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TRADIZIONALE:
STORIA, CRITICITÀ E PROSPETTIVE
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INDICE
INTRODUZIONE 4
1. STORIA DELL’ENERGIA IDROELETTRICA 5
1.1 SVILUPPO DALLE ORIGINI 5
1.2 SVILUPPO DELL’ENERGIA IDROELETTRICA IN ITALIA 6
2. SITUAZIONE ATTUALE 8
2.1 CLASSIFICAZIONE FUNZIONALI 8
2.1.1 Impianto ad acqua fluenti..............................................................................................................8
2.1.2 Impianto con centrale a piede di diga............................................................................................8
2.1.3 Impianto ad accumulo...................................................................................................................8
2.1.4 Impianto inseriti in sistemi di approvvigionamento potabile.........................................................9
2.2 SCENARIO MONDIALE 9
2.3 EUROPA 10
2.4 ITALIA 11
2.4.1 Dati di sintesi sugli impianti idroelettrici nel 2021.........................................................................11
2.4.2 Numero e potenza degli impianti idroelettrici...............................................................................11
2.4.3 Evoluzione del numero e della potenza degli impianti idroelettrici...............................................12
2.4.4 Numero e potenza degli impianti idroelettrici nelle regioni..........................................................13
4.4.5 Confronto tra produzione effettiva e produzione normalizzata degli impianti idroelettrici..........14
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INTRODUZIONE
L’energia idroelettrica rappresenta una delle fonti energetiche più antiche utilizzate dall’umanità.
Sfruttando la forza dei fiumi e dei corsi d’acqua, infatti, le centrali idroelettriche producono
energia pulita e rinnovabile, contribuendo a mitigare l’impatto ambientale della generazione di
energia.
Nel contesto dell’Agenda 2030 e dell’iniziativa Repower EU, che mirano a promuovere la
sostenibilità ambientale e l’adozione di fonti di energia rinnovabili, l’industria idroelettrica
tradizionale si pone come un punto di riflessione cruciale.
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1. STORIA DELL’ENERGIA IDROELETTRICA
L'utilizzo del moto dell'acqua come fonte di energia non si limitò agli Egizi, ma venne adottato
anche da altre civiltà antiche. Ad esempio, si ritiene che addirittura i Sumeri utilizzassero ruote
azionate dalla forza dei fiumi e dei canali. In Estremo Oriente, in Cina, già a partire dal 200 a.C., si
utilizzavano ruote idrauliche per macinare grano e minerali, mentre antiche civiltà indiane
facevano uso di strumenti simili nello stesso periodo. La ruota ad acqua si diffuse ampiamente
dall'Asia Minore all'Impero Romano, all'Egitto, all'Asia e all'India, raggiungendo il mondo islamico
intorno al settimo secolo e portando questa tecnologia sulle rive dei fiumi Tigri ed Eufrate. Anche
nell'Antica Grecia si trovano testimonianze dell'utilizzo delle ruote ad acqua.
Durante il basso medioevo, gli Arabi apportarono ulteriori miglioramenti nell'utilizzo delle ruote ad
acqua, impiegandole per scopi come l'irrigazione dei campi e la bonifica di zone paludose. Nel
corso del tempo, i mulini ad acqua vennero costruiti con diverse
configurazioni. Esistevano mulini a ritrecine, con l'asse verticale
e le ruote orizzontali, ma erano meno diffusi e meno efficienti.
Questi erano spesso utilizzati direttamente per azionare pesanti
macine di pietra per i cereali. Più spesso, le ruote ad acqua
erano di tipo verticale con l'asse orizzontale, a formare quelli
conosciuti come mulini vitruviani. Il movimento generato dalla
ruota veniva poi trasmesso a macchinari rotanti o convertito in
movimento lineare attraverso l'uso di pulegge o ingranaggi per
aumentare la velocità di lavorazione.
Esistevano, inoltre, diversi tipi di mulini a ruote verticali: in alcuni casi, l'acqua veniva convogliata
da fiumi o torrenti attraverso canali e cadeva dall'alto sulle pale, facendo ruotare la ruota in senso
orario e, in alternativa alle pale orizzontali, si utilizzavano anche tazze. In altri casi, l'acqua
proveniente dal canale scendeva al di sotto della ruota attraverso uno scivolo, causando una
rotazione in senso opposto. Nei fiumi con una forte corrente d'acqua, la ruota veniva immersa
direttamente nel fiume stesso e la corrente spingeva le pale, facendole ruotare.
