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Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano

Sibilla Aleramo
Un’emancipazione necessaria
(da Una donna)

V’era nel mondo che si agitava intorno a noi tanto scetticismo, tanta viltà! Non avevo assistito ad una
seduta della Camera dei Deputati, durante la quale un’interpellanza su la tratta delle bianche1 era stata
con disinvoltura “liquidata” in cinque minuti da un ministro che dichiarava esser la legislazione italiana
su tale rapporto assai migliore che in altri paesi, mentre nell’aula quasi spopolata alcuni onorevoli
sbrigavano il loro corriere o chiacchieravano disattenti? Un deputato clericale gemette lugubremente
sulla necessità di questa “valvola di sicurezza del matrimonio” interrotto dall’interpellante che
chiamava il matrimonio un feticcio a cui si sacrificavano creature umane. Due sottosegretari puntavano
i binocoli nella tribuna delle signore pavoneggiandosi: poi si passò ai bilanci...
Mi pareva strano, inconcepibile che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale
dell’amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la
preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni,
con complicazioni sentimentali e perversioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande
figura di donna.
Questo concetto m’aveva animata a scrivere una lettera aperta ad un giovane poeta che aveva
pubblicato in quei giorni un elogio delle figure femminili della poesia italiana. Fu un ardimento felice,
che ebbe un’eco notevole nei giornali e fece parlare di Mulier2 con visibile soddisfazione dell’editore.
Dicevo che quasi tutti i poeti nostri hanno finora cantato una donna ideale, che Beatrice è un simbolo e
Laura un geroglifico, e che se qualche donna ottenne il canto dei poeti nostri è quella ch’essi non
potettero avere: quella ch’ebbero e che diede loro dei figli non fu neanche da essi nominata. Perché
continuare ora a contemplar in versi una donna metafisica e praticare in prosa con una fantesca3 anche
se avuta in matrimonio legittimo? Perché questa innaturale scissione dell’amore? Non dovrebbero i
poeti per primi voler vivere una nobile vita, intera e coerente alla luce del sole?
Un’altra contraddizione, tutta italiana, era il sentimento quasi mistico che gli uomini hanno verso la
propria madre, mentre così poco stimano tutte le altre donne.
Questi furono chiamati paradossi da molti giornali, ma alcune lettere di giovani mi dimostrarono che
avevo toccato un tasto vibrante.
Una sera a teatro la vecchia attrice, nel suo palco, aveva avvertito due lagrime brillarmi negli occhi.
Non avevo mai pianto per le finzioni dell’arte. Sulla scena una povera bambola di sangue e di nervi si
rendeva ragione della propria inconsistenza, e si proponeva di diventar una creatura umana,
partendosene dal marito e dai figli, per cui la sua presenza non era che un gioco e un diletto. Da
vent’anni quella simbolica favola era uscita da un possente genio nordico4; e ancora il pubblico,
ammirando per tre atti, protestava con candido zelo all’ultima scena. La verità semplice e splendente
nessuno, nessuno voleva guardarla in faccia!
“Avessi un quarto di secolo in meno!” esclamava la mia grande artista con la sua voce ancora magica
“io l’imporrei!”

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Ed ero più che mai persuasa che spetta alla donna di rivendicare sé stessa, ch’ella sola può rivelar
l’essenza vera della propria psiche, composta, sì, d’amore e di maternità e di pietà, ma anche, anche di
dignità umana!
(S. Aleramo, Una donna, Feltrinelli, Milano 2001)

1. tratta delle bianche: fruttamento sessuale delle donne attraverso l’induzione alla prostituzione.
2. Mulier: titolo della rivista con cui collabora la protagonista (letteralmente, in latino, “donna”).
3. fantesca: domestica.
4. genio nordico: il riferimento è al grande drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, autore di Casa di
bambola (1879).

Comprensione e analisi

1. Riassumi il contenuto del testo.


2. Spiega la funzione dell’insistito ricorso al punto esclamativo e interrogativo, e individua i vocaboli
e/o le espressioni che, a tuo parere, risentono dell’uso vivo della lingua.
3. Secondo Sibilla Aleramo, quali contraddizioni presentano le modalità con cui la letteratura ha da
sempre trattato la figura femminile?
4. Quali espressioni particolarmente efficaci sintetizzano la posizione critica della Aleramo?

Interpretazione

Sulla base dell’analisi condotta, soffermati sul grado di attualità/inattualità delle argomentazioni della
Aleramo facendo anche riferimento a tue esperienze e conoscenze personali. In alternativa, proponi
un’interpretazione complessiva del testo facendo riferimento ad altri autori, contemporanei o non, che
abbiano trattato la condizione femminile o proposto figure femminili rilevanti sul piano della concreta
rappresentazione del ruolo sociale delle donne e/o del loro desiderio di emancipazione.

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