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LINGUAGGIO
DEL
CORPO tono
testa
di voce
leggermente palpebre
abbassato
inclinata sbattute
lentamente
sporgente spazio
in avanti tra le
dita
gambe
oscillanti
sotto
il tavolo
SCOTT ROUSE
INDICE
INTRODUZIONE
Capitolo UNO
COMPRENDERE I FONDAMENTI
Le forze trainanti del linguaggio corporeo
La scienza del linguaggio corporeo
Variazioni culturali
Pratiche ottimali e suggerimenti per avere successo
Capitolo DUE
Capitolo TRE
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Capitolo QUATTRO
Capitolo CINQUE
Capitolo SEI
CONCLUSIONE
APPROFONDIMENTI
BIBLIOGRAFIA
RINGRAZIAMENTI
L'AUTORE
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INTRODUZIONE
B
envenuto a Comprendere il linguaggio del corpo. Che
tu abbia appena scoperto la comunicazione non
verbale o sia già un esperto, sono certo che questo
libro ti piacerà. Partendo dai fondamenti, ti spiegherò tutto
ciò che hai bisogno di sapere per inquadrare meglio le per-
sone e le situazioni che devi affrontare ogni giorno.
Per darti un’idea del motivo per cui la comprensione del
comportamento umano mi appassiona così tanto, sappi che
è da cinquantun anni che osservo, ascolto e studio tutto
ciò che fa la gente intorno a me. Da bambino mi chiedevo
come mai un certo individuo fosse affascinato e attratto da
una specifica persona e quello stesso individuo avesse paura
anche solo ad avvicinarsi a un’altra. Come mai mia madre
era giustamente “sospettosa” di qualcuno che poi si rivelava
inaffidabile prima ancora di parlargli? Come faceva mio pa-
dre, che era un medico, a capire che un paziente gli mentiva
semplicemente osservandolo mentre rispondeva alle do-
mande? Oggi credo di avere un quadro abbastanza chiaro di
questi fenomeni, dalle nozioni di base ai dettagli microsco-
pici e avendo iniziato così presto, non ho avuto difficoltà a
spiegare ad altri i concetti complessi che ho scoperto via via.
Ti rivelerò le stesse informazioni che trasmetto a poli-
ziotti, militari, medici, infermieri, mediatori, dirigenti, im-
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prenditori e personaggi dello spettacolo. È chiaro che non
posso condividere alcune delle nozioni che insegno ai mem-
bri delle forze dell’ordine e dell’esercito, ma cercherò di es-
sere il più esauriente possibile evitando di metterci nei guai.
Durante la lettura di questo libro devi tenere a mente che
non esiste nulla di assoluto, ossia che non ci sono segna-
li non verbali che hanno sempre lo stesso significato. Per
esempio, chi tiene le braccia conserte non ha sempre e ne-
cessariamente un atteggiamento di chiusura, di disinteres-
se o addirittura non ascolta; è possibile piuttosto che abbia
freddo o stia più comodo in quella posizione.
Infine, prima di andare avanti e passare alla sezione suc-
cessiva in cui ti spiegherò come usare questo libro, ti lascio
un ultimo pensiero su cui meditare: esistono migliaia di stu-
di scientifici che spiegano perché la gente si comporti in
un certo modo in presenza di determinate informazioni o
situazioni. Significa che il linguaggio corporeo che osservi
dice qualcosa. Dopo aver letto questo libro, saprai che cosa
sia quel qualcosa.
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COME USARE
QUESTO LIBRO
A
pri pure il libro a una pagina a caso e vedrai che
imparerai qualcosa. Sentiti libero di farlo. Tutta-
via il modo migliore per sfruttare al massimo le
informazioni che contiene è cominciare dall’inizio. Proce-
derò a passi piccoli e lenti, illustrandoti le nozioni di base e
facendo in modo che non ti sfugga nulla. Quando imparerai
a riconoscere i fondamenti (per esempio gli effetti facciali di
emozioni come la falsità, la rabbia o la fiducia), sarai in gra-
do di prendere decisioni migliori nei confronti di persone e
situazioni e su come affrontarle e/o gestirle.
Metterai in pratica ciò che avrai appreso a casa, perché
prima di quanto immagini inizierai a cogliere automatica-
mente segnali e indizi alla televisione, sui social media, di
amici e parenti. Comprenderai che il linguaggio del corpo
da te osservato è usato da tutti coloro che incontri. Possia-
mo definire questa fase “riscaldamento”.
Questa parte introduttiva è illustrata mediante situazioni
simili a quelle che vivi nella vita quotidiana. Il testo è stato
suddiviso nelle varie tappe che raggiungerai. Per primissima
cosa ci concentreremo su questo periodo di riscaldamento,
durante il quale imparerai a osservare la gente correttamen-
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te. Le persone non vivono negli zoo, quindi dovrai appren-
dere a prestare attenzione a ciò che fanno senza attirare l’at-
tenzione su di te. Tappa successiva: ti dovrai esercitare con
amici e familiari. Prima di affrontare il mondo esterno, avrai
bisogno di far pratica in ambito domestico. Che c’è di me-
glio che osservare amici e parenti nel loro habitat naturale?
Poi il nostro viaggio nelle profondità del comportamento
umano proseguirà finché non saremo pronti per addentrar-
ci nella parte più interessante, ossia la decodificazione dei
messaggi subliminali del corteggiamento. Sta andando tutto
bene o c’è un disastro all’orizzonte? Esistono indizi cruciali
che denotano una bugia da parte del tuo amico che sostiene
di aver solo preso un caffè con una star del cinema que-
sta mattina? Quali indizi del linguaggio non verbale della
persona che stai corteggiando sono analoghi alla situazione
che riguarda il tuo amico? L’espressione facciale? Il tono di
voce? Un movimento della spalla? Ben presto ti accorgerai
quanto ogni interazione sia simile a tutte le altre.
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Capitolo 1
COMPRENDERE
I FONDAMENTI
C
ome mai hai deciso di imparare a comprendere il
linguaggio corporeo? Vuoi individuare le inven-
zioni nelle docufiction sui casi di cronaca nera? Ti
piacerebbe decodificare meglio i segnali non verbali dei
possibili partner? Vorresti sapere quale esponente politico
dica effettivamente la verità? Magari sei un imprenditore
che deve presentare una proposta e desidera usare ogni
strumento disponibile per garantirsi un certo investimento.
O forse sei semplicemente interessato alle persone e vuoi
capire meglio i motivi dei loro comportamenti. Qualunque
sia la ragione, questo capitolo è il punto da cui iniziare.
Innanzitutto parleremo dell’abilità più importante che do-
vrai cominciare ad affinare e applicare: l’osservazione. Pri-
ma di capire che cosa cercare nel comportamento non ver-
bale, bisogna sapere come cercare. In seguito passeremo
agli aspetti pratici delle espressioni facciali e degli indizi cor-
porei, affinché tu possa crearti un tuo stile d’osservazione.
Strada facendo inizierai a sviluppare un tuo metodo per
decodificare il linguaggio corporeo che osservi. Alcune per-
sone sono più interessate alle microespressioni, altre ai se-
gnali più plateali lanciati dal resto del corpo. Se non sai che
cosa t’interessi maggiormente, niente paura, non è neces-
sario avere una preferenza.
Fai un respiro profondo, apri la mente e cominciamo.
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LE FORZE TRAINANTI
DEL LINGUAGGIO CORPOREO
Per gran parte della gente, l’interesse iniziale per il lin-
guaggio del corpo e la comunicazione non verbale scatu-
risce dal desiderio di riconoscere la falsità. Così si comin-
ciano a cercare libri, blog e video su YouTube e il cervello
diventa una spugna per tutto ciò che riguarda il linguaggio
corporeo.
Quando inizi a studiare i segnali e gli indizi non verbali
che ti dicono se qualcuno ti stia mentendo, sia arrabbia-
to con te, ti disprezzi o qualunque altra cosa, è importante
capire che dal punto di vista del sistema limbico in gran
parte delle situazioni gli esseri umani agiscono e reagisco-
no in maniera analoga. Vale a dire che il sistema limbico
– cioè la parte del cervello che innesca la reazione di “attacco
o fuga” –, se stimolato, fa reagire tutti in modo pressoché
uguale. Questo sistema non si limita a produrre una reazio-
ne emergenziale, tuttavia è questa la funzione sulla quale ci
soffermeremo maggiormente.
Quando si presenta una situazione che induce il siste-
ma limbico a passare alla “modalità protezione”, a volte lo
stimolo è forte, come un colpo d’arma da fuoco o qualcuno
che salta fuori da un armadio spaventandoti. Altre volte in-
vece lo stimolo è lieve, per esempio qualcuno che si lascia
sfuggire un’informazione riservata che pensavi di conoscere
solo tu.
Nel primo caso, quando il sistema limbico viene attivato
il cervello assume il controllo facendoti muovere immedia-
tamente e inconsapevolmente braccia, mani e gambe per
assumere una posizione di protezione del torace, della gola
e dell’addome. Ti fa spalancare la bocca per consentire una
respirazione veloce e profonda, in modo da assorbire più
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ossigeno possibile per i muscoli in caso tu debba combattere
o scappare. Inoltre il cervello ti fa sgranare gli occhi, solle-
vando le sopracciglia e abbassando le guance, in modo da
raccogliere la massima quantità di informazioni sulla situa-
zione nel minor tempo possibile.
Nel secondo caso il sistema limbico si attiva ma con mi-
nor intensità. Il cervello non ha l’impressione che tu stia
correndo un pericolo immediato, però l’individuo che af-
ferma di conoscere il tuo segreto può produrti uno stress a
cui non eri preparato. Quindi è assai probabile che per un
attimo resti paralizzato. Ti si dilateranno le pupille, non po-
trai staccare gli occhi da quella persona e forse non sbatterai
nemmeno le palpebre. Sei stato colto di sorpresa, ma non
come nel primo caso. Tieni presente che nella seconda si-
tuazione si verificano le stesse reazioni della prima, ma una
persona normale non riesce a cogliere questi segnali molto
più sottili. Fino a questo momento della vita hai visto tutto
ciò senza sapere che cosa significasse.
Un altro esempio notevole dei piccoli dettagli che non
ti rendi conto di avere davanti agli occhi tutti i giorni fu
illustrato a fine Ottocento dal neurologo francese Guil-
laume-Benjamin-Amand Duchenne (noto anche come
Duchenne de Boulogne). Grazie ai suoi esperimenti di
elettrofisiologia scoprì che esistevano differenze consi-
derevoli e lampanti fra un sorriso autentico e un sorriso
fittizio. Tali differenze non riguardavano solo le rughe
agli angoli esterni degli occhi che si formano durante un
sorriso vero (a volte chiamato “sorriso Duchenne” in suo
onore), ma anche il modo in cui si presentano. Lo stesso
vale per come si sollevano gli zigomi quando il sorriso è
autentico: non sono spinti verso l’alto dalla bocca che si
allarga per creare un sorriso, ma dalla reazione del cervel-
lo agli stimoli. Adesso che lo sai, quando vedrai le picco-
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le rughe che si creano appena sotto gli occhi lo noterai.
Quando inizierai a cercare le differenze, vedrai quello
che vedeva Duchenne.
Sul volto delle persone che cercano di nascondere cer-
te emozioni si possono notare piccoli indizi non verbali,
o microespressioni. Questo perché il volto lascia trapelare
l’espressione relativa alla specifica emozione nonostante la
persona si sforzi di reprimerla. Siccome si producono diffe-
renze grandi e piccole nelle reazioni del sistema limbico agli
stimoli, anche nelle reazioni del volto agli stimoli emotivi si
verificano differenze di entità diversa.
Detto per inciso: mi rendo conto che questo discorso sta
iniziando a sembrare molto scientifico e terribilmente no-
ioso, ma devo trattare questi aspetti all’inizio per fornirti
qualche accenno sull’origine di queste informazioni e su chi
le ha scoperte. È ciò che distingue il principiante dal profes-
sionista quando si tratta di osservazione. La parte noiosa è
quasi finita: garantito.
Quando avrai assimilato le informazioni contenute in
questo libro e per la prima volta inizierai a osservare re-
almente il comportamento umano, noterai quelli che gli
esperti considerano gli indicatori eclatanti della falsità di
una persona. Vedrai i segnali che differenziano il bugiardo
da chi è solo insicuro di ciò che dice.
Lo stesso vale per altre emozioni di cui ci occuperemo,
ciascuna delle quali può essere individuata in modo plateale
quando la persona non cerca di nasconderla, ma può esse-
re rilevata sotto forma di microespressione quando trapela
malgrado gli sforzi di dissimularla. È importante notare
che il volto umano ha quarantatré muscoli che controllano
le espressioni del viso. Se cerchi in internet, troverai che i
muscoli sono quarantadue, perché la lingua non viene con-
tata, mentre noi la includiamo. Questi quarantatré muscoli
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possono creare oltre diecimila espressioni facciali. Tutta-
via di questo numero esorbitante di espressioni, solo sette
sono considerate “universali” e sono costituite da: rabbia,
gioia, tristezza, paura, stupore, disprezzo e disgusto. Sono
“universali” perché, grazie a una ricerca condotta alla fine
degli anni Sessanta, lo psicologo statunitense Paul Ekman
dimostrò che, in presenza dello stimolo corretto, in ogni
cultura della Terra queste sette emozioni vengono espresse
tramite espressioni facciali che hanno lo stesso significato
per tutti. Da allora Ekman ha scritto dodici libri ed è di-
ventato un’autorità nello studio e nella ricerca del linguag-
gio corporeo, in particolare delle espressioni facciali.
Il più delle volte si attribuisce a Ekman il merito di
aver scoperto le microespressioni. La verità è che le ha
solo rese note, ma in realtà furono scoperte nel 1966 dagli
psicologi Ernest Haggard e Kenneth Isaacs, che le chia-
mavano “espressioni micromomentanee”. Quando fecero
quella scoperta rivoluzionaria i due si stavano dedican-
do alla ricerca dei segnali di comunicazione non verbale
fra psicoterapeuti e pazienti studiando al rallentatore le
registrazioni delle sedute. Non ci addentreremo troppo
nel mondo delle microespressioni, ma è importante che
tu abbia compreso il concetto di base in modo da iniziare
con il piede giusto.
Falsità
Rabbia
Nel caso della rabbia, per prima cosa noterai che le so-
pracciglia del soggetto si abbassano e si aggrottano. Le pal-
pebre superiori scendono, mentre la zona appena sotto gli
occhi si solleva. È come se strizzasse gli occhi. È probabile
che stringa i denti, mentre i muscoli della mascella si con-
traggono a intervalli di qualche secondo.
Le sue labbra si irrigidiscono e sembrano quasi incur-
varsi verso l’interno, talvolta esponendo l’arcata dentale
superiore. Le narici si dilatano e il soggetto compie un
respiro profondo, mentre il suo sistema limbico prepara
i muscoli fornendo loro più ossigeno. Il suo viso potreb-
be arrossire ma solo per un attimo, perché nel caso in cui
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la persona decida di passare all’azione il sangue inizia a
defluire velocemente verso i muscoli.
