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SCHEDA REPowerEU

TITOLO INVESTIMENTO/RIFORMA
GeoIT: Identificazione e caratterizzazione di dettaglio di potenziali sistemi GEOtermici in ITalia
(Title in english language: Identification and detailed characterization of potential exploitable GEOthermal systems in ITaly)
DESCRIZIONE INVESTIMENTO/RIFORMA
INTRODUZIONE [contributo di Monia Procesi e Davide Piccinini]
L’incessante incremento della domanda energetica nazionale e globale delinea una soglia critica di dipendenza e fa emergere la necessità urgente
di sviluppare piani energetici che tengano conto di tecnologie low-carbon e favoriscano l’autonomia energetica dei paesi. In questo contesto,
l’incremento nell’uso delle fonti rinnovabili rappresenta una scelta obbligata e la geotermia può avere, per l’Italia, un ruolo decisivo.

Storicamente, l’energia geotermica ha avuto una importanza limitata negli scenari energetici globali, ma a scala nazionale e regionale può essere
decisiva poiché può influenzare fortemente e positivamente gli status energetici delle comunità. Un'appropriata risposta alla domanda energetica
nazionale potrebbe essere fornita non solo dai tradizionali impianti geotermici ma anche da centrali più piccole e distribuite sul territorio che
impiegano circuiti chiusi di produzione e utilizzi diretti (termici) come il geoscambio e il teleriscaldamento. Tali considerazioni assumono
particolare importanza se si considerano inoltre le caratteristiche di continuità e programmabilità di cui l’energia geotermica giova.

I differenti usi della risorsa geotermica sono strettamente legati alla sua temperatura. Solitamente le risorse di bassa temperatura (T<100°C) sono
utilizzate negli usi termici mentre le risorse di media (>100°C) e alta temperatura (>150°C) possono essere impiegate anche nella produzione di
energia elettrica.

L’esteso programma di esplorazione geotermica che ha interessato l’Italia tra gli anni ‘50 e '90 ha evidenziato la presenza di numerose aree
caratterizzate da un discreto potenziale geotermico. Purtroppo, queste indagini non portarono allo sviluppo di nuove risorse geotermiche, fatta
eccezione per la regione Toscana dove già erano presenti le centrali a Larderello (la cui attività di coltivazione risale all’inizio del ‘900) e presso il
Monte Amiata, poi negli anni ampliate e rinnovate. La scelta di non utilizzare i nuovi siti individuati durante il programma di esplorazione è
potenzialmente ascrivibile al mancato ritrovamento di risorse rispondenti ai requisiti dell’epoca, rivolti principalmente alla produzione elettrica da
risorse geotermiche di alta entalpia (temperatura), ricche in vapore e con efficienze energetiche molto elevate.

Il progresso tecnologico nel campo dell’industria geotermica congiuntamente al cambiamento di visione nei confronti dell’utilizzo della risorsa ha
spostato sempre di più, e in particolare nell’ultimo decennio, l’interesse sia verso una produzione geotermoelettrica localizzata e proveniente da
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impianti di limitate dimensioni, sia verso gli usi termici come il teleriscaldamento a sottolineare l’integrazione con il territorio e la sostenibilità
ambientale che tale soluzione energetica può offrire. Nonostante, oggi l’Italia venga riconosciuta come una delle principali attrici nella produzione
geotermoelettrica europea con i suoi 916 MWe di capacità istallata e circa 6 TWh/y di produzione elettrica e anche come uno dei paesi più ricchi
al mondo di risorse geotermiche, la sua produzione rimane limitata alla sola regione Toscana, lasciando inutilizzate molteplici aree potenzialmente
interessanti. Attualmente la produzione di energia elettrica dal geotermico soddisfa circa l’1.5% del fabbisogno energetico nazionale.

In questo contesto, l’ambizione della proposta GeoIT è quella di individuare e caratterizzare in dettaglio sul territorio italiano n.10 sistemi
geotermici convenzionali e non-convenzionali potenzialmente idonei all’utilizzo indiretto e/o diretto del calore geotermico al fine di espandere la
conoscenza circa le caratteristiche geotermiche della penisola italiana, accelerare le fasi di messa in produzione e facilitare allo stesso tempo
eventuali attività esplorative legate all’estrazione di materiali strategici da fluidi geotermali (es. litio, manganese, rubidio, cesio). Un sistema
geotermico convenzionale (o idrotermale) è costituito da quattro elementi principali: a) serbatoio (reservoir) dove i fluidi si possono accumulare;
b) una fonte di calore in profondità in grado di riscaldare il serbatoio e i fluidi in esso presenti; c) un efficiente sistema di circolazione di fluidi
(porosità primaria e secondaria) in grado di garantire la ricarica del sistema e la risalita di fluidi; d) una copertura impermeabile che eviti la
dispersione in superficie del calore. Un sistema che si discosta per una o più caratteristiche da quelle tipiche dei sistemi convenzionali rientra nel
campo dei sistemi geotermici non-convenzionali.

Le attività proposte da GeoIT sono quindi legate alla definizione e caratterizzazione degli elementi sopra elencati (a-d) partendo da una raccolta
dati su base bibliografica e proseguendo con indagini geochimiche, geofisiche, geologiche e idrogeologiche atte alla ricostruzione delle geometrie
tridimensionali delle risorse, della tipologia di fluido, temperature e pressioni del reservoir, permeabilità e porosità, e dinamiche di flusso e
trasporto reattivo di massa e calore. Tale caratterizzazione sarà propedeutica alla stima teorica del potenziale geotermico e all’individuazione dei
migliori siti dove effettuare un’esplorazione diretta attraverso pozzi esplorativi su cui poi saranno eseguiti test dedicati ed eventuali pozzi
produttivi, coprendo quindi tre delle cinque fasi concettuali di un progetto geotermico che parte dall’analisi di superficie fino alla messa in
produzione (figura 1). L’attività di esplorazione superficiale sarà anche occasione per quantificare le baseline (bianco) di selezionati parametri
considerati indicativi nell’ambito di un programma di esplorazione/produzione geotermica (es. sismicità, flussi al suolo di anidride carbonica,
spostamenti del suolo, ecc.), rappresentando termini di confronto utili per un successivo sistema di monitoraggio.

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Figura 1: Rappresentazione concettuale del ciclo di vita di un progetto geotermico con associati rischi e possibili costi delle diverse fasi (Sanyal et al.,
2016 - Comparative analysis of approaches to geothermal resource risk mitigation : a global survey. Energy Sector Management Assistance Program
(ESMAP); knowledge series 024/16. Washington, D.C. : World Bank Group).

La proposta è suddivisa in 5 workpackages oltre a un WP gestionale dedicato alle molteplici attività amministrative e informaticge necessarie al progetto.

I workpackages sono di seguito elencati e successivamente descritti in dettaglio:

● WP0: GESTIONE AMMINISTRATIVA e INFORMATICA (bandi, gare, rendicontazioni, rapporti con istituzioni)
● WP1: RICOGNIZIONE PRELIMINARE: Review dei dati e database geotermici disponibili per la ricognizione di 10 potenziali siti da investigare
in dettaglio
● WP2: ESPLORAZIONE DI SUPERFICIE
➢ Task 2.1 Indagini geochimiche: Caratterizzazione geochimica del fluido geotermico
➢ Task 2.2 Indagini geologiche/idrogeologiche/strutturali: Rilevamento geologico strutturale, analisi del reticolo di fratture e
caratterizzazione geotecnica dei potenziali litotipi costituenti il reservoir
➢ Task 2.3 Indagini geofisiche
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- Subtask 2.3.1 - Caratterizzazione del reservoir geotermico attraverso monitoraggio sismico passivo
- Subtask 2.3.2 - Caratterizzazione a grande scala e di dettaglio di serbatoi geotermici e delle rocce di copertura mediante
prospezioni geofisiche
- Subtask 2.3.3 - Caratterizzazione delle deformazioni del suolo e progettazione di un sistema di monitoraggio geodetico
- Subtask 2.3.4 - Sviluppo di modelli del terreno ad alta risoluzione e acquisizioni termiche da drone
● WP3 - MODELLING NUMERICO E STIMA DEI POTENZIALI GEOTERMICI
➢ Task 3.1 Analisi multidisciplinari e multiscala per la definizione delle geometrie 3D delle strutture del sottosuolo
➢ Task 3.2 Modeling di flusso e trasporto reattivo e geomeccanico
➢ Task 3.3 Stima dei potenziali geotermici e selezione dei siti idonei all’esecuzione di pozzi esplorativi
● WP4 - PERFORAZIONE
➢ Task 4.1 Pianificazione, progettazione, realizzazione delle perforazioni esplorative e report di perforazione
➢ Task 4.2 WELL LOGGING e TESTING
● WP5 - DISSEMINAZIONE E DIVULGAZIONE

DESCRIZIONE DETTAGLIATA DEI WORKPACKAGES


WP0: GESTIONE AMMINISTRATIVA e INFORMATICA (bandi, gare, rendicontazioni, rapporti con istituzioni) [contributo di Monia Procesi, Davide
Piccini e Valentino Lauciani]

Questo work package si dedicherà alla gestione amministrativa delle attività includendo procedure di acquisto, gare, selezione di
nuovo personale tramite l’istizione di una segreteria dedicata. Ci sarà inoltre una gran parte delle attività dedicata alla gestione
infomatica, di seguito in dettaglio esplicitata.

La rete informatica - e l’insieme di elementi e di dispositivi da cui è costituita - ha come obiettivo quello di garantire la ricezione, la
trasmissione e la gestione degli enormi flussi di informazioni e dati provenienti dalle attività dei diversi task del progetto.

Per poter veicolare il flusso di dati, da un lato deve essere previsto il potenziamento della connettività di rete “intranet” al fine di
garantire e velocizzare le comunicazioni interne tra i dipendenti e la velocità di accesso al dato rapida e stabile attraverso sistemi di
Virtual Private Network, dall’altro il potenziamento della connettività di rete “internet” al fine di garantire una ridondanza e una
buona velocità di scambio dati con piattaforme in cloud computing.

E’ prevista la dotazione di uno storage di Ente dove archiviare i dati acquisiti, facilitare lo scambio tra colleghi e permettere lo
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sviluppo di impegnativi modelli computazionali (oggi viene fatto con ZENODO). Lo storage dovrà rispecchiare la regola del “ 3-2-1”,
cioè “tre” copie totali dei dati devono essere archiviati su “due” supporti diversi (es: Hard-disk e cloud o Hard-disk e tape) e “una”
copia deve essere archiviata in un’altra sede (che potrebbe essere lo stesso “cloud” o su uno storage separato fisicamente dal luogo
dove vengono archiviati i dati). Questo sistema è attualmente già in uso presso l’INGV e viene adottato nello storage dei dati della
Rete Sismica Nazionale.

