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Barbara Polacchi Corso BASE di teoria musicale

I Tempi musicali e il Ritmo

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Barbara Polacchi Corso BASE di teoria musicale
I Tempi musicali e il Ritmo

Indice

Introduzione.............................................................................................................................3
Il tempo musicale.....................................................................................................................4
Il ritmo.......................................................................................................................................8
La battuta................................................................................................................................10
Tempi semplici e tempi composti........................................................................................13
Tempi semplici...................................................................................................................13
Tempi composti.................................................................................................................14
I gruppi irregolari..................................................................................................................16
Corso BASE di Teoria Musicale.............................................................................................19

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Barbara Polacchi Corso BASE di teoria musicale
I Tempi musicali e il Ritmo

Introduzione

Ciao,
grazie per aver richiesto questo e-book gratuito che comprende le prime lezioni del
mio Corso BASE di Teoria Musicale.
Qui troverai le prime informazioni utili sul ritmo, sui vari tempi musicali, sulla battuta e
sui gruppi ritmici irregolari, argomenti che puoi apprendere con tutta semplicità e
senza stress.
Ti parlerò anche del metronomo, con consigli su come usarlo e dove trovarlo.
Troverai, nel pacchetto, anche degli esempi audio da ascoltare per verificare subito, a
livello acustico, quello che spiego sui vari argomenti.
Bene, sei pronto/a?
Allora seguimi: cominciamo!

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I Tempi musicali e il Ritmo

Il tempo musicale

Il tempo musicale di un brano non è niente altro che l'andamento e la velocità con
cui deve essere eseguito ed è importantissimo per l'espressività del brano stesso.
Ti propongo, a questo proposito, l'esempio n. 18 in cui il brano di Beethoven che sicu-
ramente conosci, Per Elisa, è suonato prima con il tempo giusto, poi rallentato e poi
velocizzato.
Questo tempo musicale viene indicato all'inizio del pezzo con una dicitura posta so-
pra il pentagramma (di solito, se ci sono più strumenti, la si trova sopra il primo pen-
tagramma in alto, ma non è una regola ferrea).
Così possiamo trovare scritto: Presto, Allegro, Adagio, Largo, Allegretto, Vivace,
Andante Moderato, ecc:

Ovviamente un brano con su scritto Allegro, avrà un tempo più veloce rispetto ad uno
che riporta la dicitura Adagio.
A volte, è possibile trovare anche indicazioni di tempo scritte in questo modo:

Che significa quella semiminima messa sopra il primo pentagramma, seguita dall'in-
dicazione: = 100?

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Significa che questo brano (che è un mio pezzo per voce e organo, intitolato Ave Ma-
ria) ha una velocità non troppo lenta né troppo veloce: significherà che ogni semimi-
nima è uguale al valore di metronomo di 100.
Ma facciamo un passo indietro: cos'è il metronomo?
Wikipedia, alla voce Metronomo (e ti consiglio di vedere le immagini che ci sono su wi-
kipedia stesso), dice:

“Il metronomo è uno strumento usato in musica per misurare il tempo o la scan-
sione ritmica.
I numeri di metronomo sono siglati MM, cioè Metronomo Mälzel, o più corretta-
mente BPM, Battiti Per Minuto. Viene usato sia come strumento di misurazione e
di definizione della velocità del Tempo musicale, sia (e soprattutto)” (… e questa è
la parte che interessa a noi ...) “come sussidio allo studio di un brano musica-
le, consentendo al musicista di essere supportato da un battito costante, che
lo aiuta ad evitare di accelerare o rallentare.
I numeri di metronomo comunemente utilizzabili vanno da 40 a 208 secondo una
scala consuetudinaria che comprende solo alcuni particolari valori, permettendo
una differenziazione ritmica tra i gradi della scala sufficientemente apprezzabile.
Solo alcuni metronomi elettronici o software permettono l'utilizzazione di qualsia-
si valore numerico, per altro poco utile nell'uso reale”.

