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Meccaniche Pianoforti Digitali
Meccaniche Pianoforti Digitali
Le mie rilevazioni di peso dinamico della meccanica indicano (approssimativamente) la forza necessaria
affinchè il tasto (ottave centrale) si abbassi fino a toccare il sensore riuscendo ad ottenere un suono
“PP”. Un pianoforte acustico tradizionale medio necessita di 80/90gr (60/65 schiacciando il 3zo pedale)
e, in generale, una differenza di “soli” 10gr è sufficiente per essere percepita sotto li dita da chiunque e
da subito. A volte, quando si confrontano i pesi delle meccaniche tra digitali ed acustici, lo si fa senza
misurare effettivamente il peso della meccanica dell’acustico ma semplicemente attenendosi alle
pesistiche standard senza considerare che queste si riferiscono al peso in assenza degli smorzatori (con
il pedale premuto); ora, siccome nei digitali il peso non diminuisce premendo il pedale, è normale che
così facendo anche la meccanica più leggera di un digitale “75gr” risulterà sempre più pesante di una
meccanica di un pianoforte acustico; se proprio si deve fare un confronto, lo si faccia pesando la
meccanica del pianoforte acustico senza il pedale premuto e pesando quella del digitale dopo averlo
usato qualche mese, perché col passare del tempo il peso delle meccaniche dei pianoforti digitali
diminuisce, probabilmente perché le parti della meccanica “rodano” (ho notato più volte perdite di peso
fino a 10gr dopo qualche mese rispetto al prodotto nuovo); non c’è nessun cedimento di molle in quanto
i pianoforti digitali con tastiera pesata non le utilizzano. Al di la di ciò, oggi la tendenza è quella di
proporre (nei pianoforti digitali) meccaniche sempre più leggere per renderle più veloci, facilitare il tocco
ed affaticare il meno possibile il pianista, tutte cose controproducenti sia per lo studente che deve
formarsi la mano che per il musicista che necessita di studiare (per non parlare del fatto che queste
prestazioni non si trovano su di un pianoforte tradizionale). Personalmente reputo queste meccaniche
“amatoriali” o, al massimo, soltanto divertenti; sarei curioso di assistere alla reazione (e alla
performance) di chi è alla ricerca di queste meccaniche superleggere pensando che possano essere
valide alternative per studiare, quando dovesse trovarsi a suonare (dopo un po di tempo) un vero
pianoforte, magri non a coda, magari non da concerto, magari con una meccanica non proprio leggera.
Riguardo la lunghezza della leva del tasto (che nella tabella chiamerò semplicemente “tasto + lungo”),
più questa aumenta e più il controllo dinamico dovrebbe migliorare, così come l’aggiunta di eventuali
contrappesi nei tasti aiutano a controllare meglio soprattutto i suoni “pp”, al di la della pesatura
meccanica, che potrebbe diminuire o aumentare non solo per via della lunghezza del “tasto”, quanto
per la sua geometria, la posizione del perno di bilanciamento del tasto (baricentro) e l’inserimento o
meno di contrappesi aggiuntivi al tasto; dato che queste modifiche vengono sempre apportate quando
vengono modificate le lunghezze dei “tasti”, di fatto non si può capire quale sia la meccanica più o meno
pesata basandosi sulle sole specifiche tecniche (va sempre provata). Se ad esempio si allungano le leve
dei tasti posteriormente al perno di baricentro, la meccanica diventa più pesante (è fisica), per cui, per
controbilanciare si dovranno aggiungere dei contrappesi, oppure, si potrebbe scegliere di spostare il
baricentro del tasto più posteriormente e così via (le alternative sono molte). C’è da considerare che a
parità di peso, un digitale sembrerà (e sarà realmente) più leggero di un acustico, e questo, ad ora,
rimane per me ancora un mistero; probabilmente la mancanza di tutti gli attriti che in un pianoforte
acustico “frenano” la corsa del tasto fanno si che si percepisca meno il peso; ma anche la massa della
struttura tasto/meccanica è fondamentale: più sarà elevata (pianoforte acustico) e più anche la
percezione di pesantezza aumenterà; se ad esempio confrontiamo le ultime meccaniche Yamaha a
quelle Roland, il peso è simile (90gr), ma suonandole, le Yamaha sembrano (e sono) enormemente più
leggere; probabilmente (è una mia deduzione) avranno anche meno massa; la prova del nove è però il
confronto tra un qualsiasi digitale e un ibrido, il quale, nonostante abbia un peso molto inferiore rispetto
ad un normale digitale, risulterà drasticamente più pesante. Credo dunque che, al fine di determinare il
reale peso di una meccanica sarebbe interessante considerare non solo il peso dinamico necessario per
ottenere un suono “PP” ma anche quello per ottenere un suono “F”, così come il peso necessario a far
muovere il tasto leggermente dallo stato di riposo (peso inerziale), quello di fine corsa (dell’aftertouch),
la forza di risalita del tasto (spinta) nonché la velocità di discesa e risalita del tasto (rilevazioni che ho
potuto eseguire solo in parte e dalle quali non sono ancora riuscito a trarre considerazioni definitive).