E’ previsto lo sviluppo di una infrastruttura di virtualizzazione per la razionalizzazione di spazi, consumi e gestione, con server utili a
elaborazioni routinarie dei dati. Sarà necessaria l'implementazione di uno o più server dedicati alla elaborazioni Machine Learning
con GPU per il processamento massivo dei dati e le elaborazioni dei modelli numerici sia fluidodinamici che geochimici.

E’ previsto quindi anche lo sviluppo di un servizio CED (Centro Elaborazione Dati) che garantisca la manutenzione ordinaria e
straordinaria dei sistemi IT compreso lo sviluppo di server di un backup dell’infrastruttura con possibilità di inclusione di “disaster
recovery” (in cloud o altra Sede).

Considerata la sensibilità dei dati che andranno acquisiti e dei modelli sviluppati si rende necessario un investimento “cyber
security” per prevenire o meglio evitare attacchi hacker.

WP1: RICOGNIZIONE PRELIMINARE: Review dei dati e database geotermici disponibili per la ricognizione di 10 potenziali siti da investigare
in dettaglio [contributo di Monia Procesi]

Al fine di individuare n.10 potenziali siti geotermici da investigare in dettaglio, verrà condotta un’attenta raccolta e revisione dei dati a
disposizione provenienti dalla passata esplorazione geotermica e una parallela consultazione dei risultati provenienti da pregressi
progetti geotermici di respiro nazionale e database geotermici disponibili.
In particolare modo verranno consultati i rapporti regionali, i pozzi geotermici disponibili e i dati pubblici sulle sorgenti geotermiche
provenienti dall’esplorazione geotermica che interessò l’Italia tra gli anni ‘50 e ‘90 e disponibili nell’ Inventario delle risorse geotermiche
nazionali sito web dell’UNMIG (https://unmig.mite.gov.it/risorse-geotermiche/inventario-delle-risorse-geotermiche-nazionali/).
Parallelamente verranno consultati i risultati di progetti INGV dedicati alla ricerca geotermica (es. IRGIE, EMOTION, PANTAREI) e progetti

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nazionali come VIGOR e Atlante Geotermico disponibili sul portale web Geothopica 2.0 (https://geothopica.igg.cnr.it/index.php/it/), sul
quale è possibile consultare anchei i dati provenienti dalla Banca Dati Nazionale Geotermica (BDNG), e i risultati della Zonazione
Geotermica del territorio italiano (https://unmig.mite.gov.it/risorse-geotermiche/zonazione-geotermica-del-territorio-italiano/) dove
sono riportate le principali caratteristiche geotermiche dei comuni italiani, basate sulla documentazione tecnica costituente l’apposito
“Inventario delle risorse geotermiche nazionali”, disponibile e consultabile sul portale della Direzione generale per la sicurezza anche
ambientale delle attività minerarie ed energetiche UNMIG.

● WP2: ESPLORAZIONE DI SUPERFICIE


➢ Task 2.1 Indagini geochimiche: Caratterizzazione geochimica del fluido geotermico [contributo di Monia Procesi]

Questo task descrive le attività utili a una caratterizzazione geochimica delle manifestazioni geotermiche superficiali, intendendo:
sorgenti termali, polle gorgoglianti, acque ricche in gas e manifestazioni gassose libere puntuali e diffuse. In particolare, tale
caratterizzazione si rivela estremamente utile nella attività di esplorazione geotermica per: i) ricostruire la composizione chimica del
fluido geotermico; ii) caratterizzare la tipologia dei sistemi geotermici (a dominanza di liquido o di vapore); iii) stimare la temperatura
minima in profondità e la pressione del reservoir geotermico; iv) ricostruire processi di interazione acqua-gas-roccia e modelli concettuali
di circolazione; v) potenziale estensione areale del reservoir geotermico; vi) stimare le potenzialità di incrostazione e corrosione del
fluido geotermico.
Per i 10 siti selezionati verranno pianificate campagne ad hoc in funzione dell’estensione e dell’inquadramento geologico, idrogeologico
e geochimico di ogni sito. Il campionamento prevederà quindi un numero variabile di campioni di acque, gas e misure di flusso di CO 2 al
suolo. Il campionamento delle acque prevede: i) misure in situ di temperatura, pH, potenziale redox (Eh), conducibilità elettrica, alcalinità
(o TDIC) e portata, e ii) campionamento di diverse aliquote per le analisi di laboratorio. Le analisi di laboratorio dell'acqua comprendono
la determinazione di i) elementi maggiori, ii) elementi minori, in traccia e terre rare, iii) gas disciolti, iv) isotopi stabili (δD, δ 18O, δ13C-TDIC,
δ34S di solfato e solfuro) e v) isotopi dei gas nobili (He, Ne, Ar). L' analisi dei gas, quando presenti manifestazioni di gas libero e polle
gorgoglianti, comprende: i) composizione chimica (N 2, O2, H2, CO2, CH4, CO, H2S, He, Ar, H2O) e ii) analisi isotopiche (δ 13C di CO2 e CH4, δD-
CH4, δ15N-N2, δ34S di H2S e isotopi di gas nobili).
L’origine delle acque e i processi di interazione acqua-gas-roccia saranno investigati tramite l’ausilio di dedicati diagrammi binari e ternari

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costruiti considerando parametri chimico-fisici e valori isotopici come gli isotopi stabili di H e O, utili a stabilire le aree di ricarica e
possibili processi di evaporazione e scambio isotopico. Anche la composizione chimica delle fasi gassose, libere e disciolte, sarà di utilità
per comprendere i processi di interazione e l’origine delle diverse specie, tramite l’ausilio delle diverse signature isotopiche. Per quei siti
in cui non saranno presenti manifestazioni gassose libere saranno presi come riferimento i gas disciolti nella fase acquosa campionata.
Le composizioni chimiche delle acque e dei gas saranno fondamentali per stimare le potenziali temperature dei serbatoi geotermici
attraverso valutazioni geotermometriche. Le valutazioni geotermometriche verranno effettuate utilizzando semplici funzioni lineari che
collegano la costante di equilibrio della reazione di controllo alla temperatura assoluta, ma anche attraverso geoindicatori teorici basati
sull'attività e la geotermometria chimica multicomponente che richiederà l'uso di strumenti di modellazione geochimica.
Codici dedicati alla modellazione geochimica saranno inoltre utilizzati per meglio comprendere i processi di interazione acqua-gas-roccia
e per il calcolo di alcuni parametri fondamentali come a esempio la pressione parziale di anidride carbonica disciolta nelle acque.
Il valore di portata delle sorgenti sarà estremamente utile per quantificare la potenza termica delle singole emissioni e dei diversi circuiti
termali.
Oltre il campionamento puntuale di acque gas, verranno eseguiti, su areali selezionati e con griglie predefinite, survey di misure di flusso
di CO2 al suolo utili alla comprensione delle dinamiche di migrazione della specie gassosa, alla stima della potenziale estensione areale
del reservoir geotermico e alla quantificazione del calore trasportato. Inoltre, alle analisi geochimiche dei fluidi potranno essere
accoppiate, quando necessarie, analisi di laboratorio delle mineralizzazioni idrotermali al fine di stabilire la storia termica del sistema e i
range di temperatura delle alterazioni in esame.
Questo task avrà come obiettivo anche quello di creare una infrastruttura, presso la sede INGV di Roma, dedicata alla ricerca geotermica
e in particolare al settore della geochimica dei fluidi, aspetto molto importante sia in fase di esplorazione, sia produttiva e di
monitoraggio.

➢ Task 2.2 Indagini geologiche/idrogeologiche/strutturali: Rilevamento geologico strutturale, analisi del reticolo di fratture e
caratterizzazione geotecnica dei potenziali litotipi costituenti il reservoir [contributo di Francesco Mazzarini]

Questo task descrive le attività geologico-strutturali da intraprendere per definire potenziali siti di esplorazione/coltivazione geotermica.

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Al fine di definire e caratterizzare i diversi componenti di un sistema geotermico, ossia: a) reservoir, b) fonte di calore, c)efficienza del
sistema di circolazione dei fluidi e d) copertura impermeabile, sono necessarie le attività di seguito riportate.

1) Analisi dell’assetto geologico strutturale (punti a, b e d) tramite la definizione della distribuzione e le relazioni geometriche tra le
differenti unità lito-tettoniche (cristalline/metamorfiche, coperture sedimentarie, sequenze carbonatiche) presenti in un’area di
interesse al fine di identificare la possibile presenza di serbatoi in profondità, layering meccanici e idrologici (variazioni di permeabilità) e
possibili zone di ricarica idrica (ad esempio massicci carbonatici) e identificazione delle aree con magmatismo attivo e quelle con processi
idrotermali diffusi. Durante questa attività è prevista la raccolta di dati cartografici dalla letteratura esistente e dalla consultazione della
cartografia ufficiale italiana alla scala 1:50000 e 1:100000 (portale ISPRA); sono inoltre previste attività di rilevamento geologico
strutturale in aree specifiche alle scale 1:10000 e 1:5000.

2) Analisi del reticolo di fratture (punto c): il reticolo di fratture (fracture network, FN) è l’insieme di strutture fragili che sono presenti in
un dato volume di roccia in un certo istante. In questo documento col termine “frattura” è indicata ogni forma di discontinuità meccanica
della roccia includendo faglie, joint, crack, deformation band. I parametri misurabili delle fratture (orientazione, lunghezza, apertura,
intensità) sono ricavati mediante i metodi di scansione lineare (scan-line) e areale (circular scan windows). L’evoluzione del reticolo di
fratture è chiaramente legata alla storia geologica dell’area ed è formata da differenti processi deformativi (tettonici, esumativi,
diagenetici) succedutesi nel tempo. Da un punto di vista idraulico, cioè dal punto di vista di un’efficace circolazione di fluidi, il reticolo di
fratture è visto come un unico oggetto tridimensionale formato dall’interazione di diversi sistemi di frattura. La circolazione dei fluidi
nella crosta è molto facilitata ed essenzialmente guidata dalla presenza delle fratture. Le fratture, o meglio, il FN esistente genera la
permeabilità secondaria che è di vari ordini di grandezza superiore alla permeabilità primaria della roccia. Il FN è definito da proprietà
collettive (2D e 3D) delle fratture quali: lunghezza media, spaziatura media, apertura media, intensità media e connettività. In particolare
la connettività è una proprietà fondamentale del FN. L’analisi topologica dei reticoli di frattura definisce come le fratture si intersecano e
permette una stima della connettività del FN ed è quindi fondamentale per definirne l’efficacia idraulica.

