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INDICE

Introduzione .......................................................................................................................................3

1 Il vento........................................................................................................................................5

1.1 Misura del vento ..................................................................................................................5

1.2 Atlante eolico ......................................................................................................................6

1.3 Elaborazione dei dati ...........................................................................................................7

1.4 Profili di velocità .................................................................................................................8

2 Aerogeneratore.......................................................................................................................... 11

2.1 La struttura dell’aerogeneratore ......................................................................................... 13

2.1.1 Il Rotore .................................................................................................................... 13

2.1.2 Le pale ....................................................................................................................... 14

2.1.3 Il mozzo..................................................................................................................... 16

2.1.4 Il generatore elettrico ................................................................................................. 16

2.1.5 Il sistema di controllo................................................................................................. 17

2.1.6 La torre di sostegno.................................................................................................... 17

2.1.7 Il meccanismo di imbardata........................................................................................ 18

3 Aerodinamica della turbina eolica ad asse orizzontale................................................................ 20

3.1 Teoria impulsiva assiale di Betz ......................................................................................... 20

3.2 Aerodinamica della pala .................................................................................................... 23

3.3 Modello BEMT ................................................................................................................ 25

3.3.1 Teoria dell’elemento di pala ....................................................................................... 26

3.4 Modello BEMT approssimato secondo la trattazione di Leishman ...................................... 30

3.5 Effetto delle perdite di punta causate dalla scia vorticosa ................................................... 34

3.6 Teoria impulsiva vorticosa di Betz ..................................................................................... 35

3.7 Teoria dell’ elemento di pala con scia rotazionale. ............................................................. 40

3.8 Modello BEMT con scia vorticosa ..................................................................................... 41

1
4 Curva di potenza di una turbina eolica ....................................................................................... 43

4.1 Capacity Factor ................................................................................................................. 44

5 Risultati numerici ...................................................................................................................... 45

5.1 Validazione del modello BEMT approssimato ................................................................... 45

5.2 Confronto del modello BEMT con e senza il fattore d’ induzione circonferenziale ............. 47

5.3 Elaborazione dati anemometrici ......................................................................................... 49

6 Conclusioni ............................................................................................................................... 69

Appendice A.1 .................................................................................................................................. 70

Appendice A.2 .................................................................................................................................. 74

Bibliografia....................................................................................................................................... 76

2
Introduzione
Oggi oltre l’80% dell’energia utilizzata nel mondo viene prodotta bruciando combustibili
fossili quali petrolio, carbone e metano. È ormai appurato che negli impianti in cui si
utilizzano combustibili fossili si generano sostanze inquinanti che, una volta immessi
nell’atmosfera, danneggiano l’ambiente. Negli ultimi anni molto è stato fatto, anche a livello
politico, per fronteggiare i diversi problemi ambientali: dall’impegno a perseguire un modello
di sviluppo sostenibile alla ricerca degli strumenti più adeguati per conciliare la crescente
domanda di energia, e quindi il crescente consumo di combustibili fossili, con la salvaguardia
dell’ambiente. Uno degli strumenti individuati per realizzare questo obiettivo è l’uso più
esteso delle fonti rinnovabili di energia, in quanto sono in grado di garantire un impatto
ambientale più contenuto di quello prodotto dalle fonti fossili. Per fonti di energia rinnovabile
si intendono risorse naturali che, per caratteristiche naturali o per effetto della coltivazione
dell'uomo, si rinnovano nel tempo e risultano quindi disponibili per la sopravvivenza umana
pressoché indefinitamente, cioè sono inesauribili.
Fra le fonti energetiche rinnovabili si trovano:

 l'irraggiamento solare ;
 il vento ;
 le biomasse;
 le maree e le correnti marine in genere.

In questi ultimi anni in Europa sono notevolmente aumentati i siti per la produzione di energia
elettrica dal vento (Wind Farm) nei luoghi dove le condizioni climatiche, orografiche e
ambientali permettono il migliore sfruttamento di questa risorsa. Ciò ha contribuito ad
affinare le tecnologie ed a ridurre i costi delle attrezzature eoliche: attualmente infatti sono
disponibili sul mercato macchine eoliche di tutte le taglie, sicure e tecnologicamente
affidabili. La produzione di energia elettrica eolica è normalmente associata all’immagine di
grandi di siti con numerose ed enormi macchine sui crinali o in mare aperto: impianti spesso
non graditi dalle popolazioni per l’impatto visivo sul paesaggio e, quando sono vicini alle
abitazioni, per il continuo rumore che provocano.
Gli impianti eolici di piccole e piccolissime dimensioni, invece, hanno un impatto visivo ed
ambientale sostanzialmente nullo, di poco superiore a quello di un’antenna parabolica. Essi
possono essere utilizzati da soli o accoppiati con i pannelli fotovoltaici, per fornire elettricità a
zone remote o difficilmente raggiungibili dalla rete elettrica (abitazioni isolate, riserve

3
naturali, stazioni meteo, rifugi alpini, ecc.). Piccoli generatori eolici vengono impiegati anche
per alimentare le piccole utenze di bordo delle imbarcazioni da diporto (frigorifero, quadro di
controllo, luci, etc.). Collegati alla rete nazionale, infine, possono integrare l’energia
occorrente alle infrastrutture turistiche (campeggi, hotel, porti turistici, agriturismi, ecc.) e a
tutte le altre utenze situate in zone ventilate.
Con gli impianti eolici c’è quindi uno spazio significativo per produrre energia elettrica anche
su piccola scala, in modo sostenibile e compatibile con l’ambiente, tuttavia la quantità di
energia che il mondo occidentale richiede è molto grande ed irraggiungibile con le fonti
rinnovabili. In termini quantitativi l’energia eolica può solo coprire una fascia limitata di
consumi, è necessario quindi compiere studi approfonditi sulle turbine eoliche per capire e per
migliorare le loro prestazioni in modo da garantire un ambiente migliore .
Il lavoro svolto in questa tesi è l’analisi e la validazione di un modello matematico
denominato BEMT (ossia Blade Element Momentum Theory ) che consente di studiare dal
punto di vista aerodinamico gli impianti eolici combinando due teorie (la teoria dell'elemento
di pala e la teoria della quantità di moto), e permette di prevedere le prestazioni della turbina
eolica ancor prima che essa venga installata.
Per ottenere dei risultati è stato utilizzato il programma in Fortran90 Winstrip : si andranno
a confrontare, per una stessa turbina, le curve caratteristiche di potenza e dei fattori di
induzione assiale e circonferenziale ottenute con Winstrip e quelle ottenute con soluzioni
analitiche utilizzando il modello BEMT approssimato nella trattazione di Leishman. Una
volta verificata la validità del programma, questo verrà utilizzato per fornire la curva di
potenza della turbina presa in esame in precedenza e verrà calcolata l’energia che è possibile
produrre in un sito generico della Basilicata, in base a velocità del vento rilevate mediante
analisi anemometriche.

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1 Il vento
Si definisce vento il movimento di masse d’aria rispetto alla superficie terrestre all’interno
dell’atmosfera; le principali cause di questo movimento sono: le differenze di temperatura fra
due zone e la rotazione terrestre .
Le differenze di temperatura sono dovute ad un diverso riscaldamento di zone adiacenti,
causato da una differente insolazione oppure dal tipo di suolo che ha una diversa capacità di
assorbimento termico.
A livello locale si generano quindi venti chiamati brezze, ad esempio si possono avere brezze
fra mare e terra, fra montagna e pianura. Su scala planetaria invece i venti termici più
importanti sono i monsoni: durante l’estate boreale il continente asiatico si riscalda più dell’
oceano Indiano ed un flusso di masse d’aria si sposta dall’oceano verso il continente,
d’inverno si manifesta il flusso inverso.
Dunque i venti termici hanno un carattere periodico: le brezze hanno un periodo giornaliero, i
monsoni un periodo annuale; nel periodo l’intensità del vento cresce progressivamente per poi
decrescere e raggiungere una fase di calma, prima di invertire la propria direzione.
La rotazione terrestre genera invece dei venti non più periodici ma costanti e regolari, a
livello dell‘equatore ed esempio si formano gli alisei.
L’influenza della rotazione terrestre si manifesta mediante la forza di Coriolis :
nell’emisfero settentrionale i venti vengono deviati verso destra rispetto alla loro direzione
iniziale e verso sinistra nell’emisfero meridionale, l’attrito che la massa d’aria incontra con il
suolo tende invece a rallentare l’effetto della forza di Coriolis.

1.1 Misura del vento


Per misurare l’intensità e la direzione del vento si utilizza l’anemometro, esso è formato da un
sensore e dal sistema di misura.
I componenti più comuni sono:
 sensore di direzione: la banderuola, libera di ruotare lungo un asse verticale si dispone
sempre nella direzione del vento;
 sensore di intensità: il mulinello a coppette è una piccola turbina a tre o quattro pale
posta in rotazione ad un numero di giri proporzionale alla velocità del vento.
Il sistema di misura ha il compito di tradurre il segnale fornito dal sensore in dati numerici e

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può essere meccanico, elettrico o elettronico. L’anemometro elettronico è lo strumento più
preciso e ad oggi più diffuso , esso consiste di una centralina che elabora e memorizza in
forme di verse i dati di velocità e direzione; questi valori vengono poi scaricati su un
compilatore ed elaborati con programmi opportuni.

Figura 1-esempio di anemometro

Grazie al fatto che i segnali sono trasmessi via cavo, si può installare il sensore su un palo di
altezza variabile dai 10 ai 60 metri. L’intervallo di tempo a cui fanno riferimento i dati nella
memoria (la centralina) in genere è di 5-10 minuti ma può essere anche molto piccolo
(inferiore ad un minuto), il limite sta nel fatto che la memoria ha una capacità limitata e
quindi l’autonomia del dispositivo diminuisce quanto più piccolo è il valore dell’intervallo
temporale.

1.2 Atlante eolico


In mancanza dell’anemometro, quando è necessario fare una stima della velocità media del
vento in un certo sito è possibile ricorrere all’ Atlante Eolico: non è altro che una mappa
geografica colorata in base al valore che la legenda assegna all’intensità del vento.
In figura 1.2 vi è un esempio dell’Atlante Eolico dell’Italia .

