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Lettera d’autore – parte prima

2007-12-02 23:12:53 Elia Tropeano

Gentilissima M, scusa se non ho risposto in modo tempestivo alla mail che hai inviato. Durante il contatto telefonico, ho notato che
nel linguaggio usavi quasi esclusivamente termini che si riferivano a sensazioni (predicati cenestesici, in realtà si dice cinestetici, ma
uso, per convenzione, la terminologia della casa editrice Astrolabio – Ubaldini). I predicati sono verbi, avverbi e aggettivi che
adoperiamo per descrivere la nostra esperienza e per comunicarla agli altri. Esistono tre modi fondamentali per rappresentare il
nostro modello del mondo ed esprimerlo, e questi corrispondono agli organi dei sensi. Abbiamo un sistema rappresentazionale visivo,
auditivo e cenestesico ( quelli olfattivo e gustativo per il momento non li prendo in considerazione perché raramente fanno parte delle
nostre strategie cognitive, comportamentali e di pensiero).

Molte persone si limitano, o meglio, si specializzano essenzialmente nell’ausilio di un solo sistema sensoriale, quello che diventa, poi,
soggettivamente, il più valutato (sistema rappresentazionale primario), pertanto nel loro linguaggio ci sarà una ridondanza di termini
appartenenti al sistema selezionato. I soggetti con un sistema rappresentazionale primario visivo, tipicamente, nel linguaggio
utilizzano predicati visivi: osservare, vedere, guardare, chiaramente, cristallino, colorito, sfavillante, luminoso, chiaro, ecc.. Quelli con
un sistema rappresentazionale auditivo, predicati auditivi: ascoltare, sentire, dire, parlare, voce, tono, volume, tintinnio, suono, ecc..
Infine, le persone con il sistema cenestesico, utilizzano predicati cenestesici: provare, avvertire, toccare, contatto, pesante,
superficiale, sensazione, muoversi, conforme, ecc..

Per comunicare, farsi comprendere, creare un rapporto di fiducia è necessario adeguarsi al sistema rappresentazionale primario
dell\’interlocutore. Se questi usa termini visivi, è importante avvalersi di predicati visivi; se usa predicati cenestesici, ci serviremo di
predicati cenestesici, e così via. La discordanza dei predicati compromette la comunicazione, la comprensione, l’impossibilità di
ottenere un qualsiasi rapporto d’affidabilità e, in casi estremi, porta alla villania. Ad un certo punto del colloquio telefonico, non so se
ricordi, ho cominciato a comunicare mediante una discordanza di predicati, termini visivi, quali: immagina, vedi, osserva, ecc., cioè
predicati fuori sintonia col tuo sistema rappresentazionale primario e tu, improvvisamente, hai accusato sensi di vuoto e di
smarrimento, sembrava che non fossi più a telefono, pertanto chiedevo costantemente conferma circa la tua presenza.

Allora, ho pronunciato nuovamente termini, a te, familiari e la discussione si è ravvivata e ha ripreso ad avere senso. Alcuni
rispondono alla discordanza dei predicati nella maniera da te accusata, altri in modi differenti, qualcuno attraverso la violenza fisica (
una funzione confusa con sinestesi visivo cenestesica, quest’ultima denominalizzata). Non credo che la tua sia una fobia sociale
perché le insicurezze, i timori, le ansie, la stima di se stessi, il confronto che blocca, il sentirsi prigioniero delle paure, combattere
contro di sé, la sensazione di colpa, scappare, rifugiarsi nella solitudine, il bisogno di cambiare sono espressioni caratteristiche di chi
usa il sistema rappresentazionale cenestesico. Allora cosa fare? Perché non rappresentarsi il mondo, la realtà, ecc. con il sistema
visivo: vedere le cose, osservare le persone, i gesti espressivi; o con il sistema auditivo (ascoltare i suoni e le voci prodotte).