Se la rabbia è meno esplicita, si notano reazioni molto
più lievi. Le narici della persona si dilatano appena, mentre
la bocca si chiude e le labbra si serrano. Le sopracciglia si
aggrottano un po’ e il soggetto sembra strizzare gli occhi
in modo molto meno evidente rispetto a una reazione di
rabbia esplicita. Il volto può apparire arrossato e talvolta il
respiro diventa un po’ più profondo e resta tale più a lungo.
Inoltre, nel tentativo di celare l’emozione, il tono di voce
talvolta si abbassa.
Felicità
Depressione
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della testa in avanti o talvolta molto all’indietro su spalle
abbassate e incurvate. Più che guardare verso l’alto, il sog-
getto sembra tenere il capo talmente reclinato che appog-
gia sulle spalle. La frequenza dell’ammiccamento rallenta
e lo sguardo è fisso sul pavimento o su un oggetto a caso
nelle vicinanze.
Il volume e il tono della voce sono molto più bassi del
solito. Quando parla o descrive qualcosa, la persona si
esprime senza mostrare alcuna emozione. La sua andatura
è lenta e a passi brevi. Anche in questo caso è importante
notare che, il più delle volte, i segnali della depressione
sono così impercettibili da passare inosservati. Se pensi di
aver notato uno o più di questi segnali non verbali, stai
all’erta.
CINESTETICI, cioè
tattili o percettivi. Per esempio, sentire
che qualcosa è troppo caldo o ti punge una gamba oppure ti
sfiora. Comprende tutto ciò che tocchi o percepisci.
VISIVI,ossia percepiti con gli occhi. Per esempio, vedere
un orso che corre nella tua direzione, una persona che si pre-
para a sferrarti un pugno, un’auto che invade il marciapiede
su cui stai camminando. Comprende tutto ciò che vedi e che
potrebbe riguardarti.
UDITIVI, cioè sentiti con gli orecchi. Per esempio, sentire
un ringhio di tigre, un fucile che viene caricato, uno stridio
di pneumatici o un ronzio di api. Comprende tutto ciò che
senti e ti dà l’impressione che potrebbe riguardarti.
OLFATTIVI, cioè sentiti con il naso. Per esempio, sentire
odore di fumo in un luogo in cui non dovrebbe esserci, odo-
re di gas quando entri in casa o qualcosa di nauseante come
le feci di un animale.
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GUSTATIVI, cioè percepiti con la lingua. Per esempio, per-
cepire il sapore dolce piuttosto che quello aspro o amaro. Il
gusto può essere associato allo stimolo cinestetico, in quanto
la consistenza degli alimenti può risultare morbida, croc-
cante, calda, fredda e/o liquida.
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sieri, ma questa volta sei seduto su una panchina sotto un
grande albero. A un certo punto senti un rumore strano e
ti rendi conto che è il rumore di qualcosa che scricchiola
proprio sopra di te. Capisci che è il rumore di un ramo che
si sta spezzando e allora reagisci. Il tuo cervello elabora i
dati e conclude: “Quello scricchiolio significa che un gros-
so ramo sta cadendo dall’albero proprio sopra di me. Po-
trebbe colpirmi, quindi devo allontanarmi in tutta fretta,
se non voglio restarci secco.”
Lasci cadere il libro, balzi via dalla panchina e scappi il
più lontano possibile dall’albero. Magari cadi persino per
terra mentre ti giri per sincerarti di essere sfuggito alla mi-
naccia. Questo comportamento è il connubio di una rea-
zione appresa e di una reazione limbica. La logica informa
il cervello su ciò che sta per accadere e t’impone di allon-
tanarti dall’albero. Mentre scappi, il sistema limbico ti fa
nuovamente alzare le spalle e chinare la testa in avanti per
proteggere la gola, mentre mani e braccia convergono per
proteggere addome, cuore e polmoni.
Nella stessa situazione un neonato non comprenderebbe
il pericolo e probabilmente non si muoverebbe. Il motivo è
che non conosce la sequenza di eventi che seguono lo scric-
chiolio del ramo. Però se si trovasse nella situazione prece-
dente, reagirebbe in modo simile al tuo, perché quella è una
reazione innata e universale.
Uno degli esempi più efficaci delle differenze fra segnali
innati e universali e segnali appresi riguarda le espressio-
ni del viso. Come dimostrò Paul Ekman nella sua ricerca,
esistono sette espressioni del viso universali che hanno lo
stesso significato in qualsiasi cultura.
Dalla Svezia alla Turchia, da Milano alla Papua Nuova
Guinea, le espressioni di rabbia, gioia, tristezza, disprezzo,
paura, stupore e disgusto trasmettono gli stessi significati a
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chiunque. Tutte le altre espressioni facciali, pur avendo tal-
volta significati simili, indicano qualcosa di diverso.
La capacità di distinguere un segnale innato da uno ap-
preso è importante perché ci dice che cosa pensa e/o prova
realmente la persona con cui stiamo parlando o che stiamo
osservando. Se notiamo un segnale innato/universale quando
poniamo una domanda importante, vuol dire che stiamo ve-
dendo la reazione autentica del cervello dell’interlocutore allo
stimolo rappresentato da quella domanda. Se invece notiamo
un segnale appreso, non significa che la persona finge, ma
solo che ci sta mostrando la reazione che vuole farci vedere.
VARIAZIONI CULTURALI
Dal 2011 al 2017 mi sono occupato di formazione im-
prenditoriale presso il Nashville Entrepreneur Center
[Centro imprenditoriale di Nashville], dove ho insegnato a
nuove imprese e startup a creare presentazioni convincenti
per ottenere finanziamenti per le proprie idee. Il linguaggio
corporeo e non verbale che insegnavo a usare era impre-
scindibile per conquistare fiducia e credibilità presso gli in-
vestitori. Fino a oggi tutti gli imprenditori che ho formato
hanno ottenuto i fondi auspicati e non parlo di dieci, venti
o cinquanta startup, ma di centinaia, da Nashville alla Sili-
con Valley e altrove. Illustrando gli stessi segnali non verbali
che stai imparando a riconoscere in questo libro, ho aiutato
numerose startup a raccogliere fondi per oltre quattrocento
milioni di dollari.
Mentre collaboravo con l’Entrepreneur Center, ho ela-
borato un corso online che è stato seguito da più di tremi-
lacinquecento imprenditori in tutto il mondo e li ha aiu-
tati a creare presentazioni usando uno specifico linguaggio
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corporeo il cui obiettivo era ricevere i finanziamenti di cui
avevano bisogno. Visto che gli imprenditori che seguivano
il corso online risiedevano in numerosi Paesi diversi, era ne-
cessario fornire spiegazioni e uno schema delle differenze,
di tipo sia culturale sia limbico, nel linguaggio non verbale
nelle varie parti del mondo.
Un esempio di questo tipo di variazioni culturali si pre-
sentò qualche anno fa con una startup della Silicon Valley
con cui collaboravo e che aveva avuto un’idea geniale le-
gata alla robotica e all’intelligenza artificiale. Maria, l’am-
ministratore delegato, era bulgara, mentre Yiannis, il di-
rettore finanziario, era greco. Il gruppo funzionava bene e
alla fine riuscimmo a ottenere l’investimento richiesto, ma
non senza un paio di grossi intoppi nel corso della prima
riunione.
L’incontro iniziale si svolse nell’ufficio di un avvocato al
dodicesimo piano di un grattacielo nel centro di Nashvil-
le. L’avvocato che li rappresentava era un mio amico, quin-
di prima della riunione mi aveva detto un paio di cose sui
due. Una delle informazioni era che vivevano nello stesso
quartiere di San Francisco ed entrambi avevano un part-
ner. Iniziai la mia caccia alle falsità con alcuni convenevoli
e ponendo domande semplici. Pensavo di essere riuscito a
farmi una buona idea su entrambi. Poi posi domande di cui
conoscevo già le risposte.
A Maria domandai: “Allora voi due vivete a San Franci-
sco, eh?”. Lei sorrise e disse “Sì” scuotendo la testa. “Yiannis
ci vive da più tempo di me.” Mi girai immediatamente verso
Yiannis e gli chiesi: “Vivete insieme?”. Lui scosse legger-
mente la testa e rispose: “No, ma abitiamo vicini. Io vivo con
la mia ragazza e Maria ha un fidanzato.” Mi rivolsi a Maria
e annuendo dissi: “Ah, sì?”. Lei rispose: “Sì” ma scuotendo
la testa.
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A quel punto l’intuito mi disse che c’era qualcosa che
non tornava. Lei diceva di no e di sì, ma i suoi segnali non
verbali suggerivano l’esatto contrario, mentre i segnali non
verbali di lui mi sembravano coerenti. Avevo già assistito a
situazioni del genere: un truffatore che ordisce un piano e
il cui partner non ha idea di essere coinvolto in qualcosa di
discutibile.
Tieni presente che ho avuto a che fare con così tanti bu-
giardi che ho perso il conto e che in quel momento stavo
cominciando a provare la sensazione che mi assale sempre
quando mi trovo davanti a un imbroglione. Posi a Maria
altre domande alle quali doveva rispondere “Sì” o “No”, ma
lei continuava ad annuire con la testa e a dire di no a parole,
oppure a scuotere il capo dicendo di sì a parole. Afferma-
vano di conoscersi da quasi sette anni. Non è che si erano
conosciuti pochi mesi prima? Perché lei rispondeva a quelle
semplici domande con un linguaggio corporeo incoerente?
Forse i due avevano una relazione clandestina, o qualcosa
del genere.
Poi chiesi a Maria: “Ha usato le scale per venire qui?”.
Tieni presente che ci trovavamo in un ufficio al dodicesimo
piano con una splendida vista sul centro di Nashville. Lei mi
rispose ridendo: “No, certo che no!” annuendo con la testa.
A quel punto capii: in Bulgaria scuotono la testa per dire
“Sì” e annuiscono per dire “No”. Accidenti, eppure lo sapevo.
In Albania fanno lo stesso. Quasi tutti credono che annuire
con il capo abbia lo stesso significato in tutto il mondo. È
vero che annuire equivale a dire di sì in Africa, in Cina, in
Medio Oriente e in Europa Occidentale, ma ci sono molti
luoghi in cui significa l’esatto contrario.
“Da dove viene?” chiesi a Maria. “Dalla Bulgaria” rispose
lei. Allora scoppiai a ridere. “Che c’è da ridere? Ce l’ha con
i bulgari?” chiese Yiannis. “Oh, no!” risposi ridendo, “niente
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del genere, gliel’assicuro. Tutto a posto.” Nel dire “Tutto a
posto” alzai il pollice in segno di “okay”.
Prima di poter dire: “Finalmente capisco perché il compor-
tamento non verbale di Maria mi sembrava contraddittorio”,
Yiannis si alzò in piedi accigliato, con il naso arricciato, le lab-
bra contratte e rivolte verso l’interno. Conoscevo fin troppo
bene quella posizione: stava per sferrarmi un pugno. “Aspetti!
Aspetti!” gridai alzandomi e mettendo le braccia avanti. “Mi
ascolti!”.
Per farla breve, l’avevo offeso. Alzando il pollice avevo fat-
to involontariamente la versione greca del dito medio. Questa
stessa regola vale in Sardegna e Iran, in Africa occidentale e
alcune zone del Sud America, dove quel gesto ha un signi-
ficato osceno, mentre in Brasile vuol dire “Grazie”. Questo è
solo per dimostrarti che devi fare molta attenzione quando
vuoi capire se un certo comportamento in reazione a situa-
zioni o domande sia di tipo limbico o culturale.
Se fai una domanda a una persona con accento indiano
che risponde scuotendo la testa da una parte all’altra, sappi
che quel gesto equivale ad annuire.
In Grecia si dice “Sì” inclinando la testa a sinistra e
poi a destra; si dice “No” tirando su e indietro la testa.
Yiannis viveva negli Stati Uniti da quando era bambino,
quindi non aveva problemi con la versione americana del
“Sì”. Ma per la sua famiglia quello del pollice alzato era
ancora un gesto offensivo.
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Hartley è il mio partner preferito. Greg è un ex interroga-
tore, addestratore ed esperto di linguaggio corporeo dell’e-
sercito degli Stati Uniti. È anche un autore di successo e un
“pezzo grosso” nel campo del linguaggio non verbale. Ab-
biamo passato ore seduti nei ristoranti a osservare la gente
per decifrarne le emozioni e a scommettere sulla mossa suc-
cessiva degli avventori.
Il ristorante è uno dei luoghi migliori per iniziare il viag-
gio nell’osservazione del comportamento umano. Il motivo
è che si possono vedere tante persone di diverse estrazioni
sociali reagire in maniera pressoché identica quando il ca-
meriere si avvicina al tavolo. Si comportano in modo simile
anche quando ordinano e quando vedono che i piatti stanno
arrivando.
Il comportamento che mi diverte maggiormente è quel-
lo che si osserva al momento di pagare. Quando arriva il
cameriere capita che i commensali si disputino il conto.
Prestando grande attenzione, capirai facilmente chi è che
cerca di perdere la battaglia. Man mano che apprenderai e
approfondirai l’argomento, riuscirai a individuare i segnali
di stress della persona che vuole sottrarsi e coglierai la lieve
frustrazione e/o delusione di chi sa che non gli tocca paga-
re ma lo fa ugualmente.
La prossima volta che vai al ristorante, scegli un tavolo e
osserva le mani dei commensali. Nient’altro: solo le mani.
Nei primi secondi noterai che mostrano tutti comporta-
menti simili. Una volta ambientati, alcuni appoggiano i go-
miti sul tavolo e si protendono in avanti, altri tengono le
mani in grembo, altri ancora giocherellano con il telefono.
Passati i primi minuti, noterai che quando arriva il camerie-
re ad accoglierli ciascuno si sforza di imitare le posture e i
comportamenti altrui. Ricorda che per ora stai solo osser-
vando le mani.
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Quando qualcuno parla vedrai che inizia a servirsi di ge-
sti illustratori, che di solito sono minimi al principio ma
poi diventano sempre più ampi man mano che la persona
si sente più a suo agio. Poi presta attenzione alle mani di
coloro che ascoltano. Dove le tengono? Come le muovono?
Così capirai se sei realmente interessato a saperne di più sul
comportamento umano. Se lo sei, ti ritroverai a dire: “Ca-
spita! Quello fa così ogni volta che quell’altro...” oppure, “Le
persone sedute a questo tavolo stanno facendo esattamente
le stesse cose che facevano quelle dell’altro tavolo quattro
minuti fa.” Capirai invece che il tuo è solo un interesse pas-
seggero se dopo cinque minuti dirai: “Veramente non sto
notando niente.”
Mentre affinerai queste nuove abilità, stabilirai un tuo
metodo personale per decodificare i comportamenti non
verbali. Molto spesso l’interesse per le espressioni del viso
innesca il desiderio di saperne di più sul linguaggio del cor-
po e sui suoi significati. È a questo punto che molti iniziano
ad analizzare ciò che vedono.
