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TRAMONTO DELLA LUNA

È l’ultima canzone composta dal Leopardi, ma nella sequenza dei Canti, decide di
anteporla alla Ginestra.
La lirica si svolge su questo paragone:

Come, al tramontare della luna, il mondo si scolora, così la vita perde colore e senso,
quando la giovinezza è spenta; ma mentre, nel mondo, al tramonto segue una nuova
aurora, per l'uomo, dopo la giovinezza, non resta che un'aridità desolata.

Come la luna, grazie alle ombre stampate dalla sua luce tenue, crea delle forme
illusorie, piacevoli perché indefinite e mutevoli, così la giovinezza illude l’uomo che
sia possibile raggiungere il piacere e la felicità.

MA

Come la luna tramonta, così la giovinezza passa, abbandona gli individui


precipitandoli verso la vecchiezza → orribile notte al cui termine c’è solo la sepoltura

Leopardi attacca con sarcasmo l'idea di Dio. Lo svanire della giovinezza e le rare gioie
ad essa legate, trasforma la vita in una successione inutile di giorni = anticipazione
della morte, peggiore della morte stessa: tutto ciò non può che essere il frutto di
decisioni prese da esseri immortali, onnipotenti e di una malvagità sconfinata.
Alla maturità subentra la vecchiaia: ironizzando Leopardi ritiene che sia un altro
ritrovato degno degli dèi. Il desiderio di felicità e di piacere è intatto ma non esistono
più i modi per soddisfarlo.
Il tramonto della luna = visione disperata della vita umana e formula una critica
radicale alle religioni che predicano l'infinita bontà di Dio.
LA GINESTRA
 Composta a Torre del Greco, in una villetta alle falde del Vesuvio.
 Posta a conclusione dei Canti come approdo della sua vicenda spirituale
 Frase del Vangelo di Giovanni:
 Tenebre = fede nel progresso e nell’uomo
 Luce = consapevolezza della tragicità della condizione umana
I strofa: Il poeta osserva la pianta della ginestra sulle pendici del Vesuvio, definito:
 formidabil, “che incute paura”
 sterminator per le sue tragiche eruzioni, che hanno causato molti morti
 le sue pendici sono prive di vegetazione, a eccezione delle ginestre, piante che
crescono anche in zone aride

L’aveva già vista crescere rigogliosa intorno a Roma, la città che aveva dominato su
tutto il mondo col suo impero. La ginestra prospera sul terreno lavico che, dopo
l’eruzione del 79 d.C., ha ricoperto città, campi e palazzi nobili. Da questo spettacolo
avrebbero da imparare due tipi di pensatori:

 Chi crede che l’uomo sia una creatura privilegiata dalla natura
= Dio → scrive natura per eludere la censura e per riunire in un unico discorso
tutte le religioni simili a quella cristiana; ironizza su tutti i credenti.

 Chi esalta il potere del genere umano e la sua capacità di migliorare sempre, in
un progresso continuo e senza fine

Il verso in corsivo è di Terenzio Mamiani, cugino di Leopardi, tratto dai suoi Inni Sacri,
in cui si faceva interprete delle nuove idee ottimistiche di progresso dell’umanità

Con tono sarcastico, Leopardi fa capire di essere in disaccordo con lui: il destino
dell’uomo non è né magnifico né destinato a un reale progresso.
→ ironizza sui progressisti e sugli ottimisti

II strofa: Leopardi invita a trarre le conseguenze dallo spettacolo che ci offre la


