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Finnegans
Wake
H.C.E.
BIBLIOTECA v
Arnoldo MondadorTEdttore
Biblioteca
collana economica di classici
James Joyce
Finnegans Wake
H.C.E.
Introduzione di Giorgio Melchiori
Traduzione e Appendici di Luigi Schenoni
Bibliografìa di Rosa Maria Bosinelli
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A sinistra. Prima stesura della prima pagina di Finnegans Wake (ms. British
Museum)
zioni stradali per lavori. Dopo aver vincolato al segreto la moglie Nora,
alla quale l’aveva confidato, egli offerse un premio di mille franchi a
quello fra gli amici che lo avesse indovinato. Soltanto il 2 agosto 1938
Eugène Jolas trovò la risposta giusta, e Joyce gli corrispose il premio in
un sacco di monete da dieci franchi. Non era infatti facile arrivare alla
risposta: il titolo sembra estraneo al contenuto essenziale del libro.
Finnegans Wake (con l’apostrofo del genitivo sassone, che invece è
omesso nel titolo joyciano e se ne vedrà il perché) vale «La veglia di
Finnegan», o più propriamente la veglia per Finnegan, poiché si tratta
della veglia funebre alla salma di Finnegan, ed è il nome di una
popolarissima canzone da osteria irlandese, in forma narrativa, ciascu
na strofa della quale ha un ritornello che invita tutti a ballare e si
conclude con le parole
Isn’t it thè truth Fve told you,
Lots offun at Finnegan s Wake?
[Non è vero quel che ti ho detto,
Che ci si diverte alla veglia per Finnegan?]
Wake rivela questi misteri, ossia quale visione della Storia funge da
sottostruttura alla sua gigantesca saga. Ma non appena si awii questa
ricerca si rimane sconcertati dallo scoprire che il libro propone (o
adombra) non una ma tre diverse concezioni della Storia - anzi, le
alterna continuamente tanto che l’intera opera potrebbe essere vista
come l’integrazione deliberata delle tre. E a ciascuna è assegnata, sia
pur cripticamente, una paternità - e tutte figurano come componenti
del primo capitolo. Eccole: a)La storia come cicli ricorrenti, secondo il
modello de La Scienza Nuova di Giambattista Vico (cfr. p. 3 e passim);
b)La storia come conflitto e riconciliazione degli opposti, secondo la
filosofia di Giordano Bruno (cfr. pp. 21-23, la leggenda di Jarl van
Hoother e della Prankquean); c)La storia come flusso continuo, secon
do la Introduction à la philosophie de rhistoire de l'humanité di Edgar
Quinet (cfr. il passo da p. 14, r. 35 a p. 15 r. 11). Vediamole ora
separatamente.
13.2.1. La Storia ciclica: Vico. Joyce aveva letto Vico e libri sulla sua
filosofia della storia durante la sua permanenza a Trieste fra il 1905 e il
1915, ed era restato colpito dalla sua teoria dei ricorsi storici, ossia
l’avvicendarsi delle tre ere, degli Dei, degli Eroi e degli Uomini, annun
ciate ciascuna da un formidabile scoppio di tuono, e seguite da* un
«ricorso», un periodo di transizione che preludeva alla ripresa del ciclo.
Era la conoscenza di questa teoria che aveva suggerito di conferire
anche all’Ufee una struttura circolare e ternaria, e non mancano in
quel libro i simbolici scoppi di tuono (la voce del demiurgo) e la
menzione della straordinaria coincidenza dell’esistenza, nel ricco sob
borgo dublinese di Dalkey, della splendida strada panoramica chiama
ta Vico Road: secondo Joyce il suo percorso sinuoso è emblematico
della circolarità della storia. Ecco il vicus ofrecirculation che figura nella
seconda riga di Finnegans Wake e, sulla stessa pagina, passencore, che è
il francese pas encore ma anche, come spiega Joyce stesso, passa ancora,
con riferimento ai ricorsi vichiani; e subito dopo la parola di cento
lettere che è il primo degli otto tuoni annuncianti l’inizio delle diverse
ere storiche sparsi per il libro. E infatti il romanzo stesso (come Joyce
indusse Samuel Beckett a scrivere nel saggio incluso nella prima indagi
ne collettiva sul Lavoro in corso joyciano, pubblicata nel 1929) è
modellato sulla teoria vichiana, con la sua suddivisione in tre Libri di
quasi duecento pagine ciascuno, seguiti da un quarto (il ricorso) di
poche pagine. V’è di più: la teoria è rispecchiata nel titolo, nelle tre
sillabe di Finnegans seguite dall’unica sillaba di Wake-e del resto lo si
XXII Introduzione
può leggere anche come composto dalla parola francese Fin seguita dal
latino negans e dall’inglese Wake, e cioè: «Una veglia (wake) che nega
(negans) la fine (fin)» o in altre parole «un ciclo senza fine». L’ovvio
elemento ironico e scherzoso in questi giochi di parole deve mettere
però in guardia: Joyce, uomo enciclopedico, trattava queste teorie
come stimoli intellettuali, e non come profonde avventure filosofiche
da seguire fino in fondo. E significativo che quando la devota Miss
Weaver gli chiese una bibliografia su Bruno e su Vico che potesse
metterla in grado di comprendere i passi del «lavoro in corso» che egli
le inviava manoscritto, Joyce rispondesse, in una lettera del 21 maggio
1926: «C’è un libro su Bruno... di Lewis Mclntyre (Macmillan). Non so
se Vico sia stato tradotto. Non presterei troppa attenzione a queste
teorie, oltre a usarle per quel che valgono, ma mi si sono gradualmente
imposte attraverso le circostanze della mia vita. Mi domando dove Vico
abbia preso la sua paura dei temporali. E quasi ignota agli italiani di
sesso maschile da me incontrati». (Joyce invece ne aveva un terrore
folle.)
I.3.2.2. La storia come conflitto e unione degli opposti: Bruno. L’am
mirazione per la vita e per l’opera di Giordano Bruno, autore che egli
aveva studiato all’Università di Dublino, quando era diciottenne, sotto
la guida del padre gesuita Ghezzi, e nel quale si riconosceva come
eretico, fu una costante per Joyce. Lo aveva citato (usando l’appellativo
di Nolan - nolano, in quanto nativo di Nola - che suonava però come
uno dei più comuni cognomi irlandesi) in apertura del primo saggio da
lui dato alle stampe nel 1901, The Day of thè Rahblement, e le opere
successive, da Stephen Hero al Ritratto all’ Ulisse sono piene di riferi
menti a lui. Nel tema scritto in italiano per l’abilitazione all’insegna
mento nelle scuole il 24 aprile 1912, Joyce definisce quel che aveva
appreso dal filosofo eretico: «Giordano Bruno stesso dice che ogni
potere, sia nella natura sia nello spirito, deve creare un potere opposto,
senza il quale non può realizzarsi ed aggiunge che in ogni tale separazio
ne c’è una tendenza alla riunione. Il dualismo del sommo nolano
rispecchia fedelmente il fenomeno del rinascimento». E significativo
chejoyce usi praticamente le stesse parole per spiegare a Miss Weaver
in una lettera del 27 gennaio 1925 in che modo Bruno abbia influenzato
la scrittura del suo nuovo romanzo. In effetti la teoria del Bruno appare
nel primo capitolo di Finnegans Wake in forma tanto indiretta che
quasi nessuno degli infiniti chiosatori se n’è avveduto. Si tratta di una
divagazione, un apologo inserito nel corso di una sorta di rassegna della
Introduzione XXIII
paisibles générations ont traverse les àges et sont arrivées jusqu’à nous, fraiches et
riantes comme aux jours des battailles.
Clive Hart ha notato più di una dozzina di accenni e richiami a questo
passo sparsi per tutto il volume, ma anche, ed è quel che più conta,
quattro estese parodie-o meglio, traduzioni in finneganese-dell’inte
ra frase del Quinet. Queste quattro ricorrenze sono collocate in posi
zioni che non possono essere casuali, data la loro perfetta simmetria
rispetto alla citazione letterale: due di esse si trovano nei capitoli
immediatamente precedente e seguente quello contenente il testo fran
cese (rispettivamente pp. 236 e 354), mentre le altre due si trovano nel
primo e nell’ultimo capitolo del romanzo (pp. 14 e 615), quasi a
costituire i pilastri su cui si regge la sua architettura. Il lettore farà bene
a riscontrare almeno il primo di questi due passi nel testo del romanzo
(dalla penultima riga di p. 14 all’undicesima di p. 15) come esempio
della tecnica linguistica di Joyce, che si adegua di volta in volta al
contesto specifico. In questo caso infatti l’argomento è la storia irlande
se, e i nomi di luoghi e persone, pur a loro volta deformati per
arricchirsi di altre valenze semantiche, rimandano alle invasioni di
Heber e Heremon, alle battaglie fra i Tuatha de Danann e i Firbolgi e i
Formoriani, nella leggendaria terra ibernica, fino al disordinato svilup
po urbano del presente (jerrybuilding vale «costruire in fretta con
materiali scadenti»). E uno dei modi in cui la parola (word) diviene
mondo (world), secondo un bisticcio ricorrente in Finnegans Wake ma
già presente neH’UZZwe, e il racconto diviene un meandertale (si veda
pagina 18, righe 19 e 22).
1.3.3. Fabula e personaggi. Lastricare da questa «meandertalstoria» o
«labiracconto» (sono le «traduzioni» proposte rispettivamente da
Schenoni e da Eco) una linea narrativa è stato lo sforzo e il tormento di
tutti coloro che hanno cercato di dar conto criticamente dei contenuti
di Finnegans Wake, a partire dall’ammirevole tentativo pionieristico di
Joseph Campbell e Henry M. Robinson nella loro A Skeleton Key to
Finnegans Wake ( 1947), ossia «passepartout o grimaldello» al romanzo,
le cui prime pagine sono state tradotte da Rodolfo Wilcock per il
volume Introduzióne a Joyce (Milano, 1967). L’impresa è disperata, e
per un sommario puntuale, pur nei suoi inevitabili limiti, rimando a
quello fornito da Carla Marengo Vaglio nel suo Invito alla lettura di
Joyce (Milano, 1977), pp. 139-149. La fabula è inestricabilmente legata
al metodo narrativo seguito da Joyce, che è a sua volta condizionato del
tutto dalle scelte linguistiche. Le continue metamorfosi e polivalenze
Introduzione XXV
brings us back to
Howth Castle & Environs. Sir Tristram, violer d’amores, had passencore rear-
rived on thè scraggy isthmus from North Armorica to wielderfight his penisolate
war; nor had stream rocks by thè Oconee exaggerated themselse to Laurens
County, Ga, doublin all thè time; nor avoice from afire bellowsed mishe mishe
to tauftauf thuartpeatrick; not yet, though venisoon after, had a Kidscad
buttended a bland old isaac; not yet, though all’s fair in vanessy, were sosie
sesthers wroth with twone jonathan. Rot a peck of pa’s malt had Shem or Shen
brewed by arclight and rory end to thè regginbrow was to be seen ringsome on
thè waterface.
James Joyce
Gentile Signora: ci pregiamo di accludere passo di prosa quale campione come
da vs. ordinazione. Anche chiave per medesimo. Nella speranza che il campione
medesimo incontri la vs. approvazione,
vostro devotissimo Jeems Jokes
Howth (pron. Hoith) = Dan Hoved (testa)
Sir Amory Tristram, primo conte di Howth, mutò il suo nome in Saint Law
rence. Nato in Bretagna (North Armorica)
Tristan et Iseult, passim
viola, in tutti i modi e i sensi x
Dublin, Laurens Co., Georgia, fondata da un dublinese, Peter Sawyer, sul fiume
Oconee. Il suo motto: Doubling all thè time [Sempre raddoppiandosi]
La fiamma del Cristianesimo accesa da S. Patrizio il Sabato Santo sfidando gli
ordini del sovrano.
Mishe = Io sono (in irlandese), ossia, cristiano
Tauf = battezzare (in tedesco)
Tu sei Pietro e su questa pietra ecc. (bisticcio nell’originale aramaico). Lat: Tu es
Petrus et super hanc petram
Introduzione XXIX
del primo libro, «Annah thè Allmaziful, thè Everliving, thè Bringer of
Plurabilities», ossia «l’Onnilabirintica, la Sempreviva, la Portatrice di
Plurabilità». È suo il mamafesta, il documento-manifesto che racchiude
tutte le opere di tutta la letteratura (cap. quinto), e, nei confronti di
H.C.E., ella condanna e perdona, e quando egli cade gli ridà la vita.
A.L.P. appare soprattutto nel secondo libro di Finnegans Wake, dedi
cato ai figli, e nell’ultimo capitolo del terzo libro, ove è rappresentata la
sua unione con H.C.E., ma contrariamente a quest’ultimo la piccola
Anna dai capelli rossi non presenta le contraddizioni di Ognuno: è
semmai la sua parte positiva, il suo principio vitale.
Shem e Shaun: sigle rispettive [ e A, talora fuse insieme in /f (i due
gemelli sono due aspetti di un’unica personalità, ma a volte divengono
invece addirittura una trinità, come nel caso dei tre soldati testimoni
della «colpa» di H.C.E.). I loro nomi sono la versione gaelica di James e
John, e l’identificazione del primo con l’autore stesso, James Joyce, si
direbbe incontrovertibile quando a Shem viene aggiunto l’attributo
«thè Penman», ossia «l’uomo di penna». Ma ciò è troppo facile: sta di
fatto che i due gemelli, figli di H.C.E. e A.L.P., sono non tanto figure
complementari, ma piuttosto un insieme inscindibile, l’unione degli
opposti (se preferiamo la dottrina di Bruno), la proiezione delle con
traddizioni esistenti in Ognuno-H.C.E. (se vogliamo restare nell’ambi
to figurativo del romanzo). Joyce aveva trovato il nome dell’uno, nella
forma di Jim thè Penman, in un dramma ormai dimenticato di Sir
Charles Young, e quello di Shaun thè Post nella popolare commedia
Arrah-na-Pogue dell’irlandese Dion Boucicault. Sostanzialmente l’uno,
dovrebbe rappresentare l’uomo di pensiero, il letterato, il filosofo,
l’altro l’uomo di azione; ma attraverso tutto il romanzo la presentazione
dell’uno e dell’altro è quanto mai impietosa nel rivelare le deficienze di
ciascuno, e gli errori che commettono cercando continuamente di
assumere l’uno il ruolo dell’altro. Questo scambio di ruoli li rende i
personaggi più mutevoli di tutto il romanzo, soggetti a un numero di
metamorfosi di gran lunga superiore a quelle dello stesso H.C.E.. Sono
loro i protagonisti praticamente di tutte le «storie» inserite in Finnegans
Wake come segmenti extradiegetici, nonostante che vi siano anche
diversi capitoli dedicati riconoscibilmente a loro «in propria persona».
Tali sono, per incominciare, il sesto e il settimo capitolo del primo libro
- nell’uno, in forma di catechismo, sono poste ai due fratelli (o dai due
fratelli) dodici domande, relative ai membri della famiglia Earwicker, la
loro casa, l’Irlanda, le persone che li circondano, e, significativamente,
XXXVI Introduzione
Festy (Shaun) che conquista l’amore della figlia-sorella Issy. Ben due
favole sono introdotte come risposta all’undicesima domanda del cate
chismo nel capitolo sesto, relativa appunto al conflitto fra gli opposti:
nella favola di The Mookse and thè Gripes (thè Fox and thè Grapes, «la
volpe e l’uva») viene adombrato addirittura il conflitto avvenuto nel
dodicesimo secolo fra il papa Adriano IV (l’inglese Nicholas Break-
spear, qui il Mookse, reincarnazione di Shaun), il quale con una sua
bolla aveva sanzionato la conquista dell’Irlanda da parte di Enrico II, e
il suo feroce nemico l’imperatore Federico Barbarossa, reincarnazione
di Shem. Anche la seconda parabola è in funzione storica, ma i perso
naggi divengono prodotti caseari: Caesar (H.C.E.) conserva il suo
nome, ma Bruto (Shaun) è Burrus, Cassio (Shem) è Caseous, e Cleopa
tra (Issy) è Marge (Margherita/margarina). Nel secondo libro, il primo
capitolo, quello dedicato ai giochi dei bambini, presenta lo spettacolo
estremamente complesso intitolato The Mime of Mick, Nick and thè
Maggies nel quale Mick, cioè l’arcangelo Michele, è impersonato da
Shaun sotto le spoglie di Chuff, mentre Nick (nomignolo corrente per il
diavolo) è impersonato da Shem sotto le spoglie di Glugg; i due si
contendono le Maggies, le Maddalene peccatrici già apparse come le
tentatrici che avevano provocato la caduta, ossia la colpa, di H.C.E. nel
Phoenix Park, ma che si assommavano tutte nella figura della figlia di
lui Issy. Nel capitolo successivo i due fratelli riappaiono come Dolph e
Kev, e nel terzo come Butt e Taff (di nuovo Mutt e Jeff). Nel terzo libro
la loro ricomparsa più ovvia è, nel secondo capitolo, quella nella già
menzionata favola dell’Ondt e del Gracehoper. Più importante dal
punto di vista ideologico è la loro duplice comparsa nell’ultimo libro di
Finnegans Wake\ coi nomi di Muta e Juva essi seguono il dibattito fra
San Patrizio protettore dell’Irlanda (Shaun) e l’arcidruido Berkeley
(Shem) che riassomma in sé la più antica cultura pagana irlandese e
insieme, come vescovo e filosofo settecentesco, George Berkeley, il
pensiero più avanzato dell’Irlanda moderna.
Issy: sigla una T rovesciata ± o coricata sul fianco H ; è significativo
che questo simbolo fosse stato destinato originariamente a rappresen
tare Isotta (l’opposto del simbolo di Tristano, una T maiuscola). Del
resto il suo nome adombra ancora quello della eroina della grande
storia d’amore riecheggiante in tutto il romanzo e legata perfino alla sua
localizzazione: Chapelizod sta per thè chapel of Iseult, ossia la cappella
di Isotta. Per di più l’identificazione con Isotta permette il gioco dello
sdoppiamento della sua personalità. Come è noto, nella leggenda di
XXXVIII Introduzione
Tristano figurano due Isotte, l’Isotta di Irlanda che egli deve portare in
sposa a suo zio Re Marco di Cornovaglia e della quale si innamora
perdutamente per aver bevuto un filtro magico durante il viaggio
dall’Irlanda alla Cornovaglia, e l’Isotta dalle Bianche Mani che Tristano
sposa quando l’Isotta d’Irlanda è divenuta moglie di Marco. Più volte
nel romanzo Issy viene mostrata nell’atto di guardarsi allo specchio, e
del resto tale sdoppiamento è prefigurato nelle sue prime apparizioni
sotto le spoglie delle due servette, le tentatrici, che inducono H.C.E. a
commettere la sua misteriosa colpa in Phoenix Park. Come tale, Issy è
Èva in quanto tentatrice, in contrasto con A.L.P. che è Èva in quanto
progenitrice. Sta di fatto che Issy e non A.L.P. è l’eterno femminino, la
donna come personalità mutevole e contraddittoria, imprevedibile e
affascinante. Di qui l’ambiguità dei suoi rapporti con il padre H.C.E. e
con i fratelli Shem e Shaun, già più volte notata parlando di questi
personaggi; di qui anche le sue infinite trasformazioni: è lei sia la Stella
sia la Vanessa amate da Swift, è lei l’Alice nel paese delle meraviglie che
fece cadere in tentazione il reverendo Lewis Carroll-H.C.E., la Kitty
O’Shea che provocò la caduta di Parnell, la Nuvoletta che appare nella
favola di Mookse e Gripes, l’arcobaleno dopo il diluvio universale
(H.C.E. è Noè, Shem è Sem e Shaun è Jafet) ed infine è Nora, la
compagna di Joyce. Quanto alle corrispondenze sul piano «geografi
co», Issy è naturalmente il villaggio di Chapelizod, sulla sponda del
fiume-madre Anna Liffey, all’altro capo della pianura di Dublino
rispetto al promontorio-padre di Howth, mentre Shem e Shaun sono
rispettivamente la riva destra e la riva sinistra del fiume.
Rimarrebbe ora da considerare la miriade di altri personaggi (nomi,
cioè parole) che popolano il romanzo; ma la maggior parte di loro sono
riassorbiti per un verso o per l’altro nei cinque membri della famiglia
Earwicker - perfino quei personaggi che figuravano come del tutto
autonomi e impegnati in ruoli di primo piano nei primi abbozzi del
romanzo scritti nel 1923 (si vedranno nella sezione seguente di questa
introduzione), tanto che Joyce aveva inventato per loro sigle o simboli
poi abbandonati. È il caso del leggendario ultimo re d’Irlanda, Rode-
rick O’Connor (o O’Conor), divenuto un’altra incarnazione di H.C.E.,
di San Patrizio e dell’arcidruido Berkeley, che abbiamo riconosciuto
rispettivamente come Shaun e Shem, di Tristano, concepito come
protagonista, ma ridimensionato come un altro aspetto di Shem, nei
suoi rapporti sia con il padre H.C.E.-re Marco, sia con le due Isot-
te-Issy, e infine del santo eremita irlandese del VII secolo Kevin,
Introduzione XXXIX
scolaro del profeta Geremia, per amor del quale si era uccisa annegan
dosi la bella Cathleen - simbolo dell’Irlanda stessa: il nome di Kevin
percorre ancora tutto il romanzo, ma egli genera la figura di Shan, con
cui viene identificato sia nel secondo capitolo del secondo libro sia nel
quarto capitolo del terzo libro, ove Shem a sua volta è Jerry (abbrevia
zione di Geremia), ed infine ne vien fatta l’agiografia nel quarto libro.