Decodificare le espressioni facciali è un ottimo punto di
partenza, ma il problema è che non sempre puoi iniziare da
lì. Per esempio, che cosa puoi desumere dal linguaggio non
verbale della persona che hai davanti mentre fai la fila alla
cassa del supermercato? Non puoi vederla in faccia, ma solo
di schiena. Perciò da che parte cominci?
Parti dagli aspetti più appariscenti, poi passa ai detta-
gli. Per esempio: la persona sta ferma oppure si dondola
avanti e indietro? Se si dondola significa che si annoia.
Com’è la sua postura? Si appoggia al carrello della spesa?
Se sì vuol dire che non si sente minacciata da nulla di ciò
che le accade intorno. Il capo è eretto? Il più delle volte
ciò denota che sta prestando attenzione. La testa è incli-
nata da un lato e all’indietro? Allora è impaziente. Come
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tiene le braccia? Conserte? Può significare che ha freddo,
è annoiata, esasperata dall’attesa o semplicemente che sta
più comoda con le braccia conserte.
Dove tiene le mani? Come le muove? Giocherellano con
qualcosa? Giocherellare indica che la persona sta pensando
a qualcosa di specifico. Tiene il telefono con una mano e
con il medio e il pollice dell’altra lo fa oscillare? Significa
che vorrebbe accelerare le cose. Tiene il cestino della spesa
davanti con entrambe le mani tirandosi indietro con il cor-
po e la testa? Anche questo indica che si annoia. Se tiene
il cestino con una mano, che cosa fa con l’altra? Leggendo
tutti questi dettagli forse avrai l’impressione che apprende-
re queste cose richieda parecchio tempo. Non temere: ben
presto sarai in grado di decodificare tutti gli aspetti di una
situazione di questo genere in pochi secondi.
Se sei molto vicino e vedi bene il soggetto, inizia dal viso.
Ha le labbra contratte? Se sì, significa che disapprova la si-
tuazione. Sono contratte da un lato? Vuol dire che immagi-
na un esito diverso per ciò che sta accadendo o è appena ac-
caduto. Sono incurvate verso l’interno tanto che non riesci
a vederle? Succede quando qualcuno è stressato o se il suo
livello di stress sta salendo.
Mentre osservi uno sconosciuto in giro, chiediti queste
tre cose:
MUOVERE
I PRIMI PASSI
N
on è necessario guardare tanto lontano per ini-
ziare a osservare il comportamento umano: ba-
sta dare un’occhiata al cellulare. Pensa a un tipo
di comportamento e molto probabilmente lo troverai sui
social media oggi stesso. Noterai una netta differenza fra
chi si comporta in un certo modo nella speranza che il suo
video diventi virale e chi viene ripreso suo malgrado e non
gl’importa nulla di ciò che sta succedendo o nemmeno se
ne accorge.
Per esempio, l’individuo che pensa di fare qualcosa
di divertente o intelligente, non solo parla a voce più alta,
ma compie anche gesti illustratori e adattatori più platea-
li. Noterai movimenti più ampi e veloci di braccia e gambe,
espressioni facciali molto più definite del normale e con l’at-
tenzione concentrata sulla telecamera. Se disattivi l’audio ti
sembrerà che tutto il suo corpo stia cercando di dirti qual-
cosa.
Puoi fare gli stessi paragoni fra comportamenti normali e
amplificati quando a un telegiornale viene intervistata una
persona infervorata. Lo stesso accade quando un politico è
arrabbiato perché una certa questione non è stata ancora
affrontata oppure perché le elezioni sono vicine.
27
Ora che hai qualche nozione di base sulla comunica-
zione non verbale, sei in grado di iniziare a capire meglio i
comportamenti che politici e venditori adottano alla Tv o sui
social. Adesso diamo un’occhiata ad alcuni segnali specifici
sui quali soffermarsi.
28
INIZIA DAI SOCIAL MEDIA
La persona sicura di sé appare calma e non compie mo-
vimenti bruschi o che distraggono, in particolare del capo.
Te ne accorgi osservando coloro che hanno largo seguito sui
social. Si comportano così anche i conduttori dei telegior-
nali e dei talk show. Alcuni loro movimenti sono più accen-
tuati del normale, ma questo fa parte dell’arte di mantenere
viva l’attenzione dello spettatore.
Nel disegno di pagina 34 puoi osservare i cosiddetti gesti
“aperti” del linguaggio corporeo. Le mani sono visibili, così
come l’addome, il torace e il collo. Questo indica che il pre-
sentatore non si sente minacciato né stressato.
Se lo sentissi parlare, noteresti la chiarezza della dizione
e del tono di voce al giusto volume. Lo scopo è fare in modo
che all’ascoltatore non sfugga alcuna parola, che resti con-
centrato e interessato, qualunque cosa accada intorno. Gli
stessi princìpi valgono per i video di coloro che hanno largo
seguito sui social. Queste persone vogliono trasmettere un
messaggio, quindi catturare e mantenere l’attenzione è fon-
damentale e i movimenti ampi sono cruciali.
Man mano che procederai, tu stesso ti accorgerai che ti
soffermi perlopiù sulle stesse aree del corpo. Per esempio
il viso, dove innanzitutto ti concentrerai sugli occhi, sulla
bocca e sulle espressioni facciali. Oppure le mani, andando a
caccia di piccoli gesti adattatori. Alcuni prediligono la parte
centrale del busto. Tutto questo consente una rapida valu-
tazione di indizi che possono essere normali o fuori luogo,
iniziando da quelli più appariscenti per passare a quelli qua-
si impercettibili. Questo processo ti permetterà di definire il
tuo “stile” di decodificazione del linguaggio del corpo. Ora
guardiamo più da vicino ed esaminiamo alcuni dei classici
segnali che noterai spesso.
29
01
Mano che gesticola 03
Fronte e
sopracciglia
immobili
04
Sorriso
a trentadue
denti
02
Ampi movimenti
del busto
05
Mano che sfiora
il tavolo
30
01: MANO CHE GESTICOLA
I
gesti delle mani sono uno degli strumenti
più importanti del linguaggio corporeo dei
conduttori televisivi. Si suddividono in due
categorie: la prima è quella dei gesti “illustrato-
ri”, che approfondiremo a breve; la seconda è la
categoria dei “regolatori”, che aiutano a dirigere
l’attenzione, a procedere, rallentare, accelerare o
addirittura a interrompere tutto.
In un discorso a quattr’occhi di solito i gesti
delle mani sono contenuti e si limitano all’area
dell’addome e della parte inferiore del torace.
È raro vedere qualcuno gesticolare al di sopra
delle spalle come in questa illustrazione. Gli
eventi sportivi sono però una delle occasioni in
cui si può vedere il cronista che gesticola con
entrambe le mani, magari sollevandole al di
sopra della testa e delle spalle.
Quando si parla a un gruppo, i gesti devono
essere più ampi e veloci. Lo stesso principio
vale per i video e i film. Più i movimenti sono
ampi, più c’è da vedere e più l’attenzione dello
spettatore è catturata o diretta dalla persona che
gesticola. Nel disegno vediamo un gesto con la
mano aperta con cui il presentatore chiede una
risposta o un suggerimento.
31
02: AMPI MOVIMENTI
DEL BUSTO
32
03: FRONTE
E SOPRACCIGLIA IMMOBILI
33
04: SORRISO
A TRENTADUE DENTI
34
05: MANO CHE SFIORA
IL TAVOLO
35
L’ARTE SEGRETA DELLA POLITICA
Forse avrai l’impressione che decodificare il linguag-
gio del corpo dei personaggi politici sia difficile, perché
i loro movimenti sono tutti plateali e studiati. In realtà
questi fattori li rendono più facili da decifrare rispetto
alle persone comuni. È per questo motivo che i comi-
ci riescono a imitarli facilmente. Il comportamento dei
politici è estremamente studiato, ma al contempo molto
personale.
Questi individui sono fantastici da studiare e osservare,
perché li si vede molto spesso: sono sempre presenti in tele-
visione e sui social; pubblicano video sulla propria posizione
in merito alle questioni in corso di discussione; c’è sempre
qualcuno che li intervista. Non hai idea di quante informa-
zioni comportamentali hai già a disposizione su numerosi
esponenti politici per averli visti così spesso parlare e ri-
spondere a un’infinità di domande.
Quando osservi un personaggio politico al quale viene
rivolta una domanda o che viene accusato di qualcosa, devi
assolutamente mantenere la mente aperta e limitarti a guar-
dare. Presta attenzione al suo viso prima che gli vengano
rivolte una o più domande cruciali. È concentrato sull’inter-
vistatore? Parla a voce alta e in modo chiaro? Muove la testa,
le spalle, le braccia, le mani e/o il busto? I suoi movimenti
sono ampi o limitati?
Che tipo di parole usa? A che velocità parla? Usa gesti
adattatori? Noti pause più lunghe del suo solito? La rispo-
sta che ha fornito è pertinente alla domanda? Se era una
domanda che prevedeva una risposta monosillabica, ha det-
to “Sì” o “No”? Oppure ha fatto tutto un discorso che non
andava a parare da nessuna parte? Questi sono tutti fattori
facili da individuare.
36
Una delle prime cose che hai imparato in questo libro è
che tutto è relativo. Ossia non basta notare uno solo degli
aspetti che ti ho esposto e dare per scontato che il politi-
co stia mentendo. Se ne noti due, non puoi presumere che
menta. Se ne osservi tre, puoi dire: “Aspetta un attimo... Qui
c’è qualcosa che non va. Rivediamolo.”
Se il comportamento che quell’esponente politico usa
normalmente non è cambiato dall’inizio dell’intervista e il
suo atteggiamento è rimasto calmo o misurato, significa che
il suo livello di stress è basso e molto probabilmente le sue
risposte sono sincere. Se invece compaiono gesti illustratori
o se questi diventano più vistosi e/o il tono della voce e l’e-
spressione facciale cambiano, continua a guardare: c’è sotto
qualcosa.
È ora di decidere. Il politico si sta agitando perché è in-
fervorato dalla domanda o dall’argomento e non vede l’ora
di dirti quello che pensa? Oppure ti sembra che stia diven-
tando ansioso, irrequieto o a disagio perché si sta preparan-
do a rispondere il falso? Se i gesti adattatori si moltiplicano,
le possibilità che la conversazione stia virando verso una
menzogna aumentano.
Il presidente Clinton, quando stava per essere incrimina-
to e proclamava all’America la sua innocenza, cambiò faccia
e modificò i gesti adattatori e il tono di voce. Il suo linguag-
gio corporeo passò dalla calma al disagio.
37
01 03
Sguardo diretto da una Ammiccamento rallentato
parte e dito indice
dall’altra
04
Breve scrollata di una
spalla o di entrambe
02
Gesti delle mani
05
non sincronizzati Mano aggrappata
con le parole al podio
sottolineate
38
01: SGUARDO DIRETTO
DA UNA PARTE E DITO
INDICE DALL’ALTRA
39
02: GESTI DELLE MANI NON
SINCRONIZZATI CON LE
PAROLE SOTTOLINEATE
40
03: AMMICCAMENTO
RALLENTATO
41
04: BREVE SCROLLATA
DI UNA SPALLA
O DI ENTRAMBE
42
05: MANO AGGRAPPATA
AL PODIO
43
Capitolo TRE
ESERCITARSI
CON AMICI
E FAMILIARI
È
normale non far caso a gran parte della comuni-
cazione non verbale che avviene tra amici e fami-
liari. Sei a contatto con loro così spesso che non
ti rendi conto di reagire al minimo cenno del capo o delle
sopracciglia. Probabilmente anche i tuoi familiari igno-
rano totalmente che reagiscono ai tuoi lievi movimenti di
bocca, braccia o mento.
Per contro sono numerosi i dettagli che invece noti, come
l’espressione fugace della tua dolce metà quando parla di
un certo collega di lavoro. Anche se il tuo partner ha l’im-
pressione che tu non abbia notato tale espressione, tu ca-
pisci che è meglio non invitare quel collega a cena il sabato
successivo.
Lo stesso accade quando vai a comprare capi di vestiario
con un’amica. Esci dal camerino e chiedi: “Allora? Che ne
pensi?”. La sua risposta è: “Sì, ti sta bene” ma il suo lin-
guaggio corporeo rivela imbarazzo e dice: “Veramente ti fa
sembrare ridicola, ma so che ti piace, quindi sto zitta.”
Conosci anche il significato del sospiro prolungato ap-
pena fatto dal tuo migliore amico. Capisci che è ora di par-
lare di cosa lo turba. Sai cosa significa quando tu e tuo
44
fratello incontrate una sua compagna di classe e le sue
sopracciglia si alzano e restano sollevate tutto il tempo
che parla con lei. È il caso di dire: “Ti aspetto in auto.” Se
conosci una persona molto bene, cogli automaticamente
i suoi cenni e segnali non verbali anche senza rendertene
conto.
45
COME INTERPRETARE GLI EVENTI SOCIALI
Le occasioni sociali sono interessantissime, perché evi-
denziano il comportamento di ciascun partecipante e per-
mettono di capire chi è timido, nervoso o falso. Relazionarsi
correttamente con questi tipi di persone è molto più facile
se si riesce a intuire come ragionano basandosi sul linguag-
gio non verbale.
Con i timidi conviene adottare un approccio cauto e
fare un complimento per ciò che indossano o per qualcosa
che hanno detto. È facile riconoscerli, perché molto spesso
tengono le spalle alzate e/o la mano o le mani in tasca. Di
solito tengono anche i piedi abbastanza vicini. Sappi che
dovrai essere tu a mantenere viva la conversazione e che va
bene così. Le prime domande che devi rivolgere a un timido
sono le stesse che faresti a un introverso, per esempio sulle
cose che facciamo tutti a casa. Domande come “Ti sei fatto
prendere anche tu da quello sceneggiato?” o “Che libro stai
leggendo?” o “Preferisci i cani o i gatti?” con i timidi funzio-
nano alla grande.
È un po’ più difficile stabilire un contatto efficace con un
individuo agitato, perché mentalmente elabora in simultanea
anche molti altri pensieri e lo fa in modo diverso da te. È im-
portante essere pazienti e parlare con calma e chiarezza. Po-
tresti notare gesti adattatori vistosi, come strofinarsi le braccia
o le mani o agitare una gamba. Talvolta il soggetto stringe sal-
damente una tazza o un bicchiere. Inspirare profondamente,
espirare in maniera udibile e dire per esempio: “A volte certe
cose sono eccessive” può aiutare l’altro a sentirsi compreso. Se
non funziona, prova ad aggiungere sorridendo: “Si direbbe
che la pensi come me.” Se l’interlocutore dice: “Come mai?” o
“Che vuoi dire?”, puoi rispondere: “Non amo questo genere di
cose. So che piacciono a tutti e dovrebbero piacere anche a me,
46
ma non è così.” Ti stupirà vedere l’effetto calmante di queste
parole su un invitato agitato.