Curiosamente, alcuni mulini venivano addirittura montati su barche poste nei fiumi, sfruttando la
corrente degli stessi per fornire l'energia necessaria alle macine.
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Tuttavia, la vera rivoluzione nell'energia idrica si verificò nel XIX secolo, un periodo caratterizzato
da numerosi progressi scientifici nel campo dell'energia. In particolare, fu scoperto come
conservare e sfruttare l'energia elettrica, e l'italiano Alessandro Volta inventò la pila, il primo
generatore elettrico mai realizzato. Nel 1832, venne inventata la turbina idraulica, un'invenzione
che rappresentò una svolta nella produzione di energia idroelettrica.
Verso la fine del XIX secolo, l'energia idroelettrica iniziò ad essere utilizzata per generare
elettricità. In Italia, la prima grande centrale idroelettrica fu attivata nel 1895 a Paderno, costruita
sull'Adda da Edison, una società fondata nel 1884. Questo segnò l'inizio dell'era delle centrali
idroelettriche, che si svilupparono sia in Europa che negli Stati Uniti verso la fine del XIX secolo. La
prima centrale idroelettrica negli Stati Uniti fu costruita nel 1879 presso le cascate del Niagara.
Nel corso del tempo, le centrali idroelettriche sono diventate sempre più sicure ed efficienti grazie
ai continui miglioramenti tecnologici. Nel XX secolo, l'energia idroelettrica è stata utilizzata per una
vasta gamma di applicazioni, tra cui l'irrigazione dei campi, la bonifica dei terreni paludosi, la
concia delle pelli, la produzione di malto per la birra e la macinazione di olive, zucchero e pigmenti
per la tintura. L'energia idroelettrica ha contribuito in modo significativo alla crescita industriale e
allo sviluppo delle società moderne, fornendo una fonte di energia pulita e rinnovabile che
continua ad essere sfruttata in tutto il mondo.
[Fonti: 4-9-14-15]
Durante il corso del XX secolo, l'Italia ha assistito a un notevole sviluppo delle centrali
idroelettriche, soprattutto nelle regioni settentrionali del paese, dove le montagne e i fiumi
offrivano condizioni ideali per la produzione di energia idroelettrica. Nel 1905, la centrale di
Colobrano in Piemonte si distinse come la prima centrale idroelettrica ad alta tensione del paese.
Successivamente, furono realizzate importanti centrali idroelettriche nelle Alpi italiane, come la
centrale di Edolo nel 1912 e la centrale di Tignale nel 1921.
Durante gli anni '30, nel periodo fascista, venne avviato il "Progetto del Littorio" con l'obiettivo di
potenziare ulteriormente l'energia idroelettrica in Italia. Questo ambizioso progetto prevedeva la
costruzione di grandi dighe e centrali idroelettriche. Una delle realizzazioni più significative di
questo periodo fu la diga di Montecatini, completata nel 1932, che creò il lago artificiale di
Bilancino in Toscana.
Negli anni '50 e '60, si assistette a importanti sviluppi nel settore dell'energia idroelettrica nelle
Dolomiti. Furono costruite dighe come Santa Massenza, Piazzola e Serraia in Trentino, che
facevano parte di un complesso sistema di produzione di energia idroelettrica. Queste dighe
rappresentavano una fonte significativa di energia per il Nord Italia e si arrivò al punto in cui
l’idroelettrico contribuiva al 65% dell’energia elettrica totale.