Eppure vi è uno, o meglio quattro - personaggi/o, fra quelli concepiti
fin dall’inizio, cui Joyce non volle rinunciare, e che sono (è) rimasti/o
come entità separate fino alla stesura definitiva, con il nome collettivo
di Mamalujo e una sigla costituita da una croce di Sant’Andrea, X.
Joyce non poteva rinunziare a Mamalujo in quanto non si tratta di un
personaggio vero e proprio ma del testimone, garante del libro che
Joyce scrive e della sua verità. Mamalujo è formato dalle prime due
lettere dei nomi inglesi dei quattro evangelisti, e questa creatura com
posita diviene nel romanzo un quartetto di vecchi dai nomi tipicamente
irlandesi: Matt Gregory, Mark Lyons, Luke Tarpey (la Rupe Tarpea?) e
Johnny MacDougal. Essi sono anche i quattro monaci francescani che
nel 1600 avevano compilato in un monastero del Donegal gli annali
dell’Irlanda, e, come Joyce ebbe a spiegare a Miss Weaver nell’ottobre
del 1923, rappresentano anche le quattro grandi province dell’Irlanda,
Ulster, Munster, Leinster, Connacht. I quattro vecchi dominano l’ulti
mo capitolo del secondo libro di Finnegans Wake come testimoni
dell’amore di Tristano e Isotta, allo stesso modo che nell’ultimo capito
lo del terzo libro saranno testimoni e cronisti dell’unione fra H.C.E. e
A.L.P. Essi occupano dunque posizioni chiave nel romanzo, a conclu
sione dei due libri centrali, come A.L.P. si collocava a conclusione del
primo e dell’ultimo libro; e i capitoli a loro dedicati sono fra quelli che
più si avvicinano al linguaggio lirico caratteristico della protagonista
femminile. Ma i quattro vecchi ricompaiono spesso nel romanzo come
inquisitori, giudici e cronisti: in primo luogo per esaminare, nel quinto
capitolo, il mamafesta di A.L.P., che viene identificato con lo stupendo
salterio miniato irlandese noto come Book of Kells, il più grande
monumento dell’arte medioevale irlandese, per il quale Joyce aveva una
ammirazione sconfinata. Era un libro in cui la parola, la grafia, si
annullava nell’elaboratissimo disegno, un labirinto di segni sinuosi in
cui il senso si perdeva e si moltiplicava: il Book of Kells era il modello
segreto di cui Finnegans Wake vuole essere insieme rifacimento e
parodia. I quattro vecchi ricompaiono nel secondo libro come coloro
che indagano sulle colpe di Earwicker, e nel terzo libro interrogano, o
XL Introduzione
anno, sono anch’essi connessi con la cultura irlandese sotto tre diversi
aspetti: la storia d’amore di Tristano e Isotta (ora parte di II.iv); la sua
tradizione religiosa rappresentata nella figura del santo eremita Kevin,
la cui caverna nella contea di Wicklow è tuttora meta di pellegrinaggi
(ora in IV, il libro conclusivo); e, ancor più importante, l’espressione
della polarità costante della cultura irlandese fra due atteggiamenti:
l’accettazione supina di un dogma religioso d’importazione e una
saggezza antica di origine pagana che si riflette nella sottigliezza del
pensiero (non per nulla Joyce aveva illustrato nel 1907 ai triestini la
condizione del suo paese in una conferenza intitolata in italiano «L’Ir-
landa: isola dei Santi e dei-Savi», facendo una chiara distinzione fra gli
uni e gli altri). Il frammento è un dialogo immaginario fra San Patrizio e
l’arcidruido Berkeley, destinato, come si è già avuto occasione di dire,
alle pagine finali del libro. Quest’ultimo frammento merita particolare
attenzione non soltanto per il suo significato ma anche come illustrazio
ne del metodo joyciano di evolvere progressivamente le unità linguisti
che complicandone le valenze semantiche. Infatti il 2 agosto 1923 egli
inviò contemporaneamente a Miss Weaver ben tre stesure del fram
mento stesso, la prima, per così dire, «in chiaro», la seconda in una fase
intermedia e la terza, assai più estesa (ma ancora ben lontana da quella
finale), in cui il discorso dell’arcidruido era trascritto in una sorta di
pidgin English, l’inglese bastardo parlato nel secolo scorso dai cinesi.
La prima lunga frase della versione in chiaro va citata per esteso in
quanto, posta com’è sulla bocca di un personaggio nel quale Joyce
sostanzialmente si riconosce, è l’enunciazione, non priva di autoironia,
di una dottrina estetica che gli appartiene:
The archdruid then explained thè illusion ofthe colourful world, its forniture,
animai, vegetableand minerai, appearing tofalien men under but one reflection of
thè several iridai gradations of solar light, that one which it had been unable to
absorb while for thè seer beholding reality, thè thing as in itself it is, all objects
showed themselves in their true colours, resplendent with thè sextuple glory ofthe
light actually retained within them.
L’arcidruido spiegò quindi l’illusione del mondo multicolore, i cui accessori,
animali, vegetali e minerali, appaiono all’umanità caduta sotto uno soltanto dei
riflessi delle varie gradazioni iridate della luce solare, e precisamente quella che
l’oggetto era stato incapace di assorbire, mentre per il veggente che contempla la
realtà, cioè la cosa come è in se stessa, tutti gli oggetti si mostravano nei loro
colori autentici, irradianti il sestuplo splendore della luce effettivamente in essi
contenuta.
Nella terza redazione inviata alla Weaver la frase diventa lunga più
XLII Introduzione
del manoscritto da parte di una gallina che Joyce aveva già pubblicato
nel 1925 e nel quale vedeva adombrata la natura del suo libro. Questi
primi cinque capitoli cominciarono ad apparire mensilmente in «tran-
sition» a partire dall’aprile 1927- Joyce aveva già pronti altri due
capitoli, apparsi separatamente in riviste, e cioè Anna Livia Plurabelle e
Shem thè Penman\ chiaramente, il capitolo dedicato ad Anna Livia, che
in occasione della sua pubblicazione in «Le Navire d’Argent» nel 1925
era riuscito a convertire molti lettori fino a quel momento assai scettici
sui risultati della nuova impresa joyciana, avrebbe dovuto occupare
una posizione di spicco nel romanzo, indicare la conclusione di un ciclo
narrativo. Il suo posto era alla fine del primo libro. Shem thè Penman,
amaro autoritratto dell’autore, poteva precederlo immediatamente, ma
la difficoltà stava nel come collegarlo ai primi cinque capitoli. Nell’esta
te del 1927 Joyce elaborò non senza fatica il capitolo che costituiva una
trans i zione dall’uno all’altro (l.vi), composto da una serie di domande
o indovinelli, ma nel quale lo sforzo compiuto si fa sentire nella
prolissità stessa del testo, che turba l’equilibrio dell’insieme. Comun
que il primo libro del lavoro in corso è ormai completo: nel novembre
del 1927 il numero 8 di «transition» pubblica l’ottavo ed ultimo
capitolo. Ma è a questo punto che nascono nuove difficoltà.
sulla cecità e la follia di Swift (vedi sopra 1.3.3.2.), le uniche righe scritte
nei mesi centrali del 1928, ne è la prova. Quando, alla fine del 1929,
«transition» è costretta a sospendere le pubblicazioni, Joyce non ha più
nulla che lo stimoli a proseguire, e addirittura fa la curiosa proposta al
suo connazionale e coetaneo, lo scrittore James Stephens, di portar lui a
termine l’opera pianificata. Dalle parti già pubblicate estrae quelle che
possono essere presentate come «favole» autonome (The Mookse and
thè Gripes da I.vi, The Muddest Thick, dal n. 11 di «transition», e The
Ondt and thè Gracehoper da III.i), e le pubblica in volume sotto il titolo
Tales Told ofShem andShaun (Parigi 1929); e un altro opuscolo appare
l’anno dopo sotto il titolo Haveth Childers Every where, estratto da
III. iii.
Soltanto nel settembre 1930 Joyce decide di riprendere sistematica-
mente la stesura delle parti mancanti del romanzo, ma è un processo
lento, ostacolato da gravissime difficoltà di carattere familiare. II.i lo
occupa per due anni interi, ed altri quattro anni, fino al 1937, gli
occorreranno per completare II.n e Il.in. Intanto «transition» riprende
a pubblicare occasionalmente qualche numero; nel febbraio 1933 vi
appare The Mime of Mick Nick and thè Maggies, ossia praticamente
tutto II.i, che verrà ristampato l’anno dopo in edizione numerata con
illustrazioni fatte fare a Lucia Joyce, la figlia ormai irrimediabilmente
condannata alla pazzia. Nel luglio 1935 appaiono in «transition» due
frammenti di II.n, mentre Joyce, per completare Il.in, si decide ad
utilizzare il primissimo frammento scritto una dozzina di anni prima,
quello sul re Roderick O’Conor. Tuttavia, avendo ormai chiarissimo il
piano complessivo dell’opera, Joyce propone nel 1936 all’editore Faber
and Faber di pubblicarla in volume, e già nel marzo del 1937 comincia
no ad arrivargli le bozze della prima parte. Mancano ancora però II.iv e
IV. Per quanto riguarda l’ultimo capitolo della seconda parte, Joyce
fonde insieme materiali che aveva elaborato in tempi lontani: Marnata
lo, che aveva pubblicato nell’aprile del 1924, e il frammento su Tristano
e Isotta del luglio 1923. Gli altri due frammenti composti alla stessa
data, quello su Kevin e il colloquio fra San Patrizio e l’arcidruido
Berkeley, vengono incorporati nel 1938 nell’ultimo libro, il «ricorso», a
conferma della concezione ciclica che ha ispirato l’opera, per cui le
ultime pagine sono le prime ad essere state scritte.
Finnegans Wake è nato dunque attraverso un processo di lenta e
continua accumulazione e accrezione, ma ha potuto giungere a compi
mento soltanto quando il suo autore è riuscito a scorgere il modo in cui
Introduzione XLVII
Ciclo Ciclo
Libro Storia Tempo Spazio
Vichiano Umano
Ciclo
Libro Storia Spazio Elementi Umori
Umano
I.I-IV maschio Nord ' Terra melanconico
origini
I.v-vin femmina Sud Acqua flemmatico
II ascesa matrimonio Est Fuoco sanguigno
III caduta morte Ovest Aria collerico
IV rinascita rinascita Centro Quintes equilibrio
senza umorale
Ed eccone infine la rappresentazione grafica:
Scena
Livello Livello
Ora
naturalistico simbolico
Dublino
Li 11.32 a.m. , Taverna dintorni
I.n imprecisata n »
Lui »
I.iv n »
Tribunale
» T> Sala
I.v conferenze
» n Palcoscenico
Ivi per quiz
n n Dublino-Trieste
Lvn Zurigo-Parigi
»
Lviii 6 p.m. Rive del fiume
Chapelizod,
ILi 8.30-9 p.m. Teatro
strada
Stanza dei
II.ii 9-10 p.m. Cosmo
bambini
Uni 10- 11 p.m. Taverna Sebastopoli
Nave di
II.IV 11- 11.32 p.m.
Re Marco
Camera Strade di
m.i 12 p.m.-l a.m.
da letto Dublino
» Chiesa,
HI.ii 1-2.30 a.m. lungofiume
Chiesa,
IV 6 a.m. bagno lungofiume
Introduzione Lin
Press). Inizio dei disturbi alla vista e prima operazione agli occhi, a fine
estate.
1918 Organizza la compagnia degli English Players. In marzo, «The Little
Review» di New York inizia la pubblicazione a puntate di Ulysses che
prosegue fino alla fine del 1920 (circa metà del testo). Nel maggio Grant
Richards pubblica il dramma di Joyce Exiles.
1919 In ottobre, ritorna a Trieste con la famiglia e si dedica definitivamente al
completamento di Ulysses.
1920 Nel giugno, si incontra con Ezra Pound a Desenzano. Il poeta lo
convince a recarsi a Parigi, dove tutta la famiglia si trasferisce nel mese
successivo. «Il Convegno» pubblica la traduzione italiana di Esuli, di
Carlo Linati.
1921 In aprile, si accorda con Sylvia Beach per la pubblicazione del testo
integrale di Ulysses a Parigi, presso la libreria Shakespeare and Compa
ny. Il 7 dicembre Valéry Larbaud tiene una conferenza sul libro, da lui
letto in manoscritto, che verrà pubblicata sulla «Nouvelle Revue Fran-
Saise», nell’aprile 1922.
1922 II 2 febbraio, compleanno dell’autore, esce Ulysses. In aprile scoppia la
guerra civile in Irlanda e la moglie di Joyce, che ha portato i due figli a
visitare la madre, è costretta a partire. Nuovi disturbi agli occhi. Viaggi a
Londra e a Nizza.
1923 II 10 marzo, inizio del lavoro a Finnegans Wake. Il titolo Finnegans Wake
diverrà quello ufficiale nel 1939, al momento della pubblicazione. Fino
allora, Joyce lo chiamerà «Work in Progress» («Lavoro in corso»). In
estate permanenza in Inghilterra.
1924 Gravi disturbi agli occhi. In aprile il primo brano di Finnegans Wake
esce sulla «transatlantic review» (Parigi). In estate permanenza in Breta
gna e soggiorno londinese di tre settimane. Esce la traduzione francese
del Portrait, con il titolo Dedalus-, prima traduzione italiana di un
racconto da Dubliner, «Araby», dovuta a Carlo Linati.
1925 In luglio, esce sulla rivista «The Criterion» (Londra) un altro brano di
Finnegans Wake. Il l’ottobre esce un terzo brano, Anna Livia Plurabel-
le, in «Le Navire d’Argent» (Parigi).
1926 Da luglio a settembre soggiorno a Ostenda e Bruxelles. Dubliners tradot
to in francese'come Gens de Dublin-, frammenti di Ulysses tradottijn
italiano da Linati ne «Il Convegno».
1927 II 2 febbraio, protesta internazionale contro la pubblicazione abusiva
americana di Ulysses. Dall’aprile 1927 al maggio 1938 escono brani di
Finnegans Wake su «transition» (Parigi), la rivista di avanguardia diretta
da Eugène Jolas.
LVIII Cronologia
In aprile, lo scrittore è ospite d’onore del PEN Club a Londra. 115 luglio,
esce Pomes Penyeach, la seconda raccolta di poesie.
1928 Il 20 ottobre Anna Livia Plurabelle esce in volume a New York.
1929 In febbraio, esce a Parigi la traduzione francese di Ulysses (Gallimard).
In luglio e agosto soggiorno in Inghilterra. «Soiaria» pubblica Cavalcata
al mare di J. M. Synge tradotta in italiano da J. Joyce e N. Vidacovich.
1930 Una serie di operazioni agli occhi a Zurigo. In giugno esce Haveth
Childers Everywhere, altro brano da Finnegans Wake. Soggiorno estivo
in Inghilterra.
1931 Il 4 luglio, l’unione con Nora viene legalizzata a Londra. Il 29 dicembre
muore il padre all’età di 82 anni. Anna Livia Plurabelle tradotta in
francese da vari, mentre Alberto Rossi pubblica la sua traduzione del
primo capitolo di Ulisse.
1932 La figlia Lucia comincia a dare segni di un grave esaurimento nervoso,
che sfocerà nella follia.
1933 Il 6 dicembre, si celebra in America il processo contro Ulysses. H giudice
John M. Woolsey decide che il libro non è pornografico e ne autorizza la
pubblicazione in America. Prime traduzioni integrali italiane di Gente
di Dublino (di A. e A. Lami) e di Dedalus, a cura di Cesare Pavese.
1934 In febbraio, Ulysses esce a New York (The Modem Library). In giugno
esce un altro frammento di Finnegans Wake-. The Mime of Mick, Nick
and thè Maggies, con disegni della figlia Lucia.
1935 Le condizioni di Lucia si fanno sempre più gravi.
1936 Viaggio estivo in Danimarca e Germania. In dicembre, escono i Collec-
ted Poems.
1937 Esce l’ultimo brano staccato di Finnegans Wake, Storiella asShe isSyung,
in ottobre.
1938 Soggiorno estivo in Svizzera (Zurigo e Losanna).
1939 Il 2 febbraio, l’editore offre a Joyce una copia di Finnegans Wake, che
non uscirà prima del 4 maggio, in Inghilterra e America. Allo scoppio
della guerra, i Joyce sono a Zurigo. Rientrano in Francia e in dicembre si
stabiliscono vicino a Vichy.
1940 Il 14 dicembre, tornano a Zurigo, dopo aver cercato inutilmente di
portare con sé la figlia, internata in una casa di cura. Escono in “Prospet
tive” due passi di Anna Livia Plurabelle tradotti in italiano da Joyce
stesso con Nino Frank e riveduti da Ettore Settanni.
1941 Il 13 gennaio, Joyce muore a Zurigo nel corso di un’operazione per
un’ulcera perforata.
Cronologia LIX
Pubblicazioni postume
1944 Theodore Spencer cura la pubblicazione di quanto rimane del mano
scritto di Stephen Hero; un altro frammento viene aggiunto da John J.
Slocum e Herbert Cahoon nell’edizione del 195J5, ed altre pagine nel
1963.
1949 Alberto Rossi pubblica la sua traduzione del capitolo terzo di Ulisse e dei
Pomes Penyeach (Poesie da un soldo) ; Musica da camera era stata tradotta
da Aldo Camerino nel 1943; nuova traduzione italiana di Gente di
Dublino a cura di Franca Cancogni.
1930 Stephen Hero, tradotto da Carlo Linati con il titolo Stefano Eroe-, sarà
ristampato in Racconti e Romanzi, con la traduzione di F. Cancogni di
Gente di Dublino e quella di Pavese di Dedalus nel 1963.
1956 O. A. Silverman pubblica le ventidue Epiphanies conservate a Buffalo;
altre 18 verranno aggiunte da Robert Scholes e Richard Cain nel volume
The Workshop ofDedalus ( 1965) che comprende anche il saggio inedito
A Portrait of thè Artist (1904) e quaderni di appunti tenuti da Joyce a
Parigi, Pola e Trieste.
1957 Stuart Gilbert pubblica una prima raccolta assai casuale di Letters-, altri
due volumi appariranno a cura di Richard Ellmann nel 1966 ed altre
lettere inedite nelle Selected Letters a cura dello stesso nel 1975.
1959 Gli articoli, le conferenze ed altri scritti occasionali di Joyce vengono
raccolti da Ellsworth Mason e R. Ellmann in The Criticai Writings of
James Joyce.
1960 Viene pubblicata l’unica edizione integrale autorizzata di Ulisse a cura di
Giulio de Angelis, consulenti Glauco Cambon, Carlo Izzo, Giorgio
Melchiori; seguiranno numerose riedizioni, fra cui nel 1971 una accom
pagnata dalla «Guida alla lettura» di De Angelis e un’introduzione di G.
Melchiori, ed un’altra nel 1978 con la «guida» e una nuova e più ampia
introduzione di G. Melchiori.
1961 Scribbledehobble, quaderni di appunti per Pinnegans Wake, pubblicato
da Thomas E. Connolly; tutta l’opera poetica di Joyce, compresi fram
menti giovanili e poesie d’occasione, viene pubblicata nel volume Poesie
con traduzioni a fronte di Alfredo Giuliani, Alberto Rossi, J. Rodolfo
Wilcock e Edoardo Sanguineti. Il Wilcock fornisce anche traduzioni
italiane di frammenti scelti di Pinnegans Wake in appendice a una
riedizione di Ulisse.
1968 Richard Ellmann scopre e pubblica il frammento narrativo Giacomo
Joyce, che viene subito tradotto in italiano a cura di Francesco Binni.
1974 Esce un’ampia scelta in italiano delle Lettere a cura di Giorgio Melchiori,
traduzione di Giuliano Melchiori e Renato Oliva; i Romanzi e racconti
LX Cronologia
zione, anche se, in alcuni casi, potrebbero rientrare a pieno titolo nella sezione
delle interpretazioni critiche;
interpretazioni critiche-, comprende studi specifici su Finnegans Wake, con
maggiore spazio a opere più recenti e/o tradotte in italiano, ai libri, alle raccolte
antologiche e ai numeri speciali di riviste. Per gli anni Quaranta, Cinquanta e
Sessanta si sono privilegiati studi sui primi quattro capitoli tradotti nel presente
volume, o che si possono considerare “classici”. Raramente gli articoli inclusi in
un volume già menzionato sono stati citati separatamente. Sono inoltre stati
inclusi prevalentemente articoli che hanno una funzione orientativa sul linguag
gio di Finnegans Wake-,
opere di carattere generale-, comprende studi che si considerano importanti
come introduzione all’opera di Joyce e sono stati privilegiati i lavori che conten
gono specifici riferimenti a Finnegans Wake. Per gli articoli si sono seguiti i
•criteri sopra menzionati.