Le persone che mostrano una “falsa facciata” di solito
sono le più interessanti. Le si riconosce dal fatto che par-
lano ad alta voce. Normalmente tengono il capo reclinato
all’indietro, quasi come se guardassero dal naso. Talvolta
hanno una mano posata sul fianco, il torace sporgente e allo
01 09
Occhi più 06
Occhi che
aperti del Faccia da scrutano
normale comparsa mentre il
05 capo è fermo
07
Presa
02 salda Spalle spinte
all’indietro
Bocca
contratta
03
Mano che 04
massaggia Braccio
il braccio premuto
lateralmente
contro il
torace
10
Mano sul
08 fianco
Gamba protesa
47
stesso tempo una gamba protesa un po’ troppo in avanti.
Pur mostrando numerosi segnali narcisistici, queste persone
esibiscono una facciata di falsa sicurezza per nascondere tri-
stezza, nervosismo, insicurezza o persino timidezza. Affron-
tale con una certa cautela, perché alcuni dei segnali che noti
sono simili a quelli che contraddistinguono bugiardi o im-
broglioni. Chi è davvero sicuro di sé raramente mostra più
di uno o due dei numerosi segnali non verbali che denotano
14
Capo inclinato
11 verso il basso
Spalle
leggermente
alzate
12
Avambraccio
a difesa 15
dell’addome
Mano in tasca
13
Gambe quasi
unite
48
queste persone. Un ottimo modo per rompere il ghiaccio
con qualcuno che sospetti di falsità è chiedere: “Allora, che
ne pensi di tutto questo?”. Quel tipo d’individuo di solito
risponde fornendo informazioni più su se stesso che su ciò
che sta succedendo alla festa.
49
01: OCCHI PIÙ APERTI
DEL NORMALE
51
al posto, vedere quanti spettatori c’erano e
prendere confidenza con l’ambiente.
Mentre mi trovavo in fondo alla sala e
osservavo la presentazione di un altro oratore,
un amico si alzò e mi chiese: “Ehi, qualche
problema al braccio?”. Non mi ero reso
conto che mi stavo massaggiando il braccio
così vigorosamente che sembrava volessi
strapparmelo. Ero agitato perché c’era un
pubblico di quasi duemila persone e io me ne
aspettavo solo cinquecento.
Mi sforzavo inconsciamente di calmarmi con
il classico massaggio tranquillizzante al braccio.
Quando noti quel gesto, il più delle volte la
persona che lo compie non se ne rende conto.
52
uno stupore calmo. Lo stesso vale per l’ansia,
che è correlata alla paura e presenta alcuni
dei tratti distintivi dell’espressione facciale
della paura stessa, ma in misura ridotta. Ci
sono perciò alcuni segnali e indizi analoghi da
captare e interpretare.
In questa illustrazione, il nervosismo è ben
indicato dal modo in cui il braccio preme
saldamente contro la gabbia toracica. Quando
le pressioni esercitate dall’ambiente esterno
aumentano o diminuiscono, il braccio funge
da gesto adattatore per aiutare il soggetto a
rilasciare lo stress e la tensione accumulati
interiormente.
53
La presa salda all’altezza del torace funge da
barriera contro gli altri.
Un po’ come le braccia conserte durante una
conversazione imbarazzante, il bicchiere, la
tazzina di caffè o qualsiasi altro oggetto tenuto
saldamente davanti alla zona del cuore e del
torace possono indicare ansia e/o paura.
54
osservato e vuole dare l’impressione che vada
tutto bene.
55
08: GAMBA PROTESA
56
09: OCCHI CHE SCRUTANO
MENTRE IL CAPO È FERMO
Questo modo di scrutare non è tipico solo di
chi mostra una “falsa facciata”, ma anche della
persona agitata che non cerca di nasconderlo.
La differenza è che lo sguardo dell’individuo
agitato guizza piuttosto velocemente alla ricerca
di eventuali minacce nell’ambiente circostante.
Il movimento laterale della testa è lieve e
quasi a scatti. Gli occhi della persona timida
di solito non guizzano in base al livello d’ansia
trasmesso dalla situazione, ma tendono a essere
rivolti verso il basso e al centro e si sollevano
quando il soggetto scruta l’ambiente. Gli
eventuali movimenti laterali della testa di solito
sono lenti.
La persona che mostra una “falsa facciata”
adotta tutti questi comportamenti a seconda
del motivo per cui finge. A volte i movimenti
degli occhi sono molto più lenti rispetto ai due
esempi sopra. Il controllo dell’ambiente è più
discreto quando il cervello è a caccia di volti
familiari. Il movimento della testa è visibile,
ma non accentuato lateralmente. Questo
comportamento è comune anche nei predatori.
57
scambiato per una moderata ostentazione di
dominio. In questo caso però la mano sul fianco
salta all’occhio un po’ come la gamba protesa.
Consideralo un segnale per dirti che la persona
è pronta a stabilire un contatto, oppure intende
farlo.
La mano sul fianco denota anche
fiducia in se stessi, ma solo se è appoggiata
correttamente. In questo esempio la posizione
della mano indica un po’ d’insicurezza.
L’elemento cruciale è la membrana fra pollice
e indice: se è premuta fermamente contro il
fianco formando un triangolo con il gomito
proteso verso l’esterno, è un segnale che indica
sicurezza.
Se la mano sfiora appena il fianco e non
forma un triangolo con il gomito sporgente,
allora è un segnale di autostima scarsa o
instabile. Anche qui il soggetto è pronto a
stabilire un contatto, a parlare con qualcuno, ma
non compie un gesto di reale dominio.
11: SPALLE
LEGGERMENTE ALZATE
58
“tartarugare”, perché sembra che la testa cerchi
di sparire nel torace.
Noterai un comportamento simile quando
qualcuno è sorpreso o impaurito: le spalle si
sollevano velocemente per proteggere il collo,
mentre il mento si abbassa. Ancora una volta
l’efficientissimo sistema limbico fa sì che la gola
sia protetta.
Se sei un commerciante, ti consiglio
di provare a individuare questo segnale. I
taccheggiatori spesso cercano di mimetizzarsi
e di sembrare più piccoli per passare
inosservati. Tuttavia, alzando le spalle e
protendendosi in avanti, finiscono per apparire
strani e farsi notare, ottenendo il risultato
opposto.
Se eseguita correttamente, l’alzata di spalle
– unita agli altri segni di timidezza analizzati
in questo capitolo – conferisce il tipico aspetto
che illustro agli agenti in borghese per aiutarli
a passare inosservati e a mimetizzarsi nei
gruppi.
12: AVAMBRACCIO A
DIFESA DELL’ADDOME
59
solo e si sente prosciugato dopo aver passato del
tempo in compagnia.
La persona timida prova una forma di
paura. Ecco perché usa barriere, come la tazza
nell’esempio sopra: desidera frapporre qualcosa
– qualsiasi cosa – fra se stessa e l’altro.
Mentre lo stress continua a crescere,
la persona timida inizia a usare barriere e
gesti adattatori. Puoi farti un’idea di quanto
una persona sia timida dalla distanza fra la
barriera che crea e l’addome. Lo stesso vale
per la distanza fra l’addome e la parte interna
dell’avambraccio. In situazioni come quella
mostrata nell’illustrazione, la persona che lotta
contro la timidezza spesso si preme l’addome
con la parte inferiore del polso.
60
sbilanciato, non solo fisicamente, ma anche nel
contesto sociale in cui si trova.
Di solito questo soggetto è eretto,
seppure leggermente proteso in avanti.
Non è rilassato e talvolta irrequieto, ma
non abbastanza da attirare l’attenzione.
Può capitare che si dondoli un po’ avanti
e indietro o lateralmente, o che faccia
rimbalzare leggermente la schiena contro il
muro, usando quella sensazione come gesto
adattatore o tranquillizzante.
61
Tieni presente che questo sorriso, se fatto
scorrettamente, può essere scambiato per
quello di una persona arrabbiata. L’individuo
incollerito, che non parla ma sorridendo fa
sapere che è arrabbiato, non annuisce con
il capo come fa la persona timida e le sue
sopracciglia non si sollevano per circa un
secondo.
62
Se i pollici sono nascosti completamente
nelle tasche assieme al resto dalle mani, si
tratta decisamente di un segnale che indica
timidezza o disagio in una determinata
situazione.
63
I SEGNI RIVELATORI DI UN DISACCORDO
Le commedie più apprezzate contengono sempre ma-
lintesi fra i personaggi: mentre uno pensa che una certa
cosa stia accadendo o accadrà, un altro – o forse tutti gli al-
tri personaggi – sono convinti del contrario. Le loro azioni,
reazioni e il loro linguaggio corporeo contribuiscono ad
alimentare l’umorismo creato dal fraintendimento.
Questi equivoci possono essere così trascurabili da pas-
sare inosservati, oppure così giganteschi da coinvolgere sia
i protagonisti, sia gli attori secondari, sia le comparse. Gli
sceneggiatori sanno che questa tensione crea suspense, per-
ché lo spettatore inizia a immaginare come certi personaggi
reagiranno quando riceveranno l’informazione fraintesa. Da
Shakespeare alle commedie televisive più popolari, gli equi-
voci sono molto gettonati per suscitare umorismo e rivelare
l’essenza della natura umana.
Nella vita reale talvolta noti la stessa intensità emozio-
nale e di stress quando due buoni amici litigano. A seconda
del motivo del disaccordo, gli amici tendono a discutere più
animatamente rispetto a due membri della stessa famiglia
e spesso si avvicinano molto fra loro pur senza avere inten-
zioni violente. Anche due estranei possono litigare piuttosto
animatamente in determinate situazioni.
L’entità delle emozioni e il linguaggio corporeo di una
discussione dipendono dal grado d’intimità. Per esempio,
due persone che non si conoscono e litigano per il par-
cheggio al supermercato il più delle volte si affrontano a
distanza o dall’interno dell’auto. Quando i finestrini sono
chiusi, il linguaggio del corpo e le espressioni facciali pos-
sono apparire piuttosto comiche se viste a distanza. Men-
tre le braccia iniziano ad agitarsi e gli occhi si dilatano, tal-
volta volano anche gesti delle mani piuttosto sconvenienti
64
e labiali di parole che sconfinano nel turpiloquio. Come
sicuramente saprai spettacoli del genere, se eccessivi, più
che comici sono disdicevoli.
Fra i miei preferiti da osservare ci sono i litigi nei par-
cheggi di bar o discoteche fra buoni amici che si conoscono
da anni, specie se hanno bevuto troppo ed è evidente che
non trascenderanno nella violenza. Come nelle serie comi-
che, il più delle volte il diverbio nasce da un malinteso e
il linguaggio del corpo di entrambi può apparire alquanto
01
Sguardo
diretto
02
05 Labbro superiore
Dorso contratto e
irrigidito leggermente
sollevato
03
Indice
esteso e
puntato
04
Busto
proteso
65
buffo. A giudicare da quello che si vede e si sente, sem-
brerebbe di assistere a un tentativo di omicidio. Però pre-
stando grande attenzione alle mani che si sollevano come
per schiaffeggiare, noterai che si posano sulle braccia e sulle
spalle prive di tutta quella forza che sembrano suggerire.
Un ottimo esempio di questo comportamento è una fo-
tografia che un vicino di casa scattò a me e mio fratello
quando eravamo piccoli. Mitch e io stavamo litigando nel
vialetto d’accesso. Lui mi saltò addosso facendomi cadere.
09
Capo abbassato,
inclinato e proteso
06
Sopracciglia
aggrottate e
sollevate
10
Spalle alzate
e spinte
all’indietro
07
Bocca
aperta con
il mento
sporgente
08
Mani
aperte e
posizionate
sotto le
spalle
66
La foto mostra lui con una mano chiusa come per sferrarmi
un pugno in faccia, mentre con l’altra mano mi regge la testa
per non farla sbattere contro l’asfalto (e no, alla fine non mi
diede il pugno).
67
01: SGUARDO DIRETTO
68
02: LABBRO SUPERIORE
CONTRATTO E LEGGERMENTE
SOLLEVATO
69
che uno dei due contendenti è arrabbiato con
l’altro. Se ti chiedessi di imitare uno dei due,
per prima cosa mi punteresti il dito contro e
diresti: “Stammi bene a sentire!”. Se assisti a
un comportamento del genere, a qualunque
distanza ti trovi, sai che la persona che sta
puntando il dito è arrabbiata.
Quando la tensione è alle stelle durante
un diverbio acceso, l’uso di gesti illustratori
aumenta drasticamente e può servire non solo
per enfatizzare parole o frasi specifiche, ma
anche per contribuire a creare uno spazio che
funga da barriera fra i due.
Questo gesto illustratore può essere usato
anche per sfondare la barriera dell’altro nel
tentativo di dominare il suo “spazio sacro”, che
Greg Hartley definisce come “l’area personale
intorno a sé che si controlla tramite gesti
adattatori”.
70
è appoggiata su un fianco e/o l’altra punta
l’indice – come nel disegno esemplificativo
– ci sono scarse probabilità che l’avversario
ricorra alla violenza.
Se invece durante un litigio ti accorgi che il
rivale ha riportato il peso del corpo sulla gamba
dominante e ha spostato in avanti la gamba non
dominante, consideralo un segnale di potenziale
violenza. Forse l’altro si sta preparando a
balzare in avanti per afferrarti o darti un pugno.
Quella posizione gli consente di compiere una
miriade di mosse aggressive che potrebbero far
degenerare la situazione.
71
piega in avanti, il suo dorso resta rigido per
permettergli di spostarsi il più velocemente
possibile nella speranza d’indurre l’avversario
a oscillare e quindi assestargli un tempestivo
gancio sinistro che lo metta al tappeto. Tieni
presente che possono esserci diversi motivi per
cui una persona si piega o si china in avanti
prima o durante un litigio o una discussione,
ma se è veramente arrabbiata la schiena resta
rigida.
06: SOPRACCIGLIA
AGGROTTATE E SOLLEVATE
72
Quando noti questo segnale, di solito chi lo
fa scuote contemporaneamente la testa avanti e
indietro e strizza gli occhi come se cercasse di
vedere meglio qualcosa.
73
il mento non resta sporgente, altrimenti la gola
sarebbe indifesa.
74
09: CAPO ABBASSATO,
INCLINATO E PROTESO
76
COME SENTIRSI FISICAMENTE
AL SICURO
IN SITUAZIONI DIFFICILI
77
Capitolo QUATTRO
DECODIFICARE
I MESSAGGI
NASCOSTI DEL
CORTEGGIAMENTO
C
omprendere il linguaggio corporeo nell’ambito
del corteggiamento è una cosa importante che
non va sottovalutata. Il tuo appuntamento del
fine settimana è stato romantico come pensavi? O non
vedevi l’ora che finisse? In questo capitolo approfon-
diremo i messaggi nascosti del corteggiamento, spie-
gando i segnali cruciali dei quali probabilmente non eri
consapevole o che non pensavi di dover cogliere.
Quando frequentavo le superiori, un mio amico chiese a
una compagna di classe di uscire con lui. Quel venerdì sera i
due andarono in pizzeria e al cinema. La mattina dopo lui mi
telefonò tutto entusiasta: “Ci siamo divertiti un mondo. Lei è
piuttosto timida. Non ha mangiato molto, ma l’ho fatta ridere
durante tutto il film. Non poteva andare meglio di così!”.