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Nel 1962, venne istituito l'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL) come società statale
responsabile della gestione dell'energia elettrica in Italia e svolse un ruolo chiave nello sviluppo
dell'energia idroelettrica nel paese. Tuttavia, l'industria idroelettrica italiana affrontò diverse sfide
negli anni successivi, tra cui il crollo della diga del Vajont nel 1963, una diga ad arco situata nella
valle del Vajont, nelle Alpi italiane, vicino al paese di Longarone, nella regione del Veneto. La sua
costruzione fu completata nel 1959 ed era gestita dalla società energetica italiana SADE, la
“Società Adriatica di Elettricità”. Il 9 ottobre 1963 una frana di grandi dimensioni si staccò dalla
montagna a monte della diga, precipitando nel lago artificiale
con una forza enorme. L’onda generata dalla frana causò
un’enorme onda di tsunami che si abbatté sulla valle
sottostante, distruggendo diversi paesi, tra cui Longarone. La
catastrofe del Vajont è stata una delle più grandi tragedie
nella storia delle dighe. Si stima che oltre 2000 persone
abbiano perso la vita in seguito all’alluvione. La causa della
frana è stata attribuita a vari fattori, tra cui la geologia
Figura 1.2: Diga del Vajont
instabile della montagna ed errori di progettazione nella
costruzione della diga. La diga del Vajont è stata chiusa e non viene più utilizzata per la produzione
di energia idroelettrica. Dopo la tragedia, sono state apportate importanti modifiche alle leggi sulla
gestione delle dighe e sulla sicurezza delle costruzioni.
Ciò, insieme all'abbondante disponibilità di petrolio a basso costo e al dogma che ormai tutte le
risorse idriche “economiche” italiane erano state utilizzate, contribuì a una diminuzione dello
sviluppo e della produzione di energia idroelettrica.
Successivamente, verso la fine degli anni '90, si avviarono politiche di liberalizzazione del settore
energetico, che comportarono un cambiamento nel panorama delle centrali idroelettriche nel
paese. Molte di esse passarono dalla gestione dell'ENEL a operatori privati o enti locali, aprendo il
settore a una maggiore concorrenza e diversificazione.
[Fonti: 4-9-14-15-16]
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2. SITUAZIONE ATTUALE
Gli impianti “ad acqua fluente” sono realizzati derivando una frazione di portata direttamente dal
fiume. La turbina produce con modi e tempi totalmente dipendenti dalla disponibilità nel corso
d’acqua. Quando il corso d’acqua è in magra e la portata scende al di sotto di un certo valore
predeterminato, la produzione di energia cessa. Sono impianti relativamente economici, ma
l’utilizzo dell’impianto è strettamente legato alle vicissitudini meteorologiche.
Inoltre, è possibile spillare, dal bacino, soltanto la portata richiesta in ogni istante in base al
fabbisogno di energia. Il deflusso attraverso le macchine è regolato, perché il bacino dipende dagli
eventi meteorologici, mentre la portata prelevata è controllata in funzione delle esigenze di carico.
Il bacino ha la funzione di un vero e proprio accumulatore di energia.
Composto da due bacini posti a quote diverse collegati da un sistema di opere e tubazioni, come
un normale impianto idroelettrico. È possibile però invertire il ciclo di funzionamento. Nelle ore di
maggior richiesta di energia (ore di punta) l’acqua fluisce dal bacino superiore a quello inferiore
producendo energia elettrica; mentre nelle ore di bassa richiesta di energia l’acqua del bacino
inferiore viene pompata fino al bacino superiore per accumulare energia (potenziale). L’energia
elettrica utilizzata per il pompaggio è maggiore di quella generata, ma ha un valore commerciale
inferiore, poiché generata in ore di scarso utilizzo.
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2.1.4 IMPIANTO INSERITO IN SISTEMI DI APPROVVIGIONAMENTO POTABILE
[Fonte: 22-6]
Oggi in 35 paesi nel mondo, l’energia idroelettrica costituisce oltre il 50% dell’elettricità prodotta.
Di questi, 28 sono economie emergenti e in via di sviluppo. Nelle economie avanzate, invece,
causa la crescita degli impieghi di gas naturale e delle altre fonti rinnovabili, la quota
dell’idroelettrico nella copertura del fabbisogno è scesa, pur mantenendo un’importanza
fondamentale per il funzionamento del sistema. Negli ultimi 15 anni, leader indiscussa nel
mercato si conferma la Cina, da sola responsabile del 50% dell’espansione della capacità lorda
globale. Al di fuori di questo Paese, è stata aggiunta nuova capacità idroelettrica in India, Brasile e
in alcune grandi economie del Sud-Est asiatico (principalmente a partire dal 2005), mentre lo
sviluppo di grandi impianti sta supportando l’elettrificazione nell’Africa sub-sahariana.