Un vivo ringraziamento a Luigi Schenoni che ha messo a mia disposizione la
sua specializzata biblioteca personale e a Diarmuid Maguire per il prezioso aiuto
nella fase di controllo e selezione delle voci.
Nota. Finnegans Wake è abbreviato in FW, seguito dal num. di pag. e di riga.
foenix culprit, «Carte segrete», 11, 35, genn.-marzo 1977, pp. 36-47, con
introd. di L. Schenoni Introibo, pp. 31-35, (FW 15.29-18.16, 23.16-29.36);
Qui viene ognuno, «La Serpe», 23,4, die. 1977, pp. 17-18 (FW30.01-32.19);
Grande Mascherattore, «Tuttolibri», 6 maggio 1978, 13, con intervista a
Schenoni di G. Davico Bonino, pp. 12-13 (FW35.01-36.34); Dz/Finnegans
Wake^/J. Joyce, «Paragone», 338, apr. 1978, pp. 98-105, con introd. diR. M.
Bosinelli, pp. 94-98 (FW,35.01-42.16); Finnegans Wake 55.03-62.25, «Carte
Segrete», 13, 45-46, luglio-die. 1979, pp. 21-36; Il Musovoleo Willingdone,
«Stanford Italian Review», 1,1, primav. 1979, pp. 163-169 con introd. di
John Ahern (FW 8.09-10.23); Finnegans Wake Translated into Italian, «Ja
mes Joyce Broadsheet», 7, feb. 1982, p. 4 (FW 85.20-86.31)
Wilcock, Rodolfo J., Frammenti scelti da La Veglia di Finnegan, in Futte le opere
di James ]oyce, a cura di G. Debenedetti, III, Milano, Mondadori 1961, pp.
1125-1174
Opere di consultazione
Atherton, James S., The Books at thè Wake, A Study ofLiterary Allusions in
James Joyce's Finnegans Wake, London, Faber & Faber e New York, The
Viking Press 1960; ed. riveduta 1974
«A Wake Newslitter» diretto da Clive Hart e Fritz Senn, l’arena più importante
di studi su FW. Si pubblica presso l’università di Essex ed è uscita per la
prima volta nel 1962. Indispensabile sussidio alla lettura, ha dedicato ampio
spazio alle liste di parole straniere, fra cui l’italiano (R. M. Bosinelli, 13, 2
1976, L. Schenoni, 15,4 1978) l’armeno (N. Halper, 16,2 1979), l’olandese
(L. Knuth, 5, 2 1968 e segg.k l’ébraico (P. Skrabanek, 10, 6 1973)
bibliografia LXV
- e Senn, Fritz, (a cura di), A Wake Digest, Sidney, University of Sidney Press
1968. (Raccolta di saggi apparsi in «A Wake Newslitter» 1962-3, fra cui
l’importante articolo di C. Hart The Elephant in thè Belly, pp. 3-12)
Hayman, David, Tristram and Isolde in Finnegans Wake. A Study of theSources
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-, Nodality and thè Infra-Structure of Finnegans Wake, «James Joyce Quarter-
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Wisconsin Press 1978
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estate 1972, pp. 22-43; «Tel Quel», 51, autunno 1972, pp. 64-76
Hodgart, Matthew J. C., Earliest Sections of Finnegans Wake, «James Joyce
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Litz, Walton A., The Art of James Joyce: Method and Design in Ulysses and
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Paris, Jean, Finnegan, Wake!, «Tel Quel», 30, estate 1967, riveduto e ampliato
in Univers paralleles IL Le point aveugle: Poesie, roman, Paris, Editions de
LXX Bibliografia
hadde a wickered Kish for to hale dead turves from thè bog look-
it under thè blay of her Kish as she ran for to sothisfeige her cow-
rieosity and be me sawl but she found berseli sackvulle of swart
goody quickenshoon and small illigant brogues, so rich in sweat.
Blurry works at Hurdlesford.
(Silent.)
566 a.d. At this time it fell out that a brazenlockt damsel grieved
(sobralasolasP) because that Puppette her minion was ravisht of her
by thè ogre Puropeus Pious. Bloody wars in Ballyaughacleeagh-
bally.
1132 a.d. Two sons at an hour were bom unti! a goodman
and his hag. These sons called themselves Caddy and Primas.
Primas was a santryman and drilled all decent people. Caddy
went to Winehouse and wrote o peace a farce. Blotty words for
Dublin.
Somewhere, parently, in thè ginnandgo gap between antedilu-
vious and annadominant thè copyist must have fled with his
scroll. The billy flood rose or an elk charged him or thè sultrup
worldwright from thè excelsissimost empyrean (bolt, in sum)
earthspake or thè Dannamen gallous banged pan thè bliddy du-
ran. A scribicide then and there is led off under old’s code with
some fine covered by six marks or ninepins in metalmen for thè
sake of his labour’s dross while it will be only now and again in
our rear of o’er era, as an upshoot of military and civil engage-
ments, that a gynecure was let on to thè scuffold for taking that
same fine sum covertly by meddlement with thè drawers of his
neighbour’s safe.
Now after all that farfatch’d and peregrine or dingnant or clere
lift we our ears, eyes of thè darkness, from thè tome of Liber Li-
vidus and, (toh!), how paisibly eirenical, all dimmering dunes
and gloamering glades, selfstretches afore us our fredeland’s plain!
Lean neath stone pine thè pastor lies with his crook; young pric-
ket by pricket’s sister nibbleth on retumed viridities; amaid her
rocking grasses thè herb trinity shams lowliness; skyup is of ever-
grey. Thus, too, for donkey’s years. Since thè bouts of Hebear
and Hairyman thè comflowers have been staying at Ballymun,
Finnegans Wake H.C.E. 14bis
torbe fuori dalla bogalude guardò sotto il blayperchio della sua Kishta
mentre correva per sothisfeigare la sua cowrieosità e che la mia
sàulnima sia sannata se non trovò il própero sackvillo pieno di svaerti
godi vivaci scarpoletti e di piccoli broguinetti illiganti, tanto ricchi di
sudolcezza. Guerlavori sanguisudici a Hurdlesford.
(Silente.)
566 A.D. A quest’epoca accadde che una damigella bronzoricciuta
si rattristò (sobralasolas!} perché quella Puppette la sua favorita le fu
rapita dall’orco Puropeus Pious. Guerre sanguinose a Ballyaugha-
cleeaghbally.
1132 A.D. Due figli alla stessa ora nacquero a un buonuomo ed alla
sua strega. Questi figli chiamarono se stessi Caddy e Primas. Primas
era un santryluomo e addestrava bruscamente tutta la brava gente.
Caddy se la batté verso la bottiglieria e buttò giù o pacco à farsa.
Guerfavelle sanguibrille per Dublino.
Parentemente, in qualche punto della ginnunga gappa tra antedilu-
vioso ed annadominante il copista deve essersela data a gambe con la
sua pergamena. Il diluvio era salito billioso o un elkalce caricato
havealo o il sultrapico costruttore del cosmo dall’eccelsissimost
empireo (baleno, in somma) si era fatto terremosentire o i Dannyman-
ni gallosi avevano bussato pantro le bliddyate doren. Secondo il
codice dei vecchi uno scribicida viene perdonato là per lì con una
qualche multa pagata con sei marchi o novepinne in metalmoneta per
amore degli avanzi della sua fatica mentre solo di quando in quando
nella nostra era arrierata, come risultato sparafinitivo di impegni civili
e militari, succederà che un ginecura venga perdivulgato al piedìbolo
per aver preso quella stessa dimulta somma di nascosto per immi
schiamento nei mutansetti della moglieforte del suo vicino.
Ora dopo tutto questo farfassacchiato e peregrino o duignantoso o
cleryco solleviamo gli orecchi, occhi dell’oscurità, dal tomo del Liber
Lividus e, (toh!) quanto paisificamente eirenica, tutta dune diluculeg-
gianti e spianate seroteggianti, si stende annante a noi la pianura della
nostra faedrelanda! Smilzo sotto il pino stonecembro se ne sta steso il
pastor col suo bastone; il cerbiatto pivello di due anni vicino alla
sorellina bruca le viridità ricomparse; a mazzo i prati ondeggianti
l'erba trinità shamula umilezza; il ciellassù è sempregrigio. Così, pure,
per un’eternità. Dalle lotte di Hebear e di Hairyman i fiordalisi sono
15 Finnegans Wake H.C.E
Jute. — ’Zmorde!
Mutt. — Meldundleize! By thè fearse wave behoughted. Des-
pond’s sung. And thanacestross mound have swollup
them all. This ourth of years is not save brickdust
and being humus thè same rotums. He who runes
may rede it on all fours. O’c’stle, n’wc’stle, tr’c’sde,
crumbling! Sell me sooth thè fare for Humblin! Hum-
blady Fair. But speak it allsosifdy, moulder! Be in
your whisht!
Jute. — Whysht?
Mutt. — The gyant Forficules with Amni thè fay.
Jute. — Howe?
Mutt. — Here is viceking’s graab.
Jute. — Hwaad !
Mutt. — Ore you astoneaged, jute you?
Jute. — Oye am thonthorstrok, thing mud.
(Stoop) if you are abcedminded, to this claybook, what curios
of signs (please stoop), in this allaphbed! Can you rede (since
We and Thou had it out already) its world? It is thè same told
of all. Many. Miscegenations on miscegenations. Tieckle. They
lived und laughed ant loved end left. Forsin. Thy thingdome is
given to thè Meades and Porsons. The meandertale, aloss and
again, of our old Heidenburgh in thè days when Head-in-Clouds
walked thè earth. In thè ignorance that implies impression that
knits knowledge that finds thè nameform that whets thè wits that
convey contacts that sweeten sensation that drives desire that
adheres to attachment that dogs death that bitches birth that en-
tails thè ensuance of existentiality. But with a rush out of his
navel reaching thè reredos of Ramasbatham. A terricolous vively-
onview this; queer and it continues to be quaky. A hatch, a celt,
an earshare thè pourquose of which was to cassay thè earthcrust at
all of hours, furrowards, bagawards, like yoxen at thè tumpaht.
Here say figurines billycoose arming and mounting. Mounting and
arming bellicose figurines see here. Futhorc, this liffle effingee is for
a firefing called a flintforfall. Face at thè eased! OI fay ! Face at thè
waist! Ho, you fie! Upwap and dump em, ^ace to tace! Whena
Finnegans Wake H.C.E. 18bis
Jute. — ’Zmorde!
Mutt.— Mollundliscio! Dall’onda feariosa sorciopresi. Il de-
smondforto è canto. E il mucchio dei thanatrossnati li ha
ingrottiti tutti. Quest’annostra terra non è altro che
polvere di mattoni e poiché è humus lo stesso roturna.
Chi va di runa può róderla su quattro zampe. O’c’stle,
n’wc’stle, tr’c’stle, stanno crumlinando! Vendimi vera
mente il biglietto per Humblino! La Fiera di Humblady.
Ma dillo pura setaccitamente, mi dellatore! Sta in
whistlenzio!
Jute. — Whystché?
Mutt. — La forftcula giagante con Amni la Fay.
Jute. — Dhowe?
Mutt. — Qui nella graab del vicekingo.
Jute. — Hvad!
Mutt. — Sei (orecchia impietretato, jute tu?
Jute. — Oye son thonthorsuonato, thing mota.
(Chinatevi) se siete abcedistratti, su questo libro d’argilla che
antichità di segni (vi prego chinatevi), in questo alephbetho! Potete
ródere (poiché Noi e Tu l’abbiamo già chiarito) il suo parolmondo? E
lo stesso detto di tutti. Mene. Incroci su incroci. Tieckel. Hanno
vissuto und riso ant amato end se ne sono andati. Pharsin. Il tuo
pegno viene dato ai Meadi ed ai Porsoni. La meandertalistoria,
perdata e perdata ancora, del nostro vecchio Heidenburgh nei giorni
in cui Head-in-Clouds passeggiava sulla terra. Nell’ignoranza che
implica l’impressione che congiunge la conoscenza che fascia la
nomiforma che incita l’ingegno che convoglia i contatti che seconda
no le sensazioni che determinano il desiderio che aderisce all’attacca
mento che martella la morte che nutre la nascita che enuclea l’epilogo
dell’esistenzialità. Ma con una canna fuori dal suo ombelico fino a
raggiungere il reconditorio di Ramasbatham. Una vivelyonvista
terricola questa; strana e continua a scuotremare. Un’hascia, un
celtello, un evomere il cui pourquoisito era di cassaggiare l’eterreacro-
sta ad ogni hora, solcavanti, semindietro, come buoghi alla vuolta.
Qui vedite figurine billicoose armate e montate. Montate e armate
bellicose figurine vedete qui. Furthorc, questa liffola effingetta serve
da fingo di fuoco chiamato affiarinoforfalli. Faccia agli estri! O io
faydo! Faccia ai westri! Oh, voi fiergogna! Abbotte e al fosso.
ti accia a taccia! Quando una parte così ptitina fa la funzione
19 Finnegans Wake H.C.E
part so ptee does duty for thè holos we soon grow to use of an
allforabit. Here (please to stoop) are selveran cued peteet peas of
quite a pecuniar interest inaslittle as they are thè pellet^ that make
thè tomtummy’s pay roll. Right tank regnar rocks and with these
rox orangotangos fangled rough and rightgorong. Wisha, wisha,
whydidtha? Thik is for thom that’s thuck in its thoil like thum-
fool’s thraitor thrust for vengeance. What a mnice old mness it
all mnakes! A middenhide hoard of objects! Olives, beets, kim-
mells, dollies, alfrids, beatties, cormacks and daltons. Owlets’ eegs
(O stoop to please!) are here, creakish from age and all now
quite epsilene, and oldwolldy wobblewers, haudworth a wipe o
grass. Sss! See thè snake wurrums everyside! Our durlbin is
sworming in sneaks. They carne to our island from triangular
Toucheaterre beyond thè wet prairie rared up in thè midst of thè
cargon of prohibitive pomefructs but along landed Paddy Wip-
pingham and thè his garbagecans cotched thè creeps of them
pricker than our whosethere outofman could quick up her whats-
thats. Somedivide and sumthelot but thè tally turns round thè
same balifuson. Racketeers and bottloggers.
Axe on thwacks on thracks, axenwise. One by one place one
be three dittoh and one before. Two nursus one make a plaus-
ible free and idim behind. Starting off with a big boaboa and three-
legged calvers and ivargraine jadesses with a message in their
mouths. And a hundreadfilled unleavenweight of liberorumqueue
to con an we can till allhorrors eve. What a meanderthalltale to
unfurl and with what an end in view of squattor and anntisquattor
and postproneauntisquattor! To say too us to be every tim, nick
and larry of us, sons of thè sod, sons, littlesons, yea and lealittle-
sons, when usses not to be, every sue, siss and sally of us, dugters
of Nan! Accusative ahnsire! Damadam to infinities!
True there was in nillohs dieybos as yet no lumpend papeer
in thè waste and mightmountain Penn stili groaned for thè micies
to let dee. All was of ancientry. You gave me a boot (signs on
it!) and I ate thè wind. I quizzed you a quid (with for what?) and
you went to thè quod. But thè world, mind, is, was and will be
writing its own wrunes for ever, man, on all matters that fall
Einnegans Wake H.C.E. 19bis
under thè ban of our infrarational senses fore thè last milch-
camel, thè heartvein throbbing between his eyebrowns, has stili to
moor before thè tomb of his cousin charmian where his date is
tethered by thè palm that’s hers. But thè hom, thè drinking, thè
day of dread are not now. A bone, a pebble, a ramskin; chip them,
chap them, cut them up allways; leave them to terracook in thè
muttheringpot: and Gutenmorg with his cromagnom charter,
tintingfast and great primer must once for omniboss step ru-
brickredd out of thè wordpress else is there no virtue more in al-
cohoran. For that (thè rapt one wams) is what papyr is meed
of, made of, hides and hints and misses in prints. Till ye finally
(though not yet endlike) meet with thè acquaintance of Mister
Typus, Mistress Tope and all thè little typtopies. Fillstup. So you
need hardly speli me how every word will be bòund over to carry
three score and ten toptypsical readings throughout thè hook of
Doublends Jined (may his forehead be darkened with mud who
would sunder!) till Daleth, mahomahouma, who oped it closeth
thereof thè. Dor.
Cry not yet! There’s many a smile to Nondum, with sytty
maids per man, sir, and thè park’s so dark by kindlelight. But
look what you have in your handself! The movibles are scrawl-
ing in motions, marching, all of them ago, in pitpat and zingzang
for every busy eerie whig’s a bit of a tory tale to teli. One’s upon
a thyme and two’s behind their lettice leap and three’s among thè
strubbely beds. And thè chicks picked their teeths and thè domb-
key he begay began. You can ask your ass if he believes it. And
so cuddy me only wallops have heels. That one of a wife with
folty barnets. For then was thè age when hoops ran high. Of a
noarch and a chopwife; of a pomme full grave and a fammy of
levity; or of golden youths that wanted gelding; or of what thè
mischievmiss made a man do. Malmarriedad he was reverso-
gassed by thè frisque of her frasques and her prytty pyrrhique.
Maye faye, she’s la gaye this snaky woman ! From that trippiery
toe expectungpelick! Veil, volantine, valentine eyes. She’s thè
very besch Winnie blows* Nay on good. Flou inn, flow ann.
Hohore! So it’s sure it was her not we! But lay it easy, gentle
Finnegans Wake H.CE. 20bis
you presents, won’t we, fenians? And it isn’t our spittle we’ll stint
you of, is it, druids?Not shabbty little imagettes, pennydirts and
dodgemyeyes you buy in thè soottee Stores. But offerings of thè
fìeld. Mieliodories, that Doctor Faherty, thè madison man,
taught to gooden you. Poppypap’s a passport out. And honey is
thè holiest thing ever was, hive, comb and earwax, thè food for
glory, (mind you keep thè pot or your nectar cup may yield too
light!) and some goat’s milk, sir, like thè maid used to bring you.
Your fame is spreading like Basilico’s ointment since thè Fintan
Lalors piped you overborder and tfoere’s whole households be-
yond thè Bothnians and they calling names after you. The men-
here’s always talking of you sitting around on thè pig’s cheeks
under thè sacred rooftree, over thè bowls of memory where every
hollow holds a hallow, with a pledge till thè drengs, in thè Salmon
House. And admiring to our supershillelagh where thè palmsweat
on high is thè mark of your manument. All thè toethpicks ever
Eirenesians chewed on are chips chepped from that battery
block. If you were bowed and soild and letdown itself from thè
oner of thè load it was that paddyplanters might pack up plenty and
when you were undone in every point fore thè laps of goddesses
you showed our labourlasses how to free was easy. The game old
Gunne, they do be saying, (skull !) that was a planter for you, a
spicer of them all. Begog but he was, thè G.O.G! He’s dudd-
andgunne now and we’re apter fìnding thè sores of his sedeq
but peace to his great limbs, thè buddhoch, with thè last league
long rest of him, while thè millioncandled eye of Tuskar sweeps
thè Moylean Maini There was never a warlord in Great Erinnes
and Brettland, no, nor in all Pike County like you, they say. No,
nor a king nor an ardking, bung king, sung king or hung king.
That you could fell an elmstree twelve urchins couldn’t ring
round and hoist high thè stone that Liam failed. Who but a Mac-
cullaghmore thè reise of our fortunes and thè faunayman at thè
funeral to compass our cause? If you was hogglebully itself and
most frifty like you was taken waters stili what all where was
your like to lay thè cable or who was thè batter could better
Your Grace? Mick Mac Magnus MàcCawley can take you off to
Einnegans Wake H.C.E. 25bis
seen your missus in thè hall. Like thè queenoveire. Arrah, it’s
herself that’s fine, too, don’t be talking! Shirksends? You storyan
Harry chap longa me Harry chap storyan grass woman plelthy
good trout. Shakeshands. Dibble a hayfork’s wrong with her only
her lex’s salig. Boald Tib does be yawning and smirking cat’s
hours on thè Pollockses’ woolly round tabouretcushion watch-
ing her sewing a dream together, thè tailor’s daughter, stitch to
her last. Or while waiting for winter to fire thè enchantement,
decoying more nesters to fall down thè flue. It*s an allavalonche that
blows nopussy food. If you only were there to explain thè mean-
ing, best of men, and talk to her nice of guldenselver. The lips
would moisten once again. As when you drove with her to Fin-
drinny Fair. What with reins here and ribbons there all your
hands were employed so she never knew was she on land or at
sea or swooped through thè blue like Airwinger’s bride. She
was flirtsome then and she’s fluttersome yet. She can second a
song and adores a scandal when thè last post’s gone by. Fond of
a concertina and pairs passing when she’s had her forty winks
for supper after kanekannan and abbely dimpling and is in her
merlin chair assotted, reading her Evening World. To see is
it smarts, full lengths or swaggers. News, news, all thè news.
Death, a leopard, kills fellah in Fez. Angry scenes at Stormount.