In termini di esplorazione mineraria (risorsa geotermica) l’analisi topologica del FN deve essere condotta a scale spaziali differenti. Si
parte dall’analisi morfostrutturale delle immagini satellitari e dei modelli digitali del terreno (DEMs) per poi arrivare all’analisi del reticolo

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a scala dell’affioramento. Nel caso di aree caratterizzate da rocce cristalline (sensu lato: i.e. magmatiche, vulcaniche e metamorfiche)
l’analisi del reticolo è effettuata anche a scala microscopica.

I risultati dell’analisi del FN sono poi utilizzati come dati di input nella modellazione numerica del reservoir e della circolazione di fluidi
nel sottosuolo.

➢ Task 2.3 Indagini geofisiche

Subtask 2.3.1 - Caratterizzazione del reservoir geotermico attraverso monitoraggio sismico passivo [contributo di Davide Piccinini,
Luisa Valoroso, Luigi Improta, Pasquale De Gori]

La caratterizzazione, mediante metodi sismologici, di un potenziale sito di esplorazione/coltivazione della risorsa geotermica prevede un
approccio multiscala, schematizzato in due passaggi successivi. A grande scala (~50 km) viene effettuato l'inquadramento della sismicità
storica e strumentale dell’area, si analizzano le strutture sismogenetiche conosciute, studiando i legami con la sismicità strumentale e
con le informazioni provenienti dalle soluzioni focali disponibili per definire il campo di sforzo regionale. L’analisi della sismicità
strumentale a grande scala mediante tecniche tomografiche, qualora siano disponibili cataloghi sismici di buona qualità in termini di
numero e distribuzione degli eventi sismici e densità di stazioni sismiche, può anche fornire informazioni generali sulla struttura e
proprietà fisiche del volume crostale, dalla crosta superiore alla crosta profonda, che include i potenziali sito geotermici d’interesse.
Successivamente, si passa alla scala del reservoir (<10 km di profondità). Per caratterizzare in dettaglio la microsismicità, nonché la
struttura e proprietà fisiche del reservoir e rocce di copertura, è necessario costruire dei cataloghi di dettaglio della sismicità. Per quanto
concerne la sismicità pregressa, si prevede di utilizzare innovative tecniche di exploiting dei cataloghi di sismicità strumentale esistenti
(e.g., Machine Learning, Template Matching) quando la qualità dei dati sismologici disponibili lo permette. Per quanto concerne
l’acquisizione di nuovi dati sismologici, si prevede di eseguire campagne di sismica passiva integrando tecniche di acquisizione
convenzionali e non per il monitoraggio e studio della micro-sismicità di fondo. Per campagna di sismica passiva convenzionale si intende
l’installazione per periodi prolungati (12-18 mesi) di una rete di stazioni sismometriche tre componenti a corto-periodo con spaziatura
dell’ordine del chilometro. Questa attività, che ha anche lo scopo di definire il livello e le caratteristiche della sismicità naturale di fondo
coerentemente con le prescrizioni degli ILG emanate dal DGS-UNMIG per l’Utilizzazione della Risorsa Geotermica, sarà integrata

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dall’acquisizione di dati sismologici “non convenzionali” mediante apparati tecnologici avanzati a basso costo che consentono la
ridondanza delle osservazioni sismologiche (e.g., acquisizione sismiche attraverso tecniche di nodal-array e/o con stendimenti
verticali/orizzontali di fibra ottica). In particolare, l’integrazione della campagna sismica convenzionale con una o più campagne con
arrays di nodi sismici ad alta densità con spaziatura dell’ordine delle centinaia di metri e della durata ciascuna di 1-2 mesi, ha come
obiettivo sia la registrazione della microsismicità di bassissima magnitudo (M < 0, cruciale per costruire cataloghi sismici di altissima
qualità), che la registrazione con elevata risoluzione spaziale del rumore sismico ambientale. Questi datasets complementari possono
essere utilizzati per eseguire studi tomografici ad alta risoluzione di Local Earthquake Tomography ed Ambient Noise Tomography,
finalizzati alla caratterizzazione di dettaglio della struttura 3D di velocità del reservoir geotermico e delle rocce di coperture ed allo studio
della variazione spaziale dei parametri elastici e di attenuazione che è in grado di fornire informazioni sul grado di fratturazione e
caratteristiche dei fluidi geotermici (tipo, fase e pressione). Inoltre, la registrazione attraverso stazioni di misura a tre componenti di
terremoti locali può, attraverso studi di anisotropia delle onde S, fornire informazioni sul grado di fratturazione e sulla direzione del
campo di sforzo nel volume crostale.
In funzione dei tassi di sismicità e del livello di rumore antropico osservati in ciascuno sito geotermico, il monitoraggio e studio della
microsismicità si potrebbe avvalere dell'installazione di alcune stazioni sismiche semipermanenti in pozzo al fine di ridurre l’impatto sia
del rumore ambientale che dell’attenuazione sismica degli strati superficiali. In particolare, quest’ultimo aspetto risulta cruciale per
determinare i parametri di sorgente della microsismicità che possono fornire informazioni sulle proprietà meccaniche delle rocce del
reservoir e sui fluidi geotermici.
L’installazione di nodal arrays densi offre anche il vantaggio di aprire alla possibilità di eseguire acquisizioni combinate di sismica passiva
ed attiva. In base alle caratteristiche logistiche dell’area di indagine, le stazioni nodali potranno essere utilizzate anche per registrare i
segnali generati da sorgenti vibroseis per esplorazione sismica industriale e quindi per determinare modelli di velocità 3D
complementari del reservoir geotermico mediante l’applicazione di tecniche di Refraction/Reflection Tomography. Questa attività è
complementare all’esplorazione sismica convenzionale a riflessione 2D/3D finalizzata alla costruzione di modelli geologici di sottosuolo e
caratterizzazione del reservoir geotermico prevista nel subtask 2.3.2.

Subtask 2.3.2 - Caratterizzazione a grande scala e di dettaglio di serbatoi geotermici e delle rocce di copertura mediante prospezioni

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geofisiche [contributo di Luigi Improta, Stefano Maraio, Vincenzo Sapia]

Il subtask 2.3.2 è dedicato all’analisi di dati geofisici pregressi, nonché alla pianificazione ed esecuzione di nuove campagne di misura per
la caratterizzazione geofisica dei serbatoi geotermici e delle rocce di copertura mediante un approccio di indagine multiscala e
multidisciplinare.
Le tecniche di indagine includono:
- sismica a riflessione per esplorazione industriale;
- sismica a riflessione/rifrazione superficiale ad alta risoluzione;
- magnetotellurica (da terra e da elicottero);
- metodi elettromagnetici elitrasportati (Airborne EM);
- tomografie di resistività elettrica 3D, di polarizzazione indotta e di potenziali spontanei.
L'obiettivo principale del subtask 2.3.2 è la costruzione di modelli di sottosuolo 2D/3D a grande scala della crosta superiore e di dettaglio
della crosta superficiale (fino a 2-3 km di profondità), grazie ai quali poter caratterizzare in maniera robusta e selezionare i 10 siti del
progetto. I modelli multiparametrici (di riflettività, dei parametri elastici, di resistività elettrica, di caricabilità e dei potenziali spontanei)
sono necessari per definire la geometria e litologia dei serbatoi geotermici e delle rocce di copertura e per comprenderne le proprietà
fisiche ed idrauliche (fratturazione, porosità, proprietà dei fluidi); inoltre, permettono di individuare e caratterizzare fault-zones che
controllano la circolazione dei fluidi geotermici. Le indagini del task 2.3.2 forniscono quindi dati cruciali per il raggiungimento degli
obiettivi del task 2.2 (caratterizzazione delle diverse componenti del sistema geotermico), del subtask 2.3.1 (interpretazione di modelli
crostali definiti con metodi sismologici e della sismicità naturale ed indotta), del task 3.1 (costruzione di modelli geologici di sottosuolo) e
3.2 (modelling geochimico e geomeccanico), oltre ad essere propedeutiche alle attività di perforazione.

Indagini a grande scala finalizzata alla selezione dei 10 siti potenziali


Questa linea di attività è finalizzata alla costruzione di modelli a grande scala della crosta superiore di supporto alla selezione dei 10 siti
potenziali principalmente attraverso il re-processing di dati di sismica a riflessione industriale pregressi. Le attività includono: 1) il
reprocessing post-stack di linee sismiche per la costruzione di sezioni in termini di attributi sismici complessi. L’analisi integrata degli
attributi sismici è infatti di ausilio per l’interpretazione geologica avanzata dei profili sismici e per la definizione delle proprietà fisiche

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delle rocce (fault detection, grado di fratturazione, etc.); 2) re-processing integrale di dati pre-stack con tecniche di trattamento dati
sismici avanzate. Per l’attività al punto 1), si prevede l’analisi di profili di sismica a riflessione pubblici (database VIDEPI) e confidenziali
che sono disponibili presso l'infrastruttura SISMOLAB-3D dell'INGV inclusa nel task 3.1. L’attività al punto 2) è condizionata dalla
disponibilità di dati sismici originali. A tale scopo si prevede di usufruire degli Accordi di Collaborazione Scientifica già in essere tra INGV,
MASE, Assomineraria ed ENI e possibilmente di stipulare Convenzioni di Ricerca con altri operatori detentori dei dati sismici originali. Le
attività saranno svolte utilizzando le competenze ed i softwares disponibili presso l'infrastruttura Laboratorio di Geologia e
Geotecnologie dell'INGV.

