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Simboli E Animali Della Tradizione Celtica

SIMBOLI CELTICI

Una delle culture più antiche, che ha avuto un enorme impatto sullo sviluppo dell’arte moderna, è
stata la civiltà celtica, emersa nel V secolo aC. La sua influenza si diffuse su un vasto territorio che
comprendeva l’odierna Irlanda, Inghilterra, Spagna, Belgio, Francia e parte dell’Italia.
Gli antichi Celti credevano che i loro ornamenti avessero un potente potere mistico. Concludendolo
in un intreccio modellato, i guerrieri riflettevano le loro credenze, tradizioni e percezione del mondo
che li circondava.
Qualsiasi modello celtico ha il suo significato speciale. Ogni Celta ha scelto un modello speciale per
il suo amuleto, in base a ciò che stima perso. Si credeva che in questo modo scegliesse il suo
destino. Ogni schema aveva il suo significato: salute, benessere, potere, denaro, amore.
Il modello celtico assomiglia visivamente a un labirinto complesso e astuto. Tutte le linee di motivi
celtici sono fantasticamente intrecciate tra loro, formando un ornamento particolare. Questa è l’idea
principale: una persona vaga per la vita alla ricerca della verità e della conoscenza di sé.
In generale Intrecci e Nodi rappresentano la Continuità della Vita, l'infinito susseguirsi di nascita e
morte, giorno e notte, ecc.
Per i Celti la Vita non aveva un inizio e una fine, ma procedeva con continuità e infatti non esistono
leggende sulla creazione del Mondo nella mitologia celtica.
Gli intrecci e i nodi formati da animali, vegetali ed esseri umani o da semplici linee rappresentano
lo scorrere dell'energia divina nelle forme, della Vita Unica che incessantemente riempie e vivifica
le molteplici manifestazioni materiali. La morte è solo l'abbandono delle forme da parte di questa
energia per trasferirsi altrove, per continuare a scorrere.
Muore chi si identifica con le forme; è immortale chi si identifica con l'Energia della Vita.
Gli intrecci rappresentano perciò la Vita, l'energia spirituale, il percorso di crescita, la continuità, la
resurrezione, le relazioni con tutti gli esseri (minerali, vegetali, animali, umani e divini),
l'immortalità nel movimento, la buona fortuna che deriva dalla capacità di mettere in moto le
energie vitali e collaborare coscientemente con esse.
Simboleggiano il ciclo dell'esistenza nascita / crescita / maturazione / invecchiamento / morte /
rinascita e vengono usati come talismani di protezione contro le negatività e anche come rinforzo
dell'energia spirituale che vive dentro di noi. Sono anche 'mandala' di meditazione (seguendo con
gli occhi il loro percorso è possibile entrare in un differente stato di coscienza), come facevano i
monaci del cristianesimo celtico che leggevano una pagina del Vangelo e quindi seguivano con lo
sguardo le forme degli intrecci a bordo pagina riflettendo sulla lettura e, cambiando stato di
coscienza, riuscivano a evocare il significato profondo della Sacra Scrittura e del suo messaggio
spirituale.
La simbologia celtica contiene numerosi simboli, qui di seguito vi proponiamo alcuni di quelli più
conosciuti e significativi, ed il loro significato.

Il nodo di Tyrone ed è un trifoglio.


Questo disegno è un trifoglio formato da due linee parallele intrecciate. Le due linee
parallele sono utilizzate per rappresentare la vita di un individuo ed il suo rapporto
con il suo amato: intrecciati e contemporaneamente separati. Ciascun trifoglio
rappresenta anche le forze della natura: la terra, l’aria e l’acqua. Le linee intrecciate promuovono la
forza dell’amicizia e l’amore. È stato trovato sul Donaghmore Cross. Co. Tyrone.
Stella dell’Eire
Preso da una lastra trovata a Mona Incha. Il disegno è una banda circolare che forma
quattro punti nel centro. I cappi formano una croce a braccia curve in espansione.
Può quindi venire vista sia come una stella che come una croce. La stella, un simbolo
direzionale, è usata per la protezione e la crescita spirituale. Il vincolo continuo
rappresenta l’eternità, la fedeltà e l’unità. È uno dei modelli più vecchi e trovati più frequentemente
in Irlanda.

Il nodo di Bealin
Collegato fortemente alla stella dell’Eire, il nodo di Bealin è diviso in due bande. La
banda interna si intreccia con i cappi formati dall’altra creando una croce. Si trova
molte volte nel Book of Kells e scolpito sulla croce del nord a Clonmacnoise, Co. ed
a Termonfechin Cross. Come nel Rosaleen, il disegno assicura forti rapporti ed una
crescita spirituale incoraggiante. Il Bealin anche può essere usato come un simbolo guida e di
protezione. Il vincolo continuo rappresenta l’eternità, la fedeltà e l’unità.

Il nodo dell’amante
Questo modello è stato trovato intagliato a Meigle in Perthshire, Scozia.
È creato da una linea continua, che rappresenta l’eternità, la fedeltà, e l’unità. Il
disegno interno quattro trifogli, ogni trifoglio rappresenta una delle quattro stagioni.
Il trifoglio rappresenta le tre forze della natura: la terra, l’aria e l’acqua. Il simbolo fu
più tardi usato dai cristiani a simboleggiare la triplicità sacra e questo fece più facile unire le
credenze cristiane e pagane. Il cerchio che circonda il disegno simboleggia il sole.

Il nodo di Iona
Questo simbolo indica il raggiungimento della pace interiore. Questo disegno è
spesso usato come un talismano: una linea continua che rappresenta l’eternità, la
fedeltà, e l’unità forma quattro trifogli, simboli delle tre forze della natura: la terra,
l’aria e l’acqua. I trifogli sono quattro per rappresentare le quattro stagioni. In tempi
successivi i cristiani vollero leggerlo come un simbolo per rappresentare la trinità.

La croce di Fechin
Il secondo nodo, quello che si trova all’interno indica le proprie capacità nascoste,
mentre i quadranti esterni rappresentano la protezione nelle varie direzioni. Una
linea continua circolare in quattro nodi su quattro quadranti. Questo simbolo è un
guardiano dello spirito. I quadranti rappresentano la protezione nelle quattro
direzioni: è scolpito sulla croce alta a Termonfechin, Co. Louth. È stato trovato anche su altri
monumenti senza il nodo interno. Il secondo nodo interno indica la forza nascosta. La linea
continua rappresenta l'eternità, la fedeltà e l'unità

La Croce Celtica
Uno dei talismani più antichi e, soprattutto, il più ricco di significati simbolici. E’
originaria della tradizione magico-religiosa dei Celti, un popolo pre-cristiano,
proveniente dall’ Irlanda, che migrò anche in altre zone dell’Europa creando piccole “culle etniche”
sparse un po’ ovunque.
Dai Celti, appunto, il simbolo prese il nome di Croce Celtica. Essa è formata da un cerchio ed una
croce. Anche se il cristianesimo in Irlanda fece suo questo simbolo, in realtà la più antica
rappresentazione della croce celtica risale, in Europa, al 8-10.000 a.C. ed è stata trovata in una
grotta dei Pirenei Francesi. Presso queste genti essa rappresentava il legame tra la vita e la morte (la
croce), laddove la morte era intesa come metamorfosi e origine di nuova vita, e la mente dell’uomo,
la ragione cosciente (il cerchio). I Celti come tutti i popoli antichi assegnavano ai propri simboli
altissimi significati mistici magico-rituali legati al mondo della natura e al sacro.
La storia del simbolismo insito nella croce celtica è piuttosto ambigua e contornata da leggende di
ogni genere. Secondo il più antico significato pagano il cerchio contiene, non ha inizio nè fine e non
ha direzione. La croce invece ha un moto che si espande verso l’esterno a partire da un singolo
punto centrale.
La croce celtica nel suo significato più intimo rappresenta l’albero della vita, le quattro direzioni del
mondo ( i 4 punti cardinali), il cosmo (cerchio) in cui è inserita la terra (croce), i quattro elementi
(la croce: terra,acqua,aria e fuoco) uniti al quinto (il cerchio: l’energia, lo spirito), le quattro feste
stagionali (samhain, imbolc, beltane, lughnasadh).
Per l’intersecarsi di una linea orizzontale con una verticale, la Croce diviene il simbolo dell’armonia
e dell’unione degli opposti e dei contrari. Il braccio orizzontale rappresenta il piano terreno,
l’immanente, la razionalità umana; quello verticale di contro il piano spirituale, il trascendente, il
collegamento con Dio.
Una curiosità interessante è che la croce celtica è molto simile alla “ruota di medicina” dei nativi
americani, con le dovute variazioni di significato.
In essa si racchiudono: Le DUE DIMENSIONI DELL’ESSERE UMANO, quella orizzontale della
realtà contingente e quella verticale dell’eterna ascesa dello spirito umano; LA CICLICITA’
DELL’UNIVERSO rappresentata dal cerchio o simbolo del Sole.
L’elemento che la caratterizza è proprio l’anello (il cerchio, il sole) all’incrocio dei bracci della
croce mentre il tronco poggia su di una base piramidale o conica. E’ detta anche croce irlandese o
croce della questua. Scolpite in pietra arenaria sono disseminate un po’ ovunque nella cosiddetta
area celtica dell’Europa: Galles, Irlanda, Cornovaglia, Britannia. Il loro compito era quello di
delimitare i confini di un monastero, di una tomba, ma servivano anche a fini votivi e propiziatori
contro le forze infernali. La croce celtica venne utilizzata spesso con valore spirituale religioso dagli
Etruschi e dai Romani e divenne con San Patrizio il simbolo proprio del cattolicesimo irlandese.
La tradizione cristiana vede nel cerchio il simbolo dell’eternità che enfatizza l’infinito amore divino
dimostrato attraverso il sacrificio di cristo sulla croce, o ancora, la crocifissione e resurrezione sono
l’immagine della speranza sempre viva dei fedeli, di salvezza. Altri sostengono che le croci celtiche
siano state ricavate dalle grosse pietre erette presenti prima dell’avvento del cristianesimo,
originariamente secondo alcuni, simboli fallici. Alcune teoria new age vedono in questo simbolo la
rappresentazione del sole e della luna, del dio e della dea, del principio maschile e di quello
femminile.
Una leggenda narra di come San Patrizio creò la prima croce celtica. Mentre predicava di fronte ad
una pietra sacra delimitata da un cerchio, tracciò all’interno di questo cerchio una croce latina e
benedì la pietra. Così ebbe origine la prima croce celtica.
Ovviamente questa leggenda è frutto dell’opera del cristianesimo celtico di utilizzare simboli e idee
già presenti nella cultura locale al fine di facilitare la conversione dei popoli. Tuttavia va ricordato
sempre che la croce celtica non divenne simbolo cristiano fino almeno al IV secolo a.c.
Il nodo di Afsling
Questo simbolo è molto importante e rappresenta il cambiamento. Si ritrova in tutte
le culture del mondo con significati simili. Per i nativi americani rappresenta le
stagioni, per gli orientali è un simbolo divino, nella cultura greca classica è usato
spesso per i bordi. Per i celti è anche un simbolo guardiano che protegge dal male. Il
disegno rappresenta i cambiamenti nella vita di una persona. In disegno con le braccia che si
estendono verso l'esterno significa crescita ed una fonte di forza.

Il Sostegno di Donough Questo disegno è stato usato spesso su bordi ed architravi.


E' un simbolo di sostegno e di protezione. Il disegno è formato da frecce che
indicano verso l'esterno che rappresentano la crescita e da frecce che indicano verso
l'interno che rappresentano la stabilità. Può quindi venire considerato come una
guardia verso le forze esterne ed una sorgente per la pace interiore.

Croce annodata.
Questo modello molto intricato è simile ad esempi trovati sul Bealin Cross. Questo
modello è creato usando una linea continua in quattro quadranti. Questo disegno,
visto da lontano forma una croce nel suo centro e può essere portato come un
simbolo protettivo.

Rosa di Pruno
Dalla High Cross Kilfenora, Co. Clare. Il lavoro a nodo triangolare è raro in Irlanda
ma ben conosciuto in molte parti della Scozia. Il trifoglio ai tempi dei druidi fu
utilizzato per rappresentare le tre forze della natura: la terra, l'aria e l'acqua. I vertici
del triangolo verso il centro indicano la crescita interiore o spirituale. La rosa ed il
rovo si intrecciano denotando l'armonia tra la forza della spina e la morbidezza del petalo. Il
disegno rappresenta la crescita e la protezione.

Disegno di Restan
Come nel sostegno di Donough, questo disegno è stato trovato su bordi ed architravi.
E' un simbolo protettivo e di sostegno. Le punte che indicano verso l'esterno
rappresentano la crescita esteriore, e la parte interna del disegno resta vuota per
venire riempita dal vostro talismano individuale. Questo può essere considerato sia
una guardia contro le forze esterne che una fonte della pace interiore.

Nodo di Duleek
Dalla croce del sud a Duleek, Co. Meath. Duleek fu una valletta spirituale collegata
ai tempi pagani. Questo simbolo è trovato in molti vecchi siti druidici. Il cerchio che
circonda il modello è un simbolo di completezza e rappresenta il sole. Il disegno
interno consiste in quattro trifogli. Ogni trifoglio rappresenta le forze della natura: la
terra, l'aria e l'acqua e viene interpretato per ciascuna delle quattro stagioni. Il disegno interno anche
può essere visto come una croce, simboleggiando così l'integrazione delle credenze di cristiane e di
quelle druidiche. Questo simbolo rappresenta unità e la forza continua.
La Spirale di Durrow
Questo modello ha la triplicità nel suo centro. E' una protezione dal male, trovata nei
quadranti esterni di una croce a Durrow Abbey, Kings Co. Rappresenta la relazione
tra il padre ed il figlio che assicura il mantenere i valori familiari da una generazione all'altra.
Questo disegno è datato a prima del terzo secolo.

