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1 Le grandezze fisiche sono:

a Le proprietà che misurano le dimensioni geometriche di un sistema

b Le proprietà fisiche misurabili di un sistema

c Sistemi dotati di una propria massa

d Campioni di riferimento, dal confronto con i quali si ottengono i valori delle


misure

2 Due grandezze fisiche eterogenee:

a Non sono direttamente confrontabili

b Sono direttamente confrontabili

c Hanno valori numerici diversi

d Hanno la stessa intensità, ma direzione o verso differenti

3 Le grandezze fisiche derivate sono:

a Grandezze non direttamente confrontabili

b Grandezze che descrivono sistemi fisici derivati da sistemi primari

c Grandezze che non descrivono variabili di stato


d Grandezze definite mediante una formula applicata a grandezze fondamentali

4 Una grandezza vettoriale:

a Rappresenta un array di grandezze scalari

b Si caratterizza con intensità, direzione e verso

c Non ha unità di misura

d Non può essere derivata

5 Per una determinata grandezza:

a Esiste una sola unità di misura

b Per un determinato sistema di unità di misura, esiste una sola unità di misura

c Per un determinato sistema di unità di misura, esistono diverse unità di misura

d Non esiste più di una unità di misura

6 Nei sistemi scientifici:

a La grandezza massa [M] è una grandezza derivata, mentre la grandezza forza


[F] è una grandezza fondamentale

b La grandezza massa [M] e la grandezza forza [F] sono entrambe grandezze


derivate
c La grandezza massa [M] è una grandezza fondamentale, mentre la grandezza
forza [F] è una grandezza derivata

d La grandezza massa [M] e la grandezza forza [F] sono entrambe grandezze


fondamentlali

7 Il Sistema Internazionale definisce:

a Cos'è una grandezza fondamentale

b Le relazioni tra unità di misura di diverse nazioni

c I coefficienti per il raccordo tra i sistemi di misura nazionali

d Le unità di misura di sette grandezze fondamentali

8 Il metro, nel S.I., a partire dal 1983, è definito come:

a La lunghezza del tragitto compiuto dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo
di 1/299792458 di secondo

b La lunghezza di una barra di platino-iridio conservata Ufficio Internazionale di


Pesi e Misure di Sèvres

c La millesima parte del chilometro

d Un quarantamilionesimo della lunghezza di un meridiano terrestre

9 Un petametro (Pm) è pari a:


a 10^30 (fm) femtometri

b 10^12 (m) metri

c 10^9 (m) metri

d 10^18 (nm) nanometri

10 Grandezze eterogenee possono essere:

a Sommate, sottratte, moltiplicate e divise cambiando l'u.d.m.

b Sommate e sottratte mantenendo l'u.d.m, moltiplicate e divise cambiando


l'u.d.m.

c Solo moltiplicate e divise cambiando l'u.d.m.

d Solo moltiplicate e divise, mantenendo l'u.d.m.


1 Con il Nuovo Approccio la Comunità Europea:

a Ha abolito tutte le direttive tecniche riferite a prodotti, processi e servizi e gli


organi di normazione

b Demanda agli Enti di normazione il compito di definire le norme "armonizzate",


le specifiche tecniche necessarie per l'attuazione delle direttive

c Definisce nel dettaglio le direttive contenenti le specifiche tecniche dei prodotti,


processi e servizi

d Si pone quale unico Ente di normazione armonizzato, con licenza esclusiva di


operare in ambito europeo

2 CEN, CENELEC ed ETS sono:

a Enti di Normazione

b Specifiche tecniche

c Norme armonizzate

d Agenzie aerospaziali
3 La marcatura CE:

a E' una certificazione di qualità riservata a giocattoli e prodotti per l'infanzia

b Denota prodotti realizzati interamente in territorio europeo

c Attesta che un prodotto è commestibile

d Attesta la conformità ai requisiti essenziali delle direttive europee

4 L'approccio modulare della marcatura CE:

a Prescrive che un prodotto sia progettato e fabbricato a moduli, in modo che le


parti guaste possano essere sostituite agevolmente

b Prevede diversi livelli di controllo, a seconda della pericolosità del prodotto e


dei rischi ad esso associati

c Inquadra la marcatura CE come uno dei 5 moduli necessari per ottenere la


certificazione di qualità ISO 9001

d Si riferisce al fatto che tra la lettera C e la lettera E deve essere presente uno
spazio pari a 5 moduli, dove l'ampiezza di ciascuna delle lettere è pari a 8
moduli.
5 Gli organismi notificati sono:

a Organi tecnici del Consiglio Europeo, composti da apposite commissioni di


esperti

b Organi di informazione, che hanno il compito di diffondere la cultura della


qualità

c Organismi incaricati dai Governi degli Stati membri di verificare la conformità


alle direttive di prodotti, servizi e processi

d Enti di accreditamento presso i quali è possibile ottenere la qualifica di


certificatore

6 Gli organismi notificati hanno l'incarico di:

a Scrivere le specifiche tecniche di prodotti, processi, servizi

b Verificare la conformità dei prodotti, dei servizi e dei processi rispetto ai


requisiti fissati dalle direttive

c Accogliere le notifiche inerenti violazioni delle norme di sicurezza inerenti i


prodotti, i servizi, i processi
d Verificare che le direttive comunitarie siano conformi alle specifiche dei prodotti
delle aziende aventi quote di mercato rilevanti

7 Quando il legislatore non ritiene sufficiente la "dichiarazione di conformità"


rilasciata dal fabbricante:

a Il prodotto viene ritirato dal mercato nei soli territori della comunità europea

b Il prodotto viene contrassegnato con la marcatura CE

c Il fabbricante si impegna a redigere una nuova dichiarazione di conformità più


accurata

d Viene richiesto l'intervento degli organismi notificati, indipendenti e competenti,


che verificano la conformità

8 I tre tipi fondamentali di certificazione sono:

a Certificazione di prodotto, di qualità aziendale e del personale

b Certificazione DOP, DOCG, IGP

c Certificazione ISO 9000, ISO 14000, ISO27000

d Certificazione di prodotto, di servizio, di processo


9 Il CEI rappresenta:

a Comitato Elettrotecnico Italiano

b Common European Institute

c Centro Europeo per l'Innovazione

d Una sigla che estende a livello internazionale la marcatura CE

10 Le norme tecniche pubblicate dal CEI stabiliscono:

a I requisiti fondamentali che devono avere processi, prodotti, servizi affinché


possano ottenere la marcatura CE

b Le regole in base alle quali è possibile certificare le competenze del personale

c I requisiti fondamentali che devono avere materiali, macchine,


apparecchiature, installazioni e impianti elettrici ed elettronici

d I ruoli di organismi quali CEN, CENELEC, ETSI


1 Il Sistema Nazionale di Taratura (SNT):

a Svolge attività diretta di taratura di strumenti di misura

b Definisce gli Istituti Metrologici Primari ed i campioni nazionali delle unità SI

c Svolge attività di taratura di strumenti di misura conto terzi

d Accredita gli organismi di normazione internazionali

2 INRIM ed ENEA sono:

a Istituti Metrologici Primari

b Enti di normazione

c Laboratori metrologici avanzati

d Metodi di taratura degli strumenti

3 La differenza tra un'attività di taratura e un'attività di prova consente nel fatto che:

a La prova stabilisce la relazione tra il valore indicato da uno strumento di misura


ed il corrispondente valore noto della grandezza da misurare, mentre una
taratura utilizza lo strumento di misura per determinare il valore di una
grandezza

b La prova utilizza lo strumento di misura per determinare il valore di una


grandezza, la taratura si occupa di determinare anche l'incertezza di misura
c La taratura stabilisce la relazione tra il valore indicato da uno strumento di
misura ed il corrispondente valore noto della grandezza da misurare, mentre
una prova utilizza lo strumento di misura per determinare il valore di una
grandezza

d La taratura utilizza lo strumento di misura per determinare il valore di una


grandezza, la prova si occupa di determinare anche l'incertezza di misura

4 I principali Organismi per l'attività di normazione in Italia sono:

a UNI e CEI

b Accredia

c IMGC, IEN ed ENEA

d MEF, MISE e MIUR

5 Accredia svolge attività di:

a Taratura

b Prova

c Misura

d Accreditamento

6 Nel diagramma di flusso per la scelta del processo di taratura, l'esame dei risultati
è:
a Precedente alla taratura

b Effettuato solo se i criteri di accettazione sono rispettati

c Effettuato solo se i criteri di accettazione non sono rispettati

d Successivo alla taratura

7 Una misura può essere considerata critica se:

a L'incertezza di misura è superiore a sei volte lo scarto quadratico medio

b Si riferisce ad una caratteristica fondamentale del prodotto ed è determinante


per la sua qualità

c Lo strumento non è stato sottoposto a taratura da un tempo superiore


all'intervallo di taratura prestabilito

d Quando da tale misura dipende la taratura dello strumento

8 La norma ISO che definisce gli intervalli di taratura delle apparecchiature è la:

a ISO 9001

b ISO 10012/1

c ISO 14001

d ISO 27001
9 Si conviene che l'incertezza dello strumento debba essere tale da garantire che:

a L'incertezza della misura sia inferiore ad 1/3 di quella ammessa dal processo

b L'incertezza della misura sia uguale a zero

c L'incertezza della misura sia maggiore a 3 volte quella ammessa dal processo

d L'incertezza della misura sia maggiore di quella ammessa dal processo

10 La taratura delle apparecchiature va eseguita:

a Ogni qualvolta il risultato della misura sia fuori dai limiti di specifica

b Ogni qualvolta il risultato della misura sia fuori dalla tolleranza ammessa per lo
strumento

c Almeno una volta al mese

d Ad intervalli opportunamente prestabiliti


1 I presupposti del C.W.Q.C. sono:

a Gli stessi tipici del Taylorismo

b Meramente economico-finanziari

c Ispirati ad una visione olistica della Qualità

d Regole tecniche per l'esecuzione dei controlli

2 La priorità assoluta dell’azienda è:

a La soddisfazione cliente consolidato

b La riduzione dei costi

c L'aumento dei profitti

d L'acquisizione del cliente del competitor

3 I circoli della qualità sono:

a Cicli di miglioramento continuo

b Gruppi di risorse umane aziendali che si scambiano conoscenze ed


esperienze

c Problemi per i quali, gira e rigira, non si trova mai soluzione


d Paradossi per i quali la ricerca della qualità costringe l'azienda a ricercare
soluzioni all'infinito

4 Per il primo principio del C.W.Q.C., il reparto/ufficio a valle è:

a Il cliente del reparto/ufficio a monte

b Il controllore del reparto/ufficio a monte

c Un servizio a disposizione del reparto/ufficio a monte

d Il fornitore del reparto/ufficio a monte

5 Il secondo principio del C.W.Q.C. afferma che:

a La qualità è un costo inevitabile che ostacola la produttività

b La qualità va perseguita a prenscindere dalla sua capacità di generare valore


per il clienge

c La qualità ha un costo direttamente proporzionale ai profitti

d La qualità genera produttività quando genera valore per il cliente

6 Il quarto principio del C.W.Q.C. afferma che:

a L'attività di formazione e addestramento sulle tecnologie dell'ICT deve essere


accurata, continuo e riguardare tutto il personale dell’azienda
b L'attività di formazione e addestramento deve essere just in time, ossia fornita
solo quando il personale ne ha imminente bisogno

c L'attività di formazione e addestramento sulle tecniche del controllo qualità


deve essere accurata, continua e riguardare tutto il personale dell’azienda

d L'attività di formazione e addestramento sulle tecniche del controllo qualità


deve essere riservata ai manager e alla direzione

7 L'approccio bottom-up previsto dal quinto principio del C.W.Q.C. consente di:

a Promuovere la cultura della customer satisfaction tra i fornitori, in modo da


goderne come clienti

b Far maturare le decisioni dai livelli più bassi a quelli più alti della gerarchia
aziendale

c Lasciare che siano i livelli gerarchicamente più bassi ad assumere le scelte ed


il rischio d'impresa

d Far in modo che la produzione renda disponibili semilavorati e prodotti finiti


solo quando necessario

8 Il Just in time prevede:

a Produrre a massima energia, avendo sempre disponibili sovrascorte di prodotti


finiti per massimizzare la customer satisfaction con tempi di consegna ridotti

b Produrre i prodotti finiti appena in tempo per consegnarli, i semilavorati e i


sottoassiemi appena in tempo per montarli; rifornirsi dei materiali di acquisto
appena in tempo per utilizzarli
c Produrre prodotti finiti, semilavorati e sottoassiemi in largo anticipo e in
quantità tali da far durare a lungo le scorte, in modo da minimizzare i costi

d Produrre senza scarti, in modo da non dover specare tempo per produrre
nuovamente i pezzi eventualmente scartati

9 Il Just in time implica il passaggio:

a Dalla produzione che determina il flusso dei materiali (push), al flusso dei
materiali che comanda la produzione (pull)

b Dalla produzione a minima energia alla gestione a massima energia

c Dalla produzione in qualità alla produzione in velocità

d Dalla produzione di prodotti fisici all'erogazione di servizi in grado di migliorare


la customer satisfaction

10 La produzione "dock to factory floor" prevede che le materie prime:

a Siano sovrabbondanti rispetto alle necessità imminento della produzione, in


quanto l'acquisto di quantitativi rilevanti consente di ridurrre i costi.

b Siano controllate mediante piani di collaudo campionario molto selettivi per


evitare di accettare lotti difettosi

c Siano di altissima qualità, per preservare la customer satisfaction

d Passino "dalla banchina al pavimento del reparto di produzione", senza


passare attraverso il magazzino
1 Il Total Quality Management rappresenta:

a Una skill dei top manager, ai quali si richiede un'elevata qualità di tutte le
competenze

b Un'approccio olistico al concetto di Qualità aziendale

c Una tecnica di rilevazione della customer satisfaction

d Un'applicazione delle norme della famiglia ISO 9000

2 Nel Total Quality Management:

a Ogni analisi della situazione ed ogni azione di miglioramento deve essere


basata su dati oggettivi, e non su sensazioni

b Le sensazioni hanno la prevalenza sulla fredda oggettività dei dati, in quanto


l'azienda è vista innanzitutto come una grande famiglia

c L'analisi della situazione e le azioni di miglioramento sono affidate al cliente, in


quanto la sua soddisfazione è obiettivo primario

d Il cliente non deve influenzare le decisioni aziendali, in quanto non ha le


competenze e la preparazione adeguata per esprimere giudizi

3 Il Kaizen è:

a La strategia del rinnovamento a piccoli passi, da farsi giorno dopo giorno, con
gradualità e continuità
b Una strategia di innovazione repentina, profonda e radicale dei processi
finalizzata al totale miglioramento della qualità

c Una tecnica di produzione che prevede l'abolizione del lavoro umano,


completamente soppiantato dall'automazione

d Una tecnica di produzione che prevede l'abolizione del magazzino di


stoccaggio per materie prime e semilavorati

4 La teoria delle 𔄝S” riguarda:

a Una tecnica di produzione a energia massima

b Una tecnica di produzione a scorta minima

c L'ingegnerizzazione della postazione di lavoro

d L'ingegnerizzazione del sistema di misura

5 Nell'ottica del Kaizen:

a La soddisfazione del cliente è la misura della qualità

b La qualità consiste nella soddisfazione totale delle specifiche dei requisiti

c La misura della qualità è il profitto: alti profitti indicano alta qualità

d La qualità è una mera conseguenza delle modalità di esecuzione del processo

6 Il ciclo di Deming è:
a Una visione macroeconomica che individua i corsi e ricorsi degli andamenti del
mercato globale

b Un processo di miglioramento continuo mediante applicazione ciclica delle fasi


Plan, Do, Check, Act

c Una pratica di verifica ciclica della customer satisfaction mediante sondaggi

d Un ciclo di demonstration making, mediante il quale la qualità viene testata


direttamente con i clienti

7 Nella fase "Check" del ciclo di Deming:

a Vengono attuate le misure correttive che consentono di migliorare la qualità del


processo

b Vengono stabiliti gli obiettivi in base ai quali verificare il raggiungimento degli


obiettivi

c Si confrontano i risultati, misurati e raccolti nella fase del Do con i risultati


attesi, obiettivi del Plan

d Vengono standardizzate e consolidate le best practices che hanno generato i


migliori risultati

8 Nella fase "Act" del ciclo di Deming:

a Si attua il piano eseguendo il processo, creando il prodotto, erogando il


servizio
b Si confrontano i risultati, misurati e raccolti nella fase del Do con i risultati
attesi, obiettivi del Plan

c Vengono stabiliti gli obiettivi in base ai quali verificare il raggiungimento degli


obiettivi

d Si applicano le azioni migliorative e correttive e si consolidano le best practices