[Fonte: 17]
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2.3 EUROPA
L’idroelettrico rappresenta la principale tecnologia rinnovabile in Europa, coprendo il 16% della
produzione elettrica e il 36% delle quote rinnovabili.
In Europa sono installati 254 GW di potenza idroelettrica (pompaggio inclusi) pari ad una quota del
19% di quella mondiale, per una produzione di circa 670 TWh a rappresentare il 16% della
produzione elettrica complessiva del Continente e il 36% di quella da FER, costituendo la principale
tecnologia rinnovabile.
La Tab. 1 evidenzia i paesi europei in cui è presente la maggior potenza e la quota della produzione
complessiva nazionale coperta da questa fonte. Questi paesi rappresentano il 75% della potenza
idroelettrica installata in Europa.
“Il settore, però, ha raggiunto da tempo la piena maturità, prova ne sia che tra il 2015 e il 2020 la
capacità idroelettrica europea è cresciuta solo del 6% (+14 GW), a differenza di quanto registrato
nei paesi extra-europei in via di sviluppo in cui i grandi impianti idroelettrici continuano a
diffondersi. In quasi tutta Europa, infatti, gli aspetti e le normative legati all’impatto ambientale,
combinati con lo sfruttamento già in atto dei principali corsi d’acqua, rendono praticamente
impossibile la realizzazione di nuovi impianti di grande taglia. Tuttavia, l’industria europea delle
apparecchiature idroelettriche rappresenta più di due terzi del mercato mondiale. In quasi tutti i
paesi dotati dei più consistenti parchi idroelettrici, la gestione è per la quota maggiore ai
produttori nazionali “storici”. Ad esempio: in Germania, RWE detiene il 35% della potenza
idroelettrica installata; in Austria, Verbund il 55%; in Svezia, Vattenfall il 52%; in Norvegia,
Statkraft il 39%; in Francia, EdF il 79%. “
[Fonte: 10]
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2.4 ITALIA
La fonte idrica ha costituito storicamente una base fondamentale per lo sviluppo del nostro
sistema economico e del sistema elettrico. Fino all’inizio degli anni 1960 la generazione
idroelettrica ha coperto in media il 90% del fabbisogno nazionale. Con la crescita della domanda,
lo sviluppo del termoelettrico e il recente aumento delle fonti rinnovabili non programmabili, la
percentuale è progressivamente scesa, permanendo però ed anzi rafforzando il suo ruolo
strategico per il funzionamento del sistema.
[Fonte:10]
Escludendo gli impianti di pompaggio puro, alla fine del 2021 risultano in esercizio in Italia 4.646
impianti idroelettrici; nella maggior parte dei casi si tratta di impianti di piccole dimensioni, con
potenza complessiva inferiore a 1 MW. In termini di potenza installata, invece, oltre l’81% dei
19.172 MW installati nel Paese a fine 2021 si concentra in impianti con potenza maggiore di 10
MW. Nel corso del 2021 la produzione di energia elettrica da fonte idraulica ammonta a 45.388
GWh, pari al 39% della produzione complessiva da fonti rinnovabili. Il 75% dell’elettricità generata
è prodotta da impianti idroelettrici di potenza superiore a 10 MW, il 19% da quelli di potenza
compresa tra 1 e 10 MW, il restante 6% da impianti di dimensione inferiore a 1 MW.
[Fonte: 5]
La tabella 3 riporta numerosità e potenza efficiente lorda degli impianti idroelettrici che
producono energia rinnovabile, sono esclusi gli impianti di pompaggio puro, mentre sono inclusi gli
impianti di pompaggio misto. Si precisa che, ai sensi della normativa comunitaria, l’energia
elettrica prodotta in centrali di pompaggio con il ricorso ad acqua precedentemente pompata a
monte non può considerarsi rinnovabile.
