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congedo parentale sta subendo modificazioni importanti.

Sono molte le novità di cui tenere conto


per la corretta interpretazione e applicazione pratica della disciplina.
Dopo il potenziamento del congedo parentale avvenuto ad opera del D.Lgs. 105/2022 in vigore dal
13.08.2022, anche la legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022) ha introdotto ulteriori novità al riguardo.
L’intenzione è chiara: favorire la natalità e muoversi nella direzione di un’equiparazione dei genitori
anche per quanto riguarda i doveri legati alla cura dei figli.
È stato infatti previsto l’incremento all’80% (in luogo del 30%) dell’indennità per congedo
parentale per lavoro dipendente, per la durata massima di 1 mese da usufruire entro il compimento
di 6 anni di vita del figlio. La misura così rafforzata spetta ai lavoratori che hanno terminato il
periodo di congedo di maternità (ex astensione obbligatoria) o, in alternativa, di paternità, non
prima del 1.01.2023. La possibilità di beneficiare del congedo parentale con 1 mese di indennità
all’80% si lega all’avvenuto compimento del congedo di maternità e paternità ed è, quindi,
accessibile, oltre che dalle lavoratrici che terminano i loro 5 mesi di astensione obbligatoria, anche
dai lavoratori che terminano i loro 10 giorni di congedo obbligatorio, dopo il 31.12.2022.

La novità è fruibile in via alternativa tra i genitori, vale a dire che nel caso in cui ne benefici la
madre non potrà farlo anche il padre e viceversa.

A seguito dell’avvicendarsi delle varie novità, pare quindi utile riepilogare il quadro normativo
attualmente vigente in materia di congedo parentale.
Il D.Lgs. 105/2022 ha, come detto, a partire dal 13.08.2022 aumentato a 9 (dai precedenti 6) il
numero complessivo di mesi di congedo parentale per il quale viene riconosciuta l’indennità
giornaliera a carico dell’Inps ed ha, inoltre, esteso fino al 12° anno di vita del figlio l’arco temporale
nel quale può avvenirne la fruizione. Di detti 9 mesi, la spettanza è ripartita con le seguenti
modalità:
• 3 mesi a favore della madre, non trasferibili all’altro genitore;
• 3 mesi a favore del padre, non trasferibili all’altro genitore;
• 3 mesi a disposizione di entrambi i genitori, in alternativa tra loro, con possibilità di utilizzo
anche in maniera ripartita tra gli stessi.
Single
Al genitore solo (intendendosi per tale anche il genitore nei confronti del quale sia stato disposto
l’affidamento esclusivo del figlio), sono riconosciuti 11 mesi (e non più solo 10) di congedo
parentale, di cui 9 (e non più solo 6) indennizzabili dall’Inps.

Per i periodi di congedo parentale ulteriori ai complessivi 9 mesi indennizzabili, fino al 12° anno (e
non più solo fino all’8°) di vita del bambino (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o
affidamento) viene riconosciuta un’indennità pari al 30% della retribuzione a condizione che il
reddito individuale dell’interessato sia inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di
pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria. Riguardo il calcolo dell’indennità
giornaliera, va inoltre rimarcato che il citato D.Lgs. 105 ha anche previsto un’importante modifica,
prevedendo che la retribuzione media giornaliera sulla quale viene calcolata, appunto, l’indennità a
carico dell’Inps, a differenza del passato debba essere determinata ricomprendendo anche i ratei
della 13° mensilità nonché degli altri eventuali premi e/o mensilità, determinando così un
incremento del valore dell’indennità giornaliera.
È necessario, inoltre, evidenziare che i periodi di congedo parentale sono computati nell’anzianità
di servizio e, a decorrere dal 13.08.2022, non comportano più la riduzione di ferie, riposi orari e
tredicesima mensilità, ad eccezione degli emolumenti accessori connessi all’effettiva presenza in
servizio, salvo differenti disposizioni della contrattazione collettiva. Chiaramente, anche in questo
caso la novità comporta un effetto migliorativo rispetto al passato. Anche dopo le modifiche
intervenute, salvo quanto già evidenziato nel caso di genitore solo, sono rimasti immutati i limiti
massimi individuali e complessivi di durata dei congedi utilizzabili, tra indennizzati e non.

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