Indagini geofisiche per la caratterizzazione di dettaglio del sistema geotermico nei 10 siti selezionati e per l’attività di perforazione
Nell’ambito delle indagini di sismica attiva, il subtask 2.3.2 prevede tre linee di attività:
1 - re-processing pre-stack (analisi di attributi sismici) e post-stack di linee sismiche commerciali esistenti che attraversano il sito di
progetto. In questo caso, il reprocessing sarà orientato all’imaging della crosta superiore (< 2-3 km di profondità) e, specificatamente,
del sistema geotermico (re-processing target oriented);
2 - acquisizione di nuovi dati di sismica industriale qualora i dati ovvero le analisi di cui al punto precedente non permettono una
caratterizzazione esaustiva del serbatoio geotermico e delle rocce di copertura e/o forniscono informazioni insufficienti per il progetto
di perforazione. Le eventuali nuove indagini saranno condotte da operatori industriali con esperienza consolidata nel campo della
sismica da esplorazione per l’utilizzo della risorsa geotermica sotto la supervisione del subtask 2.3.2 che guiderà il design degli
esperimenti e valuterà i prodotti ottenuti.
3 - campagne di sismica attiva a riflessione/rifrazione ad alta risoluzione per l’imaging superficiale (fino a 1 km di profondità) del
sistema geotermico. L’acquisizione dei dati sarà effettuata lungo profili 2D e su griglie 3D di tipo nodal array, al fine di ottenere sezioni
sismiche a risoluzione metrica-decametrica e modelli di velocità di dettaglio della porzione superficiale. Le immagini ad alta
risoluzione andranno ad integrare i profili sismici a riflessione di tipo industriale ed i modelli di resistività superficiali, fornendo
informazioni complementari e di dettaglio della porzione superficiale del sistema geotermico, in particolare delle rocce di copertura e
di possibili faglie principali e secondarie che caratterizzano l’assetto strutturale superficiale del sistema geotermico. I dati saranno
acquisiti utilizzando gli strumenti (sistemi di acquisizione multicanale e sorgente vibroseis), le competenze e i softwares disponibili

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presso l'infrastruttura Laboratorio di Geologia e Geotecnologie dell'INGV, mentre gli esperimenti con arrays nodali saranno condotti
congiuntamente con il subtask 2.3.1.

Un parametro fisico delle rocce e terreni cruciale per l’imaging e caratterizzazione dei sistemi geotermici è la resistività elettrica. Questo
parametro è fortemente diagnostico nel illuminare fluidi e reservoir geotermici che, essendo caratterizzati dalla presenza di elevate
temperature e di fluidi caldi e mineralizzati, influenzano in maniera significativa la resistività delle rocce. I modelli di resistività ad alta
risoluzione, oltre a fornire indicazioni sui litotipi e sulle proprietà dei fluidi idrotermali, permettono di individuare fault-zones conduttive
e zone di alterazione idrotermale (che possono fungere da cap-rocks) che nell’insieme controllano la circolazione dei fluidi geotermici,
ovvero di comprendere le relazioni esistenti tra la circolazione idrica superficiale e il sistema geotermico.
A tale scopo, il subtask 2.3.2 prevede l’impiego di metodologie geofisiche all’avanguardia e ormai ben consolidate per applicazioni in
campo geotermico che sfruttano tecniche di imaging 2D/3D di resistività elettrica, di caricabilità e dei potenziali spontanei per illuminare
sistemi geotermici dalle profondità di diversi km fino alla porzione più superficiale del sottosuolo.
- Indagini Magnetotelluriche: per investigare il sistema geotermico nella sua interezza, dalla parte profonda alla parte
superficiale, si prevede l'esecuzione di indagini audio-magnetotelluriche e magnetotelluriche a terra. Queste tecniche di
indagine sono ampiamente utilizzate in aree geotermiche per definire la distribuzione 2D/3D della resistività elettrica fino a
profondità di diversi km. Le geometrie di acquisizione saranno definite anche con l’intento di ottenere modelli a più alta
risoluzione nei futuri siti di perforazione, ovvero in corrispondenza di faglie identificate tramite le indagini geologiche e di
sismica attiva, ovvero delle zone note di emissione di fluidi.
- Tomografie elettriche 3D profonde: questa tecnica di indagine sarà utilizzata per l’ imaging ad alta risoluzione della porzione
superiore del sistema geotermico fino a profondità di 1-2 Km. In particolare, il subtask 2.3.2 propone l’impiego di tecniche
tomografiche particolarmente adatte per un approccio tridimensionale all'esplorazione, mediante apparati strumentali di
ultima generazione che utilizzano piccoli dispositivi autonomi e indipendenti sincronizzati tramite GPS da distribuire in modo
flessibile sul terreno per il monitoraggio continuo del potenziale elettrico generato da sistemi di trasmissione ad alta potenza.
La combinazione con sistemi di energizzazione ad elevata potenza consente infatti di raggiungere maggiori profondità di
indagine rispetto ai tradizionali georesistivimetri che fanno uso di cavi multistrato.
- Potenziali spontanei: lo studio dei potenziali spontanei rappresenta una metodologia utile e complementare a quelle sopra
indicate, consentendo di ottenere informazioni preziose per la comprensione e l'individuazione di potenziali risorse
geotermiche, sulla presenza di falde acquifere calde e sulla geometria dei sistemi di fratturazione. Nei sistemi geotermici
infatti, l'attività termica sottostante, le correnti di fluidi caldi, determina una variazione nella distribuzione dei potenziali
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elettrici nel terreno che può essere misurata dalla superficie mediante l’installazione di sensori disposti a griglia o lungo
transetti (in modo da coprire l'intera area di studio) che sono in grado di misurare in continuo, alla scala del reservoir, le
differenze di potenziale generate dalle correnti dei fluidi geotermici.
- Airborne AMT: E’ una tecnica elitrasportata derivata dall’audio magnetotellurica e permette di ottenere informazioni sulla
distribuzione della resistività elettrica dalla superficie fino a profondità dell’ordine di 1 km con elevata risoluzione spaziale
(laterale e in profondità) coprendo vaste porzioni di territorio (centinaia di km 2). Con questo approccio è possibile rilevare
contrasti di resistività delle strutture geologiche ivi compresi i contrasti elettrici prodotti dalla circolazione di fluidi profondi
soprattutto in quelle situazioni in cui la logistica non è favorevole all’installazione di stazioni magnetotelluriche a terra, ovvero
nei siti dove le conoscenze pregresse dell’assetto strutturale sepolto risulta povero o poco vincolato da altri dati geologici e
geofisici.
- Airborne EM (AEM): Per ottenere un modello tridimensionale del sito geotermico è fondamentale acquisire dati geofisici in
modo da coprire in maniera omogenea tutta l’area di studio. In quest’ambito si propone l’impiego di una tecnica elitrasportata
che sfrutta il principio dell’induzione elettromagnetica nel dominio del tempo (TDEM - Time Domain Electromagnetic), per
ricavare dei modelli che descrivono i contrasti di resistività elettrica. L’AEM è tra i metodi geofisici più efficaci e più utilizzati per
lo studio areale del territorio essendo in grado di fornire con estremo dettaglio la distribuzione 3D delle resistività del
sottosuolo sino a profondità di circa 500 m e in tempi molto rapidi. Per di più, le indagini AEM, combinate con le altre tecniche
di prospezione geofisiche profonda proposte dal WP6, avrebbero lo straordinario vantaggio di fornire immagini 3D ad altissima
risoluzione della struttura superiore del sistema geotermico (unità di copertura, falde superficiali, zone di fratturazione, etc.)
consentendo quindi una modellazione geologica completa , dalla superficie fino alla parte profonda del serbatoio.

Le indagini sopra indicate saranno condotte da operatori industriali con esperienza consolidata nel settore dell’elettromagnetismo,
della tomografia elettrica 3D e della magnetotellurica applicate alla caratterizzazione e l’individuazione della risorsa geotermica, sotto
la supervisione del subtask 2.3.2 che guiderà il design degli esperimenti e valuterà i prodotti ottenuti.

Subtask 2.3.3 - Caratterizzazione delle deformazioni del suolo e progettazione di un sistema di monitoraggio geodetico [contributo di

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Mimmo Palano, Giuseppe Pezzo]

Obiettivo del subtask 2.3.3 è quello di caratterizzare le deformazioni crostali di un potenziale sito di esplorazione/coltivazione di risorse
geotermiche a scala locale e regionale. A tal fine, si procederà ad una analisi preliminare dei pattern deformativi per ciascun sito di
interesse, integrando i dati già disponibili in letteratura con quelli derivanti dal processing di nuovi datasets. Per quanto concerne i dati
GNSS, tale integrazione servirà a definire le serie temporali e i campi di velocità e/o spostamento per tutte le stazioni disponibili in un
largo intorno per ciascun sito di interesse. Il processing dei nuovi datasets GNSS avverrà utilizzando codici e software già estensivamente
utilizzati presso l’INGV per tutte le attività di ricerca e di monitoraggio. Parallelamente si procederà con l'acquisizione delle immagini
satellitari SAR (Synthetic Aperture Radar) disponibili per ciascuna area di interesse. In particolare verranno utilizzate le acquisizioni
satellitari in banda C dei sensori Sentinel1 dell’ESA (European Space Agency), disponibili dal 2015 con tempi di rivisita di 6 giorni.
L’utilizzo della banda C garantisce un buon compromesso tra coerenza del segnale di backscattering e sensibilità agli spostamenti.

Compatibilmente con le disponibilità del catalogo storico e con le caratteristiche del sito in termini di coerenza del backscattering, si
valuterà l’estensione dell’analisi a periodo antecedenti andando ad utilizzare le immagini acquisite dai sensori ERS e Envisat, sempre
dell’ESA, operativi in successione dai primi anni ‘90 fino quasi alla fine degli anni ‘10. Fatta esclusione per il satellite Radarsat,
dell’Agenzia Spaziale Canadese, non sono disponibili dati satellitare in banda C per il periodo che va dalla fine dell’operatività di Envisat e
l’inizio della missione Sentinel. Tale periodo potrà eventualmente essere analizzato utilizzando i dati di archivio in banda X della
costellazione COSMO-SkyMed (CSK), dell’Agenzia Spaziale Italiana. In questo caso, la costituzione di 4 satelliti CSK garantisce tempi di
rivisita più corti e l’uso della banda X permette una maggiore sensibilità agli spostamenti; di contro, ad una maggiore sensibilità e
risoluzione spaziale, corrisponde una maggiore perdita di coerenza del segnale nel tempo, a causa della vegetazione e le variazioni
atmosferiche. In base alle caratteristiche dell’area sarà valutata sito per sito l’opportunità o meno dell’uso della banda X. Il processing
delle immagini satellitari sarà effettuato utilizzando metodi multitemporali di interferometria satellitare SAR, che, a differenza della
classica interferometria differenziale (DInSAR) che utilizza una singola coppia di immagini SAR, utilizza un gran numero di immagini. Il
gran numero di interferogrammi che vengono generati per la stessa area permette di ricostruire l’andamento dello spostamento del
suolo nel tempo e realizzare mappe di deformazione del suolo. Il sensore SAR misura gli spostamenti del suolo in avvicinamento e
allontanamento dal sensore lungo la propria linea di vista LOS e non la posizione assoluta degli scatteratori al suolo. Inoltre per
correggere eventuale errori di stima del contributo atmosferico o di correzione delle rampe orbitali, i risultati ottenuti saranno calibrati

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con gli spostamenti misurati dalla rete geodetica, che può essere considerata il ground truth.