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Figura 2- Atlante eolico italiano

1.3 Elaborazione dei dati


L’anemometro fornisce la velocità media in un intervallo, piccolo o grande che sia, mai
quindi la velocità istantanea. Una volta note le velocità medie, si calcolano le velocità medie
orarie ℎ , giornaliere , mensili . Con quest’ ultime si può ricavare la velocità media
annua e ,su periodi di molti anni, la velocità media storica che è una grandezza globale
che caratterizza il sito.
Per avere una valutazione visiva immediata delle ore del giorno o dei mesi dell’anno in cui la
velocità è più o meno elevata si utilizzano gli istogrammi che si studieranno meglio negli
ultimi capitoli.
Per quanto riguarda la direzione del vento, si calcolano anche in questo caso i valori medi ed
in percentuale vengono raccolti i valori in cui la direzione del vento resta contenuta in un
certo settore dei 360° . Come per la velocità, si calcolano i valori medi giornalieri, mensili etc.
la differenza tra velocità e direzione sta nel fatto che in quest’ultimo caso non vengono
utilizzati gli istogrammi bensì la rosa dei venti: è formata da segmenti di lunghezza
proporzionale alla frequenza di permanenza del vento nel dato settore. (figura1.3)

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Figura 3 – Rosa dei venti

Quindi si può valutare visivamente da quali direzioni e in quali periodi la macchina eolica
viene investita dal vento, conoscenza necessaria per la scelta del sito in cui collocare le
Wind-farm (campi eolici in cui vengono istallati decine o centinaia di macchine) .

1.4 Profili di velocità


In precedenza si è parlato della forza di attrito che ostacola la forza di Coriolis e rallenta
quindi il vento, in effetti l’attrito è generato dal terreno e dalle turbolenze create dagli ostacoli
più o meno elevati e numerosi; si genera allora un profilo di velocità dovuto al fatto che lo
strato d’aria sul terreno è fermo, mentre ad una certa altezza le masse d’aria si muovono ad
una velocità indisturbata (vento in quota). Come evidenzia la figura 1.4 , l’andamento del
profilo dipende dal tipo di terreno: più esso è scabroso e ricco di ostacoli , più lentamente il
vento raggiunge il valore di quota e quindi più bassa sarà la velocità all’ altezza di una certa
macchina eolica.

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Poiché gli anemometri vengono installati ad un’altezza diversa da quella rispetto alla quale
sarà collocata la macchina, per conoscere la velocità a cui sarà sottoposto il rotore è
necessario ricalcolare tutte le velocità all’altezza prevista per la torre.

Figura 4- profili di velocità

Per prevedere il valore della velocità all’altezza z alla quale viene collocato l’asse della
turbina si utilizzano i modelli di profilo di velocità ricavati dalla teoria dello strato limite.
In questa sede verrà utilizzato il modello logaritmico (di Prandtl) :

( )
= (1.4)

Dove :
 V0 è la velocità conosciuta all’ altezza ;
 m è un coefficiente di scabrezza che dipende dalla natura del suolo e dagli ostacoli
presenti, i suoi valori sono orientativamente mostrati nella tabella 1 sottostante.

Di fondamentale importanza è sottolineare che questi modelli sono approssimati e adoperabili


solo nelle zone con terreno pianeggiante e non in corrispondenza di rilievi, ostacoli etc. ,
dove i profili di velocità sono più complessi in quanto dipendono dalla forma del rilievo.

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Tabella 1
Classe M Caratteristiche del terreno
0 0.0002 Superficie d’acqua ferma
0.5 0.0024 Terreni completamente aperti con superficie liscia (pista
di aeroporto )
1 0.03 Aree agricole aperte senza recinzioni e siepi e con edifici
molto radi
1.5 0.055 Terreni agricoli con qualche casa e filari di recinzione alti
8 m a distanza di circa 1250 m
3 0.4 Villaggi, piccoli paesi, foreste e terreni scabri ed irregolari
3.5 0.8 Grandi città con edifici alti
4 1.6 Metropoli

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2 Aerogeneratore
Un impianto eolico è costituito da uno o più aerogeneratori (Fig. 2.1) posti ad adeguata
distanza gli uni dagli altri (così da non interferire dal punto di vista aerodinamico tra loro) e
secondo un disegno sul territorio in funzione dell’esposizione al vento. Gli aerogeneratori
sono collegati, mediante cavi interrati alla rete di trasmissione presso cui viene realizzato il
punto di consegna dell’energia. I componenti primari di un aerogeneratore sono:
 il rotore (o turbina eolica) composto dalle pale connesse al mozzo;
 la trasmissione che comprende le parti rotanti della turbina eolica (escluso il rotore) e
quindi l’albero lento (che ruota alla stessa velocità angolare del rotore), il moltiplicatore di
giri, l’albero veloce, l’accoppiamento, i cuscinetti, il freno meccanico ed il generatore
elettrico;
 il sistema elettrico: i cavi, i quadri, il trasformatore ed i convertitori di potenza;
 navicella o gondola che contiene tutti i precedenti elementi;
 la torre di sostegno su cui è ubicata la navicella che può essere a traliccio o tubolare
conica, ancorata al terreno tramite un’opportuna fondazione in calcestruzzo armato;
 il sistema di controllo di potenza ha il duplice scopo di regolare la potenza in funzione
della velocità del vento istantanea, così da far funzionare la turbina il più possibile vicino
alla sua potenza nominale, e di interrompere il funzionamento della macchina in caso di
vento eccessivo;
 sistema di controllo d’imbardata: consiste in un controllo continuo del parallelismo tra
l’asse della macchina e la direzione del vento.

In figura Fig. 2.1 è stata creata un immagine in CAD (il software utilizzato è SolidWorks) per
mostrare i precedenti elementi.

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Figura 5 – componenti dell’aerogeneratore

Gli aspetti caratteristici che differenziano una tipologia di macchina da un’altra,


indipendentemente dalla taglia di potenza e quindi di dimensione, sono i seguenti:
 sistema di controllo della potenza: a passo o a stallo
 velocità del rotore: costante o variabile
 presenza o assenza del moltiplicatore di giri.

Dal punto di vista delle tipologie di impiego, le turbine eoliche possono attualmente essere
raggruppate in due grandi categorie:
 le macchine per la produzione di energia elettrica da immettere in rete: sono di solito
anche quelle di maggiore potenza (da circa 600 kW fino a circa 2 MW, pur se iniziano
ad affacciarsi sul mercato macchine ancora più potenti) e che hanno contribuito
maggiormente allo sviluppo del settore eolico a livello mondiale. Il loro impiego
prevalente è la realizzazione di impianti a terra o a mare (impianti off-shore), costituiti
da più macchine (in genere 10-20 in Italia) e collegati alla rete di media-alta tensione.
 le macchine per la produzione di energia per l’alimentazione di utenze isolate: sono
mediamente più piccole (al massimo 100-200 kW) ed utilizzate singolarmente in
sistemi che prevedono una qualche forma di accumulo energetico (accumulatori

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elettrici o sistemi idraulici) o l’integrazione con altre fonti primarie di energia
(generatori diesel, fotovoltaico, ecc.).

2.1 La struttura dell’aerogeneratore

2.1.1 Il Rotore
Il rotore o turbina è la macchina che converte l’energia cinetica del vento in energia
meccanica all’asse, è costituita da un numero di pale (che può variare da 1 a 20 circa) fissate
ad un albero motore.
Esistono due tipi di turbina eolica:
 Turbina eolica ad asse orizzontale (HAWT = Horizontal Axis Wind Turbine) :
è il sistema più diffuso al giorno d’oggi, è caratterizzata dal fatto che la direzione del
vento è perpendicolare al piano del disco intercettato dal rotore.
 Turbina eolica ad asse verticale (VAWT = Vertical Axis Wind Turbine) : qui l’asse
del rotore è perpendicolare al terreno ed alla direzione del vento; è un sistema meno
utilizzato perché è aerodinamicamente meno efficiente rispetto al primo .
In questa sede verrà analizzato il funzionamento della prima tipologia, quella ad asse
orizzontale.

Figura 6 – confronto dei tipi di turbina

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Figura 7- Alcune tipologie di turbine ad asse verticale

2.1.2 Le pale
Sono l’organo primo della conversione energetica, ad esse è affidata in gran parte l’efficienza
globale dell’aerogeneratore. Vedremo più avanti che sono l’organo più sollecitato del sistema
e quindi in fase di progetto nasce il problema di conciliare la resistenza con il peso, difficoltà
che aumenta all’aumentare delle dimensioni della pala. Infatti al crescere del diametro la
massa cresce circa con il cubo e , in modo proporzionale , aumentano costo e peso. Un altro
aspetto da considerare è quello delle sollecitazioni: la forza peso compie delle sollecitazioni
cicliche quando la macchina è in movimento, si passa infatti da compressione semplice (pala
verticale in alto), a flessione semplice (pala orizzontale), a trazione semplice (pala verticale in
basso), queste devono poi essere combinate con le sollecitazioni delle posizioni intermedie.
Poiché la sollecitazione è ciclica allora la si può definire anche sollecitazione a fatica perciò
con il crescere delle dimensioni non solo le pale stesse ma anche l’albero di trasmissione deve
essere più resistente, pesante e quindi più costoso. Ulteriori sollecitazioni sono quelle generate
dalla forza centrifuga, dalla turbolenza del vento e dalle azioni aerodinamiche (che verranno
analizzate in dettaglio nei capitoli successivi).
Si è parlato del peso notevole delle pale in effetti questo si aggira intorno alle 5-15 tonnellate
per lunghezza palare (che va dai 20 ai 40 metri) nonostante queste siano cave; al giorno
d’oggi quindi, per ottenere pale flessibili ma anche leggere si utilizzano materiali plastici

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(resine epossidiche o poliestere) compositi con fibre di vetro. In passato sono stati utilizzati
acciaio oppure compositi di legno e resine epossidiche ; sperimentalmente invece sono state
realizzate pale con fibre di carbonio , ottime nel rapporto resistenza-peso ma ancora troppo
costose.
Una prima classificazione che si può fare per le pale è sul tipo di profilo che costituisce la
sezione della pala, i profili aerodinamici sono progettati per avere un ampia efficienza , i più
adoperati sono della serie NACA , oppure NREL , in alcuni casi vengono invece disegnati
appositamente.

Figura 8-Profilo NACA e caratteristiche geometriche

Le tipologie di turbine più utilizzate sono le seguenti:


 macchine tripala: sono la tipologia dominante sul mercato, sono preferibili in termini
di prestazioni, in termini di stabilità dinamica del rotore ed in termini di impatto
visivo. Infatti, a parità di potenza (stesso diametro) una macchina tripala ruota più
lentamente di una bi o mono pala generando meno fastidio alla vista e minor
inquinamento acustico.
 Macchine bipala: presentano problemi al carico dinamico poiché quando la pala
superiore sopporta il massimo carico, quella inferiore è sottoposta al carico minimo,
subendo anche l’effetto di schermo della torre. Per questo devono dotarsi della
tecnologia “teetering hub” (ossia necessitano di sistemi di contrappeso e
bilanciamento dinamico durante la rotazione). Ruotano a velocità più alta del tripala
generando maggiore impatto visivo e sonoro. Si risparmia il costo di una pala.
 Macchine monopala: presentano tutti i problemi del bipala, sia di carico dinamico che
di impatto ambientale, avendo una velocità di rotazione ancora maggiore di questo
tipo di rotore. Si risparmia il costo di due pale ma è necessario inserire un
contrappeso.