Stilla Star with her lucky in goingaways. Opportunity fair with
thè China floods and we hear these rosy rumours. Ding Tams he
noise about all same Harry chap. She’s seeking her way, a chickle
a chuckle, in and out of their serial story, Les Loves of Selskar
et Pervenche, freely adapted to The Nowergirìs Vìv. There’ll
be bluebells blowing in salty sepulchres thè night she signs her
final tear. Zee End. But that’s a world of ways away. Till track
laws rime. No silver ash or switches for that one! While flattering
candles flare. Anna Stacey’s how are you! Worther waist in thè
noblest, says Adams and Sons, thè wouldpay acrionneers. Her
hair’s as brown as ever it was. And wivvy and wavy. Repose you
ncw! Finn no more!
For. be that samesake sibsubstitute of a hooky salmon, there’s
àrscy a big rody ram lad at random on thè premises of his
Finnegans Wake H.C.E. 28bis
nell’atrio. Come la gineveira. Arrah, anche lei sta proprio bene, non
starne a parlare! Scansiamo le moni? Tu storiannico Harry beltipo
lùngami Harry beltipo storiannico una donna grass ha un sacco di
gradevoli trotate. Shakiamo le mani. Non ha neppure un diavolo di
forcone storto, soltanto la sua lex è sallica. Boald Tib sbadiglia e
smiagola una vita da gatti sul morbido cuscino tondo dello sgabello
dei Pollocks mentre la guarda cucire insieme un sogno, lei, la figlia del
sarto, costa dopo costa fino alla fine. O mentre aspetta l’arrivo
dell’inverno per incendiare l’incantesimo, attirando altre nesterine a
cadere giù per la canna del camino. È una allavalunche che non porta
cibene a nopussyuno. Se soltanto tu fossi là a spiegare il significato,
migliore degli uomini, e a parlarle minuziosamente della guildenag-
gentità. Le labbra si inumidirebbero ancora una volta. Come quando
andasti con lei alla Fiera di Findrinny. Tra redini qua e nastri là avevi
tutte le mani occupate così lei non sapeva mai se era sulla terra o in
alto mare o piombava attraverso il blu come la sposa di Airwinger.
Allora lei era flirteggiante, ed è ancora farfalleggiarne. Lei può seguire
un’arietta ed adora un scandalo quando l’ultimo giro di posta è
passato. Va matta per l’organetto e per le coppie che camminano
quando ha fatto il suo sonnellino per cena dopo il cal cainuin e la
scrostata di abele e se ne sta assonata nella sua merlintrona, a leggere
l’Evening World. E graziosa da guardare, in lunga o tuttavestosa.
Notizie, notizie, tutte le notizie. Morte, un leopardo, ammazza un
fellah a Fez. Scene di rabbia a Stormount. Stilla Star con il suo
fortunato in filallontanamento. Ottime occasioni con le inondazioni in
Cina e udiamo queste varie voci. Ding Tams lui strombazza in giro su
quello stesso beltipo di Harry. Lei sta cercando la strada, chioccando
e ridacchiando, dentro e fuori dal loro romanzo a puntate, Les Loves
ofSelskar et Pervenche, liberamente adattato in The Novvergin’s Viv.
Ci saranno bluebelles in boccio nei sepolcri salati la notte in cui
firmerà l’ultima lacrima. Zee End. Ma quello è un mondo che va così
indietro. Fino al tempo delle leggi della pista. Niente polvere
d’argento né posticci per lei! Mentre luccicano candele lusingatrici.
Anna Stacey, come va! La spesa più stimabile tra le nobilissime,
dicono Adams and Sons, i pagadicenti bandastzionisti. I suoi capelli
sono castani come non lo sono stati mai. E inanmogliati ed increspati.
Riposati adesso! Non finnpeccare più!
Perché, sia pure sibstituto di uno stessònimo salmone vagabondo,
c’è già un uomo grande e groderick a randommaso nei locali del suo
29 Fìwiegans Wake H.C.E.
flagrant mari, jingling his tumpike keys and hearing aloft amid
thè fixed pikes of thè hunting party a high perch atop of which a
flowerpot was fixed earthside hoist with care. On his majesty, who
was, or often feigned to be, noticeably longsighted from green
youth and had been meaning to inquire what, in effect, had caused
yon causeway to be thus potholed, asking substitutionally to be
put wise as to whether paternoster and silver doctors were not
now more fancied bait for lobstertrapping honest blunt Harom-
phreyld answered in no uncertain tones very similarly with a fear-
less forehead: Naw, yer maggers, aw war jist a cotchin on thon
bluggy earwuggers. Our sailor king, who was draining a gugglet
of obvious adamale, gift both and górban, upon this, ceasing to
swallow, smiled most heartily beneath his walrus moustaches and
indulging that none too genial humour which William thè Conk
on thè spindle side had inherited with thè hereditary whitelock
and some shortfingeredness from his greataunt Sophy, tumed to-
wards two of his retinue of gallowglasses, Michael, etheling lord
of Leix and Offaly and thè jubilee mayor of Drogheda, Elcock,
(thè two scatterguns being Michael M. Manning, protosyndic of
Waterford and an Italian excellency named Giubilei according to
a later version cited by thè learned scholarch Caaavan of Can-
makenoise), in either case a triptychal religious family symbolising
puritas of doctrina, business per usuals and thè purchypatch of
hamlock where thè paddish preties grow and remarked dilsydul-
sily: Holybones of Saint Hubert how our red brother of Pour-
ingrainia would audibly fumé did he know that we have for sur-
trusty bailiwick a turnpiker who is by turns a pikebailer no sei-
domer than an earwigger! For he kinned Jom Pili with his court
so gray and his haunts in his house in thè mouming. (One stili
hears that pebble crusted laughta, japijap cheerycherrily, among
thè roadside tree thè lady Holmpatrick planted and stili one feels
thè amossive silence of thè cladstone allegibelling: Ive mies outs
ide Bourn.) Comes thè question are these thè facts of his nom-
inigentilisation as recorded and accolated in both or either of thè
collateral andrewpaulmurphyc narratives. Are those their fata
which we read in sibyliine between diesar and its nejàs? No dung
Finnegans Wake H.C.E. 3 Ibis
on thè road? And shall Nohomiah be our place like? Yea, Mulachy
our kingable khan? We shall perhaps not so soon see. Pinck
poncks that bail for seeks alicence where cumsceptres with scen-
taurs stay. Bear in mind, son of Hokmah, if so be you have me-
tlieg in your midness, this man is mountain and unto changetb
doth one ascend. Heave we aside thè fallacy, as punical as finikin,
that it was not thè king kingself but his inseparable sisters, un-
controllable nighttalkers, Skertsiraizde with Donyahzade, who
afterwards, when thè robberers shot up thè socialights, carne down
into thè world as amusers and were staged by Madame Sudlow
as Rosa and Lily Miskinguette in thè pantalime that two pitts
paythronosed, Miliodorus and Galathee. The great fact emerges
that after that historic date all holographs so far exhumed ini-
tialled by Haromphrey bear thè sigla H.C.E. and while he was
only and long and always good Dook Umphrey for thè hunger-
lean spalpeens of Lucalizod and Chimbers to his cronies it was
equally certainly a pleasant turn of thè populace which gave him
as sense of those normative letters thè nickname Here Comes
Everybody. An imposing everybody he always indeed looked,
constantly thè same as and equal to himself and magnificently well
worthy of any and all such universalisation, every time he con-
tinually surveyed, amid vociferatings from in front of Accept these
few nutties! and Take offthat white hatf relieved with Stop his Grog
and Pia It in thè Log and Loots in his (bassvoco) Boots, from good
start to happy finish thè truly catholic assemblage gathered together
in that king’s treat house of satin alustrelike above floats and foot-
lights from their assbawlveldts and oxgangs unanimously to clap-
plaud (thè inspiration of his lifetime and thè hits of their careers)
Mr Wallenstein Washington Semperkelly’s immergreen tourers
in a command performance by special request with thè courteous
permission for pious purposes thè homedromed and enliventh
performance of thè problem passion play of thè millentury, running
strong since creation, A Royal Dìvorce, then near thè approach
towards thè summit of ìts climax, with ambitious interval band
selections from The Bo Girl and The Lily on all horserie show
command nights from his viceregal booth (his bossaloner is ceil-
Yinnegans Wake H. C.E. 32bis
of his forties during a priestly flutter for safe and sane bets at thè
hippic runfields of breezy Baldoyle on a date (W. W. goes
through thè caid) easily capable of rememberance by all pickers-
up of events national and Dublin details, thè doubles of Perkin
and Paullock, peer and prole, when thè classic Encourage Hackney
Piate was captured by two noses in a stablecloth finish, ek and nek,
some and none, evelo nevelo, from thè cream colt Bold Boy
Cromwell after a clever getaway by Captain Chaplain Blount’s
roe hinny Saint Dalough, Drummer Coxon, nondepict third, at
breakneck odds, thanks to you great little, bonny little, portey
little, Winny Widger! you’re all their nappies! who in his never-
rip mud and purpular cap was surely leagues unlike any other
phantomweight that ever toppitt our timber maggies.
’Twas two pisononse Timeo ves (thè wetter is pest, thè renns are
overt and come and thè voax of thè turfur is hurled on our lande)
of thè name of Treacle Tom as was just out of pop following thè
theft of a leg of Kehoe, Donnelly and Packenhàm’s Finnish pork
and his own blood and milk brother Frisky Shorty, (he was, to be
exquisitely punctilious about them, both shorty and frisky) a tip-
ster, come off thè hulks, both of them awful poor, what was out
on thè bumaround for an oofbird game for a jimmy o’goblin or
a small thick un as chanced, while thè Seaforths was making thè
colleenbawl, to ear thè passon in thè motor clobber make use of
his law language (Edzo, Edzo on), touchin thè case of Mr Adams
what was in all thè sundays about it which he was rubbing noses
with and having a gurgle off his own along of thè butty bloke in
thè specs.
This Treacle Tom to whom reference has bepn made had
been absent from his usuai wild and woolly haunts in thè land
of counties capalleens for some time previous to that (he was, in
fact, in thè habit of frequenting common lodginghouses where
he slept in a nude state, hailfellow with meth, in strange men’s
cots) but on racenight, biotto after divers tots of hell Are, red
biddy, bull dog, blue ruin and creeping jenny, Eglandine’s choic-
est herbage, supplied by thè Duck and Doggies, thè Galop-
ping Primrose, Brigid Brewster’s, thè Cock, thè Postboy’s Hom,
Finnegans Wake H.C.E. 39bis
thè Little Old Man’s and All Swell That Aimswell, thè Cup and
thè Stirrup, he sought his wellwarmed leababobed in a hous-
ingroom Abide With Oneanother at Block W.W., (why didn’t
he back it?) Pump Court, The Liberties, and, what with
moltapuke on voltapuke, resnored alcoh alcoho alcoherently to
thè burden of / come, my horse delayed, nom num, thè sub-
stance of thè tale of thè evangelica! bussybozzy and thè rusinur-
bean (thè ‘girls’ he would keep calling them for thè collarette
and skirt, thè sunbonnet and carnation) in parts (it seemed he
was before thè eyots of martas or otherwales thè thirds of fossil-
years, he having beham with katya when lavinias had her mens
lease to sea in a psumpship doodly show whereat he was looking
for fight niggers with whilde roarses) oft in thè chilly night (thè
metagonistic! thè epickthalamorous !) during uneasy slumber in
their hearings of a small and stonybroke cashdraper’s executive,
Peter Cloran (discharged), O’Mara, an exprivate secretary of no
fixed abode (locally known as Mildew Lisa), who had passed
several nights, funnish enough, in a doorway under thè blankets
of homelessness on thè bunk of iceland, pillowed upon thè stone
of destiny colder than man’s knee or woman’s breast, and
Hosty, (no slouch of a name), an illstarred beachbusker, who,
sansj-ootie and sans scrapie, suspicioning as how he was setting
on a twoodstool on thè verge of selfabyss, most starved, with
melancholia over everything in generai, (night birman, you served
him with natigal’s nano!) had been towhead tossing on his shake-
down, devising ways and manners of means, of what he loved
to ifidalicence somehcw or other in thè nation getting a hold of
some chap’s parabellum in thè hope of taking a wing sodable
and lighting upon a sidewheel dive somewhere off thè Dullkey
Downlairy and Bleakrooky tramaline where he could throw true
and go and blow thè sibicidal napper off himself for two bits to
boldywell baltitude in thè peace and quitybus of a one sure shot
bottle, he after having being trying all he knew with thè lady’s
help of Madam Gristle for upwards of eighteen calanders to get
out of Sir Patrick Dun’s, through Sir Humphrey Jervis’s and
into thè Saint Kevin’s bed in thè Adelaide’s hosspittles (from
Finnegans Wake H.C.E. 40bis
Little Old Man and All Swell That Aimswell, dal Cup and thè Stirrup,
cercò un leababobletto benbollente nell’alloggio Abide with One-
another isolato W.W., (perché non l’ha rinforzato?) a Pump Court,
The Liberties, e, tra il motapucco sul volapucco, rirussò alco alcoo
alcoerentemente sul ritornello di Vengo, mio cavallo ritardato, nom
num, la sostanza del racconto dell’evangelico ciccacaso e rusinurbano
(le “ragazze” continuerebbe a chiamarli per il collarino e la sottana, il
cappellino da sole e il ciclamino) in parte (sembrava che fosse prima
delle idolotte di marta o altrigalles dei terzi di fossilanni, avendo lui
behanmato katya quando le lavinie avevano il loro contratto mensuale
in mare in uno spettacolo pumpincioso e doodleico per il quale
cercava negri da combattimento con ruglivalli whildaggi) spesso nella
notte fresca (matagonistico! epiccatalamoroso!) durante un dormive
glia agitato nell’udienza del commesso di un drappiere basso e in
bolletta, Peter Cloran (licenziato), di O’Mara, segretario exprivato
senza fissa dimora (conosciuto localmente come Mildew Lisa), che
aveva passato diverse notti, abbastanza funnicamente, nel vano di una
porta sotto le coperte della senzacasità sulla bancuccia d’islanda,
appoggiato alla pietra del destino più fredda delle ginocchia di un
uomo o del petto di una donna, e di Hosty, (un nome non molto
facile), uno sfortunato suonatore ambulante, che, sans roti e sans
gruzzo, sospettasioso di come stesse sentato su di un sgaboleto
sataniigneo sul verge dell’onabisso, morto di fame, con una gran
malinconia per tutto in generale, (birman di notte, gli hai servito il
nano di un natigaie!) era stato ad agitarsi acapodibarra sul suo
giaciglio, escogitando vie e maniere di mezzi, per avere quello che gli
sarebbe piaciuto ifidalicenziare in un modo o nell’altro nella nazione
impossessandosi del parabellum di qualcuno con la speranza di
prendere un volo piacevole e di imbattersi in una bettola su di un
battello con le ruote di fianco da qualche parte oltre la linea
tramaviaria di Dullkey Downlairy e Bleakrooky dove potesse colpire
giusto e mandare al diavolo la nappertendenza sibicida per due
baiocchi fino alla bealtitudine baldvellica nella pace e quittabus di una
bottiglia bevinta a colpo sicuro, lui dopo aver provato tutto quello che
sapeva con l’aiuto da signora di Madam Gristle per più di diciotto
calandrie per uscire dal Sir Patrick Dun, attraverso il Sir Humphrey
Jervis e dentro il letto di San Kevin nell’osputale di Adelaide (da
41 Finnegans Wake H.C.E.
going ladies from Hume Street in their chairs, thè bearers baited,
some wandering hamalags out of thè adjacent cloverfields of
Mosse’s Gardens, an oblate father from Skinner’s Alley, brick-
layers, a fleming, in tabinet fumant, with spouse and dog, an aged
hammersmith who had some chisellers by thè hand, a bout of
cudgel players, not a few sheep with thè braxy, two bluecoat
scholars, four broke gents out of Simpson’s on thè Rocks, a
portly and a pert stili tassing Turkey Coffee and orange shrub in
tickeyes door, Peter Pim and Paul Fry and then Elliot and, O,
Atkinson, suffering hell’s delights from thè blains of their annui-
tants’ acorns not forgetting a deuce of dianas ridy for thè hunt, a
particularist prebendary pondering on thè roman easter, thè ton
sure question and greek uniates, plunk em, a lace lappet head or
two or three or four from a window, and so on down to a few good
old souls, who, as they were juiced after taking their pledge over at
thè uncle’s place, were evidently under thè speli of liquor, from thè
wake of Tarry thè Tailor a fair girl, a jolly postoboy thinking off
three flagons and one, a plumodrole, a half sir from thè weaver’s
almshouse who clings and clings and chatchatchat clings to her, a
wholedam’s cloudhued pittycoat, as child, as curiolater, as Caoch
O’Leary. The wararrow went round, so it did, (a nation wants
a gaze) and thè ballad, in thè felibrine trancoped metre affectioned
by Taiocebo in his Casudas de Poulichinello Artahut, stump-
stampaded on to a slip of blancovide and headed by an excessively
rough and red woodcut, privately printed at thè rimepress of
Delville, soon fluttered its secret on white highway and brown
byway to thè rose of thè winds and thè blew of thè gaels, from
archway to lattice and from black hand to pink ear, village crying
to village, through thè five pussyfours green of thè united States
of Scotia Pietà—and he who denays it, may his hairs be rubbed
in dirti To thè added strains (so peacifold) of his majesty thè
flute,thatonecrooned king of inscrewments, Piggott’s purest, dello
alsoltuto, which Mr Delaney (Mr Delacey?), horn, anticipating
a perfect downpour of plaudits among thè rapsods, piped
out of his decentsoort hat, looking stili more like his purseyful
namesake as men of Gaul noted, but before of to sputabout, thè
Finnegans Wake H.C.E. 43bis
{ Attacco musicale
“La Ballata di Persse O’Reilly”
BalbacciOy balbuccio!
We had chaw chaw chops, chairs, chewing gum, thè chicken-
[pox and china chambers
Universally provided by this soffsoaping salesman.
Finnegans Wake H.C.E. 45bis
(Ripetere) Urrà per te, Hosty, ostico Hosty, cambiati quella camicia,
Rima il rann, il re di ogni rann!
Balbaccio, balbuccio!
Avevamo braciole niam-niam, brande, brustolini, brucellosi e brocche
[da notte
Universalmente forniti da questo piazzista piaggiatore.
46 Einnegans Wake H.C.E.
Lift it, Hosty, lift it, ye devii ye! up with thè rann- thè rhyming
[ranni
Grandissima sfortuna ai flutti che hanno portato fino alla nostra isola
Il peschereccio di quel vichingo hammerfastoso
E maledetto dai Gali sia il giorno in cui la baia di Eblana
Vide la sua corazzata black and tan.
(Coro) Vide la sua corazzata.
Sulla barra del porto.
tela lo stanno ancora fischiettando dopo il dum del dum della sua tela.
Ei fù. Il di lui marito, il povero vecchio A’Hara (Okaroff?) in quel
tempo umiliato dalle cose e malandato, cantano, accettò di (Sasa-
nach!) arruolarsi nell’ardregio esercito alla conclusione della guerra di
Crimea e, dopo aver fatto volare le sue oche selvatiche, solohn tra la
folla ad ammonivagare ancora come Shuley Luney, entrò nella
cavalleria di Tyrone, i bianchi d’Irlanda, e fece il soldato per un po’
con Wolsey sotto il finto nome di Bianco Fusilovna Bucklovitch
(spurio) dopo di che la cathairnacchia e le marmoree sale del
Columbarium di Pump Court, residenza dei vecchi re del mare, si
squadrarono e al lorc orbo disserm ahi, perché trapela che dall’altra
parte dell’acqua successe che morì inauspicatamente sul campo della
Cornix di Vasileff con la sua unità, dicendo, questo sfoglio papale
datelo al vecchio, la ciccolatta bona per la mandre louthgale. Booyil. Il
caro Paul Horan, povero vecchio, per soddisfare le sue aspirazioni
letterarie come pure criminali, dietro suggerimento insinuato dall’iu-
dice nella scemenza dello sproloquio, così dice la Dublin Intelligence,
fu scaraventato in un Ridley per pazzienti nelle contee settentrionali.
Sotto il nome di Orani potrebbe essere stato il generico della
compagnia capace di sostenere parti lunghe con un breve preavviso. E
stato. Sordid Sam, un buon diavolo di duro deblanciere, il nonlavato,
sempre hinfastidito dal suo ham, il nondesiderato, ad una parola di
Israfel il Convocatore, passò di questa vita senza penare dopo le
lanterne vincenze dell’esistenza in una notte di Ognissanti, ebro e
come natura lo fece, spinto dal Didietro nel grande Dilà dalle botte di
piedi colincloutategli sulla colonna e sull’atlante battisternato e
battiscapolato e battisfenoidato e battischienato dai suoi ultimi
codormienti taccabrighe in carne e pesce, un nordvegese e il suo
compare della classe dei corsheari. Se anche l’ultimo sguoccio
glimtava il suo bering si dice che questo ponzabeone teatrale (i buttati
in platea lo hanno sopramotteggiato “Buco del suggeritore”) abbia
detto solennemente — come se avesse preso un breve ponzagoccio
ma fosse caduto testavanti come un basspersico precipitato collingiù
dentro a un cestino col coperchio (fregato!): I miei per dreami,
O’Loughlins, si sono sverificati! Ora che le centuple centità dei miei
egoimpulsi come li chiama Micholas de Cusak, — da tutti i quali nel
mio quidiseguito d’accorsamente mediante ricorso mi dimissiono —
per la coincidenza dei loro contrari riamalgamergono in quella
50 Finnegans Wake H.C.E.
Downaboo! Hup, boys, and hat him! See! Oilbeam they’re lost
we’ve found rerembrandtsers, their hours to date link these heirs
to here but wowhere are those yours of Yestersdays? Farseeinge-
therich and Poolaulwoman Charachthercuss and his Ann van
Vogt. D.e.e.d! Edned, ended or sleeping soundlessly? Favour
with your tongues! Intendile!