I risultati ottenuti dall’integrazione dei dati InSAR e GNSS permetteranno di studiare spazialmente e temporalmente i pattern deformativi
per ciascun sito di interesse, e saranno di supporto per la progettazione di un sistema di monitoraggio delle deformazioni del suolo. Tale
sistema di monitoraggio, basato su stazioni GNSS operanti in continuo, ed eventualmente supportato da una rete GNSS discreta, verrà
progettato ad hoc per ciascun sito di interesse e permetterà di monitorare le deformazioni del suolo dovute sia a fenomeni naturali e/o
antropici già in atto, e sia quelli potenzialmente indotti dallo sfruttamento della risorsa geotermica. La progettazione prevede una serie di
sopralluoghi sul terreno per l’individuazione dei siti con caratteristiche idonee all’installazione di stazioni GNSS permanenti e discrete. Le
stazioni permanenti permetteranno di ottenere delle serie temporali che potranno essere correlate con tutte le misure di produzione
derivanti dallo sfruttamento delle georisorse, mentre le stazioni discrete, permetteranno di stimare il campo di deformazione
locale/regionale. Serie temporali e campi di deformazione GNSS verranno integrati con quelli derivanti dalle analisi InSAR.

Subtask 2.3.4 - Sviluppo di modelli del terreno ad alta risoluzione e acquisizioni termiche da drone [contributo di Riccardo Civico e
Tullio Ricci]

Il subtask 2.3.4 è dedicato alla pianificazione ed esecuzione di nuove campagne di rilievi fotogrammetrici, lidar e termici mediante
sensori ospitati su UAS (Uncrewed Aerial System) per la caratterizzazione della morfologia e dello stato termico/distribuzione della
temperatura nei 10 siti potenziali. Le tecniche di indagine includono: rilievi aerofotogrammetrici nello spettro del visibile, rilievi
aerofotogrammetrici con utilizzo di immagini termografiche (infrarosso termico) e lidar (light detection and ranging).
L'obiettivo principale del WP7 è la produzione di Modelli Digitali della Superficie (DSM), Modelli Digitali del Terreno (DTM) e
ortofotomosaici nel visibile e termico, geometricamente corretti e georeferenziati e con elevata risoluzione spaziale (10-40 cm/pixel) dei
10 siti potenziali. Le indagini e i prodotti del WP7 sono necessari per caratterizzare la morfologia e lo stato termico/distribuzione della
temperatura in superficie nei 10 siti potenziali. Forniscono inoltre uno strumento utile alla individuazione di possibili zone di alterazione
idrotermale, nonché un contributo alla definizione dell’assetto strutturale superficiale del sistema geotermico mediante l’individuazione
e la caratterizzazione di potenziali zone di faglia che interessano i terreni e le rocce di copertura. Infine, la disponibilità di DSM/DTM ad
alta risoluzione spaziale è fondamentale per effettuare la correzione topografica dei modelli derivanti dall’utilizzo delle metodologie di

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esplorazione geofisica del sottosuolo. Le indagini del WP7 forniscono quindi dati di supporto al raggiungimento degli obiettivi del WP3
(caratterizzazione delle diverse componenti del sistema geotermico) e del WP6 (caratterizzazione a grande scala e di dettaglio di serbatoi
geotermici e delle rocce di copertura mediante prospezioni geofisiche), oltre ad essere propedeutiche alle attività di perforazione.
Le attività di rilievo da drone saranno caratterizzate da un approccio multiscala; la pianificazione delle missioni di volo e la scelta dei
parametri chiave per l’acquisizione di immagini (visibile e infrarosso termico) e per la scansione con tecnica lidar saranno fortemente
dipendenti dall’estensione delle aree da investigare, dalla loro morfologia, dalla eventuale presenza di vegetazione e dalla ubicazione,
estensione e contrasto di temperatura delle features termiche; da tenere in considerazione, poi, anche la eventuale presenza di
restrizioni dello spazio aereo nelle aree oggetto di investigazioni. A seguito dei rilievi a piccola scala e delle relative elaborazioni,
potranno poi essere pianificati eventuali rilievi di maggior dettaglio per investigare features morfologiche e/o termiche di particolare
interesse.
I dati saranno acquisiti e elaborati con il supporto della strumentazione e delle infrastrutture di calcolo disponibili presso il Laboratorio di
Geologia e Geotecnologie e il Laboratorio HPHT dell'INGV.

● WP3 - MODELLING NUMERICO E STIMA DEI POTENZIALI GEOTERMICI


➢ Task 3.1 Analisi multidisciplinari e multiscala per la definizione delle geometrie 3D delle strutture del sottosuolo [contributo di Mauro
Buttinelli, Francesco Maesano, Luigi Improta]

Il task 3.1 descrive le attività di integrazione di diverse tipologie di dati geologici e geofisici di sottosuolo, quali dati di pozzo e profili
sismici a riflessione, per identificare e caratterizzare le geometrie delle strutture di potenziali siti di esplorazione/coltivazione geotermica.
Queste attività saranno di supporto alla valutazione del potenziale geotermico delle strutture geologiche individuate e contribuiranno
anche a comprendere le relazioni tra le rocce serbatoio e le coperture, la circolazione dei fluidi geotermici e le fratture/faglie, dalle
profondità di eventuale sfruttamento fino alla superficie.
La caratterizzazione di un potenziale sito per l’utilizzo della risorsa geotermica comporta un’analisi multiscala e multidisciplinare.
Inizialmente viene effettuato un inquadramento geologico strutturale regionale delle aree di interesse per identificare le rocce che
potenzialmente possono essere serbatoi geotermici utilizzabili e le rocce di copertura, a profondità economicamente accessibili.

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Successivamente viene effettuata un’analisi alla scala del serbatoio, per caratterizzare le strutture geologiche da un punto di vista
volumetrico e di capacità, il loro rapporto con le discontinuità esistenti (fratture e faglie), le temperature e i fluidi alle profondità di
interesse.
La modellazione e caratterizzazione di dettaglio di un serbatoio e delle sue rocce di copertura si avvale di molte tecniche sia di analisi
geofisica diretta (pozzi esplorativi, se disponibili) sia indiretta (analisi geofisiche quali sismica attiva, magnetotellurica, tomografia
geoelettrica, indagini elettromagnetiche, nonché analisi geochimiche) e analisi geologico-strutturali di terreno su analoghi naturali del
serbatoio identificato.
Questo task si propone di costruire dei modelli geologici bidimensionali e tridimensionali basati su una reinterpretazione di dataset di
dati di sottosuolo come profili di sismica a riflessione, dati geologici e geofisici di pozzo e dati geologico-strutturali di superficie.
Il primo passo è quello di revisionare tutti i dati di letteratura e i database pubblici di dati di sottosuolo nelle aree di interesse già
finalizzati all’esplorazione e alla valutazione della risorsa geotermica per l’identificazione di 10 siti potenzialmente idonei. Questo
passaggio è necessario per identificare delle potenziali strutture geologiche su cui approfondire gli studi ad una scala di maggior
dettaglio.
Insieme a questa revisione, è possibile anche una digitalizzazione/vettorializzazione di tutti i dati di sottosuolo disponibili ma non
direttamente utilizzabili nell’ambito di workspace 3D, attraverso procedure e software dedicati disponibili presso l'infrastruttura
SISMOLAB-3D dell'INGV. In parallelo a queste attività è possibile effettuare delle re-interpretazioni ed eventuale reprocessing post-stack
di profili sismici mirato principalmente all’analisi degli attributi sismici, dove presenti in formato digitale (nativo o vettorializzato). In
mancanza di dato di sottosuolo pubblico è possibile pianificare la stipula di convenzioni di ricerca con operatori industriali finalizzate
all’acquisizione di dati di sismica a riflessione in formato originale (pre-stack) per eseguire un reprocessing integrale con tecniche
avanzate (vedi attività del WP6), ovvero in versione post-stack per colmare il gap di informazione. In ultima istanza, in mancanza di dati
di sismica attiva pregressi che permettono una caratterizzazione esaustiva del serbatoio geotermico, in particolare ai fini dell’attività di
perforazione, si prevede l’esecuzione di campagne di sismica commerciale da terze parti esterne nell’ambito del WP6.
Per quel che concerne la costruzione di modelli geologici della parte superiore del sistema geotermico ed in particolare delle unità di
copertura, il task 3.1 beneficerà dei risultati delle indagini geofisiche multiscala realizzate nell’ambito del task 2.3.2 finalizzate alla
costruzione di modelli multiparametrici ad alta risoluzione 2D/3D ed ad una caratterizzazione geofisica di dettaglio dei siti che

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ospiteranno i pozzi esplorativi.
Passo successivo saranno delle modellazioni site-specific basandosi sui risultati del seguente WP e altri WPs dedicati alla
caratterizzazione petrofisica delle rocce di serbatoio e di copertura.

I modelli geologici 2D/3D attesi come output del WP saranno caratterizzati da:
1) una definizione delle geometrie tridimensionali degli orizzonti geologici chiave e delle principali superfici di faglia;
2) valutazioni volumetriche di serbatoi geologici identificati e definizione delle geometrie delle rocce di copertura
3) una ricostruzione di modelli di velocità 1D e 3D dell'area indagata a partire da logs geofisici di pozzo ;
4) un’analisi congiunta con modelli geologici da dati geofisici e sismologici, gravimetrici e profili sismici ad alta risoluzione

➢ Task 3.2 Modeling di flusso e trasporto reattivo e geomeccanico [contributo di Barbara Cantucci, Monica Piochi e Giordano Montegrossi]

Nell’ambito dello studio dell’energia geotermica, i modelli numerici fluidodinamici e di trasporto reattivo sono un importante strumento
sia per ricostruire le condizioni di serbatoio pre-sfruttamento sia per simulare possibili processi e scenari. Queste simulazioni sono
particolarmente utili perché permettono di studiare la risposta del sistema geotermico alle perturbazioni, come il mescolamento con
fluidi più superficiali oppure il re-equilibrio associato al raffreddamento, e ottimizzare le attività estrattive in funzione di questi processi.
Vari scenari di previsione del potenziale utilizzo, dell'alterazione delle rocce e di scaling, ed in generale del comportamento dei fluidi
corrosivi presenti nel reservoir geotermico verranno considerati.