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2.1.3 Il mozzo
Il mozzo in una turbina eolica è il componente che connette le pale all’albero principale tra-
smettendo ad esso la potenza estratta dal vento ed inglobando i meccanismi di regolazione
dell’angolo di attacco. Il mozzo è solitamente di acciaio o di ferro a grafite sferoidale ed è
protetto esternamente da un involucro di forma ovale chiamato ogiva. L’attacco della pala al
mozzo è un vincolo molto sollecitato perché su di esso si scaricano tutte le forze e i momenti
dovuti alle azioni aerodinamiche ed al peso. Esso può essere realizzato in tre modi:
 pale fisse vincolate rigidamente al mozzo , è il sistema che assorbe più sollecitazioni e
quindi il mozzo deve essere grande e resistente;
 pale a passo regolabile vincolate rigidamente al mozzo : si eliminano le sollecitazioni
dovute a raffiche di vento ;
 pale singolarmente incernierate al mozzo (flapping);
 pale rigidamente connesse tra loro e vincolate ad una cerniera comune
(teetering).
I primi due metodi sono oggi i più diffusi per le grandi turbine tripala.

2.1.4 Il generatore elettrico


La sua funzione è quella di trasformare l’ energia meccanica fornita dal rotore in energia
elettrica. Può essere collegato all’albero principale in modo diretto oppure interponendo un
moltiplicatore di giri. I generatori delle turbine eoliche sono molto particolari e sofisticati, in
quanto devono adempiere ai vincoli aerodinamico ed elettrico. Il primo richiede che la
velocità di rotazione possa variare in funzione della ventosità per ragioni di miglior efficienza,
il secondo invece obbliga alla proporzionalità tra la corrente di frequenza prodotta e il numero
di giri del generatore stesso. I due vincoli sono evidentemente in contrasto e le caratteristiche
del generatore eolico dipendono dalle soluzioni di compromesso adottate per il controllo e per
la trasmissione di potenza, solo negli ultimi anni è stato possibile ottenere significativi
miglioramenti grazie ai nuovi studi sulla elettronica di potenza. Generalmente sono due le
tipologie principali di generatori adottati negli aerogeneratori: sincroni ed asincroni, questi
producono corrente alternata a tensione elevata (690 V) , quest’ultima viene poi innalzata
grazie a dei trasformatori esterni prima che la corrente di rete venga inviata.

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2.1.5 Il sistema di controllo
Il controllo comprende un insieme di interventi che permettono di attuare quattro diversi
obiettivi:
 ottimizzare la resa energetica della macchina;
 limitare la potenza o il numero di giri;
 arresto di emergenza;
 supervisione.
Una prima classificazione che è possibile fare è la divisione in controllo attivo e controllo
passivo. Mentre il controllo passivo sfrutta le forze aerodinamiche e meccaniche, quello attivo
richiede l’intervento di servomeccanismi azionati da energia esterna a loro volta controllati
elettronicamente.
Un esempio di controllo aerodinamico è il controllo del passo: consiste nell’aumentare o
diminuire l’angolo di calettamento della pala che porta ad una diminuzione (come si vedrà in
seguito) della portanza, ad un aumento della resistenza e quindi alla diminuzione della
potenza.

2.1.6 La torre di sostegno


Il materiale che compone le torri è l’acciaio: adatto a risolvere il problema delle sollecitazioni;
la forma è tubulare sia perché gli elementi modulari consentono una migliore
commercializzazione ma anche perché l’innalzamento della struttura può avvenire in tempi
relativamente brevi. L’altezza della torre dipende dal diametro della turbina (figura 9) ma
anche dal tipo di profilo di velocità presente sul terreno . All’interno della torre vi è una scala
di accesso alla gondola e agli altri ausiliari. Le fondazioni sono a plinto oppure a traliccio.

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Figura 9 – altezze differenti della torre a seconda della potenza dell’aerogeneratore

Figura 10 – esempi di torre

2.1.7 Il meccanismo di imbardata


In fase di progettazione è possibile la scelta di utilizzo di un rotore che operi “sopravento”
(faccia al vento) oppure che operi “sottovento” (spalle al vento). Solo nella prima
configurazione è necessario il maccanismo di imbardata, che utilizza un motore elettrico per
direzionare il rotore e la navicella permettendoli di orientarli sempre faccia al vento. La
configurazione del rotore sottovento, invece, non necessita di tale meccanismo, poiché queste

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turbine utilizzano la coppia giroscopica del motore stesso per orientare il rotore. Quest’ultima
soluzione permette una quasi automatica autoregolazione rispetto alla direzione del vento ed è
comunemente utilizzata per turbine di piccola taglia. Il meccanismo d’imbardata è azionato da
un controllore elettronico, il quale riceve ed elabora le informazioni sulla direzione del vento
ricevute da una banderuola. L’angolo di imbardata varia di pochi gradi per volta e in modo
graduale ogni qual volta si registra una variazione di direzione del vento.

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3 Aerodinamica della turbina eolica ad asse orizzontale
Negli anni si è potuto verificare che le prestazioni della turbina eolica dipendono in gran parte
dalle interazioni aerodinamiche tra il vento ed il rotore, quello che verrà analizzato nel
seguente capitolo è lo studio aereodinamico del rotore ad asse orizzontale; verranno infatti
esposte le teorie aerodinamiche principali :
 teoria della quantità di moto (di Betz) ;
 teoria dell’elemento di pala;
 modello BEMT: argomento principale della tesi .

3.1 Teoria impulsiva assiale di Betz


Detta anche teoria della quantità di moto in quanto consiste nell’applicazione del principio di
conservazione della quantità di moto e si basa sul modello semplice del disco attuatore.
Le ipotesi sono :
 flusso stazionario unidimensionale, non viscoso, irrotazionale, incomprimibile;
 rotore con numero infinito di pale;
 spinta uniforme su tutta l'area del disco o del rotore;
 una scia non rotante;
 la pressione a monte ed a valle del rotore è uguale alla pressione atmosferica
dell’ambiente esterno che è indisturbato.
Passando attraverso il disco attuatore (Figura 3.1) la corrente fluida subisce una diminuzione
di quantità di moto e di energia cinetica : la prima genera una spinta assiale T sul disco ,
mentre la seconda una potenza P ceduta alle pale.
La portata vale: ̇ = ( − ) (3.1-1)
La spinta vale : = ̇ − ̇ ( − ) = ̇ (3.1-2)
La variazione di energia cinetica e quindi l’energia ideale che può essere estratta dalla turbina:
̇ = ̇( − ) − ̇ ( ) = − ̇ (2 − ) (3.1-3)

Dal bilancio di energia : = ( − ) = ̇ (2 − ) (3.1-4)

Sostituendo la (3.1-2) nella (3.1-4) :


( − ) = ̇ ( − ) = ̇ (2 − ) (3.1-5)

Si ottiene quindi: [ =2 ]

20
Figura 3.1

E’ da notare che la spinta T non si conosce a priori , inoltre conoscendo solo la velocità in
ingresso non è possibile conoscere la , è necessario allora introdurre il fattore di induzione
assiale a , definito come:

Combinando le equazioni (3.1-1) e (3.1-4) e introducendo il fattore a :

=2 ( − ) =2 (1 − ) (3.1-6)

Grazie all’eq.ne (3.1-1) la spinta T può anche essere scritta come :

= ̇ =2 (1 − ) (3.1-7)

Definendo i parametri adimensionali:

21
= = 4(1 − ) coefficiente di potenza (3.1-8)

= = 4(1 − ) coefficiente di spinta (3.1-9)


Figura 3.2 -Andamento dei coefficienti di spinta e di potenza al variare di a.

Tutti questi risultati sono validi soltanto per − > 0 (ovvero per 0 ≤ ≤ ).

Derivando la (3.1-8) rispetto ad a e ponendo la derivata uguale a zero si trova il valore di


massima efficienza :

= 4(1 − 4 + 3 )=0 (3.1-10)

Si ottiene = , = 0.89 , = 0.59 (3.1-11)

Le moderne HAWT presentano valori di [ 0.4 , 0.5 ] che corrispondono a valori di


rendimento η compresi tra [ 66% , 83% ] ,
con η pari a :

22
= (3.1-12)

3.2 Aerodinamica della pala

Figura 3.3 – profilo aerodinamico investito da una corrente di velocità Vrel

Nelle Figure 3.3 e Figura 3.4 è mostrato un profilo aerodinamico investito da una corrente
indisturbata di velocità relativa . La variazione di quantità di moto prodotta dal profilo
sulla corrente d’aria determina una forza F sul profilo che è possibile separare in due
componenti:
la portanza L perpendicolare alla w , la resistenza D parallela alla .
La similitudine aerodinamica consente di scrivere :
= (3.2-1)

= (3.2-2)

Con = superficie del profilo


Efficienza del profilo E:

= = (3.2-3)

23
Figura 3.4- profilo aerodinamico investito da una corrente di velocità Vrel

CD e CL sono rispettivamente il coefficiente di resistenza e di portanza e dipendono dalla


forma del profilo e dal numero di Reynolds:

=

= à
In genere cresce al crescere dell’angolo di incidenza , finche questo non raggiunge un
valore in corrispondenza del quale avviene il distacco dei filetti fluidi dal dorso della pala:
inizia bruscamente ed instabilmente a diminuire , mentre ha un aumento molto marcato. È
stata appena descritta la condizione di stallo: il profilo perde efficienza ed il comportamento
aerodinamico diventa instabile (Figura 3.5) .

Figura 3.5- condizione di stallo vista dal profilo aerodinamico

24
Questa condizione è sfruttata nella fase di controllo della velocità massima : Se infatti la
turbina fosse libera, al crescere dell’ intensità del vento il numero di giri ( N ) e la potenza
prodotta ( P ) aumenterebbero indefinitamente, ma la resistenza meccanica degli organi (pale,
albero motore) richiede che il numero di giri e la potenza non superino un valore limite Nmax e
Pmax. Sfruttando lo stallo vengono disegnate pale in modo che al crescere di N entrino in
stallo progressivamente partendo dalla punta verso la base : in tal modo una parte sempre più
estesa della pala diventa inefficiente e non contribuisce alla produzione di potenza.