Sole di San Michele


Dalla lastra di Beretchert a Tullylease. Questo disegno di due linee intrecciate è una
forma più complicata del Bealin Cross. Il centro rappresenta il sole da cui viene
viene la vita ed è incluso nell'altro cerchio che agisce come protezione. Il disegno è
formato da due linee strettamente intrecciate: un legame tenuto all'unisono, un
matrimonio del cuore con la mente.

Triskell
Questo simbolo ha origine precristiane ed è una protezione per i viaggi e le battaglie.
Il movimento della spirale è il diritto alla rinascita; un simbolo di vittoria o di
raggiungimento degli obbiettivi.
Il suo significato principale è l’unità di Terra, Acqua e Fuoco.
Si ritiene che il viaggio abbia potenti proprietà protettive, porti denaro e buona fortuna. Secondo le
credenze dei Celti, tutti gli ornamenti sono costituiti dal Filo della Vita e il modello non può essere
modificato, in quanto concesso dagli dei.
L’uomo Triskele è considerato un antico simbolo celtico. Nella mitologia celtica, è il dio della
primavera e dell’estate.
Anno dopo anno, secolo dopo secolo scompare e poi ritorna, dimostrando il processo di morte e
rinascita, la marea e il riflusso, la vita e la creazione.
Simbolo assai antico, si trova in diverse versioni ed interpretazioni grafiche, che consistono
fondamentalmente in tre segmenti lineari uguali, dalla forma di una spirale, con un’estremità in
comune, a costituire un vortice destrorso o sinistrorso. Il Triskell, o triskèle, triscèle, o triskellion,
deriva dal greco “triskèlés”, che vuol dire “a tre gambe”. Ed infatti è sovente rappresentato da tre
gambe piegate, nude o diversamente armate, come, a titolo esemplificativo, nel simbolo della
regione Sicilia o sulla bandiera dell’isola di Mann.
Reperibile pressoché ovunque, esso ha la sua origine molto probabilmente in Europa, ove risulta
presente già dall’epoca di La Tène, nel IV secolo a.C., forse a seguito dell’evoluzione culturale
della spirale, molto diffusa sin dal Neolitico.
Dal significato complesso ed oscuro – ad onta della geometria che lo caratterizza, semplice da
ripetere – il Triskell, quale simbolo considerato nella sua assolutezza, e quale simbolo della cultura
celtica nella fattispecie, rimanda, nella sua versione destrorsa, alla schematizzazione del movimento
del sole. Il movimento, dunque, è il significato prevalente di questo simbolo, ma anche la perenne
ricerca della conoscenza della vita e della morte, ed ancora, la crescita personale, l’espansione
spirituale, lo sviluppo umano, la trinità.
Bisogna partire dalla considerazione che in detto simbolo esistono un movimento evolutivo ed uno
involutivo, che trovano un punto d’incontro nel movimento che equilibra le forze contrarie; in
questo modo, grazie cioè a questa terza forza, non avviene dispersione di energia, energia prodotta
appunto dai tre movimenti.
Il principio trinitario, presente in tutte le antiche culture ed anche in quella cattolica, presso
il popolo celtico rappresenta “il non creato”, che si esprime in tre principi fondamentali, l’Acqua,
l’Aria ed il Fuoco, dai quali hanno origine tutte le forze create dall’Universo.
I tre principi, simboleggiati da tre linee, da tre raggi, costituiscono
il Divino: Lugh, Ogmios e Taranis/Nuada sono le divinità discendenti da Dio.
Dio più importante per i Celti, Lugh è il dio della creazione, degli scambi e delle comunicazioni,
che effettua l’unione di ciò che sta in alto con ciò che sta in basso. Ogmios è il dio della giustizia e
dell’equilibrio, inventore dell’alfabeto sacro e magico Ogham. Taranis/Nuada, infine, rappresenta il
dio Re, simbolo delle anime, della conoscenza e della sapienza; alla base di ogni forma di vita, è il
maestro del cielo e del fuoco, la ruota cosmica dei giorni e delle notti.
Attraverso questi tre principi, il Triskell riunisce le sue tre energie in una sola, in un continuo
movimento, concetto anticipato ad inizio trattazione: l’energia così prodotta, così sprigionata,
consente di “veicolare” l’energia primordiale nella materia, “agendo” su tre livelli, ovvero il piano
fisico, quello energetico, e quello spirituale.
Le tre fasi solari (alba, mezzogiorno, tramonto) e la triplice composizione dell’universo in base alla
tradizione celtica (ovvero Fuoco, Terra ed Acqua, che rappresenta anche l’Aria allo stato liquido),
ed ancora le tre età dell’uomo (infanzia, maturità, vecchiaia), le tre nature della divinità (umana,
animale, vegetale), i tre aspetti della dea (vergine, madre, vecchia – madre, figlia, sorella), i tre
aspetti del tempo (passato, presente, futuro), ed i tre elementi dell’uomo (spirito, anima, corpo).
Può anche simboleggiare la triplice composizione della società celtica con le sue tre classi, ovvero
quella guerriera, quella sacerdotale e quella produttiva, i tre mondi mitologici della cultura
druidica: il Mondo dell’Oltretomba, ove vivono spiriti, dei e dee, il Mondo mortale, ove vive
l’umanità assieme alle piante ed agli animali, ed il Mondo celeste, ove vivono e si muovono forze
invisibili.
In ambiti mitologici il Triskel viene associato alla Dea Brigit, triplice divinità panceltica, ma anche
al principio maschile rappresentato dalle divinità irlandesi Ogma, Lugh e Dagda o al principio
femminile guerriero con le dee Macha, Morrigan e Boadb. E poi ancora al principio femminile
inteso dagli aspetti di vergine, madre e sterile anziana.
Il cristianesimo irlandese non riuscì a impossessarsi completamente del simbolo, nonostante San
Patrizio, patrono di questa nazione, si dice lo utilizzasse per spiegare la trinità cattolica.
Il neodruidismo del XVII sec. riveste il Triskel di nuovi significati interpretandolo come la
rappresentazione dei “tre cerchi della manifestazione”: Ceugant, il Mondo dell’Assoluto;
Gwynwydd, il Mondo Spirituale dell’Aldilà e Abred, Mondo Umano; naturalmente questo simbolo
si adatta perfettamente anche a tutta la cosmogonia bardica in genere e non per ultimo alla struttura
delle celebri Triadi Bardiche.
Se, a partire dal centro del simbolo, le tre spirali che lo formano si avvolgono su loro stesse da
destra verso sinistra, rappresenta il turbinare delle energie dall’interno verso l’esterno, la
manifestazione. Contrariamente se invece si sviluppano da sinistra verso destra simboleggia il
discendere nei mondi inferi (dal latino in-fero “ciò che si porta in sé”).
In base alla direzione delle spirali il significato cambia radicalmente:
Triskell destrorso
Se le spirali del Triskell ruotano verso destra, rappresenta il turbinare delle energie dall'interno verso
l'esterno. Raffigura il movimento infinito della vita.
Parte dal centro e va verso l'esterno, verso qualcosa di infinito, di invisibile ai nostril occhi e ai
nostril sensi.
Questo Triskell ti illumina sul fatto che l'evoluzione non avrà mai fine e che il cambiamento può
avvenire solo attraverso il movimento.
Il messaggio per la tua Anima è che d'ora in poi devi pensare di più a te stesso, devi tornare altuo
centro, al tuo spazio vitale. In questo può esserti di gran aiuto l'energia del Faggio. Tieni sempre
ben a mente che potrai essere d'aiuto agli altri solo nel momento in cui tu stesso starai bene.
Scegli questo simbo lo quando ti sei concesso troppo agli altri,o se hai intrapreso delle strade solo
per fare piacere ad altre persone.
Triskell sinistrorso
Se le spirali del Triskell ruotano verso sinistra, indica un ritorno all'unità, un invito all'interiorità,
l'unica strada per risvegliare la parte divina dentro di noi.
Triskell sinistrorso invita la tua anima a concentrarsi sui propri bisogni, seguendo l'intuizione e
attingendo la forza che ti serve da dentro di te.
Destra e sinistra non sono mai avverse,ma complementari l'una all'altra.
Una esiste perché esiste l'altra, così come avviene per la Luce e l'Ombra,per il Maschile e il
Femminile e per ogni altra forma di dualismo. Nel corso della vita potresti aver bisogno di
entrambe le manifestazioni del simbolo.
Il messaggio per la tua Anima è che probabilmente hai accumulato abbastanza energia ed è il
momento di lasciarla uscire in modo che la tua crescita possa continuare.
La meditazione della Quercia ti sarà di grande aiuto.

Triquetra
La triquetra è un simbolo molto antico, e molto importante nel neopaganesimo
perché si crede rappresenti i tre stadi della triplice dea (Vergine, madre e donna
saggia).
La Triquetra è un nodo celtico, sviluppatosi dopo l'avvento del cristianesimo
sembrerebbe, come evoluzione del Triskell, al fine di proseguirne l'utilizzo, anche dopo che si tento
di debellarlo anche grazie all'eliminazione dei Druidi.
Nella cultura celtica medievale la triquetra era raramente raffigurata da sola, può essere
ragionevolmente considerata un simbolo contestuale, utilizzato per riempire lo spazio o completare
l’ornamento di composizioni più complesse.
Il significato infatti ripercorre quello del Triskell, seppur si perda in parte l'energia fornita dalle
spirali.
Nella Triquetra emerge però graficamente con più forza il concetto di unione tra le parti, tra gli
elementi, che divengono parte integrante di un tutto che, seppur in una mutata struttura, porta
protezione al singolo e quindi anche a chi lo porta; forse per questo è stato il simbolo maggiormente
ripreso in epoche moderne dalle varie correnti new age sentendo la necessità di creare un gruppo nel
quale identificarsi come soggetto, cosa che riuscirebbe sicuramente più difficoltosa col Triskell.
Questo simbolo consiste in una singola linea che si intreccia creando una forma triangolare, la quale
può essere o meno racchiusa in un cerchio. Si tratta di uno dei diversi simboli celtici che
rappresentano la triplicità dell’universo.
Per i celti, infatti, tutte le cose importanti erano rappresentabili secondo il principio della triplicità:
vita, morte, rinascita; passato, presente, futuro; terra, cielo, mare; mente, corpo, anima.
Quando viene rappresentata con un cerchio, questo sta a indicare l’unità nello spirito dei tre
elementi rappresentati. Mentre in età cristiana la triquetra è diventata un simbolo della Santa Trinità,
nella mitologia celtica essa era associata ad una divinità femminile, la Grande Madre, identificata
nella luna e nelle sue tre fasi.
Le tre braccia rappresentavano, allora, la fanciulla, la donna e l’anziana.
Croce di Caithlin
Questa croce a lati uguali è anche conosciuta con il nome di croce scozzese. Quattro
trifogli creano un cerchio che protegge dal male dalle quattro direzioni cardinali,
ciascun quadrante evocando il potere della trinità. Il cerchio simboleggia continuità e
crescita spirituale.

Awen
Spesso descritto come raggi che emanano da tre punti luce.
Diversi gruppi e individui di Neodruidi hanno le loro interpretazioni di questo
simbolo. Queste tre linee si riferiscono alla terra, al mare e all’aria; corpo, mente e
spirito; o amore, saggezza e verità. Si dice anche che il risveglio non è solo
un’ispirazione, ma un’ispirazione di verità; senza risveglio, non si può proclamare la verità. I tre
pilastri del risveglio sono comprendere la verità, amare la verità e mantenere la verità.
L’Awen non è tra i simboli celtici tradizionali, bensì un simbolo neodruidico risalente al 18esimo
secolo. Tuttavia, il termine “awen” significa “ispirazione” in lingua celtica ed è testimoniato nel
libro “Historia Brittonum“, dell’800 d.C. La sua origine potrebbe essere, quindi, ben più antica. Il
simbolo consiste in tre raggi, a volte interpretati come fiamme, e sta a rappresentare l’armonia
dell’universo.
Si pensa che i raggi di destra e sinistra rappresentino il maschile e il femminile, mentre quello
centrale l’equilibro tra di essi. In un certo senso, può essere considerato la versione celtica dello yin-
yang.

Fiore della Vita


Il Fiore della Vita è un simbolo antichissimo, riscontrato nella gran parte della
cultura delle antiche civiltà. Esso è conosciuto infatti con moltissimi altri nomi. Tra
questi citiamo la Rosa Celtica, la Stella Fiore, Stella Rosetta, Sole delle Alpi, Fiore
a Sei Petali, Rosa dei Pastori, Rosa Carolingia, Stella delle Alpi. Sembra che
nell’area corrispondente al nostro territorio abbia un origine risalente all’VIII secolo a.C. e il suo
utilizzo e la relativa conoscenza sia durato fino oggi.
La simbologia e l’interpretazione del Fiore della Vita
Si tratta di una simbolo appartenente alla geometria sacra. La figura rappresenta un cerchio al cui
interno vi sono cerchi multipli sovrapposti e disposti in una simmetria esagonale. Il tutto dà vita a
una figura simile a un fiore. Leonardo da Vinci applicò le proprietà matematiche del Fiore della
Vita alle sue opere d’arte e nel disegnarlo lo definì come il Seme della Vita. Viene chiamato Seme
della Vita perché rappresenta la struttura cellulare che sta alla base della vita di ogni essere vivente.
Le sue leggi matematiche, infatti, rappresentano l’intero cosmo, lo schema su cui si basa tutta la
creazione.
Il Fiore della Vita racchiude una conoscenza perduta che veniva utilizzata dai sacerdoti sumeri ed
egizi. Essi sapevano ricavare la celata presenza di altre figure geometriche che venivano associate a
determinati elementi naturali. Ad esempio il tetraedro corrispondeva al Fuoco, il cubo alla Terra,
l’ottaedro all’Aria, l’icosaedro all’Acqua, il dodecaedro la forma dell’Universo.
La Rosa Celtica e il Sole
I simbolisti e gli appartenenti alle scuole misteriche studiavano il Fiore della Vita per costruire
solidi platonici in base a delle proporzioni che permettevano loro di ricavarne la tridimensionalità.
Gli antichi celti utilizzavano questo simbolo per rappresentare il Sole e il suo potere di generare la
vita. Il Sole trasmetteva al talismano le facoltà di guarigione e protezione. Quindi il valore
simbolico della Rosa Celtica è associato non solo alla creazione, ai cicli di vita e rinascita ma anche
alla gioia e speranza.