Any dog’s life you list you may stili hear them at it, like sixes
and seventies as eversure as Halley’s comet, ulemamen, sobran-
jewomen, storthingboys and dumagirls, as they pass its bleak and
bronze portai of your Casaconcordia: Huru more Nee, minny
frickans? Hwoorledes har Dee det? Losdoor onleft mladies, cue.
Millecientotrigintadue scudi. Tippoty, kyrie, tippoty. Cha kai
rotty kai makkar, sahib? Despenseme Usted, senhor, en son suc
co, sabez. O thaw bron orm, A’Cothraige, thinkinthou gaily?
Lick-Pa-flai-hai-pa-Pa-li-si-lang-lang. Epi alo, ecou, Batiste, tu-
vavnr dans Lptit boing going. Ismeme de bumbac e meias de por-
tocallie. O.O. Os pipos mios es demasiada gruarso por O pic
colo pocchino. Wee fee? Ung duro. Kocshis, szabad? Mercy, and
you? Gomagh, thak.
And, Cod, says he with mugger’s tears: Would you care to
know thè prise of a Hard? Maggis, nick your nightynovel! Mass
Taverner’s at thè mike again! And that bag belly is thè buck
to goat it! Meggeg, m’gay chapjappy fellow, I cali our univalse
to witness, as sicker as moyliffey eggs is known by our good
househalters from yorehunderts of mamooth to be which they
commercially are in ahoy high British quarters (conventional!)
my guesthouse and cowhaendel credits will immediately stand
ohoh open as straight as that neighbouring monumenti fabrica-
tion before thè hygienic gllll (this was where thè reverent sab-
both and bottlebreaker with fìrbalk forthstretched touched upon
his tricoloured boater, which he uplifted by its pickledhoopy (he
gave Stetson one and a penny for it) whileas oleaginosity of an-
cestralolosis sgocciolated down thè both pendencies of his mut-
sohito liptails (Sencapetulo, a more modestuous conciliabulite
never curled a tom pocketmouth), cordially inwiting thè adul-
lescence who he was wising up to do in like manner what all did
Finnegans Wake H.C.E. 54bis
cosa che tutti fecero come lui fu in grado di aggiungere) lobo davanti
al Grande Maestro di scuola. (Non vi racconto storie.) Sorridete!
La casa di Atreox è crollata poveramente (Uyam, Ilyum! Maero-
mor Mournomates!) surl’orlo del maleficio come i mundibanchi di
Fennyana, ma le fossa dei monti s’alzeranno ancora. La vita^ lui stesso
ha detto una volta, (il suo biografistolo, infatti, lo uccide, se non
ancora, verysoon) è una veglia, vivilasciala o criccoglila, e sulla branda
del nostro sudapane giace il messedavere del nostro germenitore,
frase che il fondatore del mondo secondo le leggi potrebbe pretinata-
mente scrivere attraverso il frontepetto di tutti i natiduomogremban.
La scena, rianimata, ridestata, non doveva mai essere dimenticata, con
la hallina e il crociato eternintermutuomergenti, perché più tardi nel
secolo uno di quella banda meno anziana di furettatori di fatti, (allora
un exfunzionario (fuori dalle casupole della dogana) (in pensione),
(offeso), per la legge dei sessantacinque) in abito nero alla moda ed
elegante e burlington color tanè ed eravamo luccicanti, (tam, homd e
dicky, quopriquo e bisijagd) la provò, con pippa che puntava, con un
solenne inchino (copiato) per un cugino omonimo del povero
arcidiacono F.X. Preserved Coppinger (un tipo caldo alle sue notti,
che la mandre di guardio possa aver mietà di lui!) in un pulldonna
della nostra prima transiberniana con un particolare ancora più triste
che è un infilzacuori dagaduga come nessuno per cavare colme coppe
da occhi marmorizzati. Ciclopticamente attraverso i finestrini circolari
e con mulinanti sgomenti gli occhi rotondi dei rundreiser, dorso a
dorso, culo a culone, sul cantalessino aerlandese, guardavano con
inturistato anteresse il vestito inseguire l’ignudo, l’ignudo il verde, il
verde il gelido, il gelido il rivestito, mentre il convoglio girava
incircularmente abbondio al gigàntigo albero della vita, il nostro
blomsterbohm rattrofoglio fortunfatuato, fenice della nostra brullità,
haltero, cacuminale, erubescente (ripetizione!) le cui radici sono
asche con lustri di peine. Perché tanto spesso quanto l’Arcicadeno,
deposizionando 17mA Field e implorando i loro auricolari perché
ricettacolassero i particolari prima che fossero trombati a Castlebar
(matti ed amar!) ne parlava a richiesta generale, ascoltando in questa
nuova variante della parte per mezzo della quale, a causa del Dyas
nella sua machina, col grignante grimaldismo della nuova garrickgio-
ne che ipostasizzava mediante substintuazione l’orerotundità assioma
tica di quell’untempo gran vecchio elrington balldello, la descriziqne
56 Einnegans Wake H.C.E.
raised thè rains have levelled but we hear thè pointers and can
gauge their compass for thè melos yields thè mode and thè mode
thè manners plicyman, plansiman, plousiman, plab. Tsin tsin tsin
rsin! The forefarther folkers for a prize of two peaches with
Ming, Ching and Shunny on thè lie low lea. We’ll sit down on
thè hope of thè ghouly ghost for thè titheman troubleth but his
hantitat hies not here. They answer from their Zoans; Hear thè
four of them! Hark torroar of them! I, says Armagh, and a’m
proud o’it. I, says Clonakilty, God help us! I, says Deansgrange,
and say nothing. I, says Barna, and-whatabout it? Hee haw! Be
fore he fell hill he filled heaven: a stream, alplapping streamlet,
coyly coiled um, cool of her curls: We were but thermites then,
wee, wee. Our antheap we sensed as a Hill of Alien, thè Barrow
for an People, one Jotnursfjaell: and it was a grummelung amung
thè porktroop that wonderstruck us as a thunder, yunder.
Thus thè unfacts, did we possess them, are too imprecisely
few to warrant our certitude, thè evidencegivers by legpoll too
untrustworthily irreperible where his adjugers are semmingly
freak threes but his judicandees plainly minus twos. Neverthe-
less Madam’s Toshowus waxes largely more lifeliked (entrance,
one kudos; exits, free) and our notional gullery is now com-
pletely complacent, an exegious monument, aerily perénnious.
Oblige with your blackthoms; gamps, degrace! And there many
have paused before that exposure of him by old Tom Quad, a
flashback in which he sits sated, gowndabout, in clericalease ha-
bit, watching bland sol slithe dodgsomely into thè nethermore,
a globule of maugdleness about to corrugitate his mild dewed
cheek and thè tata of a tiny victorienne, Alys, pressed by his
limper looser.
Yet certes one is. Eher thè following winter had overed thè
pages of nature’s book and till Ceadurbar-atta-Cleath became
Dablena Tertia, thè shadow of thè huge outlander, maladik, mult-
vult, magnoperous, had bulked at thè bar of a rota of tribunals in
manor hall as in thieves’ kitchen, mid pillow talk and chithouse
chat, on Marlborough Green as through Molesworth Fields, here
sentenced prò tried with Jedburgh justice, there acquitted con-
Finnegans Wake H.C.E. 57bis
boleros one games with at thè Nivynubies’ finery ball and your
upright grooms that always come tight up with you (and by jingo
when they do!) what else in this mortai world, now ours, when
meet there night, mid their nackt, me there naket, made their
nought thè hour strikes, would bring them rightcame back in thè
flesh, thumbs down, to their orses and their hashes.
To proceed. We might leave that nitrience of oxagiants to take
its free of thè air and just analectralyse that very chymerical com-
bination, thè gasbag where thè warderworks. And try to pour
somour heiterscene up thealmostfere. In thè bottled heliose case
continuing, Long Lally Tobkids, thè special, sporting a fine breast
of medals, and a conscientious scripturereader to boot in thè brick
and tin choorch round thè coroner, swore like a Norewheezian
tailliur on thè stand before thè proper functionary that he was up
against a right querrshnorrt of a mand in thè butcher of thè blues
who, he guntinued, on last epening after delivering some car-
casses mattonchepps and meatjutes on behalf of Messrs Otto
Sands and Eastman, Limericked, Victuallers, went and, with his
unmitigated astonissment, hickicked at thè dun and dorass against
all thè runes and, when challenged about thè pretended hick (it
was kickup and down with him) on his solemn by thè imputant
imputed, said simply: I appop pie oath, Phillyps Captain. You
did, as I sostressed before. You are deepknee in error, sir, Madam
Tomkins, let me then teli you, replied with a gentlewomanly
salaam MackPartland, (thè meatman’s family, and thè oldest in
thè world except nick, name.) And Phelps was flayful with his
peeler. But his phizz fell.
Now to thè obverse. From velveteens to dimities is barely a
fivefinger span and hence these camelback excesses are thought
to have been instigated by one or either of thè causing causes of
all, those rushy hollow heroines in their skirtsleeves, be she ma
gretta be she thè posque. Oh! Oh! Because it is a horrible thing
to have to say to say to day but one dilalah, Lupita Lorette, short-
ly after in a fit of thè unexpectednesses drank carbolic with all
her dear placid life before her and paled off while thè other
soiled dove that’s her sister-in-Iove, Luperca Latouche, finding
Finnegans Wake H.C.E. 67bis
one day while dodging chores that she stripped teasily for binocu-
lar man and that her jambs were jimpjoyed to see each other, thè
nautchy girly soon found her fruitful hat too small for her and
rapidly taking time, look, she rapidly took to necking, partying
and selling her spare favours in thè haymow or in lumber closets
or in thè greenawn ad huck (there are certain intimacies in all
ladies’ lavastories we just lease to imagination) or in thè sweet
churchyard dose itself for a bit of soft coal or an array of thin
trunks, serving whom in fine that same hot coney a la Zingara
which our own little Graunya of thè chilired cheeks dished up
to thè greatsire of Oscar, that son of a Coole. Houri of thè coast
of emerald, arrah of thè lacessive poghue, Aslim-all-Muslim, thè
resigned to her surrender, did not she, come leinster’s even, true
dotter of a dearmud, (her pitch was Forty Steps and his perch old
Cromwell’s Quarters) with so valkirry a licence as sent many a
poor pucker packing to perdition, again and again, ay, and again
sfidare him, tease fido, eh tease fido, eh eh tease fido, toos top-
ples topple, stop, dug of a dog of a dgiaour, yei Angealousmei!
And did not he, like Arcoforty, farfar off Bissavolo, missbrand
her behaveyous with iridescent huecry of down right mean false
sop lap sick dope? Tawfulsdreck! A reine of thè shee, a shebeen
quean, a queen of pranks. A kingly man, of royal mien, regally
robed, exalted be his glory! So gave so take: Now not, not now!
He would just a min. Suffering trumpet! He thought he want.
Whath? Hear, O hear, living of thè land! Hungreb, dead era,
hark! He hea, eyes ravenous on her lippling lills. He hear her voi
of day gbn by. He hears! Zay, zay, zay! But, by thè beer of his
profit, he cannot answer. Upterputty till rise and shine! Nor needs
none shaft ne stele from Phenicia or Little Asia to obelise on
thè spout, neither pobalclock neither folksstone, nor sunkenness
in Tomar’s Wood to bewray how erpressgangs score off thè rued.
The mouth that tells not will ever attract thè unthinking tongue
and so long as thè obseen draws theirs which hear not so long
till allearth’s dumbnation shall thè blind lead thè deaf. Tatcho,
tawney yeeklings! The column of lumps lends thè pattrin of thè
leaves behind us. If violence to life, limb and chattels, often as
Einnegans Wake H.C.E. 68bis
from Osterich, thè U.S.E. paying (Gaul save thè mark!) n/- in
theweek (Gosh, these wholly romads!) of conscience money in
thè first deal of Yuly wheil he was, swishing beesnest with bles-
sure, and swobbing broguen eeriesh myth brockendootsch, mak-
ing his reporterage on Der Fall Adams for thè Frankofurto Siding,
a Fastland payrodicule, and er, consstated that one had on him
thè Lynn O’Brien, a meltoned lammswolle, disturbed, and wider
he might thè same zurichschicken other he would, with tosend
and obertosend tonnowatters, one monkey’s damages become.
Now you must know, franksman, to make a heart of glass, that
thè game of gaze and bandstand butchery was merely a Patsy
O’Strap tissue of threats and obuses such as roebucks raugh at
pinnacle’s peak and after this sort. Humphrey’s unsolicited visitor,
Davy or Titus, on a burgley’s clan march from thè middle west,
a hikely excellent crude man about road who knew his Bullfoost
Mountains like a starling bierd, after doing a long dance untidled
to Cloudy Green, deposend his bockstump on thè waityoumay-
wantme, after having blew some quaker’s (for you! Oates!) in
through thè houseking’s keyhole to attract attention, bleated
through thè gale outside which thè tairor of his clothes was hog-
callering, first, be thè hirsuiter, that he would break his bulshey-
wigger’s head for him, next, be thè heeltapper, that he would
break thè gage over his lankyduckling head thè same way he
would crack a nut with a monkeywrench and, last of all, be thè
stirabouter, that he would give him his (or theumperom’s or any-
bloody else’s) thickerthanwater to drink and his bleday steppe-
brodhar’s into thè bucket. He demanded more wood alcohol to
pitch in with, alleging that his granfather’s was all taxis and that
it was only after ten o’connell, and this his isbar was a public
oven for thè sake of irsk irskusky, and then, not easily dis-
couraged, opened thè wrathfloods of his atillarery and went on at
a wicked rate, weathering against him in mooxed metaphores
from eleven thirty to two in thè aftemoon without even a lunch-
eonette interval for House, son of Clod, to come out, you jew-
beggar, to be Executed Amen. Earwicker, that pattemmind, that
paradigmatic ear, receptoretentive as his of Dionysius, longsuffer-
Finnegans Wake H.C.E. 70bis
più discosto della sua serra, dietro muri costruiti durante la carestia,
con un thermos ed un flabello ripidiano a fianco ed un baffo setoloso
da tricheco come stuzzicazanne, compilò, mentre si lamentava per la
fuga delle sue guinesoche selvatiche, un lungo elenco (ora si teme in
parte perduto) da tenere in archivio di tutti gli epiteti ingiuriosi con
cui era stato chiamato (siamo stati costretti per l’esultanza di loidies
raffoinate ind’i maldiceumori di Milltown eccetera da Joséphine
Brewster nella collisione nota come Contrastazioni con Inkermann ed
ovvia ed owiavanti, lacies in loottive wateracque, fleeberi, come corpi
celesti, una turva clonica): Primanottista, informatore, vecchio scemo,
whiggerale giallo, spiga di grano, goldico geit, bellezza boglatrina, siculo
abbiamo avuto le sue badanne, maiale di York, facciabuffa, al bàngolo
di Baggotty andò a battere , unto con il burro, ospici all’oriaperta,
cainopiuabile, l’ottava meravigliosa meraviglia d’irlanda, batti il mio
prezzo, godsoilmanno, Moonface il mazzatore, beffone bianco e beioso,
sprazzo di sole a mezzanotte, spostate quella bibbia, publocazione
ebdomadaria, Tummer il lamo il tirannico, blau clay, cotto prima di
colazione, spiega la tua pantoburla, disturbo acustico, pensa d’essere
blastedetto il buon dook d’Ourguile, W.D’s grazia, gibborbottante
haiamouth di Dublino, suo fardre era un mundzucker e lei l’ha avuto in
una bevitoia, Burnham e Bailey, artista, indegno della semplice
religione protestante, Terry Cotter, benvenuto a Waterfood firmato i
Ribbonmen, Lobsterpot lardelloso, tutto per l’arturo di questa città,
hooshcacciò il gatto dal bacon, Donald giacodicuoio, l’asso e il duavolo
del pauperimento, i divertimenti di O’Reilly a baciare l’uomo dietro il
borrel, Magogagog, tontolone pozzafetta, ghibellino gottoso, luterò in
libertà, Hova Cova d’Egallo, motagita le pianacque, felegcità davanti al
wicketmonio, divorzio da te marito, Tanner e makesoldini, va a Hellena
o capita da Connies, Piobaldo puffpuffa alle stelle la sua sposa, epurato
dal Burke, non è affatto mio causino, barebaro, persona peculiare,
facktotem del grugnoso orbagianni, aristocratico da dodici mesi,
licantropo, Flunkey Beadle improvvisa il motivetto lasciando capire che
è luningo, tuono e torba accasati a Clandorf scarpa sinistra inviata in
esame, ingombro sul sacro terreno di Lord, arschmann tegolatrante,
yuca di barra, piaghe predilette di Tommy Furlong, archdukon
Cabbanger, ultimo più in là del postpalo, Kennealey non ti distingue-
H Finnegans Wake H.C.E
his langwedge and quite quit thè paleologic scene, telling how
by his selfdenying ordnance he had left Hyland on thè dissenting
table, after exhorting Earwicker or, in slightly modifìed phrase-
ology, Messrs or Missrs Earwicker, Seir, his feminisible name of
multitude, to cocoa come outside to Mockerloo out of that for
thè honour of Crumlin, with his broody old flishguds, Gog’s
curse to thim, so as he could brianslog and burst him all dizzy,
you go bail, like Potts Fracture did with Keddle Flatnose and
nobodyatall with Wholyphamous and build rocks over him, or
if he didn’t, for two and thirty straws, be Cacao Campbell, he
didn’t know what he wouldn’t do for him nor nobody else no
more nor him after which, batell martell, a brisha a milla a stroka
a boola, so thè rage of Malbruk, playing on thè least change of
his manjester’s voice, thè fìrst heroic couplet from thè fuguall
tropical, Opus Elf, Thortytoe: My schemes into obeyance for This
time has had to fall: they bit goodbyte to their thumb and, his
bandol eer his solgier, dripdropdrap on pool or poldier, wishing
thè loff a falladelfian in thè morning, proceeded with a Hubble-
forth slouch in his slips backwords (Et CurHeli/') in thè directions
of thè duff and demb institutions about ten or eleven hundred
years lurch away in thè moonshiny gorge of Patself on thè Bach.
Adyoe!
And thus, with this rochelly exetur of Bully Acre, carne to
dose that last stage in thè siegings round our archicitadel which
we would like to recali, if old Nestor Alexis would wink thè
worth for us, as Bar-le-Duc and Dóg-an-Doras and Bangen-op-
Zoom.
Yed he med leave to many a door beside of Oxmanswold for
so witness his chambered cairns a cloudletlitter silent that are at
browse up hill and down coombe and on eolithostroton, at
Howth or at Coolock or even at Enniskerry, a theory none too
rectiline of thè evoluation of human society and a testament of
thè rocks from all thè dead unto some thè living. Olivers lambs
we do cali them, skatterlings of a stone, and they shall be ga-
thered unto him, their herd and paladin, as nubilettes to cumule,
in that day hwen, same thè lightning lancer of Azava Arthur-
Finnegans Wake H.C.E. 73bis
took thè ham of, thè plain being involved in darkness, low cirque
waggery, nay, even thè first old wugger of himself in thè flesh,
whiggissimus incamadined, when falsesighted by thè ifsuchhewas
bully on thè hill for there had circulated freely fairly among his
opposition thè feeling that in so hibemating Massa Ewacka, who,
previous to that demidetached life, had been known of barmi-
cidal days, cook said, between soups and savours, to get outside
his own length of rainbow trout and taerts atta tam as no man
of woman bom, nay could, like thè great crested brebe, devour
his threescoreten of roach per lifeday, ay, and as many minnow a
minute (thè big mix, may Gibbet choke him!) was, like thè salmon
of his ladderleap all this time of totality secretly and by suckage
feeding on his own misplaced fat.
Ladies did not disdain those pagan ironed times of thè first
city (called after thè ugliest Danadune) when a frond was a friend
inneed to carry, as earwigs do their dead, their soil to thè earth-
ball where indeeth we shall cairn decline, our legacy unknown.
Venuses were gigglibly temptatrix, vulcans guffawably eruptious
and thè whole wives’ world frockful of fickles. Fact, any human
inyon you liked any erenoon or efter would take her bare godkin
out, or an even pair of hem, (lugod! lugodoo!) and prettily pray
with him (or with em even) everyhe to her taste, long for luck,
tapette and tape petter and take pettest of all. (Tip!) Wells she’d
woo and wills she’s win but how thè deer knowed where she’d
marry! Arbour, bucketroom, caravan, ditch? Coach, carriage,
wheelbarrow, dungcart?