3.3 Modello BEMT


Il modello BEMT , Blade Element Momentum Theory, è un ibrido tra la teoria della quantità
di moto e la teoria dell’elemento di pala , si basa sulle seguenti caratteristiche:
 si fa l’ipotesi di campo bidimensionale;
 per ogni profilo alare in esame sono noti i coefficienti CD e CL ;
 le caratteristiche della pala vengono calcolate tramite metodi iterativi ;
 permette di calcolare la distribuzione dei fattori di induzione ’ lungo la pala .
Per poter capire il modello è necessario sviluppare in prima analisi la teoria dell’ elemento di
pala.

25
3.3.1 Teoria dell’elemento di pala

Figura 3.6 – schema degli elementi di pala di una turbina eolica

Questa teoria si basa sulle seguenti ipotesi:


 campo bidimensionale;
 le pale della turbina sono suddivise in aree di lunghezza infinitesima (figura 3.6);
 gli elementi di pala non si influenzano tra loro;
 non esistono flussi radiali;
 l’angolo di imbardata è nullo (è l’angolo che si forma tra la direzione del vento e
l’asse della turbina, se non fosse nullo i flussi radiali non si potrebbero trascurare).

Ogni sezione della pala di un rotore eolico si comporta come un profilo alare posto in un
flusso d’aria la cui velocità U è data dalla risultante della velocità del vento nel momento in
cui attraversa il rotore, pari a − , e dalla velocità del vento dovuto alla rotazione della
pala stessa Ω y .
Con riferimento alla Figura 3.6 :
θ :angolo di calettamento (parametro di progettazione) ;
φ: angolo di afflusso (tra la velocità relativa e il piano di rotazione) ;
α: angolo di attacco ;
= Φ + θ , è l’angolo che deve essere ottimizzato ,ovvero è necessario che esso conservi
sempre il valore ottimo a cui corrisponde la massima efficienza del profilo (massima portanza
con minima resistenza); quindi se varia l’angolo φ dovrà essere variato il valore di θ in modo
che α resti costante. Nelle HAWT la velocità periferica è data dal prodotto tra la velocità

26
angolare per il raggio ( Ωy in Figura 3.6 ) e di conseguenza se φ diminuisce all’aumentare di y
(perché − è costante) , l’angolo θ sarà proporzionale al raggio , deve essere cioè
incrementato verso la punta della pala (rotazione oraria dalla base alla punta) , quest’ ultima si
definisce quindi svergolata.
La risultante della portanza e della resistenza che agiscono su di un elemento
infinitesimo della pala di spessore può essere espressa in maniera equivalente alle formule
(3.2-1 ) e (3.2-2) :

= (3.3-1)

= (3.3-2)

Dove è la lunghezza radiale dell’elemento di pala in cui è suddiviso il rotore, mentre c è la


sua corda che varierà con la distanza y dell’elemento dal centro di rotazione (mozzo). Come
mostrato in figura 3.7 .

Figura 3.7 – Modello dell’elemento di pala per una turbina eolica

27
Si avrà che:

= (Ω ) + (1 − ) (3.3-3)

Con Ω pari alla velocità angolare dell’albero .


La portanza e la resistenza operano rispettivamente: perpendicolarmente e
parallelamente alla velocità del flusso risultante, è evidente che queste forze possono essere
scomposte parallelamente e perpendicolarmente al piano del disco del rotore, ottenendo così:

= cos Φ + sin Φ (3.3-4)

= sin Φ − cos Φ (3.3-5)

dove è la forza utile per la rotazione, mentre è la spinta assiale. Il contributo


dell’elemento di pala alla spinta, al momento torcente, e alla potenza sono rispettivamente:

= (3.3-6)
= (3.3-7)
= Ω (3.3-8)

Sostituendo le eq.ni (3.3-4) e (3.3-5) nelle (3.3-6) (3.3-7) (3.3-8) si ottiene:

= ( cos Φ + sin Φ) (3.3-9)


= ( sin Φ − cos Φ ) (3.3-10)
= Ω ( sin Φ − cos Φ) (3.3-11)

Dunque, ad ogni elemento di pala corrisponderà un coefficiente di spinta elementare pari a:


1
cos Φ + sin Φ
= = 2
0.5
2
Quindi:

= [ cos Φ + sin Φ]

con = dove R è il raggio della punta della pala.

28
Tenendo presente che =

si ottiene:

= ( cos Φ + sin Φ) (3.3-12)

dove X è il rapporto di velocità della sezione locale e σ è la solidità locale della corda:

= (3.3-13)

= (3.3-14)

La solidità è il rapporto tra la superficie delle pale e l’area spazzata dal rotore.
Si noti inoltre che per definizione

( )=

Quindi:

= = (3.3-15)

Dunque:

= ( cos Φ + sin Φ) (3.3-16)

= arctan = arctan (3.3-17)

Procediamo in ugual modo per trovare il coefficiente di potenza elementare , ottenendo:

= ( sin Φ − cos Φ ) (3.3-18)

Sono appena state dimostrate le equazioni fondamentali per l’analisi della turbina eolica
attraverso la teoria dell’elemento di pala. Tuttavia, per valutare è necessario
prevedere le variazioni dalla radice alla punta della velocità indotta (o del rapporto

29
d’induzione a) così come i coefficienti ; questo perché come si è potuto verificare,
α=α( , θ, ), mentre = ( ) . Dunque per una data turbina dovrà essere nota la
distribuzione radiale dell’angolo di calettamento θ e in più devono anche essere noti i valori di
. Quindi per ogni elemento di pala, a partire da un valore iniziale di a, si deve
calcolare dall’eq.ne (3.3-17), poi si calcola = Φ + θ ed infine si leggono i valori di
dalle tabelle (che riportano tali coefficienti in funzione di α e Re); successivamente
mediante un metodo iterativo si verifica che a sia convergente, altrimenti in caso contrario si
continua ad iterare finché ciò avvenga.

Introducendo il modello BEMT si può ora calcolare la spinta elementare su un anello del
disco della turbina mediante il bilancio della quantità di moto 1-D:
̇ = ( − ) =2 ( − ) (3. 3-19)

= ̇ =2 ̇ =4 (1 − ) (3.3-20)
Usando il coefficiente :

si ricava :

= 8 (1 − ) (3.3-21)

3.4 Modello BEMT approssimato secondo la trattazione di Leishman


In questo paragrafo si espone il modello BEMT secondo l’approssimazione del testo [3]
Si ipotizza che:
 l’angolo sia molto piccolo, perciò sin =0 , cos = 1 , tan =0;
 ≫ quindi è trascurabile;
 Il flusso sia sempre attaccato al profilo: Questo implica la relazione lineare ∝ .
Quindi le equazioni (3.3-9) (3.3-10) (3.3-11) (3.3-16) (3.3-17) diventano:

= ( +Φ ) (3.4-1)

= (Φ − ) (3.4-2)

30
= (Φ − ) Ω (3.4-3)

= ( +Φ )  = (3.4-4)

= (3.4-5)

È stata ipotizzata la relazione ∝ , quindi si può assumere:

= ( − + ) (3.4-6)

Con = angolo d’attacco cui corrisponde portanza nulla.


Utilizzando l’equazione (3.4-5) si ottiene:

= ( − + ) (3.4-7)

Assumendo che θ sia misurato a partire dalla direzione con portanza nulla, e inserendo la
(3.4-7) nella (3.4-4) si ottiene:

= ( − + ) (3.4-8)

Uguagliando le equazioni (3.3-21) e (3.4-8) si ottiene:

8 (1 − ) = ( + (1 − )) (3.4-9)

Ora il fattore di induzione assiale può essere calcolato direttamente tramite la seguente
formula:

( )
( , )=− + − + +

(3.4-10)

31
Una volta che il fattore d’induzione è stato determinato, può essere ottenuto integrando
l’equazione (3.4-4) :

=∫ = ∫ (3.4-11)

Lo stesso procedimento vale per :

= ∫ ( − ) (3.4-12)

L’equazione (3.4-12) mette in evidenza il contributo positivo della portanza e quello negativo
della resistenza.
Usando la (3.4-5):

= ∫ −∫ (3.4-13)

Si possono fare ora delle considerazioni sul design di una pala:

 torsione ideale: la torsione della pala ideale (cioè producendo la minore potenza
indotta e quindi la maggiore estrazione di potenza efficiente) si ottiene fornendo un
fattore d’induzione a uniforme.

L’eq.ne (3.4-10) dimostra che ciò accade solo se, per un dato valore di il prodotto
= , ovvero se:

( )=

è l’inclinazione della punta.

 controllo del calettamento delle pale: il calettamento della pala può essere variato
con il rapporto della velocità di punta (e quindi della velocità del vento ) per
mantenere la potenza a livelli elevati per un range più ampio di condizioni operative.

 Angolo di calettamento ideale: il valore dell’angolo che rende massima la


produzione di potenza dipende, tra i vari fattori, anche dal valore di .

32
I risultati rappresentativi della BEMT sono mostrati Figura (3.8) e (3.7) per un rotore con una
torsione ideale ed operante a differenti angoli di calettamento della pala. In questo caso
bisogna tener presente che non sono considerate le perdite reali. Come si può osservare una
leggera rotazione della pala intorno al proprio asse permette di estrarre energia per un range
più ampio di velocità del vento; né ampie rotazioni positive, né negative consentono
un’estrazione efficiente di energia.

Figura 3.7 - Coefficiente di spinta ottenuto in funzione del rapporto di velocità di punta per
differenti angoli di calettamento.

Figura 3.8 - Coefficiente di potenza ottenuto in funzione del rapporto della velocità di punta per
differenti angoli di calettamento

33
La variazione della potenza generata in funzione del rapporto della velocità di punta per una
turbina eolica è influenzata anche dal numero di pale. Se non si considerano le perdite reali, il
comportamento risultante è come quello rappresentato in figura 3.9 .

Figura 3.9 - Coefficiente di potenza ottenuto in funzione del rapporto della velocità di punta per
differenti numeri di pale.

Si noti che incrementando il numero delle pale (o la solidità) questo non incide sull’efficienza
massima della turbina, ma incide sul rapporto della velocità di punta (o sulla velocità del
vento) cui corrisponde la massima efficienza. Aumentando il numero delle pale o la solidità si
riduce l’intervallo dei rapporti delle velocità di punta per il quale sono ottenuti valori di alti
. Inoltre molte pale ed una elevata solidità danno una curva di potenza più ripida il cui
massimo si ottiene per bassi , ciò tuttavia non è molto vantaggioso per il fatto che le
pale in queste condizioni si avvicinano allo stallo.