Vedi (uso, con proposito, un termine visivo), ogni sistema ha i suoi limiti, quello cenestesico ne mostra di più perché consente
distinzioni limitate. In ogni modo, anche il visivo e l’auditivo, a volte, sono inadeguati a ritrarre certe informazioni e determinate
esperienze. Allora, dobbiamo riabilitarci verso i sistemi poco usati o cancellati, e scoprire il mondo in modo nuovo. Ai conoscenti che si
lamentano della vita, sai cosa dico? replico semplicemente: “ Se il mondo non vi piace, perché non cambiate la rappresentazione che
avete del mondo?”. Nessuno di noi, che io sappia, è in grado di rappresentare fedelmente la realtà, ma è importante crearsene una
che ci permette di affrontare la vita senza sofferenze. Il mondo è ricco, ma la nostra rappresentazione può essere impoverita a tal
punto da non lasciare alcun’opzione di cambiamento. Devi sapere, inoltre, che ognuno di noi sente, prova e vede le cose in modo
diverso (vincoli neurologici). Gli errori ortografici, ad esempio, si commettono per il differente modo di sentire le parole. Il fatto che
pochi giorni fa, quando guidavo l’auto, il mio collega si lamentava perché mi tenevo vicino alla linea bianca della carreggiata (mentre,
invece, guidavo al centro della corsia), ritrae la prova di un diverso modo di vedere o osservare le cose.

Per quanto riguardava le sensazioni, anche il senso della velocità era differente, andavo piano, ma per il collega: volavo. Comunque,
per ritornare al discorso, è importante che tu sappia che le sensazioni che provi, per alcuni sono sensazioni sconosciute che, tuttavia,
possono avverarsi in particolari momenti della vita. T’invito, allora, a codificare le sensazioni in immagini, in modo che io possa
insegnarti a modificarle o a correggerle, anche via telematica, un nuovo strumento con cui si può finalmente iniziare a fare dei
cambiamenti. Per quanto concerne i sistemi rappresentazionali, la riabilitazione si può fare anche a livello non verbale. Se tu dovessi
osservare, ad esempio, tre persone, nell’attimo in cui elaborano le informazioni provenienti dal mondo interno, e ammettendo che
essi si trovino seduti l’uno accanto all’altro; quello che mostra una posizione corporea retta, con spalle alzate, starà elaborando
internamente mediante il sistema visivo; quello con posizione retta e spalle a livello, tramite il sistema auditivo; quello con posizione
piegata, spalle abbassate, starà elaborando attraverso le sensazioni. Osservando meglio si potrà scorgere che, il primo, respira nella
parte alta del petto; il secondo nel diaframma, l’ultimo presenta una respirazione addominale.

Come dicevo, ognuno vede in modo diverso dall’altro, pertanto un altro osservatore potrebbe percepire la pozione dei loro occhi. Il
primo avrà gli occhi rivolti in alto; il secondo a livello, il terzo in basso e a destra, se è normalmente organizzato, cioè, come si dice in
inglese, non mancino. Se i tre dovessero intavolare un colloquio, il primo avrà un ritmo del discorso veloce, con tono alto e acuto; il
secondo un ritmo normale e tono chiaro; il terzo, ritmo lento e tono basso. Certamente avranno difficoltà a comprendersi e finiranno
con il litigare, ma se dovessero adeguarsi, ognuno alla fisiologia dell’altro, la comunicazione potrebbe diventare piacevole e
costruttiva. Allora, per riabilitarsi al sistema rappresentazionale visivo devi tenere le spalle alzate, posizione eretta, respirare di petto
e usare predicati visivi che dovrai pronunciare velocemente e con tono acuto. Per riabilitarsi al sistema auditivo, bisogna tenere le
spalle e gli occhi a livello, respirare con il diaframma e usare termini auditivi con ritmo normale e tono chiaro. Infine, per riabilitare il
sistema cenestesico, basta piegarsi il più possibile in avanti; abbassare le spalle, calare gli occhi in basso a destra, respirare nella
parte bassa dell’addome e pronunciare termini cenestesici con ritmo lento e tono basso.

Per il momento è tutto. Ti invio i più cordiali saluti.

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