fantastico.
Difficilis. Ad unguem factus.
Rar. Rado per singulare, eccellente, pregiato, prezioso, raro. Preciosus. Rarus.
Egregius.
434 [v] Ranz. Ranzit. Stantit. Rancido, vieto, putrido per vecchiezza. Stantio. E no è
vecchia si rancida, e vieta. Rancidus. Putridus.
Real. Sincer. Realò. Leale, fedele, mantenitore delle promesse. Fidelis. Fidus.
Lealissimo. Il conte qual era lealissimo cavaliere. Fidissimus.Reale, schietto, sin-
cero, verace.
1129
Recognosit a la fisonomia. Riconosciuto all’effigie. Agnitus. Recognitus.
Recircat, o circat. Ricerco. Essendo stato ricerco molte volte da quelle perso-
ne che io dovessi dar fuori. Postulatus.
1130
Reficiat. Refocilat. Ricreato, rifocillato, ristorato, refrigerato. Recreatus. Refec-
tus. Refocillatus.
Refag, remetit in carne. Rifatto, rimesso nelle pristine carni, ritornato in buon
essere di carne.
Refudat per citadì. Rifusato a cittadino. E per invidia de’ Rettori, e Senato del
popolo fu rifusato a cittadino. Recusatus. Refutatus.
Regolat in dol mangià, e ‘n dol bif. Sobrio, parco, nel mangiare, e bere. Sobrius.
Refag dol dan. O resarcit in vergot. Risarcito. Ristaurato. Ristorato de danni.
Rimeritato. Instauratus.
Refag dol dan. O resarcit in vergot. Risarcito. Ristaurato. Ristorato de danni.
Rimeritato. Instauratus.
Refag; svendicat. Riscattato. Vendicato. Riscosso. Inuriam ultus.
Refag, rescatat in dol lugh. Riscattato nel giuoco.
Regazì, putel, tosì. Fanciullo, fancello. Puer, puellus.
Regazot. Garzone, giovanotto. Adolescens.
Regazet. Garzonetto, garzoncello. Adolescentulus.
Regolat. Moderat. Temperato. Temperatus. Modestus.
Regnant, che regna. Regnante, regnatore. Regnator. Dominans.
Regnicol. Regnicolo, nato nel regno. Regnicola, ae.
Regent. Reggente, che regge. L’altra setta erano non reggenti. Regens, tis.
Reguardat, o avertit, chà l’ug à la patela. Atteso, cauto, avvertito. Che sempre
innanzi atteso andava. Cautus, a, m. Circonspetto, accorto, considerato, cauto.
Circumspectus, prudens, sagax, cautus.
Regolador, diretor. Regolatore, moderatore, che modera. Moderator. Che da
regola. Director.
Raguagliat. Ragguagliato, informato. Certior factus.
Regolat, fag andà per i fag sò. Ributtato, fatto levar dinanzi da se col non vol-
erlo ascoltare, ne compiacere. Reiectus.
1131
Regolat de vergot. [...].
Regenerat. Rigenerato, di nuovo generato. Regeneratus.
Relasat, libertì. Lascibile, dissoluto, licenzioso. Dissolutus. Luxuriosus.
Religat. Rilegato, di nuovo legato. Religatus.
Relegat. Rilegato, confinato, mandato in esilio in luogo particolare. Relegatus.
Deportatus.
Reloier. Orologiere. Horologiorum opifex.
435 [v] Religios, da bè. Religioso, pio, c’ha religione. Religiosus, pius.
1132
Renfrescat. Rinfrescato, ristorato, ricreato.
Renegat. Rinnegato. Certi cristiani rinnegati.
Rengiovenit. Ringiovanito, ritornato giovane. Repubescens. Revirescens.
Renvidat a disnà. Riconvitato.
Renfrescat. Rinfrescato. Refrigeratus.
Renfrescat, o restaurat. Agiato, adagiato; ristorato, ricreato. S’agiarono le
persone, i cavalli etc. S’agiaro di mangiare, e di bere. Recreatus. Refocillatus.
Rendopiat. Raddoppiato. Duplicatus, a, m.
Rendit, intenerit. Rammollito. Rammollito ad abbracciar Dalida, cioè feminato.
Reprobo. Reprobo, malvagio, maligno. Reprobus. Nequam.
Reprendibil, degn de reprensiò. Reprensibile, degno di reprensione. Reprehen-
sione dignus.
Repatriat, tornat al sò pais, in patria. Rimpatriato, ritornato a riabitare nella
patria.
436 [r] Repatumat, pacificat. Rappatumato, rappacificato. Pacificatus. Reconciliatus.
Che ha fatto pace, quietato. Pacatus.
Reportator, che reporta, che redis. Novelliero, che riporta novelle, cioè rife-
risce gli altrui ragionamenti, de quali ne può nascere scandalo, e male soddi-
sfazioni. Ridicitore.
Reportat, referit a vergù, o remetit in vergù. Rimesso in alcuno, cioè al suo
parere, e volontà sua. Alicuius arbitrio commissus.
Reprobat, mandat indrè. Riprovato, non approvato, non accettato. Reprobatus.
Reiectus.
Reprendit. Ripreso, ammonito. Reprehensus.
Reposat soura vergù in vergot. Riposato sopra uno in una cosa, cioè che se
ne stato a lui interamente, e lasciatagliene tutta la cura, e ‘l pensiero.
Repetidor. Ripetitore, che ripete. Repetitor, is.
Risusitat. Suscitato, risuscitato. Suscitatus. Excitatus.
Resarcit, in dol onor. Rinfamato.
Reservat, che sta de reserva in quac lúch. Riparato, intertenuto, ricoverato.
Il qual molto alla sua casa in Parigi si riparava.
Respint, spenzit in drè. Ripinto. Così l’avria ripinta per la strada. Repulsus.
1133
Resanat. Risanato. Sanatus.
1134
Restat in pè. Rimaso in piè; mantenuto. Conservatus.
Retor. Rettore, che regge, governatore. Rector, is. Reggitore. Reggitore di tutto
‘l mondo. Rector, is.
Rezidor de la cà. Messere, il padron della casa. Dominus. Reggitore, che gover-
na la casa. Rector, is.
Rezidor, che guida. Guidatore, che guida, governa, e regge. Rector, dux, guber-
nator.
437 [r] Ribald. Ribaldo, rubaldo. Scelestus; improbus; flagitiosus. Rubaldo, rio, e bal-
do; cioè ardito uomo.
Ribel, ches ribela. Ribello, ribellante, che si ribella; che ha offeso la maestà del
suo principe o della sua Repubblica. Rebellis. Rebellans. Perché io fui ribellan-
te, alla sua legge.
1135
motteggiare. Faceto. La donna, che motteggevole era molto. Facetus, a, m. Che
piacevoleggia nel dire. Urbanus.
Rigoros, che nos púl comportal. Gravoso, severo, rigido, duro, incomporta-
bile. Durus, asper, severus. Rigido, rigoroso, austero, aspro. Rigidus.
Rival in amor. Rivale, concorrente d’amore nello stesso obbietto. Rivalis. Procus, i.
1136
Rogant. Arrogante. Arrogans. Imperioso, soprassante, che si vale troppo della
sua superiorità. Imperiosus.
Roversat. Rovesciato.
Rustegò, deruscò; stirpa maladeta. Sterpone, val zotico, rozzo, ruido, e di mal-
vagia natura. Durus. Improbus. Intrattabile, di natura ruvida, e rozza. Rudis.
Agrestis.
Rudet. Squarciato con la ruota, dimembrato con la ruota. Rota capitali affectus.
Rudò, che scroca, ches taca dré a ù, o al oter per maià. Parassito, che cerca per
1137
ghiottoneria l’altrui mense. Appiccaticcio. Uomo frequentatore dell’altrui
mense. Bertolotto, che mangia volentieri senza pagare. Musca, ae. Parasitus.
Rustit. Strasit. Riarso. Tutto riarso dal sole. Adustus, a, m.
Ruzat. Strusat drè a vergot, o redet a vergot. Rasentato a qualche cosa.
1138
Berroviere. Ladrone, rubbatore di strada. Mascalzone di strada. Grassator.
Latro. Praedo. Praedator.
Sant. Santo, che è eletto da Dio nel numero de’ beati, e dalla chiesa è tenuto,
e canonizzato per tale. Sanctus, a, m.
Sacerdot. Sacerdote, che è dedicato a Dio per amministrar le cose sacre. Sa-
cerdos, tis. Communis hic et haec.
Sbalzat. Avventato, che procede precipitosamente nelle sue azioni senza con-
siderazione.
1139
Sbarufet, sbarufat. Rabbuffato. Tutto pelato, e rabbuffato raccolto il capuccio
suo. Turbatus. Incomptus. Scarmigliato, scompigliato, avviluppato. Turbatus.
Sbarat, avrit zó per mez. Sbarrato, sparato. Impeso per gli piedi sparato, e
sbarrato come porco, e bue.
Sbasit, svegnit. Basito. Svenuto. E per questi pensieri era così svenuto. Conster-
natus, examinatus. Defectus.
Sbachetat, vergat. Fag pasà per i bachete. Vergheggiato, percosso con verghe.
Dove nostro Signore fu vergheggiato con aspre verghe. Vergis caesus. Scudisciato,
percosso con lo scudiscio. Virgis caesus.
1140
Sberlat. Strambellato. Discerptus. Discintus.
Sbolsonat, che ‘l ghé dag di bolsonade. Sbolzonato, a cui si danno delle bol-
zonate. Arietatus.
Sburlat da dos, trag da dos. Sospinto di dosso. E con essa sospintolsi da dosso.
Depulsus, a, m.
Sbusat da banda banda. Traforato, forato da una banda all’altra, fuor fuora.
1141
Scielt. Eletto. Scelto; fattone elezione. Electus, a, m.
Schif. Ritrosetto.
Scasit, ches l’af pasá con d’una gogia. Trapunto. Stenuato. Smunto. Macilentus,
a, m.
1142
Schergniat. Schernito. Dispregiato. Contumelia affectus.
Schif, che ‘l gá fá schifi tut. Schifo, ritroso, fastidito, che fugge, che sdegna
ogni cosa. Indignans.
Scovat, frustat. Scopato, percosso con iscope. Scopis caesus. Frustato. Flagris
caesus.
Scolastich. Scolastico.
1143
Schiz. Sgnacarat. Piatto, schiacciato. Ricagnato. Con viso piatto, e ricagnato.
Simus.
1144
Schiz de nas. Ricagnato. Rincagnato. Con viso ricagnato di fagiuolo. Simus.
Scurism. Scurissimo. Un demonio etc. Che sedeva a modo d’uomo scurissi-
mo. Horrendus.
440 [v] Scondit. Ascoso. Occultus, abditus. Nascoso. Nascosto. Latens. Occultus.
Scultor de statue. Maestro d’intagli. Scultore di statue. Statuarius.
Scarnat. Smagrit. Discarnato, scarnato, dimagrato.
Schiet, real, sincer. Leale, fedele, mantenitore delle promesse. Fidelis. Fidus.
Scieltisim. Elettissimo. Oratore eletissimo, senatore gravissimo. Electissimus.
Scheletro. Carcos. Scheletro, tutte l’ossa d’un animal morto, tenute insieme
da nervi, e scusse di carne. Carcame. Cadaver assicatum.
Sdernat de bote, lagat lungh e trag sù la tera per mort. Sternato. Disteso a
terra. Posò il legno, e diede li tante, che lo lascioe giacere sternato in terra, per
morto. Stratus, a, m. Stratus verberibus humi iacens semivivus.
Sdentat, snza deg. Sdentato, senza denti. Edentulus, a, m.
Sdegnat, in colera. Sdegnoso, pien di sdegno, disdegnoso, di mal talento,
incollorito. Crucciato. Indignans. Indignatus. Iratus.
Senza es ofes. Segur. Illeso, contrario di leso. Illaesus.
Senza moderaziò. Immoderato. Smoderato. Senza modo. Immoderatus.
Senza modestia. Immodesto, immodestissimo, senza punto di modestia.
Immodestus. Immodestissimus.
Senz’anima. Inanimato, senz’anima. Inanimatus. Inanimus. Disanimato. Morto.
Exanimis.
Senza consideraziò. Inconsiderato, senza considerazione. Senza discorso. Incon-
sideratus. Imprudens. Sconsiderato. Inconsultus. Expers consilii.
Senza reverenza afag. Inreverentissimo.
Senza reverenza. Inreverente. Contemptor.
Senza lena. Leno, di poco spirito, senza lena. Debilis. Invalidus.
Senza recover. Disalbergato, senza albergo. Hospes.
Senza quel, cheg vúl. Zotico, scostumato, vale anche sconcio, sconvenevole.
Turpis. Indecens.
Senza consei. Disconsigliato, sconsigliato. Incertus. Consilii inops. Che scon-
sigliato vien per consiglio.
1145
Senza sentimet. Disensato, insensato, privo di senno. Stupidus. Insensatus.
Senza negot afag. Stremo per privo, manchevole, si di famigli rimasi stremi
che etc. Cassus, a, m. Scusso, che non gli è rimaso niente, quasi scosso. Omni
re cassus.
1146
Senza garbo. Sgarbato, senza garbo, svenevole. Invenustus.
Secretò, che nos laga intend, o nol la cunta giusta. Soppiattone, che non si
lascia intendere, e non la dice, com’ella stà.
Sedutor, che met sù vergù a fà mal. Sodducitore, che sodduce. Ciascuno sod-
ducitor de giovani a malfare. Seductor. Seduttore. Seducente, che seduce.
1147
Segnat. Segnato. Signatus. Insignitus.
Sedut, o metit sù a fà dol mal. Sedutto, o soddotto a mal fare. Distolto con
inganno dal bene e tirato al male. Seductus. In fraudem inductus.
Segrestà. Sagrestano, che è proposto alla cura della sagrestia. Aediticus. Aedituus,
i, vel sacrista, ae.
Secretari. Segretario, che si adopera nelli affari segreti, e scrive lettere al suo
signore. Dettatore. Librarius, ii vel a secretis.
Segador de fè. Falciatore, che sega con la falce. E ‘l falciator ci mandò ‘l fieno in
fretta.
Secat. Asseccato, seccato, diseccato. Arefactus. Exsiccatus.
Setari. Setteggiante, che setteggia, che fa setta. Sectator. Sectaminans.
Selerat o baronò. Fellone, fello. Fellonoso. Impius. Improbus. Scelestus.
Sedizios. Sedizioso. Vago di sedizione. Seditiosus, a, m.
Segur. Sicuro. Seguro. Securus. Tutus.
Segrit de pora, o sgrisolet. Raccapricciato, accapricciato. Horrore concussus.
Horrens vel perculsus. Horrescens.
Sedazat. Stacciato. Critratus, a, m. Disaminato. Examinatus.
Sequestrat. Staggiato. Sequestro positus.
Seza, scorta. Scorta, guida, conducitore. Dux, cis.
Sech, come u’ legn, o u’ chiod. Secco come il legno.
1148
Segnat de più color. Sprizzato. Spruzzato, macchiato, chiazzato. Varius, a, m.
1149
Sfadigat fò de mud. Faticosissimo, affaticatissimo. L. Laboriosissimus. La
industria del faticosissimo capitano. Laboriosissimus, a, m.
Sforzat. Forzato. Violentato. Coactus. Sforzato.
Sfracasat. Fracassato, conquassato, fragellato. Confractus. Conquassatus.
Sfragol. Frale, fragile, fievole. Fragilis.
Sfregit, desfogat. Freddato. Frigefactus. Frigidus. Freddo. Raffreddato, affred-
dato. Sfocato. Rimaso senza fuoco.
Sflogn, o flogn, fiap, pas. Avvizzato. Avvazzito. Tanto che la pelle gli era avviz-
zata. Invizzito. Languidus, a, m. Mollis. Aridus. Vizzo. Aridus. Mollis.
Sfacendat. Sfacendato. Ozioso. Otiosus, a, m.
Sfazat. Sfrontat. Affacciato. Sfacciato. Impudens. Inverecundus. Senza vergo-
gna. Sfrontato. Svergognato. Insolens. Audax.
Sfadigat, strach dai fadighe. Affaticato, pien di fatiche, stracco per fatica.
Defessus. Defatigatus.
Sflogn. Flos. Allissato, divenuto fievole. Delassatus. Defatigatus.
Sfidat a bataia. Sfidato, richiesto di battaglia. Ad pugnam vocatus. Lacessitus.
Provocatus.
Sfazadò. Svergognatissimo. Impudentissimus.
Sfrisat. Svisato. S’io non sia svisata. L. Denasatus, a, m.
Sfalsat. Tralignato. Traslignato.
Sfrantumat. Sfracellato. Fractus, a, m.
Sfrisat, chel ghè stag fag ù sfris. Sfregiato. Notatus vulnere. A cui fu fatto un
taglio nel viso, che vien detto fregio.
442 [v] Sfiandrò, sorò. Vano. Vanaglorioso. Millantatore. Vanus.
Sfegatat de vergù. Innamoratissimo d’alcuno, carnalissimo, affetuosissimo
d’alcuno. E se non fosse, che carnalissima de’ figliuoli etc. Amantissimus. Hu-
manissimus.
Sfortunat, desfortunat. Non bene avventurato, sventurato, sfortunato. Sventuro-
so. Infelix. Infortunatus.
Sfracasat, fag in frasele. Conquassato. Fracassato. Conquassatus. Sfracellato.
Tutta la testa gli sfracellò. Fractus, a, m.
Sfegatat de vergù. Parzialissimo d’alcuno, intimamente fautore, o amante
d’alcuno. Studiosissimus. Amantissimus alicui, ex animo, intime.
1150
Sfondrat, sbogiat. Sfondato, sfondolato. Vorrei potergli sfondolar la pancia.
Sguerz, chà fó un ug. Guercio, mancante d’un occhio, cieco d’un occhio,
losco si dice ancora. Captus oculo. Inoculus, i. Cocles.
Sguerz, che varda sul fich, o in vintunora, o in berluna. Guercio, che ha gli
occhi torti. Cecca fu bella giovane, e sentì del guercio. Strabo, nis.
Sganasat. Che ha sgangherate le mascelle. Smascellato.
Sguerzat, chà la boca sguerza. Digrinato. Nasi cornuti, e visi digrignati.
Sgrezat fò. Dirozzato. Eruditus.
Sgarbat, mala grazia. Disavvenevole, disavvenente. Zotico. Scostumato; va-
le anche sconcio, sconvenevole. Turpis. Indecens.
Sgofi. Infiat. Enfiato, superbo, gonfio, altiero. Levandosi alquanti enfiati di
vanità, volendosi ciascun far nome. Superbus. Tumidus.
Sgonfiat. Gonfiato. L. Inflatus. Tumidus. Tumefactus. Turgidus. Turmens. Turgens.
Sgonfiat. Gonfiato di superbia, ira, alterigia.
Sgrafat. Sgrafignat. Graffiato. Scapigliata, e tutta graffiata. Leviter laceratus.
Sgariboldat sì. Avviluppato. Implexus, a, m.
Sgognador, che sgogna. Contraffacitore, che contraffà, imitatore. Imitator.
Sgognat. Contraffatto.
Sguaitat per daga ados all’improvisa. Aguatato per assaltarlo alla sprovveduta.
Sgrez, mal pratich. Sgrez afag, o fis. Rozzo, semplice, inesperto. Essendo tu
rozzo, e nuovo nel reggimento. Rudis. Trarozzo. Molto rozzo. Valde rudis.
Sgavignat. Storto. Sconvolto. L. Distortus. Luxatus.
Sgavignat, stort de gambe. Strambo, che ha le gambe torte. L. Distortus, a,
m. cruribus. Storlo, distorto di gambe.
Sgariboldì. Trattatore, che tratta, che pratica. Mezzano. Machinatore. Machinator.
Sgofi de boria, balò de vent. Tronfio, gonfio per superbia, altiero. Come galli
tronfi con la cresta levata pettoruti procedono. Inflatus. Superbus. Ventoso per
gonfio, altiero. Ventosus, inflatus.
443 [r] Sguarat. Varo, cioè curvo, val torto. Varus, a, m.
1151
Sguarat, largh in di gambe. Varo. Varus, a, m. Valgus, a, m.
1152
Sindech. Sindaco, che rivede i conti. Syndicus.
Slavagiat, lavat tut a fag. Moi. Ammollato, fatto molle. Madefactus. Madidus.
443 [v] Slavagier, slavagiò. Scialacquatore, che scialacqua; prodigo. Prodigus. Profusus.
1153
Smorbiò, o morbi. Lascivissimo. Lascivissimus. Lussurioso. Luxuriosus. Luxu-
rians.
Smagiat. Macchiato. Che tutti siam macchiati d’una pece. Maculatus. Inquinatus.
Smaliziat. Malizios. Viziato per astuto, sagace. Più viziato delle cose del
mondo che gli altri. Callidus. Astutus.
Smingol, smilz, lis. Smilzo, senza rilievo. Inanis. Gracilis. Che ha la pancia
vota. Certe spigolistre smilze senza rilievo.
Smort. Soz. Sbiavit. Pallido, smorto, sbiancato. Pallidus. Exanguis. Scuro per
pallido, e senza color nel volto. Mirandol di color turbato, e scuro.
1154
Smunt, zó de chiera. Smunto. Magro. Orrida, smunta, e scura. Gracilis.
Snervat. Snervato, debole. Enervatus, a, m. Debilitato. Spossato. Debilitatus.
Snigrit, fag nigher. Annerato, fatto nero. Denigratus, a, m.
Socorit, sovegnit. Sovvenuto. Aiutato. Adiutus.
Sogetat. Sotometit. Sottomesso, fatto soggetto, sottoposto, soggiogato. Subiec-
tus. Submissus. Subiugatus.
Sovertit, sconvolt. Fag andà sot sora. Sovvertito, mandato sozzopra. Subversus.
Sostegnit, defendit. Sostentato, difeso. Defensus, a, m. Sostenuto. Tuttoche
fosse sostenuta sua parte in Firenze per suoi amici.
Sostantat. Alimentat. Sostentat. Tegnit sù. Sostentato, alimentato, mantenu-
to con gli alimenti. Sustentatus. Sostenuto.
Sordò. Campaner. Sordacchione. Surdissimus, a, m.
Sovravivit, o sovravisut. Sopravvivuto. Superstes.
Sovrastant, che sta sovra i oter a ordenà. Soprastante, che ha soprastanza in
che che sia, custode, guardiano. Prefectus, i. Preses, is. Custos, is.
Sovrastant, che stà de sora via. Soprastante, che sta sopra, eminente. Emi-
nens. Extans.
Sovrentendent, o sovercò. Soprantendente. Soprantenditore, che ha autorità
primaria.
Sovercò. Sopra qualche ufizio, o opera. Soprantendente agli operari del tempio,
sicche vescovo vuol dire speculatore, e soprintenditore. Sopraccapo, sopraccio, so-
prantendente. Praefectus, a, m.
Soportat. Sopportato. E come vuole essere sopportato egli ne suo’ diffetti,
cosi egli dee sopportare i diffetti altrui. Toleratus, a, m.
Sol. Solo, senza compagnia, unico. Solus, a, m.
Solet, sol solet, sol sol. Soletto. Solo soletto. Tutto soletto si mise in cammino.
E poi così soletta. Dimorando il giovane tutto solo nella corte del suo palagio.
Solitari. Remit. Solitario. Solingo. Giunse alla cella di questo solitario. Soli-
tarius, ii.
Soferent, pazient. Sofferente, che ha sofferenza. Tolerans.
444 [v] Sospes. Sospeso, che è incorso nella censura della sospensione. Suspensus.
Sovercò, che fa da patrò. Signoreggevole, soprastante, signorevole. Imperio-
sus, a, m.
1155
Sotramorg. Bezamorti. Becchino. Vespillo, onis. Sotterrator de morti. Pollinctor.
Sostitut per suplì. Arroto, aggiunto in supplemento. Che i priori con due arro-
ti popolani per sesto facessono scelta. Ascriptitius. Allectus, a, m.
1156
Spiritos, vif. Spiritoso, che ha vivacità di spirito.
Spert. Svelt. Snello, agile, destro, leggiere, sciolto di membra. Agilis. Dexter.
Splendit, generos. Splendido per magnifico, chiaro. Splendidus. Che usa ma-
nificenza. Magnificus.
Spalat, andag a fag. Spallato, soprafatto dal debito, rovinato. Aere alieno gra-
vatus.
1157
Spartit. Separat. Partito. Dovendo stare l’uno dall’altro partito. Disiunctus. Sepa-
ratus.
Spetorat col stomech scovert. Spettorato. Pectore detecto. Col petto scoperto.
445 [v] Spuzolet, o spuzolent, che morba, che ‘l recasa, che renega. Puzzolente. Puz-
zoso. Puzzolentissimo, fetidissimo. Putridus. Gravolens. Foetidissimus. Putente,
che pute.
1158
Sprovist. Sprovveduto, non provveduto. Imparatus. Non provvisto. Improvi-
so. Improvisus. Non paratus.
Spiantat, ches mantè sul zugh e col scrocà. Spiantato, che si regge sul giuo-
co, e su gli scrocchi.
Speculatif. Teorico. Così il pratico, come il teorico usa gli ufizi dell’intelletto.
Spulesat. Spulciato.
Spia de guera. Spia, che in guerra è mandata ad osservare gli andamenti del
nemico. Explorator. Speculator.
Spia, spiò. Spione, spia, che per infame prezzo rapporta alla giustizia gli altrui
misfatti. Delator. Guaduplitor. Spiatore.
Spesit. Spesso.
1159
Sprimentat. Sperimentato, spermentato.
Squasi fag. Quasi fatto. Lat. Affectus, a, m. Affecta ea proprie dicebantur, quae
non ad finem ipsum, sed proxime finem progressa deductaque erant.
Stravestit. Contrafatto, travestito. Vestito degli altrui panni, per non esser cono-
sciuto.
Stantit. Strach ranz. Stantio. Obsoletus. Rancido, vieto. Putrido per vecchiezza.
E non è vecchia si rancida, e vieta. Putridus. Rancidus.
1160
Strazat, scarpat. Squarciato, rotto, spezzato, stracciato. Discissus. Co’ vesti-
menti stracciati.
Strambo, che non fá una drichia. Stravangante, che opera a capriccio. Inconsul-
tus. Balzano. Fantastico. Falonico. Morosus. Difficilis.
Strasinat, strasat, o tirat per tera. Strascinato. Strascicato, tratto per terra. Re-
ptatus.
1161
Streg. Distretto, stretto, ristretto. Districtus, a, m.
Srenzit in di spale. Ristretto nelle spalle. Ristretto nelle spalle quella ingiuria
sofferse.
Strefag. Divisato per contrafatto. Si del tutto era divisato, che esser da ricono-
sciuto a niun partito credeva. Inversus, a, m.
Sterminat. Esterminato, sterminato, cioè smisurato, e fuor di termini. Ingens.
Immensus. Maximus.
Strefag. Contrafatto per brutto, guasto, stroppiato della persona. Informe. Distor-
tus, a, m. Deformis, e.
Stenuat. Scarnat. Consumat, indug. Assottigliato. Li suoi membri erano per
magrezza assottigliati. Macie consumptus. Macilente. Extenuatus. Attenuato;
magro; scarno, consumato. Dal digiuno attenuato.
Strenzit in di chiape. Raccosciato.
Stremit, segrit. Raggrinzato, sbigottito, avvilito, rintuzzato. Perterrefactus.
Streg in di só pagn. Ristretto per raccolto, e ritirato in se stesso. La cattivel-
la, che dal dolor del perduto amante, e dalla paura ristretta stava.
Strepat, tirat via. Strappato, spiccato, levato via con violenza tirando a se. Stir-
patus.
Streg. Serat. Stretto per rinserrato. Si stretta la tenea, cioè rinserrata.
Streg, pilachera, o pignà. Stretto per gretto, abbietto, tapino. Sordidus, a, m.
Strepat. Svelto, diradicato. Evulsus.
Sterluch. Smadurit, soboit, cha trag ù boi. Tralunato, quasi basito, privo di
sentimento stette buon pezzo, che pareva tralunato. Consternatus.
Strepacà. Slavagier che lava zò ‘l sò. Scavezzacollo, uomo di scandolosa
vita. Flagitiosus. Scialacquator. Che scialacqua. Profusus. Prodigus.
Strepazat coi mà. Malmenato, stazzonato. Attrectatus.
Stremit. Riscosso, scosso. Concussus. Scosso, o riscosso per subita paura.
Commotus vel concussus timore.
Strengolat. Strangolato, soffocato, oppresso. Oppressus.
Streg in dol spend. Secco per istretto nello spendere. Sordidus, a, m.
447 [r] Striat. Guasto per affatturato. Maleficiato, ammaliato. Veneficio affectus.
Stria. [...]
Striò. Magliardo ammagliatore, affatturatore, stregone, malefico, incantatore,
negromante. Vaneficus, ci.
1162
Stinch de freg. Intirizzato di freddo. Algore rigidus.
Stinch, dur, superbi. Intirizzato per altiero, e superbo. Superbus.
Stincat. Intirizzato, che non può piegarsi per un certo rappigliamento. Rigens.
Rigidus factus.
Stigat, cincigat. Inzigato, instigato, stimolato. Instigatus. Irritatus.
Stimador. Avvisatore. Ed era dall’altezza maraviglioso avvisatore. Aestimator.
Strich, restrenzit. Compresso, ristretto. Compressus, a, m.
Stivat. Serat insem, calcat. Constipato, calcato insieme, spesso. Constipatus.
Stimat, reputat. Pregiato. E in cortesia pregiato sopra ogni altro donzel di To-
scana. Aestimatus. Iudicatus, existimatus. Riputato, reputato, giudicato, stimato.
Stimador, che stima. Stimatore, che stima. Aestimator.
Stringat. Sucint. Stringato per succinto, si dice in particolare di scrittor suc-
cinto.
Stincat ilò; restat stinch ilò, immobil. Intirizzato, impedito di moto, rattap-
pato. Torpente. Torpens.
Stitich, dur d’andà de corp. Stitico, quegli che con difficoltà ha ‘l benefizio
del corpo. Stypticus, vel cui est alvus adstricta.
Stimat negot. Vilipeso, avuto a vile, tenuto vile. Vilificato. Nihili pensus.
Stizarul. Stigador. Operoso, instigatore, ricercatore. Operoso di brighe stu-
diava a novità.
Stizat. Stizos. Iracondo. Pien di stizza. Stizzito. Iratus. Indignatus.
Stipendiat. Stipendiato. Stipendiatus.
Stigat. Sospinto, indotto, mosso, incitato. Impulsus. Incitatus. Instigatus.
Strozat, scanat. Strozzato. Scannato. Iugulatus.
Stort. Sguaignat. Bilenco, o sbilenco. Obtortis cruribus. Distortus cruribus.
Strambo, torto, distorto di gambe.
Stop, stopat. Turato. Obturatus.
Stropiat di zenug. Storpiato d’uno, o due ginocchi. Lat. Genu altero, vel utro-
que captus, a, m.
Stropiat. Stropriato. Contratto. Rattratto, rattrappato. Membris captus. Attrat-
to. Rizzando attratti.
Stomegat. Stomaccato. Stomaccato de tuoi sconci, e sozzi detti. Nausea affectus.
1163
Storzit; chà chiapat una storta. Storto, sconvolto. Distortus. Luxatus. Scontorto.
Mentre io mi gratto il capo e mi scontorco. Contortus, a, m. Contorto. Distorto.
Stomegos, che fa schife. Stomacoso, sporco, e che altera, e commove lo sto-
maco. Nauseae plenus. Molestus.
Stomegat, stuf, morbat. Stomacato per infastidito, stufo. Nausea affectus.
Storat. Sgomentato. Consternatus.
Strolech di stele. Astronomo, professore d’astronomia. Astronomus.
Strolech. Astrologo. Hariolus, i.
447 [v] Strug. Sporco di nero, annerato. Nigrefactus. Nigra macula aspersus.
Stort. Torto, irragionevole, indiretto. Nequam. Iniquus.
Strubiat zoò net. Strebbiato, arrotato, bene stropicciato, lisciato. Expolitus. Per-
politus.
Sturnit. Sumentit. Stordito, sbalordito, attonito per romore, o per colpo, che
t’abbia rintronato il capo. Stupefactus.
Stupendonaz. Tramaraviglioso. Molto maraviglioso. Valde mirabilis.
Stuf. Stufo. Stucco, ristucco.
Strusat drè a vergot, o redet a vergot. Rasentatato, che è in passando farsi
accosto tanto alla cosa, che quasi ella si tocchi.
Stupilat. Assegnato, si dice a uomo, che spende con regola, e con misura. Homo
frugi.
Stupit. Stupefatto. Stupefactus,
Stupend; de marveia. Stupendo, miracoloso, da indurre stupore. Mirificus.
Stupendisim. Stupendissimo. Mirificissimus.
Stupid, atonit fo de l’ù. Moch. Stupido, pien di stupore, attonito. Stupidus, a, m.
Svelt. Leggiero, isnello, veloce, destro. Agilis, dexter. Sciolto di membra.
Promptus. Expeditus.
Sú l’andà. Diritto per disposto. Promptus. Paratus.
Sveltisim. Agilissimo.
Sventat. Avvento. Inconsiderato. Inconsultus.
Susiegat. Sostenut, chà dela prosopopeia. Contignoso, cioè con gravità. Gravis.
Severus.
Svoltrat in dl fangh. Convolto per lo fango. Lutulentus. Faedatus.
1164
Subisat. Abbissato. Nabissato, innabissato, sprofondato.
1165
Susitat. Suscitato.
Svoltrat per tera, o redublat per tera. Voltato, voltolato, rotolato, rivolto in
giro per terra. Volutatus vel volutus.
Sumiotò. Scimmione.
Subis, che nò stà mai in padim. Nabisso, facimale, si dice a fanciullo, che mai
non si ferma, e sempre procura di far qualche male.
Superstizios, chà di arlie. Superstizioso, auguroso, che crede agli auguri. Super-
stitiosus.
1166
Susuro che met mal, che da i pog in da capa. Lumacone. Susurrone. Sop-
piattone. Susurrator. Detractor.
448 [v]1
Tacat via a olt. Spenzolato. Fosse messo in un canestro, e fosse collato da una
torre, e stesse spenzolato.
Tansat. Tassato. Pagando alla corte cinque per cento di quello, che cattuno era
tassato da gli uficiali. Taxatus.
Tacat a la corda, e che ‘l ghe dag i squas. Collato, tormentato con fune con le
braccia legate dietro sospendendolo, e dandogli de’ tratti. Trochleae supplicio
cruciatus, a, m.
1 Carta bianca.
1167
Tacat insem. Conflato, congiunto insieme. Tutti conflati insieme. Conflatus.
Tangher. Bir. Tangherò. Terchio, salvatico, zotico, rozzo; dicesi proprio a con-
tadino, meglio sarebbe star su le marmotte, o tra le zolle sempre, come terchio.
449 [v] Tenaia. Tegna. Tegniz. Piatola. Tenace, per avaro. Scevola tu se’ tenace a tutti
e niuno a te. Spilorcio. Taccagno. Misero, che troppo s’astiene dall’usare il suo.
Tenax. Avarus. Tignamica. Sordidus. Scarsissimo. Era si scarsissimo, e sfidato
che faceva i mazzi del comangiare con le sue mani. Parcissimus.
1168
Tegnit streg. Tenuto stretto.
Tegnit secret, scondit. Celato. Pregandolo, che presto tenesse celato. Occul-
tus. Celatus.
Tegnit per tal. Putativo. Tenuto, e riputato per tale. Acciocche nulla riceva del
putativo padre.
1169
Tender, de poch tep. Tenero per novello di poca età. Tenerello. Teneruccio.
Tenellus.
Tedios. Bibios, che seca, che stufa, che tudia. Fastudios. Gravoso, noioso,
importuno. Gravis. Molestus. Noievole, rincrescevole, che da noia, sazievole, fa-
stidioso. Stucchevole.
Testa. Testa per uomo. Misono la gabella sul fieno di fiorini uno per testa. Homo.
Timido. Timoros, poros. Vile per pauroso e timido. Timidus. Pavidus. Trepido.
Trepidus.
Tis, piè bè, impianit zò bè. Tisat. Intisat . Pinzo, zeppo per pienissimo. E sta-
va sempre pinzo e grasso, ed unto. Refertus, a, m. Satollo. Rimpinzato. Fartus.
Satur. Pastus.
1170
Tirat in chiodera. Ritardato, si dice d’uomo, o donna vecchia troppo raffazzonata.
Tirat fò, fag gotà. Tirato su, scalzato, fatto dire ad altrui quel, che non voleva dire.
Tirat da la só. Tratto, per indotto in opinion sua. Inductus in suam sententiam.
Tiret. Tirato, che sa far bene i fatti suoi, ed è misero, e vantaggioso. Avarus.
Tirat per i pé, metit in baia. Messo in novelle, cioè in baia, e in canzone.
Tirat fó de sot, tolt fó de sot. Sottratto, tratto di sotto, cavato, tolto via. Sub-
tractus.
Timoroset. Timidetto.
Timorat. Timorato, uomo di buona coscienza, che teme Iddio. Timoratus. Pius.
Religiosus.
1171
Titolat. Titolato, si dice di personaggio, che ha titolo di signoria, o di dignità.
Tornat al sicut erat. Tornato alle medesime, cioè ridotto di nuovo a far male.
Tornat a vegn, o andà a stà in quac lugh. Tornato per venuto, o andato a stare
o abitare.
Tornat. Tornato, per ridotto. Tutte le persone furono fatte di terra, e in terra
torneranno, cioè si riduranno. Redactus.
Tornat a mena dove l’era. Ricondotto. Remenato a quel luogo, ove prima era
stato. Reductus.
1172
Tornat a drizas. Raddrizzato, di nuovo dirizzato. Iterum directus.
Tornat a mò. Tornato per anche, cioè tornato a ripigliare. Qui resumpsit.
1173
Tolt zó de sentimet. Tratto di sentire, cavato di senno, fatto impazzare. Ad
insaniam redactus.
Tolt zò, o destolt da fà vergot. Tratto per diviato, distolto. Da così fatto ser-
vigio nol trassero. Dimotus. Detractus.
Toc de barò. Peza d’asen. Pezzo di ribaldo, pezzo d’asino. Mastigia, ae, m. g.
Verbero, nis, m. g.
1174
Trasformat. Straformato. Trasformato. Transformatus.
Tratat malamet. Conquiso. Alla fine fu conquiso, e morto con pietre. Male
acceptus, vel male habitus.
Trag atoren, devolgat, cha la vos. Imbociato, che è in voce della gente. Es-
sendo Cunizza sua figliuola molto imbociata d’amore con messer Sordello. Se
non vuoi esser imbociato, cioè messo in voce. Pervulgatus.
Trascors. Incappato per trascorso. Incappò una volta a toccarla, cioè trascorse.
1175
Trafugat, portat via dai nascos. Trafugato, trasportato, portato via nascosa-
mente. Trafugò lui dormendo in su le braccia. Clam exportatus.
Trigh. Trigat. Fermat. Fermo, senza moto, che non si muove. Firmus. Constans.
Stabilis.
1176
Trombeta. Trombetta, trombettino. Trombettiere, trombetto. Trombadore,
sonator di tromba. Buccinator. Tubicen.
Trop parzial. Troppo parte. Parziale. Il papa era troppo parte in sostenere le
ragioni etc.
Trucò. Ostinato, che troppo ostinatamente sta nel suo proposito. Pervicax.
Tutù, d’una foza. Tuttuno, uniforme, d’una forma, simile, conforme. Uniformis.
Valent, de vaglia. Valente, che vale assai nella sua professione, prode, eccel-
lente. Egregius. Solers.
1177
Vagabond. Vagabondo. Vagus. Oberrans. Vagante, che vaga, errante. Erro, nis.
1178
Vegnit fò dol gus. Uscito fuor dall’uovo. Io non fui appena uscito fuor del-
l’uovo, che era il caffo degli sciagurati.
453 [v] Vegnit de fresch, de nuf. Fresco, venuto di nuovo. Vidi quella masnata fresca,
venuta cioè di nuovo.
Vegnit viá dal servizi. Mosso dal servigio, cioè partito dal servigio d’alcuno.
Amotus vel abdicatus servitio alicuius.
Vegnit fó. Riuscito. Essendo ciascuno della brigada della sua novella riuscito.
Expeditus.
Vegnit dal mondo nuf, fag lontà da vergot. Fatto straniero, fatto nuovo.
Vegnit su. Surto. E come agnelli surti di riviera. Rizzato su, uscito su.
1179
Venzit da recò. Rivinto, di nuovo vinto. Denuo victus.
Ventezos, che circa i baze, ol ventaz. Vantaggioso, che vuol più avvantaggi,
che non conviene.
Vedof. Vedovo, al qual sia morta la moglie. Vedovato. Viduus. Uxore orbus.
Viduatus. Orbatus.
454 [r] Vergognos. Tocco da vergogna, da rispetto. Prudens. Verecundus.
1180
Visitador. Visitatore, che visita.
Vif, cha dol spirit. Vivace, che ha molto del vivo, e da indizio d’avere a vive-
re. Vicus. Vivax. Acer. Svegliato.
1181
Vicirè. Vicere, che tiene il luogo del Re. Prorex.
1182
Umbrios, sospetos. Ombroso, sospettoso, sospeccioso. Suspiciosus. Suspicax.
Ombratico, che ombra. Suspiciosus. Timidus. Insospettito.
1183
Usurpador. Usurpatore. Invasor, is. Occupatore, che occupa. Occupator.
Verginisim. Verginissimo.
1184
Zelos, che porta la pliza; cha pora dal aria. Geloso, che teme dell’aere stes-
so. Era si geloso, che temeva dell’aere stesso. Zelotypus, i.
1185
Zop, sgarlat. Sciancato, che ha rotto, e guasto l’anca. Era sciancata, e un poco
monca, e sentiva del guercio. Claudus, a, m.
Zumel. Binato, gemello; quegli, che è nato con un altro in un medesimo parto.
Gemellus. Geminus.
Avocata. Avvocatrice. Fosse avvocatrice avanti di lui per noi. Advocta, ae.
1186
Artesana. Artigiana. Haec artifex.
Beghina. Beghina. Alquante donne, che beghine sono chiamate, cioè pinzochere.
Bonareta. Bagascia.
1187
Borghesana. Borghigiana; borghese, borgese. Suburbana.
Bragona, che porta i braghe, che spatroneza in cá. Donna, che donnea, o do-
mina, o signoreggia; che porta le brache quasi che si usurpi quel padronaggio,
che è proprio degli uomini. Mulier domina.
Breglona, che brava, o crida semper. Garritrice; che garrisce. Era garritrice,
ubbriaca, disonesta. Obiurgatrix.
1188
Che fa vendeta, o sa svendica. Vendicatrice. Ultrix.
Che stà sentada visì. Assettatrice, che siede vicino. Lat. Assettatrix, cis.
Che fá bru, fosch. Abbrunatrice, che abbruna, fà bruno, o fosco. Fuscatrix, cis.
1189
Che crucia. Affligitrice; che affligge. Afflictrix.
Che pela fò, che roba. Arrappatrice, che arrappa. O arrappatrice de nostri cuori.
Raptrix.
Che condus. Conducitrice. Guida, e conducitrice della mente per le cose si alte.
Che unis. Coniugnitrice. Giunone de’ nostri matrimoni cognugnitrice non aves-
se etc.
Che congiura. Conspiratrice. Coniuratrix. Conspiratrice. Cospirans. Coniurata.
Che conserva. Conservatrice, mantenitrice, defenditrice. Giustizia e virtù
conservatrice dell’umana compagnia. Conservatrix.
Che cognos. Conoscitrice. L’anima spesse volte conoscitrice de’ suoi futuri
mali. Cognitrix.
Che seguita. Seguitatrice. Consectatrix.
Che conseia, conseiera. Consigliatrice. La grave ira pessima consigliatrice.
Consiliatrix, cis. Consultrix, cis. Consiliaria, ae; consilii datrix.
Che consola. Consolatrice. Tu consolatrice in ogni avversità. Consolatrix.
Che contempla. Contemplatrice. Contemplatrix. Siccome contemplatrice del
verbo divino incarnato.
Che contend. Contenditrice. Altercatrix. Rixosa.
459 [r] Che crea. Creatrice. La prima cagione creatrice di tutte le cose. Creatrix.
Che esercita, o tè in esercizi. Esercitatrice. La povertà è esercitatrice delle
virtù sensitive. Lat. Exercitrix, cis.
1190
Che deseda, o tè desedat. Destatrice. Suscitatrice. La povertà è destatrice de
nostri ingegni. Excitatrix.
Che decipa, e fa ‘ndà dal mal. Disperditrice, che disperde. D’ogni peccato è
l’ira radice, ed è d’ogni virtù disperditrice. Consumatrice. Consumptrix.
Che và det, o penetra. Entratrice, che entra. Tu sottilissima entratrice con disu-
sate cure. Quae penetrat.
Che fa. Facitrice; che fa. Lat. Effectrix, cis; f. g. Actrix, cis. Fictrix, cis; f. g.
Che fà fuzì, che caza vià. Fugatrice. Sollecitissima fugatrice degli scellerati
assalti di Cupido. L. Fugatrix. Expultrix, cis.
Che custodis, o tè cunt. Guardatrice. Alta, gentile, e bella guardatrice del suo
onor. Custos.
1191
Che stiga. Incitatrice; infiammatrice, in tal significato si dice ancora. Incitatrice
di tutti i peccati. Instigatrix.
459 [v] Che ingrosa, o fà ingrosà ‘l cervel. Ingrossatrice, che fa ingrossare. Ingros-
satrice della memoria. Hebetatrix.
Che porta via; o roba. Involatrice, che invola, ladra. Involatrice della miglior
parte della vita. Involatrix.
Che mena, o condus. Menatrice, che mena. Povertà è una menatrice che va a
salute, e porto riposato. Conducitrice. Guidatrice. Ductrix.
Che scond, o tè scos. Occultatrice, che occulta. Del suo cuore fosti a ciascuno
occultatrice. Occultatrix.
Che fa, che opera. Operatrice, che opera. La natura madre di tutte le cose è
operatrice. Effectrix.
1192
Che và scovet per tute i cà. Cercatrice di case. Ancor ti guarda da parlatrici,
e discorrenti di luogo in luogo, e cercatrici di case.
Che ‘s fa chiapà amor, ches captiva l’afet. Pigliatrice d’animi. Pigliatrice col
suo sguardo di chi ella ragguardava.
Che sosté. Sostenitrice, che sostiene. Più possente sostenitrice dell’armi, e degli
affanni.
1193
Che goia, o caza. Stimolatrice, che stimola. Stimulatrix.
1194
Condutora. Conducitrice. Guida, e conducitrice della mente per le cose l’al-
te. Dux, cis.
Ches laga andà d’inviziadura. Cascante di vezzi. Alla quale ella tutta cascan-
te di vezzi rispose etc.
Chà mal in dol stomech per indurisga ol lag. Che ha cacità, o sia malore,
che vien nelle poppe delle donne per congelazione del latte in quelle fatta.
Chà do’ borachie. Che ha due bozzacchioni, cioè le poppe vizze, e grandi.
Chà manch de dodes agn. Impube; fanciulla meno di dodici anni. Impubes.
Cinguena. Zingana.
Che stà ú pez a maridas. Che sta pulcelloni, cioè oltre il tempo del maritarsi
senza marito.
Che fa la paiulada, che è de paiula, ó che stà i leg de paiula. Che sta, o è in
parto, o fa il parto, cioè, che sta in riposo dopo il parto a vita scelta infino a
certo termine. Cubans puerperio.
1195
Cha da fà, da partori, ch’è gravida. Grossa, gravida, pregna, pregnante,
incinta. Incinta si trovò la pulcelletta. Gravida. Praegnans.
Comar, che tè a batesim. Comare, donna, che tiene il bambino d’altri a bat-
tesimo, o a cresima. Commater.
Che fà di smorfie o di ag. Attosa, leziosa. Tanto sgarbate, e tanto attose, che
par pure un fastidio a vederle.
1196
Deventada vedova. Vedovata. Viduata. Orbata.
Dona dol mond. Dona de malafà. Mondana, femmina di mondo; mala fem-
mina. Scortum, i vel foemina probrosa; vel famosa, vel mulier voluptaria, vel
mulier mala, vel improba.
Dona, chà dol om, dol capitani. Campionessa, d’alti sensi. Virago, nis. Heroina.
Dona. Donna si dice più propriamente di quella, che abbia, o abbia avuto mari-
to. Mulier, ris.
Dotoresa. Dottoressa, donna dotta e scientifica. Lat. Doctrix, cis. Praeceptrix, is.
Dogaresa. Dogeressa, moglie di Doge. Haec dux, cis. Li barbari dicono ducis-
sa, ae.
Lettera F
Fachiora, che fa; o facitora. Facitrice. Nel tuo testamento lascia tu facitrice
e dispensatrice. Lat. Effectrix. Fictrix. Factrix, cis; f. g.
Fada. Fata, incantatrice, maga. La fata poichè vide acconciò il tutto. Saga, ae haec.
Fada in cà, o per la sò cà. Attiva, spedita, pronta, risoluta nelle azioni, prov-
veditrice di tutte le cose in sua casa, o famiglia; savia, e provveduta. Provida.
Prompta. Prudens. Mulier frugi.
1197
Fantasma. Fantasma femminile. Spectrum, i. Visum, i.
1198
Giradora. Volutrice, che volve. La fortuna subita volutrice delle cose mondane.
Giudesa. Giudichessa.
Golosa dol om, chel gha pias l’om. Ghiotta degli uomini.
Gravia, grosa. Grossa. Ma la regina sua moglie rimase grossa. Gravida. Prae-
gnans.
1199
Inventora. Inventrice, che inventa, trovatrice. Trovatrice di nuove fogge. Invan-
trix. Inventatrix.
Lettera L
Ladra. Furatrice. Ladra, rubatrice. Foemina fur.
Mader de luch pii. Mammana. E questo per esemplo delle mammine, cioè di
quelle femmine, che sono poste al giudizio, overo governo delle zitelle. Mater.
Madrigna. Matrigna; moglie del padre di colui a cui sia morta la madre.
Noverca. Non fosse stata a Cesare noverca. Noverca, cae.
Mama. Mamma, voce fanciullesca, e val madre. E come fantolin, che inver la
mamma tende le braccia. Mater.
1200
Manida col bigarul. Ammanita col grembiule. Si stavano ammanite col grem-
biule, o ammanate. Parata. Prompta.
Matrona. Matrona; donna autorevole per età, e per nobiltà. Matrona, ae.
Meda, sorela dol pader. Zia. Sorella del padre. Amita, ae.
Meschinela, grameta. Cattivella. Ahi cattivella cattivella ella non sapeva etc.
Infelix, misera.
Mezana, ches met de mez. Mediatrice, che intercede. Com’era intervenuto
alla mediatrice.
464 [r] Metida a cor per i piaze piene de zet matanamet. Messasi a correre alla
‘mpazzata per le popolose piazze.
Metida sul mal fà dai rufià. Arruffianata, disposta al mal operare in carnali-
tà a requisizion del terzo. Lenocinium ad stuprum inducta.
Metida sul postribol, sul mal fà. Messa in bordello, o a mal atti. La reina
messa a mal atti.
Meretrice. Femmina per meretrice. Un povero giovane amava una femmina
comune. Meretrix.
Mia moier. Mogliama. Mia moglie. Mea uxor.
Moier. Moglie, mogliera, mogliere. Uxor. Coniux.
Moier, fomna. Femmina per moglie. Uxor. Coniux.
Mesagiera. Annunciatrice. E quale annunciatrice degli albori. Praenuncia, ae.
Menada a marit. Andata a marito; trasferita a casa del marito.
1201
Monega conversa. Monaca servigiale, o monaca non velata.
Monega. Monga. Donna per monaca. Essi lavoravano nel munistero delle donne
di Faenza, cioè delle monache. Monialis. Monacha, ae.
Monegheta. Monacella. Vestalis virgo. Sanctimonialis.
Modona. Suocera, madre del marito, o della moglie. Mater mariti, aut uxoris.
Socrus, i haec.
Motora, promotora. Motrice. Movitrice. Intelligenza motrice. Da virtù movitrice.
Morosa. Amanza. Non potrà ad amanza savia piacere. Vagheggiatrice. Dama.
Amasia, ae.
Montagnera. Donna montana. Foemina montana.
Morta de part. Morta sopraparto.
Mulinera. Mugnaia. Molitrix, cis.
Lettera O
Ostera. Ostessa, moglie dell’oste. Hospita, ae.
Orfena. Orfana. Era orfana di padre, e madre.
Oseladora. Uccellatrice. Auceps, pitis; f. g. Aucupatris, cis.
Lettera P
Parigina. Assettatuzza, altillata, pulita. Admodum elegans.
1202
Parlera. Parlatrice. Ancor li guarda da parlatrici, e discorrenti di luogo in
luogo, e cercatrici di case.
Pagadora. Pagatrice, che paga. Priegoti Madonna, che sii mia pagatrice appo
Dio.
Patrona. Siora. Donna. E sempre sarai donna della mia casa. Domina, ae.
Pizochera. Pinzochera. Alquante donne, che beghine sono chiamate, cioè pin-
zochere, che portano abito di religione stando al secolo. Simulatrix.
1203
Primarúla, che non ha più partorit. Donna di primo parto. Primipara, ae.
Lettera R
Rapada, e magra, o seca. Aggrinzata, e secca. Se non che era aggrinzata, e
secca. Rugosa. Gracilis.
1204
Remaridada, tornada a maritas. Rimaritata.
Retrosa, che no vul fá a múd de negù. Ritrosa. Ritrosa intanto, che a senno
di niuna persona voleva fare.
Lettera S
Sacerdotesa. Sacerdotessa. Le sacerdotesse di Diana. Sacerdotissa, ae, vel haec
sacerdos.
Sbrazada, che voltat in drè i maneghe fina al gombet, e biota la part dol
braz dal mez in zò. Sbracciata; che ha rimboccato le maniche fino al gomito,
e nudato quella parte del braccio. Detecto brachio.
Scolera. Discepola.
466 [r] Secretaria. Segretiera, segretezza. A secretis foemina, vel particeps consilio-
rum.
1205
Segrestana. Sagrestana. Avresti tu conosciuta una monaca già sagrestana, di
questo monistero? Aeditima. Aeditica, ae.
Siora. Sioraza. Signoressa, ch’ora si dice per ischerno, e alle volte si dice da
senno. Signora. Domina, ae.
Sorela de lag. Sorella di latte, allattata alle medesime poppe. Soror collactea,
vel collactanea.
Sonadora. Sonatrice. Psaltria, ae; vel fidicina, ae.
Sonadora de piva. Sonatrice di piva. Tibicina, ae haec.
Spetorada. Spettorata, col petto scoperto. Pectore detecto.
Sposa promesa, cha tocat la mà al spos, e lù a lè. Sposa impalmata. Sponsa, ae.
Sposa noviza. Sposa, donna novella, maritata di fresco. Nova nupta.
Sposada. Sposata. Nupta.
Spirtada. Invasata; spiritata; sorpresa dal diavolo. Lymphata. Daemone correpta.
Strolega. Fitonessa, fitonissa. Son chiamate fitonisse certe femmine, che sanno
dicere innanzi le cose future. Indovina.
Strubiada zò. Strebbiata. Egli è pazzo, chi vi tocca, quando siete si strebbia-
te. Perpolita.
Sveiarina, che deseda fò. Desdatrice. La povertà è esercitatrice delle virtù
sensitive, e destatrice de’ nostri ingegni. Excitatrix.
Sverginada. Disonestata. Quando per ingannare, e disonestar Danae.
Inhonestata. Dedecorata.
1206
Sprezanta. Dispreggiatrice, spregiatrice. Contemptrix.
Terza nona. Terzavola, terzava, arcavola, trisavola. Proavia, ae. Tritavia, ae.
Tosa, puta, toseta. Tosa. Tosetta. Ed ebbevi di quelli, che intender vollono alla
milanese; che fosse meglio un buon porco, che una bella tosa. Le donne, e le
tosette scapigliate correvan tutte etc. Puella, ae.
Lettera V
Vaca. Vacca. Meretrice. Meretrix.
1207
Una par me, una par só. Una mia pari. Una sua pari. Che puote una mia pari.
Vilana. Vilanzula. Villana. Villanella, donna della villa. Rustica.
Venzidora. Vincitrice. Victrix.
Lettera Z
Zentildona. Gentildonna. Dama. Nobilis; vel illustris foemina.
Zelanta. Zolatrice. La madre zelatrice della povertà. Flagrans amore.
Zabrotona, patuza. Ciarpiera. Ell’è una ciarpiera. Donna di biasimevoli
costumi.
Zomnina. Tenerella. Tenerella pulcella, cioè di poca età. Tenella.
Zomna. Giovane femmina. Iuvenis foemina.
Zomneta. Giovanella. Iuvencula, ae.
Zomnina. Giovanetta quasi fanciulla. Adolescentula, ae.
Zumela. Binata. Gemella. Gemella, vel gemina.
1208
Divertis. Diportare. Far che che sia per suo passatempo, e diletto. Sichè al-
quanto diportati si furono. Donne venivano a diportare alla fontana. Genio
indulgere. Solatio uti.
Per divertimet. Per diporto, per passatempo, o ricreazione. Lat. Animi causa.
Per spas, per divertimet. Sollazzevolmente, con solazzo. Le quali parole chi
volesse sollazzevolmente interpetrare. Iucunde.
Das solaz, bò tep. Sollazzare, pigliarsi piacere, e buon tempo. Quinci levatici
alquanto n’andrem sollazzando. Genio indulgere.
Dà gust, tratenimet. Sollazzare. Dar piacere, piacevolmente intertenere.
Oblectare. Delectare.
467 [v] Chi s’è dag botep, o spas. Sollazzato. Sollazzatasi col suo amante.
1209
Gust. Dilettazione. Dilettamento. La dilettazione o essa è sensibile, o intellettua-
le, e colà, dov’è ‘l sentimento, vi è la dilettazione. Delectatio. Oblectamentum.
Deletas de vergot. Dilettarsi per far professione di qualche cosa. Lat. Alicuius
rei studiosum esse.
Con gust, con dilet. Dilettabilamente, con diletto, in maniera dilettevole. Delecta-
biliter. Iucunde.
Gustos, che sa, e pul dà gust. Delettabile, atto a dilettare, che porta diletto.
Per non rendere sua materia dilettabile. Dilettoso. Dilettevole, piacevole. Gli
uomini virtuosi si vede, che hanno più lunga vita, e assai più dilettosa, e gio-
conda, che i cattivi. Delectabilis. Iucundus.
Garbezà, piasì; andà a tai, gustà. Garbare; piacere; attagliare, gustare. Alle
donne molto garba cotesta Alfana per Maccon m’attaglia. Disse Rinaldo, e a
me il tuo cavallo. Questa cosa mi gusta. Arridere, voluptati esse.
1210
Conversà, praticà, bazegà. Conversare, e trattare insieme, praticare, bazzica-
re. E i buon consigli, e ‘l conversare onesto tutto fu in lei. Versari, conversa-
ri. Consuetudinem facere.
Ferà aost. Ferrare Agosto, quando il primo giorno di questo mese si fanno goz-
zoviglie, e conviti.
Godisla; fà giondina, sguazà, das bò tep, lustras la pel; trionfà, maià, e bif,
e stà alegramet. Godere, darsi buon tempo, pigliar dileto mangiando. Bruno
comperati i capponi, e altre cose necessarie al godere etc. Epulari. Nepotari.
Far tempone, sguazzare; trionfare, far buona cera. E in questo mezzo attende-
vano a sguazzare, e far buona cera. Genio indulgere.
Chis la god. Godente. Che gode. Io te ne farò godente avanti che questa notte
tutta trapassi. Fruens.
1211
Goditora, ches la god. Goditrice. Lat. Potitrix, cis; f. g.
Das bò tep, stà in alegria. Gioire; stare in gioia, in festa, prender contenta,
rallegrarsi. Languir per lei meglio è, che gioir d’altra. Iucundari, oblectari.
Voluptate affici.
Godì, galdì. Gioire, vale godere, possedere, in attivo significato. Voi avrete la
signoria di Lucca, ma poco tempo la gioirete. Frui. Possidere.
Veglia, ol sta sù la sira in compagnia. Vegghia. Prima parte della notte, che
si consuma in operando, o in discorrendo. Vegghiare. Apresso in tali vegghia-
ri l’uomo fa molti mali. Lucubratio, nis.
469 [r] Vegnì da la veglia. Venire da vegghiare. Veniva etc. da vegghiare con una sua
vicina. A lucubratione recedere.
Redut. Ridotto. Luogo, dove si riduce; ricetto, ricettacolo, e dove gli uomoni
si riducono insieme a trattenimento. Receptaculum, i.
Bal. Ballo, il ballare. Dopo alcun ballo s’andarono a riposare. Tripudium saltatio.
1212
Da balari de corda. Da funambulo. Lat. Schaenobatico ritu, vel more. Avverb.
Balet. Balletto. Specie di ballo.
Mester de balari de corda. Arte di funambulo. Lat. Schaenobatica, cae; f. g.
Balaroz. Balleria. Dove trovarono Lucrezia non certo in solazzo, o in balleria,
siccome avevano trovate l’altre nuore del Rè.
Giro perpetuo. Giro perpetuo. Lat. Ambitus, vel circuitus irrequietus; vel aeternus.
Bal de contrapas. Contrapasso, sorta di ballo.
Giro. Giro. Lat. Circulus, i. Girus, ri. Orbis, bis. Ambitus, us. Circuitus, us.
[...]. Chirinzana. Spezie di ballo. Quand’ella arrivava etc. a far la chirinzana,
ell’era di si buona lena, che etc.
Giraulta. Giravolta; movimento in giro. L. Ambitus, us. Circuitus, us; m. g.
Bal in giro. Riola. Ridda. Ballo di molte persone fatto in giro, e accompagna-
to dal canto, quasi detto da riedere, ritornandosi in girando nello stesso luogo.
Circularis saltatorum chorus.
In giro. In giro. Lat. In orbem.
Menà la riola. Riolà. Andà riolet atoren. Riddare. Andar rigirando a guisa
della ridda, cioè ballo in tondo. Menare la ridda. Peccano mortalmente coloro,
che menano il ballo, o la ridda non licita. E menar la ridda, e ‘l ballonchio,
quando faceva bisogno.
Luch, doves riola, o as mena la riola. Riddone. Ridotto, nel quale si fa ridda.
Ella non trova pari in sul riddone.
Bal ches fà coi arme. Danza, che si fa con arme. Lat. Saltatio armata.
[...]. Rigoletto. Ballo tondo. Egli feciono intorno un rigoletto. Caribo ancora.
V. A. Carola. Ballo tondo, che comunemente s’accompagna col canto. Videro
lo scolare far su per la nave, una carola, trita a un suon d’un batter de denti.
Chorea. Tripudium.
469 [v] Balà sù la corda. Giucar su la fune. Ludere schaenobatica.
Balet. Caroletta. Danzetta. Balletto. E dopo alcune altre carolette fatte; essen-
do già etc. Chorea. Saltatio.
Balà, e cantà insem. Carolare. Ballare, e cantare. Choreas ducere. Tripudiare.
Festa de bal. Danza. Ballo. Carola, e dicesi in genere, ed in spezie, e tanto del
ballo, quanto del suono. Comandò la regina, che una danza fosse presa. Cho-
rea. Tripudium. Saltatio.
Scúla de bal. Scuola di danza. Lat. Ludus saltatorius.
1213
Fà festa de bal. Danzare; ballare, crolare, menar la danza, guidar chi balla.
Tripudiare; choreas ducere.
[...]. Tresca. Spezie di ballo antico. Tresca si chiama un ballo saltereccio, ove
sia grande e veloce movimento, e di molti inviluppato. Trescone. Pur si dice
un certo ballo. Trescare, far la tresca, ballare.
Tresca. Conversazio. Tresca. Compagnia. Conversazione. E vidi in quella tre-
sca Zenobia del suo nome assai più scarsa. Coetus, us.
Festì. Festino, festa con giuochi, e convito. Lat. Ludi convivales.
Trescà in quac lúch; praticà; conversà. Trescare.
Zugatà. Zugatolà. Trescare per ischerzare. Per le camere sue fanciulli, e vec-
chi vanno trescando. Ludere. Lusitare.
Chi bala sù la corda. Saltatore, o ballatore di corda. Schaenobates, is; m. g.
Funambulus, i.
Balà. Saltare per ballare. Fù messo in carcere dagl’iniqui, e per lo saltare
d’una fanciulla gli fu tagliata la testa.
Cavriúla. Cavriola si dice quel salto che si fa in ballando, sollevandosi dritto da
terra con ischambievol movimento di piedi. Cominciò a ballare con certe cavrio-
lette così minute, e così preste, che non pareva, ch’egli avesse etc. Pedum micatio.
Saltà, fà di salg. Saltare; levarsi con tutta la vita da terra, e gettarsi di netto da
una parte all’altra di qualche spazio. Calandrino andava sicome più volentero-
so avanti, e prestamente or qua, or là saltando. Saltare.
Saltà fó, o de là. Saltare per trapassare da un lato a un altro con gran prestez-
za. E saltò ‘l Rubicone. Transilire.
Saltà fó. Saltare per lasciar di mezzo. E così figurando ‘l Paradiso convien sal-
tare lo sacrato poema. Intermittere.
Saltà de zà, e de là. Saltare in diverse parti. Dissultare.
Saltà indrè. Saltare indietro. Resilire.
470 [r] Mester dol balà sù la corda. Arte de saltatori, o ballatori, o esercizio loro. Ars
schaenobatica.
Saltà d’alegria. Saltare d’allegrezza. Exilire gaudio.
Saltonà. Saltare senz’ordine. L. Saltitare.
Saltinà, fà di saltarei. Saltellare, saltare spessamente, e a piccoli salti. Che gir
non sa, ma qua e là saltella. Subsilire, vel saltabellare. Cominciò a saltabolla-
re. Subsaltare.
Saltà det. Saltare dentro. Insilire.
1214
Saltà da olt a bas. Saltare da alto a basso. Desilire.
Saltà sù. Sbalzà sù. Saltare in su, saltar in alto. Rimbalzare. Balzare. Resultare.
Resilire.
Tornà a, saltà sù, o a sbalzà sù. Risaltare. E risaltò di nuovo in sul cavallo. Resilire.
Salt. Salto; il saltare. La vita, che trapassa a si gran salti. Saltus, us. Ballo. Lat.
Saltatio, nis; f. g. Saltatus, us.
Slanz. Saltò. Lancio, salto grande. E da lanci, e da salti del cavallo ognun fug-
gendo. A lanci, e a salti si partir costoro. Saltus praeceps.
Sbalzà fò. Balzar fuora, vale uscire, e scappar fuor con velocità. Che dalla
tomba fuor subito balza.
1215
470 [v] Da teatro. Teatral. Teatrico, di teatro, da teatro. Non vò dire che quelle cose
mistiche poetiche sien più brutte, che quelle teatriche. Thetralis. Theatricus.
Tragich. Tragico; di tragedia, mesto, doloroso. Unqua s’udì per tragiche que-
rele. Tragicus, a, m.
Tenda, che quarchia zó la sena. Cortina; tenda, che cuopre la scena. Come al
cader delle cortine suole. Parer tra mille lampade la scena. Velarium, ii. Sipa-
rium, ii.
Cant. Canto; armonia espressa con voce. Canti, e balli, ed altri solazzi vi si
fecero assai. Cantus, us.
Cantant. Cantante, che canta. Ella fa l’uomo cantante etc. Cantans, tis.
Cantarì. Canterino. In ischerzo di chi canta volentieri e spesso. Che tutti i can-
terin son fatti rochi.
1216
Canzoneta. Canzonetta. E alcune canzonette dalle predette donne cantate.
Cantilena, ae.
Canzò. Canzone, poesia lirica di più stanze. Una danza prendesse, e dicesse
una canzone. Ode.
Sò, che rebomba. Sonevole, risonante. Con mormori ne i miei orecchi sone-
voli. Resonans.
Sò. Suono, il sonare. Più danze si fecero, e sonarono diversi suoni. Di canto
divenne maestro, e di suono. Sonus, i. Sonatus, us.
Maschera. Maschera, faccia, o testa finta di carta pesta, o di cosa simile. Larva, ae.
Mascherat, in maschera. Mascherato, che ha la maschera al viso. Ammascher-
to. Personatus, a, m.
Mascherada. Mascherata, o canto diciamo a tutto il corpo d’una mascherata,
che vada cantando per la città a luoghi determinate canzoni attenenti alla loro
invenzione.
Fà di feste, o di festì. Festeggiare, far feste, cioè giuochi, spettacoli. Il solaz-
zo, e il festeggiare multiplicarono. Spectacula edere.
Festa. Spettacolo, propriamente giuoco, o festa rappresentata pubblicamente;
come giostre, caccie, e simili. E in questo spettacolo stetti tutto ‘l giorno con
gran diletto. Spectaculum, i.
Rapresentà. Rappresentare. Si dice di quegli spettacoli, nei quali s’imitano
azioni di storie, e favole. Spectacula edere.
Che rapresenta. Rappresentativo, atto a rappresentare, che rappresenta.
Rapresentaziò. Rappresentazione, rappresentamento, il rappresentare.
Representatio, nis.
Scarnevalà, o andà scarnevalet; o fà carneval. Scarnascialare, o andare sca-
rnascialando e darsi in giorni di carnasciale, o carnovale a passatempi, o alla
crapula. Bacchanalia celebrare, vel bacchanalia vivere.
Carneval. Carnasciale, carnovale. Si dice a tutti que’ giorni precedenti al gior-
no di carnovale, ne’ quali si festeggia. Bacchanalia.
1217
Zobia grasa. Giovedi grasso. L. Feria quinta liberalium vel baccanalium.
Maz. Maio; quel ramo d’albero, che i contadini piantano la notte di calendi
maggio avanti all’uscio delle loro innamorate.
Sbaloca. Altalena è un giuoco, che i fanciulli, i quali sedendo sopra una tavo-
la sospesa tra due funi la fanno ondeggiare. Non è questo un fare all’altalena.
Oscillum, i.
1218
Zugà de fortuna, de carte. Giuoco de fortuna, di carte. Ludus aleatorius, vel
ludus aleae.
Maz de carte. Mazzo di carte. Mazzo di carte dipinte, che se ne serviam per
giucare. Lusoriarum pagellarum manipulus.
Respond coi cartaze. Dar cartaccia. Si dice di chi non vuol pigliare, o non può.
Zugà ai carte. Giuocare alle carte. Ludere aleis vel foliis lusoriis, vel paginis
pictis aut chartulis.
472 [r] Scartà, fà ‘l scart. Scartare; gettare in giucando a monte quelle carte, che altri
non vuole.
Basà zò i carte. Dar le carte alla scoperta; perché chi ha vinto il giuoco sicu-
ro non si pregiudica a scoprir le sue carte al compagno.
Partida de zugh. Partita; quella de giuochi, dove giuocano più per parte, come
una partita alla palla, al maglio etc. Collusores; vel collusorum partitio.
Partida. Partita, termine del giuoco. Far una partita, due, tre, cioè far due
giuochi, tre giuochi. Lusio, nis.
Fà una, o dò partide. Fare una partita, o due, cioè due giuochi, o un giuoco.
Una, vel bina lusio.
Perd a zugà. Perdere, contrario di vincere si dice del giuoco. Pendere. Iactu-
ram accipere.
1219
Chi venz stà partida venz tut ol zugh. Chi vince questa partita vince tutto il
giuoco. Qui hanc palmam vincit tota lusione vincit.
Fà andà tat per partida, met sù tat per partida. Far andar tanto per ogni
partita. E ne và tanto, e vadane tanto, si dice di quella somma, che si mette in
giuoco di più.
Venz per la mà. Vincerla del tratto; che è lo stesso, che vincerla della mano.
Tir, che guadegna tut. Tratto, che tutto guadagna. Iactus venereus.
Tir, che perd tut. Tratto, che tutto perde. Iactus canis, vel caniculae.
Baza. Bazza; buona fortuna. Lucrum. Bazza, quando si piglia la carta data senza
trionfo, e quando non è presa ne con trionfo, ne senza è di bazza. Delucro est.
Schivà ‘l marz, andà fò dol marz, salvas dal marz, schivà ol dopi, o la
pora. Campare il marcio, uscir del rischio di perderla doppia, cioè la partita.
Avì baza. Aver bazza. Perché se ben perdesse la giornata, tu dei pensar che
bazza è non l’avrebbe.
Baseta. Bassetta. Giuoco di carte, e tal giuoco si dice anche fare a chiamare, e
alzare. Si dice, ch’è più bella la bassetta, perch’egli è presto; e spacciativo giuoco.
472 [v] Crica. Cricca. Giuoco di carte detto così dal chiamarsi cricca tre figure di esse,
come di re tre fanti, tre cavalli, tre Rè, che uomo abbia in mano. Sembran
costor due giucator di cricca etc.
Impatà. Fà pata. Pattare per pareggiare; onde giuoco pattato, cioè levato del
pari. Ludus aequarum.
Bescaza. Biscazza, o bisca. Luogo dove si tien giuoco pubblico. Aleatorium, ii.
1220
Zugà a rota de col. Biscazzare. Giucarsi il suo avere. Biscazza, e fonde la sua
facultade. Ludo profondere, vel prodigere.
Sbarai. Sbaraglino. Giuoco di tavole che si fa con due dadi. S’io perdessi a
primiera il sangue e gli occhi. Non me ne curo, dove a sbaraglino. Rinnego ‘l
ciel, s’io perdo tre baiocchi.
Sbarai. Tavoliere. Tavoletta; sopra la quale si giuoca a tavole o a zara. E hacci
come voi vedete tavolieri e scacchieri. Alveus lusorius, vel alveolus, vel fritillus, i.
Pedina. Tavolella, tavoletta ritonda da giucare al tavoliere, o tavola; legnetto riton-
do col quale si giuoca sul tavoliere. A tavole, o a scacchi od ad altri diversi giuochi.
Impatà ‘l zugh. Tavolare, far tavola, cioè pattare il giuoco de scacchi; intavo-
lare si dice più comunemente. E mostrando con alcun atto di ciò avvedersi,
tavolò il giuoco.
[...]. Scacchiere. Tavoliere da giucare a scacchi, alle tavole. Alveus, vel alveo-
lus lusorius.
Scach. Scacchi, piccole figure di legno per uso di giucare, rappresentanti più cose
divise in due parti di sedici per parte, e l’una d’un colore, e l’altra d’un altro. Chi
andò a dormire, e chi a giucare a scacchi, e chi a tavole. Latranculi, orum.
Ogni scach l’ha ol só nom, ol só lúch, ol só orden, ol só andamet. Ciascuno
degli scacchi ha il suo nome, il suo ordine, e la sua andatura. Latrunculorum
cuilibet suum est nomen, sua sedes, suus ordo, et suus incessus.
Nom di scach. Nomi, de scacchi. Latrunculorum nomina.
Scach. Scacco si dice a uno di que’ quadretti, che per lo più si veggon dipinti
l’uno a canto all’altro nelle insegne, nelle divise, e nelli scacchieri differenti
tra lor di colori. Tessera, ae.
473 [r] Zugà a scach. Giucare a scacchi. Lat. Ludere latrunculis; vel latrunculario ludo.
Zuch di scach. Giuoco de scacchi. Lat. Latrusicularius ludus.
Fag a scach. Scaccato. Con la bandiera a scacchi neri, e bianchi, che si direb-
be ancora scaccata. Tessellatus, a, m.
Rè di scach. Rè de scacchi. Io dico degli Rè de scacchi troppo più cari, ch’io
non sono. Rex.
Dama, o regina. Regina. Dama. Regina, ae.
Cavalier. Cavalieri. Equites.
Tor. Rocchi. Rocca una di quelle figure, con le quali si giuca a scacchi, detto
così, perché è fatto a guisa di rocca, e sta in sù la frontiera dello scacchiere
quasi a difesa degli altri scacchi. Turres.
Pedina. Pedona, o pedina; quel pezzo, che nel giuoco de scacchi s’allunga
innanzi agli altri pezzi. Pedestis.
1221
Intavolà. Intavolare; quando il Rè de scacchi rimaso solo si riduce in luogo,
che non può muoversi, e non è in iscacco.
Scacomat. Scaccomatto; termine del giuoco delli scacchi, che è l’aver chiusa
l’andata al Rè. Per dare scaccomatto al Rè etc. Mosse il suo rocco. Vici regem.
Teneo regem. Vincere.
Numer perat. Pariglia; che nel giuoco de dadi sono due medesimi numeri,
come ambassi; duino, terno, quaderno, cinquino, sino.
As. Asso. Ne dadi, e nelle carte vale uno. E si dice fra se stesso quaderno, e
asso venne con zara, innanzi che quattro due, e asso. E quando io voglio un
asso, e vien duino. Unus, vel monas, dis, vel canis, is vel canicula, lae; f. g.
Ambas. Ambassi. Ambi gli assi si dice de’ dadi, quando due hanno scoperto l’as-
so. Duella, vel duplio.
Duì. Duino. Punto de dadi. Ed è quando due dadi s’accordano a men due a mo-
strare il punto due. Numeri bini.
Sino. Sino per seino punto de dadi ed è quando due dadi s’accordano a men
due a mostrare il punto sei. Senio, nis.
473 [v] Dadet. Dadi piccolo. Dadetto. Lat. Taxillus, i. Tesserula, ae.
Dad. Dado. Talus, i. Tessera, ae. Cubus, i. Astragalus, i.
Tirà, o butà i dag. Gettare i dadi. Tesseras, vel talos iacere, vel mittere.
1222
Busulot di dag. Bossoli de’ dadi. Fritillus, i vel pyrgus, i; m. g.
Zugà a la bala. Giucare alla palla. Ludere pilla, vel pila; vel sphaera.
1223
la palla. Pilam in parietem oblique; vel a latere illidere ad frustrandam collusoris
manum, ut expetactionem. Schenaio di palla. Pilae obliquus in parietem illisus.
Batida de prova. Colpo di prova, o raggio. Pilaris prolusio, vel palmariae pilae.
Zugà a la bala co’ la sparleta. Giucare alla palla con la paletta. Ludere pila ba-
tillo.
Provas a zugà, bat per provas. Provare il giuoco col percoter la palla in terra.
Proludere pila.
Zugà a la bala coi mà. Giucare alla palla con le mani. Ludere pila palmaria.
Caza. Caccia; quel sito, dove si ferma la palla, col la quale si giuoca. Mora
pilae; vel pilaris institio; vel nota ludrica vel lusoria.
Segn de la caza. Notà i caze. Segnare le caccie. Moras signare, vel institiones
notare.
Chi fà fal. Fallitore. Ogni fallo importa il quarto del giuoco in danno del fal-
litore. Errans, tis.
Segn de la caza. Segno della caccia, o caccia, cioè quel segno, che si mette
dove si ferma la palla. Meta, vel nota institionis, vel signum pilae oppressae.
Chiamà fal. Dir fallo. Giuoca alla palla, e sempre dice fallo.
1224
Zugh de la bala a corda. Giuoco di palla a corda. Lat. Sphaeromachia funaria.
Spiaz, dove as zuga a la bala, o zugh de la bala. Palestra; luogo dove si giuo-
ca, e s’impara a giucare alla palla. Sphaeristerium, ii vel pilapalaestra, ae; vel
pilaris ludi area, vel campus.
Zugh doves zuga a la bala co’ la corda. Luogo del giuoco di palla a corda.
Lat. Sphaeristerium funarium.
Zugà ai os. Giucare alli cioni, o zone. Trunculis, vel cindalismo ludere.
Zugh di os. Giuoco di zone, o cioni. Trunculorum, vel metularum lusus, vel
cindalismus.
Os da zugà. Zone o cioni. Trunculus lusorius, vel metula lusoria.
Met in pè, o piantà i os. Rizzare i cioni. Trunculos erigere, vel statuere.
Sbat in tera i os, o butai fò. Abbattere, o gettare a basso i cioni. Metulas decu-
tere, vel deturbare, vel deiicere.
Tornà a drizai sù. Rizzarli di nuovo abbattuti. Decussos denuo erigere, vel sta-
tuere.
Guadegnà quatr’os a la prima tirada, o al prim trag; e ses al segond. Aver
quattro cioni del primo tratto. Primo iactu excultere metulas quatuor. E sei del
secondo; et secundo senes.
Spighinzúl. Trottola. Strumento di legno di figura piramidale entrovi un fer-
ruzzo, col quale strumento i fanciulli giuocano facendolo girare. Trochus, i.
474 [v] Zugà al spighinzul, fal girà. Giucare alla trottola, farla girare. Ludere trocho,
vel trochum circumagere.
Ol trotà dol spighinzúl. Il girare ineguale della trottola saltellando si dice bar-
berare.
Spighinzul ches fà girà co’ la scuriada, o col stafil. Fattore. Paleo. Strumento
fanciullesco di legno simile alla trottola, e che si fa girare con una sferza, e dice-
si fattore e chi giuoca al paleo, e chi alla trottola. Ch’io fó i tuo’ par ballar, come
un paleo. Tubo, inis.
Fà girà ‘l spighinzul col stafil. Far girare il fattore, od il paleo. Turbinem cir-
cumagere ferula.
Zugà al orbisul. Giucare a moscaccieca. Sonaglio diciamo a una spezie di
giuoco, altrimenti detto moscacieca. Come a mosca giucasse, e a sonaglio. A
moscacieca, e talvolta a sonaglio. Ludere mynda.
Zugà al scarlet coi nos. Giucare al castelletto di noci. Ludere castellatis nucibus.
Zugh di borele. Giuoco delle pallottole, o palle di legno. Ludere ligneis glo-
bis maioribus.
1225
Borele, borline, borle, o bochie. Pallottole. Palle o piccole, o grandi, ch’elle-
no sieno fatte di materia soda. Lusorii globi maiores.
Borlà. Roteare; rotolare; rotare, spignere una cosa per terra facendola girare.
Giravansi, e roteavansi sopra noi. Rotare, vel circumagere.
Bochiaresta. [...].
Dat. Lecco, si dice al segno, al quale giucando alle pallottole, o alle piastrel-
le, o morelle ciascuno cerca d’avvicinarsi il più, che e’ può con quella cosa,
ch’e’ tira. Come chi trae con la sua mira al lecco. Scopus, i vel ilex lusorius.
Zugh dol palamai. Giuoco del maglio. Lusus maioris globi ludicularis.
1226
Palet. Morella; si dice a una lastruccia, con la qual si giuoca tirandola al lecco,
come una pallottola. Ch’io dò sempre nel lecco alle morelle. Lapis rotatus.
Lamella, ae.
Zugà a la braza. Giucare alla lotta, o lutta. Lottare. Ludere palestra, vel lucta,
vel luctare.
Chi fà la braza. Lottatore; quegli che giuoca alla lotta. Luctator, is.
[...]. Bomba. Luogo determinato, e privilegiato nel giuoco del pome, donde al-
tri i parte, e ritorna. Ma di tornare a bomba è il fin del pome. Meta, ae.
1227
diavolo ludificazione, e fascinazione, cioè con inganno, e abbaiamento così pare-
re. Ludificatio, is.
Bele bote, barzelete da grignà, da rid coi so’ mog, col techò. Facezie. Lat. Fa-
cetia, arum vel Ioci, orum; m. g. vel ioca, orum; n. g. Facezie da ridere. Lat.
Ridicula, orum; n. g. Facezie con molleggiamenti. Lat. Dicteria, orum; n. g. Ri-
dicula, orum.
Zugà ai dodes. Giucare ai dodici, overo alla mirella. Lat. Ludere duodectra
scrupis.
A belasì, a conz a conz. A bell’agio, con comodità, piano piano con grande
agio. Ociose. Commode.
A bela posta, a posta. A bella posta, a bello studio, a posta. Consulto. Dedita
opera.
1228
A bocò a bocò, a toc a toc. A frusto a frusto, a pezzo a pezzo, a boccone a boc-
cone, a tozzo a tozzo; e tozzo val pezzo di pane. Frustillatim.
A basa mà; per gran favor. In barba grazia. Avere in barbagrazia, cioè avere
per sinfìgolar favore.
A bria molada, senza retegn. A briglia sciolta, senza ritegno. Laxatis habenis.
Ac. Anche, ancora, di più, parimente, altresì eziandio. Anco, ma è del verso.
Etiam. Quoque.
A calca. A calca con calca. Tutti armati e disarmati a calca si tragittavano. Certatim.
A cavaloz, o a cavalot, con una gamba de zà, e l’otra de là. A cavalcioni, cioè
con una gamba da una banda, e l’altra dall’altra, come si sta a cavallo. Lo fece
metter su la botte a cavalcioni.
A cena; stand a cena. A cena; mentre che si cena. Inter caenam, super caenam.
A cosa per cosa. Per singulo, a cosa per cosa, particolarmente. Sigillatim.
1229
476 [v] A cor quat as pul cor. A tutta carriera, a tutto corso, a tutta briglia. Celerrime.
A cobia, in cobia. In chiocca. Su per le mura della forte rocca. Tamburi, e corni
ed altri suoni in chiocca. Affatim.
Ados, a rena. Addosso, sopra la persona, in sul dosso. Vi giuro per l’abito,
ch’io porto addosso etc.
A dritura, o per dritura. A diritto, per linea retta. Directe. Dirittamente, adir-
ttura, al diritto. Recte. Alineam.
1230
A furia, de furia. A furia. Furenter.
A fil. A corda, vale a dirittura. Recte.
A favor, in favor. Favorevolmente. Favorebilmente con favore. Favorabiliter.
A fidanza, a segurtà. Fidatamente, con fidanza, con sicurtà. Confidatamente
io ne favellava. Fidenter.
A fortuna, a cas. Fortunosamente, per caso, inaspettatamente, improvvisa-
mente. Fortuitu. Forte. Casu. Per avventura, per la ventura, a sorte, a caso, per
la non pensata.
A furia de cridor. A grido a furia, e a romore. A grido e a romore montarono
a galee; a grido a furia unitamente gridando.
Afag afag. Intrafatto; affatto, affatto. Omnino. Penitus.
Afetadamet. Affettatamente, con affettazione. Putide. Cum affectatione. Più
affettatamente. Putidius. Putidiuscule.
477 [r] A giudizi de tug, e de mi. A giudizio di tutti, al parere di tutti, e del mio. Lat.
Omnium sententia vel iudicio, meo quidem animo, meo quidem iudicio, mea
quidem sententia; ut mea fert sententia.
Agramet. Agramente; aspramente. Acriter.
A gust sò, a genio de lù. A beneplacito, secondo la volontà sua. Pro libito suo.
A gata orba. Cecamente, al buio, alla cieca, senza vedere.
A grondane. Dirottissimamente. Dirottissimamente cominciò a piagnere. Immo-
dicissime.
A gol, o a vol. A volo, volando. Che l’alma trema per levarsi a volo. Volando.
Al abandò. Fò dol vada. Abbandonatamente, senza riguardo, e ritegno, in tutto
e per tutto. Abbandonevolmente. Se non che troppo abbandonatamente t’ho ama-
ta. Nullo consilio, vel praecipitanter; effrenate.
A la Bergamasca. Alla bergamasca, cioè in guisa. Instar.
Al tep ilà, o per inag. Ab antico, anticamente. Che sempre ab antico erano i
Fiorentini in tutto liberi. Antiquitus.
A la dumestega o casalega. Familiarmente, domesticamente. Lat. Familiari-
ter, ritu, vel more familiari.
A la renfusa, o refusa, a rudublò, a la pez. Spatuzadamet. A catafascio, sen-
z’ordine, alla peggio. E vivo a caso, e vivo a catafascio. Temere.
A la present in sto pont. Presentemente, al presente, ora in questo punto. In
praesentia. Di presente; in questo tempo.
1231
A la destisa, drig de longh. A dilungo, alla distesa, senza fermarsi.
Al tep inag. Zà zà. Tempo fu, cioè per l’addietro. Già. Costoro sono, i quali
tempo fu, che gli avevano a vile, e in dispregio.
Al ingros, de gros, senza vardà sul sutil. Al grosso; a larga; alla larga, gros-
solanamente, senza guardarla minutamente. Sine exacta cura.
1232
A la destisa, o per estensum. Alla distesa, distesamente, distintamente. Sigillatim.
A la libera, a la papal. Alla divolgata, alla libera, scopertamente. Uscendo di
subito alla divolgata. Palam. Manifeste.
A la furbesca. Alla fallace, fallacemente, con astuzia, con inganno. Fallaciter,
fraudolenter.
A la banda drichia. A parte destra. Dextrorsum.
All’antiga. All’antica, all’usanza antica. Mi vivo all’antica, e lascio correr due
soldi per ventiquattro danari. Ex antiquo. Ex more antiquo.
A la banda sinistra. A parte sinistra. Sinistrorsum.
A la bela prima, o in pruma; o in prencipi. Alla prima, da prima, primieramen-
te. Primo. Primum. Alla bella prima, di subito, nel primo principio. Statim. In ipso
principio.
All’incontro. Alla rincontra, a rincontro. E posonsi alla rincontra del Rè, e di
sua oste. Contra. Adversus.
A la pez pò; a la cà di cà; a la fì di fì pò. Alla per fine. Lat. Postremo, tandem
denique.
A la scoverta. Alla scoperta; palesamente. Palam.
Al scovert. Alla scoperta, senza riparo, o coprimento. Il sole feriva alla sco-
perta e al diritto sopra.
A la sfuzida, in freza. Alla sfuggita, con poco agio, quasi furtivamente. Si
baciarono alla sfuggita. Latenti. Furtim.
All’improvista, senza pensamet. Alla sprovista. Improvisamente, alla non
pensata. Improvise.
Al più al più. Al più alto, al più più. Si riferisce a numero. A me pare il meglio
che andiamo soli, e al più alto due, o tre.
Altramet, in oter múd. Altrimenti, altramente, altramenti, in altro modo. Aliter.
A lung andà. A lungo andare, con lunghezza di tempo. Aliquando. Tandem.
A lúch, e tep. A luogo, e a tempo, con opportunità, con occasione. Suo tempore.
Opportune.
Al incontrari. Tortamente, in senso bieco, e stravolto. Quando la scrittura di
Dio è posposta, e intesa tortemente. Oblique.
478 [r] A la francesa. Alla francese. Lat. Gallici. Gallico ritu, vel more, vel francorum.
Al marz despeg. A marcia forza, a marcio dispetto. Che quasi a marcia forza
a lor dispetto.
1233
A lip a lip. Appena, a fatica, con difficultà, a malapena, a gran pena. Vix.
Al menut. A ritaglio. Vendere a ritaglio, cioè a minuto; dicesi di panni, e di drappi.
A la schieta. Sinceramente, con sincerità. Syncere.
A sach, e soga. A ruba. Andataci a ruba ogni cosa.
A la granda, da sior. Signorilmente, in guisa signorile. Splendide. Generose.
A la longa, per i longhe. Distesamente, alla distesa, minutamente. Ne intendo
distesamente parlare. Sigillatim. Perfecte.
All’erta. Avvisatamente; cautamente; con giudizio. Caute. Sagaciter.
A la barba sò. Alla barba sua, cioè in ischerno, in danno, in dispetto, inonta sua.
A la gaiarda spend. A braccia quadre, largamente. Egli spende a braccia qua-
dre. Large. Prodige.
A la cavalera, da cavaler. Cavallerescamente, alla cavalleresca, a guisa, a
modo di cavaliere, nobilmente, generosamente. Ingenue. Generose.
Al sia quel ch’eser se voia. Che o che sia; o che che si sia. Quidquid sit.
All’orba fosca, al fosch. Ciecamente, al buio, alla cieca, senza vedere. Opertis
oculis.
A la cieca, al orba. Ciecamente per inconsideratamente. Temere. Inconsulto.
Almanc. Almanco. Almeno. E se no, almanco il seguente giorno. Saltem.
Al incontrari. Contrariamente, al contrario, a rovescio, a ritroso. Contrarie.
A la lontana. Dalla lunge, dalla lungi, da lontano. Costoro dalla lunge comin-
ciarono a rider di questo fatto. Procul. Eminus.
A la dusmestega. Dimesticamente, familiarmente, con dimestichezza. Desina
teco dimesticamente. Familiariter.
Al present. Subit. Di presente incontanente, immantinente. Illico. Statim.
A luch a luch, in zà e in là. Dispartatamente, spartatamente. Accendessero
molti fuochi, di qua, e di là, dispartatamente. Sparsim. Hic atque illic.
Al despeg, al despresi con rabia. In dispetto, per dispetto, a dispetto, dispetto-
samente, con dispetto, con rabbia, di maltalento, sdegnosamente. Contemptim;
contumeliose. Iracunde.
Al bisogn; a la strechia. In distretta, in disagio. Essere in distretta, in disagio.
Al dopii. Dopiamet; o tat d’oter. Doppiamente; a doppio; altrettanto. Conoscen-
do doppiamente esser offesi. Dupliciter, totidem.
1234
Al opost, al incontrari. Dove. Il qual diletto fu a me laudevole, dove biasime-
vole è forte a lui. Contra.
Al despeg. Malgrado. Mali tuo grado, al dispetto tuo. Malgrado della forza de
Pisani. Te invito.
Alom alom via via. Lieva lieva, partirsi. Lo Rè Carlo non era garzone, che si
movesse per lieva lieva.
Al tep ilà al tep inag, al tep antich. Per antico, anticamente. Antiquitus.
1235
A la malora, a la pez. Perdutamente; alla scapestrata, scapestratamente. Perdite.
A man salva. A ghiado, a man salva. Morto a ghiado, vale ammazzato a man-
salva. Gladio.
1236
A onde. Barcollon barcolloni. Andar barcollone, andar barcollando.
A posta, con artifizi, o con dritura, con arte. Ad arte, con arte, artificiosamente.
Consulto. Dedita opera. Studievolmente. Studiosamente, a posta, in prova, a bello
studio.
A olt. Altamente. Con altezza. Alte excelse. All’alto, verso l’alto. E verso l’al-
to della città andando. Alto, a luogo alto, altamente in alto, all’alto, all’insù.
Guardai in alto e vidi. Alte in altum. A monte, ad alto, in alto, all’insù. Un gran
vapore, come un fummo, e vanne in aria a monte. Sursum.
A parola per parola. A motto a motto, a parola per parola, a cosa per cosa.
Tutte le domande, e risposte a motto per motto. Sigillatim.
479 [v] A pas a pas; o a poch a poch. A scorza a scorza. A poco a poco. Paulatim. A
passo a passo. A poco a poco, adagio. Che a passo a passo è poi fatto signore della
mia vita e venendomi incontro a poco a poco. Paulatim. Sensim. Pedetentim.
A piasì de mi, de ti, de lu, de lor. A posta sua, tua, e mia, di lui, di loro. Io
non posso far caldo, e freddo a mia posta. Pro libito suo, tuo, et meo.
A pruf. Appo, appresso. Quantunque appo coloro, che discreti erano. Molto
grande appo ‘l Rè. Apud.
1237
A pruf al tal lúch. Appo tal luogo. Papa Giovanni appo Vignone. Apud illum
locum. Prope val appresso in significato di vicinità. Prope. Iuxta.
A parola per parola. A verbo a verbo, a parola per parola, senza mutar niuna
parola. Metteremo appresso la detta dichiarazione a verbo a verbo. Ad verbum.
A pez. Per pezzi, cioè a pezzi. Noi gli taglieremo tutti per pezzi.
A regataia, a scarpa cavei. A ruffa, raffa. Fare a ruffa raffa. Alla ruffa alla
raffa si dicono a ricogliere delle dette ciriegie. Obriixe. Certatim.
A resò dol tat per cent. A ragione di tanto per cento, a proporzione, a raggua-
glio di prezzo. A ragione di trenta per centinaio.
1238
A refusa, a redos. Alla rinfusa.
A reguaglio, a proporziò. All’avvenante, a proporzione, a ragguaglio. Piggio-
rando la lega della buona moneta 25 per cento, e le monete dell’argento all’avve-
nante. Pro ratione.
A requisiziò, a istanza. A posta, a riquisizione, in grazia. A sua posta tenen-
dola in sua casa. In gratiam.
A resò, con resò. A ragione, con ragione, meritamente, giustamente. Iure merito.
A retai. A ritaglio. Vendere a ritaglio, cioè a minuto, dicesi de panni, e de drappi.
A articol per articol. Articolarmente, distintamente. Articolarmente dire de’
membri tutti. Sigillatim.
A rudublò. Rotolone. Rotolando. Cader rotolone. Voltoni. Aspettando te in quel-
la voltoloni.
Artifiziosamet, da maistr. Maestrevolmente, con maestria, artificiosamente,
ingegnosamente. Artificiose. Ingeniose.
A stanza de vergù. A stanza, a riquisizione, a preghiera d’alcuno. In gratiam ali-
cuius.
A scarpa panza. A crepa pelle, a crepa corpo mangiare. Cibis se ingurgitare.
A salvamet. Salvamente, con salvezza, senza danno. Incolumis.
A stech, in bria. A freno. Tenere a freno. In officio detinere.
A stride quiete. Tacitamente, con taciturnità, chetamente, segretamente.
Quietamet, a la sordina. Tacitamente con la sua gente nella terra entrato.
Tacite. Clam. A queto, a cheto, quietamente, pacificamente. Pacate. Pacifice.
Asè più. Più assai. Multo magis.
A speron batut. A speron battuto, velocissimamente, a tutto corso. Celerrime.
A si bè. Si per nondimeno, per lo meno. E se io nol credo, si il fa. Tamen.
A spart. Spartatamente, separatamente, disunitamente. Separatim. Seorsum.
A savil. Scientemente. Con saputa. Scienter. Consulto. Saputamente. Con sapere.
A segonda; sul sò vers. Alla seconda. Andare a seconda; andare a versi. Obsecun-
dare. Obsequi.
A so múd. A senno suo. Lasciagli digrignar pure a lor senno.
480 [v] A stant, a stent, a mala stant, a lip a lip. Appena, a fatica, con difficultà, a
mala pena, a gran pena. Vix.
1239
A sach, e soga. A ruba. Andataci a ruba ogni cosa.
A scarpa cavei. A ruffa raffa, con forza, e con violente prestezza. Obnixe.
A scarpas la roba fò di mà. A ruba. Andar via la roba a ruba si dice quando
ha costantissimo spaccio. Celerrime.
A spada trachia, in tut, e per tut. A spada tratta. In tutto e per tutto. Omnino.
Prorsus.
Asè; asè bè. Assai. A bastanza, a sufficienza. Assai bene. Satis. Satis bene.
A súl a súl. A suolo a suolo, distesamente, per ordine l’un sopra l’altro. S’or-
dinino nel vaso a suolo a suolo.
1240
A trevers, per trevers. Traversone, mettere traversone, cioè a traverso. Lo mi-
sero traversone sopra un ronzino. Transverse. In transversum ponere.
A tombolò. Trabocchevolmente, precipitosamente, con furia. Praecipitanter.
A trabocco; a rovina manifesta.
A trop, senza fal. Troppo per senza alcun fallo. Sicuramente, fermamente, e
risponde alla negativa.
481[r] A trag a trag. A ogni pie sospinto, a ogni poco, spesso spesso. Perché ‘l cer-
vello a gala mi conduce. A ogni pie sospinto con baggiane.
A tut andà. Spacciatissimamente. Quamcitissime. A tutta carriera, a tutto cor-
so. Celerrime.
A tal segn, a tat. A tale, in tale, o a tal termine. Eo. Ad id.
A tastò. A tastone, al tasto più comunemente, ed è proprio di ciechi, e di chi
va al buio, che si fa strada col tatto.
A tep. A tempo; opportunamente. Opportune.
A tep a tep, de tep in tep. A tempo a tempo, di quando in quando, di tempo
in tempo. Statis temporibus.
A tort. A torto, ingiustamente, senza ragione. Iniuria. Immerito.
A trevers. A traverso, nella parte traversale, traversalmente. Transverse. Oblique.
Atentamet. Attentamente, con attenzione. Attente. Intesamente.
Atoren, atoren. Attorno attorno, in giro, in circonferenza. Circum. In girum.
A trebisonda, o a la trebisonda. A zonzo. Mi manda il cervello a zonzo. A
girone. Andar a girone, quando non sa dove. Peregre.
A tut precipizi. A trabocco. Praecipitanter.
A tastò. Brancicone, o brancolone. Branconi. Brancolando, al tasto. Una gio-
vane paralitica andando quasi brancicone strascinandosi.
A u’, insem. Ad una, insieme, d’accordo. Simul. Unanimiter.
A u’ a u’, a u’ per u’. Ad uno ad uno, a uno a uno. E a uno a uno gli fece spo-
gliare. Sigillatim. A un per uno, distintamente. Particulariter.
A ug verg. A occhi veggenti.
A un otra foza. Variatamente; con modo variato. Questo luogo è da vari varia-
mente chiamato. Variatim. Varie.
A vista. A veduta, vedendo. Giucando con due a mente, e col terno a veduta.
Videndo.
1241
A verta chiera. A viso aperto, corraggiosamente, arditamente. Colui, che la
difese a viso aperto. Viriliter. A buona cera.
Avanti, o denag, che ‘l levi ‘l sol. Innanzi. Innanzi l’alba; innanzi al sole. Ante.
481 [v] A zornada, tut ol di. A giornata, giornalmente, tutto ‘l di. Quotidie; tota die.
Al covert. Al coperto. Lat. Sub tecto, intra tectum.
A viva forza. Per forza. Lat. Per vim.
Bè. Bene, cioè acconciamente. In maniera, che stavan bene, cioè acconciamente.
Concinne.
Bel bel, belasì, a pià a pià. Di bello; a bell’agio. Fare a bell’agio, andar di bello.
1242
Bellamente senza strepito. Posatamente, con agio, bellamente, senza fretta.
Quiete matare.
Bel bel, destramet. Destramente, con destrezza. Queste cose così destramen-
te facea etc. Dextere. Agiliter.
Bè, e bè. Bene. Ben che dirai. Ben rispos’io, messer parlerem poi.
Ben bè, in tut, e da pertut. Ben bene, affatto affatto, del tutto. Omnino. Prorsus.
1243
Brutamet. Bruttamente; laidamente, disonestamente; con vergogna, sozzamen-
te, sporcamente. Turpiter.
Car. Caramente, a prezzo caro, cioè alto, e grande. Caro pretio. Care.
Chè. Chè per quanto. O chè dolce accoglienze, e caste, e pie! Quam.
Ché. Che senza comparativo è la voce altro. Non avea l’oste, che una came-
retta. Nisi, vel solum.
Chè. Chè per imperocchè. Dillo sicuramente, che io ti prometto etc. cioè im-
perocchè io ti prometto etc. Nam.
Chè. Perché invece di chè. Che vi fa egli, perch’ella sopra quel veron si dorma?
Quod. Ut.
Chè. Come. Scrivendo alla donna come tornato era, e che a lui a lui venisse.
Ut. Quod.
Chè. Chè invece d’acciocchè, d’affinchè, perché. Dove la notte potesse stare,
che non si morisse di freddo. Ut.
Chè. Chè per perché interrogativo. Che non rispondi reo uomo? Cur? Quare?
1244
Chì drè, intoren. Quincentro. Qui intorno. Quinci oltre.
Chì lò de soura. Quassù. Quassuso. In questo luogo ad alto. Ti prego, che quas-
sù salghi.
Chì, chilò, chilúga. Quà in questo luogo; di quà. Chi è di quà. Hic. Huc.
483 [v] Coi fag, e coi parole. Con i fatti e con le parole; a fatti e parole. Lat. Dicto,
factoque; dictis ac factis. Re et verbo; verbis ac rebus.
Coi bone, coi mulzine. Coi dolze. Mollemente, con maniera molle, dolcemen-
te, benignamente. Humane. Benigne.
Coi mà, conzade sù; o coi mà sot a seia. A man giunte. Con le man cortesi. Osci-
tanter.
Coi arme a la mà; o a armada mà. Armatamente, con arme, armata mano. Armis.
Coi bele, e coi bone, o belamet, bonamet. Bellamente, con bel modo, piace-
volmente, acconciatamente. Pulchre. Convenienter. Humane.
Coi bone. Con le buone, cioè con le piacevolezze, con bello, e cortese modo.
1245
Co’ la panza ‘n sù. Rovescione, a rovescio, supino. Ulisse si lasciò cadere in
terra rovescione.
Col tirala sutila. Sottilmente per parcamente. Assai sottilmente la lor vita reg-
gevano. Parce.
Col aiut di Dio. Con l’aiuto di Dio. Lat. Deo adiuvante, vel favente, vel aspirante.
Col aiut di Dio, e di sang. Col nol lagal savì gnac ai musi. Con la grazia di Dio,
e dei Santi. Lat. Cum Deo, divisque volentibus. Celatissimamente. Occultissime.
Col mal è ‘l bef. Con danno, e beffa. Son scherniti e con danno, e con beffa.
1246
Col segn. Segnatamente. Con segno. Signate.
Col intenziò. Intenzionalmente, con intenzione.
Co’ la forza dell’intelet. Intellettivamente, con virtù intellettiva, intellettual-
mente. Intellective. Intellectualiter.
484 [r] Col andà al fond. Profondamente per sottilmente, internamente. E più profon-
damente investighiamo.
Col imaginaziò. Immaginevolmente, con immaginazione. Imaginario.
Col ug a cà, o a la padela. Guardingamente, rispettosamente, cautamente. Caute.
Comià sel fos de festa. Festerecciamente, a modo di festa. In morem diei festi.
Come. Come, o siccome vale lo stesso. Di fuor siccome dentro ancor si sente.
Sicut.
Comè las sia. Cumunque sia. Lat. Ut ut est.
Competentamet. Giustamente, convenevolmente, comodamente. Erano forniti
di vettovaglia giustamente. Convenienter. Competentemente. Convenientemente.
Competenter.
Comes dè. Idoneamente, attamente, in acconcio modo. Idonee. Convenienter.
Comè inchú. Come oggi, cioè in tal di, che oggi.
Comià i cuni. A modo di coniglio. Lat. Cuniculatim, vel in modum cuniculi.
Comodamet, belamet. Onestamente, acconciatamente.
Come ‘l s’imbat, o come la buta, o quel che buta buta. Com’ella viene. A
vanvera. In queste rime a vanvera dettate. Inconsulte. Inconsiderate. A fato, a
ventura. Temere.
Comodamet, adasi con comod. Adagio; agiatamente, comodamente, con
agio. Con comodità, comodamente, con comodo. Commode. Apte.
Comè; Comià. Come, a guisa, siccome, in quel modo, secondo che. Ut; velut;
quemadmodum, sicut.
Comè, per qual causa. Come per qual cagione; e denota maraviglia. Come?
Che cosa è questa? Quid? Qua de causa?
Come. Come per quanto. Levatosi come piuttosto potè. Ut; quam.
Comunamet; o generalmet. Comunemente. Comunalmente. A comune, in
comune, in comunità; universalmente. Communiter.
Comè convé; o [...]. Convenientemente, convenevolmente, con modo decoro-
so, come conviene. Decenter; convenienter; apte; commode.
1247
Come vùl tuta la convenienza. Convenevolissimamente. Convenientissima-
mente. Aptissime. Commodissime.
Con tutta forza, o con tut ol podì. Di forza, con tutto il potere. Lavorate di forza.
Obnixe.
Con rabia. Gravemente. Non era da così gravemente prenderlo, cioè con isde-
gno.
Con giudizi, sul sodo. Gravemente. Favellare gravemente con giudizio, assen-
natamente, consideratamente. Serio loqui.
Con pora. Paurosamente con paura. Pavide. Timide.
484 [v] Concetosamet, a conceg. Concettosamente. Lat. Sententiose.
1248
Con ardenza. Infiammatamente, con ardore, impetuosamente. Ardenter.
Con gran dificoltà. Con difficoltà grande. Lat. Magno negotio vel non sine
negotio.
Con pat. Si veramente; con patto. Io son disposto a farlo, si veramente, ch’io
voglio prima andare a Roma. Hac conditione.
1249
Con fisaziò, o atenziò. Intentamente, con attenzione, con affetto. Dobbiamo
intentamente orare. Intentivamente. Intente. Attente. Animo intento.
Con tug i comodi; con tut i delizie. Morbidamente, con morbidezza, delizio-
samente. Molliter. Delicate.
Con quest chè, o con pat, chè. Ove, con questo patto, che etc., purchè. Ove
voi mi vogliate di spezial grazia fare etc. Dummodo.
Con sò bona pas, o con sò bona grazia. Con sua buona pace, cioè con sua
buona grazia, con soddisfazione. Sua pace. u. g. dixerim.
Con scatura, o con premura; instantamet. Con stanza; con istanzia, solleci-
tudine, importunità. Instanter.
Con tut mi o ti, o vos o no’; o lu, o lè, o lor. Con esso meco, o teco, o seco, o
voi, o noi, o lui, o lei, o loro. Mecum. Tecum, secum, vobiscum, nobiscum; vel cum
simul cum illo, illa, illis.
1250
Con comodità. Acconciamente. Quando acconciamente poteva volentieri col
savio abate si trovava. Commode.
Con tut quest. Per tutto ciò, tuttavia, con tutto ciò, con tutto questo. Tamen,
vel nihilominus.
Con tut l’asi, o comodamet, o con tuta comodità. A grande agio, a grandis-
simo agio, cioè con gran comodità. Commode.
485 [v] Conforma. Conformemente. Congruenter, vel convenienter.
Con giudizi, con zif, e zaf, e cervel. Sensatamente, con acutezza, con pruden-
za. Consulto.
Contra. Sopra per contro. Per andar sopra nemici. Contra. Adversus.
1251
Con. Appresso per con. Di voler un tempo essere appresso ad Alfonso Rè di
Spagna, cioè con Alfonso.
Con bel mud de tratà, con bel trat. Trattabilmente. Con modo trattabile. Tracta-
biliter.
486 [r] Con afetaziò. Affettatamente, con affettazione, con soverchio artificio, et
esquisitezza. Cum affectatione. Putide. Nimis exquisite.
Con bona grazia, o con bona licenza. Con buona grazia, o con piacere, e sod-
disfazione. Bona venia.
1252
Con tut ol cúr, de tut cúr. Carissimamente, con tutto l’affetto del cuore, cor-
dialissimamente. Vehementissime. Maxime.
Con dolcezza. Soavemente, con soavità, soave. Quel usignuol, che si soave
piagne. Suaviter. Iucunde. Suave.
1253
Continuamet, de continuo. Continuamente, sempre, del continuo, senza inter-
missione. Assidue. Continue; indesinenter; iugiter.
Con tut chè. Con tutto che, quantunque, benchè. Con tutto che fosse merca-
tante. Quamquam. Etsi.
Con de la pasiò al cúr, con del afan. Cordogliosamente; con gran dolor di
cuore, affannosamente. Anzie. Dolenter.
1254
Curiosamet, curiosisimamet. Curiosamente. Con curiosità. Curiose. Curio-
sissimamente.
Curt. Cortamente, con cortezza; come delle viti cortamente potate. Corto, bre-
vemente. Breviter.
Circumcirca, ilò drè, forbè. Da indi intorno, in quel torno, intorno, in circa.
Ma se egli è quindi a piedi, o da indi intorno etc. Forse per intorno, circa. Era
il figliuolo di forse nove anni, e la figliuola n’avea forse sette. Circiter.
Circa, intoren. Sopra per intorno. Cominciano i capitoli sopra le dieci colla-
zioni de S. Padri. Circa.
Da l’ora ‘nzà. Des po’. Da indi innanzi, in poi. Da indi innanzi, in poi. Da indi
innanzi e’ di beffare, e d’amare si guardò saviamente. Praeter.
1255
Da malat. Medicinalmente; a guisa di malato; a scelta vita, vivere medicinal-
mente. Medice vivere.
Da sol a sol. A corpo, a corpo; a solo a solo, a testa per testa. Singulari certamine.
Dala al ron . Filo per filo, per segno, appunto appunto, per filo. Stammi con-
tro d’ogni cosa per filo. Sigillatim. Examussim.
1256
Da donzena. Dozzinalmente. Lat. Vulgariter.
Da dove. Don. Donde; onde, di qual luogo. Donde venisse e dove andasse. Unde.
Dal par. Pari; al pari; di pari. Di pari come buoi, che vanno a giogo.
Da par a par, al impar. Da par. A paro a paro, del pari, al pari, a un pari.
Venendo teco si a paro a paro. Simul. Pariter.
Dal pè, dai pè, ai pè. A piede, a pie, nella inferior parte. Venimmo al piè d’una
forre al da sezzo. Ad radicem.
Dal pè afag. A piede a piede. A piede a pie della stagliata rocca. Ad imam radi-
cem.
Da sol a sol; sol per sol. A solo a solo; solo per solo.
Dal bel di. Di bel die. Noi abbiamo paura di bel die.
Da cà. Caninamente, a guisa di cane. Con tre gole caninamente latra. Canatim.
1257
Dai set ai ot. Dai sette in otto. Valse il vino di vendemmia in comunale dai fio-
rini sette in otto.
Da lú a lú tra lor do soi. Da solo a solo, a solo a solo. Stette più di otto di a
segreto consiglio da lui al Papa.
Da, in circa, poch più, poch manch. Da per intorno, in circa, poco più, poco
meno. Subitamente usciron da dodici fanti. Minus.
Da che, o za che. Da che, poiche. Da che Dio ci ha fatto bene. Ma da che è tuo
voler che più si spieghi. Postquam.
Da la sira a la matina. Dalla sera alla mattina. Che durò dalla mattina al sole
lucente infino al coricare.
1258
Da lontà, da lonz. Da lungi. Dalle lunge, da lontano, lungi, lontano, discosto.
Procul, eminus, longe.
Da cò a pè; dal olt al bas. Da monte a valle, da imo a sommo, dal capo al pié.
A capite usque ad pedes.
Da par só; da quel che l’è. Secondo suo pari, cioè per suo pari. E secondo sua
pari assai costumata, e ben parlante.
Da per lú; de só posta. Da se, per se. Ciascun per se s’accese nuovo fuoco.
Da per lù. Sol. Da per se; solo, senza compagnia. Prima s’andava ciascuna delle
21 arti da per se, cioè separatamente.
Dal pè; da bas. Dappiè, da basso, dalla parte più bassa. Ab ima parte.
Dal da vira. Certamet. Di vero, in verità, fermamente, per certo. Quidem. Sane.
Profecto.
1259
489 [r] Da fa schifi. Schifiosamet. Lordamente. Schifamente. Sporcamente. Immunde.
Impure.
Da che lugh. Onde, di che luogo, da che luogo; o da qual luogo. Unde.
Da vergot de fis. Di grande levata, di grande affare. Magni momenti, vel ponderis.
Da per lù, de só posta. Di per se, separatamente. Tutti di per se. Separatim.
1260
De largo. Amplamente, ampiamente. Ample.
De cert, e segur. A certo, certo, per certo. Credettono a certo, che i nostri fos-
sono rotti. Plane. Certe.
De nag; più tost. Innnanzi per più tosto. Io vorrei andar innanzi con gli strac-
ci indosso, e scalza. Potius.
1261
Degnamet, meritevolmet. Degnamente. Meritamente; giustamente; dignissi-
mamente. Iuste. Merito. Iure optimo.
1262
Deferentamet, con deferezia. Differentemente, variamente, con differenza.
Dissimiliter; varie; diverse.
De fò. Di fuori, di fuore, fuora; fuori, fuore, fuora. Foris. Foras. Extra.
De poch fag, no’ gra’ fag. Di poca levata, non di grande affare; ma lieve, e di
poco momento. Parvi momenti, aut ponderis.
Denag; inag; pruma. Dinanzi. Prima. N’era stato avveduto dinanzi. Ante. Prius.
De rar. Rare vulte. Di rado, radamente, rade volte, rado. Chi parla rado è
tenuto a grado. Raro. Con molto intervallo.
Det in da tera. Fra terra, cioè dentro a terra. Lat. Intra terram.
1263
490 [v] De pis; chipà u’ de pis. Di peso; con sospendimento. Pigliar di peso. Aliquem
sublimem capere.
De poch; o poch denag. Di poco; poco tempo avanti. Nuper. Paulo ante.
Despó che. Poiché. Poiché del suo piacer mi fè gir grave. Posciachè. Postquam.
Despó. Dopopo. Di poi, dopo, poscia, poi, appresso, contrario di prima. Chiuse
lor poi l’entrata. Postea.
De quat. Di quanto; quanto. Di tanto sieno più forti, di quanto più forza sono
le cose etc.
De sbalz. Di rimbalzo, di balzo. E non gli vengono le cose di rimbalzo, come a noi.
De bricola. Di rimbalzo per obliquo, non per diritto. E per l’una novità risur-
se di rimbalzo l’altra. Indirettamente, per modo indiretto. Oblique. Indirecte.
1264
Desonoradamet. Disonorevolmente, senza onore, vergognosamente. Turpiter.
Inhoneste.
491 [r] Denag. Sopra per innanzi. Nella notte di venerdì santo sopra ‘l sabbato santo. Ante.
De soura; denag. Di sopra per anteriorità di tempo, e vale innanzi. Supra. Ante.
Derotamet, de tutta forza, col arca dol col. Alla dirotta, a più non posso; col-
l’arco dell’osso. Obnixe.
De bassa taca, o bas de col de pè. Di bassa mano, d’umil condizione; di picco-
lo affare. Vedeva, che alcuni di bassa mano erano senatori. Humili loco natus.
De band; amore gratis. Di bando, senza costo in dono. Noi non vogliam la
vostra vettovaglia di bando. Gratis. Gratuito.
De largo. Ampiamente, largamente, copiosamente. Copiose.
Denag. Inag. Anzi, innanzi, avanti. Anzi la mia morte ho veduto alcuno dei
miei fratelli. Dinanzi. Ante.
De spes. Spessamente, spesso, frequentemente, spesse volte; sovente. Frequen-
ter. Saepe. Crebro. Spessissimamente. Saepe saepius.
Denag che, o prima che. Anzi che, prima che. Anziché Roma avesse signoria,
e podere. Antequam, priusquam.
De bona. Piacentemente, senza repugnanza. Placide.
De meza nog. Nel pieno della notte, cioè di mezza notte.
De set vúlte ses. Delle sette volte le sei.
De mez inveren. Nel pieno del verno, nel cuore del verno. Adulta hyeme.
Despò. Appresso per poscia, e di poi. Prima, e appresso da Currado soprapre-
si furono. Posthac.
Drè. Appresso invece dell’aggiunto vegnente, o seguente, e si pospone a paro-
1265
la, che significhi tempo. E come la mattina appresso ritrovare il potrebbe. La
sera vegnente appresso; il di seguente appresso. Posterus. Proximus.
De gran longa; o asè più. D’assai; di gran lunga, molto più, a gran pezza.
Multo magis.
De fag in fì. Intra fine fatta. M’ha rovinato intra fine fatta. Penitus. Omnino.
De fag; in efet. Attualmente, in atto, con effetto. E chi non si confessa attual-
mente, e di fatto. Re ipsa.
De sta posta, ixì fag. Di questa forma, di questa foggia, così fatto. Huismodi.
De là. Oltre per di là. Quasi al passaggio d’oltre mare andar dovesse. Ultra.
De meza nog; de mez dì. In sù la mezza notte; in sul mezzo di. Nel punto
della mezza notte.
De bon pas, e senza fermas. Di buon andare. E di buono andare, e senza resta
si ridusse a Serravalle; cioè con sollecito, e retto andare.
1266
Deligentamet. Studiosamente per diligentemente. Diligenter. Sedulo, studiose.
De bona voia, de bo cúr. Di buon cuore; per grado; di buona voglia, sponta-
neamente. Di cuore, con affetto, cordialmente, di buona volontà. Ex animo. La
moltitudine si partì tutta per grado.
Di voia. De voglia. Senza più aspettare di voglia fece etc. Di volontà. Comin-
ciò a mangiare di volontà. Cupide. Avide.
De sò cò, de sò testa. Per lor capo, secondo il lor parere; di suo capo, di suo
parere. Affermo non di mio capo etc.
De ixì fachia sort, o de ixì fachia manera. Si fattamente. In tal maniera. Ita. Sic.
Dio nol voia. Il che a Dio non piaccia. Lat. Quod Deus omen, avertat.
Dio te salvi, o te guardi. Dio ti salvi, Dio ti guardi. Lat. Salve; vel salvus sis.
Di vulte. Quac vulta. Alcuna volta, talora, tal volta, alle volte. Interdum.
Quandoque. Alcun ora; alcun otta. Benchè alcun ora paia, che risparmi. In-
terdum.
1267
Dina fis. Tardissimamente. Tardissime.
492 [r] Dinfò che; se nò; excetuat che. Dinfò. Eccetto. Machè. Eccetto che, salvo che,
fuorchè. Excepto quod. Praeter. Praeterquam quod. Altrochè, altri che, se non,
fuorche. Altri che la madre del fanciullo non può essere a così fatto servigio.
Non potei mai formare parola ch’altro che da me stesso fosse intesa. In fuori,
salvo, eccetto; niun maestro si trova da Dio in fuori. Nisi. Praeter. Machè. Non
avea mache un orecchia sola. Praeter. Fuorchè. Fuorchè uno, ch’ella n’avea.
Dina. Tardi. Tardamente; con tardità, adagio, con lentezza. Tarde. Cunctanter.
Dig, e fag. Detto fatto. Subitamente. È detto fatto vi fú messo legne, e attac-
cato il fuoco. Statim. Illico.
Dianzer, che dianzer, o che diavol. Diascane, diacine invece di dire diavolo.
Che è diascane dice la massaia, che diavol di tu? Diavolo; che diavolo. E da
che diavol sé tu più, che qualunque altra fante etc.
Dio volis. Dio voia. Dio volesse. Diel volesse. Dio ‘l voglia. Avverbio, che
denota disiderio. Utinam.
Diretivamet. Diretamet. Direttamente, per linea retta, con modo diretto. Directe.
Drig. Diritto, dirittamente. Se dritto, o torto va non è suo merto. Directo. Directe.
Domà ot di. Domane a otto, cioè dopo domane otto di. Octavo a crastino die.
1268
Dopiamet, ol dopi. Doppiamente, a doppio. Lat. Dupliciter.
Dopo ol bif. Dopo cena. Dopo bere. Lat. A vino. Dopo cena. Caena comesa,
vel a caena.
Drè drè; e dai dai, e via via. Dalle, dalle, dalle. La quale di cicalare mai non
ristà; mai non molla, mai non rifina; dalle dalle dalla dalle mattina fino alla
sera. Continenter. Perpetim. Nulla intermissione.
Drè. De drè. Despos. Dietro. Tre volte dietro a lei. Di dietro, dietro; elle non
correranno di dietro a niuna. Dopo. Il cavaliere, che dopo la colonna aveva
ascoltato. Retro. A tergo.
492 [v] Dubiosamet; in dubi. Dubbiosamente, con ambiguità, con dubbio, dubitati-
vamente, ambiguamente. Dubitanter. Dubitatim. Dubie.
Avverbi. Lettera E
Eclesiasticamet. Ecclesisticamente, all’ecclesistica, secondo la chiesa. Lat. Ec-
clesiastice.
1269
Efetivamet, in efet, in fatti. Effettivamente, effettualmente; con affetto, infat-
to. Re ipsa. E se ello non poteva avere la cosa effettualmente, aveva la imma-
ginazione. Lat. Revere. Reapse. Reipsa. In effetto per in sustanzia, infine, in
conclusione. Denique. In summa. Ed in effetto gli fu ogni cosa promesso. Lat.
Re ac factis. Re et veritate.
Eficazamet; con forza; con veemenza. Efficacemente, con efficacia, con forza,
potentemente. Efficaciter. Delle quali Maso cosi efficacemente parlava etc.
Quando altri parlasse efficacemente di quell’acqua. L. Vehementer. Efficacis-
simamente. L. Efficacissime. Intese efficacissimamente a riconciliare, e a raumi-
liare gli animi etc. Vehementissime.
Eh eh; ixì ixì. Eeh; cioè cosi cosi; mediocremente, mezzanamente. Sic. Satis.
Mediocriter. La tal cosa, come fu buona. Eeh cioè così mediocremente.
1270
posito; vien pronunziata. Esproposito; parole passate dal latino nella toscana
favella.
Eccol al improvis. Eccolo all’improviso. Lat. Ecce subito, vel ecce autem
repente.
1271
Fedelmet, sù la fede. Fidatamente, con fede, con integrità, senza inganno.
Fideliter.
Fina; infina. Fino, sino, infino. Lat. Usque ad, vel usque in.
Finatat. D’insin a tanto; infina tanto; finattanto, infino a quel tempo. Finchè;
insinattanto. Quoad. Donec.
Fina, o infina. Di qui, infino. Egli non ci può essere di qui domane. Usque.
1272
Finatat. In tat. Finatat che; finache. Intanto per infinattanto. Intanto che io
pensi. Infinoche, finchè, infiattanto che, infinchè; che. Usque donec; usque
dum; quoadusque. Usque adeo. Donec.
1273
Fò de mud, de forma, desorbitantamet. Sfoggiatamente, smoderatamente, fuor
di misura, sformatamente. Crebbe si sformatamente il fiume etc. Sfolgoratamente.
Era sfolgoratamente ricco. Mirum in modum. In immensum. Admodum. Stra-
namente per ismisuratamente. Strabocchevolmente. Maxime. Immense.
Fò de mud. Soprammodo; fuor di modo, eccessivamente. Mirum in modum valde.
Fogosamet. Focosamente. Lat. Ardenter; ferventer, flagranter.
Fò dol natural. Soprannaturalmente, sopranaturalmente. Supernaturaliter.
Fò dol ordenari. Straordinariamente, in modo straordinario. Valde. Maxime.
Praeter ordinem.
Fò del orden, de regola. Enormemente, che eccede la norma. Extra normam.
Fò de tug i mug; de tute i mesure. Trasordinatamente; che hanno seguito
l’uso del vino trasordinatamente. Immodice.
Foilò. Foilúga. Quivi; in quel luogo. Ibi.
Foilò det, foilúga det. Per la entro, per entro quel luogo. Illuc. Illic. Colà colà
entro.
Forbè. Se non se. Se non. Forse. Mastino signore d’undici città le perde tutte
se non se Verona, e Vicenza. Nisi si.
494 [v] Forbè; a u’ bisogn. A un bisogno, a un bel bisogno val forse. Fortisan. Fortasse.
Fogadamet. Fogosamet. Focosamente, ardentemente, vementemente, con ar-
dore, con intenso disiderio. Ardenter. Fragranter. Ferventemente, con fervore.
Ferventer. Flagranter.
Formalmet. Formalmente, con forma, essenzialmente, sustanzialmente. For-
maliter.
Formadamet. Formatamente. Temperata dal sole formatamente.
Fortamet. Fortemente; forte, gagliardamente, grandemente. Vehementer. Val-
de. Magnopere.
Fort. Sald. Fortemente, con forza. Tenendo forte con amendue le mani. Firmiter.
Fort, serat, gaiard andà. Forte per velocemente. Perché andate forte? Velociter.
Fort, serat durmì. Forte per profondamente. Mentre il marito dormiva forte.
Profunde. Profondamente per fortissimamente. Profondamente dormiva.
Fort serat; a olta vos. Forte per ad alta voce. Tanto lor parli faticoso, e forte.
Elata voce.
Fortamet. Fortemente, con forza, gagliardamente. E se medesimo fortemente
vincendo. Fortiter. Infracto animo.
1274
Forte, grandamet. Fortemente; grandemente. Fortemente aggravato il reame
di Cicilia di scomuniche. Valde. Vehementer.
Fò per la via o drè a la strada. Fra via, cioè per la via, essendo per via. In itinere.
Fra de là. Fra se teco, con se, con teco. Lat. Tecum.
Fra poch tep. In breve. Di corto; in breve; frappoco. Brevi. Paulo post. Pro-
pediem.
Fra de lor. Fra de nò. Fra di loro. Lat. Inter se. Fra de noi. Lat. Inter nos.
Fra mi, e mi. Fra me, vale meco. Tra me pensava etc. Mecum.
Fra de lù, o de lè. Fra se, o seco, o con se, o con seco. Lat. Secum.
1275
Galantament, con galantaria. Galantemente, con galanteria, con garbo. Lat.
Concinne, eleganter.
Giust ixì, giust come ‘l merita. Ben gli stá. Secondo i meriti. Merito obtigit.
Giust intel mez. Nel diritto mezzo; nel bel mezzo, nel mezzo appunto. In
medio adamussim.
Giust; second, conforma. Giusta. Ordinarono giusta lor possa. Giusto il poter
nostro. Giusto. Iuxta.
Giust chì; chì chì. Per me qui, in questo luogo appunto. E per me qui fù for-
temente incalciato. Hic. Hoc in loco.
Giust ixì; si bè; anzi sì. Si bene, lo stesso, che la si affermativa, e conferma-
tiva. Mio marito il netterà tutto, è ‘l marito rispose: si bene. Utique. Sane.
1276
Gniac a pruf a ú pez. Ad assai. Di gran lunga. Lo quale amava anche lei, ma
non tanto ad assai. L. Longe minus.
1277
496 [r] Avverbi. Lettera I
Inag dal tep. Acerbamente. Immaturamente. Immature. Intempestive.
Inag, inet. Ad entro per innanzi. E in breve tanto andai adentro, che io perven-
ni infino etc.
Inag che, denag che. Avanti che, innanzi che. E più mesi durò avanti che di
ciò niuna persona s’accorgesse. Antequam.
Inag dol tep. Anzi ora. Chi sei tu, che vieni anzi ora. Ante tempus.
Inag. Oltre per innanzi, avanti. Niuna cosa più oltre sanno.
In anda. In traccia.
In bona, coi bone d’amor, da cordi. A bon concio, con buona pace, d’amo-
re, d’accordo. S’egli si vorrà a buon concio da me partire, egli converrà, che
primieramente la sposi. Concorditer. Impune.
1278
In cambi. Iscambi. In cambio, in vece. Vice, vel nomine.
In costa, in fianch, in banda. A costa, per fianco, a costato, allato, a canto. Prope.
In cas chè. Dove caso chè, quando. Dov’ella voglia gliele concede. Dummo-
do. Siquidem.
496 [v] Inconsolabilmet. Sconsolatamene, senza consolazione, travagliatamente. In-
consolabiliter.
In chú. Ancoi, oggi. Ancoi voce. Lombarda usata da Dante. Hodie. Questo
presente di.
1279
In dó manere. In due modi. Lat. Bifariam.
Indè. Dechè. Di chè; onde, per la qual cosa, della qual cosa. Di che la Giannetta
fù contenta molto. Quapropter. Ex quo.
In dol medem mùd. Ixì. Cotale. Cosi. Talmente. Vid’io lo Minotauro far cota-
le. Sic. Itidem. Eodem modo.
In dù cert mud. Cotale invece dì; in un certo modo. La donna rivolta a lui un
cotal pocolin sorridendo disse. Quodam modo.
497 [r] Indubitadamet; con segurezza. Fermamente. Lat. Indubitanter. Indubitate.
In dù veder non veder. Velocemente, con prestezza; da vedere, e non vedere.
Celeriter. Repente. Alacriter.
In dún istant. In uno stante. Uno haustu.
In drè. Indietro; a ritroso. Indietro indietro come la navicella esce di loco. Re-
trosum.
Indebitamet. Indovutamente. Indebitamente, contra ragione. Inique.
In dú colp, in dú trag. Di colpo, a un tratto, in uno stante. E di colpo con poca
fatica ebbono presi i due navili. Repente. Statim.
Indebitamet. Indecentamet. Sconvenevolmente. Indecenter. Fuor del conve-
nevole.
Indegnamet. Indegnamente; non degnamente. Indigne.
Indaren, in fal. Indarno. Invano; senza prò; in fallo. Onde Amor l’arco non
tendeva in fallo. Frustra. Incassum.
In dú fiat. In un fiato. Lat. Uno spiritu.
1280
In dú sumelech; in dun amen; in dú gesus; in dú bater d’ug; in dun atim;
in dú trag; in dú stant. In men che non balena; in un batter d’occhio. In un
baleno. In ictu oculi. Repente. Illico. In un bacchio, in un bacchio baleno, in
un batter d’occhio. In un attimo; in uno stante; in un tratto. In un ammen;
significa grandissima velocità. Un ammen non saria potuto dirsi. Dicto citius.
Citius cogitato. Extra unius verbi moram.
In det; in denter. In entro; verso il di dentro. Occhi scavati in entro, cioè affossati.
In fianch, per fianch. Dallato; per fianco. Io mi volsi dellato con paura d’es-
ser abbandonato. A latere.
Infina ilora, o fina ilora. Infino allotta. Tutte le castella possedute infino
allotta.
1281
Ingiuriosamet. Ingiuriosamente. Ingiuriosissimamente. Iniuriose.
497 [v] In luch, in cambi; in pè. In luogo, per invece, e in cambio. In luogo di figliuo-
la la ricevette. Vice.
In im. Inzò, a bas. In fond. Ad imo, in basso, in profondo, a valle, a basso, all’in-
giù; giù, a basso, a fondo. Ad imam partem; ad imum. Deorsum, in ima parte.
In poch tep. In poco d’ora. Fece in poco d’ora una gran domestichezza. Brevi
tempore.
1282
In pè, in cambi de vergù. In persona per in vece, o in cambio d’alcuno. Ella
in persona di se nel suo letto la mise.
In pront; a la mà. A destro, in pronto, in punto. E chi era a cavallo scese a piè
co’ cavalli a destro etc. Presto.
In quat a mi, o per mi. Quanto è a me. Quanto io. Quod ad me attinet. Per
me, cioè qunto è a me. Ego quidem.
In quel framez de tep. In quel mezzo tempo. Intanto; in quel mentre. La quale
in quel mezzo tempo era tornata.
In qual si voia múd, che las ia. Comunque, come, in qualche modo. Comun-
que si sia egli ha tante ore etc. Utcunque. Quomodocunque.
1283
In specie, in particolar. Assegnatamente, particolarmente. Speciatim.
In sò mà. Appresso per in suo dominio, e balia. Volle, che io vedessi tutte le
sante reliquie, ch’egli appresso di se aveva.
In sto mentre, in sto framez; in sto demez. In questo; in questo tempo, in que-
sto mentre. Interim. In questo mezzo, intanto. Felice in questo mezzo. Interim.
498 [v] In sù, a olt. In su; in alto, in suso. Sursum.
In suma de le sume. In somma delle somme per final conclusione. Summa, sum-
marum haec erit.
Insuficientamet. Insufficientemente.
In tal manera. Si fattamente, in tal guisa, in tal modo, in tal maniera, in tal fog-
gia. Adeo. Sic. Ita.
1284
Intant in quant. Intanto in quanto. Tam quam. Tantum, quantum.
In tat’ches cena. Frà cena, mentre si cena. Lat. Inter cenam,vel super cenam.
In tat. A tanto per intanto. E questo basti a tanto, e tosto si vedrà il fine. Lat. Interim.
Intat, ches mangia. Fra mensa. Mentre si mangia. Lat. Inter scyphos, super
mensam.
Intoren, in giro. A cerco; vale in giro; intorno. Menar la spada a cerco, e cor-
rer l’asta. In girum.
In tep che, in tat che. Mentre, o mentre che; avverbio di tempo interposto.
In tut e per tut. Afag afag. A trafatto. È da ricidere fra fatto. In tutto e per tut-
to, affatto. Omnino. Prorsus. Al tutto. Ben bene. Del tutto. Affatto affatto. Pe-
nitus.
In tug i vers, intoren da per tut. Intorno intorno, vale per tutto. Ed io non ri-
trovando intorno intorno ombra di lei. Undequaque. Circum.
1285
499 [r] In vano, senza ù minim costrut. In vano, senza profitto, senza effetto; in voto, a
voto, senza prò, inutilmente; disutilmente. Incassum. Frustra, invacuum, inutiliter.
In vers; vers; a la vulta. Inverso. Verso. E noi movemmo i piedi in ver la terra.
Inver. Versus.
Inviziadamet. Leziosamente, con leziosagine. Molliter.
Inutilmet. Disutilmente, senza utilità. Inutiliter.
In utentica forma. Autenticamente. In modo autentico. Authentice.
In zò, vers in zò, zò. Giù all’ingiù, verso la parte bassa, alla china. Deorsum vel
deorsus.
Idealmet. Esemplarmente, come esemplare. Ab eterno esemplamente sono
state nella sua mente.
Ier. Ier matina. Ier sira. Ieri, il giorno prossimo passato. Ieri mattina. Ier notte.
Iersera. La sera di ieri. Heri. Heri mane. Heri noctu. Heri vespere.
Iddomà; indomà, ol dì chi vè. Al diamane, il di vegnente. Al dimane avendo
la gente grande speranza che etc. Die crastino. Postero die.
Illico, immediate. Tantosto, di subito, immantinente. Il che tantosto sepper
quelli, che a ciò badavano. Statim illico.
Illecitamet. Illecitamente, contra dovere, o ragione. Illicite.
Ilora. Allora, in quel tempo, in quel punto, in quello stante. Allotta. Tunc.
Ilora, ilora. Allora allora ha forza di superlativo. Tunc tunc.
Ilò det, o de det. Iv’entro, in quel luogo, quivi dentro; là entro, là dentro. Ibi intus.
Ilò. Ivi, quivi. Ibi.
Ilà. In là. Tornati in là, ch’io d’esser sol m’appago.
Ilò dre, ilaiàdrè, circumcirca. In quel torno, o nel torno, cioè intorno, in
circa. D’età di due anni, o in quel torno. Circiter.
Ilà, in et lontà. Là oltre, molto lontano, discosto. E corcherassi ‘l sol là oltre,
ond’esce. Longe.
Impensadamet, o improvisamet. Per la non pensata, inaspettatamente, impro-
visamente. Improvise. Ex improviso. Repente. Di non pensato. In un tratto.
Impò; ú tantì. Un poco. Voglio un poco con esso teco ragionare sopra questa
materia. Aliquantum. Non nihil. Alquanto. Aliquandiu.
Impensadamet. A caso. Impensatamente, inconsideratamente. Inconsulte. Incon-
siderate.
1286
Impetuosamet. Tempestosamente per impetuosamente. Impetuose.
Ibso, o ipso facto. Isso fatto, immantinente, subito. Statim. Ipso facto. Illico.
499 [v] Istantamet. Stantemente. Con istanzia. Instanter.
Ixì. Così invece di si. Per così aspro sentiero. Si, in guisa, in maniera, tanto.
Tam. Ita. Sic.
Ixì. Cosi, esclamazione imprecativa. Così non foss’io mai in questa terra
venuto. Utinam.
Ixì. Così, in quaesto modo, in qual modo. E chi vi gastiga così? Sic. Ita.
1287
La sù. Colassú, denota altezza. Illuc. Illic.
La bat lì, poch sù poch zò; in circa. In quel torno, o nel torno, cioè intorno,
in circa. Circiter. Circa.
1288
Liberamet. Liberamente, ingenuamente, sinceramente, con libertà. Libere. In-
genue.
500 [v] Lì lì giust. A randa a randa. Per l’appunto. Adamussim. Examussim.
Lì lì per borlà zó. In sul crollo. Essere in sul crollo della bilancia. In cardine.
Lì de det, là de denter. Iv’entro, in quel luogo, quivi dentro. Ibi intus. Là entro,
la dentro. Illic intus.
Lì drè. Lici, li quivi. Perch’io m’accorsi, che ‘l passo era lici. Illic.
Lì ixì. Lixì. Iviritta. Ed ivi ritta stette continuo tre notti in orazione.
1289
Madesì. Maisi. Maisi, ch’io lo conosco. Utique. Maxime.
Mai mai. Unqua, unque, mai, unquanche, unquanco, giammai, unque mai.
Nunquam. Usquam.
Mai. Mai, in alcun tmpo. Non sperar di vedermi in terra mai. Unquam.
Mai. Mai, che talora nega senza la negazione. Mai frate il diavol ti ci reca.
Nunquam.
Manch dol dover. Meno del dovere, del debito. Infra debitum.
Manco mal; sel pias a Dio. Granmercè. Granmercè non ci son venuta in vano
io no etc. cioè starei fresca. Si diis placet.
1290
Matanamet; da mat, de matez. All’impazzata, da pazzo, inconsideratamen-
te, follemente, pazzamente, mattamente, pazzescamente, scioccamente, scioc-
chissimamente. Stulte; insane; temere, insipienter.
Maximamet; sovertut. Soprastantemente, massimamente, particolarmente.
Praecipue.
Mentalmet. Spiritualmente, cioè con l’intelletto. Spiritualmente contemplando
si vede.
Meritamet, o debitamet; de resò. Dovutamente; con dovere, con ragione,
meritamente, convenevolmente secondo ‘l merito, a ragione, giustamente. Me-
rito. Iure optimo. Convenienter.
501 [v] Mecanicamet, o viliacamet. Meccanicamente, in modo meccanico.
Medemamet. Medesimamente; allo stesso modo, similmente, parimente. Mede-
simo. Similiter. Pariter. Ibidem.
Mei, più bè. Meglio. Melius.
Mezanamet; mediocramet. Mezzanamente, mediocremente, mezzolanamen-
te. Mediocriter.
Menudamet. Minutamente, in minute parti. Minutissimamente. Minuti. Minu-
tatim.
Mazanamet bè. Ragionevolmente per mediocremente.
Mes, o metit che. Postochè; avvegnachè. Postochè ella etc. gli dicesse ventotto.
Minò, che amanamà. Io nò, che a mano a mano, o adesso adesso. Ego non,
quia iam.
Miga. No. Ne mica. Mica. Miga. Signor mio non sogno mica. Non miga a guisa
di padre. Si non sarò io nemica lungamente. Nequaquam. Non quidem.
Miga sul sò drig. Tortamente. Oblique.
Misér si, misér no. Messer si; messer nò. Utique domine. Domine nequaquam.
Mirabilmet. Mirabilmente; con mirabil modo, maravigliosamente, miracolo-
samente. Mirice. Mirabiliter.
Miracolosamet, per miracol. Miracolosamente, per miracolo, con mircolo. Miri-
fice.
Miserabilmet, miseramet. Miseramente, miserabilmente, miserevolmente,
con miseria, poveramente; poverettamente, poverissimamente. Miserabiliter.
Misere. Infeliciter.
Misericordiosamet. Misericordievolmente, misericordiosamente, con miseri-
cordia. Misericorditer.
1291
Misteriosamet; sot a la figura. Figuratamente. Misterialmente, con mistero,
misticamente. Mistice. Figuralmente; con figura. Lat. Mistice, arcane. Figu-
raliter.
Montobè; tant. Montobè de più. Molto, assai, in gran copia, avverbio quanti-
tativo. Assai bene. Ad modum. Multum. Valde. Oltre per molto più. Oltre le belle
bella.
1292
Ne più, ne manch. Ne più de zà, ne de là. Giust lilì. Appunto ne più, ne me-
no; ne più quà ne più là; giusto. Che appunto sovra ‘l mezzo fosso piomba.
Adamussim. Examussim. Ne più ne meno.
Ne vira? Ne vero? Cioè non è vero. Il tale è galantuomo ne vero? Cioè non è
vero? Nonne?
Ne, no, gne. No. Ne avverbio di negazione, vale non, o e non. Ne mi vale spro-
narlo, e dargli volta. Nec, neque.
Niente de manch. Nondimeno. Niente di meno; non per tanto, tuttavia, pure
nientemeno, per tutto ciò. Nihilominus. Tamen. Impertanto. Ma impertanto
volendo ricoprire la vergogna.
Nó. Non. No. Non.
Nobilmet, a la nobilista; a la rica. Gentilmente per nobilmente, e riccamen-
te. Splendide. Preclaramente. Nobilmente. Praeclare. Nobilmente; alla nobile,
splendidamente, magnificamente. Nobiliter. Splendide.
Nocivamet. Nocevolmente, con danno, con nocumento. Nocenter.
Nó miga; nó zá. Non già. Caddi non già, come persona viva.
Noma, poch fà. Di corto; poco fà. Nuper. Nuperrime.
Noma. Testè, solamente. Modo. Dudum. Solum.
Noma tat. Sol. Soltanto; solamente. Soltanto vi dico, che come imposto
m’avete, così penserò di fare. Tantummodo.
Noma che, solamet che. Solo che, purchè. Questo farò io volentieri solo che
voi mi permettiate. Dummodo.
Noma. Solamet. Se non, solo, solamente. Nisi. Solum.
Nó senza ‘l perché. Non sine quare, non senza cagione.
No solamet, nó sol. Non che. Ogni gran cosa, non che una piccola farei volen-
tieri. Nedum.
502 [v] Non ostant; non istant. Non ostante, non ostanti.
1293
Nó podì gna pisà de tata freza, chei fà. Non poter dir mesci, quando ad alcu-
no non è dato un minimo che di tempo. Ch’un tratto non potea dir mesci. Ne
minima quidem interiecta morula.
Nol pasarà gran tep; o nol andarà longa. Di quà a poco non è molto, vale,
che tosto ne verrà ‘l tempo di vendicarsi.
503 [r
Avverbi. Lettera O
Oe. Oi. O avverbio di vocazione. O voi, che siete in piccola barca. Heus.
Oimé. Iomì. Oimé, o mé per afflizion d’animo, o corporal doglia. Hei mihi.
Oh oh per osada d’allegria. O cò; voce, che si manda fuori per segno d’alle-
grezza. Io io.
O chè. Tra per O. Quale era meglio, tra che gli uomini avessero due mogli, o
le femmine due mariti. Aut.
O nò fà, o fà, o nò es, o esen. O non fare, o si; o non essere, o si; vale o facen-
do, o essendo.
Ogni sit; ogni men de che. Ad ora ad ora, a ogni poco; ch’è ch’è. Peroch’ad’ora
ad’ora. S’erge la speme. Frequenter. Saepius. Vix interiecta morula.
1294
Ogni poch, facilmet. Di leggieri, di leggiere, agevolmente; son maggiori, e
più belli, ma si viziano di leggieri. Facile.
Ogni vúlta che. Laddove. Ove per ogni volta che; quando. Che che di me
s’avvegna, ove tu non ebbi certa novella della mia vita. Qualora. Qualunque
ora. Quotiescunque.
Ogni men de chè; a trag a trag. A ogni piè sospinto, a ogni poco, spesso
spesso. Sogliono usare a ogni piè sospinto etc.
Ogni qual vúlta che. Quandunque, quando, ogni volta che. Quandunque un
avesse pace, e riposo. Quotiescunque.
Onde; si chè, o onde che per quel. Onde. Sicchè, per la qual cosa, per la qual
cagione, donde. Favola fui gran tempo, onde sovente. Da me medesimo meco
mi vergogno. Quare. Quamobrem. Quapropter. Ex quo.
Ol dopi de più, o più dol dopi. Due cotanti. Cioè il doppio di più. Guadagne-
remo due cotanti. Plus duplo.
Ora a pè, ora a caval. Quando a piè, quando a cavallo, vale ora. Modo. Nunc.
Ora sù, ora zò, o mò sù, mò zò. Mo sù, mo giù. Mo sù, mo giù torno ricircu-
lando. Nunc. Modo.
1295
Oribilmet; con oror. Orrendamente. Orribilmente. Spaventevolmente, con
orrore, orribilissimamente. Horrende. Horribiliter. Orrendamente per crudel-
mente. Crudeliter.
Orsù via. Via per orsù; particella conceditiva, e esortativa. Orvia non aver paura.
Age.
Per inag; zà tep fà. Per addietro, per l’addietro, per lo passato. Antehac.
Per cert, dol segur. Per certo, certamente, al certo, di certo. Certe.
Perché po’; perché causa?. Perché, per qual cagione; particella interrogativa.
Perché mi distend’io in tante parole? Quare. Cur?
Per sta causa. Perché, per questa cagione; particella responsiva. Perché
cagion mi fà tu questo? Perché tu fosti goloso. Quoniam. Quia.
1296
Per causa de che. Perché, per cagione di che. O che mio padre, perché egli sel
facesse.
Per lù propi. Per se; in propio. E acquistò in propio, cioè in proprietà, cioè per
se.
Per amor che. Perché, perciocchè, per amorchè. Perché la vita è breve, e lo
‘ngegno paventa. Quoniam.
Perché, acciò. Perché invece d’acciocchè. Risalda ‘l cuor, perché più tempo
avampi. Ut.
Per la qual cosa, o per ol qual lavor. Perché invece di per la qual cosa.
Perch’io di lor parlando non mi stanco. Ex quo. Quamobrem.
Per quest; gnia per quest. Perciò; per questo, per questa cagione, per la qual cosa,
non perciò è la memoria fuggitiva de’ benefizi già ricevuti. Idcirco; hac de causa.
Perché. Perciocchè invece di perché; particella, che rende ragion del detto di
sopra. Nam. Etenim.
1297
Per esempi. Per esempio. Lat. Exempli gratia, exempli causa.
Per domandà aiut. Per domandare aiuto. Lat. Opis petendae gratia.
Per testa, per persona. Per testa. Misono la gabella sul vino di fiorini uno per
testa.
Per poch; squasi. Per poco, quasi, quasiche, poco manco che, agevolmente.
Facile. Quasi. Fere.
Per quat. Per quanto, per tutto quello. Quanto. Guardati quanto tu hai caro di
non gustare ogni cosa. Quoad. Quatenus.
1298
Per menut. Tritamente. Minutamente. Minutatim. Sigillatim.
Per quat tep as púl. A basta lena. Chi non si sa partir da loro, e sta con essi a
basta lena. Quandiu possit.
Per sperienza. Ab esperto. Per esperienza. Ora ab esperto vostre frodi intendo.
Esperientemente. Esperimentalmente. Expertus.
Per burla, per grignà. A gabbo, in ischerzo, per baia, per giuoco. Ioco. Iocose.
Per oter, per ol restant. Per altro, cioè nell’altre cose, quanto al rimanente.
Cetera.
1299
Per causa sò. A sua colpa. Suo padre, morto a sua colpa. Tui causa.
Per vesonaria, per inviziadura, per grazia. Per vezzo. Aveva una sua nipo-
te, chiamata per vezzi Cesca. Blande.
Per quac tep. Un tempo; per qualche tempo. Prese per partito di volere un
tempo essere appresso ad Alfonso etc. Aliquandiu.
Per cortesia, per creanza. Per cortesia, per creanza. Officii causa.
Per bel dilet. A bel diletto, a bella posta. Consulto. Dedita opera.
Per apunt; a punt, o fag a posta. Dirittamente, per l’appunto. Tu se’ diritta-
mente famiglio da dover esser caro a un gentil uomo di questa terra. Omnino.
Adamussim.
Per mala sort. Disavventuratamente. Disavventurosamente. Disgraziatamente.
Adversa fortuna.
Per despeg, o despresi. Dispettivamente, con disprezzo. Dispetttivamente par-
lano. Contemptim. Contemptibiliter.
Per esperienza. Per esperienza. Esperimentalmente. Espertamente. Esperiente-
mente. Lat. Experiendo.
Per excelenza. Eccellentemente, con eccellenza, ottimamente, finemente, per
eccellenza. Excellenter. Egregie. Optime.
Per via d’esempi. Esemplificatamente. Per via d’esempli. Lat. Allatis exem-
plis. Esemplativamente, con esemplo, per via d’esemplo.
Per dà bò esempi. Per edificazione, per dar buon esempio. Lat. Ad exemplum,
vel proter exemplum.
Per pratica. Espertamente, con esperienza, saviamente.
Per faor; per grazia. Per favore. Lat. Per gratiam.
Per esenza. Essenzialmente, con essenzia. Essentialiter.
1300
Per scapà la fadiga. Per isfugir la fatica, per non faticare. Lat. Vitandi labo-
ris causa.
Per grazia singolar. In barbagrazia; cioè per singolar grazia. Certi vineti avuti
in barbagrazia.
Per sutil, sul sutil. Sottilmente per diligentemente. E poi sottilmente guatan-
do, e vedendo.
Per orden, per comand. Per comandamento, per ordine. Lat. Ex praecepto, vel
iussu.
Per dichia, per vos e fama che cor; publicamet. Famosamente, con fama,
manifestamente, pubblicamente. Palam. Pubblice.
Per fà piasì a genio. Per lusingà. A grado, in grado, in piacere. Non mi rispon-
dere a grado, dimmi sicuramente la veritade, cioè non per adularmi.
Per quest, per la qual cosa. Il di che, il perché, per la qual cosa, della qual
cosa. Il di che ci debbe ringraziare, e commendare. Ex quo. Quamobrem.
Per l’avegnì. In fin da ora, per l’avvenire, infinqui. Infino ad ora ti do la paro-
la, che etc. Posthac. Amodo. Adhuc. Hactenus.
Per l’avegnì. Innanzi per l’avvenire. Come innanzi faremo menzione. Infra.
506 [r] Per fragilità, per deboleza. Per fragilità. Lat. Per imbecillitatem, per fragilitatem.
Per quest, per la qual cosa. Laonde, per la qual cosa. Quamobrem. Quapropter.
Per drichia linea o per dritura. Linealmente; per linea, per dirittura. Directe.
Per longh, e per largh. Per lungo, e per largo. Longe, lateque.
1301
Per ogni vers, da tute i bande. Ad ogni mano. Girare ad ogni mano, volgere,
e andar per ogni verso.
Per la Dio grazia. Iddio mercè. Tutti la fanno bene. Iddio mercè. Favente Deo.
Per origin. Originalmente; per origine. Questa città è la più famosa original-
mente di tutta la Magna. Originaliter.
Per mi, segond mi; o a cà mia. A casa mia; vale secondo la mia opinione, il
mio sentimento.
Per la mia part, per quel, che ‘m pertoca a me. Dal canto me; da la mia
banda. Dalla parte mia, dal canto mio, per quanto appartiene a me. Quo ad me
pertinet.
Per mi no’ sò restat. Non restò da me; o non rimase per me. Per me non stetit.
Per quat al possi. Per potere che abbia. Per potere, ch’ella abbia non mi può
nuocere. Quamvis etiamsi multum valeat mihi nocere non potest.
Per part de pader, o de mader. Per padre o per madre, cioè da lato di loro. Ex
patris, aut matris.
Per part, o a nom de vergù. Per parte, o a nome di alcuno; o da parte d’alcu-
no. Alicuius verbis, vel nomine alicuius.
Per quest. A quest’effetto. Lat. Ad hunc usum, vel effectum, vel huic rei.
Per quat al te car. Per quanto ti è caro, cioè secondo che stimi. Per quanto egli
avrà caro la nostra grazia etc. si guardi. Quanti facis.
1302
506 [v] Piacevolmet, con careze. Piacevolmente, piacentemente, placidamente, quie-
tamente. Placide. Comiter. Vezzosamente, con vezzi. Bland[e].
Pià, bas. Piano, con sommessa voce, senza romore, contrario di forte. Submissim.
Pià, adasi. Piano per adagio. Rispose andiamo in là, ch’ei venga piano. Sensim.
Pedetentim.
Pianì, pianì sot vos. Pianetamente, con voce bassa, pian piano. Submissim.
Piutost, inag. Piuttosto. Anzi. Innanzi. Potius. Licisca, che attempata era, e anzi
superba che no. Imo potius.
Più d’una vúlta. Da una volta in su vale più volte. Multories. Saepe saepius.
1303
Polidamet. Bè agiustadamet. Ornatamente, con modo ornato, con ornamento.
Ornate. Eleganter. Comodevolmente bene, acconciamente. Commode.
Polidisimamet. Ornatissimamente. Ornatissime. Elegantissime.
Poch dopo, o despò. Poco appresso. Paulo post. Non molto stante.
Poch dì inag. L’altr’ieri, pochi giorni addietro. Proximus diebus.
Pontualmet. Puntualmente, punto per punto, minutamente, puntamente, parti-
colarmente. Sigillatim.
Potentamet con tug i sforz. Efficacemente, con efficacia, con forza, potente-
mente. Efficacissimamente, con la maggior forza. Efficaciter. Valementer. Effi-
cacissime.
Poch fà. Di novello, di nuovo, di corto. Paulo ante. Nuper.
507 [r] Poch fà. Zà poch. Dianzi; poco fa; frescamente, novellamente, di fresco, poco
avanti. Nuper. Dudum. Poco tempo cessato, poco davanti. Or ora.
Poch più, poch manch; dà. In circa, poch, più poch zò, lì drè. Da, intorno,
in circa. Allora prese da trenta in quaranta de’migliori baroni del Rè. Minus.
Circa. Essendo d’età d’anni diciotto, o circa. Circiter.
Pochisime vúlte, o rarisime vúlte. Radissimamente; pochissime volte. Raris-
sime.
Polidamet. Bè fis. Acconciamente. In acconcio modo, molto bene, con ordine,
ordinatamente. Apte. Recte.
Pomposamet. Pomposamente, magnificamente, con modo pomposo. Pom-
pabiliter. Magnifice.
Ponderatamet col pé de piomb. Pesantemente per consideratamente; con giu-
dizio, accortamente. Caute.
Posdomà, dopo domà. Desposdomà. Posdomane, dopodomane. Perendie.
Potentamet; con potenzia. Possentemente, con gran possanza, con gran forza,
potentemente, potenzialmente. Potenter.
Potenzialmet. Potenzialmente, con virtù potenziale. Potentialiter.
Poveramet, da pover. Poveramente, da povero, a guisa di povero, poveretta-
mente. Poverissimamente. Misere. Pauperrime.
Prest. Prestamente, con prestezza, tostamente, subitamente, velocemente, tosta-
namente, tostanissimamente, tostissimamente. Velociter. Celeriter. Celerrime.
Citissime.
Precipitosamet. Precipitosamente; abbandonatamente, con modo precipitoso.
Praecipitanter.
1304
Presenzialmet. Presenzialmente, presentemente. Coram.
Prima che, denag che. Innanzi per prima che. Or vò, che sappi innanzi che più
etc. Piusquam. Prima che. Antequam.
1305
Prontamet. Prontamente, con prontezza, spacciatamente, senza indugio. Pron-
tissimamente; con grandissima prontezza, e vivacità. Alacriter. Prompte.
Alacerrime. Promptissime.
Profanamet. Inreligiosamente.
Pù. Pure; particella riempitiva, che aggiugne una certa forma per maggior evi-
denza. Ora fossero essi pur disposti venire. Quidem.
Quand, subit che, come. Come per quando, e subito che. E come terza suona
ciascun qui sia. Cum. Ubi primum.
1306
Quasi, o squasi. Quasi, invece di poco meno. Ond’è dal corso suo quasi smarrita.
Quat as pul mai. A più non posso, alla dirotta, coll’arco dell’osso. A più pote-
re. Obnixe.
Quat. Quanto denotante quantità. Quanto per mente, o per occhio si mira, con
tanto ordine fé. Quam.
Quat o per quat tep. Quantunque per quanto tempo. E quantunque egli voles-
se. Quamdiu.
Quest, e quest. Ixì e ixì, quest e quest oter. Si e si , val questo e questo. Ed
hanno cotante galee in mare, con le quali v’hanno fatto e si, e si. Sic et sic.
Quietamet, a stride quiete, pià pianì. Chetamente, senza romore, pian piano,
di queto, quietamente, a queto. Quiete. Tacite. Silentio.
Quel che fag e fag, senza podil fa tornà ‘ndrè. Irrevocabilmente, irrevoche-
volmente, senza revocabilità. Irrevocabiliter.
Redet, redet. A randa a randa, cioè rasente rasente, cioè tanto accosto, e tanto
rasente, che non si possa andar più là un minimo che. Quamproxime.
1307
Rigorosamet. Distrettamente, espressamente, rigorosamente, in distretto modo.
Rigidamente, con rigore, severamente, aspramente. Comando distrettamente al
etc. Districte. Severe. Acriter.
Rogantamet, con imperio. Arrogantemente, superbamente, presuntuosamente,
imperiosamente, con imperiosità. Arroganter. Superbe.
Rustegamet. Rusticamente; con modo rustico, villanamente, zoticamente, con
zotichezza. Rustice. Barbare.
Schiasech, schiazer, stagn, fort quat as púl dì. Sodo, cioè fortemente, sodamente.
Turar, chiuder, picchiar sodo. Fortiter. Solide. Fermissimamente. Constantissime.
1308
Scambievolmet. Vicendevolmente, a vicenda, l’un per l’altro. Vicissim.
1309
Senza savil, o per nò savil. Nescientemente. Ignorantemente, per ignoranza.
Inconsulte. Ignoranter.
Senza deferezià da ù laor al oter. Senza distinzione da una cosa all’altra, cioè
tra l’una e l’altra cosa. Sine distinctione iter hanc rem, et aliam.
Senza fal, senza oter. Senza fallo; senza manco. Senza fallo io m’ingegnerei
di venirvi. Sine dubio; procul dubio.
1310
Senza savì, ignorantamet. Ignorantemente, con ignoranza. Ignoranter. Incon-
sulto.
Senza fas cognos, o es cognosit, o che negù sapi negot. Incognitamente. Sco-
nosciutamente. Incognito.
Senza tardà, o indusià. Senza dimora. Lat. Sine mora, vel abiecta omni cun-
ctatione.
1311
Senza podì comprend. Incomprensibilmente, senza potersi comprendere, in-
comprensivamente. Incomprensibiliter.
1312
Secretamet. Chiusamente, celatamente, nascosamente, occultamente. Occulte.
Clam. Celate.
Segond ol me penser; o segond mi. Secondo mio avviso, cioè secondo la mia
opinione. In mea sententia.
Semper più, o sempre più. A più a più; di mano in mano, in man più. Così a
più a più si facea basso. Semper magis.
Se, quand, purchè. Purchè ha forza di se, ma porta più efficazia. Dummodo.
Sibè che. Tut che. Asibè. Se. Sebè che. Perbenche. Benchè. Se perbenche l’uo-
1313
mo spenda etc. Perché invece di benchè, quantunque, avvegnache, ancorche.
Quamvis. Etiamsi. Quamquam. Ancorache. Se. Tametsi. Quantochè per avve-
gnache, ancorche. Quando che, quando Matteo la maritò al detto Iacopo, ne
fosse poco lodato. Quantunche. Banchè. Quamvis. Etsi. Quamquam. Avve-
gnache. Avvegnadioche. Sebene. Siquidem. Etsi. Quamvis.
Si ah. Daldavira. Si è, da sen, da bò, dal da bò. Si è; lo stesso che si, per certo,
da senno, e contiene in se maraviglia, aggiuntale dall’e. O si e’ disse la Belcolore.
Utique. Sane.
Sibechè. Come, comeche. Giacinto con la moglie come contro al piacer di lei
fosse, gliele diede. Comeche, benche, tuttoche, ancorche, avvegnache, con tut-
to ciò, quantunque. Etiamsi; quamquam, etsi.
Sotug; co’la coa dol ug; vardà co’la coa dol ug. Sottecchi, quasi sottocchio.
Che ti vagheggia, Beca, di sottecchi. Limis oculis. Con la coda dell’occhio. Li-
mis oculis aspicere.
Sovra de mì, de no. Sopra di me, di noi, cioè con promessa della mia, o nostra
fede. Per fidem meam, vel nostram.
Soto pena. Penalmente, con pena. Non vista penalmente etc. Sotto pena; vale
costituir pena. Sottopena di scomunicazione.
512 [r] Solamet; sol. Pure per solamente. Ne avvenne pur una volta. Solamente. Solum.
Tantum. Tantummodo.
Sover più, sopra più. Sor più, soprapiù. E ’l sorpiù pagare danari.
1314
Sover mà; sot mà. Soprammano. Sottomano.
Sovra, o sora via. Sovresso. Giunsero in sul colle sovresso noi. Super. Supra.
Sot. Sota. Sotto. Ho messo il capo sotto; ne mai ho avuto ardir di trarlo fuora.
Sot a oter nom. Sotto altro nome. Avrei ben saputo comporla sotto altri nomi.
Squasi. Mez. Mezzo. Quasi. Mi parrebbe d’esser mezzo consolato. Prope mo-
dum. Fere.
Squasi; squas, come. Quasi, come, come sto. Quasi che lo sol ferisse. Ut. Velut.
Squasi, in circa. Bene. Ben dodici de sergenti corsero là; cioè in circa.
Squasi, poch manc. Quasi, poco meno, quasimente. E quasimente tutto consu-
mato.
Squasi; quasi. Presso che. Sien di color fusco, e presso che neri.
1315
Sterminadamet. Smisuratamente, senza misura, senza termine. Immodice.
Sterilmet, con poch frut. Sterilmente, con poco frutto, con isterilità.
Sù la fede. Sotto la fede, cioè data la fede. Tradir uno sotto la fede.
1316
Sul bas, sul tardi. Alla bassa ora; cioè tardi. Sero.
1317
Superfluamet. A sperchianza, di soperchio; secondo la convenevole necessi-
tà, e non a soperchianza. Supervacue.
Sù la sira. Sù la bruna. Sopra sera, cioè di gia sera. Quivi sopra sera arrivò
furiosamente un bellissimo giovane etc.
Sul so fà. Sul suo filo. Metter uno in sul suo filo; indirizzarlo secondo suo
stile, e costume.
Tag i dì più. A giornate; ogni giorno più. A giornate correano a miseria. In dies
magis.
Talmet chè; in manera chè. Talchè, talmente che, di maniera che, si che. Ita ut.
Tat, o tat tep. Tanto per lungo tempo. Se tanto viver può ben colto lauro. Tantum.
Tat chè. Tanto che, dimaniera che, per modo che. Ita ut.
Tat, solamet. Tanto per solamente. Se raro e denso ciò facesse tanto. Tantum.
Tanto quant. Tanto o quanto; qualche poco. E tu se tanto, o quanto d’amor senti.
Aliquantulum.
Tat quat; tat, come. Si replicato in vece di cosi e come, e di tanto e quanto.
Si perché più utilità vi sarà, e si ancora perché più vi sia caro. Tum, e tum.
Tat. Cosi. Così ne’ moderni tempi avvenuti; come negli antichi. Ita. Sic.
1318
Tat. Cotanto. Tanto. Cotanto l’esser vinto gli dispiacque. Tu mi hai cotanto pre-
gato.
Tat e tat. Ixì giust. Tat d’oter. Tutu. Altresì, parimente, così, similmente. Per-
ciocche voi io non conosco, ne lei altresi. Pariter. Itidem.
Tat, che nos pùl dì. Indicibilmente, senza poter dirsi, inesplicabilmente, inef-
fabilmente. Inexplicabiliter. Ineffabiliter.
Tant. Troppo per molto; che valse troppo più che tutta la spesa. Admodum. Mul-
tum.
Tardi. Dina, pasat l’ora, fò d’ora, o fò de tep. Tardi per molto; fuor di tempo,
travalicata l’ora. Sero.
Tardi. Dina. Tardi, con indugio, con tardezza; tardo. Dunque se a veder voi tardo
mi volsi. Tarde.
Tardi, a ora de sira. Tardi in vece di ora tarda, e in verso la sera. Hora vespertina.
Temporidamet; per tep, a bon ora. Primaticciamente, per tempo, a buon ora.
Primaticciamente seminato. Primitivamente, in principio, a buon ora, per tem-
po. Mature. Primo. Primiter. Primitus.
Tep fà, zà tep. Tempo fa; cioè gia tempo fu. Fu un giovane poco tempo fu chia-
mato Pietro. Già. Olim. Quondam.
1319
Tolerabilmet. Tollerabilmente, con tolleranza. Tolerabiliter.
Tra o part. Che per tra, e per parte. E donolle che in gioie, che in vassellamenti
d’oro, e d’ariento, e che in danari quello, che valse etc. Con trecento cavalieri che
Todeschi, e che Lombardi. Partim. Qua tum.
Tra, intra, fra. Infra, tra, fra dentro, o nel mezzo dell’una cosa o dell’altra.
Intra. Inter. Significano in mezzo. Intra. Inter.
Tra de lù, tra de lè. Secomedesimo, seco stesso, e dicesi così al maschio, come
alla femmina quasi avverbialmente. Secummet.
514 [v] Tra ‘l timor, e la speranza. Fra ‘l timore, e la speranza. Lat. Inter spem, metum-
que.
Tra ù, e l’oter in dol mez. Tra per mezzo. Tra donna, e donna mettendosi etc.
Tra uomo, e uomo etc. Inter.
Tra, in compagnia. Tra vale nella conversazione, nel numero, in compagnia.
Inter. Cum.
Tra quest, e quel. Tra vale parte per quello, parte per questo. Tra per l’una
cosa, e per l’altra non vi volli star più. Partim. Sive.
Tra una vulta, e l’otra. Tra per in. Tra una volta e l’altra aveva avuto quello,
che voleva ben trenta fiorin d’oro. In.
Tra per con. Tra per con. Ed in breve tra ciò, che v’era non valeva oltre a
dugento fiorini. Cum.
Trè, de più. Tra per oltre. Avendo tra gli altri a fare con Borgognoni uomini
pieni d’inganni. Praeter.
Tra u’, e l’oter. Trambo, tra ambo, fra l’uno, e l’altro. E le ventose, che son
messe trambo le spalle. Inter ambo. Tramendue. Mise li la coda tramendue.
Tra impò d’ù, e ‘mpó d’un oter. Tra ugiole, e balugiole; tra una cosa, e un’al-
tra, tra un poco, e un altro. Ancorchè girasse certi suoi danaivoli, che tra ugio-
le, e balugiole gli stavano a un trenta tre, e un terzo per cento.
1320
Tratant; in sto mez. Frattanto, intanto, in questo mentre. Lat. Interea. Interim.
Tri mis fà. Tre mesi fa, oggi fa tre mesi. Tribus ab hinc mensibus, vel tertius agi-
tur mensis.
Trop. Troppo per molto. Che valse troppo più che tutta la spesa. Admodum.
Multum.
Tuti ol dì, tute i ore. Tutto giorno; o tutto ‘l giorno, tutte l’ore, vale continua-
mente. Tuttavia. Assidue.
U’ tat, in circa. Uno accompagnante nome numerale, vale intorno, circa. Che
poteva vale un certo fiorin d’oro. Circiter. Plusminus.
U’ tep, zà. U tempo per già. Fu forse un tempo dolce cosa amore. Iam.
1321
U’ fregoi, u’ tanti, u’ migolì, u’ pochet, u’ falivì, u’ tantì. Un miccino; aspet-
ta, tanto ch’io torni, un miccino. Paululum. Paulisper. Un pelo. Tirati in là un
pelo, cioè quanto è grosso un pelo; cioè un piccolissimo spazio.
U’ drè ‘l oter. Successivamente; l’un dopo l’altro. Successive.
Via sù bè, o via doca. Alto bene; su bene. Alto ben la mia Purella di su. Age igitur.
Via mó, per grazia. Di grazia. Deh. Di grazia fammi questo servigio. Quae-
so. Sodes.
Via mò, inbonora. In buon ora. In buon ora lasciamo star ste parole, che etc.
Obsecro. Amabo.
Via lá, via doca. Or bene sta; sia in buon ora, sia col buon anno.
Và via, vat a scond. Va via; modo di correggere, siccome eh lievati. Apage.
Via via, subit subit. Via via, tosto tosto, incontanente. Celerrime. Continuo.
Via. Si; o se. Si particella riempitiva per maggiore espressione, e leggiadria.
Se ti piace, si ti piaccia; se non si tene sta.
Valorosamet. Valorosamente; con valore. Fortiter. Valenter.
Vanamet. Ventosamente, vanamente, con vanità. Vane.
Variadamet; de varie forze. Variatamente, diversamente, in maniera diversa.
Varie.
Ventezosamet; con vantaz. Vantaggiosamente, con vantaggio.
Verbo grazia, come saraf a dì. Verbi grazia. Verbi gratia.
Vers a vergù. Verso, vale in favore, in servigio, a pro. E farai a me fare verso
di te quello, che mai etc. Erga. Pro.
515 [v] Vers, a la vulta. Inverso, alla volta, dove s’indirizza il moto, l’affetto. Versus. Erga.
Vers, d’invers. Di verso; in verso, dalla parte. E di verso tramontana un altro.
Verbi grazia; dem ol cas, per esempi; esempi grazia. Pogniam figura,
pogniam caso, verbi grazia. Verbi gratia, exempli gratia.
Visì, apruf. Appresso, vicino. A lungi e appresso. Prope. Lunghesso. Passando
lunghesso la camera. Iuxta. Prope.
Vilmet, con poch onor. Vigliacamet. Disorrevolmente, poco onoratamente,
abbiettamente. Vilmente. Così disorrevolmente abbandonati. Turpiter. Abiecte.
Vile. Vile perisce chi a viltà s’appoggia. Vilissimamente.
Vituperosamet. Sozzamente, vituperosamente, vituperevolmente, con vituperio.
Turpiter.
1322
Vituperosisimamet. Turpissimamente. Turpissime.
Vitoriosamet. Vittoriosamente.
Viziosamet, per vizi. Viziosamente, con vizio, con modo vizioso. Vitiose. Male.
Una vulta fò finulmet. Una volta. Muti una volta quel suo antico stile. Tandem.
Aliquando.
Una quac vulta. Giammai, alcuna volta, alcun tempo. Unquam. Aliquando.
Quando che sia, in alcun tempo, o qualche tempo. Tandem. Aliquando.
Avranno fine quando che sia i nostri tormenti.
516 [r] Una vulta in centa agn. Di cento anni una volta. Semel post centum annos.
1323
Universalmet. Universalmente, comunemente, in universale per lo più. Commu-
niter.
Volgarmet, in volgar comunamet. Volgarmente; comunalmente. Vulgo. Lin-
gua vernacula.
Vontera; de bona voia. Volentieri, volentiermente, di buona e pronta volontà,
conforme al proprio volere, volonterosamente. Libenter; libenti animo, voluntarie.
Volonterisimamet, con tuta la bramisia. Cupidissimamente, ardentemente,
ferventemente. Cupidissime.
Vontera, de gust. Di grado, ben volentieri, gratamente. Libenter.
Volì, o non volì. Voia, o no voia. Voglia, o non voglia. Voglia o non voglia al
fin convien, che mande l’amarissimo calice nel gozzo. Velit, nolit.
Vontera cortesamet. Gradevolmente, amorevolmente, cortesemente. Humane.
Utilmet. Utilmente, con utilità, utilemente. Utiliter.
Avverbi. Lettera Z
Zà che. Poi per poiché. Mai poi vostro destino a voi pur vieta l’esser altrove.
Zà zà; u’ tep fà. Zà grand tep fà. Tempo fu cioè per l’addietro. Già. Costoro
sono, i quali tempo fu, che gli avevano a vile, e in dispregio. Un tempo. Lat.
Iam. Iamdiu. Iampridem.
1 Carta bianca.
1324
Domà ot dì. Domane a otto. Lat. Octavo a crastino die.
Fina a la mort. A morte, cioè insino alla morte. Usque ad mortem adstrictus.
A feta. A feta. A fetta a fetta, cioè una fetta dopo l’altra, o a fetta per fetta. Lat.
Frustillatim.
1325
517 [v] Bondantamet. Bondantisimamet. Abbondantemente, in gran copia, in gran ab-
bondanza, abbondevolmente, in abbandono, abbondosamente. Lat. Affluenter;
copiose, abundanter. Abbondantissimamente, abbondevolissimamente. Lat.
Abundantissime, copiosissime.
A belasì. A bell’agio, con comodità, pian piano, con grande agio. Lat. Ociose,
vel commode.
A bela posta; a posta. A bella posta, a bello studio. Lat. Dedita opera, consulte.
Per sperienzia. Ab esperto, per esperienza. Ora ab esperto vostre frodi inten-
do. Lat. Expertus.
A toc, a toc. A brano a brano. E quel dilacerato a brano a brano. Lat. Membratim,
frustratim, incisim.
A braza col. Coi bone, d’amor, d’acorde, in bona. A buon concio, con buona
pace, d’accordo, d’amore, senza danno. S’egli si vorrà a buon concio da me
partire, egli converrà, che primieramente la sposi. Lat. Concorditer, impune.
De sbalz. Di rimbalzo.
1326
518 [r] A che fì, a che efet; da che fà. A che fine, a che effetto, a che fare. Lat. Quo,
vel quosum, vel quam ad rem.
A cavaloz, a cavalot, con una gamba de zà, e l’otra de lá. A cavalcioni, cioè
con una gamba da una banda, e l’altra dall’altra, come si sta a cavallo. Lo fece
metter su botte a cavalcioni.
A scarpa chevei, a chi chiapa chiapa. A ruffa raffa; con forza con violente
prestezza. Lat. Obnixe.
Con tut mi; mech. Con esso me, con esso meco, tra me. Lat. Mecum, mecummet.
Con tut ti, tech. Con esso te, teco, con te. Lat. Tecum.
Con tut nò; nosch. Con esso noi; nosco, e si dice solamente nel verso. Nobiscum.
Con tut vò, vosch. Con esso voi, vosco, fra voi. Vosco è sol del verso. Vobiscum.
Con tut lù, sech. Con esso lui, seco. Lat. Secum.
Con tut lor, sech. Con esso loro, seco. Lat. Secum.
A fì che. Acciocché, a finchè. Acciò dunque, che per ignoranza non si scusino.
Ados, sù la vita. Addosso, sopra la persona, in sul dosso. Vi giuro per l’abito,
ch’io porto addosso.
In et. Adentro per innanzi. E in breve tanto andai adentro, ch’io pervenni infino etc.
1327
Ades. Adesso. Mi viene al cuor, che adesso m’innamora. Lat. Inpresenti.
In pront; ai mà. A destro, in punto, in pronto. E chi era a cavallo scese a pié
co’ cavalli a destro per prender lena. Lat. Presto.
518 [v] A la longa, a la destisa. A dilungo, alla distesa, senza fermarsi. Le forze del vo-
lonteroso cavallo sono molto maggiori nel cominciamento dell’aringo, che nel
mezzo, quando col disteso capo corre alla distesa. Lat. Nulla institione facta.
A Dio. A Dio, modo di salutar licenziandosi, che è un pregar bene a chi resta,
quasi dica riman con Dio. Senza dire ne a Dio, ne a diavolo ci lasciasti. Lat. Vale.
Per dritura. A diritto, per linea retta. E si a diritto, che non si toccasse più da
una parte, che dall’altra. Lat. Directe.
Dì cert, de segur. A certo, certo per certo. Credettero a certo, che i nostri fos-
sono rotti. Lat. Certe, plane.
Da solà sol. A corpo a corpo, a solo a solo, a testa per testa. Lat. Singulari certa-
mine.
1328
In costa, in banda, in fianch. A costa, per fianco. E farli a costa, alle dette
mura. A costato, allato, a canto. A chi v’era a costato. Lat. Prope.
A scarpa panza. A crepa pelle, a crepa corpo mangiare. Lat. Cibis se ingurgita-
re.
519 [r] Adasì, a belasì, comodamet. Adagio, agiatamente, comodamente. Acciocché
quivi più adagio, e con men sospetto potessero essere insieme. Lat. Commode, apte.
Gnac apruf a u’ pez; o de gran longa. Ad assai, di gran lunga. Non tanto ad
assai. Lo quale amava anche lei, ma non tanto ad assai. E non erano tanti cava-
lieri schierati ad assai, quanti que’ del Re. Lat. Longe minus.
1329
Sfazadamet. Affacciatamente, sfacciatamente. Lat. Impudenter, inverecunde.
Afag; in tut, e per tut. Affatto, interamente, in tutto, per tutto. Accioche com-
piessono la loro infortuna d’essere affatto sconfitti. Lat. Omnino, prorsus.
A foi per foi. A foglio a foglio, distintamente, minutamente. Ben dico chi cer-
casse a foglio a foglio nostro volume non troveria carta. Lat. Membratim.
Per contra u’ l’oter. A fronte a fronte, rincontro l’uno all’altro. Lat. Adversis
frontibus.
Con impet, con furor, a furor de popol. A furore, con furore, con impeto. Il
popolo a furore corso alla prigione. Lat. Furenter.
Per burla, per scherz, da burla; in burla. A gabbo, in ischerzo, per baia, per
giuoco. L’un rispose a gabbo. Che non è impresa da pigliare a gabbo. Lat. Ioco.
1330
Facilissimamet, con tuta facilitat. Agevolissimamente. Lat. Facillime, vel
nullo negotio.
Facilmet, senza dificoltat. Agevolmente, con agevolezza, senza difficoltà.
Assai agevolmente si piegò a piaceri dell’abate. Lat. Facile.
A man salva. A ghiado. Morto a ghiado vale ammazzato a man salva, e quasi
a tradimento. Lat. Gladio.
A la mei ches púl. Come si puote il meglio. Agiarono le persone, e i cavalli
come poterono il meglio.
Comodamet. Agiatamente, comodamente, con agio. Agiatamente potea venir
l’oste di qua da Guisciana. Lat. Commode, apte.
Con tut ol comod, o con tuta comodità, con tut asi. A grande agio, a gran-
dissimo agio, a suo agio, cioè con gran comodità, comodamente. A grande
agio, e con molto piacer cenò. Lat. Commode.
A zornada, tut ol dì, ogni dì. A giornata, giornalmente, tutto di, cotidiana-
mente. Non si conosce questo tempo, e tutto lo scialacquarono a giornata.
De dì in dì, de man in mà. Alla giornata, di di in di, di mano in mano, a suo tempo.
520 [r] A goza a goza; a gota a gota. A goccia a goccia. Lat. Guttatim.
1331
Quac ora. Alcunora, alcun otta. Benchè alcun ora paia, che risparmi. Lat.
Interdum.
In redera, in fì, all’ultim. Al da sezzo, nell’ultimo. Venimmo al piè d’una torre
al da sezzo.
De drè. Al di dietro, di dietro. Come vide comincita la battaglia usci franca-
mente al di dietro etc. Lat. Retrorsum.
Per de fò, de fò via, de fò. Al di fuori fuori, di fuori. E farli a costa alle dette
mura, e al di fuori de fossi. Lat. Extra.
Da lunz, da lontà, a la lontana. Al di lungi, di lungi. Parte di loro al di lungo
dell’oste si misero inguato. Lat. Procul.
A dritura, de lungh. Al di lungo, a dilungo, senza fermarsi, a dirittura. Andando
al di lungo per la terra con le bandiere levate. Nulla institione facta.
Ol dì che vè; a la domà, iddomà. Al dimane, al di vegnente. Al dimane avendo
la gente grande speranza, che pace dovesse essere. Lat. Die crastino, postero die.
Denag, da la banda inag. Al dinanzi, dinanzi, dalla parte diananzi. Intorno di
150 a cavallo, ch’erano al dinanzi. Lat. Ante, in anteriori parte.
A dritura. Al dritto, dirittamente, a dirittura. Prese consiglio la notte di veni-
re al diritto alla città etc. Lat. Recte.
De sovra, de sora via. Al di sopra, sopra. Soprasta a Poppi al di sopra. Lat. Supra,
in superiori parte.
De sot, al de sot. Al di sotto. Lat. In parte inferiori.
De lungh, senza fermas, o voltas indrè. Al disteso, alla distesa. Al disteso
fuggitivo con diciannove galee. Nulla institione facta.
520 [v] De sù, de sovra. Al di su, al di suso, al di sopra. Come colui che al tutto volea
essere al di suso, o al di sotto della battaglia.
A la fì; in fì, finalmet. Al fine, finalmente. Lat. Tandem. Denique.
Fò, o zò de cervel. Alienamente, quasi con alienazion di mente. Egli parla alie-
namente, appena può sostener se medesimo. Lat. Dementer.
A la carlona, a la bona, da balitrà. Alla carlona. Vivere alla carlona, far trascu-
ratamente, e spensieratamente che si sia. E viver sempre lieti alla carlone. Buono,
e bel mi pare vivere a caso, e ire alla carlona.
Sot a coverta, de nascos, in secret. Alla coperta, di straforo, per istraforo, di sop-
piatto, nascosamente. Esso in questi giorni lavorava alla coperta con lima sorda.
Lat. Clam.
Con cortesia, cortesamet. Alla cortese, cortesemente con maniera cortese. E tutti
gli altri presi fossero tenuti, e guardati alla cortese. Lat. Humane, leniter, comiter.
1332
Col arca dol col, o quat ches púl mai, derotamet. Alla dirotta; a più non
posso, con l’arco dell’osso. Che lavorio non si pigli alla dirotta per alcuna
cupidità. Lat. Obnixe.
A la destisa, per extensum con distinziò col destinguì. Alla distesa, distesa-
mente, distintamente. E dargli ad intenderle così tacitamente, che specificarle
alla distesa. Lat. Sigillatim.
A dritura, de longh. De tir. Alla distesa di luogo, senza fermarsi. Lat. Nulla
institione facta.
1333
Senza retegn, o senza bria. Alla scapestrata, sfrenatamente, licenziosamente.
Correndo alla scapestrata, e senza ordine niuno. Lat. Effrenate, dissolute.