Kate Strong, a widow (Tiptip!) — she pulls a lane picture for
us, in a dreariodreama setting, glowing and very vidual, of old
dumplan as she nosed it, a homelike cottage of elvanstone with
droppings of biddies, stinkend pusshies, moggies’ duggies, rotten
witchawubbles, festering rubbages and beggars’ bullets, if not
worse, sending salmofarious germs in gleefully through thè
smithereen panes — Widow Strong, then, as her weaker had
tumed him to thè wall (Tiptiptip!), did most all thè scavenging
from good King Hamlaugh’s gulden dayne though her lean
besom cleaned but sparingly and her bare statement reads that,
Finnegans Wake H.C.E. 79bis
individuo di cui prese l’ham, dato che la pianura era avvolta nell’oscurità,
delle whiggeramenità da chiusa bassa, o meglio, perfino il primo vecchio
wuggerone di se stesso in carne ed ossa, il whiggissimus incarnatino,
quando fu malawistato dall’attaccabrighe setalera sulla collina perché
era circolata spontaneamente e scientemente tra i suoi oppositori la sen
sazione che svernoziando così Massa Ewacka, di cui, prima di quella vita
semistaccata, si sapeva dai giorni barmicidali, come disse il cooko, che
tra minestre e mostarde, si faceva fuori la sua parte quant’era lunga di
trote arcobaleno e taerte cotte a tarnpuntino come nessun uomo nato da
donna, anzi poteva, come lo scasso maggiore dal ciuffo, divorare la sua
settantina di blatte ogni giorno della sua vita, sì, e moltissimi minuzzini al
minuto (quel gran mischione, che Gibbet possa soffocarlo! ), si nutriva,
come il salmone del suo laderlippo, per tutto questo tempo di totalità
clandestinamente e socaggiucciando del proprio grasso maldistribuito.
Le signore non disprezzarono quegli Ironati Times pagani della
prima città (chiamata col nome del più brutto danadunese) quando una
mica nel sogno era un’amica davvero da portare, come le earvigghie
fanno coi loro morti, le loro feci alla palla di terra dove da morti calmi
declineremo, col nostro lascito sconosciuto. Leveneri erano sottecchia-
mente temptatrix, i vulcani sghignazzamente eruziosi e mezzo mondo
delle monne forgonnellante di fecchie frasche. Fatti, qualsiasi ingheana
umana che vi sia piaciuta un priameriggio o poi porterebbe fuori il
nudo idoletto, o un paio uguali l’uno all’hamtro, (lugoddio! lugodod-
dio!) e pregherebbe prontamente con himolui (o anche con emoloro)
ognilui al di lei piacere, bramando la buona sorte, tapette e tappa il
penero e tacca il petterissimo di tutti. (Dan!) Wells lei lo woorrebbe e
willsicuro lei wincerebbe ma come farà la daineretta a sappere dove si
mariterebbe? Andito, brolo, carrozzon, dogaia? Carriola, carro, bidon,
diligenza?
Kate Strong, vedova (Dandan!) — ristampa per noi un ritratto
laneroso, in uno scenario da dreariodramma, tutta agitata e veramente
viduale, della vecchia dumplan come lei l’ha annosciuta, una homoda
casetta di elvanpietra con sterco di biddyalline, micciolini stinkendenti,
caggolini di mogghi, verdedure marce, immondietà in decomposizione
e pallottole dei pezzenti, se non di peggio, che spedivano gaiamente
dentro dei germi salmofarici attraverso i vetri smiderinati — la vedova
Strong, dunque, mentre il suer wickero lo aveva messo contro il muro
(Dandandan!) fece ssoché tutto lo spazzinaggio dai gulden dayne del
gioviale re Hamlaugh sebbene il suo sparuto scoperto pulisse solo
parsimoniosamente e la sua spoglia dichiarazione dice che, non essen-
80 Finnegans Wake H.C.E.
to one and oppositely from thè other on its law of capture and
recapture), under thè All In rules around thè booksafe, fighting
like purple top and tipperuhry Swede, (Secremented Servious of
thè Divine Zeal !) and in thè course of their tussle thè toller man,
who had opened his bully bowl to beg, said to thè miner who
was carrying thè worm (a handy term for thè portable distillery
which consisted of three vats, two jars and several bottles though
we purposely say nothing of thè stiff, both parties having an
interest in thè spirits): Let me go, Pautheen! I hardly knew ye.
Later on, after thè solstitial pause for refleshmeant, thè same
man (or a different and younger him of thè same ham) asked in
thè vermicular with a very oggly chew-chin-grin: Was six vic-
tolios fifteen pigeon takee offa you, teli he me, stlongfella, by
picky-pocky ten to foul months behindaside? There were some
further collidabanter and severe tries to convert for thè best part
of an hour and now a woden affair in thè shape of a webley (we
at once recognise our old friend Ned of so many illortemporate
letters) fell from thè intruser who, as stuck as that cat to that
mouse in that tube of that christchurch organ, (did thè imnage of
Girl Cloud Pensive flout above them light young charm, in
ribbons and pigtail?)whereupon became friendly and,saying not,
his shirt to tear, to know wanted, joking and knobkerries all
aside laying, if his change companion who stuck stili to thè in-
vention of his strongbox, with a tenacity corrobberating their
mutuai tenitorial rights, happened to have thè loots change of
a tenpound crickler about him at thè moment, addling that hap
so, he would pay him back thè six vics odd, do you see, out of
that for what was taken on thè man of samples last Yuni or Yuly,
do you follow me, Capn? To this thè other, Billi with thè Boule,
who had mummed and mauled up to that (for he was hesitency
carried to excelcism) rather amusedly replied: Woowoo would
you be grossly surprised, Hill, to leam that, as it so happens, I
honestly have not such a thing as thè loo, as thè least chance of
a tinpanned crackler anywhere about me at thè present moho-
moment but I believe I can see my way, as you suggest, it
being Yuletide or Yuddanfest and as it’s mad nuts, son, for you
Yinnegans Wake H.C.E. 82bis
when it’s hatter’s hares, mon, for me, to advance you something
like four and sevenpence between hopping and trapping which
you might just as well have, boy baches, to buy J. J. and S. with.
There was a minute silence before memory’s fire’s rekindling and
then. Heart alive! Which at very fìrst wind of gay gay and whisk-
wigs wick’s ears pricked up, thè starving gunman, strike Him
pink, became strangely cairn and forthright sware by all his lards
porsenal that thè thorntree of sheol might ramify up his Sheo-
fon to thè lux apointlex but he would go good to him suntime
marx my word fort, for a chip off thè old Flint, (in thè Nichtian
glossery which purveys aprioric roots for aposteriorious tongues
this is nat language at any sinse of thè world and one might as
fairly go and kish his sprogues as fail to certify whether thè
wartrophy eluded at some lives earlier was that somethink like a
jug, to what, a coctable) and remarxing in languidoily, seemingly
much more highly pleased than tongue could teli at this opening
of a lifetime and thè foretaste of thè Dun Bank pearlmothers
and thè boy to wash down which he would feed to himself in
thè Ruadh Cow at Tallaght and then into thè Good Woman at
Ringsend and after her inat Conway’s Inn at Blackrock and, first
to fall, cursed be all, where appetite would keenest be, atte,
funeral fare or fun fain reai, Adam and Eve’s in Quantity Street
by thè grace of gamy queen Tailte, her will and testament: You
stunning little southdowner! l’d know you anywhere, Declaney,
let me truthfully teli you in or out of thè lexinction of life and
who thè hell else, be your bianche patch on thè boney parti
Goalball l’ve struck this daylit diciate night of nights, by golly!
My hat, you have some bully German grit, sundowner! He
spud in his faust (axin); he toped thè raw best (pardun); he
poked his pick (a tip isa tap): and he tucked his friend’s leave. And,
with Frencli hen or thè portlifowlium of hastes and leisures, about
to continue that, thè queer mixture exchanged thè pax in embrace
or poghue puxy as practised between brothers of thè same breast,
hillelulia, killelulia, allenalaw, and, having ratified before thè
god of thè day their torgantruce which belittlers have schmall-
kalled thè treatyng to cognac, tuming his fez menialstrait in thè
Finnegans Wake H.C.E 83bis
in thè bottol of thè river and all his crewsers stock locked in thè
burrai of thè seas!) who, when within thè black of your toenail,
sir, of being mistakenly ambushed by one of thè uddahveddahs,
and as dose as made no matter, mam, to being kayoed offhand
when thè hyougono heckler with thè Peter thè Painter wanted
to hole him, was consistently practising thè first of thè primary
and imprescriptible liberties of thè pacific subject by circulating
(be British, boys to your bellybone and chuck a chum a chance!)
alongst one of our umphrohibited semitary thrufahrts, open to
buggy and bike, to walk, Wellington Park road, with thè curb
or quaker’s quacknostrum under his auxter and his alpenstuck in
his redhand, a highly commendable exercise, or, number two of
our aera legìtima plebeia^ on thè brink (beware to baulk a man at
his will!) of taking place upon a public seat, to what, bare by
Butt’s, most easterly (but all goes west!) of blackpool bridges, as
a public protest and naturlikevice, without intent to annoy either,
being praisegood .thankfully for thè wrathbereaved ringdove and
thè fearstung boaconstrictor and all thè more right jollywell
pleased, which he was, at having other people’s weather.
But to return to thè atlantic and Phenitia Proper. As if that
were not to be enough for anyone but little headway, if any, was
made in solving thè wasnottobe crime cunundrum when a child
of Maam, Festy King, of a family long and honourably associ-
ated with thè tar and feather Industries, who gave an address in
old plomansch Mayo of thè Saxons in thè heart of a foulfamed
potheen district, was subsequently haled up at thè Old Bailey
on thè calends of Mars, under an incompatibly framed indietment
of both thè counts (from each equinoxious points of view, thè one
fellow’s fetch being thè other follow’s person) that is to see, flying
cushats out of his ouveralls and making fesses immodst his forces
on thè field. Oyeh! Oyeh! When thè prisoner, soaked in methyl-
ated, appeared in dry dock, appatently ambrosiaurealised, like
Kersse’s Korduroy Karikature, wearing, besides stains, rents and
patches, his fìght shirt, straw braces, souwester and a policeman’s
corkscrew trowswers, all out of thè true (as he had purposely tom
up all his cymtrymanx bespokes in thè mamertime), deposing for
Vinnegans Wake H.C.E. 85bis
his exution with all thè fluors of sparse in thè royal Irish vocabulary
how thè whole padderjagmartin tripiezite suet and all thè sulfeit
of copperas had fallen off him quatz unaccountably like thè
chrystalisations of Alum on Even while he was trying for to stick
fire to himcell, (in feacht he was dripping as he found upon strip-
ping for a pipkin ofmalt as he feared thè coold raine) it was
attempted by thè crown (P.C. Robort) to show that King, elois
Crowbar, once known as Meleky, impersonating a climbing boy,
rubbed some pixes of any luvial peatsmoor o’er his face, plucks
and pussas, with a clanetourf as thè best means of disguising
himself and was to thè middlewhite fair in Mudford of a Thoors-
day, feishts of Peeler and Pole, under thè illassumed names of
Tykingfest and Rabworc picked by him and Anthony out of a
tellafun book, ellegedly with a pedigree pig (unlicensed) and a
hyacinth. They were on that sea by thè plain of Ir nine hundred
and ninetynine years and they never cried crack or ceased from
regular paddlewicking till that they landed their two and a
trifling selves, amadst carnei and ass, greybeard and suckling,
priest and pauper, matrmatron and merrymeg, into thè meddle
of thè mudstorm. The gathering, convened by thè Irish Angri-
cultural and Prepostoral Ouraganisations, to help thè Irish muck
to look his brother dane in thè face and attended thanks to
Larry by large numbers, of christies and jew’s totems, tospite of
thè deluge, was distinctly of a scattery kind when thè bally-
bricken he could get no good of, after cockofthewalking through
a few fancyfought mains ate some of thè doorweg, thè pikey
later selling thè gentleman ratepayer because she, Francie’s sister,
that is to say, ate a whole side of his (thè animal’s) sty, on a
struggle Street, Qui Sta Troia, in order to pay off, hiss or lick,
six doubloons fifteen arrears of his, thè villain’s not thè rumbler’s
rent,
Remarkable evidence was given, anon, by an eye, ear, nose
and throat witness, whom Wesleyan chapelgoers suspected of
being a plain clothes priest W.P., situate at Nullnull, Medicai
Square, who, upon letting down his rice and peacegreen cover-
disk and having been sullenly cautioned against yawning while
Finnegans Wake H.C.E. 86bis
dei gioiboi, da Pat Mullen, Tom Mallon, Dan Meldon, Don Maldon
un picnic battibutta matto a Moate dai Muldoons. L’uomo solido
salvato dalla sua scioccata monna. Scaradumpkinga via come una
cassa in fiamme. L’olmo che geme sulla vetta l’ha detta alla pietra che
si lamenta quando viene percossa. Una folata la stracciò. Un flutto la
sostenne. Una zampogna ne fabulò. Un mozzo di stalla fuggì via con
lei. Un polso la ruppe e feroce fu la faida. Una pollastra la ritrovò e
una promessa pignorò la pace. Fu ripiegata con destrezza, sigillata col
delitto, stringata da una puttana, slegata da un demonietto. Era la
vita, ma era leggiadra? Era libera, ma era arte? Gli old hunks sulla
collina l’hanno letta alla perleczione. Fece far festa a ma e sissi la tese
tanto timida e strofinò via da Shem un po’ di splendore e sottopose
Shaun a un po’ di shamergogna. Eppure Una ed Ita spandono carestia
con siccità ed Agrippa, il propastoricolo, significa tripulazione nella
sua trenodia. Ah, furchte fruchte, timide Danaidi! Ena milo melo-
mon, frai è frau e true è duu, true è due se truu è free ana mala rue è
re! Un paio di slipcofanti con occhi di amigdaleina, vun vecchio
vóbstico allumptanato e zumpticone e tre ficcanespole alla chetiballa.
Ed ecco come fram Sin fromme Son nacittà nacque, finfin funfun, na
nidiata sguscia. Ora dimmel, dimmel, dimmel dunque!
Cos’era?
A............ !
?......... O!
Così là tu sei ora là essi erano, quando tutto fu finito di nuovo, i
quattro con loro, setuti intorno sunei loro uffici di giudici, nell’archi
vio municipale, del loro marshalsea, sotto i sospici di Lally, intorno
alle loro vecchie tavole tradizionali legislative come Somany Solans
per discuterne radunavoltancora. Bene e drubitamente draridi. A
sopportare la legge la dring. In corteformità con le king’s evelyns.
Così aiuta il suo capro e bacia il bouc. Festosi e giacicinti e
genzianyaunti e la di lei bietirossa bettidiota e da non dimenticare ora
a’duna o’darnel. Loro quattro e grazie a corte ora non ce n’erano di
più. Così passa il pescio in nome di porto. E presto sia. Ah ho! E ti
ricordi, Singabob, il padrignaccio, lui stesso, il grande Howdoyoucal-
lem, e il suo vecchio nomignolo, Dirty Daddy Pantaloons, nei suoi
monopoleons, indietro alla guerra delle due rose, con Michael
Victory, il priester degli sheemani, prima che afferrasse dal paga la sua
95 Einnegans Wake H.C.E.
he caught his paper dispillsation from thè poke, old Minace and
Minster York? Do I mind? I mind thè gush off thè mon like Bal-
lybock manure works on a tradewinds day. And thè O’Moyly
gracies and thè O’Briny rossies chaffing him bluchface and play-
ing him pranks. How do you do, todo, North Mister? Get into
my way! Ah dearome forsailoshe! Gone over thè bays! When
ginabawdy meadabawdy! Yerra, why would he heed that old
gasometer with his hooping coppin and his dyinboosycough and
all thè birds of thè southside after her, Minxy Cunningham, their
dear divorcee darling, jimmies and jonnies to be her jo? Hold
hard. There’s three other corners to our isle’s cork float. Sure, ’tis
well I can telesmell him H2 C E3 that would take a township’s
breath away! Gob and I nose him too well as I do meself, heav-
ing up thè Kay Wall by thè 32 to n with his limelooking horse-
bags full of sesameseed, thè Whiteside Kaffir, and his sayman’s
effluvium and his scentpainted voice, puffing out his thundering
big brown cabbage! Pa! Thawt Fm glad a gull for his pawsdeen
fiunn! Goborro, sez’ he, Lankyshied! Gobugga ye, sez I! O
breezes! I sniffed that lad long before anyone. It was when I was
in my farfather out at thè west and she and myself, thè redheaded
girl, firstnighting down Sycomore Lane. Fine feelplay v •' had
of it mid thè kissabetts frisking in thè kool kurkle dusk of thè
lushiness. My perfume of thè pampas, says she (meaning me)
putting out her netherlights, and l’d sooner one precious sip at
your pure mountain dew than enrich my acquaintance with that
big brewer’s belch.
And so they went on, thè fourbottle men, thè analists, ungu-
am and nunguam and lunguam again, their anschluss about her
whosebefore and his whereafters and how she was lost away
away in thè fern and how he was founded deap on deep in anear,
and thè rustlings and thè twitterings and thè raspings and thè
snappings and thè sighings and thè paintings and thè ukukuings
and thè (hist!) thè springapartings and thè (hast!) thè bybyscutt-
lings and all thè scandalmunkers and thè pure craigs that used to
be (up) that rime living and lying and rating and ridirig round
Nunsbelly Square. And all thè buds in thè bush. And thè laugh-
Einnegans Wake H.C.E. 95bis
ing jackass. Harik! Harik! Harik! The rose is white in thè darik!
And Sunfella’s nose has got rhinoceritis from haunting thè roes
in thè parik! So all rogues lean to rhyme. And contradrinking
themselves about Lillytrilly law pon hiHy and Mrs Niall of thè
Nine Corsages and thè old markiss their besterfar, and, arrah,
sure there was never a marcus at all at all among thè manlies and
dear Sir Armoury, queer Sir Rumoury, and thè old house by thè
churpelizod, and all thè goings on so very wrong long before
when they were going on retreat, in thè old gammeldags, thè
four of them, in Milton’s Park under lovely Father Whisperer
and making her love with his stuffstuff in thè languish of flowers
and feeling to find was she mushymushy, and wasn’t that very
both of them, thè saucicissters, a drahereen o machrecl, and (peep!)
meeting waters most improper (peepette!) ballround thè garden,
trickle trickle trickle triss, please, mi man, may I go flirting?
farmers gone with a groom and how they used her, mused her,
licksed her and cuddled. I differ with ye! Are you sure of your-
self now? You’re a liar, excuse me! I will not and you’re an-
other! And Lully holding their breach of thè peace for them. Pool
loll Lolly ! To give and to take! And to forego thè pasht! And
all will be forgotten! Ah ho! It was too too bad to be falling
out about her kindness pet and thè shape of OOOOOOOO
Ourang’s time. Well, all right, Lelly. And shakeahand. And
schenkusmore. For Craig sake. Be it suck.
Well?
Well, even should not thè framing up of such figments in thè
evidential order bring thè true truth to light as fortuitously as
a dim seer’s setting of a starchart might (heaven helping it!) un-
cover thè nakedness of an unknown body in thè fields of blue
or as forehearingly as thè sibspeeches of all mankind have foli-
ated (earth seizing them!) from thè root of some funner’s stotter
all thè soundest sense to be found immense our special mentalists
now holds (securus iudicat orbis terrarurn) that by such playing
possum our hagious curious encestor bestly saved his brush with
his posterity, you, charming coparcenors, us, heirs of his tailsie.
Gundogs of all breeds were beagling with renounced urbiandor-
Finnegans Wake H.C.E. 96bis
capelli che sono più giovani dei tuocchi, mia cara!) lei che lo
protesserrò dopo la caduta e lo vegliò con viduessuna parsimonia e gli
caintò il lamento funebre e lo rese àbele e gli tenne delle adahzillah ad
ogni archeata del noeso, lei che non arrasterà la sua accorsa per
cercarlo fino a che., con l’aiuto dell’okeamico, una qualche volta che
lei avrà tentato di hnascondere i cocciumi della sua enormità
nell’ancora locerchi il Pearlfar sea; (ur, uri, uria!) si fece avanti,
burnibrucia il vecchio danmondo gorigorggonico, in nome di gogor,
per amore di gagar, trascinandosi la campagna al suo seguito,
finiccando qui e funiccando là, con le sue brogues della regiannaluisa
e il puf culunder e il piccolo bolero boa e tutto ed i due volte venti
curlincorni come acconciatura, speckioline negli occhyeux, e spudata-
te nelle horeilles ed un circofisso a cavallo del suo cocknez da
parigina, avanto alla sua stralla da Equerry Egon, quando Tinktink
nel chiostro della chiesa campantinnì la domenica di Saltuajàzzima,
Sola, con pedoni, prelati e pookas che pelottavano nel suo portascam-
poli, per Handiman thè Chomp, Esquoro, biscabasca, per schiacciare
la testa della calunnia.
Personcina cotanto piccina, supplica Morandmor! Notre Dame de
la Ville, grazia della tua barmherzigkeit! Ogrowdnyk è oltre l’herbata
tay, worterba del drogista. Non bulkrargli delle bulki. E lascialo
riposare, tu viandafarre, e non prendergli prede dalla tomba! E non
toccare il suo tumulo! C’è sopra la bandizione di Tut. In guardia! Ma
c’è una piccola signora in attesa e il suo nome è A. L. P. E sarai
d’accordo. Lei deve essere lei. Per i cafigli holdendoro sulle sue spalle.