3.5 Effetto delle perdite di punta causate dalla scia vorticosa


La scia vorticosa prodotta alla punta della pala induce delle perdite addizionali e modifica il
carico aerodinamico lungo la pala. Poiché la BEMT è una teoria strettamente bidimensionale,
gli effetti tridimensionali devono essere trattati utilizzando delle correzioni. Un modo per
stimare gli effetti indotti dalla punta è di usare la correzione della perdita di punta di Prandtl,
il cui effetto può essere descritto utilizzando il fattore di correzione F:

= (exp(− )) (3.5-1)

34
La variabile f dipende dal numero di pale e dalla posizione radiale dell’elemento r, della pala
mediante l’equazione:

= = (3.5-2)

Il valore del coefficiente diventa:

=8 (1 − ) (3.5-3)

Se si considerano anche gli effetti delle perdite indotte alla radice, allora il fattore f è:

= (3.5-3)

dove è la distanza della radice dal centro di rotazione, la quale rappresenta la mancanza di
superfici aerodinamiche che producono portanza vicino al centro. Con l’inserimento degli
effetti della resistenza della radice e della punta nella BEMT, il fattore d’induzione diventa:

( )
( , , )=− + − + + (3.5-4)

L’esame delle perdite di punta tende a favorire le turbine con un numero di pale maggiore
(per una data solidità complessiva) poiché per gli effetti delle perdite indotte, le perdite di
punta tendono a ridursi e la turbina si comporterà come un disco attuatore ideale.

3.6 Teoria impulsiva vorticosa di Betz


Uno studio più realistico del flusso che si verifica intorno ad una turbina porta a
considerazioni più pessimistiche rispetto alla teoria impulsiva semplice. Le ipotesi di
flusso non viscoso restano , ma è necessario considerare che l’elica, in seguito alla
variazione della quantità di moto , genera nell’ aria una componente elicoidale di moto, di
verso opposto a quello di rotazione dell’elica stessa; questo moto si conserva nel tubo di
flusso di scia . Nasce così una componente tangenziale di velocità in uscita , la quale
genera una perdita di energia cinetica e quindi una riduzione del coefficiente Cp .

35
La generazione di energia cinetica rotazionale nella scia risulta in una minore estrazione di
energia dal rotore di quanto ci si aspetterebbe senza scia rotazionale. In generale, l’energia
cinetica addizionale nella scia della turbina eolica sarà più alta se la coppia generata è
superiore. Quindi, le turbine eoliche a rotazione lenta (con bassa velocità rotazionale e
coppia elevata) in pratica hanno più perdite di rotazione nella scia, delle macchine eoliche
ad alta velocità con piccola coppia. Se si assume che la velocità angolare assegnata al
flusso di corrente, ω, è piccola rispetto alla velocità angolare Ω del rotore della turbina
eolica, allora può anche essere assunto che la pressione sulla scia lontana è uguale alla
pressione della corrente indisturbata. L’analisi che segue è basata sull’uso di un tubo di
corrente anulare con un raggio y ed uno spessore dy, individuati in una sezione trasversale
di area uguale a 2 . La pressione, la scia rotazionale, e il fattore d’induzione sono
tutti assunti come funzione del raggio. Se si utilizza un volume di controllo che si muove
con la velocità angolare della pala, l’equazione dell’energia può essere applicata nelle
sezioni prima e dopo delle pale ( sezioni 1 e 2 in figura 3.10 ) per ricavare un espressione
della la differenza di pressione attraverso le pale stesse. Si noti che attraverso il disco di
flusso, la velocità angolare dell’aria attaccata alla pala aumenta da a Ωy ad (Ω+ω)y ,
mentre la componente assiale della velocità resta costante.

Figura 3.10 – tubo di flusso

Si introduce il fattore di induzione tangenziale :


= (3.6-1)

Applicando i pedici 1 e 2 rispettivamente all’ ingresso e all’uscita della pala (figura…) sarà:
= Ωy

36
=( Ω + ω)y = (1 + 2 ) Ωy
Applicando il teorema di Bernoulli tra le sezioni 1 e 2 in figura:

+ = + (3.6-2)

Da cui:
− =2 ′(1 + )Ω (3.6-3)

La spinta assiale elementare sull’elemento di superficie anulare 2πrdr sarà:


= ( − )2 =4 ′(1 + )Ω (3.6-4)

In precedenza il valore era :


= ̇ =2 (1 − ) (3.1-7)

Sostituendo il valore dell’area A:


=4 (1 − ) (3.6-4)

Facendo il rapporto tra le due espressioni


( )
= =( ) (3.6-4)
( )

X è il valore locale di rapporto di velocità periferica .


Si è definita precedentemente la velocità angolare Ω del disco intorno all’asse, questa è
generata da una coppia Q che a sua volta è dovuta alla potenza P ; il valore della coppia Q è
dato dal rapporto tra la potenza P e la velocità Ω .
Si può inoltre ricavare il valore utilizzando il principio di conservazione della quantità di
moto tangenziale:
= ̇ [(Ω + ) − Ω ] = 2 ( − ) =4 ′(1 − )Ω
(3.6-5)

Adoperando la (3.6-4) si ottiene la potenza:


= Ω (3.6-6)

Utilizzando la definizione ( )= e l’equazione (3.6-4) :

=4 (1 − )( ) =4 ′(1 − )( )
( ) ( )

37
(3.6-7)

=4 ( )
′(1 − )( ) (3.6-8)

Integrando fra : = 0 ( = 0) = ( = )

=4 ( )
∫ ′(1 − )( ) (3.6-9)

= = ∫ ′(1 − ) (3.6-10)

Quest’ ultima espressione (3.6-10) sostituisce la (3.1-8) della teoria assiale. Si possono ora
ricavare le condizioni di massima potenza massimizzando il termine ′(1 − )
nell’espressione precedente. Partendo dalla (3.6-4) si ricava ′ in funzione di e di :

(1 − ) Ω
= =( )
′(1 + )

( )
′ + − ( )
=0 (3.6-11)

Dall’equazione di secondo grado si ottiene:

( )
= 1+ ( )
−1 (3.6-12)

Moltiplicando (1 − ), derivando rispetto ad ed uguagliando a zero:

( )( )
, =

′ = (3.6-13)

, ′ sono i valori di ottimo, ovvero le condizioni di massima potenza


secondo la teoria impulsiva vorticosa.

38
Nella Figura 3.11 è mostrato l’andamento di ’ che diminuisce rapidamente al crescere di
, ovvero la rotazionalità del flusso si riduce rapidamente al crescere del raggio ed è tanto
minore quanto più è elevato il valore della turbina.

Figura 3.8 andamento di a’ Figura 3.9 Andamento di a’ e ottimali in


funzione di a. funzione di a

Nella Figura 3.12 sono rappresentati i due parametri nelle condizioni di ottimo, in funzione di
. Si evince che la teoria vorticosa ammette ottimizzazione solo per l’intervallo:

≤ ≤ ,

’ diminuisce al crescere del raggio e quindi di annullandosi per = ∞, mentre


tende all’infinito sull’asse di rotazione .Ciò vuol dire che la rotazionalità del flusso aumenta
notevolmente al diminuire del raggio, mentre si attenua alla punta della pala dove diminuisce
la perdita di energia cinetica ed aumenta il rendimento.
Questo risultato spinge a costruire turbine le cui pale non partano da valori troppo piccoli
del raggio, eliminando la parte interna che contribuisce ben poco alla produzione di
potenza totale .
Si ritrova infine la condizione del flusso irrotazionale, infatti per = , = 0.

39
3.7 Teoria dell’ elemento di pala con scia rotazionale.
Questa teoria si basa sulle stesse ipotesi di quelle descritte per la teoria dell’elemento di pala
senza scia rotazionale con l’aggiunta, ovviamente, dell’ipotesi di scia rotazionale .Proprio per
la teoria impulsiva vorticosa, si introduce il fattore di induzione circonferenziale ’

Figura 3.10-triangolo di velocità di una sezione di pala di una turbina eolica

Dal Triangolo di velocità in figura 3.13 di un generico elemento di pala della turbina eolica
si ricavano le seguenti relazioni trigonometriche:

( )
= (3.7-1)

( ) ( )
=( )
=( )
(3.7-2)

Utilizzando le formule già note di e e combinandole con le relazioni appena trovate e


con la definizione di solidità:


= (1 − ) 1+ (3.7-3)


= ( ) ( 1 + ′) 1− (3.7-4)

Ancora una volta la potenza vale: = Ω

Il valore di Cp sarà :

40
= ( sen Φ − cos Φ ) (3.7-5)

3.8 Modello BEMT con scia vorticosa


L’analisi della pala che include la scia rotazionale parte con le quattro equazioni della spinta
e della coppia elementare, ricavate dalla teoria del bilancio della quantità di moto e dalla
teoria dell’elemento di pala. In questa analisi, si è assunto che le distribuzioni della corda e
dello svergolamento sulla pala sono note. L’angolo d’attacco non è noto, ma possono essere
utilizzate le relazioni addizionali per calcolarlo e per calcolare anche le prestazioni della
pala. Le forze e i momenti derivanti dalla teoria della quantità di moto e dalla teoria
dell’elemento di pala devono essere uguali. Uguagliando queste, si possono ricavare le
condizioni per il progetto della turbina. Per il bilancio della quantità di moto assiale e
angolare si è già ottenuto rispettivamente:
=4 (1 − ) (3.6-4)
=4 ′(1 − ) Ω (3.6-5)
Per la teoria dell’elemento di pala con sia rotazionale invece:

= (1 − ) 1+ (3.7-3)


= ( ) ( 1 + ′) 1− (3.7-4)

A questo punto, andando ad uguagliare tra loro le equazioni della spinta elementare, (3.6-4) e
(3.7-3) e della coppia elementare (3.6-5)e (3.7-4), si ricava un sistema di due equazioni non
lineari nelle incognite a ed a’ :

= 1+ (3.8-1)

= 1− (3.8-2)

Che diventano:

= (3.8-3)

41
= (3.8-4)

Perché nelle ipotesi approssimate del modello BEMT si ritiene trascurabile e quindi nullo.
Tali valori verranno calcolati mediante un procedimento iterativo. Si hanno le seguenti fasi:
1. Ipotizzare i valori di a ed a’.
2. Calcolare l’angolo d’inclinazione del vento .
3. Calcolare l’angolo d’attacco e dunque CL e CD.
4. Aggiornare a ed a’ all’interno del sistema iniziale di due equazioni.

Il procedimento è quindi ripetuto fino a quando i nuovi fattori d’induzione calcolati


differiscono di una quantità piccola rispetto a quelli calcolati all’iterazione precedente.
Quindi, come per il caso senza il fattore d’induzione circonferenziale si procede con il calcolo
dei parametri relativi alla costruzione della curva di potenza. Inoltre, anche in questo caso
bisogna tenere in considerazione la presenza delle perdite alla radice e alla punta delle pale, le
quali continuano ad essere analizzate mediante il fattore di correzione di Prandtl.