Al scovert. Alla scoperta, senza riparo, o coprimento. Il sole, il quale era ferven-
tissimo etc. feriva alla scoperta, e al diritto sopra etc.
1334
Ilora. Allora, in quel tempo, in quel punto, in quello stante, secondo il tempo
d’allora. E d’allora innanzi fu chiamata d’Arezzo. Lat. Tunc. Allotta vale allo-
ra. Noi procedemmo più avanti allotta.
Infina ilora. Infino allotta. Tutte le castella possedute infino allotta.
Al manc; per ol manc. Almanco, almeno. E se nò, almanco il seguente giorno.
Lat. Saltem; ad minimum.
A la present, al present, in present. Al presente, di presente, ora in questo
tempo, in questo punto. Lat. In praesentia.
Impò. Alquanto, un poco avverbio. Da chè ebber ragionato insieme al quan-
to. E se questo mio ben durasse alquanto. Lat. Aliquantum; aliquandiu.
A olt, altamet. Altamente, con altezza. Lat. Alte, excelse.
Nobilmet, onoratamet. Altamente per onorevolmente, e nobilmente. Non vi
mariteremo bene, e altamente. Lat. Onorifice.
Splendidamet. Altamente per splendidamente, e magnificamente. Altamente
donandogli poi. Lat. Splendide, magnifice.
Profondamet. Altamente per profondamente. E le parole, che mi stanno alta-
mente confitte in mezzo ‘l cuore. Lat. Profunde, alte.
Sul tardi, tardi. Al tardi; in dù l’ora tarda. Tra la buon ora, e la tarda, si da
sera, e si da mattina. Vidi questa sera al tardi. Lat. Sero.
Sul tardi vers mez dì. Al tardi, la mattina inverso l’ora del mezzo di.
Con albasia. Altieramente, con alterezza. Scrisse al nostro comune assai altie-
ramente. Lat. Superbe, insolenter.
Con grandeza. Altieramente. E i dolci sdegni altieramente umili. Lat. Magnifice,
generose.
Ora tarda. Alta ora. Quando egli fue alta ora, e gli nemici non si buzzicarono.
Denag la levada dol sol. Di alto, dopo l’alba innanzi la levata del sole.
Al olt. All’alto, verso l’alto. E verso l’alto della città andando, e vi s’intende
luogo, parte, mare, cielo, e simili.
Da olt. Da alto. Quantunque alquanto cadesse da alto.
A olt. Alto, avverbio, a luogo alto, altamente. Levò alto il piè. Che si alto mira-
ron gli occhi miei. A ragionar tant’alto. Lat. Alte.
Subit. Alto per tosto. Alto, va via.
Via sù bè, anim, via doca. Alto bene. Alto bene la mia Purella di su modo di
comandare, o di esortare amorevolmente alcuno. Su bene. Lat. Age igitur.
1335
522 [r] Al più al più; ad sommum. Al più alto, al più al più. A me pare il meglio, che
andiamo soli, e al più alto due, o tre. Si riferisce a numero. Lat. Ad summum.
Zà tep, in oter tep. Altra volta, in altro tempo. Altra volta de’ sogni etc. S’è
da noi ragionato. Lat. Alias.
Ixì, giust, tat, e tat. Altresì, parimenti; così similmente. Perciocchè voi io non
conosco, ne lei altresi. Lat. Pariter, itidem.
Tutú; tat e tat, tat d’oter; tal e qual. Altrettale, stesso, medesimo, simiglian-
te. Se tu mi credessi, tu faresti altrettale. Pensa, che tutto, e altrettale a noi
avviene. Il primo abbatté a terra morto e altrettale fece al secondo, a al terzo.
Oter tat. Altrettanto; avverbio; che valevano per avventura altrettanto. Lat. Tan-
tundem.
Per oter, in oter, per ol restant, in dol restant. Per altro, cioè nelle altre cose,
quanto al rimanente. Ricco, e savio, e avveduto per altro, ma avarissimo. Per
altro assai costumato. Lat. Caetera.
Denfò chè; se nò, ecetuat chè. Altroche, altriche, se non, fuorche. Ond’io non
potei mai formar parola, ch’altro che da me stesso fosse intesa. Altriche la
madre della fanciulla non può essere a così fatto servigio. Lat. Nisi praeter.
In oter lúch. Altrove, avverbio di moto a luogo, vale in altro luogo. Ed io con-
tra a sua voglia altrove il meno. Lat. Alio. In altrove. Togli in altrove gli occhi
tuoi, che non veggano la vanitade.
In oter lúch. Altrove. In questo nostro paese, e altrove; cioè essere in questo
paese, e in altro. Lat. Alibi.
I tut, e da per tut; dol tut. Al tutto, in tutto, per tutto. Se il prete fosse al tutto igno-
rante etc. Perché al tutto si tennero con Federigo imperadore. Lat. Penitus, omnino.
Da lunz, da lontà. A lunga, lontano, lungi, discosto. Che l’occhio nol potea
menare a lunga. A lunga a Gerusalemme trenta giornate. A lungi. A lungi, e
appresso. Lat. Procul.
A longh andà. A lungo andare, con lunghezza di tempo. Lat. Aliquando, tandem.
1336
A lùch, e tep. A luogo, e a tempo, con opportunità, con occasione. Lat. Suo
tempore, opportune.
522 [v] Titò bililò, l’è ‘ndag, l’è vegnit; l’è ‘n sù l’è ‘n zò. Cesti e canestri. Modo di
favellare, e vale il dire ora una cosa, or un’altra senza conclusione; come quel
del Berni: e non istare a dir l’andò, la stette, che è appunto lo stesso. E dir
quando arrivai cesti, e canestri.
Trà, part. Che avverbialmente per parte, e per trà. E donolle che in gioie, che
in vasellamenti d’oro, e d’ariento, e che in danari quello, che valse etc. Questi
regnò trentasett’anni che Rè de’romani, e che imperadore. Con 300 cavalieri
che tedeschi, e che lombardi, cioè tra. Lat. Partim, qua tum.
Che. Che invece di quanto avverbio. O che dolci accoglienze, e caste, e pie.
Lat. Quam.
Che. Che invece di accioche; d’affinchè, perché. Dove la notte poteva stare,
che non si morisse di freddo.
Chè per perché. Chi per perché interrogativo. Che non ripondi reo uomo? Lat.
Cur, quare?
Che per imperochè. Dillo sicuramente, che io ti prometto etc., cioè imperoc-
che ti prometto.
Finatat. Che per infinche, infinittanto che. E non riposòmai, ch’egli ebbe ritro-
vato. Biondello, cioè infinittanto che ebbe etc.
Quietamet, senza strepit, pian pianì; a stride quiete. Quag quag senza refia-
dà. Chetamente, senza romore, pian piano. Lat. Quiete, tacite. Chetissimamente,
cheto, di cheto cioè pacificamente. Cheto cheto; e chiotto ancora in modo basso.
E senza più fiatar mi stava chiotto.
Chiip chiip, zip zip, titò, bililó. Chiechi, Bicchiacchi, parole, che non vogliono
dir nulla, e diconsi di chi cicala assai, e conchiude poco. Chicchi. Bicchiacchi
dice il tuo sanguigno etc. Lat. Nugae. Tricae. Apiae.
Al orba, al orba fosca, o scura, al fosch. Ciecamente, alla cieca, al buio, senza
vedere. Ciecamente per inconsideratamente. Lat. Inconsulto, temere.
Poch sù poch zò; lì drè, in circa. Circa; essendo d’età d’anni diciotto, o circa
etc. Lat. Circiter.
1337
In giro, in circond. Circularmente, in cerchio. Lat. In gyrum, circulariter.
Civilmet, da citadì. Cittadinamente, cittadinescamente, civilmente, con creanza.
Lat. Civiliter.
Con clemenza. Clementemente, con clemenza. Lat. Clementer.
Incluchignat zò; inculat zò, o inclucat zò. Coccoloni. Star coccoloni si dice
di chi siede in su le calcagna. Or ritto, or a sedere, or coccoloni.
Da vigliac. Codardamente, con codardia, vilmente, vigliaccamente, poltrone-
scamente. Lat. Ignave, segniter.
523 [r] Col mal dol fidech, col mal dol cúr; malvontera. A mal in corpo, di mala voglia,
mal volentieri. Elli la facevano a malincorpo. A malincuore. Per quel Simone
Cireneo, lo qual portoe la croce di Cristo in angheria, cioè a malincuore. Lat. Egre.
A mà drichia, a la drichia. A man destra, verso la parte destra, a man dritta,
a man ritta. Dovendo a man destra tenere si misero per via sinistra.
A man sinistra, a la sinistra. A man sinistra, verso la parte sinistra, a man
manca. Per levarsi si torse a man sinistra.
A man salva, seguramet. A man salva, sicuramente, senza pericolo. E tutti a
man salva li prese. Lat. Absque periculo.
Coi mà conzade sù. A man giunti, con le palme congiunte insieme per lo
lungo. Mercede amore a man giunte ti chiamo.
A maraveia. A maraviglia, maravigliosamente, grandemente. Da dubitar
sarebbe a maraviglia. Lat. Mirandum immodum; mirum in modum.
Amaramet. Amaramente, con grande passione, cordoglio. E compiagnendosi
insieme amaramente. Lat. Amare.
Amarisimamet. Amarissimamente, agrissimamente, rigorosissimamente.
Lat. Amarissime. Vehementissime, acerrime.
A bota de martel. A martello. Reggere a martello, stare a martello, tenersi a
martello.
Amichevolmet; morevolmet. Amichevolmente, da amico, piacevolmente, amo-
revolmente. Amichevolemente lo cominciò a pregare. Lat. Amice. Amicite.
Menudamet, per menut. A minuto, minutamente, in molte parti. Un coltello,
che taglia a minuto. Lat. Minutatim, frustratim.
Al ingros, de gros. Indigrosso, contrario di a minuto, grossamente, senza
minuta, o esatta investigazione. Ma indigrosso si stimò, che morissono in que-
sto tempo più di quaranta mila persone. Lat. Crasse.
In d’un amen. In un ammen, significa grandissima velocità. Un ammen non
saria potuto dirsi. Lat. Dicto citius, citius cogitato.
1338
Con mesura, con regola, temperadamet. Moderadamet, con moderazio. Am-
misuratamente, misuratamente. Ammisuratamente rallegrarsi, e ammisuratamen-
te dolersi. Lat. Moderate, temperate. Ammoderatamente, ammodatamente.
In sù, a olt. A monte, ad alto, in alto, allo ‘nsu. Un gran vapore, come un
fummo, e venne nell’aria a monte. Lat. Sursum.
A parola per parola, a cosa per cosa. A motto a motto; a parola per parola,
a cosa per cosa. Tutte le domande e risposte a motto a motto. Lat. Singillatim.
Ac. Anche, ancora, di più, parimente, altresi; anco ma è per lo più del verso.
Eziandio. Lat. Etiam, quoque.
A mó. Ancora, anche in quest’ora, in questo tempo, in questo punto. Lat. Vel
nunc, nunc quoque.
Gnià mò. Non ancora. A quali ancor non vedesti la faccia. Lat. Nundum.
Sibechè. Ancorche, benchè, quantunque. Ancorche tutti si meravigliassero di
tai parole. Lat. Etiamsi, tametsi, quamquam. Eziandio che.
A sac, e soga. A ruba. Andatasi a ruba ogni cosa.
A gambe levade, a tombolò. A gambe levate. Andare a game levate vale pre-
cipitare ne’suoi affari.
Sún quel andà. Di quell’andare, in quel torno. Piantansi nelle loro porche per
distanzia d’un palmo, o di quell’andare. Lat. Simili ratione.
Col angossa. Angosciosamente, con angoscia; angosciosamente gridoe. Lat.
Anxie moleste.
Al tep antich, al tep inag. Anticamente, nel tempo antico, per antico. Lat.
Antiquitus. Antichissimamente. Lat. Antiquissime, vetustissime.
Anzi, più tost. Anzi, piuttosto. Licisca, che attempatetta era, e anzi superba
che no etc. Lat. Imo potius.
Denag, inag. Anzi, innanzi, avanti. Anzi la mia morte ho veduto alcuno de’
miei fratelli. Lat. Ante.
1339
Prima che, denag che. Anziche, prima che. Anzi che Roma avesse signoria,
e podere. Lat. Antequam, priusquam.
Ogni men de che, trag trag. A otta a otta, di quando in quando, ch’è ch’è. E
per poter più avere la dimesticheza di Monna Belcolore, a otta a otta la pre-
sentava. Lat. Saepius saepius.
Da par a par, alimper. A paro a paro, del pari, al pari; a un pari. Venendo teco
si a paro a paro. Lat. Simul, pariter.
A poc a poc, a pas a pas, a pasì a pasì. A passo a passo, a poco a poco, ada-
gio. Che a passo a passo è poi fatto Signore della mia vita. Lat. Paulatim, sen-
sim, pedetentim.
A pil, a pontì. A pelo, appunto, per l’appunto. Questa figura a pelo può dimo-
strar delle potenze trine. Lat. Adamussim.
524 [r] A chiera verta. Con aperto viso. Ruggero con aperto viso gli disse. Aperto, vel
audaci vultu.
Apertamet. Aperto, apertamente. Or tutto aperto ti dico, che etc. Lat. Clare,
aperte.
A pis. A peso. Comperare, e vendere a peso, cioè secondo il peso.
Dirimpet, per contra. A petto, all’incontro, dirimpetto. E stavano aringati
l’una schiera a petto l’altra buona pezza. Lat. Contra; adversus.
In paragò. A petto, in riguardo, in comparazione. Egli non ha questa terra medi-
co, che s’intenda d’orina d’asino a petto a costui. Appo invece di a petto.
Per u’ pez; o per u’ gran pez. A pezza, per grande spazio di tempo. Iddio ha
mandato tempo a miei desiri, e s’io nol prendo per avventura simile, a pezza
non mi tornerà. Lat. Multo post tempore.
A pè, a caval ai gambe. A piede, a piè avverbio. Andare a piede, cioè co’ suoi
piedi. Lat. Ire pedibus.
A pè, dai pè, dal pè. A piede, a piè; nella più inferior parte. Venimmo al piè d’una
torre al da sezzo. Lat. Ad radicem.
Dal pè afag, zò dal pè. A piede a piede. A piede a pie della stagliata rocca. Ad
imam radicem.
A piomb, per fil, a dritura. A piombo, a dirittura, perpendicularmente. La cui
finestra a piombo venia sopra il corpo di leggieri. Lat. Ad perpendiculum.
1340
Semper più. A più a più; di mano in mano, in man più. Così a più a più si fa-
cea basso etc. Lat. Semper magis.
Quat as puùl mai. A più non posso, a più potere. Divorando ciascuno a più
non posso. Con ogni possibilità, con ogni sua forza. Scusavasi la volpe a più
potere. Lat. Quam maxime, omni conatu.
A belasì, a poc a poc. A poco a poco, adagio, con lentezza. A poco a poco levò
quella scala. Mi sfaccio a poco a poco. Lat. Paulatim, sensim.
A posta. A posta, a bello studio. Ma vedi là un’anima, che apposta etc. Lat. Con-
sulto, dedita opera.
A sò, a tò, a mè piasì. A sua posta, a tua posta, a mia posta, e per quando torna
bene, o a suo comodo. Io non posso far caldo, e freddo a mia posta. Lat. Pro
libito suo, tuo, meo.
A cas pensat. A posta fatta, a caso pensato. Provvedutamente a posta fatta furo-
no sorpresi da 500 cavalieri. Lat. Cogitato, cogitatim.
1341
Despò, dopo. Appresso per dopo semplicemente. Se appresso la morte s’ama,
non mi rimarrò d’amarlo; cioè dopo la morte. Lat. Post.
Apruf; visì. Appresso, vicino, avverbio. A lungi, e appresso. Lat. Propre. Ap-
presso per poscia, e di poi. Prima, e appresso da Currado sopra presi furono.
Posthac.
Drè; come v.g. la matina drè; ol dì drè. Appresso invece dell’aggiunto vegnen-
te, o seguente, e si pospone a parola, che significhi tempo. E come leggiermenti
la mattina appresso ritrovare il potrebbe. Tutto quel giorno, ne la notte appresso,
cioè seguente o veniente. La sera veniente appresso. Il di veniente appresso. Lat.
Posterus, proximus.
Giust; ne più ne menc; giust lì lì, ne de zà, ne de là. Appunto, ne più ne meno;
ne più qua, ne là, giusto. Fu messo a sedere appunto di rimpetto all’uscio della
camera. Che appunto sopra ‘l mezzo fosso piomba. Lat. Adamussim; examussim.
A prùf. A provo, parola lombarda, cioè appresso. Danne un de’ tuoi a chi noi
siono a provo. Lat. Apud.
Al usanza di Arabi. Arabesco, all’araba, al modo arabo. Con tutto che egli
avesse la barba grande, e in abito arabesco fosse. Lat. Arabicus, a, m.
Redet redet. A randa a randa. Quivi fermammo i piedi a randa a randa, cioè
rasente rasente la terra; cioè tanto accosto, e tanto rasente, ce non si poteva
andar più là un minimo che. Lat. Quamproxime.
525 [r] Lì lì giust. A randa a randa, per l’appunto. Lat. Adamussim. Examussim.
Secretamet. Arcanamente, segretamente. Lat. Arcane.
Col arca dol col. Con l’arco dell’osso, vale con ogni tuo potere. Lat. Obnixe.
Con arguzia. Argutamente; appositamente garriva con lui, perché gli rispon-
dea argutamente. Lat. Argute.
1342
no a sgorgo per dar bere, e saziare a ribocco li suoi amanti di vino dolce pieno
di carità. Lat. Affatim.
Per i curte, a taià fò; brevement. A riciso, ricisamente, con brevità. Però di
questa si parla di sopra, cosi a riciso. Lat. Breviter.
Con sospet. A riguardo. Star a riguardo, stare cautamente. Lat. Sibi prospice-
re. Lat. Caute. Circumspecte.
Col pè de piomb, pian piani. A rilente; con gran riguardo, pianamente. Quando
troviam che sia imprunato il frutto vi montiamo a rilente. Lat. Caute. Circumspecte.
1343
525 [v] In sgalember, in schintò. A schimbescio, a schiancio, a sgembo. Messer
Latin, perch’ella sta a scambescio.
In shies. A schisa. In capo di due anni, o di più tempo innestano il ramo lungo
etc. Congiunti insieme l’un l’altro a schisa.
A poc a poc. A scorza a scorza, a poco a poco. Perché non ti tieni si rodermi
il cuore a scorza a scorza. Lat. Paulatim.
Da sol, a sol; o sol per sol. A solo a solo, solo con solo.
A spada trachia, in tut, e per tut. A spada tratta, in tutto, e per tutto. Lat.
Omnino, prorsus.
A bissa; andà a bissa. A spina pesce; andare a spinapesce, quasi andar serpeg-
giando. Lat. Nunc dextrorsum, nunc sinistrorsum progredi.
1344
Agiustadamet. Assettatamente, acconciamente, con bell’ordine. Cesare parlò
bello, e assettatamente. Lat. Concinne. Fece sue schiere molto assettatamente.
In catif punt. In tristo punto, in duro estro. E chi de nostri duci, che ‘n duro
astro, cioè in tristo punto. Malum astro. Malum omen.
A súl, a súl; u’ sover l’oter. A suolo a suolo, distesamente, per ordine l’un
sopra l’altro. E appresso s’ordinino nel vaso a suolo a suolo.
A tal segn, a tat. A tale, in tale, o a tal termine. Ed or siam giunte a tale, che
costei batte l’ale. A tanto. E furono a tanto, che in pubblico consistoro si disso-
no onta, e villania. Lat. Eo; ad id.
In tat. A tanto per intanto. E questo basti a tanto, e tosto si vedrà il fine. Lat. Interim.
1345
A tombolò. A trabocco, a rovina manifesta. Misesi in battaglia contro i nemi-
ci a trabocco. Lat. Praecipitanter.
Afag afag; in tut, e per tut. A trafatto, affatto affatto, in tutto e per tutto. È da
ricidere a trafatto. Lat. Omnino, penitus.
De fag in fì. Intra fine fatta. M’ha vituperato in eterno, e rovinato intra fine
fatta. Lat. Penitus, omnino.
A trevers, per trevers. A traverso, nella parte traversale, traversalmnete. E
legarvi con ritorte i bastoni a traverso. Lat. Transverse, oblique.
Bè, a proposit. Attamente, accomodatamente. Apte, commode.
Inag, più tost; inag brut, che bel. Anziche nò. Anzi brutto, chè bello.
Atentamet; con atenziò. Attentamente, con attenzione. Lat. Attente.
526 [v] Con tuta atenziò. Attentissimamente. La cominciò attentissimamente a riguar-
dare. Lat. Attentissime, intentissime.
Con fisaziò. Attesamente, attentamente, intentamente, diligentemente. Anzi
tanto più attesamente si dee guardare. Lat. Intente, diligenter.
In d’un bater d’ug. In dú sumelech, in du gesus, in d’un amen. In un bale-
no, in un bacchio, in un bacchio baleno. Lat. Illico, repente, in ictu oculi.
Con desinvoltura. Attivamente, con attività.
Atoren atoren, o intoren intoren. Attorno attorno, in giro, per tutto. E quivi
attorno attorno etc. Si pongono piante de’salci. Lat. Undique.
Atoren, in giro, in circond. Attorno, in cerchio, in circonferenza. Lat. Circum,
in girum.
Spazadamet, prest, velocement. Avacciatamente, spacciatamente, con prestez-
za, avaccio. Le spie tornarono assai avaccio. E venisseno avacciatamente con
tutta sua gente. Lat. Ocyus, velociter, cito, celeriter.
Ades. Avale, ora, teste, adesso. Voi che siete venuti avale. Lat. Modo, nuper.
In im, zò ‘n fond, in zò. A valle, a basso alla ‘n giù. La figura della china con-
tinuamente scorre a valle. Lat. Ad imum.
Più inag, più inet. Più avanti, più oltre. Lat. Ulterius.
Inag, o denag che etc. Avanti che, innanzi che. E più mesi durò avanti che di
ciò niuna persona s’accorgesse. Lat. Antequam.
Con avarizia. Avaramente. Lat. Avare, avariter.
Temerariamet. Audacemente, con audacia, audacissimamente. Audenter, auden-
tissime.
1346
A vedì, a vista. A veduta. Lat. Videndo.
A parola per parola, de verbo ad verbo. A verbo a verbo, a parola per paro-
la, senza mutar niuna parola. Lat. Ad verbum.
Nem fa, nem fila, pata. Ne hai ne hai; ne fa ne fa; cioè in fin del giuoco è dire
al compagno noi siam del pari. Ne hai ne hai pilorci con mattana.
U’, e po’ l’oter. A vicenda, vicendevolmente, scambievolmente. Lat. Vicissim.
A chiera verta. A viso aperto, coraggiosamente, arditamente. Colui, che la
difese a viso aperto. Lat. Viriliter.
A ug, a vista stimà, a giudicà. A vista, a occhio giudicare. Che non mi sem-
brava a vista. Lat. Ex visu, ex solo intuita iudicare.
A ú a ú, ú per vúlta, ú drè al oter. A uno a uno, uno per volta, successivamen-
te, l’un dopo l’altro. Singuli.
A dò a dò. A due a due. Lat. Bini.
A tri a tri. A tre a tre. Lat. Terni.
A quatr’ a quatr’. A quattro a quattro, e così degli altri. Lat. Quaterni.
In dù trag, in d’una vulta. A un otta, a un tratto. Or grideranno tutti a un otta;
insieme quasi in una tirata medesima. Lat. Simul, pariter. E come s’intenderà
tanta gente a un tratto.
527 [r] A vol, a gol. A volo, volando. Che l’alma trema per levarsi a volo.
Buga, indaren, busa, in fal. A voto, vanamente, in vano, senza effetto. Indarno
tendi l’arco, a voto scocchi. Lat. Incassum, inaniter.
1347
Contra, fà contra. Avverso, contro. Se bene ascolti l’argomentar, che io gli
farò avverso. Lat. Adversum.
Alternativamet; zò u’ sù l’oter; o ú e pò l’oter. Avvicendevolmente, vicen-
devolmente. Queste tre sorelle non aveano se non un occhio, e avvicendevol-
mente l’una lo prestava all’altra. Lat. Vicissim.
Con giudizi, con riguardo, con destreza; col ug a penel. Avvisatamente, con
avviso, cioè giudizio, cautamente, destramente. Sempre stette avvisatamente
sostenendo i sopravegnenti colpi. Lat. Caute, sagaciter, callide.
Second mi, second ol me penser, o la mia opiniò. Secondo mio avviso, cioè
secondo la mia opinione. Lat. In mea sententia.
De caprizi, senza pensaga sù negot; o a botafas. Avvolontatamente, a volontà,
volenterosamente, secondo che detta l’appetito. Perocchè avvolontatamente fanno
le leggi straboccare senza fondamento di ragione. Lat. Temere, inconsiderate.
A trebisonda. A zonzo. Mi manda il cervello a zonzo. Lat. Peregre.
Ogni poc; ogni men de chè, facilmet. De leggieri, di leggiere, agevolmente.
Son maggiori, e più belli, ma si viziano di leggieri. Lat. Facile.
Con baldoria; con aria; con filiforia. Baldamente, baldanzosamente. E gli
andavano più lietamente, e più baldamente. Lat. Alacriter.
In d’ù somelech, in d’ùn bater d’ug. In men che non balena; in un baleno, in
un batter d’occhio. E nascondeva in men che non balena. Lat. In ictu oculi.
A pas a pas; u’pè e pò l’oter. Piede innanzi piede. E piede innanzi piede appe-
na mette.
In barba, o a la barba de vergù. Alla barba sua, cioè in ischerno, in danno, in
dispetto, in onta sua.
A basa mà, per favor grand. In barbagrazia, per singolar favore.
Bel bel, fà o andà bel bel, o a belasì. Di bello, a bellagio. Andar di bello, far
a bell’agio.
527 [v] Basamet. Bassamente, abbiettamente, vilmente, infimamente. Non fosse ripreso,
che bassamente si fosse ad amar messo. Lat. Humiliter, demisse. Basso. Or alto,
or basso il mio cuor lasso mena.
Sul bas, sul tardi. Alla bassa ora, cioè tardi. Lat. Sero.
In d’un sit, in d’un amen. In un bacchio baleno, con eccessiva prestezza.
Extra unius verbi moram.
In d’u’ bater d’ug. In un batter d’occhi. Lat. In ictu oculi.
Beadamet. Beatamente, con beatitudine, felicemente. Se vuoi beatamente
vivere sii prudente. Beatissimamente. Lat. Beate, beatissime.
1348
Coi bele, e coi bone, bel bel; belamet. Bellamente, con bel modo, piacevol-
mente, acconciamente. Elli andavano più bellamente, cioè più adagio. Bel-
lamente senza strepito. Lat. Pulchre, convenienter, humane.
Dal bel dì. Di bel die. Noi abbiamo paura di bel die.
Benbè. Benbene, affatto affatto, del tutto. Ne ancora spuntavano i raggi del
sole benbene etc. Lat. Omnino, prorsus.
Sibè. Benchè, ancorchè. Benchè tu non fosti mai savio. Lat. Quamquam, etiamsi.
Bè. Bene, avverbio. Dicea bene; cioè il vero; in maniera, che stavano bene, cioè
acconciamente.
Squasi. Bene, particella riempitiva, che ben collocta accresce forza al favella-
re. Ben dodici de’ sergenti corsero là. In circa.
Senza fal, si bè. Bene, certamente. Ben sai, ch’io verrò. Moisi.
E bè. Bene. Ben che dirsi. Ben rispos’io, messer parlerem poi.
Giust ixì, quel chel merita, o che ‘l s’è meritat, o comprat, la ghè bè inve-
stida. Ben gli sta, secondo i meriti. Io non voglio allegarti un bengli stette. Per
menar la bacchetta oltre il debit modo, n’acquiste un benglistà, che mai non
gli venne meno. Lat. Merito obtigit.
1349
528 [r] Da biot. A bisdosso; portare a bisdosso, cavalcare a bisdosso, cioè senza basto,
e senza sella.
A rampego. Carpone. Uno scoglio occulto, e aspro, nel quale appena branci-
cone si poteva salire, cioè carpone. Con carpone, or con tremante passo. Lat.
Rependo vel reptando.
Con licenzia, con bona grazia. Con buona grazia, con piacere, e soddisfa-
zione. Con buona grazia di tutti Alessandro si partì di Firenze. Lat. Bona
venia.
1350
Sinceramet, da galantom; bonamet. Di buona fede; semplicemente, sincera-
mente, bonariamente. Lat. Sincere.
Coi bone. Con le buone, cioè con le piacevolezze, con bello, e cortese modo.
E sforzerommi con le buone di fare.
528 [v] Con boria. Burbanzosamente, con burbanza. E non ti de’ vantare innanzi alle
genti burbanzosamente. Lat. Superbe.
De so’ cò, de so’ testa. Per lo capo, secondo il lor parere, di suo capo, di suo
parere. Affermo non di mio capo, ma di sentenza non solo de’ naturali etc. Fa-
cevano li suo’ fatti per lo capo.
In cò de tat tep. In capo di tanto tempo, cioè infine, e in termine di tanto tempo.
In capo di dodici anni partoriscono la lor concezione. Lat. Post tale tempus.
Car. Caramente, a prezzo caro, cioè alto, grande. Quando son grassi molto cara-
mente si vendono. Caro. Caro costò la guerra a Pazzi. Lat. Caro pretio, care.
1351
Con tut ol cúr, de tut cúr. Cordialisimamet. Carissimamente, con tutto l’af-
feto del cuore, cordialissimamente. Lat. Vehementissime; maxime.
Quag quag, da gatò; pian pianì; in ponta de pè. Catellon catellone, quatto
quatto. Catellon catellone se ne va, e torna al piovano. Lat. Pedetentim.
Con cauziò, con riguardo. Con tute i cauziò, e riguarg. Cautamente, con cau-
tela, sagacemente, accortamente. Per poter più cautmente fare con minore sua
vergogna. Cautissimamente. Onde dobbiamo noi cautissimamente guardarsi che
etc. Caute; cautissime.
Seguramet, per cert, de cert, certamet, senza dubi, cert e segur. Certamente,
senza dubbio, assolutamente, con certezza, fermamente, certanamente, certo,
certano, di certo, al certo, per certo. Lat. Procul dubio, certe, liquido.
Segurisimamet. Certissimamente. Lat. Planissime.
529 [r] Fò ilò, fò luga. Colà, in quel luogo. Lat. Illuc, illic.
Là dret al mis de december. Colà è talora di tempo. Era sua usanza sempre
colà in decembre di andarsene etc.
Là sù. Colassú, lo stesso che colà, ma denota altezza. Lat. Illuc, illic.
A armacol. A armacollo; portare a armacollo, o mettere, o tenere a armacollo
si dice di collana etc.
Per causa sò, per sò colpa. A sua colpa. Uccise di sua mano il detto Arrigo per
vedetta del conte Simone di Monforte suo padre morto a sua colpa. Lat. Sui causa.
In d’u’ trag, in d’u’ colp. Di colpo, a un tratto, in uno stante. E di colpo con
poca fatica ebbono presi i due navigli. Lat. Repente, statim.
Insem. A colpo, insieme. Perocch’egli acquista tutti i beni a un colpo. Simul.
Comè, comià. Come, a guisa, siccome, in quel modo, secondo che. Lat. Ut, vel-
ut, quemadmodum, sicut.
1352
In quel mud ché. Come, in quel modo che. Quemadmodum, sicut.
In che mud. In che modo, in che guisa, come. Come andrò io nella camera
dell’abate. Lat. Quo pacto, qua ratione.
Comè, per qual causa. Come, per qual cagione, e denota maraviglia. Come?
Che cosa è questa, che voi m’avete fatta mangiare. Quid. Qua de causa.
Quat, comè. Come per quanto. Levatosi come più tosto potè. Deh come ben
facesti a venirtene. Lat. Ut, quam.
Subit chè, quand, comè. Come per quando, subito che. E come terza suona
ciascun qui sia. Lat. Cum ubi primum.
Che, come. Come. Scrivendo alla donna come tornato era, e che con lui a lui
venisse. Lat. Ut, quod.
Sibè che. Come, come chè. Giacinto con la moglie come contro al piacer di lei
fosse, gliele diede. Lat. Etiamsi, quamquam. Benchè, tuttochè, ancorche, avve-
gnachè.
Comodamet, con comodità; facilmet, con comod. Comodamente, con co-
modità, agevolmente. Lat. Commode. Comodatamente, con agio, e comodo.
Agiustadamet, bè. Comodevolmente, bene, acconciamente, in acconcio
modo. Lat. Commode, apte.
Competentamet. Competentemente, convenevolmente, convenientemente.
Potendo competentemente vivere senza tuo sussidio etc. Lat. Convenienter,
competenter.
Cumpidamet, compiudamet. Compitamente, compiutamente, interamente,
perfettamente. Lat. Perfecte, absolute, cumulate; vel integre.
Con compostezza. Compostamente, acconciamente, graziosamente, modesta-
mente. Lat. Concinne, composite.
Comunamet, generalmet. In comunale, comunemente. E ‘l vino valse di ven-
demmia in comunale da fiorini sette in otto. Lat. Communiter.
In cumù, in comuniò. Comunamet. Comunalmente, comunemente, a comu-
ne, in comune; comunalmente s’usano. In comunità, universalmente. In comu-
nità di voi tutti. Che comunemente si dice per tutto.
In tug i mug, in qual si voia mud. Comunque, come in qualunque modo.
Tuttavia io dico, che comunque si sia. Lat. Utcunque, quomodo cunque.
529 [v] Subit che, come. Comunque, subito che, come. Credettero, che ciascun uomo
1353
avesse sua stella, e comunque nascesse gli fosse data sua stella. Lat. Ubi pri-
mum, comprimum.
Con dio. Condio, in buon ora, in buon punto, con felice auspicio. Chi ‘l fece
nol faccia più, e andatevi con Dio. Lat. Bonis avibus, auspicato.
1354
continuo pasciuti. Ma al continuo pasciuti di limosine al convenevole. Lat.
Commode, apte, decenter, convenienter.
Curt. Cortamente, con cortezza. Come delle viti cortamente potate. Lat. Breviter.
Corto, brevemente, poco. Lat. Breviter.
Cortesamet, con cortesia. Cortesamente, con cortesia, alla cortese. Lat. Leviter,
humane, comiter.
Senza savin negot. Senza saputa, senza coscienza. Lat. Sine cognitione.
Tat. Ixì. Cosi. Cosi ne’moderni tempi avvenuti, come negli antichi. Lat. Ita; sic.
Ixì. Cosi esclamazione imprecativa. Così non foss’io ma in questa terra venu-
to. Lat. Utinam.
Ixì. Cosi in questo modo, in quel modo. E chi vi gastigò così. Lat. Sic, ita.
Ixì. Cosi, invece di si. Per cosi aspro sentiero. Lat. Tam.
1355
Intè pò. E così poi, e dindi. Lat. Deinde.
Ixì comé. Così come, avverbio comparativo. Sicome. E così come il dicevano il
metteano in opera. E venni a te si come ella volse. Lat. Sicut, quemadmodum.
De ixì fachia sort, o de ixì fachia manera. Si fattamente, in tal maniera. Lat.
Ita, sic.
Ol dopi de più. Due cotanti, cioè il doppio più. Co’ nostri pedoni, che v’ave-
mo due cotanti di loro. Guadegneremo due cotanti. Plus duple.
Con bramisia; con tuta la bramisia ches pul mai dì. Cupidamente, deside-
rosamente, avidamente. Lat. Cupide, avide. Cupidissime. Cupidissimamente,
ardentemente, ferventemente.
Da, in circa; poc più, poc manch. Da avverbio per intorno, o per quello, che
si dice poco più poco meno, in circa. Subitamente uscirono da dodici fanti.
Allora prese da trenta in quaranta de’migliori baroni del Rè. Lat. Minus.
Zà che, da che. Da avanti alla che invece di poiché. Donna, da che Dio ci ha
fatto bene etc. Lat. Postquam.
1356
Doca. Da che per adunque. Da che volete con noi battaglia, dissono i cavalie-
ri etc. Lat. Igitur.
Da, da la sira a la matina etc. Da avverbio di tempo, e vale nel tempo del etc.
Da sera da mattina. Dalla sera alla mattina. Lat. Vespertino, matutino tempore.
Dai nim an cim. Da imo a sommo, da basso ad alto. Una certa canna forata da
imo a sommo. Lat. Ab imo ad summum.
Dai l’ora ‘n zà; da quel tep in zà. Da indi in qua, da quel tempo in qua.
In circa, ilò drè, circum circa. Da indi intorno, in quel torno, intorno, incirca.
Ma s’egli è 15 piedi, o da indi intorno, allora è doviziosa d’ogni bene. Circiter.
In fianch, per fianch. Dallato, per fianco. Io mi volsi dallato con paura etc. Lat.
A latere.
Più d’una vúlta. Da una volta in sú, vale più volte. Da una volta in sú caricó
l’orza etc. Lat. Multoties; saepe saepius.
Da cò a pè; dal olt al bas. Da monte a valle, da imo a sommo, dal capo al pie.
Lat. A capite usque ad pedes.
1357
Da per lù, sol. Da per se, solo, senza compagnia, cioè separatamente. Lat. Per
se, solus.
Da pè, da bas. Dappie, da basso, dalla parte più bassa. Ab ima parte.
Despó. Dappoi, dopo, di poi. E dappoi, ch’io mi vidi etc. Lat. Postea.
D’apruf, aprúf. Da presso, appresso, di luogo vicino. Lat. Prope, cominus.
In prima, a la prima, sul principi. Da prima, prima, primieramente, nel princi-
pio. Vedendolo, da prima n’avrebbe avuto paura. Lat. Primo, primiter, primitus.
Drè drè, o dai dai, senza refinà mai. Dalle, dalle, dalle denota una certa con-
tinuata frequenza d’operazione. La quale di cicalare mai non ristà, mai non
molla, mai non fina, dalle dalle, dalle dalla mattina infino alla sera. Lat.
Continenter, perpetim, nulla intermissione.
D’antoren. Dattorno, dintorno, intorno. Con pratelli dattorno, e con giardini
maravigliosi quando i pedali d’attorno attorno si partono dalla corteccia. Lat.
Circum, circa.
Denag, pruma. Davanti, davante, prima, innanzi. Alquanti anni davanti nelle
parti orientali etc. Lat. Ante.
Denag. Davante, alla presenza. Erano quattro davanti chiamati. Lat. Coram.
D’avanz, d’avaz. Davanzo, a soprabbondanza. Egli era assai vivuto, e che
avea assai gloria, e davanzo. Lat. Satis, superque.
De nò. Del nò. Ciascun rispose del nò. Lat. Non. Minime.
Debitamet. Debitamente, con modo dovuto. Lat. Iuste. Debitamente, conve-
nevolmente, convenientemente. Lat. Decenter, convenienter.
Debolmet. Debolmente, debilmente, con debolezza. Lat. Debiliter, infirme, imbe-
cilliter.
Degnamet, meritamet. Degnamente, meritamente, giustamente. Lat. Iuste, me-
rito, iure optimo.
Meritevolisimamet. Degnissimamente. Lat. Iustissime.
De quel tant. Del tanto, cioè in riguardo, in proporzione, in comparazione. E
fu della miglior gente, che più fece d’arme del tanto, che avesse il Rè.
531 [v] Del tut, afag, in tut, e per tut. Del tutto, interamente, affatto. Trovommi amor
del tutto disarmato. Lat. Omnino, prorsus.
De det. Dentro, avverbio significante internità. Dentro alle mura della città di
Firenze. Lat. Intro.
Destramet, bel bel. Destramente, con destrezza. Queste cose così destramen-
te facea come che etc. Lat. Dextere, agiliter.
1358
Precisamet, propi propi, positivamet. Determinatamente, precisamente, per
l’appunto. Ma non sa determinatamente, ove debba ricoverare. Lat. Praecise.
Dig e fag. Detto fatto, subitamente. E detto fatto vi fu messo legne, e attacca-
to il fuoco. Lat. Statim, illico.
Per, de. Di invece di per. E di grande pietà non potrà molto fare.
Poc fà; zà poc. Dianzi, poco fa. Io dissi dianzi tante buone orazioni. Lat. Nuper,
dudum.
De band, o gratis, et amore. Di bando, senza costo, in dono. Noi non vogliam
la vostra vettovaglia di bando. Lat. Gratis, gratuito.
In dù trag. Di botto, di colpo, immantinente, di subito. E vederemo di botto
chi l’ha avuto. Lat. Statim, illico.
De bot. Prestamente, presto. Lat. Celeriter.
De compagnia, in roz, o in d’una rozada. Di brigata, tutti insieme. Tutti di
brigata presono via verso il Campidoglio. Lat. Simul.
De bona voia. Di buon aria, piacevolmente, lietamente. La donna ridendo e di
buon aria. Lat. Hilariter, lepide.
In dù bot, in dù trag, in dù colp. Di butto, di botto dalla prestezza del butta-
re. In quel medesimo ritornò di butto. Lat. Repente. Di colpo, di botto, imman-
tinente, in un tratto. Lat. Illico.
De che, inde. Di che, onde per la qual cosa, della qual cosa. Di che la
Giannetta fu contenta molto. Lat. Quapropter, ex quo.
Chiaramet, certamet. Di chiaro, chiaramente, certamente. Lat. Plane, pro-
cul dubio.
1359
532 [r] Da la banda, in costa. Di costa, dallato. Vidi di costa a lei dritto un gigante.
Lat. Iuxta.
De cúr. Di cuore, con affetto, cordialemente, di buona volontà. E perdoni di
buon cuore le ‘ngiurie ricevute. Lat. Ex animo.
De drè, despos. Di dietro, denota situazione opposta alla parte dinanzi. Dinanzi
di dietro, e dallato. Lat. Retro, a tergo.
Drè. Di dietro per la proporzione dietro. Elle non correano di dietro a niuna.
A la fì, in fì; in redera. Al di dietro per al da sezza. Al di dietro diremo intor-
no alle cose, che sono da ventura.
De det. Di entro, dalla parte di entro. E que’ dentro, e que’ di fuori etc. Lat.
Intrinsecus.
De fag, subit. Di fatto, subitamente, immantinente. Lat. Statim, illico.
Con defet, con mancamet. Diffettualmente, diffettuosamente, con difetto, con
mancamento, manchevolmente.
Deferentamet, diversamet. Differentemente, variamente, con differenza. Dissi-
militer, varie, diverse.
Definitivamet, asolutamet, resolutamet. Diffinitamente, chiaramente, asso-
lutamente, decisivamente. Lat. Definite, simpliciter.
Desformadamet; fò de forma. Difformatamente, in modo difforme, con dif-
formità; sproporzionatamente.
Di largo, bondantamet, a la longa, alla destisa, destisamet. Diffusamente,
largamente, copiosamente, ampiamente. E questo caso si tratta più diffusa-
mente nel cap. etc. Lat. Diffuse; abbundanter.
De tir, a la sfilada. Di filo, senza intermissione. I tordi passavan di filo. E
dicesi d’operazioni, che posson esser disgiunte.
De forza. Di forza, con forza, gagliardamente. Assalissero più di forza i nimi-
ci. Allora il duca mio parlò di forza. Lat. Viriliter, fortiter, strenue.
De fò. Di fuori, di fuore, fuora. Lat. Foris.
De nascos, furtivamet. Di furto, furtivamente, nascostamente, con inganno.
Ne vi poteva entrar vittuaglia se non di furto. Lat. Furtim, clam.
De sot. Di giù, di sotto. Di quà di là di sù di giù li mena.
Vontera. Di grado, ben volentieri, gratamente. Lat. Libenter.
De gran longa, fò de mud, fò de mesura. Di grandissima lunga. Ne è, o sarà
donna, che quella di colei etc. Di grandissima lunga non l’avanzasse. Lat.
Quam maxime.
1360
D’asè più. Di gran lunga. Di gran lunga trapassava la ricchezza d’ogn’altro
ricchissimo cittadino. Lat. Valde, admodum.
Più tost, tat de più. Di gran lunga invece di piuttosto, o molto più. E di gran
lunga è da eleggere il poco, e saporito, che ‘l molto e insipido. Lat. Potius.
Gna mò. Di gran lunga, ne pure anche. Ma di gran lunga uditi non gli avea
ricordare.
Per bel dilet. A bel diletto, a bella posta. Lat. Consulto, dedita opera.
Con anim deliberat, resolutamet. Diliberatamente, con animo risoluto, sta-
bilito. Ma con deliberato consiglio elesse. Pensatamente, risolutamente. Lat.
Deliberate, consulte.
1361
Denag, pruma, inag. Dinanzi, prima. Siccome dicemmo dinanzi. Lat. Ante, prius.
De nascos, dai nascos. Di nascoso, nascosamente, copertamente, occultamen-
te. Non si lasciò trovare, anzi si partì di nascoso. Lat. Clam, clanculum.
Per contra, rimpet, o derimpet. Dirincontro, a dirimpetto, rincontro. Di rin-
contro a Costantinopoli. Lat. Contra.
De net, in dù colp, tut in d’un trag. Di netto, di colpo, in un colpo solo, tutto in un
tratto. Tagliar di netto, gittar di netto, saltar di netto, e dimostra agilità, e fortezza. E
con essa sospintolsi daddosso di netto col capo innanzi il gittò. Lat. Unica vice.
Col cò inag. Col capo innanzi.
Impensadamet; senza pensaga. Di non pensato, per la non pensata. Que’ del-
la bestia, di non pensato si guadagnarono quattro paia di buoi.
De fresch, poch fà, poch denag, de núf. Di novello, di nuovo, di corto. Teme-
ano forte del Signor di Melano, che avea preso di novello la città di Bologna.
Lat. Nuper, paulo ante.
Finatat. D’insin a tanto, infin’a tanto. D’insin’a tanto, che si duramente siam
peggiorati.
533 [r] D’intoren, d’atoren. D’intorno, avverbio di luogo, in giro, da ogni parte.
D’intorno a lui parea calcato, e pieno, di cavalieri. Lat. Circum, circa.
Da recò; de nuf. Da capo, di nuovo, un’altra volta. I Fiorentini crearono di
nuovo l’ufizio del conservadore. Lat. Rursus, iterum.
Dio ‘l volis, dio ‘l voia. Dio volesse, Diel volesse, Dio il voglia; avverbio, che
dinota disiderio. Lat. Utinam.
Da per lù, de so’ posta, da per lor. Di per se, separatamente. E tutti si vesti-
rono di nuovo ciascuna arte, e mestieri di perse. Lat. Separatim.
De pis. v.g. chiapà sù u’ de pis. Di peso, con sospendimento. Pigliar un di
peso. Poscia presala di peso, credo, che io la portassi presso a una balestrata.
Lat. Aliquem sublimem capere.
Senza impedimet, de pià. Di piano, liberamente, senza impedimento. Denar
gli tolse, e lasciogli di piano.
De piat; dà, o menà di piatonade. Di piatto; s’accompagna co’verbi dare, e
menare, percuotere, o tirar colpo col pian dell’arme. Che si menasser le spade
di piatto.
De mà; dà de mà sun vergot. Di piglio; avverbialmente posto sempre s’ac-
compagna col verbo dare. Dar di piglio, vale pigliare, e dinota un non so che
di prestezza, e di violenza. Lat. Arripere.
De poch, poch denag. Di poco, poco tempo avanti. Rimessi in Firenze di
poco. Lat. Nuper, paulo ante.
1362
De poch. Di poco, per poco. E di poco scampò la vita.
Despò. Di poi, dopo, poscia. Di poi, ch’ebbono il castello di Colornio. Lat. Postea.
Dopo. Di poi. E di po’ lui vi regnò Ideberto fratello del detto Clovis. Lat. Post.
De pruma. Di prima, prima. Per raunar gente maggiore, che di prima. Lat. Prius.
De quat, o quat. Di quanto, quanto avverbio. Di tanto sieno più forti di quan-
to più foza sono le cose etc.
Quietamet; à sfride quiete. Di queto, quietamente, a queto. Federigo, che di
queto si credeva entrare in Roma etc.
Infina, o fina. Di qui, infino. Ho avuto da lui, ch’egli non ci può esser di qui
domane.
De rar. Di rado, con molto intervallo. Ma si era di rado che etc. Lat. Raro.
Tut ol dì. Tutto giorno. Lat. Assidue.
Ultimamet, de drè; o drè. Diretanamente, ultimamente; diretanamente
morto. Lat. Proxime.
533 [v] Diretivamet; drichient. Direttamente, per linea retta, con modo diretto. Lat.
Directe.
De recò. Di ricapo, di nuovo. Allora di ricapo sotto la cava ripa intorneata
d’albori etc. Lat. Iterum.
De sbalz. Di rimbalzo, di sbalzo. E non gli vengono le cose di rimbalzo, come
a noi.
Incidentamet. Di rimbalzo, cioè per incidenza. Come altri, che l’udiron di
rimbalzo. Lat. Obiter.
De bricola. Di rimbalzo. Dice di rimbalzo, perché per obliquo, e non per diritto
a lor venne il sermone. E per l’una novità risurse di rimbalzo l’altra. Lat. Oblique.
1363
Rimpet, per contra. Dirimpetto, rincontro, a petto, di rincontro, del lato op-
posto, dirincontro. Lat. Contra, adversum, e regione.
A dritura, per dritura. Direttamente, a dirittura, per linea retta. Lat. Recto
tremite, recte.
Giust in tel mez, de pont in bianch. Nel dritto mezzo, nel bel mezzo, nel mezzo
appunto. Nel dritto mezzo del campo maligno etc. In medio adamussim.
Drig. Diritto, avverbio, dirittamente. Se dritto, o torto va non è suo merto. Lat.
Directe, directo.
Più prest che podi. Con la maggior brevità che potrò. Ut brevius potero.
1364
Col. Col, particella strumentale, e di compagnia. Cum.
Con. Con che denota compagnia. Lat. Cum, vel non sine.
E. E particella copulativa. Ed. Et. S’usano per fuggir l’incontro delle vocali.
Lat. Et, vel ac, vel atque, vel nec non.
1 Pagina bianca.
1365
535 [r] Proverbi, o detti proverbiali, od altri vari modi di favellare
Lettera A
A che fì, a che proposit? Ad quid? A che effetto, a che proposito? Quo? Quor-
sus, vel quorsum? Quam ad rem? Ad quid?
Al múr piú agnei a Pasqua che pegore in tut l’an. Muoiono più giovani in
età giovanile, che vecchi in età avanzata.
Al gha vul bè. Bè u’ coren, che’l sbudeli. Gli vuol bene. Bene un corno, che
lo scanni. Così si dice da gente infastidita, che interrompe chi parla ritorcendo
il discorso contro a colui che l’annoia.
Al ghé u’ stà da cuch, o da merlo. È uno stare da cuccho, cioè esservi buon
vivere, e buon soggiorno.
Al se pul gratas ol pifio. Si può grattarsi le natiche; atto solito a farsi per lo
più da quelli, a quali succede qualche disgrazia.
Al mo’ fag una pochia? Ha mo’ fatto una gran cosa, una gran bravura?
Al púl sonà ‘l squaiarul quat che ‘l vul, che nol etc. Può ben usar ogni
mezzo, che non conseguirà mai il fine, l’intento.
Al lo possi maià in tanta panada. Possa egli mangiarselo in sul letto. In mor-
bo consumat.
Al par che l’abia pora dà rop i uf. È par ch’egli abbia l’uova sotto a piedi;
si dice di chi cammina troppo lentamente. Tanquam super spinas incedit.
Al val più impo’ de fortuna, che tut ol savì. Val più un oncia di sorte, che
una libbra di sapere. Gutta fortunae prae dolio sapientiae.
Al ghe dag zo’ i ale. Se gli è abbassata la cresta. Leo prius, nunc leporem agitat.
1366
Al me vegnirà u’ quac dì ac a mi ‘l sol sul balcò. Anch’io qualche giorno
avrò buona fortuna. Etiam mihi aliquando sors arridebit.
Al men dà una colda, e una fregia. Me ne dà una calda, e una fredda. Dulce,
et amarum mihi miscit una.
535 [v] Al pias a tug ol só pais. A ogni uccello il suo nido è bello. Ogni formica ha
amor al suo buco. Porta ogni volpe amore alla sua tana. Patet fumus alieno
igne videtur luculentior.
Al n’è lontà come dal ciel a la tera. N’è più lontan che Gennaio dalle more.
Longius distat quam Nili fontis a suis ostiis.
Al m’é cagiat ol sangu ados, o nol m’é restat una gota de sangu ados. Mi
si è aggiacciato il sangue nelle vene. Guttam non habeo sanguinis.
Al pùl pisà i leg, e dì che l’è sudat. È può pisciar in letto e dir ch’è sudato. Nemo
illum potest arguere. E dolio haurit.
Al robatì tug i chiog. Non lasciò chiodo, che non ribadisse, o non ribattesse.
Ad omnia sigillatim respondit.
Al ghè più da dulis, che da stà alegher. C’è più guai, che allegrezza. Plus
aloes quam mellis.
Al l’ha comià a spudà ‘n tera. È come sputar in terra. Quam facile vulpis
pyrum comest.
Al resta ‘nganat noma chi s’è fidat. Non è ingannato se non chi si fida. Fiso
res periit; diffiso salva remansit.
Al gha và tut bè. Gli vanno tutte destre. Omnia illi ex sententia cadunt.
Al pala i daner; o al gha va ‘n cà la roba col car. Gli piove nel sacco l’oro.
Illi domi nascitur aurum.
Al ghè ‘l só da fà per tut. C’è da travagliar per tutto. Multa ubique intolerabilia.
Al fà al usanza di dotor, che noi vúl, ma i sporz la ma’ de dré. Non vuole,
ma porge la mano. Invitus volente animo.
1367
Al gha vè delà dai mog. E vede di là da monti. Lynceo perspicacior.
Al mè vegnit la bala al sbalz. M’è venuto il giuoco in mano. Mea est pila.
536 [r] Al dorme de la quarta. Dorme al par del saccone. Endimionis somnum dormit.
Al fa ‘l braf sù la sò porta. Egli è bravo a casa sua. Domi pugnat more galli.
Al l’ha conzat de pistola. L’ha ricamato di pegola. Suis cum coloribus pinxit.
Al buta via chi fa refusa a chi è pié come l’uf. Versa chi mette in pieno.
Al gha pensi chi vé drè, o chi è de drè seri l’us. Chi vien dietro serri l’uscio;
si dice di chi vuol nesun piaceri scialacquare il suo facendo poca stima di chi
succede. Me mortuo terra miscatur incendio.
Al prim colp nol casca un erbor. Per lo primo colpo non cade la quercia; vale
che non bisogna sbigottirsi, né abbandonarsi alla prima. Multis ictibus deiici-
tur quercus.
Al nemich che fuz, mià faga i ponti d’or. Al nemico il ponte d’oro, e vale quan-
do e’ vuol fuggire dargli la via larga e libera. Via hostibus munienda, qua fugiant.
Al gha vúl fag, e no’ parole. Dove bisognano fatti non bastano parole. Ubi
opus est facto verba non sufficiunt.
1368
Al ghá boi vergot in da pignata, o in dol cò. Bollire in pentola, quando si
macchina, o si tratta checche sia, che altrui non sappia, e non se la immagini.
Al dura più ù bichier rot, che ù nuf. Dura più un vaso rotto, che un nuovo.
Malum vas non frangitur.
536 [v] Alzà la coa. Levar la coda, cioè pigliar baldanza.
Al basta u’ mat per cà. È basta un pazzo per casa, cioè uno nelle stravagan-
ze è a sufficienza.
Al val più una bota dol maistr, che dò dol manoval. Val più un colpo di
maestro, che due di manovale.
Al gha vúl oter che cridà dei al luf. Dalle grida ne scampa il lupo; e si dice
di quelli , che non hanno de lor falli altra punizione, che grida, delle quali e’
si fanno beffe, e ritornan di nuovo al male.
Al gha cova sot vergot. Gatta ci cova, cioè e’ c’è sotto inganno, o malizia.
Equus troianus, scilicet intus est.
1369
537 [r] Andà ‘n colera col pà. Buttar via il pane, cioè gittar via ciò che a noi fa di
bisogno.
Andà a caval ai gambe. Andare a cavallo alle scarpe, o alle brache sue, cioè
andar a piedi.
Andà fò dol manech. Uscir del manico; si dice di uno, che fa più, che non e’
suole, ed in particolar nello spendere.
Andà a patras. Andà a fà tera de bocai. Andar a patrasso; morire. Per timor
che ‘l meschin vada a patrasso. Ire ad patrem.
Andà i gnoch a fond. Riuscir vane le sue speranze, non conseguire ciò che si
voleva; rimanere ingannato. Frustrari.
Andà zò di bazere, o zò dol birlo. Uscire di sesto, o di sesta, vale uscire del-
la giusta misura, cioè di cervello.
Andaga de fichet; fasga sù. Coglierla di ragione; adattarsi. Aptari. Andar giu-
sto il disegno.
Andà de vita a vergot. Esserne vago, e voglioso. Aliquid appetere, vel aliqua
re delectari.
Andà coi mulzine, o andà a spiana pil. Andar con le dolci, con le buone, e
con modo agevole, e destro, o piacevolmente. Leniter agere.
Andà dré a vergù, come la mata al tus. Andare a seconda del genio altrui.
Andà col cul per tera. Dar giù, dar del cesso in terra, fallire, perdere il credito.
Decoquere.
Andà svergoi i fag sò. Andaga mal i fag sò. Andare alla banda, cioè far male
i fatti suoi; rovinare tolta la metafora dalle barche. Andare a traverso. Adversa
fortuna uti.
Andà fò dol vada. Uscir dal seminato; cioè fuor di proposito. Delirare.
1370
537 [v] Andà a tavola a sò de campanel. Andare a suon di campanello alla mensa, vale
andarvi senza fastidio di spesa, o di apparecchio. Questo è il senso de’
Bergomaschi.
Andà zò per ol cò. Ritornar sopra il capo, cioè incorne male ritornando in suo
danno. In proprium caput redire.
Andà col pè de piomb. Andar col calzar del piombo; che è andare conside-
rando e non si muovere a furia. Funiculum ad lapidem admovere.
Andà per la più piana. Andar per la piana, cioè seguire il più agevole, e
comunale.
Andà col cò rot; restà dest. Andarne col peggio, andarne a capo rotto, rima-
nere al di sotto , e perdente.
Andasen prima l’agnel che la pegora. Ne ito prima l’agnel, che la pecora, si
dice quando muore prima il figliuolo, che il padre, e la madre.
Andà da la gata a comprà ‘l lard. Andar a la gatta per lardo, cioè andar a
ricercar un di cosa, la quale oltre al mancargli piaccia a lui smisuratamente, o
pure ne sia avarissimo.
Andà a teg sot ai grondane. Fuggir l’acqua sotto le grondaie; si dice di chi
cercando di fuggire pericolo maggiormente v’incorre.
Andà col mal dol cur, come la bissa al incant. Andarvi come la biscia all’in-
canto; cioè condursi malvolentieri a far che che sia. Nolenti animo alquid agere.
Andà che no sen sapi più ne gal ne galina. Andare in dileguo, cioè in lonta-
nissime regioni. Abire in regiones longinquas.
538 [r] Andà in boca al lúf. Cadere in bocca al cane, vale aver pessimo successo di
suo affare.
1371
Andà a caza de mosche. Imbottar nebbia, vale gittar via il tempo, mettendo-
si a far cosa, o che non serva a nulla, o che non possa mai riuscire. Actum
agere. Frustra niti.
Andà fò ‘d sovra i cop. Andar su per le cime degli alberi; si dice di chi vuol
troppo sofisticare, e aver troppi punti.
Avì dol tornega. Aver del lecco, cioè del giocondo, e vantaggioso.
Avì la coa longa in di só laor. Esser lungo nelle cose sue. Protrahere, vel pro-
rogare res suas.
Avì ‘l luchet sú la boca. Far astinenza, o far silenzio, non poter parlare.
Avin una brostola, una pelada, una pesta. Averne danno, e incomodo grande.
Avin u’ spaghet, una fufa. Essere colto da gran timore d’un male, che poi si
dilegua.
Avì l’arzent vif ados. Aver l’argento vivo addosso. Stare loco nescire.
Avì poch sal in zuca. Aver poco sale in zucca, aver mancamento di senno.
Parum sapere.
Avì cog i grè, o avì sonat. Essere spedita, esser gito il caso. Iactam esse aleam.
Avì i partig dol maderna. Aver mantello a ogni acqua, che è l’esser ricco di
partiti in tutte le occasioni.
Avì pora de la sò umbria. Farsi paura con l’ombra, si dice quando un teme
delle cose, che non posson nuocergli. Umbram suam metuere; vel muscas
metuere pervolitantes.
Avì ‘l bel, e ‘l bò senza fadiga, o senza pericol. Avere la pesca monda, cioè
l’utile senza fatica, o pericolo, che anche si dice l’uomo mondo. Habere vic-
toriam sine pulvere.
1372
538 [v] Avì u’ laor in dol cúr, e un oter in boca. Altro pensare altro parlare. Lat. Alia
sentire alia loqui, vel aliter cogitare, aliter loqui.
Avì, o comprà vergot per ú toch de pà o per una pichiorla. Avere checche
sia per un pezzo di pane, cioè comperarlo a vilissimo prezzo. Frusto panis
emere, aut conducere aliquid.
Avì ‘l magò con vergù, o avil sul gos, o no andà zò dol gos. Aver la gozza-
ia contro alcuno, vale sdegno, o odio invecchiato.
Avì ‘l cervel sovra la peruca. Aver il cervello sopra la beretta, si dice di chi
procede inconsideratamente senza senno.
Avì inganfide i mà. Aver il granchio nella scarsella, si dice di chi spende mal
volentieri, ed è lento a cavarne danari. In sinu manum habere.
Avin baza, avila grassa. Stan bè. Averne grascia, cioè utile, vantaggio, pro.
Avì che fà coi só, o col só diavol. Non aver a mangiare il cavol co’ ciechi, che
è a dire aver a fare con chi sa e fa il conto suo.
Avì più virtù de la betonega. Aver più virtù che la bettonica perché la betto-
nica è piena di molte virtù.
Avì piè, o colem ol sach, o es rivat al colem di baronade. Aver colmo lo staio,
o il sacco, si dice di chi è arrivato al colmo d’ogni scelleratezza. Omni flagitio-
rum genere coopertum esse.
Avì maiat di nos, che i fa cativa lengua. Aver mangiato noce; si dice di quelli
che dicono volentieri male, perché le noci offendon la lingua. Maledicum esse.
Avì più che fà, che la padela de carneval. Aver più che fare, che un paio di
nozze, cioè essere fuor di misura occupato.
Avì in testa ol bel de Roma. Aver grande opinione, si dice d’uno che presu-
ma assai. Sibi multum arrogare.
Avì ‘l cervel da barbel. Avere il cervello a oriuoli, che è tanto quanto essere
volubile, stravagante e girellaio.
Avì l’ug a la padela. Aver un occhio alla padella, e uno alla gatta, e vale star
vigilante, e andar cauto, e provisto, o aver l’occhio a mochi, aver diligente cu-
ra di non esser gabbato, o rubbato. Sibi recte prospicere.
Avì vergot sot a coa, o coà vergot. Aver paglia in becco. Che è avere qualche
nascoso disegno mediante qualche promessa.
Avì ol pan, e ‘l forves. Aver la palla in mano, che vale avere in sua podestà.
Tua est pila.
Avì ‘l mostaz de cartò. Aver faccia di pallottola, che è non aver vergogna.
1373
Avì ‘l malan, e la mala pasqua. Aver la mala pasqua, vale esser afflitto e tra-
vagliato.
539 [r] Avì pasqua in dumenega. Aver la pasqua in domenica, è quando un fatto suc-
cede totalmente secondo che si desidera. Rem succedere ex voto.
Avil in gaiofa. Aver una cosa nel carniere, quando si tiene d’averla più che sicura.
Avì vergot per gran favor. Avere alcuna cosa in barbagrazia, cioè averla per
singolare grazia.
Avì di catar in dol cò. Aver cimurro, si dice quando uno ha umor, o fantasia.
Avì ‘l folet ados. Aver il diavolo nell’ampolla; si dice di chi con la sua saga-
cità prevede ogni stratagemma e invenzione.
Avì pet e schena. Portare il capperone per fuggir la rea fortuna, vale andar
provisto.
Avì vist dol mond tant; e savì quag an coa. Aver pisciato in più d’una neve,
vale aver molta esperienza, e da esser difficilmente ingannato. Ad Phasim
usque navigasse.
Avì intreversat ol zugh. Aver l’asso nel ventriglio, cioè voglia smoderatissi-
ma di giucare.
Avì una cativa imbatida. Dar nel bargello, cioè in cattivo riscontro.
Avì tut quel ches pùl desiderà; tocà ol ciel coi dig. Toccare il ciel col dito;
si dice per esser felice, ed aver tutti tuo’ contenti. Caelum digito attingere.
Avì pora che ‘l gha manchi la tera sot ai pé. Aver paura che non li manchi
il terreno sotto i piedi; si dice d’uomo avaro, che sempre tema della necessità.
Avì tut ol sò in aria, o a la sbaraia. Aver tutto ‘l suo sul tavoliere, vale aver
in rischio il suo avere. Omnia uni navi credidisse.
Avì ù per la gola, o per i baloris. Aver le mani a un ne’ capelli; quando uno
dipende da te in qualche cosa che importa, e che ha un gran bisogno di te.
1374
539 [v] Avì di resò, da vend; o avì più strade da defendes che i oter cabale da fà dan.
Aver più fasci, che altro ritortole, e si dice di chi trova subito riparo a tutte le accu-
se, e di chi sa trovar più scuse, e ripieghi, che altri più calunnie, o rimproveri.
Avì la fortuna per i cavei. Tener la fortuna pel ciuffetto; si dice di chi tutte le
cose gli vadan prospere. Lat. Prospera fortuna uti.
Avì vergù sù ‘l orma. Aver taccata la corda; si dice di chi tiene a mente le in-
giurie, e persevera nel desiderio di vendicarsi.
Avì fag più campagne. Aver pisciato in più d’una neve, vale essere molto spe-
rimentato dalle cose del mondo. Multum navigasse aquae.
A sach, e soga. Andà a sach e soga. A ruba. Andare a ruba. Andataci a ruba ogni
cosa. Lat. Abripi. Vi eripi.
As chiapa a di bolp. Anche delle volpi si piglia; cioè anche gli astuti restano
ingannati. Etiam callida ingenia subinde impingunt.
A stes tat a tempestà. A tal ora giugnesse la tempesta, si dice di chi arriva,
quando gli altri han quasi finito. Sero post tempus venit.
A saltà ‘l fos as vè chi ha gambe. Chi asino è, e cervio esser si crede al sal-
tar della fossa se n’avvede. In discrimine apparet qui vir.
As riva più prest u’ busier, che u’ zop. Si giugne più presto un bugiardo, che
un zoppo.
A spada trachia, in tut, e da per tut .A spada tratta, in tutto e per tutto. Omnino.
Prorsus.
As fa coi bone quel che nos fà coi catie. Il mele si fa leccare, cioè che chi
vuol esser amato gli convien proceder dolcemente. Peragit tranquilla pote-
stas. Quod violenta nequit.
As descor di fag sò. Si legge in sul suo libro, cioè si discorre de’ fatti suoi; e
si dice più tosto in biasimo. Suum ferrum nunc in igne est.
As và drè a fan tate, e tante ches trova pò quel dal formai. Tanto va la gatta al
lardo ch’ella vi lascia la zampa. Quem saepe transit casus, aliquando invenit.
540 [r] As cré più ‘l mal che ‘l bè. Si crede più il mal , che ‘l bene. Ad tristem partem
strenua est suspicio.
1375
As cognos ol bè, quand as la perdit. L’asin non conosce la coda, se non quan-
d’e’ non l’ha. Omnes natura intelligimus bona, cum quae in potestate habui-
mus, ea misimus, vel carendo magis quam fruendo bona nostra intelligimus.
Ara drig, e laga dì chi vul dì. Riga tu dritto, e lascia dir chi vuole. Cum recte
vivas, seu facias ne cures verba malorum.
A roncà e a fabricà nos sà mai i daner chic và. Cosa fatta, e vigna posta non si
sa mai quanto costa; e denota le spese straordinarie del fabbricare, e del coltivare.
A tal fuder tal cortel. A tal guaina tal coltello, vale simile, ma si dice in biasi-
mo. Invenit gladius se dignam vaginam, vel dignum patella operculum.
At cognosi cosa ti valet fina in d’un ongia, o cosa ti piset fina in du baga-
tì. Io so quanto tu pesi insin a un oncia. Intus, et in cute te novi.
At porti respet per es quel che ti sè. Ti porto rispetto per essere quello che sei.
Vati non conviciandum.
A tal carne tal cortel. A carne di lupo zanne di cane. Dignum patella operculum.
A tavola as fa confesà. La mensa è una dolce colla; si dice per chi rallegrato
dal vino dice volentieri quel che prima avrebbe tacciuto. In vino veritas.
A trebisonda. A zonzo. Mi manda il cervello a zonzo. Peregre.
At dich a ti fiula, perché te intendet ti nura. Dire alla figliuola, perché la
nuora intenda, vale chi ha a intendere intenda.
A tal carne tal cortel. Al gha vul ol castigamag. A un popol pazzo un prete
spiritato; si dice d’uno che voglia far il peggio ch’e’ può, che abbia un soprac-
capo, che largamente ne lo gastighi. Similes habent labra latucas.
540 [v] A quatrì a quatrì as fa ‘l soldì, o poch e spes e piè ‘l scudlot. A quattrino a
quattrino si fa il soldo, e vale, che spesseggiando col poco si fa l’assai.
Aqua e nò tempesta. Acqua e non tempesta che è biasimar l’eccesso. Modus
omnium optimus.
A pignata che boie nos gha visina gag. Alle pentole che bollono non s’acco-
stano le gatte.
Amor interesat. L’amor del tarlo, si dice di chi ama sol per suo utile. Ut lupus
agnos prout lupus oves.
1376
A falà s’impara. Guastando s’impara. Errando discitur.
Ai mag ogni mat al par savi. Alli matti ogni matto par savio per la sua simi-
glianza.
Ai gha trag l’os in da schena. Aver l’osso del poltrone; si dice a chi per sua
natura è pigro, e infingardo.
A fà as busca vergot, e a no’ fà si stà coi deg sech. Chi va lecca, e chi si sta
si secca.
A chi roba ol poch, e catif nol è da fidaga ol tant, e ‘l bò. A can, che lecchi
cenere, non gli fidar farina; vale a chi toglie il poco, e cattivo non è da fidar-
gli l’assai, e ‘l buono.
Adasì adasì in di pas catif. A belasì in dol catif. Piano a ma’ passi; avverten-
do, che nelle difficoltà si vada consideratamente; alle cose pericolose andar
cauto. In arduis cunctanter.
A crucias a no’ lè tutu; gnia per quest as remedia al mal. Niun pensier pagò
mai debito e vale, che per affliggersi non si ripara al male.
Acadì giust quel, che ‘s voliva. Costì mi cadde l’ago; cioè s’è caduto appun-
to, dov’io m’aspettava. Res successit ex voto.
A chi la toca lè sò o gram a chi la toca. Zara a chi tocca; cioè a chi ella tocca
suo danno. Adversa fortuna uti.
A chi stà mal i fag sò al se la bati, o al se toii fò di pè. Chi ha lo spago aggo-
mitoli; vale chi è in peccato scampi fuggendo.
A caval donat nos gha varda in boca. A cavallo donato non si guarda in
bocca; vale, che non bisogna guardar così minutamente la cosa che non costa.
Equi donati non inspiciuntur dentes.
A basa mà, per gran favor. In barba grazia, per singolar favore.
Ai crodava come mosche. Cascavan come pere. Tam crebri ad terram deci-
debant quam pyra.
541 [r] Ai cavai magher al gha cor dré tute i mosche; o dré ai desgrazie al gha vè
i miserie. Le mosche si posano addosso a cavai magri. Canis pauperem pere-
grinum semper infestat.
A fà ‘l poltrò nos quista reputaziò. In fama non si vien sotto la coltre. Molli
studens vitae gloriam non est adeptus.
1377
A ‘nsegnà s’impara. Insegnando s’impara. Homines dum docent discunt.
Ades nom è più putei, nom va più a scula. Abbiam mangiato il pan de’ putti.
Manum ferulae subduximus.
Aiutet ti, che t’aidaró a mi. Dio aiuta, chi s’aiuta. Deus facientem adiuvat.
Basta volì, ches fa reusì tut. A chi vuol far riesce ogni disegno. Nihil est dif-
ficile, vel arduum volenti.
Baià per set. Aver più parole, che un leggio. Lingulacam esse.
Bat ol fer intat che l’è cold. Battere il ferro, mentr’egli è caldo; vale operare,
quando l’uomo ha comodità, e valersi dell’occasione, cioè non perder tempo.
Tundere ferrum dum candet.
Bas de col di pè; de basa taca. Di bassa mano, vale d’umil condizione, di pic-
colo affare. Humili loco natus.
Bastonà vergù co’ la coa de bolp. Gastigare alcuno col baston della bambagia,
cioè più in apparenza, che in effetto.
Bat ora sùl cirg, ora sul vasel; fà cedì impo’ una part, e l’otra per giustai.
Dare un colpo alla botte, e uno al cerchio; si dice quando in conchiudere qual-
che accordo si va ora stringendo una parte, or l’altra a piegare, e a cedere a
qualche cosa. Aequalia reddere capita in pugna.
541 [v] Baià u’ tat la pertega. Avrè boca, e vè fò ora. Anfaneggiare. Vana loqui.
Baià in aria. Bociare in fallo, cioè parlar senza fondamento. Temere loqui.
1378
Barca rota, mariner scapol. Barca rotta, marinaro scapolo, cioè libero.
Becas i braghete. Beccarsi i geti, si dice d’uno, che si mette a qualche cosa, che
non gli può riuscire. Incassum laborare.
Bel de boca poch al costa. Amico di buon dì, e di buon anno. Oretenus amicus.
Ben vegna chi porta. Ben venga chi ben porta. Veniat hospes qisquis profu-
turus est.
Bevide, e baiade. Buon vin favola lunga. Faecundi calices quem non fecere
disertum?
Bivela sú, portala vià. Bere per troppo facilmente credere cosa da non credersi.
Biasà i parole. Masticar le parole, vale pensarla ben prima che si parli.
Bif ol pais ma miga ‘l vì. Ber paesi; si dice di chi giudica la bontà del vino
dal luogo, non dal sapore, dond’egli nasce, e trasferiscesi a quelli, che giudi-
cano delle cose dal solo nome del facitore.
Bif bè. Caricar l’orza col fiasco, vale aggravarsi col soverchio bere.
Bif zò vergot, tul sù, e portal vià de pis, sibé no’ le’ vira credil. Beersi una
cosa, crederla, quando ella c’è detta, ancorchè non vera.
Berla zò in pè come i gag. Cader in piè come la gatta, vale riuscir bene a uno
li suoi disegni. Concidere extra mala.
Borlà, o saltà da la padela in dol fúch. Cader della padella nella brace, che
vale schifando vedere male incorrere in un maggiore. Vitato cinere in prunas
incidere.
542 [r] Bone parole , e trisg fag. Cantar bene, e razzolar male; si dice di chi non cor-
risponde alle buone parole co’ fatti. Blandus verbis re non item. Mel in bocca,
e rasoio a cintola, vale dar buone parole, e tristi fatti. Aliud clausum in pecto-
re aliud in lingua promptum habere.
Bona guardia schiva cativa fortuna. La buona cura caccia la mala ventura.
1379
Boca basada no’ perd sò fortuna. Bocca baciata non perde ventura.
Bò caval, catif caval vul sperò. Bona fomna, e cativa fomna vul bastò. Buon
cavallo, mal cavallo vuol sprone. Buona femmina, mala femmina vuol bastone.
Boi vergot in dol cò a vergù. Bollire per aver nell’animo, e nel pensiero.
Aestuare.
Borlà ol formai sui macarò, o sui gnoch. Cascare il buon formaggio in sul boc-
cone; e significa una felice avventura non pensata né cercata, e pure accaduta.
Busier quat as pul dì. Più buggiardo d’un gallo, perciocchè la notte e’ canta
senza distinzione a ogni ora. Parthis mendacior.
Butà ol bel, e ‘l bo a chi nol cognos. Gettar la treggia a porci; cioè dare il buo-
no a chi non lo stima, e non lo conosce. Proiicere margaritas ante porcos.
Bisognava fal. Bisognava farlo. Factum oportuit.
Bisognava avil fag ù pez fa. Bisognava averlo fatto un pezzo fa. Iampridem
factum esse oportuit.
Bisognava mazala, o avila mazada. Bisognava ucciderla, o averla uccisa. In-
teremptam oportuit.
1380
Cazà vià la gnigna. Gettar la zinghinaia, si dice di chi è male affetto e va rico-
verando la sanità.
Cavas dai intrich. Fuggire il ranno caldo, che è schifar le brighe, e i fastidi.
E schifa volentieri il ranno caldo. Laborem subterfugere.
Cazà ‘l cul al mur, o in dol cantò. Pontare i piedi al muro, cioè stare ostina-
to, e fermo nel suo proposito, e non si lasciar persuadere.
Cà che pia nol baia indaren. Can che morde, non abbaia in vano; colui, che
fa de’ fatti non parla a vento.
Cà che baia nol pia. Can, che abbaia poco morde; chi fa molte parole e pochi
fatti. Canes timidi vehementer latrant.
Cà dol ortolà. Can dell’ortolano non mangia lattuga, e non la lascia mangia-
re agli altri.
Cà da paier che baia sul sò us. Can da pagliaio abbaia, e sta discosto. Canis in
praesepi
Cazà la coa dove no’ va ‘l cò. Metter dove non va il capo la coda; esser entran-
te, e cercar d’ottenere per ogni guisa l’intento suo.
Cavas dal fresch. Darla pe’ chiassi, vale uscir del tema per isfuggirsi le diffi-
coltà. Se subducere.
Cavra zopa la va bè se nos la ‘ntopa. Ben vassi capra zoppa se lupo non la
ntoppa; cioè si seguita di far male, in finchè non si dà nel gastigo.
543 [r] Catif fina in panza de sò mader. Cattivo infin nel guscio, cioè in fin dalla
nascita, o nel ventre della madre. Malus ab ovo.
Cagas sot, fasla in di braghe. Cacarsi sotto si dice di chi per timidità, o per
altro nel trattar qualche negozio si perde, ed esce di sé. Deficere.
Cazas vià i mosche dal nas; o no’ lagas folà sui pè. Levarsi le mosche intor-
no al naso, che è non si lasciar far ingiuria.
Cà nò maia de cà. Il lupo non mangia carne di lupo; o sia ogni carne mangia
il lupo, e la sua lecca, cioè ognuno risparmia sé, e li suoi; per esprimere anche,
che gli uomini d’una professione non s’odiano tanto, che si distruggano, o che
i potenti non si offendon tra loro. Lupus alterius lupi carnem non edit. Canis
caninam non est.
Cà, che baia a la luna. La luna non cura l’abbaiar de’ cani; cioè le cose grandi, e
di valore non curan delle piccole, e vili. Culicem non curat elephantus indicus.
1381
Ca’, che baia su la só porta. Egli è bravo a casa sua. Domi pugnat more galli.
Caminà per i spì a pè biog. Andare ne gli evidenti pericoli senza riparo o dife-
sa. Incalceatum in montes.
Calche de mat. Cappe, cappita, cappari, Dio guardi. Absit. Hui.
Cazà zò sto bocoò amar. Ingoiare quest’acerba nespola.
Caf fa la rana se l’avis i deg. La ranocchia non morde, perché ella non ha denti.
Edentulae maxillae.
Cantà la folilela, o la falilela. Stare cantacchiando per oziosità, e senza pro-
ferir parola, che significhi.
Calà, o basà, o tegn zò la gresta. Calar la cresta, cioè umiliarsi. Demittere cristas.
Cazà sù di canade a ù. Cacciare, o ficcare carote, o pastinache a uno.
Cavà, o strucà l’ule dai sas. Trar sugo dalla pomice, o dal suvero, o sughero.
Aquam a pumice postulare.
Cavà ‘l sangu al vasel, o al fiasch. Succiar il sangue alla botte, al fiasco. Bere.
Cavas l’ura, o ‘l spiurizen. Trarsi il prurito.
Cha mester trova pà da pertut. Chi ha parte ha arte; e vale chi sa è recapi-
tato per tutto. Artem quaevis terra alit.
Cha caval in stala al pul andà a pè. Chi ha cavallo in stalla può ire a piè;
scusa di chi può e non vuole pigliare le sue comodità.
543 [v] Cha pora staghi a caà; cha pora no vaghi a la guera. Chi ha paura di pas-
sere non semini panico, cioè chi ha paura di pericoli non si metti a far impre-
se; overo si guardi da quelle, che li cagionano.
Cha daner da trà vià di ufre senza staga al faghe cà. Chi ha danar da get-
tar via metta l’opra e non vi sta.
Cha da fà coi barò l’ha d’andà vardat. Chi ha ‘l lupo per compare porti ‘l
can sotto ‘l mantello, cioè chi ha a trattar con tristi vada cauto. Cum vulpe
habens commercium dolos cave.
Cha da fa coi Fiorentì l’ha bè bè i ug da avrì. Chi ha a far con Tosco non vuole
esser losco.
Cha daner e amicizia al s’ingrigna dla giustizia. Chi ha danari e amicizia si
fa beffe della giustizia. Pecuniosus nunquam habet riam causam.
Cha ufizi ha benefizi. Chi ha offizio ha benefizio. Beneficium propter officium.
Cha tep, e spechia tep al perd ol tep. Chi ha tempo , e tempo aspetta tempo
perde. Qui tempus praestolatur ei tempus deest.
1382
Cha falat faghe la penitenzia. Chi peccò ne paghi il fio. Reus culpae poenam
solvat.
Cha dol amor ha dol timor. Chi ama teme. Res est solliciti plena timoris amor.
Cha beleza ha fortuna. Chi nasce bella non nasce povera. Pulcra foemina
nunquam habet ream causam. In virgine formam dotis dimidium vocant.
Cha più daner ha più fastudi. Chi ha più ricchezze ha più pensieri. Misera
est magis custodia census. Plus est sollicitus magis beatus.
Che bisogna fà? Che bisogna fare? Lat. Quid facto opus est?
Cha daner ha pareg. Abbi pur fiorini, che troverai cugini. Foelicium multi
cognati.
Chi è corif a giudicà l’è corif ac a pentis. Chi tosto giudica tosto si pente. Ad
poenitendum properat cito qui iudicat.
Chi dis tut quel chel vul mia chel sentì de quel che nol voraf . Chi dice quel
che vuole, o de quel ch’e’ non vorrebbe. Qui quae vult dicit ea quae non vult
audit.
Chi rop paga. Chi ha tagliato il mellon lo paghi. Faber compedes quas fecit
ispe gestet.
Chi maia tut la festa mià che ‘l tene lì i dì de laor. Chi sguazza le feste sten-
ta i dì da lavorare. Festo die prodegit. Pro festo eget.
Chi stà sentat no’ stà incomod. Chi è in tenuta Dio l’aiuta. Melior est condi-
tio possidentis.
Chi non è invidiat al sta mal in di fag sò. Mal per chi non è invidiato. Miser-
rima est fortuna quae inimico caret.
544 [r] Che fef? Che fate? Modo usato fra conoscenti nell’incontrarsi. Lat. Quid agis?
Vel quid rerum geris, vel agis?
Chi nò púl fa come ‘l vúl, al faghi com’el púl. Chi non può far come vuole,
faccia come può. Quoniam id fieri, quod vis, non potest, id velis, quod possis.
Chi più mangia manc mangia. Poco vive chi troppo sparecchia.
Chi nò sá descernì ol fè dal stam. Chi non sa distinguere il fieno dallo stame.
Chi nas mat no’ guaris mai. Chi nasce matto non guarisce mai.
Chi vul mangià mià fadigà. Chi non sguscia non mangia la castagna. Ni pur-
ges et molas non comedes.
Che non ha fag ol rotol. Che non è stagionato, cioè condotto a perfezione; e
vale ancora, che non ha esperienza, o pratica. Immaturus.
1383
Chi fa bè a cumù no’ fa bè a negù. Chi fa bene al comune nessun gliene
grato. Publica publice negliguntur.
Chiapà sù ‘l trot, o chiapà sù l’anda. Pigliar l’uso; assuefarsi; ma si dice in
cattiva parte.
Chi l’è ‘l busillis. Qui c’è la difficoltà. Haec est difficultas.
Chi gha vul rivaga inag trag am mià pensaga. Chi a tempo vuol mangiare,
innanzi gli convien pensare. Tempore pacis de bello cogitandum.
Chi perd ol credit al se pul andà scond. Chi perde il credito può ire a ripor-
si. Fidem qui perdit nihil potest ultra perdere.
Chi la lez fà, al l’ha ac da oservà. Chi fa la legge servar la legge. Quod qui-
sque iuris in alterum statuit, ipse eodem uti debet.
Chi la vul durà mià chel se la toie con comodità. Chi vuol durare se la pigli
a bel agio. Quod velis prolixe facere, aliquando ne feceris.
Chi no’ sa no’ púl giudicà. Il cieco non giudica de’ colori. Caecus non iudi-
cat de colore.
Chi nomina ol trist prest al comparis. Cosa ragionata per via va; e si dice
quando ragionandosi d’uno assente e’ comparisce improvisamente dove si
ragiona di lui. Lupus est in fabula. Chi ha ‘l lupo in bocca l’ha su la coppa.
Chiapat da la pora. Colto dalla paura. Timori correptus.
Chi fa mal spechii mal. Chi mal fa mal ha. Facta improba non bene succedunt.
Chi bè vif, bè múr. Chi ben vive ben muore. Iustae vitae honestus est finis.
544 [v] Chi è rich l’ha bel fà. Chi ha del panno può menar la coda. Cui multum est
piperis etiam oleribus immiscet.
Chiapà ‘l cortel per la ponta. Prendere il coltello per lo taglio. Calidam veru-
ti parte arripere.
Chi non ha moier nol sa quag ai sia i bragher. Chi non ha moglie non sa che
si sian doglie. Qui uxorem non duxit malum non sensit.
Chi muda stat muda costúm. Chi muta stato muta costume. Fortuna simul
cum moribus immutatur.
Chi è sà l’è rich e nol lo sa. Chi ha la sanità è ricco e non lo sa. Sanitas est
bonum non cognitum nisi deperditum.
Chi no’ fá ‘l sò dover al fá ‘l patrò sever. L’ammalato disubbidiente fa il me-
dico crudele. Crudelem medicum intemperans aeger facit.
Chi non ha dela bil nol è d’inzign sutil. Chi non ha sdegno non ha ingegno.
Mentem non habet qui non habet iram.
1384
Chi è dol mester al pùl dì ol sò parer. Chi è dell’arte può ragionar dell’arte.
De arte non sindicat nisi artifex.
Chi nos n’intend nol pul reprend. Niun riprenda che non intenda. Ne sutor
ultra crepidam.
Chi si scud ol songh nol si scud la fam. Chi si cava il sonno non si cava la fame.
Ipsa fames homini comes est certissima pigro.
Chi è prima al mulì al masna. Chi va prima al mulino macina. Prior tempo-
re post iure.
Chi muda pais no’ muda cervel. Col mutar paese non si muta cervello.
Caelum non animum mutant qui trans mare currunt.
Chi dò legor caza, una fuz e l’otra scapa. Chi due lepri caccia l’una non pi-
glia, e l’altra lascia. Qui duos lepores insectatur neutrum capit.
Chi m’ha da dà am fa cità. Chi mi de’ dare mi fa comandare. Fures ipsi accusant.
Chi nol stopa ù bus, mià pòl chel stopì ù scarpò. Chi non tura bucolo tura
bucone. Satius est inicijs mederi quam fini.
Chi molz trop la cavra al gha fa vegn fò ‘l sangu. Chi fortemente mugne la
capra ne trae fuora sangue. Hircos mulcens sanguinem educit.
Chi è bò in d’una cosa, e chi in d’un otra. Chi è adatto ad una cosa, e chi ad
un’altra. Hic dictis hasta longe praestantior ille.
Chi vul es rispetat di sò de cà no’ mià famigliarizas trop. Chi vuol esser rispet-
tato non si faccia troppo familiare. Familiaris dominus fatuum nutrit servum.
545 [r] Chi cava l’ule dai sas. Lappola di piano che s’appicca a stivai grossi. Si dice
di chi cava qualche cosa da persona onde è quasi impossibile il poterne cavare.
Chiapà l’anguila per la coa. Tener l’anguilla per la coda, vale avere alle mani
impresa difficile. Auribus tenere lupum.
Chi vúl savì quat dol sò al gha nol faghe segurtà. Chi vuol sapere quel, che
‘l suo sia non faccia mallevaria. Chi vuol esser signore non entri mallevadore.
Chi a no aviga negot al ghe n’ha più di oter. Il figliuolo della matrigna, si
dice d’uno rimaso senza la sua porzione, per contribuzione di ciascuno ha poi
più degli altri. Filius novercae.
Chi fa ù mester che nol sa fà nol se trova negot i’ mà. Chi fa l’altrui mestie-
re fa la zuppa nel paniere, cioè chi entra nell’altrui professione s’affatica senza
frutto. Quam quisque novit artem in hac se exerceat.
Chi no la mesura no’ la dura. Chi non si misura non dura.
Chi vúl di amis tang al ne provi poch. Chi vuol amici assai ne provi pochi,
che vale, che nel provargli molti ti mancano fra le mani.
1385
Chi túl moier lè martir; chis moiera do vulte lè mat. Chi toglie una moglie
merita una corona di pazienza, chi due una di pazzia.
Chi no’ risega no’ rosega; chi no’ rasga no’ fà as. Chi non s’arrischia non acqui-
sta. Timidi nunquam statuerunt trophaeum.
Chiapà i mosche in aria, o dà a tute i mosche. Pigliar le mosche per aria,
vale adirarsi per ogni minimo ché.
Chi muda luch muda fortuna. Chi muta lato muta fato.
Chi no’ cena la sira tuta nog al se bestira. Chi a sera non cena tutta la notte si
dimena.
Chi vúl aiut faghi savì ‘l sò mal. Il mal si porti in palma di mano, e vale, che
chi vuole aiuto ne’ travagli suoi bisogna manifestarli.
Chi mangia ‘l pà a tradimet. Desutel. Pan perduto di dice d’uomo, che non
sia buono a nulla. Vappa, ae. Nebulo, nis.
Chi fà u mester che nol sa fà, al descaveda più che guadegnà. Chi fa l’al-
trui mestiere fa la zuppa nel paniere; che è chi si mette a far l’arte ch’e’ non sa
in cambio di guadagnare ne scapita.
545 [v] Chi è stag a cà dol diavol al sà che pena ghè. Chi vien dalla fossa sa, che cosa
è ‘l morto, si dice da chi è esperto di quello, di che e’ ragiona. Experte loquor.
Chi fala in freza adasi al se pentis. Chi erra in fretta belagio si pente.
Chi la fa la pensa, o chi è ‘n defet lè ‘n sospet. [...].
Che colpa n’ha la gata se la masera lè mata. Che colpa n’ha la gatta, se la
massaia è matta? Cioè, che quando una cosa mal custodita è tolta, la colpa non
è di chi la si toglie, ma di chi gliela lascia inconsideratamente in preda.
Chiapà chi chiapa. Gittare il giacchio tondo, vale non aver riguardo a niuno
trattando ognuno a un modo. Nullius rationem habere.
Chiapas i fastudi coi chiape. Comperar le brighe a danar contanti, si dice
d’uomo litigioso e fantastico, che va cercando le brighe.
Chiapà la boconada. Pigliar l’imbeccata, si dice di chi si lascia corrompere
da doni o presenti. Muneribus corrumpi.
Chi met in mostra met in vendita, o lè ù met fò ‘l boletì da fichià. Chi imbian-
ca la casa la vuole appigionare; dicesi delle donne, che oltre al convenevole s’az-
zimano, e raffazzonano. Mulier os exornans animum deformem indicat.
Chi sta bè pensa mal. Chi ben siede mal pensa, e vale che la troppa comodi-
tà induce altrui a male cogitazioni. Foeliciter agentes male cogitant.
Chiapas i fastudi di oter, o tus l’intrich di oter. Darsi gl’impacci del Rosso,
vale pigliarsi le brighe che non gli toccano. Aliena negotia curare.
1386
Chi no’ pul bat ol caval al bati la sela. Chi non può dare all’asino dia al basto,
cioè chi non può vendicarsi con chi e’ vorrebbe si vendichi con chi e’ può.
Chi fa creta al vend tant al perd i amis, e i daner pò a quant a quant. Chi
dà a credenza spaccia assai. Perde l’amico, e i danar non ha mai. Qui credita
pecunia vendit multa vendit nihil lucratur, quia omnia perdit.
Chi vif in cort mur sù la paia. Chi vive in corte muore in paglia. Chi ‘n corte
è destinato, se non muor santo muore disperato.
Chi cor cor, chi fuz al vola. Chi corre corre, chi fugge vola.
Chiamà cridà di chì sòi vegnim a tuù. Chiama e rispondi, vuol dire si può
gridare che tu non trovi chi ti senta e denota lontananza. Seiuncta sunt
Merrhae, et Siloan fluenta.
546 [r] Chi non ha có abia gambe. Chi non ha cervello abbia gambe. Pedibus compen-
sanda memoria.
Chi no’ gha arme no’ vaghe a la guera. Chi ha cervelliera di vetro non vada a
battaglia de sassi, cioè chi non è ben provveduto non si metta ne gran pericoli.
Chi fa i bichier ai li pul a rop. Chi fa il carro lo sa disfare, vale chi sa dare
sa torre.
Chi ha fiuii ha travai. Chi ha galline ha pipite. Chi ha capre ha corna; non
s’ha util senza fastidio.
Chi no’ vúl lavorà cento scuse al sa chiapà. Cattivo lavoratore a ogni ferro
pon cagione; che è quando non vuol lavorare, o non ha lavorato danne a fer-
ramenti la colpa.
Chiapà la legor col car, o venz a stà sentat zò. Pigliar la lepre col carro, cioè
condurre un’impresa con flemma, e con pazienza. Bove leporem venari, vel
sedendo vincere.
Chi parla tant fala de spes. Chi molto parla spesso falla. Promus ad sermo-
nem promus ad errorem; vel non est eiusdem et multa, et opportuna dicere.
Chi sta ‘n cervel un ora l’è mat. Chi sta in cervello un’ora è pazzo; per deno-
tare si dice, ch’egli è lecito mutarsi d’opinione. Sapientis est mutare consilium.
Chi nas mat no’ guaris più. Chi nasce in pazzo non guarisce mai; dicesi di
chi difficilmente muta li suoi stravaganti costumi.
Chis tè da savi lè più mat di oter. La prima parte del pazzo è tenersi savio.
Chi toca la pigla s’impigla. Chi tocca pece s’imbratta. Qui tangit picem con-
taminatur.
Chis fà pegora al lo maia ol luf. Chi pecora si fa il lupo se la mangia; cioè
chi sopporta le piccole ingiurie dà animo, che gliene sian fatte delle grandi.
Post folia cadunt arbores.
1387
Chi no’ sa fà ‘l mester l’intaca ‘l capital. Chi non sa scorticare intacca la
pelle; cioè chi si mette a imprese difficili, e sappia poco, ne gl’incorre male.
Chi met mal tra amis. Esser mala bietta si dice di colui, che commette male
tra gli amici a guisa di bietta per disunirli.
Chi varda trop per sutil nol trà mai a riva negot. Chi guarda a ogni penna
non fa mai letto; cioè che chi la guarda troppo al sottile non profitta.
Chi la fag zò i fus afag, o chi ha lavat zò ‘l sò. Chi ha fatto ambassi in fondo,
cioè, che ha mandato a male ogni sua cosa. Hecate sacrificavit.
Chi no’ fa quand al púl, nol pul fà quand al vúl. Chi non fa quando e’ può,
non fa quando e’ vuole; che vale, che non si dee lasciarsi fuggir l’occasione.
Chin schiva una ni schiva cent. Chi scampa d’un punto scampa di mille.
Sexcenta pericula effugit qui unum effugit.
Chi nos fa cúnt dol poch nol vul ol tant. Chi non istima un quattrino non lo vale.
Chi sta col luf impara a uglà. Chi pratica col zoppo gli se ne appicca; cioè
chi conversa co’ malvagi divien malvagio. Si iuxta claudum habitas claudica-
re disces.
Chiapà co’ la paisa. Pigliar al boccone, cioè corrompere con donativi, ingan-
nare con allettamenti di premi.
Chis priva dol sò al merita d’un pal despos al cò. Chi del suo si dispodesta
dato gli sia d’un palomazzo in su la testa.
Chi no’ pul sta toii trentù. Chi non ci può star se ne vada. Hospes indigena.
Chi no’ mangia a tavola l’ha mangiat de fò via. Chi non mangia a desco ha
mangiato di fresco.
Chit vúl mal al s’insumia de fat mal. Chi mal ti vuol mal ti sogna.
Chi no’ vul fa ostaria al toie zò l’insegna. Chi non vuol la testa lievi l’allo-
ro, cioè l’occasione.
Chi fa di mur sech mura de spes. Chi mura a secco mura spesso, perché il
muro a secco è di poca durabilità.
1388
Chi no’ sa scortegà intaca la pel. Chi non sa scorticare intacca la pelle, e vale
chi si mette a fare quel, ch’e’ non sa gliene incoglie male.
Chiapà ol mors coi deg. Pigliare il morso co’ denti; vale stare ostinatissimo.
Mordicus tenere.
Chi ha di zoch al púl fa zò di tape. Chi ha di ceppi può far delle schegge, e vale,
che dall’assai può trarsene il poco. Cui multum est piperis etiam oleribus immiscet.
Chis fa imbocà dai oter al stanta a sadolas. Chi per man d’altri s’imbocca, tardi
si satolla; cioè chi non fa i fatti suoi da se stesso rade volte gli succedon bene.
547 [r] Chi no’ roba no’ fa roba. Chi non roba non ha roba; vale per dimostrare quanto
sia difficile l’arricchire con giusti mezzi. Dives aut iniquus est, aut iniqui haeres.
Chi stà bè nos muve, o chi ha bone carte i mà nol torne a meschiale. Chi ha
bono in man non rimescoli, cioè chi sta bene si contenti, ne cerchi, che le cose
si mutino. Chi sta ben non si muova. Fortunatus domi maneat. Cui satis est,
quod contingit, nihil amplius optet.
Chi de galina nas, da galina raspa. Chi di gallina nasce convien, che razzoli;
che è somigliare nel male li suoi genitori. Naturae sequitur semina quisque suae.
Chi circa trova. Chi cerca trova, si dice quando a uno per sua importunità
gl’intervien qualche cosa, ch’e’ non vorrebbe. Cornus serpentem.
Chi fa mal ai oter nos fa bè a lù medem. Chi tribola altri sé non riposa.
Circà ‘l mal col squaiarul. Cercare il male come i medici si dice di chi cerca
cosa, che possa nuocergli. Octipedem excitare. Cercar le brighe col fiscellino.
Sibi lites inconsulto parare.
Cincigà ‘l cà che dorme, o ‘l besper. Destare il can, che dorme; o stuzzicar il
vespaio, cioè suscitar qualche cosa, che possa più tosto nuocere, che giovare.
Leonem vellicare. Cabrones irritare.
Cignà, fa cignò. Far capolino, e affacciarsi destramente per veder altrui, e
tanto poco, che difficilmente possa esser veduto.
Circà tute i strade d’avì ‘l sò intent. Mettere dove non va il capo, la coda;
esser entrante, e cercar d’ottenere per ogni guisa l’intento suo.
Circà col lanternì i fastudi, i intrich; comprasei. Cercar le brighe col fuscel-
lino, o comperar le brighe a contanti, cioè procacciarsi noie, e fastidi a bella
posta. Sibi lites inconsulto comparare.
Circà ‘l freg per ol leg. Cercar de fichi in vetta, che è far una cosa difficile, e
pericolosa.
Circà la rogna. Cercar rogna. Suem irritare.
Coi barò mià stà in pas, ma zugà a la larga. Co’ tristi bisogna mostrar ami-
stà alla larga. Cum bonis ambula, cum malis pacem habeto.
1389
Col tep, e co’ la paia is maruda i naspoi. E col tempo, e con la paglia si matu-
rano le nespole; vale col tempo si perfezionan le cose.
Col arca dol col. Con l’arco dell’osso; vale con ogni suo potere. Obnixe.
Cognos i sò galine. Conoscere li suoi polli; l’esser informato de costumi de suoi
conoscenti.
Cognos ol bè quand as la pers. L’asino non conosce la coda, se non quando e’
non l’ha; che è conoscere il bene, quando è perduto. Malo accepto stultus sapit.
Colp previst al fa manch mal. Molle è il colpo dell’appensato male. Lanciate
vedute dinanzi fanno men danno. Iacula, quae praevidentur minus feriunt.
Cognosit comià la betonega. Più conosciuto, che la mal erba, cioè l’ortica. Notus
lippis, et tonsoribus.
547 [v] Comè i capò da crema. Come i polli di mercato, uno buono, e uno cattivo.
Uterque ambo; ambo neuter. Dicesi di due cose simili, che ne sia una buona, una
cattiva.
Comé s’ha freza nos fa mai negot de bè. Quando s’ha fretta, non si fa mai nien-
te, che sta bene. Properantis omnia perverse agunt.
Comes ghe n’ha s’ha tut quel ches vul. Chi è ricco ha ciò, che vuole. Divitiis
omnia parent.
Comè se sadoi nol pias gna la mana dol ciel. Colombo pasciuto ciregia amara.
Anima satura favos conculcat.
Comè ‘l pes fò del aqua. Come ‘l pesce fuor dell’acqua, si dice d’un soro, e
che non sappia, che fare di se.
Comè s’ha fam al pias tut. Lo stomaco digiuno non spregia cibo alcuno. Ieiunus
stomachus raro vulgaria temnit.
Comes vul be as fa tut prest. Chi ha l’amor nel petto ha lo sprone a fianchi.
Quid quid agit amans properat omnia.
Comè s’ha d’avì fortuna la vè a quand as dorme. Chi ha d’aver bene, dor-
mendo gli viene. Ultro Deus subiicit bona.
Comè lè fachia lè fachia. Quand è fatta è fatta; o quando il fatto è fatto. Che val
pentirsi? Quando è fatta è fatta. Post factum non est consilium.
Comè s’è pover as va’ invisibil; perché negú varda ados. Povertà guasta ami-
stà. Inopi nullus amicus.
Comé s’ha trag vià ‘l sò, no’ mià fa capital sún quel di oter. Chi non ha del
suo ha carestia di quel d’altri. Egebit qui suum prodegerit.
Comé s’è veg per ol più as buta insensag, o as và a la sensa. A testa bianca
spesso cervel manca. Canum caput saepe caret sapientia.
1390
Comé ‘l manca i forze, al manca ‘l respet. Al can, che invecchia, la volpe
gli piscia addosso. Annoso leoni vel lepores insultant.
Comé le influenzia de vergot, tut lè de quel, o sol crè de quel. Ogni uccel
d’agosto è beccafico, e vale, che quando è andazzo d’una cosa, ogni cosa, che
ne abbia similitudine è tenuta per quella stessa.
Comodà i putei in da cuna, o comodà bè i fag sò. Acconciar l’uova nel pane
ruzzolo, cioè accomodar bene i fatti suoi.
Conzà ù per la festa, o conzal coi zigolete, o conzal de pistola. Conciar uno
pel dì delle feste, vale trattarlo male. Aliquem male plagis accipere.
Consumà l’ule e ‘l stupì. Consumar l’asta, e ‘l torchio, vale far del resto, cioè man-
dar a male interamente il suo avere. Proterviam facere.
Cos’ha che fà la luna coi gambar. Che ha a fare la luna vo’ granchi? Si dice
quando si fa paragon fra due cose sproporzionate Quid Lecytho cum Strophio?
O che non ha convenienza tra le cose grandi, e le minime. Quid speculo com-
mercii cum gladio.
548 [r] Cosa peschel colù? Che pesce piglia colui? Si dice di chi s’esercita in qual-
che mestiero di poco profitto.
Con più si studia s’af studià; con più si sta in ozio as gaf istà. Quanto più
si studia si vorrebbe studiare, e quanto più si sta in ozio vi si vorrebbe stare.
Studium generat studium, ignavia ignaviam.
Cordà sta piva. Accordare questa piva, cioè questa faccenda. Hai accordata
una gran bella piva.
Credì vergot senz’andà in prova. Crederlo più tosto, che andar a cercarlo.
Malle aliquid credere quam exquirere.
Cul e braga insem. Due anime in un nocciolo; si dice di due, che sieno intrin-
sichissimi amici, cioè una cosa stessa.
Cung ispes, micizia longa. Conti spessi, amicizia lunga; e conti chiari, amici cari.
Costrenzì ù a risolves e no’ daga tep da pensà sù; sopresal. Strigner fra
luscio e ‘l muro, cioè violentar uno risolversi non gli dando tempo a pensare.
1391
Cervel da gat o da grì. Cervel d’oca, si dice a uno, che abbia poca stabilità, e
non molto discorso.
Confortas coi speranzine. Confortarsi con gli aglietti; vale confortarsi con debo-
li speranze.
Cosa as vut zugà? O met su, o scomet? Che ti vuoi giucare? Quid vis depone-
re?
Dà ol có per i mur. Urtare, o battere il capo nel muro, significa agitazione de’
pensieri.
Dà dol nas in tut, o met det ol nas in tut. Dar di naso, dar di ceffo, vale il voler
vedere, e fiutar ogni cosa. Omnibus se immiscere.
Dà di scalzade contra ‘l mur. Tristo è quel cavallo, che tira contro lo sprone,
cioè colui, che vuol contrastare con chi può offenderlo. Durum contra stimu-
lum calcitrare.
Dà a vergù ‘l pà in piazza. Dare il volo, vale sbrigarsi della cura di qualchu-
no rilasciandolo alla fortuna.
Dà dove as voraf. Cadere in grembo al zio, che è venire in negozio in mano
di chi l’uomo appunto vorrebbe.
Dà in di stele. Dar nelle stoviglie; o dar ne lumi, che è grandemente adirarsi.
Vehementer indignari.
Dà in di scartade. Dar nelle scartate. Dire, o far cose triviali, e che sieno state
rifiutate da altri.
Dà l’incens ai morg. Dare l’incenso a grilli, cioè far una cosa, che non serve
a niente. Inaniter aquam consumere.
Dai cà rabios mià staga lontà, o lagai stà. Alla pignatta che bolle le mosche
non vi s’approssimano, vale, che quando uno è adirato è bene lasciarlo stare.
Fumantem nasum ursi ne tentaveris.
Dà ‘l malan e la mala pasqua. Dare la mala pasqua, vale affligere, e travaglia-
re altrui.
Dà la pegora in guardia al luf, o dà ‘l lard in consegna a la gata. Dar la lat-
tuga in guardia a paperi. Ovem lupo committere.
1392
Das nuva de cà u’ l’oter; o dì mal de vergù. Rodersi il basto l’un l’altro,
vale dirsi il peggio, che si può, e perseguitarsi con le mormorazioni. Alterum
alteri obtrectare. Voi, che a questi signor rodete il basto.
Dasen e disen fina che sen a dà e dì. Darsene infino a denti, che è quando due
tencionano asperamente, e ruvidamente insieme senza rispetto.
Dà. O avì vià ‘l cò a fà conzà. Dare o avere il cervello a rimpedulare, cioè esser
rimaso senza giudizio, come se lo mandasse a racconciare come guasto, e corotto.
Dà tat sentor come ‘l papa ai scroch. Porre o piantar vigna, cioè non atten-
dere, o badare a quel, che altri dica. Aliam rem egere.
Das d’intend. Farsi a credere, darsi ad intendere. Credere. Existimare.
Dà zò ù stramazò. Dar un tuffo, si dice di chi per qualche accidente sia cadu-
to di riputazione, o di sanità.
549 [r] Dà una lavada de cò a ù. Fare un rabbuffo, dare una canata a uno. Mali verbi
accipere aliquem.
Dà ‘l bianch a vergù; taiá i farine. Scovare uno, vale ritrovare li suoi anda-
menti, e conoscere li suo’ pensieri.
Das la zapa sul pé. Darsi della sure in sul piè, vale farsi male da se medesi-
mo. Aguzzarsi il palo in sul ginocchio, o far cosa che gliene sia per incoglier
male. Asciam cruribus illidere, vel suo se gladio iugulare.
Dà a u’ carta bianca. Dare a uno il foglio bianco; che vale rimettersi libera-
mente in lui.
Dà, o chiapà la boconada. Dare, o toccare la palmata si dice di chi dà e piglia
presenti per vendere, o alterar la giustizia.
Dall’A al ron seguentamet. Filo per filo; appunto appunto; segno per segno
gliele raccontava.
Da ù laor al ne nas un oter; mià lagà fà al tep. Di cosa nasce cosa, e ‘l tempo
la governa; detto di chi piglia qualche risoluzione ancorche pericolosa.
Da la someza as cognos l’erba. Ogni erba si conosce al seme, cioè che dal-
l’opere si conosce qual che uomo vale. Factum alicuius ipsum indicat.
Dà da disnà a vergù per fal confesà. La mensa è una mezza colla. In vino veritas.
Dà sot ol dit. Far peduccio, vale aiutar uno con le parole facendo buono il suo
detto. Omnia assentari.
Dà in dol nas. Dar nel naso, si dice di cosa, che l’uomo senta, che gli dispiac-
cia, e che sia da dispiacere. Displicere.
Dà ‘l cul sul ster; andà col cul per tera. Falì. Dar del culo in sul lastrone; o dar
del culo in terra, o dar giù, o dar del ceffo in terra. Decoquere. Cedere bonis.
1393
Dal dig al fag al ghè ù gran trag. Dal detto al fatto viè un gran tratto. Aliud
est dicere aliud est facere, vel inter herbam et offam magnum est intervallum.
Multa cadunt inter calicem supremaque labra.
Dà d’intend u’ laor per un oter, una cosa per l’otra. Mostrar lucciole per
lanterne; che è il dare ad intendere o a vedere una cosa per un’altra.
Dà indrè quad as vè ‘l pericol a andà inag. Far lepre vecchia; cioè dare
addietro quando scorge pericolo. Retrorsum vela dare.
Dà u’ furegot da bastonade. Dar un carpiccio de’ buoni. Vehemptiorem pla-
gam infligere.
Dà pasada, o ù pasa là. Passarla a guazzo. E ci corron molte cose da non pas-
sarle così a guazzo. Tractare obiter.
Dà d’intend a ù, che un asen vola. Far cavalcar la capra, dare ad intendere
una cosa per un’altra.
Dà, o capità in di ongie. Dar nel guanto, vale capitare alle mani d’altrui, e nel-
l’altrui forza. In alicuius manus incidere.
Dà ù cantò a pegn. Dare un canto in pagamento, che è fuggirsi vergognosa-
mente. Clam solum vertere.
549 [v] Dà ‘l bastò per la brenta, parlà a tastò. Parlare al bacchio, o a tastone, cioè
senza fondamento. Temere loqui.
Dà gata in sach. Vender gatta in sacco; dare, o dire una cosa per un’altra ad
altri, senza che possa chiarirsi prima di quel ch’e’ sia.
Dà d’ntend a u’ tut quel, ches vul; fal sù. Far calandrino uno. Tu mi vuoi far
calandrino. Nec aures habeo, nec tango.
Dà fuch al pez, al canò. Dar fuoco alla bombarda; cominciare risolutamente
una cosa, intorno alla quale si sia stato qualche gran tempo in dubio.
Dà fò come bremb. Uscir del manico; cioè perder la flemma, e la pazienza.
Dà in trentù. Incontrar disgrazia.
Dà ‘l piantò a vergù; o piantal. Dare un piantone a uno. Diserere aliquem.
Dà u’ sirop a vergù. Dargli qualche molestia d’animo.
Da rè, da prencip. Con ogni splendidezza, e perfezione. Basilice. u. g.
Basilice instructa mensa. Basilice exornatus incedit.
Dà ‘l pe’in da segia, o fa ‘ndà dal mal quel che s’ha fag de bè. Gettar via quel, che s’ha
fatto di bene, e mandato a male. Perdere oleum, et operam.
Dà ‘l calmeri ai cigale. Por legge, o dar legge, o consiglio a chi è incapace di
riceverli. Ignare nolenti consilium praebere.
1394
Da la pena as cognos l’osel, o da la vos. A segnali si conoscon le balle, o gli asini
si conoscono a basti. E plumis agnoscitur avis. Cauda de vulpe testatur. Cioè le
qualità d’uno si conoscono all’abito, e alla favella, e dall’esteriore l’interiore.
Dala drè a tug; o trovaga a tug la sò. Rampognare, svillanegiare tutti. Omnes
contumelia afficere ac conviciis prosequi.
Daner e amis iè manch de quel ches dis. Li danari, e li amici meno son di quel
che dici.
Da novel tut è bel. Ciò, che è novello, tutto è bello. Omnia nova pulcra sunt.
Grata novitas.
Da malgher tornà cavrer. Di messere tornar sere. Bubulcus antea, nunc caprarius.
Dal poch as vè al tant. Dalle piccole si vien alle grandi. Minutula pluria imbrem
parit.
Da notà col carbò bianch. Da segnarla col carbon bianco, si dice quando è
avvenuta una cosa insolita.
Da chì ai l’ora vergot sarà, o sa Dio cosa sarà. Di qua a là qualche cosa sarà.
Multae rotae volventur.
Dà di bale in da schena a vergù. Dar delle palle nelle coste ad alcuno. Calculo
mordere aliquem.
550 [r] Dà, o zonz aqua al mar. Portar acqua al mare. Aquam addere mari.
De ches dulet, o lamentet? Che ti duole? Di che ti quereli? Lat. Quid tibi aegre
est?
Denag de fa’, e de dì pensa prima cosa ‘l ne púl vegnì. Innanzi di fare, e dire
pensa a ciò che ne può seguire.
Deferent u’ dal oter come ‘l levant dal ponent; u’ in sira, l’oter in matina.
Ostro, e tramontana. Ex diametro opposita.
De lachià vergù. Rimoverlo, o discostarlo dalla conversazione, o amicizia.
Removere aliquem ab amicitia, aut societate.
Destacas dal gandol, o vegn via a mandola. Staccarsi dall’osso agevolmen-
te, cioè lasciare la durezza del suo fare, e dire.
Deventà mat. Dar nel matto; impazzare.
1395
Desbutà d’u’ laor, che non importa un figo. Disputar dell’ombra dell’asino,
o della lana caprina. De asini umbra; de lana caprina disceptare.
Despò fag i fag al ghè di consei sese, e fosag. Del senno di poi n’è ripien le
fosse, e si dice di coloro, che dopo il fatto dicono quel che si doveva, o si pote-
va far di prima. Post facta Prometheus.
De resò la da avì la sò part. Egli è ragion, che Berto bea; si dice quando par
convenevole, che altri di qualche cosa abbia la sua parte.
De minaze no’ temì. De promese no’ godì. Di minacce non temere; di promes-
se non godere. Dum caelum tonat caveto mergi; dum caelum favet caveto tolli.
Desfà i rape a la panza, o i grespe al veter. Disfare le grinze alla pancia.
Dessotrà i morg. Ripescare le secchie; vale cercare di ridurre nel primo stato
una cosa trasandata, che abbia di molte difficoltà.
Desgustà i aventor de butiga. Storai. Sviare la colombaia; si dice de’ merca-
tanti, quando fanno in maniera, che gli avventori non capitan più loro a bottega.
Descor sul fals. Innestare sul secco, che è discorrere sopra fondamento falso.
Desimulà vergù, o cazaga ‘l mul. Scaponire alcuno. Alicuius pertinatiam in-
fringere.
Deportas bè in di fag sò. Portar ben sua lancia; vale governarsi prudentemen-
te nelle sue azioni. Bene, vel prudenter se gerere.
Desmet sul bel. Guastarsi per poco, si dice di chi ha quasi condotto una cosa
a perfezione, e poi l’abbandona per quel poco, che vi restava a fare.
De mal umur, de catif penser. Di cattivo fiele, di mala condizione, e pessima
intenzione.
De quel, che not pertoca non avrì mai la boca. Di quel, che non ti cale, non
ne dir ne ben ne male.
Dila tal qual lè. Usar la ronfa giusta, che è confessar la verità per l’appunto.
Dì sù di cagne. Buffare, dir ciance. Nugari.
550 [v] Dì i sò resò a i sbir. Dire le sue ragioni a birri, cioè dirle a chi espressamente
t’è contro, e non può aiutarti. Apud novercam pueri.
Dì u’ sach de vituperi. Dir una carta di villanie. Multa convicia ingerere.
Dio men guardi. Dio me ne guardi. Lat. Deus avertat.
Dio at daghe bè. Dio ti dia a far bene. Deus tua vota secundet.
Dì di laor, che no’ pul stà ne ‘n ciel ne ‘n tera. Dire cose, che non le direb-
be una bocca di forno, cioè che non possono stare. Dir farfalloni.
1396
Dì, o fa’ roba da fúch. Dire, o fare cose di fuoco, cioè di maraviglia, grandissime.
Dio ‘l voia, che. Dio voglia, che. Piaccia a Dio, che. Lat. Faxit Deus ut; vel Dii
faxint ut, vel utinam.
Dì mal di più maledich. Mangiar le noci col mallo, si dice di quelli, che dico-
no male de’ più maldicenti di loro.
Dim cosa ti vù. Dimmi che cosa vuoi. Lat. Loquere quid velis.
Diavol vè, diavol va. Diavol compra, diavol vend. Diavol porta, e diavol
reca; si dice di chi spende e getta via più che non conviene, rimettendosi all’ar-
bitrio della fortuna.
Dì quel, che zà as siva es ‘iva zà dig. Dare mella scartata; è in favellando dir
quelle cose, che s’erano dette prima, e che ognuno sapeva.
Dio aida chi s’aida, o ‘l dis: aidet ti, che t’aidarò a mi. Dio aiuta chi s’aiu-
ta. Lat. Deus facientem, vel facientes adiuvat.
Dio am vardi da oster nuf, o da putana vegia. Dio mi guardi da oste nuovo,
e da puttana vecchia.
Dila tal qual lè, o dì pà al pà. Dire il pan pane, cioè favellar, come l’uom la
intende senza rispetto, e dir le cose, come stanno.
Dila tal qual as la set. Chiamar la gatta gatta. Ficum ficum dicere. Scapham
scapham apellare. Dar le carte alla scoperta, dirla liberamente, come tu la
intendi. Libere loqui.
Dila come as la desiva. Patti vecchi, e modi usati; dicesi quando si vuol signi-
ficare le cose ne’ medesimi termini.
Domandà a l’oster se l’ha bò vì. Dimandare all’oste, s’egli ha buon vino, che è
domandare a uno, se le sue proprie cose son buone. Omnis artifex commendat
opus suum.
Dopi come i cigole. Più doppio, che una cipolla; si dice d’uomo finto. Vir duplex.
Do bone oregie li straca tug quei, che baia drè, o che tadia. Un paio d’orec-
chi seccherebbon mille lingue; dicesi di chi stracca i maldicenti, e gl’importu-
ni col far vista di non sentire, e farne stima.
Dove al ghè di fomne al ghè di baiade. Ove son femmine, e oche non vi son
parole poche.
Dò chà ligat ol budel insema. La barca e ‘l batel. La chiave, e ‘l matteroz-
zolo, si dice di due, che vadano sempre insieme.
Dove no ghè gag al gha bala i rag. Dove non son gatti i topi vi ballano; e si dice,
1397
quando la brigata non ha intorno coloro di che ella ha paura, che si da buon tem-
po, tralasciando quello, che le convien fare. Ovium nulla utilitas si pastor absit.
Dove al ghè la busa al ghè ‘l gambar. Dov’è la buca è ‘l granchio, e si dice
551 [r] di cosa, che comunemente non va l’una senza l’altra.
Dove al va ‘l più, al pul andaga a ‘l manch. Dove va la nave può ire il bri-
gantino, cioè dove ne va il più, ne può ire il meno.
Dona, o fomna col abit bel la saeta quest, e quel. Donna d’abito adorno bale-
stra attorno. Veniunt a veste sagittae.
Dove mià fa’ di fag, no’ gha vul di parole. Dove bisognano i fatti le parole
non bastano. Ubi opus est factis inutiles sunt sermones; vel ubi opus est facto
verba non sufficiunt.
Dove s’ha incontrad mal una vulta nos gha torna più. Dove l’asino cade una
volta non vi torna più. Semel in laqueum vulpes.
Dove nol n’è non ne púl tù gnia la piola. Da chi non ha non se ne può avere.
Nemo dat quod non habet.
Domanda pù tant, che s’è semper a tep a calà. Domanda pur assai, che non
manca poi mai calare. Iniquum petendum, ut aequum feras.
Dov’è daner al ghè umor. Dov’è roba quivi è superbia.
Dove as lel batida, o dove as lel fachia. Dove se l’è colta; vi s’intende la stra-
da, per dire dove è andato. Quo abiit.
Dove vet? A sto coi frà. Dove vai, sto coi frati. Si dice di chi non risponde a
proposito della dimanda. Meos necto corymbos. Ego tibi de aliis loquor; tu
respondis de caepis.
Drè al catif tep al gha vé ‘l bò. Dopo il cattivo il buon tempo ne viene. Post
nubila Phoebus. Venit post multas una serena dies.
Drè a la strada as driza la soma. Per le vie s’acconcian le some, e vale, che in
operando si superan le difficoltà.
Drè ai cavai magher ai cor drè tute i mosche; i pover omegn ià fug i forg;
o i cà ai baia drè ai pitoch. Alla neve rotta ogni vento è contrario. Le mosche
si posano addosso a cava’ magri. Canis pauperem peregrinum semper infestat.
Drizà ‘l bech ai civete o drizà i gambe ai cà; isga dol da fà tant. Ferrare
l’oche; esserci che fare. Efficere ut recte ingrediantur cancri.
Dur con dur no’ fa bò mur. Duro con duro non fe’ mai buon muro. Mons cum
monte non miscetur. Ignis non extinguitur igni.
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D’ù vilà fa det ù zentilom. Far del pruno un melarancio, vale ingentilire il vil-
lano, e ‘l zotico. Ex thymbra lanceam conficere
1399
Es fò de strada, intendila mal. Esser fuor de strada, intenderla male. Extra
callem esse.
Esga più rocoi, che osei. Esserci più trappole, che topi, cioè più insidie, che
da insidiare.
Esga a sbac de vergot. Esser macco d’una cosa, cioè esserne grande abbon-
danza a vilissimo pregio. Magnam ubertatem esse.
Es drè mat a vergù d’amor, o deventaga drè mat per amor. Impazzirsi d’al-
cuno, cioè smisuratamente innamorarsi d’uno.
Es in mez ai forves. Essere un cacio tra due grattuccie, e si dice d’un sempli-
ce, e debole, che abbia lite, e contesa tra due astuti, e gagliardi. Inter orci can-
cros adhaerere.
Es la scova de cà, o es più de cà, che la scova. Esser di casa più che la gra-
nata, vale essere famigliarissimo in un luogo, o in una casa.
Es in da nassa. Esser nel gagno. In tricis esse. In angustiis versari.
Es zò per la melga afag. Esser per le fratte; si dice d’uno, che è condotto a
mal termine per la povertà. L. De eo actum esse.
Es a i strechie a bat consei. Essere a ferri, essere a stretto consiglio, o ragio-
namento.
Es al bisogn, es streg in di peze, in desasi. Essere in distretta, in disagio.
Angustia rei familiaris laborare.
Es noma pel, e os. Es un umbria. Esser l’ossa, e la pelle. Tener l’anima co’
denti, si dice d’uno mal concio da infermità. Ossa et pellem esse.
Es lì lì per borlà zò, o es in pendirula per dà zò. Essere in sul crollo della
bilancia, essere in bilico. Esse in cardine.
1400
Es a mò bò da vergot sibè s’è veg. Esser porro col capo bianco, ma con la
coda verde, cioè di robusta vecchiezza, e ancora atta a servigi.
Es ofia, o parì ofia. Esser, o parer marchiana. Esse, vel videri exorbitans.
Es, o fà come i zarese. Far come le ciriege. Si dice di cose, che si tirano dietro
l’una l’altra.
Es larg de boca, e streg de mà. Esser largo in cintola; si dice di chi fa il libe-
rale, e non è.
552 [v] Es tavel, chis fà su ‘n tute i pignate, o es ol comodì. Aver cimiero per ogni
elmetto; che vale pronto, e acconcio a tutte le cose per ogni verso, secondo,
che fa bisogno. Omnium horarum hominem esse.
Es sul caval mat, o fà alto bela. Scorrer la cavallina, che vale far ogni suo
piacere senza freno, e ritegno. Animum suum licenter explere.
Es mei l’es più grand tra i più picoi, che più picol tra i più grang. Esser me-
glio esser capo di gatta, che coda di lione; cioè meglio l’esser il maggior tra i
piccoli, che il minor tra i grandi. Malo hic esse primus, quam Romae secundus.
Es campaner, o dur d’oregia. Aver le campane grosse, overo aver male can-
pane, val esser alquanto sordo.
Esga prima la camisa denag dal zipò. Egli strigne più la camicia, che la gon-
nella, cioè, che s’ha più riguardo al suo interesse, che a quel d’altrui. Tunica
pallio proprior.
Es cul, e braga insem, o avì ligat ol bigol insem. Esser pane, e cacio; che si-
gnifica vicendevole benevolenza, e stretta dimestichezza, e famigliarità.
Mutua se benevolentia prosequi.
Es visì a fregà l’as, o che ‘l possi tirà là poch. Aver la bocca su la bara, di
chi per vecchiaia, o per malsania par, che non possa andar molto in là.
Es ora sul cirg, ora sul vasel, o andà zò per la melga. Armeggiare, si [dice]
di chi o nell’azione, o nel favellare s’avviluppa e confonde. Agere, nec caoe-
lum, nec terram attingere.
1401
Es de undes onze, o calà a la bala. Essere undici uncie, non essere a peso, cioè
non esser legitimo. Esse nothum.
Esen lontà come dal ciel a la tera. Esserne più lontano, che il gennaio dalle
more; vale non esser inclinato a una cosa, e non pensar punto a farla. Ab ali-
qua re alienum esse. Abhorrere.
Esortà u’ a fà quel che nos faraf lor. Confortare i cani all’erta, vale esortare,
e spingere uno a far quello, che tu andresti a rilente a farlo. Frigidam aquam
suffondere.
553 [r] Es gros de legnam. Esser grosso di legname.
1402
Esga tat dal pot al aqua, come dall’aqua al pot. Esservi uguaglianza. Esse
pares.
Estro poetico. Luna poetica; cioè poetico capriccio.
Es come ‘l cà dol ortolà, che nol ha bè lù, nel laga avì bè i oter. Essere il
cane dell’ortolano, il quale non mangia i cavoli, né li lascia mangiare ad altri.
Nec tibi bene esse potes pati, nec alteri.
1403
Fa’ de tut per andà in malora. Egli è come dare in un sacco rotto, cioè affa-
ticarsi senza pro; è lo stesso, che durar fatica per impoverire.
554 [r] Fas maià vergot dal diavol per tusel fò di pé. Dare del suo al diavolo, e man-
darlo via; avvertimento, ch’egli è utile dar qualche cosa del suo a tristi, perché
ti si lievin dinanzi. Nummum querit pestilentia, duos illi da, et ducat se se.
Fa’ tut ol posibil per ol sò interes. Come asino sape, così minuzza rape; cioè
fare in sua difesa, ed in suo pro il possibile.
Fa’ d’ù buset ù scarpò. Far d’una bolla acquaiuola un canchero; vale d’un
piccolo disordine farlo grandissimo.
Fa’ vedì la luna in dol poz a vergù. Mostrar la luna nel pozzo; che è voler
dare ad intendere ad altrui una cosa per un’altra.
Fa’ d’ogni erba fas; fan de tute i sorg. Far d’ogni lana un pelo; vale fare
d’ogni sorta di ribalderia senza distinzione. Far fascio d’ogni erba. Miscere
sacra profanis. Caelum terrae miscere.
Fa’ i coregn. Far le fusa torte; è il romper di fede, che fanno marito, e moglie.
Fa’ i raís a tavola. Aspettar le pere guaste; dicesi quando altrui si trattien più
del convenevole a tavola. Guaste, cioè cotte in vino, e asperse di zucchero, ed
è l’ultima cosa, che si da nella mensa.
Fas baià drè. Fa’ dì de lor la zet. Dar da parlare di se, porgere occasione, che
si parli di lui, e pigliasi in mala parte. Populo sermones dare.
Fachia la festa gabat ol sant. Fatta la festa, e corso il pallio; quando è fatta,
e finita ogni cosa. Acta transacta omnia.
Fa’ ‘ndà l’ingan a cà dol inganador, o fa’ la barba al barber. Arcare l’ar-
catore. Onde gli arcatori furono arcati. Deceptorem decipere.
Fa’ ‘l cunt senza l’oster. Far il conto senza l’oste, che è determinar da per se
di quello a che dee concorrere ancora la volontà d’altri.
Fa’ ‘l diavol, e pez. Fare il diavolo, e peggio; vale fare ogni sforzo. Obnixe omnia
facere.
Fa’ oregia da marcant, o fa’ da loch. Fare orecchie di mercatante, cioè far le
viste di non intendere. Audiens non audit.
1404
Fa’ da quamquam. Far da cacasodo, si dice solamente di chi procede con più
gravità, e maggior apparenza, o grandezza, che non ricerca il suo essere.
Fa’ ‘l bech al oca. Fare il becco all’oca, cioè dare all’opera compimento. Opus
absolvere.
Fa’ roba sui sas. Vivere, o far roba sul acqua, si dice d’uomo industrioso. Vivrebbe
in su l’acqua.
Fa’ ‘l rufià; tegn scúla d’umanità. Tener l’oche in pastura, che vale far il ruf-
fiano, e si dice di colui, che tien femmine, e prestale altrui a prezzo.
Fa’ la nona, infenzes de no’ savì quel ches sa. Far le none; ma in Toscana ha
un altro significato.
Fa’ de necesitá virtù. Far della necessità virtù; che è accomodarsi alle cose,
che vengono di mano in mano. Desperationem in virtutem vertere.
Fa’ u’ sgarò. Fare un farfallone, cioè un error grande. Toto coelo errare.
Fa’ da fò vergù a baià, fa’ da fò vergù a spend. Far uscir uno, indurlo con-
tra sua voglia a favellare, o a spendere.
Fa’ i cung ados a vergù, e baiaga drè. Caratare alcuno. Onde perché non
avessono a caratarlo volea esser l’ultimo a partirsi.
Fa’ una lavada, o una resentada de cò a vergù; o u’ resentì. Lavar il capo con
le frombole, o col ranno caldo, che è pregiudicare altrui estremamente ne detti.
Fa’ zo’ vergot col corlaz. Far col maglio, che è fare interamente il peggio.
Fa’ vedì ol diavol in l’ampola a vergù. Far vedere a uno quanto si può fare
a di lui danno.
Fa’ vedì ‘l bel de Roma a vergù. Mostrare il più bel di Roma, che è tanto a dire,
quanto mostrare il preterito per allusione al Culiseo nome dell’anfiteatro di Roma.
Fa’ parì bò vergot, o fal parì più car, sibè chel ghen sia tant, chel ne vanzi,
e vaghi par la rumeta. Vendere il sol di Luglio, e vale voler far parere buona,
e cara una cosa, che n’avanzi a ognuno.
555 [r] Fa’ sù la cros a vergot, o faga su ‘l santì amen, o daga la so santa benedi-
ziò, o lavasen i mà. Dare la benedizione a una cosa, cioè non impacciarsi, né
intrigarsi più d’essa, e lavarsene le mani. Lavare manus.
Fa’ vedì i stele a u’, o faga vegn i panigarule ai ug de dolor. Far vedere le luccio-
1405
le a uno, quando per colpo ricevuto e specialmente nel capo, si veggono certi baglio-
ri simili a lucciole; e trasferiscesi ancora a dimostrare qualsivoglia intenso dolore.
Fa’ ‘l cul pipì, o pio pio de pora. Far il cul lappe lappe, si dice di chi ha ecces-
siva paura, e tale, che infino il cul gli trema. Metu obstupescere.
Fa’ ‘l latì a caval. Fare il latino a cavallo; cioè le cose in fretta, e ad animo
sollevato.
Fa’ ti dal cant tò, e po’ nasi quel che sa nas; o lighela bè, e laghela trà.
Legala bene, e lasciala trarre, vale preveder bene, e accomodar bene le cose, e
segua che vuole.
Fa’ una cavaleta a u’. Far una cavalletta a uno; ingannarlo con doppiezza, e
astuzia. Aliquem fraudolenter accipere.
Fas portà respet; fas fà largo. Farsi far largo; che è farsi aver rispetto, e riverenza.
Fa’ u’ desorden per conzan un oter; o fa’ mal sover mal. Imbottar sopra la
feccia, che è fare il secondo errore, per riparare al primiero, o arrogar danno a
danno. Malum malo cumulare.
Fa’ ‘ndà u’ legn sù per u’ bastò. Metter un legno su per un bastone, cioè fare
uno sproposito. Lignum ligno agglutinare.
Fa’ servì u’ de bolsò per ol so’ ventaz. Cavar il granchio della buca con le
man d’altri, cioè cercare d’arrivare al suo intento con l’altrui pericolo. Sibi
bonum alieno periculo comparare.
Fa’ i carte, baià per set. Tenere il campanello, si dice di chi nella conversa-
zione cicala per tutti gli altri. Architae crepitaculum.
Fa’ di castei in aria. Far castellucci in aria, cioè fare assegnamenti di cose,
che non possono riuscire.
Fa’ la gata morta, o fa’ da loch, o fa’ l’insonghet. Far la gatta morta, o far il
gattone, che è far il balordo, e le viste di non conoscere, e di non vedere; o far
la gatta da masino. Lepus dormiens connivere. Pardi mortem assimulat. Vulpi
esurienti somnus obrepit.
Fa’ la cros sun a una cà per no’ tornaga più. Baciare il clavistrello, cioè non
volere, o poter più tornare in una casa. Supremum vale dicere.
555 [v] Fa’ da vira. Voler la gatta, cioè far da senno. Serio agere
Fa’ da burla. Non voler la gatta, cioè far da giuoco. Ioco agere.
1406
Fa’ i laor a ù tat la pertega, o all’orba fosca. Far le cose al buio, cioè a caso,
e senza considerazione. Temere aliquid agere.
Fa’ l’Indià, o vegn dai Indie, o dal mondo nuf. Far le forche, che è il nega-
re, e infingersi di non sapere una cosa.
Fa’ caca sul più bel. Cadere il presente sul’uscio; vale condur bene qualche
sua facenda infino alla fine, e in sul conchiuderla abbandonarla, e precipitar-
la. Toto devorato bove in cauda deficere.
Fa’ de fil. Andar per filo; si dice quando alcuno fa qualche cosa forzatamente.
Fa’ getà fo’ vergú de tut quel, chel sà. Far che ben si sgoccioli il barletto,
cioè fare, che un dica tutto ciò, ch’e’ sa di checchesia.
Fa’ filà vergù, fal fa’ in tut a sò mud. Far filar uno, vale farlo fare interamente a
suo senno.
Fa’ la festa a u’. Far la festa a uno, vale ucciderlo. Extremum supplicium de ali-
quo sumere.
Faga sù ‘l cal, o faga su l’os. Fare il callo, assuefar al male. Occallere. Callum
obducere.
Fa’ l’Ambrus, o ‘l sora bora. Fare il Giorgio; vale andar attorno ornato, e pao-
neggiandosi, sforzandosi con le apparenze di parer bello.
Fa’ cor la zet. Far belle le piazze; dicesi di chi, per qualche sua bestialità, o
stravaganza di quistione, o d’altro fa correre il popolo.
Fa’ la nona, fala da loch. Far le forche, o far le lustre, o le marie; vale infin-
gere, e simulare. Simulare. Fingere.
Fa’ d’una fiula do zender. Far d’una figliuola due generi; vendere a due la
stessa roba. Eadem fidelia duos dealbare parietes.
Fa’ ‘l generos co’ la roba di oter. Della pelle d’altri far le coreggie larghe. Ex
alieno corio lata secare lora.
Fa’ che ti no’ abet imputaziò ne a tort, ne con resò. Fuggi infamia tuttavia,
vera, o falsa ch’ella sia. Evita criminationes, tametsi fuerint falsae.
Fa’ ù bus in l’aqua. Anfanare a secco per affaticarsi senza profitto; come
colui, che vuol navigare senza acqua. Tu farnetichi a sanità, e anfani a secco.
Ignem caedere.
Fa’ di belì sul mostaz a vergù, e po’ falaga dré ai spale. Gabbar in corte, e
far l’amico in piazza che innanzi cuce e di dietro taglia; o di volto, e di paro-
le amico di cuore, e di fatti avverso.
1407
556 [r] Fa’ l’inviziat. Far del vezzoso, proceder leziosamente, far dello schifo.
Fa’ lambicà ú servisi. Lanbicare un servigio è farlo sì, ma con molte preghie-
re, e stento grande.
Fa’ un abitì per la festa a ù, o vestil per la festa. Dare una disfavorevole
informazione d’alcuno altrui.
Fa’ balà ‘l barboz, o fa’ balà la barba. Far ballare il mento per mangiare; dar
trastullo al dente.
Fa’ ‘l bal dol piantò, o dà ‘l piantò a ù tut in dù trag. Piantarlo, cioè abbando-
narlo; dagli un piantone ex abrupto. Deserere.
Fa’ la panada al diavol, e po’ ac fagla mangià. Far lo strascico alla volpe;
cioè esser sì astuto, che tirarebbe la volpe astutissima alla trappola.
Fa’ i mais. Aver molta difficoltà a fare, stentare assai a far qualche cosa.
Fa’ to to, o fa’ bao ados a vergù. Minacciare, metter timore in altrui. Far bau.
Minari. Minitari. Leonem larva territare.
Fa’ credì in Dio vergù; redusil a la sana fede. Fare uno persuaso della veri-
tà, e della ragione, e indurlo a far che deve, e che si vuole , che faccia.
Fa zo’ di bei repetò. Far complimenti col cesto regolato in cadenza.
Fa’ balà ù in d’un crivel; giral a sò mud. Dispor uno a suo talento.
Fala stà al col a vergù; o fa’ che la gha vaghe zò per ol cò a ù. Fare che da
una cosa ne riporti la pena, o ne risenta il danno. Fare, che gli ritorni in suo
scapito. Ut redeat in caput suum.
Fa’ olt, e bas e malingual. Far tutto a suo talento, e arbitrio. Omnimode agere
ad libitum, vel pro libito.
Fan de piz e de scarpì. Fare d’ogni erba fascio, o commettere ogni sorta di
ribaldoni. Miscere sacra profanis.
Fas ischiopà ‘l bech. Dire delle sue ragioni con cholera frapponendovisi qual-
che minaccia.
Fas dà o trà ‘l car al cul. Stentatamente ridursi anche stimolato a fare una
cosa. Reluctari.
Fa’ di zavai. Far cose insussistenti, mutabili.
Fa’ una pochia; v. g. al mò fag una pochia, o vergot de tant! Fare una gran
1408
cosa, un granche, ma si dice ironicamente. Oh fece mo’ una gran cosa, un’im-
presa di gran momento.
Fa’ la spesa segond la ‘ntrada. Far il passo secondo la gamba. Suapte supel-
lectili se metiri.
556 [v] Fa’ ‘l minchiò per no’ pagà ‘l dazi. Far il matto per aver buon tempo. Rusticum
te similas, cum sis malus.
Fa’ vergot tut in d’una vulta. Far la campana d’un pezzo; cioè finire un suo
fatto senza intermissione. Totum negocium una vice absolvere.
Fa’ prest quel, che t’è da fa’. Quel ch’ai a fare fallo presto. Fac propere quic-
quid factum es.
Fa’ pù bè, e laga dì. Fa’ pur bene, e lascia dire. Conscia mens recti famae menda-
cia ridet.
Fas servisi u’ l’oter. Tenersi ‘l sacco l’un l’altro. Tradere mutuas operas.
Fa’ semper ol medem vers; cantà semper la medema canzò; no’ sentì oter.
Far sempre il medesimo verso. Per eandem lineam semper reciprocare. Eandem
semper cantilena canere.
Fa’ tornà u’ sul birlo. Ridurre uno in sesto; fargli ritornar il giudizio.
Fas bel co’ la roba di oter. La cornacchia d’Esopo, che si usurpa l’altrui, e si
fa bella con la roba non sua. Esopicus graculus.
Fasga su bè, andaga de fichet. Quadrare a cappello, cioè che s’adatta bene,
appropriato.
Falà de gros. Pigliare un granchio o un granciporro. Tota via errare, vel toto
caelo errare.
Fadigà per i oter. Far come l’asino, che porta il vino, e bee l’acqua, cioè affa-
ticarsi in pro d’altri. Ut asinus balneatoris.
1409
Fadigà al Papa. Affaticarsi in vano, senza profitto. Frustra laborare.
Fag ol fag. Dopo volta; dopo ‘l fatto. Post factum.
Filotera longa. Tantafera; ragionamento lungo.
Fina che ‘l ghe fiat al ghe speranza, o fina, che la va no’ lè morta. Infin che
v’è respiro v’è speranza. Aegroto dum anima est spes est.
Finì la trincafila. Finir la ballata; vale por termine a qualche negozio.
Fas in dol sò cò, in dol sò penser fondas. Dar beccare all’umore, cioè pro-
fondarsi ne suoi pensieri.
Fì refinat, de set cote. Furbo in chermesi, cioè fino in estremo grado.
557 [r] Fregà i sas; o ranzà la strada, no’ levà bè i pè da tera. Portare i frasconi si
dice di chi aggravato d’indisposizione si regge difficilmente sopra di se.
Fermas da per tut a baià. Far come l’asino del pentolaio, si dice di chi si
ferma a cicalare con chiunque.
Fò dol gus. Uscito dall’uovo.
Fò de riga, fò dol vada. Fuori del seminato, fuori di proposito.
Fomne no’ toli de fera, che ‘mpegne la tiribera. Donna, che l’altrui prende,
sua pudicizia vende. Donum accipere honestatem vendere est.
Fregà la coa; fa’ di mozine. Ligiare la coda è quello, che si dice piaggiare, far
moine. Blandiri.
Furbo, come ‘l diavol, o catif come ‘l bergnif. Più cattivo, che li tre assi si
dice per mostrare una grande tristizia, e astuzia in uno. Vulpis reliquiae.
Furmiglá. Formicolare. Tutta mi fai formicolar la vita; si usa in significato di
patire l’informicolamento.
1410
Ghè mai oter?. Ecci mai altro. Lat. Numquid praeterea?
Gratà la tegna, o la rogna a vergú. Grattare la tigna per offendere, e far male a uno.
Gratà la rogna a vergù. Grattare la rogna vale adulare per quel gusto, che dà
la rogna, quando è grattata.
Gratà dove al spiur; o dà dove as voraf. Solleticare dove ne giova, cioè dire,
e fare appunto quel, che un desidera.
Gratà la panza a vergù, fal cantà, comes fa co’ la cigala. Stuzzicar uno a favella-
re liberamente; che si dice anche toccar il culo a la cicala. Cicadam ala corripere.
Gratas ol cò, ol tafanari. Grattarsi il capo, o le natiche; atto che si fa per dolo-
re, e pentimento. E chi ha speso grattar si può le natiche. E ‘l tafanario a due
man si grattò.
1411
I busie i à curg i pè. Le bugie son zoppe, e vale, che per mezzo delle bugie
uom non s’avanza.
I bò ai vúl ol stombol. L’asino non va, se non col bastone, si dice di chi non
si muove ad operare, se non con asprezze, e scortesie. Malus nisi malo coac-
tus recte facere nescit.
I bone parole ai giusta tut. Le buone parole acconciano i ma’ fatti. Responsio
mollis frangit iram.
I bò i va inag, e ‘l resta indrè la cativeria. La morte fura i migliori, e lascia
i rei. Mors optima rapit, deterrima relinquit.
I caporiò nò vul sentì resò; ai se fa lecit de tut. Uomo rio, e possente ragion non
sente. Cui plus licet quam par est, plus vult quam licet.
I cative nuve ai fa prest andà. Le cattive novelle volano. Celerius venit quod
molestum, quam id, quod cupide petas.
I cà i baia dré a chi noi cognos. I cani abbaiano a chi e’ non conoscono. Canes
in ignotos latrant.
I catif compagn ai mena a la forca. Le cattive compagnie conducono alla
forca. Malum ferunt fructum mali amici.
I colerich fachia la sò sborada ai dà zò, e nol né oter. Acqua, che corre non
porta veleno. Iracundi cito quidem irascuntur, at cito desinunt.
I daner iè ‘l segond sangu. I danari sono il secondo sangue. Vita, et sanguis
hominibus est pecunia.
I desgrazie ai vè semper compagnade. Le disgrazie non vengono mai sole. Malis
mala succedunt.
I fomne iè più furbe dol bergnif. Le donne hanno più un punto, che ‘l diavolo.
I fomne da bè i à stop i ug, e i oregie. Le buone donne non hanno né occhi, né
orecchie, si dice per avvertimento di dover far vista di non vedere, né sentire quel,
che non è onesto. Quae honesta non sunt neque audias, neque videas.
I gatì ià verg i ug. I mucini hanno aperti gli occhi, dicesi di chi non è da lasciar-
si punto ingannare.
I genii iè difereng. Le nature son diverse. Diversa sunt mortalium ingenia.
I fium gros ai vè gros col aqua trobia. Arno non s’ingrossa d’acqua chiara. Ingen-
tes opes non parantur sine fraude.
I malediziò ai torna zò per ol cò di chi le dis. Le maledizioni tornano ond’el-
le si partono. In proprium redeunt impia dicta caput.
I mag ai fa’ i conversaziò, e i savi ai le god. I matti fanno le feste, e i savi le
godono, dicesi di chi spende il suo per dar piacere ad altri.
1412
558 [v] I minchiò ai stà a Berghem. I Cordovani sono rimasi in Levante; si dice di
quelli, che non temono d’esser ingannati.
Imparà a so’ cost. Imparare alle sue spese, vale sperimentare con suo danno.
Imparà a cost di oter. Imparare alle spese altrui. Felice chi impara alle spese
altrui. Felix quem faciunt aliena pericula cautum.
Imbarcas senza bescot. Imbarcarsi senza biscotto, vale mettersi alle imprese
senza i debiti provvedimenti. Absque baculo ingredi.
Imbrocà, chiapà in dol mez. Dar nel brocco, vale cor nel mezzo del bersa-
glio. Scopum attingere.
Indivinà i cose bescose. Sviluppare indovinello, o riboboli.
In cù no’ fo creta, domà sì. Oggi non do a credenza, domani sì. Cras credo,
hodie nihil.
Infenzes de fà ù laor, e fan un oter. Accennar roppe, e buttar bastoni, o dar basto-
ni. Amor di sotto accenna. E dà di sopra, tolto dalla scherma. Obliquus cursus.
In fì de tavola. All’ora della frutta. Che giunto si vedea quivi alle frutta.
Inochis. Inocarsi; restare inocate; vale stupido, attonito. Restare in oca.
Insacà. Inghiottire con ingordigia. Mangia, e beve, e insacca per due verri.
I noze di barò ai dura poch. L’allegrezze de’ tristi non durano. Improborum
laeta cito in perniciem trahunt. Potentia scelere quae sola cuiquam diuturna
non est. Q. Curtius.
1413
Infilzas, o infilas de sò posta. Infilzarsi da se a se, cioè incorrere disavvedu-
tamente da se medesimo nell’insidie dell’avversario.
Inganà una part, e l’otra tug dò insem. Cucire a refe doppio, vale inganna-
re con doppiezza l’una parte, e l’altra.
Intat, che la pegora bela, la perd ol bocò. Mentre il can piscia la lepre sen
va; cioè chi non sollecita quando e’ può perde l’occasione. Semper nocuit dif-
ferre paratis.
In pais de orb beat chi ha un ug sol. In terra de ciechi beato chi ha un occhio.
Inter coecus regnat strabus.
I oter fà i sproposig, e mi sugai. Ripescar le secchie, vale riparare a gl’incon-
venienti nati per error d’altrui.
I omegn da bè no i circa i fag di oter. Gli uomini dabbene con cercano i fatti
d’altri. Curiosus nemo est quin sit malevolus.
I parole iè fomne, e i fag iè maschi. Le parole son femmine, e i fatti maschi.
Virorum est tacere, loqui mulierum.
I parole no’ sei infilza. Le parole non s’infilzano, cioè, che non se ne può far
capitale, perché non si conservano come le scritture. Verba volant.
I pover omegn ià tug i torg. Alla nave rotta ogni vento è contrario, cioè a chi
è in estrema miseria ogni cosa nuoce. Non val ragion in povertà di stato.
I paver ai vul menà a bif i oche. I paperi voglion menare a ber l’oche; si dice
quando un giovane vuol aggirare un vecchio. Sus minervam docet.
I pag ai sop i statug. I patti rompono le leggi.
I travai ai tira zò l’om. Li travagli fanno invecchiar l’uomo. Mala senium
accelerant.
Ixì per santi amen. A occhio, e croce, vale impensatamente, a caso. Temere.
Inconsiderate.
1414
La fam la caza fó ‘l luf de la tana. Bisognin fa trottare la vecchia. Miseris
venit solertia rebus.
La mader pietosa fa la fiula tegnosa. La madre pietosa fa ‘l figliuol tegno-
so. Familiaris dominus fatuum nutrit servum.
La galina, che canta l’è quela, chà fag l’uf. La gallina, che schiamazza è
quella, che ha fatto l’uovo, si dice di chi per ingerirsi troppo si scuopre colpe-
vole. Qui se ingerit pro suspecto habetur.
La pora la fa’ tavanà. Paura fa vecchia trottare. Timor pedibus addidit alas.
La più trista ruda dol car lè quela, chis fa senti più di oter. La più cattiva
ruota del carro sempre cigola, o cila; che vale, chi ha più difetti sempre è quel,
che più parla , e che avrebbe a star cheto cinguetta, e si fa sentir più degli altri.
Semper deterior vehiculi rota perstrepit.
La và tra galiot, e mariner; tat ù come l’oter. Ell’è tra ‘l rotto, e lo straccia-
to; o tra Baiante, e Ferante; o tra barcaiuolo, e marinaro, e pigliasi in mala
parte, e vale tra simili, e senza vantaggio, o tra corsale, e corsale. Tanto fa altri
quanto altri. Bithus cum Bacchio. Cretensis cum Aegineta.
La và mal. La puttana fila; quando noi veggiamo alcuno affaticarsi contro il
suo solito, che denota aver gran bisogno.
La povertat fa l’om viliac. Povertà fa viltà, overo la povertà fa l’uomo vile.
La dieta, e ‘l servizial al guaris ogni gran mal. La dieta, e ‘l serviziale gua-
risce ogni gran male.
La volp la muda ol pil ma miga ‘l vizi. Il lupo cangia il pelo, ma non il vezzo.
Lupus pilum mutat non mentem.
La virtù las fa strada da per lè; nol à bisogn de recomandaziò. Al buon vin
non bisogna frasca, cioè, che l’uom si fa conoscere per se medesimo senza
mostre. Vino vendibili suspensa haedera nihil opus.
La pora la fa stà in crist. La paura guarda la vigna, cioè il timor del gastigo
ritiene, e raffrena i malfattori. Timor in officio continet.
560 [r] L’abit al se fa natura. Uso si converte in natura. Usus est altera natura.
La modestia la sta bè fina sul bordel. L’onestà sta bene infino in chiasso, e
vale, che la modestia è lodevole, e sta bene eziandio nelle persone disoneste.
La necesità no l’a lege. La necessità non ha legge. Necessitas feriis caret.
L’à bel dì chi non ha moier. Tal gastiga la moglie, che non l’ha, che quando
e’ l’ha, gastigar non la sa.
La merla l’ha pasat ol Po. O le vegia la cavala, o lè pasat i bele bote. La
merla ha passato il Po; dicesi per lo più di donna, che per età le sia mancato il
fior della sua bellezza. Tuere quondam strenui milesii.
1415
La padela, che baia drè al stegnat; trat i là, che nom ti struzet. La padella al
paiuolo; fatti in là, che tu mi tigni, dicesi a uno, che riprenda d’alcun vizio, del
quale sia macchiato, come ‘l ripreso. Aliis mederis, atque ipse vulneribus scates.
La lengua la bat, dove ‘l dul ol det. La lingua dà dove il dente duole; che è
il ragionar volentieri delle cose, che premono, e dove s’ha interesse, o dilet-
to. Ubi quis dolet, ibidem et manum habet.
La fam caza ‘l luf fò de la tana. La fame caccia ‘l lupo del bosco, vale la
fame indur l’uomo a far delle cose, che per sua natura non le farebbe.
La bel dì chi no’ prova, a chi nol pisa bè ‘l porta. A niun buon confortator
non dolse mai testa, si dice a chi conforta altrui del male, che a lui non dolga.
Facile omnes cum valemus recta consilia aegrotis damus.
La parenza no’ fa prova. Il fatto de’ cavalli non istà nella groppiera; cioè il
fondamento delle cose non consiste nelle apparenze.
La farina dol diavol la va in crusca. La scimia ne cava l’acqua: si dice quan-
do da altri è portato via l’ingiusto guadagno d’uno. Male parta male dilabuntur.
La gata frezosa la fa i gatì orb. La cagna frettolosa fa i catelini ciechi. Canis
festinus caecos parit catulos.
L’abit no’ fa ‘l monaco. L’abito non fa ‘l monaco, cioè l’apparenza esteriore
non è indizio delle qualità intrinseche. Barba non facit philosophum.
La moier dol lader no’ la grigna semper. Sempre non ride la moglie del
ladro. Malorum foelicitas non est diuturna.
560 [v] La forza caga ados a la resò. La forza soffoga la ragione, Il senno poco vale
ove giuoca la forza. Ius silet inter arma. Ubi vi agitur, ibi lex nihil valet. Ratio
contra vim parum valet.
Laf cavà la pel a u’ piug per fan daner. È scorticarebbe il pidocchio per tor-
gli la pelle. Vel a mortuo tributum auferret.
La bela festa l’à da durà poch. Ogni bel giuoco vuol durar poco. Omnis rei
satietas est.
L’à avut più fortuna, che inzign. Ha avuto più ventura, che senno. Atheniensium
inconsulta temeritas.
L’à maiat ol cul de la galina; nol pul tasì negot. Egli ha mangiato il cul della
gallina. E dolio perforato bibit.
La bona educaziò la fa’ l’om bò. Nutritura passa natura. Plures studio boni sunt
quam natura.
1416
La zuca l’à trovat ol só stopag. La zucca ha trovato il suo turacciolo. Dignum
patella operculum.
La pora la ghè andachia zò in di braghe. La paura gli calò dal cuor ne cal-
zoni. Prae timore escrementa emittere.
La camisa nó lag toca ol bus di erbe. La camicia non gli tocca il culo; si dice
quando uno ha qualche grande allegrezza, e consolazione, e che trionfa. Laetitia
gestire.
La par la dona dal zugh vestida ixì. Così vestita pare una befana. Sic induta
larva est.
La gota continua la busa ‘l sas. Chi la dura la vince. Assidua stilla saxum
excavat.
L’andaraf per fil de spada. Andrebbe s’un fil di spada. Per hastae cuspidem
curreret.
1417
Lagà fà la vendeta al Sior. Siedi a gambetta, e vedrai tua vendetta, per esor-
tare altrui a lasciar la vendetta dell’offese a Domenedio.
Lagas portà vià dai baie. Lasciarsi levar a cavallo, si dice di chi leggermen-
te si muove a credere.
Lagà cor l’aqua per ol sò vas, per ol sò canal; o dove la vul andà. Lasciar
andar l’acqua alla china, cioè non si dare affanno di nulla.
Lagà dì, e tend a fà ol fag sò; ol sò interes. Far dosso di buffone, che è cer-
car suo vantaggio, e utile, e lasciar dir il compagno.
Lagà fò ‘l più bel. Guastar la coda al fagiano, cioè lasciar il più bello. Ver ex
anno tollere.
Lagà in da nassa vergù. Lasciare uno in nasso, che è lasciar uno ne pericoli
senza aiuto, e senza consiglio. Lasciarlo nel gagno. Inter tricas, vel angustias
relinquere aliquem.
Lagà ‘l cert per l’incert. Lagà la carne per chiapà l’ombra. Lasciare il pro-
prio per l’appellativo. Certa proemia pro incerta spe relinquere; vel spem pre-
tio emere.
Lagà chich pensi, chich vúl, e gha da pensà. Lasciare a chi ha da pensare,
che pensi. Lascio a chi ha da pensar, che pensi il resto.
Lagala ilò; no’ parlan più. Acquietarsi così; o passarla, non ne far motto,
starsene cheto. Praeterire silentio.
Lagà in as, o in di petole vergù. Abbandonarlo negl’intrichi, o lasciar uno nel peri-
colo, e nella disgrazia senza aiutarlo; lasciarlo nelle peste. Sub cultro relinquere.
561 [v] Laf, o chi là fag, maià i pe’ de Sant Cristofen. È mangiarebbe i piè di San
Cristoforo. Etiam batillum devoraret.
Lagas folà sui pè, o zapà sui pè. Lasciarsi oltraggiare, sprezzare. Iniuriam pati.
Lagà u’ com d’ú por de drè; o piantaga ù por de drè. Lasciarlo defraudato
di ciò, ch’ei credeva poter conseguire da esso.
Lagaga dol sò. Far a giova a giova, lasciar qualche cosa del suo. De suo iure
aliquid remittere.
1418
L’ha la calamita. Egli ha la calamita. Omnes attrahens, ut magnes lapis.
L’opera loda ‘l maister. L’opera lauda il maestro; cioè la bontà del maestro si
conosce dall’opera, ch’e’ fa. Opus laudat artificem.
L’orz nol è fag per i asegn; i bò bocò noi ha d’andà in boca al luf. L’orzo non è
fatto per gli asini, cioè le cose scelte, e di pregio non son fatte per persone vili.
Laor de cuntà sot al camì, o spos al fuch; frotole. Cose da dire a vegghia,
cioè vane, e senza sostanza. Ancillarum lucubratione dignum.
Laor de poche carte. Giuoco di poche tavole, cioè facenda da brigarsene to-
sto, e agevolmente.
Laorà, o fa’ vergot per spas; per divertimet. Uccellar per grassezza, che è il
far qualche esercizio per suo piacere, e senza bisogno. Animi causa laborare.
Lacrime de cocodril. Lagrime del coccodrillo sono di colui, che a bella posta
ti fa male, e poi mostra, che gliene incresca. Cocodrili lacrymae.
Lavasen i mà, no’ volì savin più negot. Lavarsene le mani, cioè non voler
tener più conto, ne voler più briga d’altrui. Dargli delle mani in su la groppa.
Lavare manus.
La forza senza inzign non la val negot. La forza senza consiglio nulla vale.
Vis expers consilii mole ruit sua.
562 [r] Laor da fan di liber, da scrif al pais. Cose da scriverle al paese, da farne delle
storie, e si dice per derisione di cosa fatta da alcuno da lui stimata grande, e
bella, che in effetto non è poi tale, anzi è ‘l contrario.
1419
La va a chin pul più. La va a chi può più. Lex est in manibus.
1420
L’è mei murì, che penà semper. Meglio è morire, che sempre languire. Satius
est mori, quam vitam agere miseram.
L’è mei ù catif giustamet, che una bona sentenzia. Egli è meglio un magro
accordo, che una grassa sentenza. Cum liceat fugere, ne quaeras litem.
562 [v] L’è fisat la maxima. È fisso il chiodo. Stat sententia.
L’è comià a bif zò un uf fresch. È come sorbire, o succiare un uovo fresco. Quo
pacto aliquis ovum sorberet.
L’è una batarela da mulì. È ne torrebbe la volta alle cicale. Architae crepitaculum.
L’era desegnada ixì; l’iva da es ixì. Era così disegnata. Doveva esser così.
Sic erat in fatis.
L’è dolor de gombet ol dolor per la moier morta. Doglia di moglie morta
dura infino alla porta, cioè il duol della morte della moglie è come il duol del
gomito, che passa via presto.
Levà i tamazui. Alzare i mazzi, che vale andarsi con Dio. Solum vertere.
Levà, o molà ‘l palet. Nettare il paiuolo, che vale levarsi via, e fuggirsi. Solum
vertere.
L’è fina dove ‘l púl es; l’è ‘n cò afag. Ell’è fin dove può andare. Venit ad sum-
mam lineam.
L’è mei un uf in cu’, che una galina domà. Meglio è pincione in man, che
tordo in frasca; vale che egli è meglio il poco, e sicuro, che l’assai, e dubbio-
so. Praesentem mulge quid fugientem insequeris.
L’è una materia a túla, o andà ‘n colera col pà. Disprezzar quel, che giova,
è gran pazzia. Stultum est, quod prodest, spernere.
L’è vira quel, che dis ol proverbi. Ogni proverbio è vero; ogni proverbio è
provato. Omne proverbium est probatum verbum.
L’è comià da’ di pugn in ciel. È come dare un pugno in cielo, cioè trattar dello
‘mpossibile.
Levà sù al alba di moscò. Levarsi all’alba de’ tafani, che è levarsi tardi.
L’è mei es ferit, che mort. Egli è meglio cader dal piè, che dalla vetta, dice-
si dell’eleggere de’ mali, che non si posson fuggire, il meno nocivo. Praestat
uni malo obnoxium esse quam duobus.
L’è bò a ‘l pà de melgò come s’ha fam. A tempo di carestia pan veccio, e va-
le, che nella scarsità bisogna tor quel, che si può avere. Quod in frumenti ino-
pia ervum.
L’è mei a desiderà bè, che posedì mal. Egli è meglio ben disiare, che mal tenere.
1421
L’è mei strada vegia, che senter novel. Quanto è più vecchio l’arcolaio
meglio gira, cioè che i vecchi internandosi nelle operazioni più agevolmente
v’impazzano, che i giovani. In legne secche più s’accende il fuoco.
L’è bò tut a ù bisogn, as fa scusà tut. Ogni acqua spegne il fuoco, cioè alle
necessità naturali ogni cosa serve per cattiva, che ella sia.
L’è segnat, basta ixì. Niun segnato da Dio fu mai buono. Non fu mai guercio
di malizia retto. Effugere quem signo turpi natura notat.
Lecà sì, ma pià no, o tosà, e miga scortegà. Leccare, e non mordere, che vale
contentarsi d’un onesto guadagno.
Litigà co’ la mort. Piatire i cimiteri, si dice d’uomo mal condizionato di sanità.
L’ingan al va a cà dol inganador. L’ingannatore rimane a piè dello ‘nganna-
to. Insidiae in insidiatorem vertuntur. Incidit in foveam qua fecit.
Lì lì giust; ne più in zà, ne più ilà, o ne più ne manch. A randa a randa; per
l’appunto. Ad amussim. Ex amussim.
Ligà l’asen dove vul ol patrò. Legar l’asino, dove vuol il padrone, cioè far
quel, che t’è commesso, e pensivi chi commette. Ut homo est ita morem geras.
L’or al se purga col fuch. L’oro si affina nel fuoco. Virtus in infirmitate perficitur.
Lodas da per lor. Aver cattivi vicini, si dice di chi si loda per se medesimo.
Domesticus testis.
Lodà u’ sul sò mostaz. Ungere li stivali, che vale lodar uno in sua presenza per
adulazione.
Lozà quel, ches set a dì . Andarsene preso alle grida, cioè creder quel, che t’è
detto senza cercare, o pensar più là. Praebere se credulum.
Lumentas dol brud gras. Dolersi di gamba sana, che è rammaricarsi senza
ragione, e del bene. Immerito conqueri.
Luch da cavre; che nol gaf podì gnà rampà i cavre. Luogo, che sarebbe alle
capre duro varco.
L’ule al vè a cima. La verità sta sempre a galla, e vale che il vero non si può
mai tanto occultare, che o tardi, o per tempo non si palesi. Veritas nunquam latet.
L’ug dol patrò l’ingrasa ‘l caval; e ‘l pè dol patrò l’ingrasa ‘l cap. L’occhio
1422
del padrone ingrassa ‘l cavallo; e ‘l piè del padrone ingrassa ‘l campo; vuol di-
re rivedere spesso, e con diligenza le cose. Oculus domini saginat equum; ocu-
lus domini impinguat agrum.
L’è tant, che in dol vegn al tep, nol deventa pez. Mal ci cresce, se non peg-
giora, cioè difficil cosa, che e’ cresca senza diventare più malizioso; e dicesi
d’uno, che sia insieme con la persona cresciuto anche in malizia. Difficile est
malitiae adultum in peius non ruere.
La natura di fomne no l’ai laga stà quiete. Femmina è cosa mobil per natu-
ra. Suapte natura foemina mutatur; vel varium, et mutabile semper foemina.
L’è bel stà lor in cadrega, e fa’ anim ai oter da rampà. Egli è buona cosa
star nel piano, e confortar i cani all’erta. Quid Achivos e turre iudicatis?
L’è zò la resò; nol ghe più ne lege, ne fede al mond. Non è più legge, e fede
al mondo. Nusquam tuta fides, et lex intacta.
1423
Mandà tat lontà, che no’ sen sapi più ne gal, ne galina. Mandare in dileguo,
cioè in lontanissime regioni. Mittere in regiones longinquas.
Mala cosa avì da stà a la descriziò di oter. Chi per man d’altri s’imbocca
tardi si satolla.
Mangias la paia sot ai pè, o la paia fò dol bast. Mangiarsi l’erba, o la paglia
sotto, si dice di chi consuma quel, ch’egli ha senza impiegarsi in cosa veruna.
Mangià di fonz. Pigliare il lion pel ciuffetto, vale godere presentemente qual-
che bene con grandissimo pericolo.
Mangà intorchiat in dol frerul dal barboz al nas. Mangiar sotto la baviera,
e mangiar nascostamente per non esser visto.
Menà zò a la bona di Dio, a chi dan, a chi prometen. Menar la mazza tonda;
o menare a tondo percotendo. Undequaque percutere.
Menà per viule, dà di canzò. Menare il can per l’aia, che è aggirare altrui,
non voler conchiudere. Dar parole in cambio de fatti. Iactare; vel decipere, vel
verba dare.
Mes no’ porta pena. Ambasciadore non porta pena; che è scusa di chi tratta,
o riferisce per altrui cosa, che possa aversi per male. Legatus non caeditur
neque violatur.
1424
Medegas col sò pil. Medicarsi col suo pelo. Non mi morse mai cane, ch’io non
avessi del suo pelo, che è, che non mi fu mai fatto ingiuria, che io non me ne
vendicassi.
Met u’ pules in di oregie a vergù. Metter una pulce nell’orecchio, metter uno
in sospetto, e dirgli alcuna cosa, che lo tenga in confusione, e diagli da pensa-
re. Alicui scrupulum inicere.
Met la guera, dovè la pas. Metter la serpe tra le anguille; che è accompagna-
re un litigioso con brigata pacifica, e quieta.
Met la bria da la coa. Mangiare il porro dalla coda, vale cominciarsi da quel,
che importa meno, e che si dovrebbe far poi.
Met in segur la sò roba. Levar le pecore dal sole, che è metter in sicuro chec-
che sia levando l’occasione di poterlo perdere.
Met in baia, in canzò. Metter in novelle, cioè in baia, in canzone. Fabulam facere.
Met u’ pè inag per no’ cascà; chiapà trag, aventaz. Far le none; sonar le none,
ed è quando uno dubita, che un altro lo richiegga d’alcun servigio comincia preve-
dendo a dire, che non può per più cagioni fare la tal cosa, che la tal cosa manca.
564 [v] Met trop carne a fúch in d’una vulta. Mettere troppa carne a fuoco, vale
imprendere troppo cose a un tratto, che è voler dire, o far troppe cose a un tratto.
Met la pliza in lusiva, o fa’ di laor da mag. Mettere il fodero in bucato, vale
far cose da pazzi. Desipere.
Met ù sul sò tai, sul sò fa’. Metter uno in sul suo filo, si dice indirizzarlo
secondo suo stile, e costume.
Met l’asen a caval. Mettere l’asino a cavallo; mettere una cosa vile sopra una
di pregio.
Met i parole in boca a vergù; insegnaga quel, che l’ha da fa’, e da dì;
imbocal; daga la scula. Dare il vino; cioè insegnare, e dire a uno quello, che
tu vuoi espressamente ch’e’ faccia, e dica. Aliquem subornare.
Met ol cervel a partit a vergù. Mettere altrui il cervello a partito; farlo star
sospeso, e ambiguo. Consilii incertum facere aliquem.
Met di dificultà, dovè noi è. Cercar il nodo nel giunco; o cercar cinque piedi
al montone, cioè metter difficoltà, ov’ella non è. Nodum in scirpo quaerere.
Met ol laz, o ‘l soghet a la gola. Metter la cavezza alla gola; che è quando uno
ha necessità d’una cosa, il fargliela costar più, ch’ella non vale.
Met a mà sta spina. Mettere questa cannella, cioè essere il primo a introdur-
re quest’uso.
Met ù pè denag per no borlà via. Metter le mani innanzi per non cadere.
Prius antidotum quam venenum.
1425
Met sù i zocoi ù laor da negot; fal grand fis. Far d’una pulce un cavallo. Ele-
phantem ex musca facere vel tragediam in nugis excitare.
Met ol ster in dol sedesì. Sminuire di molto le sue fortune, o il capitale del
suo avere. Sortem suam imminuere, vel annum in mensem contrahere. Ritirare
il duomo in Santa Lena. Ha ritirato il duomo in Santa Lena.
Met dó morg in d’una cassa. Fa’ in dù viaz dò servisi. Far due cose a un
tratto. Duo parietes de eadem fidelia dealbare.
Mesurà tre vulte e taià una vulta. Misurar tre, e tagliar una. Consulendum
diu quod faciendum est semel.
565 [r] Met la vesta a vergù; faga pagà vergot più car de quel, che ‘l val. Fal sù.
Treccar uno, ingarabullarlo, o garabullarlo. Alicui imponere. Fucum facere.
Metes in squero. Affibbiarsi, o mettersi la giornea, vale per spacciarla alla grande.
Metes ol luchet a la boca. Astenersi da mangiare.
Metes i pagn da mat. Contravenire alla ragione. Rationi adversari.
Metes i coregn sul cò de sò posta. Aver le corna in seno, e mettersele in capo, che
è quando uno manifesta li suoi disonori occulti. Prodere turpitudinem suam.
Metes a competela con chi no’ pul dì la sò resò. Ogni michiò al sa tula con
chi no’ gha púl respond. Ficcarsi alla macca; vale mettersi a competere con
chi non voglia contrastare. Alla macca ognun si ficca.
Metes in trop aria da grand più di sò forze. Imporla troppo alta si dice di
chi comincia a tener vita splendida, e più magnifica, che le sue facoltà non
ricevono. Maiores pennas nido extendere.
Metiref i mà in dol fúch, tat lè vira. Metterei le man nel fuoco; vale affer-
mar per verissimo.
Metim a les, metim a rost. Fatemi pure a lesso, o arrosto, cioè disponete di
me, come più vi piace.
Met la piva in dol sach. No’ faga oter. Mettere le trombe in sacco.
Metiga a vò una manina. Mettetevi ancor voi la vostra manina. Tu quoque
manum admove.
Mià sta da sò par, o praticà con di par sò. Chi accompagna la pentola co’
paiuolo, quando s’incaperanno romperassi la pentola; cioè a più ricco di te non
sarai compagno.
1426
Mià fa’, o sta’al usanza dol pais, dove s’è. Paese, ove vai, usa che trovi; che è acco-
modarsi all’usanze, e a costumi de luoghi, dove si usa, o si dimora. Lex et regio.
Mià remedià al mal intat, che lè fresch. Ogni mal fresco agevolmente si sana,
vale, che bisogna contrastar a principj. Omne malum nascens facile opprimitur.
Mià vardà al fì; o la fì. La vita. Il fine, e ‘l dì loda la sera. Finem vitae specta.
Mià sentì tute do’ i campane. Odi l’altra parte. Ne iudex fueris, partes ni audi-
veris ambas.
565 [v] Mià imparà sú l’esempi di oter. Il savio si specchia negli esempi altrui. Ex
vitio alterius sapiens emendat suum.
Mià tosà, e no’ scortegà. Il buon pastore tosa, e non iscortica le pecore. Boni
pastoris est tondere non deglubere pecus.
Mià pratica ù u pez, denag che ‘l se cognose. Innanzi, che si conosca uno biso-
gna mangiar seco un moggio di sale. Nemini fidas nisi cum quo prius modium
salis absumpseris.
Mià andà, come fa’ i pasere dove al ghè da becà. Le formiche non vanno a
granai voti. Horrea formicae tendunt ad inania nunquam.
Mià fuz quel gust, che u’ dì al te darà desgust. Fuggi il piacer presente, che
ti da dolor futuro. Fuge voluptatem, quae damnum sit allatura.
Mià vardas dal aqua morta. Ove l’acqua è più cheta, quivi è maggior fondo.
Demissos animos, ac tacitos vitare memento.
Mià intend i patrò senza che i parli. I cenni de’ padroni son comandamenti.
Dominus rogans praecipit.
Mostrà i deg. Mostrare i denti, cioè mostrarsi ardito, coraggioso, e senza paura.
Molà ‘l cà senza vedì la legor. Lasciare alle grida, che è far le cose inconsi-
deratamente, e muoversi per vana, e leggiera cagione a far checche sia senza
aspettare il debito tempo. Temere aliquid agere.
Moier, e travai nol ne manca mai. Malanno, e moglie non manca mai.
Mondas bè i ongie, o vendumià bé. Corre profitto grande dall’arte sua, far
molta civanza.
1427
Mues a fà vergot senza pensaga. Levarsi a volo, si dice di coloro, che si muo-
vono a operare senza considerazione. Perperam moveri. Muoversi a vento,
cioè inconsideratamente a far checche sia.
Muf tute i pedine. Dare il suo maggiore, cioè far l’ultimo sforzo. Omnem
lapidem movere. Far tutto ‘l suo potere. Omnem movere rudentem.
Mudà vers. Mutar giuoco, cioè modo di fare, di procedere. Mutare rationem,
modum.
566 [r] Mudà casaca, o voltà vela. Mutar mantello, o voltar carta. Vertere vela.
Mudà i putei in cuna. Canere palinodiam.
Mugia bò, che l’erba cres. Caval non morire, che l’erba de’ venire. Expectat
bos aliquando herbam.
Murì in di gogie. [...].
Minchionan do in d’una vulte . Pigliar due colombi a una fava; cioè con una
sola astuzia ingannar in un medesimo tempo due. In uno saltu capere duos apros.
Merda de sparaver, che no’ spuza, ne set da bò. Ne uti, ne puti; non è buon,
ne a ben, ne a male. Homo nihili.
Manc de quel, che basta. Più de quel, che basta. Meno di quel, che basta.
Minus satis. Minus quam satis est. Più di quel, che basta. Plus satis. Plusquam
satis est. Cicero.
1428
Ne per Idio, ne per i sang al se púl placà; dur come u’ marmor. Non vuole
ne pace, ne tregua, che è un continuare pertinacemente nell’ira.
Net come u’ speg. Netto come un bacin da barbiere; che significa squisita
pulitezza.
Netà fò afag; portà via tut. Fare repulisti, o sia portar via, o fare un leva eius.
Ne trop, ne poch; o scars. Ne eccesso, ne difetto. Lat. Nec nimium, nec paruum.
Ne zif, ne zuf, ne zaf, ne cervel. Ne forze ne giudicio. Nec robur, nec ingenium.
No’ credì. Non credere. Lat. Noli existimare; vel cave putes.
Nol ghera u’ cà a dam aiut; o nol corì u’ cà, u’ gat. Niuno affatto; anima nata
non v’era, o non corse ad aiutarmi.
No’ lagà pond pè tera. Affrettare, far fretta. Accelerare.
Nol grigna semper la moier dol lader. Non ride sempre la moglie del ladro.
Malorum felicitas non est diuturna.
Nol ha pà da maià, e ‘l fa ‘l gradas. Non ha pan da mangiare, e fa il secento.
Mathaecus cum sit Agamemnonem simulat.
Nol ha vos in capitol. Il suo inchiostro non corre. Non admodum miscet.
567 [r] Nol gha ne cà, ne cop. Non ha tetto, ne letto. Pedem ubi ponat non habet.
1429
Nol ha ne arla, ne barla. Non ha ne orma, ne forma. Nec vola, nec vestigium
scilicet apparet.
Nol pianz mai ù che nol grigni un oter. Non pianse mai uno, che non rides-
se un altro. Mala nemini hora quin alicui bona.
Nol l’af lez, o intend chi la serighia. Non l’intenderebbe il maestro delle cife-
re. Praeter sybillas legeret nemo. Ne Apollo quidem intelligeret.
Nol è più ‘l tep, che Berta filava. Non è più ‘l tempo delle buone avventure.
Fuit quondam fortuna secunda.
Nol è bò noma de la lengua; o noma da baià. Non ha fiato, se non nella lin-
gua. Eius omnis vis, virtusque in lingua sita est.
Nol ghè comod senza incomod. Ogni agio porta seco il suo disagio. Omne
commodum cum suo onere pertransit.
Nol è mai fag tardi quel ches fa bè. Assai presto si fa quel, che si fa bene.
Sat cito si sat bene.
Nol è sò ‘l fiat. Non ha il fiato, che sia suo. Omne suum largitur amico.
Nol sa donà chi tardiga a dà. Non sa donare chi tarda a dare. Cum bene quid
facies facies cito, nam cito factum gratum erit, ingratum gratia tarda facit.
v
Nol è tug i dì festa. Nol è semper de carneval. Non è ogni dì festa. Non sem-
per sunt saturnalia.
Nol è bel quel, chè bel, lè più bel quel, che pias. Non è bello quel, ch’è bello,
ma è più bello quel, che piace. Quae minime sunt pulchra ea pulchra videntur
amanti.
Nol val una goga. Non val un buffetto. Ne crepitu quidem digiti dignum.
Nol ghen resté ù bocò. Non ve ne restò boccone. Ne bolus quidem relictus est.
Nol ghè tep da perd. Non è tempo da dar fieno a oche, cioè non è da baloc-
car, ne da intertenersi.
Nol è amò andag i leg. Non è ancor andato a letto, chi ha a aver la mala notte, vale
minacciare, e pronosticare altrui male. Nundum evasit quem sua poena manet.
567 [v] Nol è gna mo’ sira; nos sa quel ches possi nas. Non è ancor sera. Nescis quid
vesper serus vehat.
Nol val da brusà, o nol val una petaca. Nol val un fich d’asen. Non vale una
man de noccioli; non vale un lupino; si dice d’un dappoco, e che non è buono
a niente. Homo nihili. Nauci non est. Homo trioboli.
Nol è tut or quel che lus. Ciò che luce non è oro; tutto ciò, che ha apparenza
di buono non è sempre buono. Non omne quod apparet verum est.
1430
Nol tachè. La pania non tenne; si dice quando non è riuscito il conseguir
danno quel, ch’e’ si credeva.
Nol gha dà mai una fì. Non ne vien mai a capo; non la finisce mai. Celerius
elephantes pariunt.
Nol m’ha tocat ol canel. Nol m’è pasat zo la lunela. Non m’ha tocco l’ugo-
la; dicesi da quello, che di qualche gustevole cibo non gli pare d’aver avuto il
suo pieno. Labra non palatum rigavit.
Nol ghè negù senza defet. Non è uovo, che non guazzi; cioè non si trova
niuno senza vizio, o mancamento. Non est piscis sine spina.
Nol ghè tera da fa balote. Nol è da fasen capital. Non è terren da porci
vigna, cioè non è uomo da farne capitale; cioè non ci si puol far fondamento,
o porre speranza.
Nol sà gnia lù cosa ‘l se sia. È non sa, se e’ sia o carne, o pesce, cioè e’ non sa
quel, ch’e’ si sia. Neque intus, neque foris se noscit.
No es miga ol pipì dal sira. Non esser come il uovo fresco né di oggi né di
ieri, cioè esser uomo d’età.
1431
dell’orso. Vale, che non bisogna irritare chi è adirato, e può più di te. Fuman-
tem nasum ne tentaveris.
No mià dì quatr, fina che noi è in dol sac. Non dir quattro, se tu non l’hai nel
sacco, cioè, che l’uomo non faccia sicuro assegnamento d’una cosa infinche
non l’ha in sua balia, cioè non farne capitale, ne farlo tua cosa assolutamente.
Tuum ne dixeris quod manibus non tenes.
No fidas col pegn i mà. Non si fidar col pegno in mano, vale per dimostrare
uno sfiducciato in estremo.
No avì ne cò, ne pè. Esser come il pesce pastinaca, cioè non aver principio ne
fine, o cosa, della quale non se ne trova ne via ne verso. Nec caput, nec pedes.
No s’ha da respond a tute i parole, ma daga ol pasa là. Ogni parola non
vuol risposta, cioè non bisogna tener conto, e levarsi in collera d’ogni minima
cosa, che si sia detta.
No con una, ma con tute do i mà. Non con una ma con ambe le mani. Non alte-
ra sed ambobus manibus.
No vardà ixì sul sutil; lagà ‘ndà ù dì per una setmana. Lasciar ir tre pan per
copia cioè non la guardare così in ogni minuzia.
No contentas del brud gras. Cercar miglior pan che di grano, cioè non si con-
tentar dell’onesto.
No’ lè segur gnia in braz a Crist. Non è sicuro ne anche in braccio a Dio. Ne
si ad Iovis quidem aulam confugiat.
No metega sù ne ule, ne sal. Non vi metter su ne olio, ne sale. Si dice quan-
do un fa una cosa liberamente, e senza pensarvi.
No podì ne lagà, ne pià. Tener il lupo per gli orecchi si dice di chi ha per le
mani impresa difficile a seguitare, e pericolosissima a tralasciare. Auribus
tenere lupum.
No sta semper ol mal, dove lè, di vulte al se scambia. Sempre non istà il
male, dove e’ si posa, cioè, che li stati talor si mutan dal male al bene. Nunc
pluit, et clare nunc Iupiter aethere pluit.
No’ iè segurtà, se no sei pagà . Chi entra mallevadore entra pagatore.
Sponsioni adiacet damnum. Sponde; noxa presto est.
568 [v] No’ esga da trà ‘n castel. Non esservi da mangiare. Non aver che mettere in
forno. Per non aver, che mettere in forno.
No’ savighen un aca, o no’ savighen ne in nos, ne inducas. No’ savighen
una straza. No’ avighen colpa. Non intendersene un acca, cioè nulla. Tam-
quam tabula rasa.
No dà ne in bus, ne in bas. No din una giusta. Non ne dir una a proposito.
Non dar ne in cielo, ne in terra; non parlare a proposito. Neque caelum neque
terram attingere.
1432
No avighen un crudo da basà; un beco, e fò; ù quatrì marz. Non avere un
quattrin becco, cioè cattivo, o can becco, o razza di becco, e dicesi per istra-
pazzo di quel quattrino , che non si ha.
No es trop de vergot. Non esserne vago; non aver inclinazione a quella cosa.
Alienum esse ab aliqua re.
No avì u’ moment de tep, che sia sò. Non aver il fiato, che sia suo. Ne ad
aures quidem scalpendas otium esse.
No mià credì a chi ha pasiò. Non bisogna credere agli appassionati. Animo
dolenti nihil oportet credere.
No mià fas resò de sò posta, o da per lor. Non bisogna farsi la ragione da se.
Nemo sibi iusdicere debet.
No trà a nua negot. Non conchiudere. Dare in non nulla. Nihil agere. Hic
funis nihil attraxit.
569 [r] No l’ha ne amor, ne saor. Non ha ne sapore, ne tipore, cioè non ha nulla di
buono in se. Illi nec amor, nec sapor est.
No stimà negot la sò parola. Far delle sue parole fango, cioè non mantener la
parola, ne attener le promesse. Fidem frangere.
No pos es in tag luch. Non posso essere in più d’un luogo. Hic esse, et illic simul
non possum.
No sol pul intacà in negot. Non se gli può apporrre. Nec ipse quidem Momus
posset repretendere.