Tabella 3:
Differenza di numero e
potenza degli impianti tra il 2020 e 2021
10
A fine 2021 la classe dimensionale più numerosa risulta quella che raccoglie gli impianti con
potenza minore o uguale a 1 MW (73,4%), seguita dalla classe compresa tra 1 e 10 MW (20,0%). Le
due classi considerate insieme, tuttavia, coprono solo il 19,0% della potenza totale installata,
mentre i 310 impianti del Paese con potenza maggiore di 10 MW concentrano il restante 81,0%
della potenza idroelettrica complessiva nazionale. L’incremento in termini di potenza rispetto al
2020 è pari a 66,4 MW (+0,3%); i nuovi impianti entrati in esercizio nel corso del 2021 sono
principalmente ad acqua fluente. L’incidenza della potenza idroelettrica installata sul parco
impianti rinnovabili italiano è pari al 33%.
[Fonte: 5]
Come raffigurato nella figura 2.3 l’arco temporale compreso tra il 2007 e il 2021 è caratterizzato
dall’installazione di impianti idroelettrici, principalmente di piccole dimensioni (figura 2.4); la
potenza installata in Italia è aumentata, infatti, secondo un tasso medio annuo di crescita pari a
+0, 7%
[Fonte: 5]
Figura 2.4: Progressiva contrazione della taglia media degli impianti. [Fonte: 5]
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2.4.4 NUMERO E POTENZA DEGLI IMPIANTI IDROELETTRICI NELLE REGIONI
Tabella 4: Differenza di numero e potenza degli impianti nelle regioni tra il 2020 e 2021
A fine 2021, la maggior parte degli impianti idroelettrici è localizzata nelle regioni settentrionali
(81,2%) del Paese e in particolare in Piemonte (1.018 impianti), Trentino-Alto Adige (587 impianti
nella provincia di Bolzano, 280 nella provincia di Trento) e Lombardia (721). Nelle medesime
regioni, di conseguenza, si osserva anche la maggiore concentrazione della potenza (76,1%): i
valori più elevati si rilevano infatti ancora in Lombardia (5.190 MW), in Piemonte (2.799 MW) e
nelle province di Trento e di Bolzano (rispettivamente 1.642 MW e 1.767 MW); nelle stesse regioni
sono peraltro localizzati alcuni degli impianti idroelettrici più grandi del Paese. Le regioni del
Centro–Sud che si distinguono per maggiore diffusione di
impianti di sfruttamento della fonte idraulica sono l’Abruzzo, con
1.023 MW di potenza installata, e la Calabria (789 MW). Le
regioni settentrionali nel 2021 hanno contribuito per l’80,7% alla
produzione idroelettrica complessiva nazionale, quelle centrali
con il 9,4%, quelle meridionali con il 9,9%. Alla fine del 2021 la
potenza complessiva degli impianti idroelettrici installati in Italia
ammonta a 19.172 MW, per un incremento rispetto all’anno
precedente pari a +0,3%.
Dalla figura 2.5 si nota come la produzione idroelettrica si concentra principalmente nelle regioni
settentrionali del Paese. In particolare, la Lombardia, le province di Trento e Bolzano, il Piemonte e
il Veneto coprono, considerate insieme, poco meno del 68% della produzione idroelettrica totale
del 2021.
[Fonte: 5]
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2.4.5 CONFRONTO TRA PRODUZIONE EFFETTIVA E PRODUZIONE NORMALIZZATA DEGLI
IMPIANTI IDROELETTRICI
La Direttiva Europea 2009/28/CE prevede che, ai fini del calcolo della quota di energia da
fonti rinnovabili sul consumo finale lordo, il contributo dell’energia prodotta da fonte
idraulica debba essere considerato applicando una formula di normalizzazione finalizzata
ad attenuare gli effetti delle variazioni climatiche.
[Fonti: 11-12-18-19-20-21]
4. PROSPETTIVE
Nonostante le numerose criticità discusse precedentemente [3], è ragionevole aspettarsi che il
ruolo dell’energia idroelettrica in Europa in futuro si mantenga rilevante, crescendo sia dal punto
di vista della capacità installata, sia riguardo il numero di impianti.
Questa crescita però è legata ad alcuni cambiamenti nel modo in cui l’idroelettrico tradizionale ha
operato fino ad oggi.