42
4 Curva di potenza di una turbina eolica
La curva di potenza di una turbina eolica rappresenta l’andamento della potenza elettrica
istantanea erogata dal generatore elettrico in funzione della velocità del vento che attraversa il
disco spazzato dalle pale del rotore. Essa è una caratteristica tipica della macchina, quindi
ogni turbina eolica ha la propria curva di potenza.
In generale la curva dovrebbe essere definita determinando valori di potenza, velocità del
vento e turbolenza presso un sito pianeggiante, riportando i valori di densità dell’aria a quelli
(ρ = 1.225 kg/m3) standard sul livello del mare.

Figura 4.1 - curva di potenza generica


Sull’asse delle ascisse sono riportate le diverse velocità del vento, mentre sull’asse delle
ordinate sono riportati i corrispondenti valori della potenza elettrica erogata.
Le tre velocità indicate in figura 4.1 sono:
 di avviamento o di cut-in , rappresenta la soglia minima di velocità del vento
necessaria per l’avvio della turbina (cut-in wind speed).
 nominale (rated wind speed), cioè la velocità del vento alla quale la macchina
eroga potenza di targa (potenza nominale per cui la macchina è stata progettata)
 di cut-off o di arresto .
Nei range [0] e [3] la potenza utile è sempre nulla.

43
Nel range [2] la potenza è costante , sebbene tale condizione sia esatta solo per le macchine a
controllo del passo, mentre quelle a controllo di stallo o di imbardata presentano un massimo
e la potenza nominale costituisce solo un valore di riferimento.
Nel range [1] la velocità è ≤ ≤ , quindi la potenza aumenta progressivamente con
l’aumentare della velocità.

4.1 Capacity Factor


Il vento è una fonte di energia incostante e aleatoria, che rende difficile una previsione esatta
dell’elettricità ricavabile da un impianto eolico. È possibile però arrivare ad una stima
realistica della producibilità elettrica, grazie al calcolo del “Capacity Factor”. Il Capacity
Factor o fattore di utilizzo è un valore che indica il rapporto tra l'energia effettivamente
prodotta in un intervallo di tempo e quella che si sarebbe potuta produrre se l'impianto avesse
funzionato, nello stesso intervallo, alla potenza nominale. In altre parole esso indica
l'efficienza reale di un impianto.
Analiticamente si può ricavare con la seguente formula:

= (4.1)

Con: = potenza nominale della macchina ,


= energia effettivamente prodotta in un anno.
In Italia l’attuale Capacity Factor [8] dell’intero parco eolico nazionale è del 25%,
corrispondente a circa 2.200 ore annue di funzionamento (su 8.760 ore) degli impianti alla
potenza nominale.

44
5 Risultati numerici

5.1 Validazione del modello BEMT approssimato


Un modo per validare il funzionamento del codice BEMT consiste nel riprodurre la
distribuzione radiale del fattore di induzione data dall'eq.ne (3.4-10) . A tale scopo è stato
da me implementato un programma in MATLAB che una volta inseriti i dati iniziali ( numero
di pale, raggio, velocità del vento , velocità angolare ) calcola prima i valori della solidità e
del rapporto della velocità di punta , poi mediante la formula (3.4-10) restituisce il
valore del fattore di induzione assiale. I risultati ottenuti si vanno a confrontare con quelli
della formula (3.8-3), perciò è stato utilizzato il programma Winstrip nella versione senza
l’approssimazione di Prandtl e senza il fattore d’induzione circonferenziale (appendice A.1),
facendo attenzione a modificare i dati di input riguardanti il file del profilo alare. Infatti il
programma Winstrip per i calcoli fa riferimento a delle tabelle di in funzione di α
(angolo di incidenza) e Re per il tipo di profilo utilizzato, affinché i risultati ottenuti dal
programma in MATLAB fossero confrontabili con quelli di WINSTRIP è stata creata una
regressione lineare per un dato valore del numero di Reynolds (Re= 500 000) intermedio fra i
valori estremi tabellati e per valori dell’angolo α lontani dalla condizione di stallo (Figura
5.1).

regressione lineare
1
0.9 CL = 0.1093α + 0.4538
0.8
0.7
valore di Cl

0.6
0.5
valori di CL tabellati
0.4
Lineare (valori di CL tabellati)
0.3
0.2
0.1
0
-6 -4 -2 0 2 4 6
angolo α ( in gradi )

Figura 5.1 – regressione lineare di CL per Re=500000

45
Per chiarire meglio quanto esposto si considera una turbina con un profilo palare del tipo
NACA4413, con un numero di pale pari a tre, una lunghezza palare di 6,04 m, con il raggio
del mozzo di 1,3 m, ed una velocità di rotazione di 123,2 giri/min. Le pale sono state
suddivise in 40 fasce (o strisce), mentre il campo di variazione delle velocità del vento oscilla
tra una velocità minima di 8,4 m/s ed una velocità massima di 17 m/s, con un numero di
variazioni della stessa pari a 201. In Winstrip vengono caricati i dati relativi alla geometria
della turbina (tra cui l’angolo di calettamento, il raggio e la corda) per ogni fascia. L’angolo di
calettamento viene convertito in radianti, la velocità di rotazione viene espressa in rad/s,
mentre il raggio e la corda vengono messi in scala, ossia moltiplicati per il fattore di scala che
nel caso in esame è stato posto pari a 0,6623. Una volta eseguito il programma ed ottenuti i
file di output, si sceglie un file con i dati relativi ad una data velocità del vento e si vanno a
graficare i 40 valori di a, ottenuti per le 40 strisce in cui è stata suddivisa la pala, e i 40 valori
di r, questi ultimi adimensionalizzati
rispetto al raggio massimo.

Figura 5.2 – Andamento dei fattori d’induzione assiale al variare di r, velocità 16,87 m/s

46
Figura 5.3– Andamento dei fattori d’induzione assiale al variare di r, velocità 9,7 m/s

Dai grafici in figura 5.2 e 5.3 si evince che i risultati ottenuti sono quasi identici per valori di
velocità del vento bassi, man mano che la velocità aumenta vi è una leggera variazione in
prossimità della punta della pala.
In conclusione si può dire che il modello BEMT, così come implementato nel codice
Winstrip, è stato validato per confronto con il modello BEMT approssimato descritto nel
paragrafo 3.4

5.2 Confronto del modello BEMT con e senza il fattore d’ induzione circonferenziale
Esistono due diverse versioni del programma Winstrip (descritte nell’Appendice A.1 ed A.2).
Una si basa sul modello BEMT che utilizza il solo fattore d’induzione assiale, mentre l’altra si
serve dell’effetto combinato del fattore d’induzione assiale con il fattore d’induzione
circonferenziale. Utilizzando la stessa turbina tripala verranno mostrati ora i risultati ottenuti
dalle due versioni del programma.

47
Figura 5.4 - curva di potenza (misurata in KW) in funzione della velocità del vento

Come si può osservare della figura 5.4 , la curva di potenza ottenuta senza il fattore di
induzione circonferenziale mostra dei valori di potenza maggiori rispetto all’altra con
entrambi i fattori, a parità di velocità del vento. Questo conferma le ipotesi che l’introduzione
del fattore di induzione circonferenziale è necessaria perché ci si avvicina alla realtà: infatti la
potenza della curva con entrambi i fattori è minore perché le perdite sono maggiori. Per
confermare ulteriormente queste ipotesi si può considerare l’andamento della curva di potenza
(figura 5.5) ottenuta andando a rappresentare il coefficiente di potenza in funzione del
rapporto della velocità di punta : le due curve in prossimità del mozzo presentano un
andamento pressoché simile mentre, man mano che il rapporto della velocità di punta
aumenta, il coefficiente di potenza relativo al caso ottenuto con la combinazione dei due
fattori d’induzione, presenta dei valori più piccoli.

48
Figura 5.5- coefficiente di potenza in funzione del rapporto della velocità di punta

5.3 Elaborazione dati anemometrici


In questo paragrafo si andrà ad utilizzare la curva in figura 5.4 per calcolare il valore di
energia ottenibile in un generico sito della Basilicata avendo a disposizione i dati ottenuti con
analisi anemologiche del periodo che va dal 3 Dicembre 2011 al 22 Settembre 2012 .
Grazie all’uso di un doppio anemometro collocato alle altezze di 20 e 13 metri è stato
possibile estrarre i valori medi del vento ogni 10 minuti raccogliendo circa 43.000 dati. Tali
valori sono stati dapprima raccolti ed analizzati con il software Microsoft Excel con cui sono
stati ricavati i valori in Tabella 2.

49
Tabella 2

Dic Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett
Media 5.751 5.119 4.467 4.590 5.151 4.408 3.771 3.933 3.646 3.359
v1 (m/s)
Media 3.775 4.327 3.883 3.932 4.345 3.665 3.061 3.166 3.120 2.689
v2 (m/s)
Max 21.6 19.6 13.7 14.0 20.3 13.6 12.2 13.7 12.2 10.2
v1(m/s)
Max 16.1 16.9 12.0 13.0 17.5 12.6 9.3 10.9 11.1 9.8
v2(m/s)

Con v1 e v2 sono state indicate le velocità ad altezze rispettivamente di 20m e 13m.

Di seguito verranno riportati prima gli istogrammi, utili per avere una visione immediata
dell’andamento della velocità del vento in ogni mese: sulle ascisse sono mostrate le classi di
velocità prese con intervalli di 0.5 m/s , sulle ordinate vi è la probabilità di frequenza in ogni
classe.
Successivamente verranno mostrati dei grafici che rappresentano l’andamento medio del
vento suddiviso nei vari mesi di registrazione lungo le 24 ore giornaliere. Sulle ordinate è
riportata la velocità del vento in m/s, sulle ascisse il tempo in ore giornaliere.