L’albero della Vita


I Celti raffiguravano un albero a forma di mani protese verso il cielo, e sotto
avevano i contorni delle radici.
Le persone hanno sempre creduto nella vita mondana e in un mondo parallelo.
Questo simbolo significava l’unità dei tre mondi: inferi, vita sulla terra e in cielo.
Secondo i Celti, gli alberi erano considerati antichi esseri viventi che giocavano un ruolo molto
importante nelle loro vite.
Con le loro radici saldamente radicate nella terra e i loro rami che si estendono in alto nel cielo, gli
alberi sacri ci collegano all’altro mondo, agli spiriti e ai nostri antenati.

Il Trifoglio
Le leggende suggeriscono che San Patrizio strappò il trifoglio dal suolo irlandese per
dimostrare il significato della Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo.
Si credeva che la pianta avesse un potere mistico in quanto i suoi petali sarebbero
rimasti in piedi, avvertendo di una tempesta imminente.
Il trifoglio rimane il simbolo più famoso d’Irlanda. Il trifoglio celtico porta fortuna nelle imprese,
protegge dai cattivi occhi, protegge dalle parolacce e dalle persone malvagie.

Ruota di Taranis
Nella mitologia celtica, Taranis era il dio del tuono. Molte immagini del dio barbuto
con un lampo in una mano e una ruota nell’altra sono state trovate in Gallia, dove
questa divinità era associata a Giove.
La Ruota di Taranis era un simbolo importante nel politeismo celtico storico,
apparentemente associato a un certo Dio, identificato come il cielo, il sole, o il dio del tuono, il cui
nome è testimoniato come Taranis Lucan. Anche numerose monete celtiche raffigurano questa
ruota.

L’anello di Claddagh
Claddagh Ring è un tradizionale anello irlandese dato come segno di amicizia,
amore o matrimonio. Il simbolo si basa sul cuore, che significa, ovviamente, amore.
Il cuore è coronato da una corona: è lealtà, lealtà alle idee, alla patria, al re e alla
famiglia. Il cuore è nelle mani, che rappresenta amicizia, protezione e sostegno.

Croce di Brigida
Uno dei più antichi simboli irlandesi è la croce di Santa Brigida. Questa croce ha un
simbolismo solare. Di solito, il simbolo è appeso alla porta d’ingresso o nel
corridoio. Si crede da tempo che la casa, che ha una tale croce, sia sotto il patrocinio
di Santa Brigida.
La croce è tessuta nel giorno della festa di Santa Brigida, che è il 1 febbraio. In origine era una
celebrazione della purezza e della santità, il giorno della giovane dea Briga. Le leggende narrano
che la prima croce intesse da Briga al padre morente. Il padre, avendone compreso il significato e
non essendo stato battezzato, decise di battezzarsi prima della sua morte.
Il Nodo Celtico.
Il nodo celtico intrecciato di solito consiste in un unico filo. Questo filo
simboleggia il percorso della vita lungo il quale, come in un labirinto, una persona
passa per arrivare al centro. Il centro del nodo non è altro che il più alto grado di
spiritualità.
L’intreccio delle linee del cerchio celtico non significa né inizio né fine, la continuità dell’amore
eterno e il legame insieme, o l’intreccio di due anime o spiriti.

Il Nodo del Marinaio


Il Sailor’s Know è un bel nodo romboidale e decorato, che rappresenta l’amore
incondizionato. Gli fu dato il nome, in quanto le antiche mogli dei marinai
portavano questi ornamenti a ricordo dei loro cari, mentre erano lontani.

Bowen Nodo
Il Bowen Knot è uno degli ornamenti celtici più semplici, che ha una forma
quadrata minimalista con quattro anelli sui picchi. Il nodo simboleggia il vero amore
e la lealtà di un uomo alla sua donna.

Nodo di Salomone
Il nodo di Salomone è un ornamento solido e maschile, che rappresenta l’unità di un
uomo con il celeste. Uno dei nodi più antichi dei Celti, prende il nome dal re
Salomone.

L’Uccello
I Celti raffiguravano anche vari animali sui loro ornamenti e amuleti, e ciascuna
delle creature aveva il suo significato. Pertanto, gli uccelli nella cultura celtica sono
un simbolo di libertà. Erano anche considerati messaggeri del cielo, portando la
volontà degli dei sulla terra.

La Lepre
La lepre era anche uno degli animali sacri per i Celti. Simboleggiava abbondanza e
prosperità.

Il Serpente
L’immagine dei serpenti aveva un significato positivo anche tra i Celti. Secondo
antiche credenze, questi animali sono ottimi guaritori. Inoltre, hanno una profonda
conoscenza della magia e una grande saggezza nella vita.

Il Cervo
L’animale che simboleggiava la luce del sole e la forza era un cervo. Le sue corna,
che cadono e crescono ogni anno, indicano l’impatto sulla natura delle forze
spaziali. Significano il sacro albero della vita. Diffondendo l’energia vitale intorno
ad esso, era una fonte per i Celti per aiutarli a crescere e rianimarsi spiritualmente.
Il Cinghiale
Il cinghiale nella mitologia celtica simboleggiava non solo la forza e la caparbietà
dei guerrieri e dei cacciatori casuali, ma anche l’ospitalità delle loro donne, poiché
la carne dell’animale era considerata una prelibatezza.

IL TORO
Uno dei simboli celtici di fertilità e prosperità, il Toro era raffigurato sui muri di
tutte le case dei Celti. Era adorato sia da uomini che da donne.

Creature mitologiche
Non solo i veri animali potevano essere visti negli ornamenti celtici, ma anche creature
mitologiche come draghi e grifoni. Questi simboli sono molto popolari al giorno d’oggi.

Il Drago

Simbolo di potere imbattibile, il drago celtico è solitamente disegnato con una linea,
che rappresenta l’integrità e l’eternità. La creatura ha una freccia aguzza sulla coda,
che sta per energia e immortalità.

Il Grifone

Una creatura con un corpo di leone e la testa di un’aquila combina i lati forti di
entrambi i potenti animali e simboleggia lealtà, nobiltà ed equilibrio.

Sigillo Del Druido


Il sigillo è solitamente un simbolo arrotondato con un ornamento all’interno. Nel
caso di Druid Sigil, è un cerchio con due linee parallele verticali, che si intrecciano.
Il simbolo rappresenta la Madre Terra e la sua fertilità. I Sigilli erano solitamente
usati come elementi magici, e tenuti solo da un piccolo gruppo di persone, poiché
per i rituali la segretezza era importante.

Doppia Spirale
La doppia spirale simboleggia la dualità di tutto ciò che riguarda il nostro mondo.
La dualità di natura, vita e morte, l’equilibrio eterno, gli opposti e il modo in cui si
completano a vicenda, yin e yang, nascita con morte, femminile con maschile, sole
e luna, luce e oscurità, giorno e notte. Si pensava che la doppia spirale rappresentasse gli equinozi,
in cui giorno e notte hanno la stessa durata.

Cernunnos
Cernunnos è il simbolo celtico, raffigurante uno degli dei principali: il dio della fertilità e della vita
in generale. Di solito era raffigurato seduto a gambe incrociate o con un cervo e un toro in piedi
fianco a fianco, vestito con una tunica senza maniche, con una collana al collo. La sua testa era
adornata da un paio di ramificazioni di corna di cervo e il nome stesso “cornuto” suggerisce che
fosse un dio della foresta e degli animali selvatici o un dio dell’abbondanza. Cernunnos era il dio
degli inferi, associato ai cicli di morte e rinascita della natura.

Croce di Triquetras (Croce Carolingia)


La croce carolingia è la croce formata da triquetras. Naturalmente, questo simbolo è
stato sfruttato come segno della trinità maschile, quindi la sua forma femminile
originariamente inappropriata è stata interpretata con questo spirito. La triquetra
rappresenta i tre aspetti della dea (la dea vergine, la dea madre e la vecchia saggia).
Alcuni ricercatori citano il significato di questo simbolo come il movimento del Sole, le tre fasi del
luminare: all’alba, allo zenit e al tramonto.

Nodo Celtico Dara


Dara Celtic Knot mostra un ornamento intrecciato, simile alle radici degli alberi. Il
nome del nodo deriva dalla parola irlandese “Doire” che significa “Quercia”. Quindi
la rappresentazione grafica del nome del nodo si riferisce alla struttura radicale della
vecchia quercia. Come altre immagini celtiche, il nodo Dara è costituito da linee
intrecciate senza inizio né fine. I Celti ei Druidi adoravano la natura, in particolare le vecchie
querce, e le consideravano sacre. Consideravano questo albero un simbolo di solidarietà, forza,
discernimento e perseveranza. Allo stesso modo, il legante celtico del Dono simboleggia la base
della quercia con una fonte di forza interiore altrettanto rappresentativa.

Nodo Celtico Quaternario


Quaternary Celtic Know è qualcosa di non molto comune, poiché i celti preferivano
usare i tre o cerchi, che credevano significassero eternità e vita. Sebbene, in questo
nodo, il quadrato sia inscritto in una forma circolare. Questo simbolo è responsabile
della protezione dell’anima del suo proprietario dall’energia negativa. Simboleggia
sostegno e fondamento, dona un senso di sicurezza e protezione, una sensazione di
fermezza terrena sotto i piedi. Allo stesso tempo, il nodo non ha inizio né fine, il che simboleggia
l’infinito.

Nodo Eterno
Il nodo dell’eternità o infinito può essere visto in molte culture e religioni, ma quello
celtico è molto ben riconoscibile, in quanto costruito intorno ai tre. Il Celtic Eternity
Knot ha tre anelli. Questo segno è considerato il più venerato e popolare. Il suo
significato è direttamente correlato alla solita corda o corda. Visivamente,
assomiglia a una tessitura semplice ma molto bella. Allo stesso tempo, una tale corda può essere
tirata in tutte le direzioni. Simboleggia l’eterna giovinezza, bellezza e immortalità.

Simbolo Cinque Volte


Non il simbolo celtico più famoso, il Five Fold, è una rappresentazione
dell’equilibrio interiore e dell’armonia.
La sua struttura semplice, formata da cinque sottili anelli circolari, ha un significato profondo come
tutto nella cultura celtica. Ogni anello rappresenta uno dei cinque elementi di base: aria, terra,
fuoco, acqua e sole.
E tutti gli elementi insieme formano un’immagine, come tutti gli elementi ei tratti della persona lo
formano, equilibrando e armonizzando.

Nodi Circolari
I nodi circolari occupano un posto speciale nell’intenso e complicato sistema di
simboli celtici. Gli amuleti celtici si basano su nodi di diverse forme e dimensioni, e
ognuno di essi ha il suo significato speciale. Il cerchio rappresenta il sole, la vita
interiore e l’infinito. L’infinito del ciclo della vita, del potere degli umani e della
natura, ovviamente.

Problema
Il simbolo celtico Ailm deriva dalla prima lettera dell’insieme di lettere celtiche
Ogam. Ailm è considerato un tipo di conifera o abete bianco.
Nell’antica leggenda dell’albero celtico, gli abeti sempreverdi erano associati al
ripristino dell’anima interiore dell’uomo. I Celti consideravano gli alberi la
personificazione del potere. L’obiettivo rappresenta la forza, la perseveranza e la flessibilità, così
come il ripristino, la santificazione, il benessere e la maturità, e il più importante: il potere interiore.