Nello specifico, la tendenza a livello europeo è sempre più volta a ridurre le dimensioni degli
impianti, all’aumentare la capacità di stoccaggio energetico, a rendere le tecnologie impiegate più
efficienti e meno impattanti a livello ambientale.
4.1 CRESCITA
L’IEA stima che la capacità installata in Europa aumenti entro il 2030 (rispetto al 2021) di 18.1 GW
ripartiti rispettivamente in 6.8 GW sotto forma di “pumped storage” (impianti di accumulo con
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pompaggio), 7.8 GW in “reservoirs” (impianti a bacino) e 3.5 GW in “run-of-river” (impianti ad
acqua corrente), con lo scenario più ottimista (“accelerated case”) che porta la previsione a 28.9
GW totali.
[Fonte: 1]
Mentre all’inizio del Novecento ci si aspettava che l’idroelettrico avrebbe sostenuto per la maggior
parte lo sviluppo industriale dell’Italia, oggi è, invece, evidente come una transizione completa a
fonti rinnovabili per quanto riguarda la produzione di energia non si possa basare unicamente, ma
neanche principalmente, su tale fonte dato che le prospettive di crescita, per quanto positive, non
presentano un aumento percentuale sufficiente a permettere di sostituire interamente le porzioni
del mix energetico oggi occupate dalle fonti fossili.
I margini di crescita di eolico e fotovoltaico sono in questo senso molto più incoraggianti, ma,
sebbene l’idroelettrico non si prospetti come la fonte energetica principale dal punto di vista
quantitativo di un futuro a emissioni 0, può nondimeno rivelarsi una risorsa chiave nel porre
rimedio ad alcune delle criticità principali delle altre fonti rinnovabili [4.2].
*In sintesi, l’idroelettrico presenta prospettive di crescita incoraggianti, sebbene non sufficienti a
farlo rimanere la principale fonte rinnovabile nella prospettiva della transizione ecologica, per la
quale potrebbe comunque rivelarsi vitale.
Attualmente l’idroelettrico viene impiegato per compensare l’aumento di domanda nelle ore di
maggior consumo, integrando l’output energetico delle centrali termoelettriche.
Questo è dovuto a uno dei maggiori pregi dell’idroelettrico a bacino: la capacità di regolare le
portate in modo da avere il controllo sul volume di energia prodotto.
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Figura 4.1: Produzione elettrica netta oraria per fonte in Italia nel 2018- [Fonte: 13; Origine dati: Terna S.p.A.]
Come si può notare dalla figura 4.1 l’idroelettrico risulta essere la fonte programmabile che
subisce le variazioni in proporzione maggiori nel corso della giornata: il valore di picco è circa 3
volte quello minimo.
In tal senso è interessante notare come, con riferimento ai dati IEA riportati nel paragrafo
precedente [4.1], gli impianti di “pumped storage” rappresentino oggi circa il 5% della capacità
installata idroelettrica in Europa, ma nelle proiezioni di crescita costituiscano più di un terzo della
nuova capacità, a sottolineare un’importanza sempre maggiore data a questo aspetto
dell’idroelettrico.
*L’adattabilità del carico e l’essere una fonte programmabile, quindi, risulta essere uno dei punti di
forza maggiori dell’idroelettrico e sul quale si sta investendo sempre di più, e che può essere la
base delle sue fortune future così come lo è stato per quelle attuali.
Stando ai dati di Terna S.p.A. a causa della grave siccità in Italia la produzione da idroelettrico nel
2022 è calata del 37.7%, anche se l’impatto di tale calo è stato ammortizzato dalle politiche di
risparmio energetico ed al calo dei consumi a seguito della guerra in Ucraina.
[Fonte: 3]
Da un lato la carenza idrica può impattare negativamente sulla produzione rendendo l’idroelettrico
una fonte meno appetibile e riducendone le potenzialità di crescita, dall’altro però crea
un’opportunità non trascurabile di attrarre fondi al fine di creare nuovi impianti volti proprio a
contrastare le criticità messe in luce dalla siccità.
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Gli impianti a bacino, infatti, permettono di accumulare acqua e stoccarla permettendo di mitigare
l’impatto di prolungati periodi di siccità e costituendo una parte non trascurabile delle riserve
idriche del Paese.
