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STRA PAR LANDO

LESORDIO
Comiche (riuscito da Quodlibet) segna lesordio di Celati, nel 1971. Il protagonista del romanzo un insegnante che, sotto dettatura di voci notturne, tiene il diario delle sue persecuzioni

I RACCONTI
Narratori delle pianure (Feltrinelli) raccoglie trenta racconti pubblicati nel 1985 che segnano il ritorno, salutato allora con piacere da Italo Calvino, di Celati alla narrativa. un libro fatto di piccole storie tra realt e immaginario

Il grande scrittore si racconta

mentre esce tradotto il suo Joyce

CELATI
GIANNI
Ho vissuto tra caos e passioni travolgenti un lungo flusso di coscienza come lUlisse
ANTONIO GNOLI

N
LA BIOGRAFIA
Gianni Celati nato a Sondrio nel 1937. Ha tradotto grandi classici della letteratura anglosassone di autori come Melville e Swift, pubblicato racconti e romanzi e realizzato documentari

on saprei bene dove collocare Gianni Celati. uno scrittore vero. Profondo e bizzarro. Carlo Izzo, che fu suo professore alluniversit di Bologna, lo aveva soprannominato Joyce. Ascolto affascinato i suoi discorsi che non hanno direzione. Lo incontro a Torino, nella sede dellEinaudi. Tra qualche giorno la casa editrice pubblicher la nuova traduzione che egli ha fatto dellUlisse. Un lavoro durato sette anni. Per raggiungere un risultato che mi appare strepitoso. Glielo dico e lui, imbarazzato, gira lo sguardo verso la finestra. Fuori nevica e quando usciamo per andare a mangiare un boccone c a un angolo una mendicante che stende la mano. Celati fruga nelle tasche e tira fuori delle monete. Le parla, la tocca. Non mi arriva la sua voce. Ma intuisco che Joyce l come fosse in una strada di Dublino con la stessa neve che cade e che ricorda lultimo straordinario racconto di Gente di Dublino: I morti. In quella citt dei primi del Novecento nevicava come non accadeva da tempo. Come ora nevica qui, in questa Torino dove feci il militare e dedicavo le mie serate a Joyce. Mi chiede dei morti. Molto pi vivi dei vivi. Cos li immaginava lo scrittore. In quellidea di fallimento e normalit che era lesistenza. Ma non era ancora Joyce dellUlisse, non aveva ancora toccato il caos con la mano del pensiero. Il caos le familiare? Molto pi di quanto non sembri. Occorre disciplina per stare nel caos. Non sarei qui a raccontarle di Joyce senza il tumulto della mia vita. Che fatta di sbagli ma altres di cose bellissime, di passioni travolgenti. Come la ragazza tedesca che seguii ad Amburgo. Amore per la vita pi che per la letteratura. Non saprei distinguere le due cose. Seguii listinto. Forse volevo imparare il tedesco. Ma poi lei si stanc, smise di amarmi e io decisi di fare le valigie. Stavo per andarmene in Danimarca, ma poi allultimo momento decisi di tornarmene in Italia. Mi iscrissi allUniversit e conobbi Carlo Izzo. Per vivere davo lezioni di latino. Izzo era considerato un anglista piuttosto bravo. Tanto che partecip alla revisione della prima traduzione dellUlisse. Fu lui ad avvicinarla a Joyce? Cominciai a seguire le sue lezioni. Trovavo buffo e affascinante questo veneziano che parlava come un aristocratico inglese. Tutto gola e singhiozzi. Seppi che era stato grande amico di Ezra Pound. Si erano scambiati parecchie lettere. Poi il fascismo li separ di brutto. Izzo, che aveva una moglie ebrea, dopo le leggi razziali and via dallItalia. Fin lamicizia con Pound, rest lammirazione per la sua poesia. E Pound aveva pi di un legame con Joyce.