Non ocor siflà, comè no la vul bif. Non val ingegno a chi ha fortuna contra.
1433
No mià fà vedì i arme al so nemich. Non bisogna mostrar l’arme al nemico.
Non monstranda sunt canibus ossa.
No mià dì quel, che nos vul ches sapi. Quel, che tu non vuoi, che si sappia,
non lo dirai. Quod tacitum esse vis nemini dixeris.
Nos ghen púl ne levà, ne zontà. Non vi si può aggiugner niente. Nihil potest
nec addi, nec detrahi.
Nos pùl mai dì per sta strada no’ voi andà. Non si può dire: per questa via
non andrò. Nemini, dum vivit, dicere licet, hoc non patiar.
Not daref ù quatrì de la tò pel; o una nos buga. Non ti darei della tua pelle
un quattrino. Vitam tuam vitiosa nuce non emerim.
Nos trata miga de foie de por. Non è una buccia, o una fronda di porro. Non
certatur de oleastro.
Nos gaf cavà fò u’ suspir d’aqua. Non se gli cavarebbe una lente per taglio.
Pumex non aeque est aridus atque hic.
Nos fa coi pareg da forester. Non si fa co’ parenti da straniero.
Nogh né più ne ram, ne rais. Non v’è più ne ramo ne radice, si dice d’una
cosa dissipata, e del tutto distrutta.
No sà da fà vedì tut in d’una vulta. Non bisogna mostrar ogni cosa in una
volta. Eclusina servat quod ostendat.
Nom, che a dil, lè come a dà una sasada a u’ cà, che scapa quat al pul mai
scapà. Nome da fare sbigottire un cane, o pure da fare spiritare un cane.
569 [v] Not citi di morg. Non ti allego morti. Absentes testes non memoro.
Nos ghá pùl torzì u’ cavel che subit nol daghe fo’. E non gli si può toccar il
naso, si dice d’un bizzarro, che per ogni minima cosa, che gli sia fatta, se ne
risenta, e adirisi. Bilis semper in nare sedet.
Not rischià in dol mal andà. Non ischerzar coll’orso, cioè non ti mettere a
imprese pericolose.
Nos la pùl ne venz, ne impatà. Non poter vincere, ne pattare. Nec vincere,
nec aequare posse.
Nos fa’ afront a negù a dì la sò resò con bel mud. A niuna persona fa ingiu-
ria chi onestamente usa la sua ragione.
1434
Nos pul tegnì scondit l’amor, e la tos. Amor, ne tossa non si può celare.
Nos pùl avì ‘l dolz, senza l’amar; ol guadagn senza fadiga. Non si può
avere il mele senza le mosche. Non si può pigliar pesci sena immollarsi, cioè
chi vuol acquistare bisogna, che s’affatichi. Ubi uber, ibi tuber.
Not daref ù fich d’asen, o u’ quatrì marz, o quel chò sui ug, o un pil, o la
coa d’una mosca. Non ti darei un sol pelacucchino; si dice per dimostrare di
disprezzare affatto affatto una cosa. Ne hilum quidem tibi darem.
No dì ne bondì, ne bonan, e andasen. Senza fare ne motto, ne totto partirsi.
Insalutato hospite discedere.
Nutrì ol so’ umor. Dar beccare all’umore, profondarsi ne suo’ pensieri.
No dà gnià del aqua, o gnià inguran. Non dare del fuoco col cencio, si dice
di persona spizzeca, o mignella, e che come si suol dire non darebbe del prof-
ferito. Ne corticem quidem dare.
No podì andà inag per negù vers in negot. Non poter accozzar la cena col
desinare, che vale il non poter avanzare in cosa alcuna.
No trovà ne cò ne cul. No trovaga ol bandai. Non ne trovar ne capo, ne coda,
cioè non trovarne via, ne verso.
No vediga d’otr’ug, che de lù; es ol sò ug indrig. Non avere altr’occhio in
capo, cioè cosa, che s’ami più. Magis quam suos oculos amare aliquem.
No savì dove dà dol cò. Non saper dove si dar di capo, cioè non sapere a chi,
ne dove si rifuggire, e ricorrere.
No podì stà in da pel de consolaziò, o no savisga o vediga mez. Non capire
in se stesso, non capire nel cuoio per soverchia allegrezza.
No podì es intacat da ù nigher d’ongia, o d’una busca. Non potergli essere
riprovato un bruscolino, cioè un menomissimo fallo.
570 [r] No savin straza, o una maladeta. Non ne saper boccata, non ne saper strac-
cio, si dice quando d’una cosa non se ne sa quasi niente. Penitus ignorare.
No vanzas l’aqua da lavas i mà. Aver avanzati i piedi fuori del letto, si dice
di chi non ha messo nulla in avanzo. Ne teruncium quidem comparasse.
No conclud negot . Far acqua d’occhi, che è non conchiudere. Nihil agere.
Nos trovaraf ol tal laor a circà tut ol mond. Non trovarebbe la tal cosa la
carta del navigare.
Nol ghà calé una costa de cortel, o nol gha calé negot che nom des det.
Essere stato a un dito. Noi siamo stati a un dito per dar nel bargello.
Ne a tort, ne a resò not lagà metì presò. Ne a torto, ne a ragione non ti lascia-
re mettere in prigione.
1435
Negà in d’ù cugià d’aqua; schevezas l’arca dol col in d’una busca de paia.
Affogare in un bicchier d’acqua, si dice a chi in poco pericolo gli è succeduto
gran danno; si dice anche: rompere il collo in un fil di paglia.
Negà una tosa per maridala mal, o shevezaga ‘l col. Affogare una fanciul-
la, quando ella si marita male.
Nuva, chà la barba , vegnida coi scarzole. Nuova da calze. Vetera vaticinari.
Nodà in dol buter, o in dol lard. Nuotar nel lardo, si dice di colui, al quale
vanno tutte le cose interamente secondo il suo disiderio.
No es ghiach a la mità del opera. Non essere alla ‘nsalata; si dice di chi in
qualche sua facenda gli resta oltre al fatto da fare assai. Ne inter apia quidem.
No portà in cropa negù. Non portare in groppa, vale non voler sopportare
ingiuria. Non ferre iniurias.
No restà obligat de negot a vergù; o impescaghen. Non ne saper ne grado,
ne grazia; vale non ne restar niente obbligato. Nullam gratiam habere.
No andà per i pè a chi la gha fuma. Alla pentola, che bolle non vi accosta la
gatta, cioè ognuno sfugge i pericoli, e più propriamente, che si deono fuggire
gli uomini incolleriti. Fumantem nasum ursi ne tentaveris.
No trovà chi des ù soghet da picas, o gnia del aqua. Non trovare chi dasse
fuoco a cencio, cioè non lasciarebbe accendere un cencio al suo fuoco, per
descrivere un uomo avarissimo. Ne salem quidem dederit. Ne alii quidem
caput dederit.
570 [v] No pend un chevel. Andar per filo della sinopia, cioè con grande considera-
zione, e riguardo. Funiculum ad lapidem admovere.
No avì fiel in corp. Non aver fiele si dice di chi è di buona, e di dolcissima
condizione. Tam placidus quam aqua.
No olzà a trà ‘l fiat. Non osar fiutare per non dar segno di favellare. Mutire.
Nol è tug i dì festa. Ogni dì non è festa; cioè non sempre le cose vanno secon-
do ‘l tuo desiderio. Non semper est, vel erit aestas.
Nol trema. Non gli crocchia il ferro cioè non è uom di paura; e non gli manca
l’animo.
Nol è farina dol sò sac. Non è erba del suo orto; si dice quando si conosce,
che uno dà fuora una cosa d’altri per sua. Tuo marte non est.
No vardà ixì per menut. Non la guardare in un filar d’embrici, vale non por
mente così a ogni minuzia.
1436
Nos pul bif, e siflà. Nos pul cantà, e portà la cros. Non si può dormire, e far
la guardia, cioè non si può in uno stesso tempo fare due cose contrarie. Simul
sorbere, et flare difficile est. Plaut.
No savì cuntà i dig di mà. Non sapere quante dita s’abbiano nelle mani; si dice di
chi non sa quello, che dovrebbe sapere ognuno. Ne tria quidem Stesichori noscere.
No lam va, no lam entra, no lam quadra. Ella non mi calza; ella non mi entra;
ella non mi quadra. Non arridet mihi.
Nol cré noma chil prova. Il satollo non crede al digiuno, vale che chi è in
buon stato non crede a chi si rammarica.
No desgustà negù, ne in dig ne in fag. Dar che non dolga, e dir, che non
dispiaccia, cioè non offendere altrui ne in fatti, ne in detti. Nec re, nec verbis
quempiam laedere.
No savì capì u’ laor. Dar nel bue si dice d’uno, che non può intender ben una
cosa. Egli ha dato nel bue, overo e’ c’è incaponito. Nihil intelligere.
No la t’andarà fachia; ti no gha faré la ponta. Tu non la corrai; cioè ella non
ti riuscirà. Non tibi successerit.
No savì dove tegn ol mostaz de vergogna. Non saper dove mettere il viso per
la vergogna.
No portà ‘l bast. Non portar basto; cioè non comportar ne ingiurie, ne offese.
Non ferre iniurias.
1437
Ogni salmo al finis in gloria; es semper ilò con dù descors. Ogni salmo a
gloria torna, si dice di chi ripiglia spesso il ragionamento di quelle cose, che
gli premono.
Ogni drig l’ha ‘l só rovers. Ogni ritto ha ‘l suo rovescio; cioè tutte le cose
hanno il lor contrario. Omnium rerum vicissitudo est.
Ogni schifia lè bona per la nog, o a gata fosca i fomne i è tute tutune smor-
zat ol lusor. Ogni cuffia è buona per la notte; e vuol dire, che quando non si
vede non importa aver così le cose squisite; e intendesi di femmine, che non
sien gran fatto belle. Sublata lucerna nihil interest inter mulieres.
Ogni strazò al la pretend. Ogni cencio vuol entrar in bucato; che è a dire a
uno presuntuoso, quando e’ vuole intromettersi in quello, che la sua condizio-
ne nol ricerca. Etiam corcherus inter olera.
Ogni busca la gha par u’ traf; chis fa cas de tut. Ogni bruscol gli pare una
trave; si dice di chi d’ogni po’ di cosa fa gran romore, ed enne casoso.
Ogni ù l’ha bisogn d’un oter. Ogni uomo ha bisogno dell’altr’uomo. Vir viro
indiget.
Ogni mort de vescof, o ogni osenda. Per lungo intervallo di tempo. Longo
temporis intervallo.
Ol barbel al ronda tat drè a la lum, che ‘n fì al se gha brusa i ale. Tanto
va la gatta al lardo, ch’ella vi lascia la zampa. Quem saepe transit casus, ali-
quando invenit.
Ol bel guadegnà al fa ‘l bel spend. Prima ricco, e poi borioso, cioè prima la
roba, e poi la spesa.
571 [v] O bif, o negà; o trengotela zò. Bere, o affogare, si dice di chi è forzato dalla
necessità a far una cosa. Ingozzarla nello stesso significato.
Ol bò al pias a tug. Ogni uccello conosce il grano; che è a dire, il buono piace,
ed è da ciascun conosciuto. Quod pulchrum idem amicum.
1438
Ol concet lè quel, che fa. Chi è reo e buono tenuto, può fare il male, e non è
creduto.
O che ‘l struz o che ‘l scota. Fa come il carbone, che o e’ cuoce, o e’ tigne,
cioè sempre far male altrui.
Ol caval dol gonela piè de schinele. Il cavallo della carretta si dice di chi
abbia addosso molte mascalcie, e doglie, detto così dalla qualità di que’ caval-
lacci vecchi, e malandati.
Ol castigh de ù al ne sbagutis cent. Chi un ne gastiga cento ne minaccia. Poena
unius multorum est metus.
Ol dolor al fa dì a da quel , che non è. Il dolore fa dire ancora quel, che non è.
Etiam innocentes cogit mentiri dolor.
Ol dolor seguita. Il dolore seguita. Lat. Dolor permanet.
Ol dì de Sant Siglet, chi vé tri dì dopo ‘l giudizi. Il dì di S. Bellino, che viene
tre dì dopo il giudizio. Cum Nibius crocitaverit. Ad Graecas Kalendas. Cum
mula pepererit. Cum Nubas coccissaverit.
Ol diavol lè furbo perchè lè veg; o quand mi egnivi da scula, ti te principia-
vet i’ andaga. Il diavolo è cattivo, perch’egli è vecchio; o pure quando il tuo dia-
volo nacque il mio andava ritto alla panca. E vogliono, che gli uomini d’età come
esperti si possano difficilmente ingannare. Annosa vulpes haud capitur laqueo.
Ol dig nol sia per dig. Il detto sia per non detto. Lat. Dictum pro indicto sit.
Ol dì al fa dì; o a sentì a tocà u’ tast as fa una sonada. Il dire fa dire; che è
quando un ragiona d’una cosa, e che un altro a quel proposito ne dice un’al-
tra, ch’e’ non avrebbe detta se non avesse prima sentita quella.
Ol fà l’insegna a fà. Il mangiare insegna bere; e vale il fare insegna a fare.
Ol fag lè chiar; al ghè ‘l corp dol delit. Il morto è in su la bara; vale il fatto
è chiaro, e manifesto, e si vede visibilmente. Res ipsa indicat.
572 [r] Ol guadegnà l’insegna a spend. Il guadagnare insegna spendere.
Ol mond a la roversa. Il cavallo fa andar la sferza; la cosa cammina a rovescio.
Ol mal lè in dol legn. I nemici sono in casa; overo il mal è dentro. Intus est equus
troianus.
Ol trop tirà ‘l fa rop. Non tirar tanto l’arco, ch’e’ non si spezzi, che vale trat-
tar con giudizio, e discrezione. Ne nimis distentum funem rumpas.
Ol tal al me la ficada; o al me la fachia. Il tal me l’ha cinta; si dice quando
t’ha fatto o un male, o un dispiacere, o una burla. Manticulatus est.
Ol trop al nus. Ogni troppo torna in fastidio, e ogni soverchio rompe il coperchio,
che tanto è a dire, ogni troppo è troppo. Omne supervacuum pleno de corpore manat.
1439
Ol trop tirà ‘l fa rop. Chi troppo s’assottiglia si scavezza; cioè che chi troppo sofi-
stica non conclude, e non conduce niente a fine. Abrumpetur tensus funiculus.
Ol pader al fa mal, e ‘l toca al fiul a purgal. Tal pera mangia il padre, che al
figliuolo allega i denti; vale, che de disordini, e degli errori del padre ne tocca
a far la penitenza il più delle volte a figliuoli. Patres comederunt uvam acer-
bam, et dentes filiorum obstupescunt.
Ol luf al maia di pegore sibè, che iè stachie romnade. Delle pecore annove-
rate mangia il lupo; dicesi di quelle cose, che si veggono annoverate, e non
rassettate. Lupus non curat numerum.
Ol prencipi lè più dificil. Il più duro passo che sia, è quel della soglia; e vale,
che la difficoltà sta nel cominciare. Porta itineri longissima.
Ol luf nol caga agnei. Il lupo non caca agnelli; delle cose triste non nascon le
buone. Rosa non nascitur squilla. Ex tardigradis asinis non emersit equus.
Ol mal sol cura col mal. Al mal fagli male. Malum male perdas.
1440
Ol vì lè ol lag di veg. Il vino è la poppa de vecchi. Vinum lac senum.
Ol proverbi nol fala. Ogni proverbio è vero; ogni proverbio è provato. Omne
proverbium est probatum verbum.
Ol zoven l’impara dal veg. Il giovenco impara dal bue. A bove maiori discit
arare minor.
Ol testamet dol Zan. Il testamento, o l’eredità di Lippo Topo, che si dice, quan-
do ex inani haereditate quam maxima relicta sunt legata, vel quando quis testa-
mentum facit de re, quam non habet.
Ol venì sta in da coa. Nella coda sta ‘l veleno, cioè nell’ultimo è la difficol-
tà, e ‘l pericolo.
Om de stuch, o fag de stuch. Uomo stupido, e privo di senso.
Om de straz. Figura de cembali; uomo di poco garbo.
Om fag vià a la babalà; va là va là che vegn. Uomo a caso; a casaccio. Inconsi-
derans. Inconsideratus.
Om stupilat in dol spend. Uomo assegnato, si dice a chi spende con regola,
e con misura. Homo frugi.
Om visat mez salvat. [...].
O merda, o breta rosa. O fatto, o guasto; che è mettere la cosa a ripentaglio,
e a rischio; si dice anche: asso, o sei per significare cosa senza mezzo. Il popo-
lo è asso, o sei. Aut Caesar, aut nihil. Ter sex; aut tres uniones.
Onz i mà; o ‘l cadenaz. Ugnere le mani, corrompere co’ danari. Per certi mez-
zani gli fece ugner le mani. Pecunia corrumpere.
Onz ol barboz, o i barbis. Ugnere il grifo; mangiare del grasso, e dell’unto.
Opipare edere.
Pag chiar, micizia longa. Patto chiaro, amico caro, che è un avvertire, che il
rimanere chiaramente d’accordo è mantenimento d’amicizia.
Parlà ad efesios. Predicare a porri, che è favellare a chi non vuol intendere.
Littori loqui. Terrae, ac caelo loqui.
Parlà senza musarul. Favellare senza barbazzale, cioè senza riguardo, o rite-
gno con libertà soverchia. Libere loqui.
1441
Parlà a meza boca. Favellare a bocca piccina, cioè con rispetto, e timidamen-
te. Timide loqui.
Pat, e pagat; o nem fa’, nem filà. M’è dal par. Pace. Ne hai ne hai. Ne fa ne
fa; cioè in fin del giuoco è dire al compagno: noi siam del pari.
Parì, e no es lè filà, e no tes. Parere, e non essere è filare, e non tessere, e vale,
che l’apparenza non basta, dove bisognan gli effetti.
Panas, o sta panat. Star paffuto si dice di chi sta con tutti li suoi agi, e in delizie.
Pasala bè, o mal; fala bè, o fala mal. Farla bene essere in buono stato; farla male
il contrario. Belle se habere. Bene cum aliquo agi; vel male cum aliquo agi.
Parì vegnit dal desert. Parere venuto dal diserto; cioè essere smunto, e magrissimo.
573 [v] Pantegoz. Bel cero, che vuol dire un bel fantoccio, o un bel fusto. Fori statua.
Parì de vedì ‘l luf, o vedì colù. Parere, o esser come se si vedesse il lupo a
veder colui; vale esser a tutte odiosa, e molesta la di lui persona.
1442
Partì contet, consolat. Partirsi a bocca dolce, cioè con soddisfazione.
Perdes in dol bel. Perdersi sul più bello. In medio cursu subsistere.
Per no descorzà impo’ la peluca. Per non guastar alla parrucca il riccio.
Per u’ pont Martì pardì la capa. Per un punto Martin perdè la cappa. Ob
solum punctum caruit Robertus asello.
Per più strade as va a Roma. Si va per più strade a Roma, e vale che si può
per più mezzi venire allo intento suo.
Per cavas una voia nol importa a spend. Una voglia non è mai cara.
Per impo’ de gust mile recur. Un buon boccone, e cento guai; si dice di chi
per un piccol presente bene non cura un gran mal futuro.
1443
Piantà lì ù, e fal stà lì a spechià, come ù pal infich. Porre uno a piuolo; farlo
aspettare in un luogo.
Piantà ‘l chiod; fisà, deliberà. Aver fermo, e fisso il chiodo, cioè deliberato,
e stabilito.
Pié de laghem stà. Olte i aque. La marina è turbata, si dice quando veggia-
mo uno in collera, e pieno di mal talento. In fermento iacet.
Picà ‘l cò per i mur. Battere il capo nel muro, cioè darsi alla disperazione.
Impatientiae manus dare.
Picà ‘l co in dol mur. Dar del capo nel muro; cioè fare uno sproposito, una pazzia.
Pias i laver de la boca de rabia; maià ‘l cadenaz. Rodere i chiavistelli; che
significa ira eccessiva; ma è modo basso. Fraenum mordere. Labia comedere.
Pià chem fe mal, o pià che la scota; andé bel bel. Pian barbier, che ‘l ranno
è caldo; si dice quando si vuol dire, che si faccia a belagio, e che si vada di
bello. Cunctanter quaeso.
Più la zonta, che la carne. Più la giunta, che la derrata, quando l’aggiunto
supera il principale. Maior est thybaco accessio.
Più intrigat, che ‘l pulzì in da stopa. Più impacciato, che un pulcin nella
stoppa; e si dice d’uno, che non sappia risolversi, ne cavar le mani di cosa,
ch’egli abbia a fare.
Più strasit, che la lisia. Più arido, che la pomice; e dicesi delli avari, e scarsi.
Più debol ol pontel, che la traf. Più debole il puntello, che la trave; si dice quan-
do chi aiuta è più debole dell’aiutato. Qui semitam non sapit, alteri monstrat viam.
Più longh, che la quarisma. Più lungo, che ‘l sabato santo; si dice di chi o in
favellare, o in operare non tocca mai della fine.
Pisà chiar, e incagan al medech. Piscia chiaro, e fatti beffe del medico, cioè abbi
pura la coscienza, e netta, e non temere. A culpa innoxius nulli est obnoxius.
Pisà la pora. Pisciare la paura, si dice quando uno spaventato perde la paura.
574 [v] Più lader d’ù muliner. Più ladro d’un mugnaio; proverbio nato dalla mala
opinione, che si ha di costoro.
Più prest, che ‘n freza. Più tosto, che in fretta. Citius quam gradatim.
Piantà di nos; fa’ di stoch. Far debiti; fare stocchi. Versuram facere.
Poch, e spes, e piè ‘l scudlot. Poco, e spesso empie il borsetto. Si paullum
paullo addideris, pergasque frequenter. Id facere exurget tibi forsan acervus.
Poch al sa chi nos sa aiutà. Poco sa chi a se non giova. Sapientem eum odi,
qui sibi ipsi non sapit.
1444
Poca brigada vita beada; in poca zet al ghe quiet. Poca brigata vita beata.
Ubi multitudo ibi confusio.
Podì andà in du esercit, e es scapole. Poter andare per la fava alle tre ore; e
dicesi delle donne brutte, e vecchie.
Portà la bandera. Far bandiera, che è passare avanti agli altri correndo, e
dicesi de’ cani levrieri più propriamente.
Portà respet al cà per ol patrò. Aver rispetto al cane per amor del padrone,
cioè al servo per amor del signore.
Portà i braghe. Portar le brache, parlandosi di donne denota padronaggio; quasi
che elleno si usurpino quello, che è proprio degli uomini.
Portà ù ‘n palma de mà. Tener uno in palma di mano; vale fargli eccessive
amorevolezze.
Portà sù i cop; tù de mez; es quel dal toch. Averne il danno, il gastigo, il tra-
vaglio, l’incomodo. Dare poenas.
Portà ù fò di fope. Trar uno dal pericolo, o sottrarlo al danno.
Pontelà l’us co’ la scova; o dermà la scova al us per stanga, o per pontel.
Puntellar l’uscio con la granata; vale essere trascurato nel metter in salvo le cose sue.
Poltronzò. Più poltron, che una cimice, si dice d’uomo poltrone, e vile.
Porca de cumù no fa sonza. Porca del comune non s’ingrassa, e vale, che chi
opera a beneficio pubblico non è rimeritato. Publica publice negliguntur.
Pregà coi braz in cros, o coi mà conzade sù. Pregare con le braccia in croce,
o con le mani giunte, vale fare una calda, e affettuosa preghiera.
Predicà al vent, o a chi no’ vul intend. Predicar al deserto; o predicare a
porri. Littori loqui.
Pretendela sovra la broca; e più de quel che s’è. Allacciarsela vie sù vie;
quando uno pretende di se assai più, che non comporta ne la sua condizione,
ne gli suoi meriti. Sibi nimium arrogare.
Prest, e bè noi s’è fa insem. Presato, e bene non conviene.
Premì fis vergot a vergù; avì i strenchior. Stringere i cintolini ad alcuno,
vale premergli il negozio. Cordi, vel curae esse. Come colei, alla quale strin-
gevano i cintolini.
575 [r] Prometì maria, e monti. Prometter Roma, e Toma, quando si prometton cose,
che abbian dell’impossibile a potersi mantenere. Maria, montesque polliceri;
vel aureos montes polliceri.
Promet sù la negot. Vender la pelle dell’orso, si dice a chi promette con asse-
gnamenti incerti. Priusquam assaveris farinas inspergis.
1445
Provà come lè bò, e savrid, o salat ol pà di oter. Provare siccome sa di sale
lo pane altrui.
Provà; cosa sarà mai. Il tentar non nuoce. Quid tentasse nocebit.
Quand al brusa ‘l visì, mià portà l’aqua a cà tò. Quando uno arde in vici-
nanza porta l’acqua a casa tua. Tunc tua res agitur, paries cum proximus ardet.
Quand s’è sul fag, as perd la scrima. Quando si è in sul fatto si perde la
scherma. Pugna consilia scindit.
1446
Quat più al la slonga lè pez per lù. Quanto più la prolunga è peggio per lui.
Echinus partum differt.
Quatrì sparagnat do vulte guadegnat . Quattrino risparmiato due volte gua-
dagnato. Divitiae grandes homini sunt parce vivere.
576 [r] Quei iè i frug de sto mond, o de la guera. Quelli sono dei frutti di questo mondo,
o della guerra. Talia gignit bellum.
Quel che vè de mal aquist al sen va apena vist. Quel che vien da ruffa raffa,
se ne va di buffa in baffa; cioè del mal acquistato se ne va poco innanzi. Male
parta male dilabuntur.
Quel che no va in sula al va in tomera. Quello, che non va nelle maniche va ne’
gheroni, cioè quello, che non si consuma in una cosa, si consuma nell’altra.
Quel chà da es dol luf nol sarà mai dol cà. Quello, che ha da esser de lupi non
sarà mai de cani, si dice di chi consegue alcuna cosa, che era destinata per lui.
Quel, che nos pul avì lagal andà. Far della necessità virtù. Facere de neces-
sitate virtutem.
Qual è ‘l prencipi, tal è ‘l fì. Il fine è tale qual è ‘l principio. Lat. Primis extre-
ma consentiunt. Paria sunt extrema primis.
Quel, che ‘l fa, al lo ricef ac. Se quale asino da in parete tal riceve; si dice del
ricevere l’asino pari colpo a tirar de’ calci in un muro. Par pari referre.
Quel, che s’è d’acordi nol è d’ingan. Quel, che è di patto non è d’inganno, e
vuol dire, che non si dee rammaricarsi del convenuto.
Quel ches promet mià tendil. Ogni promessa è debita. Omne promissum de
iure debitum.
Quel laor chè de spes poch stimat al pul es. Quel laor chè de rar, al diventa più
car. Ogni cosa, che è spessa diventa vile per lo molto uso; e ogni cosa, che è rada
suole essere più cara. Bona nimium possessa vilescunt; vel raritas dat precium.
Quel cha da es, mià chel sia. Quel, c’ha da essere, convien, che sia. Fatum
immutabile.
Quel dol tò mester, lè ‘l tò più grand nemich. Quello è tuo nemico, ch’è di
tuo ufizio. L’astio è tra gli artefici. Figulus figulo invidet; et faber fabro.
Quel, ches fa de nascos, o una vulta, o l’otra sol sa po ac, e’l vè a la dì. Non si
fece mai bucato di notte, che non s’asciugasse di giorno. Si quis unquam turpe
admiseris ne sperato fore clam. Nihil est occultum quod non sciatur, vel reveletur.
Quel, chè fag nos pul fà che nol sia stag fag. Quel, ch’è seguito non può tor-
nar indietro. Quod factum est infectum fieri non potest.
Quel, c’ho ‘n cur l’ho in boca. Quel, c’ho nel cuore, l’ho nella lingua. Quod
in pectore, id in lingua promptum habeo.
1447
Quel lè rich, che nol ha voie. Colui è ricco, che non ha voglie. Vera foelici-
tas nulla cupiditas.
Quel, che m’è proibit, al mè più gradit. Più da noi è bramato quel che più
c’è negato. Nitimur in vetitum semper cupimus que negata.
Quest lè un oter per de maneghe; nol è tutu. Questo è un altro paio di mani-
che, overo un altro mangiar di pasta. Non est par ratio.
Questa lè la ricompensa, che s’ha dai ingrag, e indegn. Tal grado a chi tigna
pettina, e vale chi fa servigio a ingrati, o a chi non merita riceve mai gradi.
Redusì ‘l tant in poch, o quasi in negot. Far d’una lancia un zipolo; è stre-
mar tanto una cosa grande o per ignoranza, o per trascuraggine, che si riduca
quasi in niente. Pro amphora urceum facere.
Redusis sù l’astrech, o es in quinta cariula; o restà infantum nudum sul as.
Condursi al lastrico, cioè venire in estrema necessità. Ad incitas redigi. Restarsi
in sul’ammattonato, in sul lastrico, cioè rimanere senza niente. Ad incitas redigi.
Recomandas con tuta la sumisiò, pregà. Dar del buon per la pace, vale rac-
comandarsi con umiltà . Humiliter, vel demisse aliquem precari.
Redusis al pignatì. Tornare al pentolino; ed è quando alcuno lasciata la sobrietà
è stato alcun tempo in grandezza, si ritorna a quel poco di prima. Ad pristina
praesepia redire.
Recomandas ai súle di scarpe; o bat ol tacò, o a Dio chi t’ha fag quele scar-
pete. Alzare i mazzi. Fuggire. Pedis cavum ostendere.
Renovà la piaga. Rinfrescar le piaghe, rinovare i dolori. Tangere ulcus. Renovare
dolorem.
Resarcì ù de tut. Rimetter uno nel buon dì. Aliquem restituere in integrum.
Respond a trionf; a ogni parola la sò resposta; o respond per i rime. A ogni
canestro è apparecchiata sua risposta, cioè a ogni parola sua risposta, o sia Render
pan per focaccia, render la pariglia. Par pro pari referre; vel quale dixerit verbum
tale audiet.
Restà co’ la mufa al nas. Rimaner con la muffa al naso, e dicesi di chi s’offen-
da, e s’irriti per altrui fatto, perché l’odor della muffa fa torcere, ed aggrinzare il
naso, ne può sopportarsi senza disgusto.
Restà de stuch. Restare attonito, e come stupido per caso strano.
1448
Restà camuf, o sgot. Restare attonito, o sgomentato.
Restà col cò rot, o andasen col cò rot. Rimanere col capo rotto, cioè perden-
te; andarne col peggio. Iacturam facere. Damnum capere.
Restà con tanto de naso, o con d’una quarta de nas. Rimaner con un palmo
di naso, che è rimaner col danno e col beffe di cosa sperata, e non conseguita.
Lupus hiat.
Rigolas sul fag. Prender consiglio in sul fatto. Consilium capere in arena.
Rivà a guera finida, o rivà fachia la festa, o ai dop pasg. Trovar il diavolo nel
catino, ed è quando uno va a desinare, o a cena, e trova mangiato. Coena come-
sa venire. A tal otta giugnesse la gragnuola; si dice quando uno arriva tardi al
mangiare, come a dire al finocchio. Post festum venisti. Sero post tempus venis.
Roba esebida, o la spuza, o lè stantida. Che si proferisce è peggio il terzo.
Merces ultroneae putent.
Robà a cà dol lader. Andare a rubare a casa del ladro; cioè mettersi a ingan-
nare chi è più tristo di lui. In cilicas piraticam exercere.
Robà ‘l bel, e ‘l bò, e lagà ‘ndré la refudaia. Rubar l’oche, e rubar le penne.
Nucleum sumere, pignori relinquere putamina.
Romp ol chitarì. Rompere il cesto, cioè il culo, detto così per modestia, vale
infastidire, importunare.
Rompes ol cò per i bragher di oter. Le brache d’altri ti rompono il culo; si
dice di chi si vuol pigliar le brighe, che non gli toccano.
Rop ol giaz. Rompere il guado, vale essere il primo a fare, o tentare di fare
una cosa. Glaciem scindere.
Rop la stria; desfà l’incantesim, ol striamet. Guastar l’incanto, cioè rompe-
re il disegno altrui. Consilium frangere.
Rop i disegn a u’, quand al se crediva d’es a cà. Rompere ‘l uovo in bocca,
cioè guastare li disegni altrui, quando gli è sul concludere. Consilium dirime-
re; vel conatum frangere.
Ropela con vergù; fala fò. Romper il fuscellino; adirarsi, e romper l’amici-
zia. Amicitiae nuncium remittere.
Rocolan dò in d’una vulta. Pigliar due colombi a una fava; ingannar con un sol tiro
o stratagemma o allettamento due persone. In uno saltu capere duos apros.
1449
577 [v] Lettera S de proverbi etc.
Saltà sul caval mat, o saltà ‘n bestia. Saltare in sul caval del matto.
Saltà i grì in dol cò. Saltare i grilli in capo; cioè ghiribizzi, capricci, fantasie.
O vé che grillo gli è saltato in testa. Gli salta il grillo, e si leva di schiera.
Salvà la panza per i fich. Salvar la pancia per i fichi; procurare di conservar-
si in vita. Cercando di salvar la pancia ai fichi.
Sáf trá su di daner tang, ses portes atoren la pel de colù sun du bastò. Si
ragunarebbe danaro assai, se si facesse mostra al popolo la pelle di colui; cioè
se si vedesse essere stato scorticato; proverbio cavato da chi porta intorno la
pelle del lupo ucciso, mentre egli ne riceve dal pubblico, e privato in merce
qualche premio, dal che si mostra l’odiosità comune di tal persona che si desi-
derarebbe tolta dal mondo, come il lupo.
Savì de barca menà. Sapere l’arte di navigare, cioè esser adatto a maneggi.
Savì in quag pé d’aqua s’è. Savì quag in cova. Saper quel, che si può fare
con qualche sicurezza per riuscirne. Scire rem per causam.
Savil a quei da la cagiada. Essere scritto pe’ boccali. Notum esse lippis, et
tonsoribus.
Savì a menadit vergot sù per i liber. Saper a menadito; cioè saper appunti-
no; benissimo. Aver su per le punte delle dita qualche carta.
Savì quag incova. Saper dove il diavolo tien la coda; e dicesi d’uomo sagace, e
astuto, che conosca gl’inganni. Aver cotto il culo ne ceci rossi. Aver pisciato in più
d’una neve; esser pratico del mondo. Et mihi belli pars. Multum aquae navigasse.
Savì quel, che boi in da pignata. Saper quel che bolle in pentola; cioè saper
quel, che si tratta, o si macchia.
Saltà da ù parlà in l’oter, no tegnì pog in dol parlà. Saltar di palo in frasca;
che vale entrar d’un ragionamento in un altro. De calcaria in carbonariam.
Savighen sovra la broca, o sovra i cop. Sentire avanti; intendere, e sapere
assai. Scientia excellere.
Salvà la cavra, e ‘l verz. Salvar la capra, e i cavoli, che è il far bene a uno
senza nocumento dell’altro.
Saltà la grinta. Pigliare il grillo; lo stesso, che imbronciare. Alicui bilem moveri.
578 [r] Sbat i ganase. Sbattere le mascelle; mangiare.
Sbefà; minchionà. Cuculiare. v. Crusca.
Sberpà fo’ i ug sun vergot; o sberpagol sù i ug, o petagol lì sù i ug. Squa-
dernare qualche cosa. Squadernare l’una, e l’altra chiappa.
1450
Sbefà vergù, daga la baia. Dar la soia; dar il giambo, dar la quadra, dar la
berta, dar il pepe, dar la baia. Ciconia irridere. Subsannare, illudere; irridere.
Scambià i carte i’ mà; o mudà i putei in cuna. Scambiar le carte; è ridire in altro
modo quello, che s’è detto altra volta per ricoprirsi. Canere palinodiam.
Scapolala per ol bus dol stampe. Uscirne pel rotto della cuffia, vale liberar-
si da pericolo senza spesa, interesse, o noia. Impune abire.
Scartezà zò ù; garzal, o daga ‘l garz. Dare il cardo a uno; che è dir male aspra-
mente di lui.
Scoltà per imparà; chi scolta impara. Chi ode non disode; vale far capitale
a suo pro di quello, che si sente a dire.
Scond i pegore, che lè chì ‘l luf. Lieva le pere, ecco l’orso; avvertimento
d’aver cura alla cosa, che tu hai in mano, quando vien da canto alcun altro, che
ne sia ghiotto per tortela.
Scond i galine, chel vè i cinguegn, o che lè chì i cinguegn. Leva le pere ecco l’or-
so; avvertimento d’aver cura alle cose, quando sopravviene il pericolo di perderle.
Scoldà i oregie a vergù. Riscaldare gli orecchi a uno, vale rinfacciargli le sue
male opere, dicendogliene villania.
Scorzì vià vergù, intat ches fa i fag so. Mandar uno a vedere, affogare, o pesca-
re, o ripescare la gatta.
Scapazà, o scopelà ol basiot. Far le fiche alla cassetta; dicono i mercatanti de
lor cassieri, quando eglino spendino in uso proprio i danari, ch’eglino hanno in
consegna.
Scornà, o scornagià, o trà atoren. Scornare, o scornacchiare, beffare. Da
farmi per lo mondo scornacchiare, o svergognare. Ludibrio habere.
Scalmanat. Scalmanato, o scarmanato in senso di riscaldato, e affaticato nel
viaggio.
Scovrì i altarì a vergù. Manifestare, palesare le pratiche, e le tresche segrete
altrui.
578 [v] Scorsa d’asen dura poch. Trotto d’asin poco dura si dice di chi si mette a far
qualche cosa oltre al suo potere, che non può durarla.
Scudes la sit co la carne salada; o pagà car quel ches voraf. Cavarsi la sete con
la carne insalata. Lutum luto purgari. Magni emere quod vis.
1451
Scova nuva scova bè. Ciò che è novello tutto è bello. Omnia nova pulchra sunt.
Se ‘l borla zò ‘l mond al chiapa sot tug i quaiog. Se rovinasse il cielo non
camparebbe quaglia. Quid si caelum ruat?
Segond che ti faré, t’avré ac; o segond, che ti somnaré ti regoiré. Siccome
tu farai, così avrai. Ut sementem feceris, ita et metes.
Se iè ruse ai fiorirà, se iè spì ai ponzirà. S’ella è rosa fiorirà; s’ella è spina
pugnerà; e vale, che dall’esito si conoscerà la cosa. Exitus acta probat.
Se sta vulta la scapoli. S’io la scampo questa volta. Nunc si contingat servari.
Se quela vegia no muriva la saraf a mò viva. Del senno di poi ne son ripiene le
fosse; e si dice di coloro, che dopo ‘l fatto dicono quel che si doveva, o si poteva
far di prima. Post facta Prometheus. Sero sapiunt Phryges. Post mala prudentior.
Se no portes respet a la chiarega. S’io non portassi rispetto alla cherica. Ni pater
esses.
Se dig an n’è, vergot an fù. Non si grida mai al lupo, ch’e’ non sia in paese; vale,
che non si dice mai pubblicamente una cosa d’uno, ch’ella non sia vera, o presso
che vera. Rumor publicus non omnino frustra est. Fama non temere spargitur.
Segnà ‘l tep, o cazà vià la nebia. Incantar la nebbia, che vale mangiar la mat-
tina a buon ora.
Segong che i sona as bala. Qual sonata tal ballata; cioè dare secondo, che si
riceve.
Set privilegiat ti. Hai tu l’osso nel bellico; si dice per beffa, quando ci è chie-
sto checche sia da persona, che non ci paia, che ‘l meriti.
Se no’ lè ‘ndag lè lì per andà in malora. Chi non è in forno, e su la pala; si
dice di brigata, o che non sia fallita, rovinata, o sia in sul rovinare, e fallire.
Segnà la pora. Far come l’asino, che dove inciampa una volta più non vi
passa; cioè non ricader nelli stessi falli.
Servì da fant, e da capelet in tut, e per tut. Servire di coppa, e di coltello,
quando si serve interamente di tutte quante le cose. Ad nutum omnia peragere.
Se nol vegniva al borlava zò la cà. S’e’ non veniva il pan muffava; dicesi
d’uno, che è veduto mal volentieri comparir in un luogo.
Serà ‘l bast ados a vergù; esga a la vita. Serrare il basto addosso a uno, sol-
lecitarlo importunamente a fare la sua volontà.
579 [r] Segond ol zoch al vè zò i tape; o fiùl de sò pader. La scheggia ritrae dal
ceppo, dicesi di chi non traligna. Patris est filius.
Serà la stala, quand lè scapat i bú. Serrar la stalla perduti i buoi; cioè cercar
de’ rimedi seguito il danno. Accepto damno ianuam claudere.
1452
Senza lú nos fa’ negot. Ei da le mosse a tremuoti; si dice di chi pretende, che
nelle cose non si possa far senza di lui.
Se nos pùl fa’ dol rost fa’ di polpete. Far la vesta secondo il panno; vale acco-
modarsi come si può; far quel, che si può. Tempori inservire.
Seré d’inveren, nivol de stat, e longa prosperitat iè laor de no’ fidat. Seren
di verno, nugol di state, e vecchia prosperitate son cose delle quali l’uom si
debbe poco fidare.
Sfadigas per andà in malora. Durar fatica per impoverire. Laborem serere.
Sgarugà in di scarpì; baiaga drè. Graffiare li usatti; di male d’uno.
Sgurlì un otra pianta, o picà a un otra porta. Picchiare a un altr’uscio. Aliam
quercum excutere.
Slargas in dol spend de più dol sò podì; o del sò stat. Distendersi più, che ‘l
lenzuol non è lungo, che vale spendere più, che l’uom non può. Maiores pen-
nas nido extendere.
S’ha de respetà i magior. Al maggiore diasi l’onore. Contra maiorem nemo
praesumat honorem.
So capitat chilò in mia malora. In mal punto ci venni. Haud auspicato huc me
appuli.
Sonala a vergù; fagla. Farla a uno, fargli inganno, caricargliela.
So stag causa mi dol me mal. Io stesso del mio mal ministro fui. Heu patior
telis vulnera facta meis
Sovra la broca. D’avantaggio. Superabunde.
Sior da bò marcat. Signor di maggio; signor di burla. Ioco dominus.
Spampanà i fag sò; sonà la schela. Andar col cembalo in colombaia; che è
pubblicare li suoi fatti, quando e’ doverebbono esser segreti.
Spechià la bala al sbalz. Aspettar la palla al balzo; che è aspettare il tempo,
e l’occasione opportuna.
Spechià ‘l balduchì, chel vegni a levà. Aspettare il baldachino; si dice di
colui, che aspetta molti preghi, e inviti innanzi, che si muova.
Spechià, che la vegni in bela. Aspettare il porco alla quercia, vale attendere
l’opportunità, e ‘l tempo dell’operare.
Spechià la mana dal ciel. Aspettare le grazie; si dice quando uno aspetta una
cosa, che indugia, e non viene.
Spechià, che ‘l vegni la sò. Aspettare il tratto, o pigliare il tratto, vale piglia-
re il tempo, e l’occasione.
1453
579 [v] Spasmà de voia. Avere un ardentissimo desiderio
Spert come ù scagn. Destro come una cassapanca; lo che si dice per ironia di
chi è disadatto.
Spudas sui mà; fà de mà, e de pè. Sputarsi nelle dita; fare ogni suo sforzo.
Omnes nervos intendere.
Spend la moneda per quel, che la cor. Non por mente, non farsi caso di certe
persone, che per loro mal costume fan ciò, che non dovrebbono.
Stà in pè in aria, o trà di scalzade in aria. Dar de calci al vento; dar de calci
a rovaio; vale essere impiccato. Laqueo suspendi.
Stà fò de sovra come l’ule; volì semper avì resò. Star come l’olio, cioè a gal-
la; dicesi di chi sempre vuol soprastare, ed essere a vantaggio.
Stà zito, e no’ refiadà gnac. Star che cheto come olio; cioè non fare pure un
zitto. Ne myquidem facere; vel audire.
Stà sul quamquam. Stare in sul mille, che è tenere una certa gravità negli atti,
e nell’apparenza più che conveniente al suo grado.
Stà semper provist per tut quel, che pul nas. Ne di state, ne d’inverno non
andar senza mantello, vale star sempre provveduto per tutti i casi, che posso-
no nascere. Beta tum hyeme tum aestate bona.
Stà in dol sò umor; seguità ‘l sò caprizi; tegn dur in dol sò cò. Tirar dietro
all’asin suo; cioè mantenersi nella sua ostinazione, e caparbietà.
Stà a vedì dove la va a bat. Vedere, e comprendere, dove el’ha a battere, cioè
star a vedere il successo di checchesia.
Stà col schiop montat. Stare coll’arco teso, stare intento. Pendentem hamum
habere.
Stà sul birlo, stò in cervel . Stare in gangheri, stare in cervello. Esse apud se.
Stà da friz; es conzat coi cigolete. [...].
Stà fresch. Star fresco significando, che altri non è per avere quel, ch’e’ vor-
rebbe.
1454
580 [r] Stà sui cerimonie. Stare su i convenevoli; cioè ceremonie.
Stà come la quaia sot al sparaver. Stare sotto la tacca del zoccolo, che vale
stare a gran soggezione.
Stà lì come ù stampè; o ù pal infich. Esser pergola, si dice di chi si trova a
ragionamenti ch’e’ non intenda, o in conversazione, dove tutti sieno impiega-
ti, e a lui tocchi a starsi. Nihil intelligere.
Stà coi deg sech, o sta’ coi mà conzade sù senza fà negot. Stare a denti sec-
chi; vale stere senza operare o non volendo, o non s’arrischiando, o non aven-
do modo. Starsi con le man cortesi, come un voto. Morari oscitanter.
Stà coi budei sul arzò; o avì i budei sul arzò. Aver le budella in un paniere,
o in un catino, vale avere un eccessiva paura, e parergli esser vicino a estremo
pericolo. In manu animam gestare.
Stà coi mà sot seia; o picasei sù la panza. Grattarsi la pancia, che vale star-
si in ozio.
Stà sul fà la sguaita a vergù. Appostar l’allodole, si dice di chi spende il tempo
in codiare gli andamenti altrui, e lo fanno gli scioperati, e gli perdigiorno.
Stà sul zifolì, o sul trich, e trach. Vestir abiti leggiadri per farsi vagheggiare.
Stà in di sò straz, o in dol sò gut .Starsi ne’ suoi panni, cioè starsi da se con quel-
lo, che si ha senza dar fastidio a veruno. Intra suam pelliculam se continere.
Stà semper a pè pià senza podis alzà ù tantì. Star come la porcellana terra a
terra; dicesi di chi non può avanzarsi. Circa montis radices versari.
Stà in spionera. Stare alla velletta; che vale star fermo in un luogo per veder
gli altrui andamenti. Speculari. Explorare.
Stà a caval al fos. Tegn ol cul sun dò scagn; o tegn ol pè in dò stafe. Stare
a cavallo del fosso. Duabus sedere sellis.
580 [v] Stà vulta lè andachia búga. Questa volta è andata vana. Hic funis nihil attraxit.
Sto mond lè una gabia de mag. Questo mondo è una gabbia de matti.
1455
Sto rombo al vegnirà ados a mi. Questa piena verrà sopra di me. Istaec in me
cudetur faba.
Stopà la boca a ù coi sò medeme resò, e parole. Turar la bocca a uno col suo
turacciolo. Iugulare aliquem suo gladio.
Sticala fó. Viver di limature, che è viver industriosamente con ogni poco di cosa.
Streg come una pigna. Più stretto, che un gallo si dice a uomo avaro, e tena-
ce. Cumini sector.
Sul longh andà al gha caga sù i cà. Le cose tarde son tenute per nulla; o l’in-
dugio piglia vizio. Mora semper obfuit. Periculum in mora.
Svudà i canò, o cavà i pene maistre. Trar la bambagia del farsetto per affati-
carsi troppo in atto carnale.
Sti vù quest bè con bè; se ti nol vù, ti non avré ne quest, ne oter. O vuo’ que-
sto, o vuo’ delle pere; cioè, se tu non vuoi questo, tu non avrai ne questo, ne altro.
Stufà; gafurà. Riuscir carne grassa, venire a noia. Tu mi riesci carne grassa.
Nauseam, vel tedium afferre.
Svelt, e franch come un ghindol; o ù paladì. Sano, e svelto come un paladino.
Sul’ora dol us. Con incertezza, con rischio, e per niente. Temere; periculose;
vel inutiliter.
Stronz d’Orland. Gigante da Cigoli, che batteva i ceci con le pertiche. Pusillus
quantus Molon.
Senza grop ol pog no tè. Sartor, che non fa il nodo, punto perde; cioè, che bisogna
far le cose co’ debiti termini, altrimenti non se ne viene a buona conclusione.
1456
poca uva; cioè grandi dimostrazioni, e pochi effetti. Assai parole, e poche
lance rotte; si dice di chi mostra da far gran cose, e non ne conchiude niuna.
Tal pais, tal usanza. Tanti paesi tante usanze. Tot regiones tot mores.
Tacà lite co’ la sanità; tuù di medesine quand s’è sà. Muover lite alla sani-
tà, che è quando uno sta bene, e vuol pigliar medicine.
Tacà la caneva al chiod. Imbottare all’arpione, dicesi di chi compera per suo
uso il vino a fiaschi.
Tal padela tal test. Tal guaina tal coltello. Dignum patella operculum.
Tacas ai speg. Appiccarsi alle funi del cielo, che è farsi capitale di cosa, che
si crede, che possa giovare, per debole, e remota, ch’ella si sia.
Tant fracas, e poca conclusiò. Farla bollire, e mal cuocere; cioè gran fracas-
so, e poca conclusione.
Tat al ghe n’ha l’Antonia quat a ghe n’ho anca mi. Ogni campo è strada;
cioè non aver riguardo più a una cosa, che a un’altra.
Tat bò, che l’af fà resusità ù mort, o chel naf mangià ù mort. Si squisito; si
parla di cibo, che desterebbe a morti l’appetito.
Tacas al col ol guadagn, che s’ho fag. Averne avuto scapito anzi che pro.
Tat bodez, e po’ caca. Pioverà pioverà, e poi nascerà un fungo. Parturient mon-
tes, nascetur ridiculus mus.
Tanta parenza, e poca sostanza. Tanta paia, e poch formet. Assai romor, e
poca lana. E multis paleis parum fructus colligi.
581 [v] Tegn da ù, e da l’oter. Aver mantello da due acque. Cum utraque parte colludere.
Tegn, o tegnis in pè coi stanghe, o coi pontei. Mantenere con difficoltà, o man-
1457
tenersi con difficoltà, e stento, ma con ingegno; reggere, o reggersi. Sustentare,
vel sustentari. Fulcire, vel fulciri industria, vel industriose, ingeniose.
Tegn sui fii. Tener su le carte; vale sostenere con diligenza il suo grado, affet-
tare sostenutezza, ma sempre più del dovere.
Tegn i cà a la coa de vergù. Tegniga dré la spia. Aver i cani alla coda a uno;
cioè far codiar uno, e spiar con diligenza i di lui andamenti.
Tegnì sù la coa a vergù. Far coda, andar dietro a qualche personaggio per cor-
teggiarlo, e onorarlo. Aliquem cum pompa comitari.
Tegnis, o vanzas fò vergot de quel, che si spend per i oter. Far l’agresto; che
è l’avanzare nello spendere per altrui non accusando la ronfa giusta.
Tegn ù sul bachetò, o tegnil det. Tener uno in sul vergello, vale burlarlo col
tenerlo in dubbio, e sospeso con le parole.
Tegn da chi venz. Far come il tamburino, che è tener da chi vince.
Ten despreghi, ten impeschi, ten inlaghe. Te ne disgrazio. Lat. Gratiam tibi
habeo nullam.
582 [r] Tegn in dol gos, nò dì tut, lagà da dì vergot. Serbare nel pellicino. Orsù il resto
vo’ tacere, e serbar nel pellicino.
Tegn ù curt, o ligat curt. Tenere corto uno; legarlo corto; vale tenerlo in freno,
non dargli comodo. V. Crusca.
Tegn ù in stecha. Fargli tener l’olio, cioè porgli della paura, e tenerlo a segno.
In officio detinere.
1458
re alla trottola; e vale, quando ella ti va bene in un affare, non ne tentare un
altro. Chi fa l’altrui mestiere fa la zuppa nel paniere. Quam quisque novit ar-
tem in hac se exerceat.
Ti pù bè siflà, che mi no voi fà negot. Puoi dire quanto vuoi; tu puoi zufola-
re, che io non ne vo’ far niente.
Tirà zò la breta, o ‘l bretò. Mandar giù la visiera, che è non aver vergogna,
ne faccia. Tirar giù la buffa, vale dispregiar la vergogna, e por da banda il ri-
spetto. Perficare frontem.
Tiras la bissa in sè. Allevarsi la serpe in seno, vale beneficar uno, che poi
beneficato abbia a nuocerti. Colubrum in sinu fovere.
Tirà tuta l’aqua al sò mulì; tug tira l’aqua al sò mulì. Pescar per se, e vale
far le cose a suo uopo. Ogni grillo grilla a se. Omnia ad suam utilitatem refer-
re; vel pro se quisque laborat. Tirar l’acqua al suo mulino, cioè ciascuno ha
più riguardo al proprio interesse, che all’altrui.
Ti eset stufà ù cumù con tat baià. Tu assorderesti, o seccheresti una pesca-
ia; si dice di chi non rifina mai di cicalare, e forte.
Ti è la fortuna da la tò; Ti è l’aqua sul tò mulì. La palla balza sul tuo tetto;
cioè tu hai la fortuna dal tuo.
Ti zugareset sun dù spinaz; o per zugà ti fareset gran cosa. Tu faresti a cavar
il fil del pagliaio; si dice d’un che giuochi volentieri a qualunque giuoco.
Ti ‘l toreset a maca ti; ti l’eset becà sù per amor so ti; al taf piasì né. Tu
non se’ oca, e beccheresti, e dicesi di chi torrebbe senza costo una cosa per sua
amorevolezza.
Ti no’ la indivinet; ti no tochet ol pont. Più su sta monna luna, cioè tu non
dai nel segno. Non propter pedes cum lyra dissidium.
582 [v] Tirà fò i casetì; o i tete fò d’ sé. Far caselle per apporsi; che è aggirare altrui
con parole per cavargli di bocca quel, che uom desidera. Dar intorno alle buche
a uno; val procurar di cavargli artatamente di bocca quello, che è.
Ti no’ avré la bona mà, per non es stag ol prim a da’ la nuva. Tu non avrai
le calze; si dice quando uno non è stato il primo a dare una nuova.
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Ti sé chì, che lè noma quater dì, e ti vù fà ‘l pret. Egli son quattro dì, che tu
se’ qui, e vuoi già fare il protomastro. Asinus de Aesopi puteo modo venis, et
iam esclamas.
Tirà ‘l col a vergot, o slongaga ‘l col , o anda drè a slongal. Far durare più
che si può una cosa, e si dice di bevande, e cose comestibili.
Ti misuret i oter sul tò tai. Tu misuri gli altri col tuo passetto. Alios ex ingenio
tuo metiris.
Tirà a ù reatì. Tirare l’aiuolo a una chiosa, cioè contentarsi a pigliare il poco.
Tocà ‘l punt, ol segn. Apporsi, toccar il nerbo della cosa. Rem acu tangere.
Scopum attingere.
Tocà ‘l ciel col dit. Toccare il ciel col dito; si dice di quello, che gli paia d’aver
ottenuto cosa sopra li suo’ meriti, e fuor del suo credere. Digito caelum attingere.
Tornà a vergù la farina in dol sach; restituigla. Dare, o rendere pan per focac-
cia. Par pro pari referre.
Tornà sul birlo; in cervel. Tornar ne gangheri. Ridursi in sesto; riavere il giudizio.
583 [r] Tornà cò la piva in dol sach. Tornar con le trombe nel sacco; si dice di chi torna
da qualche impresa, che non sia riuscita. Redire inani conatu. Re infecta redire.
Tornà a avì ‘l fiat; o tornà ‘l fiat ados. Riavere il fiato. Or pur comincio a
riavere il fiato. Gli tornò propriamente il fiato indosso.
Tornà l’anima in corp. Tornare l’anima in petto, si dice di chi dal concepito
timore si ricuperò.
Trovà la panada fachia. Trovar l’uovo mondo, cioè la cosa fatta senza fatica.
1460
Trovà ‘l terè mulzì. Trovare il terren dolce; trovare della facilità, e del gusto.
Trovà, o tacà da dì sul pater noster. Opporre alle pandette; dicesi di chi è
solito biasimare qualunque cosa per ottima, che ella sia.
Trovà serag i pas, o tirat sù i pog levador. Trovar l’uscio imprunato; è quan-
do uno va per entrar in un luogo, e non gli riesce.
Trovà ‘l nud; o trovà la vena. Trovare le congiunture; si dice quando uno trova
il modo di concludere agevolmente.
Trovà carne per i sò deg. Trovar culo per suo naso; vale trovar chi gli rispon-
da, e non abbia paura di sue bravate. Novacula in cotem.
Trovà la vena. Trovar la gretola, cioè trovar la congiuntura di far checche sia. Re-
perire rimam.
Trovà lag de galina, o avì lag de galina. Trovare, o avere latte di gallina; si
dice di chi trova, o ha cibi esquisiti, e quasi a trovarsi impossibili. Invenire, vel
habere lac gallinaceum.
Trovà cul per ol sò nas. Ha trovato cul da suo naso. Fortis in alium fortiorem
incidit.
Trovà, o robà lana francesa. Trovare, o rubare lana francese. Furari littori
arenas; vel in littore arenas invenire.
Trà sù ‘l cul dal scagn; o levà sul cul dal scagn. Sollevare le natiche dallo
scanno.
Traref vià ‘l cò per sti laor. Farei del resto del cervello per queste cose.
583 [v] Trà ‘l sas, e scond ol braz. Tratto il sasso nasconder la mano. Infixo aculeo fugere.
Trà ‘n drè, e scond i poste con fofignà di daner ch’è in banch. Dar becca-
re alla putta; ed è quando nel giucare si ripone nascostamente parte di que’
danari, che sono obligati a stare in giuoco.
1461
Trà i calzeg. Tirar le calze per morirsi.
Trà i pè fò dol fangh. Uscir del fango; o trarre il cul del fango; vale uscir
d’intrighi. Caeno plantam evellere.
Trà zò i sang di mur. Grattar i piedi alle dipinture; cioè andar facendo l’ipocrito.
Trà ‘l manech drè a la manera. Gittar il manico dietro alla scure; che vale
sprezzare il meno perduto il più. Varam cum vibia proiicere. Trar il sacco die-
tro alle rape. Damnum damno cumulare.
Trà det ol basto’, ol marel. Fare al bacchio; vale inconsideratamente, a caso. In-
consulto agere.
Tras via de marucia. Strabiliarsi.
Trist quel sold, che pezora la lira. Tristo è quel quattrino, che peggiora il fio-
rino; dicesi di coloro, che per ispender poco perdon l’occasione d’acquistare
assai. Pecuniam il loco negligere maximum interdum est lucrum.
Tug ai pretend de savighen tant, o quant. Ognun va col suo senno al merca-
to; e vuol dire, che ognuno sa tanto, o quanto, overo gli par sapere. Unusquisque
abundat in sensu suo.
Tug sun dù tai; o tug de la medema pegola; o d’ù fà. Come i poponi da
Chioggia, tutti d’una buccia, e d’un sapore, vale per mostrar somiglianza, e con-
formità di costumi in mala parte. Eiudem farinae. Eiusdem notae.
Tug i furbaz a la fì ai va de mal. Tutte le volpi alla fine si riveggono in pel-
licceria; e vale, che chi astutamente opera male alla fine capita male.
Tug de la medema pegola. Tutti siamo macchiati d’una pece, cioè di vizii.
Ingenita est malitia cunctis hominibus.
Tug no’ sa tut. Ogni bue non sa di lettera, vale ogni uno non s’intende d’ogni
cosa. Pauci vera intelligunt.
Tug iè conteg de sò moier, ma miga dol sò mester. Ogni uomo ha buona
moglie, e cattiva arte. Quemque non suae uxoris, sed suae fortunae poenitet.
Tug ai descor vontera dol sò mester. Ognun parla volentieri del suo mestie-
re. Tractant fabrilia fabri.
Tug sè sior a cà sò. In casa sua ciascun è re. Suae quisque domui rex est.
Tug no’ sa tut. Tutto il cervello non è in una testa. Idem homo non potest
omnia scire.
584 [r] Tug i dì s’impara vergot; o tug i dì as n’impara una . Ogni giorno s’impa-
ra. Quotidie discimus.
Tug i grop ai se redus al peten. Tutti li groppi tornano al pettine. Nunc cun-
cta lues simul agglomerata.
1462
Tug ai dis per ù vers. Tutti concordevolmente ne favellano. Uno ore omnes
loquuntur.
Tug chi passa ai gha verda drè a lù. È mostrato a dito da tutti i passaggieri.
Monstratur digito praetereuntium.
Tug i fior ai pias dinfò quei dol vì. Ogni fior piace eccetto quel del vino.
Tuù sù tute i lape per reportale. Raccorre i bioccoli, si dice di chi attenta-
mente ascolta l’altrui parole per riferirle.
Tuù i laor sul sò vers. Pigliare il panno pel verso, cioè pigliar il ver modo di
far checchesia. Scenae servire.
Tuù la vulta larga ai cantonai; schivà i pericoi. Volger largo a canti; vale
scansare le difficoltà, e i pericoli.
Tuù da filà per dà da filà. Torre a filare per dare a filare; dicesi di chi ha a
fare le sue facende per pigliare a far quelle d’altri senza pro.
Tuù la più curta; fasla per la più curta; batisla. Darla per chiassi, nascosa-
mente fuggire, uscendo delle vie maestre. Se clam subducere.
Tuù in burla, o per burla. Pigliare a gabbo. Che non è impresa da pigliare a gabbo.
Tuù ù sui coregn, o in urta, o avil sui coregn o in urta, o sul orma. Recarsi
uno in su le corna, o in urto, cioè in dispetto, in odio.
Tuù da cò, e met da pè; tuù da una banda, e met dall’otra. Scoprire un alta-
re per ricoprirne un altro; che è fare un debito nuovo per pagarne un vecchio.
Versuram facere.
Tùs di gate da pelà. Prendersi a pelar gatte, cioè prendersi delle brighe, e
degl’intrichi. Pigliare a pelare una gatta, cioè metter mano a qualche cosa peri-
colosa, e fastidiosa. Duram provinciam capere.
Tut è bò, come s’ha fam; tut è bò in dù bisogn. A tempo di carestia pan vec-
cioso, che è accomodarsi alla necessità, a quel, che l’uom può. L’asino, che ha
1463
fame mangia d’ogni strame. Quod in frumenti inopia ervum. Optimum cibi
condimentum fames. La salsa di Bernardo. Idem.
584 [v] Tut ol mond lè pais. Tutto ‘l mondo è paese; vale, che per tutto può viversi,
e da per tutto si è del bene, e del male. Quaevis terra patria.
Va’ per la strada de mez. Tien la strada di mezzo. Media perge via.
Va’ da manch; o va’ da la mità; mià debat; no lè tat a strenz i strope. Tara per
uso; a quel, che s’ode dire a milantatori. Ogni buon cotto a mezzo torna, e dicesi
quando l’assegnamento fatto d’alcuna cosa ti riesce assai men, che tu non credevi.
Vardà ù col ug indrig. Guardar uno con occhio diritto, vale dimostrargli affezione.
Vardas pruma denag a lor. Guardarsi a piedi, che vale esaminare prima ben
la sua coscienza, avanti che si biasimi altrui. Sua vineta caedere.
Vardas dai barbe rare, e smorg in chiera. Poca barba, e men calore sotto ‘l
ciel non è ‘l peggiore.
Vardas da chi ha ù sol d’a fà. Dio ti guardi da chi non ha, se non una facen-
da, perché quel tale mai parla d’altro, e sempre con essa importuna altrui. Cave
a viro unius negocii.
Vardas dai fomne, chà la barba. Donna barbuta co’ sassi la saluta.
Vardas dal bò marcat, o dai pag largh. Guardarsi dalle buone derrate, avver-
tendo, che sotto il vil prezzo bene spesso si trova fraude.
1464
U’ car de malinconia nol paga ù quatrì de debit. Niun pensier pagò mai
debito, e vale, che per affligersi non si ripara al male.
U’ vulper tag. Un uomo solo ne vale cento, e cento non ne vaglion uno. Inultis
brachiis aequalis est; vel omnibus brachiis aequalis est.
U’ bò mostaz nol ghè daner, chel paghi. Fortuna i forti aiuta, e i timidi rifiu-
ta. Audaces fortuna iuvat, timidosque repellit.
Un amich lè necesari comià ‘l pà. Non s’ha più bisogno del pane, che del-
l’amico. Amicus magis necessarius quam ignis, et aqua.
U’ grà de piver. Piccolo di corpo, ma d’animo grande. Tydus corpore, animo
Hercules.
Una lapada, e po’ via. Alla sfuggita. Ut canis e Nilo.
585 [v] Una pegora infeta lan guasta u’ roz. Una pecora marcia ne guasta un bran-
co. Morbida facta pecus totum corrumpit ovile.
Una fomna cha gran dota la punz l’om, o che l’al scota. Mal tolerar si puote
femmina, c’ha gran dote. Intolerabilis nihil est quam quam foemina dives.
U’ al fa la roba, e l’oter al la desfa. Un fa la roba, e l’altro la manda male.
Hic telam texuit, ille diduxit.
U’ picen fa stà u’ grand. Una piccola pietra gran carro riversa. A cane non
magno saepe tenetur aper.
U’ penel nol laf savì fà più bè. Non la farebbe meglio un dipintore. Archi-
medes non posset melius describere.
U’ laor, che merita corona. Un’impresa, che merita corona. Palmarium facinus.
U’ fragò in boca al luf. Una fragola in bocca al lupo. Labra non palatum rigavit.
U’ fior al costa poch, ma nol sta bè i’ mà de tug. Una ghirlanda costa un
quattrino, e non istà bene in capo a ognuno; cioè, che l’uomo deve avere più
riguardo a quel, che egli si conviene, che a quel, ch’e’ può fare.
U’ diavol scaza l’oter, u’ desorden fa un orden. L’un diavolo caccia l’altro;
si dice quando si cerca di riparare a un disordine con un altro. Daemones expe-
llit daemon; vel clavus clavum pellit.
U’ piat de bona chiera al val più de tut. La vivanda vera è l’animo, e la cera;
dicesi a chi si scusa d’essere scarso nell’onorare altrui, e dargli poche vivan-
de, e di poco pregio. Animus, et vultus hospitis verae dapes.
U’ fior no fa primavera. Una rondine non fa primavera; cioè un caso non fa
regola. Una hirundo non facit ver.
U’ mat al ne fa cent. Un pazzo ne fa cento; e dicesi quando si veggon molti
correr dietro a un pazzo.
1465
U’ sol nol basta a fà ‘l tal servisi. Una noce sola non suona in un sacco; cioè,
che un solo non può condurre a fine tal fatto, che ha bisogno di molti. Unus
non sufficit operi.
U’ laora, e l’oter maia i sò fadighe. U’ somna l’oter regoi. U’ fa i miracoi,
e l’oter avi la cera. Levar la lepre, e un altro la pigli, che è durar fatica in una
cosa, e ‘l merito l’abbia un altro. Alii sementem faciunt alij metent.
Vedila sul sutil, o per sutil. Vederla fal filo, cioè trattar la cosa con rigore, e
guardarla in ogni minuzia. Ad vivum resecare.
Vedila in bela. Vedere il bello; conoscere il tempo, e l’occasione.
Opportunitatem agnoscere.
586 [r] Vedisla in dù speg. Prevedersi una cosa, come abbia certamente a succedere.
Vedila in pont, e virgola. Vederla per quanto la canna; cioè non si lasciar sopraf-
fare, voler la sua misura giusta.
Vedì ‘l pil in l’uf. Vedere il pel nell’uovo; si dice di chi è d’acutissimo inge-
gno, e non solamente vede, ma prevede. Ventura per dioptram prospicere.
Vegn la bala al sbalz a vergù; o vegn la bona sort a vergù. Balzar la palla
in mano, cioè venir l’occasione; o aver la fortuna in suo favore, che si dice
anche Balzar la palla dal suo.
Vegn a cò; intravegnì. Venir in capo ; intervenire. Quello, che temevate, vi venne
in capo. Evenire.
Vegnin a una in quac mud; tirà a riva vergot. Cavarne cappa, o mantello;
vale venire a qualche conclusione.
Vegn la saliva in boca, o cor saliva in boca. Venire l’acqua alla bocca; quan-
do s’appetisce grandemente checchesia, onde soprabbonda scialiva in bocca.
Salivam moveri.
Vegn la freza in di pigher. Far come il grillo, che o e’ salta, o egli sta fermo;
si dice di uno, che o non vuol mai far nulla, o in un tutto tutte le cose.
Vegn fò de sot da la sogeziò dol maistr; o dol pader. Saltar la granata; ed è
quando un giovane uscito della cura del maestro, e senza timor del padre può
andar liberamente dove gli pare. Ex ephebis excedere.
Vegnit apena fò dol gus so’ stag ol retrag dela sfortuna. Uscito appena fuor
dell’uovo io sono stato il caffo degli sciagurati.
Vendì; impegnà. Far le campane di San Ruffello, che sonavano vendi, e impegna.
Vergot de tant. Gran fatto, cioè cosa maravigliosa. Qualche gran fatto dee
esser costui, che ribaldo mi pare.
Vedì la fam in aria o avì una fam, ches la vedi, o sui la segradona. Veder
la fame in aria; vale per mostrare d’aver fame eccessiva. Fames melita; fames
seguntina. Extrema fame laborare.
1466
Vestit u’ pal al par ù general. I panni rifanno le stanghe. Vestis virum facit.
Vegn ol lag. Voler quello, che non si voleva, o far ciò che non si voleva fare.
Vegn sù la paleta, o da sot, o capità in di ongie, sot al ongie. Dar nel guanto,
cioè capitare alle mani d’altrui, e nelle altrui forze. Incidere in manus alicuius.
586 [v] Vesper Cicilià. Vespro Ciciliano; cioè totale strage.
Ufrì a vergù per avì una grazia asè più de quel, che la merita; es più ‘l
spes, chel guadegnat. Affogare il can con le lasagne; si dice quando uno per
venire al suo intento offerisce maggior partito, che non merita la bisogna.
Via, no fè polver. Piano, che non si levi polvere, e dicesi per derisione a chi fa
gran bravate, o tagliate senza proposito.
Vif là ixì, ù tat la pertega; a la carlona; a la babalà senza pensà negot. Vi-
vere al buio, cioè senza considerazione. Temere vivere. Vivere alla carlona;
vale vivere alla buona senza alcun pensiere.
Vilà refag. Villano riformato, o rivestito, che non lascia di villano i costumi
col lasciarne la fortuna. Asinus apud Cumanos. Leonis exuvio indutus asinus.
Bos in civitate.
Vì, e savì insem nos al pul avì. Vino dentro senno fuori. Vinu sapientiam hebe-
tem turbidamque reddit.
Verz rescoldat, o manestra rescoldada. Verze riscaldate. Crambe repetita.
Volì la polpa senza l’os. L’uf mondat; o sia intend fasine, ma miga porta-
le. Voler la pesca monda; cioè l’utile senza fatica, o pericolo, che anche si dice
l’uovo mondo.
Volila vedì fina al onguen; o fina in fond. Mandarla al pallio; che vale voler-
ne vedere l’ultimo termine.
Volì strucà l’ule fò di sas. Voler cavar della rapa sangue; si dice quando si
vuol da uno, quel ch’e’ non ha; o ch’e’ faccia quello, che e’ non può. Mal si
può trarre della rapa sangue. Aquam e pumice postulare.
Volì metes ù musì con dù lionfant. Li granchi voglion morder le balene; si
dice, quando un piccolo, e di poca forza si vuol mettere a contrastar con un
grande, e gagliardo. Thiodamus cum Hercule.
Volì drizà i gambe ai cà, o ‘l bech ai civete. Voler dirizzare il becco a spar-
vieri, o le gambe a cani, vale trattar dell’impossibile.
Volì la baia. Voler il dondolo, vale volere la baia.
587 [r] Volì, o non volì; voia non voia. Voglia, o non voglia. Velit, nolit.
Volì fà ù da Creder. Voler far cornamusa alcuno; vale dar ad intendere cosa
non credibile, o stravagante ad alcuno.
1467
Volila vedì sul os; sul sutil; in dun chevel. Volerla riveder troppo nel sottile.
Ad vivum resecare.
Volì ù mal scanat a ù. Volere a uno mal da coltello. Odisse aliquem odio vati-
niano, vel novercali.
Voltà la bria sul cò a ù. Lasciar la briglia in sul collo a alcuno; cioè lasciarlo in
sua balia.
Voltà ‘l nas sun tut, o spuzaga tut. Venire altrui del cencio; vale putirgli ogni
cosa, cioè avere ogni cosa a schifo, e a sdegno. Naso suspendere.
Vudà fò ‘l sach. Svertare; votare la verta, vale dire senza riguardo quel, ch’è
occulto, e si dovrebbe tacere.
Vos de popol vos de Dio. Voce di popolo voce di Dio; che vale, che di rado la
comune fama s’inganna. Fama non temere spargitur. Rumor publicus non omni-
no frustra est.
Volin più per se medem, che per i oter. Volere più tosto il megliore per se
stesso, che per gli altri. Lat. Omnes sibi melius malle esse, quam alteri.
Volif fà a mud d’ù mat?. Volete voi fare a modo d’un pazzo? Lat. Vultisne
vos homini stulto mihi auscultare?
Zelos, cha pora fina dal aria. Geloso, che teme dell’aere stesso. Zelotypus.
Zontà legna al fuch. Aggiugnere legne al fuoco, cioè aggiugner male a male.
Oleum camino addere. Ignem igni inducere.
1468
Zontaga ol ref, e i peze; o zontaga ol cog, e ‘l crud. Metter le pezze, e l’un-
guento, che è durar fatica in una cosa per altrui, e spendervi anche del suo.
Zugà det a la bala in vergù. Far alla palla d’uno, cioè strappazzarlo, e bistrat-
tarlo. Aliquem quasi pilam habere.
Zugà a scarpa causi, o a regataia. Fare a ruffa raffa, che è quando i fanciulli get-
tando in aria alcuna quantità di checchesia fanno a chi più tosto, e chi più ne piglia.
1 Di mano diversa.
1469
Finito di stampare nel mese di marzo 2012
su carta Munken Print Cream da grammi ottanta
per i tipi della Grafica Monti di Bergamo
Scienze, arti e culture
Vocabolario Bergamasco Italiano Latino
di Giovanni Battista Angelini
Tomo III
Giovanni Battista Angelini
Vocabolario
Bergamasco Italiano Latino
a cura di
Roberta Frigeni, Veronica Vitali e Vincenzo Marchetti
Tomo terzo
Elementi, Quinternetto I
Aria. Vocaboli apparteneti all’aria, e verbi.
Meteori. Pioggia. Rugiada. Vapore. Nuvoli. Neve. Vento. Umidità. Nebbia. Tem-
pesta. Tuono. Serenità. Brina. Saetta.
Fuoco. Vocaboli appartenenti al fuoco, e verbi. Quinternetto 1.
Proprietà del fuoco. Fiamma. Abbruciamenti. Faliva. Tizzone. Cenere. Arsura. Scot-
tatura. Fuligine. Brace. Ardore. Fummo. Legne. Incendio. Abbraciare. Carbone.
Terra. Vocaboli appartenenti alla terra, e verbi. Quinternetto 1 e 2. 3. 4. 5.
Proprietà della terra. Rive. Pianura. Prati. Fango. Fosse. Rami. Frutti. Terreni di va-
rie sorte. Monti. Colline. Campagna. Caverne. Innesti. Legni. Lavoro della terra,
o terreno. Valli. Campi. Gerra. Vite. Fronde. Selve. Boschi. Orti. Precipizio. Giar-
dini. Germogli. Verdumi. Erbe medicinali. Fiori. Vigne. Luoghi d’arbori. piante
varie. Vinci. Fieno. Coltura di terreno. Letame. Strame. Seminato. Mietitura. Ven-
demmia. Trebbiatura del frumento. Alberi fruttiferi. Ricolto. Ripari de campi.
Adacquare. Biade. Grani. Paglia. Legumi. Erbaggi. Funghi. Fiori vari. Frutti vari.
Uve. Olive. Alberi non fruttiferi. Gomme. Aromati. Lino. Stoppa. Strumenti da la-
vorar la terra. Uomini della villa operai. Vino, e suoi arnesi. Api. Pietre preziose.
Pietre. Calcina. Sassi. Sabbione. Mattoni. Polvere. Metalli. Minerali. Ruggine. Bi-
tume. Solfo. Allume. Bestiame. Pecore. Agnelli. Capre. Cavalli. Giumenti; mali de
cavalli. Fornimenti de’ cavalli per cavalcare. Stalle de animali. Cani. Caccia. Gatti.
Animaletti vari; feroci, e loro parti del corpo. Serpenti. Vermi. Anfibii. Insetti. Mo-
sche. Uccellame. Uccellagione. Galline. Uova. Penne. Volo. Polleria. Reti.
Acqua. Vocaboli appartenenti all’acqua, e verbi. Quinternetto 5. 6.
Proprietà d’Acque. Pioggia. Mare. Onde. Luoghi di mare. Sommersione. Bagna-
mento. Laghi. Paludi. Fontane. Fiumi. Nuoto. Canali. Fossati. Peschiera. Bagni.
Pozzi. Strumenti per l’acqua. Ponti. Fango. Deposizio dell’acqua. Pesce. Pesca-
gione. Reti da pescare ed altri istrumenti.
Vivande. Cibi, e vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 6.
Pane, pasta, pasto, tritamento. Pane di varie sorte. Farina. Salame. Carne di varia
sorte. Zuppe. Minestre. Latte. Formaggio. Salse. Robe dolci. Grasso. Olio. Sa-
pori. Cucina. Arte del cuoco, bollitura. Condimenti. Sale. Assaggiatura. Mensa.
Banchetto. Portate de’ piatti. Convito. Cena. Desinare. Mangiare. Crapula. Ro-
dere. Sazietà. Masticare. Inghiottire. Golosità. Bevande. Beere. Vini di varie
sorte. Sete. Fame. Liquori. Ubbriachezza.
Vestimenti da uomo, e da donna, e cose appartenenti al vestire, e verbi.
Quinternetto 6. 7.
Fregi. Foggie; sfoggi; mode. Panni. Spogliatura; nudità. Drappi d’ogni sorta. Tele.
Vesti. Ricami. Cappelli di guisa diversa. Berrette. Camicie. Collari. Mantello. Cap-
pa. Bottonatura. Fibbia. Fodero. Stringa. Orlatura. Cucitura. Lista. Seta. Ornamen-
ti. Calze. Cinture. Fascie. Scarpe. Pianelle. Brache. Guanti. Pezzi di Robe. Bende.
Veli. Trecciere. Gonnelle. Manti. Busto. Faldiglie. Ornamenti vari. Strumenti per
pulirsi. Belletto. Collane. Anelli. Attillature. Vesti, e coserelle da fanciulli.
Colori, e vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 7.
2 Mercanti, Artefici, e vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 7. 8.
Mercanti. Bottegai. Botteghe, mercati, negozii, traffichi, vendite, compere, com-
1477
merzi, compagnie. Cambii. Baratti, banco, pegni, contratti, compense, diffalchi,
rivendere, fondachi. Fiere, artifizi. Incettatori. Lana. Stame. Seta. Coiame. Fi-
latoi. Lino. Stoppa. Filo. Strumenti per filare, tessere. Tappezzarie. Arazzi. Or-
dire. Tela. Strumenti di Telaio. Fusi. Torcitura. Dazi pubblici. Gabelle. Appalti.
Franchigia. Privilegi. Dogana. Sensaria. Orefice. Ferraiuolo. Ferro. Strumenti di
arte fabbrile. Chiodi. Calderai. Artefici vari. Scarpello, compasso. Fornaio; e
suoi strumenti, mugnaio e mulino, e suoi strumenti. Segatore, sega. Legnaiuolo,
e suoi strumenti. Sarto, muratore; muro, e parti di muro. Lavandaio, Curandaio.
Beccheria. Macello. Barbiere. Arrotatore. Ostellano.
Monete; vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 8.
Danari, valore loro, pecunia, conio, lega, zecca, arte del fare le monete. Pre-
stanza, accattatore di danari. Debito. Credito. Valsente. Somma. Riscossione, pa-
ga, capitale, contatore, cassiere, avanzo, guadagno, stipendio, dispendio, provvi-
sione, spesa, costo, prezzo, salario.
Strade, vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 8. 9.
Strade varie. Sentieri, vie, viaggio, vagare, contrade, casali, vicinanza, circui-
to, confine, termine. Città. Cittadinanza. Civiltà. Piazza. Castello. Borgo. Pas-
saggiero, camminata, pellegrinaggio, condotta. Scorta, guida, ertezza, sdruc-
ciolo, scesa, pendice, bassezza, sommità.
Casa. Vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 9. 10.
Case diverse, capanne. Mucchio di case, alberghi, domicilio, abitazione, allog-
giamento, ospizio. Ricetto; magione, abituro delicioso, fabbrica, edifizio,
palazzo, fondamento. Stanze diverse della casa; muro, tavolato, canto, angolo,
volta, arco, puntello. Porta con li strumenti di essa. Chiave, serrare, aprire, spa-
lancare. Cortile, uscio, scale diverse. Finestre. Tetto. Cucina, dispensa, stru-
menti loro. Cucitura in varie guise, panche, vasi d’ogni sorta, credenza. Sala,
sedie, camere, fornimenti loro. Letto, rimessa de carrozze. Carrozze, e suoi
fornimenti. Convento de Religiosi. Chiesa, luoghi di chiesa, e suoi fornimen-
ti. Campanile, campane, suono diverso di campana. Vesti sacerdotali, e sacre.
Messa, sacramenti, sepolcri, cose sacre, orazioni vocali, riti sacri, adorazioni,
suppliche, venerazioni, preghiere, indulgenze, divozioni, voti, riverenze, cul-
to, invocazioni, compunzione, proponimenti, contrizione, pentimento, perdo-
no, remissione, assoluzione, benedizione, uffizio, lezione, predica, processio-
ne, rogazioni, esequie, funerale, confraternite, scuole, discipline, compagnie,
digiuni, astinenze, limosine, oblazione, offerte, quaresime, vangeli, feste, so-
lennità. Santi, beati, esorcismi, preci, demonii di varie sorte, spiritati, angeli,
gerachia degli angeli; ordini de Santi Patriarchi, profeti. Appostoli. Martiri,
confessori, eremiti, vergini. Censure ecclesistiche interdetto, sospensione, sco-
munica. Irregolarità, ordini sacri, sacerdotali. Divinità. Trinità, creazione, on-
nipotenza, incarnazione, spirazione, unità, sustanza, accidente, umanità.
Persone Ecclesiastiche, e vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 10.
Uomo con vari aggiunti, e verbi. Quinternetto 10. 11.
Femmina. Donna, putta vergine parimenti. Matrimonio, madre, figliuolo, e gradi
di cognazione, d’agnazione, d’addozione, parentela, concezzione. Legitimazio-
ne, bastardume. Nepotismo, fratellanza, mancipazione, consanguinità, compare-
simo, moglie, sposalizio. Nozze. Sposi. Fanciullezza. Figliolanza, cura, tutela,
orfani, vedovanza, partoriente. Gravida, aborto, pregnezza, divorzio, generazio-
ne, infanza, puerizia, adolescenza, gioventù, virilità, vecchiaia, decrepità. Ra-
gazzo, garzonezza. Servi, serva, damigella, paggio. Famiglio.
1478
3 Gente da servizio nella casa, vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 11.
Padroni, signori, e vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 11.
Famiglia, casada, plebe, persone, nobiltà, ignobiltà, ricchezza. Abbondanza,
povertà, miseria, mendicità, meschinità, accattatore.
Imperatori. Rè. Principi, sovrani, monarchi. Duchi. Dogi. Dominanti. Podestà.
Capitani. Rettori. Marchesi. Baroni. Conti, visconti, cavalieri. Gentiluomini,
castellani, cittadini. Civili. Borghigiani. Sudditi, vassalli, ambasciadori, schia-
vi. Quinternetto 11.
Titoli, e nomi d’onore, e vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 11.
Persone militari, vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 11.
Esercito, campo di battaglia, fortificazioni. Battaglia, combattimento, guerra,
strage, assedio, assalti, espugnazione. Armata di mare. Pace, tregua, aleanza,
fortezze, termini di fortificazione.
Arme, strumenti per difendere, e offendere. Quinternetto 11. 12.
Fuochi artificiati, giostre, tornei, pali.
Persone di Giustizia, vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 12.
Giudici. Cancelieri. Notai. Consoli, giudicature, fanti de magistrati, provedi-
tori, presidenti. Avvocati. Proccuratori. Leggitori. Luogotenenti, vicari, giuri-
sdizione. Birri, ministri di giustizia.
Parole, ed ordini di palazzo, vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 12.
Cause, liti, atti, processi, deputazioni, delegazioni, denunzie, mandati, libelli,
convenzioni, allegazioni, azioni, comparigioni, contumacie, dichiarazioni,
sentenze, giudizii. Procure, testimoni, rei, attori, produzioni, appellazioni,
composizioni, termini, sequestri, depositi, proclamazioni, editti. Ferie, accu-
se, querele, cavalcata, inquisizione, processi, criminalità, assoluzione, con-
dannagione, strumenti de condannati, bandi, relegazioni, torture, pene, confi-
scazione, prigione, galea, forca, decapitare, bollare, abbruciare, attanagliare.
Lettere, e scienze; vocaboli, e verbi appartenenti. Quinternetto 12. 13. 14.
Sillabe, leggere, vocaboli, consonanti, accenti, prononzia, scrivere, abbrevia-
re, casella, apostrofi, riga, cassatura, linea, punti, virgola, iscrizioni, epitafii,
parentesi, scrittura, caratteri, carta, e sue varie sorte, facitura di carta, e suoi
strumenti, fogli, quaderni, risme. Penne, inchiostro, strumenti per iscrivere.
Arte di stampare. Libro, operaii di stampa, suoi strumenti. Libri di varie sorte,
compilazione, leggende. Lettere diverse, facitura di lettere co’ suoi requisiti.
Storia, gramatica, errori, dettatura. Retorica, epiteto, parlare, linguaggio, stile,
volgare. Latino, eloquenza, eleganza, facondia, locuzione, parlamanto, ragio-
namento, discorso, aringa, predica, prologo, esordio, prefazio, proemio, com-
pendio, dizione, diceria. Orazione, racconto, novella, favola, invettiva, com-
ponimento, declamazione, dialogo, confutazione, digressione, proposizione,
amplificazione, metafora, gergo, cifera, equivoco, parabole, allegoria, prover-
bio, arguzia, prosa, prosodia, profferire, poema, verso, rima. Sonetti. Canzoni.
Satire, madriali, capitoli, elegia, carmi, inni, canzonette.
Interiezioni di varia significazione; esclamazioni.
Logica. Dialettica. Argomenti, sofistica, speculativa. Filosofia. Teologia, sensi
della Scrittura sacra, dichiarazione, esposizione, interpetrazione, commentarii.
Glose.
4 Traduzione, volgarizzare, critica, difesa, questioni, contradizioni.
1479
Disputazioni. Conclusioni. Scholari, discepoli, docilità, insegnamenti,
ammaestramenti, maestri. Lettori. Dottori. Dottrina. Sapienti, ignoranti. Acca-
demia. Rettoria, metafisica. Fisica, matematica, Astronomia. stelle, costella-
zioni. Pianeti. Astri. Poli, sphera, globi. Zodiaco. Segni del Zodiaco. Sole,
luna, eclissi, eclittica, equinozio, ascendente, orizzonte, emispherio.
Astrologia. Auge. Quadranti. Aspetti. Sistema. Gradi, influssi, case del ciclo.
Orologii varii, sue parti componenti l’orologio.
Arismetica. Computista, numeri per vocabolo, per abbaco, e per rito Romano.
Addiettivi plurali de numeri. Avverbi de numeri.
Addiettivi singolari de numeri. Avverbi di numero derivanti dagli addiettivi.
Numerazione, conti, somma, contare, partite, bilancio, computamento.
Calcolo, multiplicazione, aggiunta, sottrazione, divisione, resti, regole, varie.
Optica scienza del vedere. Raggi, riverberi, reflessi, refrazioni, specchi,
occhiali, cannocchiali, microscopi, etc.
Statica. Pesi, bilancie, misure, parti componenti la bilancia, libre, oncie, dana-
ri, grani, grossi, marchi, dramma, quarti, etc.
Geometria; misurar la terra, punti, linee, disegni, superficie, termini, angoli,
circoli, circonferenze, triangoli, quadrangoli, figure varie. Globi. Cilindro.
Coniconio, cubo, etc. Misure diverse, leghe, stadii, miglia, passi, tavole, per-
tiche, palmi, cubiti; misure di cose liquide, misure di cose secche.
Musica. Tuoni, battute, note, canto, conserti, coro, voci, termini di musica, gor-
gie, trilli, fughe, sospiri etc. Cantare, mattinate, serenate, armonia, melodia, sona-
re. Organi, strumenti musicali, e loro parti, corde, accordare, consonanze, etc.
Cronologia. Scienza de tempi. Tempo. Temporale. Temporeggiare. Secolo,
anno, bisestile. Mesi, lustri, olimpiadi, calende, none. Idi. Giorni della settima-
na, parti del giorno. Alba, crepuscolo, mattina, meriggio. Levata del sole, tra-
monto. Sera, notte, oscurità, tenebre, ore di notte. Giorni di varia qualità, e
quantità, solstizi, punti tropici. Ora; divisione dell’ora in minuti, momenti,
punti, avverbi di tempo. Ciclo. Luna, giro lunare. Ciclo del sole. Ciclo dell’in-
dizione. Periodo Iuliana. Epatta. Epoche. Stagioni dell’anno. Primavera. State.
Autunno. Inverno. Effetti delle stagioni. Caldo, freddo, fresco, algore, effetti
del freddo. Gielo. Agghiacciare, etc.
Cosmografia. Girografia. Corografia. Struenti di geografia. Globi, superfizie.
Zone. Circoli. Clima, mappamondo. Divisioni della terra. Avverbi di luogo, in
luogo, e a luogo. Luogo.
Architettura. Ordini suoi, vocaboli a lei appartenenti, membri vari della medesima.
Arte del navigare, vocaboli appartenenti a lei, e verbi. Quinternetto 15.
Navi, marinai, barche, galee, naufragio, vele, arnesi di nave, armata navale, parti
della nave, remi, secche, vogare, solcare, approdare, tragitto, dar fondo, etc.
Pittura. Vocaboli appartenenti, verbi. Quinternetto 15.
Disegno, atteggiamento, ombre, lumi, prospettiva, dimensione. Pitture diver-
se, ritratto. Quadri, colori, pennelli, copia, originale, figura. Strumenti di mi-
niatura, scrostatura.
5 Scoltura vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 15.
Intaglio, rilievo, statue, ritoccare, simulacri, getti, scarpello, improntare, etc.
Medicina. Vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 15.
Medici. Cerusici, medicamenti, bocconi, medicine varie, remedi, impiastri,
ungenti, oli, acque, sali, gelatine, confezioni, spiriti, conserve, lattuari, deco-
zioni, giulebbi, polpe, sciroppi, infusioni, tinture, sughi, piastrelli, pillole,
1480
grassi vari, polveri, supposte, cristei, vomitivi, consumati, purgazioni, distilla-
zioni, sublimazioni, gargarismi, chimica, calcinazione, cavar sangue, salasso,
cordiali, ventose, cauterio. Strumenti della cirugia, speziaria medicinale, stru-
menti suoi, colare, vasi, diversi.
Malattie diverse. Quinternetto 15. 16.
Ferite, febbri, dolori, ed altri tra molti mali.
Corpo vocaboli appartenenti, e verbi. Quinternetto 16. 17.
Incorporamento, membri, parti del corpo umano; capo, e sue parti, collo,
coppa, vocaboli estratti dal corpo, e verbi tolti dal vocabolo: capo, capelli
diversi, faccia, fronte, viso, volto, occhi diversi, e suoi composti verbali, guar-
datura, orbità, sonno, dormire, vegliare, sogni pianti, lagrime, orecchie varie,
e sue parti, udito, udienza, ascoltare. Naso di varie figure, e suoi composti ver-
bali, e parti componenti, starnuto, odorazione, fiuto, putire, fracidume, puzzo-
ne, odori diversi. Bocca, fauci, palato, labbra, denti, vari, e sue qualità; e verbi
aspettanti a denti. Lingua, che ha vari diffetti, e qualità, parole, parlare, favel-
la, maldicenza, voce di diversa sorta, e verbi aspettanti a lei, ugola, scilingua-
gnuolo, gola, e sue parti, bacio, leccare, e verbi appartenenti a bocca, bocco-
ne, abbocconare, ridere, gustare, assaggiare, sapore, condimento, insipidezza;
escrementi, bava, sputo, saliva, bava, sospiri, rutti, aliti, fiato, mento, e sue
parti, barba di varia sorta, spalla, omeri, diffetti della spalla, schiena, braccia,
loro parti, gomito, abbracciare, polsi, muscoli, articoli, organi, nervi, mano, e
sue parti, e suoi aggiunti, scapezzoni, pugni, mancino, palma, verbi apparte-
nenti alle mani, toccamente, toccare, palpare, tasto. Diti, unghie, e ciò, che si
fa con le dita, e con le unghie, grattare, pipite. Petto, e suoi compositi verbali,
stomaco, costato, casso del corpo, imbusto, ventre, pancia, fianco, coscie,
lombi, seno, grembo, natica, posteriore con li suoi aggiunti, naturale, coglia,
vasi naturali, poppe, latte, ginocchio, stinco, gamba, e sue parti, piede, anda-
re, di varie sorte, e suoi verbi; saltare. Intestini, reni, arnione, milza, cuore,
budella, sangue, viscere, orina, fiele, collera. Ossame, midolla, tenerume. Car-
ne, pelle, peli, pori, polpa, sudore, grasso, persona, vita, corporatura diversa,
movimenti di corpo diversi, vene, cervello, statura, o positura diversa, dige-
stione, complessione, diletico, temperatura, etc.
Animo, suoi vocaboli, e verbi. Quinternetto 17. 18. 19.
Animosità. Animo co’ suoi aggiunti.
Anima, e sue potenze. Memoria, sensitiva, immortalità, vegetazione, indivisi-
bilità, ricordanza, dimenticanza, intelletto, mente, intendimento. Ingegno, e
suoi significati. Giudizio, volontà. Passioni, o affetti dell’animo. Amore, ama-
re, affezione, amorevolezza, innamorarsi, odiare. Odio, abbominazione, desi-
derio, brama, volonteroso. Timore, spavento, terrore, paura.
6 Orrore. Angoscia, sbigottimento, tremore, raccapriccio, fema, ribrezzo, dibat-
timento. Speranza. Disperazione; confidenza, sicurezza. Ardire, audacia. Ira,
iracondia, collera, e suoi verbi significativi stizza, rabbia, furia, sdegno, cruc-
cio, broncio, invelenirsi, imbizzarirsi, smania, ruggine. Allegrezza. Letizia,
consolazione, gioia, festa, giubilo, gaudio. Tristezza, attristamento, gramezza,
rancura, malinconia. Vergogna, rossore, sfacciatezza. Gelosia, sospetto,
ombra. Compassione, misericordia, commiserazione, pietà, intenerirsi, strug-
gersi per compassione. Emulazione; gara, rivalità. Ansietà, angoscia, trango-
sciare, affanno; Invidia, astio. Scherno, beffa, derisione, strazio, burlare, dili-
gione, disprezzo, dispetto, dispiacere, scorno, rimprovero, oltraggio, villania,
obbrobrio, vituperio, infamia, ingiuria, spregio, vilipensione, conculcare.
1481
Adulazione, soia, piagentaria. Lusinga, vezzi, carezze, lezia, compiacenza,
dilettanza. Maldicenza, detrazione, mormorazione, puntura, infamia. Bugia,
menzogna, falsità, fallacia, inganno, tradimento, dislealtà, doppiezza, perfidia,
bestemmia, spergiuro, maladizione, giuramento, esecrazione, detestazione,
biasimo; Incontinenza. Ruffiania, ogni sorta di laidezza, puttaneggio, concubi-
nato, stupro, fornicazione, adulterio, incesto, soddomia, sacrilegio, scandalo,
profanare. Ladroneccio, truffa, froda, simonia, usura, inganno, ingegno, gab-
bamento, baratteria, rapina, furto, usurpazione, gherminella, ingiustizia, stor-
sione, oppressione, angheria, violenza, soperchiaria, assassinamento, calun-
nia, imputazione, colpa. Torto, peccato, misfatto, malfatto, furfanteria, ribal-
deria, scelleratezza, malvagità, malignità. Cattivezza, malizia, fellonia.
Bestialità, spietà, crudeltà, tirannia, uccisione, sterminio, conquasso, fracasso,
macello, strage, rotta, sconfittura, rovina, distruzione, ribellione, sedizione,
seduzione, sommovimento, tumulto, garbuglio, confusione, scompiglio,
disturbo, disunione, discordia, rissa, fazione, parzialità, scisma. Setta, aposta-
sia, eresia, idolatria, superstizione, augurio, sogni, fantasimi, illusione, presti-
gio, arte lusoria, magia, negromanzia, piromanzia, geomanzia, incantamento,
sortilegio, diavoleria, maleficio, malia, fattura, stregheria, indemoniato, spiri-
tato, invasazione, fatagione, destino, sorte, fortuna, ventura, disavventura,
infortunio, disgrazia, caso, indovinamento, presagio, astrologia. Danno, noci-
mento, offesa, lesione, guasto, sacco, scorreria, disertamento, disolazione,
manomettere.
Ingegno, e sue qualità. Quinternetto 19.
Che fanno l’uomo di varie doti ornato.
Difetti dell’ingegno; che fanno l’uomo di varie pecche offeso.
Giudicio, e sue qualità. Quinternetto 19.
Che fanno l’uomo di varie doti ornato.
Difetti del giudicio; che fanno l’uomo di varie pecche offeso.
Virtù della volontà. Quinternetto 19.
Che fanno l’uomo di varie doti adorno.
Vizii della volontà, che fanno l’uomo di varie mende bruttato.
Aggiunti, o epiteti, o addiettivi di uomo per alfabeto disposti. Quinternetto 19.
20. 21. 22. 23.
Aggiunti, o epiteti, o addiettivi di donna. Quinternetto 23.
Giuochi, o passatempi. Quinternetto 24.
7 Spassi, trastulli, divertimenti, gusti, trattenimenti, solazzi, diporti, recreazione,
diletti, conversazioni, pratiche, compagnie, godimenti, vegghie, ridotti, balli,
danze, tresche, salti, teatro, commedie, tragedie, baccani, tripudii, canti, suoni,
spettacoli, feste, maschere, rappresentazioni, carnovale, giuochi vari, carte da
giucare, e suoi vocaboli, e verbi appartenenti. Biscaccia, tavoliere, scacchi, e
suoi nomi, palla, pallone, altri giuochi di maglio, di palle di legno, etc.
Avverbi per alfabeto. Quinternetto 24. 25. 26.
Proverbi, o detti proverbiali, ed altri vari modi di favellare. Quinternetto 26.
27. 28. 29.
1482
Verbi per alfabeto disposti
A Quinternetto 1. 2.
B Quinternetto 2.
C Quinternetto 2. 3.
D Quinternetto 3. 4. 5.
E Quinternetto 5.
F Quinternetto 5. 6. 7.
G Quinternetto 7.
I Quinternetto 7. 8.
L Quinternetto 8.
M Quinternetto 8. 9.
N Quinternetto 9. 10.
O Quinternetto 10.
P Quinternetto 10. 11.
Q Quinternetto 11.
R Quinternetto 11.
S Quinternetto 12. 13.
T Quinternetto 13. 14.
V Quinternetto 15. 16.
Z Quinternetto 16.
pp. 8-12 [bianche]
1483
13 Verbi
Lettera A
Abià, o avià fò i bestie. Menar al pasco le bestie. Mi meni al pasco ormai tra
le sue greggi.
Acadì; sucedì; de fà, de dì. Venir fatto; venir detto; che si fece, che si disse,
e simili. Venutogli guardato là, dove questo messer Niccola sedea.
Aderì. Aderire, favorire, e seguitare una parte, accostarsi a quella, inchinarvi. Fa-
vere; studere. Rivolgersi per aderire. Tutto il regno a lui si rivolgea, cioè aderiva.
Agì vergot. Far qualche faccenda. Lat. Negotium agere, vel gerere.
Aidà. Aiutare. Atare. v. ant. Aitare, porgere, o dare aiuto. Auxiliari. Adiuvare.
1485
Alzà u’ pè per andasen. Sospendere un piede per girsene.
Alzà sù; levà sù. Sollevare, levar sù, innalzare. Disposto a sollevarmi alto da
terra. Or mi sollevo, or caggio. Elevare. Extollere.
Alzà u’ fina ai stele, o portal in ciel. Torre uno infino al cielo; lodarlo ecces-
sivamente; innalzarlo. Tollere ad caelum aliquem.
Alzas sù, levas sù, vegn sù, nas sù . Surgere; levarsi sù; rizzarsi, uscir sù. Sur-
gere. Oriri.
14 Alzà sù; drizà sù. Ergere, innalzare, levare in alto, rizzare. Ed ei s’ergea col
petto, e con la fronte. Erigere; attollere. Elevare, esaltare. A coloro, che ad
alcuno onore sono elevati. Elevare. Extollere.
Alzas ol sol. Innalzare il sole; ma gia innalzando il sole, parve a tutti di ritor-
narsene. Solem elevari. Sormontare il sole. Poiché sormonta riscaldando il so-
le. Alzarsi il sole.
Alzà. Levà a olt; solevà. Alzare; innalzare. Innalzai un poco più le ciglia. Ex-
tollere. Tentò più volte col capo, e con le spalle, se alzar potesse il coperchio.
Alzas sù; relevas, sta suspis. Rilevarsi per sollevarsi, e sorgere dal piano.
Alzà sù; levà sù, drizà sù. Rilevare per levare, alzar sù, rizzare. Lo Rè lo rile-
vò sù, e baciollo. Erigere. Elevare.
Alzà; fà andà olt. Montare. Gli avea lusingati e montati in tanta pompa, e vit-
toria. Extollere.
Alzà la gresta. Rizzar la cresta, venir in superbia (modo basso). Animos, vel
cornua tollere. Alzare le corna. Contra li tuoi fondatori alzi le corna.
Alzà la coa. Levare la coda, pigliare baldanza. Monna Aldruda levate la coda,
che buone novelle vi reco. Superbire.
Alzà la vos. Esclamare, gridar forte. Lat. Exclamare, vociferari, vel vociferare.
Alzà la cabala, o’ l’inzign. [...].
Alteras; andà in cimbalis. Levare in capo per insuperbire, adirarsi. Quanto
più gli pregava, e richiedeva più levavano in capo. Excandescere. Ira accen-
di. Superbire. Indignari.
Alteras. Alterarsi, perturbarsi, commoversi. In un punto un cuore così alterar-
si? Commoveri; perturbari.
Alterà. Alterare; muovere, o mutar una cosa dall’esser suo. Iddio può tutto fa-
re, e alterare, mutare, e disfare. Alterare.
1486
Alestì, amanì, o manì. Ammannare; apparecchiare, ammannire. A caricarli il
basto tu t’ammanni. Praeparare. In promptu habere.
Aletà. Invidà. Allettare, chiamare, incitare con piacevolezze, e lusinghe. Li nostri
gli aspettarono al piano, allettandogli alla battaglia il luogo. Allicere. Allectare.
Alimentà, dà i alimeng. Alimentare, porgere alimento. Alere. Nutricare.
Alienà; vend. Alienare, trasferire in altrui dominio, e dicesi de beni stabili. E
le terre alienate per lo Rè d’Inghilterra. Alienare. Abalienare.
15 Alzà una fabrica. Rizzare dificio. Aedificare.
Alzà sù. Assumere per innalzare. Pria ch’altra del trionfo di Cristo fu assunta.
Extollere.
Alestì; met al orden. Preparà. Apprestare; apparecchiare, mettere in punto, pre-
parare. Non potendosi partire s’apprestarono alla difesa. Parare. Praeparare.
Ampià de voia de vergot da mangià; avin l’ampia; o andan in ampia.
Assevare, divenir quasi immobile per soverchio disiderio di cose da mangia-
re, che si vegga, o che si ricordi. È mi rispose: piaccionti i baccelli; allora io
assevava. Exardere desiderio. Affettare, bramar con ansietà, ed oltre al conve-
nevole. Colui, che disordinatamente affetta li cibi non mangia per vivere, ma
vive per mangiare. Affectare.
Amarezà, fà amar. Amareggiare, amarezzare, tormentare, affliggere, addolo-
rare, amarire. Che struggendo m’ancide, ed amareggia. Amarare.
Amarezas. Inamarire. Inmamarire. Pur pensando inamarisco, cioè divengo afflit-
to, e pieno di amaritudine. Inamarescere.
Ampià, avì l’ampia, andà in ampia; avì l’ampia al cúr. Trambasciare;
strambasciare, esser oppresso da ambascia. Tutta si distrugge, e trambascia di
desiderio di vedervi. Angi.
Agità, sbatì; conturbà. Agitare, perturbare, commuovere. Agitandomi i venti
il cielo, e l’onde. Agitare.
Agitas; strenzes in di spale. Dibattersi, commuoversi, adirarsi. Io mi dibatto
meco medesimo, e grido. Indignari. Stomachari.
Agregà; unì. Aggregare, unire, aggiugnere al numero. Non sono aggregati
alla pace cattolica, dalla quale erano stati precisi. Aggregare.
Agità, roversà, turbà. Sboglientare per agitare, perturbare, commuovere.
Tanto imbrigamento di guerra sboglientava gli animi delli Italiani. Agitare.
Commovere.
Andà fantastichet. Ghiribizzare. Fantasticare.
Andà in frega. Entrare in sosta, in fregola, in uzzolo. E in breve in tanta sosta
entrò dallo spesso veder costei. Libidine, vel cupidine moveri.
1487
Andà sù; montà sù. Sormontare; montar sopra, salire. Ascendere. Scandere.
1488
Andà in acident, in svenimet. Sincopizzare; svenirsi; smarirgli spiriti. Vale a
sincopizzanti, e cardiaci, e a malinconici.
Andà scovet, o scovazet per i pais. Scopare, per cercar paese (modo basso).
Scopato tutto avea quasi ‘l levante. Peragrare.
Andà a cotoboi, sot sora, a redos; in scompili. Scompigliarsi. Per la morte del det-
to Rè Andreas si scompigliò tutto il regno; onde tutta la corte ne fù scompigliata.
Andà de corp. Sciogliere il ventre. Egli scioglie il suo ventre, e gittandosi die-
tro una faccia etc. si putente etc., che etc. Uscir del corpo. Ventrem exonerare.
Andà via sgot. Andare sgomentato. Andava tutto sgomentato errando, e vagan-
do. Ire consternatum.
Andà ‘n fúm; svaporà. Sfumare o vaporare.
Andà in frasele, fas in frasele; sfracasas. Sfracellarsi. Frangi.
Andà a la sfilada. Andare alla sfilata, come fuor d’ordinanza. Dilabi.
Andà fò de fila. Sfilare, uscir di fila, che vale schiera, e ordinanza, disunirsi
contrario di affilarsi. Non avendone novelle, che venissono, si cominciarono a
sfilare. Ordinem deserere. Discedere ex acie.
Andà per ol fag sò. Andare pe ‘l fatto suo. Viam suam abire.
Andà a bissa. Serpere; serpeggiare, andar torto a guisa di serpe. Intorno al bel
lavoro serpeggia. Serpere.
Andà a caval. Andar a cavallo; cavalcare. Equitare, equo ferri, vehi; vel equitem ire.
Andà zop; zopegà; dà zò da quac banda. Zopicare. Claudicare.
Andà a trebisonda. Andare a zonzo; andare attorno, e non saper dove. Temere
deambulare.
1489
Andà olt. Andare in alto. In sublime tendere, vel sublime ferri.
Andà, o stà sguarat, o largh in di gambe. Andare, o star varo. Cruribus diva-
ricatis incedere, vel stare; vel varicari; vel varicitus incedere, vel stare.
Andà, o dà zò de colera. Uscir l’ira, pacificarsi. Al quale non era l’ira uscita. Ces-
sare ab ira.
Andà fò de pena. Uscir di pena, dar fine alla pena. Poena se liberare.
Andà fò dol pericol; o dol intrich. Uscir del laccio, o del pericolo. Se extricare.
Andà in pais forester. Andare in paese strano. Peregre proficisci; vel abire.
18 Andà a fond. Andare a fondo. Lat. Sidere, vel ad ima sidere, vel ferri, vel in imum
deferri vel ima petere. Subsidere.
Andà fò dol cò, dol penser. Uscir dell’animo, non vi pensar più. De memoria exire.
Andà fò dol vada, de proposit. Uscir del, o di proposito, de termini; non istar
né termini, uscir del dovere. A proposito aberrare.
Andà fò de lor per marveia, o tras via de marveia. Uscir di se; stupefarsi,
stupidire, perder il senno; o strabiliare. Obstupescere. Stupore corripi.
Andà de spes in quac lúch. Usare per frequentare. Usava molto la chiesa. Fre-
quentare.
Andà ol mal ados a vergù. Volgersi il male sopra alcuno. Temendo forte non
sopra lei l’ira si volgesse de’suoi parenti.
1490
Andà, o girà per ol cò, per la ment; per ol penser, per la cavagna. Volgere
per lo capo; raggirarsi per lo pensiero.
Andaga la vita, esga pena la vita. Andarvi la vita; esservi pena la vita.
Andà a trovà vergù, o faga visita. Visitare; andare a vedere altrui per ufizio
di carità, d’affezione, d’osservanza. Visere. Visitare.
Andà drè a vergù, súl sò vers; segondal. Andare a versi d’alcuno, che è secon-
darlo, fargli ossequio. Alicui obsequi; obsecundare.
Andà fò, merz fò. Versare si dice de vasi, e cose simili; quando i liquori, o al-
tre cose flussibili escono per le rotture d’essi. Versa chi mette in pieno.
Andà in acident. Venir meno; svenirsi, smarrire li spiriti. Viribus deficere. Conster-
nari.
Andà consideret, faghet, vardet. Venir considerando, facendo, guardando.
19 Andà a veglia. Andare a vegghiare. A vegghiare era andato co’ suoi vicini. Lucu-
brare.
Andà in fúm. Vanire. Svanire, andare in fummo. Evanescere. In vanum abire.
Andà sui olte, in cimbalis. Entrare in valigia, vale adirarsi, e inritrosire. Irasci.
Indignari.
1491
Andà fò de proposit. Traviare per uscir di proposito; saltar, come si dice, di
palo in frasca. De calcaria in carbonariam.
Andà tut in d’un aqua, sudà fis. Trasudare. Sudare assai. Valde sudare.
Andà fò dol dover. Trascorrere per passare i termini convenevoli. Essendo le
donne di Firenze molto trascorse in soverchi ornamenti. Praetergredi.
Andà u’ drè l’oter. Andare appresso, o adietro di cosa, che segue l’altra. Lat.
Pone ire.
Andà, o pasà fò di sovra. Trascendere, sopravanzare, superare, eccedere. Supe-
rare. Excedere. Trapassare per sormontare, sopravanzare. Superexcellere.
Andà inag u’ gran toc, o fis lontà. Trasandare, trapassare molto avanti, trascor-
rere. Praetergredi.
Andà drè a vergot. Andar dietro. v. g. a una lepre. E andando dietro a una
gran cerbia era tanto trasandato, ch’era rimasto solo.
Andà in et; pasà inag. Trapassare, passare oltre; passare avanti. Transire.
Andà in acident, stramurtì. Vegn perdimet. Andà in fastudi. Tramortire,
venir manco, smarrire li spiriti. Sincope laborare. Animi deliquium pati.
Andà zò, tramontà. Tramontare, il nascondersi de luminari, e di tutte l’altre
stelle sotto l’orizzonte. Occidere. Ad occasum tendere.
Andà l’ampia al cúr; andà in ampia. Trambusciare. Strambasciare. E tram-
bascia di desiderio di vedervi. Angi.
20 Andà de là dai mog. Busai fò; travacà de là. Traforare i monti. Traforate l’alpi
con si gran circuito. Transilire montes.
Andà circhet. Tracciare per macchinare. Ognun vuol questa lepre; ognun la
traccia. Machinari.
Andà in traza; andà dré a la pedana. Tracciare; seguitare la traccia. Sequi;
persequi.
Andà fò de sovra. Traboccare; versare fuori per la bocca; effetto de vasi, misure,
o altri corpi, che contengono, quando son pieni di superfluo. D’invidia piena si,
che già trabocca il sacco. Che di dolce veleno il cuor trabocchi. Effluere. Redon-
dare.
Andà zò a tombolò, o dà zò a tombolò, o trebucà. Traboccare. Praecipitare.
Praecipitem agi.
Andà stort; zò, o fò de strada. Tortire. Torcere. Deviare. Questi storto erra, e
tortisce per pruni, e per le rovine.
Andà bè ol vestimet a la vita. Tornar bene; si dice di vestimento, che stia
acconciamente indosso.
1492
Andà, tornà, o vegn sovra ‘l cò, o zò per ol cò, o ados ol mal. Tornare sopra
di se il male; cioè il danno sarà suo. Tornerà sopra di te, cioè il danno sarà tuo.
Quel rossore, che in altrui ho creduto gittare, sopra se l’ha sentito tornare. Fa-
ba in te cudetur. Redire in auctorem suum.
Andà a mont. Andà zò de la bona strada; o piegas per la cativa via.
Tornare indietro; non aver effetto; annullarsi. Non potendo indietro tornare,
converrà per forza, che sian contenti. Irritum fieri.
Andà zò a cotombole, o borlà zò a copich, a copicò. Tornare, cadere, o andare
a capo alla ‘ngiù; alzando i piedi all’aria. Praecipitare; vel inpraeceps ruere.
Andà all’oregia; sentì, a dì, o rivà al oregia. Toccare gli orecchi, cioè perve-
nire agli orecchi. Ad aures pervenire.
Andà al poses. Entrare in tenuta.
Andà in ponta de pè; pià pianì. Andar tentone, cioè adagio, e leggieri, quasi
tastando co’ piedi il suolo, che si fá dove è buio, e per non esser sentito. Entra
pian piano, e va tenton col piede. Pedetentim incedere.
Andà, o túus zò de strada. Sviare; uscir di via. Quel del sol che sviando fu
combusto. A recta via decedere.
1493
Andà in gavela, in brud. Es al cà. Andà in amor; in frega. Essere in suc-
chio, si dice dell’uom in concupiscenza. Io son gia ritornato mezzo in succhio.
Entrare in sosta, in fregola, in uzzolo. Libidine laborare.
Andà, o es in vior. Essere in succhio, si dice degli alberi quando l’umor viene
alla corteccia, e rendela agevole all’essere staccata dal legno. Nel tempo, ch’e-
ra in succhio il mellonaio.
Andà per eredità, succedì. Succedere per venire per redità. E che i beni de
rubelli, che erano in comune fossono venduti a quelli a cui succedevano, cioè
a chi si venivano per redità.
Andà via ‘l spirit, l’odor, svaporà, volà vià. Svanire, dicesi de liquori sotti-
lissimi, sapori e odori, e simili. Che l’odore non vada via, e svanisca. Evane-
scere.
Andà più inag. Stendersi più oltre. La cui scienza non si stendeva più oltre,
che il medicar i fanciulli del latime, cioè non passava pià avanti.
Andà per la strada più curta, per i trevers, per i senter. Andare alla staglia-
ta, alla ricisa, che è non andare per la strada retta, ma per la più pressa, che
l’occhio giudica, quasi tagliando la strada. Si dice ancora andare a occhio, e
croce. E vanno giorno, e notte alla stagliata etc.
1494
Andà in estasi. Esser rapito in ispirito; andare in estasi. Di subito fu levato, e
rapito in ispirito.
Andà vià. Partì. Spiccarsi per partire. Priache di qui si spicchi, cioè parta.
Andà circhet da savì i fag di oter. Spiare, andare investigando i segreti altrui.
Explorare.
Andà trop pompos, o sfogià, e tegn tuta la strada. Andare spanto si dice di
chi va troppo riccamente vestito.
Andà dol caval con aria. Spalleggiare, si dice de cavalli, che camminan con
leggiadria dall’agitar ben le spalle in andando.
Andà sot, andà a fond; fondà. Andare folgoreggiando come la saetta con incre-
dibile prestezza.
Andà trop sul sutil, sufisticà. Fisicare, fantasticare, ghiribizzare. Buono a farmi
disporre a non fisicar troppo nel sottile.
Andà in fila. Andare alla fila. Acciocche vadano più alla fila
Andà zò a tombolò. Andare in fascio. Perché vedieno le cose de’ Pisani peri-
re in fascio. Pessum ire. Pessundari.
Andà a sorà impò, andà a sore. Andare un poco esalare, cioè ricrearsi. Pau-
lulum solatii capere.
Andà in colera. Entrare in collera, incollorirsi. Irasci. Indignari.
Andà vià consolat. Partirsi a bocca dolce, cioè con soddisfazione.
Andà tut a fiamà o a fúch, e fiama. Divampare. Ond’io tutto divampo. Comburi.
Andà zò a bas, o calà zò a bas. Divallare, andare a valle, declinare, scende-
re, calare. Avanti che si divalli giù nel basso letto. Declinare. Descendere.
Andà fò dol onest, o dol dover. Disonestarsi, vale partirsi dal giusto, e dal conve-
nevole.
Andà fò de mesura. Dismisurarsi, ecceder il termine convenevole, ecceder la
misura. Il Nilo nel suo crescimento si dismisura. Modum excedere.
1495
Andà in frasele. Disfarsi. Sfracellarsi. Non solamente morí, ma tutta si disfe-
ce, cioè si sfracellò. Frangi.
Andà de mal; deventà pover. Disertarsi. La onde fu in sul disertarsi, cioè impo-
verire, rivinarsi.
Andà in prova. Discredersi d’una cosa per venire alla prova, e chiarirsi.
Perspicere aliquid ita se habere.
Andà zó, andà a bas. Discendere, scendere, calare, venire a basso. Che fù di-
sceso a provar caldo e gielo. Descendere. Delabi.
24 Andà zo’, descadì, da zò. Andà al bas. Discadere; scemare, diminuire, venire al
poco, andare in basso, scadere. Deficere; imminui; ruere.
Andà tat lontà, che no’ sen sapi più ne gal, ne galina. Andare in dileguo, an-
dar tanto lontano, che si tolga quasi la speranza altrui di rivederti.
Andà, o vegn de tir. Andare, o venire di filato, vale andare, o venire con pron-
tezza, quasi a filo. Chi è costui, che viene in qua di filato? Properare.
Andà incontra. Andar incontro, aver da incontrare. Lat. Occurrere. Ob viam ire.
Andà sù per i basei. Gradire, andar avanti, salire per iscaglioni. E qual più a
gradire oltre si mette. Ascendere.
Andà inag, e ‘ndrè Bertolamè. Andarsene in gite si dice di chi va assai attor-
no senza concluder per que’, ch’e’ va. Incassum ire, et redire.
Andà dal par. Gire di pari. Gir di pari la pena col peccato. Ire simul. Gire, vo-
ce poetica. Lasciammo il muro, e gimmo in ver lo mezzo. Ire.
Andà de mal. Correre a miseria.
Andà vala vala, che vegn. Andar giò giò: andar pian piano.
1496
Andà a butaz zò. Mettersi a giacere. Dove Alessandro s’era a giacer messo.
Andà a gara, fà a regataia. Andà tra dò. Gareggiare; fare a gara. L. Concer-
tare. Certare. Gareggiare con uno dei due. L. Contendere. Si multi mecum con-
tendent, omnes facile superabo.
Andà zò dol birlo. Uscir de gangheri. Tu mi farai a ogni modo uscir de gan-
gheri. De scammate egredi.
Andaga busa, o falada. Frustarsi, rimanere ingannato. Frustati della loro in-
tenzione si partirono malcontenti di corte, cioè fallita l’intenzione.
Andà atoren a circà. Frustare, per andar vagando, e cercando. Perch’elli andò
frustando tutto ‘l mondo. Obire. Lustrare.
Andà a gara. Forzarsi. Sforzarsi, fare a gara. Si sforzavano di fargli più bel
convito. Conari. Eniti. Contendere.
Andà via i ug de songh. Inchinare gli occhi per sonno. Non mi do al sonno,
ma talora mi vince, e io gli occhi a veggiare sforzo, e poi che inchinano, li
mantengo nell’opera.
Andà col mal dol cúr, o andaga come la bissa al incant. Andarvi come la biscia
all’incanto, cioè condursi mal volentieri a far checchesia. Nolenti animo aliquid
agere.
1497
Andà, o rampà sù per i erbor. Inalberare; inarborare. La bertuccia si comin-
ciò a inalberare. In arborem ascendere.
Andà drè a secà, a rop ol cò. Importunare; col chiedere, e con l’importunare avere
acquistato onori.
Andà, o montà sul caval mat. Imbizzarire; fieramente adirarsi. Ne anche dei
gridare, acciocche tu non mostri d’imbizzarire. Indignari.
Andà fò dol vada a spend. Andà fò dol manech. Uscire del manico, si dice
di chi fa più, ch’è non suole e in particolar nello spendere. Del manico s’è trop-
po riuscito.
Andà in gavela, in brud, in vior. Smallarsi. Io son come la noce, che si smal-
la, in senso di andare in succhio, o di essere in succhio.
Andà per i trevers. Intraversare, uscir dalla via retta. A recta via aberrare.
Andà, o stà stinch. Andare, o stare intero, di chi tiene, e porta la persona diritta.
1498
Andà, o vegn in bramisia; o metes in zingol; invoias. Intalentare, venire in gran
disiderio. E più furono aizzati, e intalentati di combattere. Incendì. Inflammari.
Andà in sù. Insusarsi, innalzarsi, andare all’insú. O cara pietà mia, che si t’in-
susi. Extolli.
Andà in zò; a bas. Andare all’in giù; a basso. Lat. Deorsum ferri, deorsum tendere.
Andà più inag. Innoltrarsi, andar più oltre, più avanti. Perocche s’innoltra nel-
l’abisso dell’eterno statuto. Progredi.
Andà inag; cres. Andare innanzi per crescere, avanzarsi. Gli agnelli nati in-
nanzi al verno vivono, e vanno innanzi. L’ulivo benche vi s’appigli non vi va
innanzi. Crescere. Augeri.
Andà, o dà in di beatisime. Ingrecare, imbizzarire, strabocchevolmente adi-
rarsi. I Fiorentini ingrecati, e imbizzariti. Indignari. Ferocire.
Andà sù u’ basùel, e po’ l’oter. Ingradare. Andare di grado in grado.
Andà ‘n giro. Andare in giro. In orbem ire.
27 Andà, o vegn per ambasador. Andare, o venire per ambasciadore, per lega-
to. Esser per legato del Papa venuto un cardinale. Legationis munere fungi.
Andà in malora; dal mal. Andare a male, o in malora. Pessum ire, vel abire,
vel disperire.
Andà per i fag sò. Andare per i fatti suoi, cioè andare a far le sue facende.
Non badare. Se n’andranno pé fatti loro. Ire curatum res suas.
Andà a vers, a genio. Andare a pelo, si dice di cosa, che si confaccia al gusto.
Secondo, che io potevo vedere, voi le andavate molto a pelo.
Andaga mal. Incorrernegli male. Chi si mette a imprese difficili, e sappia
poco, ne gli incorre male.
Andà de mal in pez. Andare di male in peggio. Andava di giorno in giorno di
male in peggio.
Andà co’ la panza in tera. Andare col ventre per terra. Lat. Adrepere.
Andà zò per la melga. Confondes in dol descors. Entrar nel pecoreccio; e
quando uno comincia un ragionamento, e non trova ne via, ne verso d’uscirne.
Conoscendo, che ‘l cavaliere era entrato nel pecoreccio, ne era per uscirne etc.
Andà da mat de vergot; o esen mat. Esser pazzo di qualche cosa, cioè desi-
deroso, e vaghissimo d’una cosa. Tu suoi pur esser pazza del cantare. Esse
cupidissimum alucuius rei.
Andà a pià, a belasì in dol catif. Andare piano, a bellagio, o adagio a ma’
passi, che vale alle cose pericolose andarvi cauto, e con riguardo. Pian barbie-
re; adagio a ma’ passi.
1499
Andà in zà, e i là. Andare in qua, e in là. Huc et illuc, passim vagari.
Andà de là. Passar di vita, morire. Passo della presente vita. Migrare ad plures.
Andà a riva, sbarcà; andà a tera. Porre per isbarcare, mettere in terra. Andato
oltre mare etc. puosono in Egitto.
Andà a loz, a masò. Appollaiarsi, che è l’andar, che fanno i polli a dormire.
Andà col pè de piomb. Andar col calzar del piombo; che è andare considera-
to, e non si muovere a furia. Fallo ma vavvi sul calzar del piombo. Funiculum
ad lapidem admovere.
Andà drè ai più tang, o tegn dai più, stà col più. Andarsene con la piena,
che è tener da più. Cum pluribus fuere. Communi sententiae adherere.
28 Andà i daner da otre bande in oter laor, in otre spese. I danari prender
luogo in altri servigi; cioè impiegarsi, spendersi i danari in altre cose.
Andà coi sò pè la facenda. Andare la cosa pe’ suoi piedi; quando ella cammi-
na secondo la sua natura; e come conviene.
Andà u’ pas, e po’ l’oter. Andar piede innanzi piede. Così adunque piede
innanzi piede venendosene etc. pervennero al palagio.
Andà per la piana, o per la strada piana. Andar per la piana, cioè seguire il
più agevole, e comunale.
Andà coi bele, e coi bone. Piacevoleggiare. Andar con le buone, e con le belle
destramente, e con piacevolezze. Leniter se gerere.
Andà a tai, andà al det. Attagliare, gustare, piacere, garbare. Arridere; volupta-
ti esse.
Andà per la strada batuda. No’ tus zò de la strada. Andar per la pesta; se-
guitar la comune. Extra publicam viam non deflectere.
Andà de mal; perì; murì; mancà. Perire; morire, mancare, capitar male. Tut-
ti quanti perirono. Ogni consiglio era perito. Perire. Deficere.
Andà in precipizi; pericolà. Pericolare, andare in precipizio. Se ‘l comun
pericola, come scamperete voi? Corruere. Everti. Perdi.
Andà de bè ‘n mei. Prosperare; avanzare in felicità, andare di bene in meglio,
continuare felicemente. Vedesi sempre prosperare nelle sue opere inique. Pro-
spere agere. Prospera fortuna uti.
1500
Andà per i longhe; tirà in longh. Prolungare, allungare, differire, prorogare,
mandare in lungo. Prorogare; procrastinare, protrahere.
Andà a fond, in fond. Profundare; cadere, e rovinare nel fondo. Ruere. Corruere.
Andà drè d’ancú à domà, tirà d’ancù a domà. Procrastinare, indugiare d’oggi in
domane; dar tempo. Lo stolto sempre procrastina di far bene dicendo doman farò
bene. Procrastinare.
Andà drè a defend. Andar difendendo. Lat. Defensare vel tutari.
29 Andà inag; caminà inag. Procedere; camminare avanti. E come galli tronfi
con la testa levata procedono. Così di grado in grado si procede. Procedere.
Andà in precipizi, o precipità. Andare in precipizio; cioè in perdizione, in
rovina, come di roba, di persona, d’onore. In praeceps ruere.
Andà zò a precipizi. Precipitare, rovinosamente cadere. Ruere in praeceps.
Andà denag. Precedere; andar avanti. Dinanzi all’alba, che precede al giorno.
Praecedere.
Andà sù la posta, o cor la posta. Andare in posta. Contendere commutatis ad
celeritatem equis.
Andà per i poste d’ù malat. Avviarsi per le poste, si dice di malati gravi, che
vanno peggiornando ognora notabilmente. In horas morbo ingravescere.
Andà a stà con vergú, metes a servì vergù. Porsi con altri. Andare a star con uno
per servirlo. Per servidor del marito di lei postosi etc. Alicui in servitutem se dare.
Andà a la presenzia, o presentas; comparì. Presentarsi; condursi alla pre-
senza, comparire, rappresentarsi. E allora del mangiare avanti a lui presentar-
si. Se se offerre. Sistere se.
Andà in aqua. Risolvere in acqua. Risolversi per consumare una cosa tramutan-
dola in un’altra, non altrimenti che faccia la neve al sole in acqua si risolvesse.
Andà tut in sudor. Risolversi in sudore.
Andà fò, vegn fò, o smaltis. Risolversi per uscire, e pigliar esito. Non di
acqua, che per gli occhi si risolva.
Andà a u’ gran risech. Andare a gran rischio. Vanno a gran rischio uomini,
ed arme. Subire periculum, vel discrimen.
Andas a scond per avì fag dol mal. Andarsi a riporre. Tu puoi andarti a ripor-
re, si dice ad uno, che abbia perduta la riputazione, e fatti errori notabili.
Andà a risech. Andare a repentaglio; o ire a repentaglio. Si è ire a repenta-
glio, a rischio.
Andà da cordi u’ l’oter a fà mal, o a sbefà vergù. Rimettersela, menarsi
buono le ragioni l’un dell’altro in danno, o beffe di chicchesia. Rimbeccare.
1501
Andà fò de sovra, o spandes de sora viá. Rimboccare, per traboccare. Io son
pien di consolazione, e rimbocco d’allegrezza. Superabundare.
30 Andà a salvamet, o fuz in salvo. Rifuggire; ricoverarsi, ricorrere per trovar
sicurtà, e salvezza. Confugere.
Andà in garegoz, o in gazéra. Andare in gazzurro.
Andà doves trova mulzì. Fedir nel molle; overo ficcarsi alla macca, vale met-
tersi volentieri alle imprese agevoli.
Andà ados. Escire addosso. Escono i cani addosso al poverello.
Andà a socor. Ricoverare per andare. Come lo Re Pipino di Francia ricoverò
al soccorso della chiesa santa.
Andà in cors, fa ‘l corsaro. Corseggiare, andare in corso. Lat. Piraticum face-
re, exercere, factitare.
Andà per i travers. Andare a recisa; accorciar il cammino attreversando le strade.
Andà giret atoren a vardà, o girà atoren coi ug. Ricirculare, girare intorno.
Menava io gli occhi per li gradi; mó su mó giù, e mó ricirculando. Circumlustrare.
Andà de corp, met zò quel, che nos púl tegn de det. Deporre il superfluo pe-
so del ventre. Exonerare ventrem.
Andà, o cor per tug i budei per tuta la vita. Ricercare per ricorrere per tutta
la persona. Per colmarmi di doglia, e di desire, e ricercarmi le midolle, e gli
ossi. Currere per totum corpus.
Andà fò de sovra; o dà; o soprabondà fò. Riboccare, traboccare. Il Nilo cresce,
e ribocca. Come abbondano le passioni, così riboccano le consolazioni. Exundare.
Andà in calechut. Andare in orinei. Ecco perchè lo strabalzaro in orinei. Ire
in oras longiquas.
Andà col pè de piomb. Andar rattenuto, vale andar cauto, e lentamente.
Andà belasì a spend. Andar rattenuto a spendere.
Andà ‘ntoren de zà, e de là, o da mat a circà. Andar ratto, e andar cercando
in qua, e ‘n là. Tu mi fai andar ratto ogni di quincioltre per vederti. Son morti
tutti coloro, che t’andavano ratto per uccidere.
Andà redet a vergot, o strusaga det, o rusaga det. Rasentare. Perocche ‘l
cerchio dell’uno rasenta l’altro. Radere. L. Radere. Andare rasente, rasentare.
E poi quasi talor la terra rade. Radere.
Andà in estasi. Andare in estasi; esser rapito in ispirito.
Andà a rampegò. Andare in quattro; carpando, cioè andando in quattro, cioè
branconi.
1502
31 Andà per i longhe a descorela. Prosternersi; allungarsi, dilatarsi ne ragiona-
menti. Prosternendosi nella laude degli uomini. Sermonem protrahere.
Andà in cavalina. Accoccolarsi su gli omeri.
Andà drè tat che fò provas tat, che etc. Ordinar tanto, cioè far tanto. Tanto
ordinò il re che la Reina mandò a dire a Tristano, che non si partisse.
Andà in ordenanza, o per orden. Andare in ordinanza si dice de soldati,
quando vanno in ordine per combattere. Ordinatim progredi.
Andà inag; inoltras. Oltrare, inoltrare; movendo l’ali tue credendo oltrarti. Pro-
gredi.
Andà denag a vergù, presentasga, compariga. Offerirsi; comparire, presen-
tarsi avanti. Dinanzi gli occhi mi si fa offerto. Se se offerre.
Andà a sera ug; o a ug serag. Andare a chius’occhi, cioè andar liberamente,
e senza pensiero d’intoppi; e di controversie. Tu puoi ire a chius’occhi. Libere,
et tute procedere.
Andà a bissa, o a trevers; o tort. Obliquare, non andar retto. E tutti li pianeti
obliquando qua, e là, salvo che ‘l sole, che sempre va per lo diritto mezzo; per
la linea ecclitica. Oblique progredi.
Andà vià senza dì negot o a la sordina, o senza dì ne bondí, ne bon an, ne
a revedis. Partire senza far ne motto, ne totto. Che non mi fece ancor motto,
ne totto. Insalutato hospite discedere.
Andà zò ‘l sol. Riporsi il sole. Da che si ripone il sole infino al nascondimen-
to del crepuscolo. Solem occidere.
Andà drè a dà di mostazò a vergù; o dà una manezada de mostazò a vergù.
Alternare ad alcuno i mostaccioni. Iterari colaphos alicui; vel in aliquem.
Andà drè a baià, o baià. Multiplicare in novelle; dilatarsi con lunghezza di
ragionamento. Moltiplicando in novelle la badessa.
Andà sui furie. Montare in furore, infuriare. Furore corripi.
Andà sù de presi, o alzas de presi, o montà sù, deventà car. Montar di prez-
zo. Ingravescere; graviorem fieri.
Andà sù; montà sù, fa una montada. Montare, salire ad alto. Ascendere.
32 Andà contrapisat a spend. Misurarsi per non ispendere più che quel compor-
ti il suo avere.
Andà in svenimet, o vegnì acident a vergù. Misvenire, venir manco, perder
gli spiriti. Consternari. Animo deficere.
Andà a stà via per servitor, pondes per servitor de vergù. Mettersi per ser-
vidore, andare a star con altri. Con lui si mise per servidore. Alicuius se in ser-
vitutem dare.
1503
Andà a la pitoca, o andà circhet; circà la lemusna. Mendicare; chieder la
limosina per sostentarsi. Fosse dato a poveri, che andassero mendicando. Men-
dicare. Ostiatim sibi victum querere.
Andà al fond de vergot. Sentire molto adentro, cioè penetrare. Nelle cose
d’Iddio senti molto adentro, cioè penetri.
Andà fò de sentor, o zò de sentimet. Uscir del sentimento; esser fuor del sen-
timento, vale impazzare, esser pazzo; uscir di senno. Delirare. Desipere; vel
de potestate mentis exire; vel deseri a mente.
Andà zò di bazere. Uscir dal seminato; impazzare.
Andà zò de carica. Deponere l’officio. Lat. Magistratu se abdicare.
Andà drè, seguità; o tegn drè. Seguitare, seguire. Sequi.
Andà drè; segondà. Seguire per secondare. Disposta sono in ciò di seguire il
piacer vostro. Obsequi. Obsecundare.
Andà a segonda dell’aqua; andà drè all’aqua, che cor. Andare a seconda de
fiumi, seguitare la corrente. Lat. Secundo flumine navigare.
Andà drè a vergot; seguital. Secondare; seguitare. Andar dietro a uno si nel
parlare, come nel moto. A secondar li piaceri d’amore. Prosequi.
Andà drè al vers de vergù: segondal. Secondare; andare a seconda a uno, an-
dargli a versi, compiacerlo. Alicui obsequi. Obsecundare.
Andà fò; perdes in dol parlà. Rimanere in secco. Qui comincian le dolenti note,
e ch’io rimango in secco, cioè in favellando mi mancano le parole, e i concetti.
Andà in brud, o vegn sliquid. Sdilinquire; intenerire, o divenir troppo liquido.
Andà in schintò. Schencire; andare a schenico.
Andà belasì a spend, andà scars a dà fò, andà pià a fà di spese. Scarseggiare;
andar a rilente con lo spendere.
Andà col cò rot. Andarne col peggio. Scapitare. De capite demere.
33 Andà fò di mà. Scapà. Scampare; uscir di mano. E la piena vittoria non vi
scampi; cioè non vi scappi, ed escavi di mano.
Andà a port; fa la scala. Fare scala, vale pigliar porto. Portum capere.
Andà al bas; in declinaziò, zò per la melga, o andà zò. Scadere; declinare,
cioè venire in peggiore stato. Decrescere. Imminui.
Andà a roz, a rozade. Andare a branchi.
Andà senza braghe. Andare sbracato. Questi marchigiani andando sbracati son
si fieri etc.
1504
Andà zò i budei per la rotura. Sbonzolare. Il cader interamente gl’intestini
nella coglia. Intestina in scrotum decidere.
Andà sù de sovra, montà sù. Salire; andar ad alto, montare. E dissi a cader
va chi troppo sale.
Andà de mal, ruinas. Rovinare per perdere, e mandar male l’avere. Se io fa-
cessi la tal cosa io rovinerei. Se tu terrai questa vita tu rovinerai.
Andà via desgustat; partì in colera. Partire alla rotta, o in rotta, vale partir-
si adirato. Non lo lasci partire alla rotta senza penitenza.
Andà in ruda, intoren, o atoren; girà come la rúda. Roteare. Rotare. Girare
a guisa di ruota. Rotava i raggi suoi lucente, e bella. Rotari. Circumagi.
Andà a finì, a bat, a conclud. Riuscire, per venire alla conclusione. Anzi at-
tendo, dove voi vogliate riuscire. Io voglio riuscire a questo. Evadere.
Andà in drè. Ritrogradare; retrogradare. Ritrogradando tornò in Gemini. Retrogradi.
Andà zò per ol cò. Ritornare sopra ‘l capo; cioè tornare in danno. La sua beffa
ritornò sopra il capo di lui. Redire in damnum vel contra.
Andà drè a secà, ches faghe vergot, o andà drè a bat; o esga drè che etc. Ri-
toccare per importunare replicando. Rinaldo pure Orlando ritoccava, che etc.
Obtundere.
Andà streg a spend. Restringersi nello spendere; moderarsi, spender poco. Par-
cere.
34 Andà vardat, coi busche fò di ug a vedì bè ol fag sò. Andar ritenuto in una
cosa, vale andar adagio, e con avvertenza, e riguardo. Caute progredi.
Andà in declinaziò, al bas; andà zò. Andare in declino, cioè mancar di forze,
e di riputazione. E però cominciò ad andare in declino il nostro comune.
Imminui. Deficere.
Andà zò; sbasas, calà zò. Declinare; calare, andare all’ingiù, abbassarsi. Ma
vedi già come declina il giorno. Declinare.
Andà zò; dà zò; calà. Dibassare per diminuire, mancare, e per lo più s’inten-
de di forze, e di riputazione. Dall’ora innanzi il Reame di Francia sempre andò
dibassando, e piggiorando. Imminui. Deficere.
Andà fò de la carezada; o fò de strada, o de proposit, o fò dol vada.
1505
Deviare, traviare, uscir di via in significato di regola, modo, ordine; senza dal
nostro proposto deviare. Recedere. Deviare. Uscir dal seminato. Delirare.
Andà a durmì. Andare a dormire. Lat. Abire, vel decedere cubatum; vel somnum
petere.
Andà vers; avanzas. Declinare; inviarsi. Così declina il tempo verso lo fred-
do. Declinava alla vecchiezza senza figliuoli. Vergere.
Andà zò, sbasas; calà. Declinare, abbassarsi, calare. Soverchian quelli, dove
‘l sol declina. Declinare; ad occarum tendere.
Andà col cul per tera; o dà zò u’ stramazò. Dar del culo in terra, vale cader
di buono in cattivo stato.
Andà la cosa ixì. La cosa andar così; cioè il fatto, il negozio. Rem ita se habere.
Andasen a Dio. Andarsi con Dio per pigliar la fuga. Fugae se dare.
35 Andà drè, o tegn drè de nascos a vergù, e oservá cosa ‘l fa; e dove al va.
Codiare; andar dietro a uno senza, ch’e’ se n’accorga spiando con diligenza quel,
ch’e’ fa, e dove e’ và. Coloro, di cui ebbe alcuna sospensione, o che gli codiava
etc. Observare.
Andà drè a comprà. Comperare spesso. Lat. Emptitare dal verbo emptito, as etc.
Andà sovra i cop. Andare su per le cime de gli alberi, si dice di chi vuol trop-
po sofisticare; ed aver troppi punti.
Andà in declinaziò. Chinare per declinare, e venir meno. Questo viene a dire,
che il dí chinava. Declinari. Imminui.
1506
Andà in circa. Cercare, far diligenza, adoperarsi per trovar quel, che si desi-
dera. Quaerere. Inquirere.
Andà a la busca. Andare a la busca. Voce bassa.
Andà a rampegò. Carpare, andar carpone, cioè con le mani in terra. Ch’io mi
sforzai carpando appresso lui. Repere. Reptare.
Andà drè a vergot, che pias. Seguitare alcuna cosa, che piaccia. Come la
ghiotta mosca seguita il mele, e ‘l lupo i carcami, cioè le carogne.
Andà in cimbalis. Alteras. Levare in capo per insuperbirsi, adirarsi. Quanto più
gli pregava, e richiedeva più levavano in capo. Excandescere; ira accendi, super-
bire, indignari.
Andà via col cò rot. Andarne col capo rotto, andarne col peggio, cioè perden-
te. Iacturam facere; damnum facere.
Andà zò per ol cò. Ritornar sopra il capo, cioè incorne male, ritornare in suo
danno. Alla quale la sua beffa etc. ritornò in suo danno, o sia sopra ‘l capo.
Andà belasì in dol mal andà. Volger largo a canti; andar nelle difficoltà
cauto, e assentito.
Andà circand. Andare caendo, cercando. E andò caendo colui, a chi l’avea data.
Amdà in colera. Cadere in ira. E di quella cadde in tanta ira etc.
36 Andà be’, stà bè, di bò di vestig. Esser buono de vestimenti, star bene. E non
m’è buono; non mi sta bene, non è fatto a mio dosso.
Andà coi bone. Andare, trattare, sforzarsi con le buone, cioè con le piacevo-
lezze, con bello, e cortese modo. E sforzerommi con le buone di fare.
Andà a tastò. Andar brancicone, o brancolone; brancolare, andare al tasto. Co-
minciò ad andar brancolando per la casa etc. Viam, vel iter praetentare.
Andà sbordelet. Andare bordellando. E di femmine sarebbero ite bordellan-
do, e presa mala via.
Andà in brud de consolaziò. Inteneris. Imbietolire, venire in dolcezza, rin-
tenerire nel vedere o figliuolo, o cosa amata far cosa, che gli gusti.
Andà drè a sbefà. Beffeggiare. Irridere.
Andà dré al vers de quel, ches set a dì, sibè nos l’intend. Accomodarsi alle
battute, cioè secondare l’altrui ragionamento, ancorche tu non intenda.
Accomodati alle battute in tua malora.
Andà batent, o batant. Battere per andare in fretta. Properare.
Andà a onde, o ninet. Andar barcollone si dice di colui, che vá barcollando.
Così barcollon barcolloni ve lo condussero.
1507
Andà o fà belasì; o bel bel . Far a bellagio; andar di bello. Cunctanter agere.
Andà in giro, o girand. Avvolgersi per andarsi aggirando. Per diverse parti
del mondo avvolgendosi. Vagari.
Andà, pasà. Andare per trapassare. Ma poco tempo andrà, che i tuoi vicini etc.
essendo già la metà della notte andata. Praeterire.
Andà con dio. Andare con Dio. Come più tosto potete v’andate con Dio.
Andà ‘n toren da mat. Andare aione; andare aiato, andare atorno perdendo il
tempo. E tutto dì andava aiato per poterla vedere. Vagari. Circum versari.
Andà in ampia, ampià, avì bramisia de vergot. Agognare, bramare, con avi-
dità, e quasi struggersi di desiderio. La pecunia non sazia l’avaro, ma fallo
agognare. Vanno cercando, e agognando le ricchezze del mondo.
Andà dal par, ingual. Aggiustarsi, adeguarsi, andare al pari. Ex aequo procedere.
Andà atoren, in giro. Aggirarsi, muoversi in giro, andare attorno. Per diver-
se provincie m’aggirai.
Andà in furia a redos u’ l’oter, folas. Affollarsi, andare in furia, e con tanta
fretta, che l’uno impedisca l’altro confondendosi. Opprimi, vel confundi.
Andà adasi, fà belasì. Adagiarsi, trattenersi; fare adagio, baloccarsi. Batte col
remo qualunque s’adagia. Cunctari.
1508
Andà la roba o i daner col car in cà a vergù; o col ster. Aurizzarsi il mer-
cato ad alcuno in propria sua utilitade.
Andà in trevers. Attraversare per andar a traverso. Il mulo ora da questa, ora
da quella parte attraversandosi. Ex transverso incedere.
Andà zò fina ‘n tera. Atterrarsi per umiliarsi, inchinarsi. Su per la riva a rin-
graziar s’atterra. Sese deprimere.
38 Andà mal, andà in trevers. Andare a traverso, si dice anche di nave che fac-
cia naufragio. Ella è gita male, succeduta infelicemente. Adversa fortuna uti.
Andà in ponta de pè; o a belasì. Andar a tentone. Entra pian pian, e và ten-
ton col piede. Pedetentim ire.
Andà a tastò. Andare al tastone, che più comunemente si dice al tasto; è pro-
prio de ciechi, e di chi va al buio, che si fa la strada col tatto.
Andà súl us, al balcò. Farsi al uscio, o a finestra. Non posso farmi ne ad uscio,
ne a finestra.
Andà vià la marcanzia a rota de col, avì grand exit. Andare a ruba si dice
delle mercanzie, e delle grasce, quando hanno costantissimo spaccio. Ce-
lerrime vendi merces.
1509
Andà vià mal contet, desgustat. Partirsi a rotta, cioè grandemente adirato.
Mozzando in un tratto il bel discorso del suo fratello si partì a rotta.
Andà a pruf, prosimas. Appressarsi. Poco era ad appressarsi agli occhi miei
la luce. Accedere; appropinquare.
Andà drè a snigris, a vegn nigher. Venir annerando. Quelle penne vengono
annerando. Nigrescere; nigrefieri.
Andà zò a gambe levade. Andare a gambe levate; cioè precipitare ne suoi affari.
Andà a chiamá vergù. Andare per uno, andarlo a chiamare. Il quale coloro,
che per lui andarono, trovarono ancora in camicia. Aliquem accercere.
Andà per vergot, o a tuù vergot. Andare per una cosa, cioè andare a pigliar-
la. E la mattina tutti andarono per questo corpo, e ‘l recarono alla lor chiesa.
Aliquid petere.
Andà stinch. Andar sopra se; portar la persona diretta, e distesa. Sopra se
andare, carolare, e giostrare. Erecto pectore ambulare.
Andà drè a fá. Andar facendo, seguitar di fare. E domandollo quel, che andasse
facendo. Pergere.
Andà per i fag sò. Andare pe’ fatti suoi, partirsi. E mangiato, e bevuto si anda-
ron pe’ fatti loro. In viam se dare. Iter arripere.
Andà zò ‘l sol. Andar sotto il sole. Tramontare. E come il sole sarà per andar
sotto ceneremo. Occidere, cadere, descendere.
Andà drè al papa, o al vers de vergù. Andare alla seconda, secondare. Do-
veresti seguire li suoi costumi, e andargli alla secunda. Obsecundare. Obsequi.
Andà per i fer, de mal. Andare in perdizione, capitar male. Che l’anima
d’un così valente, savio, e buono uomo per difetto di fede andasse in perdi-
zione. Perdi.
1510
Andà in di mà; capità in di mà. Andare in mano, condursi, capitare in pote-
re altrui. In potestatem alicuius pervenire.
Andà drè al opiniò; o dà a trà. Andare dietro per prestar fede; seguire l’al-
trui opinione. A quelli adunque così fatti andrem dietro etc. Fide habere.
Andà drè, tendí. Andar dietro per attendere. Alla mia età non istà bene l’an-
dare ora mai dietro a queste cose. Incumbere. Vacare.
Andà drè; avì riguardo. Andar dietro; aver riguardo. Perché se alla nostra
salute vogliamo andar dietro. Respicere. Rationem habere.
Andà vià i smagie. Andarsene delle macchie. Si dice quando son levate via.
Anzi se n’andarono con l’acqua benedetta, cioè scancellate. Delere.
40 Andà bè. Andarne bene; succedere altrui ben dé suoi fatti. Se allora hai ben
guadagnato, bene ne vai. Bene cum aliquo agi.
Andà a donne. Andare alle femmine. Fece una legge, che chi andava a mogli
altrui dovesse perder gli occhi. Cum muliere rem habere.
Andà polit. Andare ornato; vestir nobilmente. E quegli, che più della persona
andava ornato. Elegante vestimento uti.
Andà a stá per servitor; comodas a servì vergù. Acconciare; porsi in servitù, a
star con altri. Con lui t’acconci o per servidore etc. Se alicui in servitutem tradere.
Andaga la borela, ol cò; esga pena la vita. Andarne la vita; esser proposta
pena la vita. Come fostu si folle, che tu confessassi quello, che tu non facesti
giammai, andandone la vita.
Andà de mal in pez; pezorà. Andare di male in peggio, peggiorare, aggravar
nel male. Secondo che i medici dicevano, andava di giorno in giorno di male
in peggio. Morbum ingravescere.
Andà col vent favorevol. Andare a vela, dicesi del camminar del navilio col
vento prospero. Andando un di a vela velocissimamente la nave. Prospero
vento uti. Ventis, velisque pergredi.
Andà incognit. Andare sconosciuto, non si lasciar conoscere. Andare scono-
sciuto, e pellegrino.
Andà inag; cres. Andare innanzi; allignare, crescere, acquistar vigore.
Benche si appigli non si va innanzi. Convalescere. Vires assumere.
Andà per la ment. Andare per la memoria, per l’animo. E già per l’animo mi
va quello, che abbiamo inizio a fare. Intelligere. Perspicere.
Andasen. Sparì; sminuis. Andarsene per scemare, e diminuire. E così a poco
a poco il dolore, e ‘l calor del fuoco se n’andava. Evanescere.
Andà; pasà, sucedì. Andare per succedere, passare. Sò ben io, come il fatto
andò. Succedere. Evenire.
1511
Angarià; met di angarie. Angariare; angheriare. Angariato non si difende. Vi
cogere.
Antecipà. Vanzà tep. Anticipare, vantaggiarsi nel tempo a far checchesia. An-
ticipare. Prevenire.
41 Antevedì. Antivedere, veder avanti, pronosticare; indovinare, accorgersi. Prae-
videre; praesentire. Provvedere per prevedere. Ti sovvenga delle cose andate,
guardi le presenti, e provegga quelle, che sono a venire. Praevidere.
Angarià vergú a fal fà quel che nol voraf. Carrucolar uno; indurlo con ingan-
no a far quel, ch’e’ non vorrebbe.
Antecipà. Prevenire, venire avanti; anticipare. Prevenendo me con la tua gra-
zia. Praevenire.
Anteponí; met denag. Premettere, mettere innanzi, anteporre. Gli umani corpi
deono a ciascuniaria utilitade essere premessi. Antiferre; praemittere.
Aplicà l’inzign; o aplicá. Stendere l’ingegno per applicare. Stendette suo inge-
gno a traslatare.
Aprend; imparà. Imprendere per imparare, apprendere, comprendere. Chi non
ha impreso ad esser soggetto. Discere, vel percipere. Addiscere, apprehendere.
Aplicá i beni al publich fiscai. Pubblicare, applicare al pubblico i beni. E li
suoi beni pubblicati, e incorporati alla camera della reina.
Aplicà. Rivolgere per applicare. Tutto l’animo rivolse a costei, cioè applicò.
Aplicà ol significat. Applicare. Ma vuole, che cerchi la sua significazione, ed
applichila alla materia etc.
Aplicà la condana. Applicare, assegnare, appropriare. E la metà della spesa e
condannagione fosse applicata alla camera dell’Imperadore. Assignare; attri-
buere, destinare.
Aplicà; datà. Adattare, accomodare una cosa ad una altra mediante lor con-
venienza, e proporizione. Applicare. Aptare. Accomodare.
Aplicà; approprià. Appropriare per applicare. Puossi appropriare la virtù
della providenza alla formica, la quale è sollecita di trovar la state quello, di
che dee vivere il verno.
Aprovà. Approbare, approvare. E quel consiglio per migliore approbo. Ap-
probare; probare.
Aplaudì. Sbat i mà d’alegria. Applaudere. Far segno di festa, e d’allegrezza
col picchiar le mani, e con simili atti. Muove la testa, e con l’ale s’applaude,
voglia mostrando, e facendosi bello. Applaudere.
Aparì; comparì. Apparire; farsi vedere, presentarsi alla vista. Quando alcuna
cosa non usata apparisce di subito. Apparere.
1512
42 Arenas, fermas da fà vergot. Arrenare. Quando vedono arrenar coloro, che reputan
savi, arrenano e fermansi. Desidere. Arrestarsi, fermarsi, e trattenersi nell’operare.
Asegnà; dà. Dare per assegnare. E questa sorte, che par più cotanta, però n’è da-
ta. Assegnare. Constituere.
Asà, sofià come ù mantes. Affollare, ansare, anelare, respirar con forza e pre-
stezza. Ansiare. Anfanare. Ansando forte e sudando tutto con frequente batti-
mento di polmone. Follicare. Anhelare.
Asistì; stà present. Assistere, star presente, trovarsi presente. Assistere. Astare.
1513
Asumì, tuù. Assumere, pigliare. S’alla natura assunta si misura. Assumere.
Atendì, spechià. Attendere per aspettare. Attendendo d’aver degli altri doni.
Expectare.
Atribuì; dà. Asegnà. Fà sò. Imporre per attribuire. Questa necessità impon-
gono a quel ch’è fatto solamente. Tribuere. Attribuere. Assignare. Attribuire,
reputare, che una cosa sia propria di che che sia. Appropriare.
43 Avanzas coi desideri. Fa bò anim. Distendersi per dilatare i desideri. Poi si
viene distendendo agli onori, alle Signorie. Avanzarsi, pigliare ordine, far
buon animo. Audere.
Avertì. Avisà. Ammonire, avvisare, avvertire. Ammonirli di buona guardia.
Avea ammonita sua gente di ben fare. Admonere. Instruere. Assennare, fare
avvertito. Però t’assenno, che se tu mai odi etc. Admonere.
Avì antipatia con vergù. Aver antipatia con alcuno. Cum aliquo dissidere,
cum aliquo natura et moribus discrepare.
Avì da stà poch a murì. Aver poco andare ad esser morto; cioè poter star poco
a morire.
Avì vergot a bò port. Assommare, condurre vicino al fine, ridurre a buon ter-
mine. E inteso, che la vittoria della terra era molto assommata.
Avì. Avere, verbo, che denota possedimento di cosa. Habere.
Avì udienza. Avere udienza, essere ascoltato.
Avì a la mà, o a mena dit. Avere alla mano, aver su le punte delle dita. Perché
l’avesse bene a mano, cioè la trattasse, e manegiasse bene. Prae manibus habere.
Avì. Es. Avere per essere. Che quivi non avea falconi al presente, cioè non
v’eran falconi.
Avì car vergot. Avere a degno, avere in grato, stimare, gradire. Quanto io l’ab-
bo in grato etc., cioè lo gradisco.
Avì riguardo. Vardà. Avere riguardo, cioè avvertire, riguardare. Avendo forse
riguardo al grave peso della sua dignità.
Avì penser. Aver pensiero, cioè pensare. Avendo tutta via pensiero, come trar-
re il potessero, cioè pensando.
Avì in usanza, o costumà. Avere in costume. Ma nondimeno ho sempre avuto
in costume cioè ho costumato.
Avì vergù sui coregn, avil su l’orma. Aver alcuno in ira. Che m’avea in ira,
cioè era adirato meco.
Avì cura. Aver cura, proccurare. Signor mio caro aggiate cura, cioè proccura-
te; tener cura. Lat. Curam agere, vel gerere, vel habere, vel curae esse.
1514
Avì. Avere per possedere facultà. Ogni buon cittadino, che avesse, sarebbe
stato cacciato di casa sua; cioè, che possedesse facultà.
Avì l’anim a vergot. Avere l’animo a qualche cosa, cioè volto l’animo.
Avendo sempre l’animo, e il pensiero a quella etc.
Avì al sol . Avere al sole vale aver terreni, che sien suoi. E non ha tanto al sol
che vaglia un grosso.
Avì zò la vos. És rauch. Inrochis, avì vist ol luf. Affiocare, divenir fioco, arro-
care. L’uomo incontanente affioca, overo arroca. Raucum fieri; raucescere.
Avì di daner ados. Aver danari allato, vale averli nella tasca. Io non li ho alla-
to, ma credimi, che prima che sabato sia io farò, che tu gli avrai.
Avì in barba. Avere in barba. Diceva Gano alla barba l’averai, cioè in ischer-
no, in danno, in dispetto, in onta tua.
Avì vergot a basa mà, per gran favor. Avere in barbagrazia, cioè avere per sin-
golar grazia. Non vuol se non vivande dilicati; certi vinetti avuti in barbagrazia.
Avì ‘l sò bisogn. Avere li suo bisogno, vale non aver mancamento di cosa
alcuna. Necessaria omnia suppetunt vel re nulla defici, vel destitui.
Avì bona, cativa vos. Aver buona, o mala voce; essere in buono, o in mal con-
cetto. Bene, vel male audire.
Avì vergot in gaiofa, avil segur. Avere una cosa in borsa, si dice di chi è per
. ottenere quel ch’e’ cerca infallibilmente. Aver una cosa nel carniere, quando si
tiene d’averla più che sicura.
Avì resò sún vergot. Avere azione sopra qualche cosa; o pretendervi sú ragione.
Avì in dol cúr vergú. Averlo nel cuore, cioè averlo cordialmente. Lat. Herere
in medullis aliquem cum dativo person.
Avì ‘l soghet a la gola. Aver il capestro alla gola. Sempre gli parebbe il cape-
stro aver alla gola.
Avì u’ per la gola, o per i baloris. Aver le mani a un ne capelli; è quando uno
dipende da te in qualche cosa, che importa, ed ha un gran bisogno di te.
1515
Avì la mira a vergot. Calarsi in una cosa, volgervi l’animo.
Avì ‘l bronz; es imbronzat; immusat. Portare, o tener broncio; pigliare il
broncio; esser invalegia; cioè essere adirato. Ella mi guata, e non mi tien più
il broncio. In fermento iacere.
Avì ‘l cervel a fà conzà. Dare il cervello a rimpedulare, cioè esser rimaso
senza giudizio, come se lo mandasse a racconciare, come guasto, e corrotto.
45 Avì credit; es in credit. Credere; essere in credito, aver credito. E erano som-
mamente creduti da ogni mercatante, e d’ogni gran quantità di danari. Ogni
altro marcatante ne fu sospetto, e mal creduto. Bonum nomen habere.
Avì fò tante crete, o di daner tang in creta. Aver molti crediti di danaro. Mul-
tam pecuniam esse sibi in nominibus.
Avì o cavà costrut. Cavarne costrutto. Non può giammai avere buon costrut-
to chi da ragion con volontà si parte.
Avì sui coregn vergù. Aversi recato alcuno sù le corna, cioè in dispetto, e in odio.
Avì la gotta. Esser compreso di gotte. Essendo compreso di gotte nelle mani,
e piedi, cioè oppresso.
Avì sú l’orma vergú; o chiapaga drè l’orma. Corre animo, o pigliar animo ad-
dosso a uno. E m’ha colto l’animo addosso, leggiermente mi farebbe morire.
Avì di catar in dol cò. Aver cimurro, si dice quando uno ha umore, e fantasia.
Avì fisat, o stabilit. Aver fisso, e fermo il chiodo, cioè deliberato, e stabilito.
Star fisso il chiodo d’esser lì primi a terminar sua lite.
Avì di gran debig. Esen ingolfat. Avere gran debiti. Lat. Aere alieno obrui,
vel opprimi.
Avì da dà, es debitor. Avere a dare, dover dare, esser debitore. Danari, ch’egli
mi doveva dar di panni. Pecuniam debere, vel esse aeratum vel obaeratum.
Avì dol debit con vergù. Aver debito. Lat. Esse in aere alicuius. Vel aes alie-
num habere.
Avì riguardo; met a met. Por cura, por mente, aver riguardo, considerare.
Mentem adhibere.
Avì cura. Aver cura. Avendo più di lui, che di se cura.
Avì in anim, in cúr, in penser. Avere in cuore. Rispondi, che tu vadi più a lun-
ga, che tu non hai in cuore d’andare, cioè nell’animo, nel pensiero.
Avì cúr, o gnia ‘n cúr. Essere in cuore. Sappi, che se Moisé, e Samuel me ne
pregasse non m’è in cuore l’aiutar questo popolo, cioè non l’aiutere.
Avì ardimet; bastà l’anim. Dare il cuore; bastar l’animo, avere ardire. Audere.
1516
Avì desdita; es in desdita. Essere in disdetta. Adversa fortuna laborare.
Avì più dol veg, che dol zoven. Declinare più in vecchiezza, che in giovinez-
za, cioè accostarsi più alla vecchiezza, che alla giovinezza. Magis accedere se-
nectuti, quam iuventae.
Avì defet, mancamet. Difettare, aver difetto, mancare. Di cui la mente già di-
fettava. Deficere.
Avì mancamet. Diffaltare, mancare, scemare, aver diffalta. E perché il sole è
dilungato da noi, è mestiere, che noi abbiamo diffaltato di die, e di calore.
Imminui. Deficere.
Avì i agn de la descriziò. Aver gli anni della discrezione, aver uso di ragione.
Lat. Ratione uti vel animo.
46 Avì descriziò. Usar discrezione. Lat. Adhibere modum, vel certam rationem adhi-
bere.
Avì saor. Sapere; aver sapore. Tu proverai sicome sa di sale il pane altrui. Sapere.
Avì di destraziò. Distrarsi. Aver distrazioni. Lat. mente vagari, vel peregrinari.
Avì, o sortì vergot. Sbarbare, cioè cavare qualche cosa di qualche luogo, o
ottenere da chicchesia alcuna cosa, o per arte, o per forza. Essersi con forza
sbarbato quello, che con le buone non s’otteneva.
Avì voltat in drè i maneghe. Essere sbracciato, avere rimboccate le maniche
sino al gomito, e nudato quella parte del braccio.
Avì per mal; andà in colera. Sdegnarsi; aver per male, adirarsi. Il marito se
n’accorse, e forte si sdegnò. Indignari. Stomachari.
Avì sentor; incorzes. Sentire per accorgersi. Sentendo Ariguccio esser corso
dietro a Ruberto pressamente levatasi etc. Sentire, intelligere.
Avì, o spuzà v.g. da mat. Sentire d’una cosa; partecipare. Era grande, e sen-
tia del tiranno. E sentiva del guercio. Participem esse.
Avì dol sug; dol marzul. Sol dis di vasei. Saper di secco, dicesi alla botte;
quando ha preso tristo odore per esser stata lasciata secca.
Avì prencipi; comenzà. Muovere assolutamente per aver principio. La qual
via muove al castello di Prato etc., e viene infino alla porta. Incipere.
Avì ol múd. Avere il modo. Esser ricco; aver da spendere.
Avì cativa fí; andà mal; reusi mal. Misvenire per venir mal fatto, aver mal
successo. Per turbar quello di mosse tale impresa, e misvennegli.
Avì la mira a vergot. Mirare per volgere il pensiero all’ottener checchesia.
Animum intendere.
Aví merit apruf a vergù. Meritar d’uno, cioè esser benemerito. S’io meritai
di voi assai, o poco. Quando nel mondo gli altri versi scrissi. Benemereri.
1517
Avì del emulaziò. Emulare. Lat. Aemulari.
Avì d’andà da vergù, o sù l’ús de vergù a domandà aiut, o andà a reco-
mandasga. Andare all’altrui mercede; aversi a raccomandare altrui, e chieder
aiuto. Avendo provato, che è il perder lo stato con andare all’altrui mercede.
Alterius opem implorare.
Avì il più bò tep de sto mond. Avere il più bel tempo del mondo. Cominciò
47 ad avere di lui il più bel tempo del mondo con sue novelle. Maxime gaudere.
Avì, o no avì ug de la roba ches vúl vend, o chè in vendita. Avere, o non
avere occhio, che significa avere, o non avere apparenza; e si dice delle cose,
che sono in vendita. Acciocche rifacendosi pure un poco noi avessimo miglio-
re occhio in sul mercato.
Avì in testa ol bel de Roma. Aver grande opinione; si dice d’uno, che presu-
ma assai. Sibi multum arrogare.
Avì pora de la sò umbria. Farsi paura con l’ombra, si dice quando uno teme
delle cose, che non possono nuocergli. Umbram suam metuere.
Avì dol umoraz, o de la boria. Orgogliare, insuperbire. Ond’egli s’orgoglió
verso Dio etc. Superbire. Efferri.
Avì l’origin. Originare, pigliar origine. Originasse la morte sua, cioè piglias-
se origine. Originem trahere, vel ducere.
Avì ‘l cervel da barbel; es barbelì. Aver il cervello a crivoli, che è tanto
quanto esser volubile, stravagante, e girellaio.
Avì vergot sot a coa, o covà vergot. Aver paglia in becco, che è avere qual-
che ascoso disegno mediante qualche promessa.
Avì ol pan, e ‘l forves i mà. Es patrò de fà quel ches vùl. Aver la palla in mano,
che vale avere in sua podestà. Suam esse pilam.
Avì mostaz de cartò, o fodrat de cartò. Aver faccia di pallottola, che è non aver
vergogna.
Avì vergot per u’ toch de pà. Aver checchesia per un pezzo di pane, cioè com-
perare a vilissimo prezzo. Si potevano si orrevolmente acconciare in casa i conti
Guidi con un pezzo di pane. Frusto panis emere, vel conducere aliquid.
Avì i budei sul arzò, o stà coi budei sul arzò o tremà i budei in da panza.
Aver le budella in un paniere, o in un catino; vale aver un eccessiva paura, o
parergli esser vicino a estremo pericolo. In manu animam gestare.
Avì l’ug, provedì. Provvedere, aver l’occhio. Consulere; providere.
Avì su la punta de la lengua. Aver su la punta della lingua, che è quando si
vuol dir una cosa, che non rissovviene così in un subito. Versari in primoribus
labiis. Haerere in primoribus labiis.
Avì la quietanza da vergù. Avere la quitanza da alcuno. Cavere sibi ab aliquo.
1518
Avì resò, es da la banda de la resò. Aver ragione, avere il giusto, e la verità
del suo. Ma ragione, o non ragione chi avesse etc.
Avì i purghe. Aver ragione, cioè la purga mestruale delle donne. Se la femmi-
na non hae sua ragione.
48 Avì i ug da ligorò, o da lusertò. Belisim . Aver occhio di ramarro, cioè bello,
attrattivo, che guarda volentier l’uomo. E Filiberto ha l’occhio del ramarro.
Avì dol ranz. Aver del rancio; essere rancioso. Rancidum esse.
49 Avì posat bè, o avì fag bona nog. Essersi ben riposato, aver avuto la buona
notte. Ed erasi ben riposato etc., aveva la buona notte.
1519
Avì i sgrisoi, o la tremarula. Aver riprezzo. Qual è colui, che ha si presto il
riprezzo della quartana. Tremere.
Avì, o es al só lúgh, o stà bè doves è. Risedere per aver il suo seggio, esser ben
collocato. Diciamo una cosa risieder bene, quando è ben posta, e ben collocata.
Avì dol amor; o avì drè odio. Portare amore, affezione, odio, cioè avere. Pro-
sequi benevolentia, odio etc.
Avì opiniò. Portare, o avere opinione. Io porto opinion, ch’egli non nacque.
Avì gran penser de vergot. Postergare, mettere in non cale, disprezzare alcu-
na cosa. Postergata la ragione. Posthabere. Despicari.
1520
Avì tut ol fag sò; ol só cumpimet. Avere il suo pieno, vale aver tutto quello,
che s’appartiene.
Avì dol mat, dol eretich; pizigà dol mat, dol eretich. Pizzicare di pazzia, d’ere-
sia. Questo pizzica d’eresia. Ha pizzicato anch’ei di simonia. Sapere stultitiam,
vel haeresim.
Avì che fà; metes, impazas. Porre per impacciarsi, aver da trattare, pigliar com-
merzio. Io non mi pongo ne con ragazzi, ne con tignosi. Versari.
Avì ‘n penser. Avere in pensiero. Prima che l’abbia in vista, ed in pensiero.
Avì dol nigher, o dol bianch; tirà al nigher, o al bianch. Pendere a nerezza, a
bianchezza; cioè tener del nero, o del bianco; o avvicinarsi al nero, o al bianco.
Avì, o tegn in proteziò. Patrocinare, tener protezione, difendere. In niun tempo
patrocinar quelli, che etc. Patrocinari.
Avì desase de pà, de daner. Patire di pane, di denaro, vale averne carestia. Dun-
que tu hai patito disagio di danari? O perché non me ne richiedevi tu? Egere.
Indigere.
Avì compasiò de vergú. Portar passione ad alcuno. Ma la sua fante, la quale
gran passion le portava. Misereri.
Avì una desgrazia. Avere, o ricevere disgrazia. Lat. Aerumnam perpeti; ferre
infortunium.
Avì, o menà part; o volin più per ù, che per l’oter; pend più da una banda,
che dall’otra. Parteggiare; essere parziale, parzionale, favorevole verso una
delle parti. Esse studiosum partium.
Avì che fà carnalmet. Infardarsi; imbrattarsi di peccato carnale. Per tale che
‘l marito alcuna volta s’era infardato. Coire; concumbere.
Avì in fastudi. Infastidire, avere in fastidio, venire a noia, recarsi a noia. In-
fastidiare. Lo continuo pensiero fa infastidiare ogni diletto. Infastidiscono il
lor cibo. Fastidire.
51 Avì efet, avì luch. Aver effetto. Andar innanzi. Dove egli non volesse vada
innanzi la sentenza letta di lui.
Avì bò apruf a vergù; aviga axces, esga in grazia. Essere innanzi appresso
a qualch’uno, essergli in grazia, favorito. Gratiosum esse.
Avì dol amor in dol cò. Inorgoglire, divenire orgoglioso. Dee aver gran ver-
gogna l’uomo, che s’inorgoglia. Superbire.
Avì intenziò, o penser. Intendere per aver intenzione, pensiero. E ora intendo
mostrare quegli spiriti, che etc. Habere statutum cum animo.
Avì pratica, o cogniziò, intendes. Intendere per aver cognizione, o pratica.
Ove sia chi per prova intenda amore. Peritum esse; cognitionem habere.
1521
Avì la mira a vergot. Intendere, aver il pensiero, e la mira a una cosa. Perché
intendeva al disfacimento dello Imperio di Roma.
Avì sepulit vergot in dol cúr. Aver nello stomaco, cioè nell’interno, e nel
segreto del cuore.
Avì intreversat vergù in dol cúr; in di budei; voliga bè fis. Avere alcuno in
somma grazia, e amore, volergli gran bene, essergli stretto amico. Maximo
amore aliquem prosequi.
Avì dol verisimil. Inverare; assimigliarsi al vero. Credo, peró, che più di lei
s’invera. Vero simile fieri.
Avì det i cagnò, i verem. Inverminare, divenir verminoso per corruzione. Ció,
che essi coglievano, più inverminava, e imputridiva. Vermiculari.
Avì l’avis. Aver lingua. Delle quali i Genovesi ebbero lingua. Certiorem fieri;
nuncium accipere.
Avì lúch. Avere luogo; servire a qualche cosa; non esser in vano. Non v’auría
luogo ingegno di sofista. Alicui esse locum.
Avì per mal. Avere a male, cioè malamente sopportare. Aegre ferre.
Avì ol sò da pensà, ol sò bel da fà. Aver che pensare; esser mal parato, o in
cattivo termine.
Avì a la mà, o ai mà. Avere alle mani, o in pronto. Se n’avesse alcuno alle mani
che fosse da ciò, che io glielo madassi. Promptum habere.
Avì per i mà. Aver per le mani. Poche orazioni ho per le mani. Habere prae
manibus.
Avì tat i mà, che basta. Avere tante prove in mano, che sien bastevoli, cioè
pronte, e chiare. Aver cagioni di sicurezza, o certezza, o pegni di sicurezza.
Avì bona mà a vergot, o aviga bona dosa. Aver buona mano a una cosa; ave-
rei grande attitudine. A quest’arte ha buona mano. Esse valde idoneum.
Avì in dol cúr, in penser. Incorare, aver in cuore, cioè nell’animo, nel pensie-
ro. Ciascuno fu incorato di fare il peggio, ch’è potesse. Habere statutum in
animo, et deliberatum.
1522
Avì dol ben de Dio; es in prosperità; pasala bè; o stà bè. Improsperire, esser
improsperito, o divenuto prospero, o venuto in prosperità. Prospera fortuna uti.
Avì vergot in idea. Aver checchesia nell’idea, cioè nella mente, e nell’imma-
ginazione.
Avì cura, o avì l’ug a vergot, tegnen cunt; vardaga. Guardare, aver cura, tener
conto d’una cosa, aver l’occhio. Che ben guardasse, che alcuna persona non toccas-
se le cose sue. Lo Duca mio dicendo guarda guarda. Custodire; obervare, cavere.
Avì bramisia de vergot, ampià de voia de vergot. Aver frega, cioè voglia
spasimata di qualche cosa. Or voi, che n’avete tanta frega; andatevi per esso
alla bottega. Avide cupere aliquid.
Avì voia da cenà. Aver voglia di cenare. Lat. Caenaturire da cenaturio, is, ivi
vel rii, ritum.
Avì dol fum in dol cò. Aver fummo, superbia, albagia, alterigia. Magnos spir-
itus habere.
Avì voia da paidì. Aver voglia di andar del corpo. Lat. Cacaturire, isi, ivi, vel rii,
ritum.
Avì ‘l magò, con vergú. Aver la gozzaia contr’alcuno. Ed egli, che già avea
la gozzaia, rispose, e disse, cioè sdegno, e odio invecchiato.
53 Avì l’età de do, tri, quatr, ciqu, agn. Essere in età di due, tre, quattro, cinque
anni. Lat. Bimatum, trimatum, quadrimatum, quinatum agere.
Avì, dovì. Dovere, esser obbligato. Secondo la mia possibilità io vi dovrei ono-
rare. Debere.
Avì. Dovere per esser per fare. Maravigliosa cosa è a udire quel, ch’io debbo dire.
1523
Avì. Dovere per esser conveniente. Quello doversi più tosto porgere, dove il
bisogno apparisce maggiore. Decere. Convenire.
Avì. Dovere. Gran cosa parve al Re doverglielo dare. Debere. Necesse esse;
convenire.
Avì dolor, compasiò, rencresimet. Dolere per increscere, è aver compassio-
ne. Fortemente dolemo di te, perché ti veggiamo ignuda lacerare. Misereri.
Avì per mal; dulis. Dolere, affligersi di checchesia, aver per male. Queste
parole udì il conte, e dolsegli forte. Aegre ferre.
Avì, o sentì dolor; dulis. Dolere, avere, o sentir dolore. Questa novella dié tanto
che ridere a tutta la compagnia, che non v’era a cui non dovessero le mascelle.
Dolere.
Avì mostaz. Aver faccia, non si vergognare. Pudori nuncium remisisse, vel
remittere.
Avì una fam, ches la vedi. Veder la fame in aria, vale per mostrare d’aver
fame eccessiva. Extrema fame laborare.
Avì oter in dol cò; o per la cavagna. Aver altra fantasia; quando non si vuol
dare orecchio a quel, che t’è detto. Non audire.
Avì che fà con vergù. Aver a fare con uno, o d’uno; aver che trattare, e talora
aver carnale dimestichezza. Cum aliquo rem habere. Alicui cum aliquo rem esse.
Avì che fà con vergù. Aver che fare d’uno, vale attenergli, essergli parente. Io
non ho che far di lei. Cognatione iunctum esse.
Avì ‘l fiat, trà ‘l fiat. Fiatare, alitare, respirare, mandar fuori il fiato dell’uo-
mo. Expirare. Halare. Spirare.
Avì la fortuna per i cavei. Tener la fortuna per ciufetto, si dice di chi tutte le
cose gli van prospere. Prospera fortuna uti.
54 Avì la fortuna cativa. Patir fortuna, fortuneggiare, fortunare. Advena uti fortuna.
Avì piasì, o despiasì de vergot. Sentir bene, o male una cosa; averne piacere,
o dispiacere.
Avì sota de lù. Avere sotto di se, aver in sua podestà, in suo dominio. Cia-
scuno e castella, e vassalli sotto di se avea.
Avin u’ spaghet, o una fufa. Averne uno spaventacchio. Terreri.
Avì desasi. Stentare, patire, o avere scarsità delle cose necessarie. Fargli im-
prigionare, e in prigione stentare. Rebus necessariis laborare.
Avì dol acúm, dol giudizi. Avere stocco per aver ingegno, giudizio, discorso.
Ma ben sapete, ch’una simil caccia è da persone ch’abbian garbo, e stocco. Sa-
pere; ingenio esse praeditum.
1524
Avì l’angossa; strempià. Strangosciare; trambasciare, essere trangosciato. Angi.
Avì i furmighe in di pè; avì durmeg i pè. Aver i piedi intormentiti, senza senso,
stupidi, che non si sentono.
Avì da fà con vergù; o bestras con vergù. Stropicciarsi con alcuno. Se con
alcuno de reggenti si stropicciasse. Cum aliquo rem habere.
Avì, o tocaga i sò poche. Aver le sue, e toccar le sue, vale essere percosso, inten-
dendosi busse. S’ella non istarà cheta, ella potrà aver delle sue. Plagis affici.
Avì una bona supa; o dà una bona supa. Avere, o dare una gran molestia, o
danno. Gravi damno affici; grave damnum inferre.
Avì per i mà una facenda. Aver tra mano un’impresa. Abbandonar la impre-
sa, che si ha tra mano.
Avì tut ol sò in aria, o a la sbaraia. Aver tuttto ‘l suo in sul tavoliere, vale
avere in rischio il suo avere. Omnia uni navi credidisse.
1525
Avì da fà con om, o fomna. Aver a fare con uomo, o con femmina. Rem habe-
re cum viro, cum muliere.
Avì in penser, avì la tentaziò. Esser tentato. E tutto fu tentato di farsi aprire,
cioè ebbe in pensiero.
Avì la mira. Tirà, o tend. Tirare per aver la mira, riguardare. Ad un fine tira-
vano. Tendere.
Avì curta vista. Tirà poch lontà col ug. Tirar poco, aver corta vista.
Avì dol tesích. Sentir di tisico, cioè di tisichezza. Se alcuno sentisse di tisico
bolla i fior del ramerino col latte di capra etc.
Avì che fà, tocà. Toccare per carnalmente conoscere. Da toccare la sua pro-
pria moglie ti conviene astenere. Rem habere.
Avì che fà coi fomne. Togliersi le femmine. La qual cosa si faceva per amor
di Servilia madre di Brutto, che Cesare se ne toglieva, quando era giovane.
Rem cum muliere habere.
Avì spas de vergot. Trar piacere d’alcuna cosa. Traevano piacere di fatti di
Calandrino etc. Capere voluptatem ex aliqua re.
Avì vergot da vergù, traghel, o cavghel fò. Trarre in vece d’ottenere. Non
potendo trar da lei altro. Obtinere. Consequi.
Avì, o cavà, o trà fò una resposta. Trarre una risposta. Non potendo trar da
lei altra resposta. Responsum accipere.
56 Avì ol mal de flus. Essere preso dal flusso. Lat. Alvo commoveri.
Avì per i mà, o trà atoren. Maneggiare. Trassinare. Non fa altro che trassinar
lana. Tractare.
Avì recur, avì travai. Tribolare. Non tribolar di me, ch’io sto bene. Animo angere.
Avì manez. Trattare. Maneggiare. Tractare.
Avì l’angossa; strempià. Trangosciare, trambasciare; avere, o riempirsi d’an-
goscia. Trangosciando, e sudando non poteva altro dire. Angi.
Avì una vena de dolz. Avere una vena di dolce, tanto poco che appena si
sente. Dulcedinem sapere.
Avì una rama de materia. Avere una vena di pazzo, o sentire alquanto del
pazzo. Desipere.
Avì bona mà in vergot; aviga bona vena. Aver vena d’una cosa, avervi
disposizione, e talento, come aver vena di poesia etc.
1526
Avì la tremarula. Tremare a verga a verga. Totum tremere.
1527
Avì la piazaria. Avere il sodo. I danari furono staggiti; che avieno loro sodo.
Avì suspet, dell’ombra. Sospeciare, sospicciare, sospettare. Acciocche egli
d’altro non sospecciasse. Suspicari.
Avì tacat al cul i sonai; avì la chioca tacada sel dis de vergù; dol qual sen parli
mal. Aver al culo la sonagliera. Al culo ha la sonagliera, che fa sempre la stampita.
Avrì boca, e vegn fò ora. Aprire bocca, e soffiare; il favellar senza considera-
zione, e riguardo. Temere loqui. Parlar a tastone, cioè senza saper, che si dica.
Avrì, o dafrì fò. Schiudere, contrario di chiudere; aprire. Che ‘l porco quando
dal porcil si schiude. Recludere. Reserare. Dischiudere. Aperto, e dischiuso da
queste due parti.
Avrì fò ‘l scatolì di cerimonie. Sturare la borsa delle ceremonie.
Avris a chiamà. Chiamare a ciel rotto, cioè a tutta voce.
58 Avias a fà vergot, urdì. Imporre per ordire, avviare a far checche sia. Ne fui
tai tele per aragne imposte. Exordiri. Aggredi.
Avila morbia, o avila grassa. Lussuriare; soprabbondare, deliziare. Luxuriari.
Avila lì lì in cima. Averla in sommo, quasi non si poter più contenere.
Avilì; rebasà. Rinluzzare. La povertà non avea potuto, ne potea la grandezza
dell’animo suo, cioè sminuire, tor via.
Avilí, fa perd d’anim. Ravvilire, far divenire vile; far perdere d’animo, invi-
lire. Percellere.
Avris; o scarpas a cridà. Arrangolare, è aprir la gola gridando sforzatamen-
te. Potetti arrangolar, potetti dire.
Avrì fò. Pandere, manifestare, dimostrare. In che prima, che pensi, il pensier pandi.
Aurì la strada; dà o insegnà ‘l mud. Dare il modo, insegnare, aprir la stra-
da. Viam monstrare.
Avias per strada. Mettersi in cammino, cioè avviarsi. Con lento passo si
misero in un giardino. Viam arripere.
Avisen cavat la voia. Essersi sbramato. Esse saturatum, expletum.
Avrì zò u’ porcel, o u’ bú. Sbarrare. Sparare. Poi su la piazza de’ Priori impe-
so per li piedi sparato, e sbarrato come porco, o bue.
Avì, o patì borasca. Rompere in mare; far naufragio. Per somiglianza di colo-
ro che rompono in mare. Naufragium facere.
Avià; comenzà. Avviare, cominciare, dar principio, incominciare. E cominciom-
mi a dir.
1528
Avilì. Avvilire, far vile, deprimere, abbassare. E avvili l’ufizio de Priori, che non osa-
vano fare niuna cosa, quanto si fosse piccola. Vilitare; vel vilem reddere, deprimere.
Avias, o abias là. Avviarsi, mettersi in via. E appresso alli lenti passi della
Reina avviatisi. Viam ingredi, intrari viam.
Avià; abià. Avviare per dar principio, per cominciare. Appo quello, che noi
erevamo avviati a dire. Aggredi. Incipere.
Avin; cavan. Avere per cavare. Ma che riavesti sozio alla buona fede? Avestine
sei, cioè cavastine.