La sua forza è finita amok l’haremscarem. Poppy Narancy, Giallia,
Chlora, Marinka, Anileen, Parme. E s’elk i suoi colorumori avevan
quelle dame per ogni suo capriccio lui raffazzonò un rimedio. Tifftiff
questamani, kisskiss questanot, e pena eralunga questomauranna.
Quindi chi se non Crippled-with-Children parlerebbe in favore di
Dropping-with-Sweat ?
Nomad may roam with Nabuch but let naaman laugh at Jor
dan! For we, we have taken our sheet upon her stones where we
have hanged our hearts in her trees; and we list, as she bibs us,
by thè waters of babalong.
Finnegans Wake H.C.E. 103bis
Capitolo primo
Esposizione dei temi principali.
4: Battaglia nei cieli e presentazione di Tim Finnegan.
5: Caduta di Tim Finnegan e promessa della sua resurrezione.
5-6: La città e i suoi rumori.
6-7: La veglia di Tim Finnegan.
7-8: Descrizione del paesaggio, che fa intravedere H.C.E. e A.L.P.
8-10: Visita al «musovoleo Willingdone».
10: La casa della famiglia Earwicker.
10-12: La gallina Biddy Doran trova una lettera tra un mucchio di letame.
12- 13: Panorama di Dublino.
13- 15: La preistoria d'Irlanda: gli invasori.
15-18: Mutt e Jute, che rappresentano un indigeno ed un invasore, rievo
cano la battaglia di Clontarf (1014).
18-20: Invenzione dell’alfabeto e dei numeri.
21-23: La leggenda di Jarl van Hoother e della Prankquean (Grace
O’Malley).
23-24: Si riprende il motivo della caduta di Tim Finnegan.
25-29: A Tim Finnegan, resuscitato, viene detto di stare tranquillo nella
sua bara, e gli si racconta la situazione attuale.
29: Presentazione di H.C.E., colui che prenderà il posto di Tim Fin
negan.
Capitolo secondo
30-32: Racconto dell’origine di Humphrey Chimpden Earwicker e di
come gli sia stato attribuito uri nome.
32-33: Rappresentazione di A Royal Divorce al Gaiety Theatre.
33-35: Dicerie sull’indiscrezione commessa da H.C.E.
108 Schema
Capitolo terzo
48-50: Il compositore della ballata e tutte le altre persone in essa coinvolte
vanno incontro ad una brutta fine.
50-52: A Earwicker viene chiesto di raccontare di nuovo la sua storia.
52-55: La versione «innocentista» di Earwicker viene filmata e trasmessa
per radio e per televisione.
55-58: Esame retrospettivo della «caduta» di Earwicker.
58: La veglia di H.C.E.
58-61 : Interviste con vari personaggi circa il delitto commesso da H.C.E.
61- 62: Resoconto della fuga di H.C.E.
62- 63: Resoconto dell’incontro di H.C.E. con un assalitore mascherato.
63- 64: Un importuno bussa violentemente alla porta del pub.
64- 65: Digressione cinematografica: il caso di Daddy Browning e delle
due pollastrelle.
66- 67: Indagine su delle lettere che mancano e su di una bara rubata.
67: Il poliziotto Lally Tobkids rende testimonianza circa l’arresto di
Earwicker in condizioni di ubriachezza.
67- 68: La sorte delle due tentatrici.
69: La porta del pub viene sbarrata, e H.C.E. vi viene rinchiuso.
69-71: Un visitatore non invitato bussa alla porta del pub dopo la fine
dell’orario di apertura e lancia insulti contro H.C.E.
71-72: Elenco degli insulti.
72: H.C.E. resta silenzioso.
73: L’intruso si allontana.
74: Si presagisce la resurrezione di Finn MacCool mentre H.C.E. si
addormenta.
Capitolo quarto
75: Earwicker, assediato, sogna.
76-79: La sepoltura di H.C.E. nel Lough Neagh.
79-81: Kate Strong ricorda il passato sul mucchio di letame del Phoenix
Park. s
81-85: Incontro tra «attaccante» ed «avversario», che ripete quello tra
H.C.E. e il cadetto.
85-90: Processo a Festy King per l’indiscrezione commessa nel parco.
Schema 109
Come in tutte le sue opere, anche in Finnegans Wake Joyce fa tesoro delle sue
esperienze personali e dei suoi libri precedenti, inserendo il proprio nome,
riferendosi a episodi della suà vita, citando il titolo o parafrasando brani della
sua produzione letteraria. L’elenco che segue vuole dare una traccia della
continuità che, pur nella libertà creativa, è stata sempre presente in tutta
l’attività di scrittore di James Joyce.
numero, pubblicò dei brani di Finnegans Wake (allora ancora Work in Pro
gress).
V.H.P.: Victoria Palace Hotel, Parigi. Joyce vi abitò nel 1923-1924.
DEDALUS
Citazioni:
Cap. I: «Once upon a time and a very good time it was» ( un tempo, ed era un
tempo stupendo).
Cap. Ili: «my dear little brothers in Christ» (miei cari fratellini in Cristo).
Cap. IV: «Like a scene on some vague arras, old as man weariness, thè image
of thè seventh city of christendom was visible to him across thè timeless air, no
older nor more weary nor less patient of subjection than in thè days of thè
thingmote» (Come una scena in qualche arazzo stinto, vecchia come la stanchez
za umana, l’immagine della settima città della cristianità gli si mostrava attraver
so l’aria senza tempo, non più vecchia né più stanca né meno capace di
sopportare l’asservimento di quanto lo fosse all’epoca del «thingmote»).
Cap. V: «silence, exile and cunning» (silenzio, esilio ed astuzia).
ULISSE
Citazioni:
«great sweet mother» (grande, dolce madre): da Swinburne.
«Thalatta! Thalatta!» (mare! mare!): da Senofonte, Anabasi.
«beastly dead» (morta come una bestia).
«Language of flowers» (Il linguaggio dei fiori).
«They did right to put him up over a urinai: meeting of thè waters» (Hanno
fatto bene a metterlo sopra un pisciatoio: la confluenza delle acque): si riferisce
alla statua di T. Moore, che scrisse appunto The Meeting of thè Waters-, posta
all’incrocio del College Green con la Westmoreland St e la College St a Dublino,
Glossari 113
Riferimenti vari:
Blue book: sono gli Atti Ufficiali del Parlamento inglese, ma Joyce riferisce
l’espressione a Ulisse, che nella prima edizione aveva una copertina blu. Blue in
inglese significa anche osceno, quindi l’allusione si estende pure al famoso
processo tenutosi a New York nel 1933.
Chance, Charley: originale di McCoy, che appare anche in La Grazia.
Cusack, Michael: originale del «Cittadino» nell’episodio «Il ciclope».
Gogarty, Oliver St John: originale di M. (Buck) Mulligan. Diventò medico
chirurgo, specialista in otorinolaringoiatria.
Kane, Matthew: originale di M. Cunningham, che appare anche in La Grazia.
Lombard St West: strada in cui Leopold e Molly Bloom abitarono nel
1892-1893.
Seaforths: la banda del secondo battaglione del reggimento Seaforths suona
va nel College Park, Trinity College, Dublino, il 16 giugno 1904.
Ship Hotel and Tavern: Stephen dovrebbe incontrarsi con Buck Mulligan in
questo locale, ma non si reca all’appuntamento.
Thornton, Ned: originale di T. Kernan.
i
2. DUBLINO
Adam and Eve’s: nome comunemente usato, dalla metà del XVIII sec., per la
Church of St Francis of Assisi, sul Merchant Quay. Sul posto vi era una osteria
che portava lo stesso nome.
Adam, J.: banditore d’aste.
Adelaide Hospital: Peter St.
Angel Hotel: 10-12 King’s Inns Quay.
Arthur Guinness, Son, and Co., Ltd.: produttori di birra. Il loro slogan è
«Guinness is Good for You».
Atkinsons & Co.: fabbricanti di tabinet e popeline
Glossari 117
Four Courts, sul King’s Inns Quay: i quattro tribunali, erano in origine:
King’s (o Queen’s) Bench, Chancery, Exchequer, Common Pleas.
Fry & Co. Ltd.: fabbricanti di seta, pizzi e passamanerie.
Gaiety Theatre: inaugurato nel 1871 da J. e M. Gunn, ancora in attività.
Souvenir of thè 25th Anniversary of thè Gaiety Theatre, 1896:
p. 31 : «Mrs Bernard Beere made a great success in Masks and Faces in February
1887» (Mrs Bernard Beere ebbe un gran successo in Maschere e Facce nel
febbraio del 1887); p. 31: descrive i tenori fuori moda, che eseguivano il loro
«famous chest C» (famoso do di petto); p. 32: (un soprano fuori moda) «was
always provided with a patient confidante» (era sempre provvisto di una confi
dente fornita di una gran pazienza).
Gasometer, Sir Rogerson’s Quay: ai tempi di Joyce, dominava il profilo della
città.
Glibb, The: osteria del XVIII sec.
Good Woman Inn, The: Ringsend, famosa per ostriche e scampi sin dall’ini
zio del XVIII secolo.
Green Street Courthouse: costruita sul luogo in cui si trovava il Little Green.
Half Moon and Seven Stars, The: negozio di popeline irlandese nel XVIII sec.
Hawkins St: tra il Burgh Quay e la D’Olier St.
Hole in thè Wall: Phoenix Park, pub noto anche come BlackhorseTavern, tra
la Ashtown Gate e la Cabra Gate. In realtà esisteva un buco vero e proprio nel
muro, attraverso il quale gli elettori corrotti sporgevano un braccio e ricevevano
del denaro.
Hollow, The: Phoenix Park, di fronte all’entrata principale dello zoo, vi si
tenevano concerti di varie bande, molto frequentati fino al 1914.
Holy Lamb, The: osteria del XVIII sec.
Hopkins and Hopkins: gioiellieri ed orologiai.
Hospice for thè Dying: Harold Cross.
Hospital for thè Incurables: in attività sino alla fine del XIX sec.
House of Blazes, The: osteria del XVII sec.
Howth Castle: castello della famiglia St Lawrence, conti di Howth.
Irish Agricultural Organization Society: fondata nel 1894 da Horace Plunck-
ett ed altri.
«Irish Field, The»: settimanale dublinese, assunse questo nome nel 1933.
«Irish Times»; ai tempi di Joyce era il quotidiano anglo-irlandese più impor
tante.
Isod Tower: Essex St, abbattuta nel 1675.
Jacob W. and R. Co.: fornai.
Jameson, J., and Son, Ltd.: distilleria. Il suo whiskey è comunemente chiama
to «J. and S.».
Jervis St Hospital: in attività dal XVIII sec.
Jury’s Hotel: aveva una clientela di un ceto superiore a quello dei personaggi
di Joyce.
Kehoe, Donnelly and Packenham: salatori di prosciutto e bacon.
Glossari 119
Sir Patrick Dun’s Hospital: in attività dalla fine del XVIII sec.
Smock Alley Theatre: ora ubicazione della Chiesa di SS Michael and John.
Starfort: Phoenix Park, cominciato, ma mai terminato, su iniziativa del duca
di Wharton, chiamato Warthon’s Folly.
Steevens’ Hospital: fondato da Grisel Steevens.
Steyne: colonna innalzata dai primi invasori scandinavi, non lontano dal
luogo in cui presero terra, in Townsend St, dove poi sorse il monumento a Sir
Crampton.
Sun. The: osteria del XVIII sec.
Theatre Royal: costruito nel 1821, fu completamente distrutto da un incendio
nel 1880. Nel 1844 vi si rappresentò la pantomima Fin M’Couland thè Fairies of
Lough Neagh.
Annals ofthe Theatre Royal: p. 46: «The Zouave Artistes...originai founders of
thè Theatre at Inkermann... thè female parts being performed by men» (Gli
«Zouave Artistes»... fondatori del teatro a Inkermann... tra i quali le parti
femminili venivano recitate da uomini; p. 49: «Collins... of... Lucan»; p. 67:
Marttana, eseguita da Mr Frank Smith e da Mr J. F. Jones; p. 68: «Valjean... in
which Mr Coleman assumed four characters» (Valjean... in cui Mr Coleman
sosteneva quattro ruoli); p. 104: «The cast was thus» (Gli attori erano questi); p.
194: «new reading» (nuova interpretazione) di The Secret ofMyBirth di Balfe; p.
219: «thè young soprana, at short notice, sustained thè part» (la giovane soprano
recitò la parte con un breve preavviso); p. 221: «utility men» (generici).
Thing Mote: luogo di riunione dei vichinghi sulla Howe, una collinetta poi
livellata.
Waterhouse Clock: segnava il nome della Waterhouse & Co., gioiellieri e
fabbricanti di orologi.
Weaver’s Almshouse: Townsend St.
Wellington Monument: innalzato nel 1817 nel Phoenix Park, è un alto
obelisco di granito, soprannominato «thè overgrown milestone» (la pietra
miliare troppo cresciuta).
William & Woods Ltd.: produttori di marmellate.
William III Statue: statua equestre di Guglielmo III, eliminata nel 1929.
Zoological Gardens: Phoenix Park.
3. IRLANDA
3.1 Luoghi
L’isola è stata chiamata in innumerevoli modi, i principali sono: Eire, (dal nome
di una regina dei Tuatha Dé Danann al tempo dell’arrivo dei seguaci di Milesio •:
Erin, dall’irlandese lar-innis = isola occidentale; Hibernia, nome latino deri
Glossari 121
vato dalla tribù degli Ivemi o Hibemi; Innisfallen, cioè isola della (Lia) Fail, la
pietra del destino; Muicinis, antico nome che significa «isola dei maiali». Anche
gli epiteti che le sono stati attribuiti sono molti e vari, a cominciare da quello,
ancora frequentemente usato, di «isola di smeraldo»: Cathleen ni Houlihan,
personificazione poetica; Shan van Vocht, che significa in irlandese «povera
vecchia»; Little Dark Rose, cioè «piccola rosa bruna». È divisa in quattro
provincie, Ulster, Munster, Leinster e Connacht. Le provincie sono divise in
contee, le quali a loro volta hanno come ripartizioni (senza alcun effetto
amministrativo nel XX secolo), in ordine decrescente di importanza e di esten
sione, baronies, parishes e townlands. In considerazione della mancanza di
corrispondenza con l’italiano, si è preferito lasciare questi termini in inglese,
abbreviandoli in: bar, par, tlnd. Per county si è usata l’abbreviazione Co.
Alien, Hill of: collina, Co Kildare, quartier generale di Finn MacCool.
Aran Islands: isole al largo della baia di Galway.
Ardilaun: isola all’estremità settentrionale del Lough Corrib, Co Galway.
Armagh: città capitale di contea.
Balbriggan: città a nord-est di Dublino.
Ballycassidy: città, Co Fermanagh.
Ballyhooly: città, Co Cork.
Ballynabragget: Co Down.
Banagher: paese, Co Offaly.
Barna: paese, Co Galway.
Barrow: fiume che sfocia nel porto di Waterford.
Belfast: città, Co Antrim, capitale dell’Irlanda del Nord. La sede del Parla
mento è chiamata Stormont. Vi usciva il giornale «Northern Whig».
Benbulben: monte nella Co Sligo.
Blackrock: città sulla baia di Dublino. Vi si trovava la Conway’s Tavern.
Blarney: città, Co Cork.
Blue Stacks: montagne, Co Donegal.
Bohernabreena: città e strada, Co Dublino.
Boolavogue: città, Co Wexford.
Boolies: tnld, par Kilbride, bar Retoath, Co Meath.
Boyne: fiume che sfocia nel Mar d’Irlanda nei pressi di Drogheda. 1690:
battaglia tra Guglielmo III e Giacomo IL
Bray: città, Co Wicklow.
Breffny: nome di due distretti nelle Co Cavan e Co Leitrim.
Cashel: città, Co Tipperary.
Castlebar: città, Co Mayo. 1798: francesi ed irlandesi sconfissero la guarnigio
ne inglese.
Castle Browne: divenne il nucleo del Conglowes Wood College, dove studiò
Joyce, a Ciane, Co Kildare.
Castleknock: paese a nord-ovest di Dublino. La Castleknock Hill e la vicina
Windmill Hill sono considerati i due piedi di Finn MacCool che dorme sotto
Dublino.
122 Glossari
d’Irlanda.
Liffey Riverì sorge nella parte meridionale del monte Kippure, Co Kildare, e
sfocia nella baia di Dublino a Ringsend. Il suo antico nome è Rurthach, quello
latino Amnis Livia. In irlandese, Lifé.
Limerick: città capitale di contea, sulle rive dello Shannon.
Loughlinstown: tnld, par e bar di Ratoath, Co Meath.
Louth: Co Leinster.
Lucani paese ad ovest di Dublino, sulla riva meridionale della Liffey.
Maami paese, Co Galway.
McGillicuddy’s Reeksi catena di montagne ad ovest di Killarney, Co Kerry.
Mayo of thè Saxons; monastero ora in rovina fondato nel VII sec. da St
Colman, Co Mayo.
Meeting of thè Waters: confluenza dei fiumi Avonmore ed Avonberg, che
formano il fiume Avoca, nei pressi di Castle Howard, a sud di Rathdrum, Co
Wicklow.
Moate: paese, Go Westmeath.
Moyelta: pianura a nord e nord-est di Dublino; vi morirono per un’epidemia
Parthalon e la sua gente, che furono sepolti vicino a Tallaght.
Moyle, Sea of: nome poetico del canale settentrionale del mare d’Irlanda, tra
la Co Antrim e la Scozia.
Moyliffeyi pianura, Co Kildare, dove scorre la Liffey.
Moyvally: città sulla Liffey, Co Kildare.
Mullinabob: casa nei pressi di Ratoath, Co Meath.
Multifarnham: paese, Co Westmeath.
Neagh, Lough: vi sono varie leggende sulla sua formazione, una delle quali
narra come Finn MacCool raccolse una enorme zolla di torba e la scagliò nel
mare d’Irlanda, formando così il Lough Neagh e l’Isle of Man.
Nebo Mount: Co Wexford.
Newcastlei paese, Co Dublino.
Nuttstowm tnld, par Kilbride, bar Dunboyne, Co Meath.
Oldcastle: città, Co Meath.
Owenkeagh: fiume, Co Cork.
Pale, Thei dal XII secolo, la zona dell’Irlanda in cui era stabilita la giurisdizio
ne inglese, cioè Co Dublin e parti delle Co Kildare, Louth e Meath.
Parteen: paese, Co Clare, Munster.
Peacockstowm tnld, par e bar di Ratoath, Co Meath.
Pomeroyi città, Co Tyrone.
Rathdowm paese, Co Wicklow.
Rath Hill: tnld, par Ratoath, Co Meath
Ratoath: paese, par e bar, Co Meath.
Raystown: tnld, par e bar Ratoath, Co Meath.
Red Bank: noto banco di ostriche nella baia di Galway, Co Clare.
Roosky: città, Co Roscommon.
Roscommon: città capitale di contea.
Glossari 125
Yellow Ford, sul fiume Blackwater, nei pressi di Armagh. 1598: battaglia in
cui l’esercito inglese fu sconfitto dal conte di Tyrone.
3.2 Personaggi
Allgood, S. (1883-1950): attrice.
Ashcroft, W. J.: attore di varietà, soprannominato «The Solid Man» (l’uomo
di buon senso).
Balfe, M. (1808-1870): compositore;
The Bohèmian Girl (La zingara), che comprende la canzone The Secret of
My Birth (il segreto della mia nascita);
The Siege of Rochelle (L’assedio di La Rochelle).
Ball, Francis Elrington: storico.
Barraclough, A.: tenore.
Barry, K. (1902-1920): ribelle ucciso dagli inglesi.
Barton, R.: violinista e pugile, soprannominato «Boxing Bob».
Becket, J. and W.: costruttori dublinesi.
Begg: pescivendolo di Dun Laoghaire.
Biggar, J.: sostenitore di Parnell, gobbo e deforme.
Billy in thè Bowl: criminale senza gambe che usava le sue forti braccia per
muoversi stando dentro un recipiente di ferro e strangolare i passanti.
Black & Tans (neri e marrone): reclute inglesi che prestavano servizio nella
polizia irlandese nel 1921-1922, noti per i maltrattamenti alla popolazione.
Blount: nome di famiglia dei Mountjoy.
Blue Men (uomini blu): nome dato ai mori catturati dai vichinghi e portati in
Irlanda nel IX sec.
Boucicault, D. (1822-90): attore e commediografo;
Arrah-na-Pogue (Nora del bacio): la protagonista sposa Sean thè Post;
The Colleen Baum (la ragazza bionda); uno dei personaggi è Danny Man,
gobbo;
The Corsican Brothers (I fratelli corsi);
Daddy O’Dowd.
Boycott, cap. C. (1832-1897): agente del conte di Erne a Mayo; la parola
«boicottaggio» deriva dal suo nome.
Brady, J.: capo degli Invincibili, nel 1882 uccise, nel Phoenix Park, il viceré
Lord Cavendish ed il sottosegretario Burke.
Brian Boru: re supremo, noto come «il terrore dei danesi», li sconfisse a
Clontarf nel 1014, ma fu ucciso subito dopo la battaglia dallo stregone Brodar.