La qualità e il tocco di una meccanica dipendono anche dal materiale dei tasti (migliori quelli in legno) e
dalla loro copertura (plastica liscia, con texture, simil avorio, etc) perché è la prima cosa che le dita
toccano; siccome queste caratteristiche spesso variano in funzione del modello (non sono sempre
correlate ad una specifica meccanica), le considererò nella mia valutazione tecnica solo marginalmente.
Un altro fattore fondamentale che determina la sensazione finale è l’abbinamento meccanica/risposta
sonora: per fare un esempio, il peggior modello che ho provato è stato un Roland LX706 (il fiore all’
occhiello della casa); ebbene, solo dopo averlo provato ho scoperto che montava una tra le mie
meccaniche preferite! per cui, la mia totale insoddisfazione non può essere stata causata dalla
meccanica ma necessariamente dall’abbinata di quella meccanica con quella determinata risposta
sonora (su un altro modello sarebbe sicuramente stato diverso).
La funzione “scappamento/let-off” indica il doppio scappamento, che sui digitali è una simulazione (non
c’è nulla che “scappa” come su un pianoforte a coda); questo scappamento/aftertouch virtuale è
comunque percepibile suonando “PP” grazie a delle membrane in gomma o cuscinetti o contrappesi
che “frenano” il fine corsa del tasto; i vantaggi (maggior velocità nei ribattuti e miglior controllo
dinamico nei “PP”) di questo “doppio scappamento” avvengono grazie ad un “calcolo digitale” ottenibile
sulle tastiere a 3 sensori. Solo sui pianoforti IBRIDI lo scappamento è reale così come solo sugli IBRIDI A
CODA (qui non trattati) il doppio scappamento è reale. Ad ogni modo, da quello che ho potuto
constatare, la qualità dei ribattuti non dipende solo dalla presenza dei 3 sensori ma dalla qualità degli
stessi e dalla forza di cui il tasto è dotato per ritornare allo stato di riposo (più è elevata e meglio è); la
qualità dei ribattuti quindi varia da meccanica a meccanica, al di la della presenza o meno dei 3 sensori:
mediamente, al di la del numero dei sensori, nei digitali di fascia media (sotto i 1000€), la velocità dei
ribattuti è poco inferiore a quella sui pianoforti verticali tradizionali (non dotati di doppio scappamento),
mentre su quelli di fascia medio alta/alta (tutti con 3 sensori), la velocità è più simile ai Coda (anche se
non proprio realistica). La presenza di 3 sensori migliora comunque anche la risposta dinamica al tocco
e il “dialogo midi” con i suoni virtuali “VST”.
Le meccaniche dei pianoforti digitali hanno comunque bisogno (piu o meno in base alla marca a al
modello) di manutenzione; questa riguarda soprattutto i gommini sopra ai sensori che col tempo si
sporcano o si usurano e necessitano di essere puliti o cambiati. Problemi di rottura dei tasti si possono
verificare con le meccaniche più economiche (plastica più scadente e/o meccaniche alleggerite).
YAMAHA
*1: I problemi di risposta dinamica ai veloci ribattuti con la GH3 (ARIUS YDP165, S54, S55) non si presentano, ad es., nel vecchio
modello CLP525 che ha la stessa meccanica, per cui, a meno che non sia stato posizionato il sensore in una posizione diversa, la causa
potrebbe essere il diverso software/hardware utilizzato.