Nell’ambito del progetto, l’obiettivo del task 3.2 è quello di elaborare modelli numerici per simulare processi fluidodinamici, geochimici e
di trasporto di calore utili alla stima del potenziale geotermico dei siti selezionati e alla valutazione di possibili fenomeni di scaling e
corrosione che possono influenzare negativamente le performance del sistema.

In letteratura le simulazioni geotermiche raramente incorporano il trasporto reattivo, dato che questo accoppiamento è ancora una sfida
a causa della variabilità del processo, della complessità del calcolo e della mole dei dati di input richiesti per caratterizzare il sistema da
un punto di vista fisico e chimico. L’interazione fluido-roccia è però un processo che deve essere valutato dato che la dissoluzione e la
precipitazione dei minerali controllano la porosità della roccia, la sua permeabilità, la sua resistenza meccanica e di conseguenza la

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capacità di un fluido di muoversi all’interno del serbatoio geotermico e di trasportare calore senza creare condizioni di instabilità. Questo
è importante in Italia, dove i sistemi geotermici di alta entalpia sono collegati a sistemi idrotermali e/o vulcanici ricchi di fluidi corrosivi.
Individuare le aree ad alta e bassa permeabilità è strategico per ubicare i pozzi di produzione e reiniezione ed ottenere un efficiente
sfruttamento del sistema.

La modellazione numerica per la stima del potenziale geotermico richiede numerosi dati di input e lunghi tempi di simulazione,
specialmente quando si considera un fluido multi fase. Nella durata del progetto verranno effettuate simulazioni numeriche su tutti e 10 i
siti individuati con differente grado di accuratezza in funzione dei dati disponibili.

Da un punto di vista operativo, per i siti individuati verranno sviluppati modelli di flusso 2D o 3D per valutare la distribuzione del fluido e
della temperatura allo stato stazionario, e quindi il potenziale geotermico. In seguito, verranno effettuati modelli di trasporto reattivo 2D
o 3D per modellare l’interazione dei fluidi con la roccia incassante su parti critiche di esso, come e.g., i pozzi di reiniezione, o
eventualmente su tutto il sistema. Tali modelli saranno integrati con simulazioni batch reaction (0-D) per definire il potenziale scaling a
livello delle installazioni di superficie. Partendo dalla caratterizzazione del sistema idrotermale, verranno simulati diversi scenari di
sfruttamento ipotetici per valutare la risposta del sistema alle variazioni di temperatura, pressione, portata e composizione chimica
dell’acqua termale in funzione delle esigenze ingegneristiche delle installazioni di superficie. Le simulazioni comprenderanno i processi
fluidodinamici quali la convezione e l’avvezione dei fluidi, trasporto del calore e reazioni acqua-roccia.

I dati di input necessari a popolare i modelli numerici si baseranno sui dati di letteratura pre-esistenti (e.g. well logs, banche dati
pubbliche, pubblicazioni scientifiche, banche dati inclusi campioni di carota da partners commerciali) e sui dati raccolti durante il
progetto, quali informazioni geologiche (WP2-WP3-WP4), petrofisiche, mineralogiche, geochimiche (WP2.1) e di P-T fornite dal
committente o prodotte come risultato dagli altri WPs del Progetto. Quindi le attività del WP3.2 dovranno attendere la disponibilità dei
risultati di alcuni WPs per progredire, e si concentreranno negli ultimi anni di progetto. All’inizio del progetto, verrà effettuata una
revisione dei dati di letteratura e dei database pubblici di dati di sottosuolo (e.g. progetto VIDEPI) ed analisi dei well logs e di database
disponibili anche da parte di partners commerciali nelle aree di interesse per colmare eventuali lacune, e si procederà ad effettuare
analisi di laboratorio su campioni di carota rappresentativi delle formazioni geologiche di interesse (o di affioramenti analoghi) forniti dai
gruppi operanti sul campo e in collaborazione con il WP4. A titolo di esempio verranno effettuate analisi di diffrattometria a raggi X
(XRD) combinata con raffinamento Rietveld, Fluorescenza a raggi X (XRF), Plasma massa (ICP-MS), al microscopio ottico (luce polarizzata
e riflessa), al microscopio elettronico (SEM-EDS) e, ove utile, mediante spettroscopia all'infrarosso (FTIR) per definire la tessitura,

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l'associazione, e la composizione mineralogica delle formazioni rocciose e stimare le superfici specifiche e la velocità di reazione, oltre
alla composizione della roccia totale, per una migliore valutazione della composizione primaria e secondaria associata agli impoverimenti
ed arricchimenti chimici indotti dall’alterazione idrotermale. Analisi MICP (Mercury Injection Capillary Pressure) o simili verranno
condotte sui campioni per stimare la porosità, la distribuzione dei pori e la permeabilità della roccia. Il numero di campioni è stabilito in
10-20 campioni per sito, in funzione delle caratteristiche, l’omogeneità/disomonegeità litologica generale e del serbatoio di interesse
derivanti dalle informazioni geofisiche e di well logs esistenti ed acquisiti ex novo (WPs). Altri parametri petrofisici (e.g., calore specifico e
conducibilità termica) verranno definiti con metodi di stima indiretta.

Il dominio di calcolo dei siti selezionati, 2D o 3D, verrà elaborato sulla base dei modelli concettuali e geologici prodotti nell’ambito del
WP2 e WP3.1. La dimensione delle griglie sarà adeguata al dettaglio ed alla qualità dei dati geologici disponibili.

Verranno effettuate simulazioni sia a piccola scala per valutare e quantificare i processi geochimici di interazione fluido-roccia in
collaborazione con WP2.1, sia simulazioni a scala di sito per valutare la migrazione dei fluidi ed il trasporto di calore.
Le simulazioni numeriche verranno effettuate con software commerciali (e.g. TOUGHREACT, Mufits, PHREEQC) ampiamente utilizzati
dalla comunità scientifica per le stesse finalità. Tali codici potranno essere utilizzati in parallelo o in modo congiunto e integrato, al fine di
ottimizzare i risultati.

➢ Task 3.3 Stima dei potenziali geotermici e selezione dei siti idonei all’esecuzione di pozzi esplorativi [contributo parziale di Monia Procesi]

Il disegno, la posizione e la profondità dei pozzi esplorativi da perforare sono stabiliti sulla base dei risultati delle indagini preliminari e
della fase di ricerca relative ai WP1-3.2. Questi pozzi costituiscono la prima occasione di ottenere informazioni dirette sul serbatoio e
sulle formazioni geologiche interessate, nel caso non esistano precedenti campagne di indagine. Essi sono spesso eseguiti con diametri
idonei ad essere successivamente utilizzati per l’estrazione del fluido geotermico, quindi del tutto paragonabili ai pozzi di produzione.
Con la perforazione e relative prove e misure, si possono ottenere una serie di informazioni rilevanti, come la temperatura e le
dimensioni caratteristiche del serbatoio, (ossia la profondità, la permeabilità, la produttività, ecc.). Con queste informazioni si rende
possibile una prima valutazione quantitativa, ancorché provvisoria, sulla quantità di energia potenzialmente recuperabile dal sistema
geotermico nella zona esplorata dai pozzi e nelle sue immediate vicinanze. La perforazione dovrà essere sempre condotta con tutte le
misure necessarie per la sicurezza del personale operante e per la tutela delle falde, e della presenza di insediamenti civili nel raggio di

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influenza delle attività in oggetto, durante tutte le fasi di esplorazione e sviluppo della geotermia in una determinata zona. Nei soli casi in
cui il grado di conoscenza del sottosuolo di uno o più dei 10 siti selezionati, abbia fattori di incertezza tali da non consentire
l'individuazione della posizione ottimale dei pozzi geotermici esplorativi tradizionali sarà auspicabile attuare un approccio intermedio che
preveda la realizzazione di “slim holes” i quali permettono comunque di raccogliere informazioni geologiche dirette sul serbatoio e a
minor costo rispetto ai pozzi esplorativi tradizionali di grande diametro.

● WP4 - PERFORAZIONE (in collaborazione con MASE?)


➢ Task 4.1 Pianificazione, progettazione, realizzazione delle perforazioni esplorative e report di perforazione

A seguito della ricostruzione del modello geologico-strutturale e del modello geotermico concettuale che ha portato all’identificazione
del potenziale serbatoio geotermico target, effettuata mediante l’esecuzione di indagini superficiali (WP2), sarà prodotto uno studio di
pre-fattibilità. Tale studio ha l’obiettivo di individuare le aree più idonee, dal punto di vista minerario e logistico ambientale, per la
realizzazione della postazione di perforazione atta ad ospitare i pozzi esplorativi necessari per accertare in via diretta la presenza della
risorsa geotermica e caratterizzarla. La realizzazione di pozzi geotermici è effettuata attraverso una sequenza di fasi di perforazione
articolate e coordinate.

Le grandezze di maggiore interesse, ai fini della caratterizzazione produttiva del pozzo, sono la temperatura e la pressione, in condizioni
indisturbate, del fluido contenuto nel serbatoio e la permeabilità della formazione geologica del serbatoio. Nel caso di un pozzo onshore
si inizieranno i lavori di progettazione della postazione che dovrà ospitare l’impianto di perforazione e tutte le strutture accessorie. La
postazione di perforazione sarà progettata per l’operatività ottimale del cantiere di perforazione. Essa è costituita da una superficie
pianeggiante atta ad ospitare l’impianto di perforazione, le vasche per la preparazione del fango, le pompe del fango, le altre
attrezzature ausiliarie dell’impianto nonché le strutture necessarie per la raccolta e stoccaggio temporaneo e la mobilizzazione dei fanghi
reflui. Una singola postazione può ospitare più di un pozzo profondo.

Prima della realizzazione del pozzo sarà redatto, in accordo con il modello geologico-strutturale di riferimento, un programma di
perforazione dettagliato con la definizione del profilo tecnico del pozzo e individuare l’impianto con capacità idonea per raggiungere la
profondità dell’obiettivo minerario di interesse. Nel programma di perforazione, formulato da un pool tecnico-scientifico di esperti,

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saranno riportate le previsioni di profondità delle formazioni rocciose da attraversare, la caratterizzazione geologica degli orizzonti
individuati mediante le prospezioni geofisiche, gli obiettivi minerari, le sovrapressioni.