ANIMALI TOTEM
Quasi tutte le culture sciamaniche credono negli animali come alleati o aiutanti. Talvolta gli animali
diventano protettori e guide per lo sciamano, sia nel regno fisico, sia durante il viaggio nei mondi
sottili. I Celti credevano negli animali come alleati, e attribuivano ai loro clan intime associazioni
con animali specifici. Ogni gruppo etnico si identificava con un animale e ogni membro del gruppo
non solo pensava di discendere da un determinato animale (il totem), ma pensava anche di potersi
appropriare, con iniziazioni particolari, delle qualità di questo animale.
Alcuni gruppi etnici si chiamano “Figli dell’Orsa”, giacché simboleggiano, nel nome che portano, la
loro discendenza dalla Grande Madre; altri invece si identificavano con il cigno oppure con l’oca
dal piumato bianco, che rappresentavano il vestito di un Druido. Ogni clan aveva striscioni sui quali
erano raffigurate le immagini o il simbolo del loro animale di origine, come ad esempio le bandiere
dei Fianna. I Fianna, erano guerrieri indipendenti che non rispondevano all’autorità dei re ma solo
ai bisogni del popolo, erano tanto dei mercenari quanto una sorta di paladini dell’antico mondo
celtico.
L’animale veniva anche dipinto sugli scudi e a volte, tatuato sul corpo.
Queste tradizioni potrebbero essere all’origine dei simboli araldici che divennero così popolari in
epoche successive. Talvolta un eroe si identificava con una figura animale, come ad esempio la
figura mitica di Diarmaid.
La sorte di questo eroe, infatti, sarebbe legata ad un cinghiale. Su di lui esistono molte leggende. E
tutte spiegano che il fratello di Diarmaid avrebbe ucciso accidentalmente un cinghiale. Proprio
questo fatto sarebbe all’origine del divieto (tabù) di cacciare il cinghiale per tutti i suoi discendenti:
pena la morte. Il simbolo totemico del cinghiale è molto diffuso nella Gallia (l’odierna Francia),
dove quasi tutte le insegne di guerra sono sormontate da aste che rappresentano dei cinghiali.
Nel calderone di Gundestrip c’è una placca dove è scolpito un cinghiale e dove i guerrieri hanno un
elmo dove è stata fatta l’incisione di questo animale totem.
È probabile che, col tempo, il cinghiale sia passato a rappresentare le forze solitarie del guerriero.
Fra le tante storie legate al totemismo, e cioè al connubio tra uomo e animale, ricordiamo anche la
storia di Kulhwch, un giovane che nasce in mezzo a un branco di porci domestici, poi, la storia di
Prydui, un altro eroe che si dice venne rapito alla sua nascita e poi deposto in una stalla dov’era
appena nato un puledro. Invece l’irlandese Art, figlio di Conn o meglio “Testa di Orso”, prese
questo nome totemico dopo avere conquistato la figlia di Coinechend. Anche Re Artù è legato alla
figura di un animale totemico, in quanto il suo nome, significa “orso”.
Nella mitologica celtica, gli uccelli sono associati con la transizione tra la vita e la morte. In
particolare il volatile nero viene considerato uno degli animali più antichi del mondo, insieme alla
trota e al cervo maschio che rispettivamente simbolegiano l’acqua, l’aria e la terra. L’aquila veniva
associata con la morte degli Dei, la Gruidae (comunemente nota come Gru) rappresentava il Dio del
mare Manannan, il corvo era legato alla Dea della morte e in particolare il corvo imperiale veniva
associato con le profezie e i messaggi proveniente dal mondo dei morti, le bianche colombe
venivano anch’esse considerate portatrici di messaggi e profezie dall’altro mondo.
I sacerdoti druidi tramandavano la credenza secondo la quale alcuni esseri umani possedevano il
dono di interpretare il grido dei corvi identificandone il messaggio proveniente dall’aldilà. Lo
scricciolo è anch’esso una figura molto importante nella tradizione mitologica celtica; esso viene
festeggiato il 26 Dicembre, nel giorno di Santo Stefano, il noto Wren Day. Oggi in Irlanda la festa
di Santo Stefano il 26 Dicembre, nonostante le origini cristiane, continua secondo la tradizione
pagana a celebrare il così detto Wren Day (il giorno dello Scricciolo che secondo la tradizione
celtica è considerato il re degli uccelli). Secondo la tradizione lo Scricciolo con il suo forte canto
guidò i soldati romani verso il rifugio di S. Stefano, che fu catturato e martirizzato.
Un tempo la tradizione richiedeva la caccia allo Scricciolo che veniva sacrificato e appeso ad un
ramo di agrifoglio. Attualmente al ramo di agrifoglio viene appesa solo un’immagine dell’uccellino
mentre i bambini e i ragazzini (detti Wren boys) bussano alle porte delle case richiedendo delle
offerte (nella contea di Mayo). Nella località di Kilbana (contea di Clare) i Wren Boy sono dei
musicisti adulti che in colorati costumi suonano per le vie del paese andando di casa in casa.

Elenco degli animali della tradizione celtica in dettaglio:

Allodola: Per i Celti era uno dei più importanti fra gli uccelli sacri che ha lasciato come eredità nel
folklore francese, ma soprattutto in quello bretone, il suo antico valore di simbolo di buona fortuna
e protezione, la cui zampa riprodotta su un talismano conferirebbe al suo portatore uno spirito
vittorioso sulle avversità.
L'allodola è simbolo dell'evoluzione e della caduta della Manifestazione, nel primo caso per la sua
rapidità nell' acquistare gli spazi aerei, nel secondo per il suo discendere verso terra. Essa
rappresenta inoltre l'unione fra il Cielo e la Terra e, nel suo volo mattutino, l'esaltazione giovanile.
Il suo canto, infine, è simbolo di gioia e voglia di vivere.
La tradizione gallese narra che una delle tre vane battaglie di Britannia, quella di Arderyde, fu
scatenata a causa di un nido d'allodola e si sa che la prima legione arruolata in Gallia dopo la
conquista romana prese il nome di Alauda (allodola, appunto). Lo si riteneva un uccello solare per
via della sua cresta e si pensava che per fare il suo nido a terra utilizzasse delle foglie di quercia.
Anatra: Questo animale non compare mai nella mitologia celtica, ma sue rappresentazioni sono
state ritrovate su alcuni oggetti risalenti all'epoca di La Tène, come la statuetta della dea Sequana in
piedi su una nave a forma di anatra. Spesso viene associata al cigno e forse anche il suo simbolismo
corrisponde a esso, anche se talvolta per la sua particolarità di volare sulla superficie dell'acqua ha
acquisito il significato di superficialità e anche di inganno (in francese il termine canard indica sia
l'anatra sia la menzogna).
Anguilla: Vi sono diverse leggende in cui compare questo animale. In una di esse si narra che la
dea irlandese Bodb si trasformò in anguilla perché il suo amore era stato rifiutato dall'eroe Cù
Chulainn. Sotto questo aspetto la dea si gettò nel guado dove combatteva l'eroe e gli si attorcigliò
alla gamba, ma Cù Chulainn riuscì a strapparsela di dosso in modo brutale e a sbatterla contro
alcune rocce.
In un altro episodio è la dea Morrigan a trasformarsi successivamente in vacca, anguilla e lupa per
vendicarsi di Cli Chulainn, alla cui morte assisterà dopo aver assunto le sembianze di una
cornacchia.
Un ulteriore episodio della mitologia d'Irlanda narra di due Druidi, in un primo momento amici, che
in seguito a una gara di cambiamento di forma divennero acerrimi nemici. Alla fine si
trasformarono entrambi in anguille che vennero inghiottite da alcune mucche appartenenti a due
clan rivali. Questo portò alla nascita dei magici tori e alla battaglia di Cooley (la famosa Tàin Bò
Cùailnge).
Ape (Beach): L’ape di solito è citata in connessione con il suo prodotto: il miele. L’ape è
industriosa, laboriosa ed efficiente, quando si tratta di portare a termine un compito che le viene
affidato. Sa anche difendere in modo intrepido le sue proprietà e la sua casa. I Celti le
consideravano le Messaggere degli Dèi e ne avevano un rispetto estremo, tanto che in Irlanda
esistevano delle leggi severe che ne regolavano la sorveglianza. Nel periodo del Cristianesimo
l'attenzione loro riservata non diminuì e per motivare l'uso delle candele in cera d'api durante le
funzioni religiose (cosa che probabilmente andava giustificata essendo già una consuetudine
pagana), un testo giudico gallese afferma che la nobiltà delle api veniva direttamente dal Paradiso e
che Dio stesso, dopo aver infuso loro la sua grazia, le inviò sulla terra ad aiutare gli uomini ad
attenuare l'effetto dei loro peccati. La tradizione antica rinnova se stessa celandosi sotto nuove
parole e nuovi simboli.
Il valore in quanto appena esposto si può trovare nella parola gallese cwyraldd, il cui significato è
“perfetto, compiuto”, e che deriva dal termine cwyr, “cera”. Il moderno gaelico céir-bheach,
letteralmente “cera d' api”, significa anche “perfezione”. Le api sono quindi simbolo di perfezione,
saggezza e immortalità dell'anima e infatti le tradizioni celtiche precristiane ritenevano che le api
fossero in possesso di una saggezza segreta derivata direttamente dall' Altromondo.
Tutta questa considerazione faceva del miele un alimento pregiato e un ingrediente privilegiato per
diverse bevande usate sia quotidianamente. sia per scopi rituali. Una di esse, l'idromele, era
composta da acqua di fonte e miele uniti ad alcuni altri elementi che si lasciavano fermentate, per
quaranta giorni e prendevano il nome di “liquore di immortalità” o ”bevanda degli dèi”.
Il miele, inoltre, era un elemento importante nella preparazione del gwìn a bragawd, usato durante
la festa di Imbolc, oltre a essere uno dei componenti di ciò che bolliva nell' Awen, il calderone
d'ispirazione della Dea Madre, messo sul fuoco alla festa di Samhain, che conteneva una pappa
d'orzo misto, ghiande, miele, sangue di toro, edera, elleboro lauro e altri ingredienti. L'ape mellifera
era tenuta in considerazione e ritenuta portatrice del fuoco sacro. Essa era simbolo delle
sacerdotesse e degli iniziati in generale, così come delle anime del grandi sciamani.
È interessante segnalare che ai piedi dei Pirenei francesi fu rinvenuta un iscrizione dedicata a un dio
di nome Abellio-Abellion (in francese l'ape si dice abeille) che rappresenta Lugh-Belenos, il dio
solare e della luce visibile.
Nel folklore europeo è rimasta la consuetudine di considerare le api come messaggere. Un ape che
entra una casa significa un matrimonio con uno straniero e le stesse segnalavano quando era
prossima la morte del padrone di casa. In Galles regalare a qualcuno un alveare significava
augurargli buona fortuna, a condizione che egli non vendesse le api.
Aquila (Iolair, Fireun): Nelle storie celtiche l’aquila rappresenta la rapidità, la forza, e la
conoscenza della magia. Connette con il sé superiore e vi aiuta a vedere le verità spirituali nascoste.
Ariete: Nella tradizione celtica appare legato al mondo sotterraneo con un simbolismo sia di
fecondatore sia di portatore di morte, accompagnando il dio Cernunnos e anche alcuni dèi della
guerra. Nelle rappresentazioni celtiche appare spesso un serpente con la testa d'ariete (v. serpente
cornuto) o anche corpi d'ariete con testa umana e diverse leggende parlano di arieti e pecore
soprannaturali.
L'ariete è connesso con il focolare sacro, l'ingresso al mondo sotterraneo che per i celti si trovava
vicino all'alare di terracotta o pietra decorato con una testa d'ariete. In Gallia era l'animale
consacrato al dio Belin (in francese “ariete” si dice belier) e alla dea Belisama.
Bue: Nella tradizione celtica si ritrova sia il simbolismo del bue sia quello del toro, quest'ultimo più
diffusamente e che affronteremo più avanti.
La divinità gallica Damona, compagna del dio protettore delle acque termali Borvo, contiene nel
suo nome la radice celtica dam usata per designare i bovini in generale, mentre in gaelico il termine
è bò.
Una leggenda celtica narra di Hu Gadarn, possessore di buoi primordiali,. che fu il primo a giungere
in Britannia insieme alla nazione del Cimri (i gallesi) e che prima del loro arrivo in quei luoghi
vivevano solo orsi, lupi, castori e buoi con le corna. Si ritrovano accenni a buoi mitici anche nel
Libro delle conquiste d'Irlanda, ma senza precisazioni.
Cane (Abach, Madadh) o Hound (Cù): I cani per la loro fedeltà sono spesso menzionati nella
mitologia celtica, come ad esempio Bran e Sceolan che appartenevano a mac Cumhail Finn. Il cane
era il custode dei mondi ultraterreni e puniva anche i colpevoli.
Capra: I Fomori spesso appaiono nella tradizione irlandese sotto le forme dei goborchind, esseri
brutti e deformi con testa di capra, simbolo di forze contro-iniziatiche e anti-evolutive, l'aspetto
oscuro della dea. R. Rezchikov dice che la capra sarebbe semplicemente il simbolo del magnetismo
terrestre presente nel sottosuolo. L'immagine di una capra compare su una placchetta votiva trovata
in Gallia che raffigura Mercurio (Lugh) e la dea Rosmerta insieme a una tartaruga.
Cavallo (Each): Un popolare animale totem dei Celti; sacro alle dee Epona e Rhiannon. Il cavallo è
stato considerato una fedele guida per i viaggi nei mondi ultraterreni. Esso simboleggia resistenza,
libertà e potere personale.
Cervo (Fiadh) o Stag (Sailetheach, Damh): Il cervo è stato spesso un messaggero e una guida per i
mondi ultraterreni. Le corna del cervo erano usate dagli sciamani per il loro rituali. Il cervo
rappresenta la rapidità, la grazia e la dolcezza. Insegna che si può cambiare sentiero, pur
mantenendo la direzione stabilita. Il cervo è uno degli animali e dei simboli più importanti nella
cultura celtica, che ne eredito forse il valore dalla precedente tradizione pre-indoeuropee e che,
successivamente lo passò alla religione cristiana. Questo bellissimo animale era considerato un
essere spirituale appartenente alla Dea Madre ed era associato a un culto della fertilità più terreno
che celeste, anche se nel suo simbolismo non mancano elementi solari.
I palchi del cervo erano una delle caratteristiche più tenute in considerazione perché, rinnovandosi
periodicamente, lo rendevano il simbolo della vita che ringiovanisce di continuo, della rinascita e
del corso del tempo. Questo ne faceva un degno rappresentante della Vita interpretata come divinità
e del rinnovo della natura, incarnata spesso sotto le figure di dee e dei. Il cervo infatti, era abbinato
alla figura del dio Cernunnos, uno dei più antichi dèi celtici che sembra essere stato già invocato
dalle popolazioni europee del mesolitico e del neolitico dio che la tradizione cristiana utilizzò per
forgiare l'immagine del diavolo.
Cernunnos ha palchi di cervo che gli svettano sul capo e tiene in mano un torque simbolo di
regalità.
Nella tradizione celtica i cervi erano detti “tori delle fate” o “bestiame della dea” e la stessa
definizione di “bestiame di Flidais” veniva data ai cervi che tramavano il carro della dea e le
correvano attorno. I cervi erano perciò considerati gli intermediari fra il mondo degli dèi e quello
degli uomini e questa loro particolare funzione li rese accompagnatori delle anime dei defunti verso
l'Altromondo (come la renna e Il capriolo). Il cervo in questo ruolo è quindi associato a Samhain,
momento in cui le “porte” dell' Altromondo si aprono per lasciar passare in questo gli esseri fatati
del Sidhe, o permettere agli umani di accedere ai reami di luce.
Il cervo maschio era simbolo di rapidità, prestanza, agilità e vigore e nella sua figura di maschio
combattente, di capo branco e solitario corridore rappresentava il guerriero, il capo clan o il
cavaliere solitario.
Il cervo incarnava una forza in sintonia con i ritmi della natura nell'avvenimento annuale della
perdita e della ricrescita delle corna, più possenti delle precedenti. Vita-Morte-Rinascita erano il
ciclo della vegetazione, il Canto della Vita che faceva del cervo e delle sue corna un potente
simbolo di speranza, di longevità e abbondanza, un'importante figura dell'aspetto divino della
Natura (Cernunnos) che, pur appartenendo al regno animale, viveva un fenomeno vegetale. I Celti
perciò usavano molti talismani in corno di cervo per evocare le qualità dell'animale e la sua pelle e i
suoi palchi venivano adottati come ornamenti e indumenti rituali.
Il legame del cervo con la spiritualità e la sacralità della Vita è ben testimoniato dalla storia di Tuan
Mac Cairell, quando narra dell'episodio in cui egli divenne cervo al giungere in Irlanda della stirpe
di Nemed, il cui nome contiene la radice celtica nem, “sacro”. Il cervo è presente nel primo verso
“io sono cervo dai sette palchi” della Canzone di Amergin, ritenuta un poema in grado di evocare
stati di coscienza modificati in chi lo recita con una certa cadenza e intensità emotiva. Un episodio
del Tdin B6 Cuailnge, facente parte della saga dell'eroe irlandese Cu Chulainn, descrive una
confraternita di sacerdoti del cervo, detti le leggiadre arpe di buon auspicio, che si trovava ad
Assaroe nella contea del Donegal, evidenziando come questo animale venisse considerato un ottimo
portatore di fortuna e prosperità.
Secondo la tradizione gallese il cervo di Redynvre è una delle più antiche creature del mondo,
messaggero e guida verso l'Altromondo. Vi sono infatti moltissime leggende che iniziano con una
caccia al cervo che spesso termina con un avvenimento soprannaturale e l'incontro con uno degli
esseri del Sidhe.
La femmina del cervo, rappresentante del principio femminile, compare spesso nei racconti che
narrano le gesta dei Fianna. Possiede leggerezza, fiuto e grandi capacità di mutare forma e ha il
ruolo di condurre il cacciatore nel profondo della foresta dei misteri.
Le donne del Sidhe spesso prendono forma di cerva per mostrarsi agli uomini e invitarli a entrare
nelle colline fata te, i cui ingressi non possono altrimenti essere trovati.
Una di queste leggende racconta di come Finn inseguendo un cerbiatto durante una caccia,
raggiunga lo Slieve Cuillin dove l'animale scompare per lasciare al suo posto una donna del Sidhe.
Essa aveva perduto il suo anello nel lago e chiese a Finn di recuperarlo per lei.
L'eroe lo fece, ma riemerse dalle acque con i capelli bianchi, vecchio e avvizzito, dotato però di
grande saggezza. Ricordiamo di come laghi, sorgenti, stagni e corsi d'acqua rappresentino altrettanti
ingressi al mondo fatato e di come una visita al Sidhe spesso faccia perdere il senso del tempo al
viaggiatore che torna al mondo umano carico di sapienza, ma incanutisce non appena tocca terra. La
cerva è quindi solo una forma sotto la quale si celano le sembianze delle bellissime donne del Sidhe
e l'animale rappresenterebbe il viaggio verso le Sacre Colline del mondo fatato ma anche la
percezione del mondo da differenti punti di vista per le qualità femminili che dona.
Si è già parlato di Finn e dei guerrieri conosciuti come Fianna uomini che seguivano un determinato
addestramento per appartenevano alla sua schiera ed è interessante notare come Finn Mac Cumhail
la sua famiglia e i Fianna d'Irlanda siano spesso associati ai cervidi. Forse appartenevano a un clan
molto antico, erede degli occupanti preistorici dell' Irlanda, tribù nomadi formate da cacciatori di
renne, e proprio ai Fianna era tributato un eccezionale rispetto, probabilmente dovuto alla loro
antica stirpe.
Un cervo bianco è una creatura particolarmente sacra e anche estremamente rara. Nel nostro tempo
molte volte è stato visto e fotografato il famoso Cervo Bianco dell'Isola di Arran, su cui, secondo la
tradizione, Caoilte dei Fianna scrisse il poema Arran dai Molti Cervi. Il cervo bianco è associato al
dio Lugh e alla luce segreta del sole, simbolo dell'iniziato ai misteri della vita e della morte, di colui
che ha superato le prove di trasformazione e rinnovamento della propria personalità, ottenendo la
conoscenza. In effetti in moltissime tradizioni questo animale, soprattutto di colore bianco, è il
simbolo del sole nascente che raggiunge lo zenit, è il mediatore tra il cielo e la terra, il messaggero
divino.
Il rinnovo periodico delle corna del cervo lo rendono simbolo della fecondità, dei ritmi di crescita e
rinascita e spesso era paragonato all' albero della vita. Nella. tradizione cristiana l'albero (divenuto
poi croce d oro, simbolo del Cristo e della rivelazione salvifica) è addirittura raffigurato mentre esce
dal centro del capo dell'animale, fra le corna ramificate, abbinato alla figura di sant'Umberto, san
Giovanni l'Ospitaliero.
Nella tradizione cristiana il cervo è associato, oltre ai già citati santi, anche a san Patrizio, che
cambia le sue sembianze in quelle dell'animale e quelle dei suoi seguaci in daini per sfuggire agli
incantesimi del re Loegaire. Sant Edern, nella Bretagna armoricana, era raffigurato a cavallo di un
cervo e nell'araldica britannica il cervo bianco divenne l'emblema personale di re Riccardo II. Nel
medioevo tuttavia, il simbolismo del cervo (usato come sinonimo di mistero) fu in parte sostituito
da quello dell'unicorno e i poeti ermetici del XVII secolo ne confusero il vero significato
designando per il primo animale la rappresentazione dell'anima e per il secondo quella dello spirito.
Cigno (Eala): Un mistico uccello descritto in molti modi nelle storie celtiche. Le sue piume sono
state spesso utilizzate nei rituali dei Bardi. I cigni sono collegati con la musica e con il canto. I
Cigni aiutano anche a interpretare i simboli dei sogni, e sono favorevoli nei periodi di transizione e
di evoluzione spirituale.
Cinghiale (Bacrie, Torc): Importante per l’arte e i miti dei popoli celtici, il cinghiale è stato
conosciuto per la sua astuzia e la sua natura feroce. Nel calderone di Gundestrip c’è una placca dove
è scolpito un cinghiale e dove i guerrieri hanno un elmo dove è stata fatta l’incisione di questo
animale totem. È probabile che, col tempo, il cinghiale sia passato a rappresentare le forze solitarie
del guerriero. Il Cinghiale Bianco di Marvan invece fu un veicolo di ispirazione per la sua arte.
Il cinghiale, come il Druido, vaga per la foresta solitario o in compagnia dei suoi simili, per
“scavare” alle radici dell' albero della conoscenza ed estrarre il frutto della sapienza proveniente
dal Cielo.
Al Sud diviene portatore di fertilità e vitalità, simbolo della Dea Madre, la Natura divina della terra
legata al ciclo lunare, alla Dea e alla femminilità feconda e aggressiva, ma anche al ciclo solare, agli
dèi, alla frenesia riproduttiva maschile e all'aggressività dei guerrieri. Rappresenta le energie del
territorio, il potere della terra che si manifesta come energia vitale. È quindi simbolo di abbondanza,
nutrimento, ospitalità, festeggia menti e riunioni sociali, fertilità, salute e protezione dal pericolo,
potere e vitalità.
All' Ovest racchiude le qualità dell'iniziazione ai misteri della vita e della morte, del passaggio,
della fine di un ciclo e inizio di un altro, alla rinascita.
Al Nord è ispiratore di musica e poesia. Per i Druidi il cinghiale rappresenta il ciclo dell'epoca