Proprio la necessità per legge di conservare un volume d’acqua minimo come riserva ha portato
all’interruzione della produzione energetica in alcuni bacini nel 2022; gli impianti muniti di sistemi
di pompaggio, tuttavia, presentano un consumo idrico decisamente minore e una maggiore
presenza di questi ultimi contribuirebbe a mitigare l’incostanza delle precipitazioni insieme
all’incostanza della produzione energetica di eolico e solare.
In tal senso è importante sottolineare come l’utilizzo dei bacini come stoccaggio idrico, data
l’incostanza delle precipitazioni, richiederebbe un sovradimensionamento significativo della
capacità volumica a livello Paese, ottenibile però solo con un gran numero di impianti di piccole
dimensioni.
Per massimizzare questi effetti è importante una distribuzione capillare di questi bacini sul
territorio, il che ne limita le dimensioni.
Ciò non è necessariamente un fatto negativo in quanto l’impatto ambientale, economico e sociale
di bacini di minori dimensioni è ridotto rispetto alle grandi dighe [3]; in concomitanza con
l’esaurimento dei siti per grandi bacini questa è una delle cause della riduzione delle dimensioni
medie dei nuovi impianti [2.4.3].
*In conclusione, i cambiamenti climatici in atto pongono tanto una sfida quanto un’opportunità
per lo sviluppo dell’idroelettrico, a condizione che sia in grado di adattarsi alle nuove necessità in
ambito di contenimento dei danni di siccità e alluvioni; i dati in questo senso sono da ritenersi
promettenti.
Nell’Unione Europea è notevole il fatto che, nonostante le prospettive di crescita limitate, gli
investimenti nella ricerca di nuove tecnologie per l’idroelettrico siano aumentati costantemente
negli ultimi anni con gli investimenti privati in UE, che nel periodo 2003-2016 sono arrivati a oltre
un miliardo di euro.
Tali cifre sono dovute a una consolidata presenza nell’Unione di aziende all’avanguardia nello
sviluppo e produzione di turbine e impianti idroelettrici, data anche l’importanza storica che tale
fonte ha rivestito e tuttora riveste nel mix energetico dei Paesi UE.
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Inoltre, il numero di brevetti registrati in Europa nel settore idroelettrico ha subito un costante
aumento dal 2004 ad oggi.
In crescita sono anche i progetti di ricerca finanziati dalla Commissione Europea nel settore
idroelettrico, rivolti generalmente o all’aumento della flessibilità degli impianti o al miglioramento
della sostenibilità ambientale.
Degni di nota tra questi FitHydro (Fish Friendly Innovative Technologies in Hydropower) e X-Flex
Hydro (Hydropower Extending Power System Flexibility), da poco più di sette milioni di euro
ciascuno, l’uno volto a ridurre l’impatto sulla fauna ittica degli impianti e l’altro ad aumentare
l’efficienza degli impianti esistenti, aumentando la produzione senza doverne costruire di nuovi.
In quest’ottica Emanuele Quaranta, Ingegnere idraulico che lavora come scientific officer presso il
Joint Research Centre della Commissione Europea scrive per ENEL Green Power:
“Tra le tecnologie innovative introdotte recentemente, e volte all’incremento della flessibilità degli
impianti esistenti, si citano i meccanismi di controllo del flusso nelle turbine quando operano a
portata ridotta, la velocità di rotazione variabile e nuovi sistemi di governo della turbina, che
consentono anche di far funzionare la turbina in modalità di pompaggio.
Inoltre, si stima che l’energia prodotta da impianti idroelettrici potrebbe aumentare di 42 TWh
annui mediante l’implementazione della digitalizzazione (circa 1% in più per impianto) a livello
mondo. In quest’ambito, Enel Green Power è al lavoro per sviluppare l’algoritmo HydEA per
massimizzare l’energia per impianti multi-gruppo e con piano di produzione definito. Per ridurre il
rischio di mortalità dei pesci che, malauguratamente, dovessero venire trascinati dentro la turbina,
nuove turbine ecologiche sono in fase di sviluppo e realizzazione, come le turbine Alden, Dive e la
Minimum Gap Runner. Anche tecnologie a basso salto come ruote idrauliche e turbine VLH
mostrano tassi di mortalità molto ridotti in configurazioni ottimali.”