9 Il DMAIC è:

a Uno strumento di gestione utilizzato per migliorare, ottimizzare e stabilizzare i


processi di un'organizzazione

b Uno schema di certificazione derivato dalla famiglia di norme ISO 9000

c Il centro di competenza internazionale, con sede in Giappone, che si occupa di


standardizzazione in materia di Total Quality Management

d Una tecnica di produzione che prevede l'abolizione delle scorte di magazzino

10 Le fasi del DMAIC sono:

a Do, Make, Act, Interact, Check

b Define, Measure, Analyze, Improve, Control

c Plan, Do, Check, Act

d Definizione, Miglioramento, Azione, Intervento, Comprensione


1 La misura è:

a Il valore, contraddistinto da un numero reale, un intervallo di incertezza ed


un'unità di riferimento, che viene assegnato ad una grandezza mediante
azione di misurazione

b L'azione mediante la quale viene determinato, utilizzando apposite tecniche e


strumentazioni, il valore di una grandezza, detta misurando

c La grandezza della quale viene determinato il valore, contraddistinto da un


numero reale, un intervallo di incertezza ed un'unità di riferimento, mediante
misurazione

d La proprietà di un fenomeno, corpo o sostanza, che può essere espressa


quantitativamente mediante un numero e un riferimento

2 Il misurando è:

a Uno strumento utilizzato per la misurazione

b L'oggetto o il fenomeno su cui si sta eseguendo una misurazione

c La grandezza della quale si intende ottenere la misura

d L'unità di confronto mediante la quale è possibile esprimere una misura

3 L'incertezza è:

a La differenza tra i valori di una misura ottenuti mediante misurazione su diversi


misurandi
b La differenza tra il valore della misura e il valore vero

c La probabilità che il valore della misura coincida con il valore vero

d L’ampiezza dell'intervallo di valori entro il quale è probabile che ricada la


misura

4 L'incertezza viene determinata:

a In base alla distribuzione statistica di un campione virtualmente infinito di


misure del misurando

b Valutando la distribuzione statistica di una misura applicata ad un campione


(virtualmente) infinito di misurandi

c Come differenza tra il valore della misura e il valore vero

d Effettuando la media di tutte le misure ottenute effettuando un numero


(virtualmente) infinito di misurazioni sul misurando

5 L'accuratezza e la ripetibilità:

a Sono mutuamente esclusive: una misura accurata non può essere ripetibile e
viceversa

b Sono due significanti che hanno lo stesso significato: accurato e ripetibile sono
sinonimi

c Sono indipendenti: una misura accurata può non essere ripetibile e viceversa
d Sono interdipendenti: una misura non accurata non può essere ripetibile e
viceversa

6 Il valore vero di una misura:

a Coincide con la media dei valori ottenuti dalle misurazioni

b Deve comunque essere considerato affetto da incertezza

c Viene ottenuto ponendo la varianza uguale a zero

d Viene ottenuto ponendo la deviazione standard uguale a zero

7 L'incertezza del valore vero:

a Non esiste, in quanto il valore vero è, per definizione, esatto

b È pari alla differenza tra il valore vero e la media delle misure ottenute
effettuando un numero virtualmente infinito di musirazioni

c È un valore ideale, come ideale è il valore vero, dunque è idealmente assunta


pari a zero

d Può essere assunta come l'incertezza dello strumento campione con il quale
tale valore viene determinato, a determinate condizioni di contorno

8 Il metodo indiretto è il metodo nel quale la misura è ottenuta:

a Confrontando la grandezza di interesse con un'altra della stessa specie, scelta


come campione e rappresentante l'unità di misura
b Misurando una o più grandezze legate funzionalmente al valore del misurando,
ma non omogenee alla grandezza d'interesse

c Sostituendo il misurando con una grandezza della stessa natura di valore noto,
scelta in modo che gli effetti su uno strumento indicatore siano gli stessi

d Confrontando il misurando simultaneamente con uno strumento che


rappresenta una grandezza di valore noto

9 La misura della massa di un oggetto tramite una bilancia a bracci, usa il metodo:

a Per confronto

b Per sostituzione

c Indiretto

d Strumentale

10 Nel metodo di zero, il valore del misurando è determinato:

a Variando una o più grandezze di valore noto, collegate al misurando da una


relazione nota, fino ad ottenere una condizione di equilibrio

b Azzerando tutte le possibili influenze sulla misura delle specifiche condizioni di


contorno

c Variando una o più grandezze di valore noto, collegate al misurando da una


relazione nota, fino a che il valore del misurando diviene pari a zero
d Riducendo progressivamente l'incertezza fino a che l'intervallo entro il quale
può variare la misura raggiunge ampiezza zero
1 È ragionevole ritenere che il valore medio di un insieme di N misure rappresenti:

a La stima migliore del vero valore della deviazione standard

b Il valore che deve assumere la misura di una grandezza affinché la


misurazione possa ritenersi correttamente eseguita

c La stima migliore del vero valore della grandezza in esame

d Il valore che ha scostamento medio rispetto al valore vero

2 La varianza campionaria per un elevato numero di misure, è definibile come:

a La varianza ottenuta effettuando le misure con uno strumento campione

b Il valore medio del quadrato delle deviazioni rispetto al valor medio

c La radice quadrata dello scarto tipo campionario

d La radice quadrata della media campionaria

3 La deviazione standard è:

a Un indice appropriato della dispersione delle misure attorno al valore medio

b La media dei quadrati delle deviazioni rispetto al valor medio

c La radice quadrata dello scarto tipo campionario


d La radice quadrata della media campionaria

4 Prima di costruire un istogramma delle osservazioni è necessario definire:

a I valori massimo e minimo tra le N misure della grandezza e l'ampiezza degli


intervalli di osservazione

b La media e la varianza delle osservazioni

c L'unità di misura con la quale si intende esprimere la frequenza di


osservazione

d La frequenza di osservazione della media

5 Un istogramma delle osservazioni rappresenta su un grafico:

a La media delle osservazioni ottenute al variare della numerosità del


campione

b Il valore delle misure relative a ciascun intervallo di osservazione

c Le numerosità dei campioni in corrispondenza delle quali si ottengono le


corrispondenti frequenze

d Il numero delle osservazioni relative a ciascun intervallo, oppure la


corrispondente frequenza

6 La somma di tutte le frequenze di occorrenza rappresentate su un istogramma


delle osservazioni è pari:
a A zero

b A uno

c Alla deviazione standard campionaria

d Al numero di osservazioni effettuate

7 Se il numero N di osservazioni tende all'infinito:

a Le barre dell'istogramma tendono ad avere tutte altezza zero

b L’istogramma tende ad assumere un aspetto continuo

c Le barre dell'istogramma tendono ad avere tutte la stessa altezza

d L’istogramma delle frequenze tende ad avere altezza infinita

8 L'integrale tra meno infinito e più infinito della funzione densità di probabilità è
pari:

a A zero

b A uno

c Al valore vero della grandezza osservata

d Alla deviazione standard


9 Una curva gaussiana è completamente descritta mediante:

a Media e varianza

b Un istogramma

c Numerosità del campione e definizione dello strumento

d Gli estremi -3 sigma e +3 sigma

10 Secondo il teorema del limite centrale:

a Il limite della media per la deviazione standard tendente all'infinito è la media


stessa

b Il limite della media per il numero di osservazioni tendente all'infinito è pari


alla deviazione standard

c Il limite della deviazione standard per il numero di osservazioni tendente


all'infinito è pari a uno

d La somma di n variabili casuali con media e varianza finite tende a una


distribuzione normale al tendere di n all'infinito
1 Nell'esempio numero 1 (esempio di costruzione di un istogramma) la barra alla
quale corrisponde la massima frequenza assoluta è:

a Fino a 1

b Da 1 a 3

c Da 3 a 6

d Da 6 a 12

2 Nell'esempio numero 1 (esempio di costruzione di un istogramma) la barra alla


quale corrisponde la massima frequenza relativa è:

a Fino a 1

b Da 1 a 3

c Da 3 a 6

d Da 6 a 12

3 In una tavola delle aree di probabilità sotto la distribuzione normale standard, i


valori nella prima colonna (z) rappresentano:

a La probabilità che x ricada tra 0 e +z


b Il valore in corrispondenza del quale, nelle due colonne successive, si ricava
la probabilità che x ricada tra 0 e z e la probabilità che x sia maggiore di z

c La probabilità che il valore Z ricada tra -z e +z

d La probabilità che x sia minore di -z o sia maggiore di +z

4 Nel calcolo del massimo scarto quadratico medio, se la probabilità fosse stata del
40% in luogo dell'80%, avremmo avuto un valore del massimo s.q.m. pari a:

a 0,5

b 39,0625

c 19,5312

d 96.1538

5 Nel calcolo del massimo scarto quadratico medio:

a La probabilità che il valore Z sia compreso tra 210 e 310 è uguale alla
probabilità che il valore Z sia compreso tra 0 e 210

b La probabilità che il valore Z sia compreso tra 210 e 310 è uguale al doppio
della probabilità che il valore Z sia compreso tra 0 e 210

c La probabilità che il valore Z sia compreso tra 210 e 260 è uguale alla
probabilità che il valore Z sia minore di 210
d La probabilità che il valore Z sia compreso tra 210 e 260 è uguale al doppio
della probabilità che il valore Z sia compreso tra 210 e 310

6 Nel calcolo della probabilità che sia X ≤ limite, la probabilità che X sia minore di un
valore maggiore o uguale alla media è:

a Maggiore o uguale a 1

b Maggiore o uguale a 0,5

c Minore di 0,5

d Maggiore o uguale alla media

7 Nel calcolo della probabilità che sia X ≤ limite, la probabilità P(X minore o uguale
90) sarebbe stata:

a Minore della probabilità assegnata P(X minore o uguale 80) ma maggiore di


0,5

b Maggiore della probabilità assegnata P(X minore o uguale 80) e maggiore di


0,5

c Minore della probabilità assegnata P(X minore o uguale 80) e minore di 0,5

d Maggiore della probabilità assegnata P(X minore o uguale 80) ma minore di


0,5

8 Nella costruzione dell'intervallo di confidenza dati la media e lo scarto quadratico


medio, all'aumentare della numerosità del campione:
a L'intervallo di confidenza di restinge

b L'intervallo di confidenza resta invariato

c L'intervallo di confidenza trasla insieme alla media

d L'intervallo di confidenza si allarga

9 Nella costruzione dell'intervallo di confidenza dati la media e lo scarto quadratico


medio, all'aumentare dello scarto quadratico medio:

a L'intervallo di confidenza di restinge

b L'intervallo di confidenza resta invariato

c L'intervallo di confidenza trasla insieme alla media

d L'intervallo di confidenza si allarga

10 Nella costruzione dell'intervallo di confidenza dati la media e lo scarto quadratico


medio, se si ammette una probabilità del 90% in luogo del 99%:

a L'intervallo di confidenza di restinge

b L'intervallo di confidenza resta invariato

c L'intervallo di confidenza trasla insieme alla media

d L'intervallo di confidenza si allarga


1 La norma UNI CEI ENV 13005 è la:

a Guida all’espressione dell’incertezza di misura

b Guida all'eliminazione dell'incertezza della misura

c Guida all'esecuzione di misure esenti da incertezza

d Guida per la calibrazione degli strumenti di misura

2 L'incertezza di misura determina:

a L'ampiezza dell'intervallo di valori entro del quale la misura rappresenta la


media

b L'ampiezza dell'intervallo di valori entro il quale è ragionevolmente compresa la


misura

c La semiampiezza dell'intervallo di valori entro il quale è ragionevolmente


compresa la misura

d La frequenza delle osservazioni per le quali il valore non corrisponde


esattamente al valor medio

3 Sono di categoria A:

a Le incertezze non basate su distribuzioni di probabilità

b Le incertezze valutate per mezzo dell’analisi statistica di serie di osservazioni


c Le incertezze che determinano una qualità del processo che la norma colloca
in Classe A

d Le incertezze valutate con mezzi diversi dall’analisi statistica di serie di


osservazioni

4 L'incertezza di categoria A viene assunta pari:

a A sei volte lo scarto tipo sperimentale della media

b Allo scarto tipo sperimentale della media

c Alla varianza campionaria

d A tre volte lo scarto tipo sperimentale

5 All'aumentare del numero N delle misurazioni effettuate è possibile:

a Ottenere una riduzione dell’incertezza in ragione di un fattore pari al quadrato


di N

b Annullare l'incertezza di categoria A

c Ottenere una riduzione dell’incertezza, che è espressa come la radice N-esima


della varianza

d Ottenere una tendenziale riduzione dell’incertezza in ragione di un fattore pari


alla radice quadrata di N

6 L'incertezza di categoria B relativa alla variabile X si valuta:


a In base ad un giudizio scientifico su tutte le informazioni utili sulla possibile
variabilità di X

b Applicando opportuni coefficienti all'incertezza di categoria A

c Moltiplicando l'incertezza di categoria A per il fattore di copertura k

d Dividendo l'incertezza di categoria A per il fattore di copertura k

7 L'incertezza globale si calcola come:

a Sommatoria dei quadrati delle incertezze di categoria A e B

b Radice quadrata della varianza campiionaria

c Radice quadrata della sommatoria dei quadrati delle sole incertezze di


categoria B

d Radice quadrata della sommatoria dei quadrati delle incertezze di categoria A


eB

8 L'incertezza estesa si calcola:

a Come la radice quadrata della sommatoria dei quadrati delle incertezze di


categoria A e B

b Dividendo l'incertezza per il fattore di copertura k

c Moltiplicando l'incertezza per il fattore di copertura k


d Applicando opportuni coefficienti all'incertezza di categoria A

9 Gli errori casuali:

a Sono responsabili della variabilità dei valori misurati intorno ad un certo valor
medio a parità di condizioni sperimentali