odierna e simboleggia il polo immutabile (il nord) e l'autorità spirituale. La costellazione oggi
chiamata dell' Acquario, un tempo era quella del cinghiale, considerata sede dell' energia mistica e
dell'iniziazione, oggi della spiritualità nascente.
Si narra che in Irlanda i maiali vennero introdotti dai Tuatha Dé Danann e che quando i figli di Mile
giunsero nei pressi delle sue coste per vendicare la morte di Ith causata dai Tuatha Dé Danann,
questi con l'arte druidica mostrarono loro la terra come la schiena di un porco e l'Irlanda prese così
il nome di lnis na Muice, Isola del Maiale. In gaelico il nome del maiale-cinghiale è reso con muieh,
ore e tore (in gallese twrch) che ha un strana rassomiglianza con il torque, la collana celtica
indossata dai guerrieri.
Le sue raffigurazioni nel mondo celtico sono presenti ovunque: su alcune monete degli Edui e dei
Petrucorii, dove un cavaliere brandisce un'insegna con il cinghiale; su una delle placche del
calderone di Gundestrup, in cui l'ufficiale che guida i guerrieri all'iniziazione porta un elmo
sormontato da un cinghiale; su molte insegne militari, in particolare su quelle dell' Arco di Trionfo
d'Orange; sugli amuleti portati in battaglia come protezione;
sotto forma di statuette votive in bronzo e in pietra; in cima alla famosa tromba da battaglia celtica,
il carnyx, la cui testa ne formava il padiglione e che emetteva un suono rauco il cui scopo era di
seminare il terrore tra le file del nemico. Agli occhi dei Romani il cinghiale era il simbolo dell'intera
Gallia, tanto che sulla corazza della statua di Augusto a Prima Porta (Museo Vaticano) la Gallia è
simboleggiata da una donna che porta l'insegna del cinghiale.
Il simbolismo del cinghiale si mescola a quello del maiale e in ogni caso risulta complesso, ragione
per cui è necessario analizzarlo con ordine. Innanzitutto è bene evidenziare che la Dea Madre, la
divina Natura della terra, si presentava spesso sotto forma di una Scrofa Bianca, e che forse essa era
la personificazione dell' antico culto femminile. Con la sovrapposizione indoeuropea la figura del
Cinghiale Bianco ha preso il posto delle raffigurazioni della Scrofa Bianca simbolo della Dea.
La scrofa è legata al ciclo lunare, alla Dea e alla femminilità feconda e aggressiva, mentre il
cinghiale è connesso con il ciclo solare, con gli dèi, la frenesia riproduttiva maschile e l'aggressività
dei guerrieri. I Celti, nonostante l'apparente contrapposizione, seppero armonizzare nella loro
tradizione spirituale e sociale il “regno della luna-scrofa” pre-indoeuropeo con il ”regno del sole-
cinghiale” indoeuropeo, equilibrando le energie maschili e femminili in un sottile gioco di forze.
Procedendo per gradi possiamo dire che il cinghiale rappresenta, insieme al maiale e alla scrofa,
determinate energie del territorio. Il potere della terra si manifesta in principio come energia vitale
che permette a tutto ciò che esiste di nascere ed esprimersi, inizialmente tramite un atto sessuale:
l'azione di dare la vita.
L'antica tradizione celtica prevedeva rituali di unione sessuale eseguiti in modo sacro durante un
determinato periodo dell'anno, la festa di Beltane, che portava i bambini a nascere intorno alla festa
di Imbolc e all'inizio della primavera. Una cerimonia per celebrare gli antichi riti della fertilità di
Beltane prevedeva l'accoppiamento di un sacerdote, rappresentante del dio e della forza maschile,
con una sacerdotessa, portatrice della forza femminile e ambasciatrice della dea, e doveva servire
come veicolo per manifestare sulla terra le energie creative della nuova stagione luminosa e
feconda. La tradizione del folklore popolare di incoronare un re e una regina di maggio forse è tutto
ciò che rimane di questa antica usanza, di cui il Palo di Maggio e la festa della Badoche valdostana
non sono che un vago ricordo dei festeggiamenti per la fertilità.
Passando a un livello superiore la scrofa, associata alla dea Cerridwen, diviene l'iniziatrice dei poeti
e dei veggenti, colei che dona insegnamenti sciamanici, la nutrice dei sapienti grazie alla saggezza
della terra. La scrofa possiede la saggezza e la conoscenza perché si nutre dei frutti che cadono dall'
Albero di Mugna, una grande quercia che produce magicamente mele, nocciole e ghiande allo
stesso tempo. E un animale associato alla terra come entità spirituale e fisica, che si preoccupa di
fornire il nutrimento a tutti i livelli.
Le prime qualità che vengono in mente pensando al cinghiale sono certamente collegate alla sua
natura combatti va, feroce e indomabile che lo rendono il naturale simbolo della guerra e del
guerriero, oltre che della caccia, vera e propria attività rituale dalla molteplice natura.
A questo proposito sappiamo che la dea Brigit, incarnazione degli attributi della Grande Dea Madre
in epoca celtica, possedeva il cinghiale Orc Triath da cui derivò il nome Aire che significa “scrofa
da battaglia”.
Il cinghiale è sì feroce e selvaggio, guerresco e indomabile, ma fornisce anche le sue carni, molto
apprezzate dai Celti, per nutrire il popolo. Diviene così simbolo dell' ospitalità, della protezione, del
banchetto come occasione di festeggiamento e riunione sociale, della fertilità dell'abbondanza, del
nutrimento in generale, tanto che la testa di cinghiale viene considerata un talismano potente, in
grado di assicurare la salute e di preservare dal pericolo, un oggetto che possiede in sé il potere
della forza vitale e della vitalità.
Troviamo a questo punto il cinghiale associato al Sud e al potere del sole di dare e conservare la
vita. Il cibo è certamente una delle componenti fondamentali in tale compito e il suo reperimento
diventava così motivo, sacro di occupazione. La caccia, come abbiamo detto, non era solo un
attività per assicurare il nutrimento a livello fisico, né tantomeno uno “sport” ma una vera e propria
funzione rituale a cui si partecipava dopo un iniziazione e perciò in grado di costituire un'
esperienza «nutritiva» a tutti i livelli. A livello fisico essa forniva il nutrimento al clan, la “porzione
del Campione” (il pezzo di maiale o cinghiale più grande e migliore) destinata a premiare il
guerriero più coraggioso, e permette l'istituzione dei festini come riunioni sociali, importanti
occasioni di incontro e condivisione del sapere, resi famosi dai fumetti di Asterix ideati da
Goscinny e Uderzo.
A livello mentale la caccia stimolava l'astuzia e il coraggio del cacciatore che si trovava a percorrere
le vie intricate della foresta, all'inseguimento del cinghiale selvatico che rappresentava la forza
bruta indomata che andava padroneggiata con l'esercizio dell'intelligenza. A questo livello inizia
anche ad agire lo stadio mitologico e magico dell' esistenza, manifestato da diversi racconti che
narrano di come il cacciatore si perde fra gli alberi e incontra un essere fatato del Sidhe. Infatti qui
la caccia agisce anche a livello spirituale, per cui il cinghiale diviene la guida che porta il guerriero-
cacciatore in una Cerca nell' Altromondo oltrepassando le porte del mondo visibile per accedere ai
reami interiori.
E' qui che inizia il viaggio vero e proprio del guerriero ed è a questo livello che il cinghiale diviene
un essere in grado di fare da traghettatore verso l'Altromondo. Cerridwen, sotto forma di Scrofa
Bianca la dea lunare in relazione con il mondo sotterraneo e il calderone sacro dell'ispirazione,
fornisce cibo, benessere e fecondità a un livello superiore: dopo aver nutrito il corpo del popolo con
la propria carne ne nutre lo spirito con l'ispirazione e la poesia. La mitologia parla del Cinghiale
Bianco che ispirò Marvan a scrivere musica e poesia e del cinghialetto con cui parlò Merlino
durante un periodo di visioni ispirate.
Nel romanzo di Taliesin ritroviamo la presenza del Cinghiale Bianco, medico, musico e messaggero
di Marvan, il porcaro del re Guaire del Connaught. Il magico animale era stato ucciso da Guaire
stesso su istigazione di alcuni bardi malvagi che Marvan abilmente sconfigge e riduce al silenzio,
venendo acclamato da Seanchan Torpest “primo profeta del cielo e della terra”.
Il re Cormac viaggiando nelle terre di Manannan (il cinghiale qui è legato all' Ovest), viene ricevuto
come un ospite dal dio stesso che, potendo un maiale a cuocere sul fuoco, gli rivela di possedere
sette maiali in grado di nutrire il mondo. Essi rappresentano i sette piani dell' esistenza e di
espressione della manifestazione, il nutrimento dell' essere a tutti i livelli. Manannan spiega che il
maiale non deve essere bollito nel calderone (e che quindi non può nutrire), prima di aver
pronunciato una verità su ciascun quarto di esso, intendendo che ogni cerchio dell'esistenza è diviso
in quattro parti, ciascuna da percorrere in modo veritiero e nobile e la cui verità va conosciuta e
compresa. Ricordiamo che i vari cerchi sono uno stato di coscienza e non dei mondi veri e propri in
senso materiale.
Questo concetto di verità è importante nella filosofia celtica. La Verità è un principio che
nell'Universo viene tenuto in alta considerazione attraverso tutti i piani / livelli dell' esistenza. La
cottura del maiale significa la possibilità di ricevere nutrimento a tutti i livelli, da quello materiale al
più spirituale. La leggenda spiega che chi non è in grado di vivere in modo veritiero, pronuncia il
falso sotto giuramento, mente a se stesso e agli altri, non è degno di ricevere i doni del nutrimento
spirituale presenti a ogni livello.
Il festino di Manannan, in cui vengono serviti i maiali dell' Altromondo che riprendono vita il
giorno dopo, pronti per un nuovo banchetto, si svolgeva alla vigilia di Samhain, quando i due mondi
si incontrano e chi partecipava al festino riceveva il dono dell'immortalità. I maiali di Manannan
simboleggiano quindi il nutrimento spirituale sempre pronto e disponibile, in grado di rinnovare
l'energia vitale in chi partecipa al banchetto del dio. Naturalmente tale particolarità conferiva doni
straordinari al cinghiale e al maiale. Si dice infatti che la pelle di maiale avesse la proprietà di
cambiare l'acqua in vino per nove giorni e di curare ferite e restituire la salute ai malati.
Questo animale viene perciò considerato come un animale-ponte fra il Mondo Sotterraneo e quello
umano e della sua carne, cibo del reame di Manannan (sinonimo per definire il regno dei morti, l'
Altromondo), ne sono state ritrovate diverse porzioni, spesso contenute nei famosi calderoni, nelle
sepolture di capi e guerrieri.
Il cinghiale come guida del guerriero che si introduce nella foresta, simbolo del proprio intricato
mondo interiore, per ottenere degli insegnamenti spirituali da una donna del Sidhe, è presente in
numerosi racconti della mitologia celtica. Oltre alla storia di re Cormac già citata, la tradizione
irlandese ci tramanda quella di Diarmaid e del Cinghiale Verde di Ben Gulbain, di Finn Mc
Cumhail e dell'inseguimento dei magici maiali rossi del dio Oengus Mc Og da parte dei suoi cani e
dei suoi guerrieri. Nella mitologia gallese viene narrata la caccia al cinghiale Twrch Trwyth da parte
di Artù e dei suoi uomini, considerata un grande avvenimento, da un Iato come mezzo per ottenere
la regalità rappresentata dal Cinghiale Bianco (in realtà sarebbe meglio dire Scrofa Bianca), simbolo
della sovranità della Dea, dall'altro come tentativo di padroneggiare il potere spirituale,
rappresentato dal cinghiale, da parte di quello temporale, simboleggiato da Artù, il cui nome trae
radice dal termine celtico Arth, “orso”. Molti eroi prima di compiere un'impresa importante nella
loro vita si sono perduti nella foresta inseguendo un cinghiale che diviene una guida per l'eroe che
giunge di fronte al proprio destino e verifica la sua regalità o il suo fallimento, simbolo quindi di
riuscita o distruzione. Twrch Trwyth viene inseguito da Artù e dai suoi guerrieri tra !'Irlanda, il
Galles e la Cornovaglia, ma non viene raggiunto.
Un' altra storia racconta di Guingamor, cavaliere e nipote di Artù, che per aver rifiutato le avances
della regina viene obbligato ad andare nella foresta a caccia del Cinghiale Bianco, che nessuno
aveva mai ucciso e dal cui inseguimento nessuno era mai tornato. Come gli altri Guingamor si
perde nella foresta dove Incontra una bellissima fanciulla intenta a fare il bagno che gli offre il suo
amore. Ma il cavaliere vuole tornare dallo zio e portare la testa del Cinghiale Bianco, in realtà un
aspetto della stessa fanciulla fatata. A quel punto lei acconsente a lasciarlo partire avvertendolo però
che dal momento del suo ingresso nella foresta e gli ha perso la cognizione del tempo e che nel
mondo terreno in realtà sono passati trecento anni e nessuno lo riconoscerà. Guingamor parte
ugualmente con la raccomandazione della giovane di non mangiare e bere nulla. Tuttavia il
cavaliere, giunto oltre i limiti della foresta, racconta la sua storia a un vecchio carbonaio e,
mangiando un frutto, cade a terra. senza vita. La bella signora manda allora le sue servitrici a
cercarlo e riportarlo da lei. Questa storia ricalca fedelmente quella più antica di tradizione celtica
che riguarda Oisin.
Ciononostante le associazioni militari, guerriere e aggressive, presso i Celti il cinghiale è anche
simbolo della classe sacerdotale, forse per la sua qualità di vitalità proveniente dal lato spirituale di
ogni piano di manifestazione, essendo lo Spirito un principio essenzialmente vitalizzante della
materia che altrimenti sarebbe inerte. Il cinghiale inoltre è, come il Druido, in stretto contatto con la
foresta dove vaga solitario o in compagnia dei suoi simili senza paura. L'animale si nutre delle
ghiande della quercia, il grande albero sacro, ma scava anche ai piedi del melo, l'albero
dell'immortalità, per estrarre i tartufi, frutti del fulmine (secondo le antiche tradizioni), mangiando
inoltre le nocciole di Mugna, circondato in tutte queste azioni dal piccoli cinghialetti.
In poema gallese inizia con la strofa: “Prestate ascolto maialetti” intesi nel senso di discepoli. Il
Druido chiama se stesso cinghiale perché si inoltra solitario nella foresta accompagnato dai
discepoli (i “cinghialetti”) per «scavare» alle radici dell' albero della conoscenza ed estrarre il
frutto della sapienza proveniente dal cielo. Considera sacra la quercia e tiene in debita
considerazione Nove Noccioli della Saggezza del Pozzo di Connla.
Il cinghiale era il cibo sacrificale della festa di Samhain del 1 o di novembre, la «porta annuale fra i
mondi», e l'animale consacrato al dio Lugh. Vi è traccia di un certo Mercurio-Moccus in cui la
parola “moch” indica il cinghiale e si conosce una dea Arduina, il cui nome è passato
successivamente a designare le Ardenne, alla quale era associato il cinghiale. Come abbiamo gia
visto il Mercurio descritto da Cesare corrisponde al dio Lugh irlandese e la sua funzione guerriera-
sacerdotale è stata ormai analizzata. Si sa inoltre che il cinghiale era l'animale associato a Teutates
(padre del popolo), il dio sul quale giuravano solitamente, i Celti Irlandesi perchè esso era il
protettore del tuàth, il popolo, la tribù, e che forse è rappresentato sulla placca del calderone di
Gundestrup nell'atto di iniziare i guerrieri da semplici fanti a cavalieri. R. Rezkinov afferma che per
i Druidi il cinghiale rappresenta il ciclo eppoale odierno e simboleggia il polo immutabile (il nord) e
l'autorità spirituale. Spesso nella Gallia romanizzata questo animale viene raffigurato sotto un melo
o una quercia. Importante è rilevare che la costellazione oggi chiamata dell' acquario un tempo era
quella del Cinghiale, considerata sede dell' energia mistica e dell'iniziazione, oggi della spiritualità
nascente (o rinascente...). Il cinghiale rappresenta il Druido e all'epoca in cui fu costruito il grande
tumulo di Newgrange il sole del solstizio d'inverno, il cui raggio mattutino illumina la camera
sepolcrale, sorgeva nella costellazione del Cinghiale. Nel periodo celtico di La Tène il sole sorgeva
nella costellazione del Cinghiale all' alba dello febbraio, giorno in cui si festeggiava Imbolc,
cosicché il dio luminoso Lugh rappresentato dal sole si trovava accanto il proprio animale
simbolico.
Civetta (Cailleach, Oidhche, Comachag): La parola “cailleach” e il gaelico scozzese-significa
“civetta”. La civetta è spesso una guida per i mondi ultraterreni, una creatura che aiuta a vedere
nelle tenebre, e anche un rapido cacciatore. Essa può aiutarvi a smascherare coloro che vorrebbero
ingannarvi o approfittare di voi.
Per i Celti la Civetta (Gufo) è un uccello sacro e magico, che appare in molte raffigurazione del
periodo di La Tène in cui è simboleggiata una dea gufo. Viene chiamato bodach oidche, “fantasma
della notte”, o cailleach bhan; “vecchia donna bianca”, ed è quindi associato a Cailleach, la Strega
d Acqua, e alla guerriera Scathach dell'isola di Skye. Il gufo è un uccello della notte, un
accompagnatore delle anime dei defunti attraverso i reami dell' ombra, un simbolo di morte e
distruzione, della luna uno degli antichi animali sacri alla Dea, chiamato appunto Occhio della Dea.
E' un uccello notturno compagno di Gwynn ap Nudd, Signore dell' Altromondo e responsabile delle
anime dei guerrieri caduti in battaglia. Famoso nella tradizione gallese è il gufo di Cwm Cawlwyd,
una delle creature più vecchie del mondo. Il gufo è anche simbolo della saggezza e della
conoscenza delle cose antiche.
La figura della civetta si confonde spesso con quella del gufo e si può quindi considerare come
simbolismo unico. Un'antica leggenda britannica parla del cacciatore Herne (il famoso Cernunnos)
che ha un copricapo ornato di corna di cervo, un braccialetto che emana una strana luce al suo polso
sinistro e una civetta o un gufo che volano sopra di lui durante la sua corsa attraverso i boschi
insieme alla schiera di morti e esseri mostruosi. Come tutte le leggende post cristiane che fanno
riferimento a divinità celtiche, i caratteri pagani vengono spesso dipinti come malvagi e oscuri,
legati all'aspetto tenebroso dell'esistenza.