59 Avrì butiga, o studi. Aprire bottega, vale dire cominciare qualsivoglia arte in
pubblico. Officium aperire.
Avrì i ug a vergù. Aprire gli occhi a uno; vale farlo ravveduto, e accorto. E aperse
lor gli occhi la povertà, li quali la ricchezza avea tenuti chiusi. Cautum reddere.
Avrì ol sò cùr, palesà. Aprire per palesare, manifestare. Ogni suo stato libera-
mente aperse, e soddisfece alla sua domanda. Patefacere; manifestare.
Avris i fior; sparpaias; slargas. Aprirsi i fiori, dilatarsi, allargarsi. Li fiori per
lo sopravegnente sole tutti si incominciarono ad aprire. Lat. Dehiscere, se
spandere. Hiascere.
Avris la tera. Aprirsi la terra, spaccarsi facendo voragine. Ahi dura terra, per-
ché non t’apristi? Dehiscere.
Avrì fò i pagn denag, o sbadazai fò. Aprire dinanzi i panni, sfibbrarli.
Apertisi i panni dinanzi gli mostrarono i petti loro tutti dipinti.
Aidà a vergù à componì quac scribeba. Imburchiare per aiutare comporre ad
altrui qualche scrittura.
Aidà in dol gombet. Disaiutare, contrario d’aiutare, portare scomodo, impedi-
mento. E aiuterallo chi ora il disaiuta, e impedisce. Incommodare. Alicui im-
commodum ferre.
Asedià. Serà. Strignere per serrare, racchiudere. E misesi a strignere la città
di Cirona. Concludere. Obsidere.
Avì micizia strechia con vergù. Aver amicizia stretta con alcuno. Arcta quem-
piam familiaritate complecti.
Avrì fò afag; intras. Aprire bene, affatto. L. Adaperire. Patefacere. Pandere.
Avrì co’ la chiaf. Aprire con chiave. L. Reserare. Recludere.
1529
Avrís, sfendis. Aprirsi, fendersi. L. Dehiscere; fatiscere.
602
61 Verbi. Lettera B
Balbezà; o barbaià, o fà balbezà. Abbagliare. Abbarbagliare. La luce, che da
lunga gli abbarbaglia. Allucinari.
Basà zò. Abbassare; chinare. E abbassata la fronte uscì della camera. Deprimere.
Demittere.
Baià ù tat la pertega, sbaiaflà. Anfaneggiare. Più altre cose dicono anfaneg-
giando, come son soliti. Vana loqui. Parlare al bacchio. Temere loqui.
Basà; sbasà. Atterrare per chinare, abbassare. Timidette atterrando gli occhi,
e il muso. Deiicere.
Basà zò i ug. Avvallare gli occhi. Vergine, che mesti gli occhi avvalli.
Demittere oculos.
Badà; aspirà a vergot. Badare per aver in pensiero, aspirare. Chi badava d’es-
serne signore etc.
Bailì; levà. Bailire; allevare. E fui data a balire in una cittade etc. Alere. Nutrire.
Barà in dol zug. Mariolare si dice di chi fa fraude nel giuoco. Fraudare. Decipere.
Bat ol pols. Battere per un certo palpitare, martellare. Il polso più oltre comin-
ciò a battergli. Toccando il petto per sapere se gli battesse. Cieri.
Bagnas ol bech, o la boca; ol canel; bif. Immollare il becco per bere. E disse
come il becco un poco immollo, sicuro vò per boschi, e per palude.
2 Pagina bianca.
1530
62 Baià per set piè ol veter. Chiacolà, chiachierà. Berlingare, quasi bere, e lin-
guare, ciarlare, cinguettare avendo pieno il ventre, ed essendo ben riscaldato
dal vino. Garrire. Inaniter verba funditare.
Bastà a pagà ‘l interes; i prò. Bastare a pagar l’usure che corrono. Satis esse in
foenus.
Balcà. Dimas. Cessare, finire, mancare, restare. Non celando il pianto, e le lagri-
me. Desinere. Deficere.
Basà zò ‘l cò, dì de sì senza parlà. Chinar la testa, vale acconsentire alle di-
mande senza rispondere. Annuere.
Basà ‘l cò. Chinare la testa per segno di riverenza. Senza smontar, senza chi-
nar la testa, e senza segno alcun di riverenza. Inflectere, vel inclinare caput.
Basà come una gaza, o baià per set. Cicalare per dodici putte. E quand’egli
era ubbriaco, e ben cotto, ei cicalava per dodici putte.
Bastà l’anim, dà l’anim, avì ardimet. Dare il cuore, bastar l’animo, avere
ardire. Audere.
Bastà, fa. Fare, essere a sufficienza, bastare. Egli è poco, e non può fare. Sufficere.
63 Bastà d’avaz. Bastare d’avanzo. Satis superque esse. Satis superque habere.
Bat; v.g. ‘l sol. Ferire, percuotere semplicemente. Il sole feriva alla scoperta e
al diritto sopra ‘l tenero, e delicato corpo di costei. Percutere.
1531
Balcà; desmet, finì; o furnì. Finare, restare, cessare, finir d’operare. Gian-
notto di sollecitarlo non finava giammai. Di ciarlare mai non rista mai non
fina. L. Desinere. Cessare. Desistere. Deficere.
Bat, dà di bote. Percussare, percuotere, dar colpo, battere, bussare. Eran di sopra
percussati duramente. Percutere, verberare, pulsare.
Baià drè a vergù. Chiacchierare, novellare, dir male. Non per torgli la fama,
ma per ciarlare, e novellare. Fabulari. Garrire.
1532
Basgà. Vacillare; stare infra due dubbioso. Titubare. Vacillare.
1533
Bat zò i cusdure. Ragguagliare le costure.
Baià drè a vergù. Traga di rache, dighen drè de tute i sorg, o svilal. Ram-
pognare, svillaneggiare, ingiuriare, morder con parole, riprendere, rimbrottare. E
dimorati un poco si cominciarono a rampognare. Qual se’ tu che così rampogni
altrui? Conviciari; contumeliam dicere.
Basà zò ‘l cò. Richinare il capo con segno di riverenza. Chinarlo. Declinare caput.
Baià drè a vergù, ponzel coi parole. Rimorchiare, trafigger con parole. Guatatala
un po’ in cagnesco per amorevolezza la rimorchiava. Verbis male accipere.
Bat via la ponta, o levà ‘l tai, intacal, o voltal sù. Rintuzzare, ribattere, rivol-
gere la punta, e ripiegare il taglio. Obtundere. Retundere.
Balcà, dà lúch, desmet, restà, lagà stà. Ristare per cessare, restare. Desinere.
Desistere.
Berlusì; es lustr. Luccicare, proprio il risplendere delle cose lisce, e lustre, come
pietre, arme e simili. Luccicar si vedevano tante spade. Lucere, splendere.
Becas i braghete; o sonà po’ squaiarul. Beccarsi i geti, si dice d’uno, che si
mette a qualche cosa, che non gli può riuscire. Ancorche spesso si becchino i
geti. In cassum laborare.
66 Berlusì. Fulgere. Rilucere. Fulgeami già in fronte la corona. Fulgere.
Besdì, retratas. Disdirsi, dir contro a quel che s’è detto avanti. Ridirsi. Quand’io
mi fui umilmente disdetto d’averlo visto. Se ne disdisse molto al popolo, cioè
negò scolpandosi. Dicta mutare, vel revocare vel palinodiam canere, vel retrac-
tare dictum.
Becas, o sbecas ol cervel. Masnà in dol sò cò. Stillarsi il cervello, che è ghiri-
bizzare, fantasticare, affaticare lo ‘ntelletto, mulinare. Beccarsi il cervello, dan-
dosi ad intendere quello, che non può essere. Padrona voi vi beccate il cervello.
1534
Becas sù vergot. Beccarsi su una cosa, guadagnarla, acquistarla con industria,
ed arte.
1535
Bisà, strisà. Strisciare, che è camminare con impeto, e stropicciando, e fru-
gando il terreno, come fa la serpe. Tra cespo, e cespo e via sguizzando striscia.
Biusgà via, falà. Sdrucciolare per incorrere in errore. Tra noi in questa vita
mortale potemoci molto bene sdrucciolare. Labi. Errare.
Biasà; mastegà. Masticare, biasciare, disfare, e tritare il cibo co’ denti. Ell’ha
sopra la gengiva tanto biascia fichi secchi. E più biascia che le mule. Mandere.
Bigonà, siglà. Frullare, rombare si dice di quel romore, che fa il sasso tirato
violentemente per l’aria. Col vento, che di là più dritto frulla. Strepere. Mur-
mur edere.
Biasmà, dan debit. Dannare, per biasimare, incaricare. Criminari. Vituperare.
68 Bisognà fà ixì. Bisognare far così. Lat. Ita facto opus esse.
Bisognà, convegnì, es forza. Convenire per esser di bisogno, di necessità. Per
certo io ‘l convengo vedere. Convenire; oportere, necesse esse.
Bisognà. Bisognare, esser di necessità; occorrere, far di mestieri. Opus esse;
oportere.
Birbà. Busbaccare. E via busbaccando, se tu non se’ savio, e ti giugnerai.
Fucum facere.
Bif bè. Caricar l’orza col fiasco, aggravarsi col soverchio bere.
Bíf zò vergot, o trengotil, mandal zò. Berla, cioè aver pazienza, ingozzarla.
Più non soffiar, ch’e’ ti convien per berla.
Bif zò vergot, credil si bè no l’è vira. Bersi una certa cosa, cioè crederla,
quand’ella è detta, ancor che non vera. Un prudente fece vista di bersela, cioè
finse crederla.
Biasà. Bíasciare; è proprio il masticar di chi non ha denti. Mandere.
1536
Biasà di pater. Bisbigliar pater nostri. Bisbiglia pater nostri quanto vuoli, che
se tu, se etc.
Biasmà; tarezà. Biasimare, vituperare, avvilire, dicendo mal della cosa, di
che si parla, e mostrando in essa sconvenevolezza, o difetto. Tal biasma altrui,
che se stesso condanna. Vituperare. Criminari.
Binà. Adduare (voce poetica). Addoppiare, accoppiare, accompagnare, con-
giugnere insieme due cose, far coppia. Raccoppiare, di nuovo accoppiare. Du-
plicare. Iungere. Componere; copulare.
Bigonà atoren. Andare a zonzo, andare vagando in qua, e ‘n là a guisa che
fanno le zanzare, le vespe, api, e simili animali. Temere vagari.
Bocas insem, trovas insem. Accontarsi, abboccarsi, trovarsi. Veggendo
Paganino con lui s’accontò. Congredi.
Bocà. Abboccare si dice de can levrieri presti, e forti di bocca.
Bocas. Accozzarsi, abboccarsi. E d’accozzarsi con lui non bisognerà adopera-
re. Congredi.
Bocà. Acceffare, prendere col ceffo, abboccare, ma è proprio delle bestie. Che
cane a quella lievre, ch’egli acceffa. Dentibus arripere.
69 Bondà de sovra viá. Abbondare per sopravenire con correr copiosamente.
Quanto più abbondó il peccato, tanto più abbondò la grazia. Affluere.
Bondà. Abbondare, aver più che a sufficienza. Abundare.
Bordegas. Assozzarsi; divenir sozzo. Angeli cattivi etc. non possono star ne
cieli, che se ne assozzarebbono d’essi. Sordescere.
Boi in dol cò, o in dol cúr. Bollire per aver nel pensiero, nell’animo. Per poter
meglio trattar le cose, che gli bollivan nell’animo. Aestuare.
Boi sù i vinaze; trà sù di vinaze. Levare in capo, si dice propriamente del
mosto, quando bollendo sollieva la vinaccia. Ebullire.
Bonazà. Calmare, abbonacciare. Tranquillare.
Borlà zò lung, e trag. Cadere disteso. Concidere. Corruere.
Borlà zò. Cadere; cascare, venire da alto al basso senza ritegno. Cadere.
Bolsonà, dà di bolsonade. Bolcionare, ferire, percuotere con bolcione. Perché
videro, che si bolcionava il muro. Arietare. Cader fuori. Excidere.
Borlà zò, derocà zò afag. Dirovinare, rovinare. Dirovinano le grandi cose
perché loro è negato di potere star ferme. Ruere vel omnino concidere.
Borì a chiapà vergot. Grappare, aggrappare. Grappan le lance, e i torti scudi
imbracciano. Dar di grappo. E dandogli di grappo gittollo a terra dalla sella. Arripere.
1537
Bordegà, sporcà. Imbruttare, imbrattare. Questo gravemente imbratta l’uo-
mo. Deturpare; contaminare; polluere.
Borlà det, dà det in da ret, o ‘n da nassa etc. Incappare, incorrere, o cade-
re, e intendesi principalmente d’insidie, pericoli, e simili. Credendosi la morte
fuggire in quella incapparono. Incidere.
Borlà zò a poc a poc. Cadere a poco a poco. Labi.
Borlà, o dà in dol panchià, o pantà, o pachiuch. Impantanarsi, dare in un
pantano, entrarvi dentro. In paludem incidere.
Borlà zò da un erbor. Cadere dall’albero. Ex arbore prolabi.
Borlà, incor. Incorrere, cascare, e s’intende in cose di pregiudizio, e di danno.
Per emendare gli errori dell’età passata se alcuno n’avesse incorso. In quella
medesima infamia incorse. Incidere. Incurrere. Subire.
Bordegà. Lordare, far lordo, imbrattare, sporcare, intridere. Inquinare.
70 Borlà zò da caval. Cadere da cavallo. Ex equo, vel de equo cadere, vel prola-
bi, decidere.
Borlà, o cascà fò di mà. Cadere di mano. Manu excidere.
Borlà zò dai teg. Cadere dal tetto. De tegulis decidere.
Borlà, o dà det in di mà de vergù. Cadere in mano, venire in podestà altrui.
E di cadere in man del mio nemico. In potestatem alicuius redigi.
Borlà da olt, da bas. Cadere da luogo basso, o alto. Alte cadere, vel humiliter
cadere.
Boi vergot in dol cò. Bollire in pentola, quando si macchina, o si tratta chec-
chesia, che altrui non sappia, e non se la immagini. Moliri.
Borlà det. Cadere dentro. Incidere.
Bores in di cavei, chiapas per i cavei; sbertinas, o tiras per i cavei. Pigliarsi
a capelli, accapigliarsi. Involare in capillum.
Bori ados a vergù. Avventurarsi adosso a uno. Invadere in aliquem. Irruere,
vel impetum facere.
Boris ados. Venir alle prese, si dice di quelli, che s’azzuffano, quando lascia-
to stare il percuotersi s’abbracciano per atterrar l’un l’altro. E si son gia si
sotto, ch’altro non pon, che venir alle prese. Se mutuo capere.
Botinà, fà botì, robà, foragià. Predare; tor per forza, far preda. Si misero a
scorrere, e a predare il paese. Praedari.
Borlà zò a precipizi, precipità. Precipitare, rovinosamente cadere; come pre-
cipitar dalla rupe. Ruere in praeceps.
1538
Bonazas ol tep, l’aria. Indolzis. Raddolcare si dice quando l’aria di fredda e
cruda placida diviene, e benigna. Edulcare. Mollire.
Bocas, o abocas con vergù. Ragionarsi. Il Ré aveva gran piacere di ragionarsi con
li filosofi. Desidera alcuni, con cui egli si possa ragionare. Congredi cum aliquo.
Boi. Ribollire per commoversi. Bollendo, e ribollendo ragionevolmente la cit-
tà in questo stato dubbioso, e sospetto. Exaestuare.
Bodognà, rumà dol catif tep. Romoreggiare.
Borlà inag co la panza in zò. Cadere bocconi. Pronum cadere.
Borlà via in drè. Rovesciarsi indietro; lasciarsi andar rovescio, cader a terra ro-
vescione. Supinum cadere. In adversum cadere. Cadere a traverso. Obliquum
cadere, in obliquum, vel oblique cadere.
Borlà, rodolà, rudublà per tera. Rotolare, far girare per terra. Rotare vel cir-
cumagere.
Borlà zò a precipizi, ruinà zò. Rovinare, ruinare, cadere precipitosamente, e
con impeto dall’alto in basso. Tanto veloce si rovinò, che nulla la ritenne. Rue-
re. Concidere.
Borlà zò da caval, fà borlà zò da caval. Scavallare, scavalcare. Era si gran-
de la tempesta, e lo scavallare de cavalieri etc.
71 Borís ados, in di cavei, sbertinas, sbarufas sù. Scarmigliarsi, e azzuffarsi
quasi graffiandosi, guastandosi gli abiti, e disordinandosi i capelli. Rinaldo si
scarmiglia col lione. Rabbuffarsi. E poi si scarmigliammo insieme alquanto.
Bor ados, saltà ados. Scagliarsi addosso. Orlando allor gli si scagliava addos-
so, cioè se gli avventava, e gettava.
Bofà, e sofià de rabia. Sbuffare, mandar fuori l’alito con impeto, e a scosse
per ira. Cominciò a sbuffare etc; che col muso sbuffa.
Borlà via; butas in precipizi. Ruire, rovinare, precipitosamente gittarsi. Ruere.
Bordegà. Sgorbiare per imbrattare semplicemente. Le lenzuola avea sgorbia-
te tutte a ben mille colori. Inquinare.
Bordegà, imbratà. Sozzare, imbrattare, bruttare, far sozzo. La cui giusta spada
il mio padre intende di sozzare con innocente sangue. Faedare. Inquinare.
Boi de più, straboi, boi trop. Strabollire, bollir di soverchio, troppo tempo.
Immodice bullire.
Bofà; sofià. Soffiare per isbuffare per superbia, collora, o altra passion d’ani-
mo. Postiglisi presso a sedere altro non fece, che soffiare.
Bor i ug fò dol cò; saltaga fò dol cò. Schizzar gli occhi della testa. Li suoi
occhi infiammati di lucida rossezza pareva, che della testa schizzar gli voles-
sero. Oculos erumpere.
1539
Bor fò, schità fò, o saltà fò. Schizzare, saltar fuora proprio de liquori, quan-
do scaturiscono con impeto. Erumpere.
Borlà via col cò in zò. Tomare, cadere a capo alla ‘n giù alzando i piedi
all’aria. Praecipitare; in praeceps ruere.
Borlà zò da una riva. Traripare, precipitar di ripa. E fatta traripare. Tanto che
si traripi nelle sceleratezze. Praecipitare.
Brancà. Abbrancare, prender con violenza, e tener forte quel, che si prende.
E lo scudo gli abbranca. Unguibus arripere.
Bravà, breglà con vergù, cridà. Garrire, sgridare, e riprender quasi minac-
ciando altrui con grida. La donna, parendogli aver udito il marito garrire. Con
Amor, con Madonna, e meco garro. Obiurgare. Interminari. Altercari.
1540
Brancà; zanfà. Ghermire; il pigliare, che fanno tutti gli animali rapaci la pre-
da con la branca. Arripere.
Bravà, cridà, strepità. Gridare, è parlare con ira contro a ragione. E rade vol-
te grida chi parla con ragione. Garrire. Riprendere. Arguere. Increpare.
Braselà de sit, spasmà, o murì de sit. Trafelare di sete. Dato bere a quel mona-
co, che trafelava di sete. Siti emori. Valde sitire. Traselare di sete.
73 Broncà, cridà. Sboglientare per gorgogliare, che fa il corpo per lo vento, che si
raggira entro le budella. Li conoscerai per questi segni, cioè spesso sboglienta-
re, ruttare, discipido, e puzzolente fetore. Lat. Crepare. Bruire. Gorgogliare, ro-
moreggiare delle budella per vento, o altro. L’azzimo del formento è duro, e non
si cuoce niente alla forcella, e dimoravi molto, e fa il ventre bruire. Crepare.
1541
mostra di non esser soddisfatto interamente, o che imprenda mal volentieri a far
qualche cosa, e però brontoli. Quindi sentimmo gente, che si nicchia, cioè con
voce sommessa si duole, e rammarica. Dolentes sub lingua immurmurare.
Brillà. Brillare per significare un certo risentimento di spiriti per gioia, e gio-
condità. Il cuor mi brilla e par ch’egli esca fuore.
Busà fò dol laz, scapà fò dol capi. Scalappiare, uscir dal cappio, vale anche
uscire dalle insidie, nelle quali l’uomo è incalappiato. Effugere.
Busà, fà ‘l bus, o forà. Bucare, fare il buco. Lat. Forare. Perforare. Forare,
far fori, pertugiare con checchesia. Le quali foran questa grotta.
Busatà, fà di bus, sbusatà. Buccherare, far buchi; foracchiare, forare con pic-
coli, e spessi fori, sforacchiare. Io mi senti allor foracchiare il cuore.
Busala fò per ol bus dol stampe; scapolala fò, ne savì a che foza. Uscirne pel
rotto della cuffia; liberarsi da perciolo senza spesa, interesse, o noia. Impune
abire.
Buscà, lecà via vergot. Leccare, cioè buscare. Non guadagnando ricorre alcu-
na volta alle nozze, dove pur alcuna volta leccava.
Buscà. Buscare, che val trovare quel, che si cerca. Eruscare. Buscare, trovar
cercando.
Buscà, robà l’invenziò di oter. Andare alla burchia, rubare, e copiare l’inven-
zione altrui.
1542
zione. Male tractare. Male accipere aliquem. Nullam rationem alicuius habere.
Burlà; schernià. Deludere, beffare, schernire. Così deluso il cuor più volte è
punto. Deludere. Irridere.
Burlà vergù, senza che ‘l sen incorze. Dar la quadra, beffare sotto coperta. Illudere.
Butà zò, butà ‘n terra. Abbattere, mandare a terra. Non prima abbattuto ebbe
il gran cesto in terra. L. Prosternere.
Butà, batì. Battere per abbattere, e gettare con violenza. Lo battè in terra morto
etc. Proiicere.
Butà. Buttare, gettare. Laggiù ‘l buttò; e per lo scoglio duro si volse. Lat.
Iacere. Proiicere.
Butas zò, metes zò. Coricarsi, corcarsi, porsi giù per giacere. Dopo molte
disdette spogliatosi vi si coricò. Cubare. Decumbere.
Butà fò, cazà fò. Figliare, mandar fuori, produrre. L. Producere. Gignere. Parturire.
Butas zò da olt; precipitas zò. Gettarsi da luogo alto; come rupe, o altro. Ex
alto se praecipitare.
1543
Butà, sbat via. Gettare, gittare, rimovere da se con men violenza, che non è trar-
re, che non è trarre1. Gettó sua lancia nel fieno. Lat. Iacere, abiicere, proiicere.
Butas zò. Gettarsi a giacere. A giacer si gettò in sú un lor letticello, cioè si pose.
Butas in genugiò. Gettarsi, cioè porsi avanti in ginocchioni. Lat. In genua pro-
cumbere.
Butà, slanzà, trà. Gettare, scagliare, trarre. Per lo viso gittandogli chi una lor-
dura, e chi un altra. Lat. Vibrare. Iaculari.
Butà fò, fà fò. Gettare, versare, spargere, mandar fuora. Comincio a gettar
lagrime, che pareano nocciuole. Effundere.
Butà via, sbatì via, trà via. Gettar via, è rimuovere da se checchesia, come
inutile, superfluo, dannoso, noioso. Gettata via la spada etc. Proiicere.
76 Butà zò dal balcò daner. Gettare dalla fenestra danari. Lat. E prospectu num-
mos spargere.
Butà vià, trà via, fa’ ‘nda’ dol mal. Gettar via per mandar via a male, o dar
le cose per manco, ch’elle non vagliono. Se volle spacciare le sue cose gliele
convenne gettar via. L. Proiicere.
Butas vergot de drè ai spale; trasel drè ai spale; no’ curasen. Gettar le cose die-
tro alle spalle; vale metterle in non cale, o in non calere. Dimenticarsele. Proiicere
post tergum. Tutto che la speranza della pace avesse gettata indietro alle spalle.
Butas zò sù la banca. Impancare, porsi a giacer su la panca. Altri s’era impan-
cato e ‘ntavolato. L. Iacere in subsellio.
Butà ai bestie vergù. Gettare alle fiere uno. Lat. Belluis, vel feris aliquem abiicere.
Butas in genugiò. Gettarsi in ginocchione. Le si gettò davanti in ginocchione.
Porsi in ginocchione. Flexis genibus stare.
Butà a terra. Gettare a terra, atterrare. Percellere. Plaustrum oneratum percellit.
Butà via; trà via, perd, consumà indaren. Perdere per consumare in vano.
Perduta ho la fatica. Frustra ferere. Incassum consumere.
1544
Butà via. Gettar via. Lat. Abiicere, proiicere.
Butà zò a precipizi, mandà zò, precipità zò. Precipitare. Gettare una cosa con
furia, e rovinosamente da alto al basso. Praecipitare; in praeceps deiicere.
Butà, reusì. Venire per succedere, riuscire. Tanto più vien lor piacevole quan-
to maggiore etc. Succedere.
Butas, fas inag. Trarsi. Sordel si trasse, e disse: voi chi siete; cioè si fece avanti.
Butas via, tras via, o demenaes. Tragettarsi, scagliarsi, dibattersi, fare atti col
capo, mani, e simili. Iactare se.
Butà, travacà fò, o zò. Traboccare per gettare da alto in basso. Effundere.
Butà fò di vas quel poch che gha va fò de sovra. Sboccare i vasi, è quando
sono troppo pieni, il gettar via un po di quel liquor, che è di sopra.
77 Butà ‘ndrè; cazà via. Rigettare per iscacciar da se, cioè ogni uomo si rigetta,
e hacci a vile. Reiicere; repellere.
Butà, o voltà sù, gomità. Rigettare, recere. Siccome il cibo rigettato è di più
schifezza. Ributtare per recere. Vomere. Vomitare.
1 Pagina bianca.
1545
Cantà de la galina, o cacarà, quand l’ha fag l’uf. Schiamazzare, proprio pel gri-
dar delle galline, quando hanno fatto l’uovo. Tutti erano a modo delle galline quan-
do schiamazzano. E dove ha fatto l’uovo la schiamazza. Exclamare. Perstrepere.
Cagas ados. Sconcacarsi; non la poter ritenere. Per voglia di giucar mi sconcacai.
Cagas sot, fasla in di braghe. Cacarsi sotto di chi per timidità, o per altro nel
trattar qualche negozio si perde, ed esce di se.
Calà zò, lagà zò. Calare, mandar giù da alto al basso. Dove ciascuno dovreb-
be calar le vele, e raccoglier le sarte. Demittere; relexare.
Calas zò, lagas zò. Calare, venire con ritegno da alto a basso. Da una finestra
di quella si calò nel giardino. Descendere.
Calà la luna. Voltar la luna, quando ella comincia scemare il suo lume.
Calcà, stivà insem, met via stivat. Stivare, strettamente unire insieme. Cogere
simul; stringere.
1546
Calà, sminuís. Minuire, diventar minore. Lat. Decrescere. Minui.
Calaga, o mancaga poch, che nol borles zò. Mancar poco, ch’e’ non cades-
se. Parum abesse quin caderet.
Calcà zò. Folà. Torchià. Sprem fò. Premere, per calcare, opprimere, aggravarsi a
una cosa. La città premette si forte, che tutte le copriture de tetti ruppe, e macinò.
Premere; calcare. Pigiare, aggravar cosa sopra cosa. Lat. Premere. Calcare.
Calcà co’ la mazza, o con du bastò, chà la mazza. Pillare, pigiare con pille,
che è un baston mazzocchiuto. Posti dunque magliuoli etc., e con terra cotta
pillati intorno.
Calà zò. Discender giù. Così discesi nel cerchio primaio giù nel secondo.
Calà zò, vegn zò gradatamet. Gradare, scender per gradi. Gradatim descendere.
Cagias. Tegnis insem. Congelare si dice delle cose liquide, che per soverchio
freddo si rippigliano. Congelare. Prendersi per rappigliarsi. Coagulari.
Capì; staga. Capere; capire; aver luogo, essere capace. E tante femmine con-
corsero nel castello, che appena vi capeano. Capi.
81 Capì; intend. Conoscere per intendere, esser capace, capire, comprendere.
Intelligere. Comprehendere. Cognoscere.
1547
Capità inspetadamet; rivà ados all’improvis. Capitare, arrivare, aggiugne-
re, venire a un luogo quasi a caso, improvisamente. In casa mia è capitato tuo
servidore. Niun fu mai, che a casa mia capitasse, che io nol contentassi. Casu
venire, forte pervenire. Sopraggiugnere, arrivare improvvisamente, e inaspet-
tato. Improviso advenire. Sopraggiunse colui, ch’era andato in Sicilia.
Cambià, o mudà vers. Mutar verso. Piansi, e cantai; non so più mutar verso.
1548
Casà, o depenà la partida. Spegnere per cancellare. Spengono la scrittura.
Delere. Spuntare per cancellare del libro il ricordo preso, o scritto di cosa ven-
duta, o prestata altrui. Delere.
82 Casà i cung, i partide. Dannare per cancellare, ed è proprio de conti, e parti-
te. Non dannare, scrivi quattromila. Delere.
Cascà zò l’aqua da la roza. Dirocciare, cader della roccia. Lor corso in que-
sta valle si diroccia; favella d’acqua, e val cadendo si diffonde. Delabi.
Cascà, borlà via, o zò. Cascare, cadere. Che si lasciò cascar l’uncino a piedi.
Cadere. Decidere.
Castigà. Correggere; gastigare, ridurre al ben fare. Corrigere. Castigare.
Castrà. Governare. Testes exsecare. Castrare.
Casas, fà fameia. Infamigliare, far famiglia, accasarsi. E ‘l dove, e ‘l come
l’uom ci s’infamiglia. Domicilium collocare.
Cascà, o pend zò. Ricadere per pendere. E ricadeva giù dentro, e di fuori, cioè
pendea. Pendere.
Castigà. Punire. A punire le iniquità degli uomini. Punire. Poena officere.
Casà, scanzelà. Annullare, ridurre a nulla, estinguere. Annullando tutti i giu-
dici, e notai condannò il comun di Firenze in cento mila marche d’argento.
Abolere; abrogare, irritum facere; ad nihilum redigere.
Castrà. Sanare per castrare. Non li fate per nulla mai sanare, perché mogi
diventano, cioè di spiriti addormentati. Lat. Castrare.
Catà, trovà, recuperà. Raccattare, ritrovare, ricuperare, riacquistare. E si vede
che la sanità non si può raccattare altrimenti etc. Il tempo perduto, che mai non
si può raccattare. Recuperare.
Catà, quistà. Cattare, procacciare, acquistarsi. La vanità, che ‘l movea a cat-
tare benivolenza de’ giovani. Captare.
Catà, trovà. Accattare per trovare. Che io per me non accatto, come più viver
mi possa a nessun patto. Invenire.
Cavà a sort. Assortire, eleggere per sorte. Chiesero a Mattia, quando l’assor-
tirono al collegio in luogo di Giuda Scariotto. Sortiri. Sorte eligere.
Cavà la miola fò di os. Trar la bambagia del farsetto, vale snervare per trop-
po coito. Se la bambagia del farsetto tratta gli avea, ch’egli talora sentiva il
freddo, che un altro sarebbe sudato. Vires coitu venereo enervare.
Cavà i ug. Cavare gli occhi. Oculos effodere, vel eruere.
83 Cavà fò vergot de scondit. Cavar fuori cosa coperta o nascosa. Promere, vel
depromere, vel expromere aliquid v.g. pecuniam ax arca etc.
1549
Cavà di daner, tuù fò, recavai. Ritrarre per cavare, trarre. E li primi danari si
ritraessono, fossero quegli de Fiorentini.
Cavà tat dai posesiò un an per l’oter tra bò e catif. Ritrarre tanto di rimbo-
no di possessioni, cioè tanto di rendita, di rimbono, cioè di rio in buono.
Cavà fò dai minere. Cavare v.g. dalle miniere. Effodere aes, aurum, argen-
tum etc.
Cavà, o avì costrut. Cavarne costrutto. Ne mai per tempo, ne diligenza, che
vi mettessi potei non che cavarne costrutto; raccapezzarne alcuna cosa; co-
strutto, cioè profitto, utile, pro.
Cavà daner da vergot, fan daner. Cavar danari d’una cosa, cioè venderla per
danari. Vendere pecunia.
Cavà i daner fò di mà de vergù. Cavar i danari dalle mani d’alcuno. Lat. Cui-
quiam nummos exprimere.
Cavà fò. Cacciare per trarre, cavare. Oh se essi mi cacciasser gli occhi, o mi
traessero i denti, o mozzarmi le mani. Extrahere.
Cavà coi bone. Cavare con gentilezza. Elicio, is, licui, licitum.
Cavà a fond una fossa. Affondare una fossa, cioè farla più affonda. Fossam
excavare.
1550
Cavà, o tuù la pel, scortegà. Dipellare; tor via la pelle, scorticare. Elle il
dibatterono, e dipellarono. Pellem detrahere. Scoiare. Deglubere.
Cavà a u’ i pene maistre. Indebolire, tor le forze a uno tanto rispetto alla roba,
quanto al vigor naturale. Debilitare aliquem.
Cavà fò per i bisogn. Cavar fuori per i bisogni. In usus promere cum accusat
rei.
Cavà da vergot tut quel, ches pul. Cavarne, o trarne la macchia, che è il
cavar di checche sia il più, che si può facendo bene il fatto suo. Dunque Maligi
ne trarrà la macchia.
Cavà i penne maistre. Cavar le penne maestre, vale torre altrui la miglior
parte dell’avere. Aliquem expillare.
1551
Cavà, o tuù fò dol roz. Sbrancare, cavar di branco, ed è proprio di pecore,
capre, vacche, cavalli, e simili, che vanno a branchi.
Cavà ‘l morbi; o l’umor fò dol cò a vergù. Cavare il ruzzo del capo a uno,
vale farlo stare a segno, e ‘n cervello, e tenerlo in timore col castigo.
85 Cavà fò dol pais vergot fan l’estraziò, menal via. Trarre per estrarre, e cavar
fuori del territorio, o confine alcuna cosa. Exportare.
Cavà fò ‘l sugh, o costrut de vergot; recavà. Trarre per cavare invece di com-
prendere. Non potendo dalle parole dette dal barattiere cosa del mondo trarre.
Cavà fò, o tirà fò una resposta. Trarre una risposta. Non potendo trar da lei
altra risposta. Responsum accipere.
Cavà tat d’entrada. Trarre per cavare, ricevere utili, entrate, profitti.
Dovessero trar profitti grandissimi. Recipere; capere.
Cavà i deg, trà fò i deg. Trarre i denti, oh se essi mi cacciasser gli occhi, o mi
trassero i denti. Extrahere dentes.
Cavà fò ú in camisa, tiral fò, fal gotà. Tirar sú; il fare con astuzia dire ad altrui
quel, ch’e’ non vorrebbe, e si dice anche scalzare. Elicire. Arcana eius elicuit.
Cavà i penne maistre, levà i forze. Tarpare l’ale, toglier le forze. Se non che
corte aviam tarpate l’ale, cioè ci son tolte le forze.
Cavà, o tuù la voia, o fa ‘ndà via la voia. Svogliare; tor la voglia. Del mio
fermo voler già non mi svoglia. Voluntatem adimere.
Cavà i penne, levale. Spennare, cavar le penne. Cui meglio si credeva potere
spennare. Pennas detrahere.
Cavà fò da tut ol capital tat manch. Sottrarre per cavare un minor d’un mag-
giore.
Cavà ‘l sutil dal sutil; fà ‘ndà a laor tut; fà comparì ‘l poch. Trarre, o cava-
re il sottil del sottile; si dice di chi con industria non istrazia niente, e fa com-
1552
parire il poco. Traea il sottil del sottile ammonendo, e dirizzando la sua fami-
glia con tutti i buoni assegnamenti.
Cavà, o trà a sort. Elez a sort. Sorteggiare, eleggere in sorte, assortire, sorti-
re. Perché a si alto grado il ciel sortillo. Mattia etc. quando fu sortito nel luogo
etc. Sorte eligere. Sortiri. Sortito capere.
Cavalcà col pè fò de la stafa. Staffeggiare. Rinaldo staffeggiò dal pié sinestro.
Cavalcà gref, vand a caval. Cavalcare a stracca, cioè di forza, e in guisa di
straccarsi. E tanto sono a stracca cavalcati.
86 Cavalcà i stele. Allacciarsela vie su vie su; quando uno presume di se assai più
che non comporta ne la sua condizione, ne gli suoi meriti. Sibi nimium arrogare.
Cavalcà da biot. Cavalcare a bisdosso, cioè senza basto, e senza sella.
Cavas . Astraersi. Astrarsi; ritirarsi, segregarsi. L’anima si vuole astraere dalle
cose terrene, e convertirsi agli spirituali esercizi. Abstrahi; secerni; separari.
Cavas da quac lugh, e da quac vergú de nascos; andasen. Furarsi da luogo,
o da persona, partirsi nascosamente, fuggirsi. Il loro Re furandosi dall’eserci-
to fu in Mugello preso, e morto. Suffugere.
Cavas fò. Cavarsi i panni. Trarsi per cavarsi i panni. Trassesi i panni di gamba.
Exuere se.
Cavas, tùs fò; separas. Alienarsi; separarsi, allontanarsi. Essendo di natura
Guelfi per la tirannia, erano quasi alienati dalla parte. Recedere, deficere, alie-
num fieri.
Cavas, o tuus la voia. Scudesla. Disbramarsi; adempier le brame, cavarsi la
voglia. Per disbramare il mio desio in tutto. A disbramarsi etc. Explere deside-
rium suum.
Cavas dal fresch. Darla pe’ chiassi; vale uscir dal tema per isfuggirsi le diffi-
cultà (in senso metaforico). Se subducere.
Cavas la bria; la cheveza; ol musarul. Sfrenarsi; trarsi ‘l freno. Si frena a
dire ingiuria contra li suoi persecutori. Sibi frenum detrahere.
Cavas ol capuz. Scapucciare. Cavarsi ‘l cappuccio.
Cavas la maschera. Cavarsi la maschera, dire il suo parere a uno alla libera,
e quasi contra. Aperte iram evomere.
Cavas; dà lugh; tras da banda. Trarsi per ritirarsi, appartarsi. Traemmoci
così dall’un de’ lati. Concedere.
Cavasen fò, levasen o lavasen i mà. Torsene giù; levarsi da tapeto, che vale abban-
donar l’impresa, che s’ha tra mano, quando si conosce, ch’ella non può riuscire.
Cavilà. Cavillare.
1553
Cazà sot aqua, fà stà, o tegn sot aqua. Attuffare, tuffare. Ma io perché s’at-
tuffi in mezzo all’onde. Fanno attuffare in mezzo alla caldaia la carne.
Mergere. Immergere.
Cazà in dol cò. Chiavare nella testa. Che cotesta cortese opinione ti sia chia-
vata in mezzo della testa. Alta mente reponere.
Cazà sot, stigà. Instigare, incitare, stimolare. Li Greci instigati per piccola e
vana cagione. Instigare, incitare.
Cazà barba, fà barba. Impelare, metter peli. Prima fien triste, che le guance
impeli colui, che etc. Pilos emittere.
Cazà det. Immergere, afficcare. I labbri tuoi etc. immergi dentro al liquido cristallo.
Cazà det ol braz, met det ol braz. Imbracciare si dice di scudo, cappa o altra
simil cosa, che si ponga, o s’avvolga al braccio a difesa. Chiusasi la visiera
dell’elmo, e imbracciato il buono scudo. Brachio aptare.
Cazà via ‘l songh. Fugare il sonno. Fugai il sonno. Fugare somnum.
Cazà tra ù laor e l’oter. Frammettere, mettere fra una cosa, e l’altra. Benche
ci frammetta le funzioni poetiche. Interponere. Interserere.
Cazà fò, butà fò. Figliare, mandar fuori, produrre. Producere, gignere.
Parturire.
Cazà, ficà, piantà. Figgere, ficcare. Non teneva gli occhi fitti etc. Fitti i pali
due, o tre piedi etc. E mille baci figgo nel volto. Figere.
Cazà sù di canade a vergù. Ficcare semplicemente di chi da ad intendere
altrui bugie, o cose inventate; si dice anche ficar carote.
Cazà, ficà. Ficcare, mettere, o cacciar una cosa in altra con qualche poco di
violenza. Infigere. Figere. Ficcoglisi per lo fianco.
Cazà det bè la vanga in dol terè; fondà zò bè. Richiedere per penetrare
addentro lavorando la terra. Se vuogli far la terra fruttificare a sementa, richie-
dila addentro due piedi. Explorare.
Cazà dol bombas o de la stopa per impianì ol nud de vergot. Rinzaffare con
bambagia, o con istoppa il voto. Le rinzafferanno con bambagia, che propor-
zionate si rimostreranno le spalle. Inzeppare; rinzeppare. Refercire.
1554
Cazà via; levà via. Cessare, tor via, reprimere. La senapa cessa il nocimento
loro. Adimere. Comprimere.
Cazà in dol cò, dà d’intend. Mettere nel capo. Cominciò a metter nel capo
alla femmina, che nel paese etc.
Cazà det. Cacciare per mettere, e ficcar con forza. Il pin caccio nella buca.
Cazà via. Cacciare, discacciare, mandar via. Nó ella nol crederebbe, e caccia-
rebbemi fuor di casa. Expellere.
88 Cazà fò ‘l cò de spes dal balcò. Affacciarsi spesso. Lat. Exertare caput; vel
promptare fenestra.
Cazà via, descazà. Discacciare, cacciare, mandar via. E com ogni ragione indi
discaccia. Expellere.
Cazà zò. Detrudere. Nel sant’ufizio, che sarà detruso etc.; cacciare in giù.
Detrudere.
Cazà, o ficà in dol cò. Mettere nel capo, nel cuore, persuadere. E come esso
appena gli avea potuto metter nel capo etc. Persuadere.
Cazà mà, met mà, o petà mà. Metter mano, cacciar mano, cavar il coltello
dal fodero per ferire. Messo mano al coltello. Stringere ensem.
Cazà fò ‘l cò, e tral de det, trag per trag. Far le mummie; vale ora nascon-
dersi, e ora apparire alquanto. Che faceva le mummie, anzi beffava.
Cazà in dol cò; fà capace. Capacità vergù de vergot. Mettere nel capo. Far
capace d’alcuna cosa. Insegnare. Mai gli s’era potuto metter nel capo ne lette-
re, ne costume alcuno.
Cazà vià la malinconia, o ‘l fastudi. Passar noia, malinconia e simili, cioè
addormentarla; rintuzzarla, scacciarla. Molestiam deponere, vel depellere.
Cazà i ug in vergot. Porgere gli occhi, fissamente guardare. Nel fondo del mio
cuor gli occhi tuoi porgi. Fixis oculis intueri.
Cazà fò dol cò i catif penser. Sgombrare la mente de’ cattivi pensieri.
Cazà via la nebia dall’aria. Sgombrar l’aria di nebbia, cioè liberarla, purgarla.
Cazà via, fa andà via. Sgombrare per dipartire, mandar via. Dimovere.
Cazà fò di canade. Scagliare, si dice di chi dice aver veduto, udito, o fatto
cose non vere, ne verisimili.
Cazà la carne in pignata. Attuffare la carne nella caldaia.
Cazà fò. Trà. Vibrare per ispegnere, e mandar fuori. Siccome quando i primi
raggi vibra.
1555
Cazà u’ fò de cà col brandì stoch, o coi pezade; legnade, de forza. Cacciar
uno fuor di casa con le spingarde.
Cazà in del aqua vergot e tral fò subit. Tuffare, sommergere in acqua, o altro
liquore checchesia, e per lo più cavandol subitamente. Immergere. Mergere.
Cazà det, o fà ‘ndà det schiasech, a viva forza. Mettere a stretto, vale sfor-
zatamente per viva forza. Coacte, vel vehementer figere.
Cazà, esga drè. Stimolare per invitare. E la sua madre lo stimolava molto di
voler sapere di che li Romani aveano tenuto consiglio. Incitare; infestare.
Cazas det, o andà de denter, o entrà det. Penetrare; passare addentro alle
parti interiori. Per l’universo penetra, e risponde. Ben penetrare a questa veri-
tade. Penetrare. Pervadere.
Cazas in dol cò vergot. Incaparsi una cosa, vale ostinarsi. Sonsi incapati
ch’ella sia di Fortunio. Ed io che me la sono incappata etc.
Cazas inag, fas inag, ficas sot. Ficcarsi sotto, o innanzi, cioè mettersi sotto,
farsi innanzi, accostarsi. Propius accedere.
Cazas inag, andà inag, posà det. Forare, per passar oltre, penetrar dentro.
Brigossi di venir forando i più segreti luoghi dell’eremo etc.
1556
Cazas in del cò vergot, ostinas in quel; o intestasga. Ingrossare per incapo-
nire. A uno, che si sia incaponito una qualche cosa, quanto più si cerca di sgan-
narlo, tanto più s’ingrossa sù.
Cazas inag, fas inag. Sospignersi, cioè procedere. Costume esser de Greci
tanto inanzi sospignersi. Progredi.
Cazas sot, fasga sot, andà sot. Sottentare, entrar sotto. Sottentravano alla bara.
Subire.
Cazas; travaias. Tribolare. Non tribolar di me, ch’io sto bene. Animo angere.
Causà, portà. Apportare per cagionare; darmi un piacer, che sol pena mi ap-
porti. Afferre. Rapportare per cagionare. E poi rapportandogli dolore non poter
riparare alla forza de’ detti tiranni.
90 Cernì fò. Cernì. Rezinà; fà la cernida; lezì, o elez o tuù fò ‘l meior, o quel che
pias più; o descernì. Discerre, discieglie lo più bello grano. Lat. Seligere. Scerre,
distinguere, separare, cernire. Scernere; separare. Trascegliere, trascerre, scegliere.
Sappi trascegliere, e prendere quello, che più vale. Seligere. Eleggere. Scegliere; ce-
rnere, separare, o metter di per se cose di qualità diversa per distinguerle, o per eleg-
gerne il migliore, e tal volta elegger semplicemente. Seligere; secernere. Deligere.
Optare. E di gran lunga da eleggere il poco, e saporito, che ‘l molto e insipido.
Cedi i sò credig a vergù col perdega sù vergot. Tagliar la detta è il cedere altrui
la pretension de crediti col perdervi qualche cosa.
Cenzì de fosse, fà di fosse intoren a quac lugh. Affossare, far fossa a un luo-
go, cigner di fosse. Di notte combattendo, o camminando, o i loro campi af-
fossando. Fossa circumdare, vel munire.
Cetà. Axetà. Accettare, acconsentire alla proferta, alla domanda, alla commis-
sione, alla citazione. Accipere; pollicitationi assentiri. Accettare, approvare,
aggradire. Accipere, approbare, gratum esse.
Cedì ol lugh, da lugh, retiras. Cedere per dar luogo, ritirarsi. Come la mosca
cede alla zenzara.
Cedì i sò resò. Cedere per concedere le sue ragioni a un altro. Rinunziare, tra-
sportare e cedere ogni lor ragione.
1557
Cenà da vergù, con vergù. Cenare con alcuno. Apud aliquem coenare.
Cenà con gust, a cost di oter. Cenare con gusto. Libenter coenare. A spese d’al-
tri. Alienum coenare.
Cetà l’invit. Tener l’invito, accettarlo. A dover desinare etc., e tener lo ‘nvito.
Cetà, chiapà, tuù, ricef. Ricevere per pigliare, e accettare per amore, o per
forza quello, che è dato, e presentato. Ogni cosa era ricevuta. Accipere.
Cenzì spada, portà spada. Cignere spada. Tal fu nato a cignersi la spada.
Cingere. Latus ense.
Cenzì, ligà. Cignere per avvincere. Cinto di ferro il pie, le braccia, ‘l collo. Re-
dimire.
Cenzis zà, o fò a meza vita. Cignere, è propriamente legare il vestimento nel mez-
zo della persona. Ella gli cinse una bella e leggiadra cinturetta d’argento. Cingere.
Cenzì, cenz, ligà d’intoren. Avvincere, legare, cinger intorno. Le tue braccia
il mio collo avvinsero. Avvinghiare. E avvinghiatogli il collo al quanto stette
senza alcuna cosa dire. Vincire. Circundare.
Chiapà coi dentò. Costrenzì coi dentò. Azzannare, pigliare, o strignere con
le zanne. Acció non le si volga, e non l’azzanni. Dentibus arripere.
Chiapà spirit, invigoris. Avvicinarsi; ond’io, maestro il tuo valor s’avviva. Vi-
viscere. Vigere.
Chiapà in parola. Pigliar nella parola. S’avvisò troppo bene, che ‘l saladino
guardava di pigliarlo nelle parole. Capere in sermone.
1558
Chiapà forza, ingaiardis. Avvalorarsi, prender valore, forza. La vista, che si
avvalorava in me guardando. Augescere.
Chiapà dol solfer. Assolfonire, prender qualità di solfo. Quelle, che han natura
di solfo, che nel lor condotto assolforiscono. Sulphuris qualitatem attrahere.
Chiapà a regataia, a scarpa cavei. Fare a ruffa raffa; ed è quando gittando i fan-
ciulli in aria alcuna quantità di checchesia fanno a chi più tosto, e a chi più ne piglia.
Chiapà ‘l ruzen, deventà ruzinet. Arrugginire, divenir rugginoso. Per gli ar-
rugginiti serrami aperse la porta. Rubiginari. Rubiginem contrahere.
Chiapà col rampì. Arroncigliare, roncigliare, pigliar col ronciglio. Gli arronci-
glio le impegolate chiome, e trassel suso, che parve una lontra. Unco arripere.
92 Chiapà l’orma drè a vergù, tuúl sú l’orma. Corre animo, o pigliar animo ad-
dosso a uno. E m’ha colto l’animo addosso, leggiermente mi farebbe morire.
Chiapà, fà colp, rivà. Far colta, far colpo. E se lo stral contro a me poi fa colta.
Cogliere, o corre in vece di percuotere, a dare dove sta dritta la mira. Ferire.
Chiapà, tras ados ol mal. Contrarre. Contrasse macula di peccato, cioè attras-
se. Contrahere morbum.
Chiapà ol pontì. Pigliar la punta, dicesi del vino, quando incomincia a inace-
tire. Il vino, quando piglia la punta, cioè inforza. Acescere.
Chiapà aversiò; o catif auguri; o arlià. Recarsi ubbia, prender ubbia. Per di-
lungarsi dal morto, e per fuggir l’ubbia, che sempre si reca dé morti. Abomi-
nari, malum omen accipere.
Chiapà in da ret, rocolà. Irretire, pigliar con rete, incalappiare. Voi ornate li
vostri visi con diverse arti ad irretire i miseri. Irretire.
Chiapà i tarme, o i parme. Parmas, tarmas. Intignare, esser roso dalle ti-
gnuole, ed è proprio de panni lana. Li suoi occhi intignarono, e la sua bellez-
za corporale per troppa vecchiezza mancoe. Tineis corrodi.
Chiapà vigor, invigoris. Invigorire, pigliar vigore. Che l’uomo per la peniten-
za invigorisce, e cresce in virtù, e diventa più forte. Vires acquirere.
1559
Chiapà brio, spirit, vigor. Invalorire, pigliar vigore. Invalescere.
Chiapà la forma. Informarsi, pigliar la forma. Che dall’ossa la pelle s’infor-
mava. Informari.
Chiapà, rivà, zonz. Incogliere, sopraggiugnere. Che tantosto le potrebbono
incogliere se seguire le volessono. Acchiappare. Subitamente veduti crediamo
essere incolti. Offendere. Invenire.
Chiapà col lam, o col am. Inamare, prender con l’amo. Più m’allaccio, m’ina-
mo, e invisco. Adhamare; homo capere.
93 Chiapà l’agher, ol fort. Inagrare, inagrire, divenir agro. Quelli, che inaceti-
scono, o inagriscono. Se ‘l vasello non è netto, ciò, che tu vi metterai inagre-
rà. Acescere; acidum fieri.
Chiapà catif odor, infetas. Impuzzolire, impuzzare. L’acque pietrose sono
buone, e non impuzzoliscono. Putrescere.
Chiapà ‘l cert, e lagà ‘ndà l’incert. Pigliare il certo, e lasciare andar l’incerto.
Chiapà ‘l bronz, imbronzas, avi ‘l bronz, es imbronzat, o stà imbronzet.
Imbronciare, pigliare il broncio, tenere, o portare il broncio. In fermento iace-
re; irasci; indignari.
Chiapà in dol segn, colpì ‘l segn. Imberciare, tor di mira, dar nel segno. E chi
gettava la gatta, e chi ‘l pollo, e ogni volta lo ‘mberciava a festa. Scopum ferire.
Chiapà ‘l fregior; infregias. Pigliare una imbeccata è lo stesso, che infredda-
re. Perché si piglia spesso una imbeccata, o qualche doglia, che ti dura gli anni.
Chiapà la boconada. Pigliar l’imbeccata si dice di chi si lascia corrompere da
doni, e presenti. Muneribus corrumpi.
Chiapà aria, baldanza. Imbaldanzire, prender baldanza. I capitani della lega
imbaldanziti. Gestire. Exultare.
Chiapà ù morat. Pigliare un granchio a secco; quando uno si strigne un dito
tra l’una, e l’altra cosa, come sono legno, e legno, sasso, e sasso; e per quella
strignitura il sangue ne viene in pelle.
Chiapà ol sgranf. Prendere il granchio; cioè il granchio mi prese ne piedi.
Chiapà ù gran fuuch, o una gran rabia. Rinfocolarsi, commoversi con vee-
menza d’ira. Digrumatala poi meglio, e rinfocolatami nella stizza. Exardescere.
Chiapà fiat, trà ‘l fiat, o refiadà. Restoras. Chiapà un po’ de respir. Ricogliere
il fiato, rifiatare, respirare. Appena ancor poté ricoglier lo fiato. Anhelitum resu-
mere. Respirare. Refocillari. Reficere se.
Chiapà spirit, deventà spiritos, fas racent. Risentire per ravvivarsi, pigliar
forza. Svina, e imbotta un po giovane, acciocche nella botte alquanto grilli, e
perciò si risenta, e schiarisca.
1560
94 Chiapà anim, fas anim, fà cúr. Prender cuore, pigliar ardimento, divenire ar-
dito. Cominciarono a rinvigorire, e prender cuore, e ardire.
Chiapà quac lugh per forza. Correr provincia, impadronirsene per forza. Entrati
dentro arsero la terra senza nullo contrasto. Costei corse la mia casa per sua.
Chiapà sul fag, trovà sul fag. Comprendere, soprapprendere. Egli perdonò
alla donna compresa nell’adulterio. Deprehendere.
Chiapà poses ados a vergù. Pigliar campo addosso a uno, cioè rigoglio, e
maggioranza.
Chiapà in dol laz, in dol cabi, o capi. Accalappiare, rinchiudere nel calappio,
che è trapola, o laccio insidioso, che si dice anche calappio. Egli è per incalap-
piarsi nella regina. Illaqueare.
Chiapà coi deg, pià, dentà. Addentare, prender co’ denti. Poi gli addentò e
l’una, e l’altra guancia.
Chiapà l’orma drè a vergù. Tuù ù sul orma. Recarsi a contrario. Per la qual
cosa l’Imperadore il si recò a contrario. Alicuius odium capere; concipere
odium in aliquem.
Chiapà trag aventaz. Far le none, prevenire con parole colui, che tu credi,
che ti voglia ricercar di qualche servigio col dirgli, che quella tal cosa ti man-
ca.
1561
95 Chiapà la nog. Soprapprendere la notte.
Chiapà o concepi odio drè a vergù. Recarsi in odio alcuno. Odium in ali-
quem concipere.
Chiapà i mosche per aria, dà a tute i mosche. Pigliar le mosche per aria, adi-
rarsi per ogni minimo che.
Chiapà v.g. vergù per la gola dol vì. Pigliar per ingannare. Ed essendosi av-
veduto, che alla donna piaceva il vino, con quello s’avvisò di poterla pigliare.
Capere. Decipere.
Chiapà cativa piega. Pigliar mala piega; camminare a male. Chi lascia lo cuore
prendere mala piega, e adusare a mali non si può poi corregger senza divino mi-
racolo.
Chiapà part; avì part. Parteggiare, pigliar parte. Non vadano così parteg-
giando. Esse partium studiosum.
Chiapà in parola. Pigliare in parole; attaccarsi a una parola del parlar d’uno.
Capere in sermone.
1562
96 Chiapà la montada. Pigliar il monte, cominciare a salire, camminar su per
esso. Pigliate il monte a più lieve salita.
Chiapà terra, andà a terra, tras a riva. Pigliar terra, smontare in terra, acco-
stato il navilio alla riva si sforzarono di dovere in essa pigliar terra. Ad aliquem
locum navim appellere.
Chiapà a prend aria. Pigliar aria, andare in campagna, e in luogo aperto, e ario-
so per ricrearsi. Andava a pigliare un poco d’aria.
Chiapà partit, lezis o elezes, o elez. Pigliare per eleggere, pigliar partito. Non
sapiendo io, che partito di te mi pigliare. Capere consilium.
Chiapà col rampì, o rampinà zà; o trà zà col rampì. Roncigliare, pigliar con
ronciglio. E poi di roncigliarmi si consigli. Unco arripere. Uncicare, pigliare
con l’uncino. Capere unco.
Chiapà coi ungie, ongià, o dongià zà. Adunghiare, pigliare con l’unghia. Un-
guibus arripere.
Chiapà trag aventaz, stà sul trag aventaz. Prender vantaggio; stare a vantaggio.
Chiapà, tuù, ricef. Torre, e togliere per pigliare, e prendere. Mai di mio me-
stiere ti torrò un danaio. Capere; accipere.
Chiapà, o tocà daner. Toccar danari, che è pigliar danari vendendo la sua
mercanzia.
Chiapà, o trovà sul fag vergù. Tarpare uno, cogliere astutamente in sul fatto.
Deprehendere.
1563
Chiapà dol pais, o fasel sò. Soggiogare, vincere, superare, metter sotto la sua
podestà. Che vale il soggiogar tanti paesi? Subiugare, vincere, superare.
Chiamà ù per ol nom. Chiamare uno per nome. Lat. Nomine aliquem appellare.
Chiamà all’oter mond. Chiamare; far morire. Anzi tempo chiamata all’altra vita.
Chiamà, o cridà di chi soi vegnim a tuú. Chiamare, e rispondere; cioè chia-
ma, e rispondi; vuol dire si può gridare, che tu non trovi chi ti senta, e denota
lontananza. Seiuncta sunt Merrhae, et Siloan fluenta.
Chiamas in colpa. Colparsi, rendersi in colpa. Si dee battere, e colpare de’ suoi
peccati. Confiteri se reum.
Chiamà da una banda. Chiamar uno in disparte. Lat. Sevocare aliquem, vel
in secretum adducere.
1564
Chiamà. Chiamare è dire a qualchuno, che venga a te, o niminarlo a fine,
ch’e’ ti risponda. Cominciò più forte a chiamare.
Chiamà i cà, carenzai. Allettare i cani. Chi serba in coppia i cani, chi li scom-
pagna, chi già ‘l suo ammette, chi ‘l richiama, e alletta.
Chiocà. Schiamazzare proprio quel gridare de gli uccelli, quando egli hanno
paura. Perstrepere.
Chiocà. Crocchiare dal suono, che rendon le cose fesse, quando son percorse,
e le scommesse, e sconfitte. E non gli crocchia il ferro.
Cignà, fa cignò. Far capolino, che è affacciarsi destramente per vedere altrui,
e tanto poco, che difficilmente possi esser veduto tu.
Circà, domandà. Chiedere, ricercare altrui con parole di qualche cosa, do-
mandare. Ma di spezial grazia vi chieggo un dono. Petere. Postulare.
Circà vergù, che ‘l voia bè, o da faga l’amor. Richieder d’amore qualcuno.
Un cavaliere richiese una donna d’amore.
1565
Circà, o recircà vergot a vergù. Ricercare uno d’una cosa per addomandar-
gliene, o richiedernelo. Essendo stato ricerco da quelle persone molte volte,
che io dovessi dar fuori etc. Ab aliquo aliquid petere.
Circà. Ricercare. Quantunque la memoria ricerchi, rammentar non vi posso.
Inquirere.
Circà, o domandà cúnt de vergù. Inchiedere, minutamente dimandare. Io doman-
do, e inchieggo di te a tutti quelli, che di costà vengono. Quaerere, interrogare.
Circà col lanternì i fastudi. Cercar le brighe col fuscellino, o comperar le brighe a
contanti, cioè procacciarsi noie, e fastidi a bella posta. Sibi lites inconsulto parare.
Circà per menut, sul sutil, squisnà. Rivilicare, ricercar con diligenza, e mi-
nutamente. Però di queste cose ben rivilico. Che tutta notte sta a rivilicare.
Perquirere; exquirere.
Circà, vardà atoren. Cercare per andar attorno veggendo. E avendo cerche
molte provincie. Obire. Lustrare.
Circà a tastò, tastà. Cercare tastando. Attingere Lat.
99 Circà pet tut. Cercare con diligenza. Exquirere, perquirere, conquirere.
Circà, andà in circa. Cercare, far diligenza, adoperarsi per trovar quel che si
desidera. Quaerere; inquirere; investigare.
Circà, domandà. Cherere, volere, domandare. Mercè ti chero dolce mio signo-
re. Quaerere, postulare.
Circà cúnt. Metter in voce, cercar comandando. Li siniscalchi al levar delle
tavole riguardato l’ariento etc. cominciarono a metterlo in voce, e a cercare a
cavalieri alle porte. Inquirere.
Circà de guadegnà; circà sò fortuna. Procacciare, provvedere, proccurare,
trovar modo d’avere. Dirgli, che omai procacciasse sua ventura. Curare, quae-
rere, parare. Studere, operam dare.
Circondà de legna menuda. Stipare, circondare di stipa. Miser fuoco nelle
due case stipate. Stipare; sepire; circumdare.
Circondà, circhià, contornà. Circuire, circondare. E però circuiva le ville, e le
castella predicando, ed evangelizando in ogni parte; chiudere, e strignere intorno,
accerchiare; cignere per circondare. Fece cigner la terra di forti, e di steccati. Cir-
cuire, ambire, circumdare. Rattorniare, attorniare, circondare. Si sente essere
maggiormente rattorniato da questi vizi. Circundare. Accerchiare. Mettere i cer-
chi v.g. alle botti. Circulis dolia cingere.
Circondà, girà. Girare per circondare. Quanto ‘l sol gira. Amor più caro pe-
gno etc. Circumdare. Circumire.
Circondà, ocupà, tegnì, serà det. Comprendere, occupare, circondare. Questo
circuito comprese il peggio, e ‘l brogo. Comprendendo tutto ‘l paese. Oc-
cupare. Circundare, comprehendere.
1566
Circondà, circhià. Accerchiare, circondare. Con si nuova maniera t’accerchia
il capo. Circundare.
Cimà, taià, o tuù zò i cime. Dicimare, levar la cima, spuntare. Verticem amputare.
Cità vergù, chiamal in giudizi. Chiamare a corte alcuno. In ius vocare, vel
convenire in ius aliquem. Richiedere per citare. Chiamare in giudizio.
100 Civetà; fà la civeta. Scoccoveggiare. Civettare. Far la civetta, far i gesti, che
fa la civetta col capo allettando gli uccelli, e significa vanità, e leggierezza, e
dicesi per lo più delle donne. Gestire. Lat.
Cizà, o tirà fò ‘l sugh, o zizà; o zuzà fò. Succiare; suggere; sugare; attrarre a se
l’umore, e ‘l sugo. Sugere. Exugere.
1567
Compasà in tond, in circond. Compassare in tondo. Circinare in orbem.
Compasà, mesurà i parole. Compassare, misurare col discorso per l’appun-
to. E per quel che si parla, e si compassa. Perpendere.
Comparí; fas vedì. Comparire, farsi vedere, far mostra, manifestarsi arrivan-
do in alcun luogo. Comparere; apparere; praesto esse.
Comaprà, paragonà. Comparare, paragonare, agguagliare, assimigliare. Che
quella liberalità a questa comparar si potesse. Comparare. Conferre.
Comandà. Comet. Commettere, imporre, comandare. Prestamente ad Emilia
commise il ragionare. Comandare come superiore. Mandare. Imperare. Iubere.
Comenzà; scomenzà, principià. Cominciare, dar principio, incominciare. Av-
viare. Incipere. Incohare. Exordiri. Aggredi. Initium facere.
101 Componì insem, concordà. Cogliere per unire; concordare. E moto a moto, e
canto a canto colse.
Compartì; partì sù, fà ‘l compart. Compartire, distribuire, dividere, far le
parti. La Providenza, che quivi comparte vice, e ufizio. Distribuere.
Comuf. Comuvì. Commovere, muover l’altrui affetto, o volontà. Per le sue
efficaci prediche commosse ad andare. Commovere. Excitare.
Comprend vergot; ricevel, metesel in ment. Raccogliere per comprendere,
notare, adunare nella mente. E nota lettore, e raccogli se niente intenderai nella
detta scienza. Cognoscere; accipere, intelligere.
Comprà co’ la capara, incaparà, dà capara. Innarrare; comperando dando
l’arra. Col cielo, con le stelle, e con la luna una angosciosa, e dura vita innar-
ro. Sibi arrathione destinare.
Competela con vergù. Competere per gareggiare. Aemulari, cum aliquo con-
tendere.
Comenzà. Imprendere per cominciare. Lat. Aggredi.
Comenzà bè, o mal. Cominciare bene, o male. Lat. Initia bene, vel male ponere.
Compras ol mal a bela posta. Comperar il male a contanti, cioè procacciarsi
noie, e fastidi a bella posta. Sibi malum inconsulto comparare.
Componì d’idea, d’invenziò. Inventà; fenzì. Fingere, inventare, ritrovare di
fantasia, comporre come di pittori, poeti, rappresentare. Fingere. Formare. Lat.
Comenzà la bega. Cominciare la riotta. E dura riotta cominciarono.
Comenzà dal principi, fina in fì. Cominciare da capo, e seguitare sin’al fine.
Ordiri ab initio, et perducere ad extremum.
Comparì; vegn sot ai ug. Correre per occorrere, e apparere. Ne prima esse
corsero a gli occhi di costoro, che costoro furono da esse veduti.
1568
Componi, giustà, met d’acordi. Comporre, pacificare, metter d’accordo. E
farvi nimicizia si intesa, che ma’ più si possono comporre. Reconciliare, vel in
gratiam restituere.
Componì. Meschià sù. Comporre; porre, e mescolare insieme varie cose per farne
una. E avuta una vecchia greca gran maestra di compor veleni. Componere. Lat.
Componis; convegnis a pagà in più rate, ch’à da avì. Comporsi; convenire, ac-
cordarsi co’ creditori di pagare in più volte il debito. De debiti solutione convenire.
102 Comenzà dal prim prencipi. Farsi da pie; cominciare dal primo principio. Iterare.
Comenzà; entrà ‘n descors, entrà det in vergot. Metter mano per entrare a
trattare, a ragionare. Mise mano in altre novelle. Incipere; aggredi; inchoare.
Comenzà a fà; met mà a fà. Por mano; cominciar a fare. Ch’alla prim’arte
degnò poner mano. Aggredi; inchoare.
1569
Comparà, paragonà. Simigliare per paragonare. Ella puote esser simigliata
ad adornato arbore fronzuto. Conferre, comparare.
Comprend col ug. Torre con l’occhio per discernere. Tanto che appena li po-
teva l’occhio torre, cioè discernere.
Comodà i putei in cuna. Assettar l’uova nel paneruzzolo, che vale accomoda-
re benissimo i fatti suoi.
1570
Comodà i fag sò per l’anima. Acconciarsi dell’anima, prepararsi alla morte
col ricever i sagramenti della chiesa. Fu indotto, che si dovesse acconciar del-
l’anima confessandosi.
Comodà; setà, giustà via, met in orden. Adattare. Accomodare, assettare, ac-
conciamente disporre. Aptare. Accomodare. Disporre. Metter in assetto, pre-
parare. Lat. Praeparare, accomodare.
Comportà, avì forza da podì fà. Comportare, aver forza di poter fare. Valere. Lat.
1571
Consumà. Asseccare per consumare, ridurre all’estremo. E per forza d’asse-
dio asseccarli di vivanda, e vincergli.
Conseià, dà consei. Consigliare, dar consiglio. Ond’io consiglio voi, che stia-
te in via. Alicui consulere. Consilium dare.
Conseias col tep. Consigliarsi col tempo. Prender partito conforme al tempo.
Ex tempore consilium capere.
Conservà, salvà. Conservare, tener nel suo essere, salvare, mantenere, difen-
dere. Conservare; tueri.
1572
Confortà; consolà. Confortarsi, alleggerire il dolore altrui con ragioni, e paro-
le piacevoli, e affettuose. Benignamente il cominciò a confortare. Consolari.
Cognos. Conoscere, apprendere con l’intelletto a prima giunta per mezzo de’
sensi l’essere degli oggetti. Intelligere. Agnoscere. Cognoscere.
106 Cognos bè. Conoscere bene, o appieno. Percognosco, cis vel probe pernosce-
re; vel penitus pernoscere; vel perspicere.
Cognos per sentida, per fama. Conoscere per fama, o per udito. Fama vel au-
ditu, cognitum habere.
Cognos la rasa, scovrila, das, o incorzis de la rasa. Conoscere, e scoprir la ragia.
Tosto, che quella ragia sia scoperta. Fraudem detegere. Technas agnoscere.
Cognoses fra de lor. Conoscersi l’un l’altro. Lat. Inter se nosse.
Cognos a la chiera, a la fisonomia, rafigurà. Ravvisare, raffigurare, ricono-
scere all’effigie, al viso. E ravvisai la faccia di Forese. Agnoscere.
Cognos ù quat al pisa. Conoscere uno quanto pesa. Penitus nosse aliquem.
Cognos, intend, savì. Sentire per conoscere. Quanto meno si sentiva nocente.
Non ti sento di si grosso ingegno. Mandossi adunque alla giovane a sentire del
suo volere, cioè intendere, o sapere il suo volere.
Cognos de nomina. Conoscere di nome. Lat. De nomine nosse.
Cognos la vos; sentila. Scorgere la voce. In guisa che scorgere si potesse la
voce, cioè discernere con l’udito, distinguerla.
Cognos de vista, o per vista. Conoscere di vista, o per veduta. De facie cogno-
scere; vel nosse.
Colà; fà pasà per ol col. Colare, proprio il passare la cosa liquida in panno, o
1573
in altro; ond’ella esca si sottilmente, che venga netta, e purificata dalle fecce,
che avesse in sè. Colare. Lat.
Colà, fondì. Colare per fondere. E trovaronsi tutte fondute, come fossero cola-
te nella fornace.
Colorì; covrì con quach scusa, o finziò. Colorare per ricoprire, simulare. Con
varie cagioni colorando l’andare. Contegere; simulare.
Colpì, fà colp. Colpire, dare, o far colpi, percuotere. Colpendo di loro spade
molto danneggiavano. Ferire. Icere.
Colpi, rivà al sò segn. Colpire, quando a uno riesce felicemente qualche suo
fatto. Voti compotem fieri.
Cogità, masnà, pensà. Cogitare, pensare. Non siamo sofficienti pure di cogita-
re alcun bene, come da noi; ma la sufficienza nostra è solo da Dio. Pensare. Lat.
107 Conservà l’amicizia. Mantenere l’amicizia. Amicitiam retinere vel gratias retinere.
1574
Contrafà; sfalsà. Contraffare, falsificare come de metalli, e simili. Adulterare
rem synceram; corrumpere. Dissimulare. A far dissimular si fatta moneta. Adul-
terare, sincerum corrompere. Lat.
Contradì; dì contra, oponis, fà vet. Contraddire; dir contra stare, vietare, op-
porsi. Contradicere. Obstare. Vetare.
Continuà; andà drè, seguità, no’ balcà, tend a fà, o a dì. Continuare, conti-
novare, seguitar di fare, non intermettere, durare. E poi continovando disse
quivi etc. Continuare. Perseverare. v. g. Continuare perpotationem.
1575
corpo con gli occhi che una cosa intorniasse l’altra, e la rinchiudesse dentro da
se egualmente. Circundare. Circumvenire.
Contrapisà. Pesare per contrappesare. Non lo pesiamo con la drittura del no-
stro Redentore. Misurare, contrapesare, far paragone. Non avendo bene le for-
ze sue con quelle di quel cotal misurate. Perpendere. Librare.
Contegnis. Stà in dover. Sostenersi per contenersi. Ma fa, che la tua lingua si
sostegna. Sorreggersi per contenersi. Quando sopraggiungono alcuni, che guar-
dano altrui, e non si sorreggono. Se continere.
Consistì; bat; stà. Stare per consistere. Nel mal parlare e nel mal operare sta
il peccato. Consistere. Versari.
Conturbas. Turbarsi, commoversi, alterarsi, crucciarsi. Perturbari.
109 Contristà de parole; contend. Contrastare con parole. Lat. Altercari.
Contend; desbutà, contristà. Tenzonare, disputare, quistionare. La dialettica c’in-
segna tenzonare, contendere, e disputare l’un contr’all’altro. Certare; pugnare.
Contentas dol poch, o a chiapà poch. Tirare a pochi, contentarsi, e pigliar il
poco, overo contentarsi di poco. Lat. Parvo contentum esse.
Contentas. Torre per contentarsi. Di me mi torrei dormire in pietra tutto ‘l mio
tempo. Contentum esse. Acquiescere.
Contristà; contend. Contrastare, contendere. Contendo, is, di. sum. Iurgare.
Concertare.
Contristà, fà di contrasg; contend. Tencionare; tenzonare. Gli amici si tenciona-
vano in fra loro. Troppo tencionando si perde la verità. Concertare; contendere.
Contrastà, fà contra. Es contrari. Scalcheggiare per contrastare, repugnare.
Si fa per raffrenare il corpo bestiale, che non iscalcheggi allo spirito, e alla
ragione. Obstare. Adversari.
Contentà, sodisfà, fà contet. Soddisfare, appagare, contentare, dar soddisfa-
1576
zione, acquietare. Soddisfece alla domanda. Soddisfare al desire. Soddisfar d’ogni
cosa all’appetito. Satisfacere. Alicuius, voluntatem explere; vel satisfacere.
Consentì a vergot, diga bo. Sentire per acconsentire. Il detto Arrigo non senti
la sua elezione, ne vi fu presente.
Conservà, salvà, tegn lì. Serbare, conservare. Perché io sia serbato, quelli son
perduti. Servare. Custodire. Far riserbo di qualche cosa cioè serbarla; costudir-
la. Servabilem facere.
Consultà ben bè, più, e più vulte. Consultare ben bene e più volte. Lat. Etiam
atque etiam deliberare de etc.
Considerà bè quel ches dis, pisà i parole. Pesare le parole parlar considera-
tamente. Pensare verba.
1577
Consistì; redusis. Riducersi, ristrignersi, consistere. A quei due comandamen-
ti si riduce tutto il decalogo della legge. Redigi. Giacere per consistere. Nella
cui virtute l’esser di tutto suo contento giace. Consistere, vel pendere.
Considerà bè; met a met. Vardà bè. Ragguardare per diligentemente consi-
derare; por mente. Ben ragguardando alli nostri modi. Animadvertere. Mirare
si dice dell’intelletto; diligentemente considerare; mirate la dottrina, che
s’asconde. Contemplare. Lat.
Convegnis, cordas, patuì. Convenire, venir nella stessa sentenza, far patto. E
convennersi di far l’acquisto di questo amor comune. Convenire cum aliquo
de aliqua re mihi v. g.
111 Convertì. Indusì. Desponì. Recare per disporre, indurre. Si recherebbe a farlo
dinanzi agli occhi vostri. In se gli animi de’ cittadini, e de’ compagni recò. Im-
pellere. Convertere.
1578
Conversà, praticà, o costumà, usà. Costumare, usare, essere consueto a fare.
Come si consumava per gli altri Rè. Facere solere. In more alicuius esse.
Praticare per conversare, e aver commerzio. Costumare per praticare, conver-
sare. Fanno o cieco, o bieco chi con lor costuma. Uti. Versari. Pacificamente
e quelli di dentro, e quelli di fuora praticavano insieme.
Convertì; cambià, voltà vergot in vergot oter. Rivolgere per rimutare, con-
vertire in altro. Immutare; convertere.
112 Conzà u’ levez, una scudela rota , etc. Risprangare, sprangare, e si dice pro-
priamente de vasi rotti, che è riunirli con fil di ferro. Se voi vi avete vasi rotti,
e fessi Noi li risprangheremo.
Conzà u’ per i feste, o conzà u’ coi cigolete. Conciare uno pel dì delle feste,
vale trattarlo male, disertarlo. Aliquem male plagis accipere.
1579
Conzà; giustà. Racconciare, rassettare, ridurre, o rimettere in buono essere le
cose guaste. Resarcire.
1580
Confabulà, descor insem. Confabulare, ragionare insieme quasi burlando, e
favoleggiando. Come t’è lecito di confabulare per passar tempo? Familiares
sermones conferre.
Confas, dì bò, fà bè. Convegnì. Affare, convenir bene a una cosa, addirsi,
confarsi. Alla mia nobiltà s’affacessero etc. Arridere; decere; convenire.
Concor d’acordi in quac manez con vergù. Tenere al trattato con alcuno.
Con l’assenso d’alcuni cardinali che tenevano al trattato, cioè concorrevano al
fatto. Cum aliquo facere.
Concedì, permet. Dare per concedere; permettere. A gli amanti è dato seder-
si insieme. Dare; concedere; permittere.
Concor a la spesa. Concorrere alla spesa. E le terre vicine mal voleano con-
correre alla spesa. Sumptus participem esse.
Concor, o vegn in opiniò, es con vergù in dol sò parer; o dol sò parer. Con-
correre in una opinione. E tutti in una sentenza concorrendo. In alicuius sen-
tentium ire.
1581
concorso tutto il popolo della città alla casa. Concorrevano per consiglio a lui
per loro bisogni. Concurrere. Confugere.
Concedì, conced, dà. Concedere, dare; E più volte pregò Dio, che grazia gli
concedesse di potere etc. Tribuere.
Condusì; menà, guidà. Condurre, menare, guidare, essere scorta. Che mi mo-
stra la via, che al ciel conduce. Conducere, ducere, perducere.
Cor de freza. Accorrere, correre con prestezza. Accorrere qua ogni gente.
Accurrere.
Cor vos. Correre, nascer voce, esser fama. E corse voce, che veniva. Nacque la
voce, e scorse per tutto, che se n’andavano. Fama ferri.
115 Cor, andà per tuta la vita. Ricercare per ricorrere per tutta la persona. Per
1582
colmarmi di doglia, e di desire, e ricercarmi le midolle, e gli ossi. Currere per
totum corpus.
Cor da u’ per tat tep al sò servizi col salari. Fermar uno prezzolato a tuo’
servigi per tempo determinato.
Cor la posta. Correre la posta. Commutatis ad celeritatem equis vehi, vel ferri.
Cortegià, fà cort. Corteggiare, far corte, accompagnare i signori e far loro ser-
vitù. Ancillari. Comitari.
Corispond coi cortesie. Corrispondere con le cortesie. Lat. Mutuo officiis re-
spondere.
1583
Corez i scriture. Correggere le scritture, purgarle dagli errori, rimoderarle. E
corressono tutti li statuti, e ordinamenti. Emendare scripta.
Coromp coi regai vergù. Corrompere uno, vale indurlo con donativi, o mezzi
simili a fare a tuo pro quel che non conviene. Con danari la corruppe, non
potendola ad altro inducere. Muneribus corrumpere.
116 Cor de zà e de là. Correre quà e là. Lat. Ultro citroque cursare, vel huc, atque
illuc cursare, vel discursitare, vel discurrere.
Cor saliva, o vegn la saliva in boca. Venir l’acqua alla bocca, quando s’appetisce
grandemente checche sia, onde soprabbonda scialiva in bocca. Salivam moveri.
Cor. Discorrere per correre. E con credulità discorrere a false cose. Currere.
Cor atoren. Discorrere, correre intorno. Quale per i seren tranquilli, e puri di-
scorre ad ora ad or subito fuoco. Discurrere.
Cordas poch. Male accordarsi, cioè poco.
Cor denag, prevegnì. Precorrere, andare avanti, prevenire. Colui, il quale egli
precorrendo avea nunziato al mondo etc. Praecurrere. Trascorrere, soccorrere
avanti, velocemente scorrere. Evogare trascurrere.
Cor a vedì vergot; concor. Trarsi, per accorrere, concorrere. Tutti a riguardar
la giovane si traeano. Advolare; accurrere.
Cordà, o incordà i strumeng da sonà. Temperare per unir le voci degli stru-
menti, accordarli. Ti prego, che tu temperi la lira.
Cor vos, sentì a tornà; sentì a dì. Sonare. L’onorata nominanza, che dir lor
suona. Ma come che si gran romor non suona per altri messi.
Costà tat. Valì. Stare in tanto. Questo libro mi sta in quattro fiorini, cioè mi
costa. Valere, esser di prezzo, costare. Valere; constare.
Costrenzì; sforzà. Strignere per costrignere, violentare, sforzare. Cogere.
Urgere. Compellere.
Costas, visinas. Accogliersi, avvicinarsi, accostarsi. Il buon maestro a me
tutto s’accolse. Accedere, appropinquare.
Costituì. Costituire, constituire.
Costrenzì; obligà. Ristrignere per obbligare, costrignere, sottoporre. Non
intenda ristrignervi sotto alcuna spezialità. Obligare.
1584
Costituì, deputà, deliberà. Costituire, deliberare, statuire, ordinare, deputare.
Altra pena aver costituita. Per la divina Provvidenza si costituiscono i regni
umani. Constituere; decernere.
117 Coverz, covrì; scusà; fà pasà sot. Ricoprire; scusarsi. E con l’altrui colpe
guatate ricoprire i vostri falli. E chi ricopre, o scusa contratti usurari con nome
di cambio e chi d’interesse.
1585
Crapà de grignà, no’ podì tegnì ol grignà. Scoppiare delle risa. Avevano si
gran voglia di ridere, che quasi scoppiavano. Scoppiare di ridere.
Crapà sù in vergot, che no’ s’intend. Scoppiare dentro una cosa, che non
s’intenda. Ma io scoppio dentro a un dubbio, s’io non me ne spiego, cioè s’io
non me ne strigo, e schiarisco.
Crapà, o schiopià de rabia. Scoppiar di veleno, di strizza. Rabie rumpi.
118 Crapà d’invidia. Crepare d’invidia. Lat. Invidia rumpi.
Crapà de dolor. Scoppiare di dolore. Lat. Dolori rumpi; vel disrumpi.
Crapà ‘l mur. Fare; il fendere e crepar de muri. Questo muro ha fatto. Rimas
agere; vel vitium facere.
Crapà per mez. Crepare per mezzo. Lat. Medium disrumpi.
Crapà, schiopà, o schiepas; sfendis. Crepare, spaccarsi, e fendersi da per se,
scoppiare. I lor granelli crepano per troppa piova. Disrumpi. Findi. Screpolare,
fendersi. Discindi.
Crapà per trop mangià e bif. Crepare per troppo mangiare e bere. Lat. Nimia
satietate dehiscere.
Creà in vos. Creare; eleggere, confermare a voce, quando ciò si fa a parole e
non con altro partito. Viva voce, vel oretenus creare, eligere.
Cres; augmentas. Aumentarsi. Sempre prosperare, e aumentarsi. Augescere.
Cresì; augmentà. Aumentare, accrescere, aggrandire. Augere; augmentare.
Credì. Arbitrare; pensare, stimare, giudicare. E da meno, ch’io non arbitrava,
mi reputai. Arbitrari. Existimare.
Cres, andà inag. Andare innanzi per crescere, avanzarsi. Gli agnelli nati in-
nanzi al verno vivono, e vanno innanzi. Crescere. Augeri.
Cres a mile, a mile, a mier. Immillarsi, crescere a migliaia, multiplicare. Che ‘l
numero loro più, che ‘l doppiar degli scacchi s’immilla. Multiplicari. Augeri.
Cres de più. Ricrescere; farsi maggiore. La pasta, che se ne fa, non è così te-
gnente, ne il suo pane ricresce in atto. Recrescere. Lat.
Credì, diversamet da quel, ches crediva; mudas de parer, desinganas. Ricre-
dere; creder altrimenti di quel, che s’è prima creduto. Sgannarsi. Mutarsi d’opinio-
ne. Innanzi, che l’una parte, e l’altra si fosser ricredute. Sententiam immutare.
Cres. Crescere, l’augumentarsi del corpo per ogni verso, e dicesi ancora di
cose innanimite. Crescere; augeri.
Credì, cred. Credere assolutamente detto vale tener la fede cristiana. Quegli
è dirittamente beato, che crede dirittamente. Credere.
1586
Credì poch a u’; o tant. Credere poco o molto ad uno. Lat. Parvam alicui fi-
dem habere; vel magnam.
Credì; avì opiniò, das d’intend. Credere per aver opinione, persuadersi, darsi
ad intendere. Facendosi a credere, che quello a lor si convenga. Arbitrari. Cen-
sere; sibi persuadere.
Credì trop, o facilmet. Credere troppo, o facilmente. Lat. Cito, vel temere credere.
Credì, avì fede a u’. Credere, aver fede altrui. Credere; fidem adhibere alicui.
Cres in fameia, avì tanta fameia. Venire in famiglia, aver di molti figliuoli.
Multos filios habere.
Cres per lungh, e in grosezza, o per trevers. Crescere per lungo. In longitu-
dinem excrescere. In grossezza. In crassitudinem adolescere, vel ad plenitudi-
nem crescere.
Cres in reputaziò, vegn sù, fas sù, fas grand, alzas, ingrandis. Venir sù per
surgere, rizzarsi, innalzarsi a onore e riputazione. Inclarescere.
Cres in dol tep. Crescere in età. Lat. Adoloscere, vel aetate procedere.
Cres ol sach di pecag. Far maggior soma de peccati. Quanto l’uom più indu-
gia la penitenza, più pecca; e più peccando fa maggior soma. Augere.
Cridà corì corì in aiut quat mai as pul. Cridà, o chiamà aiut, corì corì. Gridare
a corr’uomo, cioè siche uom corra. Gridò a corr’uomo: signori cavalieri soccorre-
1587
temi. Vehementer clamare, vociferari, exclamare. Chiamare aiuto, soccorso.
Gridare a corr’uomo, cioè chiamare aiuto, soccorso. Auxilium implorare. Invo-
care, chiamar in aiuto pregando. Invocò lei, che ben sempre rispose. Invocare.
Crucias. Languire per affliggersi. Altro non è languir, che odiar se stesso, e tor
l’alma di pace, e porla in guerra. Se afflictare.
1588
120 Cusinà. Incuocere; cuocere. L. Coquere.
Cusinà bè. Ricuocere; cuocer bene, e quanto è necessario alla cosa che debbe
cuocersi. S’affoga il calor naturale, e non può ricuocere il cibo. Recoquere.
Cumbinà. Compitare. Come saprà ben leggere i nomi malagevoli chi non sa
compitare, e rilevare i piccioli e agevoli nomi?
Cuntà, dì sù. Contare, raccontare, narrare, dire. Ne giammai lingua umana con-
trar potria. Narrare. Explicare. Lat. Raccontare. Torneremo addietro a raccontare
de’ nostri fatti di Firenze. Lat. Narrare. Innarrare. Narrare. Fedelmente io v’innar-
rerò per questo libro. Lat. Narrare. Narrare. Per ordine ogni cosa narrò. Narrare.
Exponere.
Cús, o cusì. Cucire. Lat. Suere dal verbo suo, is, sui, sutum. Cucire a qualche
cosa. Lat. Assuere. Cucire in qualche cosa. Lat. Insuere. Cucire sotto. Lat.
Subsuere. Cucire insieme. Lat. Consuere.
Dà una pelada e vergù, fagaga una bravada. Dare a uno una spellicciatura,
cioè un’aspra riprensione. Ma io glien ho data una spellicciatura, che tapeto
mai tanto non si scosse.
Dà la sò part a tug. Spartire, distribuire che che sia dandone la sua parte a cia-
scuno. Inter aliquos dividere.
1589
Dà dol pasà là a chi domanda d’es sentit, e che voraf vergot. Spacciar pel gene-
rale, si dice di chi non da molta udienza a chi non da molta udienza a chi lo doman-
da, e ricerca di cheche sia. Rendute lor le debite grazie, li spacciava pel generale.
Dà una gran durmida. Schiacciare un sonno; fare una gran dormita (detto per
ischezo). Tra que’, che fanno un sonno ebbi schiacciato.
Dà sot dol dit; stigà, comúf; solevà. Sommovere, persuadere, instigare, com-
movere, incitare. Si pensarono di mandare loro ambasciadori in Alamagna a
sommovere il piccolo curadino contro a Manfredino suo zio. Quasi i cittadini
erano sommossi a furore contra lui. Persuadere. Instigare, incitare, commovere.
Dà una girada, una voltada. Dare una volta, pigliare una volta, andare al-
quanto attorno.
Dà vulta. Fuz. Dar volta, volger le spalle fuggendo, mettersi in fuga. Quelli
di Sorento dieder volta. In fugam converti.
Dà drè a vergot, dovrasga. Sbracciarsi in una cosa, cioè adoperarvi ogni sua
forza, e sapere. Omnes nervos intendere.
122 Dà fede, tocas la mà. Dar la mano, dar fede. Lat. Fidem dare, vel dexteram dare.
Dà, o tuù sù la vita. Dare, o torre la vita, cioè per quanto si vive; durante la
vita. Si fece il duca confermare Signore a vita. Quandiu quis vixerit.
Dà, o donà la vita. Donare la vita, cioè rimetter la pena della vita.
Dà ‘l senter, o la strada a vergú. Far via, dar luogo ad alcuno. Dare viam.
1590
Dà gloria o laud. Glorificare, dar gloria, o lodare. Lat. Gloria afficere, glo-
riam dare.
Dà dol pasà là; no curas, no fasen cunt, dà palsada. Trascurare, trasandare, met-
tere in non cale. Nihil facere. Trapassare per tralasciare. Omittere. Praeterire.
Dà una scorida o scorsa a ù liber, lez ù liber scoriando. Trascorrere un libro,
o cosa simile, leggerlo superficialmente, o con velocità. Dargli una scorsa.
Percurrere librum.
Dà una scorida denag. Trascorrere; soccorrere avanti, velocemente scorrere.
Gia s’io trascorro in ciel di cerchio in cerchio. Evagare, trascurrere.
Dà lúch, cavas, tras da banda. Ritirarsi, appartarsi. Lat. Concedere.
Dà luch, funi, balcà. Trapassare per finire, cessare. Quando il diluvio fu tra-
passato, e la terra fue scoperta. Desinere. Cessare.
Dà di coche a vergù, o daga di chiachiere; o menal per viule. Tranquillare,
tener a bada, a trastullo, dando parole. Falsa spe producere.
Dà zò di stramazò; di stramazade; borlà via. Tramazzare; stramazzare. Qui
pare, che ogni gente tramazzi.
Dà di botonade, ponz coi parole. Trafiggere, pugnere con motti spiacevoli, e
detti mordaci. Dicteriis mordere.
Dà fó di fiúm. Traboccare si dice de’fiumi, quando escono del letto loro per
la soverchia acqua.
Dà zò co’ la boca in zò. Traboccare, cadere con la bocca allo ‘ngiù.
123 Dà u’ basì, o basà vergú. Togliere un bacio ad alcuno. Io alcun bacio ti tolga,
cioè ti baci. Osculari aliquem.
Dà zò a copich, a cò picò; borlà via col cò ‘n zò, e coi gambe all’aria.
1591
Tomare, cadere, andare a capo alla ‘ngiù alzando i piedi all’aria. Praecipitare,
in preceps ruere.
Dà di bog; botezà. Rintoccare, sonare a tocchi, dar tocchi. Che per ogni uo-
mo, che venisse a cavallo dasse un tocco. Sonare intercise.
Dà atrà, stà atent; dà sentor. Aprire la mente a checche sia, stare attento.
Apri la mente a quel, ch’io ti paleso. Mentem adhibere. Attendere.
Dà sù di mà, petà sù i mà. Appiccarsi, appiggliarsi. Venutagli alle mani una
tavola, a quella s’appiccò. Manibus prensare.
Dà speranza, dà u’ picanel de speranza. Dare appicco, dare speranza, attac-
co di sperare.
Dà ‘l prim lúch, fà ‘ndà denag. Anteporre, antiporre, porre avanti, dare il pri-
mo grado. Anteferre. Praeferre.
Dà onda; dondà; basgà. Balenare, quell’ondeggiare, che fa chi non puó soste-
nersi in piedi o per ebrezza, o per colpo ricevuto, o per altra cagione; Barcollare,
tentennare, traballare. Tanto che tutto pel colpo traballa. Erano già stati quaran-
tadue ore senza mangiare, e senza bere, avendovi di quelli, che gia cominciava-
no a balenare. Andare a onde. Andava a onde, come se fosse in fortuna.
124 Dà autorità. Autorizzare, dare autorità. Lat. Authoritatem dare; vel afferre alicui.
1592
Dà la cura de vergot a u’. Dare, o comettere la cura ad uno di qualche cosa.
Curam alicuius rei cuipiam demandare.
Dà d’intend; infinochià, cazagle sù grose. Avvolgere, aggirare uno, dargli ad
intendere alcuna cosa; infinocchiarlo.
Dà lúch. Dar luogo. Lat. Cedere.
Dà la muda, ol cambi, met u’ dopo l’oter. Avvicendare, alternare, mutare a
vicenda. La cosa, che non s’avvicenda non può durare. E afforzare il campo,
e avvicendare i cittadini, e i forestieri. Lat. Alternare.
Dà di cortelade. Accoltellare, ferir di coltello. Percutere cultro.
Dà forza; fà gaiard. Avvalorare, dar valore. La bella donna, che al ciel t’av-
valora. Virtutem addere.
Dà utorità, utenticà. Autorizzare, dare autorità, autenticare. Auctoritatem da-
re, vel tribuere; vel facere.
Dà udienza; scoltà. Dare udienza, ascoltare, udire, si dice di persone pubbliche.
Dà ‘ndré; pezorà. Attristire, intristire, dare addietro, peggiorare. Le pecore
n’attristerebbono. Fieri deteriorem.
Dà sentor, atrà, stersa. Attendere per istare attento, considerare, por mente,
badare. Attendi quello, ch’io ti voglio dire. Attendete alla miseria del maestro
Adamo. Animadvertere; mentem adhibere.
Dà contra, dà ‘n trevers. Contradì. Dare a traverso, che è sempre dire al con-
trario di quel che altri dice.
Dà, pagà. Dare per pagare, cioè in pagamento. Mia moglie ve l’ha venduto
sette, dove tu non me ne davi altro che cinque.
Dà. Dare, trasferire una cosa in altrui per farnelo possessore; donare. Furono
per prigioni dati al Ré Carlo. Dare; donare, largiri.
Dà l’anim, bastà l’anim, avì ardimet. Dare il cuore, bastar l’animo, avere ar-
dire. Audere.
Dà l cul sul ster. Dar del culo in sul lastrone, o petrone, non tener più conto
d’onor, ne di riputazione, tratto da coloro, che pagavano i debiti col dar del
culo in sor una lastra posta in luogo pubblico a quell’effetto, che era atto igno-
minioso. Cedere bonis; decoquere.
Dà zò l’ultim crol. Dar l’ultimo crollo. Concidere. Corruere.
125 Dà ‘l bon viaz a vergù. Dare il buon viaggio ad uno. Lat. Alicui securitatem
itineris impertire vel auspicari.
Dà ‘l bondì, o la bona nog a u’. Dare il buon giorno, o la buona notte ad uno. Lat.
Diurnam, vel nocturnam alicui securitatem, vel faustitatem ominari; vel impertire.
1593
Dà ‘n creta. Dare a credenza, vender pe’ tempi. Credita pecunia vendere, vel
credere.
Dà fede. Dar credenza. Per dargli di ciò più intera credenza. Fidem adhibere,
vel praestare.
Dà di pugn in ciel trucà co’ la fortuna. Dar di cozzo nelle fata, dar di cozzo
nel cielo, cioè contrastare. Che giova nelle fata dar di cozzo. Convien, che dia
di cozzo nel cielo.
Dà uno scorida, o una scorsa, o scoriando in quac lúch. Dare una corsa infi-
no in un luogo, vale andarvi correndo.
Dà; portà. Concedere, dare, apportare, recare. Piena di que’ fiori, che conce-
deva il tempo. Afferre.
Dà la forma. Dar forma, formare. Che altra forma gli si potesse dare. Dare
formam; formare.
Dà tep. Dare spazio, conceder tempo; spazio le avesse dato. Dare tempus, spa-
tium dare.
Dà segn; dan l’insegna. Dar segno, dimostrare. Con onesto rossore ne’ loro
visi apparito ne dieder segno. Indicare. Patefacere.
Dà esempi. Dare esemplo, esser il primo ad operare per dar occasione d’esser
imitato. Acciocche io prima esemplo dea a tutte voi. Docere aliquem exemplo.
Exemplum praebere.
Dà, o fà fastudi. Dar noia, briga, noiare, infastidire. Pur mi darà noia etc. Ne
mai più gli diedero briga. Molestiam inferre. Molestia afficere. Fastidiare,
recar fastidio. Lat. Taedio afficere, molestiam afferre.
Dà, o prestà fede; credì. Dar fede, dar credenza, prestar fede, credere altrui. Per quel-
lo dieder fede alle sue parole. Per darle di ciò più intera credenza. Fidem habere.
Dà lege, fà lege. Dar legge, impor legge. Diede per legge incommutabile a
tutte le cose aver fine. Legem dicere. Praescribere.
1594
126 Dà esempi a vergù. Dare esempio. Lat. Exemplo esse alicui; vel exemplum
praebere, vel prodere.
Dà prova; provà. Dar prova, addurre prove, provare. E che io dica il vero,
questa prova ve ne posso dare. Probare; probationem implere.
Dà cumpimet, o fì. Cumpì, finì, furnì. Dar compimento, fine, compire, fini-
re. Andasse in alcuna parte per dare all’opera compimento. Piacque di dar fine
alla prima giornata. Absolvere. Perficere.
Dà, o fà sentenzia, sentenzià. Dar sentenza; sentenziare. Data dal fiero padre
questa crudel sentenza. Sententiam ferre.
Dà; mostrà, dà segn; o indizi. Dare, dimostrare, palesare. Il colore del tuo
abito dà, che tu sii fornaciaio, o carbonaio. Ostendere; indicare.
Dà, bastonà. Dare invece di percuotere. Tanto gli diè per tutta la persona pu-
gna, e calci. Chi t’ha dato? Si pone assolutamente in tal significato. Verberare.
Percutere.
Dà dol bech, o dol lader a vergù. Dar di becco, di ladro a uno, e simili, è dire
a uno becco, ladro. Aliquem furem etc. Appellare.
1595
Dà sù di deg; mangià con ingordisia. Dar di becco in significato di mangia-
re con avidità. Ligurire. Vorare.
127 Dà d’intend, fà vedì, fà credì. Dar a vedere, e dar ad intendere, persuadere, far
credere. E a me credi aver dato a vedere, che tu altrove andato sii a cena. Lat.
Persuadere.
Dà da becà ai osei, daga l’ambecada. Dar beccare, dar da mangiare agli uc-
celli. Imbeccare. Ed io le darò beccare. Cibum praebere.
Dà per amor di Dio, fà carità. Dar per Dio, far limosine. Del cui avere, come
egli fu morto diede la maggior parte per Dio. Stipem mendicis conferre.
Dà de mà; chiapà. Dar di mano, dar della mano, dar di piglio, pigliar con pre-
stezza. Diede di mano al coltello, e si l’uccise. Arripere.
Dà l’anim, bastà l’anim. Dare il cuore, bastar l’animo. Mi dee il cuore di tro-
vare assai dolce, e piacevole rimedio. Animus valet.
Dà da lavà i mà, butà, o fà zò l’aqua sui mà. Dare l’acqua alle mani, versa-
re l’acqua sopra le mani altrui, perché se le lavi. Dare aquam manibus.
Dà ‘l malan a vergù. Dare il malanno per modo d’imprecazione. Dio ti dea il
malanno. Deus te perdat.
Dà braga, dà spirit. Dar baldanza, porger animo, ardire. Pur mi darà tanta
baldanza amore. Animos reddere.
Dà ocasiò. Dar cagione, porgere occasione. Le diè cagione di mandare ad ef-
fetto la seconda cosa. Dare, vel offerre occasionem.
Dà lúch. Cessare. Lat. Cessare.
Dà lúch, fà luch. Dar luogo, far luogo, che è dare il passo. Cedere. Dare locum.
Dà asi. Dar luogo, porgere occasione. Pensò essergli dato luogo, e tempo alla
sua intenzione. Occasionem praebere.
Dà a tug ol sò, che ga và. Rendere a ciascuno il suo debito. Giustizia è una
virtù, che tien bilancia pari e diritta, e rende a ciascun suo debito. Ius suum
unicuique tribuere.
Dà la soia, dà la baia. Dar la soia, dar la baia, dar la berta, dare il giambo, dar
la quadra, che è motteggiare, uccellare, beffare copertamente. Irridere; illudere.
Dà la soia. Dar la soia, piaggiare. Blandiri.
1596
Dà una vos, visà, fà savì. Dar lingua, avvisare, significare. Certiorem facere.
128 Dà zò; andà col cul per tera. Dà ‘l cul sul ster. Dar del culo in terra; dar del
culo in sul lastrone, che è ceder i beni a lor creditori. Dar giù, dar del ceffo in
terra, fallire, perdere il credito. Decoquere.
Dà in da ret. Dar nella ragna, rimaner colto, preso, ingannato. E da talor tale
uccello nella ragna, che è fuggito di gabbia. In casses incidere.
Dà det, imbates det in vergù. Dare in uno, abbattersi in lui. Aliquem nancisci.
Dà camp; dà asi. Dar campo è dare di vantaggio a uno certo spazio di via nel
camminare.
Dà in dol mal dol tesich, o del idropich. Dare nel tisico, intisichire. Dare nel-
l’idropico; e così si dice d’ogn altra infermità. In phthisin, vel hydropin incidere.
Dà ‘n segn, tocà ‘l punt, ol segn; trovaga la vena. Dar nel buono, dar nel vi-
no, che è trovare il modo, e la ragion delle cose, che anche si dice trovar la
stiva, trovar la gretola. Rimam reperire.
Dà dol nas in tut. Dar di naso, dar di ceffo; il voler vedere, e fiutar ogni cosa.
Omnibus se immiscere.
Dà drè a vergù, daga la caza; inseguì. Dar la caccia, far fuggire correndo die-
tro a chi fugge. Aliquem in fugam coniicere.
Dà al pis; es pesoch. Essere gravante, grave, pesante. Esse gravem; vel gravantem.
Dà di mà sún vergot, chiapal; rancal. Grappare, aggrappare; Grappan le
lance, e i torti scudi imbracciano. Dar di grappo. Presegli il cavallo per lo fre-
no, e dandogli di grappo gittollo a terra della sella. Arripere.
Dà gust. Giovare per dilettare. Quel tanto a me non più del viver giova.
Iuvare. Delectare.
Dà ‘ndrè; dà una gira vulta in dre com’ fa la legor. Dare un ganghero pro-
prio della lepre, che soprafatta dal cane si schiaccia in terra, e volgesi indietro.
Dà ‘l gambisul. Dare il gambetto, è dar con la tua nella gamba di chi cammi-
na per farlo cadere. A suon di corna musa ebbi ‘l gambetto. Lat. Supplantare.
Dà ol gradò. Dar la gambata. Uxore excidere.
Dà grech, o gricha. Dar gambone, vale dare ardire, rigoglio, baldanza. Instigare.
Dà fùch al pez. Dar fuoco alla girandola, o alla bombarda è cominciare riso-
lutamente una cosa, intorno alla quale si sia stato qualche tempo in dubbio.
129 Dà det, o vegn det di frize. Frizzare. Urere; mordicare, pungere.
Dà sot a vergù, o in di mà de vergù. Venire in forza d’alcuno. Incidere in
manus alicuius.
1597
Dà fond a la roba, decipala. Dar fondo alla roba; vale diciparla, consumarla.
Prodigere. Dissipare.
Dà a vergù carta bianca. Dare a uno il foglio bianco, che vale rimettersi libe-
ramente in lui.
Dà l’impermè. Render pan per focaccia; render frasche per foglie. Par pari
referre. Par pari hostimentum dare.
Dà figura, perfezionà. Figurare per dar figura alle cose, e condurle a perfe-
zione. Nelle cose generate aiuta a figurare le forme. Perficere.
Dà fò, sborgnà fò l’infiat. Dar in fuori, si dice di nascenze, e altri malori, che
mostrano enfiamento.
Dà sot dol dit. Far peduccio, aiutar un con le parole, facendo buono il tuo
detto. Omnia assentari.
Dà ‘l medem nom a più laor. Equivocare, è il dare a più cose uno stesso no-
me. Laborare in aequivocis.
Dà bò esempi; edificà. Edificare. Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa
m’edifica.
Dà sboro. Dare scialo, o scialamento. Vien da polmone, che sfiata forte, per
dare scialamento al cuore. Exhalare.
Dà u’ scapol; fal segur, dal segur. Porre in sicuro, val porre in istato sicuro. Tu
non hai male di rischio etc. I medici ti pongono in sicuro di questa infermità.
1598
Dà zò la sgionfadura, o la ‘nfiadura, no’ es più sgiofi; infiat. Sgonfiarsi.
Lat. Deturgere; detumere.
Da spedì vergù. Sfidare alcuno. Procacciati pur d’un altro medico, che io per
la mia parte ti sfido. Desperare salutem.
Dà fò da bif a tavola. Servir di coppa. Dar bere a tavola. Di mia mano di cop-
pa vi servirò. Lat. Potum dare, vel praebere.
Dà l’impermè, rendì, refà. Servire per rimeritare, ristorare; deh perché non mi
vogli tu migliorar qui tre soldi? Non credi tu, ch’io tegli possa ancor servire?
Dà ‘n segn, tocà ‘l punt, indivinala, chiapà in dol tavolaz. Dare nel segno,
apporsi, pigliare il nerbo della cosa. Rem acu tangere; scopum attingere.
1599
Dà ai fiame. Divampare. Incontenente fu divampato, ed arso. Comburere.
Dà una mantida a u’. Smentire uno. Se l’ha smentito, impiccal per la gola.
Obiicere, alicui quod mentiatur.
1600
Dà refresch, refrescà, ristorà. Agiare per adagiare, ristorare, rifare, ricreare. Allora
s’agiano di mangiare, e di bere si riposano quella notte. Lat. Recreare. Refocillare.
Dà ‘l fil. Affilare, sottigliare il taglio a ferri taglienti, dar il filo. Spada di filo,
coltello affilato. Acuere.
1601
Dà zò. Cadere, per mancare, venir meno, finire. Caduta è la tua gloria, e tu nol
vedi. Lat. Deficiere; evanescere.
Dà giust; indivinà. Dar nel brocco; indovinare il segreto d’un fatto, o oppor-
si ragionando.
Dà bona, o cativa vos a vergù. Dar buona, o mala voce a uno, vale lodarlo,
o infamarlo. Dandole biasimo a torto, o mala voce.
Dà sù la vos a vergù, bravaga, fal tasì zò. Dare in sù la voce, sgridar chi par-
la, perch’e’ taccia. Alicuius vocem comprimere.
Dà una vos a vergù, chiamal. Dare una voce a uno, chiamarlo. Vocare aliquem.
Dà d’intend. Dare a bere, dare ad intendere, e a far creder quel che non è. Lat.
Animum inducere alicui v. g. ne illis animum inducas, illum esse deterrimum.
Dà ‘l cò per i mur. Battere il capo nel muro, cioè darsi alla disperazione. Impa-
tientiae manus dare.
Dà luch, ced ol lúch. Cedere per dar luogo, ritirarsi. Come la mosca cede alla
zenzara.
1602
Dà cumpimet. Dar ricapito, cioè compimento, e fine a cosa alcuna. Gli pare-
va mill’anni di dar ricapito alla sua facenda. Absolvere aliquam rem.
Dà de posta. Dare di colta, di posta si dice della palla. Che al primo la rim-
becchin, ma di colta.
Dà vergot in balia de vergù. Balire una cosa a uno. Alicuius potestati com-
mittere rem.
Dà di saete atoren. Folgorare, fulminare; è quando cade dal cielo la saetta fol-
gore. Lat. Fulminare.
Dà fò, come u’ lach; fas lach. Dilagare, dilatarsi a guisa di lago, distendersi.
Che in verso ‘l ciel più alto si dilaga. Latius dilatari.
135 Dà una fracada, o una fraca, o fà una fracasada. Sconfiggere, rompere. Lat.
Profligare. Dissipare.
Dà in dol laz, in da lazera, in dol capi. Incalappiare, che è dar nel calappio,
che vale laccio, insidia. In casses incidere.
1603
Dà zò de fortuna, decadì da quel, che s’era. Scadere, declinare, cioè venire
in peggiore stato. Tanto è cresciuta la sua grandezza, che non puote più dura-
re, e già comincia ad iscadere. Decrescere. Imminui.
Dà una sbarbozada. Dare una sbarbazzata, dare una riprensione, una sbrigliata.
Dà di botonade, trà di calmò, trà di rache. Sbottonare, sbottoneggiare per
dire alcun motto contro a chicchesia. Dove contra questi asini sbottoneggiar
non so che. Lat. Convicia ingerere; contumelias inferre.
Dà di sbolsonade; punz; trà di rache. Pugnere, e ferire con parole ingiurio-
se, offendere altrui mordendo con detti. Laedere; offendere.
Dà di sbolsonade. Sbolzonare; dare delle bolzonate. Lat. Arietare.
Dà zò i ale. Sbaldanzire, perder la baldanza, sbigottirsi. Lat. Examinari.
Dà l’amit, daga la goma, l’aqueta, fà fò i biancarie. Dar la salda a drappi
per farli stare incartati, e distesi.
Dà la rotta. Mettere in rotta, sconfiggere. Miseli in rotta. Evincere, vel cladem
inferre.
Dà di piade. Dar di morso, mordere. Lat. Mordere.
Dà di bone da fà pas. Dar del buon per la pace, favellare umilmente, e di ma-
niera, che si possa comprendere, ch’è si voglia venire agli accordi.
Dà l’origin, es l’origin. Originare, dare origine, e principio. Originem praebere.
Dà sù d’oregia a vergot. Dare orecchia a una cosa, vale attendere a quel t’è detto.
Il valoroso uomo diede orecchia alle parole del pellegrino. Aures praebere.
136 Dà da fà vergot; met a laor vergù. Mettere in opera, o in facenda uno, dar-
gli da fare. Mise la vecchia in facenda per tutto ol giorno.
Dà l’odor; profumà. Olorare, infondere odore, fare odorifero, profumare. E
del fummo, che n’uscia, oloravano le camere.
Dà, o fà drè un osada a vergù per sbefal. Fare un grande ocò ad alcuno, ma
per derisione.
Dà zò dol ug, schizà zò dol ug. Far d’occhio, o chiuder l’occhiolino e accen-
nare a uno con l’occhio più nascosamente, che si può. Lat. Nictare.
Dà di bastonade a ú fina, che sol vedi a mues. Dar tante bastonate a uno,
quante si veggia muovere.
Dà u’ toch, o tocà u’ tast de vergot, in dol descors. Fare o toccare un motto
d’alcuna cosa, vale favellarne brevemente, e tal volta far menzione.
Dà di piade, di boconade. Dar di morso. Dava di morso in questo pane, in
questo cacio. Lat. Mordere.
1604
Dà vexasiò. Molestare; dar molestia, fastidio. Divexare; vel molestare.
Dà, o ‘nsegnà ‘l mud. Dare il modo, insegnare, aprir la strada. Viam monstrare.
Dà sot ai sgrife, o in di sgrife. Darsi nelle mani, trovarsi a caso. Mi diede nel-
le mani, non so come. In aliquem incidere.
Dà mà, dà aiut. Porger la mano, cioè aiuto. Deh porgi mano all’affannato inge-
gno. Lat. Praebere auxilium.
Dà ‘l lustr, lustrà. Lustrare, pulire una cosa, e farle rilucente. Lat. Perpolire.
Dà di longhe, siropà; andà drè a siropà; u’ dì, e po’ l’oter. Dar la lunga, non
venire a conclusione, e intertenere uno senza spedirlo. Diem ex die ducere;
protrahere negocium, vel rem.
Dà di parole de colegio. Dire parole ambigue per non si lasciare appostare.
Per circuitionem loqui.
Dà, o tuù a fà vergot sovra de lor a sò spese, a bot, a rup, a fà u’ rup. Dare,
o torre in somma, è dare, o torre a fare un opera a tutte sue spese per certo
prezzo. Dare insomma, allogare in somma. Opus faciendum locare; opus
faciendum conducere.
137 Dà cúnt. Render ragione, dar conto. A cui mi convenga render ragion delle
notti etc. Rationem reddere.
Dà gust. Render diletto. Questo, che diletto vi rende, cioè v’apporta, v’arreca.
Dà in contracambi. Rendere. E danari otto ne rendea la zecca, cioè dava per
contracambio.
Dà refrigeri. Refrigerare per dilettare, confortare.
Dà di mà s’un vergot, e tegnil per forza. Far rappresaglia, il ritenere, o l’ar-
restare quel d’altrui per forza, quando capita in tua podestà.
Dà ‘l menador, strenz ol menador. Arrandellare, stringere con randello.
1605
Dà in da ret. Dar nella ragna, cioè incorrere nell’aguato. Fuggito di gabbia è
dato nella ragna, cioè ha saputo scampare de pericoli grandi, e nascosi, e poi
non si ha saputo guardar da piccoli, e quasi visibili.
Dà fó con impet. Prorompere; uscir fuor con impeto. Baleno non è altro, che
un subito infiammamento d’aere, che prorompe, ed esce fuori per vicendevo-
le sroppicciamento. Prorumpere.
Dà a ‘mprest, imprestà. Prestare, dare altrui una cosa con animo, e patto,
ch’è la rende. Lat. Mutare; commodare.
Dà, o desegnà ‘l tep. Porre per assegnare, dare il tempo. Lieto aspetto il tempo
postogli.
1606
d’ascoltare. Avendo ad esse etc. gli orecchi porti. Aures praebere. Advertere.
Attendere, cioè star attento.
Dà fondamet. Far piede; far buon fondamento, e sostegno. Alla cui opinione
mi par, che faccia gran piede il comune uso della naura.
Dà una giraulta. Dare una giravolta, andare alquanto atorno. Lat. Non nihil
errare, se aliquantulum circumferre.
Dà lúch, balcà, desmet. Ristare per cessare, restare. Il buon uomo non era
ancor ristato di picchiare, che la moglie rispose.
1607
come i pedoni gli poteano seguitare. Risospingere indietro per forza, dar la caccia,
far fuggire. Rincacciati, e fediti con onta, e vergogna. Fugare, in fugam convertere.
Dà ricover, ricet. Ricettare, racettare, dar ricetto, ricovero, ricevere. Che non fos-
sero ricettati nella città. Cominciarono a ricettar banditi. Lat. Receptare. Hospitari.
Dà sot dol dit. Ribadire per confermare una cosa, che altri dica o vera, o falsa,
ch’ella si sia. Retundere. Repercutere.
1608
Dà zò da quel, che s’era. Cascar da pollaio, cioè venir di buono in malvagio stato.
140 Dà da lavorà a u’ artesà. Dare a fare ad alcuno qualche lavoro. Lat. Opus
iniungere alicui, vel aliquid faciendum locare alicui.
Dà di longhe, o menà per i longhe, o per viúle. Menar per lunga. E con false
promesse menando per lunga di giornata in giornata. Diem ex die ducere, vel
prolatare.
Dà bone parole, e tristi fatti. Dar buone parole, e cattivi fatti. Benedictis rem
non bonam addere.
Dà fì, finì, o furnì. Partire per finire. Ma poi partito il loro ragionare, comin-
ciò a pensar, che modo dovesse tenere. Finem imponere.
Dà zò dol cò; fà totò; minazà. Minacciare, metter terrore in altrui con atto, o mo-
vimento severo di mano, o di testa. Minari alicui motu manus, vel capitis.
1609
Dà sborò. Dare sfiatatoio. Contramina diciamo a quella strada, che si fa di
dentro per rincontrar la mina, e darle sfiatatoio per renderla vana.
Dà in di mà. Porre in mano, dare in potere. E mia vita e mia morte. Quel, che
solo il può far l’ha posto in mano. Lat. Tradere.
141 Dà da fadigà a vergù. Dar da faticare ad alcuno. Lat. Laborem alicui iniun-
gere, vel imponere.
Dà in di mà. Dar nelle mani, mettere in podestà, e balia. Dandovi gli uccidi-
tori di quel giovane nelle mani. Lat. In manus alicuius tradere.
Dà, o mandà a la lus. Dare, o mandar in luce, pubblicare. Lat. Edere, pubbli-
care, divulgare.
Dà, o fà una lavada de cò a vergù. Lavare il capo a uno, dir male di lui. Lotum
reddere aliquem.
Dà l’anel da spos. Inanellare, dar l’anello sposando. Salsi colui, che inanella-
ta pria disposando m’avea con la sua gemma.
1610
Dà in malinconia, chiapà la malinconia. Immalinconicare; immalinconichire.
Vide tante spine, e boschi, che s’immalinconicò. Inmalinconichire. Cominciò
molto a inmalinconichire. Tristem fieri.
142 Dà dol sior a u’. Dare del Signore ad uno, o del v.s. Lat. Dominum appellare.
Dà dol ti a u’. Dare del Tu a uno. Lat. Singulo aliquem numero compellare.
Dà del vo’ a u’. Dare del Voi a uno. Lat. Plurativo quempiam numero compellare.
Dà ‘l segn de quel, che s’ha a ‘nteres. Ingaggiare a usura, dare il pegno per
la cosa accattata a usura. Convenne, che ingaggiasse a usura la sua corona. Pro
re mutuo accepta pignus deponere.
Dà fastudi; fa vegn fastudi. Infastidire, recar noia, fastidio. Lat. Molestia afficere.
Dà det, intopas det, trulcà det. Incontrare per intopparsi, dar di cozzo. Lat.
Offendere ad aliquid.
Dà zò dol cò; dì de sì. Inclinare per confermare l’altrui detto, e senza parlare dir
di sí. L’immagine del crocifisso visibilmente inchinò al detto Giovanni, cioè
abbassando il capo confermò. Lat. Annuere.
1611
Dà det; borlà det. Incappare, incorrere, e intendesi principalmente d’insidie peri-
coli, e simili. Credendosi la morte fuggire in quella incapparono. Lat. Incidere.
Dà i penne, i ale. Impennare, far pennuto. Amor, che a suoi le piante, e i cuori
impenna. Alas reddere.
143 Dà da dì. Dare da dire, o occasione, o materia di ragionare di se, o d’altrui. Lat.
Alicui de se, vel de altero sermonem dare.
Dà, o borlà sul bachetò. Impaniarsi, prendersi d’amore. Un’altra volta è gia
tutto impaniato, cioè preso d’amore. Amore corripi.
Dà ‘mpaz, intrigà, tegn via dol lúch. Impacciare, ingombrare, occupar luogo.
Non lasciar crescer in alto i pedali; perché etc. impaccerebbon la corte. Lat.
Occupare; complere.
Dà det in quac pitanza, che pias a rota de col, a spada trachia. Far orribil
guasto d’una vivanda, che piace. O allora io ne fo orribil guasto.
Dà ‘l guast; met a sach, e soga. Dare il guasto; mettere a guasto, cioè a sacco,
e rovina. Lat. Depopulari.
Dà in di ongie, capità sot ai ongie. Dar nel guanto, capitare alle mani d’al-
trui; e nell’altrui forze. Perché ogni cavaliere, o damigella, che faccia indi la
via, gli da nel guanto. In alicuius manus incidere.
Dà de gros a u’. Star grosso, andar grosso a uno, vale essere alquanto adirato
seco. Stette sempre grosso con lui presso alla morte. E vammi grosso, e tutto
m’ha stroppiato. Alicui subiratum esse.
1612
Dà dolor. Addogliare, addolorare, apportar doglia; dar dolore. Dolorem afferre.
Dà da mangià; dà banchet; fà tavola. Tener corte, far tavola; tenne una gran
corte, e festa, dove furono tutti i gentil’uomini del paese. Convivium agere.
Dà, o tocà ú tast, da ú toch, trà ú mot. Toccare un tasto. Entrare in qual-
che proposito con brevità, e destrezza. Per rispondere al primo tasto, che voi
mi toccaste.
Dà tara, tarezà, tasà. Tassare per tacciare, che è dare ad altrui mal nome. Lat.
Taxare.
Dà drè la baia a vergù, siflaga drè, osaga drè; daga drè l’osada. Sufolare,
far fischiata. Sufolando, e picchiando le panche quando facevano lor diceria.
Aliqeum sibilare. Exsibilare.
Dà oter, che zizole. Dare altro, che succiole. Per dare al Sarasin altro, che succiole.
Dà al tut, trà al tut, chiapà tut. Gettarsi alla strada, vale darsi a pigliare quel
che l’uom puó senza distinzione. Per poter quello di casa risparmiare si dispo-
se di gettarsi alla strada, e voler logorar dell’altrui.
Dà fò, travacà. Straboccare. Perché ‘l caso parea, o per fortuna, o per privati
odii contra loro straboccare. Exundare. Effervescere.
1613
Dà in di stele. Dar né lumi, dar nelle stoviglie, che è grandemente adirarsi.
Lat. Vehementer irasci.
Dà sú la vos a vergú, fal tasì sel parla mal; túl fò de quel descors. Storpiare.
Dare in sú la voce. Quando vedesse, che alcuno cominciasse a dir male d’al-
trui saviamente lo storpiava, e rimoveva da quel discorso. Lat. Interpellare.
Das al spirit. Darsi allo spirito. Essendo attempata, e datasi allo spirito.
Das penser, das travai. Das da fà, das di mà d’atoren, sfadigas. Travagliarsi
per affaticarsi, darsi da fare. Si travagliano i Fiorentini di conquistarla. Laborare.
Conari. Studere.
Das al trafech, al negozi. Trarsi alla mercanzia. E perché egli alla nobiltà del
Padre, e non alla mercanzia si traesse etc.
145 Das a gambe, dà ‘ndrè. Darla a gambe, dare addietro, fuggire velocemente.
Forzati per tema d’esser sopraggiunti a darla alle gambe. Solum vertere.
Coniicere se in pedes.
Das bò tep. Darsi buon tempo, stare allegramente. Trovò pastori, che mangia-
vano, e davansi buon tempo. Genio indulgere.
Das in di má de vergù; das con vergù; o dasga da fà. Darsi a uno, cioè dar-
glisi in preda. Le Dee delle scienze stavano nel mal luogo, e davansi a chi le
volea. Alicui se dedere.
Das al bò tep. Darsi a diletti, immergersi ne diletti. Datesi a diletti carnali etc.
Voluptatibus indulgere.
1614
Das a la fuga. Mettersi alla fuga, darsi a fuggire. In fugam se dare.
Das dol mus; incontras a mus a mus. Ammusare, riscontrarsi muso con
muso; darsi di muso. S’ammusa l’una con l’altra formica.
Das, aplicas. Addare, applicarsi. Gli uomini non pensano questo fatto, e non
si addanno. Animum adiicere.
Das núva de cà, disen drè de tute i sorg. Rodersi il basto l’un l’altro, vale
dirsi il peggio, che si può, e perseguitarsi con le mormorazioni. Alterum alte-
ri obtrectare.
Das pas, met ol cúr in pas; quietas. Darsi pace, quietarsi. La giovane datasi
pace di ciò gli pregò etc. Quiescere.
Das da fà, met mà a fà vergot; voltas indrè i maneghe a fà vergot. Por ma-
no, darsi da fare, impiegare la sua opera. Ad ogni cosa, come una povera fan-
ticella della casa fosse, por le mani. Suam operam interponere.
146 Das, rendes, o rendis. Rendersi, arrendersi. Più castella, e valle della riviera
gli si renderono.
Das d’intend, avì in dol cò, prometes. Promettersi; aver ferma opinione, e
darsi ad intendere di poter fare, o ottener checche sia. Lat. Sperare.
Das a la fuga, metes a fuz; chiapà la fuga. Prendersi a fuggire. Presono a
fuggire, cioè cominciarono, si diedono a fuggire. Fugam arripere.
Das l’aqua ù l’oter contra vergù. das grech, tegnì sot ol dit. Rimettersela,
menarsi buono le ragioni l’un dell’altro in danno, e in beffe di chicche sia.
Rimbeccare.
Das per pers. Tenersi per perduto, cioè morto. I marinari, che più volte per
perduti si tennero, cioè morti.
Das ol belet sul mostaz. Porsi il liscio in viso. Fucari; fuco se oblinere.
Daghen, e tocaghen tate; cioè di bastonade. Darne, e toccarne tante, vi s’in-
tende busse, in virtù. Tante mi die che tutto mi ruppe. Io ci tornero, e darotte-
ne tante, che ti farò tristo per tutto ‘l tempo, che tu viverai.
Daquà ‘l vì, tempral col aqua. Temperare il vino, temprarlo. Vinum diluere.
Daga ol pasalà, o daga pasada. Passarla a guazzo si dice di cosa, che si fac-
cia inconsideratamente. E si corrono molte cose da non passarle cosi a guaz-
zo. Tractare obiter.
Daquà, meschià coll’aqua. Innacquare, adacquare. Irrigare. Aqua miscere.
1615
Daquà. Inrigare, bagnare, annaffiare. Tu adunque inriga di divina acqua etc.
Irrigare, vel adaquare.
Daga zò i braz, restà palpat; perdes d’anim. Invilire, divenir vile, mancar
d’animo. Animo cadere. Labescere.
Dala larga. Largheggiare, dare abilità, proceder largamente. Facultatem concedere.
Danà, condanà. Reprovare, non approvare, dannare come malvagio. Lat. Repro-
bare. Condannare. Lat. Damnare; condemnare.
Dasen, o disen fina che sen sà dà, o dì. Darsene infino à denti, che è quando
due tencionano aspramente, e ruvidamente insieme senza rispetto.
Daga fì, sbrigas spazadamet. Spacciarsi presto. Expedire se.
Danà, biasmà. Dannare per biasimare, incaricare. Criminari; vituperare.
Danezà, danificà. Dannificare, danneggiare, far danno, nuocere. Da poter strigne-
re, e danneggiare i nimici. Damnum inferre, obesse, laedere; iacturam afferre.
147 Decimà. Decimare, punir d’ogni si diece uno. Lat. Decimare, vel decumare,
vel decimum quemque sorte ductum punire.
Deslogà, storzì. Slogare, dislogare. E dislogasti in quello il destro piede. E loco
movere. Luxare.
Decretà. Decretare, ordinare per decreto. Lat. Decernere, vel constituere.
Destilas ol cervel. Stillarsi il cervello per fantasticare, ghiribizzare. Stare in su
i libri a stillarsi il cervello.
Descazà, cazà via. Sterminare per iscacciare. Potremo sterminare i diletti.
Expellere. Exterminare.
Desfas, corompes. Stemperarsi per disfarsi, corrompersi. Se ‘l corpo fosse
d’uno elemento senza più, elli non potrebbe stemperarsi mai, perocchè non
avrebbe contrario. Dissolvi.
Destemprà. Stemperare, far divenir quasi liquido checche sia disfacendolo
con liquore. La calcina etc. guarda non la stemperare con la rena di mare, che
la farebbe troppo seccare. Dissolvere, vel liquefacere.
Descomodà. Disagiare, scomodare. Lat. Incommodum afferre alicui vel
incommdo afficere, vel imcommoddare cum dativo person.
Descagià, o descagias, o deleguas, o deleguà. Squagliare, o squagliarsi.
Destacà ol catar dal stomech, e spudal sù. Riavere il catarro dal petto; trar-
lo fuori. Lat. Excreare.
Despromet. Spromettere; dire di non voler mantenere la promessa. Se io glie-
le promisi, ed io gliele sprometto. Promissa liberare.
1616
Desimpregnas. Spregnare, sgravidare, sgravar della pregnezza. Foetum emittere.
Desfà fò, o zò; destend fò, slargà fò, contrari de piegà sù, o de fà sù. Spie-
gare, allargare, e aprir le cose ristrette in pieghe, contrario di ripiegarle. Lat.
Explicare.
Destacà zò. Spiccare, contrario d’appiccare, levar la cosa dal luogo, dov’ella
è appiccata, staccare. E spiccato il porco via nel portarono. Lat. Refigere.
Desimpastà; tuù via la pasta tacada a vergot. Spastare, levar via la pasta
appiccata a checche sia.
Desfas in dú trag, o andà in fúm, svanì, sparì via. Sparire, svanire, dissolver-
si. E un vapor di fummo, che poco dura, e tosto sparisce. Evanescere, dissolvi.
Dessofità. Spalcare.
1617
Desimpazas, sbrigas, levas l’impaz, vegnin fò, liberasen. Spacciarsi per
liberarsi, sbrigarsi. Con poche parole spacciandosi, ogni ingiuria ricevuta rimi-
se. Se expedire.
Desligà, desfà zò ‘l grop. Solvere, sciorre. Ma io ti solverò forte legame. Lat.
Solvere.
Destus, o cavas da una compagnia. Rimaner solo d’una compagnia, cioè privo.
Deslachià. Levà la teta. Divezzare, levar i bambini dal latte, spoppare, tor la
poppa a bambini. Ablactare. A lacte removere.
Desgiustà. Turbare; scompigliare. Turbare. Lat.
Desturbà, desgustà. Turbare, alterare, commovere l’animo altrui. Lat.
Perturbare; commovere.
Descernì ol grà da la paia. Trebbiare per sceverare la paglia dal grano.
Desvià, tuù zò de strada. Traviare, cavar via, allontanare. Da Gales lo travia-
rono. Lat. Removere; vel a recto tramite deducere.
Descor, parlà, tratà resonà. Trattare per discorrere, e ragionare. Fra se co-
minciaro a trattare del modo. Agere; vel tractare.
Descernì, fà la cernida. Trascegliere, trascerre, scegliere. Lat. Seligere. Secernere.
Descernì col ug. Torre con l’occhio per discernere. Tanto che appena le pote-
va l’occhio torre, cioè discernere. Lat. Discernere vel dignoscere.
149 Desinganà, levà d’ingan vergù. Torre d’inganno, sgannarlo. Trarla dello
‘nganno, nel quale ell’era.
Dessenturì, descervelà, tuù zò, o fò de sentor, o de sentimet, fa smatì. Trar
di senno, cavar di senno, fare impazzare. Ad insaniam redigere.
Desvestis, cavas fò i pagn. Trarsi per cavarsi i panni. Trassesi i panni di gam-
ba. Exuere se.
Destacà ‘l catar. Spiccare il catarro.
Destù, levà via, tuù via. Torre per levare, levar via, privare, vietare, distorre.
Così questa seccagine torrò via. Adimere; auferre, privare.
Desbutà, constristà, contend, scombatì. Tenzonare, disputare, questionare,
combattere, contrastare. Certare, pugnare.
Destiras, slongas. Prostendersi. Distender le cuoia in ischerzo si dice quello
allungar le membra, che talora si fa, quando altri si sveglia, o che è stato con
disagio, che propriamente diciamo prostendersi. Pandiculari.
Desgniazà, tuù, o cavà fò dol gniaz. Cavar dal covo, e dicesi di fiere. E lustro
ducere.
1618
Desponì, comodà, o met in sest. Comporre, assettare, acconciare, disporre,
accomodare. E ora alla testa ravvolti, secondo che più vaghe parer credono,
compongono. Componere, vel disponere.
Descor per scherz. Parlare a giuoco, cioè per baia. Ioco loqui.
Desfilà la tela, traga fò i fii, tesig. Sfrangiare, che è sfilare lo tessuto.
Descrif. Figurare per descrivere. E così figurando il paradiso. Describere.
Destuù, tuù zò de penser. Storre, distorre. Io l’ho stolto, o distolto dalla tal
cosa, cioè fattonelo tor giù, e fattolo mutar pensiero. A sententia dimovere.
Desterminà, o sterminà. Esterminare, guastare, distruggere, mandare in rovi-
na, in precipizio. Exterminare; demoliri, evertere.
Destend. Estendere, stendere. Extendere.
Detestà. Esecrare, detestare, maledire. Esecrando l’adultera giovane con lo
ingannevole uomo. Execrari. Detestari.
Desperà, fà desper. Scoppiare, rompere, e guastar la coppia.
Descontentas. No es sodisfag. Scontentarsi, non contentarsi, non soddisfarsi.
E di cui io molto meno mi poteva scontentare.
1619
Deslegerì, sligerì, o slengerì. Sgravare, alleggerire, alleviare. Sgravò la città
di Roma, cioè liberò. Levare. Lat.
Desfurnì, desguarnì, tuù via i furnimeg. Sfornire, tor via i fornimenti, pri-
vare, spogliare. Lat. Privare, spoliare.
Desedas, resentis. Sentire per risentirsi, destarsi. Tirato lo spago, come usato
era Ariguccio si sentì. Expergisci; expergefieri.
Destuù vergù da fà dol bè, e metel sù, o stigal, o indusil a fà dol mal. Sedur-
re, o soddurre. Distorre altrui con inganno dal bene, e tirarlo al male. Seducere,
vel in fraudem inducere.
Descus, descusì, desfà la cusidura. Sdrucire, propriamente disfare il cucito.
Scucire. Dissuere.
Desculas; deslogas i culate. Scosciarsi.
Desculà, guastà i culate. Scosciare, guastar le coscie, o slogarle.
Descrostà, tuù viá la crosta. Scrostare, levare la crosta. Un pezzo della cor-
teccia scrostò dell’antico pedale. Lat. Decorticare.
Desdegnà, despresià, fas de bef. Sdegnare, non degnare, dispregiare, aver a
schifo, schifare. Gradisce, e sdegna, a se mi chiama, e scaccia. Contemnere;
non curare; graviter ferre.
Desdegnas, no degnas. Sdegnarsi. Non si sdegnò di farsi sua fattura.
Desedà, sgurlì fò dol songh. Sdormentare, destare. Il sangue caldo t’avrebbe
sdormentata. La mattina sdormentato udi voci. Expergefacere. Expergiscere.
Desgrezà, o sgrosà zò i Bergamasch, e fai impratichì a parlà bè. Disgros-
sare i Bergomaschi e farli scorti in ben parlare.
1620
Desgiustà, desconzà. Scomporre, guastar il composto. Tanto più quel, che si
scema, e si scompone.
Desfodrà, sfodrà, cavà fò dol fuder. Sguainare, cavar dalla guaina. Con una
mano sguainato il coltello. Evaginare; vagina educere.
Desinganà, levà d’ingan vergù. Sgannare, cavar altrui d’inganno con vere
ragioni. Il caso non lasciò sgannar gli ingannati. Errorem depellere; falsam
opinionem eripere.
Desinganfì. Sgranchiare.
1621
Desparà, desguarnì. Sguernire, sfornire.
Despresià. Schifare per dispregiare. Quel poco, che m’avvanza fia, ch’i’ nol
schifi. Contemnere; aspernari.
Desunì, dividì, separà. Scindere. Quanto dal vero amor fortuna scindi. Che
da ogni creata vista è scisso. Lat. Scindere, dividere, separare.
Desunì, desordenà. Snodare, disunire. La gente del Duca non si snodava, cioè
si disuniva, ne disordinava.
Desfà zò i grop. Snodare. Lat. Enodare.
153 Desgropì, deslazà. Snodare, contrario d’annodare; sciogliere. E strinse ‘l cuor
d’un laccio si possente, che morte sola fia, che lo disnode. Solvere.
Desnodà. Snodare. Lat. Enodare.
Desfà ol mur, tral zò. Smurare, guastare, o disfar le mura. Fu smurata una pic-
cola postierla. Lat. Diruere.
Desmontà, vegn zò. Smontare, scendere. Fatto del ronzino smontare. Lat.
Descendere.
Desmemorias, perd la memoria, dusmentegas. Smemorare, perdere la memo-
ria. Fece smemorare i gabellieri. Memoria vacillare.
Desordenas, andà fò d’ordenanza. Smagliarsi, disordinarsi, uscir dell’ordi-
ne. E la schiera grossa rinculò buona pezza del campo, ma perciò non si sma-
gliarono, ne ruppono.
Deslogà, storzì. Slogare, storcere. Lat. Luxare.
Desedas fò. Slegarsi dal sonno. Farsi com’uom che dal sonno si slega, cioè desta.
Desligà. Slegare, sciorre. Il sottomesso arbitrio è impossibile da tal nodo slega-
re. Lat. Solvere. Disciogliere. Diliberolo, e fecelo disciogliere. Lat. Liberare.
Deslazà. Desfà zò ‘l laz. Slacciare, sciogliere. Lat. Dissolvere. Sdilacciare,
sfibbiare, sciorre i lacci contrario di allacciare. Forse che s’ha a dislacciar cal-
zoni. Lat. Solvere.
Desquarchià, descoverzì. Scoprire, scovrire. Tutta etc., la quale fissamente
dormiva, scoperse. Lat. Detegere.
Descoverchià, tuù zò, o via ol coverg. Scoperchiare, levar il coperchio, sco-
prire. Lat. Detegere; vel operculum adimere.
Deslogas u’ pè, o strambalas u’ pè, voltasel sot, storzisel. Sconvolgersi un
piede. Lat. Invertere pedem.
Desferenzià. Divisare, differenziare, variare. La sua arma etc. si divisava da
quella del Re di Francia. Lat. Variare.
1622
Descrif. Divisare, descrivere, ordinatamente mostrare. Non vi potrei mai divi-
sare chenti, e quali siano i dolci suoni. Describere.
Desfà zò ‘l ligam di stropei. Divimare, sciorre. Tal vime, che giammai non si
divima. Lat. Dissolvere, disiungere.
154 Destinguì. Dividere, distinguere. Lat. Distinguere.
Desavià. Disviare, desviare. E non si disviino dal dritto tramite della ragione.
Dimovere. Disiungere.
Desvoltà zò; fà zò, v.g. ol gúmsel. Disvolgere, svolgere. E così andasse di-
svolgendo, e disfacendo il gomitolo. Evolvere.
1623
quale sia difficultà nello intenderla. Qualche valent’uomo, che meglio gliele
diciferasse. Lat. Edisserere; enucleare.
Descervelà, trà fò ol cervel. Dicervellare, trarre il cervello; far uscir di cer-
vello. Egli fedi di si gran forza, e di si gran iniquità il capo alla parete, che si
dicervellò. Cerebrum extrahere, vel diffundere.
Desistì. Lagà stà. Desistere, cessar di fare. Ma or convien, che ‘l mio seguir
desista. Lat. Desistere.
155 Descrif; fà la descriziò. Descrivere, figurare con parole. Describere. Delineare.
Desedas, desdas. Destarsi. Fece sembiante di destarsi. Expergisci. Praet. Exper-
rectus sum.
Desedà, desdà, rop ol songh. Destare, svegghiare, risvegliare, guastare, rompe-
re il sonno. Ruppemi l’alto sonno nella testa un gran tuono si, ch’io mi riscossi.
Come persona, che per forza è desta. Lat. Somno excitare. Expergefacere.
Destinà. Destinare, deputare, assegnare, costituire, stabilire. Se ‘l ciel si one-
sta morte mi destina. Che il paese, ov’era destinato. Destinare, vel constitue-
re, vel assignare.
Desmet vergot, o desmetil. Dismettere una cosa, tralasciarla, disusarla, non
vi attender più. Quando s’userà il modo oggi qua dismesso. Lat. Omittere. Di-
mettere per abbandonare. Non dismise mai quello Arunto, che l’uccise, cioè
gli tenne dietro, non l’abbandonó. Lat. Dimittere.
Desformà. Difformare, guastar la forma, tor la bellezza. L’ira molto laidisce,
e difforma il corpo. Lat. Deformare. Deturpare.
Desferenzias. Differenziarsi, differire, esser differente. Sol differendo nel pri-
miero acume. Differre. Distare.
Deseredà, privà de la redità. Diredare, diretare, disredare. Exhaeredare.
Descernì, cernì fò. Discerre, scerre. La colomba ha nove virtù; ella gemisce,
e disceglie lo più bello grano. Seligere.
Descompagnà. Dischierare per discompagnare. O cotal donna pera, che sua
beltà dischiera etc. Lat. Dissociare.
Desferenzià fò, met da banda, separà. Disceverare, sceverare. Alcune cose
si disceverano, e si partono più leggiermente. Lat. Separare; segregare.
Desendì, vegnì. Discendere per trarre origine, e nascimento. Non son l’antico
ma da lui discesi. Originem ducere.
Desmontà da caval. Discavallare, scavalcare. Egli s’usava a tirar l’arco, o
cavalcare, o discavalcare correndo il cavallo. Ex equo descendere.
Descargà, levà via la carga. Discaricare, scaricare. E discarcate le nostre per-
sone si dileguò. Lat. Exonerare.
1624
156 Descredità, levà ‘l credit. Discreditare, screditare, levar il credito. Lat. Detrahere.
1625
Desimbriagas, dà zò l’imbriagadura, paidila. Disebbriare, uscir d’ebbrezza.
Chi vuole disebbriare si bea spesso vino aceto mescolato con acqua fredda.
Lat. Solvere ebrietatem.
Desdì; no’ es decent. Disdirsi; essere sconvenevole, non esser dicevole. Es-sere
disdicevole, indecente, inconveniente. Facendosi a credere, che quello a loro si
convenga, e non si disdica, che all’altre. Dedecere. Disconvenire. Esse indecorum.
Descordà; no’ andà da cordi. Discordare, non esser concorde, non convenire.
Perché si discordava co’ Tarlati d’Arezzo, e co’ Borgognoni. Lat. Dissentire, dis-
sidere, discrepare.
158 Desinganà, levà d’ingan vergù. Disingannare, sgannare. Gli uomini sieno
disingannati delle cose, ch’egli no non farebbono. Alicuius errorem, auferre, vel
ab errore deducere; vel avertere ab errore aliquem vel eripere errorem alicui.
1626
Desgropì; desfà zò ‘l grop. Disgroppare. Perch’ella è quella, che ‘l nodo
disgroppa. Lat. Dissolvere, vel solvere nodum.
Desgrevà. Disgravare, sgravare. Presso a colui, ch’ogni torto disgrava. Lat.
Alleviare, vel allevare.
Despregan, impescan a vergù. Disgradare. Io te ne disgrado, cioè io non te
ne fo ne grado, ne grazia. Nullam gratiam habere alicui.
Desunì, separà. Disgiungere, separare, e segregare le cose congiunte. Or so,
come da se il cuor si disgiugne. Lat. Disiungere, separare.
Desfurnì. Disfornire, contrario di fornire. E d’ogni bellezza disfornito.
Desformà. Disformare, difformare. Lat. Deformare; foedare.
Desfigurà. Disfigurare, guastar la figura, la immagine. Io misero l’ho disfat-
ta, e disfigurata. Lat. Corrumpere, destruere.
Desfidà, sfidà, fà desfida. Disfidare, chiamar l’avversario a battaglia. Facendo
disfidare il marito, e chi ‘l seguisse. Lat. Provocare, lacessere, postulare,
Desferà. Disferrare, cavar il ferro, sferrare. Ferrum educere; idest educere.
Desaprovà, detestà, biasmà. Disfermare, detestare, avere in abbominazione.
E la sua anima lo disferma, e vitupera. Lat. Detestari.
Desferenzias. Disferenziare, esser differente, variare. Se alcuna cosa differen-
zia intra se, e ‘l libro etc. Interesse, differre, distare.
Desfà, trà ‘n toch. Disfare. Prima, ch’altri il disfaccia, cioè ne faccia pezzi.
Desfas, consumas. Disfarsi, consumarsi. Che invisibilmente io mi disfaccio,
cioè mi consumo.
Destinguì la vos, cognosela, sentila. Scorgere la voce, cioè discernerla con
l’udito, distinguerla.
Descernì col ug; o comprendì. Scorgere, vedere, discernere. Quando ei scor-
se Cerbero il gran vermo la bocca aperse. Lat. Cernere, videre.
Descernì; cognos be. Scernere, discernere, distinguere, distintamente cono-
scere. Discernere, vel distincte cognoscere.
159 Desegnà, fà desegn in dol sò cò. Desegnà d’andà a Roma. Disegnare, ordi-
nare una cosa seco stesso. Lat. Destinare, vel animo agitare, vel in animo ha-
bere, vel cogitare. Disegnare d’andar a Roma. Lat. Romam cogitare.
Desend, derivà, vegnin. Scendere, venir per generazione. Di lui doveano
scendere li fondatori del Romano imperio. Originem ducere.
Descadenà, tuù via i cadene. Scatenare, trar di catena, sciorre altrui la cate-
na. Si scatenarono, e vennero contra l’armata de Pisani. Ex catenis solvere.
1627
Descadestrà. Scassinare, rompere, guastare. Per vecchia, dimessa, scassinata,
e scommessa.
Descapità, zontaga dol sò. Scapitare, scemare, venir meno. Lat. Imminui.
Descavedà, avì dol descaved, zontaga dol capital. Scapitare, perdere e mettere del
capitale. Amerei più scapitare che largamente guadagnare. Summam imminuere.
Descazà, cazà via. Scacciare, discacciare. Con eterno esilio è scacciato. Expellere.
1628
Destinà. Ordinare, destinare. Fummo ordinate a lei per ancelle, cioè destinate.
Descor sul fals. Innestare sul secco, che è discorrere sopra fondamento falso.
Destuù. Ritrarre, distorre. Da mille atti disonesti l’ho ritratto, cioè distolto.
1629
Desparegià, levà via la tavola. Rimuovere per tor via. Le vivande, e le tavo-
le furon rimosse. Lat. Removere.
Desistì, restà, lagà stà, desmet, dà lúch, balcà. Ristare per cessare, restare.
Il buon uomo non era ancor ristato di picchiare, che la moglie rispose.
Desinere vel desistere.
Desfas ol terè, sfarinas. Rilassarsi, risolversi, stritolarsi del terreno. Per gelo
si rilassano, e per sole bellissime vigne fanno, cioè i terreni duri. Lat. Resolvi.
Desiderà, volì. Ricercare per volere, desiderare. E perché in questi cotali arbo-
ri si ricerca più l’ombra, che ‘l frutto etc. Optare, desiderare.
Desingosà, o desingorgà i cagador. Piombinare li privati, da uno strumento
di ferro detto piombino, col quale si sfondano li privati stessi.
Desegnà, resolvì, o resolf, deliberà. Prender partito. Io ho gia meco preso
partito, che farne. Lat. Deliberare.
Deschiarà, fà inteligibil, o che sel possi ‘ntend. Ridurre in chiara luce, far
chiaro, e intelligibile. Lat. Declarare.
Destend, o trà a tera vergù. Porre uno in sú le lastre, vale ucciderlo. E lui di-
steso batte in su le lastre. Aliquem perimere.
162 Desinganà. Trar d’inganno, cavar d’errore, sgannare. Deliberò di palesarsi, e
di trarla dello inganno, nel qual era.
Desimbirolà; tuù zò di birúi, di polech. Sgangherare, cavar di gangheri.
Morgante le mascelle ha sgangherate.
Desfà l’incantesim, rop la stria. Guastar lo ‘ncanto, cioè rompere il disegno
altrui. Lat. Consilium frangere.
Despregan, incagan. Incacare, sapere il mal grado. Amor io te ne incaco, se
tu non mi sai fare altri favori.
Desmet súl bel. Guastarsi per poco si dice di chi ha quasi condotto una cosa
a perfezione, e poi l’abbandona per quel poco, che vi resta a fare.
1630
Desconzà, o descomodà i fag sò. Guastare i fatti suoi. Temendo essi di non
venire a peggio, e per costei guastare i fatti loro, vennero a concordia.
Desponì, met a segn verga a fà vergot. Disporre, per persuadere, tirar altrui alla
sua volontà. Tu m’hai con desiderio il cuor disposto si al venir con le parole tue.
1631
Despetas, despetis. Dispettare, adirarsi, incollorire, prender nota, e sdegno.
Nella quale richiesta il Re di Francia forte dispettó; e crebbe lo sdegno, e la
guerra. Indignari. Irasci.
1632
Desgropi, desgropà, desfà zò ‘l grop, ol ruúd. Disnodare, snodare, sciorre il
nodo. Appresso m’insegna a sciogliere, e disnodare le cose annodate, e impac-
ciate. Lat. Dissolvere. Enodare.
Destend la bugada, o destend i pagn per fai sugà. Tendere il bucato per met-
terlo a rasciugare. Un mercatante, che recava berette, se gli bagnarono, e aven-
dole tese etc.
Desvidà, tuù zò di vide vergot. Svitare, scommetter le cose ferme con le vite.
Desinvidà; licenzià dol invit vergù. Svitare uno, stornar lo invito. Va, e svi-
tagli. Lat. Dimittere.
1633
Desfà fò, desinvoltà fò. Sviluppare, svolgere; soavemente sviluppando il zen-
dado. Lat. Evolvere. Explicare.
Desimpià fò; desintrigà, desimbarboià. Sviluppare, propriamente ravviar le
cose avviluppate; strigare. Lat. Extricare.
Desinvizià. Disviziare. Sviziare, tor via o levar il vizio. Lat. Vitium adimere;
vel vitium eripere alicui vel vitium submovere.
Desistì, lagà stà; restà de fà. Rimanersi di fare. Lat. Cessare, desistere.
Desunì. Disunire. Lat. Disiungere, deiungere, abalienare.
Desusas fò, lagà stà de fà vergot, ches fava. Svezzarsi per tralasciare l’uso
di qualche cosa. Perché lungamente s’è svezzato di mangiarle.
Deslachià, levà ‘l lag. Svezzare, spoppare. I porcelli sono svezzati dalla porca.
Ablactare.
166 Desuadì vergù de vergot. Dissuadere. Lat. Dissuadere aliquem de aliqua re.
Desvestì. Svestire; spogliare. Che prima, che si svesta la sembianza non sua. Exuere.
Desusas. Disusare, disusarsi. Lat. Obsolescere.
Desedas. Svegliarsi; destarsi; rompere il sonno. Expergisci. Expergefieri.
Desedà, chiamà sù. Svegliare, destare, rompere il sonno. Excitare. Expergefacere.
Destribuì, despensà per orden. Distribuire. Dispensare per ordine. Digero,
is, ssi, stum. Lat. Dividere.
Desturbà; interomp. Sturbare, interrompere, impedire. Fù sturbata la detta
impresa. Perturbare, vel impedire.
Desturbà. Disturbare. Lat. Turbare, obturbare, perturbare solitudinem, vel
animum alicuius.
Destopà. Sturare. Che sturasse un canal d’acqua. Returare.
Descoresla schiasech, es lì per conclud quac negozi. Essere alle tratte, si
dice di persone, che discorrano strettamente insieme per concludere qualche
negozio, e che sieno in sul concluderlo.
Desubidì. Disubedire. Inobedire. Lat. Inobedio, dis. Vel non parere, obedien-
tiam abiicere.
Destend u’ longh, e trag sú la tera; fal dà zò u’ stramazò, chel resti sma-
turit. Stramazzare alcuno, gettarlo impetuosamente a terra in maniera che resti
sbalordito, e quasi privo di sentimento. Lat. Prosternere aliquem.
Destorchià. Destorzì, desintorchià. Storcere, contrario di torcere; come storce-
re una fune.
1634
Destuù vergù da vergot. Desvial. Storre, rimuovere altrui da qualunque cosa
si sia. La qual cosa, se di far si storrà senza pericol di morte etc. Stornare, dis-
suadere. Lat. Dimovere, removere, dissuadere. Trarre, ritrarre per diviare, di-
storre. Da così fatto servigio nol trassero. Svolgere. Retrahere. Distogliere. Di-
storre. Lat. Avocare. Abducere, abstrahere aliquem de aliqua re.
Debát, defalcà, trà zò dol cúnt; batì zò. Tarare il conto, ridurre al giusto il
soverchio prezzo, domandato dall’artefice, o venditore.
Decipà, fà ‘ndà de mal. Guastare, mandare a male. Chi guasta le sue cose
chiede altrui quando non ha più che guastare, scipare, lacerare. Deterere. Male
habere. Scipate le fatiche.
Decipà la roba, trà vià ol sò. Straziare per mandar male, gettar via, dissipare la
roba. Disperdere, dispergere. Lat. Dissipare, vel effundere. Lat. Prodigere, vel
profundere rem. Spasimare la roba per dissiparla.
Degond fò, respond d’ú lúch in d’un oter. Riuscir in un luogo, avervi l’esi-
to, rispondervi. A pié d’una fenestra, che riusciva sopra l’orto della casa.
Degond, o sbocà di fiúm in quac oter fiúm. Metter capo de fiumi, cioè sboc-
care, sgorgare o in mare, o in altro fiume. Fa foce a Damiata in Egitto, e mette
capo nel nostro mare. Lat. Egerere.
1635
Defalcà, debat, trà zò, cavà, o tuù fò. Diffalcare, difalcare, scemare, trarre, o
cavar del numero. Imminuere, vel detrahere; vel detrahere vel deducere vel
deductionem facere.
Decantà, fà famos, lodà. Predicà vergù. Famare, dar fama, divolgare l’altrui
opere buone. Al grande oprare, ch’egli avea fatto, l’avesse si poco famato. Lat.
Illustrare, celebrare. Predicare per lodare e dir bene. E predica le sue azioni.
Alicuius actiones praedicare.
Decid una lite. Decidere una quistione, una lite, cioè risolvere, e giudicar
d’essa. Litem dirimere; quaestionem persolvere.
Demenas, tras via. Tragettarsi, scagliarsi, dibattersi si dice il fare atti col
capo, e manie simili. Lat. Iactare se.
Delirà, freneticà. Delirare, esser fuor di se, aver perduto il discorso, farneti-
care. Lat. Delirare.
1636
Deleguà, deventà sliquid andà in brúd. Alliquidare, liquidire. Lavoreranno
i metalli alliquiditi nel fuoco. Lat. Liquescere. Per lui tutta liquidisco.
Delimas, consumas, deleguas. Desfas. Disigillare, val disfarsi, struggersi. Così
la neve al sol si disigilla. Liquefieri. Liverarsi. Un di qué frati si liverava, e per
certo dovea morire. Lat. Consumi. Disgocciolare, sgocciolare per metafora val
mancare. Andava disgocciolando, e venendo meno. Lat. Deficere. Limarsi, venir
meno, disvenire, sfarsi. Deficere. Consumi.
Defidas, no’ fidas. Disfidare, diffidare. Non perché io pur del mio parlar disfi-
di. Lat. Diffidere.
Delimà, consumà, o desfà. Liverare, consumare, logorare. E vommi liveran-
do la persona. Lat. Consumere.
Deificà vergù. Deificare, porre uno fra Dei. Lat. In Deorum numero reponere.
Deificas, fas u’ Dio, avì più di Dio. Indiarsi; deificarsi, farsi partecipe di Dio.
De Serafini colui che più s’india. Dei, vel divini participem, fieri.
Deleguà d’amor, o per amor; o consumas. Struggersi per amore. Al quale
pareva, che costei si struggesse tutta per suo amore. Egli si struggeva tutto
d’andarla a ritrovare. Lat. Liquescere.
Dentà, pià coi deg, chiapà coi deg. Addentare, prender co’ denti. Poi gli ad-
dentò e l’una, e l’altra guancia. Dentibus arripere.
Denoncià, notificà, protestà. Dinunziare, notificare, protestare. E dinunziata
fosse la guerra. Denunciare.
Denotà. Dinotare, significare. Lat. Indicare.
Depenà, traga sovra la trachia, casà. Dar di penna, scancellare, cassare. Lat.
Delere.
Deputà, asegnà, elez, destinà. Deputare. A questa generazione d’arbori depu-
terai quelle pianure etc. Lat. Eligere, addicere. Diputare, destinare, ordinare.
Diputossi a fornire il detto guiderdone. Lat. Destinare, praeficere.
Depend, devegn; stà. Dependere, derivare, aver l’esser, trar l’origine, e ‘l
conservamento. Da quel punto depende il cielo, e tutta la natura. Da voi depen-
de l’anima di coloro. Lat. Dependere. Originem ducere.
169 Deputà. Deputare, commettere qualche carica. Lat. Delegare; committere.
Deportas. Portarsi, procedere. Male hai fatto, male ti se’ portato. Se gerere.
Deposità, fà deposit, o dà in deposit vergot a vergù. Dipositare. Aveano di-
positati loro danari alle compagnie. Deponere; alicuius fidei committere, vel
aliquid apud aliquem deponere.
Denoncià, dà zò la denonzia. Dinunziare, dichiarare, manifestare accusando.
I quali tre cavalier etc. dinunziati etc. Manifestum facere.
1637
Derocà, borlà zò. Dirovinare, rovinare. Dirovinano le grandi cose perché loro
è negato di poter star ferme. Lat. Ruere.
Derivà, vegn. Cadere per derivare. Cadde virtù delle infiammate corna. Lat.
Provenire.
Deruscà la pel. Scalfire, levar con percossa alquanto di pelle, penetrando leg-
giermente nel vivo. Acciocchè li tuoi vecchi membri i miei gravi abbraccia-
menti non iscalfiscano.
Derivà, provegn. Risurgere per derivare, nascere. Dell’un vago desio l’altro ri-
sorge. Fieri. Nasci.
1638
Deventà, vegn. Venire per devenire, diventare. Vivesi ben, ma non si vien
satollo. Fieri. Effici.
Deventà ros. Arrossare, divenir rosso. Nei file del ricevuto onore un poco arros-
sò. Arrossire. Prendi le corniole, quando cominciano ad arrossire. Rubescere. Ru-
brum fieri.
Deventà. Diventare, farsi diverso da quello, che s’era, variando nella sostan-
za, o negli accidenti. Il quale pareva diventato una cicogna. Divenire. Son di-
venute lascive, e dissolute. Fieri, effici. Evadere.
Deventà smort, come un uliva, o bianch come una peza. Allibidire, vale
impallidir per cosa, che ti faccia restar confuso. Come egli è allibidito subito
al suon di quella parola. Pallore corripi, suffundi, pallescere.
Deventà fort, o asit, infortis; chiapà ‘l pontì. Acetire, divenir aceto, inforza-
re. Quando il vino cominicia ad acetire si dice pigliar la punta. Lat. Acescere.
1639
Deventà, o fas bel. Abbellire, divenir bello, imbellire. Pulcrum fieri.
Deventà mal mostos; fas trà ‘l car al cul. Ritrosire, divenir ritroso, inritrosi-
re. Il fante, e la fante ancora ritrosendo contro.
Deventà selva, o bosch; imboschis. Inselvare, divenir selva. Par che quel pian
di lor lance s’inselve. Sylvescere.
Deventà savrid, chiapà saor. Insaporarsi, divenir saporito. Là dove il suo la-
voro s’insapora (parla dell’api). Sapore imbui; sapidum fieri.
Deventà sals, salat. Divenir salso, insalarsi. Cercate i nostri porti là dove il Po’
s’insala. Salsum fieri. Divenir insalato. Dove l’acqua del Tevere s’insala.
172 Deventà un drago. Indragarsi, incrudelire a guisa di drago. L’oltra cotata schiat-
ta che s’indraga. Lat. Desevire.
Deventà mat; smatis. Infollire, divenir folle. Infollir però vuole in sua stagio-
ne. Insanire, vel desipere. Impazzare, impazzire. In insaniam incidere.
Deventà fì; finas, refinas. Infinire, divenir fine, raffinare, acquistar perfezio-
ne. Lat. Perfici.
1640
Deventà fievol. Infiebollire, divenir fiebole. Lat. Debilitari.
Deventà canut, o gris, o vegn bianch de cavei. Incanutire, divenir canuto, inbian-
care il pelo naturalmente. Incanutire sopra i cigli. Canescere, vel incanescere.
Deventà calvo, andà zò i cavei, pelas ol cò. Incalvire, divenir calvo. Di rade-
re, e radere i capelli incalvire il capo. Calvuum fieri.
Deventà brù; intirlas l’uva; vegn nigra. Imbrunire, divenir bruno. Quando
l’uva imbruna. Nigrescere.
Deventà bols, imbolsis. Imbolsire, divenir bolso. Cognosconsi in ciò, che imbol-
siscono, overo fossono.
Deventà, o fas più bel. Rimbellire. Oggi fu rimbellita la nostra natura. Pulchrius
fieri.
Devorà, maionà. Divorare, dicesi per lo più di bestia rapace. Lat. Devorare.
Vorare.
Deventà rauch. Affiocare, arrocare, divenir fioco, o roco. Irraucesco, is, irra-
cui vel raucesco, is, raucui, vel raucum fieri.
173 Dì. Dire, favellare, esprimere con parole. Lat. Dicere.
1641
Dì a la lunga; o defusamet. Dire distesamente. Lat. Diffuse, vel effuse dicere.
Dì de piz, e de scarpi de vergù, din quat mal a sen puúl dì. Levare i pezzi
d’uno, dirne il peggio, che l’uom sa, e può. Elevano i pezzi del fatto mio. Ve-
hementer in aliquem invehi.
Din una grossa, o de quele grosse. Dire un passerollo è dire una cosa spro-
porzionata e fuor del verisimile.
Dì l’anim sò; sborà ‘l gos, forà ‘l stomech. Sfogare il petto, cioè l’animo.
1642
Dì de nò. Dir di no. Lat. Negare.
Dì da vira, dì dol bò; dì da sen, parlà sul sodo. Dir da dovero. Veggendosi
costui mal parato, e che Castruccio dicea da dovero. Favellare in sul sodo. Dir
da senno; daddovero. Serio dicere.
Dì de cúr. Dir di cuore. Lat. Ex animo dicere.
Dì mal de vergù, baiaga drè, taiaga i pagn ados. Misdire; dir male. Cominciò
la mala femmina a misdire di suo padre. Misdicendo di loro. Lat. Obtrectare; vel
detrectare aliquem, vel madelice de aliquo dicere.
Dì all’improvisa, senza pensà sù. Dire all’improviso, senza premeditare. Lat.
Ex tempore dicere.
Din de tute i sorg. Metter troppa mazza; dir quello, e più, che non si conviene.
Dì, e fà. Dir, e fare. Lat. Et loqui, et agere; vel verba ad rem conferre.
Dì contra, contradì. Misdire, contraddire. Ma se bisogno non fa misdire a
cose che non appartengono a nostro ingeno.
Dì bè, e fà bè. Dir bene, e far bene. Lat. Honeste dicere, ac facere.
Dì mal dol pater, o trovà da dì sul pater. Apporre al sole, cioè biasimar qua-
lunque cosa per ottima, ch’ella sia.
Dì francamet. Dire francamente. Lat. Praesenti animo dicere.
174 Dì manch de quel ch’è. Dir meno di quel ch’è. Lat. Infra rem dicere; vel
minora vero dicere.
Dì più de quel ch’è. Dir più di quel ch’è. Lat. Supra rem dicere; vel maiora
vero dicere.
Dì sù ‘l più, e ‘l manch a vergù di fag sò. [...]. Cum aliquo sua consilia com-
municare.
Dì a preposit. Dir a proposito. Lat. Apposite vel apte dicere.
Dì a verta chiera. Dir a buona cera è dire altrui il fatto suo quasi minacciando.
Dì di pater sot vos. Bisbigliar pater nostri. Bisbiglia pater nostri quanto vuoli
che se tu se etc.
Dì a boca. Dire a bocca, presenzialmente. Coram dicere.
Dì a la sfuzida. Dire alla sfuggita. Lat. Cursim dicere.
Dì sù di cagne, di barzelete, di bele bote, di frascarie; bufonà. Buffare, far buf-
fe, dir ciance, facezie, scioccheggiare. Frascheggiare. Burlare, beffare, scherzare.
Usa a frascheggiare. Quegli, che perde il tempo in cianciare, e buffare. Nugari. Nu-
gas agere, vel iocos dicere.
1643
Dì fò de proposit. Dire a sproposito. Lat. Inepte dicere.
Dì bo, andà bè a vergù. Dir buono a uno, avere le cose favorevoli, e che gli suc-
cedan bene. Or pure affetta, mentre ch’e’ ti dice buono. Prospera fortuna uti.
Dì. Dire. Guarda ciò, che tu dichi. Lat. Dicere. Dettare per semplicemente
dire. Mi lascia in dubbio, si confuso detta.
Dì, referì. Dire per riferire, ridire, conferire. E guardatevi bene di mai a cia-
scun non dirlo. Lat. Referre, conferre, communicare.
Dì la cosa come l’è. Dir la cosa, come sta; o com’è. Lat. Rem, ut est, eloqui.
Dì, respond. Dire per rispondere. Ma che diremo noi a coloro, che etc. Lat.
Respondere.
Dì. Dire per quasi comandare. Chiamalo, e digli, che quà se ne venga al fuoco.
Lat. Percipere, iubere.
Dì, fà intend. Dire per far intendere, notificare. Dicendomi, che se io non me
ne rimanessi, io andrei in bocca del diavolo. Lat. Denunciare.
Dì, chiamà, nominà. Dire per nominare. Sono più tosto da dire asini. E questo
unire è quello, che noi dicemo amore. Appellare vel nominare.
Dì, significà. Dire per significare, inferire, dinotare. Cioè a dire che etc. Fu
quella parola, la qual dice. Lat. Significare, denotare.
Dì bò, confas; fasga sù. Addirsi, affarsi, ben convenire. Lat. Decere. Convenire.
Dì a Dio. Dire a Dio, licenziarsi. Senza dirci ne a Dio, ne al diavolo etc. Vale
dicere.
Dì mal, dì bè de vergot. Dir male, dir bene d’una cosa; lodarla, o biasimarla.
E tutto giorno ne dicon male. Lat. Vituperare, laudare.
1644
175 Dila cent in d’una. Recar de molte parole in una. Expedire sermonem.
Din de quele, che no’ púl stà ne ‘n ciel, ne in tera. Dir farfalloni, dir cose
grandi, che non che vere, non abbiano anche del verisimile. Dir cose, che non
le direbbe una bocca di forno, cioè che non possono stare.
Dila tal qual as la set. Dar le carte alla scoperta, dirla liberamente come tu la
intendi. Libere loqui.
Dì bò a vergù tut quel, chel fa. Avvenire per avere certa attitudine nell’ope-
rare. Se ella va ha grazia, s’ella siede ha vaghezza, se ella canta ha dolcezza
etc. finalmente le avviene ogni cosa maravigliosamente.
Dì, che l’è vira, provà che l’è vira. Avverare, confermare, e affermar per ve-
ro. Apponendomi falsità, e avverandola con lettere false. Lat. Asseverare.
Asseveranter dicere.
Dì mal di chi l’ha fag; dol pater. Apporre alle pandette, o al sole, si dice di
chi è solito biasimare qualunque cosa per ottima, ch’ella sia.
Dì bò, concor d’acordi in dol manez de vergot con vergù. Tenere al tratta-
to. Con l’assenso d’alcuni cardinali, che tenevano al trattato, cioè concorreva-
no al fatto. Cum aliquo facere.
Dichiarà, spianà. Spianare per dichiarare. Domandò sopra ciò loro consiglio,
ma nullo ve n’ebbe, che gliele sapesse spianare. Explanare, exponere.
Dimas de più, firmas de più in d’u’ lúch. Sovrastare per dimorare più. Ma
il sovrastar nella prigion terrestra cagion m’è, lasso, d’infiniti mali. Diutius
morari.
Dimas, posà, fermas, fò una posadina. Sostare, fermarsi, posarsi. E fato que-
sto lo fece sostare un ora. E ciascuno gridava sostate tu. Sistere; quiescere.
1645
176 Digerì, o paidì l’ingiuria. Smaltire l’ingiuria. E male smaltir possiamo l’in-
giuria ricevuta.
Divertì, voltà v.g. ol descors in oter. Divertere, divertire. Senza divertire l’in-
telletto ad altre cose. Lat. Divertere, vel alio avertere; cioè divertire altrove il
ragionamento. Lat. Alio sermonem avertere.
Divertì, destú. Distrarre, diviare, storre. Molto biasima que’ lavorii, i quali di-
struggono molto la mente, e affligono molto il corpo. Lat. Distrahere.
Dimas, tardigas, stà dina. Tardare, indugiare, trattenersi. Lo indugio della ca-
valcata della gente del duca si tardò. Cunctari. Morari.
1646
177 Domandà aiut per amor di Dio, col pregai; coi lacrime. Domandar pregan-
do. Domandar mercede per Dio. Tutta spaventata disse: mercè per Dio anzi
che tu m’uccida. Lat. Precario petere; vel opem implorare.
Domandà vergot col esga ados per volil. Improntare, chiedere improntamen-
te, e pigliare i quali danari improntavano a usura. Efflagitare.
Domandà coi bei mug. Domandare con belle parole, e buoni termini. Lat. Le-
viter, vel bonis dictis petere.
Domandà una fida, o salvo condut. Domandare salvo condotto. Lat. Postulare
fidem pubblicam.
Dolà, piolà, nivià, fà nivi. Scabbiare, vale piallare, e ripulire. Fra il luogo mon-
do e d’ogni lato scabbiato, e piallato.
Domandà a boca. Richiedere a bocca. Fece richiedere a bocca tutta buona gente.
1647
Domandà, chiamà. Addimandare, addomandare, chiamare, richiedere un per
terza persona. Da papa Bonifazio addomandalo, e al venir promosso. Accersire.
Domandà con premura, o più gran premura. Domandare con instanza. Lat.
Flagitare, magnopere petere, efflagitare.
Domà i omegn. Domare, mortificare, umiliare gli affetti degli uomini. Si domas-
se l’umana superbia. Lat. Domare, frenare.
Domà be. Domare bene. Lat. Edomare. Perdomare. Domare spesso. Lat. Domitare.
Domà i bestie. Domare le bestie, farle mansuete, trattabili. Lat. Domare. Mansue-
facere.
Dominà, stà sovra, es a cavaler; vanzà sù; es più olt. Dominare, soprastare,
esser a cavaliere. Come il tal monte domina la città. Lat. Imminere. Superiori
loco esse. Signoreggiare per signoreggiando scoprire. Sopra una loggia che la
corte tutta signoreggiava. Lat. Dominari. Prendi la più alta parte del campo per
non esser sopraggiudicato. Sopraggiudicare; sopravanzio d’altezza.
Donà, fà donatif. Donare, dare in dono. Mi dono a lui, tutta mi rendo. Largiri,
vel donare; vel dono dare etc.
Donà a varie persone. Donare a diversi; ovvero in quà e in là. Lat. Dilargiri.
Dovrà, usà, met in pratica. Usare, metter in uso, adoperare. Lat. Adhibere.
Dopià. Addoppiare. Si dice più propriamente di filo, panno etc. Lat. Duplicare,
geminare.
Dopià a tri, o a des dopi. Doppiare a tre, o a dieci doppi. Lat. Triplicare, aut
decemplicare.
Dovì, podì, es posibil. Dovere per poter essere possibile. Si pensò leggiermen-
te doverle il suo desiderio venir fatto; cioè esser possibile, che le venisse.
1648
Dovì, stà per fà. Dovere per esser per fare. Maravigliosa cosa è a udire quel
ch’io debbo dire.
Dovì. Dovere, esser debitore. Lat. Debere. v. g. Debere pecuniam alicui.
Dovras. Adoperarsi, adoprarsi, impiegarsi, affaticarsi. E ‘l cielo in ciò s’ado-
pra. Lat. Laborare.
Dovrà, valis, servis, usà. Adoperare, usare, servirsi, valersi di checchesia.
Alle quali più conviene, adoprare il tempo, quando l’hanno. Uti. Adhibere.
Dosas ol debit de vergù. Addossarsi il debito d’alcuno. Lat. Alicuius aes alie-
num suscipere.
Dosas, tiras a dos, metes a dos. Recarsi addosso; addossarsi.
Dosà, met a dos. Addossare un negozio a uno, vale lasciargliene la cura, e la briga.
Dovrà di dag fals. Mettere dadi falsi, introdurre, e adoperare dadi falsi. Met-
tendo dadi falsi, overo volgendogli male ingannevolmente gittandogli.
Dragonà, o ragonà zò i corne, i mog, o rinà zò. Scoscendersi, il fendersi de’
massi e l’aprirsi delle montagne, che si dice anche ammottare. Una falda della
montagna di Falterona etc. per tremuoto, e rovina scoscese più di quattro mi-
glia. Lat. Praerumpi.
Drizà i stropiag. Stendere li contratti. Stendevano i contratti, sanavano li cor-
pi, e liberavano l’anime.
Drizà sù, alzà sù. Ergere, innalzare, levare in alto, rizzare. S’erge la speme, e
poi non sà star ferma. Erigere, vel attollere. v. g. Alzare a uno la statua. Lat.
Statuam alicui ponere.
Drizà. Drizzare per correggere, emendare. Dirizza chi erra. L. Dirigere; corri-
gere. In rectum revocare.
Drizà sù met in pè. Dirizzare per istabilire, e fondare. Dirizzare in stato la più
nobil monarchia. Firmare; constituere.
Drizà. Dirizzare, ridurre, e far tornare diritto il torto, o ‘l piegato. E però più
malagevolmente si piega, e dirizza; come il legno vecchio, e torto. L. Dirigere.
179 Drizas vers a quac lúch. Dirizarsi per volgersi verso qualche luogo. Entrata
in mare verso Rodi dirizzaron la proda. Se dirigere.
Drizas sù, levà sù. Dirizzarsi per rizzarsi. Drizzaronsi in piede, e con l’usata
verga. Lat. Surgere.
Drizas, voltas in bè. Addirizzarsi, volgersi a favore.
Drizas, invias, incaminas, tirà vers a quac luch. Addirizzarsi, incamminar-
si, inviarsi. Cursum, vel iter dirigere. Indirizzarsi. Mirabilmente verso queste
parti m’indirizzai. Iter capere.
1649
Drizà. Addirizzare, dirizzare per ricorreggere, e ridurre al giusto. Lat. Corrigere,
emendare.
Drizà, fà drig. Addirizzare, drizzare. Per addirizzare il corso del fiume. Lat.
Dirigere.
Drizà, contrari de storz. Rizzare per dirizzare contrario di torcere. Rizzando
attratti, e sgombrando infermi. Lat. Dirigere.
Drizà sú, alzà sù. Rizzare, levar su, ergere. E rittivi piú trabocchi. Rizzar difi-
ci. Lat. Erigere.
Drizas sù, fas sù, cres, fas grand, vanzas in reputaziò. Venir sù, rizzarsi, in-
nalzarsi a onore, e riputazione. Lat. Inclarescere.
Durmì de la quarta. Dormir nella grossa, si dice della terza volta, che dormo-
no i bachi da seta. Dammi tanto intelletto almen, ch’io possa dir degnamente
quel, ch’io ho da dire. Però ch’io entro adesso nella grossa.
Durmì stagn, com’è u’ tasì serat. Dormire saldissimo, cioè profondissimamente.
Dumestegà, fà dumestech. Dimesticare. Ogni pianta salvatica, si dimestica,
quando si coltiva. Cicurare. Ingentilire, addimesticare. E per la sua bontà in-
gentilisca gli arbori, cotal luogo, cioè addimestichi. E così addimesticata, l’i-
sola, che del tutto era fatta selvaggia per l’infiniti mali de tiranni.
Dumestegà, fà umà, o dumestech; placà fà mansuet. Mansare, ammansare. Per
mansare loro invidia. Lat. Mansuefacere; mansuetum reddere. Ammansava, e di-
mesticava li serpenti. Addimisticare, dimesticare. Cicurare, vel cicur reddere;
mansuefacere.
Dulis. Ridolere per dolersi semplicemente. Ridolevasi, e accusava se stessa
de’peccati suoi. Lat. Dolere, conqueri.
Durà fadiga a lavorà. Mal durar fatica, cioè difficilmente.
Dumentegas; o dusmentegas. Obbliare, dimenticare, scordarsi. Chi bene ama
non obblia. E mi fece obbliar me stesso a forza. Oblivisci.
Durà. Bastare per mantenersi, conservarsi, durare. La battaglia gli bastò per
gran pezzo del giorno. Lat. Perdurare.
Dumentegas. Disapparare, scordarsi, dimenticarsi. Oblivisci.
Dumestegas, famigliarizas. Dimesticarsi, divenir famigliare, dimestico, ami-
co e simili. Vedendo tanto lei dimesticarsi. Conciliare sibi aliquem. Inire fami-
liaritatem cum aliquo.
180 Dulis dol mal di oter. Dolersi dell’altrui male. Lat. Cuiuspiam vicem dolere;
vel alienam vicem.
Dulis; condulis. Compiagnere, condolersi. Molti maggiorenti se ‘n erano com-
pianti al Bavaro. Conqueri. Lamentari.
1650
Dulis, tristas. Addolorare per addolorarsi, prendersi dolore. Lat. Tristari.
Dulis. Dole l’è aver o sentir dolore. Lat. Dolere. Assai. Lat. Perdolere.
Dubità, avì pora, o sospet. Dubbiare per temere, aver paura, o sospetto. Non
dubbiar mentr’io ti guido.
Durà poch. Durar poco. Lat. Ad breve tempus vel exiguum durare.
Durà fina ‘l fì. Durare sin al fine. Lat. Usque ad extremum, vel in extremum
durare.
1651
Dumestegas, fradelas, famigliarizas trop. Apparentarsi, affratellarsi si dice
del proceder con più sicurtà, che non comporta la modestia, ne ‘l convenevo-
le. Insinuae se in nimiam familiaritatem alicuius.
Es a dos. Esser sopra. Subitamente molti furon sopra i due armati, cioè addosso.
Es a cotoboi, in fracasere; sot sora. Essere a sobuglio, o a subuglio. Lat.
Tumultuare. Essere in trambusto. Essendo la casa del principe in trambusto, o
in tramazzo, cioè sollevata.
Es a so’ luch, al so’ nichi . Risedere per aver il suo seggio, esser ben colloca-
to. Riseder bene si dice d’una cosa, quando è posta, è collocata bene.
Es asistit da tang amis e pareg. Avi la braga de tang amis, e pareg. Essere
rincalzato da molti amici, e parenti.
Es ados a vergù, esga drè per fal fà vergot. Prontare, importunare, importu-
1652
natamente sollecitare; fare istanza. S’altra cagion in contrario non pronta . Lat.
Instigare, urgere.
Es a la mal parada, mal in arnes, in catif stat. Esser mal parato, essere i cat-
tivo termine. Veggendosi costui mal parato, e che Castruccio dicea da dovero.
Es a sbac de vergot, esen piè ces, e fosag. Esser macco d’una cosa, cioè es-
serne grande abbondanza, e a vilissimo pregio. Certo sarà gran macco de star-
noni. Magnam ubertatem esse.
182 Esaltà, glorià vergù. Magnificare, aggrandire con parole, esaltare, sublimare.
De suoi biondissimi capelli de’quali ella più si magnificava.
Es al par di oter. Essere da quanto son gli altri. Lat. Aliis parem esse.
1653
Es anzià, ol prim. Essere anteriore per esemplo ne’ pagamenti di chi debbe
essere il primo a esser pagato.
Es bò mostraz, che gha basta l’anim. Bastar la vista, cioè bastar l’animo, dar
il cuore. Ma perché poi ti basti pur la vista intendi come etc.
Es ben vist, o mal vist. Essere bene, o mal veduto, vale essere onorato, e acca-
rezzato, o odiato, e mal trattato. Amari, odio haberi.
Es bona persona. Essere dolce di sale, vale esser sciocco, scimunito. Esse
insipientem.
Es butat co’ la panza in zò. Essere prostrato, disteso a giacer boccone. Non
potendo star ritto etc. e’ stava prostrato a terra. Esse prostratum.
183 Es bò da tang laor. Esser buono a molte cosa. Lat. Ad multa valere. Multas in
partes valere.
Es bò da tut. Esser buono ad ogni cosa. Lat. Ad omnia valere. In omnes par-
tes valere.
Es bò, come ‘l pà. Esser me’ che ‘l pane, dicesi d’uomo in estremo grado di bontà.
Es bò da vergot. Essere da qualche cosa. Lat. Alicui rei esse, vel in aliquo usu esse.
Es bè, o mal impastat. Esser bene, o mal impastato di chi ha robusta, o debol
complessione. Bene, aut male habitum esse.
1654
Es bò da negot. Esser di niuna cosa, cioè di niuna bontà. Le quali sono d’al-
cuna cosa, ma sono di malvagio sapore. Lat. Ad nihilum valere. Nulli rei esse.
Nullo in usu esse.
Es bè, o mal in arnes. Essere bene, o male in arnese. Il quale assai male era
in arnese.
Es catif apena fò dol gus. Esser cattivo di nidio si dice di chi cominciò ad es-
ser astuto, e malvagio in fin dalla fanciullezza. Vaferimum esse.
Es causa da fà di debig. Esser cagione, che uno faccia debiti. Lat. Aes alie-
num cuipiam afferre.
Es contra ol dover. Esser contra il dovere. Lat. Aequum non esse, vel iniquum esse.
Es consonant, sonà bè. Consonare, confarsi, corrispondere. Lat. Convenire.
Esclud, excetuà. Dischiudere per escludere, eccettuare. Excludere. Excipere.
Esclud, mandà ‘n drè, serà de fò. Escludere, ributtare, contrario di ammette-
re. Excludere.
Es causa che. Es causa, che no. Esser cagione, che. Facere, ut. Esser cagio-
ne, che non. Facere, ut ne.
Es causa, fà. Fare per esser cagione. E molte genti già fe viver grame. Farian
pianger la gente. In causa esse.
Es chiapat da la gota. Esser ghermito dalle gotte. Io son ghermito Gianni
dalle gotte.
Es causa, causà. Incagionare, dar cagione. Lo Rè di Raona incagionò la detta
battaglia. Causari.
Es conzat coi cigolete, o stà per i cigolete. Esser, o stare a pollo pesto si dice
di chi sta per qualche accidente male o d’animo, o di corpo.
Es col cò ‘n zò, voltat a tera. Essere prostrato, vale inchinato alla terra, o vol-
1655
to alla terra. Dio fece le bestie prostrate, e inchinate alla terra, cioè col capo
volto alla terra. Esse pronum.
Es capitat mal, es mal imbatit, in sò malora. Esser mal raccattato, cioè mal
arrivato, mal ricevuto, mal capitato. Male cum aliquo agi. Esse male acceptum.
184 Es laor credibil. Essere cosa credibile. Lat. Rem fidem capere.
Es credit. Essere creduto. Lat. Fidem nancisci, vel invenire, vel fidem habere.
Es con vergù; aderiga. Rivolgersi per aderire. Tutto il regno a lui si rivolgea,
cioè aderiva.
Es dol partit de vergù, tegnì da la sò banda. Tenersi con uno, seguitar la sua
parte. Tenere da uno, o con uno. Cum aliquo facere; partes alicuius sectari.
Es dal par. Essere del pari, cioè uguale. Lat. In aequo esse.
Es dre a vergù, tempestaga ados per fal fà vergot. Tempestare, instigare uno,
importunarlo. Attizzava il marito, e non finiva di tempestarlo. Ciere, vel urgere.
Es desinvidat. Essere svitato, che avrebbono fatto li svitati, quando etc. Esse
dimissum.
1656
Es debitor per cambi. Essere debitore per cambio. Lat. Pecuniam ex permu-
tatione debere.
Es da per tut. Essere in ogni luogo, o per tutto. Lat. Nusquam non esse.
Es det in vergot coi mà, e coi pè; es det afag. Essere internato, essere steso.
Era si steso per audacia di quella sua scienza in cose proibite, e non vere, che
etc. Cioè internato.
Es d’avaz, andà fò d’ sora, bondà de fis. Essere d’avanzo. Lat. Abunde esse.
Soperchiare sopravanzare. Lat. Redundare; superabundare. Trabondare, so-
prabbondare. E tanto trabonda, che etc.
Es drè a vergù, che ‘l faghe vergot. Sollecitare, stimolare, fare instanzia, im-
portunare. Lat. Urgere; instigare. Sollecitare alcuno di far qualche cosa.
Es dag spedit dai medech. Essere sfidato da medici. Egli è sfidato da medici.
Es de parer, sentì, stimà o pro, o contra. Sentire per giudicare, stimare, esse-
re di parere. Secondo che sentisse ciascuno o del pro, o del contro. Lat. Sentire,
opinari, existimare.
Es daneros monto bè. Essere daneroso assai. Lat. In nummis multis esse.
Es drè a vergu, batel, per faga fà vergot; esga al pil, ados. Ritoccare, impor-
tunare replicando. Rinaldo pure Orlando ritoccava. Lat. Obtundere.