Bryant, S. (1850-1922): educatrice e naturalista, fu la prima donna a laurearsi
in scienze a Londra.
Butt, I. (1813-1879): uomo politico; Parnell lo estromise dalla guida del
partito nazionalista irlandese.
Cian: padre di Lug; quando i suoi nemici dopo averlo ucciso cercarono di
Glossari 127
grande distilleria.
Guinness, Sir E. C., conte Iveagh (1847-1927): fratello del precedente,
filantropo.
Gunn, M. (1840-1901): direttore del Gaiety Theatre.
Gunn, S. (1883-1944): figlio del precedente e di B. Sudlow.
Hamilton, E. (1849-1919): scrisse libretti per diverse pantomime, tra cui
Turbo thè Terrible.
Healy, T. M. (1855-1931): uomo politico, protetto da Parnell, si unì ai suoi
nemici. Quando diventò Governatore Generale dello Stato Libero i dublinesi
chiamarono Healiopolis la sua residenza, che era quella dei viceré nel Phoenix
Park.
Healy, Mrs T.: di Galway, soprannominata «Forty Bonnets» (quaranta cap
pellini).
Heber and Heremon: figli di Milesio, con il loro fratello Ir invasero l’Irlanda e
la divisero tra di loro; Heremon uccise poi il fratello Heber e diventò re di tutto il
paese.
Hume: medico dublinese del XVIII sec., fece costruire molte case in città.
Hyland, C. H.: direttore del Gaiety Theatre negli anni Venti.
Ingram, J. K. (1823-1907): poeta, autore di The Memory of thè Dead.
Inniskillings: reggimenti di cavalleria e di fanteria istituiti a Enniskillen;
combatterono a Waterloo, e quello di cavalleria anche in Crimea.
Ivor: fratello di Olaf thè White, invasore scandinavo, costruì Limerick.
Johnson, Esther: ebbe una oscura relazione con J. Swift, che la chiamava
Stella.
Keegan, J. (1809-1849): poeta;
Caoch thè Piper: narra la storia di Caoch O’Leary, suonatore di piffero
cieco.
King, T.: attore dublinese.
Lalor, J. F.: nazionalista del XIX sec. I Fintan Lalor Fife Players sono un
complesso musicale.
Lane, Sir H. ( 1875-1915): nipote di Lady Gregory, offrì dei quadri prima a
Dublino e poi alla Tate Gallery. Per testamento tornò a lasciarli a Dublino, ma
un vizio di forma permise alla Tate di mantenerne il possesso.
Le Fanu, J. Sh. (1814-1873): scrittore;
The House by thè Churchyard ( 1863), si svolge a Chapelizod. Personaggi:
Archer, Charles: conosciuto per quasi tutto il romanzo come Dangerfield,
colpisce Nutter nel Phoenix Park, precisamente nella località chiamata Butcher-
swood.
Castlemallard, Lord.
Lowe, Oliver, giudice.
Nutter, sovrintendente di lord Castlemallard, ha un comico duello, sempre
nel Phoenix Park, con l’artificiere O’Flaherty.
O’Flaherty, Hyacinth, artificiere della Rovai Irish Artillery.
Sturk, Dr., abita nella casa presso il cimitero che dà il titolo al romanzo,
130 Glossari
d’Irlanda).
Toole, R.: costruttore dublinese.
Thorgil (Turgesius): vichingo che invase l’Irlanda nell’832 circa, e cercò di
farla tornare pagana.
Tuatha De Danaan: antichi, leggendari invasori dell’Irlanda.
Tyrone, conti di: il più famoso fu il secondo, Hugh il ribelle, che fuggì
dall’Irlanda nel 1607 e fu capo dei volontari che combatterono per la Spagna.
Vanhomrigh, B.: padre di Esther; sindaco di Dublino.
Vanhomrigh, E.: ebbe una oscura relazione con J. Swift, che la chiamò
Vanessa.
Vousden, V.: attore di varietà dublinese tra il XIX e il XX sec.
Waring, J.: fu corteggiata da Swift con il nome di Varina.
Wellington, A. W., primo duca di (1769-1852): generale ed uomo politico,
soprannominato «il duca di ferro». Alla domanda se fosse irlandese, rispose: «If
a gentleman happens to be born in a stable, it does not follow that he should be
called a horse» (Se a un gentiluomo succede di nascere in una stalla, non ne
consegue necessariamente che debba venire chiamato cavallo). Partecipò a varie
campagne militari: in India (battaglie di Gawilghur, Argaum, Assaye, 1803);
nella guerra peninsulare, 1808-1814 (battaglie di Vimeiro, 1808; Talavera, 1809;
Busaco, 1810; Torres Vedras, 1810; Almeida, 1811; Salamanca, 1812; Orthez,
1814; Toulouse, 1814) e alla battaglia di Waterloo (1815), nella quale montava
un cavallo chiamato Copenhagen (che non era bianco) e si dice pronunciasse la
frase «Up guards and at them» (Avanti guardie e addosso).
Wharton, T., marchese di: viceré di Dublino, autore della canzone Lillibur-
lero.
White, Bianco (m. 1841): prete cattolico di origine ispano-irlandese, lasciò la
chiesa, divenne pastore anglicano.
White Boys: agitatori agricoli del XVIII sec., che portavano camicie bianche.
Whiteside, J. (1804-1870): avvocato, difese D. O’Connell.
Widger, J. W.: «gentleman driver», appartenente a una famiglia di Waterford
connessa con l’ippica.
Wilde, O. F. Ò’Flaherty Wills (1856-1900): scrittore, chiamato da Lady
Campbell «Great White Caterpillar» (grande bruco bianco), finì in tribunale
accusato di omosessualità e fu condannato secondo la Sezione 11 del Criminal
Law Amendment Act (Legge di modifica del codice penale) del 1885;
De Profundis: «but I met you either too late or too soon» (ma ti ho
incontrato troppo tardi, o troppo presto);
Picture of Dorian Grey, The (Il ritratto di Dorian Grey);
H. Travers Smith, Psychic Messages from Oscar Wilde (Comunicazioni
medianiche di Oscar Wilde): «I was always one of those persons for whom thè
visible world existed» (Sono sempre stato una di quelle persone per cui il mondo
visibile esisteva).
Wilde, sir W. ( 1815-1876): oculista, antiquario, scrittore, padre di Oscar, fu
implicato anche lui in uno scandalo a sfondo sessuale.
Glossari 135
3.3 Lingua
3.3.1 Irlandese
a chara: amico (voc.) ardhuigh i: levalo, innalzalo (sogg.
a dearbhbhrathairin og mo chroidhe: femm.)
o fratellino del mio cuore ard ri: re supremo (lett. re alto)
ag briseadh: rompendo (a) thoise efion: (la sua) capacità di
ag buaileadh: battendo sopportare vino
ag milleadh: distruggendo barra: punta
ag stracadh: strappando barr-an: la cima di
amalog: sempliciotto Bealtaine: Primo maggio (inizio del
amhran: canzone semestre estivo)
an rioghan bhocht: la povera regina beannacht De agus Muire agus Bri-
(l’Irlanda) ghid agus Phadraic: la benedizione
An Seanchas Mor: raccolta di leggi di Dio e di Maria e di Brigida e di
irlandesi primitive (lett. Il gran re Patrizio
gistro) bean na leanna: donna (che vende)
ar: su birra
aratar: aratro beurla: lingua inglese
ard: alto bhi se: è stato
ardhuigh e: levalo, innalzalo (sogg. bi i bhur thost!: silenzio!
mash.) bradanr salmone
136 Glossari
4.1 Luoghi
Scozia.
Parigi;
Are de Triomphe: simbolo delle glorie francesi e altare della patria;
Hotel des Invalides: vi si trova la tomba di Napoleone;
Javel: quartiere sulla riva sinistra della Senna, un tempo frequentato dalle
lavandaie; (acqua di Javel, con proprietà candeggianti).
La Butte: la collina di Montmartre;
«Le Petit Parisien»: periodico degli anni Venti;
Pére Lachaise: cimitero, vi è sepolto Oscar Wilde;
«Revue des deux mondes»: settimanale culturale pubblicato dal 1831;
«Revue Hebdomataire»: settimanale culturale pubblicato dal 1892;
St Fiacre, Hotel: rue St-Martin;
Tour du monde en quarante jours: ampiamente reclamizzato a Parigi
prima della I guerra mondiale;
Tour Eiffel: simbolo della città, costruita in occasione dell’Esposizione
Universale.
Passau: in Germania; 1552: trattato in cui l’imperatore Carlo V garantiva
piena libertà di culto ai protestanti.
Pea Ridge: Illinois, U.S.A.; 1862: battaglia della guerra civile.
Piltdown: in Inghilterra; tra il 1908 e il 1915 vi avvenne il ritrovamento di resti
umani. Si scoprì solo nel 1953 che si trattava di una truffa.
Pomona: altro nome dell’isola maggiore delle Orcadi (Orkney Islands),
Scozia, chiamata Mainland.
Rance: fiume della Francia, sfocia nella Manica.
Redruth: in Inghilterra; centro minerario.
Riesengebirge: nome tedesco di una catena montagnosa dei sudeti, tra la
Cecoslovacchia e la Polonia, ora Karkonosze.
Rollright Stones: antico circolo di pietre vicino a Chipping Norton, Inghil
terra.
Roma;
Carcere Mamertino;
Foro: comprende anche un tempio a Saturno;
Regina Coeli: carcere principale della città.
Rouen: nella cattedrale di questa città della Francia, come in altre, si trova una
torre chiamata «Tour de Beurre» (it. torre di burro, ingl. Buttertower); si dice
che queste torri siano state costruite con i denari ricavati dalla vendita delle
dispense dalla vigilia.
Salò: in Italia; 1796: battaglia tra austriaci e francesi.
St Austell: città della Cornovaglia, Inghilterra.
St Just: città della Cornovaglia, Inghilterra.
Schmalkaden: in Germania; 1531: i principi luterani vi strinsero una lega
contro l’imperatore Carlo V.
Sidlesham: nel Sussex, Inghilterra; nel suo cimitero sono sepolte diverse
persone che si chiamavano Earwicker, e si trovano anche tombe col nome di
Glossari 145
4.2 Personaggi
Adriano IV (1100-1159): papa; concesse l’Irlanda al re Enrico II d’Inghil
terra.
Agni: dio indù del fuoco.
Agrippa, H. C. di Nettesheim (1486-1535): medico e filosofo tedesco.
Ambrosio, Aureliano: campione dei britanni romanizzati.
Amedeo IV, conte di Savoia ( 1334-1383 ) : nel 1364 istituì Y Ordine del Collare,
146 Glossari
poi detto della SS. Annunziata con il motto FERT, il cui significato più probabi
le è «Fortitudo Eius Rhodum Tenuit» o potrebbe anche essere la parola latina
fert.
Anacleto II (m. 1138): antipapa, contrastò senza successo Innocenzo IL
Ansars (gli aiutanti): nome dato ai primi convertiti alla religione mussulmana.
Apsaras: divinità minori della mitologia indiana, ninfe delle acque.
Archer, W. (1856-1924): critico teatrale inglese;
The Green Goddess (la dea verde), dramma.
Arditi L. (1822-1903): direttore d’orchestra e compositore italiano.
Aristofane (445-385 a.C.): commediografo greco;
Le rane-. «Brekekekex koax koax» (coro degli spiriti delle rane nell’Ade).
Arminio (18 a.C. ca.-21 d.C. ca.): capo germanico.
Arsa: dea araba.
Asitas: discepolo di Buddha.
Ask ed Embla (frassino ed olmo): Adamo ed Èva nella mitologia scandinava.
Atterbom, Ebba: nel 1921 tradusse Dedalus in svedese.
Bairnsfather, C. B. (n. 1887): autore di fumetti inglese.
Barmècidi: nobile famiglia persiana, molto potente fino all’ Vili sec.
Barnum & Bailey: circo statunitense di T. Barnum (1810-1891).
Barrie, Sir J. M. (1860-1937): scrittore scozzese;
Qualìty Street (Via dell’alta società), commedia.
Beaverbrook, W. (n. 1879): magnate della stampa inglese.
Beebe, C. W. (n. 1877): ornitologo statunitense.
Beery, N.: attore cinematografico statunitense.
Belcher, J. (1781-1811): pugile inglese.
Benedict, sir J. (1804-1885): musicista tedesco;
The Lily ofKillarney (Il giglio di Killarney): «I come, I come, my heart’s
delight» (vengo, vengo, delizia del mio cuore).
Bennet, A. (1867-1931): romanziere inglese.
Great Babylon Hotel.
Bentley, R. (1662-1742): filologo inglese.
Blake, W. (1757-1827): poeta e pittore inglese;
Jerusalern (Gerusalemme): i quattro Zoas (sensi eterni dell’uomo);
Lettera a John Cumberland, 12/4/1787: «The mind, in which everyone is
King and Priest in his own house» (La mente, in cui ognuno è re e sacerdote
nella propria casa).
Blavatsky, H. P. (1831-1891) nata Hahn: fondatrice della teosofia.
Bleda: fratello di Attila, fu ucciso da quest’ultimo.
Blucher, G. L. von (1742-1819): generale prussiano; diede il nome ad un tipo
di scarpe.
Bode, J. J. C. (1730-1793): musicista e traduttore tedesco. [Tradusse tra
l’altro il Sentimental Journey (Viaggio sentimentale) di Sterne].
Booth, J. W. (1839-1865): attore statunitense, uccise il presidente Lincoln.
Borei, P. J., noto come Petrus (1809-1859): letterato francese, usava lo
Glossari 147
l fratelli rivali, commedia. (Scrisse anche tre tragedie che, per una strana
combinazione - è pressoché certo che Joyce non le conoscesse - portano i titoli
di Ulisse, Penelope e Georgio.}
Dickens, C. (1812-1870): scrittore inglese;
David Copperfield-. «Barkis is willing» (Barkis è ben disposto);
Our Mutual Friend (il nostro comune amico).
Disraeli, B., primo conte di Beaconsfield (1804-1881): uomo politico e
scrittore inglese.
Dreyfus, A. ( 1859-1935): ufficiale francese di origine ebrea, condannato per
tradimento in base a prove contraffatte, poi riabilitato.
Dunlop, J. B. (1840-1921): fabbricante inglese di pneumatici.
Dunne, F. P. ( 1867-1936) : umorista statunitense, creatore di Mr Dooley e del
suo amico Mr Hennessy, che lui chiama «Hinnissy».
Dunyazad: sorella di Sharahzad in Le mille e una notte.
Early, J. (1816-1894): generale confederato statunitense.
Eckermann, J. P. (1792-1854): scrittore tedesco;
Gespràche mit Goethe (conversazioni con Goethe).
Edoardo III ( 1312-1377): re d’Inghilterra; 1346 ca.: Ordine della Giarrettie
ra, con motto «Honni soit qui mal y pense».
Einstein, A. ( 1879-1955): matematico e fisico statunitense di origine tedesca,
nato a Ulma (Ulm).
Enos: figlio di Set che era il terzo figlio di Adamo ed Èva.
Enrico II (1133-1189): re d’Inghilterra, nel 1172 concesse Dublino agli
abitanti di Bristol.
Escoffier, A. (1847-1935): cuoco e gastronomo francese.
Fugger: famiglia tedesca di Augusta, si creò una notevole fortuna col com
mercio;
Fugger's News Letter, raccolta di lettere inviate a un membro della famiglia
dai suoi agenti, dal 1568 al 1605.
Furphy & Co.: fornitore delle apparecchiature igieniche ai campi militari
australiani durante la I guerra mondiale. Il suo nome divenne sinonimo di
«rumore proveniente da una latrina».
Gish, D. (n. 1898) e L. (n. 1896): attrici cinematografiche statunitensi.
Gladstone, W. E. ( 1809-1898): uomo politico inglese, detto «The Grand Old
Man» o «G.O.M.» (il gran vecchio). Aveva perso in un incidente una parte
dell’indice sinistro. II suo amico Lord Clarendon lo chiamava «Merry Pebble»
(allegrone: pebble, sassolino, era nel 1840-60 un vocativo familiare).
Grace, W. G. (1848-1915): giocatore di cricket inglese.
Grant, U. S. (1822-1885): capo dell’esercito dell’Unione durante la guerra
civile, XVIII presidente degli U.S.A.
Gray, T. (1716-1771): poeta inglese;
Ode Written on a Distant Prospect ofEton College (Ode scritta su di una
veduta da lontano dell’Eton College): «Where ignorance is bliss, ’Tis folly to be
wise» (dove ignoranza è gioia, esser saggi è follia).
150 Glossari
pistola.
Pickett, G. E. (1825-1875): generale confederato statunitense.
Pitt, W. (1759-1806): uomo politico inglese.
Poe, E. A. (1809-1849): scrittore statunitense;
The Raven (il corvo): «Quoth thè raven “Nevermore”» (disse il corvo “mai
più”).
Porson, R. (1759-1808): studioso classico inglese.
Potts: mèdico del XVIII sec., diede il nome a un tipo di frattura.
Pringle, Sir J. (1707-1782): medico scozzese; biografo Andrew Kippis.
Rabelais, F. (1494-1553): scrittore francese;
Pantagruel, Gargantua.
Lazare Sainéan: La langue de Rabelais, Parigi, 1927; da quest’opera deriva
no due gruppi principali di parole utilizzate da Joyce: «badelaire, malchus,
partisan, verdun, aze gaye» (lance e spade); «mal maridade, revergasse, pyrri-
chie, frisque, la gaye, trippière, valentinoise, expect un pauc» (danze).
Rejane, G. (1856-1920): attrice francese.
Reszke, J. de: tenore polacco.
Ross, Betsy ( 1752-1836) : si dice che la bandiera statunitense sia stata fatta con
la sua sottana.
Rothschild: famiglia di banchieri ebrei, nota per la straordinaria ricchezza.
S. Antonio Abate (250-356) : patrono degli animali, raffigurato con un maia
lino.
S. Antonio da Padova (1195-1231): la sigla S.A.G. (Saint Anthony Guide-
Sotto la guida di Sant’Antonio) è apposta sulle lettere dai cattolici più ferventi.
S. Agostino (354-430): filosofo, dottore della chiesa;
Contra Epist. Parmen. 3, 24: «Securus iudicat orbis terrarum» (il giudizio
del mondo è sicuro).
S. Thomas à Becket (1118-1170): cancelliere, vescovo di Canterbury, fatto
uccidere da re Enrico II d’Inghilterra.
Sharahzad: narratrice di Le mille e una notte.
Shakespeare, W. (1564-1616): attore, scrittore di teatro e poeta inglese;
Anthony and Cleopatra (Antonio e Cleopatra): Charmian, ancella di Cleo
patra;
Comedy ofErrors, The (la commedia degli equivoci): Dromio, nome di due
gemelli;
Hamlet (Amleto): II.2.295: «John-a-dream» (Giovannino sognidoro: no
me generico di un tipo con la testa fra le nuvole); V. 1.29: «(Adam) was thè first
man that ever bore arms» ([Adamo] fu il primo uomo a portare armi);
Henry IV, parte 2“: Doli Tearsheet, prostituta;
King Lear, III.4.187: «Fie, foh, and fum» (Ucci ucci ucci);
Macbeth-. IV. 1.80: «For none of woman born shall harm Macbeth» (perché
nessuno nato da donna potrà far del male a Macbeth);
Othello-. III.3.191-192: «O, beware, my Lord, of jealousy: it isagreen-eyed
monster» (Guardati, mio signore, dalla gelosia: è un mostro dagli occhi verdi).
154 Glossari
4.3 Lingue
Nei primi quattro capitoli d; Finnegans Wake sono citate circa centosessanta
canzoni e «nursery rhymes». La maggior parte di esse è ricordata con il solo
Glossari 169
5.1 Canzoni
Finnegan s Wake (La veglia di Finnegan)
1. Tim Finnegan liv’d in Walking Street,
A gentleman Irish mighty odd.
He had a tongue both rich and sweet,
An’ to rise in thè world he carried a hod.
Now Tim had a sort of tipplin’ way,
With thè love of thè liquor he was born,
An’ to help him on with his work each day,
He’d a drop of thè craythur ev’ry morn.
(1. Tim Finnegan viveva in Walkin Street,
gentiluomo irlandese molto strano,
aveva lingua fluente e melodiosa,
e per fare carriera portava uno sparviero.
Ora a Tim piaceva molto alzare il gomito,
era nato con un grande attaccamento ai liquori,
e per aiutarsi nel lavoro un giorno dopo l’altro
ogni mattina si faceva un goccetto di whiskey.)
Chorus: Whack fol thè dah, dance to your partner,
Welt thè flure, yer trotters shake,
Wasn’t it thè truth I told you,
Lots of fun at Finnegan’s Wake.
(Coro: Trallallalà, prendete il vostro partner,
battete il pavimento e muovete le gambe.
Non era vero quello che vi ho detto,
Un sacco di spasso alla veglia di Finnegan.)
170 Glossari
]ohn Peel
D’ye ken John Peel with his coat so gay,...
With his hounds and his horn in thè morning?
(Conoscete John Peel con la giacca così vivace,...
coi suoi bracchi e il suo corno di mattina?)
Mick's Hotel
“Has anybody ever been to Mick’s Hotel,
Glossari 171
Moore
Petrie