Più tardi ricevetti un’altra telefonata dall’amica del cuore
della ragazza con la quale era uscito il mio amico. Mi chiese:
“Che cos’è preso al tuo amico?”. “Che intendi dire?”, repli-
cai io. Lei rispose: “Lisa mi ha detto che lei e Bill sono andati
in pizzeria e che lui non smetteva mai di parlare, tanto che
78
lei non riusciva a dire mezza parola. Poi ha fatto fuori quasi
tutta la pizza e ha continuato a parlare per tutto il film.”
Ecco un perfetto esempio di due persone che fraintendo-
no il linguaggio corporeo e il comportamento reciproci. Lui
era interessato alla ragazza ma era talmente agitato che
non riusciva a stare zitto. Anche lei era attirata da lui, ma
pensava di non interessargli perché parlava in continuazio-
ne e non l’ascoltava neanche quando provava a dire qual-
cosa. Entrambi avevano buone intenzioni, ma travisando il
rispettivo linguaggio corporeo rovinarono una serata poten-
zialmente favolosa. Comunque ci riprovarono all’università,
si sposarono e adesso hanno due figlie. È una storia vera.
79
COME CAPIRE SE LE COSE STANNO ANDANDO BENE
Esistono numerosi mezzi non verbali con cui gli esse-
ri umani si comunicano l’interesse reciproco. Per esempio,
quale sarebbe la prima cosa che faresti se ti chiedessi di mo-
strare alla persona seduta a tavola di fronte a te che sei at-
tratto da lei? Scommetto non so quanto che risponderesti:
“Sorridere”.
Se anche lei prova attrazione o perlomeno curiosità per te,
t’invierà alcuni segnali per fartelo capire. Se è una donna pro-
babilmente si aggiusterà i capelli dietro un orecchio per ren-
dere visibile il collo di lato. Quasi sicuramente riuscirai a dare
una buona occhiata ai suoi polsi. Forse noterai che ha le narici
leggermente dilatate: il suo cervello sta cercando di captare
nell’aria i tuoi ferormoni per farsi un’idea del tuo odore.
È molto probabile che le tue sopracciglia si sollevino per
comunicarle non verbalmente che gradiresti una reazione
da parte sua. Poi ti si dilateranno le pupille nel tentativo
di guardarla il più possibile e forse la fisserai per un po’–
non con l’inquietante sguardo fisso degli stalker dei film e
dei programmi televisivi, ma con uno sguardo prolungato
e ben studiato per farle capire che t’interessa molto. Lei ti
risponderà con lo stesso identico sguardo, ma è possibile che
interrompa il contatto visivo per prima.
Forse le sue labbra iniziano ad apparire più rosse per via
del sangue che affluisce agli zigomi, alla bocca e alla fronte.
Probabilmente farai un respiro profondo senza nemmeno
rendertene conto. Ti si dilateranno un po’ le narici, perché
adesso il tuo cervello è a caccia dei suoi ferormoni per darti
un’idea del suo odore.
Nel frattempo, dovresti cominciare a prestare attenzione
al numero di respiri che compie: il ritmo respiratorio acce-
lera o rallenta? Se è attratta da te, il numero di respiri al mi-
80
nuto aumenterà e comincerai a notare anche qualche respiro
profondo. Continuerà a sorridere, ma con un sorriso meno
ampio. Poi alternerà sorrisi ampi a sorrisi lievi. È un buon
segno: significa che sta pensando.
Ora guarda se ha spostato le mani o le braccia posizio-
nandole come le tue. Se sì, è un ottimo indizio. Se non l’ha
fatto, sposta tu con disinvoltura le mani e le braccia in po-
sizioni simili alle sue. Così scoprirai fino a che punto sia
veramente interessata a te. Se dopo un paio di minuti le sue
mani e le sue braccia assumono posizioni simili alle tue, puoi
confidare che da questo momento in poi le cose andranno
molto bene: hai visto i segnali non verbali che mostrano che
il suo cervello sta reagendo a te e vuole conoscerti meglio.
Adesso scendiamo nei dettagli...
81
02
Ammiccamento
01 meno frequente
05
Testa
inclinata che 03 Sguardo
scopre il Sguardo fisso
collo seducente costante
08
Spalla
06 09 abbassata
e protesa
Busto chinato Tono di
in avanti 04 voce basso
Zigomi
arrossati
07 10
Spazio fra le Gamba che dondola
dita sotto il tavolo
82
01: TESTA INCLINATA
CHE SCOPRE IL COLLO
In questo capitolo ci occuperemo dei
messaggi nascosti del corteggiamento per farti
notare alcuni segnali importanti che molto
probabilmente finora non sapevi di dover
cogliere.
La testa inclinata che scopre il collo è uno
dei primi segnali non verbali che si notano
quando una donna è interessata a qualcuno.
Parlando dell’inclinazione della testa in una
situazione di corteggiamento è importante
specificare che gli esseri umani secernono
ferormoni per attirare un compagno. Uno
dei modi più comuni con cui l’organismo
rilascia queste sostanze è attraverso il sudore.
Esponendo il collo, la donna non solo rivela
inconsciamente di essere vulnerabile, ma dice
anche: “Senti che ferormoni!”. Il capo e il collo
tendono a riscaldarsi e a sudare leggermente
quando una donna prova attrazione.
Se la persona che la donna trova attraente
ricambia l’interesse, anche lei inizierà
a secernere più ferormoni del normale.
Considerali quasi come messaggeri chimici
che trasmettono le intenzioni di una persona
eccitata a un’altra. Ci sarebbe ben altro da
dire sui ferormoni e sulle nostre reazioni in
loro presenza, ma ho deciso di limitarmi alle
nozioni di base per farti almeno capire il
ruolo che svolgono nella comprensione del
comportamento umano.
83
02:AMMICCAMENTO
MENO FREQUENTE
Se qualcuno ti chiede di guardare qualcosa e
di concentrarti perché vuole farti una domanda
al riguardo, l’ammiccamento si dirada – non
molto, ma in maniera visibile. Succede la stessa
cosa anche quando guardi un film durante il
quale qualcuno si avvicina di soppiatto alle
spalle del protagonista, armato di coltello.
Perché accade? Se stimolato, il cervello vuole
vedere il più possibile ciò che stai osservando.
Capita la stessa cosa quando provi attrazione
per qualcuno. In questi casi il cervello dice:
“Aspetta un attimo. Questa persona mi piace
sotto ogni punto di vista. Voglio guardarla bene.
Desidero saperne di più.”
Nell’immagine esemplificativa, la donna non
si limita a guardare il partner, ma sta cogliendo
ogni sua mossa, osservando tutto ciò che
indossa e ascoltando ogni sua parola, perché il
suo cervello si è eccitato. Nello stesso tempo
sta elaborando le informazioni nel tentativo
di capire bene ciò che prova e sincerarsi che
il potenziale compagno non rappresenti una
minaccia.
84
poeti nominano gli occhi nei sonetti e spesso
questi rappresentano il dettaglio più misterioso
di un dipinto.
L’espressione “sguardo seducente” si
riferisce a un contesto specifico, di solito a
sfondo sessuale. È la particolare espressione
di eccitazione che alcune donne cercano di
ricreare con il trucco. Lo “sguardo seducente”
è con gli occhi socchiusi o le palpebre molto
abbassate e le pupille dilatate, come nel disegno
a lato.
Le ricerche mostrano che quando lo stesso
tipo di trucco viene usato dagli uomini, il
risultato è così bizzarro e anomalo rispetto
all’espressione che assume lo sguardo maschile
durante l’eccitazione sessuale, che le donne
lo trovano molto sgradevole e vagamente
minaccioso. Per capire se la persona che stai
corteggiando ti trova attraente oppure no,
osserva bene il suo sguardo.
85
Per esempio, quando guardi un cartone
animato e vedi una topolina che conosce
un topolino, intuisci subito molte delle cose
che succederanno. Innanzitutto lei inizierà
a sbattere le ciglia. E poi? Intreccerà le dita
e spingerà leggermente i polsi e le palme
delle mani verso l’esterno e il basso. E dopo?
Inclinerà il capo da un lato. Dulcis in fundo,
arrossirà.
Arrossire denota imbarazzo e talvolta rabbia,
ma anche eccitazione sessuale e attrazione. Se
la persona che stai corteggiando arrossisce,
significa che le cose stanno andando per il
meglio.
86
cervelli dicono: “Va bene. Stai entrando in
sintonia con questa persona. Continua così.”
Ricorda che se uno dei due comincia troppo
presto a fissare costantemente l’altro, questi
proverà un senso d’inquietudine. È una di
quelle cose che vanno fatte con calma e
naturalezza.
87
partner. Nota che anche la testa è leggermente
protesa: l’interlocutore gode della sua totale
attenzione.
88
08: SPALLA ABBASSATA
E PROTESA
89
09: TONO DI VOCE BASSO
90
un segnale positivo, in particolare durante
una serata romantica. Si ritiene che chi lo fa
stia mentendo, sia agitato, impaurito e/o una
miriade di altre cose. Tale comportamento
può significare tutto ciò, ma va collocato nello
specifico contesto in cui avviene.
Se osserviamo gli altri atteggiamenti
mostrati nell’immagine esemplificativa,
possiamo concludere che il dondolio della
gamba non rappresenta affatto una minaccia,
ma dipende piuttosto dall’emozione del primo
appuntamento.
Per contro, se la gamba del soggetto fosse
ferma e l’interlocutore gli chiedesse qualcosa su
se stesso o sul suo passato – come per esempio:
“Hai mai avuto problemi con la giustizia?”
– e la sua gamba iniziasse a dondolare,
allora sarebbe il caso di fare altre domande
sull’argomento. Se invece la gamba prima della
domanda stava dondolando e di colpo si ferma?
Anche in questo caso è consigliabile indagare.
91
COME USARE
UN LINGUAGGIO
CORPOREO POSITIVO
DURANTE UN’USCITA A DUE
92
“IL CONTO, PER FAVORE!”: COME CAPIRE
SE UN INCONTRO NON STA ANDANDO BENE
Tutti noi abbiamo una storia divertente da racconta-
re a proposito di un primo appuntamento andato male.
Forse sapevi che era destinato a fallire dopo i primi cin-
que minuti. Oppure l’hai intuito dieci minuti dopo l’arrivo
al ristorante. Magari l’hai visto andare alla deriva nel bel
mezzo dell’antipasto. Indipendentemente dal momento, è
probabile che tu non abbia preso atto di qualche segnale
che ti suggeriva che la situazione stava precipitando. Pas-
siamo in rassegna alcuni degli indizi più comuni che forse
ti sono sfuggiti e che ti avrebbero fatto capire che non sta-
va andando bene.
All’inizio potresti aver notato un sorriso imbarazzato, ma
non vi hai dato peso. Sai cosa intendo: era un po’ eccessivo,
non mostrava i denti ed era accompagnato da uno sguardo
inespressivo. Si è protratto per qualche secondo, ma tu hai
continuato a osservare. Appena prima che scomparisse, hai
visto il labbro inferiore incurvarsi leggermente verso l’inter-
no, seguito subito dopo dal labbro superiore. Poi hai notato
che, molto rapidamente, per un fuggevole istante, la persona
ha storto la bocca. Oh, no! Erano tutti indicatori del fatto
che la vostra uscita stava iniziando nel peggiore dei modi.
Successivamente forse hai constatato che il contatto vi-
sivo era infrequente: c’era, ma breve e imbarazzato. A quel
punto è probabile che entrambe le mani dell’altra persona
fossero sotto il tavolo. Oppure solo una era nascosta, mentre
l’altra giocherellava goffamente con il bicchiere o la forchet-
ta. Tu continuavi a fare domande interessanti, ma l’interlo-
cutore forniva sempre risposte brevi, annuiva un po’ troppo a
lungo, stringeva le labbra verso l’interno e storceva la bocca.
Poi hai notato che non ti faceva domande a sua volta, per
93
cui hai cominciato ad avere la sensazione di condurre un
interrogatorio.
C’erano lunghe pause fra una tua domanda e la seguente,
mentre le mani dell’altra persona erano entrambe sul tavolo,
una sopra l’altra, senza alcuno spazio fra le dita. Poi len-
tamente l’altro ha assunto una postura ciondolante, simile
a quella del gobbo di Notre Dame quando si avvia verso
le scale del campanile. Anche se hai fatto del tuo meglio
per mantenere viva l’attenzione, l’interlocutore continuava
a guardarsi intorno cercando di vedere furtivamente cosa
facessero dietro di te.
Scommetto che di lì a poco ha detto qualcosa come:
“Scusami, ma devo andare in bagno.” Dopo circa dieci mi-
nuti probabilmente hai pensato: “Uhm, forse il bagno si tro-
va al distributore di fronte.” Poi l’hai avvistato in fondo alla
sala mentre metteva via il telefonino prima di tornare da te.
A quel punto verosimilmente hai ceduto al panico renden-
doti conto che l’appuntamento non solo stava finendo male,
ma che stava andando storto da almeno mezz’ora.
94
03 06
Pollice Palpebre
01 e indice abbassate
Un solo lievemente troppo a lungo
sopracciglio premuti contro 07
alzato il viso
Ravviarsi o
sistemarsi gli
02 04 abiti
Postura Labbro superiore
ciondolante leggermente 08
sollevato da un
05 lato Sbadigliare
Braccio
che
forma una
barriera
09
10
Postura rigida
Piedi rivolti
verso la porta
95
01: UN SOLO
SOPRACCIGLIO ALZATO
97
Nell’immagine vediamo che il pollice e
l’indice della donna sono premuti contro
la guancia e la tempia. Questo indica che è
stressata, perché deve ascoltare e passare del
tempo con qualcuno verso cui non prova alcuna
attrazione. Mentre si sforza di essere paziente,
forse osserverai altri segnali di noia oltre che di
disagio.
Joe Navarro chiama questo comportamento
“ammaccatura facciale”, un’espressione
che descrive ciò che avviene quando
esercitiamo una pressione sul lato del volto
o sulla bocca con un dito, ma anche con una
penna o una matita. Come tutti i segnali
autotranquillizzanti, l’“ammaccatura facciale”
aiuta a liberare la tensione accumulata e/o
lo stress scatenati da qualsiasi cosa, da un
evento sportivo alla prima esibizione di un
figlio a una recita scolastica. Lo vedi anche
quando qualcuno è profondamente assorto nei
propri pensieri o sta prendendo una decisione
importante.
1. RABBIA
2. GIOIA
3. TRISTEZZA
4. DISGUSTO
5. PAURA
6. STUPORE
7. DISPREZZO
99
non quadrava. Mi chiesero di parlare con
l’amministratore delegato per capire se secondo
me fosse il caso preoccuparsi. Così lo incontrai
nell’ufficio di un avvocato. Quando iniziai a
chiedergli conto del denaro degli investitori,
lui bevve un sorso di caffè, poi posò la tazza sul
tavolo fra di noi. Durante tutta la conversazione
durata poco più di un’ora, tenne una penna e un
blocco di carta nello spazio che ci separava.
Alla fine dell’incontro sul tavolo c’erano
anche uno di quei grossi telefoni per
videoconferenze, il suo cellulare e l’orologio.