185 Es cosol. Essere console. Consulatum gerere.
Es de gran risech. Essere di gran rischio. Esse periculosum.
Es drig sú i do pè de drè per rampà. Essere rampante, ritto su due pie di die-
tro in atto di rampare. Lat. Esse erectum.
Es de resò, che u’ l’abia la sò part. Esser ragione, che Berto bea, si dice
quando par convenevole, che altri di qualche cosa abbia la sua parte.
Es da la banda de la resò; avì resò. Aver ragione, aver il giusto, e la verità
del suo. Ma ragione, o non ragione, ch’avesse.
Es dichia, es devolgat. Esserne ragionato. La fama di si gran male in pochi di
fu manifesta, e ragionata per tutta l’Africa, cioè divulgata.
Es destirat, destis. Essere proteso. Ove lascio li mal protesi nerbi. Esse protentum.
Es d’util, de profit a vergù. Profittare ad alcuno, essergli utile, recargli pro-
fitto. Non potrà profittare agli uditori.
1657
Es de più, o es più. Esser più. Praestatiorem esse, precellere.
Es drè a una, che las maridi, diga da maridas. Sollecitare alcuna di mari-
tarsi. Dagli altri suoi parenti fu cominciata a sollecitare di maritarsi.
Es det in vergot, in quac luch. Essere dentro o in qualche cosa, o luogo. Lat.
Inesse. Aurum inest in hoc marsupio.
Es d’un otra sort, d’un otra qualità, d’un otra mà. Essere d’un’altra mano. Le
seguenti vi parranno d’un’altra mano. Esse alterius generis, speciei, conditionis.
Es drè, instà, incalzà. Incalciare per sollecitare. Lo ‘ncalciava a sonare. Lat. Urgere.
1658
Es de circuit, avì circuit. Girare per aver circuito. E gira la Provincia di To-
scana 700 miglia. Circuitu claudi.
Es d’invis, parì. Essere diviso per parere. Sopra marmorina gli era diviso, che lo
portasse; Videri. Essere avviso. Già m’era avviso, che così fosse. Lat. Videri.
Es de sovra. Essere al di sopra. Era al di sopra del poggio etc. Esse in parte
superiori.
Es dol medem parer. Essere de medesimo parere. Lat. Idem existimare, vel sentire.
Es de fò, es in campagna. Esser fuora, esser di fuori, vale fuor della città, o
terra murata.
Es dichia. Aver voce. Che se ‘l conte Ugolino aveva voce d’aver tradito; cioè
era in voce.
Es de undes onze. Essere undici oncie, non essere a peso, cioè non esser legi-
timo. Esse nothum.
Esercitas in vergot. Esercitarsi in una cosa; durar fatica per imparare, e assue-
farsi a farla bene. Se exercere.
Es in eror. Essere in errore, ingannarsi. Lat. Falsa opinione teneri, vel errare.
1659
Esen de mei. Esser di meglio, venir ben fatto. Sono molto di meglio, cioè vien
loro ben fatto.
Es ferit. Essere ferito. Lat. Sauciari; vulnerari, saucium fieri, vulnere affici.
Es facil ol fà tal laor. Essere facile far tal cosa. Lat. Materiam facilem esse
talem rem facere, vel nihil negotii esse talem rem.
Es fò de lù. Esser fuori di se, vale esser fuor del senno. Non esse apud se. Non
esser in cervello. Se tu non se’ del tutto fuor di te.
Es fag con artifici. Essere dificiato, accomodato, e disposto con artifizio. Or-
dinò trombe grandissime si dificiate, che a ogni vinto trombavano.
1660
Es fag in d’u’ scullot, incavat, incunat. Essere concavato, concavo. Per le
concavate valli. Esse concavum.
Es foghet. Ardere, essere infocato. Si stavan quando il sol più forte ardea. Lat.
Fervere, aestuare.
Esga l’umbria. Adorezzare, esser rezzo, esser ombra. Ove adorezza poco si
digrada (verbo impersonale). Esse umbram.
Esga dol cotoboi. Bollire per andar in volta ragionamenti tumultuosi, e pen-
sier di male. Bollendo, e ribollendo la città in questo stato dubbioso. Lat.
Commoveri.
Esga descrepanza. Discordare, non esser concorde, non convenire. Lat. Di-
screpare.
188 Esga piè, calcat. Esservi pieno calcato. D’intorno a lui parea calcato, e pieno
di cavalieri.
Es gref, pisà. Pesare, che è aggravare, esser grave. Questa cappa mi grava, e pesa
più, che se io avessi la maggior torre di Parigi in su le spalle. Pondus efficere.
Es giust tutù. Tal esser qual esser, e dicesi di paragone di due cose, tra le qua’
non sia differenza.
Es gras, petard, es noma grasa. Essere raggiunto. S’io fui gia tordo grasso,
or son raggiunto. Esse prepinguem.
Es grossa, che no’ púl stà. Essere, o pare marchiana, cioè che eccede nel genere
di che si favella. O questa si che mi parve marchiana. Esse exorbitans vel videri.
Esga drè, tempestà u’ per fal fà a sò múd. Serpentare uno, vale importunar-
lo per condurlo a far suo volere; si dice anche tempestare. Con ciascun s’aiu-
tava serpentando. Lat. Obtundere.
Esga dol svariò, dol eror al sò cúnt. Non tornar bene il conto. Il conto non mi
torna, cioè al mio calculo c’è errore. Rationem non convenire. Ratio non convenit.
Esga pena la vita, andaga la cigola, ol cò. Andarvi la vita, esservi pena la
vita.
1661
Es in desgrazia de vergù. Stare in disgrazia d’uno. Lat. Aliquem adversum habere.
Es in dol medem luch, o laor. Essere, o stare nel medesimo luogo, o sogget-
to. Lat. Pariter esse.
Es in penser per no’ savì, che fà. Vacillare, stare ambiguo, dubbioso, infra due.
Vacillare; titubare. Lat.
Es intrognat. Essere intorato si dice di chi per isdegno, o per alterigia sta
sopra di se turbato, e gonfio a guisa di toro adirato. Esse iratum, vel elatum.
Es in agitaziò, stà col anim agitat, inquiet. Tempestare per istare con l’ani-
mo travagliato. Son da riprender quegli, che sempre tempestano, e angosciano
in fatica, e in pensiero.
189 Es in bona, in quiete. Avere in calma, in bonaccia. Lat. In tranquillo esse.
Es in borasca, es tempesta de mar. Tempestare, menar tempesta, essere in
tempesta. Il mare cominciò fortemente a turbare, e a tempestare. Cieri, turba-
ri, commoveri, ventis agitari.
Es in bordò, andag in someza, o fà la someza. Esser tallito. Lat. Pullulare.
Es in sospet, sospetà. Suspicare, sospettare. Lat. Suspicari.
Es in vior, o andà in vior. Essere in succhio si dice degli alberi, quando l’umor
viene alla corteccia, e rendela agevole all’essere staccata dal legno.
Es in fì afag de vergot. Essere in ultima stremità di qualche cosa. Cassum esse.
Es isgavignat, stort de gambe. Essere strambo, aver le gambe torte. Esse distortum.
Es in procint de fà vergot, o stà per fá vergot. Stare per far una cosa. È stato
per morire. Parum abesse quin.
Es in penser, stà penseros. Star pensoso, essere in pensiero. Cogitabundum esse.
Es in sti termegn; o pasà ixì. Stare la cosa così, passare la cosa così, trovar-
si in questo termine. Stando in questi termini la nostra città, cioè ritrovandosi.
Ita rem esse; ite rem se habere.
1662
Es isbatit, pers d’anim. Essere smagato. Gli occhi miei confusi fossero al-
quanto, e l’animo smagato. Esse exanimatum, vel consternatum.
Es isgot. Esssere sgomentato. Esse consternatum.
Es in sbies. Essere situato a schiancio.
Es isbrigada, finida, spedida. Essere sbrigata, spedita, finita. Ma cui Iddio
vuol male ell’è sbrigata. Actum esse.
Es impicat. Dare de’ calci a rovaio, dar de calci al vento, vale esser impiccato.
Es insurit, stuf. Essere ristucco, infastidito. La gente era ristucca, e non volea-
no più vedere.
Es in bega, contend. Riottare, contendere, quistionare. Riottavano insieme tra
loro etc. Sopra ciò riottando.
Es in galoz, andà in galoz, fà baldoria. Ringalluzzare, mostrare una certa al-
legrezza con atti, e movimenti a guisa che tal ora fa il gallo. Io ho visto a miei
di certi vecchioni. Ringalluzzarsi.
Es infulzit, piè, sadol. Essere rinfuso, aver ripienezza. E quando mangia trop-
po, e conosce che è rinfuso. Esse refertum.
Es incantonat, o intombat. Essere rincantucciato, o nascoso in un cantuccio.
Es inrancat. Essere rattrappato. E quasi tutto rattrappato, come potè, a casa se
ne tornò.
190 Es in pè. Essere in piede, ritrovarsi in suo essere.
Es in penser, trovas in penser. Aver inquietudine di mente, afflizion d’animo.
Angi, cura affici.
Es in pè la lite, pend. Pendere si dice di lite, di quistione non ancora decisa.
La quistione rimase in pendente, ed ora pende. Sub iudice esse litem.
Es in predicament; in consideraziò. Essere in predicamento, vale essere in
considerazione di checche sia.
Es in procint. Essere in procinto, che è tanto a dire essere apparecchiato, in
assetto. In promptu esse; vel stare in procinctu.
Es intorsat, bè comples, o treversat. Essere quartato, cioè grasso, o membru-
to; essere quadrato, attraversato, complesso. Grosso di schiena, e ben quarta-
to tutto. Esse saginatum.
Es intrigat, come i pulzì in da stopa. Parere un oca impastoiata, dicesi d’un
dappoco, che non sappia uscir di nulla, ch’e’ faccia.
Es in marchia; marchià, fà la marchia. Marciare, il muoversi degli eserciti.
L’esercito si leva in sul far del di e marcia infino a nona. Discedere, abire, proficisci.
1663
Es intorchiat in dol frerúl. Essere inviluppato nel mantello.
Es in oca; avì la paturnia, menà la luna. Sonare a mattana, e lo stare con rin-
crescimento, e non saper, che si fare. La notte è ‘l di soneremo a mattana.
Es in desgrazia de vergù, esga sù l’orma. Esser male d’alcuno. Tornossi in
Borgogna male del Rè di Francia, cioè in disgrazia del Rè; o adirato col Rè.
Alicui odio esse.
Esibì, proferì, oferì. Offerire, offerere. Venne davanti al Rè, e offerse di pre-
sentargli il conte. Polliceri; offerre.
Es intent; tendì. Intendere per attendere, badare. Al trastullare i fanciulli
intendea. Animum intendere, incumbere.
Es intambat, sepulit. Essere intamato, intaminato. Vide tutti i corpi morti an-
cora non intamati. Tumulatum esse.
Es in cas d’avì vergot, es lì per avil; esga visì. Essere innanzi, cioè più vicino a otte-
nere. In quel tempo quei di quel mestiere erano molto innanzi agli ufizi della città.
Es in grazia de vergù, avì bò apruf a vergù. Essere innanzi appresso a qual-
ch’uno, essergli in grazia, favorito. Erano franchi, e molto innanzi al Rè. Gra-
tiosum esse.
Es in giondina, in gazera, stà in gazera, fà giondina. Essere in gazzurro, in
festa, in giolito. Ed in gazzurro stanno i ciabatteri.
191 Es in facende. Essere, o stare in faccende. Lat. In negotio versari, vel negotium
esse alicui.
Es in prosperità, avì dol ben di Dio, pasala bè; stà bè. Improsperire, essere im-
prosperito, e divenuto prospero, o venuto in prosperità. Prospera fortuna uti.
Es impiada, imbroiada, intrigada. Essere impigliata, intrigata.
Es in penser, das penser. Essere impensierito, soprappreso da pensieri. Per-
ché Dante era impensierito di quel tristo annunzio. Curis esse affectum.
Es in lú. Illuiarsi. Illum esse.
Es in d’intrich, in d’imbroi. Esser nel gagno. Rinaldo allora, io son nel ga-
gno. E così son rimasta nel gagno a disperarmi con esso voi. Intricis esse, in
angustiis versari.
Es in fioris, sul fior. Fiorire, essere in fiore, in ecellenza. Che ancor fiorisca
in quella nobil alma. Florere, eminere.
Es in bò stat, in fioris. Essere in fiore, vale essere in ottimo stato. Non vi sdegna-
te, se gli mali uomini sono in fiore, e voi siete oppressati. Prospera fortuna uti.
Es in fì afag, in di estremi. Stare in fine, essere in estremis. Per la qual cosa
si tornò a casa, e stette in fine più di. Animum agere.
1664
Es in bona, o in grazia; es in ude; in rotta in desgrazia. Esser bene, o esser
male, vale esser in grazia, o disgrazia, a grado, o a disgrado, grazioso, od odio-
so; amato, e disamato. Tutta questa rovina avvenne al legato, perchè era male de’
Fiorentini, che se ne fosse stato bene di loro.
Es in debit, es obligat. Dovere per esser debitore, esser obbligato. Lat. Debere.
Es sò, es me, es tò debit. Esser suo, mio, o tuo debito, o officio. Meum, sicum,
tuum esse, munus vel officium, vel esse suas, meas, tuas partes.
Es in distanza. Distare. Già siam vicini a lui, già distiam poco. Lat. Distare.
Es in dita, diga la fortuna. Essere in detta. Tu se’ in detta; deh pur pian bar-
biere. Lat. Prospera fortuna uti.
Es in poch credit; o avì poch credit. Essere mal creduto. Onde ogn’altro mer-
cattante ne fu sospetto. E mal creduto. Malum nomen habere.
192 Es in faor de vergù. Essere in favore di qualcuno. Lat. Ab aliquo esse.
Es in du veder non veder. Essere una cosa, cioè essere in uno stante. Il tor-
narsi dentro, e chiuder la finestra fu una cosa.
Es in bal, andà ‘n bal. Essere in ballo, o entrare in ballo. Dicesi quando uno
si trova, o comincia a intrare in qualche negozio, o maneggio.
1665
vicina al conchiudersi. Se tanto fosse la cosa avanti, che altramenti esser non
potesse. Rem esse in cardine, vel in articulo.
Es lontà da vergot. Esser alieno da una cosa, cioè o non v’esser inclinato o
non pensar punto a farla. Ab aliqua re alienum esse. Abhorrere.
Es levat, o tegnit in dol bombas. Esser allevato, tenuto o avezzo nella bam-
bagia, cioè in delizie, e in morbidezze.
Es largh de boca, e streg de mà. Esser largo in cintola si dice di chi fa il libe-
rale, e non è.
Es lì lì per borlà zò; es in pendirula per dà zò. Essere in sul crollo della bi-
lancia, essere in bilico. Tanto sul crollo son della bilancia. Esse in cardine.
Elez; cerni fò. Eleggere, sciegliere, o pigliar fra più cose quella che si giudi-
ca migliore. Deligere. Seligere. Eligere.
Elez. Disegnare per eleggere. Disegnaronlo del magistrato degli otto. Lat. Eligere.
Es lì tra ‘l sì, e ‘l nò; es tra gnac, e petac. Stare intra due; stare ambiguo, dub-
bio tra ‘l si, e ‘l no. In dubio esse.
Es la furia, o l’abondanza di frug. Essere nella fonda delle frutte, cioè nella
gran dovizia d’esse. Che quivi n’è la fonda, e la dovizia. Esse in maxima
pomorum ubertate.
193 Es lecit. Lecere, licere; esser lecito, convenevole; e di questo verbo non si trova,
se non la terza persona del meno del tempo presente dimostrativo. Non più si
brama, ne bramar più lice. Ne mi lece ascoltar chi non ragiona. Lat. Licere.
Es lúch, bisognà fà ixì. Aver di mestiere, o far di mestiere, far luogo, esser
luogo. Al quale fa luogo alcun alloggiamento prestare. Opus esse. Esser uopo
far così. Opus esse vel oportere.
Elez podestà. Eleggere per podestà. Elessero due cavalieri per podestà di Firenze.
Es lì lì, es visì, visì. Essere al sommo, cioè vicinissimo. Era già quasi al sommo
di scampar la morte, quando etc.
1666
Es lì per murì. Es lì per trà i calzeg, es lì per quat al pisa, es in transit.
Essere per terminare, cioè per morire. Dare i tratti, si dice di chi è all’estremo
della sua vita. Laborare in extremis. Essere, o stare in transito, cioè in sul mo-
rire. Animam agere.
Es lì, o stà lì per fà vergot. Esser vicino al fare una cosa, o star per farla. La
onde fu vicino al disertarsi. Parum abesse.
Es liger de cervel, es volubil. Aver il cervello, che voli, cioè aver la mente
leggiera, e volubile. Esse levis sententiae.
Elezes, contentas. Torre per contentarsi. Di me, che mi torrei dormire in pie-
tra. Tutto ‘l mio tempo. Contentum esse; acquiescere.
Es mei perd vergot, che tut. Esser meglio perdere, che masperdere, cioè per-
dere alcuna parte che ‘l tutto.
Es magior di oter tug, dominà. Principare, esser maggiore che tutti. Non per
superbia di principare, ma per misericordia di provvedere. Dominari.
Es meschì, poch de chè. Esser poco per misero, e gretto. E a dare ad intende-
re quanto è poco. Miserum esse.
Es mal in gambe stà mal sui picoi. Esser debole in sú i picciuoli si dice a chi
vi si regge su male.
Es mat de vergot; andan da mat. Esser pazzo di qualche cosa, cioè vaghissimo.
Cupidissimum esse alicuius.
Es meritevol, merità. Esser mercè, meritare. Tu se’ povero, ma egli sarebbe
mercè, che tu fossi molto più, cioè meriteresti.
Es malabiat, o malaviat, o mal sabadat, o desaviat. Essere malabbiato, aver
in se del male, o del malvagio. Che si facesse un libro de malabbiati. Esse
malum, improbum.
Es moiac ol terè. Essere guazzosa la terra, cioè molle, piena d’acqua. Venuti
alla guazzosa terra. Esse roscidam vel acquosam terram.
194 Es noma pel, e os. Esser l’ossa, e la pelle. Ossa et pellem totum esse.
Entrá in descors. Entrare in parole.
Entrá in desgrazia de vergù; vegn in desgrazia. Cader di collo, venir in
disgrazia. Alicuius offensionem subire.
1667
Entrà in grazia, vegn in grazia. Venire in grazia. Sommamente era venuto
nella grazia del Rè Pietro. In gratiam venire.
Entrà al descor, o a tratà vergot. Metter mano per entrare a trattare, e a ra-
gionare. Mise mano in altre novelle. Incipere, aggredi, inchoare.
Es neutral. Star per se, essere neutrale, cioè tra due contrastanti non tener, ne
dall’un, ne dall’altro, ma starsi di mezzo.
Es om de parola. Esser uomo di sua parola, cioè che mantiene quel ch’e’ promette.
Es obligat a pagà di fig, es sota di fig. Patire interessi, che vale esser obliga-
to a pagare i meriti dell’accatto.
Es ol trastul, o la favola de la zet. Esser l’oca, cioè la favola di tutti.
Es ol cò del aza, ol cò dol bandai; ol rezidor de la cà. Menare la danza, vale
esser il principale della famiglia. Familiam ducere.
Es olte i aque, es piè de laghem stà. Esser la marina turbata, si dice, quando
si vede uno in collora, e pieno di mal talento. In fermento iacere.
Es ol segn, intendes. Intendere per esser segno. Cui egli presentavan s’inten-
dea aver comiato da lui. Argumentum, vel signum esse.
Es opilat. Essere impolmonato. Molto giallo, e quasi impolmonato, e malfatto.
Es, o non es per lù. Fare, o non fare per esser utile. Non fa per te di star fra
gente allegra, vedova sconsolata. Expedire, utile esse alicui.
195 Es ora ‘n sira, ora ‘n matina. Volgersi a ogni vento. Esse mutabilem.
Es, o andà d’acordi, o intendes con vergù. Essere in detta con uno, essere
d’accordo, d’un medesimo volere. Unanimiter sentire.
1668
Es, o stà per murì. Essere in caso di morte, cioè in termine.
Es ol sò ug indrig, o nò vediga da otr’ug, chelle lù. Non avere altr’occhio in
capo, cioè cosa, che s’ami più. Magis quam suos oculos amare.
Es paret, partegnì. Appartenere per esser parente. E quivi con quelli che più gli
appartenevano, piangevano. Sanguine attingere, vel cognatione, affinitate attingere.
Es persequitat, avì drè i cà. Essere accanato, cioè perseguitato, astretto. Il ti-
ranno Martino veggendosi così accanato dala forza etc.
Es propi remedi per quel mal. Essere apropriato rimedio, o medicamento per
quel male. Ma con medicine appropriate etc. Vim sanandi habere.
Esponì. Disporre per esporre. Dispose al papa, e al Rè Carlo la risposta del Rè
d’Aragona.
Es prolis a descorela, andà per i longhe in dol parlà. Distendersi per favel-
lare a lungo; esser largo nel ragionare. Perché mi distendo in tante parole.
Pluribus verbis sermonem producere.
Esprim. Esprimere, manifestare il suo concetto con chiarezza, e al vivo.
Esprimer nol potrei con la favella. Lat. Exprimere.
Es pesoch, dà al pis. Essere gravante, grave, pesante. Esse gravem, vel gravantem.
Es più de cà, che la scova; o es la scova de cà. Essere di casa più che la gra-
nata; esser familiarissimo in una casa. Parea di casa più che la granata.
Es pregn de vergot; esen stuf, morbat. Esserne sazio, pieno, stucco, ristuc-
co, infastidito. Saturum esse; molestia affectum.
Es per contra. Essere opposto, cioè contraposto, posto all’incontro.
Es pat, e pagat; o pag, e pagat. Essere pace, si dice nel giuoco, quando due
hanno il punto pari, e sono ugualmente distanti al segno.
Es pez de paruda. Essere peggior della paruta, cioè di quel, che pare.
Es pazient, fà ‘l pazient. Patire, soggiacere all’operazione, ricever l’operar
dell’agente. L’un disposto a patire, e l’altro a fare. Lat. Pati.
Es pregn. Essere pregno, essere strabocchevolmente pieno, e dicesi di qualun-
que cosa. L’aere pregno in acqua si converse. Lat. Esse refertum.
Esprimì, esprim. Esprimere; manifestare il suo concetto con chiarezza, e dal
vivo. Lat. Exprimere.
196 Es pochì de vita, es scarmo. Esser poco per sottile, e magro. Quell’altro che
ne fianchi è così poco.
Es poch de che. Esser poco per misero, e gretto. E a dare ad intendere quanto e
poco. Miserum esse.
1669
Es posibil, podì es. Poter essere vale esser possibile. Fieri posse.
Es per murì. Essere per morire, cioè moribondo, in atto di morire. Esser stato
per morire, cioè aver corso risico di morire.
Es quasi al fì, o visi al fì. Essere condotto allo scorcio. La cosa è condotta allo
scorcio. Rem esse in cardine.
1670
Es regarzat, garzat da recò. Essere ricardato. Se c’è di molte cose ricardate.
Es sù la cativa strada; o tegn cativa strada. Tenere mala via, cioè far cose,
che non convengono. Gridando il padre a lui: mala via tieni.
Es; stà. Stare per essere situato. Che sta ne confini della Dalmazia, e della
Pannonia. Situm, vel positum esse.
Es; stà. Stare per essere. Se così sta, come voi dite non può essere al mondo
migliore. Ita rem esse; vel ita rem se habere.
Es sovra, o più olt; o eminent. Soprastare, star sopra, essere superiore, emi-
nente. Si pose a campo in sul monte, che soprastava la città. Extare. Eminere.
1671
Es spiendorent, o fiameghent. Rifiammeggiare, grandemente fiammeggiare.
Così la sua virtù fra l’altre rifiammeggiava. Refulgere.
Es semper a besaz, o sot sora, a lite; o becas semper insem. Star punta punta si
dice di due, che sien mal d’accordo insieme, e sempre contendano, e contrastino.
Es segnat; avì la coa bianca. Aver la coda taccata di mal pelo; dicesi di mali-
zioso, ed astuto. Lat. Vulpis reliquiae.
Es sul liber de vergù, esga in grazia; in bona. Esser bene d’alcuno, essergli
in grazia. Alicui amori esse.
198 Es, o stà per dà la vulta ‘n drè. Essere in volta, essere in atto di fuggire vol-
tando le spalle. In volta sono li Greci; alcuni fuggono. Terga dare.
Es, o stà bè, o mal investit. Essere bene, o male investito, cioè essere il dove-
re, o non essere il dovere. Al quale non sarebbe stato male investito d’essersi
abbattuto. Che vi sia bene investita quella fatica. Lat. Conveniens esse.
Es sul caval mat. Essere imbizzarito, cioè fieramente adirato, cruccioso. I fio-
rentini ingregati, e imbizzariti per lo detto sdegno. Esse indignatum.
Es situat; stà. Giacere, essere situato, posto. Una parte del mondo è, che si
giace mai sempre in ghiaccio etc. Iacere; situm esse.
Es sù la bona strada. Essere in su la fatta per la buona. Ritti, che par, che sie-
no in su la fatta. Rectam viam ingredi.
Es, stà. Essere per istare. Dinne com’è, cioè come sta.
1672
Es spongos, mostos. Essere bambagioso, morbido. Egli ha quella midolla
bambagiosa, morbida, crogiolata, e saporita.
Estingues, finis una cà. Disfarsi per mancare, e spegnersi una famiglia. Come
le schiatte si disfanno, cioè mancano, spengonsi.
Es tutù, legn, e legn, supa, e pà moi. Esser tuttuno. Esse idem prorsus.
199 Es trop parzial, avì trop part. Essere troppo parte. Il papa era troppo parte in
sostenere le ragioni del Rè di Francia. Esse partium studiosum.
Es tirat in chiodera, o feitat sù. Essere ricardato, si dice d’uomo, o donna vec-
chia troppo raffazzonata.
Es tivi; tivias. Tepere, esser tiepido. Diversamente in esse ferve, e tepe. Tepe-
fieri. Tepescere.
Es testard, crapò, gnucò, codergnò, codò, coderò. Esser di testa, cioè ostina-
to, caparbio. Conoscendo il fratello per più di testa, che savio. Esse cervicosum;
vel durae cervicis.
Es tiret, ventezos; es una tiraca. Stare in sul tirato. A chi non vuole stare in
sul tirato. Tirare, o stiracchiare.
1673
Eternà, fà eterno vergù. Insemprare, eternare. L. Aeternare, perpetuare. Ae-
ternitatem donare alicui. Aeternum, vel aeternam facere, vel efficere.
Es visat. Avere, cioè essere avvisato. Avendo io da alcuno mio fidato amico.
Es visì a fregà l’as. Aver la bocca in su la bara di chi per vecchiaia, o per malsa-
nia, par che non posssa andar molto in là. Che ha, si può dirla, bocca in su la bara.
Es u’ bel despeg d’om; u’ bel sest, u bel tai d’om. Esser un bel cesto, si dice
per ischerno d’uomo, che si tenga bello.
Es una pitura, o otra opera fachia bè. Essere ben condotta una pittura, o altro
lavoro; lavorato, e finito con diligenza. Come se vedessero una statua d’egregio
artefice perfettamente condotta. Omnibus numeris absolutum opus esse.
Es visì, confinà. Esser contiguo, confinare, conterminare. E dalla parte etc. con-
fina al diserto, che parte. Conterminum esse; finitimum esse alicuius; vel conter-
minare.
Evacuà; svúdà fò, cavà fò. Evacuare, cavare, far vacuo. Lat. Evacuare.
Es vers al fì, dà fì. Toccar della fine; finire il ragionamento. Io vorrei, che tu
facessi due parole della fine. Finem imponere.
Es voltat co’ la boca in zò. Essere rimboccato, con la bocca in giù, arrovescia-
to. Sopra la quale si ponga un bicchier rimboccato.
1674
Es ù vì, che salta in dol bichier, che buta via la schiuma. Esser vino, che sma-
glia, cioè brilla dal rompere le maglie, che fa la schiuma.
Es valent, podì; es bò. Valere, essere valente. Se io mai alcuna cosa valsi. Ciò
che io posso, e vaglio. Valere, vel pollere.
Excetuá; sparmì. Risparmiare per eccetuare. Non alcuno de’ suoi amanti è
risparmiato, cioè accettuato.
Exortà. Esortare, cercar di muovere, o d’indurre uno con esempli, o ragioni a far
quello, che tu vorresti. Hortari. Adhortari. Cohortari. Exhortari; suadere.
Excetuà. Eccettuare, cavar dal numero. Eccettuati quelli, che per nobiltà ri-
guardevoli erano. Eccettare. Salvo quelle delle case eccettate per ghibelline.
Excipere, numero eximere.
Exortà, fa anim. Confortare per esortare, incitare. Gli confortò a vendere quel
poco etc. Lat. Exhortari.
Exaltà, ingrandì. Alzare per ingrandire. Alzando lei, che ne’miei detti onoro.
Es zò per la melga, es indag afag. Essere per le fratte si dice d’uno, che è con-
dotto a mal termine per la povertà. De eo actum esse.
1675
Es zò i sguazò per i prag, es isguazat i prag de rosada. Essere guazzosi li
prati, pieni di guazza, che è rugiada. Prata esse rorulenta, vel roscida.
Esga bisogn de fá prest. Bisognare far presto. Maturato, vel properato opus
esse, vel mature facto opus esse.
Esga bisogn d’andà a trovà vergù. Bisognare andare a trovare alcuno. Ali-
quo convento opus esse.
Esga bisogn de circà bè. Bisognare cercar bene. Exquisito opus esse.
Esga bisogn da fà con cautela. Bisognare far cautamente. Opus esse cauto.
Esga bisogn de dì, e de fà. Bisognare dire, e fare. Et dicto, et facto opus esse.
Esga bisogn de fà ixi. Bisognare far così. Ita facto opus esse.
Esga bisogn de sentì e vedì. Bisognare udire, e vedere. Audito, et viso opus esse.
Esga bisogn de stà atent. Bisognare stare attento. Intento opus esse animo.
Esga bisogn de stà paregiat. Bisognare star apparecchiato. Parato opus esse.
Elez, tuù quel che pias. Eleggere, pigliar quel che più piace. Lat. Legere. Delege-
re, eligere, seligere.
Elez u’ in luch d’un oter. Eleggere uno in luogo d’un altro. Lat. Aliquem in
alterius locum sublegere, vel in locum alterius subrogare.
2021
203 Verbi. lettera F
Fà ‘ndá a bas; sbasà. Mettere in basso stato. Come m’avete in basso stato mes-
so, cioè abbassato. Lat. Deprimere.
1 La pagina è bianca
1676
Fà a sò mud. Fare a modo suo. Lat. Suo uti consilio. Se audire. Sibi obtemperare.
Fà alto, fermas. Far alto, fermarsi, posarsi. Dando segno di gire, or di far alto.
Lat. Consistere. Vale fermare il campo, quando è marcia. Termine militare.
Fà olt, e bas, e mal ingual. Fare alto, e basso, cioè fare a suo cenno, e a suo
arbitrio. Offerendo di fare alto, e basso, quando fosse il piacer del comune etc.
Suo modo, vel suo arbitratu facere.
Fà andà fò la vos, o fà cor vos. Dar voce, sparger fama. Diede voce, e levò
stendale d’andar sopra i Saracini.
Fà aquist. Far conquista, o conquisto. Dopo il conquisto fatto della Terra Santa.
Acquirere.
Fà anim, exortà. Confortare per esortare, incitare. Gli confortò con lui in-
sieme a vendere quel poco, che rimaso era loro, e andarsene via. Lat.
Exhortari.
Fà; tornà a cúnt. Fare per esser utile. Non fa per te di star tra gente allegra,
vedova sconsolata. Expedire, utile esse.
1677
Fà; fadigas. Fare per affaticarsi. E con Rachele, per cui tanto fe.
Fà, stimà. Fare per istimare. Benchè io non sia di quel grande onor degno, che
tu mi fai. Facere. Aestimare.
Fà, es causa, Fare per esser cagione. E mi fea viver lieto, e gire altero. In causa esse.
Fà. Fare per operare per mezzo d’altri. Furono alla casa, e fattisi aprire etc. Fà,
ch’io riveggia il bel guardo etc. Curare, efficere, iubere.
Fà. Fare significa proprio attualmente operare, e dar forma a checche sia; crea-
re, comporre. Facere, creare, componere.
Fà, desponin. Fare per disporre di checche sia, come dire; che ne farai? Ho io
gia preso partito che farne. Facere aliquid de aliqua re.
Fà; importà. Fare per importare. Che vi fa egli, ch’ella sopra quel verron si
dorma. Referre, vel interesse.
Fà a morta; nó di nientisim al mond. Non far ne motto, ne totto; star cheto cheto.
Fà andà de fò. Metter fuori, cavar fuori. Per quel usciolo, ond’era entrato, il
mise fuori. Eximere.
Fà andà in cender. Incenerì. Incenerire, incenerare, far divenir cenere. Prese
il corpo suo, e incenerollo etc. In cinerem vertere. Cinefacere anticamente.
Fà andà in estasi vergù. Far andar uno in estasi. Lat. Animi alienationem a
sensibus facere alicui vel excessum mentis a corpore facere.
Fà andà via i voladeghe dal mostaz. Rimuovere le impetigini della faccia.
Fà andà de mat, decipà. Guastare, mandar a male, chi guasta le sue cose
chiede altrui, quando non ha più che guastare.
Fà andà a mot, retratà. Ritrattare, stornare. Lat. Revocare.
Fà andà in negot, redusì in negot. Risolvere, consumare, disfare, ridurre in
niente. Che in tre mattine risolverà ogni cosa.
Fà anim, e cúr. Rincorare. Accorare. Dar animo, innanimire. Pur mostrando-
si vigoroso per rincorare li suoi. Lat. Animare, animos addere, incitare.
Fà alzà, o montà sú de prezi, fà incarì. Far rimontare. Li feciono rimontare
in presso a soldi trenta lo staio.
Fà andà, o met in proverbi. Ridurre in volgar motto; far diventar proverbio.
Poi l’una all’altra per la città ridicendolo vi ridusson in volgar motto.
1678
Fa andà a mot ol zugh. Farne fuoco, mandarla a monte, che l’un ne l’altro la
vinca. Farne fuora. Ne hai. Ne fa ne fa.
205 Fà. Rendere. Che ve ne renda ammaestrate, cioè n’ammaestri.
Fà andà de mal. Perire, vale far perire, perdere. O non sarebbe questi matto,
che va a perir la nave. Lat. Perdere, pessundare.
Fà andà zò, o lagà vegn zò; o calà zò. Discendere, fare scendere, far calare.
Anche il predetto lardo più giù si discenda. Demittere.
Fà andà inag, met denag. Anteporre, antiporre, porre avanti, dare il primo
grado. Anteferre, praeferre.
Fà andà in fond, o mundà a bas; cazà zò. Avvallare, far ire a valle, cioè abas-
so, abbassare, spignere in giuso. Con la sua gravezza discende giù, e avvalla il
cibo. Deprimere, vel inclinare, vel demittere.
Fà atestat. Attestare per far testimonianza, affermare. Lat. Testari.
Fà a someianza, sgognà. Assimilare, formare a similitudine, far simile, con-
traffare.
Fà a chi ‘n púl più, o zugà a chi ‘n pùl più. Giostrare, fare a gara, a concor-
renza. Ma in questo pensiero un altro giostra. Altercari; concertare.
Fà a regataia, andà a gara. Fare a gara, gareggiare. Concertare Lat.
Fà andà de mal, in malora, ruinà afag, o precipità. Mettere in fondo. E aver
messo in fondo il comun di Firenze, cioè in ruina, in esterminio, in estrema
calamità e miseria. Perdere vel pessundare. Mandare in precipizio, in perdi-
zione, come di roba, d’onore, di persona.
Fà anim, invigorì. Invigorire, dar vigore, inanimire. Confortati e invigoriti di
sua partenza. Vires adiicere, vel afferre. Animare. Vigoreggiare, far animo.
Fà andà in fúm. Invanire, far vano. Per non invanire la promessa d’Abraam.
Vacuum reddere.
Fà andà a la sbaraia. Porre al sole per rovinare, mandare in precipizio. E quel-
la cosa, che ha posto al sole la maggior parte delle città. Evertere, pessundare.
Fà andà vergù fò de lù; zò di bazere, o de cervel. Tor uno di se medesimo,
cavarlo dello ‘ntelletto. Mi toglievano di me medesima. Stuporem inducere,
vel a mente deducere.
Fà andà, o girà intoren. Torneare per muovere in giro.
1679
Fà andà atoren ol cervel, tegn in agitaziò la ment. Tempellare, far vacilla-
re, tener in ambiguo, intra due, irrisoluto. E dall’altro lato tempellava la mente
l’ambizion della signoria.
206 Fà acoglienza, axet, ricef. Ricevere per accettare, accogliere. Furono ricevu-
ti a grande onor da Romani. Lat. Excipere. Hospitari.
Fà andà, o met a fil de spada. Mettere a fil di spada, mettere a taglio. Ense tru-
cidare.
Fà andà via la voia, o cavà, o tuù la voia de vergot a vergù. Svogliare. Tor
la voglia. Del mio fermo voler già non mi svoglia. Voluntatem adimere.
Fà andà, o cazà det a viva forza, schiasech. Mettere a stretto, vale sforzata-
mente per viva forza. E mettevasi a stretto una caviglia d’ulivo salvatico. Lat.
Coacte vel vehementer figere.
Fà andà i ug in zà, e ‘n là, girai de zà, e de là. Stralunare gli occhi, stravol-
gerli in quà, e ‘n là. Straluna gli occhi, e l’un ciglio a mezza la fronte, e l’al-
tro china fino al mento. Oculos circumvolvere.
Fà andà a laor tut; o fà comparì ol poch. Far comparire il poco, con indu-
stria non istraziar niente, cavare il sottil del sottile.
Fà andà tut col cul all’aria, tut sot sora, in cotoboi, in scompili. Soqqua-
drare, mettere a soqquadro, voltar, e metter sottosopra, cioè in confusione, in
iscompiglio. Misero a soqquadro tutta la casa. Lat. Evertere.
Fà andà via, cazà via. Sgombrare per mandar via. Lat. Demovere.
Fà basgà, o gazà, o fà bacegà, o menà inag, e ‘n drè l’us, o vergot oter, fà don-
dà. Tentennare, dimenare. Seccagine era all’uscio a tentennare. Tempellare, pie-
namente crollare, dimenare.
Fà brusca o bruta chiera. Fare strano sembiante, cioè mostrarsi adirato, brusco.
Far il viso dell’arme. Col viso dell’arme gli parlava. Torvis oculis aspicere.
1680
Fà bela, o bona chiera. Mostrare belli sembianti; far buona cera, e carezze.
Hilarem vultum praeferre. Arridere, mostrarsi favorevole, benigno, piacevole.
Al quale arrise tanto la fortuna. Lat. Arridere.
207 Fà bacà, o bacanere. Far baccano. Bacchatim strepere, vel obstrepere, vel in-
condite strepitare.
Fà bona vita, o tegnì bona vita, vif bè o fà cativa vita, vif mal. Viver bene.
Honeste vivere. Vivere vitam honestam; turpem etc. Far bella vita, cioè modo,
e qualità di vivere, vita solitaria, vita perfetta, vita cattiva.
Fà bò pro. Fare buon pro. Buon pro ti faccia. Dare il buon pro. Lat. Prodesse.
1681
Fà bone i resò de vergù; spalezale. Far peduccio, aiutar uno con le parole,
dicendo il medesimo, che ha detto egli facendo buone, e fortificando le sue
ragioni, e vuol dire esser quasi sostegno a colui.
Fà bona concoziò. Fà cag bè. Rievocare, cuocer bene, e quanto alla cosa è
necessario, che debbe cuocersi. S’affoga il calor naturale, e non può ricuocere il
cibo. Recoquere.
Fà bona, o cativa reusida. Far buona, o mala riuscita, cioè manifestarsi con
la prova buono, o malvagio. In bonum, vel malum hominem evadere.
Fà bel. Imbellire, far bello, abbellire. Si perchè n’ha ingentiliti, e fatti nobili
lavandone, imbellettandone etc. Decorare; vel pulchrum reddere.
Fà biond, imbiondì. Imbiondire, far biondo. Se volete i capelli imbiondire. Fla-
vum reddere.
Fà bianch. Inalbare, imbiancare. Vine poi l’aurora, e l’aura fosca inalba. Album
facere, vel candefacere.
Fà brusà, fà brusor. Mordicare, quell’effetto, che fanno le materie di virtù
corrosiva, o disseccativa in sul’ulcere. Lat. Mordicare. Urere.
Fà butà zò. Distendere, mettere a giacere. La distese sopra la cassa.
Fà bè. Far bene, cioè buone opere, o atti di pietà, e religione. Lat. Pie facere.
Fà benefizi; o dol bè. Dar benefizi, farli, beneficare. Non perciò è la memo-
ria fuggita de’ benefizi ricevuti, datimi da coloro. Beneficium conferre. Far be-
ne, o far beneficio. Lat. Benefacere; benigne facere.
Fà beat. Beare, far beato, felice, dar la beatitudine. Beata se’, che puoi beare
altrui. Lat. Beare.
Fà broi, broià per avì di cariche. Bucherare, proccacciarsi occultamente voti per
ottener gradi, e magistrati. Pur sollecito, e pur bucchero; per aver del vino un saggio.
Fà cotoboi. Tumultuare; far tumulto.
Fà bò, bonificà. Far buono, metter in credito. E quelle stampe promise di far
buone per la debita valuta. Acceptum referre.
1682
Fà bò, bonificà, perfezionà. Abbonire, perfezionare, bonificare.
Fà bò, concedì, permet. Far buono, concedere. Che ‘l furto alla persona biso-
gna, per non morir di fame fanno buono. Lat. Concedere, permittere.
Facilità, fà facil. Agevolare, render agevole. Facilem reddere, vel efficere, vel
facere.
Fà contra, contrastà. Imbroccare per opporsi. Sempre fortuna alle gran cose
imbrocca. Lat. Adversari. Obstare.
209 Fà cor la zet col tacà lite in piaza. Far belle le piazze si dice di chi o per gri-
dare, o per azzuffarsi commove, e rauna il popolo. Andiam, che noi farem bel-
la la piazza. Far correre il popolo per qualche stravaganza di quistione, o per
qualche sua bestialità.
Fà chiar. Far chiaro, rischiarare. Li surgenti raggi per tutto il nostro emispe-
rio avean fatto chiaro.
Fà cúnt; met. Far ragione, far conto, pensare, stimare. Elle avran fare conto altro
pensiero. E fa ragion, ch’io ti sia sempre allato. Existimare; putare; sibi persuadere.
Fà, che ù sapi. Fare altrui saggio, insegnargli, fare che sappia. Di vostra con-
dizion fatene saggi.
Fà con forza, operà con forza. Far forte, operare con forza, e con violenza.
Fà, che ù no credi quel, che ‘l crediva. Far discredere a uno qualche cosa.
Questo non potè far loro discredere.
1683
Fà comparsa. Far comparita, o compariscenza.
Fà colp, chiapà. Far colta, far colpo. E se lo stral contro a me poi fa colta.
Fà cignò, cignà. Far capolino, che è affacciarsi destramente per veder altrui,
e tanto poco, che difficilmente possi esser veduto tu.
Fà cò da vergu; o recoresga. Far capo a uno, andare per indirizzarsi a chi ti sia
guida, e conducitore. Vennero a Firenze, e fecer capo agli anziani del popolo. E
rifuggire, o andare a lui per aiuto, o per consiglio. Ad aliquem confugere.
210 Fà chiera fosca; niúlas per colera. Rabbuiarsi. Sta lungi, quando un si rabbuia.
Fà creta de vergot a vergù. Fare credenza, cioè dare, e vendere non a contan-
ti ad uno una cosa. Lat. Credere alicui rem aliquam.
Fà cúnt. Ragionare, far conto. Se ragionate l’uno, e l’altro danno. Lat. Ratiocinari.
Fà, o tegn compagnia. Tener compagnia. Non avendo a cui farle tener com-
pagnia. Comitari. Sociare.
1684
Fà crodà zò la crieta di mur. Fare scanicare gl’intonicati. Incrustationem
detrahere.
Fà crenà vergù. Far crepare alcuno, farlo patire, o stentare. Alicui laborem vel
molestiam afferre.
Fà d’insegna col cò de sì o de no. Nuere signo capitis, vel renuere signo capitis;
cioè accennare; far cenno, significare; far cenno di sí, o di nò. Cenno di sí. Nutus,
us. Cenno di nò. Renutus, us, m. g. Lat. Abnuere. Dal verbo Abnuo, abnuis, abnui,
abnutum, vel annuere. Lat.
Fà furia francesa a fà vergot. Affaltare; far furia. Lat. Agere vehementer; vel
agere concitate.
1685
Fà col mal dol fidech, col mal dol cur, o malvontera. Fare a malcuore, cioè
malvolentieri, a malincorpo, contra sua voglia. In due maniere è perduta l’ora-
zion dell’uomo, s’egli la fa a malcuore etc. Invitum facere.
Fà chiapà ‘l crostol, dà bona cotura. Crogiolare, ben cuocere, stagionare,
dare il fuoco a ragione.
Fà covrì una bestia, menala o metela in guadagn. Far coprire una bestia.
Admissuram facere.
Fà chiocà dorg; fà chiocà. Toccare, cioè l’incitare il tordo, perchè egli schia-
mazzi. Dove l’uccellatore a vedere, origliare, e toccare meglio, che non fareb-
be etc. E li schiamazzi spaventa.
Fà cignò. Far le mummie, vale ora nascondersi, e ora apparire alquanto. Che
faceva le mummie, anzi beffava.
Fà crosete, tirala, o filala sutila. Tirar le milze, o stiracchiar le milze. Io mi
sto pianamente stiracchiando le milze a più potere. Victu laborare.
Fà compasiò, met compasiò. Muf a compasiò. Mettere compassione, muove-
re a compassione. Metteva compassione nell’altre. Misericordiam concitare.
Fà contra, met per contra, oponis, fà i oposiziò. Opporsi per contrariare, ripu-
gnare, contrastare. Obstare, vel adversari. Opporre le loro ragioni. Lat. Obiicere.
Fà crich, crech. Crecà, cricà. Scricciolare. Lat. Gemere.
Fà carne, ingrasas. Impor carne, o imporre semplicemente per ingrassare.
Fà cor vos, fà che ‘l sia dig da vergu, o metel in baia. Imbociare, metter in
voce. Se non vuoi essere imbociato.
Fà chiamà dal zudes, o denag al zudes. Far richiedere. Mi ha fatto richiede-
re per una comparegione del parentorio. In ius vocare.
Fà chiapà chi chiapa. Gittare il giacchio tondo, vale non aver riguardo a niu-
no, trattando ognuno a un modo. E giudicava ognun nel suo segreto che Ga-
nellon gittasse, il giacchio tondo. Mullius rationem habere.
Fà col penel. Fare a pennello, che è fare una cosa eccellentemente bene, come
se sia fatta col pennello.
Fà contra ‘l proclama. Far contro il bando. Lat. Adversus edictum facere.
212 Fà cucagna, giondina, sguazà. Sguazzare, godere. Oblectare se.
Fà colem ol ster. Fà ras ol ster, rasal. Far colmo lo staio. Recare a raso lo staio.
La misura dello staio, ove si faceva colmo, perchè si usava frode, si recò a raso.
Fà cúnt, stimà. Albitrare, arbitrare. Ma albitrando al grosso, che altrimenti non
si può sapere appunto in tanta città, come Firenze. Perpendere, animadvertere,
existimare.
1686
Fà de necesità virtù. Far di necessità virtù. Lat. Tempori cedere, idest neces-
sitati parere.
Fà di fosse intoren a quac lúch; cenzil de fosse. Affossare, far fossa a un luogo,
cigner di fosse. E i loro campi affossando. Fossa circumdare, vel munire.
Fà di sguerzign a vergu co’ la boca. Far bocca, agguzzar cioè le labbra inver-
so uno in segno di dispregio a guisa, che fa la bertuccia; far muso. Coccare.
Lat. Subsannare.
Fas de bef. Beffarsi, non curare, mettere in non cale, non fare stima. Nihil pendere.
Fà deventà vif. Avvivare, far vivo, dar vigore. Vivum reddere; vigorem afferre.
1687
Fà dà zò la sgionfadura. Ol sgiofì; desgionfà. Sgonfiare. Considerata la potenza
del creatore sgonfi il gonfiamento della mente per la memoria della sua con-
dizione. Tumorem adimere. Detumefacere.
213 Fà de spes ù laor. Far di spesso una cosa. Lat. Aliquid actitare, vel factitare.
Fà dol vì, che nos puul andà più ‘n sù, che schiopeta. Fare un vino sopram-
mano; avverbialmente. Farà un vino soprammano con queste diligenze.
Fà di sortide, sortì fò. Sortire, uscir fuori, come fanno i soldati da lor ripari
per assaltar i nimici all’improviso. Lat. Erumpere.
1688
Fà deleguù de dolor de desideri. Squagliare. Ma voi madonna della mia tra-
vaglia, che si mi squaglia, prendavi mercede.
1689
Fà di tape, di schene. Scheggiare, schiantare, levar le schegge. Scindere; dif-
findere.
1690
Fà d’ogn erba fas. Far d’ogni lana un pelo, vale far ogni sorta di ribalderia
senza distinzione. Miscere sacra prophanis.
Fà di legag. Legare, far legati, cioè lasciti ne’ testamenti. Lat. Legare, vel le-
gatum relinquere.
Fà dò; cobià. Induare, far due. Come l’un ben dopo l’altro s’indua.
Fà de loch, fà l’Indià, vegn dal mond nuf, o vegn dai Indie. Far le forche,
che è il negare, o infingersi di non sapere una cosa.
Fà di forfantarie. Forfare, far quel che non coviene, errare, peccare. Lat.
Errare, peccare, delinquere.
1691
la baia. E tanto avviluppò frasche, e parole come colei, che a frascheggiar era
usa. Lat. Nugari, vel nugas agere.
Fà dà fò ú; fal gotà. Tiral, o caval fò, o fal baià. Far uscir uno, indurlo con-
tra sua voglia a favellare, o a spendere. Tirar sù, il fare con astuzia dire ad
altrui quel, ch’e’ non vorrebbe, che si dice anche scalzare.
1692
Fà di fas, o di fasine. Affascinare, far fascio. Poi l’affasciniamo con questo alloro.
Fà di faseg. Affastellare, far fastella. Sicche non sia affastellato con zizanie.
Colligere in fasciculos.
218 Fà dì de lor, fà baià de lor la zet; fas baià drè. Dar da parlare di se, porgere
occasione, che si parli di lui, e pigliasi in mala parte. La viziosa vita di molti
da di se da parlare, da mordere, e da riprendere. Dar che dire, dar occasione di
favellar sinistramente di se. Lat. Populo sermonem dare.
Fà degn. Degnare per giudicar degno, dicevole. Che fosti a tanto onor degna-
ta allora, cioè stimata, e fatta degna. Dignari.
Fà desegn sovra vergù, o vergot. Far disegno sopra una cosa, o d’una cosa
è pensare di farla sua, o di potersene servire né suoi bisogni; si dice anche
farne assegnamento. Subito sú vi faceva disegno. Che fai tu sempre sopra me
disegno.
1693
Fà dà zó lá ‘nfiadura. Far disenfiare l’enfiagione. Fa’ disenfiare l’enfiagione
de piedi. Tumorem solvere.
Fà di spese, o fà spesa. Fare spendio, spendere. Che con misura nullo spen-
dio ferci. Impendium facere, vel impensum facere.
Fà di cridor. Fare strida, stridere, far grida, gridare. Faceano alte strida. Vi fa-
cea far le grida. Stridorem reddere, clamores facere.
Fà dol mal; nús, fà dan. Far male a uno, offenderlo, pergiudicargli in qualun-
que si voglia cosa. Obesse, officere, praeiudicium facere.
219 Fà esercizi d’inzign. Far esercizio mentale. Lat. Animum vel ingenium, vel
mentem exercere, vel animo, ingenio vel mente exerceri.
1694
Fà fà esercizi, tegn in esercizi per impratichì vergù. Esercitare, far durar fatica per
indurre assuefazione, e acquistar pratica, provare, comentare. Le tentazioni fanno
l’uomo sollecito, ad esercitanlo e non lo lasciano annighitire. Exercere. Exercitare.
Fà, formà. Foggiare, formare, dar foggia. Con esso può foggiare diverse spe-
zie di cose.
Fà fuz. Fugare, far fuggire, mettere in fuga, cacciare: fugai il sonno. Lat. Fugare,
in fugam coniicere.
Fà fúch covert. Far fuoco nell’orcio, cioè machinare qualche cosa nascosta-
mente, e mostrar d’attendere ad altro.
220 Fà quel che’s vúl lor de vergù. Fà fà vergù, come’s vúl lor. Far sua voglia
d’uno, averlo a tutti li suoi piaceri. Che gran tempo di me lor voglia fenno. Ad
suam voluntatem aliquem promptum habere.
Fà filà ù; fal fà tut a só múd. Far frullar uno, spignerlo violentemente a operare.
Fà fastudi; tudià. Annoiare, apportar noia. Ed ora il morir mio, che si t’anno-
ia. Molestiam inferre tedio afficere.
Fà fà la spia a vergù, tegniga, o faga stà i cà a la coa; faga tegnì drè l’ug.
Aver i cani alla coda a uno, cioè farlo codiare, e spiare con diligenza i di lui anda-
menti. Io t’ho avuti i miglior cani alla coda, che tu non credevi.
1695
Fà fede. Far fede, testimoniare. E fa qui de’ celesti spirti fede. Testari, testi-
monium perhibere. Render testimonianza.
Fà fastudi. Far noia, noiare. Messere io non sapeva vi facesse noia, perchè io
beveva di sotto. Molestia afficere.
Fà fà pas; pacificà. Pacificare, paceficare, paciare, far far pace, metter pace,
quietare, rappatumare. Pacificò il filgiuol col padre. E di paciarlo con messer
Mastino. Lat. Pacificare. Reconciliare.
1696
Fà franch, francà. Affrancare, dar vigore, avvalorare. E quegli si affrancò di
compiere sua battaglia.
Fà gotà det, infondì. Distillare, infondere. Ma quella distillò nel mio cuor
pria, cioè infuse; stillare; instillare. Lat. Instillare.
Fà grazia, o cortesia. Graziare per far grazia e cortesia. Che tanto il graziar si
fa perfetto, quanto tosto si da a chi ‘l desia.
Fà grazia, grazià. Far grazia, trattandosi di pene, vale assolvere, e liberar dalla
pena. Graziare. Anzi che graziato scampò. Gratiam conferre.
Fà gradit, gratificà. Gratificare, render grato, e accetto. La cui amicizia ve-
dea, che era stabile, e diritta, e che gratificava il servigio. Gratum facere.
Fà giondina; stà alegramet; sguazà. Giocondare, stare in giocondità, viver
giocondamente, sollazzare. Giocondandosi in soavissimi odori. Lat. Iucun-
dari; voluptate affici. Far gala, star allegramente, sguazzare. Qui son genti sta
notte capitate, che come noi avranno fatta gala. Indulgere genio.
Fà giustizia. Far diritto, amministrar ragione, e giustizia. Fatemi diritto di
quello che a torto m’hae morto il mio figliuolo. Lat. Ius dicere.
Fà gatigol, o gatì. Diliticare, dileticare, stuzzicare altrui leggiermente in alcu-
ne parti del corpo, che toccate incitano a ridere e a sguittire. Perchè mi dileti-
chi tu? Altro si convien fare. Solleticare. Lat. Titilare.
Fà grignà. Dar da ridere, di che ridere, o che ridere. Avendo molto dato da
ridere a suo compagni. Questa novella diè tanto che ridere alla brigata, che etc.
Fà gaiard, dà forza. Avvalorare, dar valore. Lat. Virtutem addere.
Fà grez, savadech. Arrozzire, far rozzo, con favella rusticana etc. l’arrozzis-
cono. Lat. Rudem facere, vel rusticum reddere.
Fà guaia, o scomessa, e met su ‘l pegn. Ingaggiare, convenire con pegno.
S’ingaggiano chi avesse più bella spada. Quivi sul sì, e nó ingaggiarsi le parti
etc. Lat. Convenire de re aliqua inter aliquos.
Faga ‘l cò, limità. Prescrivere per limitare, e rinchiudere in un certo termine. Lat.
Praescribere.
1697
222 Fà girà, o andà intoren. Volgere, volvere per muovere in giro. Lat. Volvere.
Fà giustizia, giudicà. Far ragione, e aggiudicare altrui quel, che gli si convien di
giustizia. Voi fate villania a non farmi ragione. Lat. Controversum diiudicare.
Fà godì dol vantaz, o faga sparmi, o guadegnà. Vantaggiare uno, cioè rispar-
miargli nel comperare, o avanzargli nel vendere.
Fà intend, mandà a dì, visà. Significare per far intendere, mandare a dire,
avvisare. Il mio amore gli significherai. Lat. Significare; certiorem facere.
Fà i cung al ingros, a rup. Stagliare i conti, e cose simili per computar cosi
allo ‘ngrosso a fine di terminarli.
Fas in d’ù rampì, in d’ù grop per rampà, o ranà sù. Rannicchiarsi, e racco-
gliersi. Che in sù si stende, e da pie si rattrappa.
Fà i cúng. Far la ragione, fare i conti. Fatta la ragion sua col castaldo. Inire
rationes.
Fà i sò laor savrig, o savridamet. Fare le cose sue insalate, cioè con senno.
1698
Fà i cagnò, i verem, o cor a cagnò, o buligà a cagnò; o vegn det i cagnò. In-
verminare, divenire verminoso per corruzione. Ciò, che essi coglievano più
s’inverminava, e imputridiva. Vermiculari.
Fà i coregn. Far le fusa torte; è il romper di fede, che fanno marito, e moglie,
e anche si dice degli amanti. Ella mi fè le fuse torte.
Fà i fiche. Far le fiche. Le mani alzò con amendue le fiche. Quel donzello le
fece la fica quasi infino all’occhio. Medium unguem os tendere.
Fà incorz. Far accorgere. Il non poterla fare accorgere, non che pietosa del
mio amore.
Fà i cung ados a u’, baiaga drè, despos ai spale. Caratare, pesare minutamente.
Onde ciascuno, perchè non avessono a caratarlo volea esser l’ultimo a partirsi.
Fà i pegn. Gravare, torre il pegno, che fanno i birri al debitore per comanda-
mento della corte. Senza andare alcuno esattore, od essere alcuno gravato per
forza. Pignus capere.
1699
Fà in otra meior foza. Reformà. Riformare, riordinare, e dar nuova e mi-
glior forma. Perchè voleano riformar prima la città. Reformare. Ad meliorem
statum redigere.
224 Fà poch cúnt, o gran cúnt; o più cunt. Fare pochissimo, o grandissimo con-
to. Lat. Minimi, maximi, pluris facere.
Fà i fag só dai nascos; senza es scovert. Far fuoco nell’orcio, che è fare na-
scosamente gli suoi fatti, e in maniera di non esser appostato.
Fà intrà, introdusì. Mettere per introdurre, e far ricevere. E fare, che messo
vi sia chi egli vuole. Lat. Introducere.
Fà i fag sò a stride quiete, a la sordina. Fare i fatti suoi, e star cheto, overo
fare a chetichelli.
Fà in toch, trà in toch, o desfà. Disfare. Saper da lui prima, ch’altri il disfac-
cia, cioè ne faccia pezzi.
Fà i cung. Contare, far conto. E volendo il nostro comune contare con loro.
Supputare rationem.
Fà insem una cosa. Fare insieme una cosa. Lat. Rem conficere, vel una facere.
1700
Fà insegna col ug, da zò dol ug; schizà zò dol ug. Ammiccare, accennar con
gli occhi, far d’occhio, dar d’occhio. Io pur sorrisi, come l’uom, che ammic-
ca. Lat. Nictare.
Fala ‘n barba a vergù. Barbarla a uno, cioè fargli a burla, o qualche cattivo
scherzo, ch’e’ non se l’aspetti. Offucias facere.
Fà la sgninfa. Far la ninfa, che è procedere con abiti, e costumi troppo effeminati.
Fala a vergù prest, e bè. Farla netta, o netto. Ingannar con prestezza, e senza
pericolo alcuno. Tu hai pur fatto per Dio netto, e presto.
1701
Fà l’istes efet; ol medem. Fare l’istesso effetto. Lat. Idem efficere.
Fà ‘l bravaz. Grosseggiare, far del grande, andar altiero; far l’animoso, del
bravo. Con parole grosseggiando mostrano un ardir di leone. Lat. Superbire.
1702
Fà la berta. Far la giarda. E duolsi assai, che gli ha fatta la giarda, cioè beffa,
burla, natta, cilecca, e simili. Lat. Ludos facere.
Fà ‘l rufià. Portar polli; fare il ruffiano. Quelli ancor, che opera danno a por-
tar polli atc. Lenocinium exercere.
Fà ‘l piò, o ‘l pioch; zem, e dulis d’avì poch, quand as ghà da stà bè. Pi-
golare, rammaricarsi, e si dice di coloro, che ancorche abbiano assai sempre si
dolgono dell’aver poco. Lat. Conqueri.
Fà la luna. Far della luna, quando finisce il suo corso, e si ricongiugne col sole.
La luna fece ieri, o si farà domane. Luna cras coibit.
Fala mal, pasala mal. Farla male. I Giudei la fecero male, perocch’ebbero
intenzione pessima. Male cum aliquo agi.
Fala bè, pasala bè. Farla bene, essere in buono stato, intervenirgli ben d’una cosa.
E tutti la fanno bene Iddio mercede. Bene cum aliquo agi; vel belle se habere.
Fala, o petala a vergù. Farla a uno, fargli inganno, caricargliela. Voi ce l’ave-
te fatta, ma mai più persona non la ci farà.
Fà lúch, da lúch. Far luogo, allargarsi, cedere e concedere il passo. Per tutto
gridandosi fà luogo fa luogo. Locum dare, vel cedere.
Fà ‘l nì. Far nido, annidarsi. Occhi leggiadri, ove Amor fa nido. Lat. Nidificare,
nidum construere.
Fala in barba a vergù, petagla. Dar la stretta, dar il mattone, calarla, caricar-
la, attaccarla, barbarla, che è fare altrui o inganno, o scherzo, o male. Lat.
Manticulari, in aliquem tragulam coniicere.
1703
Fà ‘l compart. Compartire, distribuire, dividere, far le parti. Distribuere.
Fà la sguaita, o sguaità vergù cosa ‘l fà, o dov’al va Codiare uno, andargli die-
tro, senza che sen’accorga spiando con diligenza quel, ch’e’ fa, e dove e’ va.
Coloro, di cui ebbe alcuna sospeccione o ch’egli odiava etc. Lat. Observare.
Fà la festa a vergù. Far la festa a uno, vale ucciderlo. Pensa, se fatta gli avreb-
be la festa. Extremum supplicium de aliquo sumere.
Fà ‘l grand, fala a la granda. Fare il grande; far l’omaccione, star sul grande.
Fala, ficala, petala, o fala in barba. Fregare, per far qualche ingiuria ad alcu-
no o con inganno, o senza rispetto. Io la fregherei a mio padre di si fatte cose,
non che a Filippo; si dice in questo significato, barbare, attaccare, accoccare.
Lat. Sugillare. Manticulari.
1704
229 Fà ‘l diavol, e pez. Fare il diavolo; far il diavolo, e peggio; vale fare ogni sfor-
zo. Obnixe omnia facere.
Fà lúch. Far luogo, cioè far largo, dare il passo. Egli non sarà alcuno, che veggen-
doci non ci faccia luogo. Per tutto gridavano fà luogo, fa luogo. Lat. Dare viam.
Fà lúch, es lúch, bisognà. A far certe bisogne, che gli eran luogo più giorni
vel tenne. Opus esse.
Fà ‘l presi, presià, fà la stima. Pregiare, é dar il prezzo alle cose, cioè quan-
to elle debbon vendersi. Stimare per dar giudizio della valuta, dichiarandone
il prezzo. Rei pretium statuere; aestimare.
Fà la scoverta. Fare la posta, cioè la scoperta. E questo tuo valletto gli facea
la posta, sicche assai bestie uccideva. Lat. Ducem esse.
Fà l’arest, arestà. Far rappresaglia, arrestare quel d’altrui per forza, quando
capita in tua podestà. Rappigliare. Ritenere.
1705
230 Fà ‘l cilter, ol volt. Volgere per far la volta agli edifici. Di luglio si compie di
volgere, e serrare il nuovo ponte. Fornicem aedificare.
Fà ‘l só negozi in quac vergot col chiapà trag aventaz. Sotto ‘l tratto trarre
suo’ vantaggi di qualche facenda.
Fala costà salada, o fala frutà bè. Farsi ben valere per farsi ben pagare, far
fruttare.
Fà l’amor. Vagheggiare, far all’amore, cioè stare a rimirare fisamente con di-
letto, e attenzione l’amata. Intente amasiam inspicere.
Fà ‘l desegn de pianta d’una forteza. Levar di pianta una fortezza, come fan-
no gl’ingegneri.
Fà la tila fissa serada, spessa, schiasega, calcada. Far la tela serrata. Densam
telam facere.
Fà ‘l mat, infurias. Tempestare per imperversare. L’uomo nol può tenere etc.
e salta, e tempesta. E mentre, che ‘l caval furia, e tempesta.
Fà la tila rara, tes rar. Tesser chiaro, vale fare il panno rado.
1706
Fà la tarifa, tarifà, tansà. Tassare, ordinare, e fermar la tassa. Constituere, vel
firmare.
Fà levà sù, susità. Suscitare, per eccitare, far levar sù, far risentire. Lat. Excitare.
Fà ‘l topa stà a vergù, sequestral i lò, fal restà immobil. Staggire alcuno. Fu
staggito per virtù di Dio, e non si potè muovere. Detinere aliquem.
Fà ‘l grà fò dol gus. Sgranare, cavar i legumi del guscio. E siliquis grana educere.
Fà la dí, vegn la dí. Aggiornarsi, farsi giorno. Quando egli s’aggiorna i Romani
s’avacciarono un poco più d’ordinare loro battaglie. Diem illucescere.
1707
Falì. Fallire, mancar di danari a mercatanti. Fallirono quelli della compagnia.
Deficere, vel decoquere.
Fà mostraz. Far faccia, vale esser ardito, e presontuoso. E fà faccia, e non si vergo-
gna. Faciem perfricare, vel perfricuisse. Pudori nuncium remittere, vel remisisse.
Fà mal a vergù. Far del male a qualch’uno. Lat. Alicuius malum facere.
Fà mal, o dol mal. Misfare; malfare. Patrare facinus.
Fà marcì. Infracidare. Lat. Putrefacere.
Fà dol mal. Far male, operare viziosamente. Lat. Improbe facere.
Fà mulzì, o mol, smulzinà, indolzì, fà pastos. Indolcare, addolcire, rammor-
bidire, disasprire. Indolca, e ammolla lo cuore come l’acqua. Lat. Edulcare.
Fà mudà opiniò, desinganà; fà credì a vergù, che ‘l crediva all’incontra-
ri; fal restà desinganat. Far ricredente, sgannare, sgarare, far mutar opinione,
o credenza. Io lo farò ricredente. Per farli ricredenti della loro arroganza. Far
rimaner uno discredente. Opinionem amovere, vel evellere.
Fà mot a u’ de saludal, faga insegna. Far motto a uno, salutarlo. Si salvaticamen-
te motto mi fai. E fattogli motto, il domandò, dov’egli andava. Aliquem salutare.
Fà montò, montonà, o cumulà. Accumulare, ammassare, ammontare. Accumu-
lare, congerere, addere. Acervare, coacervare. Rammontare, riunire insieme cose
sparte, quasi facendone monti. Rammonterai la terra.
Fà mostra, finta, fà parì, infenzes. Accennare per fingere, mostrar di fare, far
vista, o veduta. Accennavano di passare a lor posta etc. Simulare, vel praeseferre.
Fà morbid, postos mulzì, mol, smulzinà. Ammorbidare, ammorbidire, far
morbido, tor via la durezza, mollificare. E quest’arte l’ammorbida, e matura
etc. Lat. Lenire, mollire.
Fà menziò, fan descors; parlan. Mentovare, menzionare, menzonare, far
menzione, nominare. Mentionem facere.
1708
Fà mudà anda o pecca. Far mutar vezzo.
Fà nigher, snigrì. Denigrare far negro. Dinigrò sua fama egli più che pece. Lat.
Denigrare. Annerare, annerire, far nero. Ancora latte d’asino annera i capelli. Lat.
Nigrare. Nigre facere.
Fanas, no’ lagas avì bè. Affannarsi, pigliare affanno. Meco si sta, chi di, e
notte s’affanna. Lat. Angi, animo angi.
Fà notomia de vergot. Far notomia d’una cosa è il considerarla minutamen-
te, ed esquisitamente. Rem perfecte explorare, vel exacte perpendere.
Fà nobil, fà civil. Gentilire, far gentile. Generositatem afferre. Nobilitare. Lat.
Nobilitare.
Fà noma di sproposig. Fare agli spropositi, non parlare ne rispondere a proposito.
Fanas in vergot per avil. Aver rangolo di qualche cosa. Sollicite aliquid velle.
Fan cas, tegnen cúnt. Tener conto, farne stima, aver riguardo. Rationem habere.
Curam gerere.
Fà negà, negà. Sommergere, affogare, metter in fondo, e dicesi propriamente
dell’acque. Calate le vele, o voi aspettate d’esser vinti, e sommersi in mare.
Lat. Submergere.
Fanas, staga sul cúr, o esga a cúr. Sollecitarsi per pigliarsi a cuore, affannar-
si. Il ladro delle cose serrate molto si sollecita, vile parendogli ciò, che è pale-
se. Lat. Angi.
Fà, o butà falive. Scintillare; sfavillare. Come scintilla il ferro rovente. Lat.
Scintillare. Disfavillare. Non altrimenti ferro disfavilla. Lat. Scintillascere; fa-
villas differe.
Fà, o dà u’ sfris a vergù, sfrisal. Sfregiare, fare un taglio nel viso altrui.
1709
Fà opresiò, dà la sopressa. Soppressare, oppressare, tormentare, opprimere. Lat.
Opprimere.
Fà, o mandà una part; ordenà, determinà. Stanziare, ordinare, statuire. Stanziò,
che si pagasse annualmente della camera del comune. Decernere. Constituere.
234 Fà ol fì, che ú merita. Fare il fine, che uno merita. Lat. Dignum exitum facere.
Fà ora pro me, fas sò vergot. Trasattare, impadronirsi, appropriarsi qualche cosa.
Si trasattò la Normandia, e recolla a sua soggezione. Sibi arrogare, vel potiri.
Faorì, favorì. Favorare, favorire, aiutare, difendere, proteggere altrui. Divo-
tamente fu recevuto, e favorato. Favere.
Fà, o dà fastudi. Fastidiare, recar fastidio. Taedio afficere; molestiam afferre.
Fà, o dà una capelada a vergù. Fare o dare un cappello, o cappellaccio a uno;
è dargli, o fargli un rabbuffo, o farlo rimaner in vergogna. Tu credi al matto
aver dato un cappello, ma egli è rimaso a noi.
Faori vergù, aiutal. Favorire alcuno. Lat. Praesto esse alicui. Suffragari. Studere
alicui.
Fà onor. Render onore. Renduto onor m’ha fatto ira e vergogna, cioè onorato.
Far onore, onorare. Per farsi onore. Lo bello stile, che m’ha fatto onore. Ho-
norare. Honorem habere, vel facere.
Fà oregia da marcant. Fare orecchie di mercatante, cioè far le viste di non
intendere. Audientem non audire.
Fà, o dà la relaziò, referí. Rinunziare per dire. Andate a rinunziare a Giovanni
quello che avete veduto etc. Referre. Renunciare.
Fà, o portà d’imbasade. Portare, recare, fare novelle. Tal novella io farò
volentieri. Nuncium afferre.
Fà onor col andà incontra a vergù. Far onore nel ricevere un personaggio,
vale andargli magnificamente incontro, e festeggiarlo con qualche singolare
apparato. Aliquem honorifice excipere.
Fà onor a vergù de vergot. Fare onore a un d’una cosa col confermare quel,
ch’egli ha fatto, o detto, o promesso, ch’altri farà, o dirà, e coll’accettar la cor-
tesia, e mostrar di gradirla, e averla cara.
Fà, operà, esercitas. Operare, fare, impiegare il suo sapere, e la fatica, e l’eser-
cizio in chicchesia. Tanto per bene oprar gli venni in grado. Lat. Operari. Efficere.
Fà parentela, o parentad. Contrarre parentado. E con lui contrasse parentado.
Fà provà, sperimentà. Far prova, esperimentare, conoscere per mezzo del-
l’uso, cimentare. Lat. Experiri.
Fà postos, mulzi, molificà, smulzinà, indolzi. Mollificare, rammorbidare,
1710
disasprire, addolcire. Io non ispero, che mai pietà possa per sua forza mollifi-
car ciò, che crudeltà ha ingiustamente indurato. Lat. Mollire. Mollificare.
Indolcare, addolciare, rammorbidire. Lat. Edulcare. Ammorbidare, ammorbi-
dire. Umiliare. Lat. Mollire.
235 Fà pirlà. Far girare, rotare, roteare. Rotava i raggi suoi lucente, e bella. Lat.
Circumagere. Rotare.
Fà posà, o lagà posà i cavai. Riposare, far riposare. Consigliavano del sog-
giorno infino all’altra mattina per riposare i cavalli. Lat. Quietem dare.
Fà posà sot, scusà, o covrì. Ricoprire, scusare. E chi ricopre, o scusa i con-
tratti usurai con nome di cambio, chi d’interesse.
Fà pirulà, fà cutugugù coi dig. Far pepe; è accozzare insieme tutti e cinque
i polpastrelli delle dita, il che quando di verno è gran freddo molti per lo ghia-
do non posson fare.
Fà pasada in vergot; fal profit. Far passata negli onori, nelle lettere, o simi-
li, e vale farvi profitto, e in esse venire innanzi. Lat. Proficere.
Fà pipì, chiipá. Pigolare, proprio il mandar fuor la voce, che fanno i pulcini,
e gli altri uccelli piccoli etc. Lat. Pipilare, garrire.
Fà placit; placità. Piatire, avanti al magistrato. Agere litem, vel litem sequi.
Fà, o dì parole. Far parole, parlare. Per simil colpa, e più non fè parola.
Facere verbum; loqui.
1711
Fà patent, fà che sel vedi patentamet. Mettere in chiaro, sicche si veda sicu-
ramente, agevolmente, e con verità, come la cosa stia. Lat. Patefacere.
Fà presò, capturà. Cattivare, pigliare a prigione, far servo. E tutti gli altri cat-
tivarono. Manu capere. In servitutem abducere.
236 Fà più de quel che si spera, o che si spechia. Far più di quel che si sperava,
o che si aspettava. Lat. Vincere, vel superare spem. Aut vincere expectationem.
Fà poch capital, o poca stima, e cunt. Tener poco a capitale. Quasi da tutti
poco a capitale tenuto, cioè in istima, pregio, e riputazione. Lat. Parvifacere,
vel parvi ducere.
Fà più de quel che u’ pensa. Far più di quel che uno si pensa. Lat. Alicuius
cogitationem vincere.
Fà pont. Appuntare, far punto, far fine. Or qui alla question prima s’appunta.
Fà più de quel, che pertoca. Far più di quel che si deve. Lat. Officii sui par-
tes excedere.
Fà pro, zovà. Approdare, far pro, utile, giovamento. E venne a lui dicendo, che gli
approda ciò che vuole egli. Tanto che nulla lo scudo approdava. Lat. Prodesse.
Fà prima quel che s’ha da dopo, e fà dopo quel che s’ha da fà prima. Far
prima quel che si deve far dopo, e far dopo quel che si deve fare prima. Lat.
Praepostere officia permiscere.
Fà parlà vergù; introdusil a parlà. Introdurre per far favellare alcuno in scrit-
tura, come in dialoghi, e simili ragionamenti. Siccome S. Agostino nel detto ser-
mone introduce. Loquentem introducere, facere aliquem loquentem.
Fà superbi, met dol omor in dol cò. Inorgoglire, far orgoglioso. L’altre cose
non inorgogliscono le menti de nobili. Lat. Extollere.
Fà presa de la molta o de la cola. Far presa si dice della calcina, o di cosa si-
mile, quando asciugandosi rassoda e fortemente tiene insieme cosa disgiunta.
Conglutinari.
Fà presa d’osei, de pes, de animai. Far presa d’uccelli, di pesci etc. Si dice presa a
tutta quella quantità che si piglia all’uccellagione, alla pescagione, alla cacciagione.
1712
Fà presa, tacas. Prendere per appiccarsi, apprederne. Ond’io mi presi al pel
del vermo reo. Lat. Inhaerere.
Fas burlà de vergù. Farsi burlare da uno. Cuipiam risum dare. Cuipiam irri-
dendi sui facultatem, dare.
237 Fà pausa, fermas. Posarsi per riposarsi e fermarsi. Gli remi pria nell’acqua ri-
percossi. Tutti si posan al sonar d’un fischio. Lat. Quiescere. Consistere.
Fà prova, provà, tastà, fà sperienza, sazà. Far prova, provare, cimentare, espe-
rimentare, far saggio. M’ho messo in cuore, per le grandi proferte, ch’e’ fanno, di
volergli provare. Experiri, periculum facere, experimentum sumere, digustare.
Fà più fort, fortificà più bè, renforzà. Rafforzare, far più forte, fortificare,
rinforzare. Lat. Munire; vires addere.
Fà perd d’anim, avilì. Ravvilire, far divenir vile, far perder d’animo, invili-
re. Percellere.
Fà più che om. Trasumanare; passar dall’umanità a più alto grado, che non
può essere, che Iddio. Humanam naturam immutare.
Fà più fag, che parole. Fare migliori fatti, che parole. Lat. Facere melius quam
dicere.
Fà poch cunt de vergot; fasen de bef. Aver a vile, tenere a vile qualche cosa.
Lat. Despicari, vel contemnere aliquid.
Fà parì, infenzes. Far veduta per fingere e simulare. Fece veduta al padre che
al sepolcro voleva andare. Lat. Fingere; simulare.
Fà parì, o vedì ù laor per un oter. Travisare, mostrare una cosa per un altra.
Fece si, che del parto non lo potè travisare.
Fà pasà di carte, u’ liber, di scriture, daga una scorida. Trascorrere le carte,
un libro, o scritture; dargli una scorsa, leggerli superficialmente, o con veloci-
tà. Lat. Percurrere librum etc.
Fà parì, fà mostra. Far sembiante, far segno, dimostrazione, vista. Con falsi
sembianti mostrava amore a cittadini. Signum facere. Fingere, simulare.
Fà pasà per i bachete. Sbachetà, vergà. Vergheggiare, percuoter con verghe.
Dove nostro Signore fu vergheggiato con aspre verghe. Lat. Virgis cedere.
Fà più picol, o picen, restrenzì. Strignere, diminuire, scemare. Come ne tea-
tri veggiamo dalla lor sommità i gradi infino all’infimo venir successivamen-
te ordinati sempre stringendo il cerchio loro. Lat. Imminuere.
1713
Fà piombà zò, o tombà zò, o borlà zò. Spiombare per gettare, o mandare a
basso. Che i sassi delle ripe muove, e spiomba. Deiicere, deturbare.
238 Fas freza, o scaturà. Affrettarsi, far presto. Lat. Celeritatem vel festinationem
adhibere.
Fà perd ol tep a vergù; tuúl fò dol sò lavorere. Scioperare uno, il levarlo dal-
le sue facende facendogli perder tempo.
Fà pù quat as sà fà. Far pur se si sà, cioè far pur quanto si può.
Fà quel ches dis. Fare ciò che si dice. Lat. Ad rem verba conferre. Factis dicta
prosequi.
Fà quel, che dis l’anim. Fare quello, che l’animo giudica. Che tu ne facci
quello, che l’animo ti giudica, che ben sia fatto, cioè ti detta.
Fà quel, che dis vergù da fà. Tenersi al consiglio d’uno, attenersi. Seguitarlo.
Alicuius consilium probare.
Fà restà confus vergù, o fal restà ù strival. Far rimaner confuso alcuno, con-
fonderlo, convincerlo con ragioni.
Fà rudublà, rodolà, o borlà. Far rotare, o roteare. Che fa girare, e rotare al-
trui. Rotolare, spignere una cosa per terra facendola girare. Gettati, e rotolati
da ogni vento. Lat. Rotare, circumagere.
Fà restà lì u’ come u’ pal infich, che nol sapi più che dì, o inchiodal lí. Con-
ficcare uno per convincerlo in maniera, che non possa punto rispondere.
Conficcò Giulio Pollione, che voleva etc.
Fà rivà; fà che ‘l rive. Condurre per far arrivare. E l’altro capo mandandol
basso infin sopra ‘l palco, e conducendol al letto suo, cioè facendo arrivare.
1714
de. Lat. Adversari. Ricalcitrare, far resistenza. Perchè ricalcitrate a quella
voglia. Lat. Obstare.
Fà remor, fracas, bacà, strepit, strepità. Romoreggiare, far romore, tumul-
to. E veggendo la turba romoreggiare. Lat. Strepere. Stormire; ch’ode le be-
stie, e le frasche stormire. Lat. Perstrepere.
Fà redond, o tond, o berond. Ritondare, dar forma ritonda, tondare. Secondo
la quantità, che si vuol levar dal legno per ritondar la spera. Lat. Rotundare.
Fà residenza; stà. Far residenza, risedere. Dove facevano loro residenza.
Fà risentimet, resentis. Risentirsi; fare risentimento delle ingiurie. Iniurias ulcisci.
Fà renoncià. Rinunziare, spontaneamente cedere, e rifiutar la propria ragione
col dominio soprachecche si sia. Alicui re renunciare.
Fà rebomb, rebombà. Rimbombare, far rimbombo, risonare. Lat. Reboare,
vel resonare.
239 Fà ribelà. Ribellare, rubellare, far partire altrui dall’obbedienza del Principe, e
sollevarlo contro a lui. Ribellò Radicofani alla chiesa di Roma. lat. Rebellare.
Fà robe, o cose da fúch, cose grande. Far cose di fuoco, cioè di maraviglia,
grandissime.
Fà restà pago, sodisfà, contentà. Appagare, soddisfare all’altrui volontà,
contentare. Io perchè d’altra vista non m’appago. Lat. Satisfacere, placere,
contentum reddere.
Fà renga, rengà. Arringare, far pubblica diceria in ringhiera, parlamentare, orare.
Concionem habere.
Fà restà u’ socombent. Sgarare uno, vincer la gara con esso lui, e rimaner al
di sopra con la contesa. Io ho a essere sgarato dal maggior nimico, ch’io abbia.
Concertando aliquem superare.
Fà resta de manch, sminuì. Maniare per iscemare, diminuire. Volendo rifare
senza mancare la sua generale entrata, fece nuova colta in Milano. Lat. Imminuere.
Fà recoglienza. Fare raccoglienza, accoglienza. E fegli una raccoglienza da
gentiluomo.
Fà, e refà, e tornà a fà, replicà. Reiterare, fare più volte la stessa cosa. Rifare.
Reiterati i bandi etc., danze reiterate avean le giovani rendute stanche. Lat. Iterare.
Fà reflesiò a vergot. Fare reflessione sopra una cosa, cale rappigliarvisi col
pensiero, ripensarvi sopra.
Fà robà ‘l retrag de vergù. Far fare il ritratto d’alcuno alla macchia.
Fà restà loch vergù, imbalordil. Fare smemoriare; sbalordire. Entrò dentro
correndo nabissando; che fece smemoriare i gabellieri. Stupidum facere.
1715
Fà restà sgot; sbagutì. Sgomentare. E tutti li sgomenta. Lat. Deterrere. Exa-
nimare.
Fas cristià. Farsi cristiano. Christi sacra suscipere. Christianis sacris initiari.
240 Fasà, fasà fò. Fasciare, circondare, e intornar con fascia. Lat. Fasciare, vel
fascia ligare, vel circumligare; vel fascia devincire, vel circumdare.
Fasà una ferida, imbindala. Fasciare una ferita. Lat. Obligare vulnus.
Fas glorios. Farsi glorioso. Lat. Gloriam consequi. Gloriam sibi parare, vel parere.
Fas in d’ú meschioz. Andare a brodetto, val farsi d’ogni cosa un mescuglio e
un guazzabuglio. Ha messo mano in pasta, e va a brodetto. Lat. Misceri.
Fasen bel . Abbellirsene, farsene bello cioè d’una cosa con l’attribuirsela. Sibi
arrogare, vel attribuere.
Fas de bef. Beffarsi, non curare, mettere in non cale, non fare stima. Nihil pendere.
Fas anim, bastà l’anim dà l’anim. Confortarsi per avere speranza, dare il cuore,
bastar l’animo. Così incontanente si confortò di doverlo guarire. Spem concipere.
Fas sù, es confacent, proporzionat, confas. Confarsi per aver proporzione. Quan-
to esser dee quel tutto, che a così fatta parte si confaccia. Lat. Aequiparari.
1716
Fas in dù garibold, sgariboldas sú. Avvolgersi, avvilupparsi. Le gonfiate
vele cadono avvolte, cioè avviluppate. Lat. Implicari.
Fas soldat de la cruciada. Crociarsi. Entrare nella crociata. Molta gente fede-
le si crociarono.
Fas i coregn de só posta, metes i coregn sul có. Aver le corna in seno, e met-
tersele in capo, che è, quando uno manifesta li suoi disonori occulti. Lat.
Prodere turpitudinem suam.
Fas insem, confas. Convenire per dirsi, affarsi, esser conforme. Tanto si con-
venivano, che amici n’eran divenuti. Inter se convenire, vel congruere.
Fas inag. Farsi per andar avanti, spignersi incontra, appresentarsi. E più verso
lui fattosi etc. Dinanzi mi si fece un pien di fango. Lat. Progredi.
Fas; confas. Fare per appartenere, confarsi, aver convenienza, affarsi. Niente
ha sapor di biada, e perciò tu non ti fai a me, ne io mi fo a te. Di quelle cose,
le quali fanno alla generazione. Congruere, convenire.
Fas, infenzes. Farsi per fingersi. Masetto da Lamporecchio si fa mutolo. Lat.
Simulare.
Fas, deventà. Farsi per cangiarsi, diventare, traformarsi. Oimè terra è fatto il
suo bel viso. Fieri; effici, evadere.
Fas inag, presentas, comparì, andà denag a vergù. Offerirsi, comparire,
presentarsi avanti. Dinanzi gli occhi mi si fa offerto. Se se offerre.
Fas numinà. Farsi nome. Volendosi ciascun far nome.
Fas in ciqu; deventà ciqu. Incinquare, diventar cinque. Questo ventesimo
anno ancor s’incinqua.
Fas in d’ú scartoz, incartozas. Incartocciare, ravvolgersi in guisa di cartoc-
cio. Si vengano le foglie ad arrovesciare, come noi diciamo ad incartocciare.
Fas agrest, deventà agrest, agher. Inagrestire, divenire agro, come agresto. E
commove a inagrestire. Exacerbescere.
Fas in arch; inarcas. Inarcarsi, piegarsi in arco. Lat. Incurvari.
1717
Fas meior, meiorà. Immegliare, divenir meglio, o migliore. Chinandomi
all’onda, che deriva, perche vi s’immegli. Meliorem fieri.
Fas brut, deventà brut, o bordech, o bordegas, o sporcas. Imbruttire, divenir brut-
to, rimbruttire. Quanto sono imbruttiti d’un medesimo peccato. Deturpari, foedari.
Fas vedì, e cognos, per quel che s’è. Far ritratto d’uomo da bene, o di tristo,
e vale procedere da uomo da bene, o tristo, e mostrarsi tale. Tu fai ritratto da
quello, che tu se’. Essi fanno ritratto da quello, onde nati sono.
Fas amich de vergù in trentù. Ristrignersi con uno, vale far seco grande, e
stretta amicizia.
Fas spiritos, racent, chiapà spirit. Risentire per ravvivarsi, pigliar forza. Svi-
na e imbotta un pò giovane, acciocche nella botte alquanto grilli, e perciò si
risenta, e schiarisca.
242 Fas anim, incoragias. Rincorarsi per pigliar cuore. E per disdegno par, che si
rincuori.
Fas bone i resó ù l’oter contra vergù; das l’aqua ù l’oter. Rimettersela; me-
narsi buono le ragioni l’un dell’altro in danno, e beffe di chicche sia.
Rimbeccare si dice ancora.
Fas inag, butas, cazas inag a conversà. Rimescolarsi, intromettersi con pro-
sunzione, o licenza. Stanno nelle cittadi rimescolati con le femmine.
Fà sul leg. Rifare il letto, rassettare, acconciare, riaccomodare. Il letto della
sua camera rifece. Lectum sternere.
Fas de bef. Farsi gabbo. Il signor se ne fece gabbo, gabbarsi, farsi beffe. La con-
tessa non savia si gabbò di quelle parole. Lat. Contemnere. Negligere. Farsi
beffe, beffarsi d’una cosa, dispregiarla.
Fas balotà. Mettersi a partito.
Fas dol partit de vergù. Farsi della partita d’alcuno, cioè di lui fazione. Fieri
studiosum partium alucuius.
Fas inag, oponis. Pararsi per opporsi, presentarsi avanti. Io mi parai in sul u-
scio etc. Obstare.
Fas volì bè da vergù. Pigliar animo d’alcuno, cioè farsi benevolo, gratuirsi.
Fas anim, chiapà anim. Pigliar animo, divenir ardito, animoso. Audentiorem fieri.
1718
Fas fà largo. Farsi far piazza, farsi far largo. E ben si fece far subito piazza.
Fas mal. Farsi male, guastarsi la persona, o alcun membro percotendo, o ca-
dendo, o in altri si fatti modi. E di tanto l’amò Iddio, che niun mal si fece nella
caduta.
Fas segur, seguras. Farsi sicuro, assicurarsi. Ben so ‘l camin, però ti fa sicu-
ro. Confidere, audere.
Fas bel. Farsi bello, abbellirsi. E bella farsi. Tanto più la vedrem, quanto più
vale. Se exornare.
Fas nominà. Farsi nome, farsi nominare. Alquanti enfiati di vanità volendosi
ciascun far nome. Lat. Se illustrare.
Fas sentì. Farsi sentire, sentirsi. Si fan sentir con gli sospir dolenti cioè si sento-
no. Intonare, farsi sentire. La parlante fama gli orecchi di molta gente intonol.
243 Fas dì, fas sira. Fare per apparire, nascere, e dicesi della notte, e del giorno.
Come fatto fu il di chiaro. Oriri, apparere.
Fas liquid, smulzinas. Diliquidare, rammorbidire, farsi liquido. La ove così am-
muricate incominceranno a diliquidare. Liquefieri, mollescere.
Fas sira, vegn sira. Declinare il giorno. Ma vedi gia, come declina il giorno.
Diem declinare.
Fasla per la più curta, tuù la più curta. Darla pè chiazzi, nascosamente fuggire
delle vie maestre. Quella, che manco può la da pe’ chiazzi. Se clam subducere.
Fas cas de vergot; curasen, premì. Far caso d’una cosa, farne stima. Lat. Pen-
dere, facere aestimare, calere. Verbo sempre impersonale. Premere, curarsi. È a
cui mai di vero pregio calse. Lat. Curare, pertinere, rationem habere.
Fas sù; fà bè, dì bò, confas. Affare, convenir bene a una cosa, addirsi, confar-
si. Nota che tale esposizione s’affà al luogo. Forse alla mia nobiltà s’affacesse-
ro. Lat. Arridere, decere, convenire.
1719
Fas vedì, comparì. Apparire, farsi vedere, presentarsi alla vista altrui.
Fas d’or. Aurizzarsi, cioè aumentare le sue facoltà, e quasi diventar d’oro. Lo-
cupletari.
Fas tardi. Attardarsi, farsi tardi. E quanto più s’attarda più n’affanni. Longiores
trahi moras.
Fas glorios, quistà de la gloria. Gloriarsi per divenir glorioso, farsi glorioso,
acquistar gloria. Aspetta di gloriarsi nell’eterna vita. Gloriam adipisci.
Fas gloria de vergot, vantasen. Gloriarsi, vantarsi di qualche cosa. Lat. Gloriari.
Fas in ti, deventà un oter ti, internas in ti. Intuarsi, divenir teco una stessa
cosa, internarsi in te. S’io mi intuassi, come tu m’immii. Te fieri.
Fas intrinsech de vergù, fas tut só, intrinsicas. Intrinsecarsi con altrui, cioè piglia-
re intima dimistichezza, e famigliarità. Coniungere necessitudinem cum aliquo.
Fas in tri, unis in tri. Intrearsi, farsi tre, unirsi in tre. Dal suo lucente, che non
si disuna. Da lui, ne dallo Amore, che s’intrea. Lat. Trinum fieri.
244 Fas de mez, frametes. Intercedere, interporsi. Lat. Intercedere.
Fas amis. Innamicarsi, farsi amico, divenire amico. Ma alquanto più del con-
sueto s’innamicarono con loro. Amicum fieri.
Fas chiar, luminos. Inlucidarsi, diventar lucido. Tanto s’inlucida più, cioè si
fà più chiaro, e più famoso. Lat. Illustrari.
Fas in lè. Inlearsi. E però prima, che tu più t’inlei. Farsi una cosa stessa con
esso Lei.
Fas, o deventà gros, ingrosas. Ingrossare, divenir grosso. E le labbra ingros-
sò quanto convenne. Crassescere. Turgere.
Fasla. Alzare a marino, vale andarsi ratto ratto condio. Solum vertere.
Fas servi vergù de covertina. Ricoprirsi col mantel d’altri; scusar se con l’ac-
cusare altrui. Per potersi sempre in ogni suo avvenimento ricoprir col mio
mantello. Suam culpam in alios derivare.
Fà savì, palesà. Manifestare, palesare, scoprire, far noto. Lat. Manifestare
palam facere, dicere.
Fas lustr, deventà lustr, lustras. Lustrarsi, rilucere. Lat. Renidere.
Fà segurtà, stà denag, promet per vergù, piezà, fà piazaria, stà a solevà
1720
vergù. Mallevare, entrar mallevadore. Ne già avresti amico si caro, per cui
mallevare tu andassi a corte. Lat. Fideiubere, spondere.
Fas fà largo, fas portà respet. Farsi far largo, che è farsi aver rispetto, e rive-
renza. S’abbia fatto far largo.
Fas de coca e de bigna, o fas dal bon bol. Involpire, divenir malizioso. Ne la
lingua involpisca a maliziose parole. Lat. Vulpinari.
Fà sul quader, met sul quader. Quadrare, ridurre in forma quadra. Il cerchio
per lo suo arco è impossibile a quadrare perfettamente. Lat. Quadrare.
Fas più grand, cres. Raggravare per crescere, e farsi maggiore. Tale ignoran-
za scusa, e tal volta no, anzi lo raggrava. Lat. Aggravari. Gravescere.
245 Fas in d’ù, redusis in d’ù. Recarsi a uno, riunirsi. Ove erano a tre campi, e si
recarono ad uno, cioè si riunirono.
1721
Fà saltà fó de net. Spiccare, mozzare, troncare, tagliar di netto. Lat. Truncare,
amputare.
Fas só vergot, propriasel, trasel zà. Trarre per arrogarsi, appropriarsi qual-
che cosa. Queste cose fratel mio intendiamo dette per noi, e traiamole a noi.
Lat. Sibi arrogare, vel vendicare aliquid.
Fas inag; cazas inag; butas. Trarsi. Sordel si trasse, e disse: voi che siete,
cioè si fece avanti.
246 Fà smapà, trafugà, portà via de nascos. Trafugare, trasportare, portar via
nascosamente. Clam exportare.
Fas sù, vegn sù, cres, alzas sù; drizas sù, avanzas. Venir sù per surgere, riz-
zarsi, innalzarsi a onore, e riputazione. Lat. Inclarescere.
Fas apruf, tiras apruf, redezas, visinas, unis. Strignersi per accostarsi, ap-
pressarsi. Lat. Accedere.
1722
Fas lontà da vergot, o vegnì dal mondo nuf. Farsi straniero, farsi nuovo. O
che tu ti facci straniero della sua refezione.
Fà sobat ol cúr; fal fà tich, e toch; dà dol travai grand. Strabattere il cuore,
grandemente travagliare. Spesse volte la ricevuta cura del reggere strabatte il
cuore. Lat. Divexare.
Fà sonà campana martel. Far sonare a stormo la campana. E quasi per forza
fecion sonare a stormo la campana del popolo.
Fas sù in d’ù roz, a roz, in d’una rozada, rozas sù. Stormeggiare, fare stor-
mi, adunarsi. Lat. Coire. Convenire.
1723
Fà da grand; o di grandeze. Grandeggiare, far grandigia, far del grande, star in
sul grande, star sul mille, sul severo, sul quamquam, vale tenere una certa gravi-
tà più che conveniente al suo grado. Lat. Superbire; vel magnos spiritus habere.
Fà det ol guast. Far il guasto. Fece gran guasto alla detta cittade, cioè danno,
rovina, disfacimento, incomodi.
1724
Fà dol svario, varià. Divariare, variare, disvariare, svariare. E se disvariasse-
ro, e non venissero qui, sappi, che tutto è errato. Lat. Variare; dissimilem esse.
249 Fà stá ù, convenzil co’ la resà. Conchiudere per convincere disputando. Questa
risposta ti conchiude. Lat. Convincere. Redarguere.
Fas sot, andà sot, cazas sot. Sottentrare; entrar sotto. Sottentrano nell’usanza,
che altri non se n’avvede. Lat. Subire.
Fas pagà la roba più dol dopi de quel, che la val; vendela ‘l dopi di quel,
che la costa. Sopravvendere, vendere la cosa assai più, ch’ella non vale.
Fà stà sot, sofegà. Sommergere, per sopraffare. Che tu non ti lasci soperchia-
re, ne sommergere dalla grandezza delle facende, cioè sopraffare.
Fas pregà trop; fas pregà. Aspettare solenne comandamento, farsi troppo prega-
re. Senza troppo solenne comandamento aspettare, cioè senza farsi troppo pregare.
Fas rendì cúnt; fas dà i cung. Sindacare, tenere a sindacato; rivedere altui il
conto dell’amministrazione sottilmente, e per la minuta col chiedergliene la ra-
gione. Pecuniis repectundis rationem referre.
Fà stà a segn, tegnì ‘n stropa, in crist, in tesera, in stech. Fare stare a segno,
costringere a ubbidire. In officio continere.
1725
Fà scomessa. Fare scommessa, che è il giucare per mantenimento di sua opi-
nione, patuito quel, che si debbe vincere, e perdere. Lat. Facere sponsionem.
Fà sfiandra, lavà zò ‘l só, fà zò i fus, spend a la gaiarda, spregà ‘l sò, tral via,
spendazà. Scialacquare, prodigalleggiare, spender profusamente, dissipar le sue
facultadi. Disperdendo, e scialacquando il suo gli anni sopravvennero. Lat. Pro-
digere, profundere, dilapidare, effundere.
Fà schife, fà ascher vergot. Venire schifo, avere noia. E non ten venga schi-
fo, o a schifo. Il quale a schifo avea la Giannetta. Lat. Nausea esse.
250 Fà sammarti, desrigà la cà. Spazala per andà a stà in d’un otra abitaziò.
Sgombrare, portar via masserizie da luogo a luogo per mutar domicilio. Molto
danneggiò le case, e i mercatanti lanaiuoli, ch’ebbero a sgombrare.
Fà stà con tut lor, tegnì con tut lor. Tener seco, far dimorare appresso di se.
Offerendole di teco tenerla in quello onore, che sia sorella. Lat. Tenere secum.
Retinere secum.
Fas vegn in ment. Tornarsi alla memoria. Ma nella mente tornandosi chi egli
era. In memoriam redigere.
Fà sumelgà i spade, i lanze. Vibrare; muovere scotendo ma con prestezza; e
dicesi propriamente di lancia, e spada etc. Vibrare enses, lanceas etc.
Fas in d’u’ rampì; rampinas. Auncinarsi, torcersi a guisa d’uncino. L’unghie
appuntandosi s’auncinarono.
Fà segur; segurà. Render sicuro. La parte, dov’e’ son rendon sicura, cioè assi-
curano, fanno sicura. Tuum reddere.
Fà sù ‘n treza, intrezà. Intrecciare, collegare, commetter insieme, unire in trec-
cia. Lavorava, e intrecciava palme. Lat. Intexere; connectere.
Fà smanie, andà in smanie. Menare smanie. Ne invaghi si forte, ch’egli ne
menava smanie.
Fà sit. Generar sete. Sete avea generata.
Fà só; pretend. Arrogare, attribuirsi. E che le chiavi s’arroghi d’avere del cie-
lo, e dell’abisso in suo potere. Lat. Arrogare.
Fà serai, serà, blocà. Asserragliare. Ed era asserragliata la terra in più parti.
Lat. Vallare.
Fà savì. Fare assapere. Se non per ispie in fin di Firenze gli fu fatto assapere.
Certiorem facere.
Fà songh, fà vegn songh; fà durmì. Assonnare; indur sonno. Ma perché ‘l
tempo fugge, che t’assonne. Lat. Soporare, soporem inducere.
Fà sù ‘l grop; gropì. Annodare, fare il nodo, legare, strigner con nodo. Anno-
datevi la cuffia. Lat. Nodare.
1726
Fas in d’u’ mug. Abbiccarsi; finchè ciascuna s’abbica. Lat. Congeri.
Fà sul cal. Far callo. Fà callo, e fronte, e gettasi disperatamente ad ogni male.
E fa callo, e dispera, e diventa disperato. Lat. Obdurare se.
Fà stà, o tegnì a dieta. Tener a dieta; dietare. E quando viene a convalescenza sia
dietato con altro cibo. Lat. Victum attenuare, ciborum abstinentiam praescribere.
Fà smatì, levà ‘l cervel. Dimentare, trar di mente, cavar del cervello. Lat. Ad
insaniam impellere; vel dementare.
Fà servisi in dol gombet. Diservire, far danno, far dispiacere. Lat. Obesse, vel
damnum inferre, vel molestia afficere.
Fà servisi. Far aiuto, aiutare. Studiano d’appressarsi alle cose, che alcuno
aiuto ci posson fare. Lat. Opem ferre.
1727
Fà sguaì. Far guaiolare. Fa guaiolare l’anime tormentate in esso.
Fà saltà det i frize, o di frize. Frizzare, quel dolore, che nasce dal mordicare,
quando però non è eccessivo.
Fà savì. Bandire per palesar senza bando. E quello, che avemo veduto noi etc.
lo bandiamo a tutto ‘l mondo.
1728
Fà tornà vif; ravivà. Rivivare, rivivere. La riviva spiritualmente.
Fà tornà sul sò fior vergot. Rifiorire per riabbellire le cose, e tornarle in fiore.
253 Fà tivià, fà tivì, intividì. Tepificare. E l’sole l’abbia tepificata. Rattepidare, rattie-
pidire. Rattiepidito il calor generativo. Rientiepidare, far tiepido, intiepidire. Per
rientiepidire i miei tormenti. Lat. Tepefacere. Teporare. Intiepidare, far divenir tie-
pido. Nell’ora che non può ‘l calor diurno. Intiepidar più ‘l freddo della luna.
Fà tasì chi baia drè; fà tegnì la lengua det dai deg. Rintuzzare li altrui denti;
cioè reprimere i detti mordaci.
Fà tornà ‘ndrè, butà, o sburlà ‘ndrè. Ributtare, far tornare, e rivoltar indie-
tro per forza chi cerca venire avanti. Rispignere. Fediti, e ributtati indietro.
Fà terocà vergù, túsen det spas; fal vogà. Volere il giambo d’uno, volerne la
baia. Ecco ‘l dottore, io voglio un po’ di giambo di lui.
Fà testa. Far testa, riunirsi unitamente contra ‘l nemico. Si ridusse con pochi de
suoi in alcun vantaggio di terreno, e fece testa. Contra hostem in unum convenire.
Fà trà ilà, trà ilà. Discostare, allontanare alquanto, rimuovere. Che di quà nullo
da me si discosta. Lat. Removere.
Fà tegnì più bò, o fà es più car, o fà parì più bò, più car. Careggiare. Quando
Dio tardi esaudisce careggia li soui doni, non li niega, cioè li fa tener più cari,
più pregiati, e migliori.
Fà testa, trucà. Far capo per far resistenza. Lat. Obsistere, resistere. Far testa,
fermarsi per contrastare al nimico.
Fà tiragola, dà la paisa. Adescare, invitare, e tirar uno alle voglie sue con lusin-
ghe, allettamenti, inganni. Pensandosi, che quante più ne adescasse, e prendesse
col suo piacere, tanto di maggior pregio fosse la sua bellezza. Lat. Inescare.
Fà tocà tat per u’ de vergot, scompartil sù. Assortire, scerre, distinguere,
scompartire. Feciono assortir la vivanda tanto per uno. Seligere, vel secernere.
Fà tornà ‘ndrè, fà ‘ndà a mot. Frastornare, far tornar indietro, rivocare. Erasi il
matrimonio per diversi accidenti più volte frastornato. Irritum facere; rescindere.
Fà tregua. Intreguare, far tregua. S’intreguano co’ Fiesolani, e lasciato di non
far più guerra. Facere, vel ferire faedus.
Fà trionfà vergù. Trionfare alcuno, onorarlo del trionfo. Io ‘l trionfai con la
sua milizia. Triunpho decorare aliquem.
Fà trabucà, o borlà via vergù. Traboccare, precipitare alcuno. Furono giudi-
cati a morte, e traboccati di fuori. Lat. Praecipitare.
1729
Fà tira ti, che tiri a mi; no’ cordas. Fare a tira tira, vale non convenire per
voler l’una parte, e l’altra tutti i vantaggi. Lat. Contendere; vixari.
Fà tintin. Tintinnare, far tintin. Tintin sonando con si dolce nota. Lat. Tintinare.
254 Fà tut, cumpidamet. Far tutto, cioè compir l’opera. Lat. Peragere; perficere.
Fà una gran tavolada; ù gran pareg. Far tavolaccio, cioè grande apparecchio.
Fà tornà vif, resusità. Suscitare per risuscitare; di morto far tornar vivo. Lat.
Suscitare.
Fà tut quel, ches púul mai fà. Usare il suo soperchio, cioè la maggior forza,
e potere. In cui usava avarizia il suo soperchio.
Fà tornà l’anima in corp a vergù. Far ritornare l’animo smarrito in alcuno.
Queste parole tutto feciono lo smarrito animo ritornare in Cimone.
Fà tasi zò; o tasì. Porre silenzio. Posto ha silenzio a più soavi accenti, che mai
s’udivo.
Fà una travacascudela. Fare il tomo.
Fà vegn petit, met in gust. Riaccendere l’appetito, levar via la nausa con al-
cuna cosa, che riaccenda l’appetito.
Fà una filza, o fila. Infilare.
Fà u’ soz. Fare un soccio di bestiame.
Fà u’ debit per pagan un oter. Far un debito per pagarne un altro. Lat. Aes
alienum versura facta solvere vel dissolvere.
Fà u’ banchet sontuos a vergù. Di solenne convito onorare alcuno.
Fà vergù sovra quac cariche, o a quac carica. Fare, od ordinare uno sopra
qualche ufizio, cioè dargliene il governo, e farnelo sopraccio. Sopra li suoi
fatti il fece maggiore. Lat. Praeficere.
Fà una superchiaria a vergù. Fare un sopraumento a uno, e fargli un affron-
to con vantaggio, e improvisamente.
1730
Fà u’ spaghet, una fufa, una porachia. Fare uno spaventacchio a uno e’ minac-
ciandolo, e bravandolo mettergli paura. Perterrefacere, terrere, terrorem inferre.
Fà una bona romanzina o rebufada, o dà una bona petenada. Dare una buona
streggiatura a uno, vale un buon rabbuffo.
255 Fà una scorida, una scorsa. Scorrere per trapassar con prestezza. Lat. Percurrere.
Fà una cureta. Fare una supposta. Si faccia supposta della sua polvere.
Fà una bravada, o taiada ados a vergù. Fare una tagliata per minacciare con
molte parole, e bravando. E minacciava, e faceva gran tagliata.
Fà ù ù, trà ‘ndrè ‘l fiat per dolor, surbì. Succiare, quel tirar, che si fa del fia-
to a se restrignendosi, quando o per colpo, o per altro si sente grave dolore. Tal
che Morgante di molte uova succia per le ferite.
Fà u’ zizò. Fare un succio, una rosa, cioè quel segno, che rimane in su’ la pelle
succiata.
Fà una gran samarada sun vergot, o baiada. Tener grande diceria di qual-
che cosa. Ne tennero grande diceria.
Fà una trachia de daner, fà pagà di daner a vergù in quac lúch. Trarre per
pigliare una somma di danari in un luogo, e fargli pagare in un altro.
1731
ta, u’ conteta segn. Fargli un segnaluzzo. Segnare, contrassegnare, fare qual-
che segno. Lat. Signare.
Fà visita; visità. Visitare, andare a vedere altrui per ufizio di carità, d’osser-
vanza, d’affezione. Visitare, vel visere.
Fà vegn. Far venire per far condurre, fare arrecare. Fatto il Prenze venire una
grande, e bella coppa d’oro. Lat. Curare ferendum.
Fà vergot de lena, de bona voia. Fare una cosa di vena, cioè farla di voglia.
Fà vergognà u’, vituperal. Fare scornar uno. La brigata si pose insieme per
farlo scornare.
256 Fà vedì, met denag ai ug. Rappresentare, mostrare, significare, metter avan-
ti a gli occhi. Lat. Rappresentare. Referre.
Fà vergot prest, e bè. Gettare in pretelle si dice del fare checchesia prestissi-
mamente, e bene.
Fà vergù u’ grand maistr. Fare uno gran maestro. Primatum alicui deferre.
Fà u’smac, o sberlef a vergù. Smaccare uno, o fargli uno smacco; scuoprir-
gli li suoi difetti, e per lo più in sua presenza. Iniuriam inferre alicui.
Fà vergot de sfughentò. Far checche sia alla macchia, farlo nascosamente,
furtivamente, come batter monete alla macchia.
Fà vedì a vergù ol diavol in l’ampola. Far vedere a uno quanto si può fare a
di lui danno.
Fà vegn voia. Invogliare, indur voglia, desiderio. Solo il rigguardarle avea
1732
forza d’invogliar l’appetito in qualunque più fosse stato svogliato. Invitare,
invogliare. Giacco il tuo affanno mi pesa si, che a lagrimar mi invita, cioè
invoglia. Lat. Amore incendere, vel inducere.
Fà un otra vulta, de nuf, da recò; replicà. Iterare, ripetere, far di nuovo. Que-
sta iterata cultura itera, e raddoppia ogni volta la gentilezza. Lat. Iterare.
Fà u’ sot mà. Fare a mano, fare ingannevolmente, con arte. Tutto fu fatto a ma-
no per astuzia de’ Pisani. Lat. Dolose facere.
257 Fà vegn fò dal tal pan un abit; o tuùl fò. Cavare da tal panno un vestito.
Fà vegn a’ cò; o trà a cò, o a riva. Menare a capo, mettere ad effetto, finire, ef-
fettuare. Egli menerà a capo tutti vostri intendimenti. Lat. Efficere, absolvere.
Fà un opera santa, una gran carità, u’ gran bè, quistà merit. Far mercè.
Faria mercè chi m’uccidesse, cioè cosa meritoria, e degna di premio.
Fà vergot fò de proposit, senza merit. Fare una cosa a sproposito, cioè farla
senza bisogno e senza opportunità.
Fà vegn songh. Insonnare; indur sonno. Con gli occhi di virtù mai non inson-
na. Lat. Soporare, soporem inducere.
Fà vegn gros, ingrosà. Ingrossare, far divenir grosso. Lat. Crassum facere.
Fà una taca, o una teca, intacà. Intaccare, far tacca, fare in superficie piccol
taglio. Lat. Incidere.
Fà vegn voia. Ivaghire, far divenir vago. Più m’invaghisce, dove più mi incen-
de. Lat. Desiderio inflammare.
Fà una trachia. Fregare, far frego, cioè una linea fatta con penna, pennello, o
altra cosa simile. Lat. Signare, notare.
1733
Fà u’ pirlot, una giriúlta. Dare una giravolta, andare alquanto attorno.
Fà u’ sgarò. Fare un farfallone, fare un error grande. Lat. Toto caelo errare.
Fà una bravada, una intemerada. Fare una bravata, tagliata, o spaventac-
chio, aspramente minacciare. Lat. Interminari.
258 Fà u gran che. Fare una grande cosa. Lat. Magnum facere, vel efficere.
Fà una predica a vergù. Fare una predica a uno, ammonirlo, riprenderlo con
circuizion di parole. Pluribus verbis admonere, vel repraehendere.
Fà vergù per sò fiul. Adottare, prendere alcuno per suo figliuolo. Lat. Adoptare.
Fà umbria; umbrià. Aduggiare, far uggia. Dal freddo del luogo aduggiato,
e adombrato. E ‘l fummo del ruscel di sopra aduggia. Lat. Inumbrare,
umbras inducere.
Fà u’ rebuf, una rebufada, una repasada. Fare un rabbuffo, dare una cana-
ta. Poiché gli è stata data una canata. Lat. Male verbis accipere.
Fà vegn u’ bel color; o fà vegn bel. Colorare per ornare, far bello. Come amor
vuol così la colorava. Lat. Exornare.
Fà vergot de mal. Commettere, per fare, operare, ma sempre in mala parte. E
dove avean commesso l’omicidio etc. Patrare, vel admittere.
Fà una composiziò, u’ compost d’ingredieng. Comporre, porre, e mescolare
insieme varie cose per farne una. E avuta una vecchia greca gran maestra di
compor veleni. Lat. Componere.
Fà vegn vergot a la dì. Disascondere, palesare. Perché la sua bontà si disascon-
da. Lat. Patefacere.
Fà vedì, mostrà. Dimostrare, manifestare, far palese, dichiarare. In questo libro si
dimostra chiaramente quello, che si richiede di fare. Lat. Demonstrare, patefacere.
Fà vertit, o visat. Fare avveduto, avvertire, fare consapevole alcuno. N’era
stato fatto avveduto dinanzi. Certiorem facere, admonere.
Fà u’ dotor, dotoral. Far uno dottore, addottorarlo. In picciol tempo gran dot-
tor si feo. In doctorum numerum aliquem adscribere.
Fà vista, fà parì, infenzes. Far vista, far sembiante, fingere, simulare. Far
vista di gettarsi in un pozzo. Facendo sembiante di volermila menare. E non
fè motto a noi, ma fà sembiante. Lat. Fingere, vel simulare.
Fà vegn ol mal de corp, ol mal di verem. Far l’uscita, e ‘l mal de’ bachi. Di non
mangiar ciriege in di oziachi, cioè egiziachi. Perché fanno l’uscita, e ‘l mal de’
bachi. Cagionar flusso. Lat. Movere alvum, et incitare, vel alvuum cire, vel ciere.
Fà una pasada a u’ de vergot. Fare una passata con alcuno intorno a qualche
negozio, vale trattarne, e discorrerne seco. Cum aliquo percurrere.
1734
Fà u’ delit. Fare un delitto. Lat. Delinquere. Noxam committere.
259 Fan una grossa, o de quele grosse. Fare un passerotto, operare inconsidera-
tamente.
Fà vegn fo ‘l sangu. Tirare gli occhi a uno, si dice di chi è stato a colui trop-
po rigoroso nel prezzo.
Fà una baseta a vergù. Fare una giostra a uno, fargli una bischenca, o bille-
ra, vale cattivo scherzo, e se non cattivo, almen che non piaccia. (Modo basso).
Perch’ella una billera delle sue etc. Lat. Iniuriam inferre.
Fà una castegna, una maronada. Far un marrone, far un errore. Lat. Luto caelo
errare.
Fà una girada. Fare un ritorno. Fece un ritorno, e poi discese da cavallo, cioè
una girata intorno.
Fà vegn sù l’erba, covrì d’erba. Inerbare. Santa madre d’amor, che inerbi, e
infiori il mondo al tuo venir tutto ridente. Lat. Herbis tegere.
1735
Fà vegn voia, incità. Eccitare, far venir voglia, e disposizione, risvegghiare, sti-
molare, instigare. Ci tolgano al male, ed eccitano al bene. Excitare. Instigare.
260 Fà u’ mester. Esercitare un’arte, che tanto è a dire; esercitarsi nell’arte. E per-
sonalmente la sua arte eserceva. Esercere. Lat. Exercere.
Favorì in dol gombet. Disfavorire, contrario di favorire. E tu vedi bene come
questi tali la disfavoriscono. Lat. Adversari.
Fà una maona, o una fraia; u’ conventicol. Fare una criocca, cioè compa-
gnia, unione, ma pigliasi in mala parte. Di nuovo ci s’è fatto una criocca sotto
umiltà creata, ed in fervore. Conventiculum facere.
Fà u’ concert. Concertare; consertare, ordire, o pensatamente ordinare un fatto.
Ordiri facinus.
Fà una crida, o i stride; fà un edit. Bandire, pubblicar per bando, notificare.
Mandò uno a Rialto, che bandisse, che chi volesse vedere etc. Edicere; vel ex
edicto iubere.
Fà u’ rebuf; o ribufada. Rabussare, che vale spaventare con asprezza di paro-
le, o di fatti. Lat. Perterre facere.
Fà un imboscada. Metter agguato. Segretamente una notte misero agguato di
lor gente armata da più parti di Fiesole. Aguatare. Lat. Insidias tendere.
Fà u’, e po’ l’oter. Alternare, operare scambievolmente, e a vicenda. Alternando
a me stesso i mostaccioni. Lat. Alternare.
Fà vegn bondanza. Allargare la piazza; cagionare abbondanza.
Fà zinzò, o dentesoligà i deg. Allegare è quell’effetto, che fanno le cose agre,
o aspre a denti, le quali morse quasi gli legano. Li denti di ciascuno uomo, che
mangerà l’uva acerba, s’allegheranno. Lat. Obstupescere.
Fà zentil, o bel. Aggentilire, aggiugnere gentilezza. Aggentilivano la sustan-
zia del detto oro. Lat. Venustius reddere; pulchritudinem addere.
Fà zugà la bandera. Drappellare, maneggiare il drappello, cioè l’insegna.
Trombando, e drappellando, e richiedendolo di battaglia. Lat. Vexillum attol-
lere, vel signum agitare.
Fazas, fas vedì, sporzis fò dol balcò, o dol us. Farsi per affacciarsi, farsi ve-
dere, sporgersi. Ne posso farmi ne a uscio, ne a finestra, ne uscir di casa, che
etc. lo vide in capo della scala farsi ad aspettarlo. Faciem aut os fenestra, vel
aliunde exerere, aut promere; vel proferre.
Fà zugà la pica, la lanza, o zugà de pica, o trà de lanza. Pallare, muover
vibrando la lancia. Pallando la lancia, e postergato lo scudo. Iactare lanceam.
261 Fà zet, fà dà sù la zet. Far popolo, adunarsi popolarmente. Que’ di Colle fecer
popolo con la ‘nsegna a croce del popolo di Firenze. Lat. Populum colligere.
Ragunar gente.
1736
Fà zò i resò de vergù, confutale; rebatele. Differmare le ragioni altrui. Tutti
argomenti differmano. Lat. Infirmare; confutare, rationes alicuius. Refutare,
rifiutare le ragioni, ribatterle. Lat. Refutare rationes, repercutere.
Fazas al balco, met fò ‘l cò. Affacciarsi, metter fuor la faccia di qualche luogo
per vedere, come a finestre e simili. Mi feci a una finestra, ne prima mi fui af-
facciato, che etc.
Fà zald. Ingiallare, far giallo. Lat. Croco tingere, vel croceum reddere.
Fà zò col corlaz, a la pez. Far col maglio, che è fare interamente il peggio.
Fatto col maglio.
Fà zò i catif indizi per fà vedì la só inocenza. Purgare gli indizi, si dice di chi
per prove, e tormenti dimostra la propria innocenza sopra la querela datagli.
1737
Fermas i mez. Fermarsi in mezzo. Lat. Intersistere.
Fetà, taià in fette. Affettare, tagliare in fette checche sia. Cominciò ad affet-
tare il pane col coltello. In subtiles particulas secare.
Ferà, chiapà, tegnì con forza. Afferrare, pigliare, e tenere con forza. Ed hammi
con le sue zanne afferrato. Vi apprehensum retinere, arripere, appraehendere.
Ferì insem, con più feride. Ferire insieme, o con più ferite. Lat. Consauciare,
convulnerare.
Ferì, colpì. Fiedere, percuotere, ferire, o tagliare con far sangue. I dardi, che
sono prevveduti meno feggono. Lat. Ferire, percutere, sauciare, vulnerare,
vulnus imprimere, infligere, impingere, inferre, imponere.
Fermas, trigas. Fermarsi. Attento si fermò com’ uom, ch’ascolta. Lat. Consistere.
Resistere. Subsistere. Morari.
Fermà ‘l pas; ol pianz. Fermare il passo. Lat. Gradum sistere. Il pianto. La-
crymas vel fletum sistere.
Fermà, postà, incaparà; tuù. Prendere per caparrare, fermare. Trovò il bagno
per la donna preso.
Ferlingà, feità sù, met al fil, tra ‘n chiodera, polì. Raffazzonare; mantenere,
o crescere, o raffazzonare questa tanta poca corporal bellezza. Lat. Exornare.
Ferì de tai. Ferire di taglio, cioè dalla parte tagliente. Lat. Caesim ferire, vel
vulnerare.
1738
263 Ferì de ponta. Ferire di punta. Lat. Punctim ferire, vel sauciare.
Fiadà a boca verta, sofià. Alitare, mandar fuor l’alito a bocca aperta. Gli alzò
la visiera dell’elmo e alitogli nel viso. Lat. Halitare. Halitum emittere.
Fiocà da per tut, vegn da tute i bande. Piovere per venire abbondantemen-
te. Astrologhi eccelsi d’ogni parte piovano a dire delle stelle il corso.
Finì, fà fì. Finire, far fine. Alla porta alla carraia, dove fece fine il muro sul
Arno. Lat. Desinere.
Filà vers a vergù, o a quac banda. Difilare, muoversi per andare con gran pre-
stezza, e quasi a filo verso alcuno, o verso checche sia. E ‘n verso di Rinaldo si
difila. E come tutti si difilarono a loro. Involare, vel in aliquem properare.
Finis, andà in fì, es in fì, mancà. Affinire, andar verso il fine, mancare. E già
per dolor affinito. Mia vita fragile più affinisce, e vien meno. Lat. Deficere.
Fidà. Affidare, fidare, commettere alla fede. Io ti voglio affidare una credenza.
Fidà, segurà, dà la fida. Affidare, assicurare. Che s’ella mi spaventa, amor m’af-
fida. Tutum reddere. Fidare, assicurare. Poi sopra il viso ancor il piè non fida.
Ficas det, cazas det, picas. Afficcarsi, applicarsi, volgersi, darsi, immergersi,
profondarsi, piccarsi. Sono popoli, che molto s’afficcano nel guadagno.
Fisà. Affigere, affissare. Perciò a figurarlo gli occhi affissi. Lat. Figere.
Fisà i ug; vardà tirò. Affissare, guardar fiso, cioè intentamente, e con occhio
fermo. Affisare. Ma vidil io, ch’altrove non m’affiso. Fixis oculis intueri;
intentis oculis contemplari.
264 Figurà, fà parì. Adombrare, figurare, immaginare. Tanto più bella il mio pen-
sier l’adombra. Lat. Figurare; exprimere.
1739
Figurà. Figurare per raffigurare. Perciò a figurarlo gli occhi affissi.
Figurà. Figurare per significare. Fu ben figurata la superbia per quella bestia.
Lat. Significare.
Ficà, piantà. Figgere, ficcare. Non teneva gli occhi fitti etc. Fitti i pali due, o
tre piedi. E mille baci figgo nel volto etc. Lat. Figere.
Fidas de vergù. Fidarsi, aver fidanza, fede, opinione di non essere ingannato,
e rimettersi in chi l’uomo si fida. Fidandomi nel suo parlare onesto. Non ebbi
mai alcuno, di cui tanto mi fidassi, o fidi etc. Lat. Fidere.
Ficas sot, cazas sot, fas inag. Ficcarsi sotto, o innanzi, cioè mettersi sotto, farsi
innanzi, accostarsi. Allor Morgante più oltre si ficca. Lat. Propius accedere.
Ficà, piantà, cazà det i ug, ol cò. Ficcare gli occhi, il viso, la mente, l’intel-
letto etc., vale affissare. Mentre gli occhi per la fronda verde ficcava io etc.
Ficcar lo ‘ntelletto a quel, che si finge. Lat. Figere oculos etc.
Ficà, cazà det. Ficcare, mettere, e cacciare una cosa in un’altra con qualche
poco di violenza. Che quasi tutta si ficcò nella rena. E ficcoglisi per lo fianco.
Lat. Infigere, figere.
Finì, furnì, cumpì, perfezionà. Finire, condurre a fine, perfezionare, dar compi-
mento, terminare. Fornire. Ma però, che mi manca da fornir l’opra etc. È finito il
riposo pien d’affanni. Lat. Finire, finem imponere, absolvere, perficere, conficere.
265 Finas, refinas, deventà fì. Infinire; divenir fine, raffinire, acquistar perfezio-
ne. Lat. Perfici.
1740
Fiorì, es in fioris. Fiorire, esser in fiore, in eccellenza. Oggi più che mai fiori-
sce la gloria del nostro nome. Lat. Florere. Eminere.
Folà, zapolà sù coi pè. Scalpitare, calcare co’ piedi in andando. Lat. Concul-
tare.
Fondà, andà sot. Andar sotto. Il paliscalmo andato sotto tutti perirono.
Foragià, botinà, robà. Predare, tor per forza, far preda. Si misero a scorrere,
e a predare il paese. Lat. Praedari.
Fondà, pozà, stabilì. Fondare per istabilire. Sopra la qual si fonda l’alta
speme. Lat. Locare, fondare.
Fondà una cità. Fondare una città. Lat. Urbem, vel civitatem constituere.
Fondì i metai; fai deleguà. Fondere, struggere, liquefare i metalli mediante il
fuoco, e dicesi anche d’ogni altra cosa, che si liquefaccia col fuoco. Tutte le
monete d’argento si fondieno. Lat. Liquare, liquefacere, fundere.
Fognà; sgarià. Frugare, andar tentando con bastone, o altro simile in luogo
riposto. Frugando in quelle parti, ove sapeva, che i pesci si nascondevano. Lat.
Percontari, inquirere, conto praetentare.
Fogà de quac pasiò. Ardere, esser commosso, e agitato da passione, o affet-
to. D’amor, di gelosia, d’invidia ardendo. Lat. Flagrare.
Folas, andà ‘n furia a redos u’ l’oter. Affollarsi, andare in furia, e con tanta
fretta, che l’uno impedisca l’altro confondendosi. Di modo che per l’ergere, e
cadere de lor cavalli l’uno sopra l’altro s’affollavano e facevano affolliare, e
morir gran parte. Lat. Opprimi, vel confundi.
Folà l’uva. Pigiare l’uva. In che modo si deono l’uve pigiare, e farne vino;
come coloro, che pigiano nel torcolare. Lat. Premere. Calcare.
Fognà, potelà. Frugolare, frugacchiare. Perché quando uno attende a frugac-
chiare, sul buono appunto la furia gli cala.
Fogas de rabia. Infocarsi, accendersi d’ira. Infocando contro a sudditi la sua
trascotata superbia fece decreto, cioè accendendosi d’ira. Ira excandescere,
vel inflammari.
1741
266 Formà, componì. v. g. formà proces. Formare per ordinare, comporre. Corse a
formargli un processo gravissimo addosso. Lat. Parare. Componere. Constituere.
Formà. Formare, dar forma. Delle più belle creatura, che mai dalla natura
fosse stata formata. Lat. Formare.
Fracà, rop, pestà. Schizà; v. g. i nos. Ammaccare, alquanto manco, che in-
frangere. S’ammacchino, e pestino le pere etc. Acciaccare. Cavatone prima il
nocciolo, e come si dice acciaccato. Lat. Tundere; contundere. Frangere. Schia-
cciare v. g. le noci. Schiacciava noci, e vendeva i gusci a ritaglio.
1742
Franz, tridà, bat ol formet, o la biava. Trebbiare per tritare. Recata all’aia la
biada per trebbiarla. Lat. Triturare.
267 Fregà; sfregazà. Sfregare, fregare. Scavarlo spesso e fregarlo. Lat. Fricare.
Fregà vergù, andaga dre; perché al toi vergot, che’s gha voraf dà. Fregaga la
coa. Soffregare per offerire con reiterato ossequio, e instanza quasi con indegnità
dell’offerente. Tiberio rifiutò il nome di padre della patria più volte dal popolo sof-
fregatogli. Ligiare la coda. Molliter caudam attrectare.
Fregà zò. Tergere, ripulire. Di viva neve, in che io mi specchio, e tergo. Lat.
Tergere.
Fruà, frustà, consumà. Logorare, consumare. Che oggi più si logora a taver-
ne, che etc. Lat. Conterere, consumere. I piè ti frusterai, poi tutti quanti se-
guendola tra sassi, e tra le spine. Frustare, ma si dice più propriamente de
vestimenti.
Fregà zò, netà, furbì. Forbire, nettare, pulire. Anche se ugnerai li arnesi del
legno etc., quando li forbirai, diventeranno più belli. Allora si forbi sua faccia,
ch’era piena tutta di polvere, e sudore. Lat. Expolire, mundare, purgare.
1743
Frontà ‘l pè in do sas, e lagaga det la scarpa. Mettere il piede a distretta,
dicesi de giumenti, quando lo mettono tra due pietre, che volendol tirar fuori
vi lasciano il ferro. Concludere pedem inter duos lapides.
268 Fregà la coa a vergù, faga di mozine. Ligiare la coda è quello, che si dice
piaggiare, far moine, dar la soia. Lat. Blandiri.
Frontas a dì ‘l medem. Riscontrarsi nel favellare sopra una cosa, vale dire a
un modo. Lat. Congruere.
Frontas, incontras. Riscontrarsi. Avvenirsi in quel che vien dalla parte oppo-
sta. Lat. Offendere.
Fuz in rotta. Fuggire in rotta, vale fuggirsi vinto. Mostrava come in rotta si
fuggiro. L. Se in fugam coniicere.
Fuz. Fuggire, partirsi correndo da un luogo con prestezza per paura. Lat. Fugere.
Furnì de zet; metega de la zet. Fornir di gente, cioè munire. Lat. Munire.
1744
Finì de stà al mond. Finir di vivere. Lat. Vitae cursum explere, vel conficere.
269 Furnì u’ laor. Finire una cosa. Lat. Alicuius rei finem facere.
Furnì la filosofia. Finire il corso di filosofia. Lat. Philosophiae cursum, vel
curriculum conficere.
Fuz, fuzì, mancà. Fuggire per mancare e venir meno. Le fuggi l’animo, e
vinta cadde sopra ‘l battuto. Lat. Deesse. Deficere.
Fuz i fastudi, i intrich, i fadighe. Fuggire il ranno caldo, che è schifar le bri-
ghe, e i fastidi. E schifa volentieri il ranno caldo. Laborem subterfugere.
Fuz, dà vulta. Dar volta. Quelli di Sorento dieder volta. L. In fugam converti.
Fumegà, fumà, dà ‘l fum, profumà. Suffumicare, dare il fumo. E con incen-
so suffumicare. Lat. Suffumigare. Suffigere.
Fuz; tuú trentú. Dar le spalle, volger le spalle, e cedere, e fuggirsi. L. Terga dare.
Fuz de spes. Fuggire sovente, o spesso. Lat. Fugitare.
Fuz via; o in oter luch. Fuggire via, o altrove. Lat. Aufugere.
Fuz dai nascos. Fuggire di nascosto. Lat. Subterfugere.
Fuz lontà. Fuggire lontano. Lat. Profugere.
Fuz da u’ per andà da un oter. Fuggire come fanno i soldati da una parte al-
l’altra. Lat. Transfugere.
2701
271 Verbi. Lettera G
Gabà. Gabbare, ingannare, giuntare. Avvedendosi come erano stati gabbati. Lat.
Decipere, imposturam facere, fraudare. Ingegnare, gabbare con doppiezza. E
chi per disamore etc. ingegna amico, o frate.
Gafurà, stufà. Sadolà. Stuccare, ristuccare, far nausea, si dice de cibi quan-
do inducono noiosa sazietà. La carne soverchio grassa stucca. Lat. Satietatem,
vel nauseam afferre. Ristuccare per saziar di soverchio. Lat. Saturare.
Garbezà. Gustà vergot. Garbare, piacere, gustare. Lat. Arridere; voluptati
esse. Garbare qualche cosa. Alle donne molto garba etc.
Galdì, godì. Godere, pigliarsi gusto, e diletto di quel che si possiede. Del pre-
sente mi godo, e meglio aspetto. Lat. Frui.
Galezà, fà festa. Gallare per esaltarsi. Di che l’animo vostro in alto galla. Lat.
Extolli. Exultare. Gestire.
1 La pagina è bianca.
1745
Garzà, dà ‘l garz. Cardeggiare, dare il cardo, cardare. Che chi cardeggiar vuol
sia cardeggiato.
Generà, fà. Generare per cagionare. Sete avea generata. Generare per sempli-
cemente produrre. Lat. Producere.
Ginà, o goià u’ a fà vergot. Far uscir uno, stimolarlo, e punzecchiarlo tanto con
le parole, che e’ s’induca, ancorche contra sua voglia a far quel, che tu desideri.
Girà dol spighinzul a saltarei. Barberare della trottola, o paleo, il suo girare
ineguale saltellando. Circumferri; vel se se circumferre.
Ginà, o goià i bestie, cazale col stombol. Toccare le bestie, vale sollecitarle
percotendole. Caricano questi traini e poi toccano le bestie; cioè li cavalli le
vacche. Stimulare; instigare.
272 Giudicà a ug, o mesurà a ug; squadrà. Squadrare per misurare con l’occhio,
col discorso. Che ha squadrato ben la quinta essenza.
Girà atoren, come la ruda, pirlà, fà ‘l giro. Roteare, rotare, girare a guisa di
ruota. Rotava i raggi suoi lucente, e bella. Lat. Circulum, aut orbem conficere.
Girà atoren. Ricirculare, girare intorno. Menava io gli occhi per li gradi mo
sú, mo giù, e mo ricirculando. Lat. Circumlustrare.
1746
Girà, o andà atoren. Ravvolgersi per aggirarsi, andar errando. Non voglio,
che tu ti vada ravvolgendo per li cantoni della città. Poiché furono molto rav-
volti si tornarono a Bovolento. Lat. Errare.
Giubilà. Gongolare, gogolare, giubilare, commoversi per una certa interna al-
legrezza. E tutta gongola, quando si vede bene ascoltare. E gongoli tu stesso
de’ tuo’ danni. Lat. Gestire, exultare.
Giustà, ingualà. Aggiustare, far una cosa per l’appunto. Lat. Exaequare.
273 Giustificà, fà giust. Giustificare, far giusto. Poteva giustificare i peccatori. Iusti-
ficare.
Giustificà, comprovà. Giustificare, provare, e mostrar con ragioni la verità del fat-
to. Prima per giustificare sue ragioni fece etc. Rem fermis rationibus comprobare.
Girà, voltà. Girare per volgere. Occhi miei lassi, mentre ch’io vi giro. Lat.
Convertere.
Girà, avì ‘l circuit, ol giro. Girare per aver circuito. E gira la provincia di Toscana
700 miglia. Lat. Circuitu claudi.
Ginà, goià; sgarià drè. Frugare, stimolare, spignere avanti leggiermente per-
cotendo di punta con bastone, o pungolo, come gli asini, e simili bestie, o inci-
tando con parole. Così frugar conviensi i pigri, e lenti.
Girà vergù a só mud. Far sua voglia d’uno, averlo a tutti li suoi piaceri. Che gran
tempo a me lor voglia fenno. Ad suam voluntatem aliquem promptum habere.
1747
Giustà via, comodà via. Disporre, accomodare, mettere in assetto, preparare,
adattare ogni cosa a ciò opportuna disposero. Lat. Praeparare, accomodare.
Girà, andà ‘n giro. Avvolgersi per andarsi aggirando. Per lo salvatico bosco
s’andò avvolgendo. Lat. Vagari.
1748
Lat. Gubernare. Governare, reggere, tener cura, e provvedere col pensiero, e
con le opere a bisogni, e ben essere di ciò che è sotto la sua custodia, e giuri-
sdizione. Lat. Gubernare, regere.
Gratà, dove al spiur. Solleticar, dove ne giova; cioè dire, e fare appunto quel,
che un desidera.
Gratà la tegna a vergù. Grattare la tigna a uno per offenderlo, e fargli male.
S’apparecchia a grattarmi la tigna.
Gradi a vergù, faga piasì. Gradire per compiacere, e operare in grado d’alcu-
no. Lat. Facere in gratiam alicuius.
275 Gradì. Aggredire, andare a gusto, a fantasia, a sangue, a pelo.
Gradì, stimà. Gradire, aggradire, aver in pregio. Or ti piaccia gradir la sua venu-
ta. Lat. Aestimare, facere.
Grazià, fà grazia, e cortesia. Graziare per far grazia, e cortesia. Che tanto il
graziar si fa perfetto. Quando tosto si da a chi ‘l desia.
1749
Grezà, fà freza. Raffrettare, affrettare. Volgendo il viso raffrettò suo passo.
Lat. Accelerare.
Grevà, cargà, calcà zò. Aggravare, madar in giù con peso, con violenza. Lat.
Premere, aggravare.
Grevà, sfadigà. Gravare per affaticare. Non volle più la gentildonna gravare
di tal servigio, cioè affaticare.
Grevà vergù ‘n vergot. Gravare, cioè insultare, far aggravi a uno in qualche
cosa. Gravando nelle persone, e nell’avere.
1750
Gropì; fà sul grop. Raggruppare, aggroppare; annodare, fare il nodo, legare,
strigner con nodo. Madonna, se Dio v’aiuti, annodatevi la cuffia. Lat. Nodare.
Guastas ol vì. Volgersi del vino, divenir cercone, incerconire, dar la volta.
Guastà. Guastare per corrompere. Avrebbe forza di poter guastare ogni lor virtù.
Lat. Corrumpere.
Guastà, desformà, ruinà. Guastare, tor la forma, e la proporzion alla cosa; scon-
ciare, rovinare. Guastan del mondo la più bella parte. Lat. Vastare, corrumpere.
Guari, sanà; resanà, fà guarì. Guarire, restituire la sanità. Lat. Sanare. Risa-
nare, render la sanità, e quello, ch’era infermo risanerà. Sanitatem reddere.
277 Guadegnà, o venz la lite. Vincer la lite, aver la sentenza in favore. Sibi causam
adiudicare.
Guarnà, tegn in guarna. Guarnà, met in guarna. Servare per guardare, cu-
stodire. Lat. Custodire, tueri. Far la riposta, riporre. La formica etc. fa la ripo-
sta per lo verno. Era un chiuso di tavole etc. da riporvi che avesse voluto, alcu-
na cosa, cioè conservarla, o nasconderla. Lat. Condere. Guardare, servare,
conservare. Quella intendo io diguardare, e conservare. Lat. Conservare.
1751
Guidà ‘l bal. Menare la danza, guidare il ballo. Restim ducere.
Guzà, sutià. Sottiliare per aguzzare. Sottigliarono le lor lingue, come serpen-
ti, cioè aguzzarono. Lat. Acuere.
Guzà, sutià tut l’inzign. Aguzzare li suo’ ferri, o ferruzzi, assottigliare lo ‘nge-
gno, chiribizzare. Iscrisse adunque la regina a Gano, che dovesse aguzzar tutti li
suo’ ferri. Omnes nervos intendere.
Guzà, fà guz. Aghuzzare, far aghuzzo, appuntare, far la punta. Lat. Acuere.
Acutum reddere. Spiculare. Cuspidare.
2781
279 Verbi. Lettera I
Imbates in vergù, trovas. Venir trovato per abbattersi in alcuno. Gli venne
trovato un buon uomo.
Imbates mal, incontrà mal. Misavvenire, incontrar male, avvenir male, suc-
ceder male. Invenire infortunium. In infortunium incidere. Infeliciter succede-
re. Disavvenire. Se di ciò le disavvenisse.
1 La pagina è bianca.
1752
Imbates a din una de vira, o indivinala per fortuna. Abbattersi di dirne alcu-
na vera; apporsi, o indovinare. Tu non t’apponessi, cioè non indovinasti. Forte,
vel fortuna dicere verum.
Imbonì, trà vergù da la sò. Sottrarre per allettare, e tirare altrui al suo voler
con inganno. Lat. Allicere, decipere.
Imbrocà, colpì per contra. Brocà; colpì de broca. Imbroccare, colpir di rincon-
tro. Con l’asta bassa Bradamante imbrocca. Investire per colpire assaltando. Ven-
nero l’uno a cavallo incontro all’altro, e investironsi. Lat. Ferire. Iacere.
Imbrocà, ‘l tavolaz. Dar nel brocco, vale cor nel mezzo del berzaglio, cioè in
quello stocco, col quale è confitto il segno. E da sempre nel brocco a mezzo ‘l
segno. Lat. Scopum attingere.
1753
Imbestialis. Imbestialirsi, pigliar forma di bestia. Che s’imbestiò nelle imbe-
stiate schiegge. Lat. Bestiam fieri.
Imbolsis, deventà bols. Imbolsire, divenir bolso. Conosconsi in ciò, che imbol-
siscono, overo tossono.
Imbarcas senza bescot. Imbarcarsi senza biscotto, vale mettersi senza i debi-
ti provvedimenti all’imprese. Stammi tu per così tondo, ch’io ti voglia imbar-
car senza biscotto. Lat. Absque baculo ingredi.
281 Imberlingà vergù. Gittar la polvere negli occhi, cioè voler mostrare a uno una
cosa per un’altra. Polverem oculis offundere.
Imbogà. Inviluppare. Quando i piedi sono inviluppati già l’uomo non è libe-
ro ad andare.
Imbeletas, das ol belet. Porsi il liscio in viso. Fucari, vel fuco se oblinere.
Imboschis, fas bosch; o selva. Inselvare, divenir selva. Par, che quel pian di
lor lancie s’inselve. Lat. Sylvescere.
1754
Impianì de bacà, de remor, de strepit. Strepidire, strepire, riempir di strepito. E
le orecchie strepidiscono de’ romori de compagni piangenti. Lat. Strepitu implere.
Imbusolà. Insaccare. Erano insaccati priori, cioè messi nel sacchetto, onde si
traeano li priori. Imborsare si dice oggi.
Imboscas da recò. Rinselvare, rimboscare, rientrar nella selva. Poi fugge con
la preda, e si rinselva.
Imbratà, bordegà. Imbrattare. Della bruttura, della quale il luogo era pieno,
s’imbrattò. Lat. Deturpare, inquinare, foedare, polluere.
Imbrunì col smerì. Smerigliare, brunire con lo smeriglio. Lat. Smyride polire.
1755
Imbrocà, dà ‘n dol segn. Dar nel segno; imberciare. E ogni volta la imbercia-
va a festa. Scopum attingere.
Impachiugà, bordegà, imbratà, impianì de fategh de brofadei, o borfadei.
Sozzare, imbrattare, bruttare, far sozzo. Lat. Foedare, inquinare. Impillac-
cherare. Lat. Lutosum reddere.
Impianì, che ‘l vaghe fò de sora; fà colem. Sovrempire, colmare, empiere a
trabocco. Sovraempiendol di gioia. Lat. Cumulare.
Impizà ‘l fúch. Svegghiare il fuoco. Lat. Excitare sopitum ignem.
Imprestà di daner a vergù. Servire uno di danari, vale accomodarlo, e pro-
vederlo di danari; prestarglieli. Io non vi potrei servir di mille, ma di cinque-
cento fior d’oro. Alicui pecuniam mutuam dare.
Impianì finà al bochet, o a la boca. Abboccare, è finire di empiere il vaso infi-
no alla bocca. Lat. Explere usque ad oram, vel ad coronidem.
Imputà, incolpà. Accagionare, imputare, incolpare. Egli domandò, se era ve-
ro quello, di che era accagionato. Lat. Incusare, crimini dare.
283 Impoltronis; indormentas; inzendis, impigris. Impiglas. Addormentarsi,
annighittirsi, infingardirsi. Lat. Pigrescere. Anneghittire, divenir lento, negli-
gente, pigro, infingardo. E non lasciano anneghitire, ed esser ozioso.
Impizà. Alluminare. Ch’egli non alluminino, ne accendano le lampane.
Imparà. Apparare, imparare. La sua casa apparata davanti v’incominciò a passa-
re. Lat. Discere, addiscere.
Impasis, vegn pas. Appassare, appassire, divenir passo, vizzo. Le lascia tanto,
che alquanto s’appassino. Lat. Languescere. Flacescere. Avvizzare, avvizzire,
invizzare. Lat. Languidum fieri.
Impiastrugas; impastas. Appastarsi, appiastricciarsi a guisa che fa la pasta. Le
ripe eran grommate d’una muffa, per l’alito di giù, che vi s’appasta. Lat. Inhaerere.
Impiastras, petas, tacas. Appiastrarsi, appiccarsi; si dice di cosa morbida, e visco-
sa, che s’appicchi a checchesia. Appiastricciare, appiastricciare. Lat. Inhaerere.
Impetolà, petà. Appiccicare. L’appiccicarsi, che fanno le cose viscose, è quel-
le, che si possono difficilmente spiccare. Perché vi ci appiccichiamo così, e
l’amiamo cotanto. Appicciarsi. Lat. Inhaerere.
Impigris, deventà pigher. Appigrire, impigrire. Ma così sicuro m’appigrisco.
Lat. Pigrescere.
Impizas; tacas. Apprendersi, appigliarsi, attaccarsi. Fuoco d’amor in gentil
cuor s’apprende. Lat. Inhaerere.
Impasis, deventà sflogn, o flogn, o pas. Avizzare, divenir vizzo, avvizzire,
invizzire. Tanto che la pelle gli è avvizzata. Lat. Languidum fieri.
1756
Imprestà. Concedere, dare, accomodare. Che ne conceda i suoi omeri forti.
Impianis de borgh, es piè de borgh. Imborgarsi, empiersi di borghi. E quel cor-
no d’Ausonia che s’imborga di Bari, di Gaeta, e di Crotonia.
Impazas, intrigas, tuù di brighe. Imbrigarsi, intrigarsi. Niun cavalier d’Iddio
s’imbriga delle faccende del mondo. Non t’imbrigare de’ nostri fatti, cioè non
entrare ne’ nostri fatti, ne te ne impacciare. Lat. Implicari, immisceri. Impac-
ciarsi, pigliar cura, briga, travagliarsi, intromettersi. Non è da impacciarsi con
colui, cioè non è da trattar con lui. Ch’essi di nuovo in nostro fatto s’impacci-
no. Se immiscere, vel curare.
284 Impazis; smaris. Impazzare, impazzire, divenir pazzo; perder l’uso della ra-
gione. Lat. Insanire; in insaniam incidere.
Impiglà, impegolà. Impeciare, impiastar di pece. Impeciolla, e impeciata, che
l’ebbe etc. Lat. Impicare; pice illinire. Impegolare, impiastare con pegola.
Pice oblinire; oppicare.
Impedì. Impedire, contrariare, dar noia, opporsi. Non impedir lo suo fatale andare.
Impedimentare, impedimentire. Lussurioso disiderio impedimentisce consilio. Si
parò innanzi, e impedimentò ‘l colpo. Lat. Impedire, impedimento esse, obstare.
Impegnà, dà, o fà pegn. Impegnare, dar alcuna cosa per sicurtà a chi ti presta
danari. Se io dovessi vendere, e impegnare ciò, che c’è. Credi tu, che io soffe-
ri, che tu m’impegni la gonnelluccia. Pignori opponere; oppignerare.
Impilas l’abit, o vergot oter, tacasga sù di pii. Impelarsi la vesta, o altro, quan-
do vi s’attacca sù de peli. Dicon, ch’è non s’impolvera, ne impela la gamba.
Impalà. Impalare, cacciare nella parte posteriore un palo, e farlo riuscir di so-
pra. Lat. Palo infigere; per medium hominem stipitem adigere.
Impicà. Impendere, impiccare. Impenduto per la gola. Fu impeso, e fatto mo-
rire. Lat. Suspendere; alicui animam intercludere.
Imperà, fà da imperator. Imperare, imperiare. Dopo il sopradetto Lodovico
imperiò Lottieri dieci anni etc. Lat. Imperare.
Impizà ‘l fúch. Destare il fuoco, farlo vivo. E desto avea ‘l carbone, cioè rav-
vivato. Il concupiscibile appetito avendo desto. Lat. Excitare.
Impescan, despregan a vergù. Disgradare. Io te ne disgrado, cioè io non te
ne fo ne grado, ne grazia. Lat. Nullam gratiam habere.
Impianì, sadolà. Empiere, saziare. Che mai, non empie la bramosa voglia. Lat.
Satiare, explere.
Impianì. Empiere, metter dentro a un recipiente voto tanta materia, quanta vi
cape. Lietamente glielo empiè. Empiutagli la borsa di danari. Lat. Implere.
Impianì, covrì. Empiere per coprire. Avendolo tutto unto di mele, e empiuto di
sopra di penna matta. Lat. Tegere.
1757
Importunà. Conquidere per importunare. A non conquidere co’ prieghi lo
squittino.
285 Importà, fà. Fare per importare. E che vi fa egli, ch’ella sopra quel veron si
dorma? Lat. Referre, interesse.
Impremì, o cazà in dol cò. Fermare nella memoria, imprimere. Cominciò a rag-
guardare, e a fermare nella sua memoria etc. Lat. In mente imprimere.
Impastrochià, dà di pastrochie, dà di coche. Incastagnare, intertenere altrui
con finzioni. Impastocchiare, da pastochia, che vale inganno, o finzione. Lat.
Verba dare.
Impatronis. Indonnare, impadronirsi, insignorirsi. Ma quella riverenza, che
s’indonna di tutta me etc. Lat. Potiri.
Impizà, solferinà. Infiammare per eccitare, e accendere in noi qual si voglia
affetto, o passion d’animo. Infiammò contra me gli animi tutti.
Impazas, ingeris, intrametes. Intramettersi, entrar di mezzo, impacciarsi, in-
gerirsi. Più tosto non s’intrammetta di quello, che non sa, che intrammetendo-
si avviluppi se, e altrui. Lat. Se immiscere.
Impiagà. Piagare, far piaga. Lat. Ulcerare.
Impiani zò bè, o impizonà. Impianì i cusì, i stramaz. Rimpizare, riempire a so-
prabbondanza ristringendo fortissimimamente la materia nel contenente, ma è più
proprio del cibo. Empirsi sino alla gola. Lat. Ingurgitare se. Empire guan-ciali,
cuscini, o polli, o animali si dice. Lat. Farcire.
Impianì de sgotoi. Ingavinare, empier di gavine qual cagione il tuo volto hae
ingavinato. Tonsillis implere.
Imponchias, impontas, cazà ‘l cul al mur, o in d’u’ cantò. Pontare i piedi al
muro, vale stare ostinato, e fermo nel suo proposito, e non si lasciar persuadere.
Impazas, metes, avì che fà. Porre per impacciarsi, aver che trattare, pigliar
commercio. Io non mi pongo ne con ragazzi, ne con tignosi. Lat. Versari.
Imponì, comandà. Porre per imporre, comandare. Silenzio posto avean per
ogni parte. Lat. Imponere.
Importà. Portare per importare. L’andare in sù, che porta? Lat. Referre.
Importan poch, o avin grà penser. Mettere in non cale. Nihili pendere, vel puta-
re, despicari.
Imprestà, dà a ‘mprest. Prestare, dare altrui una cosa con animo, e patto, ch’e’
te la renda. Lat. Mutuare, commodare.
1758
Impià; ingarboià. Scompigliare, avviluppare. Lat. Turbare. Sviare, contrario
di ravviare, come i capelli, le matasse etc.
Impianì ‘l vúd cola stopa, col bombas, o co’ la culzina, stopà i crapadure.
Rinzaffare, inzeppare, rinzeffare, rinzeppare, riempiere il voto, e le fessure con
istoppa, bambagia, calcina, o simil materia. Lat. Refercire.
Impedì, tegn indrè, proibì, che nos possi pasà. Riparare per vietare, impedi-
re, tener indietro. I Mugellesi erano raunati per ripararlo, che non passasse in
Mugello. Lat. Arcere, impedire.
Impedì. Rompere per impedire. Che certi banditi lor cittadini rompessono, e
rubasson le strade.
Impaià i fiasch, e i cadreghe. Intessere il panno alle seggiuole, e le vesti a’ fiaschi.
Impescan a vergù. Non ne saper ne grado, ne grazia. Non ne seppono ne grado
ne grazia all’imperadore, cioè non n’ebbero. Lat. Gratiam non habere alicui.
Impedì la vista. Occupare la vista, cioè impedire occupando. Che occupavan
la vista. Lat. Visionem impedire.
Impedì. Ingombrare per impedire semplicemente. Qualunque più l’umana vi-
sta ingombra. Lat. Impedire.
Imporporà. Innostrare, adornar con ostro. Vedi quanta arte dora, imperla, e inno-
stra. Lat. Ostro exornare.
Impetrà, otegnì. Impetrare, ottenere quel, che si domanda. Per impetrar gra-
zia, che sue case non fossero disfatte. Lat. Impetrare.
Impetris. Impetrarsi, impietrare, divenir pietra, o come pietra. Il dolore impe-
trato nel cuore di Bonifazio. E perché pria tacendo non m’impetro. Lat.
Lapidescere.
Impiastrugà, fà di pastroz, o di pastrog. Impastricciare, intridere, impiastra-
re. Chi rece il latte imbrodola, e ‘mpastriccia.
Impazas, imbroias, chiapà di brighe. Impigliarsi, impacciarsi, prendersi bri-
ga. Non si debbono impigliar d’altre cose. Lat. Se immiscere.
1759
Impachiugà, impianì de’ brofadei, de fangh. Impillacherare. Lat. Lutosum
reddere.
Impiombà. Impiombare val fermare con piombo, come de ferri delle mura-
glie. Lat. Plumbare, applumbare.
1760
Importunà vergù, esga drè. Improntare, importunamente. Instare. Lat. Instare.
288 Impoveris, deventà pover. Impoverire, divenir povero. Per l’altrui impoverir
sei ricca, e grande. Lat. Depauperari, pauperem fieri.
Impregnà. Impregnare, empiere. Levatemi dal viso i duri veli, sicch’io sfoghi
il dolor, che ‘l cuor m’impregna, cioè empie.
1761
Illuminà, dà lúm. Allumare, illuminare. E così di lontan m’alluma, e ‘ncede.
Alluminare, dar lume, splendore a checchesia. E prima appresso Dio m’allu-
minasti. Lat. Illuminare.
289 Illuminà, met in chiar. Rischiarare per dichiarare. La tua ragione m’ha rischia-
rato di quello, che prima dubitava. Lat. Declarare, exponere.
Illustrà. Rischiarare, render chiaro, illustrare. Quella, che fu del secol nostro
onore, ora è del ciel, che tutto orna, e rischiara.
Illustras; fas chiar. Inlucidarsi, farsi chiaro, divenir lucido. Lat. Illustrari.
Inasprì. Inasprare; indurre ad esser aspro, e crudele. Onde come nel cuor m’in-
duro, e inaspro. Inasprisce, e incende gli animi. I venti meridionali fanno putride
febbri, ma non inaspriscono il gozzo. Lat. Exasperare. Inasprire.
1762
Inamoras da mat, o matanamet de vergù. Impazzarsi d’alcuno, cioè smisu-
ratamente innamorarsi.
Inasprì. Asperare; inasprire, irritare. Temino questi Eretici di non asperare nel
principio del parlare gli uditori. Lat. Exasperare, concitare, irritare.
Incagnas; incagnis. Accanare, accanire, accaneggiare. Lat. In furorem agi.
Incalzà, tegnì drè; dà drè, dà la caza. Accorrere, rincorrere, rincalciare. Sicche
innanzi, che ‘l terzo l’arrivasse, che non era molto lungi, e accorrealo l’ebbe
morto. Incalciare, incalzare, fugare, dar la caccia, costringere a fuggire. Si die-
dero a fuggire senza essere incalciati. Aliquem premere vel in fugam vertere.
Incadenà, ligà. Aggratigliare, incatenare. Tu m’hai aggratigliato il cuor con la
tua ribeba. Lat. Vincire.
Incavà. Incavare, far concavo. Lat. Concavare.
Incaparà. Caparrare, dar la caparra. Prender per caparrare, fermare. Trovò il
bagno per la donna esser preso.
Incavà a foza de canal. Scanalare, che è incavare legno, o pietra, o simil cosa,
e ridurla a guisa di canale. Lat. Striare.
Incagnas in vergot, o a fà vergot contra vergù. Pigliarla co’ denti, mettersi
a far qualche cosa contra uno rabbiosamente, e con ogni sforzo. Obnixe ali-
quid agredire.
Incantà, fà d’incantesim. Incantare, fare incanti. E gli aspidi incantar sanno
in lor note. Lat. Incantare.
Incantas ilò, restà ‘ncantat. Stipidire, stupidire. Lat. Obstupefieri. Obstupescere.
Incarognas per inamoras, o per avì da fà con fomne. Incarognarsi, entrar
nella carogna. Il buon conte di nuovo s’incarogna.
Incadenazà, dà ‘l cadenaz a la porta. Incatenacciare, metter il catenaccio, in-
chiavistrellare. Che sapete, che non vi si incatenaccia mai la porta. Lat. Pes-
sulum ostio obdere.
Incadenà, met in cadena. Incatenare, mettere in catena, cioè legar con cate-
na. Lat. Catena constringere.
Incadenas insem. Incatenarsi, legarsi insieme con catena.
Incadenà, fortificà coi cadene. Incatenare, fortificare con catene. Se le mura
poco tempo fa non fossono state incatenate a pericolo erano di non dare a terra.
Incastrà, conzignà. Consegnare, incastrare, commetter bene una cosa nell’al-
tra. Lat. Connectere.
Incartozas, fas in scartoz. Incartocciare, ravvolgersi in guisa di cartoccio. Si
vengano le foglie ad arrovesciare, come noi diciamo ad incartocciare.
1763
Incavigià, tacà a la cavigia, met in cavigia. Incavigliare, attaccare alla caviglia.
291 Incalzà de terra, o de vergot oter, met atoren de la terra, o vergot oter.
Rincalzare, metter attorno a una cosa o terra, o altro per fortificarla, o difen-
derla, acciò si sostenga, o stia salda. Allora appresso del pedale la terra si ragu-
na, e overo si rincalza. Lat. Fulcire.
Incaris, vegn car. Rincarare, crescer di prezzo. Rincarò in questo nostro paese
ogni speziaria. Lat. Ingravescere, carius fieri.
1764
Attorcigliare, attortigliare. E quegli attorse otto volte la coda al dosso duro.
Quel serpente, che attorcigliavano i gentili sopra il nocchieruto bastone
d’Esculapio. Lat. Vincere. Redimire.
292 Incirchiolà atoren. Avviticchiarsi, avvolticchiarsi.
Incirchiolà. Avvinchiare. E come draghi con le code avvinchiarsi.
Incità, stigá. Incitare, spignere altrui a checchesia, stimolare; la lor bellezza
non t’inciterà a disonesto fuoco. Lat. Incitare, instigare.
Incivilì. Ingentilire, far nobile, gentile. Si perché n’ha ingentiliti, e fatti nobi-
li. Lat. Nobilitare; decorare.
Incivilis, fas nobil. Ingentilirsi, divenir nobile, nobilitarsi. Pensò di voler
ingentilire per moglie, e prese una giovane gentildonna. Nobilitari.
Inchinas. Richinare, chinare, umiliarsi con segno di riverenza. Mi richinava
giù la faccia; Lat. Declinare.
Inchinà, piegà, chinà. Inclinare, piegare, inchinare. Che due arbori, per forza
fossero inclinati etc. Lat. Inclinare.
Inchiodà lì u’, che nol sapi più, che respond, fal restà lì come u’ pal infich.
Conficcare uno per convincerlo in maniera, ch’e’ non possa punto rispondere.
Conficcò Giunio Pollione, che voleva etc.
Inchiodà; cazà, o piantà di chiog. Conficcare, ficcar chiodi per unire cose
insieme, o per altro effetto. Lat. Configere.
Inchinas, vúdà zò ‘l brentò, andà zò fina ‘n terra. Atterrarsi per inchinarsi,
umiliarsi. Lat. Sese deprimere. Inchinarsi a uno per segno d’umiltà, e di riveren-
za. Per la gran paura mi fermai, e inchinai a lui con riverenza. Inclinare se alicui.
Inclucas, o incluchignas. Accosciare, chinar le cosce. Ed or s’accoscia, ed ora
in piede stante. Lat. Coscendices deflectere. Accoccolare, porsi coccoloni. In
sù l’omero l’avrebbe fatto accoccolate. Lat. Incoxare se.
Inclinà a vergot. Inclinare a una cosa, cioè avervi disposizione e attitudine.
Proclivem esse.
Incochiì, rustì, strasì, secà. Riardere, diseccare per troppo freddo, o per trop-
po caldo, o mordacità d’umori. Lat. Torrere, adurere.
Incolà la carta. Impastare la carta, appiccarla insieme con pasta, e simili.
Incochiis de la biancaria. Incarbonchiare si dice de panni lini, o d’alcune altre
cose, quando per mala qualità pigliano alcune macchie del color del carbone.
Incolpà a tort, e a pecat. Met a dos, imputà. Apporre per incolpare a torto;
cor cagione. E ora apporle questo per iscusa di se. Vitio vertere, falso insimu-
lare, vel criminari. Mettere addosso, imputare. Per iscusarsi al papa di quello,
che il cardinale da Prato aveva loro messo addosso.
1765
Incontras. Riscontrarsi; intoppare, avvenirsi in quel, che vien dalla parte
opposta. Si riscontrano certi delli Orsini, e Colonnesi etc., e combatterono
insieme. Lat. Offendere, inexpectatum nancisci.
Incoronà per Papa, Imperator, Ré. Coronare uno per papa, imperadore, Ré.
Aliquem insigni pontificali, imperatorio, regali evincere.
Incontras in dol dig, in dol costitut, dì tug in dol medem múd, ol medem. Raf-
frontarsi si dice di due persone, che nel testimoniare, o ragionare sopra una cosa
dicano in uno stesso modo. E mentre, ch’ogni cosa si raffronta. Lat. Congruere.
Incochiis. Indozzare. Per lo più si dice delli animali, quando per principio di
sopraveniente indisposizione intristiscono, non crescono, e non vengono
innanzi. L’una dice i miei pulcini. Par, che sien tutti indozzati. Indozzar possa
quella mala vecchia, che tutta notte sta a rivilicare.
Incolpà, dà la colpa. Incolpare, dar colpa. Non altrui incolpando che me stes-
so. Lat. Culpare, culpae tribuere, criminari, insimulare.
1766
Incolà, tacà ‘nsem co’ la cola. Incollare, appiccare le cose insieme con la
colla. E incolli i doccioni, se avessero alcun vizio. Lat. Conglutinare.
Incontrà bè vergot, o fal andà bè, o fal a resò. Cogliere, fare, che sia per
l’appunto. Alberto Magno fece una statua di metallo a si fatti corsi di pianeti,
e colsela si di ragione, che ella favellava. Lat. Examussim perficere.
Incorì; cascà; borlà det. Cadere. Onde caddero in grande infamia de’ Fiorentini.
1767
Indusià, tardigas, tirà in longa. Indugiare, tardare, intertenersi, mandar in
lunga, metter tempo in mezzo. Per farli indugiare, che non si partissero. Chi ha
ne’ fatti della guerra il tempo da avanzare, e per rispetto lo indugia, tardi il rac-
quista. Lo frutto suo s’indugerebbe di molti anni. Lat. Morari, procrastinare,
differre, cunctari.
295 Indolzi, fà dolz. Indolciare, indolcare, indolcire, far divenir dolce. De’ buoni
consiglii dell’amico indolcisce l’anima. Lat. Edulcare, dulcere.
Indebolì, levà, o tuù i forze, fà fievol. Debilitare, affievolire, far divenir debole,
scemar le forze. E tutti quelli, che fossero debilitati delli suo’ membri. È debilita-
ta in noi la fidanza della nostra speranza. Lat. Debilitare. Si dice anche spossare.
La lor forza, e potenza molto effiebolita.
Indusià, met dol tep tramez, dà tep al tep. Dare indugio, indugiare d’opera-
re, mettere tempo in mezzo. E senza dare alcuno indugio all’opera. Lat.
Moram interiicere.
Indurì. Assodare, far sodo, e duro checche sia. Lat. Solidare, solidum reddere.
Indivinà. Apporsi. Margutte gli rispose tra i capestri, e tra le scope, tu non
t’apponesti. Lat. Divinare.
1768
addolcire, far dolce, e val mitigare, placare. E dolendo addolcisce il mio dolore.
L. Edulcare.
Indichià col dit, fà ‘nsegna col dit. Additare, mostrar col dito accennando.
Digito monstrare.
296 Indemnà bè a tavola. Pettinare per mangiar presto, e durare assai (modo basso).
Indusià, tardigà, stà dina. Soprastare per differire, indugiare, metter tempo
in mezzo. Che delle sette volte le sei soprastanno a maritarle. Lat. Morari,
moram interponere.
Indegnas di piante, che no’ techis. Sdegnare dicesi delle piante, che per qual-
che offesa o si seccano, o non attecchiscono.
1769
Infagotà sù, rudublà sù, voltà det, involtà sù. Inviluppare, involgere, avvilup-
pare. Affardellare, far fardello. Fatti prendere i panni di lei, e inviluppare nel
mantel del fante. L. Sarcinas volutare. Rinviluppare, rinvoltare, e rivolgere, rin-
volgere. Rinviluppirsi con loto, e letame etc.
Infenzes de no’ cognos vergù. Fingere di non conoscere alcuno. Era tanto il
suo bisogno, che finse di non conoscerlo. Fingere, simulare, dissimulare.
Inferì, vegn a ‘nferì, conclud. Conchiudere, cavar da quello, che s’è detto di sopra
la sua intenzione, venir alla conclusione, venir a capo. Lat. Concludere; inferre.
Infilà. Infilare.
Infiachi; debilità. Fiaccare, straccare, affaticare, affiebolire, consumare, logo-
rar le forze. Che senza dubbio fiaccano la natura. Lat. Debilitare. Fatigare,
vires frangere.
297 Infioras, impianis de fior. Infiorarsi, divenir fiorito, empirsi de fiori. A can-
tar per lo bosco, che s’infiora. Lat. Florescere.
Infiorà; met di fior atoren. Fiorire, sparger di fiori. Di bei fior tutto ‘l fiori-
sco. Floribus spargere. Infiorare, metter fiori sopra checchesia. Che adorna, e
infiora la sua riva manca. Floribus exornare, vel conspergere.
Infiachis, indebolis, o perd i forze; deventà lomen. Indebolire, divenir debo-
le, scemar le forze, e ‘l vigore, infievolire. Per molta fortezza delle membra lo
vigore dell’animo indebolisce. Lat. Debilitari. Infiacchire.
Infilzà. Infilzare, cioè forare checchesia facendolo rimaner nella cosa che
fora, e infilza. Crede infilzar Astolfo come un tordo.
Infilzas, o infilas de sò posta. Infilzarsi da se a se, cioè incorrere disaveduta-
mente da se medesimo nelle insidie dell’avversario.
Infiachì, stracà, maserà. Rompere per fiaccare, indurre stracchezza. Rotto
dagli anni, e dal cammino stanco. Macerare, tor vigore. Avea la prigione mace-
rate le carni di Giannoto. Macerare, vel conficere.
Infinochià sù vergot a vergù; daga d’intend vergot. Inzampognare alcuno,
infinocchiarlo, farlo cornamusa.
Infieris, alteras, inaspris. Menare orgoglio, fierezza, crudeltà. Quando è con
quella, che orgoglio mena, fierezza, e crudeltà etc. Lat. Saevire, superbire. Ina-
sprire, divenir aspro, crudele. Lat. Saevire.
1770
Influì; causà. Influire, influere, l’operare de’ corpi celesti ne’ corpi inferiori.
Il cielo influisce nel corpo. Lat. Influere. Intondere, per influire; introdurre. Si
alta letizia, che ‘l suo parlar m’intonde, cioè cagiona.
Infortis, deventà fort, deventà asit. Infortire, inforzare, divenir forte, aceto-
so. Meglio si provvede, che ‘l vino non inforzi, se si tenga in cella fredda. Lat.
Acescere; acidum fieri. Acetire, divenir aceto, inforzare.
Infoldà, met una folda sovra l’otra. Affaldare, metter falda sopra falda; por
falda. Al bellico una pitima t’affalda. Posta in sur una pelle di spinoso.
Infurias; fà furià, fà ‘l mat, pestà zò. Furiare, menar furia, proceder con
ismisurato impeto. Infuriare. Cesare nell’arme furiando etc. Lat. Furiari. Fu-
rere. Tempestare per imperversare. E mentre che ‘l caval furia, e tempesta.
1771
Infulzì, impianì bè. Rinfarciare. Che s’io ho sete, e umor mi rinfarcia, cioè mi riem-
pie. Lat. Refercire. Insaccare, empiere a ribocca. Lat. Infercire; il pret. fa infersi, tum.
Inganà vergú con di girandole. Aggirar uno, ingannarlo con parole, e con
fatti. Anzi teneva per certo, che costui l’avesse aggirato. Lat. Decipere.
Ingualà, ugualità, fà ugual, fà dal par; fà pià, spianà. Adeguare, agguagliare,
pareggiare. Che le dissuguaglianze nostre adegua. Lat. Exaequare, aequiparare;
coaequare, comparare. Aggiustare, far eguale; apparegghiare. Perocchè s’inchi-
na, e accomuna, e appareggia a quelli che son minori. Ragguagliare. Pianare, far
piano, appianare. Ne sei anni ragguaglierà i denti che prima ‘mutò.
Ingaiardis, chiapà forza. Avvalorarsi, prender valore, forza. Il fuoco avvalo-
rò in si fatto modo, che niuno rimedio metter vi si poteva, cioè prese forza. Lat.
Augescere.
Inganas; es in eror. Fallire, ingannarsi. Se fallito non ci viene, tu albergherai
pur male. Tu hai spento il lume, perch’io non ti trovi, ma tu l’hai fallita. Lat.
Errare. Falsa opinione teneri. Labi opinione.
Ingaiardis, fas gaiard, fortificas. Ingagliardire. La vite tenuta bassa intozza,
rattiene il sugo, e ingagliardisce. Lat. Robustiorem fieri.
Ingarboià, ingariboldà, fà in dù gariboldò. Ingarbugliare, scompigliare; metter
in confusione.
Ingaiofà, met in gaiofa, intascà. Intascare, mettere in tasca. E al fin sicur, che
l’orco non lo intaschi. Lat. Pera condere.
Ingualà i cung, giustai, saldai. Ingualà i tesere. Saldà i partide. Saldar la
ragione, pareggiare, aggiustare i conti. Lat. Rationes exaequare. Pareggiare il
debito, e ‘l credito. Saldar le ragioni.
299 Inganà dò a u’ trag; o inganà una part, e l’otra. Cucire a refe doppio vale
ingannare con doppiezza l’una parte, e l’altra.
Ingaiardì; rinvigorì. Rinvigorire, dar vigore. Gli Arietini per rinvigorire lor
parti mandarono etc. Rinvigorare. Lat. Vires addere; corroborare.
Inganas de gros seguramet. Ingannarsi a partito, cioè risolutamente ingan-
narsi. Voi v’ingannate a partito. Lat. Toto caelo errare.
1772
Inganfì. Ingranchiare.
Inganas col ug, stravedì. Travedere, transvedere, ingannarsi col vedere. Visu
decipi.
Inghirulà, met i ghiruii. Metter zeppe, o biette. Lat. Cuneos imponere. Ingan-
gherare, commettere. Lat. Compaginare.
Ingosà, mandà in dol gos. Ingozzare, mettere, o mandar nel gozzo. Avendone
alquante dramme ingozzate. Lat. Glutire.
1773
Ingrandì, fà grand. Ingrandire; le ingrandisce, e onora. Lat. Illustrare.
300 Ingrandis, deventà grand. Ingrandire, divenir grande, in grande stato. Con la
forza del nostro comune in Italia ingrandito. Lat. Illustrari.
Ingrasà, fà vegn gras. Ingrassare, far grasso. Di questo ingrassa il porco. Lat.
Pinguefacere, saginare, opimare.
Ingrazias con vergù. Farsi ingraziato ad alcuno. Lat. Alicui carum, vel gratum
fieri.
Ingrosà, fà vegn gros. Ingrossare, far divenir grosso. Lat. Crassum facere.
Ingrosas, cres. Ingrossare per crescere, e multiplicare. Per modo che ingros-
sando la gente de’ Fiorentini. Lat. Crescere, augeri.
Inibì, proebì. Vietare, proibire, comandare, che non si faccia. Lat. Vetare, pra-
hibere.
1774
Inlochis; smemorias, restà loch; patoch. Smemorare, perder la memoria, di-
venir stupido, insensato. Lat. Stupidum fieri, memoria vacillare. Stupidire, stu-
pefarsi. Lat. Stupescere. Stupefieri.
Inorbì; ciecà. Accecare, privar della luce degli occhi. Acceca l’animo de’ popo-
li. Abbacinare. Fece abbacinare il savio uomo maestro. Excaecare, vel obcaeca-
re. Avocolare. I quali l’amore avocola.
Inorpelà, scond la verità. Orpellare, che è il nascondere sotto falsi colori al-
trui il vero. Per orpellare, e coprir le sue colpe.
Inoltras, andà inag. Oltrare, inoltrare. Movendo l’ali tue credendo oltrarti.
Progredi. Innoltrarsi, andar più oltre, più avanti. Perocchè s’innoltra nell’abis-
so dell’eterno statuto. Lat. Progredi.
Inondà, dà fò i aque. Inondare si dice dell’acque, quando uscite de’ lor termi-
ni allagano il terreno. Lat. Inundare.
301 Inquietà, molestà. Inquietare, tor la quiete, travagliare, tribolare. Voi già li co-
mandaste, che cessasse d’inquietarmi. Lat. Vexare, molestare, inquietare.
Inrichis, deventà rich, o fas rich. Arricchire, divenir ricco. Avanti che arric-
chiti fossero etc. Divitem fieri. Inricchire. Inricchite le genti d’Alessandro
delle cose de’ Persiani. Locupletari.
Inrità, stigà, met al punt. Aizzare, instigare, metter al punto. Lat. Irritare.
Insacà, fà sac, cumulà. Far sacco, empiere il sacco, accumulare. Ogni mal
fanno per far sacco di moneta.
Insacà, met in dol sac. Insaccare, mettere in sacco. Lat. Sacco condere.
1775
Insegnà, istruì. Avvisare, avvertire, ammaestrare. Ragionando con la figliuo-
la avvisandola, e ammonendola. Lat. Instruere, erudire.
Insordì, fà vegn sord. Assordare, indur sordità. Col gran suono i vicin d’intorno
assorda. Lat. Exsurdare; surdum reddere.
Insidià; sguaità, tend insidie. Aguatare, mettersi in luogo nascosto per osser-
vare, e spiare gli andamenti del nemico per assaltarlo alla sprovveduta. Lat.
Insidiare, insidias tendere. Insidiare, porre, tendere insidie.
Insongas, insumià, fà d’insumi. Sognare, far sogni. E qual è quel, che suo
dannaggio sogna. Si sognò un grave, e maraviglioso sogno. Lat. Somniare.
Insupà. Inzuppare, intignere nelle cose liquide materie, che possano incorporarle.
Insegnà la strada; met sù la strada. Insegnà. Mettere nella via, cioè inse-
gnare. Viam monstrare. Segnare per dimostrare. Lat. Ostendere, monstrare.
302 Inspidà, met sul sped. Inaverare, metter nello schidione. Nascosamente lo ina-
verò. Lat. Veru figere.
Insacas in da ret. Insaccarsi nella ragna. Fe’ insaccarmi nella ragna con sue
ciance, e frascherie. Lat. Incidere, irrumpere.
Insinuà a poch a poch. Instillare, infondere a stilla a stilla. Come amor pro-
prio a suoi seguaci instilla. Lat. Instillare.
Insistì, stà ostinat, o sald in vergot. Insistere, star fermo, e ostinato in alcu-
na cosa. Lat. Insistere.
1776
Insuperbis. Insuperbare, superbire, insuperbire, divenir superbo. Dalle ric-
chezze insuperbiti ardirono di far quello. Lat. Superbire. Fastu extolli.
Instà, esga drè. Incalciare per sollecitare. Lo incalciava a sonare. Lat. Urgere.
Instituì, costituì, ordenà. Stituire, costituire, instituire. Nel quale stitui sua reda
suo figliuolo. Lat. Instituere.
Intaià. Incidere per intagliare, scolpire. Trovai pur le sei lettere, che incise.
Lat. Scalpere, celare, incidere.
1777
Intendes secretamet, e conseias, andà da cordi. Indettarsi, è segretamente
restar d’accordo di quel, che s’ha a fare, o a dire. Clam consilium inire.
Intend, avì cogniziò. Intendere per aver esperienza, e cognizione. Ove sia chi
per prova intenda amore. Peritum esse, cognitionem habere.
Intendes, pasà d’inteligenza con vergù. Tenere trattato, aver pratica, intelli-
genza con alcuno. Teneva trattato col Ré Ruberto d’Alemagna.
1778
Interomp, lagà stà, tralasà. Intralasciare, metter tempo in mezzo, interrom-
pere l’operazione. Lat. Intermittere.
Internas; intrà det. Inventrare, internarsi. Penetrando per questa, ond’io m’inven-
tro. Intus penetrare.
Interazà, impiastrà de fangh. Lotare, impiastrare con loto. Per tre di cosi la-
sciato si cuopra, e lotisi, e sarà bianco. Luto oblinere; vel lutare.
Internas in dol cò, in dol penser. Stendersi nel pensiero, cioè profondarsi.
Interpetrà bè, o mal; pensà bè, o mal. Tirare al buono, tirare al peggio. Inter-
pretare le cose bontadosamente, o malvagiamente.
Intimà. [...]
Intorchià insem. Attorcere, avvolgere una cosa in se stessa, o più cose insie-
me. E quegli attorse otto volte la coda al dosso duro. Attorcigliare, attortiglia-
re. Qui fu presente la Dea infernale attortigliata con certi serpentelli. Torquere,
vel contorquere; vel vincire, redimire.
1779
Intorchias atoren; incirchiolas atoren. Avviticchiarsi; avvolticchiarsi. Lat.
Convolvi.
305 Intorchià det; voltà det. Inviluppare, rinvolgere, rinvoltare. Lat. Involvere.
Integere.
Intorchià atoren, cens, o voltà atoren. Avvolgere, porre una cosa intorno ad
un’altra in giro, quasi cignendola, ed è proprio di funi, fasce, e cose simili. Ad
ogni passo di lana filata, che al fuso avvolgeva etc. Lat. Glomerare. Convolvere.
Intopas, dà det, trucà det. Incontrarsi per intopparsi, dar di cozzo. E che s’in-
contran così aspre lingue. Lat. Offendere ad aliquid.
Intonà. Intonare, dar principio. Per intonare il romano giogo più soave.
1780
addivenire, succedere, intervenire. Lat. Accidere. Evenire. Non altrimente a lui
avvenne, che al suo duca avvenuto era. Venir per caso. Cogliere per avvenire,
accadere, incontrare. E guarda che bene te ne colga. Lat. Accidere. Divenire
per accadere, avvenire. Come diviene a molte donne che per la morte de’ mari-
ti diventano poi sante, e oneste. Lat. Accidere, evenire.
Intrà in lu. Illuiarsi, entrare o penetrare in lui. Dio vede tutto, e tuo volere s’il-
luia. Lat. Illum penetrare.
306 Intrà in di fag di oter, intrigasen. Entrare ne’ fatti altrui; impacciarsene.
Imbrigliarsi. Non ti imbrigliare ne’ nostri fatti. Lat. Implicati. Immisceri.
Intrà, o inoltras in quel, chà da vegn. Infuturarsi, estendersi nel futuro. Poscia-
chè s’infutura la sua vita.
Intrà in pè de vergù, in só lúch. Mettersi, o entrare ne’ piè d’uno, entrare nel-
le ragioni di colui, in suo luogo.
Intrametes, intramezas, metes de mez, o tra mez, fraponis; intrà de mez tra
u’, e l’oter. Tramezzare, intermettere. Molti cavalieri armati tramezzarono fra la
sua persona, e della donna. Lat. Se interponere. Entrare tra l’una cosa e l’altra; met-
tersi in mezzo, essere mediatore, framettersi di pace tra loro. Lat. Se interponere.
1781
Intreversà, fà contra. Intraversare, opporsi. S’intraversarono, e cercarono co’
detti Tedeschi il detto trattato. Lat. Adversari.
Intraversà i strade da no’ podiga passà. Imbarrare le vie; sbarrare, metter le
barre, o sbarre. Imbarrare le vie, e far tagliar la porta del Prato. Lat. Impedire,
vel intricare vias.
Intreversà, impedì, oponis. Attraversare per opporsi, contraporsi. E la man
che si spesso s’attraversa. Lat. Adversari, se obiicere, obstare, opponi.
Intreversà; met intrevers, o a trevers. Attraversare, porre a traverso. Lat. In
transversum ponere.
Intreversas, andà ‘n trevers dol caval, intorchias. Sinistrare, intraversare,
imperversare. Il ronzino si cominciò a tirare di dietro, e cominciandosi a sini-
strare etc; Alberto per lo migliore discese in terra. Lat. Furere.
Intrezà. Intrecciare, collegare, commettere insieme, unire in treccia. Lat. Intexere.
Connectere.
Intrigas. Imbrigarsi, intrigarsi. Niun cavaliere d’Iddio s’imbriglia delle fac-
cende del mondo. Implicari, vel immisceri.
Intrigà, ingarboià, imbarboià. Intrigare, avviluppare insieme, intralciare, in-
trescare. Tale fa ‘l laccio, che per se s’intriga. Lat. Intricare, implicare.
Intrinsicas, fas intrinsech; fas tut sò de vergù. Intrinsecarsi con altrui, cioè
pigliare interna dimestichezza, e famigliarità. Coniungere necessitudinem cum
aliquo. Se penitus dare in familiaritatem alicuius.
307 Intrigà, dà ‘mpaz. Inpacciare, involvere, inviluppare, intrigare. Uomo impac-
ciato delli fatti secolari. Il corpo trema la lingua s’impaccia.
Intrigas in vergot, metega det ol dit; impazas. Travagliarsi per impacciarsi,
intrigarsi, intromettersi in checchesia. Molto volentieri se ne travagliamo. Lat.
Se immiscere.
Intrometes det. Tramezzare. Si tramezzarono fra la sua persona, e della
donna. Lat. Se interponere.
Intrognas. Intorare, divenir intorato. Lat. Superbire, irasci.
Intrognà sù vergot, parlà in di deg. Parlare fra i denti, non si lasciare inten-
dere. Lat. Mussitare.
Intrometes, metes det. Inframetis; interponis. Intromettersi per intrametter-
si. E intromettessi in queste cose con Bernabuccio. Lat. Interponere se. Fram-
mettersi. Auctoritatem interponere. Interporsi, entrar di mezzo, framettersi.
Ultimamente interponendosi gli amici etc.
Introdusì u’ a parlà; fà parlà vergù. Introdurre per far favellare alcuno in
scrittura, come in dialoghi, e simili ragionamenti. Loquentem introducere,
facere aliquem loquentem.
1782
Introdusì, menà de det. Introdurre, condurre, o menar dentro.
Intrucas det, imbates det. Dar di cozzo. E dato di cozzo in essa con loro dan-
naggio etc. cioè avvenutisi in essa.
Invaselà, met in dol vasel. Imbottare, mettere il vin nella botte. Imbotta un
po’ giovane, acciocche nella botte alquanto grilli; e perciò si risenta, e schia-
risca. In lagenam, vel in dolium infundere vinum.