b Determinano variazioni occasionali dei valori misurati, che non vanno tenute in
conto nella valutazione dell'incertezza

c Producono una modifica prevedibile della misura reale della grandezza,


sempre per difetto, o sempre per eccesso

d Sono la tipica conseguenza di un errore di taratura dello strumento di misura

10 Gli errori sistematici:

a Sono responsabili della distribuzione densità di probabilità di tipo gaussiano


delle osservazioni

b Sono costanti in entità e mantengono lo stesso segno

c Amplificano l'incertezza moltiplicandola per il fattore di copertura k

d Contrastano gli errori casuali, attenuando l'incertezza di misura


1 Nella pratica sperimentale è possibile stimare direttamente:

a Solo il valore minimo e il valore massimo della misura

b Solo il valore vero della misura

c Solo l'incertezza della misura

d Solo il valore medio della misura

2 Le cifre significative con le quali ha senso esprimere il valor medio dipendono:

a Dal grado di precisione con il quale vogliamo determinare la misura

b Dal valore medio

c Dal valore delll'incertezza

d Dal numero di misurazioni effettuate

3 Una misura indiretta si effettua:

a Calcolando il rapporto tra la misura X effettuata e il valore atteso della


grandezza misurata

b Conoscendo il legame funzionale tra la grandezza X e le grandezze Xi ,


dunque effettuando le misure Xi e calcolando la misura X
c Misurando N grandezze Xi ed effettuando la media delle misure ottenute

d Effettuando N misurazioni sulla grandezza X ed effettuando la media dei


valori ottenuti

4 L’incertezza assoluta su una somma è data:

a Dal prodotto delle incertezze sugli addendi

b Dall'incertezza assoluta sulla somma sugli addendi

c Dal valor medio diviso per la radice quadrata di N, dove N la numerosità


campionaria

d Dalla somma delle incertezze assolute sugli addendi

5 L’incertezza assoluta su una differenza è data:

a Dalla differenza tra minuendo e sottraendo

b Dal prodotto delle incertezze assolute su minuendo e sottraendo

c Dalla somma delle incertezze assolute su minuendo e sottraendo

d Dalla differenza delle incertezze assolute su minuendo e sottraendo

6 L’incertezza assoluta sul prodotto di a per b è data:

a Dalla somma del prodotto di a per l'incertezza di b e del prodotto di b per


l'incertezza di a
b Dal prodotto delle incertezze assolute di a e di b

c Dalla somma del prodotto di a per l'incertezza di a e del prodotto di b per


l'incertezza di b

d Dalla somma delle incertezze assolute di a e di b

7 Nell'espressione dell'incertezza assoluta sul prodotto, il termine che contiene il


prodotto tra le incertezze sui fattori: D GIUSTA

a Rappresenta l'incertezza relativa sul prodotto dei due fattori

b È pari all'incertezza assoluta della somma dei fattori

c Rappresenta l'incertezza assoluta sul prodotto dei due fattori

d Si trascura, in quanto prodotto tra due valori entrambi con ordine di


grandezza notevolmente minore rispetto al valore dei fattori

8 L'incertezza relativa su una grandezza che è combinazione di prodotti e quozienti


fra due o più grandezze è pari a:

a La somma delle incertezze relative sulle singole grandezze

b Il prodotto delle incertezze relative sulle singole grandezze

c La somma delle incertezze aassolute sulle singole grandezze

d Il prodotto delle incertezze assolute sulle singole grandezze


9 Per la determinazione della cifra successiva all'ultima cifra derivante dalla lettura
di uno strumento digitale, avremo una distribuzione di probabilità:

a Gaussiana, con centro in zero

b Uniforme a valore costante

c Gaussiana, con centro nel valore pari all'ultima cifra riportata dallo
strumento

d Lineare, con valore iniziale zero e valore finale uno

10 Nel caso di una funzione densità di probabilità uniforme, lo scarto quadratico


medio è pari a:

a Zero

b Uno diviso radice di tre

c Semiampiezza dell'intervallo diviso radice di tre

d Semiampiezza dell'intervallo diviso il valore uniforme


1 Un sensore:

a Contiene trasduttori che gli conferiscono la caratteristica sensibile

b È un elemento del trasduttore

c È un trasduttore passivo

d È un trasduttore attivo

2 Si definisce sensore:

a Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza fisica e di fornire in uscita


un'altra grandezza fisica

b Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza elettrica e di fornire in uscita


un'altra grandezza elettrica

c Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza analogica e di fornire in


uscita una grandezza digitale

d Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza digitale e di fornire in uscita


una grandezza analogica

3 Un trasduttore è:

a Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza analogica e di fornire in


uscita una grandezza digitale
b Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza fisica e di fornire in uscita
un'altra grandezza fisica

c Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza fisica e trasformarla in una


grandezza di natura elettrica

d Un dispositivo in grado di rilevare una grandezza digitale e di fornire in uscita


una grandezza analogica

4 Un circuito di condizionamento del segnale ha il compito di:

a Condizionare il segnale in uscita dal sensore e in ingresso al convertitore che


genera la grandezza elettrica in uscita dal trasduttore

b Amplificare l'ampiezza del segnale in uscita dal sensore/trasduttore in modo


che sia percettibile dal dispositivo di elaborazione che lo segue

c Compensare le interferenze elettromagnetiche che alterano il segnale in uscita


dal trasduttore

d Portare il segnale in uscita dal sensore/trasduttore in un formato compatibile


con il dispositivo di elaborazione che lo segue

5 I trasduttori attivi:

a Sono alimentati mediante batteria tampone

b Generano il segnale che viene rilevato dal sensore

c Non utilizzano un sensore per la rilevazione del misurando


d Forniscono una grandezza elettrica senza consumo di energia esterna

6 I trasduttori con principio di funzionamento resistivo, capacitivo, induttivo, si


basano:

a Sulla capacità del sensore di variare la resistenza, capacità, induttanza del


misurando

b Sulla variazione della resistenza, capacità, induttanza del sensore per effetto
dell'azione del misurando

c Sulla capacità della capacità e dell'induttanza di compensarsi rendendo il


circuito resistivo

d Sulla capacità del circuito di compensazione di variare la resistenza, capacità,


induttanza del sensore

7 Le grandezze continue:

a Assumono un valore costante nel tempo

b Sono ciciliche e sono contraddistinte da una frequenza, un'ampiezza e una


fase

c Hanno un andamento nel tempo descritto da una funzione continua

d Assumono valori discreti all’interno di un certo intervallo

8 Il teorema del campionamento afferma che per campionare un segnale senza


perdita di informazioni:
a È sufficiente una frequenza di campionamento pari almeno al doppio della
massima frequenza del segnale

b È sufficiente una frequenza di campionamento pari alla massima frequenza del


segnale

c È necessaria una frequenza di campionamento infinita

d È necessario che la frequenza di campionamento sia inferiore al doppio della


massima frequenza del segnale

9 I trasduttori digitali:

a Hanno una risoluzione molto maggiore rispetto a quelli analogici

b Hanno una risoluzione limitata per effetto della quantizzazione

c Possono dare in uscita solo due valori: {1 , 0}

d Possono dare in uscita solo tre valori: {1, 0, -1}

10 L'errore di quantizzazione:

a È superiore alla metà del valore che si ottiene dividendo l'ampiezza


dell'intervallo dei valori in uscita per 2 elevato al numero di bit della codifica

b È superiore al valore che si ottiene dividendo l'ampiezza dell'intervallo dei


valori in uscita per 2 elevato al numero di bit della codifica

c È inferiore alla metà del valore che si ottiene dividendo l'ampiezza


dell'intervallo dei valori in uscita per 2 elevato al numero di bit della codifica
d È inferiore al valore che si ottiene dividendo l'ampiezza dell'intervallo dei valori
in uscita per 2 elevato al numero di bit della codifica
1 Se la caratteristica di trasferimento di un trasduttore di precisione è lineare:

a La variazione della grandezza d'uscita è direttamente proporzionale a quella


d'ingresso

b La variazione della grandezza d'ingresso è funzione della variazione della


grandezza d'uscita

c La variazione della grandezza d'uscita è funzione della variazione della


grandezza d'ingresso

d La variazione della grandezza d'uscita è indipendente della variazione della


grandezza d'ingresso

2 La caratteristica statica di un trasduttore si ottiene:

a Tenendo costante la variabile di ingresso del sensore e registrando la


corrispondente variabile di uscita

b Variando molto lentamente la variabile di ingresso del sensore e registrando la


corrispondente variabile di uscita

c Variando molto repentinamente la variabile di ingresso e registrando la risposta


al gradino variabile di uscita

d Tenendo costante la variabile di uscita del trasduttore e registrando la


corrispondente variazione della grandezza in ingresso

3 Il campo di misura di un trasduttore è:


a La differenza tra il valore massimo e il valore minimo della grandezza in
ingresso, affinché siano garantite le prestazioni del trasduttore

b La differenza tra il valore massimo e il valore minimo della grandezza in uscita,


affinché siano garantite le prestazioni del trasduttore

c L'intervallo di valori del misurando al di fuori del quale il sensore resta


danneggiato permanentemente

d L'intervallo di valori del misurando all'interno del quale il sensore resta


danneggiato permanentemente

4 La linearità:

a È il parametro che indica la pendenza della reale curva caratteristica del


trasduttore.

b È il parametro che indica l'assenza di offset della reale curva caratteristica del
trasduttore.

c È il parametro che indica la pendenza della caratteristica ideale teorica del


trasduttore.

d È il parametro che evidenzia l’errore tra la caratteristica ideale teorica e la


reale curva caratteristica del trasduttore.

5 L'errore di offset è:

a L'errore che si verifica quando l’uscita assume valori al di fuori del set di valori
ammessi
b La differenza tra il valore massimo e il valore esatto della grandezza in uscita

c Il valore che assume l’uscita del trasduttore quando la grandezza da misurare


è nulla

d La differenza tra il valore minimo e il valore esatto della grandezza in uscita

6 Si parla di isteresi quando la caratteristica del trasduttore:

a Varia in modo completamente casuale e indipendente dai valori del misurando,


denotando un comportamento isterico

b È differente a seconda che la variazione del misurando stia avvenendo in


aumento, da un valore più alto ad uno più basso, o viceversa in diminuzione

c Presenta un errore di offset maggiore dell'ampiezza del campo di normale


funzionamento

d Non presenta errore di offset

7 Un trasduttore offre buona ripetibilità se:

a È molto preciso

b Consente di ripetere la misura più volte senza danneggiarsi

c Consente di ripetere la misura a brevissimi intervalli di tempo

d Ripetendo la misura al variare del misurando non varia la grandezza in uscita


8 Il comportamento dinamico di un trasduttore si manifesta quando:

a Si procede al campionamento del segnale in ingresso

b La grandezza di ingresso assume valori superiori al campo di misura

c La grandezza di ingresso varia rapidamente

d La grandezza in ingresso è una grandezza elettrica

9 Il tempo morto è:

a L'intervallo di tempo intercorrente tra due successivi utilizzi del trasduttore

b Il tempo intercorrente tra due letture successive durante un'operazione di


campionamento

c Il tempo intercorrente tra l’applicazione dell’ingresso e l'istante in cui il sistema


raggiunge il valore di regime

d Il tempo intercorrente tra l’applicazione dell’ingresso e l'istante in cui il sistema


raggiunge il 5% del valore di regime

10 Un elevato fattore di smorzamento:

a Limita la sovraelongazione e il tempo di assestamento

b Attenua la potenza del segnale in uscita per non danneggiare lo strumento di


misura
c Amplifica la potenza del segnale in uscita per renderlo sensibile allo strumento
di misura

d Impedisce al trasduttore di rilevare variazioni del misurando inferiori all'errore


di quantizzazione
1 Una forza di trazione su un elemento elastico ne provoca:

a L'allungamento e l'ingrossamento

b L'allungamento e l'assottigliamento

c L'accorciamento e l'assottigliamento

d L'accorciamento e l'ingrossamento

2 La massa sismica è:

a La massa inerziale che viene accelerata in un accelerometro

b Il numero di oscillazioni compiute da un pendolo in un secondo

c Una teoria secondo la quale tutte le masse sono soggette a oscillazioni interne

d La massa del pianeta terra

3 La resistività di un conduttore varia con la temperatura in ragione:

a Della variazione di dimensione degli elettroni liberi

b Della variazione della solidità del materiale

c Di nulla, in quanto è un parametro invariabile del materiale, può variare la


resistenza, non la resistività
d Dell'agitazione termica degli atomi del reticolo cristallino

4 Il gauge factor o strain factor determina:

a La resistenza che il materiale oppone alla deformazione, ossia la sua rigidità

b Il rapporto tra la variazione relativa della resistenza e la variazione relativa di


lunghezza del conduttore

c Il rapporto tra la resistenza e la lunghezza del conduttore

d Il rapporto tra la variazione relativa della resistenza e la variazione relativa di


temperatura del conduttore

5 La piezoelettricità è conseguenza:

a Dell'agitazione termica degli atomi del reticolo cristallino

b Dell'allungamento o dell'accorciamento di un conduttore

c Dell'addensamento di ioni di cariche opposte sulle facce opposte di un cristallo

d Della differenza di potenziale alle estremità di un conduttore

6 Affinché si generi l'effetto Seebeck, è necessario realizzare:

a Due giunzioni tra due elementi conduttori di materiali diversi, a diverse


temperature
b Due giunzioni tra due elementi conduttori di materiali diversi, alla stessa
temperatura

c Due giunzioni tra due elementi isolanti di materiali diversi, alla stessa
temperatura

d Due giunzioni tra due elementi conduttori dello stesso materiale, alla stessa
temperatura