Il loro rapporto passava tra laltro attraverso Omero. E fu un modo di immaginare un confronto con il mito. Un mito stravolto e piegato alle mille suggestioni che Joyce ricavava dalle sue radici irlandesi. E quelle radici per molto tempo rimasero oscure, o trascurate. Izzo sapeva poco dellIrlanda e dellirlandese. Era un uomo di unaltra generazione. La lingua era per lui linglese. E questo si sente nella prima traduzione dellUlisse. Che quella fatta da Giulio De Angelis. S, una traduzione benemerita. Da noi usc nel 1960 nella revisione apportata da Izzo, Melchiori, Cambon. Quel gruppo di professori puntando a una lingua colta, alta, complessa, perdeva il retroterra irlandese senza il quale Ulisse rischia di essere un romanzo profonda-

Facevo il laviapiatti e leggevo Swift Mi chiedo come Calvino mi sopportasse


mente diverso. Ma tutte queste cose, io stesso, le capii molto dopo. Linglese come lo aveva appreso? Lestate prima di conoscere Izzo ero stato in un college per affinare la lingua. Un professore irlandese mi accus di aver scritto che Dio non esiste. Non era vero ma persi il diritto di frequentare quella scuola. Mi ritrovai senza soldi e senza alloggio. Andai a fare il lavapiatti in un ristorante. La sera, ricordo, traducevo Swift per gioco. Poi un giorno entrando in una libreria, comprai una copia usata dellUlisse. Fu il mio primo contatto con Joyce. Tutto molto casuale. Come stata in larga parte la mia vita. Prima di entrare alluniversit non sapevo cosa avrei fatto di me. Amavo i poeti provenzali, parlavo bene il francese e meno il

I FILM
Cinema allaperto una trilogia di documentari (Fandango) con cui Celati integra la sua visione di scrittore. Il mondo di Luigi Ghirri dedicato al grande fotografo

LA TRADUZIONE
Ulisse, il capolavoro di James Joyce sta uscendo da Einaudi nella nuova traduzione realizzata da Gianni Celati, frutto di un lavoro decennale

DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI

tedesco. Nel frattempo mi ero sposato con una ragazza tunisina. Volevo anche imparare larabo. Poi salt fuori Joyce. E compresi che quel mondo in qualche modo mi corrispondeva. E decisi di farci la tesi. Devo molto a Izzo che in seguito mi sped due anni a Londra con una borsa di studio e cominci da allora la mia vita da girovago. Che la port dove? In giro per lEuropa e poi in America. Ricevetti un invito dallUniversit di Ithaca. Era il tempo in cui avevo scritto Comiche che Calvino fece pubblicare da Einaudi. Devo molto anche a Italo. Lui era lordine mentale fatto persona. Non credo gli fregasse molto di Joyce. Ma si interess tantissimo alla mia traduzione di Swift. Mi sono spesso chiesto come abbia fatto a sopportare un presuntuoso come me.

A Ithaca cosa fece? Studiai e insegnai per un paio di anni. Mi ero appassionato alla lingua maccheronica che Joyce, tra laltro, impiegher nei suoi schemi mentali. In che modo? Conosceva la tradizione italiana e probabilmente aveva letto Teofilo Folengo. Una punta di spillo, ma sufficiente per intuire come in lui confluiscano molteplici esperienze culturali. Io tenevo un corso serale nel mio studio con cinque o sei studenti. Ci portavamo da mangiare e da bere. La filosofia francese stava diventando di moda e i divi del momento erano Derrida e Foucault. Li ha conosciuti? Abbastanza bene. Con Derrida, che incontravo spesso in treno, diventammo amici. Insegnava a Yale. Men-