Inversà i ug in dol co. Travolgere gli occhi nella testa. Occhi nella testa tra-
volti. Lat. Invertere oculos. Strabuzzare gli occhi, stravolgerli. Menava il capo
strabuzzando gli occhi.
1783
Inventà. Inventare, essere il primo autore di checchesia. Auctorem esse.
Invidas, esebis, oferis. Invitarsi. E invitaronsi a lui de’ miglior cavalieri d’ar-
me etc. Se se offerre. Polliceri.
Invidà. Invitare, dire, o far dire altrui, che tu vorresti, che e’ si ritrovasse teco,
o con altri a checchesia. Invitollo, che dovesse prendere albergo a sua magio-
ne. Lat. Invitare.
Invigoris, chiapà vigor. Invigorire, pigliar vigore. Che ‘l’uomo per la peni-
tenza invigorisce, e cresce in virtù, e diventa più forte. Vires acquirere.
Invigori, fà spirit. Avvivare, far vivo, dar vigore. Lo cielo avvivasi di tanto
sereno. Lat. Vigorem afferre, vivum reddere.
1784
Involtà vergù, fal fà a sò múd, persuadil. Sconvolgere per isvolgere, cioè per-
suadere alcuno. Non ti lasciare sconvolgere ad altrui soggezione. Lat. Exorare, vel
persuadere. Volgere alcuno, indurlo, persualderlo. Svolgere per tirar uno nella sua
opinione.
Involtà, o voltà det, o sù; revoltà det. Involvere, involgere. Ch’è di torbidi
nuvoli involuto. E tutto quel, ch’una rovina involve. Rinviluppare, inviluppa-
re, rinvoltare, rivolgere, rinvolgere.
Invoià, met in quac invoi; voltal det. Ravvolgere, metter checchesia in foglio,
o in panno, o simile invoglia per coprirlo con ella. In alcuni stracci, come meglio
potè ravvoltole. Rivoltare, avvolgere. Lat. Involvere; circundare.
Inzaldis, deventà, o vegn zald. Ingiallire, divenir giallo. Coglisi quando con
maturo colore ingialla. Lat. Flavescere.
310 Inzucà; dà una sduchia col gombet, folà su ‘n dù pè per fà inted vergù, urtà,
tiraga la velada. Urtare leggiermente. Tentare per toccar leggiermente o per far
volgere altrui a se, o per avvertirlo quasi con cenno di checchesia. Quando ‘l mio
duca mi tentò di costa. Lat. Fodicare.
Inzinzà, cincigà, incità. Stuzzicare per suscitare, o irritare. Stuzzicare per istimo-
lare, persuadere. Diliberarono di darsi al duca, perché erano molto stuzzicati.
Inzucherà, met sù ‘l zucher. Inzuccherare, asperger di zucchero.
Incrosà. Incrocicchiare, attraversare l’una cosa con l’altra a guisa di croce.
1785
Elli s’incrocicchiò le braccia. Con l’argine secondo s’incrocicchia. In modum
crucis aptare; decussare.
Incuras de vergot, avin cura, avil a cúr. Curare, avere cura, avere a cuore. Non
curando d’alcuna cosa. Più di lui non curandosi etc. Gerere curam; vel curare.
Incuras poch de fà. Darsi poca cura di fare. Poca cura si dava di più maritarla.
Incrudi, fas crud, o deventà crud. Incrudire, far crudo, cioè zotico, rozzo,
aspro. Con parlar bazzesco e croio la incrudiscono.
1786
Lagà ‘ndà vergot, e no’ parlan più. Lasciar andare una cosa per non trattar
più di lei, tralasciarla. Ma lasciamo andar questo. Missum facere. v. g. Missa
haec faciamus.
Lagà ‘ndà. Lasciare per contrario di tenere. Lasciami non mi tener più. Lat.
Dimittere. Missum facere. v. g. me missum fac.
Lagas andà afag, no’ podin più strachezza. Trafelare. Pure si condussono in
sul trafelare per lo molto correre. Viribus destitui, consternari.
Lagas andà col cò ‘n zò, scodergnà, scodonà. Tracollare, che è lasciar andar
giù il capo per sonno, o simile accidente.
Lagas andà de grignà. Svenire per le risa. Rinaldo quasi per le risa svenne.
Lagas andà. Rilassarsi, straccarsi, dissolver le forze. Lat. Laxari, vel remittere se.
Lagas andà. Abbandonarsi per lasciar andare senza ritegno. Ecco Rinaldo con
la spada addosso a Sacripante tutto s’abbandona. Lat. Delabi se sinere.
312 Lagas conseià. Lasciarsi consigliare. Si lasciò consigliare temendo etc. Lat.
Consilium capere.
Lagas iscapà dai mà; perd’ l’ocasiò. Lasciare andare, lasciarsi uscir di mano.
Lat. De manibus amittere. Lasciare uscirsi di mano, cioè trascurare, e perder
l’occasione.
Lagas portà vià da la pasiò, lagas venz. Lasciarsi vincere dalla passione.
Che si lasci vincere dalle passioni.
1787
Lagas involtà, o lagas comandà. Lasciarsi volgere, lasciarsi indurre, e per-
suadere. Ostinato in sua credenza volger non si lasciava.
Lagà stà da dì. Trapassare, tralasciare. E qui più cose nella mente scritte vo tra-
passando. Lat. Omittere, praeterire.
Lagà stà, o restà da fà, desistì. Rimanersi di fare. Lat. Cessare, desistere. La-
sciar stare, cessare, desistere dall’opere. Lat. Desistere, cessare.
Lagà stà da fà vergot ches fava, desusasga. Svezzarsi per tralasciare l’uso di
qualche cosa; rimanersene. Le quali tu ti se’ svezzato di vedere.
Lagà stà, no’ dà fastudi. Lasciar stare, vale non importunare, non infastidire,
non dar noia altrui. Si mise in cuore di volerla in tutto lasciar stare. Lat. Nil
molestiae inferre. Omittere.
Lagà spoias. Spogliarsi per lasciare. Eternalmente quell’amor si spoglia, cioè lascia.
Lagà la porta in polerúla, no’ serala afag. Socchiudere la porta, non intera-
mente chiuderla. Lat. Fere claudere ianuam.
313 Lagà i moi, o in as vergù, o in suchia; in dol intrich. Lasciar uno in su le sec-
che, o in secco, vale abbandonarlo lasciandolo in necessità, e in pericolo. M’ha
cavata di casa per lasciarmi poi in su le secche. Lat. In sicco aliquem collocare;
sub cultro linquere. Lasciar uno nelle peste.
Lagà stà da fà, tras indrè da fà. Ritrarsi dall’impresa, cioè lasciarla. Ritrarre
addietro. E volentieri avrebbe ritratto addietro ciò, che avea fatto.
Lagà stà, desmet, restà. Ristare per cessare, restare. Io só, che non ristai di
pregare Iddio. Lat. Desinere; desistere. Finare.
Lagà tut ol penser, e la cura de vergot a vergù. Riposarsi sopra uno in una
cosa; lasciargliene tutta la cura, e pensiero.
Lagà stà o restà da fà vergot, desistì; mancà. Rimanere per astenersi, cessar
di fare. Lat. Desistere, cessare. Rimanere per mancare di fare, o lasciare indie-
tro. Madonna per questo non rimagna.
Lagà, lasà. Relinquere, lasciare. Come adiviene a chi virtù relinque. Lat.
Relinquere.
1788
Lagà, che u’ al sia ol prim a tuù la part fachia. Dar le prese, concedere, che
altri delle parti fatte sia il primo a pigliare. Osservai la legge dividendo, e dan-
doti le prese, e giustamente divisi. Lat. Dare optionem.
Lagà fà, permet, conced. Permettere, concedere, lasciar fare. Tanto quanto al
poter m’era permesso. Lat. Permittere, concedere.
Lagà zò, o calà zò co’ la corda. Collare per calare con fune. Deliberarono di
legarlo alla fune, e di collarlo nel pozzo. Lat. Fune demittere.
Lagà, o lasà zò i braghe, cedila. Calar le brache, darsi per vinto, arrendersi. Quan-
do io non potrò più, io calerò le brache.
Lagà, o lasà in bianch; o fà casela. Lasciare in bianco, cioè lasciare spazio nel-
le scritture per potervi scrivere a suo tempo, al quale spazio i Latini dicono: lacu-
na; hiatus.
Lagà a la sort, a la ventura, in abandò. Abbandonare, lasciare in preda, ri-
metter nelle mani, o nell’arbitrio. Se io gli abbandono a fortuna. Lat. Alicuius
arbitrio committere.
314 Lagà stà da volì bè. Disamare. Lat. Amorem abiicere.
Lagà stà, desmet. Lasciar stare, cessar di fare. Lat. Desinere.
Lagà, o tralasà. Lasciare per tralasciare. Non lasciò di dire il parer suo. Per
niuna cosa lascerei di cristian farmi. Lat. Omittere.
Lagà, permet. Lasciare in vece di permettere. Lasciami vedere, come l’usi-
gnuolo ha fatto dormir la Caterina. Lat. Sinere, permittere.
Lagà u’ in da nassa. Lasciare uno in Nasso; che è lasciar uno ne’ pericoli senza
aiuto, e senza consiglio.
Lagà; bandonà. Lasciare per abbandonare. Non fate come agnel, che lascia il
latte. Lat. Deserere.
Lagà, fà erede. Lasciare, cioè far erede. E a loro come legitimi eredi lasciò ogni
suo bene, e stabile lasciò.
Lagà, lasà. Lasciare. Mio padre mi lasciò ricco uomo.
1789
Lagà ‘ndrè. Lasciare è il non torre, e non portar seco in partendosi checche-
sia. Li miei pensieri lasciai dentro alla porta della città. Lat. Relinquere.
Lagà stà de fà, tralasà; interomp quel ches fà. Intralasciare, metter tempo
in mezzo, interrompere l’operazione. In questo, che avemo intralasciato. Lat.
Intermittere.
Lagà vergù in dol intrich. Lasciar nel gagno alcuno. Inter tricas, vel angustias
relinquere aliquem.
Lagà zò, pond, o met zò. Diporre, e deporre, lasciare, por giù. Lat. Deponere.
Lagà ‘ndà, licenzià. Allicenziare, licenziare. Si licenzia del Rè dicendo, che vo-
lea andare a parlare al duca. Dimittere.
Lagala ‘ndà come la sa ‘ndà. Navigar per perduto, rimettersi interamente alla
fortuna. Lat. Vela ventis permittere.
Lagaga, o lasaga dol sò; no’ pasala neta. Non uscir netto; cioè mettervi qual-
che cosa del suo. Immunem non abire.
Lagagà dol pil, o dol sò; remetega dol sò. Lasciare il pelo, o del pelo, vale la-
sciar del suo, dove l’uomo pensa di trarne come del giuoco. Rimettere per ismi-
nuire del suo, o il suo. Perocchè non debbe rimettere un punto della sua natural
fierezza. Lat. Imminuere.
Lavas i mà de vergù, no’ volin savì più negot. Dar delle mani in su’ la grop-
pa, a uno, che è non voler più pensar di lui, e lavarsene le mani. Lavare manus.
315 Lavà zò; menà via. Dilavare, quasi lavando consumare, e portar via. L’acqua
coperse, e guastò i monti, e le piogge ruppe, dilavò, e menò via tutta la buona
terra. La farina de’ semi si dilava, e perisce. Lat. Diluere.
Lavà zò ‘l sò, fal zò, trà via ‘l sò, profond. Lavare il suo, lavar danari, le sue
facoltà, vale dissiparle. Mandarle a male. Lat. Eluere. Scialacquare, versare.
Molti han versato lo patrimonio loro. Lat. Profondere.
Lavas i mà de vergot, túsen fò, no’ pensaga più, no’ volin savì oter. Torsi giù
d’una cosa, non vi pensar più, abbandonarla. Lat. Dimittere; omittere; vel omissum
facere aliquid. Lavarsene le mani, cioè non voler tener più conto, ne voler più bri-
ga d’altrui. Tu vuoi, che io me ne tolga giù, e lavimene le mani. Lavare manus.
1790
vellina etc. Rigoverna la sera, e la mattina. Lat. Curare, purgare. Strofinare le
stoviglie, rigovernarle, fregarle. Lat. Fricare, refricare, purgare.
Laorà de pont, o strapont. Trapuntare, fare il trapunto; che su quel ricco
padiglion trapunto. Lat. Acu pingere.
Laorà al toren, turnì, fà ‘l turnidor. Torniare, lavorare a tornio. Lat. Tornare.
Laorà de lena, de voia, de gust. Operare con vaghezza, e di voglia.
Laorà de quadratura. Lavorare di quadro a differenza di lavorar d’intaglio.
Laorà ‘l terè per somnal. Porre a seme, disporre il terreno per seminarlo.
Laorà, o fadigà al Papa. Pescare pe ‘l proconsolo, cioè affaticarsi indarno, o
per altri. Operam et retia perdere.
Laorà a posta. Lavorare a posta, cioè quando si fa un lavoro determinatamen-
te per qualcheduno.
Laorà in creta, o a creta. Lavorare a credenza, che vale senza aver subito la
mercede. Mercede non presenti operari.
Laorà a rotta de col, o come u’ dragò. Lavorare a mezza stanga, cioè lavo-
rare di tutta quanta sua forza (modo basso). Lat. Obnixe operari.
Laorà per spas, fà quac mester per pasatep. Uccellar per grassezza; è il far
quanche esercizio per suo piacere, e senza bisogno. Animi causa laborare.
Laorà a giornada, fà di giornade; di ufre. Lavorare a giornata, cioè per un
tanto il giorno. Diurna mercede operam suam locare.
316 Lazà, ligà. Allacciare, propriamente legare, e strigner con laccio. M’hanno nasco-
so il lacciuolo per prendermi, e allacciarmi. Illaqueare. Laqueo contringere.
Languì. Languire, svenire, mancar di forze, indebolire, perder il vigore, dive-
nir afflitto. Lat. Languescere, vel languere.
Lanzas, o slanzas. Lanciarsi, gettarsi con impeto, scagliarsi, avventarsi. Dove
si lancia crudeltà d’amore.
Lapà. Assorbere, assorbire. Lat. Absorbere.
Lapidà; dà di sasade. Lapidare, percuotere altrui co’ sassi. Lapidibus appete-
re. Allapidare. Ciottolare, tirare altrui de’ ciottoli, dar delle ciottolate, che sono
lo stesso, che sassate.
Levà la vita, tuù la vita. Tor la vita, trar di vita. Interitum dare.
Levà ‘l dolor. Levar il dolore. Lat. Dolorem prohibere.
Levà d’ingan vergù, desinganal. Torre d’inganno, sgannare alcuno. Trarla
dello ‘nganno, nel quale era.
1791
Levà u’ dal mond, túga la vita. Torre uno di terra, torlo di vita, privarlo di
vita, levarlo di terra. E medio tollere, necare, mortem inferre.
Levà via, tuù via destú. Torre per levare, levar via, privare, vietare, distorre.
Per torlo dalla sua speranza. Lat. Adimere, auferre, privare.
Levà la parola a u’, no’ parlaga per colera. Tener favella a uno, restar di par-
largli per isdegno. La Belcolore venne in screzio col Sere, e tennegli favella
insino a vendemia. Tener la favella a uno non volergli più favellare.
Levà sù al alba di moscò. Levarsi all’alba de’ tafani, che è levarsi tardi, pe-
rocchè quell’animaletto non ronza, se non è alto il sole.
Levà sù. Levarsi sù; surgere, rizzarsi. Sù tosto lievati, e vieni a vedere. Lat. Surgere.
Levà, o tuù dal mond vergot; scanzelal. Stiguere per estinguere, cancellare,
tor via. Stinti saranno. Lat. Extinguere, delere.
Levà via la tentura, ol color. Stingnere, tor via la tinta, e ‘l colore. Stingere.
Levà, o tuù via ol fosch, reschiarà. Stenebrare, tor via le tenebre, alluminare.
Ti stenebraronsi. Lat. Illuminare, illustrare.
Levà sù, stà sù. Star sù, cioè rizzato in piedi. Gridando sta su misero che fai?
Lat. Surgere.
Levà via, tuú via. Sporre per levare, contrario di porre. Lat. Tollere, auferre.
Levà ol mors, caval, o tuul via. Smorsare, trarre il morso; se ‘n breve non
m’accoglie, e non mi smorsa. Lupos, vel lupata detrahere.
Levà sù dal es butat zò. Scorcare, levarsi. Quando il mattino vien, convien,
ch’io scorchi. Mi lievo pien d’affanni, e di difetti. Lat. Surgere.
1792
Levà, o tuú ‘l color. Scolorare, torre il colore. Lat. Decolorare.
Levà vià i frosche, sfroscà. Sfrondare, levar via le fronde. Scuota pur se gli
aggrada, e sfrondi, e schianti o ramo, o tronco aspra tempesta, e fella. Lat.
Frondes divellere.
Levà, o tuù via la guarniziò, ol fris. Sfregiare, tor via il fregio, l’ornamento.
Lat. Exornare.
Levà la forza, indebolì. Sforzare, torre, e levar via la forza. Perocchè amor mi
sforza, e di saver mi spoglia. Lat. Vires adimere; debilitare.
Levà la nausea, ol catif stomech. Sfastidire, tor via il fastidio, la noia contra-
rio d’infastidire. Ne lo stomaco si sfastidia. Nauseam discutere, vel coercere.
1793
Levà sot ai costum, costumà. Costumare, dar costumi, ammaestrare. Lat. Instrue-
re; mores confirmare.
Levà u’ forester dal ostaria, e menal a lozà a cà sò. Levare un forestiero dall’o-
steria, e condurlo alla sua casa per alloggiarlo. Hospitii gratia domum ducere.
Levà tat de carga. Levar tanto di carico, si dice de’ navilii, bestie, e uomini.
Questo non lieva se non tanto, cioè non si può caricar di più.
Levà co’ la barca per traghetà. Levare con navilio, vale imbarcare uomini, e
mercanzie per tragettarli. Che con loro navilio etc. Dovessero levare i detti
cardinali. In navem imponere.
Levà, proebì. Levare, proibire. E levaro, che non potesse portare arme da
offendere. Lat. Prohibere, vetare.
Levà ‘l sol, la luna, i stele. Levarsi il sole, la luna, le stelle. Ne così bello il
sol giammai levarsi. Lat. Oriri.
Levà sù dal leg. Levarsi, uscir del letto. Sopravenne il giorno, e messer Lizio
si levò. Lat. Cubili surgere.
Levà da dos; o tusel da dos. Levare da dosso. Io me lo avrei per maniera leva-
to da dosso, che etc. Adimere, vel tollere.
319 Levà la franchigia; ol ricover di barò. Levare la franchigia de malviventi.
Lat. Obstruere perfugia improborum vel a profugio excludere improbos.
Levà a olt; o olt. Levare, mandare in sù, levare in alto, innalzare, esaltare, er-
gere, rizzare. Lat. Levare, tollere, erigere.
Levà via, tuù via ol veg. Svecchiare, tor via le cose vecchie.
Levà sù. Insurgere, levarsi sù. Ma eziandio insurgevano con parole. Lat. Insurgere.
Levà sù ‘n pè per reverenzia de vergù. Rizzarsi per riverenza altrui. Lat. Alicui
assurgere.
1794
Levà zò, o tuù zò di polech. Sgangherare, cavar di gangheri, scommettere.
Lat. Emovere cardine.
Levà, privà. Escludere, levar via, privare. Per potergli quasi escludere ogni
refugio di consolazione. Lat. Adimere, auferre, privare.
Levà via ‘l súl, o la pianta dol pè. Disolare, levar via il suolo, cioè la pianta
del piede. Si converanno al postutto i piedi, che zoppicano, disolare.
Levà via la bria, ol mors. Disfrenare, sfrenare. Lat. Fraenos detrahere.
Levà la forza, indebolì; tuù la francheza. Disfrancare, tor la franchezza, la
forza, infiebolire, debilitare. Solo il peccato è quello, che la disfranca, e falla
dissimile al sommo bene. Lat. Debilitare.
Levà via la cheviada, i cavei. Dischiomare, levar le chiome. E tenendo quel
capo per lo naso, dietro, e dinanzi lo dischioma tutto.
Levà la pasiò. Disasprire, mitigare, addolcire. Intenerisco, e me stesso disa-
spro. Lat. Lenire, mulcere.
Levà ol zerb. Disacerbare, levar l’acerbezza, addolcire, mitigare. Lat. Mitigare,
mollire.
Levà la ruzen. Dirugginare, nettare il ferro dalla ruggine. Come la lima dirug-
gina il ferro, così fa la correzzione all’uomo giusto. Lat. Rubigine purgare; vel
rubiginem abstergere cum dativo rei.
Levà ‘l cervel. Dimentare, cavar del cervello, trar di mente. Si gli avea dimen-
tati con sue arti magiche. Ad insaniam impellere; vel dementare.
Levà vià, casà. Diliverare, tor via, annullare, scancellare. Si ti vuole distrug-
gere, e diliverare lo tuo nome di terra. Delere, vel auferre.
Levà, la speranza, la segureza. Diffidare, tor la sicurtà, la speranza.
320 Levà vià, tuú, o cazà vià. Cessare, tor via, reprimere. La senapa cessa il noci-
mento loro. Lat. Adimere, comprimere.
Levà vià, sminuì l’autorità; stronzala. Derogare, diminuire l’autorità. Per non
derogare al nome della parte. Non intendendo però in quella in parte alcuna
derogare. Lat. Derogare.
Levà u’ da la carica. Deporre, o deponere uno dall’officio. Lat. Magistratum
alicui abrogare.
Levà, o tuú via ‘l chignúl. Sbiettare, levare la bietta.
Levà sui costúm, insegnà, educà. Allevare per ammaestrare, costumare. Sic-
come lei, che infino da piccolina l’avea allevata. Lat. Instruere, erudire.
Levà i fiúii; i creature. Allevare, nutrire, alimentare piccole creature. Aveva
i figliuoli fatti allevare in Bologna alla sua parente. Alere, nutrire, educare.
1795
Levà sot ai costúm. Accostumare, costumare, dar costumi, ammaestrare. Mo-
ribus imbuere, vel instituere.
Levas dai ug vergot, túusel fò di ug, de sot dai ug. Levarsi dinanzi una cosa,
allontanarla da se per levarne il pensiero.
Levas da dos i gabele, i intrich; liberasen. Sgabellarsi da una cosa vale libe-
rarsene.
Levas; múis. Levarsi per muoversi. Veggendo ciò si leverà a romore, e gride-
rà. Moveri, commoveri.
Levas sù, vegn sù de núf. Levarsi per surgere, e venir di nuovo. Pareva a lui, che
tornasse a disonore di Moisè, se molti profeti si levassono. Lat. Surgere, exoriri.
1796
Lecà, tocà lezermet. Leccare per leggiermente toccare. Leviter attingere.
Lentas, fermas, balcà, refinà, desistì, restà, legà stà; molà. Allentarsi, sce-
marsi. E forte era allentata la guerra. Lat. Imminui, remitti. Lentare, allenare,
allentare. E per lentare i sensi gli umani affetti non son meno intensi. Lat. De-
ficere. Remitto. Mollare, allentare, finare, restare. Non mollo mai di raunar
gente di diverse maniere. Mai di ciarlare non vista, mai non molla, mai non fi-
na. Lat. Desinere, desistere. Rallenarsi, allenarsi. Forse parrà, che alquanto
piccolo tempo siano rallenati di sollecitudine, e di paura. Lat. Remitti.
Lez, o lezì scoriando u’ liber, dà una scorida a u’ liber. Trascorrere un libro,
o cosa simile, leggerlo superficialmente, o con velocità. Trascorrendo tu i detti
di questa opera. Percurrere librum.
322 Lez in front. Leggere per conoscere a contrasegni. Nella fronte a Madonna
avrei ben letto, cioè riconosciuto a contrasegni.
Lez. Leggere per dichiarare, ed insegnare. Lat. Docere.
Lez. Leggere, raccorre, e rilevare le parole da caratteri scritti. Lat. Legere.
Liberà d la mort. Trarre uno di mano alla morte. Di mano lo trassi alla morte.
Lat. Liberare, educere, eripere.
Liberà dal band. Trarre di bando. Promose loro di trarlo, o tirarlo d’ogni bando.
Che debba trar di bando tutti coloro, che fossono sbandeggiati. Ab exilio revocare.
Liberà. Spetrare per liberare, e disciogliere. E con quanta fatica oggi mi spe-
tro dell’errore, ov’io stesso m’era involto. Lat. Liberare, solvere.
Liberas. Slegarsi. Vedesti, come l’uom da lei si slega. Solvi, vel liberari.
Sciogliersi. E dal proposto lor si sciolse, cioè si liberò.
Liberas, desgabelas, rescatas. Ricogliersi per liberarsi, sgabellarsi. Così si ri-
colse il fabbro dallo ‘mperadore, e ritornossi al suo albergo sano, e salvo etc.
Lat. Se liberare.
Liberà; assolvì. Prosciogliere, sciogliere, liberare. Essendo conosciuto, e pro-
sciolto. Lat. Solvere, liberare. Asciogliere, assolvere, liberare. Fu asciolto lo
regno d’Italia dal giogo di quelli di Costantinopoli. Lat. Absolvere, liberare.
1797
Liberà; fà liber, met in libertà. Liberare, dar libertà, salvare. Liberandomi da
suo’ legami. Lat. Liberare, salvare. Diliberare, diliverare, liberare. Diliberò di
suo prigione Federico duca d’Ostericch. Lat. Eripere, liberare.
Licenzià dal invid, o desinvidà. Svitare alcuno, stornare lo invito. Va, e svita-
gli. Lat. Dimittere.
Ligà. Legare. Ma il suon, che di dolcezza i sensi lega. Legò gli animi de’ cit-
tadini per natura benigni a perdonare.
Ligà i seze coi cervelag, o co’ la salziza. Legare le vigne con le salsicce.
Ligà. Legare, strigner con fune, o catena, o altra sorta di legame checchesia o
per congiugnerlo insieme, o per rattenerlo. Lat. Ligare; vincire.
1798
Listà, met sù la lista. Listare, fregiar di liste. Lat. Fasciolis distinguere.
Liquidà ‘l credit. Liquidare il credito, e qual si voglia altra cosa, vale metter-
la in chiaro. Deliquidare, dimostrare, manifestare. In detto, e ‘n fatto si diliqui-
da il dritto amore, come ‘l falso amore. Lat. Explanare. Exponere.
Litigà ‘l pà. Piatire il pane, cioè averne inopia. Extrema inopia laborare.
Litigà co’ la mort. Piatire i cimiteri, si dice di chi per troppa età, o malsania
par, che non abbia da viver molto. Un vecchio decrepito, che tuttavia piatisce
i cimiteri. Luctari cum morte.
324 Lisgà, biusgà, scapa ‘l pè. Smucciare, sdrucciolare, scorrere; sfuggire. Smuc-
ciandole il pié cadde della scala in terra. Lat. Labi.
Livelà, met a livel. Piombare, far corrispondere, ed adoperare il piombo per far
corrispondere. Livellare, mettere, ed aggiustar le cose al medesimo piano. Ad
libellam exigere.
Livrà, fà liver, finì, o furnì; avì liver vergot. Liverare, finire. Lat. Consummare.
Lodà; exaltà. Laudare, commendare, dar lode. Lat. Laudare; commendare vel
laudibus efferre. La gratitudine tra l’altre virtù è sommamente da commenda-
re. Approvare; lodare. Or lodato sia Iddio, che finite sono.
Lodas de vergù, esen contet, e dil ai oter. Lodarsi d’uno, chiamasene soddi-
sfatto. Di te mi loderò sovente a lui.
Lozà quel, ches set a dì, stà in dig; ne circà dai cop in sù. Andarsene preso
alle grida, cioè creder quel, che t’è detto senza pensare, e cercare più là.
Praedere se credulum.
Lugà, logà, colocà vergù a servì i oter. Allogare per acconciare uno al servi-
gio d’altri. E così avendo la figliuola allogata, e sappiendo bene a cui. Lat. In
servitutem dare aliquem.
1799
ricarsi. E però se Caton di te si lagna. Lamentari; dolere, conqueri. Ripiagnere.
Se la legge potesse parlare non si ripiagnerebbe ella dinanzi da noi. Conqueri,
vel lamentari.
Lus, o lusì ‘l pil a vergù, es gras, e ‘n to. Rilucere il pelo si dice di chi è grasso,
e fresco, e ben tenuto. Ch’e’ le riluce, Dio la salvi, il pelo.
Lusingà, fà di lusinghe. Lusingare, allettare con false parole per indurre altrui
a sua volontà, o in suo pro. Lat. Blandiri, illicere.
Lustrà, dà ‘l lustr. Illustrare, far chiaro, e bello; dar lustro. Lat. Illustrare.
3261
Maià la cadena. Rodere il freno, si dice di chi ha una grande ira, e non può
sfogarla a suo modo. Lat. Fraenum mordere.
Maias ixì vif. Rodersi il basto l’un l’altro; rodersi l’un l’altro. Lat. Alterum
alteri obtrectare.
Maià vià. Mordicare, quello effetto, che fanno le materie di corrosiva virtù, o
dissecativa in sul ulcere. Lat. Mordicare vel urere.
1 La pagina è bianca.
1800
Maià ingord, deluvià. Trangugiare ingordamente, e con furia mangiare, o in-
ghiottire. Lat. Devorare.
Maià bè, e tant. Far buon fianco, alzare il fianco, si dice d’uno, che mangia
assai, e del buono, e s’intende sempre in conversazione. In giucare, e dormi-
re, e alzare il fianco.
Mancà de fede, o de parola. Mancar di fede. Non volendo della sua fè manca-
re. Lat. Fidem frangere, vel rumpere, violare, fallere, prodere. Fide decedere. Fi-
dem abrumpere, vel deserere. Romper fede. E ruppe fede al cener di Sicheo.
Mancà, lagà stà de fà. Mancare, venir meno, restar di fare. Così mancando
vo di giorno in giorno. Lat. Dificere.
Mancà del sò debit. Mancare del debito suo. Lat. Officio suo deesse.
Mancà poch da no fà vergot. Esser vicino al far una cosa, mancarne poco.
Laonde fu vicino al disertarsi. Parum abesse.
Mancà. Venir meno.
Mancà la terra sot ai pè. Venir meno la terra sotto i piedi. Lat. Deficere, deesse.
Mancà, non esga. Vacare per mancare, finire. Era durato cinquantaquattro
anni, poiché vacarono i Francesi. Lat. Deficere.
328 Mancà; fuzì. Fuggire per mancare, e venir meno. E dove tutti mancati mi fos-
sero non mi fuggiva la pena. Lat. Deesse, deficere.
Mancà. Fallare, mancare. Così li ciechi, a cui la roba falla. E di poco fallò,
ch’egli etc. Deesse.
Mancà, fà mancamet. Fallire. Amor io fallo, e veggio ‘l mio fallire.
Mancaga, o calaga poch, che nol borles zò. Mancar poco, ch’e’ non cadesse.
Parum abesse quin caderet.
Mancà de spirit, perdes d’anim. Abbandonarsi, sbigottirsi, mancar d’animo.
Non si abbandonava di fare. Lat. Animo cadere.
Mandà in calechut. Mandare in Orinci. Ecco perché lo strabalzaro in Orinci.
Mittere in oras longinquas.
1801
Mandà ‘ndrè, refudà; desaprovà. Riprovare per non approvare. Rifiutare. Lat.
Reprobare, reiicere.
Mandà fò, fà sbocà fò, cazà fò. Ruttare per mandar fuori semplicemente. Che
ruttano fiamme focose. Lat. Eructare, eiicere.
Mandà a chiamà vergù, che ‘l vegna da tì. Mandare per uno, cioè mandarlo a
chiamare, che venga a te. Aliquem accersere. Mandar chiamando. Impetrò, che
per Martellino fosse mandato.
1802
Mandà, o butà intoren, spantegà. Versare, gettare, o mandare in più parti. Lat.
Effundere, spargere.
Mandà fò. Spirare, mandar fuora. Non potendo trarre a se gli spiriti, ne spira-
gli fuori.
Mandà a dì, fà intend. Mandar dicendo, mandar significando, mandar a dire, av-
visare. Madonna Francesca vi manda dicendo. Lat. Significare, certiorem facere.
Mandà fò. Mandar fuori. Alquante lagrime mandate per gli occhi fuori. Lat.
Emittere.
Manezà, trà atoren, avì per i mà. Trassinare per maneggiare, trattare, aver per
le mani. Lat. Tractare.
Manezà. Balire per reggere, e maneggiare con forza, e agilità. Benchè io sia pieno
d’età, e la mia mano tremante possa mal balire la spada. Lat. Substinere, tractare.
1803
Manifestà. Liquare, manifestare, chiarire. Benigna volontade, in cui si liqua
sempre l’amor, che drittamente spira. Lat. Manifestare.
Mangià e bif ù spavent. Sbachetà bè. Pettinare col pettine, e col cardo. Si
dice di chi mangia e beve assai.
331 Mangià intorchiat in dol frerul. Mangiare sotto la baviera, e mangiar nasco-
samente; e dicesi quando alcun mangia per non esser visto ravvolto nel man-
tello dal mento al naso.
Mangià a of, o a uf. Mangiare a bertolotto, mangiar senza pagare. Lat. Asymbo-
lum comedere.
Mangias la paia sot ai pè; o la paia fò dol bast. Mangiarsi l’erba, o la paglia
di sotto, si dice di chi consuma quel, ch’egli ha senza impiegarsi in cosa veru-
na, tolto da cavalli, che si mangiano il letto.
1804
Manestrà fó. Scodellare, metter la minestra nelle scodelle.
Maladì, imprecà dol mal. Maladire, maladicere, pregar male altrui. E certo
io maladicerei e la natura parimente, e la fortuna. Maledire. Diris insectari;
alicui malum imprecari.
Maserà ù in di bote, o de bote, pestal. Macerare uno nelle percosse. Lat. Ver-
berare, plagis male accipere.
332 Mastinà, bordegà. Lerciare, far lercio, imbrattare, intridere, sporcare. Di pecca-
to si lercia chi cela la cosa utile, ch’egli sae. Lat. Foedare, polluere, inquinare.
Maridas; tuù marit. Maritarsi, tor marito. Lat. Nubere. Andare a marito, tra-
sferirsi la sposa a casa del marito.
1805
Martorià. Far martiri, martirizzare. Le fece molti martiri, perch’ella manife-
stasse li suo’ segreti. Lat. Discruciare.
Maridà. Acconciare per maritare. Ti potevano acconciare in casa. Lat. In matri-
monium collocare.
Mazà. Estinguere, uccidere. All’ultimo l’estinse. Lat. Occidere.
Maladì, dà di maladiziò. Esecrare, detestare, maladire. Esecrando l’adultera
giovane con lo ingannevole uomo. Execrari, vel detastari.
Mastegà, ponderà, esaminà. Disaminare, discorrere, discutere. Tutti i pensieri,
che vengono nel cuore con sagace discernimento disaminate. Lat. Examinare,
perpendere.
Mastinà, imbratà. Insucidare, far sucido. Malmenandola troppo la insuccida-
no. Insucidiare. Lat. Sordidum facere; sordidare.
Marcì. Immarcire, marcire. Lo savio uomo non immarcisce unqua in ozio.
Lat. Marcescere.
Marcis; putrefas, infetas. Infracidarsi, venire a corruzione, putrefarsi. I semi
s’infracideranno, e l’utilità del seme non andrà innanzi ne allignerà. Lat.
Putrescere, putridum fieri. Imputridire, divenir putrido. Più s’inverminava, e
imputridiva. Lat. Putrescere.
Marelà, o dà co’ la maza. Mazzicare, percuoter con mazza. Lat. Baculo per-
cutere.
Mastegà, biasà vergot, ruminagà su. Masticare per bene esaminare la cosa
seco medesimo ragionando di lei tra se. Rugumare. Lat. Perpendere, vel medi-
tari, vel mussitare.
333 Marchià, metes in marchia, es in marchia. Marciare, il muoversi degli eser-
citi. L’esercito si leva in sul far del dì, e marcia infino a nona. Lat. Discedere,
abire, proficisci.
Marcis, vegn marz. Marcire, putrefarsi, divenir marcio. Lat. Tabescere, vel
tabefieri.
Marveias, maraveias. Maravigliarsi. E perciò non è da maravigliarsi. Lat. Admi-
rari. Mirari.
Matricolà. Matricolare, registrare nella matricola. In album scribere.
Matezà, fa di materie di matez. Folleggiare, vaneggiare, pazzeggiare, incon-
sideratamente operare. Lat. Desipere, insanire.
Menà de det, introdusì. Introdure, condurre, menar dentro. Al suo convito
gl’introdusse. Lat. Introducere.
Menà per viule, tegn in tep. Intempellare, man dar in lunga, non venire alla con-
clusione, intertenere. Per loro ambasciadori il Papa, e i cardinali intempellavano.
1806
Menà i mà. Menar le mani, percuotere di forza. Quanto egli poté menar le
mani, e i piedi, tante pugna e tanti calci le diede, che tutto ‘l viso s’ammaccò.
Lat. Percutere.
Menà per mà. Menar a mano, è condurre avendo preso per mano, o con mano.
Vedendo la sua moglie menare due suoi figliuoli a mano. Inter manus ducere.
Menà ù per viule, daga di coche. Tranquillare, tenere a bada, a trastullo dando
parole. Falsa spe producere.
1807
re alla presenza, rassegnare. Cristo le nostre orazioni dinanzi a Dio Padre rappre-
senta. Lat. Sistere aliquem alicui; praesentem exhibire. Presentare per condurre,
consegnare, rassegnare. Che a mio padre mi dovessero presentare. Lat. Reddere.
Menà per i longhe, dà di longhe, o dol brùd longh. Menar per lunga. E con
false promesse menando per lunga di giornata in giornata. Lat. Diem ex die
ducere. Prolatare. Menare per parole, mandare in lungo. Vedendosi il Papa men-
tre per ingannevoli parole a danno, e vergogna di se, e della chiesa. Lat. Pro-
crastinare; Diem de die ducere.
Menà per ol nas vergú, fal fà a sò mud. Menare per lo naso, aggirare, dare
ad intendere. Il Diavolo mena per lo naso di vizio in vizio, e di male in peg-
gio. Lat. Decipere. Fucum facere.
335 Menà ‘l bastò, o la spada ‘ntoren. Menare la spada, o ‘l bastone a cerco. Lat.
In girum versare gladium, aut baculum.
Menà, sbat. Menare per dimenare, dibattere, agitare. Siano trite, e molto
menate nel mortaio. Lat. Agitare, commovere.
Menà fò, fà ‘ndà de corp. Menare per indur menaggione. È men lassativo, e
mena più dolcemente.
Menà a la trapola, trapolà. Menare alla mazza, tradire. Tanto, che e’ possa
alla mazza guidarlo. Lat. Ducere in insidias.
Menà tug ingual, nò portà respet a negù, fà a chi chiapa chiapa. Menar la
mazza tonda, che è il trattar senza rispetto ognuno a un modo. Lat. Nullius
rationem habere.
Menà moier. Menar moglie. Sappiendo, che uno suo amico menava moglie
pensò etc. di farle un serraglio, per averne qualche cosa dalla sposa. Lat.
Exorem ducere.
Menas bò, fas bò i resò u’ l’oter a dan, e a bef de vergù. Rimettersela, menar-
si buone le ragioni l’un l’altro a danno, o beffe di chicchesia. Rimbeccare.
1808
Merz fò, zem fò, gotà fò, penetrà fò. Trapelare, propriamente è quando il
vaso, od altro simile continente geme, o penetra il liquore per sottilissima fes-
sura, che si chiama pelo. Lat. Effluere, permanere, humorem transmittere.
336 Merità. Meritare, esser degno o da male, o da bene secondo l’operazioni. Ot-
timamente conoscete quello, che ciascuno di costoro ha meritato. Mereri; di-
gnum esse.
Mendà, corez. Emendare, correggere. Lat. Emendare, vel corrigere, vel cor-
rectionem adhibere.
Mesurà i oter col só mesuret. Misurare gli altri con la sua canna, cioè giudi-
care gli altri simili a se.
Medegas col sò pil. Medicarsi col suo pelo, cioè vendicarsi dell’offensore. Non
morse mai cane, ch’io non avessi del suo pelo, cioè non mi fu mai fatto ingiu-
ria, ch’io non me ne vendicassi.
Meiorà, stà più bè, solevas dal mal. Migliorare, recuperar le forze, allegerir-
si da malatia. È il vero, che da nona in qua ell’è maravigliosamente migliora-
ta. Lat. Convalescere.
Meschià sù, mesedà sù; menà det. Mestare, tramenare, agitare con mestola,
o con mano; e dicesi propriamente delle cose liquide, o che tendono liquido.
Mentre che bollirà sempre si mesti continuamente mestandolo a forza. Lat.
Commiscere, vel agitare.
1809
Meschias, mescolas. Mescolarsi per carnalmente congiugnersi.
Merità. Valere, esser di merito. Dandole a chi non valea. Esser mercè, merita-
re. Tu sè povero, ma egli sarebbe mercè, che tu fossi molto più, cioè meritere-
sti.
337 Met in cima la voia de vergot; fà cor a vergù saliva de vergot; fà vegn voia
Inuggiolire, inuzzolire, far venire in uzzolo, che è un intenso appetito di chec-
chesia. E alla barba l’hai inuggiolito.
Met trà u’ laor, e l’oter, met de mez, o tramez. Intraporre, interporre, porre tra
una cosa, e l’altra. A pregarlo s’intraponesse. Tramettere, mettere tra una cosa, e
l’altra.
Met framez, tramezà. Interporre, tramezzare, inframettere, porre tra l’una cosa,
e l’altra. Lat. Interponere.
Met i mà in dol fúch. Mettere le man nel fuoco, affermar per verissimo. Anzi
lo giurerei, e ne metterei la man nel fuoco.
Met mà a fà vergot. Por mano, darsi da fare, impiegare la sua opera. Ad ogni
cosa, come se se una povera fanticella della casa fosse, por le mani. Suam ope-
ram interponere.
1810
Met a ù, met in cumù. Recare in uno, metter a comune.
Met i ongie, o i sgrifì ados a vergù. Mettere gli unghioni addosso ad alcuno.
Adunghiare, pigliar con l’unghia. Lat. Unguibus arripere aliquem.
Met a la sort, a la ventura. Venturare, avventurare. Più tosto perder venti
aquistando grazia, che venturarne cento senza fermezza. Lat. Fortunae arbi-
trio committere.
Met mà ai arme. Venire alle mani, alle arme. Manus conserere.
Met mà, comenzà. Venire per cominciare, metter mano. A narrarvi quella
novella verrò. Lat. Veniam; aggredi.
Met, o trà sot sora la cà. Mettere a soqquadro la casa.
338 Met vergot sú i zocoi, spampanal atoren. Vantare qualche cosa. Non dee
predicare, né vantare il benefizio, cioè vantarsi, e gloriarsi d’averlo dato.
Met ol dit, o la manina in vergot, intrometesga. Intramettersi, impacciarsi, inge-
rirsi. E intrametteansi di pace, e altri ordini, come religiosi, aveano. Se immiscere.
Met in quiete; bonazà. Tranquillare. Io volli tranquillare la mia vita. Lat.
Tranquillare, tranquillum reddere.
Met ú in mala fede. Tor fede a uno, levargli la credenza. Alicui fidem abrogare.
Met a salvamet, salvà. Mettere in salvo. Tutto l’arnese messo in salvo, senza
alcuna cosa toccare.
Met i termegn. Terminare, por termini, cioè contrasegni, confini tra una pos-
sessione, e l’altra. Lat. Terminare.
Met al poses. Mettere in tenuta. Essendo messo in tenuta.
Met zó la ret, o i laz, tendei . Tendere la rete, e i lacciuoli.
Met dol tep, o trà drè dol tep a vergot. Metter tempo in una cosa, consumar-
velo. Molto tempo si mette nelle medicine.
Met sot sora, in confusiò. Tempestare per conturbare, combattere. Per quello
che tu tempesti tutto ‘l mondo, cioè per più avere. Lat. Perturbare.
Met in dol antià, in dol stuì, in dol tegam. Integamare, mettere nel tegame.
O quanto è buona la fava menata, e unta ben quand’ella è integamata.
Met la tansa, tansà. Tassare, imporre la tassa di tanto o quanto. Pagando alla corte
cinque per cento di quello, che catuno era tassato da gli ufficiali. Lat. Taxare.
Met, ó fà ‘ndà a fil de spada. Mettere a fil di spada. Lat. Ense trucidare.
Mes taia. Talieggiare, impor taglia. E la cagione fu, perché i nobili gli grava-
vano troppo della taglia, che avevano a pagare. Lat. Indictionem imponere.
1811
Met in sò pè, in sò lúch vergù; fà ù sostitut. Sustituire, mettere uno in suo
luogo, o d’altrui. In luogo del Prenze un fratello del morto Prenze sustituiro-
no. Lat. Substituere. In alterius locum subrogare.
339 Met ú inpè d’un oter. Surrogare, metter uno in luogo d’un altro. Un altro al
detto modo, e forma si debbe surrogare, e eleggere. Lat. Subrogare.
Met ú pules in di oregie a vergú, siflaga in di oregie. Mettere una pulce nel-
l’orecchio, sufolargli nelli orecchi
Met sot sora, voltà sot sora, sconvolgì. Sovvertire, sovvertere, rovinare, man-
dar sozzopra, guastare. Sovvertire li comandamenti de maggiori. Sovverter lo
stato della città. Lat. Subvertere, destruere, demoliri.
Met sot. Sottoporre, por sotto. Il voler io sottoporre le mie forze a gravissimi
pesi. Lat. Supponere.
Met de sora via. Sorporre, soprapporre. Poi nella pentola cotte, e sorposte.
Lat. Superponere.
Meten sù de più. Soprapporre per aggiugnere di più. Soprapposesi ben anni dieci.
1812
Met sot una spala, o la schena. Sopporre la spalla, o l’omero, sopponendo
l’omero riteneva, e rilevava, cioè mettendo sotto.
Met sù ù sas, smorzà via, quietà, sopì vià. Sopire, reprimere, attutare, ammor-
zare, spegnere, rintuzzare. Lat. Sopire.
Met ol baver, o ‘l fazúl al col. Soggolare, porre il soggolo. Si vesti come una fo-
rese, e soggolato, che s’ebbe si mise paglia, e panni in seno.
Met in gust; fà vegn petit. Riaccendere l’appetito, levar via la nausa con alcu-
na cosa, che riaccenda l’appetito.
Met mal, o dol mal. Scommettere per seminar discordie, e scandali che si paga
il fio. A quei, che scommettendo acquistan carco. Lat. Discordiam concitare.
Met i pagn all’aria, a la sbaraia, slargai fò, batei fò, destendei fò. Sciori-
nare, spiegare all’aria i panni. E non ti sciorinare ad ogni vento. E fece uno
stendardo sciorinare.
Met in segur, fà segur, dà scapol. Porre in sicuro, cioè in istato sicuro. Tu non
hai male di rischio; i medici ti pongono in sicuro questa infermità.
Met sul mal fà. Mettere in bordello, mettere a mal’atti. A Tristano sia taglia-
ta la testa, e la Reina messa a mal’atti.
Met la soma. Assomare, por la soma. Por mente che ti preme, e chi t’assoma.
Sarcinam imponere, onerare.
341 Met in dol numer. Ascrivere nel numero. I buoni, e virtuosi voglionsi ascri-
vere nel numero degli amici. Lat. Adscribere.
1813
Met via, o tacà via la voia. Appiccare la voglia all’arpione, cioè patirsela.
Met denag, presentà. Appresentare, recare alla presenza, porre avanti. Lat. Af-
ferre, praesentare.
Met de sora via, met sù. Apporre, por sopra. La zizzania alle ferite putrefat-
te apposta mondificale, e sanale. Lat. Apponere, adiicere.
Met in dol numer. Accontare, annoverare. Essi possono esser accontati tra gli
ricchi malvagi. Lat. Numerare.
Met insem, cumulà, montonà. Ammassare, far massa, metter insieme, adunare.
Il quale non ad ammassar danari, come i miseri fanno. Ammassicciare. Lat.
Congerere, cogere, colligere, coacervare.
Met una folda sora l’otra; infoldà, met in faza. Affaldare, mettere falda sopra
falda; por falda.
Met di perle. Imperlare, adornare con perle. Vedi quanta arte dora, e imperla,
e innostra. Lat. Margaritis ornare.
Met v. g. la ghindola sul sò pè. Impernare l’arcolaio, metterlo nel perno. Imper-
nato, messo nel perno.
342 Met i penne, fà i ale. Impennare, farsi pennuto. Amore svegghia, e muove e
impenna l’ale. Lat. Alas emittere.
1814
Met in bugada; fà sù la bugada. Imbucatare. Ne s’imbucatano se non i panni
lini. Lat. Purgare.
Met in dol vasel, invaselà. Imbottare, metter il vin nella botte. In lagenam, vel
in dolium vinum infundere.
Met in baia, fà cor vos, fà che ‘l sia dig da vergù. Imbociare, metter in voce.
Se non vuoi essere imbociato.
Met a stà via a servì. Acconciare per porre, e metter uno al servigio di chic-
cesia. Ebbe con lui acconcio Anichino. Aliquem in servitutem dare.
Met in derisiò, in scheregn. Gettare i fondamenti per dar principio a una cosa.
Lat. Iacere fundamenta.
Met in gara, fà fà a regataia. Gareggiare, mettere in gara, far fare a gara. Ga-
reggiavan con doni, e con servigi li suoi vicini tiranni.
Met a fuch, met a cuús. Mettere a fuoco per mettere a cuocere. Lat. Apponere
ad ignem.
Met a fúch, e fiama. Mettere a fuoco, e fiamma per rovinare abbruciando. Lat.
Concremare.
Met trá ù laor, e l’oter, o cazàga vergot. Frammettere, mettere fra una cosa, e
l’altra. Benche ci frammetta le finzioni poetiche. Lat. Interponere, interserere.
343 Met u’ sul sò fà, rigolal sui sò costúm. Metter uno in sul suo filo si dice, indi-
rizzarlo secondo suo stile, e costume.
Met in fer. Mettere in ferro si dice de’ forzati, e degli schiavi, quando s’inca-
tenano.
Met, fà cúnt. Far ragione, pensare, stimare, far conto. E fa ragion, che sia la vista in
1815
te smarrita e non defunta. E fa ragion, che io ti sia sempre allato. Existimare, putare.
Met a la prova. Esaminare, cimentare, far prova. In quello, che Dio esamina
si loda la virtude.
Met, o metes in donzena. Mettere, o mettersi in dozzina si dice quando altri vuole
entrare, e mettersi dove non gli si conviene. Ne metterovvi con uno in dozzina.
Met ol disens. Dissentire, non convenire, non concorrere nel medesimo pare-
re, e sentenza. Lat. Dissentire.
Met col cul all’aer, tut sot sora. Mettere a soqquadro, sozzopra, sconvolge-
re, travolgere. Lat. Invertere.
Met in pé, fondà. Dirizzare per istabilire, e fondare. Che puoi drizzar, s’io non
fallo, discerno in stato la più nobil monarchia. Lat. Firmare, constituere.
1816
Met ol cúr in vergot. Dar lo cuore a una cosa, volgervi ‘l pensiero. Lo Re
Marco diede il suo cuore a crederlo. Lat. Animum inducere.
Met la calzeta, o met ol segn. Contrasegnare, far qualche segno per ricono-
scere, al qual si dice contrasegno. Lat. Notare; notam apponere.
Met compens. Mettere compenso. E alla consolazione di lei quel compenso met-
tessero, che per loro si potesse il migliore, cioè rimedio, provvedimento, riparo.
Met insem, incastrà insem. Commettere per congiungere, mettere insieme,
incastrare, combaciare, intendendosi di legnami, pietre e simili. Si commetta
nella fessura, e leghisi. Lat. Copulare, coniungere.
Met mal, o dol mal, somnà zizania. Commetter male, discordie, e simili, vale
introdur male, seminare scandali tra l’un uomo, e l’altro. Discordias serere.
345 Met i daner sú la vita. Commettere per convenire, pattovire con alcuno, che
tu per quello, che dai loro ti diano tanta ricompensa durante la vita tua.
Met a armacol, portà a armacol, avì, o tegnì a armacol. Mettere, portare,
tenere a armacollo si dice di collana etc.
Met in chiar. Chiarare, chiarire. Lat. Patefacere.
Met ol cervel a partit a vergù. Mettere altrui il cervello a partito, recare in
dubbio, far stare sospeso, e ambiguo. Consilii incertum facere aliquem.
Met ol circhiel sul cò. Incercinare, porre altrui in capo il cercine, che è un ravvol-
to di panni a foggia di cerchio usato da chi porta de’ pesi in capo per salvarlo dal-
l’offesa del peso. Che a Marzocco incercinò le chiome. Lat. Cesticillum imponere.
Met sul cò. Mettere in cpo. La corona si trasse, e ridendo la mise in capo a Dioneo.
Met cò a vergot, daga fì. Capitare qualche cosa, conchiuderla, condurla a ca-po,
a fine. Propose nell’animo di capitar quella quistione. Lat. Concludere, perficere,
absolvere.
1817
Met ol soghet. Incapestrare, mettere il capestro.
Met in canzò, in baia, in favola. Mettere in canzone, in baia. E peggio, che
noi siam messe in canzone. Lat. Fabulam facere.
Met mà a stà spina. Mettere questa cannella; cioè esser il primo a introdurre
quest’uso.
Met ol chignul. Imbiettare, metter la bietta. Lat. Cuneum immittere.
Met a trevers, o in trevers. Attraversare, porre a traverso. Attraversaravi pun-
telli etc. Lat. In transversum ponere.
Met in gaiofa, ingaiofà. Intascà. Intascare, mettere in tasca. E al fin sicur, che
l’orco non lo intaschi. Lat. Pera condere.
Met i mà in dol sangu; insanguanas. Insanguinarsi, metter mano al sangue.
Li cittadini da capo si cominciarono a ‘nsanguinare insieme, e uccideva l’uno
l’altro nella città, e di fuori.
Met in sach, o in dol sach. Insaccare, mettere in sacco. Lat. Sacco condere.
Met su l’ule, onz d’úle. Inoliare; ugner con olio. Lat. Oleo inungere.
346 Met dol omor in dol cò, fà superbi. Inorgoglire, fare orgoglioso. L’alte cose
non inorgogliscono le menti de’ nobili etc. Lat. Extollere.
Met denag in consideraziò. Mettere innanzi, proporre, mettere in cosiderazione.
Misero innanzi al consiglio, che di necessità bisognava fare. Ad aliquem referre.
Met insem. Accozzare, adunare, metter insieme. In mille anni non saprebbe-
ro accozzar tre man de noccioli. Lat. Cogere. Colligere.
Met la vera al bastò. Ingorbiare, metter la gorbia. E poi ingorbierò la pedoncina.
Met in ordenanza. Indrapellare, che è schierare, metter in ordinanza. Lat. In
acie constituere.
Met la bria, ol mors. Infrenare, frenare, mettere il freno. Il cavallo, le cui ma-
scelle son grosse, e ‘l collo corto non s’infrena di leggieri. Lat. Fraenare, frae-
num iniicere.
Met in dubi. Inforsare, metter in forse, in dubbio. Così fortuna incostante ne
inforza l’umano stato. Lat. In dubio ponere, in dubium vocare.
Met a fuch, e fiama. Tacà fúch, brusà. Infiammare, accendere, appiccar
fiamma a checchesia, abbruciare. Lat. Inflammare;incendere.
Met sù la strada, indrizà, incaminà. Indirizzare, incamminare, metter per la
via. Lat. Iter monstrare.
Met in dol cúr. Incorare, mettere in cuore. Lo tuo ver dir m’incora buona
umiltà. In animum inducere, mentem iniicere.
1818
Met in ciel, portà in paradis. Incielare, porre, e collocare in cielo. Perfetta
vita, e alto merto inciela donna più sù. Lat. In caelo collocare.
Met det, o sorà ‘l formai. Incaciare, infondere dentro cacio. Qui infusovi den-
tro cacio.
347 Met a la sort, a la ventura, rischià. Mettere in avventura. Mettere le lor cose,
e la propria vita in avventura. Lat. Fortunae committere. Arrischiare. In desi-
derio avesse di mettere in avventura la vita sua.
Met in sped, sul sped, inspidà. Inaverare, mettere nello schidione. Nascosa-
mente lo inaverò. Lat. Veru figere.
Met sù l’asit, bagnà d’asit. Inacetare, bagnare, o asperger d’aceto. Non vale
inacetarsi, o mangiar l’aglio.
Met sul púgn vergot. Impugnare, mettere in sul pugno. Impugnar il falcone.
Met di spì sovra vergot; stopà coi spì, spinà. Imprugnare; metter pruni so-
pra checchesia, serrare, o turare co’ pruni. Lat. Dumis obstruere.
Met sù u’ cerot per met d’acordi, o per giustà vergù. Impiastrare,o rimpia-
strare per metter d’accordo, e rappatumare (modo basso). E in poche parole s’è
impiastrato. Lat. Reconciliare.
1819
Met, o tacà di tacò, taconà. Rattacconare, attaccar tacconi. Lat. Resarcire.
Met inag ai ug, fà vedì. Rappresentare, mostrare, significare, metter avanti agli
occhi. Lat. Rappresentare, referre.
Met mal col reportà, met zizania. Rapportar male dall’uno all’altro in semi-
nar zizania. Le spie non vere rapportano come etc.
Met a liber, met a cúnt. Mettere a ragione. Mai non si metterebbeno a ragione
i peccati etc.
Met a ment be’, considerà be’. Ragguardare per diligentemente considerare,
por mente. Ogn’ora anch’io vengo ben rigguardando alli nostri modi. Animad-
vertere.
348 Met a redos u’ sover l’oter. Met ados. Raddossare, porre addosso. Furon quasi
tutte le loro schiere raddossati l’un sopra l’altro. Lat. Imponere.
Met insem, trà ‘nsem. Raccozzare, accozzare. Ma io non so come raccozzar
quest’ora, cioè metterla insieme. Lat. Cogere.
Met al punt, stigà, persuadì. Mettere al punto, aizzare, instigare. Lat. Irritare. Pro-
muovere, sollecitare, persuadere. Al venir promosso, cioè sollecitato e persuaso.
Met in camp, met fò, proponì. Proporre, porre avanti, metter in campo.
Finchè ‘l maestro la quistion propone. Lat. Proponere, in medium afferre.
Met fò, met in chiar. Promere, manifestare, palesare. Veder non può, se altri
non la prome. Lat. Promere, proferre.
Met fò, met in camp; produs. Produrre per addurre, porre avanti, mettere in
campo. Lat. In medium afferre.
Met denag. Preporre, porre avanti, mettere innanzi. Lat. Praeponere.
Met in pratica, o praticà. Praticare, mettere in pratica. La legge in se era
buona, ma male praticata. Lat. Ad praxim redigere.
Met la cloza, met i uf in coa. Por la chiocchia, por l’uova, metter l’uova sotto
la gallina, acciò ella la covi. L’altre son meglio da covare, che da porre.
Met in figura. Porre in figura, disponere, collocare in figura; o a guisa di figu-
ra. In figura locare.
Met mà in vergot. Por mano, cominciare a fare. Ch’alla prim’arte degnò poner
mano. Lat. Aggredi, inchoare.
Met, stabilì. Porre per costituire, determinare. Democrito, che ‘l mondo a caso
pone. Lat. Constituere.
Met puntamet, o fà desegn. Porre per deliberare. Il dì avanti avean quell’ar-
ca veduta, e insieme posto, che se la notte vi rimanesse di portarnela in casa
loro. Lat. Statuere, deliberare.
1820
Met ol cas, da’ ‘l cas, suponì. Porre, per presuporre, metter caso in termine.
Pogniam, che di necessitate surga ogni amor. Non dico tutti, ma posto ch’io ‘l
dica. Lat. Ponere, dare.
Met sora. Porre per sopraporre. E poiché la sua mano alla mia pose. Lat. Su-
perponere.
Met zò, piantà. Porre per piantare. Quando lavorava alcuna volta l’orto l’una
mi diceva: pon qui questo, e l’altra pon qui quello. Lat. Ponere, plantare.
349 Met numer, da’ ‘l numer. Porre per assegnare, dare. Con tanti Saracini, che
non si pone lor numero.
Met in quac lúgh. Porre, metter in luogo, collocare. Lat. Ponere, collocare.
Met a livel, livelà. Piombare, far corrispondere, o adoperare il piombo per far
corrispondere.
Met sot sora, fa’ deventà catif. Pervertere, guastar l’ordine, metter sozzopra.
Col santo sarai santo, e col perverso ti pervertirai. Lat. Pervertere.
1821
Metter in opera materia per le fabbriche, vale servirsi di essa, e adoperarla, e
impiegarla. Lat. Uti.
Met nom, chiamà per nom. Nominare, porre il nome, appellare, chiamar per
nome. Giannotto il levò dal sacro fonte, e nominollo Giovanni. Lat. Nominare,
appellare.
Met in cumú, in cumuniò. Accomunare far comune quel, ch’è proprio, o met-
tere a comune. Lat. In medium conferre, commune facere.
Met la boca d’ú vas sovra la boca d’un oter. Abboccare, soprappor la bocca
d’un vaso a quello d’un altro.
Met regola. Por modo, regolare. S’egli avesse saputo por modo alla felicità sua
etc. Modum statuere.
Met sù la mitria. Mitriare, mettere in capo la mitria segno vescovile. Lat. Tia-
ram imponere; mitra redimire.
Met al punt, o in pontiglio. Mettere al punto uno contro a un altro. Irritarlo. Lat.
Instigare.
Met in guadagn i animai. Mettere per ammettere. I verri, che si deono met-
tere alle troie.
Met a met, pond a met. Metter mente, por mente, considerare. Non aver miso
mente allo riso piacente. Lat. Mentem adhibere; animadvertere.
351 Met in di ma’ de vergú vergot. Metter tra le mani, o nelle mani, dare in pote-
1822
re, raccomandare. Gran parte de’ fatti suoi mettendogli tra le mani. Alicuius
fidei commendare aliquid.
Met in sest, comodà, sestà, o setà via, giustà. Mettere in assetto, assettare, acco-
modare. Tutti li suoi cavalli, e le sue cose fece metter in assetto. Lat. Aptare, ac-
commodare.
Met di piante, zermoià. Mettere per pullulare, germinare. Calore, per lo quale
la pianta pullula, e mette. Lat. Pullulare, germinare.
Met sù la strada, insegnà la strada. Mettere nella via, cioè insegnare. Viam
monstrare.
Met a la prova. Mettere alla prova. Lasciò star le parole, e pensossi metterla
alla prova. Exponere ad periculum.
Met in anim. Mettere in animo. Maraviglia, e spavento gli mise nell’animo. In
animum iniicere.
Met ol cúr, la confidanza. Mettere il cuore in alcuno. Avendo in quello som-
m’uom tutto ‘l cuor messo, cioè posta ogni fede in lui. Lat. Confidere.
Met in travai. Mettere in affanno. Di che tu in grandissimo affanno d’animo
messo m’hai, cioè forte travagliato. Lat. Divexare, angore afficere.
Met denag. Mettere innanzi. Gli mise innanzi certi ceppi.
Met a fúch. Mettere a fuoco. Acconcia la grú la mise a fuoco.
Met. Mettere per dentro, inchiudere. Ogni cosa nella sua cassa messa. Lat.
Ponere, includere, collocare.
352 Met in grignà i baronade, covrì i baronade coi bufonarie. Recarsi la catti-
vità in ischerzo, cioè voler ricoprire la malvagità con l’ombra dello scherzo.
Met sul quader, squadrà. Riquadrare, mettere, e ridurre in quadro.
1823
Met in guarna, guarnà. Far la riposta, riporre. La formica etc. fa la riposta
per lo verno.
Met in dol numer. Riporre, metter nel numero. Sebbene intendi perché la ri-
pose tra le sustanze. In numerum ascribere.
Met in bega, in contesa. Mettere a riotte. Io son di grande etate e voletemi
mettere a queste riotte.
Met u’ ghirul. Metter una zeppa, una bietta. Cuneum figere.
Met di tacò, taconà, repezà. Rintoppare, rappezzare.
Met insem, trà ‘nsem di daner, o vergot oter. Rimedire denari, o altro; met-
terli insieme, ragunando; procacciarli. Cogere nummos, vel aliud.
Met, o fà ‘ndà ‘n proverbi. Ridurre in volgar motto, far diventar proverbio.
Poi l’una all’altra per la città ridicendo vi ridusson in volgar motto.
Met in speranza, dà speranza. Ridurre in isperanza, vale mettere in speranza,
dar cagion di sperare. Ridurla in isperanza di miglior fortuna. In spem redigere.
Met sul drig, giustà. Rettificare, aggiustare. Lat. Aequare.
Met in regolà, rigolà. Regolare, dar regola, ordinare, restringere sotto regola.
Lat. Dirigere.
Met in sest, compasà. Sestare, aggiustare, bilicare. Lat. Librare, aequare.
Met vergù a sta via a servì. Porre uno a servo. Mia madre a servo d’un signor
mi pose.
Met in sè. Mettere in seno. Si metteva in seno, cioè tra seno, e la parte del
vestimento, che ‘ l cuopre.
Met in esecuziò. Seguire per esequire, appigliarsi, metter in esecuzione, in
effetto. Per seguire il comandamento fattole dal marito. Exequi, vel pergere.
Met sù vergù a fa dol mal, destuul da fà dol bè. Sedurre, distorre altrui con ingan-
no dal bene, e tirarlo al male. Soddurre; molti n’aveva raunati, e soddotti a mal fare.
Met u’ laor de per lu’ da una banda, tegnil. Metter di per se una cosa.
353 Met in esecuziò. Mandare ad esecuzione. Executioni mandare.
Met in salva, in segur. Mettere, o porre in salvo, o in sicuro. Fatte le ricche
gioie porre in salvo. In locum tutum redigere.
Met a lúch de la salvaziò. Salvare per dar salute, trar di pericolo. Venne a sal-
varne in sugli estremi giorni. Lat. Servare; salutem afferre.
Met in poses, dà ‘l poses. Sagire, dare il possesso, mettere in possesso. E quan-
do egli fu al tutto sagito del reame si seguì l’orme del padre. Lat. Possessionem
tradere.
1824
Met a sach, e soga. Far saccomanno, predare, mettere a sacco, porre a sacco-
manno. Lat. Depraedari, depopulari, diripere.
Met in chiar, illuminà. Rischiarare, per dichiarare. La tua ragione m’ha ri-
schiarato di quello, che prima dubitava. Lat. Declarare, exponere.
Metes atoren di bei belì, comfà i fomne. Rinfronzire si dice del rassettarsi, e del-
l’azzimarsi delle donne, tolto dagli arbori, quando si riveston di nuove frondi.
Metes per strada. Mettersi per la via, entrarvi. Per luoghi ombrosi, e foschi,
mi son messo. Lat. Ingredi.
Metes in abit. Mettersi una veste. Mi metterò la mia roba dello scarlatto. Veste
se induere, vel vestem induere.
Metes ados, dosas. Addossarsi, porsi addosso, o recarsi addosso. Humeris impo-
nere.
Metes in anim, in dol cúr. Mettersi in cuore, deliberarsi. Molte volte si mise
nel cuore di doverla del tutto lasciare. Lat. Constituere, vel deliberare.
354 Metes a cridà, da fò in d’ù cridor. Mettere strida, stridere. Mise uno strido
grandissimo. Lat. Stridere, vociferare.
Mets zó la nif; fiocà. Metter neve, cader neve dal cielo. Nevicare. S’è messa
la più folta neve del mondo, e nevica tutta via. Lat. Ningere.
Metes o metis sù ‘l vent. Metter vento, cominciare a soffiare, a tirare. Nel far
della sera si mise un vento tempestoso. Ventus flare coepit.
Metes a scapà; a fuz, das a gambe. Prendersi a fuggire. Porsi a fuggire. Presono
a fuggire, cioè cominciarono, si diedero a fuggire. Lat. Se in fugam conferre, vel
se in pedes conferre; se in fugam coniicere; se in pedes coniicere.
1825
Metes apruf a vergù. Porsi presso a alcuno. Quando il compagno si pone pres-
so al compagno.
Metes a fà vergot; comenzà. Prendere per cominciare. Prese una carola con
lento passo. Prestamente presero a fuggire. Lat. Incipere.
Metes con vergù, impazasen, avì che fà con lù. Porre per impacciarsi, aver che
trattare, pigliar commercio. Dirai adunque, che io con uomo di bassa condizione
mi sia posta. Io non mi pongo né con ragazzi, né con tignosi. Lat. Versari.
Metega ‘l cò. Por mente, attentamente considerare. Mentem adhibre.
Metes vergot al nas, a la boca. Porre per accostare. Quelle al naso ponendo-
si spesso.
Metes in dol cúr. Mettersi in cuore. S’era messo in cuore di provarsi etc.
Metes al fil, polis sù. Rammentarsi, abbellirsi, raffazzonarsi, ripulirsi, ornar-
si. E di ciò mi rammanto. Lat. Se exornare.
Metes i mà al stomech. Recarsi le mani al petto, vale porsi a modo che etc.
cortesi vi recate le mani al petto.
Metes a pensà, a ruminà fra lor. Recarsi sopra di se, o in se stesso, raccorre
il pensiero. In se stessa recata quel che dovesse dir cominciò a pensare. Lat.
Secum cogitare.
Metes in guardia. Recarsi in guardia. S’intesero insieme, e recaronsi in guardia.
355 Metes a tavola. Porsi a tavola, essendo noi già posti a tavola.
Metes in grandeza più di sò forze; slargà i ale fò dol sò nì. Imporla troppo
alta si dice di chi comincia a tener vita splendida, e più magnifica, che le sue
facultà non ricercano. Maiores pennas nido extendere.
Metes a fà, all’impresa, intraprend. Imprendere, pigliar a operare, mettersi al-
l’impresa, apparecchiarsi. Come egli imprendeva di fare il passaggio d’oltremare.
Dottando d’imprendere primo l’ultimo pericolo. Aggredi, se accingere, suscipere.
Metes all’orden de cavai. Incavallarsi, fornirsi di cavalli. E tutti s’incavalla-
rono. Lat. Equos parare.
Metes o andà a caval. Incavallarsi, mettersi a cavallo. Equum conscendere.
Metes in strada. Indirizzarsi. Verso queste parti m’indirizzai. Lat. Iter capere.
Metes in zingol, andà in bramisia, invoias. Intalentare, venire in gran deside-
rio. E più furono aizzati, e intalentati di combattere. Lat. Incendi, inflammari.
Metes in fuga. Pigliar la caccia, mettersi in fuga. Fugam arripere.
Metes a ‘ndà ‘ntoren a vedì. Darsi attorno, mettersi ad andare intorno. Con ogni
sollecitudine dandosi attorno, e l’oste loro ritrovato. Obire, lustrare, ambire.
1826
Metes a vergot, das a vergot, impiegas in vergot. Darsi a checchesisia, desti-
narsi, mettersi, impiegarsi. Si diedono a giucare a scacchi. Diessi adunque a
cercar di costoro. Aliquid aggredi, se addicere.
Metes in viaz. Entrare in cammino. A cui fidanza io entro. Per lo nuovo cam-
min, cioè mi metto, e comincio a camminare. Iter aggredi.
Metes in mi, entrà in dol me penser. Immiare, divenir meco una cosa stessa,
penetra nel mio pensiero. S’io m’intuassi, come tu m’immii.
Metes in fila, sfilas. Affilarsi, far fila, mettersi in ordinanza per lunghezza
l’un dopo l’altro. In morem indaginis se constituere.
Metes dal par, o fas dal par. Accomunarsi, appareggiarsi, conversar dal pari.
Lat. Socium se praebere.
Mirà, vardà, contemplà, vardà tirò. Rimirare, guardare con attenzione, mi-
rare. Contemplari, conspicere. Fissamente guardare. Mi disse mira mira ecco
il Barone. Fixis oculis aspicere.
Mitigà, placà, indolzì, smulzinà. Mitigare, far mite, placare, addolcire. L’ora-
zione lenisce, e mitiga Dio. Lat. Mitigare, placare, lenire, molcire. Pensier, che
mi distrugge, e molce il cuore. Lat. Mulcere.
Minazà, fà totò, dà zò dol cò. Minacciare, metter terrore in altrui con atto, o mo-
vimento severo di mano, o di testa, o con parole aspre. Menando il dito si minac-
cia, e tenendol fermo si dimostra. Lat. Minari, minitari, minari alicui motu ma-
nus, vel capitis.
1827
Uccellare per beffare, e burlare. Paioti io fanciullo da dover esser uccellato.
Irridere alicui.
Mizas; deventà miz. Immezzare, divenir mezzo, immezzire. Si dee fare, che
s’immezzino. I cocomeri son migliori, quando sono maturi, la qual cosa si co-
nosce, quando immezzano, e diventano leggieri. Lat. Mollescere, molles fieri,
mitescere. Ammezzare. Poiché comincieranno ad ammezzare.
Mizas. Infralire, infiebolire. Ti sei infralito a fare la tal cosa? Avevi paura d’in-
fralire. Debilitari.
1828
Montonà di sas intoren; fà di mide de sas intoren. Ammunicare, ammassa-
re, ammontar sassi intorno a checchesia. E pietre bianche etc. v’ammunira
suso e intorno. Lat. Congerere. Acervare.
358 Montonà, fà montò o montoncel. Ammontare, far monte, metter insieme,
rammontare, ammassare, amonticellare, ammonzicchiare, ammonticchiare.
Lat. Congerere, acervare, accumulare.
Molà, lentà. Ammollare, allentare. Ammollare si dice anche l’allentar nel ca-
napo, col quale si tirano su i pesi. Lat. Remittere v. g. funem.
Moià, bagnà. Immollare, l’effetto, che fa l’acqua caduta, o gettata sopra le co-
se. Lat. Madefacere.
Mostrà de nò savì. Disfingere, dissimulare, mostrar di non sapere. Cominciò
a comprar parole, e ad infingere altre cose, e disfingere della congiurazione.
Lat. Dissimulare.
Mostrà. Dimostrare per semplicemente mostrare. Dove con verità il conte, e
i figliuoli dimostrasse. Lat. Monstrare, ostendere.
Mostrà i deg. Mostrare i denti, cioè mostrarsi ardito, coraggioso, e senza pa-
role. Dietro a chi fugge, e a chi le mostra il dente.
Mostrà ‘l cul a tug, fà savì i fag só. Mostrare il culo al popolo, vale palesare
li suo’ fatti (modi bassi).
Motivà, cor quac vos, sentì a tonà; susurà. Buzzicare per bucinare. Mi pare-
va averne sentito buzzicar non so che. Pispigliare, bisbigliare. Ed ora in Siena
appena sen pispiglia.
Morbà u’, stufal, secal, portaga via ‘l cò. Infracidare uno, venirgli a fastidio.
torgli il capo. Perche voi non abbiate più a infracidarmi, e tormi sempre il ca-
po. Lat. Obtundere.
Montà sù, importà. Importare, ascendere a qualche somma, o valuta. Questa
può importare cinquecento scudi.
Mortificà, tegn bas. Raumiliare, mortificare. Raumiliati li nemici suoi. Lat.
Deprimere.
1829
Montonà, fà di mide, trà ‘nsem de la grassa, dol patuz, de la rumeta.
Rammuricare, rammontare, raccorre insieme. Ed il pattume vien rammurican-
do. Lat. Quisquilias congerere, vel acervare.
Molzì, molz. Mugnere, spremere le poppe agli animali per trarne il latte. Lat.
Mulgere.
Mostrà, fà finta, infenzes; fà parì. Mostrare, far vista, fingere; voler far cre-
dere, dar ad intendere. Lat. Fingere, simulare.
Mosà, fà vedì. Mostrare, per l’oggetto innanzi alla vista, manifestare. L’andar
mostrando con le poppe il petto. Lat. Monstrare, vel ostendere.
Montà, andà sù, fà una montada. Montare, quasi al monte andare, salire ad
alto. Ascendere.
Molà, tirà. Sbalestrare per tirare semplicemente. E sbalestragli un peto nel boccone.
1830
Mudà penser. Mutar pensiero, rompere proponimento. Immutare sententiam.
Mutar mantello. Quando tu vedessi, che questa non fosse salute tua allora, e tu
muta mantello. Sententiam mutare.
Mudas de pagn, met sù di oter pagn. Mutarsi, assolutamente detto vale cam-
biarsi di panni. Avrebbe avuto bisogno di mutarsi.
Mudà, cambià. Mutare, variare, cangiare. Mutarsi non è altro se non passare
da una cosa a un’altra, e in se medesimo non essere stabile. Lat. Mutare.
Mudà vers; o stil. Mutar giuoco, cioè modo di fare, di procedere, come anche
modo, verso. Da ora innanzi tra noi sia divisa la compagnia, se non muti giuo-
co. Lat. Mutare rationem, modum, institutum. Mutar verso, o stile.
Mudà, cambià; v. g. mudà ‘l vì. Tramutare, mutar da luogo a luogo, far cam-
biar luogo. Quando si tramuta il vino a luna piena, diventa aceto.
Mudas da quel, che s’è. Trarsi dalla propria immagine, cioè trasformarsi.
361 Mudà faza, trasfiguras. Trasfigurare; mutar effiggie, figura. Salendo Cristo
nel monte a orare trasfigurò. Transfigurare.
Mudà anda, o pecca, o costúm. Mutar vezzo. E che gli bisognava mutar vezzo.
Mudà, voltà. Volgere per mutare, rivolgere. L’ordine volgi. Lat. Immutare.
Mues di piante. Muovere per il mettere, e pullular delle piante. Quando inne-
sti pianta, che abbia cominciato a muovere. Lat. Germinare, pullulare.
1831
Múf, persuadì. Muovere, indurre, persuadere, commovere. Il mosse a far
andare per tutto l’esercito etc. Non ti posson muovere a pietate. Lat. Com-
movere, persuadere.
Múf con fadiga. Smovere, muovere con fatica, e difficultà. Lat. Movere.
Múf ol corp. Solvere il ventre, cioè muovere. L’acqua tiepida, quando sarà
bevuta a digiuno etc. Solverà il ventre. Alvum solvere.
Mues. Spedirsi. Lo pié senza la man non si spedia, cioè non si potea muove-
re. Lat. Expedire se.
Múf, voltà. Volgere per muovere semplicemente. Volgi quegli occhi più chia-
ri, che ‘l sole. Lat. Movere.
Múf tute i pedine, fà tug i sforz. Dare il suo maggiore, cioè fare l’ultimo sfor-
zo. Omnem lapidem movere.
Murì vià, svanì, mancà vià. Invanire per non aver effetto, mancare, svani-
re. Ma soprastando il mischiato desiderio invanisce l’allegrezza sua. Lat.
Evanescere.
Murì, e spasmà per vergù. Far il casca morto per alcuno. Lat. Amore languere.
Murì, e mancà per amor. Spasmà d’amor. Far lo spasimato. Spasimare per
essere fieramente innamorato.
362 Murì. Immortire. Lo savio uomo non immortisce unque nell’ozio. Lat. Deficere,
extingui.
Murì, o crapà de sit. Morir di sete, affogare di sete per aver intensissimo desi-
derio, e grandissimo bisogno di bere. Disse Rinaldo io affogo di sete. Lat. Siti
emori.
1832
363 Verbi. Lettera N
Nas; vegn al mond. Nascere, venire al mondo, uscire alla luce. Nasci, oriri.
Nas, vegn. Nascere, surgere, apparire. Se per ogni volta nascesse loro un cor-
no nella fronte.
Nas, vegn fò. Nascere, scaturire. Che sovra l’ermo nasce in Appennino. Lat.
Scatere; scaturire.
Nas, o cor, sucedì vegn. Addivenire, adivenire, avenire. Pensando, che bene
n’addivenisse alla fine. Lat. Evenire, contingere, fieri.
Nas, scaturì, vegn fò. Surgere, o sorgere per rampollare, scaturire. Chiara fon-
tana in quel medesimo bosco surgea d’un sasso. Lat. Scaturire.
Nasà, osmà. Fiutare, attrarre l’odore delle cose col naso. Annasare. Lat. Olfacere,
odorari.
Nas, derivà. Risurgere per derivare, nascere. Per una novità ne risurge l’altra. Fie-
ri, nasci.
Negà vergot a vergù; no volighel dà. Disdire qualche cosa a uno. Quel-
l’uomo ricco, il quale al povero Lazzero disdisse i minuzzoli del pane. Lat.
Negare aliquid alicui.
Negà, dì de nò. Negare, dir di no, disdire, non concedere. Niuna cosa possibi-
le è acerbamente da negare, o da affermare. Negare, renuere.
364 Negà la verità conosuda. Perfidiare.
1833
avuti. Ma quando si vedessono il bello, non si vergognarebbono il disdire i
depositi a lor commessi. Deposita abnegare.
Negà a vergù quel, che ‘l domanda. Disdire, negare la cosa chiesta. Mi mera-
viglio, come ti sia stato disdetto quello, che più a niuno fu giammai. Lat. Ne-
gare, renuere.
Negà, no’ confesà. Disconfessare. Puote l’uomo disdire non offendendo a la
verità, quando della debita confessione si priva, e questo propriamente è di-
sconfessare. Lat. Diffiteri.
Negà. Dinegare, negare. Le quali richieste gli furono dinegate.
Negas in dol maià, devorà. Trangugiare ingordamente, e con furia inghiottire.
Lat. Devorare.
Negà una tosa, maridala mal. Affogare una fanciulla si dice quando ella si
marita male. Figlia mia io t’ho affogata; so, ch’io t’ho mal maritata. Virginem
male locare.
Negà in d’u’ bichier d’aqua. Affogare in un bicchier d’acqua, a chi in poco
pericolo gli è succeduto gran danno. Levi momento frangi.
Negà. Affogare, morir per soffocazione. Lat. Soffocari.
Negà. Affogare, uccidere altrui col chiudergli la respirazione, il che più comu-
nemente s’intende dell’acqua. Suffocare, spiritum praecludere.
Negà, o negas. Soppozzarsi, affogarsi, sommergersi. Morirono soppozzati nel
proprio sangue. Lat. Submergi.
Negozià, trafegà, trebascà. Trafficare, negoziare, esercitar la marcatura, e il traf-
fico. Lat. Negotiari.
Necesità, sforzà, tirà per i cavei a fa vergot. Necessitare, sforzare, violenta-
re, mettere in necessità. Che ‘l cielo dia influenza, ma non ch’egli necessiti.
Lat. Cogere, vim inferre.
Netà, fà net, fà ‘ndà via i smagie, fà polit; tuù via ‘l catif dal bò. Mondificare,
far mondo, nettare, purgare. Mondifica della flemma grossa. Mondare. Mondan-
dolo dalla lebbra. Lat. Mundificare, purgare. Nettare, ripulire, levar via le mac-
chie, le brutture, tor via il cattivo dal buono. Lat. Purgare. Mundare.
365 Netas, e fregas zò ‘l nas. Strofinare il naso, nettarlo. Lat. Purgare nares.
Netà, mondà. Purgare, tor via la immondizia, e la bruttura, il cattivo, il superfluo,
nettare, pulire. Fu da molte immondizie purgata la città. Lat. Purgare, mundare.
Netà, fà polit. Pulire, o polire, nettare, purgare, o levare il superfluo, o noci-
vo. Lat. Purgare.
Netas dal pecat. Purgarsi. Tor la colpa, e macchia del peccato, e inducersi alla
virtù opposita.
1834
Netà i fos, i fosag. Rimettere i fossi, o le fosse, rimondarle, e votarle di nuovo.
Rimettendo i fossi, facendo steccati. Lat. Purgare foveas.
Netà, spazà. Rimondare, levar via lo sporco, e ‘l superfluo. Nettare far mondo,
ed è proprio di pozzi, fosse, fogne, e de’ rami degli alberi. Rimondarono i fossi,
e rifeciono li steccati. Lat. Purgare.
Netà fò, sbratà, spazà, portà via. Sgombrare per portar via semplicemente.
Lat. Exportare.
Netas i deg. Sbruttare, tor via, e levar il brutto. Nettare i denti. Mentre i denti
si stuzzica, e si sbrutta.
Nient fù nient era o è, no’ concludì negot. Nulla de nulla resta nulla. Dare in
non nulla, non conchiuder niente.
Nivià, lisà, fregà, lecà. Lisciare, è stripicciare una cosa per farla pulita, e bella.
Leccando come bestia, che si lisci. Lat. Perpolire molliter, attrectare, demulcere.
Niúlas, niflas, fà chiera fosca per colera. Conturbas. Rabbuiarsi. Stà lungi,
quando un si rabbuia. Turbarsi. Alterarsi, commoversi, cruciarsi. Turbari,
obnubilari, perturbari.
No’ avì pà da maià. Non aver pan pe’ sabati si dice d’uno, che abbia da vive-
re scarsamente.
366 No’ avì debit negù. Non aver debito veruno. Lat. In aere alieno nullo esse.
No’ avì retegn, no’ retegnis. Sfrenarsi. L’ira quanto è maggiore, tanto più
manifestamente si sfrena. Sibi fraenum detrahere, vel effraenum fieri.
No’ avì ne os, ne spì. Non aver ne spina, ne osso; si dice di cosa, che non abbia
alcuna difficultà.
No’ avì pora dal fúm de casoncei. Non temer suppe. Che la vendetta di Dio
non teme suppe.
No’ avì ne amor ne savor. Non aver ne sapor, ne sipore; cioè non aver nulla
di buono in se.
1835
No’ avì una straza, o u’ straz de vergot. Non aver cencio di chechesia, vale
non averne quasi niente. Senza aver mai cencio di ferro in piè mi facea mestie-
ro camminare su’ per que’ ghiacci.
No’ avì negot da salivas. Nulla aver da toccar col dente. Cosa Rinaldo or da
toccar col dente. Non credo, che si trovi. Lat. Omni cibo carere.
No’ avì fil de vergot. Non aver filo di qualche cosa, cioè niente. Ne hilum qui-
dem habere.
No’ avì det negot. Vaneggiare, esser vano, voto. Lat. Inane esse, vel fieri.
No’ avì gna mó sug ol camisul. Non aver ancora rasciutti gli occhi, cioè gio-
vane, e soro. Credi tu saper più di me tu, che non hai ancora rasciutti gli occhi?
No’ avì bisogn d’insalata, maià de bò petit. Pigliare il pollo senza pestare si
dice di chi è sano e mangia con grande appetito, e di voglia.
No’ avì efet, falà, mancà. Preterire, mancar d’effetto. Se questo preterisce,
overo cagion non si trova canonica restituiranno tutte le cose. Lat. Praeterire.
No’ avì lúch de mez, o mez. Non aver mezzo, pender negli estremi. Amore, i
cui pensier mai non han mezzo. Non servare mediocritatem.
No’ andà fachia, o fag. Non venir fatto. Lat. Non evenire, non succedere.
No’ andà più inag. Passarsi. Lieto senz’altro dire se ne passò; cioè si quietò,
non entrò in altro, non procedette più oltre, lat. Quiescere.
No’ andà a vers, no’ quadrà, no’ entrà; no’ piasì, no’ andà sul drig. Ella non
mi calzare, non entrare, non mi quadrare. Lat. Non arridere. Non tornar bene, non
piacere. Non mi torna bene, cioè non mi piace. Non placere, non arridere.
367 No’ andà più inag. Terminare, aver termine, e fine, non si stender più avanti.
La ove terminata quella valle.
No’ andà più inag; no’ pasà lì. Non stendersi più oltre, non passar più avanti.
No’ badaga, no’ traga sù ‘l fiat. Non badare, non avere in pensiero, non aspi-
rare. Lat. Non curare; negligere.
No’badà, no’fisà. Vacillare, per non istare attento, svagarsi, distraersi. Aliud agere.
No’ curas, no’ fà cúnt, no’ fà capital; dà dol pasa là. Negligere, dispregia-
re. D’aver negleto ciò, che far dovea. Avere in negghienza, mettere in non cale,
1836
gettarsi ogni cosa dietro le spalle, non aver niente a cuore. Tutte le loro cose
hanno in negghienza. Lat. Negligere, contemnere, nihil facere. Trascurare,
usar trascuraggine, trasandare. Nihil facere. Gittarsi una cosa dietro alle spal-
le; metterla in non calere.
No’ circà oter, no’ circà de’ più. Non richieder più, cioè non cercare, non
desiderare. Gonfia il capuccio, e più non si richiede.
No’ credì quel, che zà as crediva. Discredere, non creder quello, che s’è cre-
duta altra volta. E questo non potè far loro discredere. Scredere. Si cominciò
ad ingegnare di farmi screder ciò, che io etc. Non credere, fidem non habere.
No’ calaga una costa de cortel, che nos des det. Essere a un dito per etc. Noi
siamo stati a un dito per dar nel bargello.
No’ cordas, trà d’una banda, e trà dall’otra, tira ti, che tiri a mi. Fare a tira
tira, che vale il non convenire per voler l’una parte, e l’altra tutti i vantaggi.
Contendere, vel rixari.
No’ dì de no’, no’ recusà, no’ schivas, comportà. Sostenere per non ischifa-
re. Sostenendo li suo’ abbracciamenti.
No’ desdì, no’ es desdevol. Non si disdire, convenire, essere conveniente. Quel-
lo a lor si convenga, e non si disdica, che all’altre. Lat. Convenire, decere, con-
veniens esse.
Nodà in dol gras; in dol buter. Nuotar nel lardo si dice di colui, al quale vanno tutte
le cose interamente secondo il suo desiderio. Or se qui Ganellon nel lardo nuota.
368 No’ daghen un fich; no’ importan un fich; no’ múf u’ dit, no’ tuù sù una busca
in terra. Non volgere la mano sozzopra per dimostrare, che una cosa non c’im-
porti niente. Io non ne volgerei la mano sozzopra. Lat. Ne manum quidem vertere.
No’ dà a trà, no’ fà cas. Non por mente, non farsi caso, e si dice di certe per-
sone, che per loro mal costume fan ciò, che non dovrebbono.
No’ dì nientissim al mond, fà a morta, stà zito zito. Non far ne molto ne
tolto. Star cheto cheto.
1837
No’ es sul liber de vergù. No’ esga in grazia. Esser male d’alcuno. Perché
mal della donna era, cioè egli non era in sua grazia. Alicui odio esse.
No’ esga redenziò, no’ esga negù remedi. Non esservi alcun partito. Per niun
partito passar volea. Che a niun partito credeva. Nihil valere.
No’ es de la nostra taca; de la nostra condiziò; dol nostr’ mantel. Non esse-
re del nostro pelo, cioè d’egual condizione, o qualità della nostra. E quanto che
il detto parentado non mi piacesse troppo, ne sono del pelo nostro. Conditionis
nostrae non esse.
No’ es come ‘s dis, come ‘l cor vos, come ‘s resona. Non essere come si ragiona,
cioè come si dice. Rem se ita non habere, ut fama fertur.
No’ es credit. Non essere creduto. Lat. Nullam fidem habere; fide carere.
No’entrà, no sodisfà, no’capila. Non entrare, non soddisfare, non capire. Diciamo
questa cosa non m’entra; non la capisco. Lat. Non arridere, non satis intelligere.
No’ es bò da oter, che etc. No’ es più inag de ixì che da etc. Non esser da niuna
cosa più d’avanti che etc. Da niuna altra cosa esser più avanti, che da saper divi-
sare un mescolato. Nihil aliud posse. Ad nihil aliud utilis.
No’ es negot di sò; no’ partegnig. Non attenere, non appartenere. Il tale non
m’attien nulla, cioè non è mio parente. Nulla proquinquitate esse alicui iunctum.
No’ es bò da oter, che. Non esser da altro, cioè non esser buono se non da etc.
Va via tu non se’ da altro, che da lavar le scodelle.
369 No’ fà mot. Non far motto, vale non favellare. Ond’io guardai nel viso a miei
figliuoli senza far motto. Lat. Mutire.
No’ fà u’ laor in guisa, o che staghe bè. Non fare una cosa adatta, o in modo
adatto, acconcio.
No’ fà polver. Non levar polvere. Piano, che non si levi polvere, e dicesi per
derisione a chi fa gran bravate, o tagliate senza proposito.
No’ fidas col pegn i mà. Non si fidar col pegno in mano, vale per dimostrar
uno sfiducciato in estremo.
No’ fidas, no’ seguras, avì defidenza. Disfidare, diffidare. Non perché io pur
del mio parlar disfidi. Lat. Diffidere. Sfidarsi, diffidarsi. E di questo non vi sfi-
date. Non aver fidanza, non si fidare, non s’assicurare. I rettori di Roma diffi-
dati dal loro stato.
1838
Noià, tudià. Annoiare, apportar noia. Ed ora il morir mio, che si t’annoia. Lat.
Molestiam afferre. Taedio afficere.
No’ intaias con vergù. Non attagliarsi, non confarsi, essere di natura contra-
ri. Lat. Non convenire.
No’ lagaga mancà negot. Perfezionare, dar perfezione. Lat. Perficere.
No’ lagà stà de fà. Non rimanere per non mancare di fare. Non per quello non
rimarrà il mercato, cioè non si mancherà di farlo.
No’ lagas fà stà da negù. Non restar soprafatto da alcuno.
No’ lagas sot de negot in dol respond, respond per i rime. Rispondere alle
rime, vale rispondere in maniera, che non si resti soprafatto.
No’ lagà borlà in terra i parole, notale. Ricogliere per comprendere, inten-
dere, notare, osservare. Il famigliare questa parola ricorse, cioè tenerla a mente
cavandone costrutto. Lat. Notare, observare.
No’ lagà vegn, o vanzas inag vergù. Far ricessare, fermare, non venir più in-
nanzi. Feciono ricessare i nemici, e più gl’incacciaro.
No’ legà savì, dove vergù am possi tuù. Non si lasciar appostare da alcuno.
No’ lagà, no’ bandonà. Non dimettere, non abbandonare. Non dimise mai quello
Arunto, che l’uccise, cioè gli tenne dietro, non lo abbandonò. Lat. Non dimittere.
No’ lagas avì bè. Cattiveggiare, tribolarsi, tormentarsi, affliggersi. Se excruciare,
animo angi, divexari.
No’ lagà avì bè, secà. Non lasciar bene avere, importunare, infastidire.
370 No’ lagà fà ‘l mat a vergù, no’ lagal andà fò dol vada. Non lasciar trascorre-
re uno, sostenerlo. Lat. In officio continere aliquem.
No’ mancà u’ pil de quel, ches dis; no’ scantinà u’ tanti dai sò parole. Non
mancare un iota delle sue parole. Sta Rinaldo ostinato, che non vuole, che
manchi un iota delle sue parole.
No’ olzà a trà ‘l fiat. Non osar fiatare. Non è chi pure ardisca di fiatare e non
osò fiatare.
No’ parlà al merit. Favellare a sproposito. Loqui ab re.
No’ pasala neta, lagaga vergot dol sò. Non uscir netto, cioè mettervi qualche
cosa del suo. Lat. Immunem non abire.
No’ pasà quel dì, che nol vegni a vira l’insumi. Non s’indugiare a rinvertire
oltre a quel dì il sogno.
No’ pasà gran tep. Non interporsi gran tempo. Interposti alquanti dì. A dare
al loro amor compimento molto non s’interpose.
1839
No’ pasà quel, che dis vergù, no’ credighel. Non gabellare quel, che dice uno,
vale non crederglielo, non passarglielo. Alicuius dictis fidem non adhibere.
No’ parlà d’oter, che de quest; no’ sentì a sonà, che sta campana. Sonare sola-
mente di questo, cioè non parlar d’altro.
No’ parlà, no’ fà parola de vergot. Passare sotto silenzio, non fare alcuna
menzione. Lat. Silentio involvere.
No’ pend u’ chevel. Andar per filo della sinopia, cioè con gran considerazio-
ne, e riguardo. E va sul fil della sinopia saldo, senza uscir punto mai dal retto
segno. Funiculum ad lipidem admovere.
No’ pensaga sù. Passarla a guazzo, si dice di cosa, che si faccia inconsiderata-
mente. E si corron molte cose da non passarle così a guazzo. Tractare obiter.
No’ perdonan una, no’ spargnighen una. Non risparmiarne una, cioè non
negli perdonare. Molte villane parole usano loro, ma Mirabello non gli rispar-
miava una, cioè non negli perdonava.
No’ pendì da negune bande, stà neutral. Stare di mezzo; star neutrale. Il
quale si stette di mezzo senza pigliare arme. Neutri parti se addiscere.
No’ podì avì pazenzia. Non poter stare alle mosse, cioè non potere aver
pazienza. Quiescere non posse.
371 No’ podì gnà pisà, no’ avì tep gnà da pisà. Non poter dir mesci, si dice quan-
do ad altrui non è dato un minimo che di tempo. Ch’un tratto non potea dir
mesci. Ne minima quidem morula interiecta.
No’ podila con vergù. Non ne potere con alcuno, cioè non potere competer
seco. E non era niuno, che con lei se ne potesse. Alicui esse imparem.
No’ podì fà de get, o butà u’ laor. Non poter gettare in petrelle una cosa, cioè
non poterla spedire senza difficoltà e tempo.
No’ podì stà in da pel de consolaziò, no’ vedisga, o savisga mez de consolaziò.
Non capir nella pelle si dice di chi per qualche accidente fortunato sopravvenutogli
mostri eccessiva allegrezza. Non par che capir possa nella pelle. Non capere in se
stesso. Non capere nel cuoio. In se medesimo non capea. Egli non capeva nel cuoio.
No’ podì ne venz, ne ‘mpatà. Non poter vincere ne pattare. Nec vincere, nec
aequare posse.
No’ podì sufrì vergù, no’ podil vedì. Non poter patire uno, averlo a noia, non
lo poter vedere. Odio habere.
No’ podì negot, no’ fà negot, no’ relevà negot. Non, o nulla rilevare. La legge
natural nulla rileva, cioè non opera, ne può niente.
No’ podì crì, o credì; no’ podis da pas. Non potersi ricredere. Della bellezza
della lor nipote non si potevano ricredere, cioè cessare di maravigliarsi, o non
si potevano dar pace.
1840
No’ podis più tegnì, o contegnì, o trategnì; avila lilì in cima. Averla in som-
mo, quasi non si poter più contenere.
No’ podì stà ‘mpè. Non sostenersi in istante, cioè in piede. E loro battaglia era
di si grande durata, che i loro cavalli non si sosteniano in istante.
No’ podì stà ‘nsem tat iè contrari. Implicare contraddizione, che vale dir co-
se non solamente contrarie, ma eziandio contraddittorie.
No’ podì. Esser niente. Ma ciò era niente, cioè non si poteva.
No’ podì es intacat d’u’ nigher d’ongia. Non potergli essere riprovato un bu-
scolino, cioè un menomissimo fallo.
No’ podì più tegn la pissa. Scompisciarsi per aver gran voglia, e stimolo d’o-
rinare. Lat. Micturire.
No’ portà in cropa negù, no’ volì che negù ai faghe stà. Non portare in grop-
pa, non voler sopportare ingiuria. Non ferre iniurias.
372 No’ portà respet a negù, menà tug ingual, fà a chi chiapa chiapa. Menar la
mazza tonda, che è il trattar senza rispetto ognuno a un modo. Lat. Nullius ratio-
ne habere.
No’ premì più che tat vergot, no’ servisen; no’ fan consúm, o spesa più che
tat. Non far guasto d’una cosa, che vale non servirsene più che tanto. Non
hanno scritto delle pesche bene, perché non ne facevan troppo guasto.
No’ preterì, no’ mancà, no’ falà. Non preterire, non mancar d’effetto. Lat.
Non praeterire.
No’ restà, no’ mancà per mi. Non restare da me. Per voi non rimase, ch’egli
non s’uccidesse. Lat. Per me non stare.
No’savì quel, che ‘l se peschi, o che ‘l se faghi. Non saper quel, ch’e’si peschi, cioè
non saper quel ch’e’ si faccia. Nessun sa quel ch’e’ si peschi. Lat. Parum prospicere.
No’ savì mai, dove tuù vergù. Non saper mai appostare alcuno. Non si sa
come appostare il tale.
No’ savì dove tegn ol mostaz de vergogna. Non saper dove mettere il viso
per la vergogna.
No’ savì dove dà col cò. Non saper dove si dar di capo; cioè non sapere a chi,
ne dove si rifuggire, o ricorrere.
1841
No’ savì la Santa Cros. Non saper l’a, bi, ci. Vale mancare dell’intelligenza
de principi. Lat. Nescire literas abecedarias.
No’ savì ne che fà, ne che dì. Non saper che si fare, non saper, che si dire,
cioè essere irresoluto. Non sapeva che farsi.
No’ savì fà oter, che etc. Non saper far altro che etc. Non sa far altro, che gridare.
No’ savis contegnì, dà fò; andà fò dol vada. Smodare, divenire smodato.
Smodansi gli animi spesse volte nelle cose prospere. Intemperantem fieri.
No’ savin straza, o una straza, o una maladeta. Non ne saper boccata, quan-
do d’una cosa non se ne sa quasi niente; si dice anche boccicata. Non ne sape-
re straccio. Lat. Penitus ignorare.
No’ savis desimpetolà. Essere, o parere un oca impastoiata, dicesi d’un dap-
poco, che non sappia uscir di nulla, ch’e’ faccia.
No’ scantinà u’ tantì dai sò parole. Non mancare un iota delle sue parole.
373 No’ saviga oter al mond che lù, o lè; o no’ vediga da oter ug, che de lù, o de lè.
Non veder più avanti, o non veder ne più qua, ne più là di lui, o di lei, vale cordia-
lissimamente amare. Si forte di lei s’innamorò, che più avanti di lei non vedeva.
Di lei s’innamorò si forte, che più qua, ne più là non vedea. Lat. Misere amare.
No’ savì, che fà, o quala fà. Vacillare, e vacellare, stare ambiguo, dubbioso,
infra due. Lat. Vacillare, titubare.
No’ savì più ne che di, ne che fà; strenzis in di spale, e basà zò ‘l cò. Ri-
strignersi nelle spalle, tacitamente scusarsi per più non potere, e cedere.
No’ sentis. Non sentirsi. Membro stupido, che non sente cioè intormentito, senza
senso.
No’ stà mai sún d’u’ tenor, es ora sul fich, ora sul pom; ora sù ora zò; zava-
rià; es ora d’u’ penser, ora d’un oter. Svariare, non instar fermo in un proposi-
to, andar vagando. Lat. Vagari; aberrare a proposito.
No’ stà a dì, o no’ parlà quel, ch’è dig in confidenza, o che nos vúl ches sa-
pi. O no’ tradì la confidenza. Tener credenza, tener segreto, non manifesta-
re, non ridire quello, che t’è detto in confidenza. Ove voi mi promettiate di
tenerlomi credenza. Lat. Celare, clam habere.
No’ tasighen zò una. Stare a tu per tu, ch’è il non si lasciar soperchiare dall’avver-
sario in parole, ma rispondergli ogni minimo che. Lat. Verbum verbo respondere.
No’ tegn ne da una banda, ne dal otra, no’ es ne pro, ne contra; es neutral.
1842
Star per se, essere neutrale, cioè tra due contrastanti non tener ne da un, ne dal-
l’altro, ma starsi di mezzo. Non furono ribelli a Dio, ne ancora furono con Dio,
ma stettero per se.
No’ tirà sù, ne lagà zò. Tenere sospeso; fare stare in dubbio. Ebbe tenuto il
frate così sospeso. Lat. Suspensum habere.
No’ tornà a cúnt a fà vergot, no’ staga bè a fal; no’ piasiga a fal. Non venir
ben di farlo, non tornar ben di farlo, cioè non volerlo fare. Lat. Displicere.
No’ tirà, ne pagà vergù, no’ metel. Ne trarre, ne mettere alcuno, cioè eccet-
tuarlo. Voi signor ne metto, ne traggo. Lat. Excipere aliquem.
374 No’ esga remedi per negù vers; no’ esga sante marie, no’ esga cas imagi-
nabilmet. Non esservi remedio, o verso. Lat. Non esse remedium.
No’ es mai clug, mai sadol. Non si vedere, o non si tenere mai sazio.
No’ es obligat de negot a negù. Non essere niente tenuto ad alcuno. Non gli
era niente tenuto.
No’ es gnia mò andag zò dol stomech; no’ avil gna mò digerit; avil a mò sul
orma. Portare sopra lo stomaco, cioè avere in odio. Gli comincia a dispiacere, e
portarlo quasi sopra lo stomaco è portargli alcun rancore. Lat. Odio habere.
No’ fan una straza. Non farne straccio.
No’ fà negot, fà festa; stà ozios. Vacare per riposarsi, non far nulla. Lat.
Vacare, otiosum esse.
No’ fas cúnt, dà dol pasa là. Trascurare, usar trascuraggine, trasandare, met-
tere in non cale. Nihil facere.
No’ fà ne de più, ne de manch. Non trapassare, non trasgredire. La natura
degli angeli, che non trapassa la volontà d’Iddio. Lat. Non transgredi legem.
No’ gotà; no’ merz fò. Ristagnare, restar di gemere, o di versare.
No’ lagas involtà, stà a bota, no’ piegas. Tenersi a martello, non si lasciar
svolgere, non si piegare. Lat. Non flecti.
No’ lagà zuernegà vergù. Non lo lasciare trasandare, tenerlo stretto. Lat. In
officio continere aliquem.
No’ lagas cavà, o tuù, o crodà dai mà negot. Tenere stretto, non si lasciar cavar
di mano alcuna cosa.
No’ mancà poch, o negot che nos faghe; es lilì per fà vergot. Star per far una
cosa, vale esser in procinto, o in rischio di fare v. g. d’affogare, di morire, di cor-
rere. Lat. Parum abesse quin etc.
1843
No’ podin vedì una, o sortì una. Non ne levar tratto, cioè non poter vincerne
posta. Con questi cristiani noi non ne possiamo levar tratto.
No’ podin più de strachezza, es strach mort. Trafelare; esser tutto trafelato.
Lat. Consternatum, vel viribus destitutum esse.
No’ pondes, no’ pondis, stà sù la vita. Stare sopra se, o sopra di se, reggersi
in sú la persona, non s’appoggiare.
No’ parlà a vergù, levaga la parola per colera. Tener favella a uno, restar di
parlargli per isdegno.
No’ parlà, no’ di negot, tasì zò. Tacere, passar con silenzio, tener segreto. Si-
lentio involvere.
375 No’ servì; fà servisi in dol gombet. Diservire, far danno, far dispiacere. Cre-
dendomi servire diservita m’avete. Lat. Obesse, vel damnum inferre.
No’ scapà i bote. Non campare d’esser battuto. Non camperà egli d’esser battuto.
No’ sentis, lagas andà da mort; no’ avì sentimet. Non sentire di se, non sen-
tirsi, non aver senso. Io son tutto divenuto si freddo, che non sento di me. Lat.
Non sentire, vel sensu carere.
No’ sentì oter che etc. esen fò una gran dichia. Farsene un gran dire, esser-
ne un gran rumore. Se ne fa un gran dire di questi due.
No’ someià. Dissimigliare, non aver simiglianza, esser differente, dissomiglia-
re. Lat. Dissimile esse, differre.
No’ stimà negot la sò parola. Far delle sue parole fango; è il non mantener la
parola, non attener le promesse. Lat. Frangere fidem.
No’ spargnila a negù. Non perdonarla, cioè non risparmiarla. Lasso ben so,
che dolorose prede di noi fa quella, ch’a null’altro perdona. Nemini parcere.
No’ stà sald a la fadiga. Mal durar fatica, cioè difficilmente.
No’ stimà vergù u’ quatrì. Non istimate uno un lupino. Teruncii non facere
aliquem.
No’ strepas miga i ug fò dol cò. Non istracciarsene gli occhi; che vale curar-
si poco d’una cosa.
No’ tran fò mot. Non parlarne; non farne motto.
No’ trà gnia ‘l fiat; no’sentì gnia u’musì. Star cheto come olio, cioè non fare pure
un zitto. Lat. Ne mii quidem facere. Esser cheto come olio. Ne mii quidem audire.
Notà, scrif, segnà. Notare, scrivere, segnare; o contrasegnare. Lat. Notare.
Notificà. Notificare, far noto, significare. Lat. Notificare, significare.
1844
Notà. Notare per por mente, considerare. È da notare una favola che si dice.
Animadvertere; considerare.
No’ trovà lúch, o no’ trovà repos. Non trovar luogo, cioè non aver riposo, ne
quiete. Ella non trovava luogo ne dì ne notte.
No’ techì, invegis, no’ vegn inag. Invecchiuzzire, intristire, indozzare. Quando gli
agnelli sono dalle madri rimossi etc. Si dee aver diligenza che per desiderio non
invecchizziscano. Lat. Senescere. Non attecchire, imbozzachire. Incatorzosire
delle frutte si dice propriamente. Ogni poco, che la propaggine patisce non attec-
chisce. Lat. Non provenire.
376 No’ tardà. Non differire, non indugiare punto. Lat. Moram nullam interponere.
No’ trovà chi daghe u’ soghet dà impicas, o no’ trovà chi daghe dell’aqua.
Non trovar chi dasse fuoco a cencio. Non lasciarebbe accendere un cencio al
suo fuoco per descrivere un uomo avarissimo. Ne salem quidem dederit. Ne
alii caput dederit.
No’ traga su ‘l fiat, no’ parlan per negot afag. Non osar fiatare per non dar
segno di favellare. Tiberio in senato non ne fiatò.
No’ trovà ne co, ne cul; no’ trovaga ‘l bandai. Non ne trovar ne capo, ne co-
da, cioè non trovar ne via, ne verso.
No’ techì. Imbozzacchire degli animali, e delle piante, che vengono innanzi a
stento, e intristiscono.
No’ trovà ‘l bandai per trà a cò u’ da fà. Avvilupparsi si dice di chi non sa trova-
re il verso di tirare a fine il negozio, ch’egli ha tra mano. Non trovare il bandolo.
No’ tegn pog. Armeggiare si dice di chi o nell’azione, o nel favellare s’avvi-
luppa, e confonde. Agere, nec caelum, nec terram attingere.
Notà, fan nota sul liber, fan memoria. Appuntare, vale scrivere per ricordan-
za le cose, che si danno altrui a credenza, o in prestido.
No’ tend quel, ches promet. Rompere le promesse, vale non osservarle. Lat.
Non stare promissis.
No’ volin senti de fà vergot, no’ volin buscà. Non volerne sonata si dice di
chi non vuol far una cosa.
No’ volì più tegn i deposig, fà ‘ntend al patrò che i li levi. Disdire i deposi-
ti, far intender al padrone, che se gli ripigli. Lat. Depositis renunciare.
No’ vediga da otr ug, che de lú; es ol sò ug indrig. Non aver altr’occhio in
capo; cioè cosa che s’ami più. Lat. Magis quam suos oculos amare.
1845
No’ voli savi più vergot de vergù, lavasen i mà. Dar delle mani in sù la grop-
pa a uno, che è non voler più pensar di lui, e lavarsene le mani. Lavare manus.
No’ volì più quel, ches voliva. Disvolere, ricusare, non voler più quel, che s’è
voluto una volta. Vogliono, e disvogliono una medesima cosa ben mille volte. Lat.
Renuere, recusare, vel voluntate desistere, vel decedere, aut voluntatem abiicere.
No’ volì ne tegnì, ne scortegà. No voler dormir, ne far guardia di chi fa ele-
zione del prender una cosa.
377 No’ voli negot sù la concienza; descargala; fà ‘l scarico. Scaricarsi per sgra-
var la coscienza.
No’ vardà ixì sul sutil a fà di laor, che desdis. Ingrossare la coscienza, ber gros-
so, non la guardar così sottilmente nel far così ogni cosa, che non convenga.
1846
No’ rivà, o capità a tep. Dare nello spianato, non arrivare a tempo. Udita la
risposta del tesoriero s’avvisò d’aver dato nello spianato.
3781
379 Verbi. Lettera O
Oblazionà, proferì. Profferire, offerire. V’haggio profferto il cuor, ma a voi
non piace. Lat. Polliceri.
Ocupà, fasen patrò. Occupare, impadronirsi. Avanti che la corte i beni del pa-
dre occupasse, cioè se ne impadronisce. Lat. Potiri.
Ocupà, tegn lúch, o dol lúch. Tenere per ingombrare, occupare. E tenea la
detta cavalleria da Ponte San Piero infino a San Firenze.
Odorà da bò, sentì da bò. Olire. Molte altre cose, che per lo giardino divano.
Lat. Olere; vel bene olere.
Ofend, fa dan, o ingiuria. Offendere, far danno, o ingiuria altrui o con fatti,
o con parole. Chi a uno offende molti minaccia. Me non avete offeso d’alcu-
na cosa. Lat. Laedere; offendere.
Ofend, tocà. Ledere vale offendere. E non ledi la tua coscienza. Lat. Laedere.
Olzà. Osare, ardire, avere ardimento. Mai uomo alcuno non osa entrare qua
entro. Lat. Audere.
Olzà. Attentare, arrischiarsi, pigliar animo, osare. Lat. Audere. Non attentan-
dosi di dir l’uno all’altro alcuna cosa.
Onorà, fà onor. Onorare, far onore, riverire. Lat. Honorare, venerari; decora-
re. Inorare, innorare. Chi inora il povero si inora Iddio, chi ‘l dispregia si di-
spregia Iddio. Illustrare, dare onorata fama, far celebre. Illustrem reddere.
1 Pagina bianca.
1847
Onzì, onz. Ugnere per raddolcire. Lat. Mitigare.
Onzì la barca. Spalmare, ugnere la barca, il navilio. Che giova dunque, per-
ché tutta spalme la mia barchetta. Lat. Ungere.
Oponì, fà contra, met per contra, fà obieziò. Opporre, porre, addurre incon-
tro, contrariare, ripugnare, contrastare, contradire. Per opporre le loro ragioni.
Contra afferre. In medium proferre, obiicere.
Oponì. Apporre per opporre. Alla quale risposta non sappiendo apporre etc.
Obiicere.
Ordenà. Divisare per ordinare. Tutto quello, che far dovesse in tutto ‘l tempo
della sua signoria pienamente gli divisò. Lat. Statuere.
Ordenà. Comporre. E seco ciò, che avesse a fare compose. Lat. Constituere.
Orezas; sbampis. Svanire dicesi del vino, quando perde il suo spirito. Eva-
nidum fieri.
1848
381 Organizà . Organizzare, formare gli organi del corpo dell’animale. Compiuto
d’organizzare lo feto nel ventre della madre.
Osà drè a vergù, daga drè l’osada, e la baia, sivlaga. Far la fischiata, sufo-
lare. Sufolando, e picchiando le panche, quando facevano lor diceria. Lat.
Aliquem sibilare; exsibilare.
Osà, uglà, urlà. Urlare, mandar fuori urli, uggiolare. Lat. Ululare.
Osà, cridà sù serat per fà ‘ntend vergù da lontà. Far la scorta, gridare. E chi
son quelle due anime, che là ti fan la scorta?
Oservà drè a vergù. Osservare per por mente, e spiare gli altrui andamenti.
Spesse volte l’api si fuggono, se non s’osservano. Lat. Aliquem observare.
Osmà; nasà. Fiutare, attrarre l’odor delle cose col naso. Annasare. Lat. Olfacere.
Odorari.
Otegnì; conseguì, podiga rivà, o rivaga. Ottenere, conseguire quel che l’uom
desidera, o chiede. Lat. Obtinere, assequi, consequi, adipisci. Conseguire, acqui-
stare. Avere. Darebbe opera a fare, che il suo piacere avesse, cioè conseguisse. Lat.
Assequi.
1 Pagina bianca.
1849
Pacifícas. Appaciarsi. S’appació il popolo, e fuggì la furia etc. Lat. Sedari.
Pagà la pena, portà la pena. Pagare il fio. Di tal superbia qui si paga il fio.
Lat. Luere poenas, poenas dare.
Pagà u’ de tat grignà, o con dú grignet. Pagar uno di ghigno. E ogni volta
mi paghi di ghigno.
Pagà ‘l debit. Pagare il debito. Lat. Aes alienum solvere, vel luere.
Pagà tut in d’una volta, quel ches podiraf pagà in più rate antecipadamet.
Recare a un di, ed è fare il conto di tutto quello, che un fosse debitore, e doves-
se pagare in più termini, e volesse pagare antecipatamente.
Pagà u’ debit senza fan un oter. Pagare un debito senza farne un altro. Lat.
Aes alienum sine versura dissolvere.
Pagà per svendicas, per castigà. Pagare per punire, gastigare, vendicarsi. Non
abbia io cosa, che mi piaccia, s’io non te ne pago. Lat. Punire, poenas sumere.
Pagà ol debit afag. Pagare affatto il debito. Lat. Aes alienum persolvere, vel
dissolvere.
Pagà in tat or. Pagare d’oro in oro, cioè in moneta d’oro.
Pagà in daner sgranelag. Snocciolare pagare i danari in contanti o per debito, o
in contracambio di mercanzie. Numerata pecunia solvere aes alienum.
Pagà, dà in pagamet. Dare per pagare, cioè in pagamento. Mia mogliere l’ha
venduto sette, dove tu me ne davi altro che cinque.
Pagà la coleta. Pagare la colta, e a tutti faceva pagar la colta, o colletta.
Pagà de calcagn. Pagare di calcagna, che è pagare li suoi debiti con l’andarsi
condio. E come aveva ben mangiato il ghiotto, con le calcagna pagava lo scot-
to. In fugam se coniicere.
Pagà la pena dol mal fag. Pagar lo scotto, far la penitenza del fallo. E paghe-
rai lo scotto di quel, ch’hai fatto con affanni, e pene. Lat. Luere poenas.
Pachià, maià in conversaziò, tendì a la pachia, stà sù la pachia. Pacchiare, vo-
ce bassa, mangiare in conversazione. Della scabbiosa trambasciando pacchio.
Palà i daner. Spalare i danari, che vale averne grn quantità.
Palesà. Appalesare, palesare. Poi s’appalesò a tutti i Fiorentini. Lat. Manifestare,
patefacere.
1850
Palà ol grà, o sbampolà. Spagliare, levar la paglia. Il ventilabro n’è la pala,
con che si spaglia il grano. Lat. Frumentum ventilare
384 Palpignà. Batter gli occhi, è quello spesso percuotere delle palpebre, che si fa
in serrarli, e aprirli. Lat. Iactare oculos.
Palpognà, smalmenà, palpà, e repalpà, polgà, polgatà, spalpognà; tastà,
sfregolà. Trafficare impudicamente, stazzonare, cioè toccare impudicamente,
come fanno le male femmine. Lat. Attrectare. Malmenare, stazzonare. Che
nessuno è a chi piaccia una cosa stazzonata. Lat. Attrectare. Palpare, palpeg-
giare, toccare, soavemente toccare, brancicare. Mi cominciò tutto a palpare, e
con pietà a strofinare. Lat. Palpare, contractare.
Paidì, digerì. Patire per ismaltire, digerire. Se troverà lo stomaco modificato, e voto
d’umori si patisce bene, e genera laudabil sangue. Lat. Digerere; concoquere.
Paidì l’imbriagadura; desimbriagas. Disebriare, uscir d’ebbrezza. Chi vuole
disebbriare si bea spesso vino aceto mescolato con acqua fredda. Lat. Solvere
ebrietatem.
Paonezas. Paoneggiarsi, è guardarsi, e vagheggiarsi da se stesso per vanagloria,
e per boria. Lat. Se circumspicere, vel circuspectare.
Paregià, alestì, met al orden. Apparecchiare, mettere in ordine, in punto, prepa-
rare, apprestare. M’apparecchiava a sostener la guerra. Lat. Parare, praeparare.
Paragonà, comparà, someià. Paragonare, far paragone, assomigliare, compara-
re. Si paragona pur có più perfetti. Lat. Comparare. Conferre. Simigliare per para-
gonare. Ella puote esser simigliata ad adornato arbore fronzuto. Rappareggiare,
pareggiare. Diventaranno polvere, e rappareggiarannosi con la terra.
Paragonà, met al par, fà ‘l paragò. Ragguagliare. Quando l’altre andai rag-
guagliando, cioè paragonando. Proporzionare, far proporzione, paragonare,
comparagonare. E così proporzionava tutte l’etadi. Lat. Conferre, comparare.
Paregià la tavola. Metter la tavola, apprestar la mensa. Le tavole messe alla
reale. Lat. Mensam parare; vel instruere.
Parì simil. Assemprare, parer simile. Quando la brina in su la terra assempra.
L’immagine di sua sorella bianca. Lat. Similem videri.
Parì. Assembrare per sombrare. Lat. Videri.
Parì de strane. Parere strano, cioè duro, aspro, e inusitato. Lat. Videri aspe-
rum, inusitatum. Saper reo parere strano, dispiacere. Seppeli reo.
385 Parì bò. Saper buono, cioè parer buono. Che gli ama, e vuole, e sannole buoni.
Parì; comparì. Parire per apparire in significato di chiaro e manifesto essere.
Vi si parrà il segnale parecchi di. Lat. Appare, constare.
Parì. Parere per giudicare, estimare. Non so, se a voi quello se ne parrà, che a
me ne parrebbe. Lat. Existimare. Censere.
1851
Parì. Parere, sembrare, apparire. Dove ier sera m’è l’ora paruta vedere anda-
re. Lat. Videri.
Parlà coi insegne di mà, o di dig. Favellar da menesco, favellar con le mani,
e chi favella in tal maniera si chiama manesco.
Parlà a meza boca, o sot vos. Favellare con la bocca piccina, cioè cautamen-
te, e con rispetto. Lat. Caute loqui, vel timide loqui.
Parlà sul sodo. Favellare in sul saldo, cioè consideratamente, da senno. Serio
loqui; extra iocum loqui.
Parlà pontat. Parlare puntato, cioè bene, appunto, regolatamente, con affettazione.
Parlà de bricola, voltà la lengua de drig, e de rovers. Parlar per taglio, cioè
parlare obliquo. Oblique loqui.
Parlà a dritura. Parlar per punta, parlar diretto, a dirittura. Volgendo il suo
parlare a me per punta. Directe loqui.
386 Parlà pochì, e belasì. Parlare a miccino, a spizzio, a spilluzico, che è dir poco,
e adagio. Lat. Sensim loqui.
Parlà fo’ dì proposit. Favellare a sproposito. Lat. Loqui ab re.
Parlà a proposit, a tenor, al merit. Favellare a proposito, che è stare ne pro-
posti termini. Lat. Loqui ad rem.
Parlà moz, smozà i parole. Cincischiare le parole, parlar smozzicato, e non
liberamente, avvilupparsi nel favellare.
1852
Parlà per zarabotona, o co’ la zarabotona. Favellare per cerabottana, favel-
lare per interposta e segreta persona.
Parlà de vergot. Por bocca a una cosa, trattarne, ragionarne. Io non vi vo’per bocca.
Parlà a la libera, es largh de boca. Esser largo di bocca. Libere, audenter loqui.
Parlà a tastò, avrì boca e vegn fò ora; parlà in aria. Parlare al bacchio, vale
senza considerazione, e senza fondamento. Senza la quale ognun parla a tasto-
ne; scagliar le parole. Che non iscaglian le parole al vento.
Parlà sul sodo, da da vira, dì da sen. Favellare in sul sodo, dir da senno, dir
daddovero. Io dico dunque, e dicolo sul sodo. Serio dicere.
Parlà sbocat. Sboccare del parlare, parlare sboccatamente, cioè disonesta-
mente. Lat. Obscene loqui.
Parlà u’ tat la pertega senza savì cosa ‘s baii; o as dighe. Parlar a tastone, cioè
senza saper chi si dica, a vanvera. Senza la qual ciascun parla a tastone. Lat.
Temere loqui.
Parlà a vergù in d’un oregia. Suffolare negli orecchi, e dire altrui il suo con-
cetto in segreto.
Parmas, farmas, chiapà la parma. Intignare, esser roso dalle tignuole, ed è
proprio de panni lani.
Partì, spartì, separà. Spartire, dividere, sceverare, separare. Chi potrà si fatta
divozione individua spartire. Lat. Segregare, seiungere.
Particolarizà, specificà. Specificare, dichiarare in particolare. Specificare
alcuna per nome. Lat. Specialiter exponere.
Partegnì de parentela, es paret. Attenere, appartenere, cioè esser parente.
Esse alicui propinquitate iunctum. Aver che fare d’uno, attenergli. Io non ho
che far di lei. Cognatione aliquem iunctum esse.
Partecipà. Dechinare per partecipare. E questi cotali dechinano a ignobilità, e
natura di nibbi. Lat. Participem esse.
Partì per mez, smezà, divid per mità. Dimezzare, divider, partir per mezzo.
Che avrebbe ben dimezzate le pere. Rammezzare. A cui tu rammezzasti la roba
tua. Lat. Dividere, dimidiare. Dimidiatim dividere, vel partiri.
Partì, andà via. Dipartire, partirsi. Tantosto di qui ti diparti, e nel tuo luogo
ritorna. Lat. Discedere.
1853
387 Partis, andà via. Ritrarsi per partirsi. Cautamente di Messina usciti, e ordina-
to come di quindi si ritraessono, cioè si partissero. Innanzi, che quindi si par-
tissono. Lat. Abire, discedere.
Partì, fa’ i parg. Partire, far parti, separare, dividere, e tanto delle cose mate-
riali, quanto delle non materiali. Partiri, vel dividere.
Pasà la carne coi ongie, coi deg, o col fer, o con oter. Accarnare, accarnire, pene-
trare addentro nella carne con artiglio, dente, ferro, o simili. Lat. Carnem, arripere.
Pasà de là dal fiúm. Guadare, passar fiumi da una ripa all’altra o à cavallo, o a
piè. E ne dimostri là dove si guada. Lat. Vadare.
Pasala mal, fala mal. Farla male. I Giudei la fecero male, perocch’ebbero inten-
zione pessima. Male cum aliquo agi.
Pasala bè, fala bè. Farla bene, essere in buono stato, intervenirgli ben d’una
cosa. E tutti la fanno bene Iddio mercede. Lat. Belle se habere. Bene cum ali-
quo agi. Bene se habere.
Pasala via coi bone, sorpasà; daga pasada. Passare mansuetamente. Avvisò
di volersi del fallo commesso da lui mansuetamente passare, cioè proceder
senza rigore. Lat. Aequo animo ferre.
Pasala via con desinvoltura, senza sforzà i carte. Passarsene leggiermente. Dove
quando non la vedeva si passava assai leggiermente, cioè non si sforzava punto.
1854
Pasà, andà inag. Passare per semplicemente andare, o andare innanzi.
Badare. Il mulo per niun partito passar volea. Lat. Progredi; procedere.
Pasà, spirà, murì. Passare, vale, spirar l’anima. E che tu passi senza paura, e
senza alcun dolore. Lat. Exhalare animam.
Pasà de beleza, de savì vergù. Passar di bellezza, di sapere alcuno, cioè avanzar-
lo, superarlo. Di gran lunga passava di bellezza tutte l’altre. Lat. Superare, vincere.
Pasà i agn, cumpii. Passare gli anni. Numa il ventesimo anno passato avea,
cioè compiuto, e finito. Lat. Conficere annos.
Pasà ‘l tep, avì spasatep. Passare il tempo, consumarlo con qualche diletto.
Animum oblectare.
Pasà ‘l tep, la piuva, ol dolor. Passare il tempo, il duolo, la pioggia. Cosa bella
mortal passa, e non dura. Lat. Deficere, transigi.
Pasà la strada, ol fiúm, o pasà de là. Passar la strada, il fiume, andare da una
banda all’altra. Trapassare. Avvenne, che passando costoro, che mi tiravano,
una strada, per entrare in un grandissimo bosco. Uno fiume, che avea passato,
era molto cresciuto. Fluminis viam transire.
Pasà denag. Precedere. Corrono si velocemente, che precedono molti etc. cioè
passano avanti.
Pasà de det, intrà de det, o andà de denter. Penetrare; passare addentro alle
parti interiori. Lat. Penetrare, pervadere.
Pasà denag. Furar le mosse; prevenire in dire, o far cosa, che altrui avesse
prima in pensier di fare, il che si dice anche romper l’uovo in bocca. Antever-
tere. Eripere e manu manubrium.
389 Pasà d’acordi, andà unig, intendes. Essere in detta con uno, esser d’accor-
do, d’un medesimo volere, unito. Unanimiter sentire.
Pasà de là. Derivare per travalicare. Li suoi Baroni erano derivati più dinanzi
alle frontiere della Scozia, cioè passati avanti per le riviere.
Pasà de là dai coline. Scollinare, che è travalicar le colline.
Pasà da u’ descors al oter, o da una cosa in d’un otra. Dedurre, condursi col
discorso da una cosa a un altra.
Pasà da u’ parlà al oter. Condescendere in vece di venire, o trapassare da una
1855
cosa a un’altra, come di ragionamento. In sul ragionar delle donne venimmo, e
prima avendo molte cose dette etc. condiscendemmo alle moderne. Lat. Devenire.
Pasà per bel, mangià a of, a maca, andà fò de la part de la spesa, che toca,
dol disnà, o de la cena. Passar per bardotto di chi per esemplo non paga a una
cena, o a un desinare la sua stregua, cioè la parte, che gli tocca. Mangiare a
macco. E cominciato a rimangiare a macco. Assymbolum comedere.
Pasà da banda banda. Passare da banda a banda, ferire altrui dinanzi, e far pas-
sare il ferro di dietro. Infilzandosi in quel coltello si passò per il petto da banda
a banda. Lat. Transverberare.
Pasà ixì, es, o trovas in sti termegn. Stare per essere così; passare la cosa, e
tornare così. Lat. Ita rem esse, ita rem se habere.
Pasà denag, superà, stà de sovra, vanzas inag. Sormontare per avanzare,
sopraffare. Acciocche non potesse crescere, ne sormontare a loro. Lat.
Excellere, superare. Teme di perder, perché altri sormonti, cioè avanzi.
1856
Pasà inag ú gran toc, andà fis lontà. Trasandare, trapassare molto avanti, tra-
scorrere. E andando dietro a una gran cerbia era tanto trasandato, ch’era rima-
so solo. Lat. Praetergredi.
Pasà da una riva al otra. Traripare, passare da una ripa all’altra. Per quali
balzi si traripi alle parti contrarie. Lat. Ripam transmittere.
Pasà o vanzà denag, o andà fò de sovra. Trapassare per sormontare, sopra-
vanzare, superare. Lat. Superare, superexcellere.
Pasà inag, andà, o pasà in et. Trapassare, passare oltre, passare avanti. Lat.
Transire.
Pasà; murì. Transire. E guardavalo, e già transiva. Lat. Obire. Mori.
Pasà de là, pasà traghet. Tragittare, passare oltre, tragettare. Lat. Transire.
Pasà da banda a banda, busà da banda a banda. Traforare, forare da una banda
all’altra, fuor fuora, trafiggere, trapassare da un canto all’altro. Lat. Transfigere,
transfodere.
Pasà denag a vergù, túga la vúlta. Torre la volta ad alcuno, superarlo, entrar-
gli innanzi. Lat. Superare, antevertere.
391 Pasà d’inteligenza, intendes. Tener trattato, aver pratica, aver intelligenza. Tene-
va trattato col Re Ruberto d’Alemagna.
Pasà l’inveren in quac lúch, invernasga. Svernare, dimorare il verno in un
luogo. Lat. Hyemare, hyemem peragere.
Pasionà, dà pasiò. Passionare, dar passione. Lat. Passione afficere.
Pasionas, lagas chiapà da la pasiò; patì de la pasiò. Passionare, patir passio-
ne, lasciarsi prendere dalla passione. Lat. Passione affici.
Pascolà, pasturà. Pascolare; che erano andati a pascolare. . Pascere, proprio delle
bestie, che taglian l’erba co’ denti per mangiare. Da fame costretta a pascer l’er-
be si diede e pasciuta, come potè etc. Lat. Vesci, comedere, pasci, pascere.
Patì freg, cold, dolor. Patire freddo, caldo, dolori, e simili; vale esser afflitto
da quelle cose. Frigore etc. Laborare.
Patì. Patire si dice di checche sia, che riceva danno, e patimento come il muro
ha patito, il grano ha patito, la campagna patisce.
Patì, avì dolor. Patire, ricevere afflizione, e dolore, come io patisco a veder la
tal cosa. Lat. Angi; molestia affici.
Patì, sufrì, soportà, comportà. Patire, sopportare, comportare, sofferire. Il
cuore non mi patirebbe in niuna maniera di vederti etc. Lat. Pati, ferre.
Patì ‘l restì, deventà, o fa ‘l retros. Inritrosire, divenir ritroso. La donna mia
comincia a ‘nritrosire. Refractarium fieri, vel esse.
1857
Patuì, fà di pag. Trarre patto. A suo vantaggio trasse patto, e rendé il castello
a nimici. Lat. Pacisci, convenire.
Patuzà sù, sbarufà sù, met sot sora. Abbaruffare, rabbaruffare, confonder,
scompigliare, metter sozzopra. Lat. Confondere, perturbare.
Patuzà sù, zabrotà sù. Ciarpare, acciarpare, operar con prestezza, ma senza
veruna diligenza, e confusamente.
Penà. Appenare, patir pena. A noi, che miserabilmente appeniamo per fame, e
per freddo. Lat. Laborare, discruciari.
Pensà denag, premedità. Appensare, pensare avanti. Che di ciò non s’appen-
sarono. Lat. Praemeditari, precogitare.
392 Pensà a andà via. Pensare alla partita. Voi siete or qui pensate alla partita.
Discessum cogitare.
Pensaga sovra, speculà. Filosofare, speculare, discorrer seco medesimo. E
che volesse pur filosofare. Meditari, aliquid mente agitare.
Pensà denag; premedità. Premeditare, pensare avanti. E forse premeditar le
risposte. Lat. Praemeditari, praecogitare.
Pensà sù bè. Ponderare, diligentemente esaminare, e considerare. Lat. Perpendere.
Pensà bè sún vergot. Far riflessione sopra una cosa, vale rappigliarvisi col
pensiero, ripensarvi sopra.
Pensà. Pensare, il discorrere, che fa la mente intorno a diverse cose per discer-
ner quella, ch’ella giudichi la migliore. Bergamino allora senza punto pensa-
re; quasi molto tempo pensato avesse subitamente etc. Cogitare, meditare.
Pensà per di fà. Pensare per di fare. Chi a cosi liberale uomo pensasse villa-
nia, cioè di fare villania.
Pensà, resolves, deliberà. Pensare per risolversi, effetto del pensare. Pensò
quegli commettere a più persone. Lat. Statuere.
Pensà, credì, imaginas. Pensare per istimare, darsi ad intendere, immaginar-
si, credere. Si pensò il detto messer Musciatto, costui dover essere tale, quale
etc. Putare, existimare.
Penà, patì di pene. Penare per patir pene. Genitl mia donna, per cui vo penan-
do. Lat. Angi, divexari.
1858
Penà, fadigas. Penare per affaticarsi. Che si sforzava, e penava di ritenermi,
ch’io non andassi. Lat. Laborare.
Penà, stà lì a spechià, stantà, tardigas. Penare, indugiare, tardare. Mentre ch’io
penerò agli usci dell’arca. Le maggiori piante si deeno porre, che benchè più si
penino ad apprendere, tuttavolta diventeranno più forti. Lat. Morari, cunctari.
1859
Perd la lena, lentas. Allenare, perder la lena, e le forze, a poco a poco scema-
re, allentare. Lat. Decrescere, remitti, imminui.
Perdes, mancà. Faltare, mancare. Questa speranza gli faltò per subita partita.
D’animo grande non faltò di cuore. Lat. Deficere.
Perd i ug de sognh, e che ai croda sul lavorere, o de forza tegnii sù. Perder
gli occhi per vegghiare, che son caggenti nell’opera, e distenerli.
Perd de vista. Perdere di vista, non veder più una cosa, mentre si sia conti-
nuato per qualche tempo a vederla.
Perd. Perdere, restar privo d’alcuna cosa già posseduta. Perdè la vista, e la
parola. Lat. Perdere, amittere.
Perd i forze, indebolis. Infralire, divenir frale, perder le forze, infiebolire.
Lat. Debilitari.
Perdes via, sparì via, smapà via. Dileguare, allontanarsi, fuggir con prestez-
za, quasi sparire come le rane innanzi alla nemica biscia per l’acqua si dile-
guan tutte. Aufugere, protinus fugere, evanescere.
Perd ol tep, o la fadigà. Consumare la fatica, il tempo. Tempus terere.
394 Perà, binà, compagnà. Appaiare, accoppiare, accompagnare. Dio fa gli uomi-
ni e s’appaiano. Lat. Iungere, sociare.
Pertocà, pervegn, convegn, aspetà, richied. Appartenere, convenirsi, richie-
dersi. In quanto appartiene a nostra materia. Lat. Pertinere, spectare. Partenere
cosa, che a suo mestier partenesse.
Petala, ficala, fala, fala in barba. Fregare per far qualche ingiuria ad alcuno
o con inganno o senza rispetto. Io la fregherei a mio padre di si fatte cose, non
che a Filippo. Si dice in tal significato barbare, attaccare, accoccare. E a que-
sto modo ciascun me la frega. Lat. Sugillare, manticulari. Farla a uno, fargli
inganno, caricargliela. Voi ce l’avete fatta, ma non mai più persona non la ci
farà. Attaccarla a uno vale fargli burla o male.
Pelà, levà ‘l pil. Dipelare, pelare. Per l’una parte, e per l’altra il di pela. Lat.
Depilare, pilare.
Petà, tacà, piglà. Appiccare.
Pelucà un os. Piluccare un osso. Il cane ama l’osso infino, che v’è da piluc-
care. Lat. Consumere, vorare os.
Pergotà. Pilottare, gocciolare sopra carne materia strutta bollente. Ei si ben gli
arrostisce, e gli pilotta, ch’è son pe’ cani una vivanda ghiotta.
1860
Persuadi, piegà. Piegare per persuadere. E par, che tu mi pieghi.
Pentis de vergot. Ritrarsi per pentirsi. Subito quel, che la cagion fosse, da ciò si
ritrasse.
Pend zò, cascà zò. Ricadere per pendere. E ricadeva giù dentro, e di fuori,
cioè pendeva. Rationem habere, pendere.
Pendolà zò. Penzigliare, penzolare, star pendente, e sospeso in aria. E un fan-
ciullino penzolava al suo collo. Lat. Pendere.
Pend, no’ stà drig. Pendere assolutamente si dice di quello che non istà diritto.
Pend da una parte, o da una faziò. Pendere inverso a una delle parti, o esser
volto, e inchinato a quella. Parea loro pendesse in parte guelfa. E pendeano in
animo ghibellino.
Pend zò, dondà zò, picolà zò, pendolà zò. Pendere, star sospeso appiccato a
checche sia, che sostenga che dal collo a ciascun pendea una tasca. Lat. Pendere.
Pelucà sù vergù. Rivedere il pelo a uno, vale dargli delle busse. Lat. Verberare.
Perfezionà, cumpì. Maturare, dar fine, compimento. Lat. Perficere. Absolvere.
Petà mà, cazà mà, met mà. Metter mano, cacciar mano, cavar il coltello, o la
spada dal fodero, per ferire. Lat. Stringere ensem.
Pelucà, o pizigà zò vergot. Spilluzzicare, che è levar della cosa parte meno-
missima per volta.
395 Pelas ol cò, anda’ zó i cavei, deventà calvo. Incalvire; divenir calvo. Lat. Calvum
fieri.
Perdonà. Dimettere, perdonare, rimettere le ingiurie. La carità dimette ogni
misfatto. Lat. Ignoscere, dimittere.
Pestà sot ai pè; scalcagnà. Conculcare, calpestare, oppressare, tener sotto, ab-
bassare, rintuzzare. Lat. Conculcare. Calcar co’ piedi, calpitare.
Petà sú di canade, di filistoche, cazale sú a vergù. Cacciar carote, carotare,
incarotare, dare ad intendere altrui cose, che non sono. Son profeti del tempo
presente che caccian sú carote alla brigata. Lat. Verba dare.
Pertegà i nos, i castegne. Batacchiare, abbatacchiare, abbacchiare le noci, le
castagne. Dicesi per lo più delle frutte, che hanno guscio, quando sono in
sul’albero. Sbatacchiare noci, castagne. Lat. Percutere.
Perfilà, met al fil. Arrotare, stropicciare, lisciare. Non vengono al ballo, se non
arrotate, e ornate. Lat. Expolire.
Petà ú colp. Appiccare un colpo, percuotere. Lat. Infligere ictum.
Pelà fò, strepà fò, scarpà fò. Arrappare, arraffare. Ove il villano arrappa il
1861
vostro, e ‘l suo, e poi si fa bugiardo. Lo regno del cielo patisce forza, e li forti
l’arrappano. Lat. Eripere, rapere, extorquere.
Petà, impetolà, tacà. Appiccicare, l’appiccicarsi che fanno le cose viscose, e quel-
le, che si posson difficilmente spiccare. Perché vi si appiccichiamo così, e l’amia-
mo cotanto. Appicciarsi. La parola de’ lusinghieri s’appiccia etc. Lat. Inhaerere.
Petà lì lampant sot ai ug, mosà, sberpà fò. Squadernare per manifestare,
apertamente mostrare. Lat. Patefacere, aperire.
Petà mà, met mà, sfodrà. Sguainare, cavar della guaina. Con una mano sguai-
nato il coltello. Lat. Evaginare; vagina educere.
Pestà, o bat coi pe. Scalpitare. La pianticella nata si vuol guardar dallo scalpi-
tar delle bestie. Pestare, calcar co’ piedi in andando.
Pervegnì per via d’eredità. Scadere, ricadere, e venire per via d’eredità. E di
tutto ciò, che a lei per eredità scaduto era, il fece signore.
Petenà via, sgrafignà via; buscà via. Uncicare, grancire, aggrancire, torre
con prestezza. Lat. Rapere.
Petà mà i arme, o met mà ai arme. Venire a ferri, venire alle mani, azzuffarsi.
Lat. Manus congerere.
Petezà, trà di petò. Trullare. Rotto dal mento infin dove si trulla. Lat. Pedere.
Sonum ventris emittere.
396 Pestà zò, fà ‘l mat. Tempestare per imperversare. L’uomo non lo può tenere
etc., e salta, e tempesta. E mentre che ‘l caval furia, e tempesta.
Pelà i osei, levaga la penna. Spiumare, levare la piuma, pelare. Plumam detrahere.
Petala, o fala, o sonala a vergù. Accoccarla a uno, vale fargli qualche danno, dispia-
cere, beffa. Attaccarla, barbarla, cignerla, calarla, chiantarla. Lat. Imponere alicui.
Pezorà in dol mal. Aggravarsi, peggiorare nella malattia. E la portato non
migliorava, ma quasi più forte aggravava. Lat. Ingravescere.
Percotà, picotà; tombà. Forbottare, ripicchiare, dar busse. E così forbottato
si tornò al vescovado. Con la mazza di ferro ritocca, e suona, e martella, for-
botta. Lat. Verberare; percutere.
Petenà, o pecnà sù vergù malamet; sgrafignal. Pettinare per graffiare, con-
ciar male. Dove io sono stato pettinato, come voi potete vedere. Lat. Depexum
reddere, vel depexare aliquem.
Pestà sot ai pè. Pestare per calcare co’ piedi; scalpitare, calpestare. Lat. Premere,
calcare.
1862
Pestà. Pestare, ammaccare una cosa percotendola per ridurla in polvere, o raf-
finarla. Lat. Pingere, tundere, vel contundere.
Pescà poch a fond, es noma infarinat. Pescar poco a fondo si dice di chi sà su-
perficialmente.
Pescà. Pescare per cercare semplicemente. Chi pesca per lo vero, e non ha l’arte.
Persistì, presistì, perseverà, andà, e po’ andà drè. Perseverare, aver perse-
veranza. Lat. Perseverare; persistere.
Perseguità. Perseguitare, cercar di nuocere altrui o con fatti, o con parole. Che
quando Domizian li perseguette. Perseguire. Lat. Persequi, insectari.
Pericolà, andà in precipizi. Pericolare, andare in precipizio. Se ‘l comun
pericola come scamperete voi. Lat. Corruere, everti, perdi.
Perfezionà. Perfezionare, dar perfezione. Lat. Perficere.
Pezorà de mal. Peggiorare di malato. E di subito fieramente peggiorò. Lat.
Ingravescere.
Pezorà, andà de mal. Peggiorare, andar di cattivo stato in peggiore. In peius ruere.
397 Pià; morsegà. Rodere, dar di morso. Per cruccio cominciò a rodere una bac-
chetta. Lat. Mordere. Strigner co’ denti.
Pià, ponz. Punzecchiare; stimolare. Erano ignudi, e stimolati molto da moscho-
ni, e da vespa, ch’erano quivi.
Piantà u’ come u’ pal infich a fal spechià; metel a stà via ilò. Tener uno a piuo-
lo, o porre, o metter uno a piuolo, il farlo aspettare più, ch’è non vorrebbe; o che
non conviene. Lat. Remorari, retardare, detinere aliquem. Mi mette a piuolo più
di due ore. M’ha posto a piuolo etc.
Piantà amor, comenzà a volì bè. Porre amore, cominciare ad amare.
Piasì, gradì, sodisfà. Aggradire, essere a grado, o in grado, piacere, soddisfa-
re. Piacere, esser grato. Mi trarrei il cuore per darlovi, s’io credessi piacerve-
ne. Lat. Placere, arridere, gratum esse; libere.
Piasì. Giovare per piacere. A me per quella similmente gioverà andare alquan-
to. Lat. Placere.
Piantà, ficà, cazà. Figgere, ficcare. Non teneva gli occhi fitti etc. Fitti i pali
due, o tre piedi etc. Lat. Figere.
Piasì, garbezà, gustà, andà a tai, andà al det. Piacere, garbare, gustare, atta-
gliare. Cotesta Alfana per Macon m’attaglia. Questa cosa mi gusta. Lat. Arri-
dere, voluptati esse.
1863
Piantà, dà u’ piantò. Piantare, dare un piantone per lasciare, abbandonare
chicchesia. Piantarmi in questo tempo a questo modo? Lat. Deserere.
Picà, picotà, bat. Picchiare, percuotere, ed è proprio degli usci, per farsi aprire.
Furon lor picchiate le panche dietro con le caviglie, e gittati sassi. Lat. Pulsare.
Picà sù, dà di bote. Picchiare, dar busse. Lat. Verberare, plagis afficere.
1864
Piegà, voltà da un otra banda. Ritorcere, rivoltare in altra parte. Ritorci
gl’occhi oramai verso la dritta strada. Turno ritorce il suo andare, e combatte
da tutte parti. Lat. Retorquere, reflectere.
Pighignà; no’ resolvis. Lellare, andar lento nel risolversi, e nell’operare (modo
basso). E non si vuole stare a lellare, anzi si vuol pigliar partito. Lat. Titubare.
Picotà dol dolor, che ‘s sent quand i piaghe ai fà guasta. Martellare dicesi
al dolor delle ulcere, quando generan la putredine.
Pigognà, bat. Esser pulsatile, battere. Le vene pulsatili del braccio, cioè i
polsi. Esse pulsatilem.
Pirlà; girà. Girare, roteare, andare, e muoversi in giro. E cinsela, e girossi intorno
ad ella. Lat. Ambire, circumire. Rotare, girare a’ guisa di ruota. Rotari, circumagi.
Piombà zò. Piombare; furiosamente cascare da alto. Di Giove il fuoco da alta
nube piomba.
Pisà, sbalanzà, dà una pisada, una sbalanzada. Pesare, tener sospeso, chec-
che sia sopra di se o attaccato a bilancia; o a stadera per saperne la gravezza.
Lat. Ponderare, pendere.
Pisà, es de fastudi. Pesare. Che tu saprai quanto quell’arte pesa, cioè quanto
sia importuna, e fastidiosa.
Pisà, es gref. Pesare, che è aggravare, esser grave. Questa cappa mi grava, e
pesa più, che se io avessi la maggior torre di Parigi in su’ le spalle. Lat. Pondus
efficere. Esser pesante. Oneri esse.
Pisà, o mesurà i parole, considerà be quel ches dis. Pesare le parole, parlar
consideratamente. Lat. Pensare verba.
Pisà, urinà ados a vergù. Scompisciare uno, pisciargli adosso, e bagnar di
piscio checchesia. Mettè mano, e scompisciò l’ubriaco con più orina, che non
avea bevuto malvacia.
399 Pisolas; serà i ug u’ tantì. Velar l’occhio per addormentarsi leggiermente.
Oltre alla mezzanotte io velai un pochetto l’occhio. Sonneferare. Comenciare
a sonneggiare; venendo in sul sonneggiare.
Pisolà fò, schità fò, bor fò, saltà fò, trà fò. Spicciare, sgorgare, scaturire, u-
scir fuora con forza proprio de liquori. Come sangue, che fuor di vena spiccia.
Lat. Scatere, scaturire.
1865
Piuvisnà, dà zò di gote. Stillare per lo cadere dell’acqua minuta da cielo.
Spruzzolare. Il terzo di comincia stillar minuto, e poco. Lat. Leviter pluere. Pio-
vigginare.
Piúf zò. Piovere, venire, o cadere di sopra, come la piova. Da begli occhi un pia-
cer si caldo piove.
Pizigà, fà brusor, punz, vegn det, o dà det di frize. Frizzare. Lat. Urere, pun-
gere, mordicare.
Pizigà, fà spiurì, fà ura, o spiurizen; spiurì. Pizzicare, mordicare, come fa
la rogna, o cosa simile, che s’induca a grattare. Nel cuore de’ negligenti pizzi-
cano desideri terreni. Lat. Prurire.
Pizigà, spizigà, sbecornià. Pizzicare, bezzicare. Lat. Tundere, vellicare.
Placà; fà mansuet. Ammansare, far mansueto. Che per questa cagione amman-
serebbono l’animo di Cesare. Lat. Mansuetum reddere, vel mansuefacere.
Placà, mitigà. Mitigare, far mite, placare. Mitigare, lenire, vel placare.
Plaudì, fà aplauso; sbat i mà d’alegria. Applaudere; far segno di festa, e
d’allegrezza col picchiar le mani, e con atti simili. Muove la testa, e con l’ale
s’applaude. Lat. Applaudere.
Polì sù bè, dornà. Ornare, adornare, abbellire una cosa con ornamenti. Vidivi
di pietate ornare il volto. Lat. Ornare.
Polì, fà polit, e bel, lustrà, lisà. Pulire, illustrare, far liscio. Lat. Expolire.
Ripulire. E similmente le figure de gl’Iddii con pietosa mano ripulire.
Polì sù, vesti sù bè. Rivestire per vestire di panni migliori, e più orrevoli.
Polis sù, inferlingas sù. Ritoccarsi per ripulirsi, rassettarsi. Ma ecco di quà
Iapo, che s’è ritocco in sù quelle nozze.
Podà, stongià la vit. Potare, il tagliar alle viti, e agli alberi i rami inutili, e dan-
nosi. Lat. Putare.
Podì es. Poter essere, vale esser possibile. Lat. Fieri posse.
Podì. Potere, aver possanza, facultà. Che se potuto avesse veder tutto. Appena
del ridere potendosi astenere. Lat. Posse, valere.
Podì andà in d’un esercit e es scapole. Poter andar per la fava alle tre ore, di-
cesi delle donne brutte, e vecchie.
400 Podis bat, o petezà, o menà ‘l cul quat ai vúl. Potersi scuotere, vale poter fa-
re, e dire quanto vogliono. E tu puoi scuotere, tu puoi fare ogni sforzo. Così
gli profersero moneta, e potevano scuotere.
Podis andà scond, o andas a guarnà, no’ lagas più vedì. Poter andarsi a ri-
porre si dice ad uno, che abbia perduta la riputazione, o fatti errori notabili.
1866
Podin più, prevalì. Prevalere, esser di più valore, eccedere. Alla quale non
prevagliono le sollecitudini. Lat. Praevalere, antecellere.
Podì dì. Potersi menzonare. D’ogni maniera de’ pesci, che si potesse menzonare.
Podì. Valere per aver valore, e virtù. Lat. Valere, pollere.
Ponderà; examinà, mastegà. Disaminare, discorrere, discutere. Lat. Examinare,
perpendere.
Pond zò, lagà zò, met zò; pozà zò ‘l pis; pondil zò, descargà. Diporre, depor-
re, lasciare, por giù. Deposta avea la soma. Lat. Deponere. Posare, por giuso il
peso, o la cosa, che l’uomo porta. Posato il mantello se n’entrò nel letto. Lat. De-
ponere. Porre per posare, deporre. L’altra poi giuso agevolmente porre. Sporre
per iscaricare, por giuso, posare.
Pondis, pozas. Poggiare, appoggiare. Poggiato s’è, e lor poggiato serve. Lat.
Inniti. Adhaerere, adhaerescere, acclinem esse.
Pontelà, met di pontei. Puntellare, per sostegno a una cosa, o perch’ella non
caschi, o ch’ella non s’apra, o chiugga. Se ‘l cuor trema, e speranza mi puntel-
la. Lat. Fulcire.
Ponz lezermet, o legiermet. Punzecchiare, pugnere leggiermente. Va punzec-
chiando con lo sprone.
Ponz coi parole. Pugnere per offendere altrui, mordendo coi detti. Queste
parole punsero amaramente l’anima del Rè. Con un poco di vergogna punse i
cuori delle donne ascoltanti. Lat. Laedere, pungere.
Ponz, travaià. Pugnere per travagliare, affligere. Uomo si duro, che non fosse
punto per compassione, cioè commosso. Lat. Pungere, affligere.
Ponz, busà. Pugnere, e pungere, leggiermente forare con cosa acuta, e appun-
tata. Lat. Pungere.
Pondes per servitor da vergù. Mettersi per servidore, andar a star con altri.
Con lui si mise per servidore. Lat. Alicuius se in servitutem dare.
Pond a met, o met a met. Metter mente, por mente, considerare. Non avea
miso mente allo riso piacente. Lat. Mentem adhibere, animadvertere.
401 Ponz coi parole. Trafiggere, pugnere con motti spiacevoli, e detti mordaci.
Dicteriis mordere.
Ponz. Stimolare. Erano ignudi, e stimolati molto da mosconi, e da vespe,
ch’erano quivi.
Pontà, tacà, biasmà. Appuntare per biasimare, e riprendere. Lat. Repraehendere,
arguere.
Pontà, dà una pontadura. Appuntare, dare un appuntatura, si è far nota di chi
non è ito a fare l’ufizio suo, per ritenergli il premio, o fargli pagar la pena.
1867
Portà la núva, fà savì, dà núva. Annunziare, portar novella, far sapere. Ma
io v’annunzio, che voi siate offesi. Lat. Nunciare, denunciare.
Portà. Addurre, arrecare, condurre, portare. Non dee addur maraviglia al tuo
volto. Lat. Afferre; advehere.
Portà in braz. Portare a braccia. Le dame scesero dalle logge, portaronle a brac-
cia molto soavemente. Ferre inter manus.
Portà, menà. Gittare per apportare, arrecar, fare, cagionare. E gittò per tutta
Italia general carestia. Lat. Afferre.
Portà, dà, produs. Portare per produrre. Secondo che la stagione portava.
Questa isoletta intorno etc. Porta de giunchi sovra ‘l molle limo.
Portà di tosai. Portare figliuoli. Poiché vedevano, ch’ella portava figliuoli.
Portà, o spantegà per tut. Portare per tutto. Siccome la fama l’avea portata
per tutto.
Portà in panza. Portare, cioè tenere in ventre. E gl’ingenera, e porta dieci mesi.
Portà via. Portar via. E presala forte la cominciò a portar via.
Portà. Portare, trasferire una cosa di luogo in luogo reggendola, tenedola,
sostentandola. Lat. Ferre, portare, gerere.
Portà i supliche. Porger prieghi, pregare. Li prieghi miei piangendo furon porti.
Portà respet; respetà. Rispettare, portar rispetto. Lat. Observantia colere. Ratio-
nem habere. Riguardare per avere, o portar rispetto. E dalla corte fù riguardato.
Portà i grazie; rengrazià, rend grazie. Riportar grazie per ringraziare. Grazie
riporterò di te a lei. Lat. Agere, vel referre gratias.
402 Portà. Recare, condurre di luogo a luogo quelle cose, che da più lontano luogo
si partono, e s’avvicinano dove noi siamo, e dove d’esser faciam ragione. E
quivi scaricate le molte pietre, che recate avea. Lat. Afferre.
Portà ‘n cavalina, tuú sù ‘n cavalina. Portare a pentole. Mettersi uno a seder
sul collo, e far passar le gambe avanti. A pentole portollo con rimbrotti.
1868
Portà la cimada sovra i oter, fà ‘l prot, ol sovercò. Maggioreggiare, far del
maggiore, voler soprastare. Quando vuole con opere, e studio maggioreggia-
re, e soprastare agli altri. Lat. Praestare, praecellare.
Portà via, robà, fà fuz. Involare, imbolare. A dir di quel, che a me stesso m’in-
vola. Lat. Involare.
Portà u’ in palma de mà. Tenere un in palma di mano; e vuol dire fargli ec-
cessive amorevolezze.
Portà via, o rop i oregie dal gran baià. Torre gli orecchi; vale venire a via
col circolare, cioè importunare. Lat. Obtundere.
Portà avis, riferì. Nunziare, annunziare. Tornò dunque al Rè, e nunziò. Lat.
Nunciare, significare.
Portà via; sbratà. Dilargare, diradare. Questa pestilenza ricominciò nel mese
di maggio in Fiandra, che dilargò il terzo de’ cittadini. Lat. Tollere, auferre.
Portà ‘l malan, e la mala pasqua. Dare la mala ventura, cagionare altrui ma-
le. Lat. Aliquem perdere.
Portà, dà. Concedere, dare, apportare, recare. Piena di que’ fiori, che conce-
deva il tempo. Lat. Afferre.
Portà, tegnì i putei in braz. Portare, tenere, avere i bambini in collo, cioè in
braccio. E in collo levatigli amenduni nel letto fatto negli portarono. Lat. In
sinu gestare.
Portà via ‘l cò a vergù, sumentil. Torre il capo a uno, cioè venirgli a noia,
importunarlo, stuccarlo. Lat. Alicuius aures obtundere.
Portà sul cò. Portare in capo.
Portà i braghe. Portare le brache parlandosi di donne dinota padronaggio,
quasi che elleno si usurpino quello, che è proprio degli uomini.
403 Portà bandera; pasà denag ai oter. Far bandiera, che è passare avanti agli al-
tri correndo, e dicesi de’ cani levrieri più propriamente.
Portà. Assegnare per addurre, allegare. Per molte ragioni, che i Santi n’asse-
gnano. Lat. Allegare, proferre.
Portà. Arrecare, recare. Che a lei dovesse venire, e arrecare i dugenti fiorini
d’oro. Lat. Afferre. Apportare, portare. Arso suo naviglio, che gli apportava la
vettovaglia. Lat. Ferre.
1869
Portà a termen la creatura. Condurre a bene il parto. Quando non conduco-
no a bene il parto.
Portà bè la vita, andà stinch, drig. Andar sopra se, cioè andar diritto sù la
persona, portar bene la vita; andare in su la vita, portar bene la persona. Porta
così bene quella persona così intera, così snella.
Portà ados. Portar sopra. La qual chi la porta sopra non è veduto da alcuna
persona, cioè addosso.
Portà ‘n ciel, a i stele vergù. Ventare per esaltare, magnificare, aggrandire con
lode, celebrare, dar vanto. Lat. Efferre; celebrare.
Portas a vedì vergot, concor; cor. Trarsi per accorrere, concorrere. Tutti a ri-
guardarla si traevano. Lat. Accurrere; advolare.
Portà u’ in excelsis; in cimbalis. Torre uno infino al cielo con lode, lodarlo
eccessivamente, innalzarlo. Era stato con somme lodi tolto insino al cielo. Tol-
lere ad caelum aliquem.
Portà onor, mal, o bè. Tornare a onore, a male, o a bene. Lat. Afferre honorem,
bonum, vel malum.
Portà sù, alzà. Sublimare, far sublime, innalzare, aggrandire. Sublimati al no-
stro magistrato. Lat. Extollere, sublimare.
404 Postà. Appostare, osservare cautamente, dove si ricoveri, o sia riposto chec-
chesia, contrasegnar con l’occhio. Anche sono appostate da nibbi. Lat. Insi-
diari; insidias tendere.
1870
Postas, dà puntamet. Darsi la posta. E poco fa si dieder la posta d’esser insie-
me via via. Lat. Tempus vel diem constituere.
Posà, reposà. Posare per riposare. Poich’ei posato un poco il corpo lasso. Lat.
Reficere, recreare.
Posà, fermas. Posarsi per riposarsi, fermarsi. A guisa di Lion, quando si posa.
Lat. Quiescere, consistere. Accessare, restare, rifinare. E non accessarsi mai
per alcuna necessità.
Posà, lagà stà da fà vergot. Posare, lasciare stare di far qualche cosa. Simil-
mente stimo sia ben fatto quel di dalle novelle ci posiamo, cioè lasciamo stare
di novellare.
Pozà, pondì, dermà. Appoggiare, accostare una cosa all’altra per lo ritto, al-
quanto a pendio, acciocchè sia sostenuta. Lat. Inclinare, admovere.
Pozà sù, stabili sù; fondà sù. Fondare per istabilire. Sopra la quale si fonda
l’alta speme. Sopra questo fondò la sua intenzione. Lat. Locare, fundare.
405 Praticà, met in pratica. Praticare, mettere in pratica. La legge in se era buona,
ma mal praticata. Lat. Ad praxim redigere.
Pregà quat as púl mai, pregà in viseribus. Pregare infino al cuore cioè con
ogni affetto. Pregare strettamente; scongiurare. E lo pregò strettamente, che
etc. Obsecrare vel obtestari.
Pregà de cúr, col cúr. Pregare al cuore, pregoti al cuore, carissimo frate, prie-
goti ritorniamo al nostro Signor Cristo Iesù.
1871
Prencipià, comenzà. Muovere assolutamente per cominciare, cioè aver principio.
La qual via muove dal castello di Prato etc., e viene infino alla porta. Lat. Incipere.
Pregà, sconzurà, strapregà, pregà ch’insanguina. Inorare, supplicare, scon-
giurare. Io vi prego, e inoro, e grido mercede. Far stimite di chi cerca con pre-
ghi affetuosi, e atti compassionevoli muover compassione di se in altrui.
Pregà per i oter. Intercedere, esser mediatore a ottener grazie per altrui. Lat. Pre-
cari; supplicare.
Predì. Pronunziare, predire. Più certamente predice, e pronunzia lo stato del-
l’infermo. Lat. Pronunciare.
Premedità, pensà denag. Propensare, premeditare. Lat. Praemeditari.
Predestinà. Predestinare, il preveder, che fà Dio della salute degli uomini.
Predicà in dol cò a vergù, esga drè coi longhe, pregà, e strapregà. Predicare
per pregare altrui con gran circuito di parole. Tanto le predicò, ch’ella in persona
di se etc. Multis verbis precari.
Predì, dì denag, presagì. Prenunziare, predire, annunziare. Fù eletto da Dio a
prenunziare etc. la passion di Cristo. Lat. Praenunciare.
Premì, importà tant. Premere per importare assai. E che virtù lor prema.
Premi. Strignere. Che il legame dell’amistà troppo più stringa, che quel del
sangue, e del parentado. Cordi, vel curae esse.
406 Premì vergot a vergù. Strignere i cintolini ad alcuno, vale premergli il negozio.
Come colei, alla quale stringevano i cintolini. Cordi, vel curae esse.
Precipità zò, o butà zò a precipizi. Precipitare, gittare una cosa con furia, e
rovinosamente dall’alto al basso. Praecipitare, in praeceps deiicere.
Preparà, paregià, alestì. Preparare, apparecchiare. A veder preparar sua sedia
in cielo. Lat. Praeparare. Acconciare, apprestare, preparare, metter in punto.
Preparas. Argometarsi per prepararsi, determinare. Che s’argomenti di salvar lor
legno. Lat. Constituere, se praeparare.
Preocupà, chiapà. Soprappigliare, occupare. Lat. Occupare.
Presià, stimà, faga ‘l presi, o la stima. Stimare per dar giudizio della valuta,
dichiarandone il prezzo. Lat. Iudicare, aestimare, rei precium statuere. Apprezzare
per istimare, e giudicare il pregio, e la volontà d’una cosa. Lat. Praecium indica-
re. Pregiare, dar il prezzo alle cose, quanto elle debbon prendersi.
Prezià, stimà. Apprezzare, aver in pregio, fare stima. Lat. Aestimare, curare.
Prezzare, pregiare. Che ‘l fren della ragione amor non prezza.
Presentà; met denag. Appresentare, recare alla presenza, porre avanti. Lat.
Afferre. Praesentare.
1872
Presagì, pronosticà. Annunziare, predire. Annonziateci le cose, che sono a
venire, e sapremo etc. Lat. Praenunciare, praedicere.
Presentas, fas inag. Pararsi per opporsi, presentarsi avanti. Domandò a ciascu-
no, che innanzi lor si parava. Lat. Obstare.
Presentì, avì sentor, subodorà. Presentire, aver alcuna notizia, o sentore d’una co-
sa avanti, ch’ella segua. Avendo presentito, che. Lat. Praesentire, praesentiscere.
1873
Prevaricà, trasgredì. Prevalicare, prevaricare, trasgredire, uscir de’ precetti, e de’
comandamenti. Prevarica li dieci comandamenti. Lat. Prevaricari; praetergredi.
Privà, fà restà senza. Privare, far rimaner senza, dispogliare. Privare, spoliare,
adimere.
Profumà. Vaporare. Vaporando tutto ‘l tempio col fumo dell’incenso. Lat. Suffu-
migare.
Profondas, fondas. Sprofondare, cadere nel profondo. Lat. In imum fundum dilabi.
Profità. Approdare per acquistare. Ma poco approdo, che ‘l nuovo eletto etc.
non avea un danaio di rendita. Lat. Proficere.
Procurà, circà. Guatare. E con l’altrui colpe guatate di ricoprire i vostri falli,
cioè vi sforzate, ingeniate, industriate, cercate.
408 Procurà; operà. Far opera; proccurare. Lat. Operam dare ut.
Promet per vergù, faga segurtà, stà denag. Promettere per altrui è entrare mal-
levadore, o sigurtà di far quello, ch’è obbligato a far colui, per cui si promette.
Mallevare. Chi entra mallevadore, entra pagatore. Lat. Fideiubere; spondere.
Promet una fomna. Promettere una, vale di darla, o torla per moglie. La pro-
mise, e sposò a moglie. Lat. Spondere.
1874
Promet, prometì. Promettere è obbligare altrui la sua fede. Quello, che la spe-
ranza ti promette. Lat. Promittere, polliceri.
Prometes, avì in dol cò de segur, das d’intend. Promettersi, vale aver ferma opi-
nione, e darsi ad intendere di poter fare, o ottener checchesia. Non ti promettere lun-
ghi tempi di vita, che ove tu vai la morte seguita l’ombra del corpo. Lat. Sperare.
Proebì. Inibì. Contendere per vietare, proibire. Non sien da lui le lagrime contese.
Lat. Vetare, arcere, prohibere. Divietare. Questi cotali giuochi son divietati. Lat. Ini-
bere, interdicere. Interdire. Le vive voci m’erano interdette. Lat. Interdicere.
Procreà, generà. Creare per generare; criare. Cria d’amor pensieri, atti e paro-
le. Gignere.
Proced bè, o mal. Proceder bene, o male si dice per termini, e costumi con-
venevoli, o sconvenevoli. Lat. Bene, vel male se gerere.
409 Proferì, exibì, oferì, oblazionà. Profferire, offerire, proferrere. V’haggio prof-
ferto il cuor, ma a voi non piace. Lat. Polliceri.
Profondas, fondas, andà ‘n fond. Profondare, cadere, e rovinar nel fondo. Vinta
1875
la vide, e arsa, e profondata. Sicchè lo mondo parea, che dovesse profondare.
Lat. Ruere, corruere.
Promúf, promovì. Promuovere è conferir grado, e dignità in alcuno. Vacando un
benefizio di grande entrata etc. lo promuoveva al maggiore. Lat. Promovere, pre-
vehere.
Profundas da recò. Riprofondare, di nuovo profondare, rientrar nel profondo.
Riprofondavan se nel miro gurge. Lat. Submergi.
Progetà partit, butal. Far partito, cioè patto, convenzione, accordo. Fate
qualche bel partito dinanzi a questi valent’uomini.
Pronosticà. Antidire, dire avanti, predire, pronosticare le cose, che sono avve-
nire. E antidisse l’osservazioni del sole. Lat. Praedicere.
Proponì, fà proponimet, stabilì. Proporre per deliberare, statuire. Si propo-
sero di riceverlo, e di fargli onore. Lat. Constituere.
Proponì, met in camp, met fò. Proporre, porre avanti, mettere in campo il
soggetto, del quale, e sopra il quale si vuol discorrere, e ragionare. Finchè ‘l
maestro la quistion propone. Lat. Proponere, in medium afferre.
Proponì u’ dubi, una questiò, intavolal. Muovere dubbio, quistione; propor-
re. L’ultimo dubbio, che tu movevi.
Proprias vergot, fasel sò. Trarre per arrogarsi, appropriarsi qualche cosa. Tra-
iamo queste cose a noi. Lat. Arrogare, vel vendicare sibi aliquid. Sibi assume-
re, vel adipiscere.
Proprià, fà sò. Appropriare, appropiare, attribuire, far proprio, recare in pro-
prietà, contrario d’accumunare. Lat. Assignare, vel attribuere.
Prosperà, fà ‘ndà de ben in mei. Prosperare, felicitare, mandar di bene in
meglio. Prospera i passi nostri. Lat. Prosperare, secundare.
Prosumì, suponì, immaginas, congieturà. Presumere, far conghietture, im-
maginare, presuppore. Acciocchè questa cosa non si potesse presumere per
alcuno. Suspicari, censere.
410 Protestà, fà ‘ntend, o savì, o fà protesta a vergù. Protestare, denunziare, o far
intendere a uno, che faccia, o non faccia checchesia. Lat. Protestari.
Protestà, confesà, profesà. Protestare, confessare, palesare. E credono, e pro-
testano, che è Iddio, che etc. Lat. Profiteri.
Protez, covrì sot al mant. Rammantare, ricoprir col manto, protegere. Se la
grazia del ciel qui non rammenta, dannati sono.
Provanà, vegn inag. Provare; allignare, provenire. Lat. Provenire.
Provà, fà vedì coi resò. Provare, mostrare con ragioni, e autorità confermare.
Lat. Probare.
1876
Provà, fà prova, sperimentà, o sprimentà, tastà. Provare, far prova, o sag-
gio, cimentare, esperimentare. Mi son messo in cuore di volergli provare. Lat.
Experiri, periculum facere, degustare.
Provas, fala fò, cimentas con vergù. Provarsi. S’era messo in cuore di pro-
varsi in campo del conte. Lat. Congredi.
Provà, tastà, tentà. Tentare, far prova, cimentare. Ogni uomo, che non è ten-
tato, non è provato. Lat. Tentare, experiri, periculum facere.
Provedì. Avere. Ebbe un cavallo, e da suoi fanti il fece vivo scorticare, cioè
procacciò, provide.
Provedis inag trag per quel, c’ha da vegn. Pigliar i passi innanzi, vale prov-
vedersi per li futuri bisogni, e per quello potesse avvenire.
Provedì, remedià. Provvedere per aver l’occhio, rimediare. Ben provvide na-
tura al nostro stato. Lat. Providere, prospicere, consulere. Intendere per prov-
vedere. Dove natura a tutte membra intende, cioè provede.
Purgà, fà bò. Rettificare, purgare, purificare, migliorare. Egli è quella cosa che
l’aere rettifica. Rettifica l’acque malvagie. Lat. Purificare.
411 Purificà, netà. Purificare, nettare, far puro, purgare da ogni macchia, e da
ogni vizio. Lat. Purificare, mundare.
1 Pagina bianca.
1877
413 Verbi. Lettera Q
Quachià zo’. Appiattare, nascondere, occultare. Campogli dalla morte appiat-
tandoli. Lat. Abdere, occultare.
Quachias zo’. Acquattare, chinarsi a terra il più basso, che uomo può per non
esser visto senza però porsi a giacere. Mi disse giù t’acquatta. Lat. Se se occulere.
Quadrà, piasì, sodisfà. Quadrare per piacere, soddisfare. La tal cosa mi qua-
dra, o ella non mi quadra, cioè piace, o non piace, e dicesi dell’altrui opinione
più che d’ogni altra cosa. Lat. Arridere, probari.
Quarchià zò; covrì. Coprire, porre alcuna cosa sopra a checchessia, che l’occul-
ti, o che la difenda. Lat. Tegere, cooperire, operire. Velare, celare, nascondere.
Lat. Tegere. Nascondere per coprire. Non mai nascose il ciel si folta nebbia. Lat.
Tegere.
Quarchià zò col vel, o velà. Velare, coprir con velo. Lat. Velare.
Quarchià sul fuch, stual, quietal. Attutare, attutire. Prima che più s’accenda
il fuoco providamente pensiate di attutarlo. Lat. Lenire, mitigare, sedare.
Querelà vergù, cital, chiamal in giudizi, fal cità. Richiamarsi d’uno per dar-
gli querela, e chiamarlo in giudizio. Richiamossi di lui, e diedegli un libello di
tre mila libre. Lat. In iudicium aliquem vocare.
Quietas. Attutarsi. La qual ne gli alti cuor tosto s’attuta. Lat. Quiescere.
Quietà, fa quietanza. Finare per quitare, far quitanza. E farli finare per moneta.
1878
Quietas, fermas, stà in padim, padimas. Quietarsi per fermarsi, acquietarsi.
E quietata ciascuna in suo loco. Lat. Quiescere. Attutarsi.
Quietà, fermà, sedà. Rifermare per quietare, fermare. Orando si debbe rico-
gliere al cuore, e rifermare tutti li spargimenti de’ sentimenti. Lat. Sedare. Se-
renare per quietare, tranquillare.
Quistà. Conquistare, acquistare, far suo. Lat. Acquirere, adipisci, consequi. Ve-
nire in possessione di quel, che si cerca, o che giustamente conviene all’opere,
che si fanno.
1879
Ramponà, zanfà, dà di zanfade. Rampare, che è ferir con la rampa, cioè branca.
416 Rampinà zà, chiapà col rampì. Roncigliare, pigliar col ronciglio. Lat. Unco-
arripere.
Rampinas coi mà, e tacas. Aggrappare, pigliare, e tener forte con cosa adun-
ca. Arpicarsi con le mani aduncate. E aggrappatosi per parti, che non vi sareb-
bono appiccati i picchi. Inerpicare si dice ancora. Lat. Uncis manibus prensa-
re. Adhaerere.
Rampinas. Auncinarsi.
Rampinà zà, chiapà col rampì. Unciare, pigliar coll’uncino. Lat. Capere unco.
Rangognà. Susorniare. Certamente non possiamo dare, che esso apertamente con
noi non parli, ma che mormori, overo susorni. Lat. Susurrare.
Rantegà per ol catar, che s’ha in gola. Sornaccare quel rantolare, che si fa
cagionato dal catarro, che fa i sornacchi.
1880
Rancà, dà di mà, chiapà. Groppare, aggrappare. Grappan le lance, e i torti
scudi imbracciano. Dar di grappo. Presegli il cavallo per lo freno, e dandogli di
grappo gittollo a terra della sella. Lat. Arripere.
Rancà, andà de freza. Arrancare, il camminare, che fanno con fretta li zoppi,
o sciancati. Lat. Properare.
417 Rancà, vogà de tuta forza, de tuta voga. Arrancare si dice altresi delle galee,
quando si voga di forza, che è lo stesso, che andare a voga arrancata.
Ranzignà sù ‘l nas; ol mus, voltal sù o per schifi, o per colera, fa ‘l grugn. Ar-
ricciare il muso, o il naso, mostrar d’aver qualche cosa a sdegno, o a stomaco, e
te ne stizzisci. Lat. Naso suspendere. Torcere il grifo, il viso, il muso; gesto e atto
di chi fa dello schifo, dello sdegnoso, del ritroso. Altro che torcere il muso non
facea. Lat. Naso suspendere.
Ranzignà ‘l mus, e mostrà i deg, com fà i cà quand ai vúl pià, e i rangogn.
Far grugno, che è un certo arricciamento di viso agionato dal sentir cosa, che non
ti piaccia. In segno di schifiltà facendo grugno. Digrignare, proprio de cani, quan-
do nel ringhiare raggricchiano le labbra, e mostrano i denti. Lat. Frendere, ringi.
Ranzignas, o storzes a fà vergot. Nicchiarsi si dice di chi mostra di non esser
soddisfatto interamente, o che imprenda mal volentieri a far qualche cosa, e
però brontoli. Quindi sentimmo gente che si nicchia, cioè con voce sommessa
si duole, si rammarica.
Ranzignas, rampinas, retiras. Raggricchiarsi, che è il restringersi di checche
sia in se stesso, come dell’uomo, che raccoglie insieme le membra o per fred-
do, o per simil accidente. A distendere i nervi raggricchiati niente è buon quan-
to il caldo del letto. Raggruzzolarsi. In letto sta raggruzzolata.
Ranzà coi pè per terra. Scalpicciare, calpistrare ma con istropiccio de piedi
infragnendo. Si dee difendere solamente dalle bestie, mentre, che è tenera, e
debole, che non la rodano, e scalpiccino. Lat. Conculcare.
Ranzà la strada, fregà i sas, nò levà bè i pè da terra. Portare i frasconi di chi
aggravato d’indisposizione si regge difficilmente sopra di se.
Raschignà, sgrafà, fà di raschign. Graffiare, propriamente stracciar la pelle
con l’unghie e dicesi anche d’altra cosa, che straccia la pelle che la si graffia
con l’unghie merdose. Lat. Unguibus leviter lacerare.
Rasgà. Segare, recider con sega. Quelli, che segaro la terza parte della panca.
Lat. Secare; serrare.
Raspà ‘l pes, túga zò la rusca, la scaia. Scagliare il pesce, levargli le scaglie.
Lat. Exossare , vel desquamare piscem.
1881
Raspà . Raschiare, levare la superficie di checchesia con ferro, o altra cosa ta-
gliente. Con la corteccia, alquanto raschiata over rasa. Lat. Abradere, eradere,
scalpere.
418 Raspà via. Radere per nettare, raschiare, levar via. Se non la rade, e purifica la
lima dell’altrui pravità. Lat. Purgare, polire.
Raspà vià, raschia via. Radere per iscancellare raschiando. Erano rimase certe
lettere etc. e l’altre rase, e sottilmente per somiglianti lettere rimesse.
Raspà, o raschià vià ol scrig. Raschiare le scritture. Lat. Radere literas, delere.
Rasà, o fà ras ol ster. Radere lo staio, levargli via il colmo, che sopravanza alla
misura sua.
Raspà, o zapà dol caval. Razzare per raspare, o zappare, che il cavallo fa con le
zampe. Sur un grande cavallo molto gagliardo di razzare e da ‘nnitrire.
Ralegras, congratulas. Gratulare, rallegrarsi con altri delle sue, e delle proprie
felicità. Da indi abbraccia il servo gratulando. Lat. Gratulari. Congratulare, ralle-
grarsi delle felicità dell’amico con esso lui. Congratulandosi di suoi onori. Lat.
Congratulari.
Ralegrà, levà la malinconia. Rasserenare per rallegrare, tor via la tristezza.
Lat. Exhilarare, hilarem reddere.
Rapresentà, fà la figura d’un oter. Rappresentare, tener la vice, e ‘l luogo d’un
altro. Lat. Alicuius vicem gerere. Appresentare per rappresentare, cioè tenere il
luogo e la vece d’altra persona. La chiesa, che n’appresenta tutto ‘l mondo.
Rapresentà in teatro. Rappresentare si dice a quegli spettacoli, ne’ quali
s’imitano azioni di storie, e favole. Lat. Spectacula edere.
Rapresentà. Rapportare per rappresentare. Quelle monete rapportano il volto
del non verace Rè, ma di tiranno. Lat. Referre exprimere.
Rafrenà; frenà. Rinfrenare per raffrenare. Così dunque l’animo tuo rinfrena,
e costringi. Lat. Refraenare, coercere. Ristrignere per raffrenare. Per ristrigne-
re lo male, che facevano. Lat. Cohibere, refraenare.
Rapresentà. Ripresentare per rappresentare, e chiaramente mostrare. Secondo
che è ripresentato nel divino specchio. Lat. Representare, referre.
Ravedis dol mal fag. Ravvedersi, riconoscere li suoi errori, e dannarli, e aver-
ne pentimento, emendarsi. Ravvedeti oggi mai, e torna uomo, come tu esser
solevi. Lat. Resipiscere; ad mentis sanitatem redire.
Ravedis, tornà ‘n sentor. Ritornare a se, in se per ravvedersi, ricuperar la ragio-
ne. Lat. Ad se redire.
1882
419 Ravivà, fa tornà vif. Rivivare, rivivere. Maravigliosamente mortificandola al
mondo la riviva spiritualmente.
Realdis, remetes, recuperas. Riaversi, pigliar vigore. Poiche’ si riebbe dal colpo
che etc. Lat. Vires resumere.
Rebaltà, voltà sot sovra, travacà. Ribaltare, rovesciare, voltar sozzopra, e fece-
lo cadere, e rovesciare in mare. Lat. Invertere. Dar la volta, mandar sozzopra.
1883
Rebat, o robat. Rifrangere, ripercuotere. Li raggi che uscieno degli occhi di
Beatrice rifrangonsi negli occhi di Dante. Lat. Reverberare.
420 Rebat, o robat indrè ‘l sol. Riflettere, ribattere, ritorcere, ripercuotere, rifon-
dere, rimandar indietro, e dicesi propriamente de raggi, quando rotti da corpo
non trasparente ritornano indietro. Riflettendo da se gli ardenti rai. Indi l’altrui
raggi si rifonde, cioè si sparge un’altra volta in verso terra. Reflettere, e riflet-
tere e l’uno, e l’altro come iri da iri parea reflesso.
Rebasas, deventà in negot. Svanire per abbassarsi, e quasi annichilarsi. Iddio
svani, e annullò se medesimo pigliando forma di servo. Lat. Exinanire.
Rebiasà. Rimasticare, masticar di nuovo. Lat. Remandere.
Recavà vergot; vegn in cogniziò de vergot. Trarre per cavare in vece di com-
prendere qualche cosa. Non potendo dalle parole dette dal barattiere cosa del
mondo trarre. Ritrarre per comprendere, venire in cognizione. Ritraendo per
l’autorità della sacra scrittura. Intelligere.
Recapità, fá recapit, indrizà, invià. Ricapitare, dar luogo, cioè indirizzare a
suo luogo, dar ricapito, cioè indirizzo, avviamento. Lat. Dirigere.
Recavà, o cavà di daner. Ritrarre per cavare, trarre danari. E li primi danari si
ritraessono fossero quelli de Fiorentini.
Recognos, vergot da vergù. Riferire per attribuire, riconoscer da uno. Se qualun-
que bene, che tu hai attribuisci a te non riferendolo a Dio, per certo tu sé furo, e
ladro. Lat. Acceptum referre. Tener una cosa da uno, riconoscerla da lui. E che l’i-
sola di Cicilia tenea da lei. Aliquid alicui acceptum referre. Riconoscere una cosa
da uno, vale far professione d’averla, o ella venga da lui, e mediante lui. Dalla tua
bontade riconosco la grazia, e la virtute. Aliquid alicui acceptum referre.
Recognos, o cognos vergù a la chiera, o per quac oter segn. Raffigurare, rico-
noscere a lineamenti della faccia, o ad alcuno altro segnale. Raffigurato alle fat-
tezze conte.
Recognos. Rimunerare, rimeritare. Lat. Remunerare.
Recognoses, ravedis. Riconoscersi, ravvedersi degli errori, pentirsi. Rimase si
compunto, e spirato di grazia si riconobbe. S’erano riconosciuti, che avevano
fatto male. Lat. Resipiscere.
Recognos. Conoscere per aver grado, riconoscere. Da lor conosco l’essere, ov’io
sono, cioè ho grado, e riconosco.
421 Recomandà. Commetter, raccomandare, dare in custodia. Deben, che son com-
messi alla fortuna. Sentendo li fatti suoi molto intralciati pensó quelli commettere
a più persone. Commendare per raccomandare. E al mio Bellisar commendai l’ar-
me. Commendare, accomandare per raccomandare. E a Dio vi comando. Lat.
Committere, commendare.