[Fonte: 8]
Importante, inoltre, sarà anche il recupero delle piccole portate e dei piccoli salti tramite il Mini-
Hydro ovvero impianti non superiori a 1 MW di potenza che possono tuttora usufruire in UE di una
serie di incentivi per la loro realizzazione o ammodernamento e che si rivelano utili specialmente
nell’ottica delle comunità energetiche e della produzione locale, oltre a presentare un ridotto
impatto ambientale.
Queste nuove tecnologie unite al rispetto del concetto di Deflusso Minimo Vitale (DMV) ovvero “la
portata minima di acqua spillata e ricevuta necessaria al mantenimento dei valori ambientali del
corpo idrico ad un livello accettabile“ contribuirebbero a ridurre l’impatto negativo
dell’idroelettrico sull’ambiente; gli importanti investimenti in questo senso dimostrano la volontà
politica e imprenditoriale di fare dell’idroelettrico una fonte moderna e sostenibile atta a fare
parte a pieno titolo della transizione verde.
Nonostante ciò, è importante sottolineare che alcune problematiche come il blocco del flusso dei
sedimenti, restano di difficile soluzione; l’idroelettrico resta una delle fonti più pulite a nostra
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disposizione, ma è fondamentale tenere a mente che non tutte le sue problematiche possono
essere risolte nel breve periodo e pertanto va utilizzato in modo appropriato, tenendo conto delle
criticità irrisolte.
*Se l’ampia ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie per ridurre l’impatto dell’idroelettrico e
trovare nuovi ambiti di espansione che sta venendo intrapresa in Europa dovesse dare frutti è
ragionevole aspettarsi una riduzione delle criticità legate all’uso di questa fonte e una conseguente
espansione del suo impiego.
In particolare, in Italia agli inizi del secolo scorso è esemplificativa l’affermazione di Francesco
Saverio Nitti, Ministro nel 1911 di Agricoltura, industria e commercio, secondo cui il “carbone
bianco”, ovvero l’energia idroelettrica, avrebbe finalmente emancipato l’Italia da “uno stato
secolare d’inferiorità economica”.
[Fonte: 7]
L’idroelettrico rappresentava in quegli anni, per i Paesi che presentavano i siti adatti, la possibilità
di avere accesso a energia elettrica a basso costo e slegata dalla presenza o meno di risorse fossili
come carbone e petrolio sul territorio nazionale.
Il suo contributo allo sviluppo industriale italiano nel Periodo Giolittiano e in generale nella prima
metà del secolo è indubbio, anche se l’Italia non fu mai in grado di diventare totalmente
indipendente dalle importazioni estere per quanto concerne l’approvvigionamento energetico,
come alcuni politici avevano invece auspicato.
Il boom economico del secondo dopoguerra fu poi sostenuto principalmente dalle fonti fossili e
vide un declino del peso percentuale dell’idroelettrico nella produzione energetica del Paese.
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Inoltre, è una fonte che si allontana sempre di più dall’immagine di semplice risorsa da sfruttare,
assumendo sempre di più i contorni di un mezzo per gestire e conservare l’acqua, di un modo per
moderare l’impatto di eventi climatici estremi e irregolari.
Non più quindi solo una risorsa il cui sfruttamento poteva giustificare anche un impatto
ambientale considerevole, ma un modo per proteggere il territorio stesso.
Tutto questo senza trascurare il fatto che alcuni aspetti negativi non hanno ancora trovato
soluzione e probabilmente non la troveranno nel breve periodo; la leggi in merito di protezione
ambientale si sono fatte più stringenti a partire dalla seconda metà del Novecento e, in
concomitanza con le nuove tecnologie in fase di sviluppo, fanno sperare che l’impatto dei nuovi
impianti sarà comunque ridotto rispetto al passato.
Detto ciò, tutto resta fortemente dipendente dalla volontà della classe politica che sul tema della
transizione ecologica si è spesso dimostrata incostante e prona a repentini cambi di approccio; in
questo senso i consistenti investimenti del settore privato sono da ritenersi incoraggianti al fine di
una crescita continuativa dell’idroelettrico.
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