KAWAI
Purtroppo le coperture dei tasti Kawai sono per il 90% tutte di qualità estetica discutibilie: lisci e poco premium.
E’ però l’unica Casa che offre tasti a bilancere (come un pianoforte a coda con la meccanica sopra) che rende
ovviamente tutta la struttura più resistente.
CASIO
ROLAND
MECCANICA CARATTERISTICHE PESO VARIE SERIE/MODELLI
“gr” (e sensazioni personali dopo
la prova)
PHA4 Tasti in plastica 80/82 Tastiera valida, con una buona F/RP
Meccanica sotto i tasti inerzia (tocco di media FP (tranne fp90)
3 sensori con scappamento pesatura) e quindi ben HP (tranne hp704)
gestibile ma un po’ burrosa
(poco naturale). I ribattuti sono
discreti.
PHA50 Tasti in plastica con stabilizzatori 85/90 Sensazione simile alla LX705 - HP704
(+ resistenti) rivestiti di Legno precedente meccanica ma FP90 - DP603
Meccanica sotto i tasti forse un po più veloce e con un
3 sensori con scappamento peso è ancora più percepito.
HYBRID GRAND Come PHA50 ma + lunga, morbida 85/90 Sensazione troppo burrosa. LX706, 708
e leggera (non è una tastiera
ibrida)
RIASUNTO MECCANICHE
TASTIERE MOLTO PESATE (90gr)
La più pesante (95gr): YAMAHA GH3
ROLAND PHA50 : il peso si sente più che su qualsiasi altra tastiera, anche se è un po’ “morbidosa” (controllabile,
silenziosa e piacevole ma poco realistica).
YAMAHA GRAND TOUCH linear graded “clp 775/785”: il peso si sente sufficientemente, il tocco è molto duro e le
prestazioni al top (anche se un po’ eccessive e non molto realistiche).
YAMAHA GH3X con tasti NWX: ha un buon tocco, ne troppo morbido, ne troppo duro, ma la zona dai medi in giù
è effettivamente molto pesante (probabilmente la tastiera più pesante che ci sia) – consigliata soprattutto per un
ottimo studio.
SILENZIOSITA’ MECCANICA
La più silenziosa in assoluto: Kawai RH3 (montata sul cn201/301) seguita da Kawai GRAND FEEL (montata sui CA)
e Roland
Le più rumorose (ovviamente per la percussione del martello) sono quelle ibride: Nu1, Kawai NV5 – nei digitali è
la Yamaha GRAND TOUCH (montata su Clp 775/785).
55gr: Kawai RH3 “CN201/301” - Yamaha GHS “YDP145” – Casio TRI SENSOR “PX770”
60gr: Kawai GRAND FEEL COMPACT “CA49”e Yamaha GRAND TOUCH S “CLP725/735”
70/75gr: Yamaha GRAND TOUCH “clp785” e Roland PHA4
85gr: Yamaha GH3X “P515”
Da ciò si può dedurre che tendenzialmente, più la tastiera è peseta dinamicamente (peso per emettere un suono “PP”) e
più anche l’inerzia dei tasti lo è. Riguardo a questo parametro YAMAHA GRAND TOUCH (non s) e ROLAND PHA4 sembrano
essere le più “coerenti” rispetto ad un pianoforte acustico mentre agli estremi ci sono le meccaniche più economiche e
con tasti in plastica (sotto peso) e YAMAHA GH3X (sovra peso).
Anche In questo caso le tastiere più pesate dinamicamente hanno una forza di risalita maggiore, però (stranamente), lo
stesso valore lo raggiungono anche le tastiere più leggere (Yamaha GHS e Casio TRI SENSOR).
Trarre delle conclusioni sulle cause e sulle conseguenze pratiche di queste misurazioni non è semplice.
LE MECCANICHE DEGNE DI NOTA
CASIO: l’unica meccanica davvero valida è quella semiibrida (sulla serie GP) con tasti bianchi e neri da pianoforte
(a bilancere) completamente in legno, meccanica sopra i tasti (stabilità fantastica).