Perché si comportava in modo così bizzarro?
Voleva tenersi a distanza da me. Era a disagio
perché gli rivolgevo domande ragionevoli alle
quali non sapeva rispondere. Nell’immagine
esemplificativa vediamo che la donna si
comporta in modo analogo: usa il braccio
come barriera fra lei e un partner terribilmente
noioso.
100
denominato “sguardo bloccato”. È ciò che
avviene nell’immagine esemplificativa. Quando
batte le ciglia, il ragazzo tiene gli occhi chiusi
un tantino troppo a lungo perché la partner
non gli piace neanche un po’.
Tra l’altro, quando ricevono cattive notizie
o ascoltano la descrizione di una vignetta di
dubbio gusto, anche i non vedenti dalla nascita
si coprono gli occhi con le mani. Alcuni lo
fanno anche quando viene loro descritta una
scena o una situazione volgare. I ricercatori
non sanno perché questo comportamento sia
universale. Non si tratta di un comportamento
appreso, dato che sicuramente non l’hanno
mai visto fare. È uno di quei casi in cui la
diatriba sull’influenza della genetica rispetto
a quella dell’ambiente nel comportamento
umano si fa davvero interessante.
07: RIAVVIARSI O
SISTEMARSI GLI ABITI
Se le cose vanno bene, non c’è niente di male
a ravviarsi. Se quando arrivi vedi la persona che
devi incontrare aggiustarsi la cravatta oppure
rassettarsi l’abito o i pantaloni, consideralo un
gesto di rispetto e/o ammirazione. Indica che
desidera rendersi il più presentabile possibile e
fare bella figura.
In certi casi però è meglio evitare di
sistemarsi gli abiti o ravviarsi. Se sei in tribunale
di fronte a un giudice che ti chiede: “Come si
101
dichiara?” e tu rispondi “Non colpevole” mentre
ti togli un capello dalla manica della camicia o
un pelucco dalla spalla, comunichi che non hai
alcun rispetto per lui, per le toghe e i tribunali.
In questo esempio vediamo che l’uomo
si tira via dei pelucchi dal colletto mentre
risponde alla domanda della partner senza
guardarla: è un comportamento che non si
limita a indicare mancanza di rispetto, ma
addirittura la ostenta.
08: SBADIGLIARE
Molti sono convinti che sbadigliare abbia un
significato unico e specifico: che si ha sonno o
si è stanchi. In certi casi è vero, ma non sempre.
Lo sbadiglio svolge diverse funzioni
per l’organismo. Per esempio, se ti trovi
in una situazione in cui la tensione e/o lo
stress salgono, può capitarti di sbadigliare
all’improvviso. Quando i muscoli si tendono e
il corpo s’irrigidisce un po’, il cervello talvolta
decide che hai bisogno di un pieno d’ossigeno e
innesca uno sbadiglio. I bambini, quando sono
un po’ accaldati, sbadigliano perché l’afflusso
d’aria che dalla bocca attraversa la gola e
arriva ai polmoni contribuisce ad abbassare la
temperatura corporea.
In questo esempio, l’uomo, sbadigliando,
dimostra il proprio disinteresse per ciò che
l’altro sta dicendo. Non lo fa di proposito:
si sta solo annoiando a forza di stare
102
seduto senza muoversi. Se ti chiedessero di
stare fermo ad ascoltare un podcast su un
argomento che non t’interessa minimamente,
dopo sette o nove minuti al massimo
inizieresti a sbadigliare.
103
10: PIEDI RIVOLTI
VERSO LA PORTA
104
COME MODIFICARE
IL LINGUAGGIO CORPOREO
PER MIGLIORARE
UN INCONTRO A DUE
105
veranno e anche lei sorriderà leggermente. Annuisci lieve-
mente per dimostrare che stai ascoltando. Evita di muoverti
troppo. Falle vedere che ha tutta la tua attenzione. Quando
tocca a te parlare, abbassa il tono di voce quel tanto che ba-
sta da essere notato. Se la partner alza le sopracciglia o fa
le stesse cose della situazione 1, hai ufficialmente ribaltato le
sorti dell’incontro.
106
Capitolo CINQUE
TRADURRE
IL LINGUAGGIO
CORPOREO DI UN
COLLOQUIO
DI LAVORO
S
i sa che i colloqui di lavoro fanno innervosire e
stressano. Ecco perché è della massima impor-
tanza comprendere il linguaggio del corpo e il
comportamento non verbale dal punto di vista non solo di
chi conduce il colloquio ma anche del candidato, perché le
possibilità che entrambi fraintendano il rispettivo linguag-
gio non verbale sono estremamente elevate.
Per esempio, dieci minuti dopo l’inizio del colloquio il can-
didato emette un sospiro profondo. L’esaminatore lo nota e
pensa: “Questa persona sembra annoiata. Che mancanza
di rispetto!”. In realtà il candidato si stava finalmente rilas-
sando, era soddisfatto di come stavano andando le cose e,
senza rendersene conto, si è lasciato sfuggire un sospiro di
sollievo. Poi però nota una fugace occhiata di disapprova-
zione da parte dell’esaminatore e pensa: “Oh, no! Non gli
piaccio! Le cose non stanno andando bene!”. Mentre dal
107
suo volto traspare una lieve espressione di paura, si sistema
sulla sedia per cercare di tranquillizzarsi e mantenere i nervi
saldi.
L’esaminatore vede tutto questo, crede che dipenda da
una certa insicurezza sull’argomento di cui stanno par-
lando e pensa: “Va bene, ho capito. Questo candidato non
ha idea di come scrivere una relazione qualsiasi. Meglio
tagliar corto e passare al prossimo colloquio.” In men che
non si dica, il poveretto si ritrova a camminare verso la
propria auto chiedendosi: “Che cos’è successo? Stava
andando alla grande, poi di colpo la situazione è precipi-
tata. Sapevo che non dovevo mettere questa giacca...”. Il
colloquio è finito, il candidato non ottiene il posto e nes-
suna delle due parti in causa sa che cosa sia veramente
successo.
108
COME CAPIRE SE UN COLLOQUIO
DI LAVORO STA ANDANDO BENE
Non c’è niente di più gratificante che presentarsi a un
colloquio di lavoro e fare un’ottima figura. Invece ti è mai
capitato di pensare che un colloquio fosse andato malissi-
mo eppure hai ottenuto il posto? Com’è stato possibile? Il
motivo è che ti erano sfuggiti gli indizi non verbali positivi.
Per comprendere il linguaggio del corpo a un colloquio di
lavoro è fondamentale mantenere alta l’attenzione fin dall’i-
nizio, quando l’esaminatore ha l’atteggiamento più neutro,
perché così qualsiasi variazione risulterà evidente.
Quando l’esaminatore pone la prima domanda, osserva
se ha il capo lievemente inclinato di lato. E gli orecchi?
Ne ha uno rivolto quasi impercettibilmente verso di te?
Annuisce di tanto in tanto mentre parli? Ha le sopracciglia
alzate? Se noti tutti questi indizi, significa che le cose stan-
no andando bene: l’esaminatore ti sta ascoltando, è attento
e vuole saperne di più. Fra non molto aggrotterà le so-
pracciglia sollevandole al centro: sta pensando. È un buon
segno, ma solo se la testa rimane inclinata. La raddrizzerà
fra un minuto o due, ma è bene che la prima risposta col-
loquiale sia accolta da segnali non verbali di apertura che
dicono che va tutto bene.
A questo punto, per sondare un po’ il terreno ti conviene
sorridere: non esageratamente ma in maniera graduale, di-
screta, inizialmente appena accennata e man mano più evi-
dente ma mai eccessiva. Un ampio sorriso apparirebbe stra-
no e fuori luogo. Inizia gradualmente, così quando i neuroni
specchio dell’esaminatore si attiveranno, anche lui farà un
lieve sorriso. Questo susciterà in lui un’emozione positiva,
che lo farà sentire a suo agio con te senza sapere il perché.
(Si tratta di un vecchio trucco degli interrogatori.)
109
Se le cose stanno andando bene, magari l’esaminatore si
china leggermente in avanti: desidera avvicinarsi perché inizi
a piacergli. Se sei abbastanza vicino, forse noterai che gli si
dilatano le pupille. Questo avviene quando vediamo qualcosa
che c’interessa o qualcuno verso cui proviamo attrazione. L’e-
saminatore ti considera una potenziale risorsa per l’azienda,
perciò è molto incuriosito. Se va tutto bene, incrocerà le brac-
cia e forse si toccherà persino la faccia. Non potrebbe andare
meglio: questi segnali messi insieme indicano che l’esamina-
tore sta pensando intensamente. Ti sta ancora ascoltando, ma
03 02
Cenni Sorriso
d’approvazione lieve e
gradevole
04
Postura
rilassata 01
Dita
leggermente
intrecciate
05
Corpo
premuto
contro
il tavolo
110
sta elaborando qualche domanda che non fa parte del suo
elenco, perché in te vede del potenziale.
Riesci a vedere i piedi dell’esaminatore? In quale dire-
zione sono rivolti? Se sono puntati verso di te, significa
che hai tutta la sua attenzione. I piedi si orientano verso
la persona o il luogo su cui siamo concentrati o che c’in-
teressa. Se l’esaminatore separa le braccia, le appoggia con
i gomiti sul tavolo e intreccia le mani davanti a sé, molto
probabilmente gli resta una domanda da fare ed è promet-
tente. Magari è: “Allora, quando può iniziare?”.
08
Contatto visivo
diretto 06
09 Testa leggermente
inclinata in avanti
Gesti con le mani
aperte e postura
simmetrica
10
Gomiti
ancorati
al tavolo
07
Gambe non
accavallate
111
01: DITA LEGGERMENTE
INTRECCIATE
Nello studio della comunicazione
interpersonale si parla molto delle mani,
poiché svolgono un ruolo importante. Le mani
dicono quanto sono empatici o rilassati i gesti
illustratori di una persona e compiono tutta
una serie di gesti adattatori che forniscono
informazioni sul livello di stress e sullo stato
d’animo della persona che stiamo osservando.
Le mani possono essere usate anche come
barriera.
L’immagine esemplificativa mostra quella
che può essere scambiata per una barriera,
perché il gesto appare simile a quello di chi
cerca di distanziarsi. Tuttavia alcuni dettagli
indicano che la persona dimostra interesse
e non stress o il bisogno di allontanarsi
dall’interlocutore.
L’aspetto più importante sono le mani
leggermente intrecciate. Le dita molto
distanziate dicono che l’individuo è rilassato.
Da notare anche il gesto distensivo di unire
le punte dei pollici: rivela che la persona è
sicura di sé e occupa un ruolo di responsabilità.
È vero che le braccia insieme alle mani
leggermente intrecciate possono apparire come
una barriera, ma sono posizionate all’indietro,
verso l’esaminatrice e sotto il mento. Questo
indica che la sua attenzione è concentrata sul
candidato.
112
02: SORRISO LIEVE
E GRADEVOLE
Un ampio sorriso da parte di un
esaminatore è un buon segno se – e solo se –
non dura per l’intero colloquio, perché in quel
caso o la persona è mentalmente disturbata
oppure sa che non ritornerai e si sforza di
essere gentile. Capita di rado, ma se dovesse
succederti, tanto vale che ringrazi per la
disponibilità e te ne vai.
L’ampio sorriso è auspicabile all’inizio e
alla fine del colloquio. Durante il colloquio è
meglio vedere un sorriso lieve ma piacevole,
non condiscendente o eccessivo. Quel tipo
di sorriso dice che l’esaminatore è coinvolto,
ascolta ed è interessato a te.
Se di tanto in tanto quel sorriso scompare
per qualche minuto è addirittura positivo:
significa che l’esaminatore è concentrato su di
te e su quello che hai appena detto. Una volta
che ha assimilato le informazioni e/o preso
una decisione su di te, il lieve sorriso piacevole
ricomparirà. Per gli stessi motivi è bene che
anche tu sorrida in maniera lieve e gradevole
per tutta la durata del colloquio.
114
Parlano e ascoltano a turno. È la postura
che dovresti auspicarti di vedere dall’altra
parte della scrivania durante un colloquio
di lavoro. Magari hai la sensazione che sia
un comportamento di noncuranza, come se
l’esaminatore dimostrasse che non è interessato
a quello che dici. Invece no: non confondere la
postura rilassata con quella ciondolante. Ciò
che intendo si vede chiaramente nel disegno
esemplificativo.
Quando la postura è ciondolante, anche
tutto il resto appare afflosciato. L’esaminatrice
sarebbe piegata da un lato o terrebbe le mani
in grembo, le spalle abbassate, la testa inclinata
all’indietro e il mento sporgente. La postura
rilassata invece risulta gradevole: le mani sono
in vista e compare quel sorriso lieve e piacevole
di cui sopra.
115
a ciò che dici. Il movimento non sarà repentino:
lo vedrai appoggiare le braccia sul tavolo e
chinarsi leggermente mentre tu continui a
parlare. Per stare più comodo, a poco a poco
accosterà la sedia avvicinandosi ulteriormente.
La sola cosa che lo separa da te è la scrivania.
Se noti qualcosa del genere, penserai:
“Dovrei avvicinarmi anch’io.” Non farlo: sta
andando bene, lascia che sia lui a muoversi.
Se ti pieghi in avanti e l’altro si rende conto
che ti stai avvicinando, la situazione potrebbe
diventare imbarazzante.
116
all’indietro a un’inclinazione laterale. Se è così,
hai la sua totale attenzione. A quel punto c’è
l’inclinazione in avanti. Quella che vediamo nel
disegno indica che il candidato sta fornendo
informazioni che reputa importanti. A volte
inclinare la testa in avanti indica aggressività
o persino intimidazione, ma se avviene in
modo naturale, aiuta a catturare e mantenere
viva l’attenzione della persona che riceve
l’informazione.
117
esitare. Accavalla pure le gambe e rilassati, ma
non dimenticarti di mantenere il più possibile
la simmetria del corpo.
08: CONTATTO
VISIVO DIRETTO
118
correttamente, il contatto visivo diretto ha un
impatto considerevole.
120
COME CAPIRE SE UN COLLOQUIO DI LAVORO
NON STA ANDANDO BENE
Ti è mai capitato di uscire da un colloquio di lavoro pen-
sando: “Sì! Non poteva andare meglio”, per poi scoprire due
settimane dopo che qualcun altro ha ottenuto il posto? E il
contrario? Eri così certo che le cose fossero andate male che
hai continuato a cercare altre opportunità. Sono entrambe
situazioni comuni, ma la prima ferisce. Osservando un col-
loquio di lavoro, è possibile cogliere diversi segnali che indi-
cano che non sta andando tanto bene.
Con ogni probabilità, il primo segnale che coglierai è la
postura ciondolante. Non puoi non notarla: spicca in modo
inequivocabile anche da lontano. Di solito questa postura
è accompagnata dal capo abbassato, che può indicare vari
stati d’animo, dalla tristezza al senso di sconfitta. Si abbassa
la testa perché il sistema limbico cerca di proteggere la gola.