natura.
Definisce il XIX secolo superbo e sciocco perché con un ottimismo senza fondamento,
esalta il progresso dell’umanità, voltando le spalle alla tradizione di pensiero
sensistica e materialistica che dal Rinascimento era andata sviluppandosi sino al
Settecento.
La polemica è nei confronti delle ideologie romantiche spiritualistiche e cattoliche,
per esempio di Gioberti e Manzoni, che respingendo il pensiero razionalista,
ripropongono il ritorno alle dottrine del passato. Il Leopardi era avverso a ogni
metafisica e convinto che la civiltà potesse progredire solo mediante il libero
pensiero che, abbattendo superstizioni e illusioni (la fede nell'immortalità e nella
Provvidenza) poteva rivelare agli uomini la loro vera natura e la loro vera condizione
nel mondo e instaurare una moralità nuova, fondata su una solidarietà autentica.
L'allontanamento dalla strada della verità è stato determinato dalla verità
insopportabile dichiarata dall'illuminismo: l'uomo ha un destino triste sulla terra e
non ha alcuna posizione di privilegio nel mondo.
Il nuovo pensiero che invece esalta il ruolo dell’uomo nel cosmo attira tutti gli
intellettuali, che appunto si rifugiano in illusioni politiche o religiose, alcuni lo fanno
per ipocrisia e altri per stupidità → Il poeta si oppone a questo conformismo
imperante e preferisce essere dimenticato per la sua opinione diversa da quella
corrente, piuttosto che macchiarsi di una tale viltà.
III strofa: Leopardi non crede possa essere degno di stima chi, nato e vissuto in
mezzo alle sofferenze, si affanna a promettere agli uomini un destino straordinario e
felicità superlative, quando un qualsiasi accidente naturale può distruggere interi
popoli.
Definisce poi la vera nobiltà spirituale: magnanimo e nobile è l'uomo che ha il
coraggio intellettuale e la forza d'animo di riconoscere apertamente e senza
vergogna la verità della propria infelice condizione, che si mostra grande e forte nel
soffrire e non incolpa delle sue disgrazie gli altri uomini, ma le attribuisce alla natura
(Dio).
Per arginare questa condizione non bisogna scagliarsi gli uni contro gli altri ma
cercare un'unione solidale con tutti i nostri simili, offrendo e ricevendo un pronto
aiuto nelle necessità della vita.
IV strofa: L'attenzione si concentra sul soggiorno di Leopardi alle falde del Vesuvio.
Egli ama passeggiare di notte su quella landa desolata e guardare in cielo le stelle. Il
poeta osserva che l'uomo sa di essere polvere, ma ha voluto illudersi con le favole:
che gli dèi fossero scesi per lui sulla terra e lo avessero reso padrone del mondo.
V strofa: come un frutto maturo, cadendo dall'albero, distrugge un formicaio, allo
stesso modo il Vesuvio ha distrutto le città di Pompei ed Ercolano. In un caso e
nell'altro, la natura (Dio) ha proseguito il suo corso, impassibile: non si cura
dell'uomo come non si cura delle formiche.
VI strofa: Il poeta sviluppa il contrasto tra la mutevolezza del tempo per l'uomo e
l'immutabilità della natura e lo fa attraverso due motivi poetici:
 Il villanello che scruta sempre timoroso la cima del Vesuvio
 le colonne spezzate di Pompei, attraverso le quali si scorge il bagliore della lava
Anche se sono passati millenni dalla distruzione di quell’ antica città, la natura
incombe sempre minacciosa, incurante dell'uomo, delle età e del succedersi delle
generazioni: essa resta sempre giovane e vigorosa e l'uomo (quello inconsapevole,
non nobile) resta convinto di essere eterno.
VII strofa: ritorna l'immagine della Ginestra e si trasforma in parabola volta a
dimostrare l'atteggiamento ideale dell'uomo conscio della situazione umana.
Essa, se sopraffatta di nuovo dalla lava, piegherà il capo senza opporre resistenza,
accettando con umiltà e dignità il proprio destino, piegandosi sotto la forza che la
opprime: ma a differenza dell'uomo, senza supplicarla con vana codardia e senza
credersi immortale per i suoi meriti o per decisione del destino.
MESSAGGIO DELLA GINESTRA: gli uomini devono guardare in faccia il destino, con
magnanima consapevolezza, opporsi ad esso costruendo un mondo veramente
umano, fondato sulla solidarietà nel dolore, la compassione, la fraternità e
combattere uniti contro la natura matrigna.
La Ginestra, umile fiore destinato a morire, che tuttavia consola col suo profumo il
deserto, diviene l'immagine dell'anima nobile e grande, aperta all'amore degli
uomini e insieme il simbolo della poesia, espressione piena dell'umano, che illumina
e consola la vita.
Polemica contro le tendenze ottimistiche del Romanticismo cattolico e liberale e la
sua fede nel progresso dell'umanità (Dio = ordine e provvidenza) ↔ Fiducia
illuministica nella ragione, ripudio di ogni mito in nome del vero.

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