7 La capacità di un condensatore è:

a Direttamente proporzionale alla distanza tra le armature e inversamente


proporzionale alla superficie della armature

b Direttamente proporzionale alla superficie delle armature e alla distanza tra le


armature

c Direttamente proporzionale alla superficie delle armature e inversamente


proporzionale alla distanza tra le armature

d Inversamente proporzionale alla superficie delle armature e alla distanza tra le


armature

8 Spostando il nucleo ferromagnetico all’interno di una bobina si ottiene:

a La variazione dell'induttanza per variazione della sezione

b La variazione dell'induttanza per variazione della permeabilità magnetica

c La variazione dell'induttanza per variazione della lunghezza


d La variazione dell'induttanza per variazione del numero di spire

9 Nei trasformatori differenziali la variazione della posizione si traduce:

a In una compressione di un elemento piezoelettrico

b In una forza che viene convertita nell'accelerazione di una massa sismica

c In un allungamento della bobina

d In uno spostamento del nucleo ferromagnetico

10 Nel partitore di tensione:

a La tensione in ingresso viene ripartita in parti uguali tra le coppie di morsetti di


uscita

b La posizione di un cursore determina la ripartizione della resistenza di un


conduttore

c Lo spostamento di un nucleo ferromagnetico induce una differenza tra le


tensioni al secondario

d La tensione viene ripartita tra due elementi conduttori in ragione del loro gauge
factor
1 Un potenziometro è, sostanzialmente:

a Una resistenza variabile con lo stato di trazione

b Un partitore resistivo di tensione

c Un trasformatore a rapporto variabile

d Una resistenza variabile con la temperatura

2 La risoluzione di un potenziometro a filo dipende:

a Dal numero delle spire del filo avvolte sul supporto isolante

b Dalla resistività del materiale del filo

c Dal gauge factor del filo

d Dal nucleo ferromagnetico intorno al quale è avvolto il filo

3 In un trasformatore differenziale, variando la posizione del nucleo rispetto ai


due avvolgimenti secondari:

a Si modificano i valori dei coefficienti di mutua induzione per cui le due


tensioni, non uguagliandosi più, risultano in una tensione all'uscita

b Si genera la rotazione di un albero motore, la cui velocità consente di


misurare lo spostamento
c Si regola il rapporto di trasformazione della tensione

d Si regola il rapporto di trasformazione della corrente

4 Spostando il nucleo ferromagnetico all’interno di una bobina si ottiene:

a La variazione dell'induttanza per variazione della lunghezza

b La variazione dell'induttanza per variazione della sezione

c La variazione dell'induttanza per variazione del numero di spire

d La variazione dell'induttanza per variazione della permeabilità magnetica

5 La sensibilità di un trasformatore differenziale è data:

a Dal rapporto tra i numeri di spire delle due sezioni di circuito secondario

b Dalla permeabilità magnetica del materiale costituente il nucleo


ferromagnetico

c Dal rapporto tra valore della tensione di uscita nelle condizioni di


spostamento a fine corsa e la tensione di alimentazione

d Dal rapporto tra la tensione di uscita nelle condizioni di inizio e fine corsa

6 Un encoder è:
a Un dispositivo in grado di convertire un segnale di tensione analogico in un
segnale digitale

b Un componente elettromeccanico in grado di convertire in un segnale


elettrico digitale la posizione angolare del suo asse rotante

c Uno strumento che consente di misurare uno spostamento in funzione della


variazione di induttanza di una bobina

d Un disco rotante dotato di spazzole e collettore come le convenzionali


macchine a corrente continua

7 Un encoder si dice assoluto quando:

a Misura solo spostamenti lineari

b Ad ogni posizione dell'albero corrisponde un valore ben definito dell’uscita


digitale

c La sua risoluzione è superiore a 16 bit

d La sua uscita è analogica

8 La risoluzione di un encoder assoluto dipende:

a Dallo spessore del disco

b Dalla velocità di rotazione del disco

c Dallo spessore delle tracce circolari concentriche del disco


d Dal numero di tracce circolari concentriche del disco

9 Il principale vantaggio degli encoder incrementali consiste:

a Nella maggiore risoluzione

b Nella riduzione del numero di fotosensori

c Nal fatto che non necessitano di circuiti logici per il conteggio

d Nella minore usura

10 Una dinamo tachimetrica utilizza:

a Un sistema a spazzole e collettore come le convenzionali macchine a


corrente continua

b L’effetto fotoelettrico, ossia l’emissione di elettroni da una superficie quando


questa viene colpita dalla luce

c Il principio d'inerzia

d L'equilibrio tra le mutue induttanze di due sezioni di avvolgimento al secondario


1 I termoresistori sono componenti nei quali:

a La variazione della resistenza è direttamente proporzionale alla variazione


di temperatura

b La variazione della resistenza è una funzione non lineare della variazione di


temperatura

c La variazione della resistenza è inversamente proporzionale alla variazione


di temperatura

d La variazione della resistenza è indipendente dalla variazione di


temperatura

2 La caratteristisca dei termistori NTC:

a Ha andamento esponenziale decrescente su piccoli intervalli di temperatura

b È lineare, con coefficiente di temperatura negativo

c Ha andamento esponenziale crescente su ampi intervalli di temperatura

d È combinazione lineare della variazione di temperatura, del suo quadrato e


del suo cubo

3 Il pregio principale dei termistori è costituito:

a Dalla resistenza all'usura

b Dall'ampiezza del range di temperatura che sono in grado di misurare


c Dalla linearità della sua caratteristica

d Dalla elevatissima sensibilità

4 Il principio di trasduzione delle termocoppie è:

a Il gauge factor

b La piezoresistenza

c L'effetto Seebeck

d La piezoelettricità

5 In confronto ai termistori e ai termoresistori, le termocoppie hanno:

a Una minore sensibilità

b Una maggiore sensibilità

c Un range di misura inferiore

d Una caratteristica lineare

6 Il “gauge factor” o “strain factor” è:

a Il rapporto tra la resistenza e la lunghezza del conduttore

b La resistenza che il materiale oppone alla deformazione, ossia la sua rigidità


c Il rapporto tra la variazione relativa della resistenza e la variazione relativa di
lunghezza del conduttore

d Il rapporto tra la variazione relativa della resistenza e la variazione relativa di


temperatura del conduttore

7 Il principio di trasduzione degli estensimetri è:

a L'effetto Peltier

b L'effetto Seebeck

c La piezoelettricità

d La piezoresistenza

8 Nell'utilizzo degli estensimetri, la variazione della temperatura ambiente:

a Aumenta la sensibilità dello strumento

b Aumenta il gauge factor in misura proporzionale all'aumento di temperatura

c Non produce effetti rilevanti, e questo è il pregio principale degli estensimetri

d Può introdurre un errore nella stima della variazione relativa di resistenza

9 Il primario di un trasformatore voltmetrico va inserito:

a In parallelo alla linea della quale si intende ridurre, quindi misurare la


tensione
b In serie alla linea della quale si intende ridurre, quindi misurare la tensione

c In parallelo ai voltmetri a valle, utilizzati per la misura della tensione

d In serie al parallelo ai voltmetri a valle, utilizzati per la misura della tensione

10 Il rapporto di trasformazione effettivo di un trasformatore amperometrico è molto


vicino a quello nominale:

a Se il trasformatore funziona in condizioni prossime al funzionamento a vuoto

b Se il trasformatore funziona in condizioni prossime al funzionamento in


cortocircuito

c Mai, perché se così fosse verrebbe meno l'utilità del trasformatore


amperometrico

d Se il numero di spire al primario e al secondario sono gli stessi


1 La corrente elettrica può stabilirsi esclusivamente:

a In un circuito chiuso

b In un circuito aperto

c In un circuito privo di resistenza

d In un circuito che prevede più di una maglia

2 In un circuito, si dice nodo:

a Un percorso chiuso contenente più rami

b Un punto a potenziale zero

c Il morsetto del generatore contraddistinto dal segno +

d Un punto in cui confluiscono più rami

3 Due o più componenti in serie sono collegati:

a In modo che siano sottoposti tutti alla stessa tensione

b In modo da formare un percorso unico per la corrente elettrica che li attraversa

c In modo che tutti i terminali siano collegati allo stesso nodo

d In modo da avere tutti un nodo in comune


4 La resistenza totale di n resistori in serie è uguale:

a Alla somma delle resistenze di ciascun resistore

b Ad una resistenza il cui inverso è pari alla somma degli inversi delle resistenze
degli n resistori

c All'inverso della somma delle resistenze di ciascun resistore

d Alla somma degli inversi delle resistenze degli n resistori

5 Due o più componenti in parallelo sono collegati:

a In modo che tutti i terminali siano collegati allo stesso nodo

b In modo da avere tutti un nodo in comune

c In modo che siano sottoposti tutti alla stessa tensione

d In modo da formare un percorso unico per la corrente elettrica che li attraversa

6 La resistenza totale di n resistori in parallelo è uguale:

a Alla somma degli inversi delle resistenze degli n resistori

b Alla somma delle resistenze di ciascun resistore

c Ad una resistenza il cui inverso è pari alla somma degli inversi delle resistenze
degli n resistori
d All'inverso della somma delle resistenze di ciascun resistore

7 La prima legge di Kirchoff dice che:

a La corrente che circola in una maglia chiusa è nulla

b Per ciascun nodo deve risultare nulla la somma delle correnti entranti e uscenti

c La somma delle tensioni, percorrendo la maglia chiusa, è nulla

d Le tensioni sui singoli rami di una maglia chiusa sono tutte uguali tra loro

8 La seconda legge di Kirchoff dice che:

a Le tensioni sui singoli rami di una maglia chiusa sono tutte uguali tra loro

b Per ciascun nodo deve risultare nulla la somma delle correnti entranti e uscenti

c La somma delle tensioni, percorrendo la maglia chiusa, è nulla

d La corrente che circola in una maglia chiusa è nulla

9 La resistenza del bipolo equivalente di Thevenin viene calcolata:

a Come somma delle resistenze presenti nella parte di circuito sostituita dal
bipolo

b Cortocircuitando i generatori di tensione e aprendo eventuali generatori di


corrente nella parte di circuito sostituita dal bipolo
c Cortocircuitando le resistenze presenti nella parte di circuito sostituita dal
bipolo

d Come inverso della somma delle resistenze presenti nella parte di circuito
sostituita dal bipolo

10 La tensione del generatore del bipolo equivalente di Thevenin è:

a Quella per la quale la corrente circolante nella parte di circuito non sostituita è
nulla

b Quella che si misurerebbe fra i punti A e B cortocircuitando i generatori di


tensione e aprendo eventuali generatori di corrente

c Uguale a zero

d Quella che si misurerebbe fra i punti A e B a vuoto con uno strumento ideale
1 All'atto dell'inserzione del voltmetro, possiamo vedere il circuito come:

a Una resistenza ideale di valore tendente all'infinito

b Un bipolo equivalente di Thevenin, al quale il voltmetro risulta collegato in


parallelo

c Un generatore ideale di corrente di valore pari alla tensione da misurare


diviso la resistenza interna del voltmetro

d Una resistenza di valore tendente a zero

2 L'effetto di carico strumentale nel caso dell'inserzione del voltmetro è dovuta:

a Alla corrente circolante nel ramo del voltmetro, posto in parallelo al bipolo
equivalente che rappresenta il circuito

b All'incertezza di misura naturalmente connessa alle caratteristiche fisiche


dello strumento

c Alla tensione ai capi del bipolo equivalente che rappresenta il circuito

d Al fatto che il voltmetro ha dei limiti di carico oltre i quali può essere
danneggiato durante la misurazione

3 Sostituendo un voltmetro con resistenza interna di 1 megaohm con uno da 5


megaohm si ottiene:

a Una riduzione dell'errore assoluto, ma un aumento dell'errore relativo


b Un aumento dell'errore assoluto e relativo, tanto più sensibile quanto
maggiore è la resistenza interna del bipolo equivalente

c Una riduzione dell'errore assoluto e relativo, tanto più sensibile quanto minore
è la resistenza interna del bipolo equivalente

d Una riduzione dell'errore assoluto e relativo, che diventano pari ad un quinto


del valore precedente

4 Un voltmetro ideale ha:

a Resistenza interna tendente all'infinito

b Portata infinita

c Resistenza interna tendente a zero

d Resistenza interna uguale alla esistenza del circuito equivalente spento il


generatore di tensione

5 La misura della corrente circolante in un ramo di una rete elettrica si effettua:

a Connettendo un amperometro in serie sul ramo stesso

b Connettendo un amperometro in parallelo al ramo stesso

c Connettendo un voltmetro in parallelo al ramo stesso

d Cortocircuitando il ramo e misurando la tensione ai suoi capi


6 L'effetto di carico strumentale nel caso dell'inserzione dell'amperometro è dovuta:

a Alla tensione ai capi del bipolo equivalente che rappresenta il circuito

b All'incertezza di misura naturalmente connessa alle caratteristiche fisiche


dello strumento

c All'effetto termico della corrente che circola nell'amperometro alterandone le


caratteristiche fisiche

d Alla caduta di tensione ai capi dell'amperometro, che altera la tensione ai capi


del ramo cui è collegato

7 Sostituendo un amperometro con resistenza interna di 0,1 ohm con uno da 0,01
megaohm si ottiene:

a Una riduzione dell'errore assoluto, ma un aumento dell'errore relativo

b Una riduzione dell'errore assoluto e relativo, tanto più sensibile quanto


maggiore è la resistenza di carico

c Una riduzione dell'errore assoluto e relativo, che diventano pari ad un decimo


del valore precedente

d Una aumento dell'errore assoluto e relativo

8 Un amperometro ideale ha:

a Resistenza interna tendente all'infinito


b Resistenza pari a quella di carico del circuito equivalente

c Resistenza interna tendente a zero

d Portata infinita

9 La portata di uno strumento è:

a Il massimo valore della grandezza che uno strumento può misurare con
incertezza nulla

b Il massimo valore della grandezza che uno strumento può misurare


correttamente senza subire danni

c La corrente che lo strumento è in grado di erogare

d La più piccola divisione che lo strumento è in grado di rappresentare

10 Se uno strumento è di classe 0.5 vuol dire che:

a L'errore strumentale è inferiore allo 0.5% del valore presunto esatto

b La più piccola divisione che lo strumento è in grado di rappresentare è 0.5

c Il valore di fondo scala dello strumento è 0.5

d Il rapporto tra l’errore strumentale e il valore presunto esatto è inferiore a 0.5


1 In regime alternato sinusoidale, in un circuito puramente resistivo:

a Tensione e corrente sono grandezze tra loro direttamente proporzionali

b Tensione e corrente sono l'una il reciproco dell'altra

c Tensione e corrente sono due funzioni totalmente indipendenti l'una dall'altra

d Se si usa la funzione seno per esprimere la tensione, si usa la funzione


coseno per esprimere la corrente; e viceversa

2 La potenza elettrica istantanea è data:

a Dal prodotto tra il valor medio della corrente e il valor medio della tensione

b Dal prodotto tra i valori di cresta della tensione e della corrente

c Dal prodotto tra i valori della tensione e della corrente in un determinato


istante

d Dal prodotto tra il valore efficace della corrente e il valore efficace della
tensione

3 Il valore efficace di un segnale di tensione o di corrente elettrica è pari:

a Al valor medio del segnale nel periodo diviso due

b Al valor medio del segnale nel periodo diviso per la radice quadrata di due
c Al valore di cresta del segnale diviso per la radice quadrata di due

d Al valore di cresta del segnale diviso due

4 In un circuito reale, non puramente resistivo ma con componenti reattive, la


potenza media nel periodo è pari:

a Al prodotto tra i valori efficaci di tensione e corrente per il coseno dell'angolo


di fase tra tensione e corrente

b Al prodotto tra i valori di cresta di tensione e corrente per il coseno


dell'angolo di fase tra tensione e corrente

c Al prodotto tra i valori di cresta di tensione e corrente per il seno dell'angolo


di fase tra tensione e corrente

d Al prodotto tra i valori efficaci di tensione e corrente per il seno dell'angolo di


fase tra tensione e corrente

5 I wattmetri analogici si basano:

a Su trasduttori di potenza, detti Power Transducer, i quali leggono la potenza


direttamente in linea

b Su circuiti di digital signal processing dedicati o su sistemi di acquisizione dati


gestiti da computer

c Sulla rilevazione degli effetti termici della corrente sulle resistenze interne al
wattmetro
d Su circuiti moltiplicatori, che ricevono le letture di tensione e corrente, dunque
ne fanno il prodotto medio

