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mantengono funzioni e valore. Già Gortani fece inserire nella Costituzione il secondo
comma dell’articolo 44 e, nel 1952 da senatore, fece approvare la prima legge per la
montagna e pose le basi per quella sul sovracanone idroelettrico del 1953, primo vero
pagamento dei servizi ecosistemici ante litteram relativi a opere di sistemazione
montana che non siano in competenza dello Stato. La lungimiranza del geologo
naturalista Gortani si concretizza ora con la possibilità di valutare concretamente il
capitale naturale e le sue funzioni, che diventano servizi in relazione alla domanda
antropica, diventando così un bene pubblico. La capacità degli ecosistemi di fissare
anidride carbonica, produrre ossigeno, trattenere il suolo, depurare le acque ecc.
caratterizzano quel lavoro della natura che oggi possiamo valutare anche
economicamente, determinando così le basi per un vero bilancio ecologico-economico,
nel quale individuare, in un'unità territoriale definita, chi è che produce servizi, le attività
che li mantengono e chi li 'consuma' e li altera. Del resto, già numerose leggi, anche
regionali, indirizzano in questo senso e quindi il Cai, consapevole di ciò, si può porre
come incisiva funzione sociale intermedia di stimolo e proposta tra saperi esperti e
risorse contestuali locali, contribuendo così a rigenerare impegno responsabile e cultura
civile condivisa e favorendo quelle azioni che nei territori montani garantiscono benefici
per la collettività'. Alpi e Appennini, uniti in quanto montagne, devono essere distinti per
quanto riguarda gli aspetti antropologici e naturali? 'La diversità- dice ancora Santolini
nell'intervista a 'Lo Scarpone'- deve essere una ricchezza, non un elemento di
separazione, l'abbiamo visto e provato in più di una situazione. Questa diversità è tipica
del nostro Paese, di fatto siamo una nazione unica al mondo per caratteristiche
biogeografiche, antropologiche ed ecologiche, e la biodiversità che la nostra montagna
esprime deve essere una fantastica ricchezza: andiamo dal Monte Bianco fino ai territori
montani dell'isola di Pantelleria, più a sud della Tunisia. Questa diversità deve unire
piuttosto che dividere. L’attitudine secolare al paradigma della montagna - inteso come
vocazione all’ideale alpino - consente al Cai di essere, e venire percepito, come solido
produttore di senso e autentico operatore di fiducia. Quindi nella consapevolezza di un
concreto cambio di paradigma ecologico ed economico, dobbiamo attivare quelle
opportunità di connessione, fisica ecologica e sociale, che fa della montagna italiana una
splendida realtà che si sviluppa in mezzo al Mediterraneo. È vero che le Alpi sono
diverse dagli Appennini, ma è proprio questo che ci offre la possibilità di promuovere
approcci diversi alla montagna e alla sua differente ecologia, da utilizzare e sviluppare in
forme diverse, ma con gli stessi criteri di valorizzazione degli ecosistemi e delle realtà
territoriali'. Sostenibilità ambientale, sociale ed economica: che tipo di visione orientata al
futuro intendono proporre i lavori congressuali? 'Una visione orientata al futuro che sia
inclusiva e non esclusiva. Siamo di fronte a un nuovo paradigma ecologico-economico,
una situazione in cui la montagna diventa risorsa per la collettività. I soci Cai, ma non
solo, devono avere la consapevolezza di essere custodi di un bene non solo estetico e
paesaggistico o di carattere ludico-sportivo, ma di un valore oggettivo legato al peso
delle risorse che i territori montani possono offrire. Quando dico 'risorse', parlo di capitale
naturale, che va preservato in quanto 'prestato' dalle generazioni future. Siamo dunque
davanti a un impegno che dobbiamo assumere nei nostri comportamenti e nei modi di
affrontare i limiti della montagna. Il tutto nella consapevolezza che i luoghi che tanto
amiamo sono una grande risorsa per tutta la popolazione. Il Cai può avere prima di altri
questa consapevolezza e può dunque rivestire il ruolo di sentinella di queste risorse,
fungendo da esempio nella loro gestione sostenibile e innovativa, come cerniera tra l’alto
delle strategie nazionali e l’innovazione dal basso delle comunità. Il Cai, che sa fare
rappresentazione della passione, può fare anche 'rappresentanza' di una visione. Penso
per esempio ai modelli di gestione sostenibile dei rifugi, ai messaggi educativi sottesi ai
vari progetti e iniziative, alla rete sentieristica che promuove un turismo lento e
interessato. Tutto questo per educare le persone a un nuovo approccio alle risorse e ai
saperi che i territori montani ci offrono, e da cui tutti noi dipendiamo' conclude Santolini.