Quindi il metronomo ci è utile per scandire il tempo e ci indica la velocità esatta di un


brano.
Tornando al mio pezzo qui sopra citato, quindi, ora diremo che il 100 indica il battito
del metronomo: praticamente ogni semiminima vale 100 di metronomo.
A volte questa indicazione metronomica segue la dicitura che avevamo trovato all'ini-
zio di questo capitolo:

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È molto utile usare il metronomo quando si suona o si canta, soprattutto quando si


studia un brano per le prime volte, perché è come se noi delegassimo il fatto di anda-
re a tempo!
Quindi il metronomo ci è utile per scandire il tempo.
In questo modo possiamo concentrarci solamente sulle note da suonare.
L'importante è usarlo in modo corretto: si parte con un BPM lento (ad una velocità ta-
le che ci permette, all'inizio, di eseguire l'esercizio o il brano alla perfezione, con facili-
tà) e si cerca di aumentare la velocità gradatamente in modo da passare a velocità
più alte solo quando non si commettono più errori con la precedente velocità.
Aumentare la velocità significa aumentare di una tacca, come si dice in gergo, ad ogni
ripetizione.
Mi spiego meglio.
Se io devo arrivare a 100, come nell'esempio qui sopra del mio brano, magari parto
da 60 a studiarlo; quando lo eseguo senza nessun errore, allora passo alla tacca suc-
cessiva che è 63 e lo eseguo a questa velocità.
Quando sono sicura vado avanti e metterò il metronomo a 66 e così via finché non
arrivo a 100.
Un trucchetto poi da usare è quello di suonare un po' più velocemente del normale
senza commettere nessun errore: in questo modo, quando poi si suonerà alla giusta
velocità, si sarà perfettamente padroni di ogni singola nota!
Questo lavoro inizialmente potrà sembrare noioso (e non hai tutti i torti), ma posso
assicurarti che dà i suoi frutti.
L'importante è che in questa fase del tuo apprendimento, soprattutto quando
suoni, avverti i vicini di casa e li preghi di munirsi di appositi tappi per le orec-
chie eheheheh!
A parte gli scherzi, il metronomo puoi acquistarlo anche a basso prezzo, qualora tu
non ne avessi, in un qualsiasi negozio di musica, oppure puoi trovare gratuitamente

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online (http://bestmetronome.com/lang-it).
L'acquistarlo o meno dipende solo da te: quello online che ti metto qui sopra è molto
buono ed è molto preciso, oltre che essere gratuito, ma ha lo svantaggio di trovarsi
su Internet, quindi devi necessariamente avere un computer e una connessione per
poterlo utilizzare, mentre l'altro puoi portarlo sempre con te, soprattutto se decidi di
acquistarne uno tascabile.

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Il ritmo

Il ritmo è un fenomeno assolutamente naturale, al punto che quasi non ci facciamo


caso: l'alternarsi del giorno e della notte, le maree, le stagioni, il nostro cuore che
batte costantemente, ecc e queste cose accadono tutte in modo regolare (ogni tre
mesi cambia la stagione o ogni 24 ore ci si ritrova all'ora d'inizio).
Questa è la differenza con il tempo che invece è lo svolgersi delle cose e degli eventi.
Un altro esempio di ritmo è negli accenti delle parole che usiamo quotidianamente;
qui in Francia, per esempio, questo ritmo è completamente diverso da quello italiano
perché l'accento forte, o principale, della parola è sempre sull'ultima sillaba, mentre
in italiano l'accento forte cambia di parola in parola.
Ad esempio, la parola parola è divisa in tre sillabe: pa- che ha l'accento debole, -ro che
ha l'accento forte e -la che di nuovo ha un accento debole; invece la parola città ha la
prima sillaba ci- debole e la seconda -ttà forte!
Usando le parole, noi possiamo creare dei ritmi se pronunciamo parole con lo stesso
numero di sillabe o con l'accento forte sempre nello stesso punto: abbozzare, ciclosti-
le, dispotismo e insperato sono esempi di parole di quattro sillabe in cui l'accento forte
cade sulla terza sillaba.
Se io provo a pronunciarle battendo contemporaneamente le mani in modo più forte
sulla sillaba forte, se tolgo le parole e continuo ad avere il ritmo delle mani, sentir ò
che questo ritmo è costante e non cambia nel tempo: così ho creato un ritmo!
In musica avviene la stessa identica cosa: vengono usati accenti forti e deboli in una
determinata successione, per creare un ritmo: un esempio che sicuramente ti fa capi-
re meglio quello che sto dicendo è pensare ad un valzer, quale può essere Romagna
mia che tutti conoscono.
Ecco, in questo caso ho un ritmo che è diviso in tre tempi e l'accento forte è sul primo,
mentre negli altri due tempi ho un accento debole (la stessa cosa che avrei se pro-
nuncio tante volte di seguito una parola come tavolo, dove la sillaba forte è la prima).
Perciò possiamo concludere questa introduzione dicendo che il ritmo è una succes-
sione di suoni, ordinati in base ad accenti forti e deboli, che si susseguono in
modo regolare.