Coniglio (Coinean): Un animale sacro alla dea Andraste in particolare. I suoi movimenti sono stati
a volte utilizzati per la divinazione. Il suoi poteri sono associati con l’intuizione e con la ricezione di
insegnamenti nascosti.
Corvo (Badb, Rocas): Questo animale era trattato con rispetto. Il corvo era un auspicio di conflitto
e di morte, associato alle divinità Macha, Badb, e Morrigan. La parola irlandese per il corvo è badb,
che è anche il nome di una dea celtica della guerra. Il corvo era anche ritenuto abile, scaltro, e
portatore di conoscenza. Insegna il valore dell’inganno quando questo è necessario. Insegna anche
ad imparare dalle lezioni del passato, senza però aggrapparsi ad esso.
Delfino Questa creatura è stata associata con la divinità del mare. Aiuta a ricordare i sogni e
favorisce un riequilibrio della persona, bilanciando i ritmi del corpo, con quelli della natura.
Drago (Piastras (payshtha), Horm): Il drago nella mitologia celtica-britannica è talvolta
rappresentato come un serpente d’acqua. Ci sono molti riferimenti a draghi o serpenti nei miti
celtici. In molte occasioni i guerrieri Fianna hanno combattuto enormi draghi. La maggior parte
delle culture ha considerato il drago come una creatura benevola che abita le grotte, i laghi, e il
centro della terra. Antico simbolo di ricchezza il drago simboleggiava il potere degli elementi, in
particolare, quello della Terra, ma anche il tesoro del subconscio. Appare quando è necessaria
un’iniziazione.
Falco (Seabhag): La tradizione celtica orale, elenca il falco di Achill, la più grande isola al largo
dell’Irlanda. Come altri uccelli, il falco è un messaggero tra il nostro mondo e il mondo degli spiriti.
Tuttavia, ha forza, velocità e poteri più significativi, rispetto ad altri uccelli. Esso simboleggia anche
lucidità e grande memoria. Se si sente il grido di un falco durante un viaggio sciamanico, si
presenteranno in futuro situazioni che necessitano di audacia e determinazione.
Il falco, legato al Nord, assunse nella tradizione celtica irlandese lo stesso valore dell' aquila,
essendo entrambi animali solari. Il rostro di questi uccelli è stato paragonato al falcetto con il quale i
Druidi tagliavano il vischio dagli alberi e acquista, perciò, nonostante la sua forma che potrebbe
essere considerata lunare, un valore essenzialmente solare di fecondità e immortalità.
Il falco è ammirato per la sua velocità e la sua astuzia, per la sua forte presa in volo, per la sua
eccellente vista. Avere un «occhio di falco» è un' espressione che in genere indica colui che ha la
capacità di osservare tutto attentamente, notando anche il più piccolo dettaglio. Il falco è quindi un
simbolo di perspicacia, di consapevolezza intensa, di vigile sorveglianza, di rapidità nell' agire e nel
prendere decisioni. «Falco di Ess Ruadh» era il soprannome con cui veniva chiamato Diarmaid O'
Duibhne, uno dei guerrieri Fianna che fuggì con la propria amante Grainne, e il falco viene anche
citato nella storia riguardante i figli di Tuirenn nel momento in cui devono appropriarsi della
magiche mele del Giardino dell'Est del mondo. L'impresa non era facile e Brian, il fratello
maggiore, disse che la cosa migliore da fare era agire rapidi sotto forma di un veloce falco, entrare
nel giardino, impossessarsi delle mele e fuggire il più presto possibile.
Tuan Mc Cairill diviene falco quando giungono in Irlanda i Tuatha de Danann, abbandonando la
forma terrena del cinghiale per osservare dall' alto l'arrivo dei portatori dell' arte, del druidismo,
della magia e della bellezza in Irlanda. Una delle strofe della Canzone di Amergin dice «Io sono
falco su una scogliera». Il Falco di Aichill era considerato dalla tradizione celtica la più antica
creatura del mondo, il custode della memoria ancestrale, un messaggero fra i mondi e un portatore
di fortuna.
Il falco è il simbolo del viaggiatore che percorre molta strada, che va lontano, fino al regno degli
antenati, e rappresenta la memoria primordiale. Il falco diviene quindi una guida e un viaggiatore
fra i mondi, un uccello totem in grado di far giungere la coscienza alla conoscenza dell'anima che
viene condivisa con coloro che conoscono il modo giusto per chiederla. Il falco come uccello totem
conferisce il dono della preveggenza e della chiaroveggenza.
Farfalla (Dealan-Dé): Molte culture collegano le farfalle con le anime dei morti. Nella tradizione
celtica, nei viaggi ultraterreni dove apparivano farfalle erano presenti energie negative. Nella
tradizione attuale invece, la farfalla vi insegnerà a liberarvi dal passato e dagli schemi mentali
superati, aiutandovi a fare chiarezza per risolvere i problemi.
Gabbiano (Faoilleann): I gabbiani non figurano nelle leggende celtiche, ma sono collegati alle
divinità del mare, come il dio Manannan mac Lir e la dea Don. Come altri uccelli, sono messaggeri
dei mondi invisibili.
Gallo (Coileach): In diverse leggende celtiche, il gallo insegue i fantasmi e sconfigge i terrori della
notte cantando all’alba. Egli rappresenta il coraggio dell’azione e la potenza della parola in grado di
dissipare negatività.
Gatto (Caoit, Cat): Molte leggende celtiche raffigurano il gatto come un animale feroce, una
creatura del male, ma questo può derivare dal fatto che i gatti a quel tempo erano selvatici. Tuttavia,
è stato considerato un potente totem animale di diversi clan; Caithness è stato chiamato il clan dei
Catti. In Irlanda si dice che Mac Cumhail abbia combattuto contro un clan del gatto, probabilmente
dei Celti, che indossavano le pelli di gatto sui loro caschi. Il gatto è un forte protettore, specialmente
quando si deve affrontare uno scontro frontale.
Grifone: Questa mitica bestia ha la testa e le ali di un aquila, e il corpo e la coda di un leone.
Insegna allo sciamano di combinare i poteri di entrambi gli animali. Il grifone simboleggia anche
potere e magia.
Gru (Corr): Un tempo la gru era molto comune nelle Isole Britanniche. Una tardiva tradizione
celtica, apparentemente nata dopo l’arrivo del cristianesimo, narra che le gru in un’altra vita erano
persone che ora stanno pagando una penitenza per il precedente cattivo operato. La gru era associata
al dio del mare Manannan mac Lir. La gru, con i suoi colori nero, bianco e rosso, è stato un uccello
sacro, collegato anche alle divinità della luna. Se compare nel viaggio sciamanico. Impartisce
insegnamenti e svela i misteri che permettono di raggiungere una verità più profonda.
Lepre: La lepre è un animale legato alla luna, alla femminilità e quindi alla Dea. Sembra che i Celti
allevassero le lepri per diletto, ma che vi fosse un tabù che impediva di nutrirsi delle sue carni.
Tuttavia esso veniva abolito per i festeggiamenti del 1 o maggio: Beltane, in cui era permessa la
caccia rituale alla lepre.
La lepre era un animale sacro della dea britannica Andraste e i movimenti dell' animale venivano
interpretati per divinare. Sembra che la regina degli Iceni Boudicca, devota ad Andraste, avesse sul
suo stendardo la figura di una lepre.
Lince: Questa creatura è il custode dei segreti delle confraternite mistiche. La lince può contribuire
allo sviluppo delle facoltà psichiche e aiuta nelle pratiche divinatorie. A volte simboleggia la
necessità di esaminare se stessi nel profondo, per portare alla luce i talenti nascosti.
Lontra (Cù-dubh o Dòbhran): Questi animali erano considerati magici dai Celti. La lontra è un
forte protettore, che aiuta a ottenere saggezza, sostiene nella ricerca interiore e aiuta a riprendersi
dalle crisi depressive. Aiuta a godersi la vita e a vivere nel presente.
Lucertola (Dearc): Uno dei pochi rettili riconosciuti come utile allo sciamano. Esso simboleggia lo
stato di sogno. Se vedi una lucertola in un viaggio, devi essere attento ai tuoi sogni che stanno
portandoti un messaggio per trovare realizzazione.
Lupo (Madadh-alluidh): Il lupo è astuto e intelligente, in grado di pensare in modo indipendente.
Può insegnare a leggere i segni della natura e protegge dai pericoli invisibili, insegnando anche
l’arte della guerra, quando è necessario. In un viaggio sciamanico vi condurrà ad incontrare il vostro
maestro interiore
Merlo (Druid dhubh, Lon Dubh): La leggenda dice che gli uccelli di Rhiannon sono tre merli, che
sono appollaiati e cantano sull’albero della vita ai confini con i mondi ultraterreni. Il loro canto,
mette l’ascoltatore in uno stato di trance, che gli consente di recarsi nei mondi paralleli. Il merlo è
anche il detentore dei segreti della magia
Mucca (Bo) :Un tempo la mucca era così importante per i Celti, che è stata considerata una forma
di scambio monetario. Antichi signori irlandesi erano noti come l’aire-o signori della mucca. La
mucca è sacra alla dea Brigida. La mucca simboleggia abbondanza e protezione; col suo senso
materno può difendere il bambino interiore e provvedere a tutte le necessità quotidiane.
Oca: Talvolta la dea Epona appare a cavalcioni di un'oca con le corna.
L'oca è un simbolo della dea della guerra, ma più spesso assume lo stesso significato del cigno e
come questo costituiva un tabù alimentare per le tribù celtiche.
Orso (Arth) : Come animale Totem è presente in molti disegni celtici, anche se non è menzionato
nel leggende. La parola “arth”, che significa “orso”, è la radice dalla quale deriva il nome di Re
Artù. L’orso è stato notato per la sua forza e la sua resistenza. Esso può aiutarvi a trovare equilibrio
ed armonia nella vostra vita, e aiutarvi a compiere un viaggio dentro voi stessi per scoprire ciò che è
necessario fare. L'orsa, ma anche il suo corrispettivo maschile, viene considerata una creatura legata
alla luna, alla mente subconscia, all'energia sotterranea nel suo aspetto semicosciente. È quindi
essenzialmente un simbolo della femminilità e pertanto un animale rappresentante della Dea.
Tuttavia è bene considerare che le statuette ritrovate raffigurano sempre l' orsa, e la dea a lei
associata, come portatrici di abbondanza e fecondità, così come viene ritenuta una dispensatrice di
prosperità la costellazione dell'arsa Maggiore (detta anche “Grande arsa”) e che forse il carattere
lunare, subcosciente e oscuro di questo animale si è sovrapposto a un più antico significato legato
alla luminosità e alla dea come divinità solare (ricordiamo che il nome del sole nelle lingue celtiche
è di genere femminile).
Inoltre, se ci è chiaro che il re è una figura spesso paragonata al sole e che la festa celtica a lui
dedicata è quella di Lughnasadh, il l agosto, possiamo dedurre che l'orso in ambito celtico è legato
più alla luce solare e all' aspetto celeste del simbolo che non a quello lunare e sotterraneo.
Le famose divinità Artio, Andrasta, Arduina sembrano essere dee legate alla costellazione dell'arsa
Maggiore, piuttosto che delle dee-orsa.
Nelle tradizioni irlandesi e gallesi appaiono spesso nomi di individui che testimoniano una loro
discendenza dal plantigrado come Mathgen e Matugenos, “nato dall'orso” o “figlio dell'orsa”, o
Math mac Ma thonwy “Orso figlio del Piccolo Orso”. Con la definizione “popoli dell'arsa” gli
antichi scrittori latini identificavano le genti che vivevano al nord, “coloro che guardano verso
l'arsa” (la costellazione dell'arsa Maggiore).
L'orso è quindi il simbolo della classe regale, del re eletto fra i membri della classe guerriera. Art
significa “orso” e si fa derivare il nome di Artù (re per eccellenza, riconosciuto tale dal Cielo e
dalla Terra grazie all'estrazione di Excalibur dalla roccia) da esso. Vi sono inoltre interessanti
legami fra Artù e la costellazione di Arcturus, l'Orsa Maggiore. Se nella tradizione celtica l'orso è
simbolo della regalità, in quella mediterranea lo è il leone. Interessante è sapere che all' epoca di La
Tène le costellazioni dell'Orsa e del Leone «scortavano» il sole nel suo viaggio attraverso il cielo il
giorno di Lughnasadh, la “festa del re” del 1° agosto.
Abbiamo accennato alla contrapposizione dei due animali quali il cinghiale e l'orso come
rappresentazioni della funzione sacerdotale il primo e di quella guerriera il secondo. L'orso è
dunque l'emblema dei guerrieri (Artos, in lingua celtica comune; art, in irlandese; arth, in gallese;
arzh, m bretone; artoris in antico britannico) e, come si è detto, il nome di Artù deriva da tale
parola. È nota la contrapposizione che si venne a creare durante il periodo del regno di Artù fra i
rappresentanti della nuova religione cristiana e gli antichi sacerdoti celtici e della presa di posizione
del re che favorì i primi a discapito di questi ultimi, tanto che da quel momento il druidismo venne
contrastato apertamente dal potere regale. Forse il famoso racconto mitologico gallese intitolato
Kulhwc e Olwen, in cui viene narrata la caccia al cinghiale bianco Twrch Trwyth e ai suoi piccoli,
durata nove giorni e nove notti, da parte di re Artù, esprime la lotta sostenuta dalla nobiltà dell'
epoca contro il sacerdozio druidico.
Nel racconto irlandese intitolato Oidhe Chloinne Tuireann, la Morte dei figli di Tuireann, si assiste
invece a un fatto opposto a quello prima descritto: qui non è più la classe sacerdotale simboleggiata
dal cinghiale a devastare le terre del re, ma sono i guerrieri che uccidono il padre del dio Lugh
celatosi sotto le sembianze di un cinghiale.
Sempre a proposito di Artù può interessare la notizia che le costellazioni dell'Orsa Maggiore e
dell'Orsa Minore venivano designate dai Celti con il nome di Cerbyd Arthur, il carro di Artù.
Per quanto riguarda le rappresentazioni dell' orsa e della Dea a lei associata, e celebre la statua
rinvenuta nel 1832 a Muri, nei pressi di Berna (il simbolo della città è appunto un orso, come lo è di
Madrid, Biella, Berlino e altre), che porta nell'iscrizione sottostante il nome Artio. Una figura
femminile, seduta tenendo in grembo un cesto di frutta, ha di fronte a sé un' enorme orsa che ha alle
spalle un albero, forse un melo o una quercia, su cui poggia una delle zampe posteriori. Si sa inoltre
dell' esistenza di una statuetta dedicata alla dea Andarta “Grande Orsa” o “Orsa Possente”. Per