tre Foucault era a Syracuse. Una volta fu invitato a Ithaca per un seminario su Sade. Fu una cosa straordinaria. Non so se ero pi affascinato dalla sua testa levigata come una boccia o dalle sue parole. Poi, finita la lezione, mi avvicinai a lui e parlando gli dissi che ero amico di Derrida. Cambi espressione: un petit prof de lyce, commento brusco. Furono anni caotici. Joyce era ancora un fiume sotterraneo. E quando divent evidente? Beh, in qualche modo si sempre sovrapposto alla mia vita. Potrei dire che la musica del suo stile risuonava nella mia testa e che il flusso di coscienza battesse il tempo del mio ritmo. Ma dopotutto, c sempre un momento ufficiale in cui le cose convenzionalmente nascono. E per me stata lofferta che una decina di anni fa lEinaudi mi ha fatto di ritradurre lUlisse. E lei accett in che modo? Accettai dopo molti dubbi. Cera la sfida, certo. Ma anche il bisogno di soldi. Con Gil, la mia nuova moglie, avevamo comprato una casa a Brighton e incombeva il mutuo. Ma il giorno dopo che firmai il contratto mi arriv linvito per passare un anno a Berlino. Mi diedero soldi, una casa e perfino un tutor. Senza chiedermi niente in cambio. Mi misi a tradurre alcuni racconti di Kafka. Poi, come preso da rimorso, passai finalmente a Joyce: tradussi il monologo in cui Molly stramaledice suo marito. Alla fine mi accorsi che non funzionava. Compresi che stare su Joyce era come sdraiarsi su una polveriera. Potevo saltare ad ogni momento. Valut la decisione di mollare? S, ma poi tornando a Brighton decisi di lavorare seriamente allUlisse: dalle sei del mattino alle sei di sera. Sul tavolo avevo dizionari di tutti i tipi: irlandese, gaelico, inglese, latino. Modi di dire appresi in campagna o in citt. E in tutto questo caos, nel quale non so quante volte mi sono disperato, ho sentito che dovevo arrivare fino in fondo. curioso, ma il racconto che lei sta facendo di questa straordinaria traduzione ripropone il joyciano stream of consciousness. La mia vita, come lUlisse, stata un lungo flusso di coscienza. Cosa ha rappresentato questo romanzo che quando usc nel 1922 sconvolse i codici della letteratura e divise la critica? Eliot lo accolse come un capolavoro, Virginia Woolf lo stronc. Anche Pound ebbe delle riserve. E lo stesso Beckett non so fino a che punto lo accett. Dentro quel romanzo c buona parte della cultura occidentale: ci ritrovi Dante, Vico, perfino Giordano Bruno e Spinoza. Senza dimenticare la patristica che gli derivava dalleducazione nelle scuole dei gesuiti. possibile che di molte cose non avesse una conoscenza diretta. Ma straordinario il grado di assimilazione che mostra. Come leggerlo? Ho puntato sulla musicalit del romanzo. E quindi non si tratta di interpretare le singole frasi, sulle quali possibile dividerci nellinterpretazione. Si tratta di pensare Ulisse in chiave taoista e allora, improvvisamente, le asperit, i conflitti, le incomprensioni si sciolgono. il flusso. Certo, con la sensazione che tutto sospeso e guidato da piccole onde che non provocano n scarti n traumi. il passo stesso di Leopold Bloom che si muove allinsegna dellidea che niente di speciale sta accadendo. Capisce la trovata di Joyce? Niente di speciale nelle 24 ore in cui si svolge la storia. Niente di epico. Joyce ripensa la quotidianit? Assegna un valore diverso alla normalit. Perch di quella che siamo fatti. E tutto accade nellimmediatezza, nel fluire stesso della vita. Mi viene in mente Luomo con la macchina da presa, di Dziga Vertov, dove dallalba al tramonto un cineoperatore riprende scene di vita quotidiana a Odessa. Non so se Vertov conoscesse Ulisse. Ma in qualche modo ne il corrispettivo cinematografico. Pound scrisse che Joyce prese in mano larte dello scrivere dove Flaubert laveva lasciata e aggiunse che Bouvard e Pcuchet, come Bloom, sono le basi della democrazia, delluomo della strada. Giudizio ineccepibile. Mi viene da aggiungere che c molta pi vicinanza con Flaubert che non con Proust. Con la btise che non con le madeleines o con il tempo ritrovato. A proposito di Pound mi torna in mente una foto in cui, ormai vecchio, il poeta visita la statua di Joyce a Zrichberg. Sono stato a lungo Zurigo, dove Joyce pass lultima fase della sua vita. E dove sepolto. Ho girato tra i suoi posti e visto quel monumento sinuoso, accanto alla sua tomba. Ha la stessa fluidit del romanzo: si direbbe un uomo snodabile che sta pensando a una acrobazia. Ecco, tra gli scrittori che conosco Joyce stato il pi acrobata. In fondo le somiglia. Lei trova? Ho corteggiato troppi disastri per sentirmi un uomo sul trapezio.
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