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Ora facciamo un passo avanti e vediamo quanti tipi di ritmo possiamo avere.
Già dagli esempi che ti ho fatto qui sopra, possiamo dedurre che ci sono dei ritmi
composti da tre tempi (la parola tavolo), quelli composti da quattro tempi (la parola
abbozzare) e quelli composti da due tempi (come la parola città).
A livello musicale abbiamo il ritmo binario (di due tempi), quello ternario (di tre tempi)
e quello quaternario (di quattro tempi):

il ritmo binario è composto dal primo accento forte e dal secondo debole e pos-
siamo ritrovarlo nella marcia (pensiamo alla parola seta)
il ritmo ternario invece è formato dal primo accento forte e dagli altri due debo-
li e lo ritroviamo, come detto prima, nel valzer o nella mazurka (pensiamo alla
parola tavolo)
il ritmo quaternario, infine, è composto dal primo accento forte e dagli altri tre
deboli, anche se il terzo è un po' più forte del secondo e del quarto (non ho
trovato una parola di quattro sillabe che avesse l'accento forte sulla prima!).
Questo ritmo lo troviamo nel tango.

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La battuta

Ora so già che stai per farmi alcune domande:

“ma come si fa a leggere questi ritmi sul pentagramma?


Che simboli vengono usati?
E come si fa a capire se ho un ritmo binario, ternario o quaternario”?

Ti rispondo subito:

la successione degli accenti che abbiamo visto prima, e che è quella che ci
permette di capire se un ritmo è binario, ternario o quaternario, viene inseri-
ta nella battuta, chiamata anche misura:

Nell'esempio qui sopra puoi vedere che ogni tanto ci sono delle stanghette verticali
che dividono il pentagramma.
Ebbene: lo spazio tra due stanghette consecutive è la battuta:

All'interno della battuta sono posti gli accenti dei vari ritmi che varieranno in base al
tipo di ritmo (binario, ternario o quaternario) e il primo accento della battuta è
sempre forte.

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Facciamo un altro passo avanti e diciamo che nella battuta io trovo tanti accenti
quanti sono quelli compresi nel ritmo stesso.
Mi spiego meglio: se ho un ritmo binario, nella battuta avrò due accenti o tempi, se
ho un ritmo ternario avrò tre accenti mentre nel ritmo quaternario ne avrò quattro e
questo non cambia per tutto il brano: un valzer avrà tre tempi dall'inizio alla fine,
quindi tutte le battute saranno di tre tempi.
Questi tempi si chiamano movimenti.
Nell'esempio qui sopra avrò quattro movimenti perché in ogni battuta ho quattro ac-
centi.
Tieni presente, anche, che tutti i movimenti hanno lo stesso valore all'interno della
battuta (100 di metronomo nell'esempio della mia Ave Maria e ogni movimento var-
rà 100!).
A questo punto so che hai una nuova domanda:

“ma come vengono indicati questi movimenti o tempi”?

Ti rispondo subito:

il tempo è indicato da una frazione numerica inserita, all'inizio del pezzo,


subito dopo la chiave, nel nostro esempio qui sotto la chiave di violino:

Questa frazione (4/4 nel nostro esempio) indica il valore e la divisione ritmica della
battuta: in altre parole tutti i valori delle figure musicali di ogni battuta devono dare
come somma sempre 4/4:

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Il numeratore della frazione indica il numero dei movimenti che devono essere pre-
senti all'interno della battuta, mentre il denominatore indica il valore di ogni movi-
mento.

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Tempi semplici e tempi composti

Ora approfondiamo il discorso dei tempi, che possiamo suddividere in due categorie
principali: i tempi semplici e i tempi composti.