quanto riguarda la religione cristiana, pare che tutti i santi che mostrano accanto a loro la figura di
un orso abbiano subito una forte influenza celtica e fra di essi citiamo san Colombano, san Gallo
(latinizzato dal gaelico san Cellach), sant'Ursino, san Sergio, san Corbiniano, san Biagio (la cui
festa è nei giorni vicino al 10 febbraio, Imbolc, festa dedicata alla Dea), sant'Uberto e san
Massimino di Trier97, senza parlare del famoso sant'Orso valdostano, la cui leggenda lo dichiara di
origini irlandesi.
Pipistrello (Ialtag): Associato con il viaggio nel regno degli spiriti vi conduce ad affrontare le
vostre ombre interiori per rinascere a nuova vita; grazie al suo radar il pipistrello aiuta a evitare gli
ostacoli e le barriere, fisiche e spirituali.
Rana (Losgrinn): In molte culture la rana è un simbolo di magia e di guarigione. Può insegnare a
saltare rapidamente da un livello di coscienza ad un altro, da questo mondo al mondo ultraterreno.
La rana può anche aiutarvi a trovare il coraggio di accettare nuove idee e spingervi a fare dei
cambiamenti, insegnandovi a fluire con l’esistenza
Regolo: Il regolo, indicato anche come “scricciolo” nella tradizione celtica: in lingua gaelica viene
generalmente chiamato con il nome di Druidh dhubh, così come in gallese, e questo sembra un
chiaro riferimento alla classe druidica. Alcuni autori preferiscono però interpretare il nome di
Druidh-dhubh come riferito al merlo.
Il regolo-corvo rappresenta la coppia druido-re e cinghiale-orso che sono l'uno il complemento
dell'altro a un diverso livello, simboleggiando la dualità spirito-materia.
Il regolo viene così considerato il “druido degli uccelli” ed è il corrispondente della classe
sacerdotale, mentre il corvo lo è di quella guerriera, come ben dimostra il suo simbolismo.
Il regolo nel calendario celtico degli alberi è associato al mese della quercia, importante pianta per
la classe druidica. I Druidi utilizzavano la sequenza musicale del suo canto per mettere in pratica
una particolare tecnica divinatoria e il regolo era soprannominato “Passero di Bran”, associando in
tal modo l'uccello con il dio della profezia.
Il regolo era protetto da un tabù che ne impediva la caccia, ma viene riportato che la sua uccisione
rituale con rami di betulla veniva perpetrata nei giorni intorno a Natale, esattamente il 26 dicembre,
per lasciare il posto allo spirito del nuovo anno simboleggiato dal pettirosso. Interessante è a questo
proposito la leggenda di Robin Hood, il “Pettirosso del Bosco”, citata da Robert Graves nel suo
libro La Dea Bianca.
Il regolo compare nella storia che vede impegnato Gwyddyon ad aiutare suo nipote Llew Llaw
Gyffes ad avere un nome e le armi dalla madre Arianrhod, rompendone il rifiuto con !'inganno. Il
ragazzo colpì il regolo a una gamba fra il tendine e l'osso e la madre esclamò: “Il leone ha colpito
con mano ferma!”, che era il significato e il nome tanto atteso.
Riccio: questa piccola creatura insegna il dono dell’umiltà e dell’innocenza.
Salmone (Bradan): Una creatura molto saggia, nella cultura celtica. Il salmone vi insegna come
entrare in contatto con le conoscenze ancestrali e conferisce il potere della tenacia e della
perseveranza per nuotare controcorrente nelle acque della vita, al fine di tornare al vostro centro
spirituale. Il salmone nella cultura celtica è sinonimo di Saggezza e ogni volta che i racconti citano
il termine pesce in genere si riferiscono al salmone.
In gallese e bretone il salmone è chiamato eog, mentre il gaelico utilizza sia il termine eo che orc, il
cui significato si avvicina molto al nome del cinghiale. In effetti il salmone è il corrispettivo del
cinghiale druidico ed entrambi gli animali simboleggiano la scienza sacra, la conoscenza divenuta
saggezza.
Famoso, infatti, è il Pozzo di Connla, di cui abbiamo già parlato e dove nuotano cinque salmoni che
si nutrono dei frutti dei Nove Noccioli della Saggezza, le cui carni sono in grado poi di trasmetterla
agli uomini che se ne cibano, come accadde a Finn e a Gwyddyon. Il salmone è quindi simbolo di
Conoscenza (la visione perfetta del passato e dell'avvenire), di Saggezza (l'utilizzo a fin di bene di
tale conoscenza) e di Nutrimento Spirituale (la Vita e vitalità che scaturiscono dall'esercizio della
Saggezza).
Tuan Mc Cairell diviene salmone di fiume quando giungono in Irlanda i Figli di Mil e in questa
forma viene pescato e serve da cibo alla regina d'Irlanda, che resta così incinta e gli permette di
rinascere in forma umana dopo che aveva passato diversi secoli come cervo, cinghiale e falco di
mare. Qualcuno ha voluto vedere in queste successive trasformazioni una prova per la
reincarnazione, per la pratica sciamanica, per testimoniare le diverse ere e popoli che si sono
succeduti in Irlanda. Nella tradizione gallese è famoso il salmone di Llyn Llyw, la creatura più
vecchia del mondo.
Nella tradizione irlandese i salmoni, le trote e le anguille vengono considerate gli spiriti guardiani
del pozzi, dei laghi, dei torrenti e dei corsi d' acqua in generale. Il salmone è un importante simbolo
spirituale per i Celti perché e un pesce che lotta contro la corrente del fiume per raggiungere la
sorgente e se non lo facesse con grande volontà impegno e costanza, verrebbe trascinato
nuovamente nel mare. Il salmone rappresenta così guerriero spirituale, colui che con indomito
coraggio e costanza risale le correnti della Vita per guadagnare la consapevolezza della divinità
dentro di sé, la sorgente da cui proviene la saggezza.
Se non lottasse con grande volontà e impegno verrebbe ricacciato nell' ampio abbraccio dell'
inconscio, dell'inconsapevolezza e dell'ignoranza.
Il simbolismo del salmone, naturalmente, veniva considerato dai Celti a tutti i livelli, sia fisico,
come rappresentazione delle difficoltà dell'esistenza e degli ostacoli che si interpongono fra
l'individuo e la realizzazione del suoi progetti, sia spirituale, come percorso interiore per
raggiungere la consapevolezza e la realizzazione del proprio potenziale grazie all' espressione del
sè.
Scoiattolo (Feòrag): Questa creatura è sempre indaffarata e può mostrare allo sciamano come
occuparsi di magia in modo pratico. Aiuta a pianificare le cose per tempo, in modo da utilizzare al
meglio le risorse di cui si dispone. Equilibra lavoro e giocosità.
Serpente (Nathair): Il serpente è stato a lungo associato con la saggezza, la reincarnazione e la
scaltrezza. Legato all’energia istintuale è un simbolo di vita, abbondanza, rinascita, trasformazione
e morte. Chiamatelo quando avete bisogno di un forte cambiamento nella vostra vita. Se lo
incontrate durante un viaggio sciamanico, forse avete bisogno di lasciare andare vecchie abitudini.
Il serpente è strettamente connesso con l'energia sotterranea del pianeta: con la forza tellurica e con
tutti gli elementi che la portano in superficie, soprattutto i corsi d'acqua.
Ma esso non è solo legato alla terra e all' acqua, ma a tutti gli elementi, rispondendo così alle
mitologie di numerose culture che ne fanno il Portatore di Vita.
Il serpente possiede la particolarità di appartenere alla terra e al cielo allo stesso tema attraverso
l'acqua: fluisce come fiume sotterraneo, sgorga alla superficie come sorgente, risale verso il cielo
come arcobaleno (il ponte che collega la terra al cielo, la Materia allo Spirito, formato da un gioco
di evaporazione e luce solare), scorre infinito come Via Lattea e quindi ricade sulla terra come
pioggia.
Il serpente diviene simbolo dell'aria e del fuoco quando è presente nella forma delle fiamme che
danzano nel focolare e delle spire di fumo che si elevano sopra di esse, dei mulinelli di polvere
formati dal soffiare del vento: del saettare dei fulmini durante i temporali. Infine il serpente e anche
simbolo dell' etere, del quinto elemento che fa da legame per gli altri quattro: rendendosi veicolo
per l'energia divina e spirituale che li permea di Vita permettendone la manifestazione fisica.
E'quindi un simbolo della Dea Madre Terra e della sua fecondità dell'abbondanza che dona a tutti
gli abitanti del pianeta, vegetali, animali e uomini con grande generosità. Come ogni cosa, però,
possiede anche un lato negativo e da donatrice di vita la Dea può trasformarsi in Colei che la toglie;
1'acqua può rovesciarsi come inondazione, il vento abbattersi come tempesta, il fuoco divenire
fiume di lava, l'energia tellurica liberarsi come terremoto, la forza interiore, l'energia vitale umana
che gli indù chiamano kundalini, può erompere dal centro energetico alla base della spina dorsale o
vivificare o bruciare i centri energetici nervosi del corpo, come ben simboleggiato dalla figura di
Cernunnos che stringe il serpente.
Il serpente è presente ovunque nella vita umana, fuori e dentro il corpo, fisicamente,
psicologicamente, spiritualmente. Lo sperma che corre verso l'ovulo per dare origine a una nuova
vita e la forma degli spermatozoi (tanto simili al serpente con la testa d'ariete...) sono i
rappresentanti di questo animale; i nostri intestini vengono paragonati a un grande serpente e così il
cordone ombelicale che ci nutre nel seno materno e ci accompagna nell' esistenza, primo vero
iniziatore; il fluire delle emozioni, dei sentimenti e dei pensieri somigliano al sinuoso moto del
serpente, così come il rapido scivolare delle correnti dei mondi spirituali riprende il suo movimento.
Il ciclo dell' anno (il cui significato deriva da annulus, “anello”) che regola le stagioni e la vita
umana, viene paragonato a un cerchio formato da un serpente che si morde la coda, l'Ouroboros,
simbolo d'infinito, di ciclo che si ripete in eterno sempre uguale a se stesso ma sempre diverso. A
una stagione ne segue sempre un' altra e così ogni volta, ma nessuna sarà mai esattamente uguale a
quella precedente.
Il serpente è associato a Bel-Belenos ed era sacro alla dea Brigit, il cui emblema era un serpente
(pur non essendo ci serpenti in Irlanda, e non per la leggendaria cacciata compiuta da san
Patrizio...), che sovrintendeva a una festa in cui, fra i Pitti di Scozia, veniva adorata una dea
serpente con gambe e capelli serpentini. È l'animale del Mondo Sotterraneo, considerato un animale
magico. I Druidi in Galles chiamavano loro stessi Nadredd, “serpenti”, e sembra che al momento
dell'iniziazione i Druidi gridassero “Io sono un Druido. Io sono un serpente”, forse significando
che l'iniziato si era ricongiunto con la memoria ancestrale (rappresentata dall'Ouroboros), aveva
acquisito la conoscenza antica, era giunto a dissetarsi alle fonti della saggezza, di cui il serpente è
simbolo. Inoltre era associato anche al dio Cernunnos, il Signore del Mondo Sotterraneo (dio
sciamano) e degli animali. Le rappresentazioni del serpente valorizzavano il potere energetico dei
torques celtici.
Secoli di cultura anti-serpentina, guidata dalla Chiesa cattolica che ha cercato di portare l'attenzione
solo su un aspetto delle due polarità (che sono una benefica e solo una malefica, non l'unica!), non è
riuscita fortunatamente a rimuovere dall'inconscio collettivo millenni di conoscenza e saggezza di
migliaia di culture un po' più preparate dal punto di vista esoterico o, se non altro, meno ignoranti
(l'ignorare di ignorare che fa chiudere in dogmiarroganti).
Serpente cornuto (o a Testa d' Ariete): Il serpente con la testa d'ariete viene chiamato criocefalo e
rappresenta l'associazione dell'essere strisciante donatore di vita e abbondanza con un altro animale
simbolo di fecondità e vitalità. Si viene a creare così un nuovo essere che racchiude in sé il potere
degli altri due, che viene così ampliato. Il serpente criocefalo ha una forma che ricorda l'organo
sessuale maschile, simbolo di virilità (da vir “forza”), donatore di potere e di vita, e abbiamo visto
come anche i minuscoli spermatozoi ne richiamino le sembianze.
Sulla placca del calderone di Gundestrup in cui appare Cernunnos, il serpente criocefalo è presente
sia stretto nel pugno sinistro del dio che come guida della piccola figura sul delfino. Le corna di
cervo sul capo di Cernunnos sono il segno del rinnovamento, del potere che cresce più forte di
prima tramite la morte e la rinascita, così come fa il serpente quando muore e rinasce grazie alla
muta della sua pelle. Come drago e protettore di tesori sotterranei, delle acque e delle caverne.
Tartaruga: La tartaruga si muove lentamente, è metodica e da protezione per affrontare persone e
situazioni troppo intense. Favorisce il radicamento e la sintonia con le energie della Terra. Aiuta a
fluire con i cicli della vita, e a rispettare le esigenze del corpo.
Tasso (Broc): Questo animale è irriducibile di fronte al pericolo e si distingue per la sua tenacia e
coraggio. Nel racconto di Pwyll’s alla corte di Rhiannon, un tasso è indicato come una guida
durante il sogno. Il tasso vi insegnerà a combattere per difendere i vostri diritti e a usare
l’aggressività per farvi avanti
Topo (Luch): Il topo è spesso citato nel folklore celtico. Il topo rappresenta i segreti, l’astuzia, la
timidezza e la capacità di nascondersi nei momenti di pericolo. La sua comparsa spesso segnala la
necessità di prestare attenzione ai piccoli dettagli.
Toro (Tarbh): Animale comunemente raffigurato nella mitologia celtica, il toro è simbolo di forza e
virilità. In alcuni rituali divinatori era richiesto il sacrificio di un toro bianco. Nel racconto del Tain
Bo Cuilgne , due speciali tori sono ambiti da due governanti. Il toro raffigurava anche la fecondità e
la potenza maschile.
Unicorno (Briabhall): Questo mitico animale aveva il corpo di un cavallo bianco, le gambe di un
antilope, e la coda di leone; aveva inoltre un solo corno sulla testa. E ‘il simbolo del potere supremo
della magia. Insegna che ogni azione è una creazione e che ogni giorno è come una vita a se stante.
Aiuta anche a capire il rapporto tra realtà fisica e spirituale.
Volpe (Madadh-Ruadh, Sionnach): Nella tradizione celtica rappresenta la scaltrezza e la capacità di
far perdere le proprie tracce. Permette anche di vedere le motivazioni e i movimenti degli altri, pur
rimanendo inosservati.

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