6 I wattmetri digitali:

a Effettuano la conversione AC/DC (da regime alternato a continuo), dunque


elaborano i dati utilizzando filtri passa basso

b Possono essere utilizzati solo per misure di potenza su circuiti stampati, con
valori inferiori al watt

c Elaborano segnali campionati mediante circuiti di digital signal processing


dedicati oppure tramite sistemi di acquisizione dati gestiti da computer

d Possono essere utilizzati per misurare la potenza esclusivamente in regime


DC, non in regime AC

7 Inserendo il circuito voltmetrico di un wattmetro a valle, ossia sulla parte di linea


amperometrica che va al carico:

a Non si introducono effetti di carico strumentale

b Si introducono effetti di carico strumentale che altrimenti sarebbero evitati

c La tensione misurata dal voltmetro è pari a zero

d La corrente misurata nel circuito amperometrico risulta diminuita della piccola


corrente che si chiude nel circuito voltmetrico

8 Inserendo il circuito voltmetrico di un wattmetro a monte, ossia sulla parte di linea


amperometrica opposta a quella che va al carico:
a Si introducono effetti di carico strumentale che altrimenti sarebbero evitati

b La tensione misurata nel circuito voltmetrico risulta diminuita della piccola


caduta di potenziale sul circuito amperometrico

c La tensione misurata dal voltmetro è pari a zero

d Non si introducono effetti di carico strumentale

9 La scelta dell'inserzione del circuito voltmetrico del wattmetro a valle o a monte:

a È arbitraria, in ogni caso si introduce un effetto di carico strumentale

b Dipende dalle condizioni di funzionamento: alta tensione e bassa corrente, si


collega a monte, bassa tensione ed alta corrente si collega a valle

c È arbitraria, in ogni caso non si introduce alcun effetto di carico strumentale

d Dipende dalle condizioni di funzionamento: alta tensione e bassa corrente, si


collega a valle, bassa tensione ed alta corrente si collega a monte

10 L'errore di fase assume valori rilevanti quando:

a L'angolo di fase cresce oltre un quarto di pi greco

b L'angolo di fase è zero

c L'angolo di fase tende all'infinito

d L'errore di fase relativo assume andamento tangenziale


1 L'oscilloscopio è:

a Uno strumento che genera segnali sinusoidali

b Un dispositivo che consente di visualizzare l'andamento nel tempo di segnali


elettrici

c Uno strumento che traccia le oscillazioni di pendolo

d Uno strumento che misura la tensione tra due punti di un circuito elettrico

2 L'oscilloscopio consente, tra l'altro, di:

a Localizzare avarie in un circuito

b Generare impulsi elettrici

c Caricare un condensatore

d Modificare la forma d'onda di un segnale elettrico, amplificandone o


riducendone l'ampiezza

3 Un oscilloscopio può rappresentare:

a Solo fenomeni variabili ad altissima frequenza

b Solo fenomeni elettrici

c Un gran numero di fenomeni, inserendo il trasduttore adeguato


d Qualsiasi fenomeno variabile con legge sinusoidale

4 Le principali tipologie di oscilloscopi sono:

a Analogici / Digitali

b Elettrici / Elettronici

c Discreti / Continui

d A schermo fluorescente / A colori

5 Il CRT è:

a Uno schermo fluorescente

b Un trigger

c Una sonda

d Un tubo a raggi catodici

6 La deflessione verticale è effetto di:

a Un segnale che si sviluppa nel tempo in forma deflettente

b Una forza prodotta da un campo elettrico variabile in funzione della misura nel
tempo del segnale da esaminare
c Un settaggio preliminare dello strumento non effettuato correttamente

d Un segnale di intensità superiore a quella rappresentabile dall'oscilloscopio

7 Il generatore di segnali a dente di sega interno all'oscilloscopio analogico:

a Serve ad alimentare le sonde

b Controlla il sistema di deflessione verticale

c Controlla il sistema di deflessione orizzontale

d Controlla la sezione di trigger

8 Utilizzando un oscilloscopio digitale:

a I dati, acquisiti in formato digitale, vengono rappresentati su uno schermo a


matrice attiva

b I dati, acquisiti in formato digitale, vengono trasformati in segnali analogici

c Il segnale non subisce alcuna conversione, l'attributo digitale riguarda


esclusivamente il pannello di controllo

d Il segnale subisce una conversione analogica/digitale e una conversione


digitale/analogica

9 La memoria di un oscilloscopio digitale:


a Viene utilizzata per memorizzare i valori del segnale convertiti in formato
digitale

b Viene utilizzata per memorizzare i log di utilizzo del dispositivo

c Viene utilizzata solo per memorizzare i settaggi effettuati sul dispositivo

d Non viene utilizzata: l'oscilloscopio digitale è un processore senza memoria

10 La risoluzione di un oscilloscopio digitale dipende:

a Dalla diagonale dello schermo

b Dalla potenza del sistema di deflessione

c Dalla velocità di conversione analogica/digitale

d Dalla tipologia di segnale rappresentato


1 Per utilizzare in sicurezza l'oscilloscopio, è necessario:

a Utilizzare solo oscilloscopi digitali

b Utilizzare l'alimentazione con messa a terra

c Evitare che i componenti interni siano collegati a massa

d Alimentare l'oscilloscopio con tensione massima inferiore a 50 V

2 Le sonde vanno collegate:

a Ai connettori BNC

b Al componente CRT

c Al trigger

d Alla presa della corrente

3 Il controllo TIMEBASE:

a Consente di impostare l'istante d'inizio della rilevazione del segnale

b Consente di modificare il fattore di scala utilizzato dal sistema orizzontale

c Consente di impostare la frequenza di campionamento dello strumento


d Consente di traslare la curva in orizzontale

4 Una sonda marchiata con 10X o 100X:

a Amplifica il segnale di 10 o 100 volte affinché possa essere acquisito


correttamente

b Dispone un campionatore da 10 o 100 MHz

c Attenua il segnale di 10 o 100 volte affinché possa essere acquisito


correttamente

d Ha una velocità di acquisizione pari a 10 o a 100 volte quella


dell'oscilloscopio

5 La compensazione della sonda:

a Serve ad aumentare la sensibilità della sonda, moltiplicandola x10 o x100

b Serve ad aumentare la frequenza di campionamento della sonda,


moltiplicandola x10 o x100

c Serve ad amplificare il segnale affinché sia rilevabile dalla sonda

d Serve a compensare l'effetto delle capacità parassite che intervengono


all'aumentare della frequenza

6 La banda passante di un oscilloscopio:


a Specifica il range di ampiezza che l'oscilloscopio può misurare con
precisione

b Specifica il campo di frequenza che l'oscilloscopio può misurare con


precisione

c Specifica la potenza massima che l'oscilloscopio può sopportare senza


riportare danni

d Specifica la differenza di potenziale minima e massima applicabile alle


placche del sistema di deflessione verticale

7 Il tempo di salita di un oscilloscopio:

a Impedisce di visualizzare impulsi che si sviluppano in un tempo minore di


esso

b Dipende esclusivamente dalla sonda utilizzata

c Rappresenta il tempo minimo che deve trascorrere tra l'accensione dello


strumento e la visualizzazione di una forma d'onda

d Dipende dalla potenza del sistema di deflessione verticale

8 La sensibilità verticale indica:

a La variazione di frequenza massima del segnale che può essere


visualizzata dallo strumento

b La variazione di frequenza minima del segnale che può essere visualizzata


dallo strumento
c La variazione di ampiezza massima del segnale che può essere
visualizzata dallo strumento

d La variazione di ampiezza minima del segnale che può essere visualizzata


dallo strumento

9 La velocità di deflessione orizzontale di un oscilloscopio analogico dipende:

a Dalla frequenza del segnale analizzato

b Dalla sonda utilizzata

c Dal generatore di segnali a dente di sega interno all'oscilloscopio

d Dall'ampiezza del segnale analizzato

10 La velocità di campionamento di un oscilloscopio digitale indica:

a La frequenza di refresh dello schermo sul quale è visualizzata la forma


d'onda

b Quanti campioni per secondo vengono catturati dal sistema di acquisizione


dati e convertiti in digitale

c Quanti campioni per secondo vengono prelevati dalla RAM e riconvertiti in


segnali analogici

d La frequenza del generatore di segnali a dente di sega interno all'oscilloscopio


1 Un segnale discreto:

a È certamente un segnale quantizzato

b Varia nell'insieme dei numeri reali solo in corrispondenza di determinati istanti


di tempo

c Varia nell'insieme dei numeri naturali

d Varia con continuità nell'insieme dei numeri reali

2 Un segnale è quantizzato quando:

a Varia nell'insieme dei numeri reali solo in corrispondenza di determinati istanti


di tempo

b Non varia nel tempo

c Tra due suoi possibili valori consecutivi è presente un intervallo di altri valori
che esso non può assumere

d Varia con continuità nell'insieme dei numeri reali

3 Con l'acronimo DAC si indica:

a Un convertitore di segnali analogici in segnali digitali

b Un amplificatore di segnale
c Un convertitore di segnali digitali in segnali analogici

d Un circuito che effettua la quantizzazione di un segnale

4 Il Teorema del campionamento di Nyquist-Shannon afferma che:

a Per campionare senza perdita di informazioni un segnale a banda non limitata


è sufficiente una frequenza di campionamento >= del doppio della massima
frequenza del segnale

b Per campionare senza perdita di informazioni un segnale a banda limitata è


sufficiente una frequenza di campionamento >= del doppio della massima
frequenza del segnale

c Per campionare senza perdita di informazioni un segnale a banda non limitata,


non esiste alcun limite inferiore per la frequenza di campionamento

d Per campionare senza perdita di informazioni un segnale a banda limitata è


sufficiente una frequenza di campionamento >= del quadrato della massima
frequenza del segnale

5 Digitalizzare dati con la frequenza di campionamento pià alta possibile è:

a Sempre la migliore scelta possibile

b Una scelta errata, a causa degli accoppiamenti capacitivi che ad alta


frequenza condizionano la misura

c Una scelta valida solo se il segnale è a banda limitata


d Una scelta che ha un costo, ma che può rivelarsi opportuna in determinati casi

6 La quantizzazione consiste nel:

a Ridurre il range di valori che la grandezza può assumere

b Aumentare la durata del periodo di campionamento

c Aumentare il numero di valori che la grandezza può assumere

d Ridurre il numero di valori che la grandezza può assumere

7 Il principale vantaggio della quantizzazione silenziata è:

a L'annullamento dell’effetto della tensione di rumore

b Lo squilibrio tra intervalli positivi e negativi

c L'equilibrio tra intervalli positivi e negativi

d La riduzione dell'errore di quantizzazione

8 Per ridurre l'errore di quantizzazione è opportuno:

a Aumentare il numero di livelli di quantizzazione e aumentare il Voltage Full


Scale Range

b Ridurre il numero di livelli di quantizzazione e ridurre il Voltage Full Scale


Range
c Aumentare il numero di livelli di quantizzazione e ridurre il Voltage Full Scale
Range

d Ridurre il numero di livelli di quantizzazione e aumentare il Voltage Full Scale


Range

9 Nella codifica Gray:

a Le cifre 0 e 1 della sequenza binaria non vengono invertite

b Livelli di quantizzazione contigui distano sempre al massimo un solo bit

c Il bit più significativo, ossia il primo della sequenza, viene riservato per il segno

d Le cifre 0 e 1 della sequenza binaria vengono invertite

10 L'ampiezza di un quanto è:

a Direttamente proporzionale al Voltage Full Scale Range

b Inversamente proporzionale al Voltage Full Scale Range

c Direttamente proporzionale alla frequenza di campionamento

d Inversamente proporzionale alla frequenza di campionamento


1 Il Bus Real-Time System Integration (RTSI) serve a:

a Trasferire segnali digitali tra il dispositivo DAQ e il computer

b Sostituire il bus PCI per consentire una trasmissione dati molto più
veloce

c Consentire l'accesso diretto alla memoria del computer

d Sincronizzare i segnali tra diversi dispositivi DAQ interfacciati allo stesso


computer

2 Il circuito sample & sold serve a:

a Quantizzare il segnale di tensione in ingresso

b Mantenere costante la tensione da convertire per tutta la durata del


periodo di campionamento

c Aumentare la frequenza di campionamento fino al doppio della


frequenza del segnale

d Eliminare dal segnale le armoniche con frequenza maggiore della


frequenza di campionamento

3 Il multiplexer è:

a Un circuito in grado di eliminare dal segnale le armoniche con frequenza


multipla della frequenza di campionamento
b Un circuito in grado di aumentare la frequenza di campionamento fino ad
un multiplo della frequenza del segnale

c Un selettore che collega i diversi canali d’ingresso, ciclicamente, uno per


volta, all’amplificatore dello strumento

d Un circuito in grado di eliminare dal segnale le armoniche con frequenza


multipla della frequenza principale del segnale stesso

4 La frequenza di campionamento consentita sul singolo segnale di ingresso


i-esimo, in un sistema ad N ingressi con l'uscita del MUX collegata ad un unico
circuito S&H, è circa:

a Pari alla frequenza di campionamento dell'ADC divisa per N

b Pari ad N volte la frequenza di campionamento dell'ADC

c Pari alla frequenza di campionamento dell'ADC

d Pari al doppio della frequenza di campionamento dell'ADC

5 La frequenza di campionamento consentita sul singolo segnale di ingresso


i-esimo, in un sistema ad N campionamento simultaneo è circa:

a Pari al doppio della frequenza di campionamento dell'ADC

b Pari ad N volte la frequenza di campionamento dell'ADC

c Pari alla frequenza di campionamento dell'ADC


d Pari alla frequenza di campionamento dell'ADC divisa per N

6 Un sistema di acquisizione veloce utilizza:

a Un S&H e un ADC per ciascun ingresso

b Un S&H per ciascun ingresso ed un solo ADC a valle del MUX

c Un solo S&H ed un solo ADC

d Un ADC per ciascun ingresso ed un solo S&H

7 Il Direct Memory Access (DMA) prevede che:

a I dati vengano trasferiti dal DAQ alla propria memoria interna, dunque
riconvertiti in analogico

b I dati vengano trasferiti direttamente dal DAQ alla memoria del computer,
scavalcando il processore

c Il computer, utilizzando il driver del DAQ, legga e scriva sui registri di


configurazione del DAQ

d Sia il DAQ ad utilizzare un interrupt che segnala al processore ci sono


dati in attesa di essere letti

8 Un’apparecchiatura che comunica in GPIB:

a Ha una frequenza di campionamento pari ad 1 Megasample per


secondo
b Ha precedenza nelle comunicazioni con il PC rispetto alle
apparecchiature seriali

c Può assumere i ruoli di talker, listener, controller

d Trasmette dati a velocità superiori ad 1 Gigabyte per secondo

9 Il software LabVIEW è:

a Uno strumento virtuale che consente di simulare al PC l'utilizzo di un


sistema reale di acquisizione dati

b Un software che simula l'utilizzo di un oscilloscopio sullo schermo di un


PC, rendendone disponibili controlli e display

c Un firmware che consente il funzionamento dei microprocessori installati


a bordo dei DAQ

d Un ambiente di sviluppo integrato per il linguaggio di programmazione


visuale di National Instruments, chiamato Linguaggio G

10 Uno strumento virtuale è:

a Un software che consente di simulare in tutto e per tutto l'utilizzo di uno


strumento reale

b Uno strumento in grado di acquisire dati e trasferirli ad un PC

c Uno strumento in grado di generare segnali in tutto e per tutto simili ai


segnali reali
d Uno strumento dotato di driver che ne consentono il controllo mediante PC
1 La gestione a minima energia consiste:

a Nell'installare impianti in grado di sfruttare le energie rinnovabili

b Nel sostituire alla filosofia della ricerca dei rimedi quella della rimozione delle
cause che provocano gli inconvenienti

c Nel limitare al minimo gli sforzi del personale ottenendo il massimo dei risultati

d Nel dotare i sistemi di produzione industriale di procedure di controllo in grado


di minimizzare gli scarti

2 L'indice di Process Capability è definito come:

a Lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione della


produzione

b Il rapporto tra il valor medio dei risultati osservati in un campione della


produzione e sei volte l'intervallo tra i due limiti di specifica (inferiore e
superiore)

c Il rapporto tra l'intervallo tra i due limiti di specifica (inferiore e superiore) e sei
volte lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione della
produzione

d Il minore tra lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione


della produzione e il valor medio dei limiti di specifica (inferiore e superiore)