YAMAHA: considererei la vecchia serie GH3X con tasti bianchi in legno “nwx” per avere una meccanica con un
ottimo peso e la serie GRAND TOUCH (non S) con tasti bianchi in legno per avere un buon peso, un buon controllo
ed un “turbo” sotto le dita.
KAWAI: considererei solo la RH3 (tasti in plastica) e le Grand feel (tasti bianchi e neri in legno) versione compact
o 3 (non la 2 per i problemi); buon peso, tasto da pianoforte (a bilancere), meccanica sopra i tasti, robusta e
veloce.
ROLAND: si cade sempre bene (ha solo 2 meccaniche ed entrambe ottime).
1. CASIO GP310/510: la meccanica semi ibrida è, senza discussione, la più realistica rispetto a qualsiasi altro digitale:
fondo corsa del tasto diretto “duro”, buona sensazione di peso soprattutto nei passaggi veloci, buona copertura
dei tasti, incredibile stabilità e robustezza; tutto questo compensa la leggerezza meccanica e (in parte) la pesatura
praticamente uguale per tutti i tasti (scarto di soli 5gr. tra i bassi e gli altri contro i 20 degli altri digitali e i 30/40
degli acustici)
2. YAMAHA GRAND TOUCH LINEAR GRADED HAMMER: in assoluto la più performante e nello stesso tempo dotata
finalmente di un buon peso e percezione dello stesso; è anche l’unica dove ogni tasto ha un peso diverso (non è
pesata a settori); si aggiunge (sul modello CLP885) una fantastica copertura dei tasti bianchi e neri con un’ ottima
texture piacevolissima al tatto; suonarla è davvero un piacere; peccato che i modelli sui quali è montata costino
oltre le 3000€.
3. YAMAHA GH3X “NWX”: ormai quasi fuori produzione, ma un ottimo compromesso tra prestazioni e pesantezza
(tra le + pesanti che ci siano, ottima per lo studio); difetti: si sente un “clik” al rilascio dei tasti neri (in plastica) un
po’ fastidioso, il reparto dei medio bassi è forse un po’ troppo pesante (soprattutto per eseguire brani veloci) e si
percepisca abbastanza la diversità tra tasti bianchi in legno e neri in plastica (sensazione un po’ strana).
4. ROLAND PHA50: ottima se si vuol percepire il senso di “pesantezza” ché la rende molto controllabile e ideale per
un buono studio (anche se un po’ burrosa).
Yamaha NU1X e Kawai NV5 hanno la meccanica in assoluto più simile al vero pianoforte (paragonabile ad un
silent), seguite dal semi ibrido Casio GP310/510; queste meccaniche (tranne Casio) sono ovviamente
abbastanza rumorose, nonostante siano leggere (dai 75gr di Casio agli 82 di Kawai e Yamaha) danno la
sensazione di essere molto pesanti e richiedono più articolazione rispetto ad un digitale puro, soprattutto gli
ibridi Yamaha e Kawai (tutti fattori positivi); da questo si può dedurre che la pesatura presa singolarmente
significa poco. I principali vantaggi del sistema semi ibrido Casio rispetto agli ibridi Yamaha e Kawai sono
sicuramente la grande risposta dinamica al tocco (pari ad un pianoforte digitale classico) e la velocità nei
ribattuti (nonostante in questa tastiera non sia presente uno scappamento reale). Viceversa, Yamaha Nu1 aveva
un grave problema di risposta dinamica sbagliata nei ribattuti (anche lenti), che è stato solo parzialmente risolti
con NU1X, dove il problema si presenta solo nei ribattuti molto veloci. Disastroso invece Kawai, dove i ribattuti
semplicemente non si possono eseguire (spero che il modello da me provato sia stato difettato). Ribattuti a
parte, sia gli ibridi Yamaha che Kawai hanno (come i classici silent su pianoforti acustici) una risposta dinamica
e delle performances notevolmente peggiori sia di Casio GP310 che dei classici digitali. Personalmente non li
acquisterei mai, opterei sicuramente per un buon Silent. Riguardo ai suoni (parere personale), li ho trovati un
po scadenti, soprattutto in Yamaha e Kawai, ma qui mi riservo il beneficio del dubbio in quanto li ho sentiti
purtroppo solo dalle loro casse e non in cuffia.