50
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Dicembre 2011

8%

7%

6%

5%
Frequenza

4%

3%

2%

1%

0%
0.5
1.5
2.5
3.5
4.5
5.5
6.5
7.5
8.5
9.5
10.5
11.5
12.5
13.5
14.5
15.5
16.5
17.5
18.5
19.5
20.5
21.5
v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2, Dicembre 2011


25%

20%

15%
Frequenza

10%

5%

0%
0.5 1.5 2.5 3.5 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.5 11.5 12.5 13.5 14.5 15.5 16.5
v2

51
Probabilità di distribuzione della velocità v1,
Gennaio 2012
10%
9%
8%
7%
Frequenza

6%
5%
4%
3%
2%
1%
0%

v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2,


Gennaio 2012
12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5 1.5 2.5 3.5 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.5 11.5 12.5 13.5 14.5 15.5 16.5 17.5
v2

52
Probabilità di distribuzione della velocità v1 , Febbraio 2012

9%
8%
7%
6%
Frequenza

5%
4%
3%
2%
1%
0%

velocità v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2 , Febbraio 2012

10%
9%
8%
7%
6%
Frequenza

5%
4%
3%
2%
1%
0%
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12

velocità v2

53
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Marzo 2012
12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5

1.5

2.5

3.5

4.5

5.5

6.5

7.5

8.5

9.5

10.5

11.5

12.5
1

10

11

12

13
velocità v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2 , Marzo 2012


12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
9
9.5
10
10.5
11
11.5
12
12.5
13
13.5
14

velocità v2

54
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Aprile 2012
7%

6%

5%
Frequenza

4%

3%

2%

1%

0%

v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2, Aprile 2012

8%

7%

6%

5%
Frequenza

4%

3%

2%

1%

0%
0.5 1.5 2.5 3.5 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.5 11.5 12.5 13.5 14.5 15.5 16.5 17.5
v2

55
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Maggio 2012

12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5 1.5 2.5 3.5 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.5 11.5 12.5 13.5 Altro
v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2, Maggio 2012

16%

14%

12%

10%
Frequenza

8%

6%

4%

2%

0%
0.5 1.5 2.5 3.5 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.5 11.5 12.5 Altro
v2

56
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Giugno 2012
12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%

10

11

12

13

14
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
9
9.5

10.5

11.5

12.5

13.5
v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2, Giugno 2012


16%

14%

12%

10%
Frequenza

8%

6%

4%

2%

0%
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 6.5 7 7.5 8 8.5 9 9.5 10
v2

57
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Luglio 2012
12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
9
9.5
10
10.5
11
11.5
12
12.5
13
13.5
14
v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2, Luglio 2012

14%

12%

10%
Frequenza

8%

6%

4%

2%

0%
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
9
9.5
10
10.5
11

v2

58
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Agosto 2012
12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
9
9.5
10
10.5
11
11.5
12
12.5
v1

16% Probabilità di distribuzione della velocità v2, Agosto 2012

14%

12%

10%
Frequenza

8%

6%

4%

2%

0%
0.5

1.5

2.5

3.5

4.5

5.5

6.5

7.5

8.5

9.5
1

10

11
10.5

11.5

Classe

59
Probabilità di distribuzione della velocità v1, Settembre 2012
12%

10%

8%
Frequenza

6%

4%

2%

0%
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 6.5 7 7.5 8 8.5 9 9.5 10 10.5 11
v1

Probabilità di distribuzione della velocità v2, Settembre 2012


14%

12%

10%
Frequenza

8%

6%

4%

2%

0%
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6 6.5 7 7.5 8 8.5 9 9.5 10
v2

60
profilo diurno di velocità, Dicembre 2011
8
7
velocità media 6
5
4
v1
3
v2
2
1
0

profilo diurno di velocità, Gennaio 2012


7

5
Velocità media

4
v1
3
v2
2

61
profilo diurno di velocità media, Febbraio 2012
6

5
velocità media
4

3
v1
2 v2

profilo diurno di velocità, Marzo 2012

6
5
velocità media

4
3 v1
2
v2
1
0

profilo diurno di velocità, Aprile 2012


7
6
velocità media

5
4
3 v1

2 v2
1
0

62
profilo diurno di velocità, Maggio 2012
6

5
velocità media
4

3 v1
2 v2

profilo medio diurno di velocità, Giugno 2012


5
4.5
4
velocità meda

3.5
3
2.5 v1
2
v2
1.5
1
0.5
0

63
profilo medio diurno di velocità, Luglio 2012
6

5
velocità media
4

3 v1
2 v2

profilo medio diurno di velocità, Agosto 2012


5
4.5
4
3.5
velocità media

3
2.5 v1
2
v2
1.5
1
0.5
0

profilo diurno di velocità, Settembre 2012


5
4.5
4
velocità media

3.5
3
2.5 v1
2
v2
1.5
1
0.5
0

64
Si può osservare che le ore più ventose sono quelle che vanno dalle 10 alle 18 circa, nella
maggior parte dei mesi mezzogiorno è l’orario in cui il vento è più intenso.

Si considera ora la turbina tripala utilizzata in precedenza, avente Potenza di targa pari a
30kw, con le stesse caratteristiche geometriche ma con la velocità del vento di cut-in questa
volta abbassata da 8.4 a 7.4, per valutare in modo più accurato quello che sarà il valore di
energia sviluppata dall’aerogeneratore.
Per il calcolo dell’energia infatti, come visto nel capitolo 4 , è necessario disporre della curva
di potenza della macchina che in questa sede verrà fornita dal programma Winstrip; poiché i
valori delle velocità del vento forniti dal programma non coincidono con quelli ottenuti dalle
analisi anemometriche, è stato necessario creare una regressione cubica (figura 5.6) che
consentisse di andare a valutare il valore di energia sviluppata corrispondente a precisi valori
di velocità del vento.
L’aerogeneratore utilizzato presenta un altezza della torre di 20 metri, i valori di velocità
utilizzati saranno allora quelli della v1, se l’aerogeneratore si fosse trovato ad un’altezza
diversa, per esempio di 30 metri, allora la formula da utilizzare sarebbe stata la (1.4) e si
sarebbe dovuto calcolare il valore di velocità corrispondente all’altezza di 30m.

65
curva di potenza
35

30

25
potenza erogata (KW)

20

15

10

0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27
velocità del vento (m/s)

Figura 5.6- curva di potenza

In figura 5.6 la linea colorata rappresenta la curva di potenza ottenuta con Winstrip, in nero vi
è la regressione cubica per valori di velocità che vanno da V di cut-in (7.4 m/s) a V nominale
(17 m/s) del tipo:

y = -0.0095x3 + 0.1687x2 + 3.0287x - 22.501

Si procede andando a sostituire al posto della x il valore della velocità in esame, il valore di y
sarà l’energia corrispondente.
Per i valori di velocità compresi tra V nominale e V d cut-off (25 m/s) la potenza erogata,
come evidenza la figura 5.6 , sarà costante e pari a quella di targa.
La formula da utilizzare per valutare il valore dell’energia mensile è :

= 8760 ( ) ( )

66
P(v) è la potenza corrispondente ad una data velocità, f(v) è la probabilità di frequenza che è
stata calcolata e schematizzata negli istogrammi precedenti.

Tabella 3

Energia ore di Energia Capacity


prodotta (KW) funzionamento (KWh) Factor

Gennaio 3.48 720.00 2 503.17 11.589%

Febbraio 1.47 696.00 1 021.15 4.891%

Marzo 1.52 744.00 1 127.77 5.053%

Aprile 3.69 720.00 2 655.93 12.296%

Maggio 1.18 744.00 876.72 3.928%

Giugno 0.62 720.00 446.24 2.066%

Luglio 0.70 744.00 517.68 2.319%

Agosto 0.23 744.00 171.42 0.768%

Settembre 0.19 720.00 137.18 0.635%

Dicembre 13.10 696.00 9 115.66 43.657%


TOTALE
nell'anno 2.62 7 248.00 18 572.92 8.542%

Il Capacity Factor è stato calcolato utilizzando la formula (4.1) che indica un rapporto tra
l’energia resa annualmente e l’energia che la turbina produrrebbe se funzionasse
continuamente alla potenza di targa (30KW). Esso risulta inferiore rispetto alla media italiana

67
perché è stata considerata una velocità di cut-in di 7.4 m/s , il valore di tale velocità è alto in
confronto alla media della velocità annuale che si aggira intorno ai 4.5 m/s , i valori di
frequenza per velocità più alte risultano piccoli e quindi la corrispondente energia sviluppata
risulta bassa.
Dai risultati ottenuti in tabella 3, la turbina è in grado di sostenere una produzione di
18'572.92 KWh/anno, è da considerare la mancanza dei dati nei mesi invernali di Ottobre e
Novembre che potrebbero aumentare questo valore fino a 25'000 KWh/anno.
Nonostante il CF risulti basso rispetto alla media italiana (25%) , se si valutano i dati Istat [9]
del 2012, il consumo medio energetico per nucleo famigliare (utenza) del capoluogo lucano è
stato di 1 932.8 KWh/anno, dunque l'energia producibile dall'accoppiamento turbine/sito
potrebbe soddisfare il fabbisogno energetico di 13 utenze domestiche.

68
6 Conclusioni
La presente tesi ha avuto l’obiettivo di analizzare e stimare le prestazioni di un aerogeneratore
ad asse orizzontale. A tale scopo sono stati utilizzati i dati anemometrici rilevati in un sito
lucano e la curva di potenza di un aerogeneratore con rotore di diametro pari a 8 m ottenuta
tramite il modello BEMT implementato nel programma Winstrip scritto in F ORTRAN90 e
realizzato dall’ingegnere M. Sergio Campobasso, docente presso l’Università di Glasgow.
La validazione del modello BEMT implementato nel codice Winstrip è stato effettuata per
confronto con una soluzione analitica, seppure approssimata, mediante in modello BEMT.
Affinché potesse essere condotta tale validazione, è stato da me implementato un programma
in MATLAB che consente di ricavare il fattore di induzione assiale per diverse velocità del
vento utilizzando la teoria approssimata. Questo, messo a confronto con il medesimo fattore
assiale ottenuto con il codice Winstrip, ha permesso di validarne il funzionamento.
È opportuno sottolineare che il modello BEMT è valido in campo bidimensionale e pertanto
esso stesso rappresenta un’approssimazione della realtà, in quanto non tiene conto delle
perdite tridimensionali dovute alle componenti radiali di velocità. Ciò nonostante esso
fornisce degli ottimi e validi risultati per progettare una turbina eolica in maniera efficiente e
velocemente.
Una volta appurata la validità e l’efficacia del BEMT, esso è stato utilizzato per effettuare una
previsione della producibilità elettrica di un installazione eolica in Basilicata; avendo a
disposizione i dati anemometrici è stato stimato il valore di energia producibile dalla stessa
turbina eolica che era stata oggetto di studio del modello BEMT.