3 Affinché sia possibile utilizzare l'indice di process capability:


a Il processo deve essere fuori controllo statistico

b Il processo non deve produrre non conformità

c La variabile caratteristica che descrive il processo deve essere lineare

d La variabile caratteristica che descrive il processo deve essere normale

4 In una distribuzione normale la percentuale di misure che ricadono al di fuori di un


campo di variabilità pari a 6σ è pari:

a Allo 0.27%

b Al 3.97%

c Al 99.73%

d Al 99.99%

5 Affinché un processo abbia migliore capacità, si richiede, in genere, che l'indice di


process capability sia:

a Maggiore di 1.33

b Maggiore dello scarto quadratico medio delle misure

c Non inferiore alla media delle misure

d Minore di zero
6 Il tasso di capacità, rispetto all'indice di process capability:

a È più preciso, in quanto non utilizza dati di misura, quindi non è affetto da
incertezza

b Fornisce un'informazione più completa, in quanto misura sia la dispersione che


la centratura del processo rispetto al punto medio della specifica

c È un numero più piccolo, in quanto si basa su una scala di misura diversa

d È la stessa cosa, cambia solo la denominazione

7 Un tasso di capacità minore di zero indica un processo in cui:

a Le non conformità rappresentano meno dell'1% della quantità prodotta

b Il consumo energetico è tale da rendere diseconomica la produzione

c Circa la metà della quantità prodotta è non conforme e ad di fuori dei limiti di
tolleranza

d Gli impianti produttivi non hanno capacità sufficiente a garantire la produzione


nei tempi previsti

8 La formula del calcolo del tasso di capacità è uguale:

a Al minimo tra la differenza tra limite superiore e media diviso tre volte lo scarto
quadratico medio e la differenza tra media e limite inferiore diviso tre volte lo
scarto quadratico medio
b Al rapporto tra la media e sei volte lo scarto quadratico medio

c Al massimo tra la differenza tra limite superiore e media diviso sei volte lo
scarto quadratico medio e la differenza tra media e limite inferiore diviso sei
volte lo scarto quadratico medio

d Alla media tra limite superiore e limite inferiore diviso sei volte la differenza tra
la media e lo scarto quadratico medio

9 I sei strumenti per la qualità sono:

a Raccolta dati, costruzione di istogrammi, analisi di Pareto, stratificazione,


costruzione di diagrammi causa-effetto, individuazione delle funzioni di
correlazione

b Motherboard, CPU, RAM, hard disk, scheda video, alimentatore

c Media, mediana, moda, varianza, scarto quadratico medio, deviazione


standard

d Probabilità, statistica, calcolo combinatorio, aritmetica, algebra, geometria

10 I dati raccolti durante un processo produttivo o al termine dello stesso:

a Devono necessariamente essere numerici, altrimenti non è possibile aluna


elaborazione statistica

b Devono essere rappresentati mediante una distribuzione normale gaussiana

c Possono assumere qualsiasi forma, non necessariamente numerica


d Devono essere in controllo statistico
1 L'indice di Process Capability è dato da:

a Il rapporto tra l'intervallo tra i due limiti di specifica (inferiore e superiore) e


sei volte lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione
della produzione

b Il rapporto tra il valor medio dei risultati osservati in un campione della


produzione e sei volte l'intervallo tra i due limiti di specifica (inferiore e
superiore)

c Il minore tra lo scarto quadratico medio e il valor medio dei risultati


osservati in un campione della produzione

d Il rapporto tra lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un


campione della produzione e sei volte l'intervallo tra i due limiti di specifica
(inferiore e superiore)

2 L'indice di process capability è definibile se:

a La distribuzione che descrive il processo è lineare

b La distribuzione che descrive il processo è gaussiana

c La distribuzione che descrive il processo è bimodale

d Il processo è fuori controllo statistico

3 La percentuale di misure che ricadono al di fuori di un campo di variabilità pari


a 6σ in una distribuzione normale è pari:
a All'1.33%

b Al 3.97%

c Al 99.73%

d Allo 0.27%

4 L'indice di process capability richiesto affinché un processo sia considerato


capace, in genere, è:

a Maggiore dello scarto quadratico medio delle misure

b Maggiore o uguale di 1.33

c Maggiore della media delle misure

d Minore di zero

5 Affinché l'intervallo di specifica sia maggiore di 8 volte lo scarto quadratico


medio:

a Il tasso di capacità deve essere maggiore di 1.33

b Il tasso di capacità deve essere maggiore di 1

c Il tasso di capacità deve essere maggiore di 0


d Il tasso di capacità deve essere maggiore o uguale dell'indice di process
capability

6 In un processo con tasso di capacità minore di zero:

a La distribuzione che descrive il processo non è gaussiana

b Gli impianti produttivi non hanno capacità sufficiente a garantire la


produzione nei tempi previsti

c Circa la metà della quantità prodotta è non conforme e ad di fuori dei limiti
di tolleranza

d Le non conformità rappresentano meno dell'1% della quantità prodotta

7 Il tasso di capacità è pari:

a Al minimo tra la differenza tra limite superiore e media diviso tre volte lo
scarto quadratico medio e la differenza tra media e limite inferiore diviso tre
volte lo scarto quadratico medio

b Al rapporto tra la media e sei volte lo scarto quadratico medio

c Al massimo tra la differenza tra limite superiore e media diviso sei volte lo
scarto quadratico medio e la differenza tra media e limite inferiore diviso sei
volte lo scarto quadratico medio

d Alla media tra limite superiore e limite inferiore diviso sei volte la differenza
tra la media e lo scarto quadratico medio

8 Rispetto all'indice di process capability, il tasso di capacità:


a Tiene conto sia dell'accuratezza e anche della precisione

b Tiene conto solo dell'accuratezza e non della precisione

c Non tiene in conto accuratezza e precisione

d Tiene conto solo della precisione e non dell'accuratezza

9 Nell'esercizio A, sel'intervallo di specifica fosse più ampio:

a Si avrebbe maggiore probabilità di avere il processo fuori controllo

b Il processo sarebbe certamente in controllo statistico

c Si avrebbe maggiore probabilità di avere il processo in controllo statistico

d Il processo sarebbe certamente in controllo statistico solo se aumentasse


anche lo scarto quadratico medio

10 Nell'esercizio B, il primo processo ha migliore process capability rispetto al


secondo perché:

a L'intervallo di specifica è più ampio

b Lo scarto quadratico medio è inferiore

c La media ha un valore più alto

d L'indice di process capability del secondo processo è migliore rispetto al primo


1 L'indice di Process Capability viene calcolato come:

a Il minore tra lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione


della produzione e il valor medio dei limiti di specifica (inferiore e superiore)

b Il rapporto tra l'intervallo tra i due limiti di specifica (inferiore e superiore) e sei
volte lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione della
produzione

c Lo scarto quadratico medio dei risultati osservati in un campione della


produzione

d Il rapporto tra il valor medio dei risultati osservati in un campione della


produzione e sei volte l'intervallo tra i due limiti di specifica (inferiore e
superiore)

2 Affinché abbia senso utilizzare l'indice di process capability per qualificare il


processo è necessario che:

a La distribuzione dei risultati del processo sia normale

b Il processo non deve produrre non conformità

c La distribuzione dei risultati del processo sia lineare

d Il processo sia fuori controllo statistico

3 La percentuale di misure che ricadono al di fuori di un campo di variabilità pari a


6σ, in una distribuzione normale, è pari a:
a 99,99%

b 99,73%

c 50%

d 0,27%

4 L'indice di process capability denota un processo con buona capacità se il suo


valore è:

a Minore di zero

b Non inferiore alla media delle misure

c Maggiore dello scarto quadratico medio delle misure

d Maggiore di 1.33

5 Il tasso di capacità, rispetto all'indice di process capability:

a È la stessa cosa, cambia solo la denominazione

b È più preciso, in quanto non utilizza dati di misura, quindi non è affetto da
incertezza

c Fornisce un'informazione più completa, in quanto misura sia la dispersione


che la centratura del processo

d È un numero più grande, in quanto si basa su una scala di misura diversa


6 Un tasso di capacità minore di zero indica un processo in cui:

a Circa la metà della quantità prodotta è non conforme e al di fuori dei limiti di
tolleranza

b Gli impianti produttivi non hanno capacità sufficiente a garantire la produzione


nei tempi previsti

c Le non conformità rappresentano meno dell'1% della quantità prodotta

d Il consumo energetico è tale da rendere diseconomica la produzione

7 Il tasso di capacità, si calcola come:

a La media tra limite superiore e limite inferiore diviso sei volte la differenza tra
la media e lo scarto quadratico medio

b Il minimo tra la differenza tra limite superiore e media diviso tre volte lo scarto
quadratico medio e la differenza tra media e limite inferiore diviso tre volte lo
scarto quadratico medio

c Il rapporto tra la media e sei volte lo scarto quadratico medio

d Il massimo tra la differenza tra limite superiore e media diviso sei volte lo
scarto quadratico medio e la differenza tra media e limite inferiore diviso sei
volte lo scarto quadratico medio

8 Una buona process capability si riflette, dal punto di vista grafico, in una
distribuzione:
a Centrata rispetto ai limiti di specifica e più ampia della larghezza dell'intervallo
di specifica

b Centrata rispetto ai limiti di specifica e ampia esattamente quanto l'intervallo


di specifica

c Centrata rispetto ai limiti di specifica e stretta rispetto alla larghezza


dell'intervallo di specifica

d Centrata su uno dei due limiti di specifica e ampia esattamente quanto


l'intervallo di specifica

9 Nell'esempio dei veicoli, che viaggiano col centro a una distanza di 50 cm dalla
linea di mezzeria, il tasso di capacità garantisce il controllo a 6 sigma ma non a 8
sigma per:

a Il furgone e il rimorchio

b Soltanto la city car

c La motocicletta e la city car

d Soltanto la motocicletta

10 Quando il processo è perfettamente centrato e la distribuzione è normale:

a L'indice Cp è doppio rispetto a Cpk

b L'indice Cp è pari a Cpk moltiplicato per 1.33


c L'indice Cpk è pari a Cp moltiplicato per 1.33

d Gli indici Cp e Cpk sono uguali tra loro


1 L'istogramma è:

a Uno strumento che, collegato a macchine a controllo numerico, consente di


stampare diagrammi dai quali si evince la qualità del processo

b La sommatoria dei valori rientranti in un determinato range e risultanti da una


campagna di misura

c Una rappresentazione grafica di un insieme di dati nella quale l'ascissa indica i


valori misurati e l'ordinata la frequenza con cui essi si presentano entro un
predefinito intervallo di misura

d La procedura mediante la quale i dati vengono raggruppati in base al valore e


sottoposti a controllo statistico

2 In un istogramma normalizzato l’area A di una barra:

a È uguale a 1

b Corrisponde alla frequenza relativa di accadimento degli eventi nella classe


considerata

c È uguale alla media delle frequenze di accadimento delle diverse classi


considerate

d Corrisponde al prodotto tra l'ampiezza della classe considerata e il valor medio


degli eventi registrati nella classe considerata

3 L'area sottesa dall'istogramma normalizzato:


a Corrisponde alla sommatoria delle frequenze relative di accadimento degli
eventi nelle classi considerate, dunque è uguale a 1

b È uguale al prodotto tra il numero di classi considerate e la frequenza media di


accadimento degli eventi

c È uguale alla media delle frequenze di accadimento delle diverse classi


considerate

d Corrisponde al prodotto tra l'ampiezza dell'istogramma il valor medio degli


eventi registrati

4 Le classi di un istogramma:

a Sono le forme caratteristiche che un istogramma può assumere (centrato, con


skew, bimodale)…

b Rappresentano il livello di precisione con il quale sono misurati i dati da


rappresentare nell'istogramma

c Sono i livelli minimi di frequenza degli accadimenti al di sotto dei quali


l'istogramma viene considerato fuori controllo

d Sono intervalli sull'asse delle ascisse aventi tutti la medesima ampiezza

5 Un istogramma bimodale:

a Rivela una tendenza centrale con un unico punto di concentrazione

b Induce a desumere il fatto che i dati non sono omogenei per modalità di
raccolta, per origine o per altre cause
c Sottende un'area uguale a 2

d Possiede un numero di classi non idoneo rispetto al numero di misure rilevate

6 Un istogramma con skew positivo:

a Indica che un evento è intervenuto nel processo, ad esempio è variato il valore


medio di un parametro di influenza

b Ha ricevuto un elevato rate in termini di qualità di rappresentazione dei dati

c Necessita di un aumento del numero di classi affinché il processo sia centrato

d Denota un processo con un elevato indice di process capability e un elevato


tasso di capacità

7 Un istogramma con una distribuzione "stretta":

a Denota un processo con alta variabilità

b Denota un processo con bassa deviazione standard

c Denota un processo con elevata varianza

d Denota un processo con elevato scarto quadratico medio

8 Dato l'insieme di valori {3,3,4,7,90,90,90}, il valore della mediana è:

a 7
b 90

c 41

d 287

9 Dato l'insieme di valori {3,3,4,7,90,90,90}, il valore della moda è:

a 7

b 90

c 41

d 287

10 Dato l'insieme di valori {3,3,4,7,90,90,90}, il valore della media è:

a 7

b 90

c 41

d 287
1 L'istogramma è definito come:

a Una rappresentazione grafica di un insieme di dati nella quale l'ascissa indica i


valori misurati e l'ordinata la frequenza con cui essi si presentano entro un
predefinito intervallo di misura

b Uno strumento che, collegato a macchine a controllo numerico, consente di


stampare diagrammi dai quali si evince la qualità del processo

c La procedura mediante la quale i dati vengono raggruppati in base al valore e


sottoposti a controllo statistico

d La sommatoria dei valori rientranti in un determinato range e risultanti da una


campagna di misura

2 L'area A di una barra di un istogramma normalizzato:

a È uguale a 1

b Corrisponde al prodotto tra l'ampiezza della classe considerata e il valor medio


degli eventi registrati nella classe considerata

c Corrisponde alla frequenza relativa di accadimento degli eventi nella classe


considerata

d È uguale alla media delle frequenze di accadimento delle diverse classi


considerate

3 L'area sottesa dall'istogramma normalizzato:


a È uguale alla media delle frequenze di accadimento delle diverse classi
considerate

b Corrisponde al prodotto tra l'ampiezza dell'istogramma il valor medio degli


eventi registrati

c È uguale al prodotto tra il numero di classi considerate e la frequenza media di


accadimento degli eventi

d Corrisponde alla sommatoria delle frequenze relative di accadimento degli


eventi nelle classi considerate, dunque è uguale a 1

4 Le classi di un istogramma:

a Sono i livelli minimi di frequenza degli accadimenti al di sotto dei quali


l'istogramma viene considerato fuori controllo

b Sono le forme caratteristiche che un istogramma può assumere (centrato, con


skew, bimodale)…

c Sono intervalli sull'asse delle ascisse aventi tutti la medesima ampiezza

d Rappresentano il livello di precisione con il quale sono misurati i dati da


rappresentare nell'istogramma

5 Il numero più opportuno di classi per un istogramma è:

a Dipendente dal numro di dati da rappresentare

b Pari a 7
c Il massimo possibile

d Dipendente dal valore dei dati da rappresentare

6 L'ogiva relativa ad una distribuzione di frequenza cumulata si ottiene:

a Riportando per ogni classe la frequenza dei valori appartenenti a tale classe

b Riportando le frequenze cumulative in corrispondenza dei valori centrali di ogni


classe

c Riportando per ogni classe il suo valor medio

d Riportando per ogni classe un valore pari all'estremo inferiore della classe
stessa