Quando ci sentiamo minacciati, chiniamo il capo per avvi-
cinare il mento al collo, in modo da creare uno scudo contro
un eventuale aggressore.
Visto che stai già osservando la testa, guarda le soprac-
ciglia: se sono aggrottate e leggermente sollevate, denotano
dolore fisico o emozionale. In questo caso si tratta di dolore
emozionale.
Passiamo alla bocca, che presenterà una delle sue tre
espressioni tipiche: con le labbra completamente scompar-
se, oppure contratte, o storte da un lato. Se le labbra sono
compresse, si tratta della “bocca contratta” di cui abbiamo
parlato nel terzo capitolo e che probabilmente tradisce un
forte stress. È anche possibile che il soggetto voglia tenere
per sé i suoi pensieri e non parli.
Le labbra spesso si contraggono quando la persona non
è d’accordo su ciò che sta accadendo, o con quanto è stato
121
appena detto o illustrato. In tal caso è probabile che l’e-
saminatore si renda conto che quello non è il candidato
giusto per l’incarico. E se storcesse la bocca? Indicherebbe
che il soggetto prevedeva un esito diverso da quello che
03
Irrequietezza
01
Bocca storta 04
Spalle cadenti
05
Schiarimento
della gola
02
Dita intrecciate,
pollici abbassati
o nascosti
122
si è verificato o si sta verificando. Lo si vede sui campi da
golf, quando è ovvio che un putt non sta andando nella
direzione giusta. Mentre la palla sfiora la buca, il golfista
storce la bocca.
07
Ammiccamento
più frequente
08
Sguardo
06 instabile
Labbra
contratte
09
Narici
dilatate
10
Mani incrociate che
tengono qualcosa
123
01: BOCCA STORTA
124
ravvicinati (come nell’immagine esemplificativa),
abbiamo un cocktail di sfiducia, imbarazzo e forse
anche paura – non paura per la propria incolumità
fisica, ma timore che le possibilità di salvare la
situazione siano pari a zero.
Le dita strettamente intrecciate sono
probabilmente l’ultimo indizio da notare nella
serie di segnali colti finora. Ecco perché: in una
situazione del genere, al primo sguardo – ricorda
che avviene tutto molto rapidamente − osservi
il capo e il volto e prendi nota di quei segnali
prima di passare al collo e alle spalle. Aggiungi
questi segnali a quelli facciali, poi gli occhi
corrono alle braccia. Mentre valuti e assimili
tali indizi, guardi le mani. Aggiungi le ultime
osservazioni a quelle già raccolte e, a seconda
che tu veda anche le gambe e i piedi, ti accingi a
prendere la decisione finale.
03: IRREQUIETEZZA
125
Se vedi qualcuno che continua ad agitarsi
goffamente sulla sedia, significa che è a disagio
o fa fatica ad accettare ciò di cui si parla o che
viene esposto. Quando un colloquio di lavoro
non va bene, il candidato pensa a molte cose.
Magari valuta diverse opzioni nel tentativo
di aggiustare la situazione. Forse pensa alle
eventuali alternative rispetto al lavoro di cui gli
sta parlando l’esaminatore. Indipendentemente
dal motivo, con il suo comportamento dice
all’osservatore che c’è un problema.
126
Noterai anche che tende a muoversi meno e
che le sue risposte diventano più concise. Man
mano che le spalle si abbassano e cadono in
avanti, la sua mancanza di autostima diventa
sempre più evidente.
05: SCHIARIMENTO
DELLA GOLA
Schiarirsi un prurito alla gola è un
comportamento normale e naturale. Per coprire
il rumore si solleva una mano nascondendosi
la bocca e magari dicendo anche: “Mi scusi”
oppure “Mi dispiace”. L’operazione può
ripetersi subito dopo se il prurito persiste.
Probabilmente la persona beve o chiede
dell’acqua. Tutti abbiamo visto e vissuto questa
situazione.
Schiarirsi la gola può anche indicare
stress e/o nervosismo. Talvolta si osserva un
comportamento del genere in un individuo
che non dice la verità e capisce di non essere
credibile. Ha la gola secca e pruriginosa, il
respiro profondo e pesante e lo schiarimento
della gola si trasforma in un suono simile a un
latrato breve e soffocato. È meno rumoroso del
normale e avviene ogni quindici, massimo venti
secondi, oppure ogni minuto circa. Tutto questo
indica che il candidato è agitato e sa che le cose
non stanno andando bene.
127
06: LABBRA CONTRATTE
Nel disegno vediamo una persona con le
labbra contratte. Come abbiamo spiegato sopra,
tale espressione dimostra che il soggetto non
è d’accordo con quanto è stato appena detto o
illustrato. Tutti abbiamo visto le labbra contratte
di un bambino arrabbiato o che fa i capricci
e non tenta in alcun modo di nascondere ciò
che prova. Crescendo iniziamo a controllare le
espressioni facciali per non far capire agli altri
quello che pensiamo o proviamo veramente. La
compressione delle labbra diventa meno evidente
ed è un segnale che va colto.
Nelle conversazioni fra persone civili su
argomenti scomodi, l’espressione con le labbra
completamente serrate non appare quasi mai,
o almeno non in maniera visibile. Per contro ci
sono situazioni, come quella dell’esempio sopra,
in cui si contraggono leggermente per breve
tempo. In altri casi invece le labbra restano
contratte per parecchio tempo, a indicare che
la persona è trincerata nel suo disaccordo o
si rifiuta di accettare la situazione. Il nostro
esempio suggerisce che l’esaminatrice è delusa e
ha già deciso che il candidato non è la persona
giusta da assumere.
07: AMMICCAMENTO
PIÙ FREQUENTE
Nella situazione illustrata a pagina 129,
è molto probabile che l’esaminatrice batta le
128
ciglia più di frequente perché ha deciso che la
candidata non ha le caratteristiche auspicate
e quindi non è il caso di assumerla. Mentre il
dialogo interiore dell’esaminatrice si concentra
già sul candidato successivo, il suo cervello
prova disagio sapendo di dover perdere tempo
ad ascoltare ulteriormente la persona sbagliata.
Tieni presente che forse l’esaminatrice non è
pienamente consapevole di quelle sensazioni
e non intende essere scortese, ma ha finito
di parlare con la candidata e sta cercando il
modo e il momento giusti per concludere
rapidamente la conversazione e passare a un
altro colloquio.
Un’altra possibile spiegazione di
un’improvvisa accelerazione dell’ammiccamento
potrebbe essere che il candidato ha toccato un
argomento imbarazzante per l’esaminatore il
quale si sforza visibilmente di controllare la
propria reazione e irritazione. Ma può anche
indicare che il candidato ha detto qualcosa di
molto interessante e l’esaminatore sta pensando a
una o più domande da rivolgergli.
130
Molto spesso la compressione delle labbra e
la contrazione della bocca sono accompagnate
dalla dilatazione delle narici. Tutto questo
indica che il soggetto sta nascondendo alcune
informazioni. Forse vorrebbe dire qualcosa,
ma sa che non può o non deve farlo, oppure
sta aspettando il momento giusto per parlare.
Tenendo conto di tutti gli altri segnali che
vediamo nell’esempio, molto probabilmente
sta accadendo questo: l’esaminatrice ha deciso
che la candidata non è adatta al ruolo e sta
aspettando il momento giusto per dirglielo.
131
escrementi del cane di cui deve disfarsi. È il
curriculum del candidato? Se sì, probabilmente
questo è il peggior segnale non verbale che
l’esaminatrice possa mostrare. Indica che vuole
tenerlo più lontano possibile. Unito a tutti gli
altri segnali negativi esaminati finora, significa
che la povera candidata oggi non verrà assunta.
132
COME MANTENERE POSITIVO
IL COLLOQUIO
133
Capitolo SEI
PADRONEGGIARE
L’AMBIENTE
LAVORATIVO
I
n qualsiasi ufficio c’è una grande varietà di
personalità e tipi diversi. Per un appassio-
nato di linguaggio corporeo – dilettante o
professionista che sia – questi ambienti sono
fonti inesauribili d’apprendimento. Più persone
ci lavorano, più è interessante. Ci sono intro-
versi che devono interagire con estroversi op-
pure tipi autoritari che parlano a voce troppo
alta per le personalità scontrose. Questi conte-
sti sono sempre ricchi di spunti per chi è inte-
ressato alla comunicazione non verbale.
Una delle mie situazioni preferite è quella del
sapientone che dice al genio inconfessato che
cosa farebbe lui se fosse il presidente della so-
cietà. Il genio se ne sta lì ad ascoltare con aria
sprezzante, tradita da segnali non verbali e fac-
ciali d’ogni genere, facendosi scivolare addosso
tutto quello che dice il sapientone. Poi c’è l’im-
piegato modello. È una brava persona, ma non
coglie i segnali che gli dicono che il suo colla-
boratore al nuovo progetto non ha idea di cosa
134
si debba fare o in che cosa consista il progetto, per cui va
fuori di testa vedendo che il collega non è di nessun aiuto. Se
avesse saputo che cosa indicano la bocca storta e la testa
inclinata, non avrebbe avuto quel problema. Conoscere le
nozioni basilari della comunicazione non verbale può ren-
dere il lavoro in un ufficio molto più piacevole per tutti.
135
IMPARARE A RICONOSCERE LE PERSONALITÀ
SUL POSTO DI LAVORO
Sul lavoro ci s’imbatte in tutta una serie di personalità
diverse e che variano da un’azienda all’altra, ma una cosa è
certa: troverai sempre quattro o cinque delle tipiche perso-
nalità che quasi tutti sanno riconoscere. Si tratta, fra le altre,
del Noioso, del Sapientone, della Personalità forte, del Di-
pendente soddisfatto, dello Scontroso, dell’Assetato di po-
tere, del Timido, dell’Agitatore, dell’Amico vero, dell’Amico
superficiale e del Pettegolo.
Alcune di queste personalità s’individuano rapidamente,
mentre altre possono richiedere un po’ di tempo. Quasi sicu-
ramente riconoscerai per primo l’Amico superficiale, le cui
caratteristiche sono un connubio fra l’assistente alla cliente-
la di un grande magazzino e il postino. L’amico superficiale
è contento quando t’incontra e ti saluta tutti i giorni molto
cordialmente e amichevolmente, ma senza mai andare oltre.
Il Sapientone è il mio preferito: qualsiasi cosa tu dica o fac-
cia, lui sa già tutto al riguardo e sa anche come farla meglio
di te. Non ha cattive intenzioni, solo che vuole aiutare in
maniera veramente esagerata. In lui noterai molti segnali
che denotano fiducia in se stesso.
Sii gentile con il Pettegolo, perché diffonde qualsiasi in-
discrezione gli capiti di sentire e fa del suo meglio perché
tutti ne vengano a conoscenza. L’Assetato di potere sfrutta il
Pettegolo, perché quest’ultimo gli confida le voci che vuole
spargere e gli permette di apprendere che cosa si dice in
giro di lui o di qualcun altro. L’Agitatore usa il Pettegolo
in maniera analoga, ma solo per agitare le acque e seminare
zizzania.
136
Il Dipendente soddisfatto è il preferito di tutti: è sempre
gentile e dice cose positive su tutto e tutti. Cerca il con-
tatto fisico e talvolta è un po’ emotivo: ti prende le mani e
ti abbraccia per congratularsi con te. Sorride sempre ed è
come avere un fiore fresco in ufficio. Lo Scontroso è l’esatto
contrario. In lui noterai quella che definisco “postura non
proprio pessima”, ossia non la peggiore di tutte, ma quasi.
Disdegna il suo opposto, cioè il Dipendente soddisfatto. Ma
non c’è da stupirsi, perché disprezza quasi tutto e tutti, per
cui almeno è coerente. Ciò nonostante, il suo lavoro è di
prim’ordine e l’amministratore delegato lo tollera per questo.
Il Noioso adora parlare, tendenzialmente di cose che in-
teressano solo a lui. Se non identifichi questa personalità
appena arrivi, ti toccherà sorbirti un paio di pranzi tremen-
damente noiosi. È una persona aperta, che fa ampi gesti con
le mani, ma parla a bassa voce e senza il minimo entusiasmo.
Ricorda che non c’è niente di sbagliato in alcuna di que-
ste personalità. Devi solo sapere che anche gli altri le rico-
noscono e che non sono prerogativa esclusiva del tuo ufficio.
Concediti un po’ di tempo per riflettere e capire se appartie-
ni a una di queste categorie, perché gli altri stanno sicura-
mente provando a classificarti.
137
L’AGITATORE
139
IL LAVORATORE SCONTENTO
140
IL DIPENDENTE SODDISFATTO
141
L’ASSETATO DI POTERE
142
COME TRASMETTERE AUTOSTIMA
SUL POSTO DI LAVORO
143
COME INTERPRETARE UNA PRESENTAZIONE
PER UN POTENZIALE CLIENTE
144
Quando l’amministratore delegato della nuova startup
arriva alla parte finanziaria della presentazione e indietreg-
gia o si adagia sulla sedia significa che è insicuro, ma non
che è disonesto. Questo segnale indica semplicemente che
è incerto dell’aspetto finanziario. Ecco perché bisogna fare
attenzione se a quel punto guarda qualcuno in particola-
re. Se lancia uno sguardo veloce al responsabile finanziario,
probabilmente ha ricevuto le informazioni da lui e non ha
fatto i calcoli personalmente. Se si tratta di questo, forse
l’imprenditore non è sicuro di quello che sta dicendo agli
investitori dal punto di vista delle cifre.
Qualcuno lo considererebbe un presupposto negativo per la
startup, ma non è necessariamente così. Potrebbe indicare che
il soggetto teme di non fornire informazioni corrette. È oppor-
tuno porgli domande come: “Ha approfondito personalmen-
te gli aspetti finanziari?”. (Tieni presente che dovrebbe averlo
fatto, perché l’amministratore delegato è lui e questo fa parte
del suo lavoro, soprattutto in questa fase.) Se risponde: “No,
ma Mike, il nostro responsabile finanziario, può rispondere
dettagliatamente a qualsiasi domanda”, significa che è sincero,
quindi va bene.
Se il responsabile finanziario si fa avanti e mentre tu gli
poni le domande lui lancia frequenti occhiate fugaci al diret-
tore operativo, è possibile che stia tentando d’ingannare gli
investitori. Perché guarda il direttore operativo? Durante le
presentazioni ci sono molti segnali non verbali che possono
creare fiducia, ma ce ne sono ancora di più che distruggono
quella fiducia. Esaminiamo meglio entrambi.
145
02
Sopracciglia
sollevate
01
Postura eretta 03
ma non rigida
Capo eretto,
non inclinato
04
Gesti con le
mani aperte
05
Mani che
gesticolano
all’altezza
della cintola
146
01: POSTURA ERETTA
MA NON RIGIDA
147
02: SOPRACCIGLIA
SOLLEVATE
148
03: CAPO ERETTO,
NON INCLINATO
149
04: GESTI CON LE
MANI APERTE
150
05: MANI CHE GESTICOLANO
ALL’ALTEZZA DELLA CINTOLA
151
COME DECIFRARE QUANTO VIENE REALMENTE
DETTO DURANTE LA PROPRIA
VALUTAZIONE ANNUALE
152
un’idea della tua reazione e si aspettano una buona risposta.