Tempi semplici

I tempi semplici, come il 4/4, hanno il singolo movimento diviso in due parti (u-no,
du-e, tre-e, qua-ttro), e quindi hanno una suddivisione che si chiama bi-naria: al posto
di 1/4 (che corrisponde alla semiminima) posso mettere 2/8 ossia due crome (in ma-
tematica la frazione di 1/4 è uguale alla frazione di 2/8).
Ovviamente in un tempo di 4/4, avrò 2 suddivisioni per ogni quarto, quindi in totale
avrò 4x2 = 8 suddivisioni.
Questo vale per tutti quei tempi la cui frazione ha, al numeratore, i numeri da 1 a 5,
anche se il tempo con 5 movimenti è piuttosto raro (come quello con 7 movimenti); il
denominatore della frazione invece mi dice qual è il valore di riferimento del singolo
movimento: se ho un 2 significa che ogni movimento ha come figura base la minima
(il cui valore può scriversi indifferentemente 2/4 o 1/2), se ho un 4 vuol dire che avrò
come figura di riferimento la semiminima, mentre se avrò un 8 troverò la croma.
I tempi semplici più usati sono: 2/4, 3/4 e 4/4.
In tutti questi tre tempi il valore di ogni movimento e il tipo di suddivisione non cam-
biano: infatti il valore di ogni movimento (o unità di tempo) è la semiminima, in quan-
to il denominatore è 4, e la suddivisione è binaria (quindi in due crome).
La differenza tra questi tre tempi è invece data dal diverso tipo di ritmo: binario in
2/4, ternario in 3/4 e quaternario in 4/4, come detto precedentemente.

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Tempi composti

I tempi composti hanno, a differenza di quelli semplici, la suddivisione ternaria anzi-


ché binaria: ogni movimento, cioè, si divide in tre parti anziché in due (un, due, tre).
Il numeratore delle battute di questi tempi è uguale ad un multiplo dei tempi sempli-
ci: praticamente devo moltiplicare il numeratore del tempo semplice x 3.
Avrò perciò che i tempi composti hanno come numeratore i numeri 6, 9, 12 e 15: in
questo caso, a differenza del tempo semplice, questo numero indica quante suddivi-
sioni ho nella battuta e non i movimenti (che trovo dividendo per 3 il valore del nume-
ratore).
Il denominatore, invece può essere sempre 2, 4, 8 o, a volte, anche 16 e indica il valo-
re di ogni suddivisione.
I tempi composti più usati sono: 6/8, 9/8 e 12/8.
Come per i tempi semplici, questi tre tempi hanno in comune il valore di ogni suddivi-
sione che è la croma in quanto il denominatore è 8.
La differenza invece è data dal diverso tipo di ritmo che anche qui sarà binario per il
6/8, ternario per il 9/8 e quaternario per il 12/8.
Questo perché se io divido il numeratore di ognuno di questi tempi per 3, trovo che
6/8 ha 2 movimenti, 9/8 ha 3 movimenti e 12/8 ne ha quattro, e quindi il posso ricon-
durre ai tempi semplici corrispondenti.
I tempi composti di solito si usano nelle danze; Bach ne fece largo uso nelle sue Sui-
tes scritte per diversi strumenti.
A questo punto spunta la tua domanda:

“ma come faccio a distinguere due battute che possono essere simili,
come per esempio 3/4 e 6/8?
Tutte e due hanno 6 crome!”.

Bene, andiamo a vedere.

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Dall'esempio qui sotto, effettivamente si può vedere che in tutte e due i tempi io pos-
so tranquillamente scrivere 6 crome:

La differenza però è proprio nella suddivisione e nel numero di movimenti: 3 movi-


menti con suddivisione binaria nel tempo semplice (3/4), 2 movimenti con suddivisio-
ne ternaria nel tempo composto (6/8):

Questo significa che nel caso di 3/4 avrò un accento ogni due note, nel caso di 6/8 ne
avrò uno ogni tre note.
Ascolta, a questo proposito l'esempio musicale n. 26 per sentire questa differenza e
tutto ti sarà chiaro.

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I gruppi irregolari

Abbiamo visto finora che il tempo semplice ha una suddivisione dei movimenti bina-
ria, mentre un tempo composto ha una suddivisione ternaria.
Può capitare però che a volte si crei un'irregolarità ritmica all'interno dello stesso
tempo: possiamo infatti avere, nel corso di un brano con tempo binario, un gruppo di
tre o di sei note oppure avere un gruppo di due o quattro note in un tempo compo-
sto.
Ecco, questi gruppi di note si chiamano irregolari poiché sono fuori luogo nei tempi
in cui sono inseriti.
Andiamo a vederli in modo un po' più dettagliato.
Intanto rispondo subito a questa tua domanda:

“Come si fa a capire che un gruppo di note è irregolare”?