Il documento fornirà inoltre gli elementi specifici per il reperimento e la fornitura dei materiali necessari alla realizzazione dei pozzi
(scalpelli, tubaggi, fanghi, ecc.). I profili tecnici dei pozzi (produttivi o reiniettivi), e quindi il dimensionamento dei casing, saranno
ottimizzati sulla base del modello geologico-stratigrafico ricostruito.

All’interno del programma di perforazione verrà quindi stabilito dove effettuare i carotaggi, la frequenza di analisi dei detriti litologici, il
tipo di log e le eventuali misurazioni delle velocità sismiche in pozzo (descritte nel task 4.2).

Durante l’attività di perforazione diversi specialisti di perforazione saranno impiegati per verificare e monitorare lo stato di avanzamento
delle attività e prendere decisioni rapide qualora si dovessero verificare problematiche. Tra queste figure si possono annoverare: il
geologo di cantiere, il fanghista, l’ingegnere di perforazione, l’ingegnere del serbatoio ecc.

Giornalmente è compito della ditta di perforazione redigere un report di perforazione contenente le informazioni sulle formazioni
geologiche attraversate durante la perforazione che sarà quindi revisionato e validato. Inoltre dovranno essere riportate tutti i valori dei
parametri registrati in base alla profondità ed al tempo nella sequenza operativa dell’attività.

Alla fine della perforazione e quindi a completamento del pozzo ed a seguito delle prove di produzione (descritte nel task 4.2), verrà
quindi redatto il “Rapporto Finale del Pozzo” con tutte le registrazioni fatte durante la perforazione (Master Log).

Normalmente la perforazione dei pozzi viene effettuata pompando verso il basso un fluido di caratteristiche specifiche all’interno delle
aste cave per tutta la lunghezza della batteria di perforazione. Il fluido (detto “di perforazione”) fuoriesce dallo scalpello e risale lungo la
superficie esterna delle aste (intercapedine tra il foro e le aste o tra il rivestimento del foro e le aste). Di solito si usa come fluido di
perforazione una miscela additivata di acqua/bentonite, oppure semplicemente acqua. Per quanto in geotermia siano state
sperimentate con successo tecniche di perforazione ad aria (ad es. in Nuova Zelanda e Islanda), in Italia le tecniche di perforazione hanno
sempre visto l’utilizzo di fluidi di perforazione a base d’acqua e fango. Nella predisposizione del fluido di perforazione (mud, fango) ci
sono alcuni fattori di notevole importanza da tenere in considerazione: valutazione della qualità, quantità e costi di un eventuale
trattamento dell’acqua utilizzata; tipologia e potenza (spessore) delle formazioni geologiche attraversate; proprietà del fluido di

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perforazione e degli additivi selezionati (particolare attenzione fasi di attraversamento di formazioni geologiche che ospitano acquiferi
idropotabili); accessibilità del sito; condizioni climatiche; caratteristiche dell’impianto di perforazione appropriate al profilo tecnico di
progetto del pozzo; impiego di sostanze non tossiche, biodegradabili, facilmente maneggiabili; impiego di personale specializzato. Ad
intervalli di profondità prestabiliti, nell’ottica di preservare la stabilità del pozzo e di evitare il contatto tra la formazione rocciosa
attraversata ed il serbatoio geotermico contenente il fluido endogeno, si procede al rivestimento del pozzo mediante la discesa di tubi di
acciaio (casing) e alla successiva cementazione dell’intercapedine tra questi e la formazione, attraverso il pompaggio di malta cementizia
composta da cemento ed acqua. L’ultima fase di perforazione, corrispondente al tratto di pozzo che attraversa le rocce obiettivo del
serbatoio geotermico, al fine di permettere l’attingimento e la risalita del fluido endogeno, è invece di norma lasciata senza rivestimento.

L’isolamento delle formazioni geologiche attraversate, in particolare di quelle che ospitano acquiferi, deve avvenire con un casing o un
sistema di casing ben cementato che garantiscano il totale isolamento delle falde. Il controllo dell’efficacia dell’isolamento potrà
avvenire, a seconda delle situazioni, con controlli della completezza della cementazione dell’intercapedine interessata oltre che
verificando il completo attraversamento della formazione geologica, la sua significativa copertura grazie al posizionamento delle scarpe
dei casing utilizzati ed eventualmente anche con il controllo dello stato di riempimento delle intercapedini cementate.

Durante tutto l’esercizio dell’attività di perforazione si deve garantire che le acque di origine meteorica che ricadono all’interno del
perimetro del piazzale siano trattenute, evitando qualsiasi rilascio verso l’esterno. Per questo motivo l’entrata in contatto con i corpi
idrici superficiali deve essere impedita per mezzo della presenza di opportune solette in cemento e zone drenanti, collegate tramite un
sistema di canalizzazioni alle vasche di raccolta. Sarà inoltre estremamente necessario, durante la perforazione, evitare l’insorgere di
“blow-out” cioè la fuoriuscita incontrollata di fluidi di strato (acqua, gas, fluidi endogeni) dalla testa pozzo, entrati in foro da una delle
formazioni perforate attraverso dispositivi dedicati.

➢ Task 4.2 WELL LOGGING e TESTING

L’attivita’ di well logging ha lo scopo di fornire informazioni e dati relativamente alla petrofisica delle formazioni attraversate dalla
perforazione di un pozzo geotermico con lo scopo di affinare il modello geologico, giacimentologico del “reservoir geotermico”. La
determinazione di grandezze quali porosita’, permeabilita’, saturazione dei fluidi in formazione, i parametri geomeccanici statici o
dinamici delle rocce attraversate ed altro, possono essere misurate in maniera diretta su campioni di roccia carotata in profondita’

24
oppure in maniera indiretta tramite l’interpretazione di logs acquisiti tramite la discesa in pozzo di specifiche attrezzature elettroniche.
Nell’attivita’ geotermica la strumentazione suggerita da utilizzare in pozzo sono gli strumenti che permettono la registrazione della
temperatura, della radioattività naturale degli strati, della geometria del foro perforato (caliper), delle resistivita’, delle densita’, sonici o
acustici e di immagine. Per un’analisi ed un affinamento delle sismiche esplorative, si può eseguire in pozzo una sismica piu’ accurata, al
fine di prevedere meglio l’andamento delle formazioni geotermiche produttive e modellare al meglio la perforazione dei pozzi di
sviluppo del giacimento stesso. In fase poi di valutazione della risorsa geotermica, vengono utilizzati strumenti PLT, i quali forniscono una
serie di informazioni delle formazioni in produzione.
La temperatura viene misurata durante l’avanzamento del pozzo stesso. Poiché la perforazione dà sempre luogo ad una modifica
temporanea dello stato termico della formazione attraversata (raffreddamento), la sua temperatura viene ricostruita, secondo tecniche
teorico-pratiche, sulla base del recupero nel tempo della temperatura di fondo pozzo, che tende verso una stabilizzazione.
Purtroppo questa strumentazione elettronica ha dei limiti di resistenza alle alte temperature (circa 175 – 200 °C).
L’attivita’ di testing, consiste in un insieme di operazioni che hanno lo scopo di definire in termini di produzione il sistema costituito dal
pozzo e dalle rocce del serbatoio geotermico. Tale importante valore, viene estrapolato dalla risposta ottenuta dalla variazione di
pressione e temperatura a seguito di una portata di fluido definita. Tale risposta dipende dalle molteplici caratteristiche petrofisiche
della roccia serbatoio e dalle caratteristiche del fluido da produrre. Il testing in geotermia a seconda del fluido da produrre avviene dopo
la perforazione di uno o due pozzi, in cui uno viene messo ad erogare ed il secondo invece viene utilizzato come pozzo di iniezione.
Alla fine dell’attività di perforazione del pozzo e quindi una volta raggiunto il serbatoio, saranno possono essere previste prove di
iniettività per la stima della producibilità/iniettività della formazione. Successivamente può essere prevista una prova di produzione a
breve termine, per la “ripulitura del pozzo” e la caratterizzazione preliminare del serbatoio geotermico, eseguite con la presenza della
sonda di perforazione.
Una volta perforati almeno 2 pozzi nella stessa postazione o da postazioni diverse può essere effettuata una prova di produzione e
reiniezione per una caratterizzazione dettagliata, andando a simulare l’attività di produzione e reiniezione.
Le prove di produzione vengono svolte a portata costante, mentre in pozzo, specifica attrezzatura situata in prossimita’ della formazione
produttiva permette di misurare la variazione di pressione durante l’erogazione. La misurazione avviene in tempo reale tramite
“wireline” oppure in maniera “memory” al termine del periodo di test. La strumentazione PLT permette la registrazione della

25
temperatura, della densita’, della pressione e della velocita’ del fluido endogeno. I dati ottenuti, servono per determinare la natura dei
fluidi geotermici, la pressione statica iniziale del giacimento, la capacita’ di flusso del giacimento, l’indice di produttivita’ del pozzo, “skin
factor”, dimensioni del
serbatoio geotermico.
Le proprietà dei fluidi del serbatoio geotermico includono i parametri PVT (pressione, volume, temperatura) che descrivono il
comportamento termodinamico dei fluidi. E’ fondamentale conoscere il valore della viscosità, della compressibilità e del fattore di
volume, inteso come il rapporto fra il volume di fluido misurato alle condizioni di giacimento al momento della prova e il corrispondente
volume di fluido misurato alle condizioni standard.

WP5 - DISSEMINAZIONE E DIVULGAZIONE

Questo WP ha come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza della popolazione giovane e adulta verso l’energia geotermica, gli
usi che se ne possono fare e come possa contribuire a un aumento dell’indipendenza energetica del nostro Paese e in particolare di
alcune comunità. Sarà parte di questo WP anche una corretta informazione circa i potenziali rischi associati e alle azioni di controllo e
monitoraggio in atto in Italia. Verranno prodotti supporti analogici e digitali dedicati alle diverse fasi di attività e alle diverse tipologie di
destinatari.