7 Il valore della frequenza riportato nell'ultima classe dell'ogiva è pari:

a Alla media dei valori delle frequenze riportati nelle classi dell'istogramma

b Alla massimo dei valori delle frequenze riportati nelle classi dell'istogramma

c Al valore della frequenza riportato nell'ultima delle classi dell'istogramma

d Alla somma dei valori delle frequenze di tutte le classi dell'istogramma

8 Dato l'insieme di valori {3,3,4,7,90,90,90}, il valore della media è:

a 287
b 7

c 41

d 90

9 Dato l'insieme di valori {3,3,4,7,90,90,90}, il valore della moda è:

a 41

b 90

c 287

d 7

10 Dato l'insieme di valori {3,3,4,7,90,90,90}, il valore della mediana è:

a 7

b 41

c 90

d 287
1 Il numero di classi per la realizzazione di un'istogramma si sceglie:

a In funzione del numero di misure registrate

b In funzione dell'ampiezza dell'intervallo di specifica

c In funzione dell'ampiezza del range di valori da rappresentare

d In funzione della media e dello scarto quadratico medio

2 L'analisi di tendenza centrale consente di stabilire se:

a Il numero di classi è stato scelto in modo corretto

b Una distribuzione è unimodale o multimodale

c Il metodo di raccolta dati è corretto

d I dati rilevati sono relativi ad un prodotto o ad un servizio

3 Un istogramma bimodale:

a Rivela una tendenza centrale con un unico punto di concentrazione

b Induce a desumere il fatto che i dati non sono omogenei per modalità di
raccolta, per origine o per altre cause

c Sottende un'area uguale a 2


d Possiede un numero di classi non idoneo rispetto al numero di misure
rilevate

4 L'analisi visuale della variabilità si basa sul confronto tra:

a Istogrammi realizzati su dati rilevati in diversi momenti

b Istogrammi realizzati su dati rilevati in diverse condizioni operative

c Le frequenze delle barre centrali e le frequenze delle barre laterali

d Le frequenze della prima e dell'ultima barra dell'istogramma

5 La variabilità di un istogramma è tanto maggiore:

a Quanto minore è lo scarto quadratico medio

b Quanto minore è la varianza

c Quanto maggiore è la media

d Quanto maggiore è lo scarto quadratico medio

6 Un istogramma con skew positivo:

a Indica che un evento è intervenuto nel processo, ad esempio è variato il


valore medio di un parametro di influenza

b Ha ricevuto un elevato rate in termini di qualità di rappresentazione dei dati


c Necessita di un aumento del numero di classi affinché il processo sia
centrato

d Denota un processo con un elevato indice di process capability e un elevato


tasso di capacità

7 Una piccola variabilità è indice di un processo:

a Con elevata process capability, in ogni caso

b Con bassa process capability, in ogni caso

c Con elevata process capability, se il processo è centrato

d Con bassa process capability, se il processo è centrato

8 In caso di tendenza multimodale, gli indici Cp e Cpk:

a Hanno un valore inferiore rispetto al caso della tendenza unimodale

b Hanno un valore superiore rispetto al caso della tendenza unimodale

c Non sono descrittivi del processo come lo sono in caso di tendenza


unimodale

d Sono pari a zero

9 Se, nell'esercitazione proposta, lo scarto quadratico medio fosse stato pari alla
metà di 0.2326, ossia 0,1163, l'indice Cpk sarebbe risultato:
a Pari alla metà di quello dell'esercitazione: sono direttamente proporzionali

b Pari a quello dell'esercitazione: sono indipendenti

c Pari a un quarto di quello dell'esercitazione: la proporzionalità è quadratica


inversa

d Pari al doppio di quello dell'esercitazione: sono inversamente proporzionali

10 Se tutti i campioni ricadono entro i limiti di specifica:

a Il processo produttivo è certamente capace

b Il processo produttivo è capace se il tasso di capacità è definito e maggiore


di 1,33

c Il processo produttivo è capace se l'indice di process capability è definito e


maggiore del tasso di capacità

d Il processo produttivo è capace se il tasso di capacità è definito e maggiore


di zero
1 Quando si vogliono desumere da un campione informazioni relative all'intera
popolazione:

a Il metodo di selezione del campione deve dare ad ogni elemento della


popolazione una uguale probabilità di essere estratto

b Il metodo di selezione del campione deve escludere gli elementi della


popolazione con minore probabilità di essere estratti

c Il metodo di selezione del campione deve estrarre gli elementi più ricorrenti
della popolazione

d Il metodo di selezione del campione deve escludere gli elementi della


popolazione con maggiore probabilità di essere estratti

2 Un tipico effetto della stratificazione è:

a Lo scostamento del valor medio rilevato sul campione rispetto a quello atteso
per l'intera popolazione

b Un aumento del valor medio delle grandezze rilevate sul campione

c Una maggiore rappresentatività del campione

d Un sostanziale aumento del tasso di capacità del processo

3 Le Tavole di Fisher - Yates:

a Consentono di estrarre un campione della popolazione i cui membri sono tutti


soggetti all'influenza dello stesso parametro esterno
b Contengono le leggi fondamentali della statistica applicata al controllo di
processo

c Sono tabelle che relazionano gli indici di process capability ai moltiplicatori


dello scarto quadratico medio

d Consentono di estrarre un campione casuale da un determinata popolazione,


associando i membri della popolazione con numeri casuali

4 Una distribuzione bimodale indica che:

a Il campione è affetto da un difetto di fabbricazione di natura sistematica

b Il campione è affetto da viziatura e non è adeguatamente rappresentativo


della popolazione

c Il campione è affetto da un difetto di fabbricazione di natura aleatoria

d Il campione è stato estratto correttamente, tanto che disponiamo di un doppio


criterio di verifica

5 Il campionamento casuale semplice viene effettuato:

a Utilizzando le Tavole di Fisher-Yates, fermandosi al primo dei valori ricavati in


tabella

b Mediante estrazione da un'urna di biglie numerate, ciascuna collegata ad


un'unità della popolazione

c Dividendo la popolazione in famiglie di campioni semplici, dunque estraendo


un elemento da ogni famiglia
d Estraendo le medie di valori di gruppi omogenei di campioni

6 Si effettua la selezione delle unità con probabilità differenti quando:

a Alcune unità statistiche apportano maggiori informazioni delle altre, quindi si


vuole aumentare la probabilità che queste siano selezionate

b La probabilità di estrarre campioni fuori specifica è differente dalla probabilità


di estrarre campioni entro i limiti di specifica

c Non è possibile selezionare unità aventi tutte la stessa probabilità di essere


estratte mediante un campionamento casuale semplice

d Lo scarto quadratico medio è talmente elevato che l'indice di process


capability risulta minore di zero

7 Si effettua un campionamento a due o più stadi quando:

a Un solo stadio non consente di effettuare una misura sufficientemente precisa


dei valori oggetto di indagine

b I parametri di influenza in grado di determinare aleatorietà nella rilevazione


delle misure sono due o più

c Non è disponibile una lista complessiva delle unità della popolazione, la quale
risulta frazionata in più sottoinsiemi

d Gli elemento della popolazione, a gruppi, sono rappresentati mediante unità


di misura differenti
8 Prima di procedere al campionamento stratificato:

a Si suddivide la popolazione in due o più gruppi, secondo una o più


caratteristiche conosciute sulle unità statistiche

b Si suddivide la popolazione in due o più gruppi, tutti costituiti dallo stesso


numero di elementi, presi in ordine decrescente

c Si suddivide la popolazione in due o più gruppi, tutti costituiti dallo stesso


numero di elementi, presi in ordine sequenziale

d Si suddivide la popolazione in due o più gruppi, facendo in modo che per ogni
gruppo sia uguale il valor medio assunto dalla variabile da misurare

9 Il campionamento sistematico può condurre a viziatura se:

a L'ordine in cui le unità sono disposte in lista tende ad avere una ricorrenza
associata alla caratteristica di interesse

b La variabile osservata assume valori al di fuori dei limiti di specifica del


processo

c Le unità non sono tutte correttamente associate alla caratteristica di interesse

d L'indice di process capability del processo che genera gli elementi della
popolazione assume un valore inferiore a 1.33

10 Nell'esempio di campionamento stratificato, l'aggiunta di una terza variabile


classificatoria booleana (vero/falso) comporterebbe:
a L'inapplicabilità del metodo

b La partizione della popolazione campione in 8 gruppi, in luogo dei 4 previsti


dall'esempio

c La viziatura del campione, in quanto non si saprebbe a quale delle due


variabili classificatorie associare la terza

d La partizione della popolazione campione in 6 gruppi, in luogo dei 4 previsti


dall'esempio
1 Per poter intraprendere nel modo migliore azioni che possono condurre ad un
miglioramento della qualità complessiva del prodotto, è necessario:

a Evitare di approntare processi produttivi troppo complessi

b Individuare i sottoproblemi che hanno maggiore incidenza

c Investire in soluzioni a minimo disoendio energetico

d Misurare l'indice di process capability

2 Il diagramma di Pareto è:

a L'istogramma rappresentativo di una distribuzione normale gaussiana

b Un istogramma bimodale

c La sezione di istogramma inclusa entro i limiti di specifica di un processo

d Un grafico che rappresenta l'importanza delle differenze causate da un certo


fenomeno

3 Il diagramma di Pareto consente di:

a Stabilire quali sono i maggiori fattori di influenza su un dato fenomeno

b Distinguere le cause di errore sistematico dalle cause di errore aleatorio

c Misurare visivamente lo scostamento tra valore obiettivo e media rilevata


d Rappresentare in forma grafica gli indici di qualità del processo

4 Il diagramma di Pareto va costruito:

a Riportando in ordinata intervalli discreti che rapprenentano i possibili valori


assunti dalla variabile da controllare e in ascissa il numero degli eventi
associato ad ognuna di esse

b Utilizzando le tabelle di Pareto per stabilire quale valore dell'ordinata


corrisponde ad un valore casuale dell'ascissa

c Riportando in ascissa l'elenco delle possibili cause e in ordinata il numero


degli eventi associato ad ognuna di esse, riordinando in modo che le ordinate
siano decrescenti

d Riportando in ascissa intervalli discreti che rapprenentano i possibili valori


assunti dalla variabile da controllare e in ordinata il numero degli eventi
associato ad ognuna di esse

5 Una volta individuata la causa maggiormente incidenza sulla qualità del prodotto:

a Il problema si considera risolto

b E' possibile indagare ulteriormente mediante una nuova analisi di Pareto sulle
cause della causa individuata

c Si cerca di far in modo di aumentare lo scarto tipo del processo

d Si procede alla costruzione dell'istogramma

6 Il Principio di Pareto è:
a Un corollario della legge dei grandi numeri

b Il criterio in base al quale da un istogramma si ricava una curva di incidenza


cumulata

c Un risultato di natura statistico-empirica, che si riscontra in molti sistemi


complessi dotati di una struttura di causa-effetto

d Il criterio in base al quale da una curva di incidenza cumulata si ricava un


istogramma

7 Il Principio di Pareto afferma che:

a Se una causa provoca un effetto, ciò non vuol dire che quell'effetto dipende
da quella causa

b Circa il 20% delle cause provoca l'80% degli effetti

c Il 50% delle cause provoca il 50% degli effetti

d Se una causa provoca un effetto, allora l'effetto dipende dalla causa

8 Il Principio di Pareto può essere applicato:

a A distribuzioni gaussiane

b Ad istogrammi con tendenza centrale binomiale

c A sistemi socio-economici complessi


d Ad istogrammi con skew positivo o negativo

9 L'analisi ABC:

a Presuppone una suddivisione degli oggetti in esame in tre categorie, in modo


da permettere di valutare in modo selezionato il loro impatto

b Rappresenta un'analisi basata su considerazioni semplici, ossia sull'ABC


della materia, senza addentrarsi nei dettagli

c Rappresenta un'analisi basata sulle prime tre cause di influenza derivanti dal
diagramma di Pareto

d E' una comparazione visiva tra istogrammi

10 Le classi dell'analisi ABC prevedono:

a Valore crescente e numerosità crescente

b Valore decrescente e numerosità crescente

c Valore e numerosità indipendenti tra loro

d Valore direttamente proporzionale alla numerosità


1 In ogni processo la qualità misurabile è quella:

a Esterna

b Interna

c Percepita

d Contrattualizzata

2 I diagrammi causa-effetto:

a Rappresentano, mediante istogrammi, la probabilità che una determinata


causa generi uno dei possibili effetti

b Rappresentano, mediante istogrammi, la probabilità che si verifichi un


determinato effetto per ciascuna delle possibili cause

c Rendono riconoscibili le relazioni tra i possibili parametri di influenza e le


caratteristiche qualitative dei prodotti

d Identificano la causa che ha la maggiore probabilità di generare un effetto

3 In un diagramma causa-effetto:

a Le barre dell'istogramma rappresentano la probabilità che una determinata


causa generi uno dei possibili effetti

b Le barre dell'istogramma rappresentano la probabilità che si verifichi un


determinato effetto per ciascuna delle possibili cause
c Tutte le linee convergono nel punto che identifica la principale causa di non
conformità

d Le fasi della produzione sono rappresentate da linee oblique lungo le quali


sono riportate le possibili cause di dispersione

4 Le possibili cause di incertezza rappresentate nel diagramma:

a Sono caratterizzate tutte dalla stessa probabilità di generare dispersione

b Possono influenzare l'effetto in modi diversi, generando ciascuna una diversa


dispersione

c Sono tutte dipendenti, l'una dall'altra

d Sono tutte ordinate gerarchicamente in modo che ciascuna sia una


specializzazione dell'altra

5 La lettura di un diagramma causa-effetto consente di:

a Misurare quantitativamente l'effetto della variazione dei parametri d'influenza


sui risultati di un processo

b Disporre di un'analisi di base che consente di identificare i parametri


d'influenza sui quali è opportuno concentrare l'analisi sperimentale

c Verificare se un processo è in controllo statistico, confrontando l'intervallo tra i


limiti di specifica con quello centrato nella media e di ampiezza pari a sei volte
lo scarto quadratico medio
d Decidere se un processo è in grado o meno di produrre risultati accettabili,
ossia compresi tra i limiti di specifica inferiore e superiore