Recomandas de tut cúr. Dar del buon per la pace, raccomandarsi con umiltà.
Lat. Humiliter, vel demisse aliquem precari.
1884
Recomandà. Raccomandare, pregare altrui, che voglia avere a cuore, e protegge-
re quello, che tu gli proponi. Raccomanda a Dio l’anima tua. Lat. Commendare.
Recor, fa pasà vergot per vedì, se ‘l ghe restat dol bò. Riscorrere per rive-
dere, se nell’avanzo della cosa consumata è rimaso nulla di buono.
1885
Recusà; refudà, nò volì. Recusare, ricusare. È degno di morire chi a Gesù ri-
cusa di vivere. Lat. Recusare. Rifiutare. Non volere.
Recoveras. Far riparo. Dove i nobili facevan riparo intorno al duomo, cioè si
ricoveravano.
Revocà, desfà quel che s’ha fag; tornà ‘n drè. Revocare, rivocare. Revocando
la sua opinione. Lat. Revocare.
Recusà, refudà, fà refud, spudà fò; nò volì. Rifiutare, ricusare, non volere, non
accettare. Rifiuti d’esser di nostra brigata. Sempre rifiutando d’esser chiamato
maestro. Molti rifiutan lo comune incarco. Lat. Refutare, recusare, respuere.
423 Redusì. Giugnere per ridurre. E giunselo a tanto, ch’e’ lo fece investire, e imben-
dare a modo d’una femmina. Lat. Redigere.
Redusis a tat, a tal stat, a tal termen. Condursi a tale, giugnere a tale, cioè
condursi a tal termine, e denota miseria. A tal son giunto Amore. Ivi mi acque-
to, e son condutto a tale.
1886
mila marche d’argento. Lat. Ad nihilum redigere, irritum facere, abrogare,
abolere, destruere.
Redusis a mal termen, in mal stat, in catif stat. Venire in male stato. Per
riscattarle venne in male stato.
1887
Redì, tornà a dì; replicà, repetì. Ridire, dir di nuovo, dir di più d’una volta,
replicare, ripetere. Lat. Referre, narrare, repetere.
Refà, rendì, dà l’imperme. Servire per rimeritare, ristorare. Deh perché non mi
vogli tu migliorar qui tre soldi? Non credi tu, ch’io tegli possa ancor servire?
Refà la broca coi fresche. Rifare la rosta. Il piantone alto in quattro anni ha ri-
fatto con le sue messe la rosta, ed è ulivo fatto.
Refà, fà de nuf. Rifare, far di nuovo. E rifarne un più bello, e più giocondo. Lat.
Reficere. Fece ristorare la chiesa, e rifar più bella.
Refà vergù ‘n vergot. Restaurare, rimeritare. Ma gli restaurò in ciò che diede,
e mandò loro la grazia dello Spirito Santo. Lat. Indulgere.
1888
Refosà la vit, i piante. Ricoricare per propagginare di viti, e d’alberi. Lat.
Propagare.
Refiadà, trà ‘l fiat. Rifiatare, respirare. Non dando loro alcuno spazio di rifia-
tare. Lat. Respirare, spiritum ducere.
Refinà, lagà stà. Rifinare, finare. Per tutto questo non rifinava, anzi con più
furia etc. Lat. Desinere, desistere.
Referì, redì, reportà. Riportare, riferire. E tutto quello ch’ella ridisse della
bocca di Filota, lo dovessi riportare ad Alessandro. Lat. Referre.
Refilà, dà ‘l fil ai fer, che taia. Affilare, sottigliare il taglio a ferri taglienti,
dar il filo. Che mai barbier v’affilerà rasoio. Lat. Acuere.
Refiadà, sofià. Alitare, mandar fuor l’alito a bocca aperta. Alitogli nel viso.
Lat. Halitare, halitum emittere.
426 Reformà. Riformare, formare, o riformar di nuovo. Nel cuore si riforma la pe-
tizione. Lat. Reformare.
Refond, remet. Rinfrescare, fare un rinfondimento di cosa, che sia venuta meno,
o sia sul venire. E rinfrescò la vettovaglia, cioè fece nuovo provvedimento, o
rinovamento. Lat. Suppeditare.
Refiadà, trà ‘l fiat, respirà. Respirare, rispirare, spirare, mandar fuori l’aria,
1889
o attrarla. Ogni corpo vivo spira, e respira attraendo l’aere senza la qual non
si vive. Lat. Respirare, spiritum ducere.
Refinà. Raffinare, affinare. Come ‘l fuoco materialmente raffina l’oro etc.
Refinas, finas, deventà fì; perfezionas. Infinire, divenir fine, raffinire, acqui-
star perfezione. Lat. Perfici.
Regaiì, o regaià. Rantolare, essere rantoloso, avere il rantolo.
Regoi i frug di piante. Schiantare per cogliere. Ah morte ria come schiantar
se presta il frutto di molt’anni in si poche ore. Lat. Colligere, carpere poma.
Regoi i galete. Sbozzolare, levare i bozzoli della seta di su la frasca. Ova seri-
ca decerpere.
Regoi sù a regataia, a scarpa cavei. Ricogliere alla ruffa alla raffa. Alla ruffa
alla raffa si diede a ricogliere delle dette ciriegie.
Regoi i frug. Ricogliere assolutamente per raunare, e metter insieme li frutti
della terra. Voi non avreste mai ricolto granel di grano. Lat. Colligere.
Regoi sù, tuú sù. Ricogliere, raccogliere. E quando una, e quando un’altra rico-
glievano. Bastarebbe, s’egli t’avesse ricolta del fango. Lat. Colligere.
Regoi insem, unis, ruspas insem, o ricoveras. Ricogliersi. Si ricolse, e usci
del passo, anzi che la gente de Fiorentini vi giugnesse, cioè rimase insieme, e
adunò. Accogliersi, ragunarsi, congregarsi. S’accolsero a quel luogo, ch’era
forte. Lat. Congregari. Cogi. Raccogliersi, rifuggire, ricoverarsi, s’erano certi
giovani Ciciliani etc. con una loro fregata raccolti. Lat. Sese recipere.
Regoi, tra ‘n sem. Ricorre, ricogliere. Lat. Colligere.
Regoi l’aqua per masnà. Macinare a raccolta.
Regoi, tuù sù ‘n terra. Raccogliere, pigliar checchésia, levandolo di terra. Recatosi
in mano uno de’ ciottoli, che raccolti aveva. Lat. Capere.
Regoi, somnà sù. Far colta. Usciti di Lucca intendevano a far colta di mone-
ta. Lat. Colligere.
Regoi, radunà. Cogliere per raccorre, e radunare. L’acqua si è quella, che novel-
lamente è colta di piovana. A farlo mele, e la cera, la quale elle colgono di diver-
si fiori. Lat. Colligere, cogere.
427 Regoi, rivà ados, chiapà al improvisa, sorprendì. Soprapprendere, sopraggiu-
gnere. Una subita piova li soprapprese. Lat. Improviso opprimere.
Regoi i pagn sug de bugada, tuui sù. Stendere il bucato, cioè raccorlo. Lat.
Colligere.
Reguaglià, fà ‘l reguaglio. Compensare, calculare, ragguagliare. Tanto com-
prendono le notti, quanto i di compensati tutti i tempi.
1890
Registrà; tuú in nota. Descrivere, registrare, pigliare in nota. Descritto nella
milizia. Lat. Numero comprehendere.
Regulà. Largire, dare, donare, concedere. I quali liberamente e non per nostro
merito Iddio ci largisce, e dona. E poi quando mi fa grazia largita d’entrar etc.
Lat. Largiri.
Regetà, voltà sù, gomità. Rigettare, vomitare. Quasi per infermità di stomaco è
rigettato il cibo.
Regordà. Raccordare, ricordare. Vel volli staman ricordare. Lat. Memorare, recor-
dari.
Reguaglià, dà reguaglio, informà. Ragguagliare uno d’una cosa, che vale
riferire o a bocca, o in scrittura, informare, dare avviso. Lat. Certiorem facere
aliquem de aliqua re.
Reguardà, pertocà, aspetà. Ragguardare per essere attenente, partenere.
Scrivemmo intorno alle predette cose, che ragguardano la fede cattolica. Lat.
Pertinere.
Regetà, esclud, mandà ‘ndrè. Escludere, ributtare, contrario d’ammettere.
Lat. Excludere.
Relasà, lagà ‘ndà, licenzià. Rilassare, lasciare, rilasciare. Lat. Dimittere.
Relevà, resultà, importà. Levare per rilevare in significato d’importare. As-
sulivano l’oste, ma poco levava. Lat. Referre.
Relavà, tornà a lavà. Rilavare, di nuovo lavare. Con calde lagrime d’amore
la rilaviamo. Lat. Reluere.
Relegà, confinà. Rilegare, confinare, mandare in esilio in luogo particolare.
Che me rilega nell’eterno esilio.
Religà, tornà a ligà. Rilegare, di nuovo legare. E quello, ch’era ratto, rileghe-
rà. Lat. Religare.
Relasà mandat de non ofendendo. Levar l’offese; il proibir che fa la giusti-
zia sotto una certa pena a contrastanti, che non s’offendano. Levan l’offese ed
il nocchier s’accosta etc.
Remetega dol só, descapitaga, zontaga dol capital, perdega. Scapitare, per-
dere, e metter del capitale. Lat. Summam imminuere.
Remet la carne, tornà a vegn sù la carne. Rincarnare si dice quando una fe-
rita rimargina rimettendo la carne nuova.
428 Remet, renovà vergot come l’era prima. Rimettere una cosa nel primo suo
essere, reintegrarla, rinovarla ne primi termini. Lat. Redintegrare.
Remet i rais. Ribarbare, mettere nuove barbe, o radici. Perché ribarbino, faccia-
no un po’ miglior pedale.
1891
Remet la foia, i frasche. Rinfronzire, di nuovo fronzire. Li cui raggi fanno li
fiori rinfronzire.
Remet, refond. Rinfrescare, fare un rinfondimento di cosa, che sia venuta me-
no, o sia sul venire. E rinfrescò la vettovaglia, cioè fece nuovo provvedimen-
to, o rinovamento. Lat. Suppeditare.
Remet vergot a vergù; dagol in remessa. Rimettere una cosa in uno, farne-
lo arbitro. Rimettendo a padri ogni cosa. Lat. Rem ad aliquem reiicere.
Remet, o met in di mà de vergù vergot, che ‘l faghe quel che stima lù, e repor-
tas a quel, chel fa. Rimettere per costituire, porre in arbitrio, e volontà altrui. Nel
suo arbitrio rimese l’andare, e lo stare. Quasi come in mezzo rimisero l’una parte,
e l’altra. Lat. Alicuius arbitrio aliquid committere. Se ad aliquem reiicere.
Remet. Ristorare. Ecco lo figliuol prodigo è ristorato allo stato della prima
gloria, cioè rimesso nello stato.
Remetega dol sò, o lagaga dol sò. Rimettere per isminuire del suo, o il suo.
Perocche non debbe rimettere un punto della sua natural fierezza. Lat.
Imminuere.
Remet, refà i deg, i penne, tornali a fà. Rimettere per tornare, o surger di
nuovo, che fanno le cose vegetabili, come erbe, denti, penne, e simili. Infino
ch’ella ha rimesse le sue penne. Lat. Regignere.
Remetes in vergù. Darsi in uno, rimettersi in lui. A Dio per grazia piacque di spi-
rarmi l’alto lavoro, e tutto in lui mi diedi. Alicuius fidei se mandare.
429 Remet in vergù. Commettere per rimettere in altrui. Commettendogli la lor quistio-
ne, e pregando, che gli pacificasse insieme. Alicuius fidei mandare, vel committere.
1892
Remet la pel al cimbal, al tambor. Rincartare il cembalo, il tamburo.
Remet a vergù vergot, metel in di só mà. Rimettere in mano, dar libera pode-
stà altrui. In sua mano era rimessa la lezione d’un di quelli. Lat. Alicuius arbi-
trio committere.
Remenà. Rimenare, dimenare, maneggiare. E chi non sa, che per il rimenar la
pasta etc. lat. Tractare.
Remuf, fa mudà penser, opiniò, destú, tuú zò dol só penser. Rimuovere per
dissuadere, far mutar proponimento; distorre. N’andarono verso Roma per
rimuovere i Romani. Lat. Dissuadere; a sententia dimovere.
1893
rare. Lat. Parem gratiam referre; remunerare. Remunerari. Remunerare, rimu-
nerare. Misericordia quando giustifica, e misericordioso quando remunera.
Renas, tornà a nas. Rinascere, di nuovo nascere. E s’io l’uccido, più forte
rinasce. E per un modo di dire, innanzi rinato, che nato. Lat. Rinasci.
Rencres, stufà, vegn fastudi. Rincrescere, venire a noia, a fastidio. Non rincre-
sco a me stesso, anzi mi glorio. Che l’aspettar non ti rincresca. Lat. Taedere.
Rencolà, tornà a ‘ncolà, retacà co’ la cola. Rincollare, rappiccar con colla.
Rincolla ancora qualche piede di vaso rotto, o di tavola antica.
Rend bè per mal. Render ben per male. Iniuriam beneficio rependere.
Rend, frutà. Rendere, fruttare, come di poderi, e di case, e di censi, e d’usure. Lat.
Reddere.
Rendes, das. Rendersi, arrendersi. Più castella, e ville della riviera gli si ren-
derono. Lat. Manus dare.
1894
431 Rend chiar, fà chiar. Rischiarare, render chiaro.
Renfazà, diga i vizi sul mostaz. Rinfacciare, rimproverare, dare in faccia cose
spiacevoli e odiose. Io ti rinfaccio quelle cose, di che tu ti vergognerai. Lat.
Exprobrare; obiicere.
Renfrescà, dà renfresch, restaurà. Agiare, vale adagiare per ristorare, refare,
ricreare. E in quel resto della notte agiarono le persone, e i cavalli, come pote-
rono il meglio. Lat. Recreare, refocillare.
Renforzà, fà cres i forze, fà più fort. Rinforzare, aggiugnere e accrescer le
forze, fortificare, far più forte. Non si partivano dall’assedio, anzi quello rin-
forzato. Lat. Augere vires, vel addere.
Renfrescà, renovà. Rinfrescare per rinnovare, rinnovellare. Girardo si rinfre-
sca nostra pena. Lat. Innovare.
Renforzà. Rinforzare, ringrossare, riaccrescere. Ringrossarono di gente di
navilio il loro oste. Lat. Augere. Rafforzare, far più forte, fortificare, rinforza-
re. Rafforzando il castello di rocca, di mura, di torri. Lat. Munire; vires adde-
re. Inforzare, afforzare, rinforzare, fortificare. Lat. Munire, fortificare.
Rengrazià. Ringraziare, render grazia. Ringraziatala dunque della sua buona
volontade. Lat. Gratias agere.
Rengà, fà una renga. Arringare, far pubblica diceria in ringhiera, orare, par-
lamentare. Lat. Orationem habere.
Rengrazià, rend grazie, fà ù rengraziamet. Riportar grazie per ringraziare.
Grazie riporterò di te a lei. Lat. Agere, vel referre gratias.
Renovà i piaghe. Rinfrescare le piaghe, rinovar i dolori. Mi rinfresca in quei
di l’antiche piaghe. Lat. Tangere ulcus.
Renovà, rintegrà, tornà in dol prim eser; remet. Reintegrare, rinovare, ritor-
nar la cosa ne primi termini, rimetterla nel primo essere. In questa guisa reinte-
grato in lei l’amore. Lat. Redintegrare.
432 Renvidà a dismà chi è stag invidat. Riconvitare, rifar conviti. Quando tu
farai convito non appellare li amici etc. perché egli riconvitino poi te.
1895
Renovare, reparare, renovellare. Rinnovellare, rinovellare, rinnovare. Si rin-
novellò nuovo stato. Antica guerra rinnovellata. Innovare; far di nuovo.
1896
Repet, tornà a domandà. Ridomandare, di nuovo domandare. Ridomandandogli
il debito perdonato. Lat. Repetere, reposcere.
Reparà, remedià. Riparare, vale rimediare col terzo caso dopo. Non poter
riparare alla forza de detti tiranni.
Reposas sovra vergù. Riposarsi sopra uno in una cosa, vale starsene a lui
interamente, e lasciargliene tutta la cura, e pensiero.
Reportà, referì, dà relaziò. Riferire, ridire, rapportare altrui quello, che s’è
udito, o visto. Riferiamo al beato Girolamo questo fatto. Lat. Referre, narrare.
434 Repilogà, ridì quel che s’ha dig per capitoi. Ricapitolare, tornare a ridire,
replicare, dir di nuovo. Lat. Recapitulare, discurrere per capita.
1897
Reportà, riferì. Recare per rapportare, riferire. Gli recarono i dipintori ch’egli
era per ricevuto. Lat. Referre.
Repicà, rebat, tornà a picà, a bat. Ripicchiare, picchiar di nuovo. Lat. Iterum
pulsare.
Repolas, mudas. Mudare, dicesi de gli uccelli, quando rinovan le penne. Lat.
Mutare plumas.
Reprend, o punz coi parole. Mordere, riprendere con parole pungenti, biasimare.
Gl’invidiosi presti a mordere ogni lodevol vita. Lat. Criminari, culpare, mordere.
Reposà sovra vergù. Dormire con gli occhi altrui, vale riposarsi, e quietarsi
d’alcuna cosa in sul sapere, e in su la diligenza altrui.
Reportas; stà ‘n dig, stà. Stare per acquietarsi. Lat. Stare, acquiescere.
Requià, posà, avì requia. Requiare, posare, rifiatare, quietare, aver requie. Non
lasciandola requiare. Lat. Quiescere.
Resarcì ‘l tep pers. Rimetter le dotte, cioè riacquistare il tempo perduto. Lat.
Resarcire tempus.
Resarcì, refà; renovà. Restaurare, ristaurare, rifare a una cosa le parti guaste.
Lat. Restaurare, instaurare.
Resanà, fà deventà sà, guarì. Risanare, render la sanità. Una man sola mi
risana, e pugne. Lat. Sanare, sanitatem reddere.
1898
435 Resbaldis. Risentire per ricuperare il senso perduto. Tramortita addosso gli
ricadde, e dopo alquanto risentita, e levata.
Resbaldis. Rilevarsi per risorgere. Dopo il riposo gli animi si rilevaranno migliori.
Resbaldi, solevà, consolà. Rilevare per riconfortare, racconsolare. Gli animi no-
stri pieni di compassione per la morte di Gismonda forse con risa, e con piacer rile-
vare.
Reservà. Serbare per ritenere. Nelle cose, che Dio si serbò in sua potestade. Lat.
Retinere.
Rescatas, refas in dol zugh. Riscattarsi nel giuoco, il rivincere quello, che s’è
perduto.
1899
Reservas per lor, tegnis per lor, lagas per lor. Lasciarsi, riserbarsi, conservarsi,
ritenersi. Intanto che ne parente, ne amico lasciato s’avea. Lat. Sibi reservare.
Resolvì, o det, o fò. Risolvere, o dentro, o fuora; risolvere assolutamente o si, o no.
Resolvì. Risolvere, consumare. Che in tre mattine risolverà ogni cosa. Lat.
Dissolvere, amovere.
Resolà, remet i súle, tornà a solà. Risolare, di nuovo solare, rimetter nuove sola.
Resonà, parlà, descor, tratà. Trattare per discorrere, e ragionare. Tra se co-
minciò a trattar del modo. Lat. Agere, vel tractare.
Resistì. Resistere, risistere. Niuno potè mai, ne potrà ristere all’avversario.
Respetà, portà respet. Rispettare, portar rispetto. Lat. Observantia colere.
Respond, dà resposta. Rispondere, favellare dopo l’esser interrogato per sod-
disfare all’interrogazione, e si dice ancora quando si fa per via di scrittura. Lat.
Respondere.
Respond, o corispond in d’ù lúch, o degond in d’ù lúch. Rispondere in un luo-
go, come d’usci, finestre, vie, porte, quando per essi si può guardare inverso quel
luogo. E aprir quella via di fuori, che risponde al palagio.
Respond ai brindis, tornà i brindis. Far ragione nel bere, è risponder beven-
do a colui, che t’invita a bere.
Respond per i rime, nó lagas sot, no’ lagas fà stà. Rispondere alle rime, vale
rispondere a quanto occorre, e in maniera, che non si resti soprafatto.
Respond al insegna. Render cenno, cioè rispondere al cenno fatto con cenno
simile.
Respond a trionf, al invit. Rispondere alle poste, tener gl’inviti. Rustico, che
di radici d’erbe, e d’acqua vivea, potea mal rispondere alle poste. Lat. Con-
ditionem accipere.
Respond a mostaz a mostaz a vergù, o no’ tasighen zò una. Stare a tu per
tu, che è non si lasciar soperchiare dall’avversario in parole, non cedere a cosa
veruna e rispondere, a ogni minimo ché nel bisticciarsi, e nel tenzonare. Lat.
Verbo verbum respondere.
1900
437 Respond di sproposig, o respond in galestr; subecà su vergù. Rispondere a
ritroso. Rispondere di rimbecco, rimbeccarlo.
Respirà, trà ‘l fiat, solevas. Respirare per ricrearsi, prender ristoro, cessare
alquanto dalle fatiche. Nol può mai fare, e respirar nol lassa. Lat. Respirare,
labores intermittere.
Restà steril. Rimaner soda, si dice delle femmine de’ bestiami, che vanno alla
monta, e non restan pregne.
Restà in suchia. Rimanere in secco, si dice, delle cose, che hanno bisogno
d’acqua, e sono use ad averne, e rimangon senza. Molte volte rimane in secco
per basso di fondo.
Restà in as, in suchia. Rimanere in su le secche, si dice di chi in sul più bel
del fare checchesia impedito non può proceder più avanti. Rimanere in su le
secche, cioè rimanere senza sussidio, e senza speranza.
Restà in negot. Invanire per divenir vano. Semi, che al cominciamento ben
mettono erba, e poi invaniscono. Lat. Exinaniri.
Restà toca, trovas toca cioè gravia, o gravida. Rimanere incinta, trovarsi in-
cinta. Incinta si trovò la pulzeletta.
Restà, fermas. Restare per fermarsi. Non t’incresca restare a parlar meco. Che
và restando ad ogni passo, e guarda. Lat. Consistere.
Restà da fà vergot, astegnisen, desistì, lagà stà, dà lúch, balcà, desmet. Rima-
nere per astenersi, divezzarsi, cessar di fare. Li peccatori, che non si rimangono di
peccare mai etc. Lat. Desistere, cessare, desinere. Ristare per cessare, restare.
1901
438 Restà li immobil, no’ mues. Affigersi, fermarsi quasi immobile. Quando s’affiser
si come si affige chi va innanzi alla schiera per iscorta. Lat. Se figere; consistere.
Restà. Rimanere per essere. Rimasone morti dieci a cavallo, cioè furonne.
Restà ‘n pè, mantegnis. Rimaner in pie, mantenersi. La gabella del vino, e al-
tre gravezze rimasono in pie. Ancora la quistione rimane in piede, cioè inde-
cisa e pendente.
Restà tal qual as è. Permanere, rimanere, restare. E come donna onesta, che
permane di se sicura. Lat. Permanere, persistere.
Restà col cò rot. Rimanere col capo rotto, cioè perdente, andarne col peggio. Lat.
Iacturam facere, damnum facere.
Restà li sovra de lù. Soprastare per istar sopra di se; arrestare, contenersi.
Martuccio veggendo la giovane alquanto maravigliandosi soprastette. Lat. Se
se continere.
Restà, lagà stà, desistì, tegnis. Stare per desistere, cessare, ritenersi, astenersi.
Giannotto non istette per questo, ch’egli passati alquanti di non gli rimuovesse si-
miglianti parole. Veggendo, che da niuno conosciuto v’era si stette. Lat. Desiste-
re, cessare.
Restà ‘ncantat, incantas ilò; restà loch, de stuch, come ù pal, atonit. Stipidire,
stupidire. Per la cosa non mi veduta, cioè bocca senza corpo, era stipidito. Lat.
Obstupescere. Stupidire, stupire, stupefarsi. Lat. Stupescere, stupefieri.
Restà stinch, o stincas ilò senza podis bustigà. Torpere, rimanere intirizza-
to. Rattrappare, esser impedito di moto. Lat. Torpere.
Restà, o lagà stà de fà, desistì. Rimanersi di fare. Lat. Cessare, desistere.
Restituì la vista a vergù, fà che ‘l gha vedi. Ralluminare, render il lume. La qual
cosa facendo questo cieco subito fu ralluminato. E poi l’anima così ralluminata.
Restituì, fà la restituziò. Restituire, rendere e dare in potere altrui quel, che gli
s’è tolto, o che in altro modo s’abbia di suo. Lat. Restituere.
1902
439 Restitui ‘l disnà. Riconvitare, rifar convito.
Restrenz. Coartare, restrignere. La onde vengon tali alla scrittura, ch’uno la fug-
ge e l’altro la coarta. Lat. Coartare. Come ne teatri veggiamo della lor sommità i
gradi all’intimo venir successivamente ordinato sempre ristrignendo.
Restrenz, fà più picen, spicinì. Strignere per diminuire, scemare. Sempre stri-
gnendo il cerchio loro. Lat. Imminuere. Ristrignere, scemare, rappicinire, e parti-
colarmente in larghezza come teatri veggiamo. Lat. Coarctare.
Resultà, o vegn in dan. Risultare in danno. Perché risulta in danno della chie-
sa, cioè ritorna in danno, o ne segue il danno.
Resultà, provegn, vegn drè. Risultare, resultare, nascere, derivare, venire per
conseguenza, ma dicesi solo di cose, innanimate. La bellezza del corpo risul-
ta dalle membra. Lat. Fieri, oriri.
Resusità, fa tornà vif. Suscitare, di morto far tornar vivo, risuscitare. Lat. Su-
scitare.
1903
Retaià, tornà a taià. Ritagliare, di nuovo tagliare. E ritaglia tuoi crini etc. Lat.
Resecare.
440 Retegnis; moderas; contegnis, tegnis, refrenas. Raffrenarsi. Non si potero dalla
loro iniquità raffrenare. Rattemperarsi, moderarsi, ritenersi, temperarsi. Io avrei
fatto il diavolo, ma pur mi son rattemperata. Rattemperati nel piagnere. Lat. Sibi
temperare. Ritenersi per contenersi, raffrenarsi, astenersi. Appena d’ucciderti si
ritenne. Lat. Abstinere se.
Retegnì, tegnì, fermà. Ritenere, tenere, impedire a una cosa il moto comin-
ciato, arrestare, fermare. Io mi riparai sul’uscio della camera, e volendo egli
entrare il ritenni. Lat. Cohibere, compescere, retinere.
Retificà, provà. Ratificare, confermare quello, che altri ha promesso per te.
Ratificare e confermare l’ordine di questi patti. Lat. Ratum habere. Retificare.
Confermassero e retificassero il matrimonio.
Retiras, scurtas. Rientrare per restrignersi in se; ritirarsi. Egli trovò tanto il
panno rientrato, che non vi trovò nulla.
Retirà, o tirà da vergù, someià a vergù v.g. dal pader o da la mader. Ri-trar-
re da alcuna cosa, vale somigliarla. Ond’e’ ritrae. Trarre per aver somiglianza;
ritrarre di comunale statura etc. traggono dalla madre e dal padre. Da quella
madre antica non ritrai. Ritrarre, ritirare.
Retiras al covert, tiras al segur, in salvo. Ritirarsi, ricoverarsi, ridursi. Però
sarebbe da ritirarsi in porto. Lat. Recipere se.
Retocà ‘n quader, una scritura. Ritoccare un’opera, aggiugnervi qualche
cosa, e lavorarvi sopra di nuovo, o ricorreggerla. Onde ritoccare una pittura,
una scrittura etc.
Retrà, cavà dal natural. Ritrarre, esemplare cavando dal naturale. Ivi la vidi,
e la ritrassi in carte. Lat. Effingere, xi, ictum. Esemplare, fare esemplo, ritrar-
re, effigiare. Ritrarre signica esemplare.
Retorchià, daga una torchiada da recò. Riprimere, di nuovo premere. Ne strin-
ga in far l’olio, quando ripreme. Lat. Comprimere.
Retrà vergu senza chel sen incorze; robaga ‘l retrag. Ritrarre alla macchia;
dicono i pittori.
Retrata, besdì, dì al incontrari de quel, che s’ha dig pruma. Ritrattare per disdir-
si. Aveva ritrattato quello, che egli aveva detto primieramente. Lat. Reprobare.
Retratà, mandà a mont ol tratat. Ritrattare, stornare. E misonsi a procacciar
di far ritrattar la vendita. Lat. Revocare.
1904
Revangà, tornà a trà zà i laor dig; o fag. [...]
441 Revedi i cung per menut, fas rend i cung per sutil, o su’l sutil. Sindacare,
tenere a sindacato, rivedere altrui il conto dell’amministrazione sottilmente, e
per la minuta col chidergliene ragione. Pecuniis repetundis rationem referre.
Revegnì in del aqua. Rinvenire si dice delle cose secche, e passe, che messe
nell’aqua s’ammoliscono, e rigonfiano. Con due, o tre giomelle d’uve secche
per botte al fuoco col medesimo vino rinvenute. Lat. Remollescere. Rinvenire,
contrario d’appassare, o d’appassire.
1905
Revoltà, voltà. Rivertere, rivoltare. L’un verso il mento, e l’altro in su river-
te. Lat. Convertere.
Reusin in bè, sortin in bè, o ‘n mal. Essergli incolto bene. Sortire per riusci-
re, succedere. Non ha così a pieno sortito il desiderato fine. Lat. Ex voto succe-
dere. Riuscire a lieto fine. Riuscire, aver effetto. E sempre riuscito male al co-
mune. lat. Succedere. Venire per succedere, riuscire. Lat. Succedere.
Reusì mal, avì cativa fì, andà mal. Misvenire per venir malfatto, aver mal
successo. Per turbar quello si mosse tale impresa, e misvennegli.
442 Ribelas. Ribellare, lasciare una setta, o una parte, e darsi a un’altra. Lat.
Desciscere. Deficere.
Ricef, chiapà, tuù, cetà. Ricevere, pigliare, e accettare o per amore, o per for-
za quello, che è dato e presentato.
Righignà dol caval. Anitrire. Perche ne frementi cavalli il vincitor siede, cioè
anitrenti. Lat. Hinnire.
Righignà dol asen. Ragghiare. Che pareva un asino che ragghiasse. Lat. Rudere.
Rigolà u’ sui só costúm, metel su só fà. Metter uno in sul suo filo, vale indi-
rizzarlo secondo suo stile e costume.
Rintegrà, resarcì, renovà. Rintegrare. Lat. Redintegrare. Reintegrato con lei l’a-
more. Reintegrare, ritornar la cosa né primi termini, rimetterla nel primo essere.
1906
Rigà. Rigare, lineare. Lat. Ducere lineas.
Rigolà, met in regola. Regolare, dar regola, ordinare, restringer sotto regola.
Regoliamo il nostro intendimento con misura di temperanza. Lat. Dirigere.
Rinà zò. Dirupinare, dirupare. Giù per la straripevole montagna etc. si dirupa-
va. Lat. Delabi.
Ricef, tuù, chiapà. Torre, e togliere per pigliare, prendere. Lat. Capere, accipere.
Rivà. Stendersi per arrivare, giugnere. Piè miei vostra ragion la non si stende;
cioè non arriva, non giugne. Lat. Pervenire.
Rivà ados a vergù impensadamet, trazal. Tarpare uno, trovarlo con astuzia,
e quando manco sel pensa e per lo più per offenderlo. Io vo’, che ‘l traditor tar-
piam discosto. Lat. Incautum opprimere.
443 Rivà, o andà al oregia, sentì a dì. Toccare gli orecchi, cioe pervenire agli orec-
chi. Lat. Ad aures pervenire.
Rivà, capità. Venire per arrivare, giugnere, comparire. Lat. Pervenire, advenire.
Rivá ‘n sò malora. Capitar male. I mali consigli de’ Ghibellini d’Italia etc. fe-
ciono mal capitare etc. Lat. Perdi. Perire.
Rivà al sò desegn, colpì quel ches voraf. Colpire. Quando a uno riesce feli-
cemente qualche suo fatto. Lat. Voti compotem fieri.
1907
Rivà. Divenire, per arrivare. Noi divenimmo intanto a piè del monte. Lat. Per-
venire, venire.
Rivà, redusis. Pervenire, arrivare, giugnere, condursi. Anzi era la cosa perve-
nuta a tanto, cioè ridotta a tale. Lat. Pervenire, advenire.
Rivà, zonz. Aggiugnere, arrivare. Il fondo loro insino a mezza gamba gli ag-
giugnea. Lat. Pertingere.
Rivà ‘n tep, o a tep. Arrivare a tempo. Vedrà s’arriva a tempo ogni virtute.
Rivà u’ che camina, zonzil, chiapal lugal in dol caminaga, o corega drè. Arri-
var uno, raggiugnerlo in camminando. Lat. Aliquem assequi. Raggiugnerlo nel
camminargli, e corrergli dietro.
Rivà a vergot, chiapal. Arrivare una cosa, pigliarla, essendoci alquanto lon-
tana, ond’ei convenga allungare il braccio. Lat. Aliquid assequi.
Rivà a vergot. Arrivare a una cosa, esser tanto grande, ch’ella s’aggiunga, e
possa pigliarsi. Lat. Ad aliquid pertingere.
Rivà, tocà. Attignere, toccare, arrivare. E come primo il dolce lido attigne. Lat.
Attingere.
Rivà. Battere. Il mare etc. dove elli batte, cioè dove egli arriva.
Rivà. Estendersi. Ove il bel guardo non s’estende, cioè non arriva.
Rivà ados, sovrazonz. Intraprendere, soprapprendere, sorprendere, soprag-
giugnere. E cosi furono gl’inimici intrapresi, disconfitti, e morti. Lat.
Opprimere, invadere.
Riverì, onorà . Reverire, portar, o far onor e riverenza.
444 Robà. Furare, rubare. E venga tosto, perche morte fura. Lat. Furari.
Rodolas, svoltras. Voltolarsi; rotolarsi. Lat. Se volvere.
Rodolà, rudublà. Roteare. Giravansi, e roteavansi sopra noi.
Rocolà, chiapà in da ret. Irretire, pigliar con rete, incalappiare. Lat. Irretire.
Rocolà, inganà. Inretire per ingannare, e far cader nelle insidie. Voi ornate li
vostri visi con diverse arti ad inretire i miseri. Lat. Decipere.
Rocolà, chiapà in dol rocol. Infrascare, avviluppare, incalappiare. D’infrascarmi
nella ragna co’ suoi ghigni, e frascherie. Lat. Intricari, involvere.
1908
Rogà un istrumet. Rogare, distendere, e sottoscrivere, che fanno i notai.
Rondà atoren, fa la ronda atoren a vergot. Aliare, aleggiare, cioè aggirarsi in-
torno ad alcuna cosa più che uom non suole. E aliava intorno Soria per entrarvi.
Perché io veggo aliare certi uccellacci di questi cittadini tutto ‘l di etc. Lat. Cir-
cumlustrare.
Rop i magie ù grà dol zach. Smagliare, romper le maglie. Contra colui ch’ogni
lorica smaglia. Lat. Dirumpere, effringere. Dismagliare, rompere, e spiccar le
maglie l’una dall’altra. Lat. Ansulas disiungere.
Rop ol nas ai bocai; faghen saltà zò ù chiapel. Sboccare i vasi, si dice quan-
do si rompe la lor bocca.
Rop ol cò, sturnì, o portà via ‘l cò. Rompere, o torre il capo altrui per infa-
stidirlo, e importunarlo. Lat. Obtundere.
Rop ol giaz, fà la cala. Rompere in ghiaccio, o il guado in una cosa, vale co-
minciare a impiegarsi, e a operare intorno di essa.
Rop dezù, o zezù, guastal. Rompere il digiuno, guastarlo. Lat. Ieiunium fran-
gere. Solvere il digiuno. Sendo io tornato a solvere il digiuno.
Rop la pas. Rompere pace. Per non romper pace agli Aretini. Lat. Pacem diri-
mere.
1909
445 Rop, desfà i armade; daga la rotta. Rompere per vincere, e sconfiggere eser-
citi in combattendo, furono caporali con loro a rompere il popol di Pisa. Lat.
Exercitum profligare; evertere. Disconfiggere. Così furono i nemici intrapresi,
disconfitti e morti. Lat. Profligare, avertere.
Rop, romp, rompì, scarpà. Rompere, far più parti d’una cosa intera guastan-
dola. Spezzare. Che col pie ruppe le tartaree porte. Lat. Rumpere, scindere.
Arrompere; rompere.
Rop, desfà. Intrarompere. Quando vide la schiera essere intrarotta, cioè rotta,
e sbaragliata.
Rop ol giaz. Rompere il guado, essere il primo a fare, o tentar di fare una cosa.
Lat. Glaciem scindere.
Rop la micizia. Guastare l’amicizia. Dissociare amicitiam.
Ropes; schiepas. Guastarsi, crepare, aprirsi.
Rop ol cò; secà; stufà. Rompere la fantasia, che vale importunare. Lat. Obtundere.
Rompere il capo, importunare.
Ropes del aqua, che bat in vergot, e la torna ‘ndrè. Rinfrangere, rifrange-
re. L’onda del mare, che percuote le piagge, ed ivi rifrange, e torna addietro.
Ropes, andà, o es in rotta. Dirompersi, adirarsi, venir in discordia, in dissensio-
ne. E vollonsi dirompere, se l’impossibilità non gli avesse tenuti. Lat. Irasci, indi-
gnari.
Rop, desordinà, met in desorden. Dirompere. Con le redini abbandonate cor-
rono sopra gli nemici, e dirompono gli ordini, e forano le schiere; guastare, rom-
pere, disordinare. Lat. Vastare, scindere.
Rop l’aqua. Dirompere l’acqua. Acciocche per lo loro notare l’acqua si batta,
e dirompa.
Rop la gnuca. Dinoccolare, romper la nuca. Dinoccolato rimase a mezzo osso.
Lat. Frangere cervicem.
Rop, sfracasà. Stracciare per rompere, fracassare, dissipare; essendo gia la
stracciata nave da paesani venduta. Lat. Frangere, rumpere.
Rosegà, rusgà, maià, o smaià, o rod; sgagnà. Corrodere, rodere, consumare a
poco a poco. La sua polvere la carne corrode. Lat. Corrodere. Rodere. Rosecchia-
re, rosicchiare, rodere, denticchiare. E per ira la rosecchiava intorno intorno.
1910
Roversà, voltà fò. Rinversare, riversare. Onde di, e notte si rinversa il gran
disio. Rovesciare.
Roversas, dà fò. Versarsi per subitamente, e furibondamente adirarsi. Lat.
Graviter indignari.
Rosegas, rusgas ol cúr, o rodis i vigere de rabia. Rodersi per consumarsi di
rabbia. Tutto in se medesimo si rodea.
Rozas sù, fas in roz, o a roz, o ‘n d’una rozada. Stormeggiare, fare stormi, adu-
narsi. I paesani stormeggiando da ogni parte s’accolsono a passi. Lat. Coire, con-
venire.
446 Rudublà sù ‘n dú fagot; infagotà. Inviluppare, involgere, avviluppare. Fatti
prendere i panni di lei ed inviluppare nel mantel del fante. Lat. Involvere.
Integere, illaqueare.
Rudublà, rodolà, svoltras. Voltare per voltolare, rotolare, rivoltarsi in giro
per terra. Lat Volutari, volvi.
Rumià, biasà a belasì. Rugumare, dentecchiare, masticchiare, biasciare. Lat.
Mandere. Ligurire. Ruminare. Far ritornare il cibo alla bocca mandato nello
stomaco non masticato per masticarlo ed è proprio degli animali del pie fesso.
Ruminare. Ruminar può ma non ha l’unghie fesse.
Ruinà, mandà, o fà ‘ndà ‘n precipizi. Pericolare, mandare in precipizio. Per
fare utilitade a se medesimo vorrebbe poter pericolare il cielo, e la terra. Lat.
Perdere, evertere, pessundare.
Ruinas, andà de mal. Rovinare, per perdere, e mandar male l’avere. E rovi-
nato rimase in povero stato. Se tu terrai questa vita tu rovinerai.
Ruminà col penser, pensaga det. Rugumare, ruminare, digrumare, riconsiderare,
e riandar col pensiero. Maria conserva tutte quelle parole, rugumandole nel cuor
suo. Lat. Mente revolvere, ruminari, reputare. Rivolgere per esaminar con la
mente, e discorrer seco medesimo varie cose tra se rivolgendo. Lat. Perpendere,
animadvertere.
Ruinà de ram, e de rais, sterminà. Sfolgorare per dissipare, sperperare, di-
sterminare li sudditi per la troppo asprezza non sieno sfolgorati, o per la trop-
pa benignita non diventino dissoluti. Lat. Funditus perdere.
Ruinà de fag in fì. Mettere in fondo, cioè in rovina, in esterminio, in estrema
calamità, e miseria. Lat. Perdere, pessundare.
Rumà, bodognà. Romoreggiare.
Rufianà sù vergot per daga bela vista. Arruffianare, rassettare, raffazzonare
una cosa ricoprendo li suoi diffetti per farla apparir più bella, o migliore. Lat.
Mangonizare.
Rufianas sù. Aruffianarsi, rassettarsi, raffazzonarsi ricoprendo li suoi difetti
per apparir più bello. Lat. Exornari.
1911
Rusias, o taias i pagn in di pieghe. Ricidersi, rompersi, che fanno li drappi
in sú le pieghe. Lat. Findi.
Rustì, strasì, incochiì, secà. Riardere, diseccare per troppo freddo, o per trop-
po caldo, o mordacità d’unori. I venti, che arrostiscono e riardono. Riarsi d’in-
vidia. Lat. Torrere, adurere.
Ruzà; dà di urtò. Urtare con qualche forza in una folla. Lat. Urgere.
4471
4482
449 Verbi. Lettera S
Sadolà, sazià, tuú la voia. Saziare, soddisfare interamente all’appetito, al sen-
so. Acciocchè gli occhi saziasse di ciò etc. Lat. Satiare; explere.
Saltà fò da u’ luch al oter. Saltare per trapassare da un lato a un altro con gran
prestezza. Lat. Transilire.
Saltà fò. Saltare, lasciar di mezzo. E così figurando ‘l paradiso, convien saltar
lo sacrato poema. Lat. Intermittere.
Saltà i ug fò dol cò; borega fò dol cò. Schizzare gli occhi della testa. E gli
suoi occhi infiammati di lucida rossezza pareva, che della testa schizzar gli vo-
lessero. Erumpere oculos.
1 Pagina bianca.
2 Pagina bianca.
1912
Salas, deventà salat. Insalarsi, divenir salso, insalato. Dove l’acqua di Tevere
s’insala. Lat. Salsum fieri.
Salasà, cavà sangu, fà missiò de sangu. Segnare per cavar sangue. D’amendue
le tempie, e di ciascuna gamba delle vene usate si segni. Lat. Sanguinem mittere.
Saltà da u’ parlà in l’oter, per no’ savì che dì. Dir di secco in secco, cioè en-
trar in ragionamenti diversi da primi, mancando materia.
Saldà. Risaldare, saldare. Chi m’ha ‘l fianco ferito, e chi ‘l risalda? Fu rifatto,
e risaldato l’orciuolo. Lat. Solidare.
Salvà, o guarnà vergot. Far riservo di qualche cosa, riserbare, riservare, ser-
bare. Lat. Servare, reservare.
Salvà la vita. Riservare la morte, cioè salvare, scampare. Riserbasse la vita del
detto fanciullo, cioè salvasse.
Salarià, dà un tant. Prezzolare, condurre per prezzo. Che Lucano prezzolas-
se la meretrice. Che questi servigi prezzolata faceva. Lat. Mercede conducere.
450 Saldà la ferida. Saldare la ferita. Lat. Vulnus conglutinare.
Saldà l’or. Saldare l’oro, dargli la saldatura. Lat. Agglutinare aurum.
Saltà la fevra a vergù. Pigliare la febbre uno; assalirlo la febbre, cominciar-
gli la febbre.
Saltà a pè dog. Saltare co’ piedi giunti, cioè insieme senza muoversi l’uno
dall’altro. Lat. Iunctis pedibus saltare.
Saldà, fà stà firem. Consolidare, saldare, confermare, assodare, riunire insie-
me consolidandosi più forte nella speranza della misericordia di Dio. Lat.
Consolidare, confirmare.
Salvà per i l’ora. Serbare per indugiare, differire. Con lui intendo di starmi, e
di lavorare mentre son giovane, e le ferie serbarmi a far, quando sarò vecchia.
Lat. Differre.
Salvà, guarnà, tegnì lì; conservà. Serbare, conservare. La tua fortuna tanto
onor ti serba, che. Lat. Servare, custodire, tueri. Servare, serbare. D’esser ser-
vato alla stagion più tarda.
Saldà, francà. Sodare, assodare, consolidare. Voglionsi si sodare, che l’acqua
non possa trapelare. Lat. Solidare.
1913
Saltà in fregoi, in fregole, in gandaie. Schiantarsi. Umilia la pece, che non si
schianta etc. poi al tempo del freddo.
Saltà i grì ‘n dol cò. Pigliare il grillo, lo stesso, che imbronciare. Poi fantasti-
ca, e lunatica. Piglia qualche grillo. Montare, o saltare il grillo. Lat. Alicui bi-
lem moveri.
Saltà det di frize, o i frizze. Frizzare, quel dolore, che nasce dal mordicare,
quando però non è eccessivo.
Salvà fò; scapola fò, andà scapol, busala fò. Scampare per liberarsi da perico-
lo, e salvarsi. Non veggio, ove scampar mi possa ormai. Lat. Evadere; effugere.
Sasà, lapidà, dà, o trà di sasade. Allapidare, lapidare. Pregava per coloro, che
lui allapidavano. Lapidibus appetere. Lapidare.
Savighen, o ‘ntend più di oter. Soprantendere. Possiamo arditamente con-
chiudere, che questo sia stato un soprassapere. Esser superiore agli altri in
sapere, e intendere.
Savagià. Ragguazzare, diguazzare. Comincia a ragguazzare i maccheroni,
avviluppa, e caccia giù.
Savì de cúng. Saper di ragione, saper di abbaco. Lat. Arithemeticam scire.
Savi de barca menà vegna quel, che sà vegn. Aver mantello per ogni acqua,
esser ricco de’ partiti in tutte l’occasioni. Io ho mantello a ogni acqua.
451 Savis trà l’aqua da dos in tug i cas. Aver mantello per ogni acqua, esser ricco
de partiti in tutte l’occasioni.
Savisga, tegnisga, o tegnesga, stimas. Tenersi savio, riputarsi, stimarsi savio. Più
che gl’Iddii, e gli altri uomini savio tenendosi. Lat. Se sapientem existimare.
Savil a sera ug. Saperlo a chius occhi.
Sanglotì, avi ‘l sanglot. Singhiozzare, far singhiozzo. E se per avventura alcu-
no di loro tosse, o starnuta, o singhiozza si non campera egli d’esser battuto.
Lat. Singultire.
1914
Samnas i ave. Andar in colonia, mandar in colonia. Quando l’api nate sono
molto prosperevoli, e la progenie in colonia voglion mandare etc.
Savagià. Guazzare, dibattere cose liquide dentro a vaso. Il diguazzerai con la
morchia cruda etc. Rimenati intorno, in entro guazzati mirabilmente purgano
i vaselli, e danno loro odore, e sapore etc. Lat. Agitare, tundere.
Savagias. Guazzare è il muoversi, che fà l’acqua ne vasi scemi, quando son
mossi. Lat. Agitari.
Savì vergot per avil sentit a dì. Risapere, saper le cose o per relazione, o per
fama. Se ‘l mio marito risapesse etc. O di risaperlo, o d’udirlo. Lat. Rescire.
Savin, che n’è. Saper, che n’è, cioè quel, che se ne può sapere.
Savì. Sapere, aver certa cognizion d’una cosa per via di ragione. Dio lo si sa
qual poi mia vita fusi. Salsi colei, che la cagion mi porse. Lat. Scire.
Savì fà tat. Saper far tanto, cioè di maniera. Io seppi tanto fare, che io costà su
ti feci salire.
Savì a ment. Sapere a mente.
Savì quel, che boi in da pignata. Saper quel, che bolle in pentola, cioè saper
quel che si tratta, o si macchia.
Savì de mal, grevà, pisà. Pesare per rincrescere, dispiacere. Mi pesa si, che a
lagrimar m’invita. Lat. Displicere, molestum esse, miserere.
Savighen sovra i cop, o sovra la broca. Sentire avanti, intendere, e sapere
assai. E nelle cose di Dio senti molto avanti. Lat. Scientia excellere.
Savì vergot da vergu. Avere qualcosa da alcuno. Donde tu tè l’abbi niuna co-
sa te ne nasconderò; cioè donde tu te lo sappi.
Savì vergot per zarabotana. Saper qualche cosa per cerbottana, cioè col mezzo
di segreta persona.
Savì; avì. Aversi. E per lettere de’ nostri cittadini degni di fede s’ebbe, cioè s’inte-
se.
Sazà, tastà denag. Pregustare, prelibare, gustare avanti, assaggiare. Praeli-
bare, praegustare, degustare.
Sazà; met sù la boca. Sazà, gustà. Abbeverare, por la bocca a un qualche vaso
pieno di liquore e bevverne alquanto. Lat. Libare; gustare. Delibare, gustare,
assaggiare. Doppia dolcezza in un volto delibo. Lat. Delibare.
Savil quei de la cagiada. Essere scritto pe’ boccali. Lat. Notum esse lippis, et
tonsoribus.
Savì denag. Antisapere, sapere avanti. Piuttosto, che antisapere, o antivedere
etc. Lat. Praescire, praevidere.
1915
Savì quag an cova; es scozonat. Essere scozzonato, sperimentato, pratico,
avveduto. E indovinossi, ch’era scozzonato. Lat. Esse cautum, versutum.
452 Sbasà, basà, piegà zò. Inchinare, chinare, abbassare. Ch’ogni dur rompe, e ogni
altezza inchina. Lat. Inflectere. Dibassare, abbassare. In Socrate era segno d’ira,
quando la bocca dibassa. Bassare, abbassare, chinare. S’avveggano del montare,
o bassar di stato. Lat. Demittere; deprimere. Declinare; e costei li declina. Lat.
Deprimere.
Sbasas ol sol. Abbassare, declinare. Ma quando venne all’abbassar del gior-
no. Lat. Ad occasum tendere.
Sbasas. Dibassarsi per diminuire, mancare. Ogni animo infermo per biasimo
si dibassa, overo per lode s’innalza. Lat. Imminui. Deficere.
Sbasas, scavas sot. Abbassarsi, affondare, adentrare. Lat. Excavari.
Sbalzà ù; zugan det a la bala. Balzare; o pallare, cioè sbalzare uno a guisa di
palla. Tanto fue menato, e pallato in quà, e ‘n là, ch’egli morio.
Sbalzà, met sù i sbalz vergù. Sedurre, sodurre; distorre altrui con inganno dal
bene, e tirarlo al male, sollevare, commovere. Lat. Seducere, in fraudem inducere.
Metter uno in sul curro, vale persuaderlo a checchesia mostrandoglielo agevole.
Sbalzà u’ da u’ lúch all’oter. Trabalzare, o strabalzare, mandar chicchesia in
quà e ‘n là con ischerno, e con istrapazzo.
Sbarcà, metes in terra. Porre per isbarcare, mettere in terra. Andato oltrema-
re etc. puosono in Egitto.
Sbasorgnà. Baciucchiare (frequentativo).
Sbarufà, patuzà sù. Abbaruffare, rabbaruffare, confondere, scompigliare, met-
ter sozzopra. Lat. Confundere, perturbare.
Sbasis, murì, tirà i calzeg. Basire, mandar fuor lo spirito, morire. Le calze egli
ha tirato, ed è basito. Lat. Exhalare animam.
Sbat, trà, o butà via. Gettar via è rimover da se checchesia come inutile, su-
perfluo, dannoso, noioso. Gettato via la spada. Lat. Proiicere.
Sbat in terra, butà ‘n terra. Battere per abbattere, gettar con violenza. Lo
battè in terra morto, che mai non fè parola. Lat. Proiicere; diruere; superare.
Gettare in terra. Siccome Penestrino in terra getti; abbattere, rovinare.
Sbat i deg, i mà. Battere per percuotere insieme. Tremando, e battendo i denti
etc. Battendosi a palme comiciò a gridare. Lat. Concutere.
Sbat la polver fò di pagn; o sbat fò i pagn. Trarre la polvere de’ panni; sca-
matare i panni. Lat. Rudicula curare.
Sbarà ‘l schiop, descargal, vudal. Scaricare l’archibuso, e farne uscir la cari-
ca col darle fuoco. Lat. Sclopum displodere.
1916
Sbarufas, sbertinas, saltas in di cavei, per i cavei; o boris in di cavei, e tiras
per i cavei. Scarmigliarsi è azzuffarsi quasi graffiandosi, guastandosi gli abiti, e
disordinandosi i capelli. E poi si scarmigliarono insieme. Rabbaruffarsi; azzuffar-
si insieme, accapigliarsi. Lat. Se mutuo percutere.
Sbat i mà, butale via. Tragettare le mani, sconciatamente scuoterle. Iactare manus.
Sbat ol cò de zà, e de là. Tragettare il capo per gettarlo in quà, e ‘n là, sconciata-
mente scuoterlo. I tori tragettan le corna in voto. Lat. Iactare, vel exentere caput.
Sbampis, orezas. Svanire, dicesi del vino, che perde il suo spirito. Lat. Evanidum
fieri.
Sbasì, andà in acident, svegnì. Basire, svenire, venirsi meno, pedere il sentimen-
to. Il Senato basi di paura. Lat. Consternari, animo deficere.
Sbarà, fà sbar, schiopà. Scoppiare per far romore, come quello delli archibu-
si. Dinanzi scoppia, e manda in aria il tuono. Lat. Displodi.
Sbandas. Sbandare. Al grido del suo venire sbandarono. Lat. Dilabi; vel ordi-
nem deserere.
Sbat; sgurlì. Scuotere, muovere, ed agitare una cosa violentemente. Lat. Con-
cutere.
1917
Sbandà, sburì, sborà via, decipà. Disbarattare, sbaragliare, sbarattare. Assaliro i
nemici per si gran forza, che a una spronata li disbarattaro. Lat. In fugam coniice-
re, praecipitare, disperdere, dissipare. Disunire, mettendo in confusione, in fuga,
in rotta. Sbarratare. E così detta armata tutta si sbarratò. Rinaldo assale, apre, e sba-
raglia le schiere avverse.
Sbadazà, sbaratà fò, avri intras. Sbarrare per largamente aprire, spalancare.
Lat. Patefacere.
Sbat. Sbattere, spressamente battere. Fanno un grande sbatter d’ali. Lat. Concutere.
Sbagutì, met pora. Sbigottire, metter paura. E la paura delle salvatiche fiere
la sbigottiva forte. Lat. Perterrefacere, timorem incutere.
Sbagutis. Sbigottire, perdersi d’animo, impaurire. La donna senza sbigottir punto
con voce assai piacevole rispose. Lat. Animo cadere, pavere.
Sbadaclà, sbadachià. Sbadigliare, aprir la bocca raccogliendo il fiato, poscia
mandandol fuora, e ciò si cagiona da sonno, rincrescimento, negligenza. Lat.
Oscitare.
Sbat la pliza, o ‘l plizò. Sbat la bora. Scuotere il pelliccione, si dice dell’uso
dell’atto venereo per ricoprire la disonestà.
Sbagutì vergù, palpal, metega pora, levaga l’anim. Invilire, far diventar vi-
le, spaurire, tor l’animo. Dopo lunga difesa gl’invilirono, e ruppono. Lat. Per-
terrefacere, deterrere.
Sbalanzà. Librare, pesare. Librar con giusta lance. Lat. Librare, perpendere.
Sbat. Dibattere, batter in quà, e ‘n là prestamente con checchesisia dentro a
vaso materie viscose, per stemperarle, o incorporarle insieme. E tutte queste
cose siano mischiate insieme, e ben dibattute. Uova dibattute. Lat. Tundere,
contundere.
454 Sbat i mà. Battersi a palme. Battendosi a palme cominciò a gridare.
Sbat; sgurlì. Dibattere, percuotere insieme con prestezza. Dibatterò i denti.
Torcendo, e dibattendo il corno aguto, cioè crollando. Cadeva in terra, e dibat-
teva, e schiumava la bocca. Lat. Collidere.
Sbasas, calà zò, andà zò. Dechinare, calare, andare all’ingiù, abbassarsi. Ma
vedi già, come dechina il giorno. Lat. Declinare.
Sbarufà i cavei, la barba. Arruffare, sconciare, disordinare i peli del capo,
della barba, e simili. Arruffammoci il capo, e spargemmo i capelli, e contrafa-
cemmoci quanto potemmo. Lat. Capillos perturbare.
Sbasas, degond zò. Avvallarsi, calare, scender a basso. Avvallando tuttavia
d’alto in basso a poco a poco. Lat. Descendere.
Sbagutis. Sconfortarsi per isbigottirsi. Madonna non vi sconfortate prima, che
vi bisogni.
1918
Sbadazà fò intras. Spalancare, largamente aprire. E spalancata questa porta con
una spinta. Lat. Patefacere.
Sbarà ‘l schiop, trà. Sparar l’archibuso, dargli fuoco per iscaricarlo. Muovesi
allora il cacciatore in fretta, e alla volta sua ne va tentone. Tanto che spari, e che
gli dia la stretta.
Sbasà. Adimare, chinare, abbassare. Mi disse adima il viso, e guarda come tu
se’ volto. Demittere, deiicere.
Sbagazà; chiuchià bè. Tracannare, cioncare. Lat. Largius bibere.
Sberlà i pagn. Schiantare i panni. Che tutta la pelle le s’aprisse, ed ischiantas-
se. Lat. Scindere vestes.
Sbefà. Scoccoveggiare per beffare, burlare. Scoccoveggiato egli è sempre in
casa. Beffare, metter in ischerzo il male, e ‘l difetto altrui. E d’un pomo bef-
fata al fin Gidippe. Lat. Irridere.
Sberpà fò i ug. Sbarrare gli occhi. Perch’io avanti attento l’occhio sbarro. Lat.
Patefacere oculos.
Sbefà, e dà di racade. Schergnià, fà di scheregn a vergù. Rimprocciare, è
quasi rimproverando schernire. Rimprocciando li Fiorentini di lor viltade. Lat.
Obiicere. Straziare per beffare, burlare, schernire. Strazeggiare. Tu non ci do-
vevi però straziare, come fatto hai. Lat. Illudere; irridere alicui.
Sberpà. Squarciare. Così si squarcia la bocca tua, cioè s’apre, e spalanca. Lat.
Patefacere.
Sberpà fò; mosà, petà lì lampant sot ai ug. Squadernare per manifestare, a-
pertamente mostrare. E squadernava, intendetemi bene, con riverenza il fondo
delle rene. Lat. Patefacere, aperire.
Sbertinas, tiras per i cavei, zufas, bestiras. Scarpas i cavei fò dol cò. Acca-
pigliarsi, tirarsi l’un con l’altro i capelli azzuffandosi. Mentre l’uno, e l’altro
s’accapiglia. Lat. Sibi mutuo comam vellere.
Sbertinà, sbarufà, bestirà per i cavei, scarpaga i cavei fò dol co. Scapiglia-
re, scompigliare i capelli sparpagliandoli. Scapigliolla, graffiolla morsechiol-
la, e ogni altro oltraggio le fece. Comam alicui turbare, vellere.
455 Sbiotà, cavà fò biot, nud. Nudare, spogliare ignudo. Lat. Nudare, denudare.
Ignudare, rendere ignudo. Acciocchè ‘l tempo non ignudi la terra.
Sbiotà u’, venziga tug i daner, fal frà. Sbusare, vincere a uno tutti suo’ dana-
ri. Rivela, sbusa, arrabuffa, cernecchia.
1919
destrezza. Per venire a questa bramata, e tante volte schippita pugna. Scamoiare,
fuggir via con prestezza (parola di bassa lega). Lat. Solum vertere. Svignare, che è
fuggir con prestezza, e nascosamente, (voce bassa). Lat. Solum vertere. Sbiettare
di chi con prestezza, e nascosamente quasi figgendo si parte scappando via.
Sbiotà la cà, faga ‘l spoi, portaga via tut. Dare una spogliazza a una casa, e
votarla.
Sbocà dol fiúm; che và det. Metter foce, cioè entrare del fiume. Dal fiume di
Tanai in Soldania, che mette foce in sul Maggiore. Lat. Influere.
Sborà ‘l gos, ol magò con vergù, diga l’anim sò; cantagla. Rimbrottare, rampo-
gnare uno, o cantar il vespro a uno, dirgli liberamente l’animo suo, riprenderlo ga-
gliardamente. Lat. Conviciari, contumeliam, vel convicia dicere, vel libere loqui.
Sbogias de grignà, crapà de grignà; fas andà la boca fina ai oregie de grignà,
avris, scarpas. Scoppiar delle risa. Ridere squaccheratamente, cioè con grande
strepito, sconciamente spalancata la bocca. In cachinnorum lasciviam dissolvi.
Sbogià fò, schiopà fò, crapà fò. Scoppiare, spaccarsi, o aprirsi si dice di quel-
le cose, che per la troppa pienezza, o altra violenza s’aprono, e si rompono per
lo più facendo strepito. Anzi le scoppiò il cuore, e cadde morta. Sicchè a Fio-
renza fa scoppiar la pancia. Lat. Disrumpi.
Sbogià fò, sbocà fò, bor fò, vegn fò a sgorgade l’aqua. Sgorgare, sboccare, tra-
boccare, lo che fanno le acque; uscir dal gorgo. Lat. Influere, egeri, se egerere.
Sborà ‘l stomech, ol gos, o soral. Sfogare il petto, cioè l’animo. E gli occhi
onde di e notte si rinversa il gran disio per isfogare il petto.
456 Sbocà di fiúm. Metter capo de’ fiumi, cioè sboccare, sgorgare o in mare, o in
1920
altro fiume. Lat. Egerere. Far foce, sboccare. Dove fá foce di costa alla città
d’Ostia. Lat. Egerere. Sboccare si dice de fiumi, o d’altre acque, quando per
la loro foce mettono in mare, o in altro fiume. L’Arno sboccò al fosso Arnoni-
co, e al Borgo delle campane nello stagno. Lat. Egeri.
Sbogias, crapà. Sbonzolare; il cader interamente degl’intestini nella coglia. E
sbonzola domen, che è berlingaccio, cioè mangia tanto, che tu crepi. Lat. In-
testina in scrotum decidere.
Sbogias, o crapà in di fadighe. Scoppiarsi sotto le fatiche.
Sboldrigà sù. Arrocchiare. La padrona arrocchia a menar fava.
Sborà ‘l gos, voltà fó ‘l sach. Pigliare il sacco nel pellicino, e votarlo affatto,
ed è il dire ad altrui, e senza rispetto, o ritegno tutto quanto quel che uom sa.
E pur pregan, ch’io rovesci del sacchetto il pellicino. Sborrare. L’essersi tro-
vato un sborrò il rattenuto da tutti.
Sborfà; o sbrofà. Innaffiare leggiermente bagnare, che è proprio anche de’ pa-
vimenti delle case, quando si vogliono spazzare per non far polvere. Annaf-
fiare. Lat. Adaquare, irrigare.
Sborà, dà sboro, sfogà, esalà. Scialare, sfogare, esalare. Dicono, e proferisco-
no per iscialare l’amor del cuore, parole disoneste. Si sciala lo dolore etc. Per
lo molto parlar di quello, che amano, si scialino un poco, e trovino solazzo, e
refrigerio del fervente amore, che hanno dentro. Lat. Exhalare.
Sborà chi ‘n zà, chi ‘n là. Sciarrare, sbarattare, sbarragliare, metter in rotta. Onde
l’oste fu tutta sciarrata. Sciarrò tutta la detta armata. Lat. Dissipare, profligare.
Sborfà, o sbrofà. Spruzzare, spruffare. E queste spruffar si vogliono con l’ac-
qua mulsa. Sprazzare. Si sprazzi su il vin vecchio. Lat. Conspergere, asperge-
re, leviter aspergere.
Sborgnà fò, dà fò l’anfiadura. Dar in fuori si dice di nascenze, o d’altri malo-
ri, che mostrano enfiamento.
Sbratà ‘l pais, spazà, o tuú trentú da u’ luch, levà i tamazui; fà fagot, an-
dasen. Spacciare, uscire d’un luogo, lasciarlo libero. Il signor temendo il furor
di quel popolo ubbidì, e spacciò la città di sua persona. Votar la terra, cioè par-
tire, e disgombrare.
1921
spedire. Sono presi da diletti della carne, che non par, che se ne possano mai
sbrattare. Lat. Expedire, extricare.
Sbragagnà vergot, stantà per avil; sfadigas per avila. Faticare una cosa, af-
faticarsi per acquistarla, che più comunemente si dice affaticarsela. Per sua
cortesia fu senza preda, lasciandola a chi l’aveva faticata.
Sbratà, spazà, fà San Martì, andasen, netà ‘l pais, bat ol tacò, fasla, dà lu-
ch, andà fò de cà, tuù trentù. Sgomberare assolutamente vale uscirsi, andar
via sotto pena dell’avere, e delle persone doveano sgomberar Lucca, e ‘l con-
tado in frà tre di. Comando, che sgombrasse l’isola. Sgombrare il paese, uscir-
ne. Lat. Demigrare.
Sbratà, spazà, portà via, netà fò. Sgombrare, portar via semplicemente. Adu-
nar sempre quel, che un ora sgombre. Lat. Exportare.
Sbratà, spedì, da fì, sbrigà. Spedire, spacciare, terminare, dar fine con prestezza.
Lat. Expedire. Sbrigare. Sbrigati di far tosto quello, che tu dei fare. Sbrigarsi.
Sbrigà. Spacciare per ispedire. Ogni suo fatto in Rodi avendo spacciato. Lat.
Expedire. Dar fine con prestezza a operazione, che s’ha fra mano. Lat. Expedire
se. Disbrigare, risolvere. Hae a disbrigare questa quistione. Lat. Solvere, dirimere.
Sbrotolà, srarì i piante. Schiarire gli alberi, vale potarli chiari, cioè bene, la-
sciando loro pochi ramicelli.
Sbrotolà i piante. Dibruscare. Che gli ulivi abbiano molto bisogno d’esser po-
tati etc. Usano solo di dibruscarli; cioè quando gli ulivi hanno troppo folti i ra-
mi giovani, e le vermene dentro scemarli. Lat. Interadere v. g. olivetum.
Sbrotolà i ram, tuga zò la foia, o taiagla zò. Sbucare, levar via la foglia a
rami a guisa che fa il bruco. E sbrucale, e dibucciale in un tratto. Lat. Folia
detrahere.
Sbraì di porcei. Stridere, quel gridar acuto del porco, quando è ferito. Stri-
desse come i porci, e come i sorci. Lat. Stridere.
Sbraì, strilà, tiflà, trà fà di tivoi; cridà. Strillare, stridere. Venne la femmina
stridendo. A stridera a guisa, che imperversato fosse. Lat. Stridere.
1922
Sbrotolà i bosch, netai. Stipare i boschi, tagliandone via la stipa, cioè i sterpi.
Sbreglà, cridà serat. Gridare, mandar fuori la voce con alto suono, e strepi-
toso. Martellino gridava mercè per Dio. Lat. Clamare.
Sbrinzà, fà di sbrinze. Sbrandellare, strambellare, spiccar brani. Erano stram-
bellati que’, ch’eran per terra. Lat. Dilaniare.
Sbraià, cridà sù a olta vos. Vociferare.
Subisà. Abissare, profondare. Abissami in amore, cioè internami. Nabissare.
Temeano, che non nabissasse tutta quella provincia per così gran peccato.
Sbusà fò. Sbucare, uscir della buca. Traforare per travalciare. Perché i tordi
impaniati non traforino la siepe.
Sburlà, o sbutà là, o inag. Mandare oltre. La donna arrabbiata datovi delle
mani il mandò oltre, cioè spinse, o sospinse. Lat. Impellere.
Sbusà col trapen, trepanà. Trapanare, forar col trapano. Lat. Terebrare.
458 Sbutà, sburlà, sduchià, spenz; sponchià, o cazà via, o inag. Urtare, spignere
incontro con impeto, e violenza. Lat. Urgere, impellere. Pignere, far forza di ri-
muover da se, o da cacciar oltre chicchesisia. Del vento, che mi pinse in questi
scogli. Cominciano a sdegnare, e a pigner l’un con l’altro i cavalli. Lat. Impellere.
Sbusà det, andà inag; cazas det. Forare per passar oltre, penetrar dentro. Bri-
gossi di venir forando i più segreti luoghi dell’eremo etc.
Sbusà fò, vegn fò dol bus, o dela busa. Sbucare.
Sbudelà, sventrà, cavà i budei. Sbudellare, ferire in guisa, che gli escano le
budella. Lat. Exenterare.
Sburlà, o sbutà indre, cazà ‘ndrè. Ributtare, far tornare, o rivoltar indietro per
forza chi cerca venire avanti. Rispignere. Fediti, e ributtati indietro. Lat. Reiicere.
Sbusà, fá di bus, forà. Pertugiare, bucare, far pertugio, o pertusare, perforare,
forare, trafiggere. Lat. Perforare.
Scanzelà, levà, o tuù via. Stinguere, estinguere, cancellare, tor via. Lat.
Extinguere, delere.
Scartabelà, voltà fò bè i liber. Squadernare, volgere, e rivolgere minutamen-
te le carte de libri. E che squaderni bene i libri de’ savi, e che li legga molte
volte. Lat. Versare libros.
Scarpas, avris de grignà. Scoppiare delle risa, ridere squaccheratamente. Lat.
In cachinnorum lasciviam dissolvi.
Scapà fò di mà de vergù. Svilupparsi dalle mani d’alcuno; uscir di mano, scap-
pare. Tu mi eri quasi uscito delle mani; ora ti ho non so come ritrovato. Lat. Ef-
fugere.
1923
Scaias ol legn. Sverzarsi, scheggiarsi. Levarsi delle sverze al legno. Succidio,
vecchio, e sverzato il cerchiello, cioè alquanto scheggiato.
Scarbuntis, sugà in manera, che quasi al se brusati quel, ches suga. Succiare
per rasciugare, e riardere. Cui rossa fiamma succia.
Scapà fò de boca di parole. Uscir di bocca a uno parole, vale venirgli dette
inconsideratamente. Lat. Verba excidere.
Scambias da quel, che s’è. Trarsi dalla propria immagine, cioè trasformarsi.
Io sentì trarmi dalla propria immago, cioè trasformarmi.
Scapà dai mà, borlà fò di mà. Cader di mano. Veggio di man cadermi ogni
speranza, cioè essermi tolta.
Scavà, cavà sot, descalzà. Scavare, quasi sotto cavare, affondare, far buca.
Fiumi con loro empito scavano, e scalzano le ripe delle possessioni, e fannole
rovinare. Lat. Effodere.
Scavalcà vergù, daga la cavalcheta, tral da caval. Scavallare uno, farlo ca-
der di grazia, o di grado, entrandovi tu.
1924
‘mparà a scrif, o a desegnà. Scarabocchiare, schiccherare proprio imbrattar
fogli nello ‘mparare a scrivere, o disegnare. Senza aver tutto di a schiccherar
le mura a modo, che fa la lumaca.
Scanà, taià i canei de la gola. Scannare, tagliare la canna della gola. Lat. Iugulare.
Scapolala fò, busala fò, andà scapol. Salvas. Scampare per liberarsi da peri-
colo, e salvarsi. Non veggio, ove scampar mi possa omai.
460 Scalà, pond la scala, dove as vúl andà sù. Scalare, appoggiare, o appiccare
la scala a dove si vuol salire.
Scagazzà. Scacazzare.
Scalcagnà, andà sù coi pè. Scalcheggiare. Perché sempre sogliono, quando son
forti scalcheggiare la chiesa. Si che ogni villanel te non scalcheggi. Lat. Concul-
care.
Scambià, fà cambi de vergot con vergot oter. Scambiare, dare, o pigliare una
cosa in cambio d’un’altra. Lat. Immutare.
Scapà fò dol laz, o de la lazera, busala fò. Scalappiare, uscir dal calappio,
vale anche uscir dalle insidie, nelle quali l’uomo è incalappiato. Lat. Effugere.
1925
Scansà, tegni lontà impò. Cansare, alquanto allontanare, e discostare. Lat.
Dimovere; amovere.
Scapolà la mort. Campar la morte, liberarsi, scampar dalla morte. Per la quale
campiamo l’eternal morte.
Scapolala, es iscapol, andà a salvamet. Campare, uscir di pericolo, salvarsi. Se
io campo di questa, ella se ne potrà ben prima morir di voglia. Lat. Evadere,
incolumen servari.
Scapolà, fà scapol vergù, salval. Campare alcuno. Se mi volete punto di bene, e
voletemi da morte campare etc. Lat. Servare, liberare, eripere aliquem.
Scalcagnà. Calcare, tener sotto, opprimere, conculcare, oppressare. Lat. Calcare,
conculcare, comprimere.
Scartà, butà via. Schiappolare, scartare.
Scalzà, scavà atoren. Cavare attorno, zappare attorno, o intorno; scalzare. Lat.
Circumfodere.
Scartà, fà zò vergù, o vergot. Scartare, cioè ricusare persona, o consiglio.
Così fu scartata la sentenza di Cecina.
Scartezà zò vergù. Dare il cardo ad alcuno, dir di lui aspramente male.
Scaturì, vegn fò, nas fò. Sorgere, surgere per rampollare, scaturire. Chiara
fontana in quel medesimo bosco surgea d’un sasso. Lat. Scaturire.
Scarpà ol mostaz, la sguanza, i golte. Sguanciare, guastare, e rompere la
guancia. Chi non si leverebbe in superbia a sguanciare le bocche de’ lioni, a
spezzar le braccia degli orsi?
Scapà zò, trà. Scoccare, scattare, lo scappare, che fanno le cose tese da quel-
le, che le ritengono, come archi etc.
Scalcagnà, tegn sot; coconat, o coconà vergù. Deprimere, tener sotto, concul-
care. Ed in un caso l’esalti, o in un altro il deprimi. Lat. Deprimere, proterere.
461 Scarpas, avris a cridà. Arrangolare è aprir la bocca, o la gola gridando sfor-
zatamente. Potetti arrangolar, potetti dire.
Scampanà atoren, devolgà. Divolgare, divulgare, far noto, pubblicare all’uni-
versale. Divolgata la boce, e la fama. Lat. Divulgare.
Scapà la penna, fà eror de penna. Scorrere la penna. Scorsegli la penna, e scris-
se tremila.
Scarpinà; soletà, met i solete ai calze, refà i scarpì. Rimpedulare, vale rifar
il pedule. Riscapinare, scappinare, rifar il pedule.
Scapolala, o busala fò per ol bus dol stampe, ne savì a che foza. Uscirne pel rot-
to della cuffia. Liberarsi da pericolo senza spesa interesse, o noia. Lat. Impune abire.
1926
Scapà, biusgà, scor, cor. Scorrere, correre, e dicesi di cose lubriche, unte, e
agevoli a sdrucciolare.
Schevezà ‘l col a una tosa, negala, maridala mal. Affogare una fanciulla, si
dice quando si marita male. Figlia mia io t’ho affogata, so, ch’io t’ho mal
maritata.
Schernià, sbefà, fà di scheregn di sberlef, tuusen det spas, grignà drè. Scher-
nire, far schernie, o scherne, o scherno, dispregiare alla scoperta, strapazzare,
fare scherno a diletto. È poco senno il dilettarsi di schernire altrui. Lat. Subsan-
nare.
Schiepà u’ legn, tral, o fal in tape. Schiappare un legno, vale farne schegge.
Lat. In assulas, dividere lignum.
Schivà, scansà, fuz, schibià. Cessare, sfuggire, schifare, rimuovere. Schenzire, per
scansare, schienzire. Le avversità potessi schenzire, o schifare. Chichibio cessò la
sua mala ventura. Cristo in quanto uomo pregò il Padre, che cessasse il calice della
sua passione, è nol cessò etc. Lat. Depellere, evitare, amovere, effugere.
Schizà l’ug, fà ‘n segna col ug, dà zò dol ug. Ammiccare, accennar con gli
occhi, far d’occhio, dar d’occhio. Io pur sorrisi come l’uom, che ammicca. Chiu-
der l’occhiolino; è accenar, con l’occhio a uno più nascosamente, che si può.
Margutte un occhiolin chiude, ed ascolta. Lat. Nictare.
Schità. Sprizzare. E sprizzando da lungi parea ariento vivo, che ad alcuna cosa
premuta minutamente sprizzasse.
Schiaris la vos. Rischiararsi la voce. Anzi la voce al suo nome rischiari. Il suo
contrario è affioccare.
1927
Schizà, sgnacarà, rop. Schiacciare, rompere, e infrangere, ed è più proprio,
che d’altro, delle cose, che hanno guscio. Schiacciava noci, e vendeva i gusci
a ritaglio. Lat. Frangere, frendere.
Schiopà sot ai deg. Scrosciare si dice di quel suono, ch’esce dal pan fresco, o
da altra cosa secca frangibile nel masticarla o a quello, che fa terra, o simil
cosa, che sia in vivanda non ben lavata. Lat. Strepere.
462 Schimbià, o sbignà fò di mà. Sguizzare, scappare di mano, guizzare. Fra ce-
spo, e cespo e’ via guizzando striscia. Lat. Elabi.
Schiumà, tuú via la schiuma. Dischiumare, schiumare, levare, tor via la schiu-
ma. Tutta al fuoco bolla, e dischiumisi. Lat. Spumam adimere.
Schiepà, sfesà, sfend. Fendere, sfendere, spaccare, quasi dividere per lo lungo.
Così vedess’io lui fender per mezzo lo cuore alla crudel etc. Lat. Findere, scin-
dere, secare.
Schità vergot a vergù, colagol. Rificcare per riferire, rapportare, ridir la cosa
(modo basso). Che tu sii veduto da qualchuno, che corra a rificcarlo al vec-
chio. Lat. Referre, narrare.
Schità, bor fò; saltà fò. Schizzare, saltar fuora, proprio de liquori, quando
scaturiscono per piccoli rampolli con impeto, o quando percossi saltan fuori
con violenza. Lat. Erumpere.
Schità, fà saltà fò. Schizzare. La vipera crudel tosto si rizza, e fuoco, e tosco
per bocca gli schizza.
Schivà, tegn fò ‘l nas. Schifare, scansare, sfuggire. Li quali tutti il disagio an-
davano schifando. Lat. Evitare, effugere.
Schiarì, fà chiar. Schiarare, far chiaro. Nel tempo che colui, che ‘l mondo schia-
ra. Lat. Illustrare, clarum reddere, clarificare.
Schiaris, fas chiar, vegn dì. Schiarire, farsi chiaro. In su lo schiarir del gior-
no; schiarare, divenir chiaro. Schiarando il giorno la gente cominciò ad anda-
re al prato. Lat. Illucescere, clarescere.
Schiaris ol vì, deventà chiar, e limpid. Schiarire il vino, divenir chiaro, lim-
1928
pido. Stillare per farsi limpido, schiarificarsi a guisa d’acqua stillata. Svina e
imbotta un po’ giovane, acciocchè nella botte alquanto grilli, e perciò si risente,
e schiarisca. Lat. Clarificari vinum. I vini di novello, cioè di vendemmia etc.
quanto più stanno, tanto più stillano.
Schiamazà, fà di schiamaz, cridà sù, alzà la vos. Sclamà. Schiamazzare,
fare strepito, gridare. Lat. Exclamare, vociferare.
Schiafetà, schiafà, scopelà, dà di slepe, di scopelog. Schiaffeggiare, dare
schiaffi. Allotta gli schiaffeggiano, e danno lor le gotate. Lat. Colaphis caede-
re, colaphos infringere, alaphis caedere.
Schiepà, sfend i zoch fà di tape. Levar le scheggie. Lat. Scindere; diffindere.
Schiantare, schiappare, rompere con violenza, sfendere, ed è proprio degli al-
beri, e de’ panni, e simili cose. Ei par, che ‘l cuor mi schianti, ricordandomi di
ciò. Lat. Findere, diffindere, scindere, defringere.
Schiopà fò. Schiappare, scoppiare. Grasso, che si schiappa, o che scoppia.
Schimbià via. Spicciare, fuggir via con prestezza. Ch’una rana rimane, e l’al-
tra spiccia, cioè fugge via con prestezza.
Schiopà, con la legna sul fúch, quand la lus, o la brusa. Scoppiare, fare
scoppiettata, o scoppiata. Lat. Strepere.
463 Schità, saltà fò a schig. Pisolà fò del aqua. Sprizzare, minutamente schizzare.
Pareva da lungi ariento vivo, che d’alcuna cosa premuta minutamente sprizzasse.
Lat. Prosilire. Zampillare dell’acqua, uscir per zampilli; o mandar fuori zampilli.
Schivà i fastudi, i intrich, i fadighe, i impegn, tirasen fò d’ sot. Fuggire il
ranno caldo, che è schifar le brighe, e i fastidi. E schifa volentieri il ranno cal-
do. Lat. Laborem subterfugere.
Schivà, scansà, fuz. Fuggire per iscansare, schifare. Acciocch’io fugga que-
sto male, e peggio. Lat. Effugere.
Schiribizas. Ghiribizzare.
Schiepas, crapà, sfendes. Fendere. Se ne fanno taglieri, e bossoli, li quali ra-
dissime volte fendono.
Sclud; mandà ‘n drè. Escludere, ributtare, contrario d’ammettere. Lat. Ex-
cludere.
Sconquasà, squasà, conquasà, sfracasà, squinternà, squatarà. Scassinare,
rompere, guastare, scassare, conquassare, sconquassare. Lat. Conquassare. Fra-
cassare, sbattere, mettere in conquasso, in rovina.
Scoldas in vergot, picas. Pugnersi in qualche affare, infervorirvisi, e riscal-
darvisi dentro.
Scondes a trag a trag, e a trag a trag lagas vedì impò. Far le mummie, vale ora
nascondersi, ed ora apparire alquanto che faceva le mummie, anzi beffava.
1929
Scond. Occultare, nascondere, celare. Lat. Occultare, abscondere.
Scoldà i oregie a vergù. Riscaldare gli orecchi a uno; vale rinfacciargli le sue
mal opere, dicendogliene villania. Io gli credo per si fatta maniera riscaldare
gli orecchi, ch’egli più briga non ti darà.
Scomenzà. Venire per cominciare, metter mano. Lat. Venire, aggredi. Iniziare,
dar principio. Il cielo i nostri movimenti inizia. Lat. Incohare.
Scovà bè, per tut; o spazaga fò. Scopare bene, per tutto, per ispazzare. Lat.
Everrere, vel deverrere, converrere.
1930
Scond. Riporre per nascondere, celare, occultare. In un bosco si ripuose in
guato. In un luogo diletevol ripostisi. Lat. Occultare. Chiudere per nasconde-
re, celare, occultare, coprire. E chiuso, e avviluppato nel mantello etc. Lat. Oc-
cultare, celare.
Scornagià zò vergù, svergognal; scornal. Scornare, svergognare, beffare
alcuno. Di che quasi scornati gran villania dissero alla donna. Lat. Ludibrio
aliquem habere.
Scor da più bande, o cor de zà, e de là. Scorrere da più bande. Lat. Diffluere.
Scor zò, scor a bas, scor fò. Scorrere per andare, o venire alla ‘ngiù; cadere
con agevolezza in basso. E che l’umor delle piove ne scorra fuori.
Scor; stracor. Scorre si dice di quelle cose, che scappando dal lor ritegno cor-
rono troppo più velocemente di quel, che bisognerebbe, come le carrucole, le
ruote, l’acque, e simili. Non sia troppo dirupinato, sicchè l’acqua scorra. Lat.
Delabi, fluere.
Scorporà fò, cavà, o tuú fò dol capital, dol negozi. Scorporare, cavar del corpo,
cioè della massa della ragione, che anche si dice corpo. Lat. Assem imminuere.
Scortà, fà scorta, guidà; fà seza. Scortare, scorgere, guidare, far fare la scorta.
Chi v’ha per la sua scala tanto scorte? Quella mi scorge, onde ogni ben imparo.
Lat. Ducere, ducem se praebere.
Scorzà, tuù zò la rusca, mondà. Scorzare, levar la scorza, scortecciare, levar la
corteccia. Tutto si scorza, e rinnovasi. Lat. Corticem detrahere; decorticare.
Scozonà u’, fal de coca, e de bigna. Scaltrir uno, di rozzo farlo sagace. Lat.
Callidum reddere.
Scozonà, maestrà i cavai. Scozzonare, domare i cavalli, ammaestrarli.
Scoverz, scoverzì. Disvelare, svelare. Lat. Develare, detegere, patefacere, mani-
festare. Palesare, scoprire, manifestare. Era in pensiero di palesarsi. Palam facere.
Scortegas la carne coi ongie. Dismagliare, vale levare i pezzi della carne con
l’unghie. O tu, che con le dita ti dismaglie etc., e che fai d’esse tal volta tena-
glie. Lat. Unguibus lacerare carnem.
Scompartì. Divisare per iscompartire. Lat. Praeparare, dividere.
Scopazà ‘l basiot. Far le fiche alla cassetta. Egli ha fatta la fica alla cassetta.
Scondes in da zesa, inzesas. Insieparsi, nascondersi nella siepe. Anzi temo da
noi si fugga, e insiepe. Lat. In sepem se occulere.
465 Scovrì, o scoverzì i magagne. Scoprir le maccatelle, palesare, manifestare i
vizi. Lat. Vitia detegere.
Scovrì la rasa; cognos la rasa, incorzis, o das dela rasa. Conoscere e scoprir la
ragia. Tosto che quella ragia sia scoperta. Fraudem detegere, technas agnoscere.
1931
Scondes in dol machiò, in dol bisò de spì. Immacchiarsi, ammacchiare, che
e nascondersi nella macchi. Lat. Vepreto se abdere.
Scrif. Dettare. E massimamente per lo suo bello dettare, e ornata bellezza di re-
torica. Lat. Scribere.
Scurtas, retiras. Rientrare per restrignersi in se, ririrarsi. Egli trovò tanto il
panno rientrato, che non vi trovò nulla.
1932
Scud la fam; cavà la fam. Disfamare, cavar la fame, satollare. Lat. Saturare, exple-
re. Sfamare, saziare. Amor d’amor non sfama. Onde abbiano a sfamarsi le brigate.
Scud la voia; cavà, tuú la voia. Disfamare, interamente soddisfare, contentare,
adempiere il desiderio. E se la mia ragion non disfama. Lat. Explere desiderium.
Disbramare, cavar la voglia. Per disbramare il mio disio in tutto. Lat. Explere.
Scusà, fà scusa. Discusare, scusare. Per discusarsi della laida partita di Brescia.
Lat. Exusare; purgare. Scusare, cercar di scolparsi con addur ragioni a suo pro.
Che desiava scusarmi, e scusava me tuttavia. Io ho pregato amore, e ne ‘l riprego,
che mi scusi appo voi.
Scurtà, spicinì, brevià. Scortare, contrario d’allungare, rappicinire, abbrevia-
re, accorciare. Li miei anni si scorteranno. Il loro esilio si scortasse. Lat. Mi-
nuere, decurtare.
466 Scurtà. Raccontare. Raccortano il vedere. Lat. Imminuere. Raccorciare; si che
la via al tempo si raccorci.
Scurtas la vista. Scurtarsi la vista. Mi si scorta la vista. Lat. Oculorum acies
habetari.
Scurtà la strada d’u’ meia. Scortar la strada d’un miglio, Lat. Compendium
viae facere mille passuum.
Scurtà, fà curt; breviá. Accorciare, accortare, sminuire, scorciare. Questo m’ac-
corcia e ‘n voi par, che si stenda. Lat. Decurtare, imminuere. Abbreviare, accor-
ciare. Li suoi giorni si debbono accorciare. Scorciare, scortare. Non si dee lascia-
re scorciare il titolo delle virtuose opere. Lat. Minuere.
Scuntà. Scontare, riscontare, diminuire, o estinguere il debito compensando,
contrappostavi cosa di valuta uguale. Per questo possiamo scontare con lui il
debito etc. Lat. Compensare, aes alienum dissolvere, deducere.
Scuntà ol debit. Purgare per moderare, scemare il debito. Non avendo onde
renderlo purgò il debito.
Scrocà. Scroccare, scrocchiare, vale fare checchesia alle spese altrui. Lat.
Immunem abire.
Scrif a vergù. Visitare uno con lettere, scrivergli.
Scurì. Obbumbrare, adombrare, oscurare. Che per l’abbondanza della luce, e
dello splendore parrà, che obbumbri tutto l’aere. Lat. Obumbrare.
Scuris come una boca de luf. Rabbuiarsi; farsi buio. Com’e’ rabbuia punto io
starò in luogo, ov’io vedrò. Lat. Tenebrescere.
Scrimala fò, defendes a la mei ches púul. Schermirsi per difendersi. Se la
mia vita dall’aspro tormento si può tanto schermire, e dagli affanni.
Scumunicà da recò. Riscomunicare, da capo scomunicare. Onde da capo li sco-
municò.
1933
Sdernà de bote, o lagà lungh, e trag sù la terra vergù. Lasciare uno sternato in
terra di percosse, cioè disteso a terra. Posò il legno, e diedele tante, che lo lasciò
giacere sternato in terra per morto. Stratum aliquem verberibus relinquere.
Sdolorà, avì, o sentì dolor. Dolorare, aver o sentir dolore. Non passò mai ne
di, ne notte, che non piangesse, e dolorasse. Doloravano, e piagnevano. Lat.
Dolore afflictari.
Secà, fà deventà sech. Seccare, privar dell’umore, tor via l’umido. Tal che si
secchi ogni sua foglia verde. Lat. Siccare, siccum reddere.
Secas. Seccarsi. Lat. Arescere.
Secà, stufà. Seccare in senso d’importunare. Non vò, che voi diciate, tu mi
secchi. Lat. Obtundere, molestum esse.
Secà, sugà. Diseccare, render secco, rasciugare, tor l’umidità. Il fuoco anche purga
l’aere rio, e fallo buono, e disecca l’umidità. Lat. Exsiccare, siccare, arefacere.
Secas, sugas. Disseccarsi, divenir secco, inaridire. La pelle mia abbrunisce, e
l’ossa per lo caldo disseccano. Lat. Arescere, arefieri.
Sedezà. Stacciare, separar con lo staccio il fine del grosso di checcchesia, ma è
proprio della farina. Tutte queste cose staccia, e mescola. Lat. Cribrare, purgare.
Segà. Segare per mietere. Andate a segare, che le biade son mature. Lat. Truncare.
Segnà, faga ‘l segn. Segnare, contrassegnare; far qualche segno. Lat. Signare.
Segnà, faga ‘l termen. Segnare per assegnare, e prescrivere. Ov’ Ercole segnò
li suoi riguardi, cioè pose le sue colonne in segno, che nessun passi più oltre. Lat.
Praescribere.
Segnà, faga ‘l segn dela Santa Cros, dà la benediziò, benedì. Segnare per far
segno di croce, dar la benedizione. Con la mano segnando la gente.
Segregà, separà. Disgregare, disunire.
1934
re in altrui un certo commovimento di sangue con arricciamento de’ peli, che
lo più viene dal vedere, o sentire cose orribili, e spaventose. Il cui rossore an-
cor mi raccapriccia. Lat. Horrorem incutere.
Segris; drizas i cavei sul cò de pora, trobias tut. Rimescolarsi, aver rimesco-
lamento, impaurirsi. Io mi sento tutta rimescolare. Raccapricciarsi, raccapric-
ciare, è levar li capelli ritti, come avviene per paura, come capo ricciare. Della
qual cosa assai si raccapriccia. Lat. Horrescere.
Seguità al fianch. Venire appresso, seguitare. Lat. Prope sequi.
Seguità despò, vegn drè, o dopo. Conseguire, venir dopo, succedere, conse-
guitare. Lat. Consequi, obsequi.
Seguità inag, continuà, andà drè; proseguì, tirà inag a fà. Procedere per con-
tinuare, seguitare, avanti. Per lo quale di bene in meglio procedendo etc. Pro-
seguire, proseguitare, seguitare avanti, continuare. Prosegui quello, che co-min-
ciato avea. Lat. Prosequi. Perseguire, per continuare, seguitare, seguire a fare.
Ne guari di spazio persegui, cioè segui. Lat. Pergere.
468 Segurà, fà segur, certificà, dà certeza. Accertare, certificare, far certo. Io v’ac-
certo, che Tebaldo è vivo. Lat. Certiorare, certionem facere. Confermare, trar di
dubbio.
Seguità, andà, o vegn drè. Seguire, andare, o venire dietro, e dicesi tanto del corpo,
come dell’animo, e d’altre cose. Tu mi segui, ed io sarò tua guida. Lat. Sequi.
Seguità, continuà. Seguire per continuare. L’ordine dell’incominciato solaz-
zo seguisse. Lat. Continuare, pergere.
Seguì, vegn, intravegnì, acadì. Seguire per succedere, accadere, avvenire. Che
volete voi che ve ne segua? Lat. Accidere, evenire.
Segurà, dà fede. Fidanzare, dar fidanza, assicurare. E di buona voglia gli pren-
deva, e gli fidanzava. Lat. In fidem accipere, spondere.
Segurà, fidà. Fidare. Poi sopra ‘l viso ancor il piè non fida, cioè assicura.
Segurà, fà segur. Rassicurare, far sicuro, dare animo. Il qual toccamento fu
cagione di rassicurare un poco gli animi. Lat. Animos addere, securum facere.
Assicurare. I Fiesolani essendo assicurati da Fiorentini. Lat. Tutum reddere.
Seguras, fas segur. Rassicurarsi. E rassicurandosi i fiorentini, che i più anda-
vano disarmati. Lat. Securum fieri.
Seguras, rischias. Assicurarsi, arrischiarsi, pigliar animo, ardire, baldanza.
Lat. Audere.
Segurà, fà segur. Sicurare, assicurare. Ma nel rimanente come il sicurerai tu?
Di lor si poteva ben sicurare.
Segurà, promet. Render sicuro, accertare. Ma di questo vi rendo sicuro, che
io non sarò mai di tal maritaggio contento. Alicui recipere.
1935
Segurà la partida, stà al segur. Stare al sicuro, o nel sicuro, vale non correr
risico. Per istar nel sicuro, miglior via è, che etc. Tutiorem viam tenere.
Sentas zò. Assidere, assedere. Qui cantò dolcemente, e qui s’assise. Lat. Considere;
assidere. E se volete, che con voi m’assaggia etc.
Sentas zò, posà. Porsi a sedere, prender quiete. Nè ancora vi siete potuto porre
a sedere. Lat. Quiescere. Si puosono a sedere; e postisi a sedere insieme.
Sentas a tavola. Assettarsi a tavola. Gia a tavola erano per mangiare assettati.
Sentì da lispio, o da lumaghi. Saper di mucido diciamo alla carne, quando per-
duto il suo sito è vicinissima al putrefarsi. Lat. Mucere, mucorem contraxisse.
Sentì dà bò, odorà. Olire. Molte altre cose, che per lo giardino olivano. Lat. Olere.
Senti a di, rivà, o andà ai oregie. Toccar gli orecchi, cioè pervenie agli orecchi.
E non senza gran diletto li orecchi del Gerbino avea tocchi. Ad aures pervenire.
469 Sentì da quac odor. Venire per sapere, cioè per gettare odore. Se non che da
tutti viene un po’ del caprino. Di lei viene di luccio stantio. Lat. Redolere.
Sentì coi oregie, col nas, col gust, col tocà, co’ la vista. Sentire per udire, per
odorare, per gustare, per toccare, per vedere. Ella senti un gran calpestio. Io
sento il maggior puzzo. Di picciol bene in pria sento sapore; sentendosi pugne-
re. Sento ‘l lume apparir, che m’innamorai in questo senso e meno usato. Lat.
Audire, sentire, degustare, sentire, cernere.
Sentis bè, es sà. Sentirsi bene, esser sano. Sentendosi ben della persona. Poi-
ché voi ben vi sentite. Lat. Bene valere.
Sentì. Sentire, apprendere, conoscere per via de’sensi. Lat. Sentire; sensu per-
cipere.
Sentis, avì sens, o sentimet. Sentirsi, sentir di se, aver senso. Appena io sento
di me. Il membro stupido, che non si sente è più dilungi dalla salute. Lat.
Sentire, sensu preditum esse.
Sentì bè, o mal vergot, avin piasì, o despiasì. Sentire bene, o male una cosa,
è averne piacere, o dispiacere.
1936
Sentì da spuz; morbà. Chiapà catif odor. Impuzzare, divenir puzzolente, cor-
rompersi. Lat. Putrescere. Impuzzolire. L’acque pietrose son buone, e non im-
puzzoliscono.
Sentì, spuzà, avì odor. Sapere per aver odore. E sapeva di vino, come un Ar-
lotto. Lat. Redolere.
Sentì, es de consentimet; dà l’asens, o ‘l consens, dà atrà. Assentire, con-
sentire, prestar consenso. Onde non assentia a preghi, e alle lusinghe della ma-
dre. Lat. Assentiri, consentire.
Sentì, aprovà, cordà. Assentire per approvare semplicemente. Il qual paren-
tado il Rè Carlo non lo volle assentire. Lat. Approbare.
Separà, tegn separat, desunì; despartì. Sceverare, separare. Una parte era sce-
verata dall’altra per li Romani. Lat. Secernere, separare. Segregare. Segregate da
loro corpi, come si segregano le mature biade dalla terra. Separare, disgiugnere,
spartire. Disunire. Lat. Segregare, abalienare.
Servis; usà, tegn. Tenere per usare, osservare. Ch’ella ogni di tien la cotal manie-
ra. Lat. Adhibere, uti.
Servis mal de vergot. Usurpare, non usar bene la cosa, come si debbe, non pi-
gliarla con buon ordine. Lat. Abuti re aliqua.
Sequestrà, fà sequestr, o sequister, fermà. Staggire, far staggina, sequestra-
re. I danari furono staggiti da coloro, che avevano per lor sodo il comune. Lat.
Sequestro ponere.
Sequestrà, tegn lontà, slontanà; separà. Sequestrare, allontanare, separare.
Lat. Sequestrare, separare.
Sepulì, sotrà; scond. Seppellire, soppellire per nascondere occultamente. Le
loro più care cose né più vili luoghi delle lor case, siccome meno sospetti sep-
pelliscono. Lat. Abscondere, occultare.
Servì, fa ‘l servitor. Servire, far servitù, ministrare ad altrui, adoperarsi a suo
pro. Ordinò con colui, che a lei serviva. Lat. Servire.
470 Servì de scolda banch, a fà numer. Servir per ripieno, che è tutto quello, che
in un luogo non opera e non serve a nulla.
Servì mal. Diservire, mal servire. Tu se’servo del Ré a un mestieri e tu ‘l diser-
vi. Lat. Non bene servire.
Serà de fò, fà ‘ndà de fò, cazà via. Serrar fuora, mandar fuora, cacciar via. Lat.
Excludere, expellere.
Serà, strenz. Chiudere per serrare strignendo. Chiuse le pugna allato a lei si mori.
Serrare per istrignere. Gli avea già il solfo si il petto serrato, che etc. Lat.
Stringere, arctare.
Serà, o strenz i pagn ados a vergù. Serrare altrui il basto addosso, che è stri-
gnere, e quasi violentare uno a fare la sua volontà.
1937
Serà, o guarnà via. Concludere, conchiudere, riporre, serrare. Conchiudi la li-
mosina in seno del povero, ed ella etc. Lat. Claudere, vel concludere.
Serà det, tuù det, brazà, comprend, circondà. Comprendere, occupare, circon-
dare. Comprendendo tutto ‘l paese. Lat. Occupare, circundare, comprehendere.
Chiudere per serrar circondando. Ne da altra ripa chiuso. Lat. Circundare.
Serà, unì ‘nsem. Chiudere per serrare raccogliendo, e restringendo. Cosi potes-
s’io ben chiudere in versi. I miei pensier, come nel cuor gli chiudo. Colligere.
Serà. Richiudere. La piaga, che Maria richiuse, e unse, cioè saldò. Lat. Conclu-
dere.
Servì de stampè; da tegnì la lúm. Servire per lucerniere, cioè per tenere il lume,
che è lo stesso, e vale essere, o servire in alcun fatto per ombra. Lat. Intervenire.
Servis mal, abusas. Abusare, servirsi male d’una cosa, fuor del buon uso, in-
convenientemente. Lat. Abuti.
Sfadigà u’; daga da fadigà. Faticare, impor fatica ad alcuno. Lat. Imponere la-
borem alicui, vel iniungere, vel afferre, vel labore aliquem exercere, vel urgere;
vel labori esse alicui.
1938
471 Sfalsà, bastardà. Degenerare, tralignare. Nobile uomo fu il tuo padre, dal qua-
le tu non vogli degenerare. Lat. Degenerare. Stralignare.
Sfend, taià. Ricidere, tagliare, risecare, fendere. Se tu ricidi l’acqua subito si
racchiude. Lat. Recidere, findere.
Sfidà u’ a combat. Richieder uno di battaglia, cioè sfidarlo. Sfidare, disfidare, in-
vitare, chiamare a battaglia, sfidandolo e appellandolo per traditore.
Sfend l’aria, ropela. Rompere; rompendo co’ sospir l’aer dappresso cioè fendendo.
Sfend, avrì zò. Aprire per ispaccare, o fendere. M’aperse il petto, e ‘l cuor
prese con mano. Lat. Diffindere.
Sfiocà. Sfioccare, che è de drappi trinciati, il cui sfioccamento ha simiglianza
con la nappa.
Sfidà, mandà la desfida. Disfidare, chiamar l’avversario a battaglia. Facendo
disfidar il marito, e chi ‘l seguisse. Lat. Provocare, lacessere, postulare.
Sfogà. Disfogare, sfogare. Quanto bisogna a disfogar il core. Lat. Evomere.
Sfogà con vergù la sò pasiò, diga sù ‘l più, e ‘l manch. Discredersi con uno,
sfogarsi con parole di qualche sua passione con alcuno. Cura aliquo sua con-
silia communicare.
Sfendes, avris. Sdruscire per aprire, fendere, spaccare. Sentiron la nave sdru-
sciare. Sopra la sdrucita nave si gettarono i padroni. Lat. Diffindere.
Sfarinà, fà ‘n polver. Sfarinare, ridurre in polvere. In polverem resolvere.
Sfarinas, desfas dol terè. Rilassarsi, risolversi, stritolarsi del terreno. Per gelo
si rilassano, e per sole bellissime vigne fanno, cioè i terreni duri. Lat. Resolvi.
Sfadigas; das di mà d’atoren fina che s’ha fiat in corp, ala gaiarda. Affa-ticar-
si, durar fatica, sforzarsi, ingegnarsi d’operare e gagliardamente. In che m’affati-
co io. Arrabattarsi (voce bassa). Io voglio arrabattarmi, finchè fiato mi resta. Lat.
Laborare; elaborare vel esse in labore; vel labore se frangere. Studere.
Sfiorà, tuù zò ‘l fior. Sfiorare, disfiorare. Le campagne sfiora. Lat. Deflorare.
Sfogià, sfozà, strafà. Sfoggiare.
Sfogà, dà sboro, sborà, mandà fò. Sfogare, mandar fuora, dar esito, allegerire,
sminuire. Si ch’io sfoghi ‘l dolor, che ‘l cuor m’impregna. Lat. Imminuere, levare.
Sfondrà, tuù via, o rop ol fond; sbogià. Sfondare, sfondolare. E ogni cosa del
legnetto tolta quello sfondarono. È sfondolato il legno. Lat. Fundum adimere.
Sfend la panza. Sparare. Fu morto, e sparato come porco.
Sfogià in abig, andà pompos, e tegn tutta la strada. Andare spanto, si dice
di chi va troppo riccamente vestito.
1939
Sfantas, sparì via, tuús de sot ai ug in dù trag. Sparire, torsi dinanzi agli
occhi, uscir di vista altrui in un tratto; dileguarsi. Lat. Evanescere; effugere.
472 Sfantasga via, perd. Smarrire, perdere, ma senza speranza di ritrovare. Avendo
la sua compagnia nella selva smarrita. Lat. Amittere.
Sfadigas, das da fà. Travagliarsi per affaticarsi, darsi da fare. Lat. Laborare, co-
nari, studere. Faticarsi. Tu ti fatichi invano.
Sfacendas, diligentà. Brigare, pigliarsi briga, far diligenza, far opera, proccu-
rare, ingegnarsi. Dovrebbe ciascuna brigarsi di saper ben parlare. E brigavan
di soverchiar la strada. Lat. Studere, conari, laborare, contendere. Contendere
per affaticarsi, e sforzarsi. Perché di giugner là ciascun contende. Lat. Niti,
contendere, laborare.
Sfodrà. Sguainare, cavar dalla guaina. Lat. Evaginare, vagina educere.
Sforzas, fà di sforz. Forzarsi, sforzarsi. Si forzavano di fargli più bel convito.
Lat. Conari. Eniti, contendere. Contendere per isforzarsi. Lat. Niti.
Sforzà, costrenzì. Sforzare, violentare, far forza, costrignere. Lat. Cogere, vim
inferre.
Sfrantoià, sfranzì; o franz. Dirompere, fiaccare, rompere con violenza. Da ogni
parte dirompea co’ denti un peccatore a guisa di macciulla. Lat. Dirumpere.
Sfranz i deg. Dirugginare i denti. Rinaldo d’ira diruggina i denti. Lat. Dentibus
infrendere.
Sfracasà, fracasà. Fracassare, mettere a rovina in conquasso. Lat. Conquassare.
Rompere per infrangere. Diedergli tante busse, che tutto ‘l ruppono; Rompere in
molti pezzi a un tratto. Lat. Confringere.
Sfregis a poc a poc. Intiepidire, divenir tiepido. Venne intiepidendo, e a poco
a poco lasciando lo spirito. Lat. Tepescere, deficere.
Sfregis. Riffredare, raffredare. Asdrubele si raffredò per animosi assalti de’ ne-
mici, e mutò consiglio subitamente. Lat. Refrigere. Freddarsi, raffreddarsi.
L’acque ferme di lago non si freddano, se non per le nevi. Lat. Frigescere.
Sfilas, metes in fila. Affilarsi, far fila, mettersi in ordinanza. S’affilarono uomo
avanti uomo, e misonsi in cammino. Lat. In morem indaginis se constituere.
Sfracasà, fà ‘n frasele; o fà andà in frasele. Sfracellare, quasi interamente
disfare infrangendo. Tutta la testa gli sfracellò. Lat. Francere. Refringere.
Fracassare. Battere una cosa contro un’ altra e romperla. Lat. Elidere.
Sfrisà, fà, o dà u’sfris a vergù in dol mostaz. Sfregiare, fare un taglio nel viso altrui.
Faciem ferire alicuius. Svisare alcuno guastandogli il viso. Denascere aliquem.
Sfroscà, levà via i frosche. Sfrondare, levar via le fronde. Scuota pur, se gli ag-
grada e sfrondi, e schiante o ramo o tronco aspra tempesta, e fella. Lat. Frondes
divellere.
1940
Sforzas, inzignas. Sforzarsi per ingegnarsi, affaticarsi, far diligenza, por forza.
S’era sforzato di uscir dalle man della donna. Lat. Conari, eniti, studere.
Sforzà, violà. Sforzare per violare, usar forza, e violenza. Se non, ch’io griderò
che voi mi vogliate sforzare. Lat. Vim inferre. Violentare, far forza. Vim inferre.
Sforzà. Sospignere per isforzare. Andiam, che la via lunga ne sospigne. Lat.
Cogere, urgere.
Sfranz i deg contra vergù. Stridere co’ denti contro alcuno. Lat. Fremere den-
tibus in aliquem.
473 Sfracasà, rop, decipà. Stracciare per rompere, fracassare, dissipare. La città
era in molte parti stracciata, e divisa. Lat. Frangere, rumpere.
Sfregì. Raffreddare, rallentare. Pensò con gli altrui danni raffreddar il suo fer-
vente amore. Lat. Imminuere.
Sfranz i deg. Dibattere i denti. Lat. Collidere dentes.
Sfrosà ‘l dazi. Barattare, frodare. Lat. Fraudare vectigal.
Sfughentà, trasportà de freza, e de nascos vergot in quac luch. Fuggire per
trafugare. Chi avea cose rare le fuggia in chiesa, e in luoghi di religiosi sicuri.
Lat. Occultare, condere.
Sgarbelas i ug. Scarpellarsi gli occhi. E quando l’è fatta una beffa, gli occhi
con le branche si scarpella.
Sgarugà, sgarià. Frugacchiare, frugare. Lat. Fodicare.
Sgarià, col grugn come i porcei. Grufolare de porci. Tartufo, spezie di fungo,
che si trova sotterra, e spezialmente da porci nel grufolare.
Sgarià di polam. Razzolare, proprio il raspar de’ polli. Venuto giù per razzo-
lare di polli.
Sgarià, sgarugà. Razzolare; e se pur alcuna cosa fusse nascosa spesso razzo-
lando si scoprirebbe. Lat. Perscrutari.
Sgarià, sgarugà. Frugare, andar tentando con bastone, o altro simile in luogo
riposto. Frugando in quelle parti, ove sapeva che i pesci si nascondevano. Lat.
Percontari, inquirere, conto praetentare.
1941
Sgarià fò ‘l fuch. Sbraciare il fuoco.
Sganasas de grignà. Sganasciare per le risa; rider si forte, che quasi la ganascia
si sforzi. Onde il mio ser per le risa sganascia.
Sgarì vergù, bravaga. Garrire alcuno. Perché egli l’aveva garrito. Purchè mia
coscienza non mi garra.
474 Sgavignà, torzì, storz. Torcere, cavar checchesia dalla sua rettitudine, contra-
rio di dirizzare. Lat. Flectere.
Sgarugà sù, voltà sot sora. Tramestare, rivoltare, rovistare. La terra, che si
tramesta d’intorno. Lat. Invertere.
Sgambetà, lagas fò di putei, che comeza a caminà. Zampettare dicesi de
bambini, quando cominciano ad andare.
Sgarias in di deg; o sgurai. Stuzzicarsi i denti; frugolare i denti; frugacchiare leg-
giermente i denti con alcuna cosa appuntata. Chi sogghignare, stuzzicarsi i denti.
Sgargaià sù, trà sù ‘l catar. Spurgare; far forza con le fauci di trar fuori il catar-
ro del petto. Poiche una volta, o due spurgato si era etc. Lat. Screare; excreare.
Sgandaià, sfregolà; fà ndà in gandaie. Stritolare, spezzare minutissimamen-
te. Come un vetro percosso si stritolò. Lat. Deterere.
Sgarbeias. Arrissarsi, far rissa, contesa, azzuffarsi. Trovò due ebrei, che s’ar-
rissavano. Lat. Altercari, rixari.
Sgariboldas sù. Avvolgersi, avvilupparsi. Le gonfiate vele caggiono avvolte,
cioè avviluppate. Lat. Implicari.
Sgavignà. Dirancare, storcere, guastare. Lat. Distorquere, contorquere.
Sgansas de grignà. Sgangasciar delle risa, quasi sganasciare, ridere in manie-
ra, che le ganasce escano del luogo loro.
Sgarà, falà. Errare, traviare, e partirsi operando dal bene, o dal vero, o dall’or-
dine, ingannarsi. E spesso ne’ nomi errando. Lat. Errare.
1942
Sgandaià, fà in migole. Sbriciolare, ridurre in bricioli.
Sgarugà per tug i cantò. Rifrustare ogni canto. Lat. Evertere totam domum.
Sgarbelas i ug, inversài sù, o zò coi palpere. Sciarpellare gli occhi, tirarsi giù
con le dita le palpebre di sotto dagli occhi, per tenerli ben aperti. Ella l’occhio
s’apriva, e sciarpellava.
475 Sgognà. Contraffare, imitare, fingere, far come un altro per lo più ne gesti o nel
favellare. E con nuovi atti contraffacendo qualunque altro uomo gli uditori solaz-
zavano. Imitari aliquem gestibus vel vultu.
Sgonfià vergù. Gonfiare uno, vale aggirarlo con parole, ingannarlo. Non ti
lasciar gonfiare, sta sodo. Lat. Verbis subducere.
Sgonfià. Gonfiare, empier di fiato, o di vento checchesia. Egli subito gonfiò la cor-
namusa, e cominciò a sonare. Lat. Inflare, tumefacere. Turgefacere.
Sgolatrà, sbat i ale. Svolazzare, volar piano or qua, or là, per dibatter l’ale. Non
avien penne ma di vipistrello era lor modo, e quelle svolazzava. Lat. Volitare.
Sgobà. Incurvare, far curvo, piegare. Levai gli occhi a monti, che gli incurvaron
pria col troppo pondo. Lat. Incurvare. Curvarsi, divenir curvo. Lat. Incurvescere.
Sgonfias. Enfiarsi per insuperbire. Perché enfia per superbia contr’a Dio etc.
lo spirito tuo.
Sgorgà fò, vegn fò. Derivare, sgorgare. Che usci del fonte, onde ogni ver deri-
va. Lat. Emanare; egerere.
1943
Sgorgà, avì sboro. Sfogare, uscir fuora. Per la qual rottura sfogò l’abbondan-
za dell’acqua raccolta nella città. Lat. Diffundi.
Sgrafà, ongià, cazà det i ongie, i sgrafe. Aunghiare. Lat. Unguibus ferire.
Sgrafignà via, buscà, robà, scarpà fò di mà. Uncicare, rubar con prestezza.
Grancire, aggrancire. Lat. Rapere. I cavalieri uncicaro, e aggrapparo la preda.
Arraffare, strappar di mano, tor con violenza. Lat. Eripere, extorquere.
Sgravas dol debit. Allegerirsi il debito. Lat. Aes alienum sibi minuere, vel levare.
Sgrandì, fà cres, cres. Crescere per accrescere. Crebbero assai la città di Pisa. Lat.
Augere.
Sgrezà zò, o fò. Dirozzare, levar la rozzezza, vale anche cominciare ad am-
maestrare, disciplinare. Lat. Erudire.
Sgringà vergù; grignà det tat. Sghignare, farsi beffe, burlare, sgrignare, rider
per beffe. Riderò della vostra morte, e sghignerovvi. Che mi può far la tua beffa,
e ‘l tuo ghignare. Se alcuno suole esser beffardo, egli medesimo suole essere sghi-
gnato. Lat. Irridere, despicere, despicari. Subsannare.
Sgrosà zò. Digrossare, assottigliare, e dare principio alla forma per lo più delle
opere manuali. Certi ferramenti, con che digrossava, e tagliava.
1944
lare. Finge che guaioliscano, e lamentinsi per li tormenti, ch’e’ sentono. Lat.
Eiulare, lamentari, plorare.
Sguazà, fa’ cucagna, o giondina; maià bè, e dol bò, trionfà. Sguazzare, gode-
re. Lat. Oblectare se. Trionfare, sguazzare. Opipare. Epulari. Darsi buon tempo.
Credia venire a sguazzare qua, dove non è convenevole fare altro che piagnere.
Sguaità, fà la sguaita a vergù, andaga drè de nascos, oservà cosa ‘l fa, dove
al và; tegnega drè, e oserval in di sò andameg. Guatare. E tu lo vederai, se ben
ne guati, cioè ne vai con gli occhi cercando. Lat. Observare. Codiare uno, andar-
gli dietro senza che sen accorga, spiando con diligenza quel, ch’e’ fa, e dove e’
va. Coloro di cui ebbe sospiccione alcuna, o che egli codiava etc. Lat. Observare.
Spirare per intendere spiare. Avendo alcuna cosa spirato dall’attendere dell’oste.
Lat. Explorare, intelligere. Aguatare, mettersi in luogo nascosto per osservare, e
spiare gli andamenti del nemico per assaltarlo alla sprovveduta. Porsi in aguato,
metter aguato. Tu m’hai assalito, e aguatato etc. Insidiare, insidias tendere.
Sguerzignà i ortolane in piazza. Far gheppio sopra tre legni. Lat. Interire
suspensum furcis.
477 Sguras i deg. Dirugginare i denti, stropicciarli premendo. Lat. Dentes purga-
re. Frugolare, o frugacchiare i denti con alcuna cosa appuntata.
Sgurà, strubià, lavà, netà i piag, i scudele. Sgurà col sabiò ol pilter, ol ram.
Strofinare le stoviglie, rigovernarle, fregarle. Lat. Fricare, refricare, purgare. Ar-
renare, vale pulire, strofinando con rena vasi di rame, di stagno o d’altro metallo.
Lat. Arena poliri.
Sgurlis da dos, tuús, sbat, o levà da dos. Scuotere, rimuovere, levarsi da dosso.
Più tosto vogliamo scusare i vizi, che scuoterli. Lat. Excutere.
Sgruli, dà crol, sbat. Scrollare, crollare. L’essere da tal vento fieramente scrolla-
to. Tutto ‘l corpo della pianta si percuote, e scrolla. Scuotere, muovere, ed agita-
re una cosa violentemente. Lat. Concutere. Crollare, muover dimenando in qua
in là. E come lavato fosse crollasse la fune. Di quello crollando la testa, e minac-
ciando s’usci. Lat. Commovere, quassare, concutere.
1945
Sgurlì la mesura . Dicrollare la misura. Misura dicrollata.
Sgusà, cavà, o tuú fó dol gus. Sguciare, cavar del guscio. Quelle fave, che son
grosse, chetamente le sgusciate.
Slanzà co’ la sfranza. Rombolare, trar con la rombola. Lat. Funda iacere. Sca-
gliare sassi.
Slanzà, butà, tirà con impet. Scagliare per tirare, lanciare, gettare con violenza.
Ti scaglierò di là da Francia un miglio. Lat. Iacere, proiicere; iaculari, vibrare.
Slanzas, butas. Gettarsi, avventare, correr con impeto a una cosa quasi preci-
pitandosi. Prestamente gli si gettò nelle braccia. Lat. Impetu ferri. Lanciarsi.
Dove si lancia crudeltà d’amore.
Slanzà, butà, tirà. Gettare, scagliare, trarre. Per lo viso gettandogli chi una
lordura e chi un’altra.
Slancà i ram, o slancas. Scoscendere i rami; o scoscendersi, lo spaccarsi, che
fanno i rami e l’albero stesso senza spiccarsi però dal ceppo. Lat. Praerumpi.
Slargà, destend, spantegà. Spargere per allargare, dilatare. Ambo le mani in
su l’erbetta sparte soavemente. Spandere. Quanto più l’ale spando verso di
voi. Lat. Dilatare, propagare.
Slanzà di canade, o dì, o cazà fò di canade. Iperboleggiare, aggrandire, e
magnificar con parole. Hyperbolice loqui.
478 Slancà zò i ram, o taiai fò. Sbrancare per ispiccare. Ne sbranco i verdi ed ine-
scati rami. Diramare, spiccar rami, diramorare. Gli arbori, che l’uomo taglia, e
diramora dal ceppo. Lat. Ramos divellere, amputare, decidere.
Slargà. Allargare, accrescer per larghezza, dilatare, ampliare, contrario di stri-
gnere. Lat. Dilatare. Espandere, spandere. Tutto dì espandetti le mani mie al po-
polo etc. Lat. Expandere. Largare. Largai il desio, ch’io tengo or molto a freno.
Slargà la bria, lentala; molala. Allargare il freno per allentarlo. Lat. Remittere,
vel relaxare habenas.
Slargà. Dilatare, allargare, ampliare. Dilatò le maraviglie de’ suoi misteri.
S’erano dilatati per lo paese. Lat. Dilatare, expandere.
Slargà la mà, es liberal. Allargare la mano per usar liberalità.
Slargà; fa cres. Ampliare, accrescere, dilatare, render ampio. Lat. Ampliare,
augere.
1946
Slargà i braz. Aprirsi nelle braccia, allargar le braccia. La bella donna nelle
braccia aprissi. Lat. Expandere brachia.
Slargas, zugà, o stà a la larga; slontanas. Rallargarsi per discostarsi. Poi ral-
largati per la strada sola, cioè discostati.
Slargà fò ‘l sò cúr, avril fò. Rallargare il cuore, cioè mostrarlo, aprirlo più
manifestamente. Lo ‘ntento rallargò si come vaga; cioè aperse, e mostrò più
manifestamente. Lat. Patefacere, aperire cor.
Slargas ol cúr, o vegn tat de cur. Crescere il cuore. Il cuor mi crebbe allor più
d’una spanna.
Slargas. Spaziarsi per dilatarsi. Del lume che per tutto il ciel si spazia.
Slargà fò, destend. Tendere, distendere, allargare. Il padre fece tendere un ricco
padiglione. Lat. Extendere. Expandere, explicare.
Slocà vergù, sviliacal. Svilire, avvilire alcuno. Lat. Vilitare; vilem reddere.
Slongà l’ug, la vista. Stendere la vista. Benche nel tanto quanto non si stenda
vista più lontana.
Slongà, destend. Stendere, distendere. Stendendo il pie’ per lo letto gli venne
etc. Fece stendere il campo. Lat. Extendere.
1947
gare, far più lungo, contrario di raccortare, e d’abbreviare. Rallungarono il
ponte al castello. Longius reddere.
Slongas in dol descors, o destendes. Prosternersi, allungarsi, dilatarsi ne ra-
gionamenti. Lat. Sermonem protrahere. Estendersi, distendersi, allungarsi. Ma
non m’estendo a dir più, per non esser troppo prolisso.
Slongà, tirà in lungh. Tirare per mandare in lungo, allungare. Il solazzo, e’l
festeggiare moltiplicarono, e in più giorni tirarono.
Slongà, destend u’ su’ la terra longh, e trag. Stramazzare uno, gettarlo impe-
tuosamente a terra in maniera, che resti sbalordito, e quasi privo di sentimen-
to. Lat. Prosternere aliquem.
Slongà, tirà per i longhe. Slungare, allungare, prolungare. Lat. Protrahere, pro-
ducere.
Slongà, fà più longh. Allungare, accrescere una cosa, e farla più lunga, ch’el-
la non è. Son fuggit’io per allungare la vita. Lat. Producere, longiorem facere.
Slongà, destend. Dilungare per allungare, distendere. Con minor forza dilun-
gando il collo andrebbe. Lat. Extendere.
Slongà la strada. Rallungare la via, cioè andar per la più lunga.
Slontanà. Dilungare. Poiché la dispietata mia ventura m’ha dilungato dal
maggior mio bene. Lat. Removere.
Slontanas, andà lontà. Dilungare, discostarsi, allontanarsi, andar lungi. Per
disperata via son dilungato. Ne oltre a due piccole miglia si dilungarono da essa.
Lat. Recedere procul. Discostarsi una giornata. Lat. Iter unius diei abesse.
Slontanà vergù. Far un lontano, allontanarlo. Perché lontan m’hai fatto da
miei danni. Lat. Aliquem dimovere, vel amovere.
Slontanas. Disviarsi, allontanarsi, scostarsi. A tutti quelli, che disviano dalla
nostra fede. Lat. Recedere.
Slontanà. Rimuovere. Ed ivi forse una balestrata rimosso dall’altre abitazio-
ni, cioè allontanatosi.
Slontanas. Allungarsi, discostarsi, allontanarsi, dilungarsi. Ma come più me
n’allungo, più m’appresso. Lat. Recedere, vel abscedere.
Slontanà, separà. Stranare, straniare per allontanare, alienare. Lat. Alienare,
disiungere. Trasviare per allontanare. Da che giusto sdegno un poco m’ha tra-
sviata. Lat. Dimovere.
Slontanas, retiras, scansas. Scansarsi, discostarsi, allontanarsi. Io non voglio,
che nullo Italiano si scansi per noi. Lat. Recedere.
Siulà in di oregie a vergù. Zuffolare, o soffiare negli orecchi a uno è favel-
largli di segreto; che ‘l metta in sospetto.
1948
Siglà, bigonà. Frullare, rombare si dice di quel romore, che fa il sasso tirato vio-
lentemente per l’aria. Lat. Strepere, murmurare, vel murmur edere. Crepitare.
Sivlà per fa bif i cavai. Fare il zufolino a cavalli per allettarli a bere.
Sivlà drè a vergù per scheren; osaga drè, daga drè la baia. Sufolare, far la
fischiata sufolando, e picchiando le panche, quando facevano loro diceria. Lat.
Aliquem sibilare, escsibilare.
480 Siglà di rude da car. Cilare. Ruota, che cila. Lat. Perstrepere.
Siropà, andà drè a siropà. Dar la lunga, non venire a conclusione e intertene-
re uno senza spedirlo. Lat. Diem de die ducere; protrahere negotium vel rem.
Situà, met in sito, colocà. Situare, porre in sito. Vogliono essere situate al me-
riggio. Lat. Collocare, statuere.
Smagrì. Dimagrare, render magro. Saggina etc. quella terra molto dimagra per
lo molto nutrimento, ch’ella richiede. Lat. Macrum reddere.
1949
Smagris, calà. Dimagrare, diminuirsi, scemarsi. Pistoia in pria di Negri si dima-
gra. Lat. Imminui, decrescere.
Smapà, perdes via, sparì via. Dileguare, allontanarsi, fuggir con prestezza,
quasi sparire. Come le rane innanzi alla nemica Biscia per l’acqua si dileguan
tutte. Lat. Aufugere, protinus fugere, evanescere.
Smacà, fà, o dà u’ smac. Smaccare, fare uno smacco a uno, vale scuoprirgli li
suoi difetti, e per lo più in presenza sua. Una ragna tesa da loro per ismaccarmi.
Lat. Iniuriam inferre alicui.
Smapà via; fas là. Involarsi per dileguarsi. Onde così dal viso ti s’invola, cioè
si dilegua. Lat. Solum vertere in fugam se iniicere. Protinus fugere. Nettare per
partirsi con prestezza come fu detto il Re gradasso viene. Tu vedesti in un trat-
to ognun nettare.
Smacarà, smazucà. Ammaccare. Tante pugna, e tanti calci le diede tanto che
tutto ‘l viso l’ammaccò. Lat. Tundere, contundere.
Smaltis, vegn fò. Risolversi per uscire, e pigliar esito. Non d’acqua, che per
gli occhi si risolva.
Smaià, maià, o rod. Corrodere, rodere, consumare a poco a poco. La sua pol-
vere la carne corrode nella ferita, e nella fistola. Lat. Corrodere.
481 Smatis; fa di matade, di materie. Infollire, divenir folle. Infollir però vuole in
sua stagione. Lat. Desipere, insanire. Ammattare, divenir matto. Allora senza
dubbio io cominciai a ammattire. Lat. Delirare, dementari.
1950
Smantelà una cità. Smantellare una città, sfasciarla. Lat. Muros urbis diruere.
Smagagnà, guastà. Viziare, torre a checche sia la sua buona qualità. Lat. Vi-
tiare, corrumpere.
Smaturì vergù, tuúl zò, o fò de cervel, fal andà zò di bazere, fal andà fò de
lù. Torre uno di se medesimo, cavarlo dello ‘ntelletto. Mi toglievano di me
medesimo. Lat. Stuporem inducere, a mente deducere.
Smapà via; tuù trentù. Spulezzare, fuggir con grandissima fretta preso dal
vola via, che fa la pula. E tutto ‘l campo a furia spulezzare. Se fugae dare.
Smenuzà. Minuzzare per diligentemente considerare, esaminare queste cose,
s’elle non si minuzzano etc. Lat. Perpendere.
Smenuzà, tridà menudamet. Sminuzzare, minuzzare, minutissimamente tri-
tare. L’aveano minuzzato, e contrito. Lat. Frustillatim dissecare.
Smenuzà, sgandaià fà in tocheg; fà menut; sfregolà; fà ‘ndà in frasele, in to-
chei; in gandaie. Sminuzzare, ridurre in minuzzoli. Lat. Deterere, in micas
reducere, minutatim concidere, vel comminuere. Stritolare, spezzare minutissi-
mamente. Amminutare, sminuzzare, far minuzzoli, tritare. Lat. Conterere.
Smembrà; fà ‘n toch. Dimembrare. Egli fu morto, e dimembrato. Lat. Lacerare,
dilaniare.
Smerdà. Sconcacare, bruttar di merda.
Smerdas, cagas ados. Sconcacarsi, non la poter ritenere.
Smezà, partì per mez, per mità, divid per mez. Tat per u’. Rammezzare, divi-
dere, e ‘l partir per mezzo. A cui tu rammezzasti tutta la roba tua. Lat. Dividere.
Dimidiare. Ammezzare. E però vo’ teco ammezzare la mia signoria.
Smezà la strada; incontrà a meza strada. Rammezzare la via. Rammezzareb-
bono loro la via, cioè gl’incontrarebbono a mezza via.
Smezà, partì per mez o desunì in dol mez. Scomezzare, che è partire per
egual parte. Dimezzare, che avrebbe ben dimezzate le pere. Lat. Dimidiare.
Dimidiatim partiri vel dividere.
Sminuì, fà restà de manch. Sminuire, diminuire, smenomare, scemare. Così
per l’altra via ello si smenomav. Stremare, scemare. Lat. Imminuere. Mancare
per iscemare. Volendo rifare senza mancare la sua generale entrata fece nuova
colta in Milano. Questo che è detto per istremar la grazia di Dio.
Sminuis, calà. Minuire, diventar minore. Io debbo minuire, e Cristo crescere.
Lat. Decrescere.
Smingà ù, schiafà vergù. Minacciare alcuno d’uno schiaffo. Lat. Alicui cola-
phum minari.
Smiolà la vit, tuga zò i foie. Spampanare, levar via i pampani. Si vogliono
spampanare le viti, quando sono teneri i pampani.
1951
Sminui, minorà. Diminuire, scemare, ridurre a meno. Di diminuire in niuno
atto l’onestà delle valorose donne. Lat. Diminuere imminuere.
Sminuis, lentas. Rallentare per scemare e diminuire. Ne etc. una favilla ral-
lenta dallo incendio, che m’infiamma, cioè scema, e diminuisce.
Smorbià di piante, cazà fò trop. Aver rigoglio le piante. Il loro mettere con
rigoglio. Il secondo anno avendo messo con rigoglio potale a luna crescente.
Lat. Luxuriari arbores.
Smorbià, zugatà, zugatolà. Trescare, per ischerzare. Per le camere tue fanciul-
le, e vecchi vanno trescando. Lat. Ludere, lusitare.
Smorzà ‘l lusor, ch’era impiz, o la lúm. Spegnere il lume che perdeva. E spento
il lume, che nella camera ardeva. Extinguere lucentem, vel ardentem lucernam.
Smulzinà, indolzì. Rammorbidire per addolcire. Con alcuna cosa più dilette-
vole rammorbidare gl’innacerbiti spiriti. Lat. Mollire.
1952
far molle, mollificare, intenerire, ammollire, piegare. Si rammolla la durizia
nostra. E rammollava loro animi. Lat. Mollire, lenire.
Snervà, taià, guastà i nerf. Snervare, tagliare o guastare i nervi. Infin ch’io
mi disosso, snervo, e spolpo. Lat. Nervos detrahere.
Sofegà, tegn, o coconà zò. Soffogare per opprimere, non lasciar surgere. Sommo
1953
studio è del nemico di soffogare il seme della divina inspirazione sicche non
proceda a perfetto frutto.
Sofegà. Soffogare, soffocare, serrare la strada alli spiriti vitali. Lat. Suffocare.
Affogare, uccidere altrui col chiudergli la respirazione, il che più comunemen-
te s’intende dell’acqua. Lat. Spiritum praecludere.
Sofegas. Affogare, morir per soffocazione. Lat. Suffocari.
Sofià, fiadà a boca verta. Alitare, mandar fuor l’alito a bocca aperta. Lat. Hali-
tare, vel halitum emittere.
Sofià, bofà de drè, d’intoren, de det, da pertut. Soffiare all’indietro, d’intorno,
dentro, pertutto. Lat. Reflare, circumflare, inflare, perflare.
Sofià, o bofà ados, faga di bofade. Minacciare, fare minacce.
Sofià vià, bofà, o cazà via. Soffiare, per spignere. Soffiata, e stretta dalli venti
schiavi, cioè spinta. Lat. Expellere, impellere.
Sofià in dol fúch. Soffiare nel fuoco. Lat. Conflare ignem.
Sofià, bofà. Soffiare, spigner l’aria violentemente col fiato agguzzando le lab-
bra. Soffiando nelle mie fiamme, e le fa maggiori. Lat. Flare, efflare.
Sofià sot. Soffiare, e soffiava, e accendeva l’ira nel cuor d’Erode.
Sofias zo’ ‘l nas, netasel. Strofinare il naso, nettarlo. Lat. Purgare nares.
Solferinà, impizà. Infiammare per eccitare, e accendere in noi qualsivoglia
affetto, o passione d’animo. Infiammò contra me gli animi tutti.
Solevas, es in solevaziò. Insollire. Sollevarsi. Essendo la città di Lucca molto
insollita etc. Lat. Sublevari; mergere.
484 Solevas, respirà, trà ‘l fiat. Respirare per ricrearsi, prender ristoro, cessar alquan-
to dalle fatiche. Respirar no lassa. Lat. Respirare. Lenire. Labores intermittere.
Solevà, slegeri. Sollevare, allenire, allegerire. Egli solleva l’angoscia dell’amore.
Lat. Levare.
Soghetà, met la cavezza. Incapestrare, avviluppar nel capestro. Lat. Capistrare.
Solevà, resbaldì l’anim. Rilevare per riconfortare, racconsolare. Gli animi
nostri pieni di compassione per la morte di Gismondo forse con risa, e con pia-
cer rilevare. Rilevare per sollevare da calamità, rimettere in buono stato. Ri-
levare li suoi amici.
Someià, es compagn. Simigliare, aver simiglianza. Che alcuno intanto il simi-
gliasse, che fosse creduto lui. Lat. Similare, referre, similem esse.
Someià, fa someià. Risembrare, rassembrare, aver simiglianza. Anzi risembra, e
rassomiglia al portatore. Lat. Similari, comparari.
1954
Someià. Risomigliare, rassomigliare. In verità, che voi risomigliate più che
uomo etc. somigliare, esser simile. Egli si rassomigliò a Cato il vecchio. Lat.
Similem esse. Assimigliare, assomigliare.
Someias in tang laor. Somigliarsi di molte cose. Era suo figliuolo, e di molte
cose si somigliava.
Somezà, portà la soma. Someggiare, portar some. Io sarò esente dal someg-
giare, e da tutte l’altre fatiche.
Soportà, comportà; tolerà, sufrì, patì. Portare per sopportare, comportare. Por-
tilo pazientemente. Portatelo in pace. Sostenere per sofferire, patire. Questo amo-
re un gran tempo senza frutto sostennero. Lat. Ferre, tolerare, pati.
1955
Sotomet, sogetà; redusì sot, sogiogà. Sottomettere, far suggetto, domare. E
sottomisero allo imperio di Roma tutte le nazioni del mondo. Soggiogare, sot-
toporre. Lat. Subiicere, subdere, submittere,subiugare. Sommettere. Ch’io fui
sommesso allo spietato giogo.
485 Sorà, deventà sorò. Invanire, divenir superbo vanaglorioso. Cesio etc. era in-
vanito per la oltraggiosa gloria, che ‘l popolo gli avea data. Lat. Superbire.
Sorà. Intiepidire, lasciare, che la minestra intiepidisca. Tepescere.
Sorà, svaporà, esalà; vegn fò l’ora, mandà fò ‘l fiat. Respirare, sfiatare. Turisi,
che non respiri il vaso. Lat. Respirare, vaporem emittere, efflare. Evaporare, spi-
rare, mandar fuora il vapore; svaporare, esalare. Lat. Exhalare, vaporare. Esalare,
uscir fuori salendo in alto, ed è prorpio de vapori. Exhalare. Sfiatare, svaporare,
mandar fuori il fiato. Si cuoprano con istoie, e panni per modo, che poco sfiatino.
Lat. Evaporare, vaporem emittere. Svaporare per uscir fuori i vapori. Non lasciar-
lo ne vasi sturati svaporare. Lat. Evaporare.
Sorti ados, o sorti ala vita, o andà a la vita, o ados a vergù. Uscire addosso a uno.
Sortà, scomparti, o divid sù a sort. Sortire per iscompartire. E d’altro bestia-
me minuto assai, il quale sortito tra li predatori. Lat. Sorte dividere, sortiri.
Sospend, diferì. Sospendere, per diferire, prolungare. Il mandare d’essa so-
spendemmo. Lat. Diferre, procrastinare.
Sostentà dal sot in sù. Sorreggere, sottoreggere, sostenere. Lat. Fulcire.
Sostentà, mantegnì, dà da vif, l’aliment. Sostentare, alimentare, mantenere con
gli alimenti. In fare, che esso quivi potesse sostentare la vita sua. Lat. Alere, susten-
tare. Reggere per sostentare, mantenere, nutrire. La lor vita reggevano come pote-
vano il meglio.
Sostentà, tegnì sù. Sostentare per sostenere, come per sostentare solaio, o tet-
to. Lat. Sustinere.
Sostentà, conservà, mantegnì. Sostentare per mantenere. E a sostentare le
virtù dell’altre. Lat. Servare, tueri.
Sostentas, defendes. Sostentarsi per difendersi. Come gente sconfitta, e smar-
rita si sostentaro. Lat. Se tueri.
Sostentà la resò. Mantener la ragione. Parmi vedere Amore mantener mia
ragione e darmi aita, cioè difendere, e sostentare. Lat. Defendere, tueri.
Sostentas, tegnis sù, stà sù. Tenersi per sostenersi. In tanto che appena si può
in su le gambe tenere.
Sostantà la vita. Regger, o sostentar la vita. E filando lana la sua vita regges-
se. Lat. Vitam regere.
Sostentà, tegn sù, pontelà. Folcire, puntellare reggere, sostenre. Che pur col
ciglio il ciel governa, e folce. Lat. Fulcire.
1956
Sotrà ol verz, la ‘nsalata. Recoricare, ricoprire l’erbe con terra, o per difen-
derle dal freddo, o per imbiancarle, o per altre cagioni.
486 Sovegnì, vegn in ment, vegn in penser. Soccorrere, occorrere, venire in mente,
sovvenire. Quando tu vecchio reciterai antichi detti e fatti fa che ti soccorrano
cose, che tu abbi fatte dalla giovenitudine tua. Lat. Succurrere, in mentem venire.
Sovvenire, ricordarsi, ritornar a mente. Pararsi altrui dinanzi una cosa per venir
in fantasia, sovvenire. E mi si para dinanzi una novella pietose donne.
Sozonzì di otre parole a quel, che s’ha dig. Soggiugnere, aggiugnere nuove
parole alle dette. Lo sol sen va, soggiunse, e vien la sera. Lat. Subdere, addere,
subiungere.
Spampanà atoren i difeg di oter. Scorbacchiare. Ridire i fatti altrui per istre-
pazzarlo. Lat. Obloqui; famae alicuius detrahere. Palesare gli altrui errori, e
malfatti bociare.
Spampanà per tut; fà savì a tug, trombetà. Spantegà, devolgà. Spargere per
divulgare. Sparsesà fuor della Chiesa tra gli uomini la novella. Stendere per di-
vulgare. Stendendosi la novella in Firenze, cioè dovolgendosi. Lat. Divulgare.
Bociare, palesar pubblicamente cosa segreta, o in lode, o in biasimo altrui. Bo-
ciandomi su per canti ch’io tengo baratteria. Lat. Publicare, promulgare.
Spand, spantegà. Spargere, versare, gettare, o mandare in più parti. Lat. Effunde-
re. Spargere.
Spand, trà vià. Spandere, spargere. Perch’io spandetti l’acqua di fuor del mio
interno fonte. Lat. Effundere, spargere.
1957
Spalà, despalà. Spallare, guastar le spalle. Ma nel fondo la misera si spalla.
Spalezà, fà, o dà spala. Fare spalla, dare appoggio. Mi porse la spalla, e fece-
mi spalla, acciocche io m’appoggiassi a lui. Lat. Fulcire.
Spalezà. Francheggiare, fare spalla. I gentil’uomini con tutto il seguito loro
riscaldavano, e francheggiavano il sindaco. Lat. Tutare.
Sparì via. Disparire, sparire. Le disse che più nol chiamasse, e non l’aspettas-
se, e disparve. Lat. Evanescere, recedere.
Spaventà. Dispaventare, spaventare. E nominanza bugiarda dispaventa. Lat.
Deterrere.
Spavetnà a pensaga. Rinovare nel pensiero la paura. Esta selva selvaggia, e
aspra e forte. Che nel pensier rinova la paura.
Spalancà fò ‘l cúr. Rallargare il cuore, cioè mostrarlo, aprirlo più manifesta-
mente. Lat. Patefacere, aperire cor.
1958
Spazà, portà vià, sbratà. Sgombrare, portar via. Lat. Exportare.
Spazas, o tegnis da zentilom v.g. Spacciarsi per servirsi, e farsi scudo dall’al-
trui nome, e autorità. Ed eziandio li Fiorentini si spacciavano per Pisani. Pro
aliquo se gerere virum talem nobilem se profiteri.
Spechià, o spetà la mana dal ciel. Aspettare le grazie si dice, quando uno
aspetta una cosa, che indugia e non viene.
Spend la moneda per quel, che la cor, o la val. Non por mente, non farsi caso
di certe persone, che per loro mal costume fan ciò, che non dovrebbono.
Speronà vergù, goial, ginal, grezal. Spronare per sollecitare, affrettare. Lat.
Urgere, incitare.
Spedì ‘l corer coi letre, mandà i letre per ol corer. Spacciare il messo, man-
darlo via. Spacciato uno subito a posta al marito suo.
Spenzes, o sponchias inag; fas inag. Impignersi, sportarsi avanti. Il qual aere
volendosi tornare al natural luogo impignesi, per uscir fuori etc. Lat. Se impellere.
1959
Spechià la bala al sbalz. Aspettare la palla al balzo, che è aspettare il tempo,
e l’occasione opportuna.
488 Spechià l’avis. Aspettare lingua. Aspettava lingua di loro sollecitamente.
Spechià vergù con gran devoziò. Aspettare alcuno a gloria, cioè con grandis-
simo desiderio. Lat. Expectare cupidissime aliquem.
Spechià, atendì. Attendere per aspettare. Mandato a dir alla donna, che non
l’attendesse. Lat. Expectare.
1960
Spianà, ruinà, demolì. Spianare, rovinare fino al pian della terra edifizi. Spian-
tare. Solo aequare; demoliri.
Spicinis, deventà pizen. Impiccolire, divenir piccolo. Io dubito che l’animo tuo,
lo qual soleva esser grandissimo, sia impiccolito. Lat. Imminui, vel decrescere.
Spiegà; fà savì; spianà. Sternere per manifestare, far chiaro, spianare. Sterminil
tu ancora cominciando. Lat. Explanare. Dispianare, spianare per esplicare. Che
ragiona, e dispiana i fatti. Lat. Explicare, explanare.
Spinà, punz coi spì. Spinare, trafiggere con ispine. La vostra madre vi vide
spinare. Lat. Spinis lacerare.
1961
Spinà ‘l vasel, cavà ol vì dal vasel. Spillare propriamente trar per lo spillo il
vin della botte.
Spirà. Spirare per infondere, dare inspirazione. Piacque di spirarmi l’alto la-
voro. Lat. Afflare, inspirare.
Spirà, met in cúr, met in anim. Spirare e occultamente metter nell’animo, la
qual cosa è propria di Dio. Da questa subita sapienza divinamente in loro spi-
rata nasce etc.
Spirà, generà. Spirare per produrre. Guardando nel suo figlio con l’amore,
che l’uno, e l’altro eternalmente spira. Lat. Ferre, producere, gignere.
Spirà ‘l tep. Spirare il tempo, vale finire, terminare; venire il termine, com-
piere il tempo. Passato d’un mese, e di due il termine, non che venuto. Lat.
Advenire diem. Deficere vel absolvi.
Spirà, murì, mancà. Spirare per morire. Lat. Afflare animam.
Spirtas de pora. Spiritare per essere sopraffatto da eccessiva paura. Da fare
spiritare un cimitero.
Spizigà, sbecorgnià. Pizzicare, bezzicare. Lat. Tundere, vellicare.
Spizigà, o pelucà zò vergot. Spilluzzicare, che è levar della cosa parte meno-
missima per volta.
490 Spiumazà, fà sù ‘l leg. Sprimacciare, rimenare la piuma bene nella coltrice, spiu-
macciare, o spiumare la coltrice. Lat. Sternere lectum.
Sponchià, spenz, cazà, sburlà, calcà. Sospignere, pignere ma ha più forza. E con
essa sospintolsi da dosso di netto col capo innanzi il gettò in essa. Lat. Impellere.
Portare si dice di quella forza, che si fa nello spignere aggravare, o ritenere chec-
chesisia, mentre tutto lo sforzo, o aggravamento si riduca in un punto, o in poco
luogo. Ed egli stesso pontare col capo nel coperchio dell’avello. Lat. Urgere.
Sponchià, calcà, sprem. Ponzare, che è quella forza, che si fa per mandar fuor
gli escrementi del ventre, e che fanno le donne per mandar fuora il parto.
Spontà, bat via la ponta, intacà ‘l tai, o ‘l fil, o voltal sù, rop la ponta. Rintuz-
zare, ribattere, e rivolger la punta, e ripiegar il taglio, ed è più proprio de ferri. Lat.
Retundere, obtundere. Intuzzare. E allora rotta, e intuzzata fu la fierezza d’Af-
frica. Lat. Contundere, comprimere. Spuntare, levar via o guastar la punta. Dove
suole spuntarsi ogni saetta. Lat. Mucronem retundere.
Spontà, vegn fò, comenzà a nas. Spuntare per cominciare a nascere, apparire,
uscir fuora. Ne ancora spuntavano i raggi del sole ben bene. Lat. Oriri, appare-
re, erumpere.
Spontala, reusin. Spuntare per superare la difficoltà.
Spopolà. Dipopolare, votar di popolo le città, e le provincie; spopolare. Furono
dipopolate le castella, disfatte le chiese, e arse le munistera. Lat. Depopulari.
1962
Spoias, lagà. Spoliarsi per lasciare.
Spoià. Scuotere per privare. E quando io sia di questa carne scosso. Scossa di
ogni ornamento. Lat. Spoliare, privare. Spogliare per privare.
Spoià, cavà fó biot, nud, sbiotà. Nudare, spogliare ignudo. Lat. Nudare, de-
nudare.
Spolpà. Spolpare, privare. Di giorno in giorno più di ben si spolpa. Lat. Spoliare.
491 Sporz; dà, soministrà. Ministrare per sumministrare; vale dare e porgere altrui
le cose necessarie. Dio volesse, che almeno le selve ci avessono ministrate rozze
vittuarie. Lat. Suggerere. Amministrare, somministrare, porgere, dare altrui chec-
chesia. Lat. Suppeditare, porrigere. Che l’amorevol ciel ti somministra. Lat. Sub-
ministrare.
Sporz inag, spenz. Pignere per isporgere. Fa che pinghe, mi disse, un poco il
viso più avanti, cioè sporgi.
Sporz. Presentare per porgere. Presentatagli quella etc. Lat. Porrigere. Porgere,
approssimare checchesia tanto a uno, ch’e’ possa arrivarlo. Porse ver lui le guan-
ce lagrimose. Lat. Porrigere.
Sporz vergot a vergù, e po’ tiral indrè, e nò daghel. Far cilecca. Poi m’ha fatta
la cilecca.
Sporz, parà. Parare per porgere. Nel Vangelo comandò di parare l’altra gota.
Chi ti dà in una gota para l’altra. Lat. Porrigere.
1963
Sporzì in fò, fa vanzà fò. Sporgere. Perché con gli occhi in giù la testa sporge; spor-
tare. Con una bocca aguzza sportava il mento in fuori. Lat. Exporrigere, extendere.
Sporz la mà, dà mà, o aiut. Porger la mano, cioè aiuto. Lat. Auxilium praebere.
Sprem fò. Spremere, premere, ma denota più forza. E facciansi torni e strettoi
da spremere.
Sprem fò, strucà fò. Premere propriamente strignere una cosa tanto, che n’esca
il sugo. Premendoti tutto non uscirebbe tanto sugo, che bastasse a una salsa. Lat.
Comprimere, premere.
Spregà, trà in malora, decipà. Spergere, dispergere, mandar per la mala via.
Lungo ‘l peculio suo quieto pernotta guardando, perche fiera non lo sperga.
Che quasi tutti sperse i terrazzani. Lat. Perdere, dissipare.
Spudà. Sputare. Chi ha dentro amaro non può sputar dolce. Lat. Expuere.
Spudà in dol mostaz, o a dos a vergù. Sputacchiare uno in faccia. Sarà scher-
nito, sputacchiato, e fragellato. In os expuere, in faciem spuere alicuius;ali-
quem consputare.
Spudà fò, recusà. Rifiutare, ricusare, non volere, non accettare. Lat. Respuere,
refutare, recusare.
Spuzà, sentì da spuz, chiapà catif odor. Impuzzolire, impuzzare. L’acque pie-
trose son buone, e non impuzzoliscono. Lat. Putrescere.
Spuzà da mat, avì dol mat. Aver una vena di pazzo, o sentire alquanto del
pazzo. Lat. Desipere.
492 Spuzà, parì poch bò. Putire, parere di mala qualità. Si fatta gastigatoia, che
gli putirebbe cioè gli parrebbe di mala qualità.
1964
Squadrà, met sul quader, fà sul quader. Riquadrare, metter, e ridurre in qua-
dro. Lat. Quadrare. Quadrare, ridurre in forma quadra. Il cerchio per lo suo
arco è impossibile a quadrare, perfettamente.
Squadrà u’ da cò a pè. Squadrare, cioè guardar uno, o una cosa dal capo al pie-
de, minutamente considerandola. Lat. Probe noscere aliquem, vel aliquid.
Squadrà, giudicà, o mesurà. Squadrare per misurare con l’occhio, col discorso.
Squartà, fà ‘n quarg. Squadrare in vece di squartare. Chi verrà mai, che squa-
dre questo mio cuor di smalto?, cioè rompa, e spezzi. Lat. Dirumpere.
Squisnà per tug i cantò. Disguizolare ogni cantuccio. Sono da biasimare al-
cuni, i quali vanno rovistando, disguizolando per casa ogni cantuccio.
Squisnà, andà squisnet, stà sul recavà. Spillare per diligentemente spiare, e
cercar d’intendere di soppiatto, che si dice anche per istraforo. Spillare i con-
cetti, e i disegni segreti del Principe ne licito è, ne sicuro.
Srarì, fà rar. Radificare, rarificare. Lat. Rarefacere. Diradare, dilatare, far diven-
tar raro.
Srarìs. Schiarire per diradare. Il Re Carlo veggendo schiarire, e aprir la schie-
ra degli spagnuoli. Rarificarsi, divenir rado. L’umido del legno per lo calor del
fuoco si rarifica. Lat. Rarefieri.
Srarì i piante, sbrotolale zò bè. Schiarire li alberi, vale potarli chiari, cioè be-
ne lasciando loro pochi ramicelli.
Srarì fò; lagà largh. Dilargare, diradare. Questa pestilenza ricominciò nel mese
di maggio in Fiandra, che dilargò il terzo de’ cittadini. Lat. Tollere, auferre.
Srarì. Diradare, allargare, tor via la spessezza. Lat. Rarefacere, disradare.
Sraris. Diradarsi. I vapori umidi a diradar cominciansi. Lat. Rarefieri.
Stà. Attenersi. Attenendosi Salabretto alla sua semplice promissione, cioè stando-
sene. Stare per dimorare. Dove io voglia stare io non intendo. Vi stetti una volta.
Sedere per semplicente stare, dimorare. E se ciò è vero che l’acqua seggia in su
la terra. Lat. Manere, morari. Come moglie dee dimorar con marito.
Stà, consistì. Stare per consistere. Nel mal parlare e nel mal operare stà il pecca-
to. In questo stà la dignità, e l’eccellenza. Lat. Consistere, versari.
1965
Stà á competenza de vergù. Stare a petto a uno, essergli egual di forze.
Stà à dos, in dol cò. Stare addosso, cioè nell’animo, nel pensiero. Stammi ad-
dosso col poder c’ha in voi raccolto.
493 Stà a bota de martel. Sussistere. Questa ragion non sussiste, cioè non è buona,
non tiene, non regge a martello.
Stà a sto mond. Vivere, stare in vita. Lat. Vivere, degere vitam.
Stà ai pag; mantegnì la promesa. Tener patto, tener fermo, mantener la pro-
messa. Si ch’io temetti non tenesser patto. Per tener ciò fermo diedero i Pisani
etc. Lat. Stare promissis.
Stà a la granda, fala a la granda. Grandeggiare, aver grandigia, far del gran-
de, star in sul grande, star sul mille. Io te li donarei, ma tu grandeggi, e non mi
rispondi mai ne ben, ne male. Lat. Superbire, magnos spiritus habere.
Stà a front dol nemich. Fronteggiare, stare a fronte al nemico. Siede Peschiera
bello, e forte arnese da fronteggiar Bresciani, e Bergamaschi. Lat. Contra hostes
stare, hosti adversari.
Stà à la resò. Stare al quia, acquietarsi alla ragione. State contenti umana gente
al quia.
Stà a sentì quel che vè fò. Attendere a udire quel che si scocca, cioè si palesa.
Stà a scoltà, a sentì. Stare ad ascoltare, ascoltare. Lat. Audire, auscultare. Sta-
re in ascolto. Star a udire con attenzione.
Stà a speghià cosa fà vergù. Stare alla bada d’uno. Stando alla bada del
Padre, e de fratelli. Lat. Expectare quid aliquis agat.
1966
Stà a sentì, a scoltà sul savì. Stare in sentore, stare attentamente ad ascoltare, ori-
gliare, stare in orecchi. E tutti stavano in sentore. Lat. Animum attendere, aures
admovere.
Stà al machiò. Star al macchione, star forte, e sodo al macchione, vale non si
muover di luogo per cosa, che uomo oda, e senta. E disse io mi starò sodo al mac-
chione. Non si lasciar persuadere, ne svolgere a dir quel, ch’altri vorrebbe. Star
sodo alla macchia.
Stà all’erta. Stare all’erta, quando uno in favellando cerca vantaggio di non
lasciare intendere e di non esser preso in parole. E si vuol con dolce modo con
lor sempre stare all’erta.
Stà al sol, o in luch solif. Stare al sole. Lat. Apricari vel in aprico loco esse, vel
versari.
Stà butat zò da la banda drichia, o mancina. Giacere sul lato destro, o man-
co. Lat. Partem aut dexteram aut laevam incubare.
Stà butat zò in schena, co’ la panza ‘n sù. Supinare, giacere, o porsi a gia-
cere rovescio. Lat. Se supinum locare vel supinare. Giacere risupino, cioè in
su le rene con la pancia all’insù. Lat. Supinum iacere.
Stan bè, avila grasa. Averne grascia, cioè utile, vantaggio, pro.
Stà butat zo. Giacere, star col corpo disteso. Lat. Iacere, cubare.
Stà bè. Star bene. Bene starebbono s’elle s’indugiasser tanto. Lat. Bene esse.
Stà bè, es comod. Star bene, avere comodità. Che starebbe meglio di me, se
quei danari fosser miei, cioè che avrebbe più comodità.
Stà mal a mort. Star male a morte. Morbo urgeri mortifero, vel lethali.
Stà bè o mal. Star bene, o male, esser sano, o ammalato. Lat. Bene, vel male
valere.
1967
Stà butat zó da per lù. Giacer solo, o in disparte. Lat. Secubare.
Stà bè, o mal es in bò, o catif stat. Star bene, o star male per ritrovarsi in buono,
o in cattivo stato. Che posto, ch’io sia da te ben vestita, e ben calzata, tu sai bene,
come io sto d’altro. Molto meglio starei, che nella camera non fo. Lat. Esse bona,
vel mala conditione. Cum aliquo agi bene, vel male.
Stà bè. Star bene; maniera di salutare. Ben possa stare il tale; ben stia il tale. Lat.
Salvet eum vel faciat sospitem Deus.
Stà butat zò có la panza in zò. Stare, o giacere boccone. Pronum cubare; vel
pronum esse, vel in faciem cubare.
Stà coi budei sù l’arzò, avì i budei sù l’arzò, tremà i budei in da panz. Aver
1968
le budella in un paniere, o in un catino, vale avere una eccessiva paura, e parer-
gli esser vicino a estremo pericolo. Lat. In manu animam gestare.
Stà con tug i só comog; o stà sentat in cadrega. Stare a piè pari si dica di chi
stà con tutte le sue comodità.
Stà coi oregie alzade, o tise. Stare con gli orecchi tesi, o tener gli orecchi tesi
vale star intentissimo per sentire. Stare a orecchi levati. Lat. Auribus arrectis esse.
Stare assentito, stare in orecchi, avvertito. Che sempre stava la notte assentito.
Stà coi mà conzade sù. Starsi con le man cortesi, o starsi a denti secchi. E con
le man cortesi come un boto. Lat. Morari oscitanter.
Stà coi deg sech. Stare a denti secchi, e starsi senza operare, o non volendo, o non
s’arrischiando, o non avendo modo. Lat. Morari oscitanter.
Stà con vergot, o con vergù. Attenersi per secondare, seguitare. Insino a ora io
m’attengo alla loro correzione. Lat. Sequi.
Stà conzat per i cigolete, o es. Essere o stare a pollo pesto si dice di chi sta per
qualche accidente male o d’animo o di corpo per essere il pollo pesto propria
vivanda de gravemente ammalati.
Stà cò la boca, o cò la gola verta per scoltà. Stare a bocca aperta per ascol-
tar con grande attenzione. Lat. Attente audire.
Stà co’ pè, col cò ‘n terra, coi pè al aria. Far quercia è lo star ritto col capo in
terra, e co’ piedi all’aria. Stiamo in sul far quercia tanto ritti poi, che etc.
495 Stà col cò scovert, o pelat. Stare in zucca.
Stà coi pè levag, o stà da bandit. Star fuggiasco, di chi per qualche timore non
s’appalesa. Stare sfuggiasco. Lat. Profugum esse.
Stà coi mà in gaiofa, o coi mà menet. Tenersi le mani a cintola, non s’eser-
citar, non far nulla. Lat. Manus continere.
Stà comià una tor. Torreggiare, stare in somiglianza di torre. Torreggiavan di
mezza la persona gli orribili giganti. Lat. Stare instar turris.
Stà come la quaia sot al sparaver. Stare sotto la tacca del zoccolo, che vale stare
a gran soggezione.
Stà col ug a penel, al erta. Star in su le sue, stare all’erta, andar cauto nel parla-
re, per non esser giunto.
Stà col sciop montat. Star coll’arco teso, star pronto, e apparecchiato. Lat. Prae-
sto esse. Stare intento.
Stà dur, sul rigor. Star rigido, usar rigidezza, non si lasciar muovere, ne per-
suadere. Per la qual cosa, dove io rigido, e duro stava a tuoi confronti etc. Lat.
Inexorabilem esse.
1969
Stà de cà, de abitaziò. Stare a casa per abitare. E spiato là dove stava a casa.
Lat. Habitare.
Stà dina, dimas, tardigas. Tardare, indugiare, trattenersi. Lat. Cunctari, morari.
Stà desedat, stà sù la nog. Vegliare, vegghiare, vigilare, star desto. Lat. Vigilare.
Stà de sovra, a cavler. Stare a vantaggio, essere a vantaggio per essere, o stare
al di sopra, che si dice anche stare a cavalliere.
Stà denag a ù creditor, al qual as gha cedi ol sò debitor. Star della detta e il
promettere per un debitore, che si consegna a un altro.
Stà denag, fa segurtà, promet per vergù, piezà, stà a solevà vergù. Malle-
vare, entrare mallevadore. Ne già avresti amico si caro, per cui mallevare tu
andassi a corte. Lat. Fide iubere, spondere.
Stà de bon anim, no’ dubità negot. Esser di buon cuore, cioè non dubitare.
Ora io vo etc. e sii di buoncuore. Lat. Bono animo esse.
Stà descomod. Stare a disagio, star con iscomodo, senza agio. Stando anzi a di-
sagio, che no nell’arca.
Stà, fà residenza. Stare, fare residenza, risedere. Dove facevano loro residenza.
Stà de sovra, pasà denag, superà. Sormontare, per avanzare, sopraffare. Lat.
Excellere, superare.
Stà fó i os. Pingersi gli ossi in fuori. Ciascuno osso pingeva in fuori la raggrin-
zata pelle.
Stà fresch. Star fresco, significando che altri non è per avere quel ch’e’ vorrebbe.
496 Stà fresch. Esser malagiato, o in pericolo di aver danno. Star fresco. Lat. Male
se habere.
1970
Stà ferem, o sald. Star sodo, vale star fermo, non si muovere. Se qualchuno il
piè ti pesta, non da piega, sta pur soda. Lat. Sistere, consistere.
Stà fermat. Stare per istar fermo. Qual negligenza, quale stare è questo? Lat.
Manere.
Stagnà ‘l vasel, col cazaga della stopa. Rinzeppare. Rinzeppa bene, e rincal-
za con esso le dette crepature, e si ristagnerà.
Stagnà ‘l sang, ol flus. Fermar per ristagnare il sangue, o flusso. Lat. Cohibere,
inhibere, sistere profluvium sanguinis vel comprimere alvum, vel aluvi fluxionem
sistere.
Stà in padim. Star quieto, non dar noia altrui. Lat. Nil molestiae inferre.
Stà in zenugiò. Star ginocatione, od inginocchione. Lat. Genibus niti, vel inniti.
Stà in vergù, o a vergù. Stare per restare. Per me non si starà mai cosa, che a
grado ti sia. Lat. Per aliquem stare.
Stà in pè, sú drig. Stare, fermarsi ritto, stare in pie. E come mi stanno ben le gam-
be in su la persona. Lat. Consistere, stare.
Stà in padim, stà ferem, dimas. Stare in cesso, in posa. Ma stien le male un
poco in cesso. Lat. Morari.
Stà inclucat, o incluchignat, o ‘nculat zò. Star coccoloni, si dice di chi siede
in su le calcagna. Stare accoccolato. Or ritto, or a sedere, or coccoloni. In co-
xam sedere.
Stà intrognat. Stare intorato si dice di chi per isdegno, o per alterigia sta sopra
se turbato, e gonfio a guisa di toro adirato. Esse iratum, aut elatum.
Stà in dig; lozà quel, ches set a dì. Andarsene preso alla grida, cioe creder quel,
che s’è detto senza pensare, o cercare più là. Lat. Praebere se credulum.
1971
Stà in fond. Giacere, esser profondo, in fondo. Laggiù per quella ripa, che più
giace, cioè che è più profonda.
Stà in tesera. Stare a segno, procedere con rispetto, con timore. Ti pensi forse
farmi stare a segno? Lat. In officio contineri.
Stà in prest, stà in quac luch come a imprest. Stare a pigione, e dicesi della cosa,
che non istia acconciamente al suo luogo. Andate, e sforzatevi di vivere, che mi
pare, anzi che no, che voi ci stiate a pigione. Alterum pedem, in sepulchro habere.
Stà in cervel. Stare in se, stare in cervello, cioè non ismagare, non si smarri-
re. Lat. Esse apud se. Animi compotem esse, vel mentis, vel sui.
Stà in vergù, es in di sò mà, in sò balia. Stare a uno; essere in suo potere, in ar-
bitrio, in balia. In alicuius potestate esse.
Stà in bada. Stare a bada, cioè ad aspetto, a speranza. Io sto a bada di veder-
lo. Lat. Expectare; expecto ut videam.
1972
Stà in dù luch contra sò gust, o per nò aviga da fà negot. Esser debito in un
luogo, si dice d’uno, che vi sta contra suo gusto e non v’ha, che far niente.
Stà in quac luch; trategnisga, trigasga quac dì. Soggiornare, dimorare, interte-
nersi. Lat. Commorari, manere.
Stà ixì ixì. Stare cosi cosi; vale mediocremente. Lat. Sic, satis esse.
Stà lì la marcanzia, per no esga aventor, che la compri. Far piazza si dice
delle mercatanzie, che per troppa coppia non hanno spaccio.
Stà lì de presi, o de prezi. Riposarsi, mantenersi. Il grano torno al suo stato del
mese d’Agosto, e di settembre si riposò, cioè si mantenne, e stette in quel prezzo.
Stà lì come u’ stampè; u’ pal infich. Esser pergola, si dice di chi si ritrova a
ragionamenti, ch’e’ non intenda, o in conversazione, dove tutti sieno impiega-
ti, e a lui tocchi a starsi. Cuocer bue si dice ancora. Lat. Nihil intelligere.
Stà lì come u’ stampè, u’ pal infich, drig in pè senza mues. Star in petto, e
‘n persona, star ritto, e fermo in un luogo senza muoversi. Aspetti, e fermo stia
in petto, e ‘n persona.
Stà li per vegn ados ol mal. Soprastare un pericolo, o danno vale esser in
rischio di ricerverlo. Lat. Imminere.
498 Stà fazat al balcò. Stare affacciato alla finestra. Exerto ad fenestram vultu
stare, vel esse.
Stà lì a fas vegn i ug fo’ dol cò. Sonare a mattina; è lo stare con rencrescimen-
to, e non saper che si fare. La notte, è ‘l di soneremo a mattana.
Stà lì a vardà ‘n sù senza fà negot. Musare, stare oziosamente a guisa di stu-
pido. Lat. Morari.
Stà lì a stufas. Stare a tedio. Si dipartì senza più stare a tedio.
Stà lì per quat al pisa, es in transit, es per pasà. Essere, o stare in transito,
cioè in sul morire. Lat. Animam agere.
1973
per lo ‘ndugio. Molti della plebe disperati innanzi, che volessono storiare, e
morire con si gran tormento etc. Lat. Mora divexari.
Stambucà, stamborlà, trà sot sovra i laor de cà. Trambustare, che è rimo-
ver le cose confondendole, e disordinandole con istrepito, e con tumulto.
Stantà, sbragagnà, durà fadiga. Stentare a far qualche cosa per aver difficol-
tà. Io stento a riscuotere il mio. Lat. Laborare.
Stantà, pati, penà. Stentare in vece di patire generalmente. Lat. Pati; premi,
aerumnis.
Stanzias. Astallarsi; posarsi, fermarsi, stanziarsi. La sera nel luogo, dov’e’ s’astal-
lano. Lat. Consistere, manere.
Stantà impò più, e fà ‘l laor comes dè. Ponzare un po’ più, e farlo maschio,
cioè penare, e indugiare un po’ più, e farlo bene.
Stà mal sui picoi, sui cadastre, sui gambe. Essere debole in su i picciuoli si
dice a chi vi si regge su male.
Stà, o es sun do pè, o in dubi. Stare, o entrare in forse, vale stare, o entrare in
dubbio. Della salute del figliuolo entrata in forse. Lat. Dubitare, in dubio esse.
Stà, per andasen. Star su l’ale, stare in punto per partirsi. Discessui promptum esse.
Stà per fà vergot. Essere per fare qualche cosa, o pure aver a fare qualche
cosa, o a dire qualche cosa. Dicturum, vel facturum esse.
Stà per borlà zò, es per borlà zò. Star per cadere, essere per andare, cioè por-
tar pericolo di cadere.
Stà ostinat quat as pùl mai dì. Pigliar il morso co’ denti, stare ostinatissimo.
Mordicus tenere.
Stà, o es sovra, o più olt. Soprastare, star sopra, esser superiore, eminente. Si
pose a campo in sul monte, che soprastava la città. Lat. Extare, eminere.
Stà, o es situat. Giacere, esser situato, posto. Una parte del mondo è, che si
giace mai sempre in ghiaccio etc. Lat. Iacere, situm esse, positum esse.
1974
Stare per essere situato. Fu nato di Castello Stadone, che sta ne confini di
Dalmazia, e Pannonia. Lat. Ut supra.
Stà postat, a la posta. Stare alla posta. Più volte stettero alla posta, cioè aggua-
to. Manere in insidiis.
Stà, reportas, quietas. Stà ‘n dig. Stare per acquitarsi. Io ne starò alla senten-
za di chiunque voi volete. Lat. Acquiescere, stare.
499 Stà quag, o quachiat zò, o quachias. Acquattarsi, chinarsi per nascondersi.
Tanto, che ‘n terra per saper acquattarsi. Lat. Se ad terram deprimere.
Stà segur. Stare sicuro, aver sicurtà, non temere. Movendo gli occhi, che stavan
sicuri. Lat. Non vereri.
Stà reguardat, con sospet. Stare a bello sguardo, si dice di chi per non esser
appostato, e preso si ritira in luogo sicuro. Basta, che stia a bello sguardo, e
non si lasci rivedere.
Stà sover penser, o in dubi, suspis. Star sopra se, in dubbio, sospeso. Alquanto
sopra se stette, e cominciò a pensare. In dubio esse, incertum esse, haerere.
Stà sù, levà sù. Stare su, cioè rizzarsi in pie’. Lat. Surgere.
Stà sù, no pondes. Star sopra se, o sopra di se, reggersi in su la persona, non
s’appoggiare.
1975
Stà sul tò. Stare al proposito.
Stà sul vantaz, sui baze, sul util. Stare in sul tirato. A chi non vuole stare in sul
tirato.
Stà sul birlo; stà ‘n cervel. Stare in gangheri, stare in cervello. Lat. Esse apud se.
Stà sovra l’aqua. Stare a galla, stare sul’acqua a guisa di galla, che è leggerissi-
ma. Galleggiare, star a galla contrario di star al fondo. Lat. Innatare, supernatare.
Stà sù la sò, stà de reserva. Stare sul onorevole si dice di chi usa un po’ troppa
gravità, e ritiratezza.
Stà sul quamquam, fà da quamquam. Stare in sul mille, che è tenere una
certa gravità negli atti, e nell’apparenza più che conveniente al suo grado.
Stà sù de bona voia, de bò cúr. Stare di buon cuore, star allegro, quieto, e con-
tento. Sommamente il prego, che di buon cuore stesse. Anichin mio dolce sta di
buon cuore. Lat. Bono animo esse.
Stà sul dur, o dur. Star sul tirato, alla dura, in bargagno. E per non istare in
bargagno etc. assenti il riscatto de’ detti prigioni.
Stà sù i auguri, avì, o chiapà auguri. Sorteggiare, pigliar la sorte, cioè l’augu-
rio. Lat. Augurium capere.
Stà stinch, o andà stinch. Stare, o andare intero, di chi porta, o tiene la persona
diritta.
Stà sentat zò. Sedere, proprio degli uomini, e d’alcuni animali quadrupedi, e
val riposarsi posando le natiche su qualche cosa. Convienti ancor sedere un
poco a mensa. Lat. Sedere.
Stà senza fà negot. Fare il bello in piazza, dicesi di chi se ne sta ozioso senza
voler far niente passeggiando oziosamente le piazze.
1976
Stà sul fà roba. Avarizzare. Avaritiae operam dare. Avare facere, vel agere.
Stà sù la pariginaria, sù la polida vita, sù la bizaria. Pompeggiare, pompo-
samente ornarsi, o adornarsi. Lat. Pompabiliter ornari.
Stà sui cerimonie. Stare su i convenevoli, senza troppo stare su i convenevo-
li io mi vi do, e dono per amicissimo.
Stà sù co’ la vita, nò pozas. Star sopra se, o sopra di se, cioè non s’appoggiare.
Stà sover penser, o sospes, in dubi, esità. Star sopra se, cioè sospeso, in dubbio
sopra e stesso alquanto stette, e poi disse. In dubio esse, haerere, haesitare.
Stà sul savì i fag di oter. Spiare, andare investigando i segreti altrui. Io ti spie-
rò chi ella è. Spiò tutta la verità dell’opera. Lat. Explorare.
Stà sot, es sotopost, soget, sogiazì. Soggiacere, essere soggetto, sottoposto. E ad
infiniti pericoli soggiacere. Lat. Subiacere, alicui subiectum esse. Sottostare, star
sotto, esser soggetto. A quanti per loro arbitrio vedem sottostar gli amanti.
Stà sul cúr, chiapas a cúr, es sul cúr, fanas. Sollecitarsi per pigliarsi a cuore,
affannarsi. Il ladro delle cose serrate molto si sollecita. Lat. Augi.
Stà sald à bota, nò lagas fà zò, fà testa. Resistere, star forte contr’alla forza, e
violenza di checchesia senza lasciarsi superare, ne abbattere. Repugnare, contra-
stare. Non avessero gagliardamente resistito, o sia reggere per far resistenza,
sostener la forza, e l’impeto. E quelli, che ressono al campo, rimasono tutti morti.
Lat. Obstare, resistere, repugnare, obsistere.
Stà sald, e ostinat in vergot. Insistere, star fermo, e ostinato in alcuna cosa. Lat.
Insistere.
Stà sald, tegn sald. Tenersi per mantenersi, non s’arrendere. Quei della torre
si tennero alquanti di. Lat. Obsistere, non se dedere.
Stà sald a bota de canò, nò lagas involtà, nò piegas. Tenersi a martello, non
si piegare, non si lasciare svolgere. Esse non varrebbon danaio, perciocchè
niuna se ne terrebbe a martello. Lat. Non flecti.
Stà sald al aqua, che nò la trebatì fò. Tener l’acqua si dice di cappello, o
mantello, che resiste alla pioggia, che non trapeli.
Stá tacat, tegnis. Tenersi per attenersi. O che pendente si tenga alla mestola sarà
cotto.
Stà tacat al consei de vergù; fà quel che vergù conseia de fà. Tenersi al con-
siglio d’uno, attenervisi, seguitarlo. Alicuius consilium probare.
Stà tis, o sgofì come una baga. Star pinzo. E stava sempre pinzo, e grasso, e
unto, cioè pienissimo. Lat. Fartum esse.
Stà tal qual as è. Rimanere, permanere, restare. E come donna onesta, che per-
mane di se sicura. Lat. Permanere, persistere.
1977
Stà tacat, fas apruf, stà visì, unis. Strignersi per accostarsi. Lat. Accedere.
Attenersi. Essendosi il tiranno attenuto alle mura della città, cioè stato accosto.
Stà vif, o vif de speranza. Vivere di speranza.
Stà unig insem, stà ‘n santom; tegnis fra de lor. Tenersi in se, tenersi insie-
me, stare uniti, collegati. Lat. Cohaerere.
Stà unit. Stare in se, stare raccolto. Stando in se stessa ha la sua luce sparta.
Sta vif de più, sopravif, vif de più. Sopravvivere, viver più. E se tu forse a
me sopravvivi. Lat. Superstitem esse.
501 Stà zito; fà a morta. Non far motto, ne totto, star cheto cheto, tacere, non par-
lare, restar di parlare. Star cheto, muto, star zitto; tutta riscossasi stette cheta.
Lat. Silere, tacere.
Stenuà, fà vegn indug, o magher. Stenuare, far divenir magro, macilente, e
menomare le forze, e virtù vitali. Lat. Extenuare.
Sternì, stramà la stala. Sternere lo strame per far il letto alle bestie.
Stivà, calcà ‘nsem. Stivare, strettamente unire insieme. Lat. Cogere, simul strin-
gere.
Stigà, stizà, uzà, spenz. Sospingere per indurre, instigare. L’ira Tideo a tal rab-
bia sospinse. Stigare, instigare; inizzare, adizzare. Avea una malvagia femmina
per moglie, che tutto ‘l di ‘l pugneva, e inizzava a mal fare. Lat. Irritare. Incitare.
Sterlucà. Tralunare, stralunare. Va tralunando quanto tu vogli etc.
Stincas ilò, restà stinch senza podis mùf. Torpere, rimanere intirizzato, esser
impedito di molto. Rattrappare. Di che pensando ancor m’agghiaccio, e torpo.
Lat. Torpere.
Stirachià, fà di stirazadure, o stirachiade. Stiracchiare, stravolgere il senso
delle scritture con sottigliezza. Lat. Invertere.
Stizà sot, irrità, daga sot dol dit. Attizzare per aissare, incitare, stimolare.
Essendo attizzata la battaglia. Lat. Irritare, incitare, instigare.
Stizà sù la lúm. Stuzzicare la lucerna.
Stincas. Intirizzare, perder il poter piegare per un certo rappigliamento. Lat.
Rigere, rigidum fieri.
Stimà. Estimare, stimare. Lat. Extimare; arbitrari.
Stimà, avì in stima, in cunt. Pregiare, avere in istima, in pregio, in venerazio-
ne. Lat. Aestimare.
Stimas, giudicas. Cusarsi, stimarsi, giudicarsi. Elli si cusse sufficiente in tutte
le cose etc. Lat. Se existimare, se iudicare.
1978
Stiticà, strenz, serà. Costipare, ristrignere. Costipa il ventre. Lat. Constipare.
Stigà, grezà, fà freza, ginà vergù, esga drè, che ‘l faghe vergot. Sollecitare,
stimolare, fare instanzia, importunare, affrettare. E tanto in un modo, e nell’al-
tro la sollecitò. Lat. Stimulare, urgere, instigare.
Stopà bè. Suggellare per combaciare, e turar bene. I fori debbono esser picco-
li e le fessure dell’alveario ottimamente suggellate.
Stopà. Turare, chiudere, o serrar l’apertura con turacciolo. Lat. Obturare. Occlu-
dere.
Stopà col stuch. Ristuccare, riturar checchesia con istucco, o altra materia
tenace. Le lor rimose celle leggiermente col limo empi, e ristucca.
1979
Stongià i piante, podale. Potare, il tagliar alle viti, e agli altri alberi i rami inuti-
li, e dannosi. Lat. Putare. Scapezzare, tagliare i rami agli alberi. Lat. Amputare
arborum ramos.
Stopà coi spì. Imprunare, metter pruni sopra checchesia. Serrare, o turare i
passi co’ pruni. Lat. Dumis obstruere.
Storzis in da vita. Scontorcersi, diciamo a quel travogliamento di membra,
che si fa talora o per dolor, che si senta, o per vedere, o per aver a far cose, che
ti dispiacciano. Mentre io mi gratto il capo, e mi scontorco.
Storzì, revoltà, sgavignà, piegà. Contorcere, ritorcere, rivolgere. L’amata spada
in se stesso contorse. Lat. Contorquere, convertere. Torcere, cavar checchesia
dalla sua rettitudine, piegare. Lat. Flectere.
Straboi; boi de più. Soprabbollire, bollire di soverchio, troppo tempo. Non
soprabbollendo sarà sempre dolce il mosto. Lat. Immodice bullire.
Stracà. Allassare, stancare, straccare. Lat. Delassare, defatigare. Il trottar forte
rompe, e stanca altrui.
Stracas. Stancarsi, o staccarsi. Lat. Defatigari, fatigari. Defatisci.
Stranezà vergù, daga la stanga; strusià. Stancheggiare, che è procedere con
altrui a tutto vigore, e con istranezza nel trattare. Lat. Summo iure agere.
Strazà, sbranà, scarpà. Squarciare, rompere, spezzare, stracciare sbranando.
Tutto quanto l’avrebbe squarciato co’ denti. Lat. Discindere, discepere.
Strapregà, sconzurà. Scongiurare, ricercare uno strettamente di checchesia
per amor di qualche cosa, ch’egli abbia cara, e ricordandogli una cosa a lui
carissima e veneranda, pregandolo, che per amor d’essa gliele conceda. Lat.
Obtestari, obsecrare.
Strafoià, strapoià, fregà. Stropicciare, strofinare, fregar con mano. Lat.
Fricare, perfricare, terere.
Straportà, portà via, o trasportà. Straportare, portar via. Lat. Exportare.
Straportà, portà via. Straportare per commovere, insuperbire. Le prospere
cose non istraportano il savio. Lat. Commovere superbiam, vel iram excitare.
Stranezà, usà, o fà di stranieze. Straniare, fare stranezze, bistrattare. Lat.
Male aliquem habere, vel accipere.
Strafà, fà trop. Strafare, far più che non conviene. E di questo strafar convien,
che sia cagione o fraude, o superbia, o pazzia.
Stranezà, tratà malamet. Aspreggiare, proceder con asprezza. Aspreggiandomi
con molte amaritudini. Lat. Exasperare.
503 Strasinà, o strusà, o tirà per terra. Strascinare, trarre una cosa per terra senza
sollevarla. Strascicare. Lat. Trahere, reptare.
1980
Stracà, levà i forze. Straccare, tor le forze. Lat. Lassare, defatigare.
Stracas. Straccarsi, indebolire le forze nell’operare. Lat. Defaticari, lassari.
Straseculas, tras via de marveia. Strabiliare, fuor di modo maravigliarsi. Io
strabilio, io vo’ sentirne il fine, s’io posso. Lat. Vehementer mirari.
Stramà, sternì la stala. Sternere lo strame per far il letto alle bestie.
Strazà, rop, scarpà. Stracciare, dicesi propriamente di panno, e fogli. E tutti
li panni gli furono indosso stracciati. Lat. Discindere.
Strambalas, o strambas u’ pè, deslogal. Storcersi un piede, slogarlo, dislogar-
lo. E loco moveri pedem, vel pedem luxari.
Stravoltà i ug in dol cò. Travolgere gli occhi nella testa. Lat. Invertere oculos.
Stravestis da maschera, immascheras. Travisarsi, immascherarsi, travestir-
si, vestirsi degli altrui panni per non essere conosciuto. Lat. Sibi personam
adiicere; se larva induere.
Stravedì; inganas col ug. Travedere, pigliar in vedendo una cosa per un’al-
tra. Lat. Lollio victitare. Transvedere, ingannarsi col vedere. Lat. Visu decipi.
Stravoltà. Trasvolgere, stravogliere, rivolgere. Lat. Convertere.
Straportà, portà da u’ lúch all’oter. Trasportare, trasferire, portar da un luogo a
un altro. Lat. Transferre, transportare.
Straseculà, tras via de maraveia. Trasecolare, oltre modo maravigliarsi, stu-
pirsi. Lat. Vehementer mirari.
Straudà. Trasfondere, infondere d’un vaso in un altro, votare d’un vaso in un
altro. Lat. Trasfundere.
Strapiantà. Traspiantare, trapiantare, cavar la pianta d’un luogo, e piantarla in
un altro. Trasporre. Tutti da un luogo all’altro si trasportano, overo traspongo-
no. Lat. Transferre.
Strasinas, o tiras drè la vita. Trarre la persona, movendola con fatica. Indi tra-
endo poi l’antico fianco.
Strasinà, o trà per terra. Tranare, trainare. Tranavano per terra rami fogliu-
ti. Lat. Trahere, reptare.
Stramurtì, vegn perdimet, o acident, o andà in acident. Tramortire, venir
manco, smarrir gli spiriti. Lat. Sincope laborare, animi deliquium pati.
Stracordas, cordas. Tracordare, grandemente concordarsi. Maravigliosamente
si tracordavano etc. Lat. Maxime concordem esse.
Stravoltà i sens di scriture, fale dì quel, che noi dis. Torcere le scritture, stra-
volgere loro il senso. Stiracchiare. Lat. Invertere.
1981
Strantend, intend all’incontrari. Frantendere, non bene intendere, intendere
al contrario di quel, ch’è detto. Perciocchè così sarà inteso, e non frasteso. Lat.
Non recte intelligere vel contra intelligere; vel perperam intelligere.
504 Strazà sù a toch, a toch. Dilacerare a brano a brano. E quel dilacerato a brano
a brano. Lat. Frustatim lacerare, dilaniare.
Strazà tuù via i galò. Dilaccare, levar le lecche; dicendo: or vedi come mi di-
lacco. Lat. Dilaniare, lacerare.
Stracà. Lassare, stancare, straccare. Io non fui d’amar voi lassato un quanco
madonna ne sarò. Lat. Defatigare.
Strasì, scarbuntì, brustulì, rustì, secà, incochiis. Innarsicciare, arsicciare.
Lat. Praeurere. Riardere, diseccare per troppo freddo, o per troppo caldo,
mordacità d’umori. Lat. Torrere, adurere.
Strasavì; savì sovra la broca. Soprassapere. Possiamo arditamente conchiu-
dere, che questo sia stato un soprassapere. Strasapere, sapere a soprabbondan-
za. A che serve in fin tanto sapere, e strasapere per non la recar mai in atto?
Stranezà, tratà aspramet vergù. Esasperare, aspreggiare, trattare aspramen-
te, inasprire. Esasperando troppo quelli, che hanno fallito. Lat. Exasperare,
concitare. Bistrattare, stranare uno.