69
Appendice A.1
STRUTTURA DEL PROGRAMMA WINSTRIP
Il programma Winstrip che viene utilizzato in tale paragrafo si basa sull’utilizzo del solo
fattore d’induzione assiale, ed è strutturato nel seguente modo:
 Dichiarazione delle variabili.
 Lettura dei dati di input mediante la subroutine rd_input, i quali vengono letti dal file
“input.dat”.
 I dati di ingresso sono i seguenti:
o vinf_mn: velocità minima del flusso indisturbato;
o vinf_mx: velocità massima del flusso indisturbato;
o nvinf: numero di variazioni della velocità del vento, includendo vinf_mn e
o vinf_mx;
o nstrip: numero totale di fasce;
o instrip_s: indice di partenza delle fasce da analizzare;
o istrip_e: indice finale delle fasce da analizzare;
o omega: velocità di rotazione (rad/s);
o rho: densità dell’aria (kg/m3);
o mu: viscosità;
o gamma: rapporto tra i valori dei coefficienti a pressione costante e a
o volume specifico costante;
o rair: 287 J/(kg·K);
o tinf: temperatura dell’aria;
o rtip: raggio della punta;
o rhub: raggio del mozzo;
o toler: tolleranza massima accettabile;
o pcorr: logica per decidere se utilizzare o meno la correzione di Prandtl;
o nb: numero delle pale;
o bladegeo: geometria delle pale;
o scalfac: fattore di scala;
o twistoff: variazione della torsione della pala;
o tcorr: fattore di correzione della punta;
o rcorr: fattore di correzione della radice;
o tip_rad_coef: fattore di correzione delle perdite secondo Prandtl.
o Allocare in memoria i vettori e le matrici dichiarati precedentemente.
70
o Calcolo delle variazioni della velocità del vento; ciascun valore viene inserito
all’interno del vettore “v_inf (ivinf)”, dove ivinf è un indice che va da 1 a nvinf.
o Lettura dei parametri geometrici della pala mediante la subroutine rd_bladegeo,
che li legge dal file “bladegeo”.
o Questo file per ogni fascia riporta i valori di theta, del raggio, della corda, di dy e
del tipo di pala utilizzato.
o Messa in scala dei parametri geometrici acquisiti precedentemente, del raggio della
punta e del raggio del mozzo, mediante la subroutine scaleblade.
o Calcolo del rapporto della velocità di punta, XTSR, per ogni variazione della velocità
del vento v_inf (ivinf).
Dopo di ciò, per ogni valore di v_inf (ivinf) si analizzano le fasce (o anelli, o
strisce), e per ogni fascia si procede nel modo seguente:
o Inizializzazione dei seguenti fattori d’induzione assiali a destra e a sinistra
delle pale:
al = 0.10d0
ar = 0.43d0
o Calcolo della solidità come: sigma = nb * chord (istrip) / pi / rtip.
o Lettura dei valori di CL e CD dal file “xtables”, i quali vengono estrapolati
dalla lettura di tabelle che ne riportano i rispettivi valori in funzione
dell’angolo d’attacco, α, e del numero di Reynolds.
o Calcolo del fattore d’induzione, a, per ogni fascia.
o Per fare ciò si utilizza un metodo iterativo, il quale permette di compiere
fino ad un massimo di 10000 iterazioni; per ogni iterazione:
o Si calcolano:
vi = al * v_inf (ivinf)
v = v_inf (ivinf) – vi
phil = atan (v / (omega * r (istrip)))
w = sqrt ((v**2) + ((omega * r (istrip))**2))
rel = rho * w * chord (istrip) / mu
machl = w / sqrt (gamma * rair * tinf)
alphal = (phil / pi * 180) – theta (istrip).
Allo stesso modo, si avranno anche:
vi, v, phir, w, rer, machr, alphar.
o Si eseguono quattro interpolazioni lineari mediante la subroutine

71
bilipo. Di tali interpolazioni, due servono per calcolare i valori di
CL, indicati rispettivamente con cl_l e cl_r, e le restanti due per
calcolare i valori di CD, indicati rispettivamente con cd_l e cd_r.
o Tramite la subroutine resid si ricava una funzione denominata resid,
pari alla differenza tra i coefficienti di spinta elementare, dCT,
ottenuti dalla teoria 2-D della portanza/resistenza e del bilancio della
quantità di moto unidimensionale, e la si pone uguale a zero,
ottenendo rispettivamente le funzioni resr e resl. Si tenga presente
che in questo passaggio vengono anche considerate le perdite alla
radice e alla punta secondo la teoria di Prandtl.
o Si aggiorna il fattore d’induzione an come segue:
an = al – (ar - al) * resl / (resr - resl)
o Si ricalcolano i valori precedenti come:
vi = an * v_inf (ivinf)
v = v_inf (ivinf) – vi
phin = atan (v / omega * r (istrip))
w = sqrt ((v**2) + ((omega + r (istrip))**2))
ren = rho * w * chord (istrip) / mu
machn = w / sqrt (gamma * rair * tinf)
alphan = (phin / pi * 180) – theta (istrip)
o Si eseguono due interpolazioni lineari mediante la subroutine bilipo
per poter ricavare i valori di cl_n e cd_n.
o Si calcola nuovamente la funzione, “resn” questa volta.
o Se |an-al|<10-14 oppure |an-ar|<10-14 allora:
am (istrip, ivinf) = an
alpha (istrip, ivinf) = alphan
phi (istrip, ivinf) = phin
cl (istrip, ivinf) = cl_n
cd (istrip, ivinf) = cd_n
dct (istrip, ivinf) = dctl
mach (istrip, ivinf) = machn
re (istrip, ivinf) = ren
o Se iter = 1000 allora compare la scritta “massimo numero di
iterazioni raggiunto” e il programma esce dal do utilizzato per

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determinare il fattore d’induzione.
o Se (resn-resl) >0 allora al=an, altrimenti ar=an.
o Calcolo del coefficiente di potenza elementare, dcp.
o Vengono visualizzate le seguenti scritte:
o fascia completata … (al posto dei puntini viene visualizzato l’indice
di fascia);
o per la velocità del vento … (al posto dei puntini viene visualizzata la
velocità v_inf (ivinf));
o iter, istrip, r, dr … (al posto dei puntini vengono visualizzati i valori
di iter, istrip, r (istrip), dr (istrip));
o a, phi, theta, alpha, re, cl, cd …
o Se poldat = 0 allora vengono rilasciate le seguenti memorie allocate in
precedenza:
o x_aoa_l, y_re_l, cldata
o x_aoa_d, y_re_d, cddata
o Creazione della cartella di output e trascrizione dei risultati ottenuti durante
l’esecuzione del programma in tale cartella.

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Appendice A.2
STRUTTURA DEL PROGRAMMA WINSTRIP CONSIDERANDO IL FATTORE
D’INDUZIONE CIRCONFERENZIALE
Il programma Winstrip che viene utilizzato in tale paragrafo si basa sull’utilizzo
contemporaneo, sia del fattore d’induzione assiale che di quello circonferenziale, e per il
calcolo di tali fattori si utilizza un procedimento iterativo basato sulla risoluzione di un
sistema di due equazioni, come è stato descritto nella teoria, la cui soluzione viene calcolata
grazie al metodo di Newton. Tale programma si differenzia dal precedente per i seguenti
punti:
o Questa volta vengono inizializzati un fattore d’induzione assiale e uno
o circonferenziale, pari rispettivamente a:
al(1) = 0.10d0
al(2) = 0.50d0
Tali valori corrispondono ai punti iniziali delle variabili indipendenti, che si considerano nel
metodo di Newton.
o Calcolo dei fattori d’induzione assiale e circonferenziale, a ed a’, per ogni fascia.
Per fare ciò si utilizza un metodo iterativo, il quale permette di compiere fino ad un
massimo di 10000 iterazioni, basato sul metodo di Newton; per ogni iterazione:
o Si inizializzano le seguenti variabili:
o wax = v_inf(ivinf) * (1 – al(1))
o wcrc = omega * r(istrip) * (1 + al(2))
o phil = atan(wax / wcrc)
o w = sqrt(wax**2 + wcrc**2)
o rel = rho * w * chord(istrip) / mu
o machl = w / sqrt(gamma * rair * tinf)
o alphal = phil / pi * 180 – theta(istrip)
o Si eseguono solo due interpolazioni lineari mediante la subroutine bilipo per
o calcolare i valori di cl_l e di cd_l.
o Mediante la subroutine resid si calcola il vettore resl composto dagli
elementi resl(1), che indica la funzione data dalla differenza dei coefficienti
di spinta elementare calcolati con la teoria della quantità di moto e con la
teoria dell’elemento di pala, e resl(2), che indica la funzione data dalla
differenza dei coefficienti di coppia calcolati anche questi con la teoria della
quantità di moto e con la teoria dell’elemento di pala. Si tenga presente che

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tali funzioni sono calcolate in corrispondenza dei punti iniziali al(1) e al(2).
o Poiché per utilizzare il metodo di Newton bisogna avere a disposizione la
matrice di Jacob, la quale è una matrice avente come righe le derivate
parziali delle funzioni costituenti il sistema rispetto alle variabili
indipendenti che nel nostro caso ricordiamo essere a ed a’, e poiché le derivate delle
funzioni a nostra disposizione sono di difficile risoluzione si procede andandole a
calcolare mediante la definizione di rapporto incrementale.
o Una volta nota la matrice Jacobiana, mediante la subroutine inv_jac se ne calcola
l’inversa.
o Si calcolano i nuovi valori di a ed a’, indicati rispettivamente con an(1) e an(2), e con
tali dati a disposizione, dopo aver nuovamente calcolato i valori di CL e CD mediante
interpolazione (indicati questa volta con cl_n e cd_n),si calcola il vettore resn, questa
volta (sempre mediante la subroutine resid).
o Si calcolano i moduli dei vettori an e al, i quali vengono indicati
rispettivamente come:
o modn = sqrt(an(1)**2 + an(2)**2)
o modl = sqrt(al(1)**2 + al(2)**2)
o Se |modn-modl|<10-14 allora:
am(istrip, ivinf) = an(1)
alpha(istrip, ivinf) = alphan
phi(istrip, ivinf) = phin
cl(istrip, ivinf) = cl_n
cd(istrip, ivinf) = cd_n
dct(istrip, ivinf) = dct1
o mach(istrip, ivinf) = machn
o re(istrip, ivinf) = ren
o Se il numero delle iterazioni è uguale a10000 allora a schermo comparirà la
scritta “arrivato al massimo numero di iterazioni” e il programma uscirà dal
do utilizzato per determinare il fattore d’induzione.
o Se invece non è stato raggiunto il numero massimo di iterazioni, si
sostituiscono i valori di al(1) e al(2) rispettivamente con an(1) e an(2).
Una volta calcolati i fattori d’induzione si procede allo stesso modo del programma
precedente.

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Bibliografia
[1] Rodolfo Pallabazzer, “Sistemi Eolici”, Rubbettino, 2004.

[2] J.F. Manwell - J.G. Mcgowan - A.L. Rogers, “WIND ENERGY EXPLAINED”,
WILEY.

[3] J. Gordon Leishman, “Principles of HELICOPTER AERODYNAMICS” Second


Edition, 2005.

Sitografia
[4] http://www.nashbusiness-energy.it/
[5] http://auraumana.altervista.org/auradetector.html
[6] http://www.societaelettricaitaliana.it/impianti_con_generatori_minieolici_microeolici.htm
[7] http://atlanteeolico.rse-web.it/viewer.htm
[8] http://www.ideeservizi.com/stima_della_produzione_62.html
[9] http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_CNSENRG

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