A questo punto devi rispondere usando i gesti a mani aper-
te su cui ci siamo soffermati. Resta il più fermo possibile
mentre rispondi, ma non tanto da risultare strano o da sem-
brare una statua. L’obiettivo è apparire saldo, simmetrico e
padrone di te.
Quando finisci di rispondere, potrebbero dire “Va bene”
annuendo e poi passare alla domanda successiva, oppure
alzare le sopracciglia e premere il labbro inferiore contro
quello superiore mentre annuiscono: è positivo. L’idea che
si erano fatti mentalmente prima di farti la domanda è sta-
ta confermata, hanno capito l’accaduto e lo accettano. Ora
devi fare un sorriso appena accennato, che subconsciamente
consoliderà in loro la sensazione che l’argomento è chiuso.
Potrai farti un’idea piuttosto precisa di come siano anda-
te veramente le cose dal modo con cui concludono la con-
versazione. Se commenti e convenevoli sono brevi e senza
contatto visivo, c’è qualcosa che li turba. Se il contatto visivo
è franco e diretto, se noti segnali di rilassamento, dita molto
distanziate, un sorriso autentico e un tono di voce più basso,
puoi già pensare alla valutazione dell’anno prossimo.
153
03
01 Buon contatto
visivo
Faccia da
poker
05
Tono e
02 volume della
Postura con voce
braccia
e gambe
simmetriche
04
Zona del
torace esposta
154
01: FACCIA DA POKER
155
02: POSTURA CON BRACCIA
E GAMBE SIMMETRICHE
Il cervello umano ha bisogno di vedere
simmetria in un leader. Lo speaker che assume
una postura eretta, con la distanza fra i piedi
pari alla larghezza delle spalle, le braccia che
compiono gesti illustratori bilanciati e la testa
dritta, è considerato un leader sicuro di sé.
Quando i piedi sono a una distanza pari
alla larghezza delle spalle, si tratta della
posizione a “gambe divaricate” che ho illustrato
in precedenza (vedi pagina 50). È la postura
che assumono i leader e le persone che
comandano. Agenti di polizia, militari, lottatori
professionisti e pugili stanno in piedi in quel
modo. È una posizione che denota grande
sicurezza, ma va assunta nel modo corretto:
se allarghi troppo le gambe, risulti ridicolo; se
non le distanzi abbastanza, sembri una persona
qualunque.
Ricorda che non è il caso di restare a
gambe divaricate tutto il tempo, perché daresti
l’impressione di essere prepotente e rischieresti
di trasformare la sensazione di sicurezza che
cerchi di trasmettere in un’aria d’arroganza
difficile da correggere.
157
è buia e molto silenziosa, con un’atmosfera
quasi sinistra. Entri lentamente e prima che tu
possa raggiungere l’interruttore della luce, senti
gridare: “Sorpresa! Buon compleanno!” e tutte
le luci si accendono. Che cosa fai con le mani
in quel momento? Le avvicini istintivamente
al torace per proteggere cuore e polmoni. Non
puoi evitarlo, lo fanno tutti. Il sistema limbico è
passato in modalità “paralisi, attacco o fuga”.
Quando fai una presentazione, di certo non
alzi le mani per proteggerti il volto come se
qualcuno stesse per tirarti qualcosa. Non solo
appariresti strano, ma coloro che assistono
alla presentazione non ti prenderebbero mai
sul serio. Allontanando mani e braccia dalla
zona del torace e lasciandola esposta, a livello
subconscio dici agli altri che non hai paura, che
ti senti sicuro, non solo in quella situazione ma
anche con loro.
158
pattinatori del mondo. Se scandisci troppo
le parole, dai l’impressione che hai qualcosa
che non va. Se parli a voce troppo alta, dai la
sensazione che stai urlando.
Parlare a un gruppo con sicurezza è un’arte.
Che tu ti senta sicuro o no è ininfluente: devi
solo sembrare sicuro. Per quanto riguarda
il volume, se pensi che sia abbastanza alto,
probabilmente non lo è. Rivolgiti a chi è seduto
nell’ultima fila. Non urlare: parla a voce alta e
spingi fuori l’aria usando l’addome invece della
gola. Non c’è niente che trasmetta più sicurezza
di un tono di voce fermo che tutti riescono a
sentire e capire. Ci vuole solo pratica.
159
COME ANALIZZARE LE RIUNIONI AZIENDALI
Se il comportamento umano ti avvince, le riunioni
aziendali diventeranno le tue situazioni preferite. A secon-
da della dimensione della società, il numero dei parteci-
panti varia. Prendiamo come esempio un gruppo ristretto,
ma in grado di riempire un’ampia sala con un grande ta-
volo. Una riunione del genere comprende una miriade di
fazioni, leader, aspiranti leader, dipendenti soddisfatti, op-
pure assetati di potere: in pratica ogni tipo di personalità
immaginabile, corredata da specifici segnali del linguaggio
corporeo.
Prima di tutto diamo un’occhiata all’amministratore de-
legato. Quando si sposta, i suoi movimenti sono fluidi e stu-
diati. Intendo dire che non fa quei piccoli gesti veloci e a
scatti che i dipendenti più giovani o i nuovi assunti compio-
no durante le riunioni. Noterai che l’amministratore delega-
to è la persona che si muove di meno. Non resta immobile
come una statua, ma i suoi movimenti hanno uno scopo.
Probabilmente hai già notato tutto questo senza rendertene
conto, quando osservavi con occhi non allenati.
Passiamo alla persona seduta di fianco all’amministratore
delegato. Alla sua destra di solito c’è chi è, o vorrebbe es-
sere, il suo “braccio destro”. Di solito si tratta del direttore
operativo, il quale vuole dimostrare a tutti che, se l’ammini-
stratore delegato non è disponibile, lui c’è ed è in grado di
far funzionare tutto. Come l’AD non fa molti movimenti o
segnali. Mantiene la calma e non ha molto da dire al di fuori
degli argomenti inerenti alla riunione. Di sicuro non alza la
mano per essere riconosciuto dall’amministratore delegato:
gli basta uno sguardo oppure sollevare le sopracciglia alzan-
do l’indice (un gesto regolatore). Interviene solo quando
l’amministratore delegato gli dà la parola.
160
I dipendenti di lunga data, quando pongono domande
o fanno dichiarazioni, usano il giusto tono di voce e vanno
direttamente al punto. Tengono le mani sul tavolo e a volte
anche tutto l’avambraccio, occupando una porzione mag-
giore del tavolo rispetto ai nuovi assunti. Quella parte in
più è occupata dalle loro mani e braccia, perché si tratta di
uno spazio malleabile, nel senso che magari devono cederlo
alla persona accanto se questa, parlando, inizia a gesticolare.
Per quanto riguarda l’amministratore delegato e il direttore
operativo, il loro spazio è occupato da computer, appunti e/o
faldoni. È sottinteso che quello spazio è impenetrabile per
chiunque altro sieda al tavolo.
Di solito i nuovi assunti restano in silenzio e aggiungo-
no poco o nulla alla riunione, a meno che non venga loro
chiesto espressamente. Stanno seduti in posizione eretta,
con i piedi ben piantati sul pavimento ed è verosimile che
durante la riunione si aggiustino spesso gli abiti per cerca-
re di mantenere un aspetto il più possibile “professionale”.
Questo tipo di atteggiamento si esaurisce dopo otto o dieci
mesi circa dall’assunzione.
161
03
Fronte
01 corrugata
Occhi strizzati
02 04
Sorriso lieve
Gesti a mani
e graduale
aperte
05
Leggero
sfregamento
delle dita
162
01: OCCHI STRIZZATI
163
vediamo un cosiddetto “gesto regolatore”. Questi
gesti vengono usati per controllare le situazioni,
come per esempio impedire a una persona di
parlare, far capire a qualcuno che poi sarà il suo
turno, oppure per chiedere una pausa durante
una partita facendo il segno della T con le mani.
Usiamo gesti regolatori anche per rallentare
o accelerare le conversazioni. In questo esempio
la donna, con il suo gesto, interrompe la
conversazione per un attimo per chiedere di
ripetere qualcosa oppure per aggiungere un
aspetto importante alle informazioni fornite.
A volte si compie e si prolunga il gesto mentre
si comunica un’opinione o un pensiero. Se il
soggetto protrae il gesto regolatore, è probabile
che lo stia utilizzando in modo aggressivo. Non
è il nostro caso, perché è compiuto e ritirato
velocemente.
165
vediamo un sorriso vero e non solo perché la
persona strizza gli occhi: le rughe di chi strizza
gli occhi sono diverse, più grandi. Le rughe del
sorriso autentico sono piccole, ma s’individuano
facilmente sapendo che occorre cercarle.
166
CONCLUSIONE
O
ra che comprendi meglio il comportamento
umano, non sarai più lo stesso. Ti accorgerai
quando qualcuno mente spudoratamente da-
vanti ad altri che neanche se ne rendono conto. E se ti
viene voglia di condividere le tue intuizioni, segui il mio
consiglio: non farlo, ma limitati a osservare e a ricordare
chi mente.
Sai che quando qualcuno incrocia le braccia o scrolla le
spalle non significa niente di specifico. Se però ti dicono
che significa qualcosa di preciso, sorridi, comportati nor-
malmente e annuisci (sollevando le sopracciglia, natural-
mente, perché teoricamente stai acquisendo informazioni
nuove). Se vedi che una persona in preda al panico usa
tutti i gesti adattatori e barriere che ha a disposizione, non
dire nulla, ma osserva e basta. Stai per apprendere molte
altre cose su quell’individuo.
Se qualcuno cerca di venderti un’auto usata e raramente
interrompe il contatto visivo, devi dedurre che ti conviene
rivolgerti a un altro autosalone. Se sei convocato nell’uf-
ficio del tuo superiore e lo vedi chinato in avanti con il
mento sopra le dita intrecciate, sai che probabilmente ti
167
parlerà di una promozione o di un aumento. Continua a
fare quel sorriso lieve e graduale.
Adesso prendi i poteri segreti che hai appena acquisito,
vai in giro e fanne buon uso.
Scott
168
APPROFONDIMENTI
LIBRI
Se vuoi approfondire lo studio del linguaggio corporeo e
del comportamento umano, oltre ai titoli elencati nella bi-
bliografia, ti consiglio alcuni dei libri letti da tutti i “grandi
esperti”.
Il linguaggio del corpo di Julius Fast.
Personalità pericolose. Come riconoscere le perso-
ne che possono danneggiarci e imparare a difenderci di
Joe Navarro e Toni Sciarra Poynter.
Detecting Lies and Deceit: Pitfalls and Opportunities
di Aldert Vrij.
The Dictionary of Body Language: A Field Guide to
Human Behavior di Joe Navarro.
The Ellipsis Manual: Analysis and Engineering of
Human Behavior di Chase Hughes.
Emotions Revealed: Recognizing Faces and Feelings
to Improve Communication and Emotional Life di Paul
Ekman.
The Face of Man: Expressions of Universal Emotions
in a New Guinea Village di Paul Ekman.
169
Find Out Anything from Anyone, Anytime: Secrets of
Calculated Questioning From a Veteran Interrogator di
James Pyle e Maryann Karinch.
Handbook of Methods in Nonverbal Behavior Re-
search di Paul Ekman e Klaus Scherer.
How to Spot a Liar: Why People Don’t Tell the Truth...
and How to Catch Them di Greg Hartley e Maryann Ka-
rinch.
I Can Read You Like a Book: How to Spot the Messag-
es and Emotions People Are Really Sending with Their
Body Language di Greg Hartley e Maryann Karinch.
The Most Dangerous Business Book You’ll Ever Read
di Greg Hartley e Maryann Karinch.
La scimmia nuda. Studio zoologico sull’animale
uomo di Desmond Morris.
Nonverbal Communication di Albert Mehrabian.
Organization and Pathology of Thought di David Ra-
paport.
Peoplewatching: The Desmond Morris Guide to Body
Language di Desmond Morris.
The Power of Body Language: How to Succeed in
Every Business and Social Encounter di Tonya Rei-
man.
I volti della menzogna. Gli indizi dell’inganno nei rap-
porti interpersonali, negli affari, nella politica, nei tribu-
nali di Paul Ekman.
Il vero credente. Sulla natura del fanatismo di massa
di Eric Hoffer.
Truth and Lies: What People Are Really Thinking di
Mark Bowden e Tracey Thomson.
Giù la maschera. Come riconoscere le emozioni
dall’espressione del viso di Paul Ekman.
Non mi freghi! I segreti del linguaggio del corpo sve-
lati da un agente FBI di Joe Navarro.
170
Winning Body Language: Control the Conversation,
Command Attention, and Convey the Right Message
Without Saying a Word di Mark Bowden.
SITI INTERNET
Di seguito alcuni siti internet (in inglese) in cui cercare
informazioni valide e affidabili. Alcuni autori sono scienzia-
ti e menti analitiche, quindi i concetti che illustrano sono un
po’ più complessi.
ScottRouse.com
BodyLanguageTactics.com
TheBehaviorPanel.com
PaulEkman.com
GregHartley.com
DavidMatsumoto.com
Sito di Joe Navarro: JNForensics.com
Sito di Mark Bowden: TruthPlane.com
Sito di Albert Mehrabian: Kaaj.com/psych
Il sito di Nalini Ambady: AmbadyLab.Stanford.edu
Sito di Uri Hasson: HassonLab.com
ChaseHughes.com
171
BIBLIOGRAFIA
174
RINGRAZIAMENTI
175
Copyright © 2020 by Rockridge Press, Emeryville, California
Titolo originale: Understanding Body Language
Traduzione: Paola Simonetti
L’autore di questo libro non dispensa consigli medici né prescrive l’uso di alcuna tecnica come forma di
trattamento per problemi fisici e medici senza il parere di un medico, direttamente o indirettamente. L’in-
tento dell’autore è semplicemente quello di offrire informazioni di natura generale per aiutarvi nella vostra
ricerca del benessere fisico, emotivo e spirituale. Nel caso in cui usaste le informazioni contenute in questo
libro per voi stessi, che è un vostro diritto, l’autore e l’editore non si assumono alcuna responsabilità delle
vostre azioni.
L’AUTORE
SCOTT ROUSE è un analista com-
portamentale ed esperto di linguaggio
corporeo. Ha conseguito numerosi at-
testati in formazione per interrogatori
con tecniche avanzate e si è preparato
negli ambiti dell’FBI, dei servizi segreti,
dell’Intelligence militare e del Ministe-
ro della difesa statunitensi.
Grazie alla sua vasta formazione, alla preparazione e alla
pratica nel campo della comunicazione non verbale, Scott è
un esperto e consulente delle forze dell’ordine e delle forze
armate statunitensi, oltre che degli amministratori delegati
di imprese entrate nella lista di Fortune 500, di medici, av-
vocati, dirigenti e personalità dello spettacolo. Scott è anche
un consulente forense e un relatore di fama mondiale.