Le attività portate avanti nel progetto saranno periodicamente aggiornate, descritte e comunicate attraverso un sito web dedicato e post
sui canali social ufficiali dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

OBIETTIVO INVESTIMENTO/RIFORMA

● Accelerare lo sviluppo della geotermia in Italia sia per usi termici sia elettrici
● Aumentare la conoscenza e le potenzialità di sistemi geotermici convenzionali e non-convenzionali sul territorio italiano
● Essere in linea con lo sviluppo della ricerca geotermica in ambito internazionale
● Creazione infrastruttura dedicata alla ricerca geotermica
● Reclutamento nuovo personale tecnico, tecnologo e ricercatore specializzato e da dedicare alla ricerca geotermica
—> Sviluppo di una segreteria dedicata alla nuova infrastruttura dedicata alla ricerca geotermica

26
● Formazione sia per il personale INGV già strutturato sia di nuova acquisizione
● Percorsi di alta formazione dedicati alla ricerca geotermica (dottorati e postdoc)

CATEGORIA INVESTIMENTO (non compilare se RIFORMA)


□ Opere pubbliche □ Incentivi/ □ Fornitura □ Strumenti □ □ Altro
Agevolazio di finanziari Formazion
ni beni/servizi e

TIPOLOGIA RIFORMA (non compilare se INVESTIMENTO)


□ Miglioramento quadro
□ Accelerazione delle
legislativo per la produzione, □ Miglioramento della □ Promozione posti di lavoro
procedure autorizzative in
trasporto e stoccaggio di flessibilità del sistema di qualità e le competenze □ Altro (specificare)
materia di energia-
idrogeno green e altre fonti energetico nel settore green
ambiente
green

AMMINISTRAZIONE PROPONENTE

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

ALTRE AMMINISTRAZIONI DA COINVOLGERE


Istituti/Dipartimenti universitari
Università degli Studi di Perugia-Dip. di Fisica e Geologia
Università degli Studi di Firenze-Dip. Scienze della Terra
Università degli Studi di Padova-Dip. Geoscienze
Università degli Studi di Genova-Dip. Scienze della Terra
CNR-IGG
Università degli studi di Pisa - Dip. Scienze della Terra
Università Bologna, Dip. Sc. Biologiche, Geologiche e Ambientali DFN e Geologia Strutturale
Università di Bari, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali
Università di Napoli Federico II, Dip. Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse
Università di Ginevra (CH)
Università di Siena, Dip. Scienze Geologiche
27
Università di RomaTre,

Coinvolgimento anche di associati e collaboratori esterni


OBIETTIVI DEL REPowerEU A CUI CONTRIBUISCE IL PROGETTO DI INVESTIMENTO/RIFORMA 1
□ Migliorare le X Aumentare X Affrontare la X Incentivare la □ Affrontare X Sostenere gli
infrastrutture e gli l'efficienza povertà energetica riduzione della le obiettivi del
impianti energetica, (Art. 21c, 1a. domanda di strozzature REPowerEU
energetici per la decarbonizzare (ba)) energia interne e attraverso la
sicurezza e la l’industria, (Art. 21c, transfronta riqualificazione
diversificazione incrementare la 1a. (bb)) liere nella della forza lavoro
dell’approvvigionam produzione e trasmission verso competenze
ento l’adozione di ee verdi e digitali
(Art. 21c, 1a. (a)) biometano distribuzio nonché il sostegno
sostenibile, ne alle catene del
idrogeno dell’energi valore legate alla
rinnovabile e la a (Art. 21c, transizione verde
diffusione delle 1a. (c)) (Art. 21c, 1a. (d))
energie
rinnovabili
(Art. 21c,
1a. (b))

COLLEGAMENTO CON LE COUNTRY SPECIFIC RECOMMENDATIONS (CSRs)


X Raccomandazione n.1.2: essere pronta ad adeguare la spesa corrente all'evoluzione della situazione; aumentare gli investimenti pubblici per le transizioni verde e
digitale e per la sicurezza energetica tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, anche avvalendosi del dispositivo per la ripresa e la resilienza e di altri fondi
dell'Unione

X Raccomandazione n.3: ridurre la dipendenza complessiva dai combustibili fossili e diversificare le importazioni di energia; superare le strozzature per
accrescere la capacità di trasporto interno del gas, sviluppare interconnessioni delle reti di energia elettrica, accelerare il dispiegamento di capacità
supplementari in materia di energie rinnovabili e adottare misure per aumentare l'efficienza energetica e promuovere la mobilità sostenibile

1
Article 21c “The REPowerEU chapter in the recovery and resilience plans”, Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council amending Regulation (EU) 2021/241 as regards
REPowerEU chapters in recovery and resilience plans and amending Regulation (EU) 2021/1060 , Regulation (EU) 2021/2115, Directive 2003/87/EC and Decision (EU) 2015/1814, ST 16078/1/22
REV 1.
28
- SEZIONE DA COMPILARE SOLO IN CASO SI PROPONGA UN INVESTIMENTO -
TIPOLOGIA DI INVESTIMENTO
X Nuovo progetto (avvio successivo alla data del 01/02/2022) □ Progetto Scale-up
MODALITÀ ATTUATIVA
X Titolarità □ Regia
SETTORE DI RIFERIMENTO
Energie rinnovabili
TARGET GROUP
Istituti di ricerca scientifica, Dipartimenti universitari e aziende specializzate in indagini geofisiche e geochimiche
LOCALIZZAZONE DELL’INVESTIMENTO
□ Regionale □ Multi- Regionale X Nazionale □ Transnazionale

(specificare Regione) (specificare Regioni) (specificare aree


geografiche)
IMPATTO DIRETTO/INDIRETTO
□ Regionale □ Multi- Regionale x Nazionale x Transnazionale

SITO/SITI DI REALIZZAZIONE DELL’ INVESTIMENTO GIÀ INDIVIDUATI E NELLA DISPONIBILITÀ DEL SOGGETTO PROPONENTE
□ SI □ NO Alcuni siti individuati preliminarmente

□ SI □ NO xx

STATO OPERATIVO PREVISTO AL 31 DICEMBRE 20262


WP0, WP1, parte delle attività previste nei WP2, WP3 e WP5

2
Guidance on Recovery and Resilience Plans in the context of REPowerEU, pp. 26 ss., in part. p. 27 “Illustrative examples of the type of information that Member States could provide”.
29
COSTO INVESTIMENTO
Costo investimento: 30 M€ [se le attività a carico di INGV non prevedono le
operazioni di drilling e logging (WP4)] specificare costo a valere su REPowerEU

Modalità di finanziamento richiesto:


X A fondo perduto 30M€ fondo perduto
□ Finanziamento agevolato

CRONOPROGRAMMA DI SPESA DELL’ INVESTIMENTO


Totale fase 1: (al 2023) 0 Totale fase 1: (2024) Totale fase 1: (2025) Totale fase 1: (2026) Totale fase 1: (oltre
M€ (di cui 0 M€ al 2026)
2022)
5 M€ 10 M€ 10 M€
5 M€

Oltre il 2026, sono


previste le attività
del WP4, che
hanno un costo
orientativo per
due pozzi di circa
8M€ per sito.
[a discrezione del MASE
se le attività del
WP4 (drilling e
logging) verranno
gestite da INGV o
da altre
istituzioni/enti]

EVENTUALI FINANZIAMENTI NAZIONALI GIÀ PREVISTI

30
□ SI □ NO Da Definire

EVENTUALI FINANZIAMENTI EUROPEI (DIRETTI/FONDI STRUTTURALI) GIÀ PREVISTI


□ SI X NO Da Definire

EVENTUALE APPORTO DI CAPITALI PRIVATI


□ SI X NO X M€ in relazione al periodo 2022-2026

EVENTUALI ONERI SUCCESSIVI DI FUNZIONAMENTO


□ SI X NO X M€/anno

EVENTUALE STATO ATTUALE DELL’ INVESTIMENTO APPROVATO


□ Progetto di fattibilità X Progetto definitivo □ Progetto □ Avvio lavori □ Lavori avviati □ Altro (specificare)
tecnico- esecutivo (indicare data) (indicare data)
economica

SOGGETTO ATTUATORE GIÀ INDIVIDUATO


X SI □ NO

NOME/I DEL SOGGETTO ATTUATORE


Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)

PROCEDURA DI INDIVIDUAZIONE DEL SOGGETTO ATTUATORE


(se Soggetto attuatore non ancora individuato)

ELENCAZIONE DELLE FASI ATTUATIVE DELL’ INVESTIMENTO (Cronoprogramma procedurale)

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EVENTUALE NECESSITÀ DI PARERI/CONCERTI/NULLA OSTA/AUTORIZZAZIONI
Da valutare in base alle attività da svolgere
[a titolo di esempio: L.R. Emilia Romagna 4/2018,
□ SI □ NO
art. 11, comma 1 e Det. 21 NOVEMBRE 2022,
N. 22957]

EVENTUALE RIFORMA NORMATIVA/NORMA ABILITANTE COLLEGATA

MILESTONE E TARGET DELL’ INVESTIMENTO


Fase i specificarne 1/anno % avanzamento progetto esecutivo/ Stipula XX
32
Contratto/ SAL etc.

REGIME AIUTI DI STATO


□ Esente □ Da notificare □ Notificato

DNSH
□ Esente □ Compatibile

TAG GREEN
(specificare campi di intervento del progetto ai sensi degli Allegati VI e VII del Reg. (UE) 2021/241)

TAG DIGITAL

(specificare campi di intervento del progetto ai sensi degli Allegati VI e VII del Reg. (UE) 2021/241)

- SEZIONE DA COMPILARE SOLO IN CASO SI PROPONGA UNA RIFORMA -


SETTORE DI RIFERIMENTO

TIPOLOGIA DI RIFORMA
□ legislativa □ organizzativa/amministrativa
DISPOSITIVO ATTUATIVO

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□ Legge □ Decreto-Legge □ Decreto legislativo □ DPCM □ Decreto □ altro (specificare)
Ministeriale
MODALITÀ ATTUATIVA
□ auto-attuativa □ servono provvedimenti di rango secondario
MISURE COLLEGATE
Misure (investimenti e riforme) PNRR (specificare): Investimenti REPowerEU (specificare):

ANNUALITÀ ENTRATA IN VIGORE DELLA RIFORMA


□ 2023 □ 2024 □ 2025 □ 2026

ELENCAZIONE DELLE FASI ATTUATIVE PER LA REALIZZAZONE DELLA RIFORMA (Cronoprogramma procedurale)

MILESTONE E TARGET DELLA RIFORMA


(Descrizione) (Scadenza) (Indicatore di misurazione) (eventuale ID CID collegato)

(Descrizione) (Scadenza) (Indicatore di misurazione) (eventuale ID CID collegato)

DNSH
□ Esente □ Compatibile

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