La risposta è abbastanza semplice:

di solito, sopra o sotto il gruppo, viene messo un numero che ci indica quan-
te sono le note di quel tale gruppo:

Avremo cosi, in ordine, la duina, la terzina, la quartina e la sestina.


A volte, si può trovare anche una legatura (rotonda o quadrata) che lega, appunto, le
note del gruppo irregolare:

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Tuttavia a volte non c'è nessuna indicazione e si capisce che il tale gruppo di note è ir-
regolare perché se sono in 2/4, ad esempio, ed ho tre crome, il contesto mi dice che
quelle tre crome sono una terzina.
Ovviamente avremo che la duina e la quartina, regolari in un tempo semplice, saran-
no gruppi irregolari in un tempo composto, mentre, al contrario, la terzina e la sesti-
na (regolari in un tempo composto) saranno irregolari in un tempo semplice.
Ecco lì l'altra tua domanda:

“Ma come si eseguono questi gruppi”?

Anche qui la risposta è abbastanza semplice:

si eseguono come se in quell'istante io fossi nel tempo del gruppo irregolare!

Guarda e ascolta questo esempio (esempio musicale n. 27), tratto da un Notturno di


Chopin, in un tempo binario (4/4) ma con una terzina in mezzo (nella prima e nella
quinta battuta):

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Come puoi notare, quindi, la terzina viene eseguita come se in quel momento mi tro-
vassi in un tempo composto, formato da tre suddivisioni, anziché due.
In soldoni:

devo esattamente dividere il movimento in tante parti uguali per quan-


te sono le note da inserirci dentro!

Oltre a questi gruppi irregolari che possiamo considerare, tutto sommato, regolari
(scusa il gioco di parole) possiamo trovare anche altri gruppi irregolari che sono … ir-
regolari per conto proprio!
Tra questi gruppi troviamo la più usata che è la quintina, formata da 5 note: come
puoi ben capire, questo gruppo non è né semplice né composto, per questo ho detto
che è un gruppo irregolare di suo.
Infatti risulterà sempre irregolare in qualsiasi tempo io lo metta.
L'importante è che in quel determinato momento, io divida esattamente il movimen-
to in 5 parti uguali!
Altri gruppi irregolari di questo tipo li troviamo in molta musica di Chopin: infatti in
questo autore possiamo trovare gruppi formati da un numero di note che spesso so-
no eseguiti come una specie di improvvisazione, quindi quasi senza tempo!

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Corso BASE di Teoria Musicale

Spero che questo piccolo assaggio del mio Corso sia stato di tuo gradimento e possa
esserti utile nella tua vita musicale!
Nel resto del Corso puoi trovare affrontati i seguenti argomenti:

Il suono e le sue caratteristiche


Le note musicali
Il pentagramma
La chiave di violino e le altre chiavi
Le figure musicali
Prolungare il valore di una nota: il punto di valore, il doppio punto di valore, la
legatura di valore, la corona o punto coronato
Le pause
Sincope e contrattempo
Le alterazioni: il diesis, il bemolle, il doppio diesis, il doppio bemolle, il
bequadro; le alterazioni in chiave, le alterazioni di passaggio
Gli intervalli: intervalli maggiori e minori (l'intervallo di 2°, di 3°, di 6°, di 7°),
intervalli giusti (l'intervallo di 4°, di 5°, di 8°, di 1°), altri tipi di intervalli
La scala musicale
La scala maggiore
La scala minore
Altri tipi di scale: scala cromatica, scala esatonale, scala pentatonica (scala
pentatonica maggiore e scala pentatonica minore), scala blues
Gli accordi: accordi di 3 suoni, di 4 suoni (Accordi di Settima (7°) e Accordo di
Sesta (6°)), accordi di 5 suoni (Accordo di Nona (9°))
La dinamica

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Il trasporto di una tonalità


Gli abbellimenti

Tutto questo puoi trovarlo nel Corso insieme alla possibilità di farmi domande ed a-
vere accesso direttamente a me, via email, per 30 giorni.
Tutte le informazioni più dettagliate legate al Corso le scoprirai cliccando qui.
Grazie per la tua attenzione.
Ti aspetto!
Barbara Polacchi

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