Strasis, scarbuntis, secas, sugas. Abbronzarsi. Si seghino i fieni anzi che egli
s’abbronzino di secchezza. Lat. Arescere. Riseccarsi, divenir secco. Acciocchè
il letame non si risecchi. Lat. Arescere. Inaridire, e divenir arido. Perciocchè il
sangue manca, o egli inaridisce. Lat. Inarescere.
Strasì, secà. Inaridire, far arido. Fu caldo si disordinato, che tutte le biade
verdi inaridi. Lat. Inarefacere.
Stravestis; strefas. Contraffarsi, trasformarsi. Come la notte ne fu venuta,
contraffatta il più che potè etc. Contraffarsi, trasformarsi, travestirsi. Si con-
traffece con veste di manipolari, cioè si travesti.
Strasinà vergot zò per la nif. Arramacciare, strascinare altrui alla ‘ngiù in sú
la ramaccia per la neve.
Stranudà, fà di stranug. Starnutare, starnutire, mandar fuor lo starnuto. Ma que-
gli, che starnutito avea, starnutando ancora la terza volta. Lat. Sternuere, sternutire.
Strepà; strepà sù. Sverre, svegliere, svellere, ed è proprio delle piante, e del-
l’erbe, che si spiccano dalla terra. Al cader d’una pianta, che si svelse. Diverre,
disvegliere, divellere, disverre. Lat. Evellere.
Strempià; avì l’angossa. Trambasciare; trangosciare, riempirsi d’angoscia. Lat.
Angi.
1982
Strempià de voia de vergot. Aver frega, o voglia, spasimata di qualche cosa.
Lat. Avide cupere.
Strepà, o tirà via. Strappare, spiccare, levar via con violenza tirando a se. Glie-
le strappasse di braccio. Lat. Stirpare, extorquere.
Strenz. Strignere, accostare con violenza, e con forza le parti insieme, overo
l’una cosa con l’altra. Lat. Stringere.
505 Strepà zò i frug di piante; regoiei. Schiantare per cogliere. Sicchè buono
frutto rado se ne schianta. Lat. Colligere, carpere poma.
Strepà u’ de ram, e de rais, sterminal; strepà de ram, e de rais, i piante. Ster-
minare, mettere, mandare in rovina, in conquasso. Lat. Exterminare. Estirpare, le-
var via in maniera, che non se ne possa veder più sterpo. Lat. Extirpare.
Strengolà. Aorcare, strangolare con l’arrandellare una fune al collo. Lat. Fune
praefocare.
Strefà. Trasmutare, trasformare. Falla di salvatica in domestica trasmutare; far
mutar forma, e figura. Lat. Transformare.
Strenz più gaiard. Ristrignere, strignere maggiormente, o più forte. Lat. Coercere,
restringere.
Strepà i rais, i pastorele. Sbarbare, svegliere delle barbe. Lat. Evellere, extir-
pare, eradicare.
Strenzì serat, e fort. Distrignere, strettamente strignere. Lat. Distringere, con-
stringere.
Stremis. Scuotersi vale riscuotersi per subita paura. Non altrimente Achille si
riscosse. Gli occhi svegliati rivolgono in giro. Lat. Commoveri, concuti. Ri-
scuotersi, quel tremare, che nasce da subita, ed improvisa paura. Se sentono un
topo andar per la casa etc. tutte si riscuotono. Lat. Concuti.
Strenz vergot col pugn, seral in dol pugn, impugnal. Impugnare, stringer
col pugno, e propriamente si dice di lancia, e spada. Lat. Stringere.
Strenz i strope. Comprendere insomma, restringere. Le quali tutte predette
cose comprendendo insomma, cioè ristrignendo. Lat. Comprahendere.
Strenzis ol cúr, travaias. Angustiarsi. Noi patiamo tribolazione, ma non se ne
angustiamo, ma sostegnamola. Lat. Divexari, affligi.
1983
Strenz, o stricà ‘l cur, dà travai. Angustiare, dare angustia. Che li hanno
angustiati, e molestati. Lat. Divexare, affligere, solicitare.
Strenz col menador, dà ‘l menador. Arrandellare, stringere con randello.
Stremis, sgrisolà, saltà i sgrisoi. Raggrinzarsi, sbigottirsi, avvilirsi, rintuzzarsi.
Ti priego di questo, che tu non raggrinzi, ne allassi nell’animo tuo. Lat. Animo
cadere.
Strenzis in di cosse, o in di chiape. Raccosciarsi. Raccoscio, cioè tutto mi ristrin-
go, e riserro le coscie.
Strepà; o scarpà. Scerpare, rompere, guastare, schiantare. Oimè, ch’e’ par,
che ‘l cuor da me si scerpi. Lat. Descerpere, divellere.
Strenzis in di spale. Restrignersi nelle spalle è un tacito scusarsi per più non
potere, o cedere alla fortuna con pazienza. Ma pure nelle spalle ristretto quel-
la ingiuria sofferse.
Strepagà la roba; o strapagala. Sopraccomperare, comperare la cosa molto
più, ch’ella non vale. Non credere la tua mercanzia a chi la volesse sopraccom-
perare. Lat. Carius emere.
Strissà. Strisciare si dice della spada calata con impeto. Rizzossi sù le staffe,
e ‘l brando striscia.
Strissà, bisà. Strisciare delli uccelli. Perché gli uccelli non alzino, ma strisci-
no e insacchino nella ragna.
Strissà, bisà. Strisciare, che è camminare con impeto, o stropicciando, e fregando
il terreno, come fa la serpe. Tra cespo, e cespo, e via sguizzando striscia.
Stringà ‘l descors. Precidere il discorso, farlo preciso, breve, e compendioso.
Stropià ‘l mester. Storpiare l’arte, vale guastarla.
Stropias, retiras i nerf. Attrappare, rattrappare; dicesi delle membra, che non
si possono distendere per ritiramento de’ nervi.
506 Strofoià sù, zabrotà sù trà ‘nsem i laor àla refusa. Abbattufolare, rabbattu-
folare, che vale confusamente, e scompigliatamente mettere insieme. E alle
cose rabbattufolate diciam battufolo.
Stronzà i monede. [...]
Strucà, sprem. Priemere, premere. Lat. Premere, comprimere.
Stufà u’ cumù con tat baià. Assordare, o seccare una pescaia si dice di chi non
rifina mai di cicalare, e forte.
Stufà, secà, morbà vergù, portaga via ol cò. Infracidare alcuno, venirgli a fa-
stidio, torgli il capo. Perché voi non abbiate più a infracidarmi, e tormi sempre
il capo. Lat. Obtundere.
1984
Stufà, gafurà, sadolà, stopà. Ristuccare, ristucchiare per saziar di soverchio.
Lat. Saturare. Stuccare, far nausea, dicesi de cibi, quando inducono noiosa sa-
zietà. Satietatem nauseam afferre. La carne soverchio grassa stucca.
Stufà; tudià, es de tudi. Ristuccare, infastidire. La gente era ristucca, cioè infa-
stidita etc. Tediare, tenere a tedio, intertenere noiando. Lat. Taedio afficere.
Struzà, o strusà drè a vergot, ruzaga drè, andaga redet. Rasentare è in pas-
sando accostarsi tanto alla cosa, che quasi ella si tocchi. Perciocchè ‘l cerchio
dell’uno con l’epiciclo, e col corpo del pianeta rasenta l’altro.
Sturnì, sumentì, stufà u’, portaga via ‘l cò, i oregie. Torre il capo a uno, cioè ve-
nirgli a noia, importunarlo, stuccarlo. Lat. Obtundere; aures alicuius obtundere.
Strubià zò, fregà zò, fà i freghe. Strofinare. Mi cominciò con una pietà fem-
minile tutto a strofinare. Và strofinati quanto vuoi.
Stucà, stopà col stuch. Stuccare, riturare con istucco. Lat. Illinire marmorato.
Studià vergot, o de vergot. Studiare qualche cosa, o in qualche cosa. Voi stu-
diate le medicine. Studiò in medicina. Lat. Studere alicui arti.
Stuà, o quachià sul fuch, o smorzal; quietal. Attutare, attutire il fuoco. Lat. Se-
dare ignem. Onde attutata s’era veramente la polvere, e il fumo. Lat. Quiescere.
Stufà; vegn in ude. Fare afa, venire a noia, dicesi de cibi. Fargli afa i cibi della
sua patria.
507 Svalisà una cà. Rubare una casa. La cui casa fosse stata quella che Guidotto
avea rubata.
1985
Svarià, fà dol svariò. Svariare per variare. Se ‘l cuor va dalla penna svariando.
Disvariare. Dall’a all’o disvaria marte a marte. Lat. Variare; dissimilem esse.
Svaporà, andà via ‘l spirit; sorà, esalà. Svanire, dicesi de’ liquori sottilissimi,
sapori, e odori simili. Lat. Evanescere, evanidum fieri. Sfogare, esalare, sgorga-
re, uscir fuora. Aperto l’usciolo sfogato fu alquanto il fummo. Lat. Evaporare.
Subià, siglà, sivlà, cifolà, siflà. Sibilare, fischiare. Come uno leggier sibilare
mitiga i cavalli, e dilettagli, e i cani provoca, e chiama. Lat. Sibilare.
Subisas. Nabissarsi. Quante volte son nabissate cittadi. E poi lasciossi nabis-
sare in profondo. Lat. Everti, sterni, in imum fundum elabi. E la città, è ‘l paese
inabissoe.
Subodorà; avì sentor, presentì. Presentire, aver sentore, e notizia d’una cosa,
avanti ch’ella segua. Lat. Praesentire, praesentiscere.
Subrucà sù i pagn, tirai sù, e cencisei sù olt da terra. Succignere si dice de’
vestimenti lunghi, quando per tenerli alti si legano sotto la cintura. Accignare
si dice ancora. Lat. Succingere vestes.
Sucedì, vegn, andà per eredità. Succedere per venire per redità. Che i beni
de rubelli fossero renduti alle vedove, e a pupilli, a cui succedevano, cioè a chi
si venivano per redità.
1986
Svendicas, refas. Riscattarsi per vendicarsi, cioè dare il contraccambio dell’in-
giuria ricevuta. Lat. Iniuriam ulcisci. Far, o prender vendetta. Lat. Vindicare, vin-
dictam sumere.
Svelà, scovrì. Dinudare per iscoprire. Che dinuda ogni segreto. Acciocchè
meglio il vero ioti dinudi. Lat. Aperire, detegere.
Svenà, taià i vene. Svenare, tagliar le vene. Svenan uno de lor cavalli e bevon
il sangue. Lat. Venas amputare.
1987
Sugà i mà, ol volt. Asciugare le mani, il volto. Lat. Extergere manus, faciem.
Sugà. Asciugare, consumare, e levare l’umidità alle cose molli; diseccare. Lat.
Siccare, abstergere.
Sugà, o zuzà fò, ricef. Suzzare si dice di quelle cose, che fanno rasciugare.
Sugà, tirà fò ‘l such, suzà fò, cizà fò. Sugare, succiare. Se il caldo del sole non
sugasse la superchia umidità. E diam loro, cioè a fanciulli la poppa a sugare.
Suggere. A poco a poco consumando sugge. Lat. Sugere.
Sugas de sò posta, o da per lor. Suzzare si dice di quelle cose, che per natu-
ra mollicciche, quando a poco a poco per se medesime si vanno rasciugando.
Svigliacà zò vergù, svilal; svilanal. Svillaneggiare, dire altrui villania. Lat. Con-
viciari, contumeliam dicere. Villaneggiare, far villania. Lat. Iniuriam inferre,
iniuria afficere. Vilificare, avvilire, vilipendere. Lat. Despicari, contemnere.
509 Sviserà, cavà i visere. Sviscerare, cavar le viscere. Lat. Exenterare.
Sumelgà, spiendorì in di ug. Folgorare nelli occhi. Ma quella folgorò nello mio
sguardo. Lat. Coruscare, fulgurare in oculis.
1988
Susità, fà levà sù. Suscitare, far levar sù, far risentire, eccitare. Lat. Excitare.
Suspirà, trà di suspir. Zem. Sospirare, mandar fuori sospiri. Di sospirare, ne di pia-
gnere la sua sventura non rifinò in tutta la notte. Lat. Suspirare, gemitus emittere.
Suspetà, o sospetà, es in suspet, o avì sospet. Suspicare, sospettare. Sospichereb-
be, che voi in ciò foste colpevoli. Sospecciare. Lat. Suspicari.
Sustituì, met in sò luch, in sò pè. Sustituire uno, metterlo in luogo suo, o d’altrui.
In luogo del Prenze un fratello del morto Prenze sustituirono. Lat. Substituere, in
alterius locum subrogare.
Susurà, fà susur, fà bisbili. Sussurrare, mormorare. Per cagion di guadagnare
non si possa susurrare, o pispigliare.
Susità, resusità. Sucitare, suscitare, risuscitare. E la morta speranza suscitò. Lat.
Excitare, suscitare.
Surbì. Assorbere, assorbire, inghiottire, ingoiare. E seco avere una procella
assorto tanti principi illustri. Lat. Absorbere.
Susurà, motivà. Pispigliare, bisbigliare. Ed ora in Siena appena sen pispiglia.
Suprimì, opremì. Sopprimere, opprimere, conculcare, calcare. E già soppres-
sa dall’avvenimento del Rè. Lat. Opprimere, conculcare.
Sutià, acuì. Assottigliare. Il molto leggere assottiglia l’animo, e ‘l poco lo ‘ngros-
sa. Lat. Acuere.
Sutià, fà sutil. Assottigliare, far sottile, ridurre in sottigliezza. Lat. Attenuare,
imminuere, extenuare. Sottigliare. Sottiglia la sua sostanzia.
510 Sutias, deventà sutil. Assottigliare, divenir sottile. I grandi fiumi, quando si divi-
dono in più parti si s’assottigliano etc.
Sutià un otra vulta, tornà a sutià. Rassottigliare, di nuovo assottigliare.
Sutià, o guzà tut l’inzign. Aguzzare li suo’ ferri, o ferruzzi. Assottigliare lo
‘ngegno; ghiribizzare. Iscrisse dunque la regina a Gano, che dovesse aguzzar
tutti li suo’ ferri. Lat. Omnes nervos intendere.
Svudà, vudà. Votare, cavar il contenuto fuor del continente. Lat. Vacuare.
Svudas. Invanire, divenir vano. Semi, che al cominciamento ben mettono erba, e
poi invaniscono. Lat. Exinaniri.
1989
Taià, trinzà. Tagliare, trinciare. Quando Nicostrato mangiava, l’uno gli taglia-
va innanzi, e l’altro gli dava bere; cioè trinciava.
Taià, spartì. Tagliare, dividere, separare, e far più parti d’una quantità conti-
nua con istrumento tagliente. Lat. Incidere, secare.
Taià via, o tuù via l’ongia morta di cavai, o di bestie da somezà, o da tirà. Di-
solare, per tagliare la parte dell’unghia morta delle bestie da soma, o da traino.
Taià de sot via, o da la banda de sot, o de sot in sù. Succidere. Siccome porpo-
rino fiore succiso dall’aratro morendo languisce etc. Lat. Succidere, subsecare.
Taià, che ‘l braseli. Stratagliare, oltre modo tagliare. Il conte con quel bran-
do, che strataglia, gli tira un colpo.
Taià fò la strada, andà per la più brevia. Andare alla stagliata, alla ricisa;
che è non andare per la strada retta, ma per la più presta.
Taià. Incidere per tagliare, mozzare. M’ebbe sospinto, e tutti incisi i nervi. Lat.
Incidere, truncare.
Taià a toch, in bocò. Tagliare a pezzi. Fosse tagliato tutto a pezzi. Frustratim
scindere, secare.
Taià fò, separà. Risegare per separare, disiungere, dividere. Lat. Separare, di-
siungere.
1990
Taià, sfend. Ricidere, tagliare, risecare, fendere. Se tu ricidi l’acqua immanti-
nente si racchiude; se fendi l’aria subito si racchiude. Lat. Recidere. Fendere.
512 Taias i pagn in di pieghe, rusias. Recidersi, rompersi, che fanno li drappi in su
le pieghe. Lat. Findi.
Taià fò, troncà, smozà, ‘l descors, fà digresiò. Incidere per digredere. Come
innanzi incidendo le storie d’Arigo terzo, faremo menzione etc. Lat. Digredi.
Tacà via a olt a pendolò vergot, fal dondà zò. Spenzolare, sospendere. Fu
preso il detto Andreas, e messogli un capestro in collo, e poi spenzolato dallo
sporto. Lat. Suspendere.
Tocà a sort. Toccare in sorte, vale nel cavar delle sorti aver la benefiziata.
Toccò in sorte la balia etc. Lat. Sorte obtingere, obvenire.
Tacà i sonai a vergù; o la schela. Appiccar sonagli a uno, vale dirne male,
infamarlo. Che non m’appiccassi di subito il sonaglio, che io mi fussi etc. Lat.
Alicui obtrectare.
Tocà una lavada de cò a vergù. Toccare una scopatura ad uno, vale essere
svergognato.
Tocà ‘l punt, indivinala; dà ‘n segn. Dar nel segno, apporsi, pigliare il nerbo
della cosa. Rem acu tangere, scopum attingere.
Tacas, tegnis a vergot. Attenersi per istare appiccato a cosa, ove altri si
sostenga. Se egli non si fosse bene attenuto, egli sarebbe in fin nel fondo cadu-
to. Si debole è ‘l filo, a cui s’attiene.
Tacà via, tacà sù. Attaccare, appiccare. Bene avendoli alla coreggia attaccati.
Lat. Suspendere, aptare.
Tacà bega, sgarbeias. Arrissarsi, far rissa, contesa, azzuffarsi. Trovò due Ebrei,
che s’arrissavano. Lat. Altercari, rixari.
Tacas, impizas. Apprendersi, appigliarsi, attaccarsi. Il fuoco di sua natura più
tosto nelle leggieri, e morbide cose s’apprende, che nelle dure. Lat. Inhaerere.
Tacà brisola. Attaccare una rissa. Committere rixam.
Tacas, petas. Appigliarsi, appiccarsi a checchesisia. Al cui saper non pur io
non m’appiglio. Lat. Inhaerere, prensare, adhaerere. Appiccarsi. Essendo tut-
to il bianco vestimento appiccato alle carni.
Tacas al meior. Appiccarsi, o attaccarsi a una cosa e l’elegerla per migliore.
Lat. Adhaerere.
Tacà ados a vergù di colpe. Appiccare, o attaccar ferro addosso a uno; che è
trovare, e coglier cagione d’incolparlo, o calunniarlo.
1991
Tacà fò i cedole, i proclami. Appiccare, o attaccar cartelli, cedoloni. Libellos
proponere. Tabellas suspendere. In celeberrimis locis.
Tacà d’inserg. Appiccarsi de’ nesti.
Tacà di piante. Appiccarsi de’ semi, e delle piante, che s’apprendono alla ter-
ra. Dell’orto, dove tal seme s’appicca.
Tacas insem. Attaccarsi insieme. Lat. Cohaerescere.
Tacas dol mal. Appiccarsi de’ mali contagiosi, quando s’avventan dall’uno al-
l’altro. Lat. Invadere, corripere; morbum transfundi in aliquem.
Tacà sù. Appiccare, attaccare si dice di tutte le cose, che si sospendono a che-
sisia, come ad arpione, o aguto, o piuolo, e simili; come appiccare, o attacca-
re l’uva, e cose si fatte. Lat. Suspendere.
Tacà insem. Appiccare, unire, congiugnere l’una cosa all’altra, o con l’altra. Lat.
Iungere, aptare.
513 Tacà sù. Appendere, sospendere. In fra le bilancia appende, e libra. Lat. Appen-
dere.
Tacas con forza. Afferrarsi. Non s’afferrarono in loro, cioè non s’attaccarono.
Tacà a la forca, impicà. Inforcare, impiccar alle forche. Lat. Furcis suspendere.
Tacà ‘nsem co’ la cola; incolà. Incollare, appiccare le cose insieme con la
colla. E incolli i doccioni, se avessero alcuno vizio. Lat. Conglutinare.
Tacas, fà presa. Prendere per appiccarsi, apprendere. Ond’io mi presi al pel
del vermo reo. Lat. Inhaerere.
Tacas, petas. Appiccarsi. Poi s’appicaro come calda cera. Lat. Adhaerere, in-
haerere; vel adhaerescere.
Tacà, o tegn di piante. Pigliarsi, appigliarsi. Divelte dalla radice della madre
etc. ottimamente si pigliano.
Tacà coi gogie. Attaccare con chiodi, o spilletti. Lat. Figere, vel affigere.
Tacas al pez. Pigliare il peggio. In ogni cosa sempre pigliano il peggio.
Tacà bega, brisola, o barufa. Rissare, far rissa. Che per poco è, che teco non
mi risso. Lat. Rixari, contendere.
Tacà fúch. Mettere a fuoco, cioè attaccar fuoco.
Tacas, unis. Incavigliarsi, congiugnersi, collegarsi. Alla fine dell’anche, dove
s’incaviglia, e s’annoda la coscia.
Tacà. Impigliare, pigliare, appigliare. Lasciano salire in su gli ulivi l’ellera etc.
non lasciando parte alcuna d’essi, ch’ella non impigli, e roda.
1992
Tacas ai speg. Appiccarsi alle funi del cielo, che è far capitale di ciò, che si
crede, che possa giovare per debole, e remota, ch’ella si sia.
Tacas a una cordiula. Attenersi a una funicella.
Tacà, zonz insem. Congiugnere, mettere, e attaccare insieme, accostare una cosa
all’altra. Lat. Coniungere.
Tacà ‘nsem la cena col disnà. Accozzare la cena col desinare.
Tastà, tocà lezermet, provà. Tentare per toccare leggiermente una cosa ta-
standola per chiarirsi di qualche dubbio, che s’abbia intorno di essa. Ma tenta
pria, se è tal, ch’ella ti reggia.
Tastà, circà a tastò. Cercare tastando. Lat. Attingere.
Tastà, sazà quel, che s’ha da mangià, per fà vedi, che nol è veninat. Far la cre-
denza, l’assaggiare, che fanno gli scalchi la vivanda avanti, che la dieno al loro
signore. D’ogni cosa, che ‘n tavola viene, sempre faceva la credenza, e ‘l saggio.
Lat. Delibare, praegustare.
Tastà, sazà. Saporare, assaporare, assaggiare. Che non voglia dire il saporar
le vivande del diletto. Lat. Degustare; libare.
Tartaià. Frastagliare, vale affoltarsi nel chiacchierare. Lat. Blaterare.
Tapelà. Gracchiare, parlar assai senza bisogno. Tattamellare, taccolare, ciara-
mellare, ciarlare, cornacchiare, cicalare. Lat. Garrire, inaniter verba fundita-
re; loquacitare, effutire.
Taconà, met di tacò, tacà di tacò. Rintoppare, rappezzare; rattacconare, attacca-
re tacconi. Lat. Resarcire.
Tardigà, fà ndusià, trategnì. Ritardare, intertenere, far indugiare. Senza alcun
refrigerio, e chi ‘l ritarda. Lat. Retardare.
Tarezà, biasmà. Incusare, accusare, biasimare. I tribuni della pleba un’ora in-
cusano il baratto de’ consoli, un’altra la loro negligenza. Lat. Incusare.
514 Tardigas. Attardarsi, farsi tardi. E quanto più s’attarda più n’affanni. Lat. Longio-
res trahi moras.
Tapinas, despiras, tras via. Attapinare, lamentarsi, querelarsi disperatamente. Lat.
Discruciari, conqueri. Tapinare, affliggersi, disperarsi, tribolarsi. Lat. Cruciari.
Tastà, dà ‘l tast, tentà. Assaggiare, tentare, venire a cimento. Appio assaggia
d’aver la pulcella per doni, e per prieghi. Lat. Tentare.
Tardigà vergù, tegnil in tep, fal tardigà. Baloccare, tener con arte a bada alcu-
no. Lat. Detinere, retardare.
Tarezà. Biasimare, vituperare, avvilire dicendo mal della cosa, di che si parla,
e mostrando in essa sconvenevolezza, o difetto. Lat. Vituperare, criminari.
1993
Tapelà. Belare per gracchiare, cicalare, chiacchierare. Lat. Effutire, garrire.
Tardigas, stà dina; tardà. Sostenere per indugiare. Alquanti sosteneano più
al morire. Lat. Morari.
Tasì zò vergot, nò parlan. Tacere, passar con silenzio, tener segreto. Che mi
gioverebbe a tacer le parole, se i fatti poiché gridano. Lat. Silentio involvere.
Tasì, stà zito, nò parlà. Tacere, star cheto, non parlare, restar di parlare. Lat.
Tacere; silere.
Tarifà, tansà. Tassare, ordinare, e fermar la tassa. Pagassero una imposta, co-
m’era tassato. Addimandò la tassata provvisione. Lat. Constituere, firmare.
Tansà, met la tansa. Tassare, imporre la tassa di tanto, o quanto. Pagando alla
corte cinque per cento di quello, che catuno era tassato dagli ufficiali. Lat. Taxare.
Tarezà, dà tara, tasà, intacà. Tassare per tacciare, che è dare ad altrui mal no-
me. Lat. Taxare.
Tastà, palpà, polgà, tocà. Tastare. Tutto ‘l tastò, s’egli era ferito, o percosso. Lat.
Palpare, tangere.
Tavanà via. [...]
Tegn mà, tegn bordò, avì mà, tegn det ol dit, aiutà la barca. Tener mano,
aiutare a fare, e pigliasi per lo più in pregiudizio del terzo. E con loro insieme
teneva mano a beffarlo. Lat. Opem ferre.
Tegn bò, tegn d’cordi, con vergù a vergot. Tenere al trattato. Con l’assenso
d’alcuni cardinali, che tenevano al trattato, cioè concorrevano al fatto. Lat.
Cum aliquo facere.
Tegn descors, parlà, o tratà de vergot. Tener parlamento, tener diceria, ragio-
namento, consiglio, trattar, ragionar della cosa, consigliarla. Lat. Tractare, loqui,
consultare.
Tegn a met, regordas. Tenere a mente, ricordarsi, conservare nella memoria.
Che tu tenghi bene a mente, come io dirò! Lat. Mente tenere.
515 Tegn l’ug a quac vergot, faga dà met. Tener mente, attentamente riguardare.
Tenesse mente in una vigna. Lat. Attente prospicere.
Tegn drè, andà drè, seguità. Tener dietro, seguitare. Tenne dietro al padre, e
giunselo. Lat. Sequi.
1994
Tegn serat fò. Tener chiuso. Lat. Clausum tenere.
Tegn la strada, caminà, andà per strada. Tener via, tener cammino, andar
per via. Dovendo a man destra tenere si misero per una via a sinistra.
Tegn cativa strada, es sù la cativa strada. Tener mala via, cioè far cose, che
non convengono. Gridando il padre a lui: mala via tieni.
Tegn la strada drichia, andà per la bona via. Tenere il cammin dritto, andare
per la pesta, per la via retta. Lat. Recta via progredi.
Tegn franch, e segur. Tener per fermo, aver per certo. Lat. Pro comperto habere.
Tegn cunt, fan cas. Tenere conto, aver riguardo, fare stima. Lat. Rationem habe-
re; curam gerere.
Tegn car, o avì car vergù. Tener caro uno, averlo in pregio, trattarlo bene.
Tegn streg, no’ lagas cavà dai mà, o cascà dai mà negot, no’ crodà de negot.
Tenere stretto, non lasciarsi cavar di mano alcuna cosa.
Tegn streg vergù, no’ lagal zuernegà. Tenere stretto uno, non lo lasciar tra-
sandare. Tennelo il padre molto stretto, perché era molto diverso.
Tegn sù la corda, ne tirà sù, ne legà zò, a mez aria. Tener sospeso, fare stare
in dubbio. Lat. Suspensum habere.
Tegn da vergù. Tenere con uno. I Fiesolani sempre si tennero co’ Goti, e poi
co’ Longobardi. Tenere da uno si dice ancora. Lat. Partes alicuius sectari.
Tegnis con vergù; es dol sò partit. Tenersi con uno, seguitar la sua parte. Chi
teneva con l’uno, e chi con l’altro. Lat. Cum aliquo facere.
Tegnis, stà tacat. Tenersi per attenersi. E quando comincierà quasi a far filo,
se lo toccherai col dito, o che pendente si tenga alla mestola sarà cotto.
Tegnis sù, sostantas. Tenersi per sostenersi. Per le quali ragioni indebolisce il
cavallo intanto, che appena si può in su le gambe tenere.
516 Tegn a sò requisiziò vergù. Tenerer a sua posta, mantenere a sua requisizio-
ne alcuna persona. Tu avevi quinci sù una persona, che tenevi a tua posta.
1995
Tegnisga, savisga, pretendela. Tenersi savio, riputarsi, stimarsi savio. Lat. Se
sapientem existimare.
Tegnis, o tús insem, o fas insem, in santóm. Tenersi in se, tenersi insieme, stare
uniti, collegati. Erano in sette per le dette parti, e si tenevano insieme. Lat. Co-
haerere.
Tegn l’aqua, che no’ la pasi fò; stà sald all’aqua, che no la trebati. Tener
l’acqua si dice di cappello, mantello, e simili. Cappello, o mantello, che resi-
ste alla pioggia, che non trapeli.
Tegn cold. Tener caldo, si dice di que’ vestimenti, che ritengono, e conservano il
caldo.
Tegn sald, tegn dur a fà servisi a vergù. Tenere il tenore a uno, vale tenergli il
fermo, e aiutarlo in checchesia.
Tegnis da fà vergot. Trarsi per astenersi. In fino al fiume di parlar mi trassi, cioè
astenni.
Tegn cativa vita. Cattiveggiare per tener mala vita. E così cattiveggiando per-
de il tempo suo. Lat. Inhonestam vitam ducere.
Tegn car. Careggiare, tener caro, aver in pregio. Le cose alcun tempo deside-
rate più si careggiano, quando si ricevono. Lat. Gratum esse.
Tegn, o met, o fà stà di cà a la coa a vergù. Aver i cani alla coda ad uno, cioè far
codiar uno, e spiare con diligenza i di lui andamenti. Io t’ho avuti i miglior cani al-
la coda, che tu non credevi.
Tegn sù la coa a vergù; andaga drè per onoral. Far coda, andar dietro a qual-
che personaggio per corteggiarlo e onorarlo. Far codazzo. Codazzo, o cerchio in-
torno a loro uscenti in pubblico romano cavalier non facesse. Lat. Aliquem cum
pompa comitari.
Tegn curt vergù. Tenere corto uno, legarlo corto, non gli dar comodità. Per
tenerli corti, e stretti nel cammino. Lat. In officio continere.
Tegn secret, in secreteza. Tener credenza. La madre, che gli avea promesso
di tener credenza, il manifestò etc.
Tegn a cena vergù semper. Tenere sempre uno a cena. Lat. Omni caenae ali-
quem adhibere.
1996
517 Tegn cunt. Curare, stimare, apprezzare, tener conto. Di veder lei, che solo al
mondo curo. Lat. Aestimare, curare.
Tegn, o pretend d’avì resò. Cusare, pretendere, che è credere, e tenere d’aver
ragione su checchesia. E ciascuno de’ detti signori vi cusava sua ragione. Lat.
Cusari, praetendere.
Tegn fil, o ‘l fil. Tenere attaccato il filo, diciamo, quando s’intermette un trat-
tato d’un negozio, ma non si rompe la pratica.
Tegn la lengua det dai deg. Frenare la lingua. Onde cominciò a frenare la lin-
gua. Lat. Linguam cohibere, coercere.
Tegn bas i fumane, che và al cò; tegnile zò. Avallare le fummee, che manda
lo stomaco al cerebro, cioè li vapori, e fummi.
Tegn poch cunt de vergot, ruinal. Far mal governo d’una cosa, cominciarla
male, e ridurla in pessimo stato. Lat. Male accipere.
Tegn in dol gos, o de det, o secret. Tenere segreto, non manifestare. Lat. Clam
habere; silentio involvere.
1997
Tegn sul cò. Tenere in capo.
Tegnis de bò. Tenersi buono. Si tenne buono di si fatta risposta, e se ne ringal-
luzzava tutto.
Tegn la mà sul cò a vergù. Tenere ad altrui le mani in capo, cioè protegger-
lo, e custodirlo. Lat. Alicuius curam gerere.
Tegn in drè, tegn lontà. Riparare per vietare, impedire, tener indietro. I Mu-
gellesi erano raunati etc. per ripararlo, che non passasse in Mugello. Lat. Ar-
cere, impedire.
518 Tegn costret, o frenat. Reprimere, ripremere per ristrignere, rintuzzare. Io stava
come quel che in se ripreme. La punta del desio, e non s’attenta.
Tegn de reserva, salvà vergot. Riserbare, riservare, serbare. Lat. Servare, re-
servare.
Tegn in lor, quel che s’ha sentit a dì. Ritenere una cosa udita dire, non pale-
sarla, tenerla segreto.
Tegn a met. Ritenere per tenere a mente. L’una in memoria di ritenere delle cose
vedute, e negl’insegnamenti di ritenere delle cose udite. Lat. Mente tenere.
Tegnis, contegnis, retegnis. Ritenersi per contenersi, raffrenarsi, astenersi.
Appena del correr loro addosso, e d’ucciderli si ritenne. Lat. Abstinere se.
Tegn, conservà, salvà, mantegn. Ritenere per mantenere, conservare. D’aver
ritenuto in vita il mio figliuolo. Ritengono i Veniziani il titolo di parte di detto
impero. Lat. Servare.
Tegnis vergot per lor, salvasel. Ritenere per serbare, e tener per se. Si riten-
ne una schiera di cinquecento cavalieri tutti vecchi, e addurati in battaglia. Lat.
Conservare.
Tegnis con vergù, o tegn sò micizia, o tegnisol amich. Ritenersi con uno, va-
le conversar seco; tener sua amicizia, mantenerselo amico. Che ti ritenghi col
popolo, che prima reggea.
Tegn bas vergù; mortifical. Riumiliare, umiliare, far diventar umile. Per nien-
te certo avrei riumiliati i nimici tuoi. Lat. Deprimere.
Tegn mà a fà dol mal; tegn cordi. Tener mano, tener il sacco, che è aiutare uno
a far male.
Tegn in bria, rafrenà. Rifrenare, raffrenare. Con belle, e modeste parole si la
rifrenò. Lat. Refrenare, cohibere, coercere.
Tegn vergot de reserva, spargnil. Riguardare una cosa, per non adoperarla,
o per risparmiarla. Lat. Alicui rei parcere.
Tegn per cert, e segur. Rendersi certo. Rendendosi certo, che Ruggieri il ver
dicesse, cioè tenendo per certo, o fermo. Lat. Pro comperto habere.
1998
Tegn frenat. Reprimere, raffrenare, rintuzzare. Teneva i libidinosi voleri ripre-
muti. Lat. Reprimere, cohibere.
Tegn in dol gos, in dol magò, no dì tut. Serbare nel pellicino. Orsù il resto vò
tacere, e serbar nel pellicino.
Tegnis per pers, per indag, per mort. Tenersi per perduto, cioè morto. I mari-
nari, che più volte per perduti si tennero, cioè morti.
Tegn in pè. Tenere in piede, mantenere. Di disfare la città, o tenerla in piede. Lat.
Conservare.
Tegn dai più tang, andà drè al più. Andarsene con la piena, che è tener dà
più. Lat. Cum pluribus facere, communi sententiae adhaerere.
Tegn di piante. Pigliarsi, appigliarsi. Divelte dalla radice della madre etc. otti-
mamente si pigliano.
Tegn in balanza vergù. Tegnel suspes. Tener in ponte alcuno, tenerlo sospeso.
Padrone io non vi so più tenere in ponte.
519 Tegn, portà. Portare per tenere. Onde portar convienemi il viso basso. E porti
gli occhi sciolti. Lat. Habere, tenere.
Tegn sot, coconà zò. Premere per semplicemente opprimere. L’umile esalta il
superbo premendo. Lat. Opprimere, deprimere.
Tegn ol bacil a la barba all’aversari. Tener la puntaglia, vale non cedere al
nemico nel combattimento.
Tegn via dol luch, ocupà dol sito, impedì. Ingombrare, dicesi propriamente del
luogo, quando vi sia stata cosa, che ne impedisca l’uso di prima. Elli fue impaccia-
to per lo passo, che i nemici aveano preso, e ingombrato. Lat. Occupare, impedire.
Tegn u’ più d’un oter, stimal. Avere uno innanzi agli altri, vale talora per aver-
lo in più stima. Anzi t’ho sempre amato, e avuto caro innanzi ad ogni altro. Lat.
Pluris facere.
Tegn in tep. Intempellare, mandar in lunga, non venire a conclusione; interte-
nere. Per lo ambasciadore il papa, e i cardinali intempellavano.
Tegn a batesim. Levare dal sacro fonte; tener a battesimo. Lat. Levare.
Tegnis per lor; reservas, o lagas per lor. Lasciarsi, riserbarsi, conservarsi, ri-
tenersi. Intanto che ne parente, ne amico lasciato s’avea. Lat. Sibi reservare.
Tegn da lonz, slontanà; tegn lontà. Lontanare, allontanare. Quanto poteva
con mano etc. la lontanava. Lat. Dimovere.
Tegn la lúm. Tenere il lume; intervenire in qualche maneggio come per ombra.
1999
Tegn mal i liber, e i cung. Guidar male i libri, e le ragioni, cioè negligentemente.
Tegn, o fà stà a dieta. Tenere a dieta; dietare. E quando viene a convalescenza sia
dietato con altro cibo. Lat. Victum attenuare, ciborum abstinentiam praescribere.
Tegn sald con forza. Distenere, ritenere, e tener con violenza. Perché gli occhi
affaticati per vegghiare, e caggenti nell’opera gastigati li distengo. Lat. Detinere.
Tegn vergù in sermone. Tenere uno in tuono, non lasciarlo errare. In officio
continere aliquem.
Tegn u’ per refudaia, o per refud. Vagliare uno, cioè rifiutarlo. Lat. Contemnere,
nihili facere aliquem.
Tegn, o menà la vita. Menare la vita. Tristamente menò sua vita. Lat. Vitam
ducere.
Tegn. Volere, aver opinione. Pitagora volle, che tutte fossono d’una nobiltà.
Tegn calcat zò, grevà, cargà. Aggravare, mandar in giù con peso, con violen-
za. Lat. Premere, aggravare.
Tegnigà poch à fà, o stà poch a fà, che etc. Tenersi a poco di fare, o star per
fare, o esser tenuto da pochissimo rispetto a non fare. Che io mi tengo a poco,
che io non ti do tale in su la testa, che ‘l naso ti caschi nelle calcagna.
520 Tegn per bo, per vira. Approvare, giudicar per buono, tener per buono, o per
vero, ricevere accettare. E perciò, se voi il mio consiglio approvate io mi ser-
verò la corona. Lat. Approbare, comprobare.
Tegnis, tuús. Avere. Un sacco le donasse, e avessesi quella cassa, cioè tenes-
se, pigliasse, togliesse.
Tegn, reputà. Avere per tenere, riputare. Avendolo per santissimo uomo, cioè
reputandolo. Quasi per niente avesse quella pressura.
Tegn in luch, comè. Avere; abbili per fratelli, e per amici, cioè tienli in luogo loro.
2000
Tegn, o avi tratat. Tener bargagno. Tenea bargagno co’ Pisani, e col nostro co-
mune di darla a chi più gliene desse.
Tegnis de bò. Boneggiarsi, farsi buon d’una cosa. Alcuni altri sono, etc. che si
vergognano di manifestare, come eglino se ne boneggiano, e con tutto questo
insuperbiscono.
Tegn la vulta larga ai cantò. Andà belasì in dol malandà. Volger largo a
canti; andar nelle difficultà cauto, e assentito.
Tegn ol bacil a la barba a vergù, podin tat come lù, competela con lù. Tener uno
a siepe, vale esser uguale a uno, poterne quanto lui. Lat. Aliquem aequiparare.
Tegn in crist, o in steca vergù. Tener uno a siepe, cioè farlo stare a segno. Ne
avea trovato, chi a tavola il tenesse a siepe. Lat. In officio continere aliquem.
Tegn sù, sostentà. Sofferire per reggere, e sostenere. E l’un sofferia l’altro con
la spalla. E tutti dalla ripa eran sofferti.
Tegn coconat zò, o sofegà. Soffogare per opprimere, non lasciar surgere.
Tegn scos, scond. Soppiattare, nascondere. Lat. Celare.
Tegn in dubi, suspis, ne tirà sù, ne lagà zò. Sospendere per rendere dubbio-
so in ambiguità. Lat. Reddere animo suspensum, dubium reddere.
Tegn lì vergù, fal stà lì, senza daga fì. Soprattenere, trattenere oltre al termi-
ne. Soprattenendola il padre a maritare s’innamorò per avventura di Pietro.
Lat. Remorari.
Tegn sù, sostentà. Sostenere, reggerere sopra di se. Tirarono via il puntello,
che ‘l coperchio dell’arca sostenea. Lat. Sustinere.
521 Tegnis sù, sostentas. Sostenersi per mantenersi, reggersi. Dal mar combattu-
to due di si sostenne. Si sostenne fino al chiaro giorno.
Tegn in guarna, in custodia, in tesera, in stropa, a segn. Sostenere per cu-
stodire, tenere a segno. Lat. Custodire. In officio continere.
Tegn la resò de vergù, sostental, defendel. Sostenere per difendere, e mantene-
re. Con tutto che fosse sostenuta sua parte in Firenze per suoi amici. Lat. Tueri,
defendere.
Tegn in stech, fà stà in stech. Fare stare al quia. Fare stare a stecchetto, cioè fa-
re stare a segno. Lat. In officio continere; cogere in ordinem.
2001
Tegn streg. Tenere stretto, strigner con le mani una cosa in guisa, ch’ella non
possa scappare.
Tegn; stà a bota, stà sald, susistì. Sussistere, tenere, reggere a martello. Questa
ragion sussiste; tiene; è buona; regge a martello.
Tegn in lor vergot; tegnel secret; no’ parlan. Tacere, tener segreto qualche
cosa, non parlarne. Lat. Silentio involvere.
Tegn indrè. Tardare, tener indietro. La sua decozione, e ‘l seme tardano l’eb-
brietade.
Tegn in tudi, stufà. Tenere a tedio. Lat. Taedio afficere.
Tegn sald, impedì. Tenere, impedire con mano, o con altro checchesia in manie-
ra, ch’è non possa ne cadere, ne fuggire, ne trascorrere. Così giustizia qui stret-
ti ne tiene. Presa la sua mano con amendue le sue, e tenedol forte. Lat. Tenere.
Tegn, conservà. Tenere per mantenere, e conservare. I regni non si tengon per
parola, ma per prodezza.
Tegn, posedì, avì. Tenere per possedere, avere in sua podestà. E Monte di Cro-
ce si tenea per loro, e guerreggiava. Lat. Tenere, possidere.
Tegn per sò, fas sò. Tenere per usurparsi, appropriarsi. Tenendo ciò, che tu
aver non dovresti.
Tegn la cà, abitala. Tenere per abitare. Era in una delle camere terrene del pa-
lagio, la quale la donna teneva, cioè abitava.
Tegn tat lúch. Tenere per ingombrare, occupare. E tenea la detta cavalleria da
Ponte S. Piero infino a San Firenze.
Tegn, es d’opinio, stimà. Tenere per istimare, reputare, esser d’opinione, crede-
re. Si maravigliò, e di grande animo il tenne. Lat. Habere, estimare, censere.
Tegn, servis, oservà. Tenere per usare, osservare. Non tenne l’ordine della
battaglia. Si tenne questo ordine.
Tegn ol grignà. Tenersi di ridere.
522 Tegnis vergù per amich. Tenersi alcuno per amico, averlo per amico. Aliquem
habere sibi amicum.
Tegnis da fà vergot, vardasen. Tenersi per contenersi, astenersi; avevan si
gran voglia di ridere, che scoppiavano; ma pure se ne tenevano. Per poco mi
tengo, che io non vi faccia un gran male. Lat. Abstinere; se continere.
Tegnis, trategnis. Tenersi per rattenersi, arrestarsi. Il Rè li chiamò, o quel,
quando il videro, tenersi. Lat. Se cohibere; remorari.
Tegn sald, stà sald, no’ rendes. Tenersi per mantenersi, non s’arrendere. Lat.
Obsistere, non se dedere.
2002
Tegn scondit. Tener nascoso, celare, nascondere. Niuna altra cosa mi vi ha
fatto tenere il mio amor nascosto. Lat. Celare.
Tegn secret; no’ stà a dì quel, che s’ha in confidenza. Tener credenza, tener se-
greto, non manifestare, non ridire quello, che t’è detto in confidenza. Lat. Cela-
re, clam habere.
Tegn con tut lù, fà stà con tut lù. Tener seco, far dimorare appresso di se. Of-
ferendole etc. di seco tenerla in quello onore, che sia sorella. Lat. Tenere secum,
retinere.
Tegn streg. Tenere stretto, guardare con diligenza. Tanta guardia ne prendea, e si
stretta la tenea, che forse etc.
Tegn, o avì de fede. Tener per fede, creder per fede. Li si vedrà ciò, che tenem per
fede.
Tend, o met zò la ret, o i laz. Tender la rete, o i lacciuoli. Sicchè avendo le reti
indarno tese. Tender lacciuoli.
Tend a vergot. Studiare per attendere a qualche cosa. Studiava a novita. Studiava
a balestra. Lat. Studere, incumbere.
Tend i laz. Tendere i calappi; tendere gli agguati. E gli eran ben più la tesi i ca-
lappi.
Tend a vergot. Vacare per attendere, dare opera. Più tosto ad orazione, che a
novelle vacassimo. Lat. Vacare, operam dare.
523 Tend. Intendere per attendere, badare. Al trastullare i fanciulli intendea. Lat.
Animum intendere, incumbere.
Tend à fà quel ches fà. Attendere a ciò, che si fa. Lat. Agere quod agitur.
2003
languire, relassarsi, e quasi venir meno per soverchia fatica. Se uno portasse
un gravissimo peso, e trafelasse sotto, e sudasse. Lat. Siti, vel fame emori.
Tentà, provas, circà. Tentare, cimentarsi, cercare. Tentò più volte col capo, e con
le spalle, se alzar potesse il coperchio. Lat. Periculum facere, experiri, tentare.
2004
Tes rar, fà rara la tila. Tesser chiaro, vale fare il panno rado.
Terlencà, taià menut. Tagliuzzare, che è frequentemente, è minutamente tagliare.
Techì, cres, vegn inag. Tecchire, attecchire.
2005
Tiras da banda, andà in dispart. Appartarsi, tirarsi da parte, segregarsi. Eu-
menio non curava l’appartarsi di quivi, dov’egli era. Lat. Discedere, secedere.
Tirà la linea a vergot, túul de mira. Tor di mira qualche cosa, volgere il pensie-
ro a qualche cosa per ottenerla; avvisarla. Lat. Collimare, animum intendere.
Tirà al nigher, al bianch; avì dol nigher, dol bianch. Pendere anerezza, a
bianchezza, cioè tenere del nero, o bianco, e avvicinarsi al nero, o al bianco.
Tirà de det quel, che s’ha cazat fò. Ritrarre, per tirare indietro, far rientrare
in se stessa una cosa. E gli orecchi ritira per la testa; come fece le corna la lu-
maca. Lat. Retrahere.
Tirà tug i frug de la posesiò. Tutto il podere rispondere ad uno, cioè che tira
tutti i frutti del podere.
Tirà i oregie. Tirar gli orecchi a uno, riprenderlo, ammonirlo. Lat. Vellere aures.
1 La pagina è bianca.
2 La pagina è bianca.
2006
Tirala, o filala sutila. Tirare, o stiracchiare le milze. Io mi sto pianamente sti-
racchiando le milze a più potere. Lat. Victu laborare.
Tirà zò i sang di mur. Grattar i piedi alle dipinture, cioè andar facendo l’ipocrito.
Tirà al zald. Gialleggiare, tendere al color giallo. Verdeggiano, e gialleggiano.
Lat. Croceum colorem referre; flavere.
Tirà sù. Collare, tirar sù. Sono funi per collarti in cielo. Lo collarono suso per
metterlo nel luogo. Lat. Tollere, efferre.
Tirà fò la lengua. Cavare la lingua.
Tirà a vergot, diga, inclinaga. Trarre per inclinare. Traendo più alla natura di lui,
che all’accidente. Lat. Animum appellere ad aliquid.
528 Tirà zò, o tuù zò u’ da fà vergot, destul. Trarre per deviare, distorre. Da così
fatto servigio nol trassero. Lat. Dimovere, retrahere.
Tirà a volì bè. Trarre nell’amore, o ad amare.
Tirà, o tiracà in dol comprà. Tirare, e stiracchiare, quando nel comperare si
cerca di vantaggiarsi il più, che si può nel prezzo.
Tirà fò, o cavà fò, o fà gotà fò, tirà fò i casetì. Tirar su; il fare con astuzia dire
ad altrui quel, ch’e’ non vorrebbe. Scalzare.
Tirà la paga, ol salari. Tirare la paga, riscuotere il salario, e la provvisione.
Lat. Trahere stipendium.
Tirà, o trà. Tirare per iscoccare, o scaricare. A un tirar d’arco, di balestra, o di
mano.
Tirà. Tirare per allettare, indurre. Dalla piacevolezza del benefizio tirata. Lat.
Allicere, inducere.
Tirà ‘l col al polam. Tirare il collo a polli, ucciderli. Lat. Necare, occidere.
Tirà, avì la mira, tend. Tirare per aver la mira, riguardare. Tutti i pensieri del-
le femmine a niuna altra cosa tirano, se non a rubare. Ad un fine tiravano. Lat.
Tendere.
Tirà al poch. Tirare a pochi, contentarsi, e pigliar il poco. E parendogli aver tira-
to a pochi.
Tiras apruf, o vers. Tirarsi appresso, o verso. Come il sole si tira più verso ‘l
mezzo di, cioè accostarsi. Lat. Accedere.
Tirà, andà, incaminas. Tirare per incamminarsi, inviarsi. E la mattina tirò
verso la città di Parigi. Lat. Iter capere, proficisci.
Tirà, o trà, butà. Tirare, scagliare; e ferro, e fuoco, e sassi di gran pondo. Ti-
rar con tanta, e si fiera tempesta. Lat. Iacere.
2007
Tirà, trà, strasinà. Tirare, trarre, condurre, o far accostare a se con violenza,
strascinare. Si sforzava di tirar via. Tirò fuori li uraci. Lat. Trahere.
Tiranezà. Tiranneggiare, tirannizzare, tirannare. Lat. Tyrannidem exercere.
Tintinà, fà tin tin. Tintinnare, far tintin, tintinnire. Facevano intorno l’aria tin-
tinnire, cioè risonare. Lat. Tintinare, tintinire.
Tirà, o trà in lungh, slongà. Tirare per mandare in lungo, allungare. Il festeg-
giare moltiplicarono, e in più giorni tirarono.
Tirà da banda. Tirare da parte, allontanare, discostare da gli altri. Esso tira-
tolo da parte disse. Lat. Seducere ab aliis; vel seiungere.
529 Tocà; rivà. Attignere, toccare, arrivare. E come primo il dolce lido attigne.
Lat. Attingere.
Tocà. Toccare, accostare un corpo all’altro, sicchè l’estremità, e la superficie
si coniungano. Lat. Tangere.
Tocà la porta, daga u’ toch, o bat lezermet a la porta. Toccare per picchiar
leggiermente. E toccò una volta pianamente la porta. E pare, che l’uscio nostro
sia tocco. Lat. Tangere portam.
Tocà la vulta. Toccar la volta a uno è quando nelle operazioni alternative s’a-
spetta a lui l’operare. Lat. Alicuius partes esse. Ad aliquem pertinere.
Tocà, dà u’ toch de vergot. Toccare per discorrere brevemente, e superficial-
mente, accennare. Toccando in breve le cose più notabili. Lat. Attingere.
Tocà segn. Toccar bomba, vale arrivare al luogo determinato. Lat. Metam at-
tingere.
Tocà, avì che fà. Toccare per carnalmente conoscere. Da toccare la tua propria
moglie ti conviene astenere. Lat. Rem habere.
Tocà, portà via. Toccare per torre, levar via. Senza alcuna cosa toccare, cioè
levarla via, torla. Lat. Adimere, auferre.
Tocà a sort. Toccare per ottenere, conseguire. Toccò per avventura tra l’altre
cose in sorte ad un Doria etc. Una volta ne toccava il mese. Lat. Obtingere.
Tocà segn, comparì, consegnas. Rassegnarsi per rappresentarsi, comparire. Si
rassegnavano alla chiesa de’ frati pred.
Tocà. Toccare per appartenere, aspettarsi. La quale a me toccava di dover dire.
Lat. Pertinere; attinere.
Tocà, o chiapà daner. Toccar danari, che è pigliar danari vendendo la sua mer-
canzia.
Tocà, o chiapà la paga per andà a la guerra. Toccar danari, o stipendio, che
è ricever danari per andar alla guerra. Lat. Stipendia sub aliquo facere.
2008
Tocà lezermet, pizigà. Sottoccare, pianamente toccare, punzeggiare, toccar di
costa. Lat. Fodicare.
Tocà coi mà, certificas. Toccar con mano, certificarsi, chiarirsi.
Tocà u’ tast, dà u’ toch, o mot. Toccare un tasto, entrare in qualche proposito
con brevità, e destrezza. Per rispondere al primo tasto, che voi, mi toccaste.
Tocà ‘l tambor, sonal, bat la cassa. Toccar tamburo, sonare il tamburo.
Tocà di bastonade, o tocà i sò poche. Toccar delle busse, essere battuto. Lat.
Plagis affici, percuti. Aver le sue, o toccar le sue, vale busse. Toccarne tante
quante gliene diede, cioè busse.
Tombà zò, borlà zò, dà zò a copicò, o a copich. Tomare, cadere, o andare a
capo alla ‘ngiù alzando i piedi in aria. I Romani venivano a slascio in giù cor-
rendo, e percoteano a Galli, ed elli tomavano l’un sopra l’altro.
Tonà atoren, cor quac vos. Bucinare, andarsi dicendo riservatamente con ri-
guardo, esserne qualche voce della vita di lei si bucinava. Quantunque in que’
dì se ne bucinasse. Lat. Susurrari.
Torezà, stà comè una tor. Torreggiare, stare in somiglianza di torre. Lat. Stare
instar turris.
Tombà, dà di tonfe; o di tombe; zolagle. Tontà. Dar le frutte, cioè percosse
d’ogni sorta, battiture. Ma mio costume all’oste è dar le frutte sempre al partir,
quando il conto facciamo. Lat. Verberare, percutere. Zombare, dare altrui delle
busse. Lat. Verberare. Tamussare, percuoter ben bene. Lat. Plagas infligere.
Torchià, sprem fò. Pigiare, premere, aggravar cosa sopra cosa. Come coloro,
che pigiano nel torcolare. Lat. Premere, calcare.
Tornà a met i ale. Rimpennare l’ale.
Tornà a benedì; o benedì da recò. Soprabbenedire, ribenedire, benedir di nuo-
vo. E benedisselo, e soprabbenedisselo.
530 Tornà a durmì. Dormire di nuovo. Lat. Redormire.
Tornà l’anima in corp a vergù. Ritornare l’animo smarrito in alcuno.
Tornà a segn, o sù la mader. Tornare a segno, ridursi all’esser di prima, e pi-
gliarsi in buona parte. Lat. Redire ad bonam frugem.
Tornà a cunt, bisognà. Bisognare per esser utile, e conveniente. Lat. Expedire,
decere.
Tornà a tacà, retacà. Rappiccare, di nuovo appiccare. E vuole la battaglia rap-
piccare.
Tornà a cucà, o cocà vergù. Raccoccare, o riaccoccare alcuno, reiteratamen-
te accoccarlo, cioè beffeggiarlo, uccellarlo. Lat. Iterum subsannare aliquem.
2009
Tornà a bocà. Rabboccare, di nuovo abboccare.
Tornà mol, revegn. Ravvincidire, divenir vincido. Lat. Mollescere.
Tornà a dì, o trà zà i laor dig, o fag. Rivangare, per riandare, o ritrattar chec-
chesia.
Tornà più a cunt. Valer di meglio, trovar di meglio. Lat. Melius expedire.
Tornà a met u’ sù la bona strada. Rimettere in tuono, o rimettere uno per la
buona. Lat. Ad bonam frugem redigere.
Tornà a parlà a vergù, ches ghiva levat la parola. Render favella a uno, ri-
tornare rifavellargli. E allora con gran fatica gli rende favella.
Tornà a fà vegn a la dì. Ritornare in luce, cioè nel suo primo splendore. E per-
ciò avendo egli quell’arte ritornata in luce.
Tornà in bona, in pas. Rabbonacciarsi, rappacificarsi. E la notte pure si rab-
bonacciarono come poterono. Lat. In gratiam redire.
Tornà a imbates. Rabbattere, riabbattere. E quindi al suo albergo si rabbattè.
Lat. Iterum nancisci.
Tornà a basà, a sbasà. Rabbassare, di nuovo abbassare. Rabbassandosi quel-
le cose, ch’erano levate in alto. Lat. Iterum declinare, deprimere.
Tornà a punz. Ripugnere, che è di nuovo pugnere. E con gli strali ardenti
della faretra gli ripunse il petto.
Tornà a mò. Tornar per anche; tornare a ripigliare. Mettetel sotto, ch’io torno
per anche. Lat. Resumere.
Tornà a garzà, o a dà ‘l garz. Ricardare, dar di nuovo il cardo. Se c’è di molte
cose, ricardate.
Tornà a cargà, recargà. Ricaricare, di nuovo ricaricare. Intendiamo di ricari-
care la nostra nave.
Tornà a malas, fà una recascada. Ricadere nel male, riammalarsi, vale dopo
l’esser quasi guarito. In morbum recidere.
Tornà a fà di pecag. Ricader nel peccato, ritornar di nuovo a peccare. Per
molto ricader in peccato.
531 Tornà a borlà via. Ricadere, cader di nuovo; ricascare. Ricadendo etc. disse
la dama tu ricascherai. Lat. Recidere.
Tornà à cazà, a ficà det, a remet det. Ricacciare, rificcare, rimettere. Nella
torta via dell’intricata selva si ricaccia.
Tornà a cazà, o a mandà fò, o inag. Ricacciare, sospingere, o rimandare. La
natura li ricaccia a membri di fuori. Lat. Expellere.
2010
Tornà a cazà via. Ricacciare, di nuovo cacciare. Lat. Repellere.
Tornà a avì, recuperà; tornà a chiapà. Riavere, aver di nuovo nelle mani; ri-
cuperare. Niuna cosa è, che io non facessi per riavere colui. Riaver nelle brac-
cia, riaver li prigioni.
2011
Tornà in dol prim eser; rintegrà. Reintegrare, rinnovare, ritornare la cosa ne
primi termini, rimetterla nel primo essere. In questa guisa reintegrato con lei
l’amore. Lat. Redintegrare.
Tornà. Reddere, ritornare. Che reddia con altri fanciulli dalla scuola. Ritrovasse
la sirocchia, e senza lei non redisse. Redire. Redì a casa, e trovò il suo compagno
etc. Lat. Redire.
Tornà vif. Ravvivarsi, ritornare in vita, avvivarsi. La tramortita sua virtù rav-
viva. Le spente fiamme si ravvivarono. Lat. Reviviscere.
Tornà a avià, desimpià i cavei, i aze. Ravviare per riordinare le cose avvilup-
pate, come ravviar i capelli, le matasse etc.
Tornà a avià una scúla, una butiga. Ravviare, far tornare il concorso, dove
fosse mancato, come ravviare una scuola, una bottega, una chiesa etc.
Tornà a met all’orden, a setà via, comodà vià. Rassettare, rimettere in asset-
to, di nuovo assettare, riordinare. Rassettata la terra a sua signoria si parti di
Genova. Lat. Restaurare, componere, reparare.
Tornà à fà, a butà fò i deg, i penne etc. Rimettere per tornare, e surger di nuovo,
che fanno le cose vegetabili, come erbe, denti, penne etc. Lat. Regignere.
Tornà a met vergot al sò lúch, dove l’era. Rimettere, metter di nuovo, ricon-
dur la cosa, ov’ella era prima, e dove sia stata qualche altra volta. Riporre. Lat.
Reponere.
2012
Tornà a fà memoria; ramemorà. Rimemorare, ramemorare. Lat. Memorare,
in memoriam redigere.
Tornà a imboscas. Rimboscarsi, rientrar nel bosco. Come fiera cacciata si rim-
bosca.
Tornà a alzas. Rilevarsi, levarsi, alzarsi di nuovo. Quindi ripreser gli occhi
virtute a rilevarsi. Lat. Erigi, elevari.
Tornà a ligà. Rilegare; di nuovo legare. E quello, ch’era rotto rilegherò. Lat.
Religare.
Tornà a lavà; o relavà. Rilavare, di nuovo lavare. Con calde lagrime d’amo-
re la rilaviamo. Lat. Reluere.
Tornà a vardà, o vardà bè, oservà. Riguardare, guardar di nuovo, e con dili-
genza. E una volta, e l’altra cautamente riguardatala. Lat. Respicere, aspicere,
respectare.
Tornà a cridà, vosà. Rigridare, di nuovo gridare. E poco stante rigridò, e dis-
se. Lat. Iterum clamare.
Tornà a butà. Rigettare, rigittare, di nuovo gittare. L’onda il gittò fuori della
nave, e un altro maroso per contraria parte ripercuotendolo lo rigittò nella na-
ve. Lat. Reiicere, reiectare.
Tornà a andà. Rigire, di nuovo gire. Ed in molte parti egli rigia. Lat. Redire.
2013
534 Tornà in dol sò eser. Riformarsi, riprendere la sua forma, ed esser di prima.
Ma poi che al poco il viso riformossi. Lat. Ad pristinum statum redire.
Tornà a piantà i ug in vergù. Avere gli occhi rifissi ad alcuno. Già eran gli
occhi miei rifissi al volto. Lat. Iterum oculos figere.
Tornà a fà cò, a fà guasta. Rifigliare per lo rifar della marcia, che fanno le fe-
rite, e gli enfiati, quando paion guariti. Pogniamoci si forte empiastro, che la
piaga non rifigli, cioè non torni a marcire di nuovo, essendo guarita una volta.
Tornà a ficà det. Rificcare, di nuovo ficcare. Ma tu rificchi pur gli occhi della
mente a una cosa. Lat. Iterum figere.
Tornà a avrì la piaga. Rifendere la piaga. Rifende la sua piaga saldata. Lat.
Refricare.
Tornà a ferì. Rifedire, di nuovo ferire. Lat. Referire.
Tornà a tras in pè, o in pil. Rizzarsi a panca, rimettersi in buono stato, e esse-
re (modo basso).
Tornà a vegn fò, a sbocà fò. Riuscire, uscir di nuovo. L’acqua corre sotto ‘l
mare, e poi riesce ne’ monti d’Armenia. Lat. Erumpere.
Tornà à volì. Rivolere, di nuovo volere. Molto spesso rivolendo. Lat. Denuo velle.
Tornà a unì, reunì. Riunire, di nuovo unire. Per riunire alla lor parte, e fruire
la lor bellezza.
Tornà vif, o in vita. Rivivere, tornar a vivere, risurgere. E qui la morta poesia
risurga, cioè riviva. Lat. Reviviscere.
Tornà a venz. Rivincere, di nuovo vincere. E l’uno gli rubellò Alemagna, e
l’altro la Spagna, poi la rivinse.
Tornà a fà deventà vif. Rivificare, tornare in vita. Se tu non rivificherai le tue
opere.
Tornà a investì, renvestì. Rivestire per rinvestire. Furono racquistate, e rin-
vestironne poi il conte Alessandro.
2014
535 Tornà a fà fò, refond. Riversare, versar di nuovo. Sovra un fonte, che bolle,
riversa per un fossato. Lat. Reffundere.
Tornà a sentì. Riudire, di nuovo udire. Di riudir non fu senza desiro. Denuo
audire.
2015
Tornà zò per ol cò. Ritornare sopra il capo; cioè tornar in danno. La sua beffa
ritornò sopra ‘l capo di lui. Lat. Redire in damnum.
Tornà, redusis, vegn. Ritornare per venire, ridursi. E ritornasse alla verità cri-
stiana.
536 Tornà da vergù, in quac lúch. Ritornare, tornare; ritornò a Signa. Che se a
lui ritornasse. A ritornar nel chiaro modo. Lat. Redire.
Tornà a storz. Ritorcere; di nuovo torcere. Lat. Retorquere.
Tornà a tuú quel, che s’ha dag, o tornà a chiapà quel, ch’è stag sò. Ritorgliere,
ritorre, di nuovo torre, overo pigliar quel, che è stato suo. Lat. Auferre.
Tornà a dà di bote, a zolaga. Ritoccare, ripercuotere. Tocca, e ritocca, e for-
botta margutte.
Tornà a tocà, retocà. Ritoccare, di nuovo toccare. Dopo più ritoccarlo conob-
be, ch’era morto. Lat. Iterum tangere.
Tornà a tirà, a trà. Ritirare, di nuovo tirare, o trarre. E lui caduto ritirandosi
in grembo quasi piagnendo disse etc. Lat. Trahere, iterum trahere.
Tornà a tenz. Ritignere, di nuovo tignere. Se la lana non è spesse volte tinta,
e ritinta. Lat. Iterum inficere.
Tornà a tes; retes. Ritessere, di nuovo tessere. Iterum texere.
Tornà a dì, ridì. Ritessere, di nuovo tessere. Sotto brevità ritesseremo questa
novella, cioè ridiremo. Lat. Iterare.
Tornà à tegn. Ritenere, di nuovo tenere. Lat. Denuo tenere.
Tornà a tend, a destend. Ritendere, di nuovo tendere. E dentro per le ren sù la
ritese. Lat. Iterum extendere.
Tornà a moderas. Ritemperarsi. La donna un poco si cominciò a ritempera-
re. Temperari, moderari.
Tornà a avì tema. Ritemere, di nuovo temere. Il nimico tante volte sconfitto non
ritemea. Iterum pertimescere.
Tornà a levà sù. Risurgere, di nuovo surgere. Lat. Resurgere.
Tornà a desedà. Risvegliare, di nuovo svegliare. Lat. Denuo excitare.
Tornà a sudà. Risudare, di nuovo sudare. Lat. Denuo sudare.
Tornà a cavà fò, a spoià. Rispogliare. Di nuovo spogliare. Tutto nudo lo ri-
spogliarono un’altra volta da capo. Lat. Denuo exuere.
Tornà a spianà, tornà a fà pià. Rispianare, di nuovo spianare. E se ‘l prato è
divenuto sterile, aralo, e poi rispiana. Lat. Rursus aequare.
2016
Tornà a smorzà. Rispegnere, di nuovo spegnere. Lat. Ristinguere.
Tornà a serà. Riserrare, di nuvo serrare. Entrato nella camera, e l’uscio riser-
rato. Lat. Denuo claudere.
Tornà in sentor; in sentimet; ravedis. Risentire, per ravvedersi, e riacquista-
re il sentimento della mente. Acciocchè la confusione, e l’infamia del peccato
pubblico il faccia risentire. Lat. Sapere; ad bonam frugem redire. Risensarsi,
ripigliare il senso. Dicendo intanto, che tu ti risense. Lat. Sensum recuperare.
Tornà a pondes, dove s’era, o tornà a dà, dove s’era. Risedere, cioè ricade-
re giusto, e posar nel luogo di prima.
Tornà a scrif, rescrif. Riscrivere, di nuovo scrivere. E incontanente riscrisse
al cardinal da Prato. Lat. Rescribere.
Tornà a scortegà. Riscorticare; di nuovo scorticare. E però se mai scorticam-
mo da quinci innanzi si riscortichi.
Tornà a scomunicà. Riscomunicare, di nuovo scomunicare. Onde da capo lo
scomunicò.
Tornà a sbadaclà, o sbadachià. Risbadigliare, sbadigliar di nuovo. Quando
altri sbadiglia, tutti gli altri etc. molte volte risbadigliano incontanente. Lat.
Iterum oscitare.
Tornà a saludà. Risalutare, di nuovo salutare. Ed ella lo risaluta più volte per
trarlo di quel dolore. Lat. Resalutare.
Tornà a saltà. Risaltare, di nuovo saltare. Se il sole è a mezzo di risalta verso
settentrione. Risalire per risaltare. Come il pesce gustava di quell’erba imman-
tinente risaliva in mare. Lat. Resilire.
Tornà a montà sù, o andà sù. Risalire, di nuovo salire. E quindi risaliva là
dove il suo amor sempre soggiorna. Lat. Denuo ascendere.
Tornà a met in poses; da ‘l poses da recò. Risagire, di nuovo sagire. Risagi
il detto conte nella contea di Fiandra. Lat. Possessionem denuo tradere.
2017
Tornà a fà di prove. Riprovare, di nuovo provare. Lat. Denuo experiri.
Tornà a fà quel, ches fava. Riprendere. Or pur lo modo antico t’hai ripreso.
Riprese le sue vanità.
Tornà a sprem fò. Ripremere, di nuovo premere. Ne stringa il far l’olio, quan-
do si ripreme. Lat. Comprimere.
Tornà da cò; tornà a bat ol chiod in proposit de quel, che s’iva lagat da dì.
2018
Ripicchiare, rifarsi da capo; ritornare a quel, che s’era lasciato. Quelli, che so-
no in quell’arte dello ‘ngannar buon maestri subito inframmettono una novel-
letta, e dopo quel poco ridere di nuovo ripicchiano. Lat. Repetere.
Tornà a picà, a bat, o repicà. Ripicchiare, picchiar di nuovo. Lat. Repercutere.
Tornà a pianz. Ripiagnere, di nuovo piagnere. La notte piango, e ripiango, e
raddoppio i gemiti. Lat. Fletum iterare.
Tornas a compiasì dol mal. Avere ripiacimento del male. Questo ripiacimen-
to de’ peccati è, che non te ne penti etc. Lat. Novam delectationem habere.
Tornà a perd, perd da recò. Riperdere, perder di nuovo. Preson Volterra e ri-
perderonla. Lat. Iterum amittere.
Tornà a pentis. Ripentirsi, di nuovo pentirsi, pentirsi. Trovato il vero si ripen-
ti. E se riconoscendo, e ripentuti. Lat. Paenitere.
Tornà a pecà. Ripeccare, di nuovo peccare. Colui, che è ben pentuto non ri-
pecca più. Lat. Iterum peccare.
Tornà a pasà, repasà. Ripassare. Poi si rivolse a ripassossi a guazzo. Ripassò
l’alpi. Lat. Denuo transire.
Tornà a partorì; partorì da recò. Ripartorire, di nuovo partorire. Figliuoli miei
dolcissimi, i quali io ripartorisco nelle viscere di Gesù Cristo. Lat. Iterum parere.
Tornà a parlà. Riparlare, parlar di nuovo. E dopo alcun giorno riparlò alla
cameriera, e disse etc. Lat. Denuo loqui.
Tornà vif. Rinvivire, tornar vivo. Lat. Reviviscere.
539 Tornà a met all’orden; o in orden. Riordinare, ordinar di nuovo, rimettere in
assetto, rassettare. La volontà della persona in ciaschedun peccato si disordi-
no etc. Così si riordini dovutamente di ciascun peccato dolendosi. Lat. In ordi-
nem redigere.
Tornà a invidà. Rinvitare, di nuovo invitare, scambievolmente invitare.
Tornà a chiapà vigor, e forza. Rinvigorire, riprender vigore, ringagliardire. Il
sonno è necessario a rinvigorire. Lat. Vires resumere, corroborari.
Tornà a investì, renvestì u laor in d’un oter. Rinvestire una cosa in un’altra,
permutarla, convertirla, scambiarla contrattandola.
Tornà a invischià. Rinvescare, di nuovo invescare. Più nel bel viso mi rinvesca.
Tornà vird, rinverdis. Rinverzicarsi, ritornar verde, rinverzire. Debbe rinver-
zire, e tornare in se. Rinverdire. E la palma non rinverdiva, disse in se mede-
simo. Lat. Revirescere.
Tornà a es, come pruma, revegnì. Rinvenire, ritornare nel primo essere. Poi
in miglior senno rinvenuto. Lat. Pristinum statum recuperare.
2019
Tornà a fà tivià. Rientiepidare, di nuovo intiepidare; rientiepidire. Iterum te-
pefacere.
2020
Tornà a met la bria. Rinfrenare, rimettere il freno. Appresso rinfrena il buon
destriere, acconcialo bene di cinghie, e di sopraccinghie. Lat. Fraenum iniicere.
Tornà a dan dell’oter, refond; remeteghen del oter. Rifondere, dar di nuovo,
e d’avvantaggio della cosa, che è venuta meno.
Tornà a ‘ncolà, retacà co’ la cola. Rincollare, rappiccar con colla. Rincolla an-
cora qualche piede di vaso rotto, o di tavola antica.
Tornà a dà det, tornà a incapas det. Rincappare, di nuovo incappare. S’io scam-
po in vita mia non vi rincappo.
Tornà a nas. Rinascere, di nuovo nascere. Rinasce, e tutto a viver si rinuova. Lat.
Renasci.
Tornà a muf. Rimuovere, di nuovo muovere, di nuovo far moto. Lat. Denuo
moveri.
Tornà a mugià. Rimugghiare, di nuovo mughiare. Quelle, che nella grotta furo-
no richiuse risposono all’altre, e cominciarono a rimucchiare. Lat. Remugere.
2021
Tornà a mormorà. Rimormorare, di nuovo mormorare.
Tornà a pià. Rimordere, morder di nuovo. E quasi da coscienza rimorso. Lat.
Remordere.
Tornà a alzas de prezi; a incaris, a montà sù de presi. Rimontare per ritor-
nare a crescere di prezzo. Li feciono rimontare in prezzo a soldi trenta lo staio.
Tornà a segurà, a fà segur. Rifar sicuro; assicurare. E poi mi rifece sicuro.
Tornà a fà; refà. Rifare per riedificare. E rifecersi di nuovo le mura etc. Lat.
Reaedificare, reparare, reficere.
Tornà a andà det, a intrà. Rientrare, entrar di nuovo. Per rientrarle nell’ani-
mo. Rientravano in Arno. Lat. Denuo intrare.
Tornà a impianì. Riempire, di nuovo empire. Tutto il botticello riempire d’un
simil vino. Lat. Replere.
Tornà a fabricà; refabricà. Riedificare, di nuovo edificare. Fecero riparare,
e riedificare la detta chiesa. Lat. Reparare, reaedificare.
Tornà. Riedere, redire. E sì gran senno, e più che mai non riede. Lat. Redire.
Tornà a donà. Ridonare, di nuovo donare. Lat. Redonare.
Tornà a domandà, repet, domandà da recò. Ridomandare, di nuovo doman-
dare. Ridomandogli il debito perdonato. Lat. Repetere, reposcere.
Tornà a dulis. Ridolere, di nuovo dolere, sentir nuovo dolore. Allor mi dolsi,
ed ora mi ridolgo. Lat. Iterum dolere.
Tornà a drizà. Ridirizzare, dirizzare di nuovo.
Tornà a dì; redì, repet. Ridire, dir di nuovo, dir più d’una volta, replicare, ripe-
tere. Lat. Referre, narrare, repetere.
Tornà a dà, dà de recò. Ridare, dar di nuovo. Ridia la penitenza da capo. Lat.
Iterum dare.
Tornà a cres, cres da recò. Ricrescere, crescere di nuovo, multiplicare, farsi
maggiore. E ricresciute le lor masnade. La pasta, che se ne fa, non è così te-
gnente, ne il suo pane ricresce in atto. Lat. Augeri. Recrescere.
Tornà a creà. Ricreare, crear di nuovo. Per la parola d’Iddio ogni cosa fu crea-
ta, e ricreata. Lat. Recreare, iterum creare, reparare.
Tornà a cúus. Ricuocere. Recoquere.
Tornà a cotonà. Ricotonare, accottonar di nuovo.
Tornà a cor. Ricorrere, di nuovo correre. Tutta l’acqua, ch’era nella città ri-
corse con gran fuga all’Arno. Lat. Recurrere.
2022
Tornà a incoronà. Ricoronare, di nuovo incoronare. E da lui si fece da capo
rincoronar capo dello ‘mperio.
Tornas a colegas zò, a colocas, a butas zò. Ricoricarsi, ricorcarsi, di nuovo
corcarsi. Che ‘l sol non si ricorca sette volte nel letto.
542 Tornà a dì, replicà. Replicare, tornar di nuovo a dire, ripetere, repetere, ridire. Lat.
Iterare, replicare, repetere.
Tornà a covrì, o coverzì. Ricoprire, di nuovo coprire, occultare, nascondere.
Si ricoperse, e funne ricoperta. Lat. Contegere, cooperire.
Tornà a coverchià, a quarchià, a met sovra ol coverg. Ricoperchiare, rico-
prire, rimettere il coperchio. Ricoperchiata la coppa ricoperchiò il vino. Lat.
Contegere, cooperire.
Tornà a cuntà, a dì sù, cuntà da recò. Ricontare, contar di nuovo, e raccon-
tare, narrare semplicemente. Pio ritornarete a ricontarmi le novelle.
Tornà a consegnà, a fà la consegna. Riconsegnare, racconsegnare.
Tornà a quistà, recuperà. Riconquistare, di nuovo conquistare. Acciocchè con
essi potesse riconquistar lo regno, overo altro regno acquistare. Lat. Recuperare.
Tornà a improntà, a stampà. Riconiare, di nuovo coniare. Alla cui figura ella
è riconiata.
Tornà a unì. Ricongiugnere, di nuovo congiugnere. A costei mal da me cono-
sciuta fu ricongiunto. Lat. Iterum coniungere.
Tornà a confortà, a restorà. Riconfortare, di nuovo confortare, e semplice-
mente confortare. Ma pur, che l’alma in Dio si riconforte.
Tornà a conformas. Riconformarsi, di nuovo conformarsi. In fino che Cristo
si riconformi in voi.
Tornà a confesas. Riconfessare, di nuovo confessare. Costui si dee riconfes-
sare, imperocchè la prima confessione etc. Lat. Iterum confiteri.
Tornà a confermà. Riconfermare, confermar di nuovo. Primieramente tutti gli
ufizi da Pampinea dati riconfermò. Lat. Confirmare.
Tornà a chiuchià, a trincà, a bagà. Ricioncare, di nuovo cioncare. Bei, e ribei,
cionca, e ricionca.
Tornà a serà fò subit, che s’ha avert. Richiuder quel, che poco prima s’era
aperto. Poi richiusa la cassetta etc. l’uscio richiuse. Lat. Claudere.
Tornà a chiamà. Richiamare, chiamar di nuovo, rivocare. E questo ad alta vo-
ce anche richiama. Lat. Revocare.
Tornà a distinguì, a dichiarà mei. Ricernere, per ridistinguere, e dichiarar me-
glio. Tu dubbi, ed hai voler, che si ricerna. Lat. Melius exponere.
2023
Tornà a circà. Ricercare, di nuovo cercare. Così vo ricercando ogni contrada.
Lat. Perquirere.
543 Tornà ‘n forze afag. Racquistare le forze affatto. Lat. Recipere vires ex integro,
vel recolligere vires.
Tornà a tacà insem, o a tacà via. Rappiccare, di nuovo appiccare, qui ricongiu-
gnere. Rappiccarsi, e rappiastrarsi con la sua metà.
Tornà a comparì. Rapparire, di nuovo apparire. Che elli rappare nella terra
degli Iabinesi, e degli Arabi. Lat. Iterum apparere.
Tornà i brindis, respond ai brindis. Far ragione nel bere è risponder bevendo
a colui, che t’invita a bere.
2024
Tornà dì, vegn dì. Raggiornare, farsi giorno di nuovo. Pensa, che questo di
mai non raggiorna, cioè non torna mai.
Tornà a durmentas, tacà sot a durmì un otra vulta; repià ol durmì, ol songh,
tornal a chiapà. Raddormentarsi, di nuovo addormentarsi, ripigliare il sonno.
Stanco ser Tinaccio, come vinto dal sonno si raddormentò.
544 Tornà a cusà. Raccusare, di nuovo accusare, un’altra volta accusare. Un’altra
volta la trista non mi possa più raccusare.
Tornà a cres, cres de nuf. Raccrescere, accrescer di nuovo. E raccresciuta la
forza del comun di Firenze. Lat. Iterum augeri.
Tornà a costasga, a andaga a pruf; a tirasga, o ruspasga a pruf. Racco-
starsi, di nuovo accostarsi. Ci raccostammo dietro ad un coperchio. Lat. Iterum
accedere.
Tornà a consegnà. Riconsegnare, restituire. Lat. Reddere, restituere.
Tornà a confortà, a restorà. Racconfortare, riconfortare. La donna fece sem-
biante di racconfortarsi alquanto.
Tornà a met in cumù quel, ch’era di particolar. Raccomunare, tornare a far co-
mune quello, ch’era divenuto particolare. Accomunare. Le tengono come lor pro-
prie, e non le vogliono raccomunare agli altri etc. Lat. Iterum in comune conferre.
Tornà a certificà. Raccertare, di nuovo certificare. A guisa d’uom, che ‘n dub-
bio si raccerta. Iterum certiorem facere.
Tornà a circhià; o circhià un otra vulta. Raccerchiare, accerchiar di nuovo,
ricircondare. La memoria della miseria il raccerchia, e ristrigne. Lat. Iterum
circundare.
Tornà a impizà, impizà da recò. Raccendere, di nuovo accendere. Racceso il
lume. Raccendere il fuoco. Racceso nell’ira, nell’amore. Raccendere i desiri.
Lat. Iterum accendere.
Tornà da cò a dì quel che s’ha dig. Raccapitolare, ridir da capo, riepilogare.
Perocchè a raccapitolargli ogni volta sarebbe lunga mena. Lat. Recapitulare.
2025
Tornà a brevià, a scurtà. Rabbreviare, abbreviar di nuovo. Si raccorci, cioè
si rabbrevii.
Tornà a cúnt; o met a cúnt. Metter bene, esser utile, tornare in acconcio. A
niuno uomo metter bene in voler far quello, che natura gli nega. Come ben gli
mettea. Lat. Expedire.
Tornà a vegn sù la carne, remet la carne. Rincarnare, si dice quando una fe-
rita rimmargina rimettendo carne nuova.
Tornà a certificà. Rifar certo. E ora da capo te ne rifò certo. Lat. Iterum atque
iterum certum facere.
Tornà in sentor, o sul birlo. Tornar ne’ gangheri. Tornato pure alla fine ne’
gangheri s’accorse etc.
Tornà al sicut erat. Tornare alle medesime, che è riducersi di nuovo a far male.
Lat. Redire ad vomitum.
Tornà ‘ndrè, fà, che quel, ch’è fag nol sia per fag, che ‘l vaghe a mot, o a
mont. Tornare indietro, non aver effetto, annullarsi. Lat. Irritum fieri.
Tornà in met, o vegn in ment. Tornare alla memoria. Ma se nella mente tor-
nandosi, chi egli era. Lat. In memoriam redigi.
Tornà, redusì. Tornare per riconducere. Ogni danno ristora, tornandoli in buo-
no stato. Lat. Reducere, reportare.
Tornà a vegn a stà in quac lugh, e con vergù, o a andà a stà con vergù in-
sem in quac lúch. Tornare per venire ad abitare, o andar a stare, o abitare. Egli
si torna col zio. Per amor di mia madre, e di me tornò a stare in Palermo.
Tornà a cúnt, resultà. Tornare per risultare, ridondare; onde tornare a onore.
Pure gli torna a grande onore etc. Ogni vizio può in grandissima noia tornare
di colui etc. Lat. Honorem afferre, honori esse.
2026
Tornà v. g. a es quel, che s’era. Tornare per ripigliare, o ricuperare le cose
tralasciate, o perdute. Torna uomo come tu solevi. Lat. Redire, repetere.
Tornà, redusis. Tornare per ridursi. Tutte le persone furono fatte di terra, e in
terra torneranno, cioè si riduranno. Lat. Redigi.
Tornà i là. Tornare là. Torna tu là, che d’esser sol m’appago.
Tornà zà. Tornare in quà. Torna in quà, che Dio ti dia la mala notte.
Tornà ‘ndrè. Tornare addietro. Ed esso non ardiva tornare addietro.
Tornà da vergù. Tornare ad alcuno. E desidera tornare al padre.
Tornà da u’ lúch. Tornare di un luogo. Ed egli sconosciuto tornando di Scozia.
Tormentà, crucias, spasmà, danas. Tormentare per affliggersi, affannarsi, stare
in tormento. Ver è, ch’io tormentava desiando. Lat. Animo angi, cruciari.
Tormentà, dà torment; o vesaziò. Tormentare, affliggere, e travagliar l’ani-
mo. Non rifinò la donna di tormentarlo. Lat. Affligere, divexare, angere.
Torz. Torcere; avvolgere fila addoppiate. Lat. Torquere.
Tos, bols. Tossire. E con l’occhiaia livida tossire, e sputar farfalloni.
Tosà. Trucciolare, tosare. Trucciolando la chioma di Sansone.
Tosegà. Attossicare, attoscare. Lat. Venenum alicui dare; veneno inficere aliquid.
Torz, storz, trà vergot fò dol sò lúch. Stravolgere, propriamente torcer con vio-
lenza per muovere, e cavar di suo luogo. Lat. Retorquere.
546 Tras in zà. Tirarsi, o farsi in costà. Lat. Accedere huc.
Tras i là; indrè. Farsi indietro, tirarsi indietro. Lat. Retrocedere.
Trà fò, met mà, cazà mà la spada, sfodrala. Tirar fuori la spada, cacciar mano
alla spada. Tirate le spade fuori. Tirato fuori il coltello. Lat. Educere gladium.
Trà di scalzade, o sghingà; zugà a la mora. Tirar calci, calcitrare. Lat. Calcitra-
re. Trarre de muli, e cavalli, cioè calci. Il mulo trasse, e dielli un calcio etc.
Trà l’ultima coreza, o trà i calzeg, o i pè. Tirare per morire. Vanga quale a
far lamento della Nencia, ch’ha tirato. Tirare le calze.
Trà, o túu ‘l capel zò dol cò a vergù. Sappellare, cavare il cappello, trarre ad
alcuno il cappello. Lat. Pileum detrahere alicui.
Tras zò la pel coi ongie. Scarpellarsi, levarsi li pezzuoli della pelle con l’unghie.
Travacà zò, o fò. Traboccare per gettare da alto in basso. Traboccavano nella
città fuoco con zolfo. Lat. Effundere.
2027
Trazà; machinà, urdi. Tracciare per macchinare, trattare. Lat. Machinari.
Travacà de là dei mog, busai fò; pasà de là, andà de là dai mog. Traforare i
monti. Traforate l’alpi con si gran circuito. Lat. Transilire montes.
Tras vià, demenas. Tragettarsi, scagliarsi, dibattersi si dice il fare atti col capo,
mani, e simili. Lat. Iactare se.
Trà ‘n zà, e là, trà, o met sot sera, fà badanai, cotoboi. Trambustare, che è ri-
muover le cose, confondendole, e disordinadole con istrepito, e tumulto.
Trà per terra, strasinà. Tranare, trainare. Tranavano per terra rami fogliuti. Lat.
Trahere, reptare.
Tras drè la vita; strasinasla drè. Trarre la persona, movendola con fatica. Indi
traendo poi l’antico fianco, cioè movendolo con fatica.
Trà, o tirà u’ dal sò partit, da la sò. Trarre per indurre alcuno, farlo accon-
descendere. Altri in contraria opinione tratti affermavano. Inducere aliquem in
suam sententiam.
Tras vergù da la sò, o fasel sò, guadegnasel. Trarre l’animo di alcuno a se.
Trà di suspir, fà di lameng. Trar guai, lamentarsi. Mi fa del mal passato trag-
ger guai. Lat. Conqueri, lamentari.
547 Tras, o cavas fo’ i pagn. Trarsi per cavarsi i panni. Lat. Exuere se.
Trà fò, cavà fò, avì vergot. Trarre per cavare in vece d’ottenere. Non poten-
do trar da lei altro etc. Lat. Obtinere, consequi.
Trà, o cavà, o avì una resposta. Trarre una risposta. Non potendo trarre da lei
altra risposta. Lat. Responsum accipere.
Trà fò vergot, cavà fò vergù de vergot; recavà. Tarre per cavare invece di com-
prendere. Non potendo dalle parole dette dal barattiere cosa del mondo trarre.
2028
Trà vent, fà vent. Tirar vento, soffiare. Lat. Flare.
Tras da banda, cavas. Trarsi per ritirarsi, appartarsi. Traemmoci così dall’un de
lati. Lat. Concedere.
Trà sù vergù a quac post. Trarre per promuovere, e condurre a gradi, e a digni-
tà. Ne mai ad altro, che tu mi veggi, mi trasse.
Trà fò da la busola i nom, c’ha da ‘ntrà in carica. Trarre gli ufizi, che è cavare
d’una borsa le polizze del nome di quelli, che deono esser ufiziali.
Trasfigurà, mudà faza, mudà figura. Trasfigurare, mutar effiggie, figura. Lat.
Transfigurare.
2029
Trà la lengua in di descors, quand no’ sé circag, volì dì la sò marza opiniò. Dar
di becco, si dice quando in qualsivoglia ragionamento uno vuole interporvi, senza
essere chiamato, la sua opinione o la sua sentenza. Lat. Se sponte interponere.
Trà sovra la trachia, casà, depenà. Dar di penna, scancellare, cassare. Lat. De-
lere.
Trà ‘l fiat, refiadà, avì ‘l fiat. Fiatare, alitare, respirare, mandar fuori il fiato del-
l’uomo. Lat. Expirare, halare, spirare.
Trategnì, trigà, tegn i lò. Frastenere, soprattenere, tener a bada. Fui miso in
giuoco e frastenuto in pianto. Lat. Remorari, detinere.
Trà ‘ndrè, trà a mot, desfà. Frastornare, far tornar indietro, rivocare. Erasi il
matrimonio per diversi accidenti frastornato. Lat. Irritum facere, rescindere.
Trà, o fà una trachia. Fregare, far frego, cioè una linea fatta con penna, pen-
nello o altra cosa simile. Lat. Signare, notare.
Trà, slanzà, butà. Gettare, scagliare, trarre. Per lo viso gettandogli chi una
lordura e chi un’altra.
Trà di suspir. Gittare sospiri. Alcuna volta girava lui alcun sospiretto gittando.
Trà via, butà via. Gettar via per mandar a male, o dar le cose per mano, ch’elle
non vagliono. Gettata via la sua onestà, e la fede promessa al suo marito. Lat.
Proiicere.
Trà ‘l formai gratat sovra vergot, informagial. Incaciare, gettar cacio grat-
tuggiato sopra le vivande. Una schiacciata incaciata. Lat. Caseo conspergere.
Trà di scalzade. Incalcitrare, calcitrare. Egli medesimo incalcitra nel suo pun-
gello. Lat. Calcitrare.
Trascor, fa ‘l trascors. Incappare per trascorrere. Incappò una volta a toccar-
la, cioè trascorse.
Trafugà vergot, fal scapà. Mandare in maschera, trafugare nascosamente una
cosa. Lat. Clam surripere.
Tratà. Menare per trattare, tramare. E non potendo menare eglino questo, perche
erano sospetti, il feciono menare a un messer Andrea giudice. Lat. Tractare.
Trà a cò, a riva, fa vegn a cò. Menare a capo, mettere ad effetto; finire, effet-
tuare. Egli menerà a capo tutti vostri intendimenti. Lat. Efficere, absolvere.
549 Trà zà vergù, o vergot in dol discors. Mentovare, far menzione, nominare, men-
zionare, menzonare. Non diceva nulla, e non mentovava persona. Lat. Mentionem
facere.
Trà fò di sguai, di tivoi, metes a sguaì. Mettere guai, piagner, guaire. Gli parve
udire un grandissimo pianto, e guai altissimi messi da una donna. Lat. Illacrimari.
2030
Trà fò di mog, di calmò, di arcade; motezà, fà di scherz. Motteggiare, bur-
lare. Incominciarono con lui a motteggiare del suo novello amore. Lat. Dicta
dicere in aliquem; nugari; cavillare aliquem.
Trà fò mot. Farne motto, parlarne.
Trà fò, o dà u’ mot, ú toc, ú tast. Gittare un motto. Gittò verso di lui un motto
d’un certo amore di suo marito, cioè accenno con brevità di parole.
Trà zò i scradure, ropele zó. Sbarrar serrature, romper serrature.
Trà ‘n terra, o ‘n terra afag. Atterrare, gettar a terra. Lat. Evertere, subvertere,
sternere. Atterrare del tutto. Fonditus evertere, vel pervertere.
Trà ‘n longh ol descors. Multiplicare in novelle, dilatarsi con lunghezza di ra-
gionamento. Multiplicando la badessa in novelle.
Tratà da nemich; malignà, perseguità. Nimicare, odiare, perseguitare, trattar
da nimico. Tu mi nimichi. Il nimicavano a morte. Lat. Odio prosequi; inimicari,
inimicitias exercere. Inimicare. Se inimicato l’avesse non ne sarebbe stato biasi-
mato da persona. Ut inimicum se gerere.
Tratà con respet, e onestamet vergù, proced con bel fà vergù. Onesteg-
giare, trattar, e proceder con onestà, e con riguardo. Onesteggia si l’amico, che
non deventi nimico.
Trà de zà, e de là vergù, mandal, e remandal in zà, e in là; zugan det a la ba-
la. Pallare, cioè sbalzar uno a guisa di palla. Tanto fui menato, e pallato qui, e ‘n
là, ch’egli morio.
Trasgredì, no’ stà ai ordegn dag. Passare il comandamento d’uno, cioè trasgre-
dire, uscir di commessione. Tu hai passato il mio comandamento. Lat. Mandata
excedere.
Trà ‘nsem, ruspà ‘nsem, unì, cavà. Raccogliere, rassettare, ragunare, aduna-
re, mettere insieme. Lat. Colligere, cogere. Riccogliere. Tutti i danari riccolti
di decime, cioè adunati, e riscossi.
Trà ‘n dol mostaz, renfazà. Raffacciare, rinfacciare. Ecco l’altro male, che
qui raffaccia. Che seguitoe alli Giudei. Lat. Exprobrare, obiicere.
Trà, slanzà ù manganel, o menador, o ù zacò contra vergú. Arrandellare, av-
ventare, tirare il randello, o sia bastone. Arrandellò la caviglia a Rinaldo.
Tras in a met. Ridursi a mente, ricordarsi. In vano di ricondurcelasi a mente.
Lat. Sibi in mentem redigere.
Trategnì, tegn ilò, tardigà. Ritardare, intertenere. Lat. Retardare.
Tras indrè da fà vergot. Ritirarsi, tirarsi indietro che vale desistere da quel-
lo, che l’uomo ha cominciato, promesso. Lat. Recedere, cedere.
Trategnì, tegn. Ritenere per trattenere. In ragionamenti piacevoli le ritenne.
2031
Trà ‘ndrè quel che s’ha fag. Ritrarre addietro. E volentieri avrebbe ritratto
addietro ciò, che avea fatto.
550 Travacà, vudà, o voltà fò. Rivesciare, rovesciare, versare. E i mali, che Iddio ri-
vescia al mondo. Lat. Effundere. Spezzati i coppi dell’olio, rovesciati barili cen-
to di vino.
Trasgredì la lez. Romper la legge, vale non osservarla. Lat. Frangere legem.
Trà i sgarle al aria; es impicat. Dar de’ calci a rovaio, dar de’ calzi al vento,
vale esser impiccato.
2032
Tras in pè, resbaldis. Relevarsi per risorgere. Dopo il riposo gli animi si rile-
veranno migliori.
Trà ‘nsem di daner. Rimedire danari. Più moneta non potea rimedire; metter in-
sieme ragunando; procacciare. E davile ciò, che tu potevi rimedire. Lat. Cogere
nummos.
Tras, o metes ados quac quac facenda, o da fà. Recarsi addosso, addossarsi,
pigliarsi briga, o cura. Lat. Curam suscipere.
Trategnì, retegn. Rattenere, ritenere. Qui si rivolse, e qui rattenne il passo.
Lat. Retinere, compescere, cohibere.
Trategnis, fermas, restà. Rattenersi per fermarsi. Senza punto rattenersi in al-
cun luogo. Lat. Morari, cunatari. Reggere per rattenersi, fermarsi. Per le quali
grida San Benedetto si resse.
Tradusì, trasportà d’u’ linguaz in d’un oter. Recare d’una lingua in un’altra,
traslatare. Tradotto in Arabica, e ‘n Caldea, poi son recato in lingua Soriana. Lat.
Vertere.
Tras a memoria, o à met. Recarsi a mente, a memoria, rammentarsi, ridursi a me-
moria. A recarsi a memoria la bellezza di costei cominciò. Recandosi a mente
quel, che dice la scrittura. Lat. Sibi in mentem redigere.
Trà via, o perd la pazienza. Rinegar la pazienza, si dice di chi per collera non
vuole, e non può aver pazienza.
Trapasà det, cazas det, o andà denter; penetrà. Penetrare, passare addentro
alle parti interiori. Lat. Penetrare, vel pervadere.
Trastulas. Dondolarsi per trastullarsi. Lat. Se se delectare.
Trà via, consumà malamet; butà via, perd. Perdere per consumare in vano,
gettar via. Che ‘l perder tempo a chi più sa più spiace. Lat. Frustra terere, incas-
sum consumere.
Trà l’aqua al sò mulì, circà ‘l sò util, e negot oter. Pescar per se, vale fa le cose
a suo uopo. Certo io non spero in la gente Tedesca. In Greco, ne in Francese, che
ciascuno, com’è fatto signor, sol per se pesca. Omnia ad utilitatem referre.
Tras a riva, andà a terra, chiapà terra. Pigliar terra, smontare in terra accostato
il navilio alla riva. Lat. Ad littus appellere. Ad aliquem locum navim appellere.
2033
Trà, o butà drè à i spale. Postergare, gettarsi dietro alle spalle. Postergato lo
scudo etc. Lat. Post terga proiicere.
Tratà, manezà la facenda, ventilala. Praticare, trattare, consultare, negoziare.
Il comun di Firenze sentendo, che nel praticar della cosa gli Ambasciadori etc.
Lat. Tractare.
Trasgredì, prevaricà. Prevalicare, prevaricare, trasgredire, uscir de precetti, e
de comandamenti. Lat. Prevaricari, praetergredi.
Tras indrè, dà ‘ndrè, renculà. Indiettreggiare, tirarsi indietro, rinculare. Il Re
etc. alquanto indietreggiò. Lat. Retrocedere.
Trategnì, tegn in bada. Intertenere, badare.
Tramezà; met tramez. Interporre, tramezzare, inframettere, porre tra l’una
cosa, e l’altra. Lat. Interponere.
Trà in toch, scarpà, sbranà. Lacerare, sbranare, infrangere. Con battiture la
percosse, e duramente la laceri. Lat. Lacerare.
552 Tralasà, lagà stà, interomp. Intralasciare, metter tempo in mezzo, interrompere
l’operazione. In questo tempo, che avessero intralasciato. Lat. Intermittere.
Trà la lanza. Lanciare, scagliar la lancia. Lanciata gli fu una corta lancia mane-
sca. Lat. Iaculari.
Trà sù i vinaze; vegn a cima i vinaze. Levare in capo si dice proprio del vino,
quando per bollire manda su la vinaccia a galla.
Tratà mal, travaià. Malmenare, affliggere, travagliare. Lat. Afflictare.
Trà i os fò de la carne. Disossare, trar l’ossa della carne. Tu fin ch’io mi disos-
so, e snervo, e spolpo. Lat. Exossare, ossa extrahere.
Trà vià, butà vià, decipà. Dispergere per consumare, scialacquare. Chi male
raguna tosto disperge. Lat. Prodigere, profondere.
Tradusì in volgar. Divolgarizzare, volgarizzare. Pensossi, che ‘l divolgarizzare la
scienza si era un menomare la deitade. Lat. Vertere; vernacula lingua exprimere.
Tratà aspramet, stranezà, inasprì. Esasperare, aspreggiare, trattare aspra-
mente, inasprire. Lat. Exasperare, concitare.
Traspirà fò, esalà fò. Espirare, spirare. Espirerà fuori lo suo umido, e distrug-
gerassi. Lat. Expirare, exhalare.
Trà i pè fò dol fangh, o trà fò ‘l cul. Uscir di fango, o trarre il cul del fango, vale
uscir d’intrichi. Del fango ho tratto il cul, ch’era vassallo. Lat. Caeno plantam
evellere.
Travaià, tempestà. Faticare, travagliare, affligere, tempestare. Con grandissi-
ma guerra faticò i Romani. Lat. Divexare, iactare.
2034
Trategnì; retegnì. Ditenere, rattenere. Sian presi, e ditenuti. Lat. Retinere.
Tratà bè, o mal vergù. Trattar uno bene, o male, vale portarsi seco amorevol-
mente o villanamente. Bene, vel male accipere aliquem.
Trapasà, pasà de là. Valicare oltre. Travalica monti, e colli. Lat. Praetergredi.
Travasà, mudà ol vì v.g. Travasare, mutar il liquore, o altra cosa di vaso in vaso.
Che pur di male in peggio si travasa, cioè si tramuta. Trasvasare. Lat. Transfundere.
Trà ‘l vent, vegn ol vet. Venire vento, cioè soffiare. Sentendo un soave venti-
cello venire. Lat. Flare, spirare.
Tratà bè, o mal coi visì. Far buona, o mala vicinanza, cioè proceder bene, o
male co’ vicini. Lat. Bene, vel male se agere cum vicinis.
Tras in toch per amor de vergù; andà in toch, fas isquartà. Essere sviscerato,
cioè amar uno svisceratamente, eccessivamente. Lat. Misere amare aliquem.
Trà da caval, o butà da caval. Far votar la sella, gettar da cavallo. Lat. Ab
equo deiicere.
Tratà; usà. Usare. Usante con affabil piacevolezza. Lat. Uti, versari.
Trà via l’ergnia, la brina. Getttar la zinghinaia, si dice di chi è male affetto,
e va ricoverando la sanità.
2035
Trà apruf, fa visì. Accostare, far vicino, avvicinare. Lat. Admovere.
Tras apruf. Accostarsi. M’accostai lor, che l’un spirito amico. Lat. Accedere.
Trà a terra i biave. Allettare le biade per abbassarle, e chinarle a terra, effet-
to, che fanno la pioggia, o ‘l vento alle biade, che sono sopra la terra. Lat.
Prosternere, inclinare segetes.
Trà di arcade. Tirare in arcata, che vale far conghiettura, giudicare alla gros-
sa, e con poco fondamento.
Tras indrè, dà ‘n drè. Arretrarsi, farsi indietro, tirarsi indietro. E se essi s’arre-
trassero, intrattanto grignerebbono gli uomini a piè. Lat. Retrocedere, retroire.
Trà a riva. Arrivare, condurre, e accostare alla riva. Arrivò la testa e ‘l busto,
una in su la riva non trasse la coda. Ad ripam admovere.
554 Trà fò a regataia. Fare a ruffa raffa.
Trà insem, unì. Assembiare, assembrare. Fare assembiare tutto ‘l popolo. Lat. Co-
gere, colligere.
Trategnis. Attendersi per fermarsi. Alle lor grida il mio Dottor s’attese. Lat.
Consistere.
Trà, slanzà con impet. Avventare, scagliare con violenza, lanciare. Onde amor
m’avventò gia mille strali.
Trazà vergù. Dar nelle mani altrui alcuno per tradimento. In manus alicuius
tradere aliquem, vel prodere aliquem.
Trà su l’anima. Boccheggiare, si dice propriamente de’ pesci, quando in moren-
do muovono la bocca, e si trasporta agli uomini, e agli altri animali. Rimaneva
pure alla boccheggiante libertade alcuno spirito. Lat. Agere animam.
Trà zò la breta, ol bretò. Tirar giù la buffa, vale dispreggiar la vergogna, e por
da banda il rispetto. Lat. Perfricare frontem.
Trà di scalzade, sghingà. Calcitrare, trar de’ calci. Calcitrare per repugnare, e far
resistenza. Lat. Calcitrare. Adversari.
Trà i calzeg. Tirar le calze per morirsi. Tira le calze, ed è quasi basita. Lat. Diem
suum obire; ad plures penetrare.
Trà, o zugà de scrima, de spada. Schermare, schermire, riparare con arte il col-
po, che tira il nemico, e nello stesso tempo cercar d’offenderlo. Lat. Ludere ense,
digladiari.
2036
Trà fò de sè. Trar di seno. Si trasse di seno l’un di tre pani.
Trà via la cropa. Sgroppare, levar via la groppa. Un sasso par, che Rondol qua-
si sgroppi.
Trà di lacrime di suspir. Sgorgare lagrime, e sospiri. Lat. Effundere lacrimas,
et suspiria. Sospirare, madar fuor sospiri. Lat. Gemitus emittere, suspirare.
Trà un ugiada, dà un ugiada. Gettare uno sguardo. Gettava uno sguardo pudi-
co inverso il servo di Dio.
Trà u’ da caval, scavalcal, daga la cavalcheta. Scavallare uno, farlo cader di
grazia, e di grado, entrandovi tu.
Trà, scapà zò. Scoccare; lo scappare, che fanno le cose tese da quelle, che le
ritengono, come archi, e simili. Scattare si dice ancora, quando ‘l balestro scoc-
ca. E quando il topo lo piglia scocca, e cade addosso al topo.
Trà, o tirà la friza. Scoccare. Indarno tendi l’arco, a voto scocchi. Lat. Emittere.
Trà ‘ndrè vergù da fà vergot. Sconfortare uno, dissuaderlo, distorlo. Sconfortan-
dolo, che non pigli moglie. Lat. Dehortari, dissuadere.
555 Tras, o fas da la banda, o dal partit de vergù. Recarsi dalla parte d’alcuno.
Per malizioso sommovimento si recarono dalla parte del Re d’Inghilterra.
Trà fò de sot, cavà fò de sot. Sottrarre per liberare. E ripiegando te pallida-
mente, che mi sottragghi a si penose notti. Lat. Eripere, liberare.
Trà vergù da la sò coi bele, e coi bone, o imbonì, dà ‘l bombò. Sottrarre per
allettare, e tirare altrui al suo volere con inganno. Il Re di Spagna etc. per sot-
trarre i Saracini, si levò dall’assedio. Lat. Allicere, decipere.
Trà via, o trà ‘ndrè, ritirà. Sottrarre per ritirare, essere scarso. Iddio sottrae
spesse volte della grazia sua in fine a molti etc.
Trabucà de sovra via. Soverchiare per traboccare. Certe montagne si diparti-
rono, e per ruina nelle valli soverchiarono.
Tras via de’ maraveia. Spantarsi per estremamente maravigliarsi (modo basso).
Lat. Valde mirari. Fuor di modo maravigliarsi. Strabiliare. Lat. Vehementer mira-
ri. Nenciozza mia tu mi fai strabiliare.
Trà inzà, e in là impo’ vergot dal só lúch. Scansare, discostare la cosa dal
suo luogo alquanto. Lat. Amovere.
Trasparì, es trasparent, vediga fò. Tralucere. Quelle, che tralucono.
Trà ‘n toch, fà ‘n toch. Rop. Spezzare, rompere, ridurre in pezzi. Spezzò le
catene, i ceppi, il nodo. Lat. Diffrindere, confringere.
Trà de gambe, e de sgarle. Spingare. Forte spingava con ambo le piote, cioè
guizzava con ambo le piante.
2037
Trà ‘l fiat. Spirare, respirare. Mentre ch’elli stà sotto l’acqua non può spirare.
Lat. Spirare, animam attrahere.
Trà, e sbarà di scalzade. Sprangare calci a guisa del cavallo stizzito, cioè dare, e
percuoter forte. Davano stramazzate, e sprangavan calci.
Trà det u’ bastò. Fare uno staglio. Staglio, aggiustamento, transazione. Lat. Tran-
sigere.
2038
Treversà, pasà per i trevers. Traversare passar a traverso, attraversare. Lat.
Transverso cedere.
Trengot di bocò, amar, mandai zò, trengot per nò negà. Inghiottire dicesi
d’ingiurie, e di simil cose, cioè sopportarle, per non poter far altro. Inghiottisce
molte cose, e sopporta molti difetti, e ingiurie. Lat. Sufferre.
Trengot, inglotì, mandà zò. Inghiottire, ingoiare, che è spignere il boccone giù
del gorguzzole. Fatto in polvere si dia con uovo da inghiottire. Lat. Glutire,
absorbere, devorare. Trangugiare, mandar giuso. Tranghiottire. Fu sommerso
in mare, e tranghiottito dal pesce. Lat. Deglutire.
Treversà, taià la strada. Recidere per attraversare, si dice anche incidere. Noi
incidemmo il cerchio all’alta ripa.
Trepanà, busà col trapen. Trapanare vale forar col trapano. Lat. Terebrare.
Trebucà vergù, fal trebucà; tral co la boca in zò; butal zò. Traboccare, o
precipitar uno, quasi farlo andare con la bocca alla ‘ngiù. Lat. Praecipitare.
557 Trinzà; taià sú menut. Tagliare, trinciare. Quando Nicostrato mangiava l’uno gli
tagliava innanzi, e l’altro gli dava bere, cioè tranciava. Ditrinciare, minutamente
tagliare. E tutte loro armi si vengono ditrinciando. Lat. Minutatim dissecare.
2039
Tribuì. Ascrivere, attribuire, imputare. Ascrivonti questo ad avarizia, e chia-
manti misero. Lat. Adscribere, tribuere.
Trincà, chiuchià, bif tant. Trincare, bere assai. Lat. Largius bibere.
Tribulas, cazas travai. Tribolare. Non tribolar di me, ch’io sto bene. Lat. Ani-
mo angere.
Trigas, fermas. Fermarsi. Che nostra vista in lui non può fermarsi. Lat. Consistere.
Trovà ‘l drig, o ‘l compens. Trovare compenso. E noi con l’aiuto di Dio tro-
veremo compenso alcuno, cioè rimedio, provvedimento, riparo.
Trobià, turbà, conturbà. Conturbare, turbare, alterare. Per la qual cosa il popo-
lo minuto si conturbò molto. Lat. Conturbare, turbationem afferre.
Trovà l’invenziò; fenz; inventà col inzign. Fingere, inventare, ritrovare di fan-
tasia, comporre come di pittori, poeti, rappresentare. Lat. Fingere, formare.
Trovà serag i pas, o levag i pog levador. Trovar l’uscio imprunato, e quando
uno va per entrar in un luogo e non gli riesce.
Trovas a cas; capità in di mà a cas. Darsi nelle mani, trovarsi a caso. Mi diede
nelle mani, non so come. Lat. In aliquem incidere.
Trovà ‘l mud, la strada. Trovar modo. D’aver saputo trovar sottili modi da gua-
dagnare. Lat. Invenire viam.
Trovà bona trevis. Trovar buona pasciona, vale trovar ben da mangiare. Per
la buona pasciona è divenuto si grasso.
2040
Trovà, catà. Rinvenire per ritrovare. Se per avventura potesse rinvenire il suo
compagno. Rinvergare, o raccappezzare. Rinvergar la quintessenza etc. sare-
mo noi mezzi. Di vin, che ‘luscio non si raccappezzi? Lat. Invenire, reperire.
558 Trovà ol núud. Trovare le congiunture, quando uno trova il modo di conclu-
dere agevolmente.
Troncà, taià fò. Ritagliare per troncare, toglier via. Ritaglia la carnale affezione.
Trovà quel, che s’ha pers. Ritrovare per trovare le cose smarrite. Perdute son
le cose, che non si ritrovano. Lat. Invenire. E ritrovata una polvere di maravi-
gliosa virtù. Lat. Reperire. Reperire, ritrovare. Fede, ed innocenzia son reper-
te solo ne pargoletti.
Trovas con vergù. Ritrovarsi per essere. Mi ritrovai per una selva oscura. Lat.
Esse.
Trovaga la vena, tocà ‘l punt, dà ‘n dol segn. Dare nel buono, dar nel vivo,
trovar la stiva, trovar la gretola, che è trovar il modo, e la ragion delle cose.
Lat. Rimam reperire.
Trotà dol spighinzul. Barberare della trottola, o paleo; il suo girare ineguale sal-
tellando.
2041
Trovà. Trovare pervenire a quello di che si cerca, e vederlo. Lat. Invenire,
reperire.
Trovà, inventà. Trovare per inventare, esser autore, far di nuovo. Esse auctorem.
Trovas. Trovarsi per essere, ritrovarsi. Io mi trovai già in parte, ove io udii etc.
Lat. Esse.
Trovà, podì avì. Trovare per conseguire, ottenere. Spero trovar pietà, non che
perdono. Lat. Assequi.
Trobias ol tep, scuris l’aria. Turbarsi per rannugolarsi, e oscurarsi del cielo.
Non si turba di nebbia. Il cielo cominciò a turbare.Lat. Turbari. Obnubilari.
559 Trovà. Accontare. Perciocché tra gli uomini valorosi, ch’io accontai mai egli
è per certo uno de’ più. Lat. Invenire.
Trovas, es. Avere. Il qual si crede, che sia il più ricco prelato, che abbia la
chiesa di Roma, cioè che si trovi in tutta la chiesa.
Trovà. Avere per ritrovare. Perche parve al medico d’avere della cagione della
infermità etc. cioè averla trovata, rinvenuta.
Trovà ‘l mud, l’orden, o ‘l sest a vergot. Trovar sesto a una cosa. Non dubi-
tar noi troverem sesto. Lat. Modum invenire.
Troncà, dà fì, destrigà una facenda. Stralciare per strigare, dar fine. Lat. Transi-
gere; amputare.
Trovà, o chiapà vergu sul fag, trazal. Tarpare uno, coglierlo astutamente in sul
fatto, carpirlo, acchiapparlo. Che nol sappiendo fosse tarpato, e colto sul fatto.
Incautum depraehendere.
Trucà, dà di trucade. Dar di cozzo. Siccome cieco va dietro sua guida per
non smarrirsi, e per non dar di cozzo.
Trucà, picà ‘l cò contra ‘l cò. Attestare, accozzare l’una testa con l’altra, e si
dice propriamente di cose materiali. Lat. Caput capiti iniungere.
Trufà, gabà, fà zò. Treccare. Treccando, e gabbando ad ogni mano. Lat. Decipere,
alicui imponere.
2042
Trucà, det, dà det, intopas det. Incontrare per intopparsi, dar di cozzo. Lat.
Offendere ad aliquid.
Trucà, urtà, cozà insem. Cozzare insieme, urtare; si dice degli uomini, quan-
do vengono in dissensione.
Trucà, scornagià. Cozzare, il perecuotere, e ferire, che fanno gli animali cor-
nuti con le corna. Come due becchi cozzaro insieme, tant’ira li vinse. Lat. Cor-
nu ferire, vel petere.
Tuù vergot col mal dol fidech, col mal dol cúr, in invida. Ricevere qualche
cosa a tentone, a mal in corpo, di male gambe sospettando, che quella roba non
fosse serpre, o basilisco, che ‘l mordesse, a tentone la ricevette. Lat. Subinvito
animo accipere.
2043
Tuù quel di oter, robà. Torre per rubare, usurpare, rapire. Questo Duca non
toglieva ad alcuno. A torle la sua virginità. Lat. Furari, rapere.
Tuù la vulta a vergù, pasaga denag, o inag. Torre la volta a alcuno, superar-
lo, entrargli innanzi. Lat. Superare; antevertere.
Tuús fò de vergot, nó pensaghen più, nò volin savì oter. Torsi giù d’una cosa,
non vi pensar più, abbandonarla. Lat. Dimittere, omittere, omissum facere aliquid.
Tuù de mira, o la mira, o mirà; drizà, o avì la mira. Tor di mira, pigliar la mira,
por la mira, mirare. Che l’avean di lontan di mira tolto. Aver la mira. Lat. Collimare.
Tuù det, o denter vergù. Aggirare alcuno, cioè ingannarlo. Lat. Circumvenire
aliquem, vel decipere.
2044
Tuù fò dol cò, cavà, o trà fò dol cò. Trarre di capo, o del capo.
Tuù sù l’orma, o chiapà drè l’orma a vergù. Corre animo, o pigliar animo
addosso a uno. E m’ha colto l’animo addosso, leggiermente mi farebbe morire.
Tuù sù tute i lape per molà drè a vergù. Scorbacciare, ridire i fatti di questo, e
di quello per istrapazzarlo. Bociare, e palesare gli altri errori, e malfatti. Lat.
Alicuius facta divulgare. Obloqui; alicuius famae detrahere.
Túus in urta, túus sui coregn vergù. Recarsi uno in su le corna, cioè in
dispetto, in odio. E tute l’hai recato in su le corna. Recarsi in urto. Lat. Odio
habere, vel prosequi aliquem.
Tuù, o cavà fò dol gniaz, desniazà. Scovare, cavar dal covo, e dicesi di fiere.
Lat. E lustro ducere.
Tuù ‘n burla, o per burla. Pigliare a gabbo. Che non è impresa da pigliare a gab-
bo, cioè in giuoco, in ischerzo.
Tuús di fastudi, d’impaz, di gate da pelà. Darsi impaccio, darsi briga, trava-
gliarsi, e ingerirsi in checchesisia, prendersene cura. Più non si dierono impaccio.
Impacciarmi ne’ fatti loro, de’ quali io non mi darei briga. Lat. Curare, onus
suscipere.
Tuù la più curta, o fasla per la più curta, o batesla per la più curta. Darla
pe’ chiassi, nascosamente fuggire uscendo delle vie maestre. Quella, che man-
co può la da pe’ chiassi. Lat. Se clam subducere.
Tuù zò di polech, o levà zò di polech. Sgangherare, cavar di gangheri, scom-
mettere. Lat. Emovere cardine.
Tuús ispas de vergù; fal terocà. Volere il giambo d’uno, volerne la baia. Ecco
‘l Dottore, io voglio un po’ di giambo di lui.
Tuù sù una sgambada. Fare con prestezza una buona tirata di strada.
Tuús d’impaz, d’imbroi, impazas. Impigliarsi, impacciarsi, prendersi briga.
Non si debbono impigliare d’altre cose. Lat. Se immiscere.
Túus i intrich di oter, o chiapas i fastudi di oter. Darsi gli impacci altrui,
pigliarsi le brighe, che non gli toccano. Lat. Aliena negotia curare.
Tuús la briga, procurà. Imbrigarsi, brigare, prender briga, ingegnarsi, industriar-
si. Appena però si dovrebbe ciascuno imbrigar di saperle. Studere. Conari.
562 Tuù a defend, a protez. Guarentire, difendere, protegere. Guarentire il povero
contro il ricco, il fievole contro al forte, perche il forte non lo sormonti. Lat. De-
fendere; protegere. Prendere la difesa d’alcuno. Lat. Cuiuspiam defensionem
suscipere.
2045
Túusen penser. Prender guardia, pigliarsi pensiero. Del quale niuna altra guar-
dia etc. prendevano. Lat. Curam gerere.
Tuù fò, o cavà fò, o fà vegn fò da una peza de pan ol tal abit. Cavar della
pezza di panno il tal vestito.
Tuù a mez, a mità per ù. Torre a mezzo, cioè in comune, e a metà per uno.
Cercarono in prima di torla a mezzo co’ Fiorentini.
Tudià, secà, stufà, fà fastudi. Noiare, dare noia, recar fastidio. Lat. Molestiam
afficere, molestiam inferre. Tediare, tenere a tedio, intertenere noiando. Ogni
uomo che l’udiva, tediando, fece maravigliare. Lat. Taedio afficere.
Tuù ol lúch a ù; e metesga lor. Occupare, cioè sottentrare in luogo altrui. Lat.
Occupare.
Tuù, o levà la lus; scurì. Oscurare, fare oscuro, tor la luce, e lo splendore. Lat.
Obscurare, vel lucem adimere.
Tuús in pas vergot, soportal. Portar in pace. Ch’io porto in pace ciò, che
m’addiviene. Lat. Aequo animo ferre.
Tuù a dio, tuù trentù, molà ‘l palet, levà i tamazui, molà via. Nettare il
pagliauolo, che vale levarsi via, e fuggirsi; mettersi la via tra gambe, e nettar
tosto ‘l pagliuolo. Lat. Solum vertere, vel cavum pedis ostendere.
Tuús in pas ol mal; tùul con pazienzia; sorpasal. Passare con pazienza la gran-
dezza de’ mali, cioè tollerarli, sopportarli. Lat. Tolerare, vel sufferre patienter
malorum acerbitatem, vel magnitudinem.
Tuù, chiapà, cetà, ricef. Ricevere, pigliare, accettare, o per amore, o per forza
quello, che è dato, e presentato. Ogni cosa era ricevuta etc. Lat. Accipere.
Tuù sù dal fangh; tuù sù ‘n terra. Ricogliere, raccogliere del fango, di terra.
Basterebbe s’egli t’avesse ricolta del fango, di terra.
2046
Tuù a perseguità. Torre a rimorchiare, a perseguitare. Ch’ella t’ha tolto sem-
pre a rimorchiare.
563 Tuù via, levà via, o portà via. Rimuovere per tor via. Ed ella, che rimosso avea già
‘l velo. Rimossa ogni vergogna. Rimosse le vivande, e le tavole. Lat. Removere.
Tuù via ‘l veg, e meteghen de núf. Stecchiare, levar le cose vecchie, rimet-
tendovene delle nuove.
Túus una spanzada de vergot. Torsene una satolla. Per veder far il tomo a
que’ maccheroni e tormene una satolla.
Tuù in braz, in gheda, i mà. Recarsi in braccio, in grembo, in mano; vale pi-
gliar in braccio in grembo etc. Si recò in braccio la Ciutazza. Recatosi suo
sacco in collo, da lei si partì. Lat. In ulnis suscipere etc.
Tuù zò de penser vergù, fal andà zò de penser. Far cadere alcuno di sua pen-
sata. Tosto lo farebbe trabboccare di suo ardimento e cadere di sua pensata.
Dissuadere. Da questa impresa molto il dissuade. Lat. Dissuadere.
Tuù moier, moieras. Pigliar moglie, ammogliarsi. In ogni luogo vuol pigliar
moglie, e tor casa a pigione. Lat. Uxorem ducere, vel accipere.
Tuù, incaparà. Prendere per caparrare, fermare. Trovò il bagno per la donna
esser preso.
Tùula per vergù. Pigliarla per uno, essere a suo favore, proteggerlo, aiutarlo.
Lat. Alicuius tutelam suscipere.
2047
Tuúla con vergù. Pigliarla con uno per adirarsi seco. Lat. Alicui indignari.
Tuús pena de vergot; o tuusen fastudi. Pigliarsi pena d’una cosa, vale darse-
ne fastidio. Lat. Angi, sollicitum esse, molestiam capere, laborare.
Tuù la pena a vergù. Pigliar pena d’uno, gastigarlo, punirlo. Lat. De aliquo sup-
plicium sumere.
Túus divertimet. Pigliar di porto; diletto. Per diletto pigliar d’alcun suo detto.
564 Tuù sù co la forca, col forchet, inforcà. Inforcare, prender con la forca. Lat.
Furca arripere.
Túu da fá vergot a bot, a rup, soura de lor, a so spese. Torre in somma, è torre a
fare un’opera a tutte sue spese per certo prezzo. Lat. Opus faciendum conducere.
Túu via ‘l veg, leva via. Svecchiare, tor via le cose vecchie.
Tuú sù tute i lape per reportale. Raccorre i bioccoli si dice attentamente ascol-
ta l’altrui parole per riferirle (modo basso).
Tuù via, levà via. Levare, tor via. Io me l’avrei per maniera levato da dosso etc.
Lat. Adimere, tollere.
Tuù dal mond, mazà. Levare di terra, uccidere. Lat. E medio tollere.
Tuù cà da fig in d’u’ lugh. Esser debito in un luogo; o starvi a pigione, cioè
starvi sproporzionatamente.
Tuù, o nò dà a vergù quel, che gha va. Defraudare, torre, o non dare ad altrui
quel, che gli viene, e per lo più con inganno. Lat. Defraudare, suffurari.
2048
Tuús zò, o fò dol fil dol descors, fà digresiò, no seguità ‘l fil. Digredere, far
digressione. Ma perche semo digressi assai. Lat. Digredi.
565 Tuù, o cavà, o scud la fam, desfamà. Disfamare, cavar la fame, satollare. Lat.
Saturare, explere.
Tuù fó dol só lugh. Dislogare, cavar dal suo luogo. Se alcuno si rompe la
gamba, o a se disloga alcun suo membro, e disconcia. Lat. Luxare.
Tuù zò, o tirà zò de la bona strada. Dismagare, traviare, trar del diritto sen-
tiero. Io son dolce serena, che i naviganti in mezzo ‘l mar dismago. Lat. Recta
via depellere.
Tuù zò dol sò natural. Disnaturare, trar della propria natura. Si m’incuora, e
innamora, che mi disnatura. Lat. Alicui naturam commutare.
Tuù via, o levà via la nebia. Disnebbiare, tor via la nebbia. Che puote disneb-
biar vosto intelletto (qui è metafora). Lat. Nebulam dimovere.
Tuù l’onor, la vergogna. Disonestare, tor l’onestà. Quando per ingannare, o diso-
nestar Dame le mise un piova d’oro in grembo. Lat. Inhonestare, dedecorare.
Tuù fò de presò. Disprigionare, sprigionare, cavar di prigione. Quando dispri-
gionò Alonda. Lat. E carcere emittere, e carcere liberare.
Tuù zò de penser, destúl. Distorre, rimuovere dal proponimento. Lat.
Dimovere a sententia. Storre. Io l’ho stolto, o distolto dalla tal cosa, cioè fat-
tonelo tor giù, e fattolo mutar pensiero.
Tuù, o levà ol vizi, la peca, desinvizià. Diviziare, levar il vizio, purgare. Il lo-
to la mondifica, e la disvizia. Lat. Vitium eluere, vel submovere.
Túughen zò. Distrarre, detrarre. Non fu amica della Chiesa, che sempre la
ditraea, e occupava. Lat. Detrahere.
Túus i sò ore de spasatep. Pigliarsi le sue dotte, cioè l’ore acconce, e como-
de a suo piacere.
2049
Tuù bó esempi. Prendere edificazione. Grande edificazione prenderono della
sua profonda umiltade.
Tuù u’ laor per un oter. Stravedì. Travedere, pigliar in vedendo una cosa per
un’altra. Lolio victitare.
Tuù, o levà l’inviziadura; o la peca, ol vizi. Divezzare, far rimaner dal vezzo.
Tuù via i vetole, i cime, cimà. Svettare, levar le vette. Svetta le marze, s’elle
son lunghe.
Tuù la vúlta, ol lugh, o la mà. Tor la volta proccurare nelle operazioni alter-
native il luogo altrui. Furar le mosse. Lat. Eximere e manu manubrium.
Tuù u’ in urta sul orma, o in orma. Corsi in urto uno, non cessar di seguitar-
lo, contrariarlo.
Tuù la zapa fó di mà. Togliere la zappa di mano.
566 Tuù cumiat, o licenzià. Accomiatarsi, tor commiato, pigliar licenza. E gli altri
baroni appresso da lui s’accomiatarono. Lat. Abeundi facultatem petere; digre-
di ab aliquo. Scommiatarsi. Si scommiatarono da tutti quanti.
Tuù in dú sach d’os, o per u’ sach d’os. Pigliare affatto, ne contrastare, cioè
senza sceglimento, o distinzione.
Tuù la forza, stracà. Affrangere, straccare, affralire, indebolire, tor le forze. La
natura del monte ci affranse la possa dal salire. Tanto lo dolore l’avea affralito.
Tuù a fig. Pigliare a fitto. Lat. Conducere.
Tuùs fò, cavas, separas. Alienarsi, separarsi, allontanarsi. Essendo di natura
Guelfi per la tirannia s’erano alienati quasi dalla parte. Lat. Recedere, defice-
re, alienum fieri.
Tuù la mà. Vincerla della mano, furar le mosse. Lat. Antevertere, praevenire.
Tuù a prova, volì a prova. Torre a prova, volere a prova, cioè per farne espe-
rienza, e cimento. Lat. Accipere ad experimentum.
2050
Túus fò, túus zò. Arrompersi per allontanarsi, e dipartirsi. E arrompesi dal-
l’ordine virtuoso. Lat. Recedere, abscedere.
Tudià, o tudias. Attediare, tediare. Attediato dalla sua molestia rispose etc. Lat.
Taedio afficere. Attediarsi, vale anche per annighittirsi, impigrirsi. Figliuol mio
non t’attediare. Lat. Taedere, pigrescere.
Tuù de mira. Avvisare, tor di mira. Prese un arco di lontano l’avvisò sotto ‘l
braccio nell’alzare, ch’egli facea dell’accetta. Lat. Collimare.
Tuù ‘n burla, o per scherz vergot. Pigliare a gabbo. Che non è impresa da piglia-
re a gabbo. Lat. Ioco, vel ioculo aliquid accipere. Iocose, vel ioculariter accipere.
Tuù in bè; in bona part. Pigliar per bene, cioè in buona parte. Aequi bonique
facere.
Tuù i debig da dos. Sdebitare, cavar di debito. Si sdebitò cosi. Lat. Debito
liberare.
Tuù via i furnimeg, desfurnì; desguarnì. Sfornire, tor via i fornimenti, privare,
spogliare. Quelli in gran parte sforni d’armatura atta a difesa. Lat. Privare, spo-
liare.
Tuù via la cropa. Sgroppare, levar via la groppa. Un sasso par che Rondol
quasi sgroppi.
567 Túus fo’ dol sò lavoreri. Scioperarsi, levarsi dall’opera. Frustra tempus terere.
Tuù zò de la bona strada, fà falà. Smagare. Quasi com’uom, cui troppa vo-
glia smaga. L’onestà tra le genti si smaga, e perde. Lat. In errorem inducere, a
recta via dimovere.
Túus da denag vergù, o vergot, per semper, o túusel fò di ug, o di pe, levasol
de sol ai ug per afag. Smaltir uno, o checchesia, è levarselo per affatto dinanzi. E
mandarlo con la scusa di nuove guerre forse a smaltire per froda, o per fortuna.
Tuù fò dol nì, o dal gniaz. Trarre dal nido, cavar dal nido. Lat. E nido extru-
dere, vel educere.
2051
Tuù ol soz. Pigliare il soccio, che è accomandita di bestiame, che si da altrui
che lo custodisca, e governi a mezzo suo guadagno, e perdita.
Tuù via ‘l soghet. Scapestrare, levar via ‘l capestro; sciorre. Lat. Solvere.
Tuù fò de sot, tirà fò de sot; levà, o cavà de sot. Sottrarre, propriamente tirar
di sotto, cavare, tor via. E ‘l cuor sottragge. A quel dolce pensier, che ‘n vita il
tiene. Si sottratto il sonno degli occhi miei. Lat. Subtrahere.
Túus fò di cantò; fò di pè. Scantonarsi, partirsi nascosamente. Lat. Aufugere.
Tuù zò, tuù vià, desunì; fà saltà via. Spiccare, tor via, disgiugnere, separare. Gli
spiccò dallo ‘mbusto la testa. La carne mi s’è spiccata dall’unghia. Lat. Evellere,
separare.
Tuù via, o levà la polpa, spolpà. Spolpare, levar le polpe. Infin ch’io mi disosso,
e snervo, e spolpo. Lat. Pulpas detrahere.
Tuù zò u’ de penser da fà vergot, destúul. Stornare per dissuadere, rimuovere.
E non, che a questo io vi storni, ma confortar vi deggio. Lat. Dissuadere.
Tuù sù, o avì una gran rebufada, o petenada, o lavada de cò, o ù rebuf.
Avere una buona stregghiatura, cioè avere un buon rabbuffo.
Tuù via ‘l vel, levà via. Svelare; tor via il velo.
Tuù zò u’ de strada, o tiral zò. Sviare propriamente trarre altrui della via. Lat.
A via demovere.
Túus zò, o andà fò de strada. Sviare, uscir di via. Lat. A recta via recedere.
Tuù zò di vide, o desvidà. Svitare, scommettere le cose ferme con le vite.
Tuù, o cavà la voia, o fà ‘ndà via la voia a vergù. Svogliare, tor la voglia di
qualche cosa a uno. Lat. Voluntatem adimere.
Tuù ‘l tep a proposit, tuù la bona congiuntura. Temporeggiare, secondare il
tempo, governarsi secondo l’opportunità. Savio l’uomo, che sa bene tempo-
reggiare. Lat. Tempori inservire.
568 Tuù, chiapà (tolì, chiapè). Tenere in vece di pigliare, prendere, ma non si dice
che imperativamente. Tenete questi danari, dareteli a vostro marito.
Tuú sù i pagn, che stag a suga. Stendere il bucato, cioè raccorre il bucato. Lat.
Colligere.
Tuù i sò mesure, fa ‘l sò sgandai. Scandagliare. Lat. Perpendere.
Tuù cumiat. Prender congedo nel licenziarsi da alcuno. Tor commiato. Abeun-
di facultates petere.
Tuù i os fò de la carne, o cavaga fò i os. Disossare, trar l’ossa dalla carne.
Lat. Exossare, vel carnem exossem reddere, vel facere, vel ossa detrahere.
2052
Tuus la fadiga. Prendersi la fatica. Lat. Laborem excipere, vel suscipere.
Tuù su una ferida. Ricevere una ferita. Lat. Plagam, vel vulnus accipere.
Valì, costà. Valere, esser di prezzo, costare. Due mila fiorin valeva. Lat. Valere,
constare.
Valì, podì. Valere per aver forza. Se io mai alcuna cosa valsi. Lat. Valere, pollere.
Valì, merità. Valere per meritare, esser di merito. Dandole a chi non valea.
Valì, giovà, o zovà. Valere per giovare, esser di profitto. Lat. Prodesse, iuvare.
Valis, servis de vergot. Valersi d’una cosa, servirsene. Lat. Aliqua re uti.
Valutà. Contare, valutare, dar prezzo. E contavasi l’uno danari sei, che non valea-
no quattro. Lat. Aestimare, taxare, alicuius rei precium iudicare.
Vandì, vand. Vagliare, sceverare col vaglio da grano, o biada il malseme, o al-
tra mondiglia. Vaglian gli amanti lor come le biade. Lat. Vannere, cribrare,
vannis expurgare.
Vanezà, zavarià. Vanare, vaneggiare. Stava com’uom, che sonnolento vana. Lat.
Desipere, delirare; trasognare, andar vagando con la mente, quasi farneticare.
Vantas, fà di slargade; glorias. Vantarsi, promettere di se, pregiarsi, darsi
vanto, magnificar le cose sue soprammodo. Lat. Gloriari, sese efferre, sese ia-
ctare. Tenersi d’una cosa, gloriarsene. Come possa far bello lavorio, e quando
l’hae fatto si se ne tiene. Lat. Gloriari, se iactare.
Vanezà. Anfanare, aggirarsi così in fatti, come in parole, non venire alla con-
clusione. Lat. Circumduci, aberrare.
Vanezà senza avì bevit. Afanare a secco, cicalar da briaco senza aver bevuto.
Vanzà, restà. Rimanere. E vedine qui rimaso un micolino. Egli non ve ne
rimarrebbe qui niuna, cioè avanzerebbe. Lat. Superesse.
Vanzà tep; antecipà. Pigliar il luogo alla predica; vale prevenire. Anticipare, che
vale avantaggiarsi nel tempo in far checchesia. Lat. Anticipare, praevenire.
Vanzas, fà di avanz. Avanzare, mettere in avanzo, acquistare, accumulare. In
pochi anni grandissima quantità di danari avanzarono. Lat. Comparare.
Vanzas l’aqua da lavas i mà. Avanzar i pie fuor del letto, si dice di chi non
ha messo nulla in avanzo. Lat. Ne teruncium quidem comparare.
2053
Vanzà, avanzà, ingrandì. Avanzare per aggrandire, accrescere. Regnò etc.
dieci anni, e molto avanzò suo reame. Lat. Extollere; augere.
Vanzà, esghen d’avanz. Avanzare, soprabbondare più che a sufficienza. O
debbo di quel, che gli avanza, debbolo io gettare a cani? Lat. Redundare, supe-
rabundare.
Vanzas, fas da vergot. Avanzarsi, venire innanzi acquistando, profittare, appro-
dare, aggrandirsi. In più parti andò in niente potendosi avanzare. Lat. Proficere.
Vantezà, avì vantaz. Avvantaggiare, avere, o pigliar vantaggio. Di tutte que-
ste cose s’avvantaggiò l’umana creatura. Lat. Esse potiori conditione.
570 Vanzà fò, sporzis in fò. Sporgersi, sportarsi. Perché sportassero in fuori assai.
Lat. Extendi, exporrigi, prominere.
Vanzà sù, es a cavaler. Sopraggiudicare, sopravanzare d’altezza, essere a cava-
liere. Lat. Superiori loco esse.
Vanzà, superà, pasà, tuù la mà a vergù in vergot. Vantaggiare, superare,
avanzare, sopravanzare. Lat. Superare, excellere.
Vanzà sò fortuna, vantazas; meiorà. Valere di meglio, megliorare le sue con-
dizioni. Lat. Melius expedire. Vantaggiare, migliorare, acquistare. Sempre
nuova virtù ripigliando vantaggiano.
Vanzà fò de sora. Trascendere, sopravanzare, superare, eccedere. Lat. Supe-
rare excedere.
Vantas, milantas, fà di smargiasade. Millantare, vanagloriarsi, vantarsi. Già
assai volte millantandosi. Lat. Se se iactare, gloriari.
Vardà. Vedere per considerare, avvertire. Vedi donna tu hai fatto male. Lat.
Animadvertere.
Vardà ora ‘nzà, ora i là. Svariarsi l’occhio. Occhio, che vanamente si svaria.
Vardà intrevers, de mal ug. Torcere gli occhi. Mostravagli la faccia turbata, e
torcevagli gli occhi, cioè guardavale con gli occhi torti ritrosamente. Lat. Torve
intueri.
Vardà, o vedì per ol bus dol stampe, o dela chiavadura. Guardare, o vede-
re per ispicchio, cioè non a dirittura, e per poco luogo. Vide venir di lungi per
ispicchio un uom.
Vardà per menut, speculà, atentamet. Speculare per attentamente guardare.
Lat. Fixis oculis aspicere.
Vardà tirò a vergù, bivel zò coi ug. Specchiar uno per fissamente mirarlo.
Disse perché cotanto io non ti specchi? Lat. Fixis oculis aspicere aliquem.
Vardas in dol speg. Specchiarsi, guardarsi nello specchio. Se tu vuoi viver lie-
ta non ti specchiare. Lat. Se in speculum inspicere.
2054
Vardà sul sutil. Riguardarla nel sottile. Esser troppo appunto, o considerato.
Ch’ella la guardi si nel sottile.
Vardà sot ug. Guardar sottecchi, quasi con ochio socchiuso, e cautamente.
Che ti vagheggia, Beca, di sottecchi. Lat. Limis oculis aspicere.
Vardà per menut, fà da met. Avvisare per por mente, minutamente guarda-
re. Maestro avvisa questo destriere. Lat. Animadvertere, mentem adhibere,
diligenter aspicere.
571 Vardà, dugià. Sguardare, guardare. Sguardandosi insieme l’una parte e l’altra
si vollono assalire. Lat. Inspicere, intueri. Risguardare, riguardare. E la madre,
che questa risguardò. Lat. Respicere.
Vardas da quel, che púul núus, o fà dan a la sanità. Riguardarsi per aste-
nersi, e aversi cura delle cose nocive per la sanità. E s’io mi guardo quanto tu
di, quanto starai tu meco? Lat. Valetudini consulere.
Vardà de mal ug, in trevers. Riguardare per mal talento alla traversa. E
riguardo e per mal talento alla traversa.
Vardà bè, considerà. Riguardare per considerare. Riguarda bene ormai, si come
io vado.
Vardà sot ug. Guardare sott’occhio è guardare in maniera, che la brigata quasi
non s’accorda del suo guardare. Limis oculis aspicere.
Vardà tirò; mirà. Mirare, fisamente guardare. Mi disse: mira mira, ecco ‘l Ba-
rone. Lat. Fixis oculis aspicere.
Vardaga ai mà. Porre, o tener mente alle mani, aver diligente cura di quel, che
altri fa, o pensa di fare. Determinarono, che gli fosse tenuto mente alle mani,
2055
sicche non gli venisse fatto. Molto gli poneva mente alle mani. Lat. Aliquem
observare.
Vardas u’ l’oter per marveia. Guatarsi l’un l’altro, denota stupore, e maravi-
glia. Rimaser tutti guatando l’un l’altro.
Vardà, mirà, oservà. Guatare, guardare. Guata s’egli è netto a tuo modo. Lat.
Aspicere intueri.
Vardà de là dai mog. Traguardare, mirare oltra.
Vardas. Guardarsi per astenersi. Il guardarsi da ogni superfluità avesse molto
a così fatto accidente resistere. Lat. Abstinere, sibi cavere.
Vardà, fa scapol. Guardare per iscampare, liberare, difendere, assicurare. Se a
Dio piacerà egli ci guarderà voi, e me di questa noia. Lat. Liberare, defendere.
572 Vardà, considerà. Guardare per aver riguardo, considerare. Guarda la mia
virtù, s’ell’è possente. Così la donna non guardando cui motteggiasse, creden-
do vincer fu vinta. Lat. Animadvertere.
Vardà. Guardare. Va sù, e guarda fuor del muro a piè di quest’uscio chi v’è, ch’egli
è, e quel, ch’e’ vi fa. Lat. Aspicere, intueri.
Vardà la gamba, alzà la gamba. Levare le gambe, non arrischiarsi, guardarsi.
Lat. Cavere.
Vardà col ug indrig. Guardar con occhio diritto, dimostrare affezione.
Vardà co’ la coa dol ug, o sot ug. Guardar con la coda dell’occhio. Limis ocu-
lis aspicere.
Vardà ‘ntoren a circà. Cercare per andar attorno veggendo. E avendo cerche
molte provincie. Lat. Obire, lustrare.
Ubidì. Rispondere per ubbidire. Come ogni membro all’anima risponde.
Vedì de là dai mog. Stravedere, che è vedere assai. Lat. Prospicere.
Vedì, cognos. Vedere per conoscere, comprendere. Lat. Percipere, cognoscere.
Vedì la mal parada. Vedere la mal parata; che è conoscere di essere in termi-
ne pericoloso. Onde soletta in una navicella entra veduta la mala parata. Lat.
Cognoscere discrimen, vel periculum.
Vediga fò, trasparì. Trasparere, l’apparire, che fa alla vista lo splendore, o
altra cosa visibile penetrando per lo corpo diafano. Lat. Translucere.
Vedila in pont, e virgola. Vederla per quanto la canna, cioè non si lasciar
sopraffare, voler la sua misura giusta.
Vedila in bela. Vedere il bello, conoscere il tempo, e l’occasione. Lat. Opportu-
nitatem agnoscere.
2056
Vedì ol múd. Vedere il modo. E se modo avesse veduto etc. sarebbe fuggita.
Vedì u’ a sumelgà. Veder uno folgoreggiando, cioè a passare con tutta prestez-
za. Giù dal cielo folgoreggiando scender da un lato.
Vedila sul sutil, o vardà sul sutil, o per sutil. Vederla fil filo, cioè trattar la
cosa con rigore, e guardarla in ogni minuzia. Lat. Ad vivum resecare.
Vedì bè, descernì. Discernere, ottimamente vedere, distintamente conoscere.
La notte era si buia, e si oscura, ch’egli non potea discernere, ove s’andasse.
Lat. Perspicere, cognoscere.
Vedì tra lus, e fosch. Vedere al barlume (io direi).
Vegn ai cose dol dover. Venire al dovere, o rimettersi a quel che vuole il dove-
re. Lat. Ad ius descendere.
573 Vegn ol sangu dal nas. Uscire sangue del naso.
Vegn fò l’odor. Uscire odore; olire. Lat. Odorem spirare.
Vegn de sovra via. Gallare. Perché la carne non galli nella caldaia.
Vegn sù, cres. Venire per crescere. Gli innesti vengon sù e fruttan presto. Venir sù.
Vegn tat. Venire tanto cioè valere tanto. Lat. Tanti valere.
Vegn ol bisogn. Venire al bisogno, bisognare. Lat. Opus esse.
Vegn a mort. Venire a morte, morire. Lat. Perire.
Vegn a cò de vergot; o a una fì, o a una. Venire a capo d’una cosa, venirne al-
la fine. Lat. Ad finem pervenire alicuius rei.
Vegn in ment, in anim, in penser. Venire nella mente, a memoria, in animo,
sovvenire. Lat. In mentem venire, succurrere.
Vegn in camp; es mes in camp. Venire in campo; esser detto.
Vegn a savì. Venire a notizia, intendere, sapere. Lat. Intelligere; scire.
Vegn in bela, vegn fachia, o vegn sul palet. Venire in concio, venire il destro,
tornar comodo, venir ben fatto. Lat. Opportunum esse.
Vegn dì, fas la dì. Aggiornarsi, farsi giorno. Lat. Illucescere, vel illucere diem.
Vegn a dì. Venire a dire, significare. Lat. Significare.
Vegn a fà vergot. Venire a far una cosa, cioè farla. Quando venni a prender
moglie, cioè presi moglie.
Vegn voia, compasiò. Venire desiderio, compassione etc. vale esser mosso da
questi affetti. Un poco di compassione gli venne di lei.
2057
Vegn mal a vergù. Venir malore altrui, cioè esser assalito dal male. Lat. Invadere.
Vegn, o capità ai mà. Venire a mano, dar nelle mani, abbattersi. Venuto a man
degli avversarii suoi. Lat. Nancisci, occurrere, incidere.
Vegn drè, seguità drè. Venire appresso, seguitare. Mettiti avanti io ti verrò appres-
so. Lat. Prope sequi.
Vegn a chiamà vergù. Vanir per uno, venire a chiamar uno. Lat. Accersere; vo-
care.
Vegn, es dovut. Venirsi per doversi, convenire. Viemmesi questo per la mia
fatica, ch’io etc. Lat. Deberi.
Vegn, deventà. Venire per diventare; o divenire. Vivesi ben, ma non si vien
satollo. Lat. Fieri, effici.
Vegn, proced. Venire per derivare, procedere, nascere, avere origine. Lat. Oriri,
nasci.
Vagn, intravegn. Venire per accadere, intervenire, avvenire. E per ventura venne
che. Lat. Accidere, evenire.
574 Vegn, tornà. Venire per tornare. Lat. Redire.
Vegn da ti, da lù etc. Venire a te, a lui etc. Lat. Venire ad te, ad illum etc.
Vegn chì, o chi lò, o chi luga. Venire qui, o quà. Partirsi da me, venirsene qui.
Vieni quà. Lat. Huc venire.
Vegn nigra l’uva, intirlà. Invaiare, invaiolare, divenir vaia, quasi varia l’uva.
Lat. Nigricare uvam.
Vegn perdimet, o axident; o fastudi, stramurtì, andà in axident; svegn.
Tramortire, venir manco, smarrir li spiriti. Lat. Sincope laborare, animi deli-
quium pati. Sperdere, mancare. Morri pur desiendo, che lo mio cuore a me
medesimo sperde. Svenire, perder li spiriti. Lat. Deficere, perire, constornari.
Vegn a cò, a una. Venire a capo, cioè alla conclusione, al fine. Sono di troppa
fatica, e non se ne può venire a capo.
Vegn det ol carùl, carlis, fà ‘l carul. Intarlare, generar tarli. I frutti intarlano,
e bastan poco.
Vegn a tai, in bela, sul palet. Cadere, venire in taglio, porgersi comodità e occa-
sione. Un altro di, che mi venga in taglio.
Vegn sù, alzas, nas, levas sù. Surgere, levarsi sù, rizzarsi, uscir sù, nascere. E co-
me augelli surti di riviera. Un colle, e non surge molto alto. Lat. Surgere, oriri.
Vegn drè, seguità drè. Succedere per seguire, e venir dopo. Succedendo l’un
pensiero all’altro. Lat. Subsequi.
2058
Vegn drè, sucedì, intrà in sò lúch. Succedere, entrare nell’altrui luogo in gra-
do, o in dignità. Lat. Succedere. In alterius locum subrogari.
Vegn sù, fas sù, avanzas in reputaziò. Venir sù per surgere, rizzarsi, innalzarsi,
a onori, e riputazione. Lat. Inclarescere.
Vegn zò una sborfada d’aqua, piuvisnà. Stillare per cadere dell’acqua minu-
ta da cielo. Spruzzolare, piovigginare, stillar minuto. Lat. Leviter pluvere.
Vegn fò a gota, a gota, gotà zò. Stillare per uscire a goccia a goccia; scaturi-
re. Il mosto, che di quelle stilla. Lat. Stillare, guttatim fluere.
Vegn fò i ruse da la botola. Spuntare le rose. Come rosa, che spunti allora allo-
ra fuor della boccia. Lat. Erumpere rosas.
Vegn veg in di travai. Anticarsi nelle avversitadi. Si siamo nelle avversità an-
ticati, che con quelle spalle, con le quali le maggiori cose abbiam sostenuto e
sostegnamo, sosteneremo le minori.
Vegn bramisia, o vegn al cà. Entrare in sosta, in fregola, in uzzolo, che è vo-
glia e appetito intenso. Libidine laborare, vel cupidine moveri.
575 Vegn fò, nas; boi sù l’aqua. Sorgere, surgere per rampollare, scaturire. Chiara
fontana in quel medesimo bosco surgea d’un sasso. Lat. Scaturire.
Vegn fò de sovra, o a cim. Venire a sommo, cioè a galla. Cochilla sta in fondo
di mare, la mattina viene a sommo, cioè a galla.
Vegn a custiò. Cadere in quistione. In quistion caddero chi dovesse entrare.
Vegn in anim, in penser. Cadere nell’animo, nel pensiero. Mi è caduto nel-
l’animo di mostrarvi. Lat. In mentem venire.
Vegn la bala da la sò. Balzare la palla dal suo, cioè aver la fortuna in suo favore.
Vegn la bala al sbalz. Balzar la palla in mano, cioè venir l’occasione.
Vegn inag, cres. Aventare, venire avanti, crescere, allignare. Meglio aventato,
se si pongon le vermene sue barbate. Lat. Provenire.
Vegn a riva. Approdare, accostarsi alla proda, venir a riva. Approdare è alla
ripa arrivare, e venire. Lat. Appellere.
Vegn denag, vegn prima. Anzivenire, antivenire. È meglio anzivenire che
etc. Prevenire arrivare innanzi, fare una cosa avanti a colui che l’abbia preme-
ditata. Lat. Praevenire.
Vegn sbiavit; o nigher. Allividire, divenir livido. Del tremore allividisco. Lat.
Livescere, alivescere.
2059
Vegn in socors. Venire in soccorso. Lat. Suppetias advenire, vel venire.
Vegn fò dol nì, dol gniaz. Snidare, uscir del nido. L’una ha da star, l’altra con-
vien che snide. Lat. Exire nido.
Vegn smort. Smorire, divenire smorto. Sicchè bassando il viso tutto smuore.
Lat. Expallere, pallescere.
Vegn fò. Scoppiare per nascere, derivare, uscire. E come l’un pensier dall’al-
tro scoppia. Per gli occhi fuori scoppiava lor duolo. Lat. Oriri.
Vegn schife de vergot, fà schife vergot; avì schife de vergot. Venire schifo, o a
schifo, avere a noi a qualche cosa. Il quale a schifo avea la Giannetta. Lat. Nausea
esse.
Vegn sliquid, insipid, senza savor. Sdilinquire per divenire sciocco, e insipi-
do. Sdilinquir si fa tutto, e venir meno.
Vegn fosch ai ug, o scuris la vista. Scurare la vista, abbagliare. Tremò tutta la
sua persona e scurogli la vista. Lat. Hebescere oculos.
576 Vegn scur, scuris. Scurare, divenire scuro. Poco dinanzi scrutò la luna nel
segno del Tauro. Lat. Deficere, obscurari, obscurum fieri.
Vegn zò, vegn a bas, calà zò, degond. Scendere, andare in basso, calare, con-
trario di salire. Se dall’alto monte scende giuso ad imo. Chetamente ne scese-
ro all’uscio. Lat. Descendere.
Vegn fò ‘l sangu. Far sangue, vale gettar sangue. Lat. Versare sanguinem.
Vegn fò u’ laor d’un oter. Riuscire una cosa d’un altra, cioè quando d’uno può
cavarsene un’altra.
2060
Vegn in cogniziò, recavà. Ritrarre per comprendere, venire in cognizione. Ritra-
endo per l’autorità della sacra scrittura. Lat. Intelligere.
Vegn a mal stat, redusis a mal termen. Venire in male stato.
Vegn in reputaziò, in stima. Venir in riputazione.
Vegn i sgrisoi. Venir riprezzo. Onde mi vien riprezzo.
Vegn a bega, a contesa. Venir a riotta. Vegnendo tra loro a riotta.
Vegn bò marcat; dà ‘ndrè de presi. Rinviliare, scemar di pregio. Ossa, e biscot-
to, e broda alla canaglia. Che salta, e morde allor, ch’ella rinvilia.
Vegn a vira; sucedì. Rinvertire, riuscir vero, succedere. Ne il ricordarsi del sogno,
per esser cagione di farlo rinvertire. Lat. Succedere.
Vegn car, incaris. Rincarare, crescer di prezzo. Rincarò in questo nostro paese
ogni speziaria. Lat. Carius fieri, ingravescere.
Vegn inag, cres di piante. Provenire, allignare, provare per crescere, e venir
innanzi. Provien nel piano, e ne monti. I rami, che si piantan senza radice meglio
provano, se si pongono di marzo. Lat. Provenire.
Vegn, ados la fola, la calca. Premere; affoltarsi, far calca. Questa gente, che
preme a noi è molta, cioè affolta di venir verso noi.
Vegn da tute i bande, fiocà da pertut. Piovere per venire abbondantemente.
Astrologhi eccelsi d’ogni parte piovano a dire delle stelle il corso.
2061
Vegn a la negot, redusis in negot. Venire al niente. Lat. Ad nihilum redigi.
Vegn via dal servizi de vergù, abdicas. Muoversi dal servigio d’alcuno. Tor-
nò al servigio di messer Martino dalla Scala, onde s’era mosso, cioè partito.
Lat. Amoveri servitio alicuius, vel abdicari.
Vegn fò de la peza de pan ol tal abit. Escire della pezza di panno il tale vesti-
to. Se della pezza di panno non esce il mantello, se ne cava la cappa, o altro
vestimento minore.
Vegn ai mà, zufas. Vanire alle mani, azzuffarsi. Ad manus venire, manus con-
serere; proelium committere.
Vegn perdimet, svenimet, mancamet. Venirsi manco, venirsi meno, svenirsi,
mancare. Che vede il caro padre venir manco. Lat. Consternari, deficere.
Vegn sù, o fò de sovra i vinaze. Levare in capo si dice proprio del vino, quan-
do per bollire manda sù la vinaccia a galla.
Vegn bianch de cavei, deventà gris, canut. Incanutire, divenire canuto,
imbiancare il pelo naturalmente. Lat. Canescere, incanescere.
578 Vegn in dol cò. Entrare in capo. Gli entrò nel capo non dover poter essere. Lat.
In mentem venire.
Vegn det i cagnò, o fà i cagnò. Inverminare, divenire verminoso per corruzio-
ne. Molti di cosi fatti frutti caggiono, e eziandio innanzi, che sien maturi, e
agevolmente inverminano, cioè bacano. Lat. Vermiculari.
Vegn fosch. Intenebrire, empiersi di tenebre, d’oscurità, offuscarsi. Impallidì,
e subitamente gli tremaron le ginocchia, e intenebrirgli la veduta. E la mente
s’intenebrisce, e diventa pigra. Lat. Hebetari; obscurari.
Vegn ai curte, vegn subit a la conclusiò. Venire a mezza spada, o a mezza
lama; venire alla conclusione subitamente. S’avvicinano tanto, che possono
ferirsi da mezza lama indietro. Lat. Cominus pugnare.
Vegn, o deventà smort. Impallidire, impallidare, divenir pallido. E spesso
tremo, e spesso impallidisco. Lat. Pallescere.
Vegn sul palet; o sù la paleta. Venire in concio; venire il destro; venir ben fatto.
Lat. Opportunum esse.
2062
Vegn ol sgranf in di pè. Il granchio prendere ne piedi. Il granchio mi prese ne’
piedi.
Vegn fosch ai ug, o basiulà, o la nebia ai ug. Galigare, venir bagliori, appan-
nare, annebbiare. Sentendo per questa tanta astinenza galigare li suoi occhi e
tutto ‘l corpo empiersi di petigini. Lat. Caligare.
Vegn dal mondo nùf; o dai Indie, o fà l’Indià. Far le forche, che è il negare, o
infingersi di non sapere una cosa.
Vegn in fastudi. Fastidiarsi. Fatti ricchi fastidiansi de’ poveri amici. Avere in
fastidio. Lat. Fastidire.
Vegn fachia. Venir fatto, succedere. Al quale non bastando la sua ricchezza
desiderando di raddoppiarla venne presso che fatto di perder con tutta quella
se stesso. Lat. Succedere, evenire, prospere cedere.
Vegn fò l’ora; svaporà, sorà. Evaporare, spirare, mandar fuora il vapore, svapo-
rare. Lat. Vaporare.
Vegn fò. Emergere. Vive la voce, e come chiara emerga udir potria.
Vegn fò, avì origin. Disfavillare, avere origine, derivare, uscire. E onde ogni
scienza disfavilla. Lat. Oriri.
Vegn fò. Disserrare, escire, scaturire. E ‘l giogo di che tener si disserra, cioè esce,
e scaturisce.
Vegn ados, intravegnì; andà zò per ol cò. Venire in capo, intervenire. Quando
quello, che temevate vi verrà in capo. Lat. Evenire.
Vegn zò, vegn a bas. Discendere, scendere, calare, venire a basso. Il quale
d’una montagnetta discendeva in una valle. Lat. Discendere, delabi.
Vegn in cúr. Venir nel cuore. Tutti i pensieri, che vengono nel cuore con saga-
ce discernimento disaminate. Lat. In mentem venire.
2063
grado. E di grado in grado sedeano le genti; al di sopra i più nobili, e poi digra-
dando secondo la dignità delle genti. Lat. Descendere per gradus.
Vegn fò, sgorgà fò. Derivare, sgorgare. Che usci del fonte onde ogni ver deri-
va. Lat. Emanare; egerere.
Vegn drè, o dopo, seguità despò. Conseguire, venir dopo, succedere, conse-
guitare. Cominciarono a fondarsi le nuove porte, ove poi conseguirono le nuo-
ve mura. Lat. Consequi; obsequi.
Vegn in chiar. Chiarirsi. E però se desii da noi chiarirti a tuo poter ti sazia. Da
poi, che Carlo tuo m’ebbe chiarito. Lat. Certum fieri.
Vend tat, e comprà a tat. Vendere, comperare tanto, cioè tanto prezzo. Lat. Ven-
dere, vel emere tanti.
Vend a menut, a retai la roba da vestì. Vendere a taglio il panno, vale vender-
ne a minuto.
Vend a tai, a provà vergot da mangià, o dal a tai. Dare o vendere a taglio, vale
venderne dato prima il saggio. Noi ne daremo a taglio, e in tutti i modi, che voi
volete.
Vend de più la roba de quel, che la val. Stravendere, vendere la cosa assai più
ch’ella non vale.
Vend a vergù vergot de più ma poch de quel, che voliva daga un oter.
Rivender uno; ed è quando non se gli vuol vendere una cosa per un prezzo, che
poi si venda a un altro per minima cosa più. E l’ha rivenduto per un quattrino.
Vend, e comprà u’. Rivender uno, vale sopraffarlo sapiendone più di lui. Li
fanciulletti di dieci anni rivenderebbono un uomo di cinquanta.
2064
Vend, e comprà in erba. Vendere, e comperare a novello, cioè in erba, che è
riscuotere e pagare la valuta del frutto avanti, ch’e’ sia maturo. Vender quel,
che s’aspetta innanzi, ch’e’ l’abbia. Vender la ricolta, fare il prezzo del frutto da
ricogliersi obligandosi a consegnarlo a ricolta.
580 Vend a tep, in creta. Dare a credenza, vender per tempi. Lat. Credita pecunia ven-
dere, credere.
Velenas; tosegas. Avvelenarsi; darsi la morte col veleno. Veneno sibi mortem
consciscere.
Veninà, velenà, tosegà. Avvelenare, dare il veleno, avvelenire. Lat. Dare, vel
prebere venenum; venenare; veneno inficere.
Venz la lite coi coreze. Vincer la quistion con le peta. Credean vincer la quistion
con le peta.
Venzì superà. Frangere per vincere, e superare. Sicchè quegli, che non può
esser vinto per travaglio, si lasci frangere per volontà. Lat. Vincere, superare.
Vergà; sbachetà; o stafilà. Sferzare, dare, o percuoter con la forza. Lat. Ferula
caedere, verberare.
2065
Vif d’industria con poch. Viver di limature, che è viver industriosamente con
ogni poco di cosa. Stati pianamente, e viviti di limatura, e non di rubatura.
Vif de sgrafignana, de busca. Vivere di ratto. Perché ciascun vuol vivere di
ratto. Lat. Vivere rapto.
Vif. Respirare per vivere. Per voi convien, ch’io arda, in voi respire.
Vif a la granda, splendidamet. Risplendere si dice di chi vive con magnifi-
cenza, e splendidamente.
Vif u’ tat la pertega, o a la carlona. Vivere al buio, cioè a caso, senza consi-
derazione. Lat. Temere vivere.
581 Vif da sparaver de dì ‘n dì. Far come lo sparviere di per di; dicesi di chi non
pensa al vitto se non giorno per giorno. Lat. In diem vivere.
Vif miseramet. Tapinare, vivere in miseria, menare vita infelice, tribolare. Lat.
In miseriis degere.
Vif col fà zò la sida. Campare coll’incannar seta.
Vif, cibas. Vivere per nutrirsi, e cibarsi. Lat. Ali, nutriri.
Vif bè, fà bona vita. Viver bene, essere d’integrità di vita. Lat. Honeste vivere.
Vif bè, tratas bè de viver. Viver bene, godere, sguazzare. Lat. Delicate vivere.
Vif, stà a sto mond. Vivere, stare in vita. Lat. Vivere, vitam degere.
Violentà. Violentare, far forza, sforzare, che impossibil sia resistervi. Lat. Vim in-
ferre. Incalciare per violentare. Se incalciar la vorrai del soperchio. Lat. Vim inferre.
Violà. Corrompere per violare. Lat. Violare.
Visinas, fas apruf, stà tacat; tras visì, costas, redesas. Strignersi per accostar-
si. Allor mi strinsi a rimirar s’alcuno riconoscessi. Ben son di quelle, che temono
il danno, e stringonsi al pastore. Lat. Accedere. Appropinquarsi, appressarsi, avvi-
cinarsi. Appropinquossi adunque quanto più potè alla chiesa de’frati etc. Lat.
Appropinquare, vel propius accedere, adventare. Approcciare, approssimarsi, ap-
pressarsi. S’approccia alla prode dell’isola. Lat. Accedere, appropinquare.
Visità, i sò posesiò. Visitare, o girare osservando li suoi poderi, o li suoi
campi. Lat. Praedia sua, vel agros, aut fundos suos obire; vel lustrare.
Vigilà. Visà, fà ‘ntend; fà visat. Avvisare, dare avviso, fare intendere, signi-
ficare, far avvisato, dar notizia, far consapevole, avvertire. Certiorem facere,
renunciare, significare.
Ultimà, daga fì. Ultimare, finire. Lat. Finem imponere.
Umectà, fà umid. Inumidire, far umido, umettare. Il vino molto inacquato etc.
i corpi rifrigera, ed inumidisce per l’acqua, che v’è mischiata. Lat. Humectare.
2066
Umbrià, fà umbria. Ombreggiare, fare ombra, ombrare. E fai intorno ombra-
re i poggi. Lat. Inumbrare. Adombrare, aombrare, coprendo far ombra, e para-
re il lume, offuscare. Lat. Obumbrare, umbras effundere. Aduggiare, far uggia.
Lat. Inumbrare, umbras inducere.
Unì, restrenz; met insem. Strignere per unire, raccogliere insieme. Strignen-
do le molte lodi in poche parole. Ristrignere per unire, metter insieme, e quasi
strigner insieme. E ristretti in se gli spiriti senza alcun moto.
Unì, zonzì. Annodare per congiugnere. La dove il collo alle spalle s’annoda. Lat.
Iungere.
Unzes i barbis, i mostag. Ungersi il grifo. Deliberar tutti e tre di dover trovar
modo da ugnersi il grifo alle spese di Calandrino.
Unz d’úle, met sù l’úle. Inoliare, ugner con olio. Lat. Oleo inungere.
Volà, o golà de tut col, o vol. Trasvolare, velocissimamente volare. Lat. Citissime
volare.
Volà ol cervel. Avere il cervello, che voli, aver la mente volubile, e leggiera.
Esse levis sententiae.
Voltas ol vì; dà la vúlta. Dar la volta si dice del vino, quando diventa cerco-
ne; volgersi del vino. Rivolgersi del vino per lo incerconirsi. E non lasciano ri-
volgere il vino. Queste il vino rivolger fanno.
2067
dal latino in volgare, traslarlo. Libri bellissimi di grammatica hanno tratti in
volgare. Lat. Vertere librum.
Voltà sot sora. Tramestare, rivoltare, rovistare. La terra, che si tramesta d’in-
torno. Lat. Invertere.
Voltà sù ‘l mus, storzì sù ‘l mus. Torcere il grifo, il muso, il viso. Però ti chi-
na, e non torcer lo grifo. Lat. Naso suspendere adunco. Ch’altro, che torcere il
muso non facea.
Voltà i ug in zà, en là, inversai, o girai atoren. Stralunare gli occhi, stravolger-
li in qua, e ‘n là. E stralunava gli occhi per ferire. Lat. Oculos circumvolvere.
2068
Voltà sù, gomità, trà sù. Rimandare per recere, vomitare. Quand’ebbi riman-
data molt’acqua salsa, la quale avea bevuta etc.
Voltà casaca. Mutar mantello. Quando la vedessi, che questa non fosse in salute
sua e tu muta mantello. Lat. Sententiam mutare.
Voltà atoren, o girà vergot. Girare, o voltare atorno alcuna cosa; Lat. Aliquid
circumagere.
Voltas, o giras da tute i bande, per tug i vers. Girare ad ogni mano, volger-
si, e andar per ogni verso.
Voltà det. Involgere, ravvogliere, inviluppare. Involto in vilissimi pannicelli.
Involto in un’oscura nuvola. Involto nell’errore. Lat. Involvere; integere.
Voltà sù ‘l mus, ol nas, ranzignà sù ‘l mus, ol nas. Far grugno, che è un certo
arricciamento di viso cagionato dal sentir cosa, che non ti piaccia. In segno di
schifiltà facendo grugno.
Voltà in d’una barzeleta, in burla, in scherz. Girare in giuoco, cioè rivolge-
re, e convertire. Che sovente gira in giuoco il tormento, ch’io porto per lei.
Voltà, girà. Girare per volgere. Occhi miei lassi, mentre ch’io vi giro. Lat. Con-
vertere.
Voltà, o vudà fò ‘l sac. Svertare, votare la verta, vale dire senza riguardo quel,
ch’è occulto, e si dovrebbe tacere. Certe poesie senza autore, che svertavano
le sue crudeltà.
Voltà, e revoltà ‘ntoren. Divolgere, aggirare, avvolgere. Da una furiosa rab-
bia di venti continui, per la qual divolti in quell’aere maligno si percuotono
insieme. Lat. Convolvere.
Voltà da una banda, fà ‘ndà da otra part. Divertire, rivolgere altrove. La
diverte overo causa impedimento etc. Lat. Dimovere, deflectere.
Voltà co’ pè. Volgere capo piede, capovolgere. Lat. Summum in imum reddere.
Voltà, drizà. Dirizzare per volgere. E gli occhi a lui drizzai. Lat. Convertere,
dirigere.
Voltà ‘l mostaz. Dare il viso, voltarlo. E diedi il viso mio incontro al poggio.
Lat. Se convertere.
Voltà. Convertire, volgere. L’una ver l’altra con amor converse. Lat. Vertere,
convertere.
584 Volì dì, o vegn a dì. Voler dire, venir a dire, trattandosi di parole vale signifi-
care. Allora intese ciascuno quello, che Guido aveva voluto dire. Che tanto
viene a dire, come etc.
Volì dì. Voler dire, trattandosi d’effetti val derivare, procedere. E non so, che
questo si voglia dire, che egli non ci tornò mai più a quest’otta.
2069
Volì i sò ore de pasatep. Voler le sue dotte, cioè l’ore acconcie, e comode a
suo piacere.
Volì dì, significà. Importare, dinotare, significare. Che vogliono importare quel-
le due frondi. Lat. Significare; sibi velle.
Volì ‘l più gran bè dol mond. Volere il meglio del mondo. Io gli ho già ragionato
di voi, e vuolvi il meglio del mondo. Lat. Maxima benevolentia presequi aliquem.
Volila vedì fina al unguen, o fina ‘n fond. Mandarla al palio, che vale voler-
ne veder l’ultimo termine. Or questa si, che va al palio.
Volin più per u’, che per l’oter, menà part. Parteggiare, esser parziale, par-
zionale. Lat. Esse partium studiosum.
Volì, che ú l’abia dig quel che nol s’è mai intis de dì; o voltà i putei in da cuna.
Pigliare in parole uno, stravolgere altrui il senso di una intenzione. S’avvisò trop-
po bene, che ‘l Saladino cercava di pigliarlo nelle parole. Lat. Capere aliquem in
sermone.
Volì venz, o volì avì resò de fil; volì stà sovra come l’ule. Tener la puntaglia,
essere garoso, e ostinato, e volere, come si dice, che la tua stia di sopra.
Volì indrè vergot, volì, che ‘l sia tornat, o restituit. Rivolvere, volere, che ti
sia resa cosa, che sia, o sia stata tua. Piacevi di rivolerlo, ed a me dee piacere,
e piace di renderlovi.
Volì u’ a servì in quac cà. Voler uno a servo d’una casa. Che non lo vuol più
a servo.
Volì denag, più tost. Volere avanti, voler più tosto, amar meglio. Volendo
avanti senza nipote rimanere, che esser tenuto Ré senza fede. Lat. Malle.
Volì bè. Voler bene, portar affezione. Se altro non mi fecesser voler bene. Lat.
Benevolentia prosegui.
Volì dì. Sonare per significare, valere. Nella lor lingua sonava, quanto nella nostra,
bestione. Lat. Sonare, significare. Stare per significare. Edo, edis stà per mangia-
re. Onde idi, gli antichi in quelli di facevano certi mangiari. Lat. Significare.
Volì, avì voia. Volere, avere volontà, intenzione, voglia, animo. Lat. Velle.
Volì, avì opiniò. Volere per aver opinione. Pitagora volle, che tutte fossono d’una
nobiltà.
Volì ol più grand bè dol mond a vergù. Volere il meglio del mondo ad alcuno.
Volì bè, o mal. Voler bene, o male, vale amare, o odiare. Lat. Amore, vel odio pro-
sequi.
Volì dì; significà. Voler dire, significare trattandosi di concetti, e di parole.
Lat. Sibi velle, significare, valere.
2070
585 Volì es; mancà poch, che nol fos. Voller essere, cioè fu per essere, o mancò
poco, ch’è non fu. Lat. Parum abesse quin etc.; vel parum abfuit quin etc.
Volì es. Voler essere, cioè dover essere, convenire, che sia. Lat. Debere, convenire.
Volì trop, più de quel che s’ha da volì. Stravolere, voler troppo, oltre il con-
venevole.
Urtà, cozà, vegn ai brute con vergù. Urtare per contradire, venire in contro-
versia. Prese consiglio di non urtare co’ Fiorentini.
Urtà det, intopas det. Incapparsi, rincontrarsi, rintopparsi. Chi accompagna la pen-
tola col paiuolo, quando s’imcapperanno, romperassi la pentola. Lat. Occurrere.
Urtà, cozà, trucà tra de lor. Cozzare insieme, urtare. Che dicon male, e coz-
zan con coloro.
Usà, costumà. Costumare, usare, esser consueto a fare. Come si costumava per
gli altri Ré. Lat. Facere, solere, in more alicuius esse. Costumarsi. La pastinaca
quando si costuma genera sangue; cioè quando si usa.
Usà cortesia a vergù. Usare cortesia. Lat. Benigne facere alicui, vel comiter
agere cum aliquo, vel facilem se praebere alicui.
Usà, soverfà. Ausare, adusare, avezzare. Tanto si può ‘l uomo adusare a pecca-
ti veniali etc. Lat. Assuefacere.
Utilizà, guadegnà, avanzà, fà di utii, profità, quistà. Profittare, far profitto, far
progreso, acquistare, guadagnare, avanzarsi. Lat. Proficere, profectum facere.
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Usurpà, fas sò vergot senza resò, che no’ sia sò. Occupare illegittimamente,
usurpare appropriando a se, e non legitimamente possedere. Lat. Occupare.
586 Vudà fò, svudà fò. Evacuare, cavare, far vacuo. Evacuano il giudizio di Dio. Lat.
Evacuare.
Vúdà zò la brenta, ol brentò, basas zò, o butas zò, inchinas zò a vergù per
reverenza col cò fina in terra. Inchinarsi, rinchinarsi a uno per segno d’umiltà,
e di riverenza. Profunde inclinare se alicui. Atterrarsi per inchinarsi, umiliarsi.
Lat. Se se deprimere.
Vudà det. Infondere, mettere chechesia dentro ad alcuno liquore. Lat. Infundere.
Vudà fò ‘l sac, voltà fò quel, ch’è det. Sborrare il sacco, cioè il rattenuto entro
al medesimo.
Uzà. Auzzare. Auzzò la mente della moglie in parole di perversa suasione. Lat.
Irritare.
Zamfà, brancà. Ghermire, il pigliar, che fanno tutti gli animali rapaci la preda
con la branca. Lat. Arripere.
Zapolà sù, folà sù; frescà zò. Calcare, aggravar co’ piedi. Or l’ho veduto su
per l’erba fresca calcare i fior. Lat. Calcare, premere. Scalpitare. La pianticel-
la nata si vuol guardare dallo scalpitar delle bestie. Le ruggiadose erbe con len-
to passo scalpitando. Lat. Conculcare.
Zavarià, vanezà; es ora d’u’ penser, ora d’un oter, ora sù, ora zò, no’ stà mai
sun d’u’ tenor. Vanare, vaneggiare. Lat. Desipere, delirare. Svariare, non istar
fermo in un proposito, andar vagando. Lat. Vagari, aberrare a proposito.
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grosolana. Racciabbattare, racconciare, rattoppare, rappezzare. La cubattola non
racciabbattare. Lat. Resarcire. Abborracciare, acciabbattare, vale per fare alcuna
cosa senza diligenza, e cautela per fretta, o farla alla grossa. Acciarpare. Lat. Cras-
sius agere.
Zelà, giazà. Raggelare, congelare. Un poco pria che ‘l pianto si raggeli. Inge-
lare, farsi gelo, farsi freddo. Rider li colli, poiché ‘l verno ingela.
Zem fò; merz fò. Sudare, gemere, uscir fuor l’umore. Insino a tanto, che risu-
da, overo geme alle radici delle piante. Lat. Desudare. Trapelare, propriamente
si è quando il vaso, o altro simile continente geme, e penetra il liquore per sot-
tilissima fessura, che si chiama pelo. Lat. Effluere, permanare, humorem tran-
smittere. Gemere, e gemire pianamente, e sottilmente versare. Non si dee rader
la sua corteccia, perocchè allora gemerebbe. Stillas effundere.
Zem. Gemere per pianamente lagrimare, e piagnere. Lat. Gemere.
Zibegolà. Vacillare per vagare, andar vagando. Con gli occhi vaggellando, o
vacillando.
Zizà fò; o zuzà, o cizà. Zizzolare; succiare, attrarre a se l’umore, e l’ sugo. Lat.
Sugere, exugere.
588 Zolagle, molagle, sonagle, refilagle, petagle, rivagle. Sonare per dar busse,
percuotere. E soneramel ben col bastone. E alzato il bastone il cominciò a so-
nare. Lat. Pulsare, percutere.
Zolà u’ colp; dà una bota, tombà, dà di bote. Crosciare. E Buonanno cro-
scia un’altra piattonata. Che colà colpì per vendetta croscia. Lat. Infligere ic-
tum. Zombare, dar altrui delle busse. Lat. Verberare.
Zoncà fò. Fà saltà fò, o portà fò de net; taià fò. Cioncare, troncare, rompere,
spezzare. Lat. Truncare, perfringere. Discindere, spiccare, troncare. Lat. Ampu-
tare. Tagliar di netto, portar via di netto, che vale affatto interamente in un tratto.
Zoncà fò i mà, o fà andà via i mà. Mozzare le mani. Questo freddo mi mozza
le mani, cioè eccessivo freddo.
Zoncà fò de net. Troncare, mozzare, piccare, tagliar di netto, cioncare, rompere,
spezzare. Lat. Truncare, amputare, perfringere.
Zontà, fà la zonta, cres de zonta. Arrogere per aggiugnere semplicemente.
Questi son coloro, che arrogendo peccati a peccati etc. Lat. Addere, adiungere.
Zontà per ingualà. Arrogere, aggiugnere per bilanciare, o agguagliare i barat-
ti, o le convenzioni. Arrogendo loro per la detta pace etc. il castello di Pescia.
Lat. Aequationis gratia addere.
Zontà, zonz. Aggiugnere, accrescere. E per conseguente aggiugnere, e meno-
mar possiate a vostro piacere. Lat. Addere.
Zontà a quel, ches descor, faga la zonta. Metter di bocca, cioè dir di più che
non è. Lat. De suo addere.
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Zontà dol capital, descapità. Disavanzare, perder del capitale, scapitare. Peroc-
chè di questa lezione abbiamo molto disavanzato. Lat. Dispendium facere.
Zontà legna al fúch. Giugner legne al fuoco, cioè aggiugner male a male.
Giugnendo legne al fuoco, ove tu ardi.
Zontaga sù, zonziga sù. Giugnere per accrescere, aggiugnere. Giugner sopra.
Lat. Addere, augere.
Zontaga dol sò, remetega dol sò. Scapitare, metterci del suo. Lat. De capite
demere.
Zontà, zonzega. Soggiugnere per aggiugnere cosa a cosa. Antemesse le scon-
fitte date da nemici soggiunse li diluvii, e le tempeste. Lat. Addere.
Zontan sù de più, o meteghen sù de più, o apruf. Soprapporre per aggiugne-
re di più. Soprapposesi ben anni dieci. Lat. Iungere; coniungere, copulare.
Zonz, rivà. Stendersi per arrivare, giugnere. Piè miei vostra ragion là non si
stende, cioè non arriva, non giugne. Lat. Pervenire.
Zonz, o zontà de più. Sopraggiugnere per aggiugner di più, soggiugnere. So-
praggiunse male a male. Lat. Addere, subdere.
Zonz, rivà, chiapà al improvista vergù. Sopraggiugnere per corre all’improvi-
so alcuno. Fu da loro sopraggiunto, e preso, e fatto del ronzino smontare. Lat.
Opprimere, vel imparatum aliquem offendere.
Zonz, rivà vergù in dol caminà, o in corega drè. Rigiugnere, raggiugnere. E
poi rigiugnerò la mia masnada. Lat. Assequi aliquem. Raggiugnere, arrivare uno
nel caminargli, o corrergli dietro. Ma già ti raggiunsi io mentre fuggivi.
Zonzis, compagnas insem. Raggiugnersi, congiugnersi, rimettersi insieme,
adunarsi. Io mi raggiunsi con la scorta mia.
589 Zonz, met apruf. Giugnere per congiugnere, accostare. Lat. Iungere, admovere.
Zonz, rivà, chiapà, o regoi. Giugnere. Non disse altro, se non, io lo giugnerò
altrove, cioè troverò, acchiapperò, corrò.
Zonz legna al fúch. Aggiugnere legne al fuoco. Lat. Oleum camino addere.
Zonz, tacà. Ingiugnere, congiugnere. I loro orti s’ingiugnevano insieme. Lat. Co-
niungere, iniungere.
Zonz, rivà a u’ lúgh. Giugnere, arrivare in un luogo, condursi, pervenire. In
Trevigi giunsero tre nostri cittadini. Lat. Pervenire, advenire.
Zovà; valì. Valere per giovare. Niuna cosa valendole il chieder mercè con le ma-
ni in croce. Lat. Prodesse, iuvare. Adiuvare.
Zovà, dà aiut; fà zovamet. Giovare, dar aiuto, far prode, far utile. Ma che
giova oramai di piagnere. Lat. Iuvare, prodesse. Adiumento esse.
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Zovas de vergot, o servisen. Giovarsi, servirsi d’una cosa, prender giovamento.
Quelli, che si voglion giovare della forza, e della virtù di questo segno. Lat. Uti.
Zufà. Acciuffare, acceffare. Lat. Arripere.
Zufas; vegn ai mà, vegn ai brute. Azzuffarsi, venire a zuffa. Acciò tra loro non
si possono azzuffare. Lat. Manus conserere, concertare. Venire alle mani, veni-
re a ferri, alle arme, azzuffarsi.
Zufà vergot, daga sù di mà. Dar di piglio a qualche cosa, denota pigliar con
prestezza. Lat. Arripere.
Zugatà, zugatolà. Piacevoleggiare, far piacevolezze. Lat. Iocari. Trescare per
ischerzare. Lat. Ludere, lusitare.
Zugatolà, com fà i putei coi púe; fà di arli da schieg. Fare alle mammucce, tra-
stullarsi con cose frivole, come fanno i bambini. E farem come dire alle mam-
mucce.
Zugà, smorbià, com fà i putei; e i animai zovegn. Scherzare, scorrazare, sal-
tabellare, che per giuoco fanno i fanciulli, e gli animali giovani. Lat. Lusitare,
nugas agere, lascivire.
Zugagola sù vergot. Scometega. Giucarsi qualche cosa, cioè scomettere. Lat.
Deponere. Facere sponsionem.
Zugatà. Scazzellare, trastullarsi. Qualch’altro c’è, che ha assai del nuovo
pesce, che con noi scazzellar non gli rincresce. Lat. Colludere.
Zugà, o trà de spada. Schermare, schermire, giuocar di spada. Ludere ense, di-
gladiari.
Zugà a regataia, o fà a chi chiapa chiapa. Fare a raffa si dice quando son
molti intorno a una medesima cosa, che ogn’uno cerca pigliarle con gran pre-
stezza, e senza ordine, e modo il più che si può.
Zugà det a la bala in vergù; fan det mazachignul. Far alla palla d’uno, cioè
strappazzarlo, bistrattarlo. Lat. Aliquem quasi, pilam habere.
Zugà segur. Giuocar netto, andar cauto, e sicuro, e con riguardo. Sicchè tu giuo-
ca netto destro, e largo, che ti conviene aver qui gli occhi a tergo. Lat. Caute se
gerere.
Zugà a la braza, fà la braza. Lottare, giucare alla lotta. Lat. Luctari.
Zugà a chin pùl più, fà a chin pùl più. Giostrare, fare a gara, a concorrenza.
Lat. Altercari, concertare.
590 Zugà a chi bif più. Gareggiare di bere, cioè fare a chi più bee. Mero, vel vino,
vel potu, aut potione certare.
Zuga a chi ‘n dis de più belle. Gareggiare di buffonerie, o di chiacchiare. Lat.
Garrulitate, vel scurrilitate certare.
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Zugà de bastò; fà zugà ‘l Rè de bastò. Giucar di bastone. Il padre, mentre che
visse non ebbe più a giucar di bastone. Lat. Verberare. Bastonare, percuoter col
bastone.
Zugà a la braza. Fare alle braccia, fare alla lotta, lottare. Giucare alle braccia,
vincere alle braccia. Lat. Luctari.
Zurà. Giurare, chiamar Iddio, e i santi, o le cose sacre in testimonianza per cor-
roborare il suo detto. Lat. Iurare, iure iurare.
Zurà fedeltà. Far fedeltà, cioè giurarla. I Toscani facessero sua fedeltà, e co-
mandamento. Lat. Iuramento fidem suam obstringere.
Zuzà, o sugà fò, o ricef. Suzzare di quelle cose si dice, che fanno rasciugare.
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Finito di stampare nel mese di marzo 2012
su carta Munken Print Cream da grammi ottanta
per i tipi della Grafica Monti di Bergamo