6 Il diagramma di Ishikawa è:

a Uno strumento manageriale utilizzato, nel settore industriale e nei servizi, per
individuare le cause più probabili di un effetto

b La curva di frequenza cumulata associata ad un istogramma che rappresenta


le frequenze di accadimento di specifici eventi

c Un istogramma che rappresenta, in ordine decrescente, le frequenze di


accadimento di specifici eventi

d La rappresentazione grafica della variazione di un effetto in funzione della


variazione di un parametro di influenza

7 Il diagramma di Pareto e il diagramma di Ishikawa sono:

a Due strumenti che possono essere utilizzati congiuntamente, per identificare,


mettere in ordine di rilevanza e contestualizzare i parametri di influenza

b Due diverse denominazioni, una di estrazione europea, l'altra asiatica, dello


stesso diagramma

c Due diagrammi che, rappresentati su un piano, rappresentano l'uno il reciproco


geometrico dell'altro

d Due metriche di lettura dello stesso diagramma, la prima in senso orizzontale,


la seconda in senso verticale
8 Le 5 M sono:

a Cinque variabili caratteristiche: Media, Mediana, Moda, Mediante, Mediata

b Cinque macrogruppi di parametri d'influenza Man, Machines, Materials,


Methods, Milieu

c I cinque maggiori parametri d'influenza, ossia quelli il cui effetto risulta


maggiormente incidente sulla qualità del processo

d Le cinque modalità di rappresentazione dei diagrammi di Ishikawa

9 Le cause identificare in un diagramma di Ishikawa possono essere rappresentate:

a Mediante una struttura a piramide: in alto la causa più probabile dell'effetto, via
via tutte le altre

b Mediante una struttura ad albero: dal tronco/processo si diramano gli effetti,


per ciascuno dei quali si diramano le cause più frequenti, dalle quali si
diramano le cause meno frequenti

c Mediante una struttura ad albero: per ogni foglia (effetto) si identifica il ramo
che la sostiene, ossia il parametro di influenza che genera l'effetto

d Mediante una struttura ad albero: dal tronco/processo si diramano gli


ambiti/rami portanti, dai quali si diramano le cause più generiche, dalle quali si
diramano le cause più specifiche

10 Un'analisi con diagramma di Pareto può essere condotta:


a Nella generazione (selezione delle cause) e nell'interpretazione (assegnazione
priorità alle cause) di un diagramma di Ishikawa

b Solo in alternativa ad un diagramma di Ishikawa, in quanto i due approcci


producono deduzioni mutuamente esclusive

c Solo nella generazione (selezione delle cause) di un diagramma di Ishikawa

d Solo per l'interpretazione (assegnazione priorità alle cause) di un diagramma di


Ishikawa
1 Un diagramma di correlazione viene costruito:

a Riportando in un diagramma cartesiano l'insieme di punti rappresentativi di due


parametri oggetto dell'indagine

b Riportando in un istogramma le frequenze di accadimento dell'effetto in


corrispondenza di ciascuna delle cause

c Intercettando sulla distribuzione gaussiana che descrive il processo i punti di


intersezione con le verticali delle medie generate da ciascuna delle cause

d Riportando in un istogramma le correlazioni tra le cause e gli effetti

2 La verifica dell'esistenza di correlazione con il metodo delle mediane:

a Si basa sul calcolo delle mediane delle diverse distribuzioni della variabile
caratteristica ottenute al variare di una causa alla volta

b Si basa sull'analisi della distribuzione di punti in un piano cartesiano i cui assi


coincidono con i valori di una delle cause e dell'effetto

c Si basa sull'analisi dell'istogramma delle mediane caratteristiche del processo

d Si basa sulla progressiva eliminazione delle cause le cui mediane coincidono


con la media dei valori della variabile caratteristica

3 Una correlazione è positiva se:

a Le cause si influenzano positivamente a vicenda, determinando un


miglioramento del processo
b Rimuovendo una delle cause, il processo nel complesso migliora

c Rimuovendo una delle cause, il processo nel complesso peggiora

d Nel diagramma di correlazione, l'addensamento dei punti si verifica nel III e I


quadrante

4 Si parla di interpolazione statistica quando:

a Si trova una funzione che sia in grado di passare per tutti i punti disponibili in
un piano cartesiano

b Nel diagramma di correlazione, l'addensamento dei punti si verifica nel III e I


quadrante

c Si trova una funzione che sia in grado di rappresentare al meglio la relazione


esistente tra due variabili

d Nel diagramma di correlazione, l'addensamento dei punti si verifica nel II e IV


quadrante

5 Le variabili tipiche dell'interpolazione statistica sono:

a Polare ed antipolare

b Polare e angolare

c Indipendente e inversa

d Esplicativa e dipendente
6 Per tracciare la retta interpolante di una funzione non lineare:

a E' necessario calcolare almeno due poli della funzione non lineare

b Si calcola il coefficiente angolare come scarto quadratico medio e l'intercetta


come media dei valori della variabile caratteristica

c Si opera un'opportuna trasformazione di coordinate sugli assi delle ascisse e


delle ordinate

d Si divide il diagramma di correlazione in due zone, tali che nell'una e nell'altra


ricada lo stesso numero di punti

7 La funzione della retta interpolante:

a Deve minimizzare la somma dei quadrati delle differenze tra ciascun valore
rilevato e il corrispondente valor teorico

b Deve massimizzare la somma dei quadrati delle differenze tra ciascun valore
rilevato e il corrispondente valor teorico

c Deve minimizzare le differenze tra il quadrato di ciascun valore rilevato e il


quadrato del corrispondente valor teorico

d Deve massimizzare le differenze tra il quadrato di ciascun valore rilevato e il


quadrato del corrispondente valor teorico

8 Il metodo dei minimi quadrati si usa per:

a Minimizzare il numero di punti ricadenti nei quadranti del diagramma di


correlazione
b Verificare se i punti sono rappresentativi di una curva nota, dalla quale si
discostano per l'incertezza o variabilità naturale del processo

c Ridurre lo scarto quadratico medio della distribuzione caratteristica del


processo

d Tracciare la retta interpolante che genera

9 Il metodo dei minimi quadrati, se è nota l'espressione analitica ma non il valore dei
parametri:

a Consente di determinare il valore dei parametri per via grafica, utilizzando


appositi centroidi

b Non è applicabile

c Consente di determinare il valore dei parametri per via analitica, utilizzando le


derivate della funzione sommatoria del quadrato degli scarti

d Consente di determinare il valore dei parametri per via analitica, utilizzando il


calcolo integrale

10 Il metodo basato sull'analisi dei raggruppamenti, rispetto al metodo della


sequenza delle differenze:

a Fornisce risultati più attendibili soprattutto quando l'intervallo in corrispondenza


del quale si effettuano le misure è costante

b Fornisce risultati meno attendibili perché si basa sulle medie dei valori relativi
ai raggruppamenti
c Fornisce risultati validi per singolo gruppo e non per l'intera sequenza di punti

d Consente di valutare i coefficienti di regressione


1 La qualità di un bene (prodotto o servizio) è sempre relativa:

a Alla funzione cui esso è destinato

b Al suo prezzo

c Alla qualità dei beni concorrenti

d Al suo costo di produzione

2 La qualità di un bene può essere valutata in funzione:

a Del numero di non conformità del processo di produzione/erogazione

b Del rapporto tra il prezzo del bene e il suo costo di produzione

c Degli scostamenti tra i valori qualitativi misurati per determinati attributi e i


rispettivi valori di riferimento

d Della qualità dei beni equivalenti presenti sul mercato

3 Il giudizio per attributi corrisponde:

a Ad un giudizio che non perviene ad una valutazione globale, ma relativa ad un


solo attributo

b Ad una valutazione buono/cattivo, oppure accettazione/non accettazione

c Ad un giudizio sintetico su scala numerica (es. da 0 a 10)


d Ad una valutazione che conduce a determinare la percentuale di soddisfazione
di un requisito

4 Quando le prestazioni di un bene non soddisfano le attese, il danno è sopportato:

a Solo dall'utilizzatore

b Solo dal produttore

c Dall'utilizzatore, dal produttore e dall'intera società

d Dall'utilizzatore e dal produttore

5 In regime di "total quality management", un indicatore di qualità particolarmente


significativo è costituito da:

a Rapporto tra prezzo e costo di produzione

b Numero di non conformità

c Costo di normale funzionamento

d Somma dei costi di normale funzionamento e di non qualità

6 Una delle procedure di ottimizzazione parametriche più diffusa è:

a Quella del Robust Design

b Quella della Process Capability


c Quella del Project Management

d Quella del Brain Storming

7 Ai fini della riduzione dei guasti, non è utile:

a Riuscire a conoscere le leggi di invecchiamento e quindi a prevenire il guasto

b Sostituire il componente immediatamente appena si verifica il guasto

c Sostituire il componente prima che si guasti

d Scegliere il componente opportunamente in relazione alla durata prevista ed


alle sollecitazioni cui è sottoposto

8 L'accumulo di danneggiamento determina il guasto ed il termine della durata di


funzionamento:

a Quando un parametro intrinseco al materiale che descrive il suo stato fisico e


la sua capacità di adempiere ad una specifica funzione cade al di sotto di un
valore critico

b Quando sul sistema non intervengono sollecitazioni anomale, ma solo


sollecitazioni previste in fase progettuale

c Quando non viene effettuata la manutenzione programmata

d Una volta trascorso un tempo predeterminato in fase progettuale e definito


come vita programmata

9 Il modello di invecchiamento lineare:


a Assume che le sollecitazioni subite dalla risorse diminuiscano linearmente nel
tempo

b Assume che le sollecitazioni subite dalla risorse aumentino linearmente nel


tempo

c Assume che risorsa degradi con il tempo linearmente

d Assume che le sollecitazioni subite dalla risorse siano costanti nel tempo

10 Con l'acronimo D.B.E. (Design Based Events) si indicano:

a Eventi in cui si realizza la progettazione di base del componente

b La progettazione delle sollecitazioni alle quali sottoporre il sistema durante il


collaudo

c Le sollecitazioni assolutamente imprevedibili, che possono determinare il


guasto del sistema

d Le sollecitazioni a regime o in condizioni transitorie o anomale che sono


prevedibili in fase progettuale
1 I modelli di deterioramento si basano:

a Su valutazioni a posteriori finalizzate ad individuare le cause che hanno


determinato la fine della vita utile del componente

b Sulla conoscenza, su basi empiriche, della relazione stress-deterioramento


come funzione del tempo e dell'ampiezza della sollecitazione

c Su formule che relazionano la vita del componente alla temperatura di


funzionamento

d Su una distribuzione di probabilità normale gaussiana

2 Il modello di Arrhenius correla:

a La durata di funzionamento di un componente alla temperatura assoluta


tramite una funzione lineare

b La durata di funzionamento alla process capability

c La durata di funzionamento di un componente al numero di sollecitazioni


sopportate

d La velocità di una reazione chimica alla temperatura assoluta tramite una


funzione esponenziale

3 Il modello di Eyring rappresenta:

a Una riformulazione del modello di Arrhenius, che consente di considerare


ulteriori sollecitazioni oltre la temperatura
b Il modello di base su cui Arrhenius ha sviluppato il proprio modello, più
generico e rigoroso

c Un modello di progettazione che consente di migliorare notevolmente la


durata di funzionamento dei sistemi complessi

d Un modello di valutazione della qualità dei prodotti e servizi

4 Secondo il modello della potenza inversa, il tempo necessario a raggiungere il


termine della vita è:

a Direttamente proporzionale al valore della sollecitazione elevato ad un


potenza n, con n costante determinata empiricamente

b Inversamente proporzionale al quadrato del valore della sollecitazione

c Inversamente proporzionale al valore della sollecitazione elevato ad un


potenza n, con n costante determinata empiricamente

d La radice ennesima del valore della sollecitazione, con n costante


determinata empiricamente

5 La Carta di Arrhenius ha come assi:

a Log(Durata), 1/Temperatura

b Durata, Temperatura

c Log(Temperatura), Durata

d Log(Durata), Log(Temperatura)
6 Se un'apparecchiatura, nel tempo, viene sottoposta a diversi regimi di
sollecitazione, l'invecchiamento complessivo sarà:

a Pari all'invecchiamento che avrebbe determinato in tutto il tempo la massima


delle sollecitazioni

b Pari all'invecchiamento che avrebbe determinato in tutto il tempo la minima


delle sollecitazioni

c Pari al prodotto degli invecchiamenti determinati nei diversi periodi

d Pari alla somma degli invecchiamenti determinati nei diversi periodi

7 La durata di un componente in condizioni di servizio variabili è determinabile:

a Quando è noto il tempo di durata di ogni sollecitazione

b Quando il componente si guasta

c Quando la sollecitazione non cambia nel tempo

d Quando la sollecitazione è costante

8 Le caratteristiche dei componenti fisici:

a Cambiano nel tempo secondo un piano determinato in fase progettuale

b Sono invariabili nel tempo


c Cambiano nel tempo sotto l'influenza di sollecitazioni ambientali od
operazionali

d Sono invariabili nel tempo fino a quando il componente non si guasta

9 Un componente ha raggiunto il punto finale quando:

a L'invecchiamento determina la conduzione di guasto

b L'ammontare della modifica di un parametro funzionale sia tale da inibire il


funzionamento previsto

c E' in condizioni di funzionamento vicine alla sua portata, ossia al massimo


valore della sollecitazione sopportabile

d La manutenzione programmata ne prevede la sostituzione

10 Il termine della vita, per definizione:

a Viene determinato dal piano di manutenzione programmata, che determina la


sostituzione del componente

b Coincide con il punto finale

c Non è necessariamente associata ad una particolare applicazione e viene


raggiunto quando la modifica del parametro funzionale porta al guasto

d Ha senso solo se associata ad una particolare applicazione, altrimenti non è


definita la funzione che il componente non è in grado di assolvere
1 I modelli di deterioramento si basano:

a Su valutazioni a posteriori finalizzate ad individuare le cause che hanno


determinato la fine della vita utile del componente

b Sulla conoscenza, su basi empiriche, della relazione stress-deterioramento


come funzione del tempo e dell'ampiezza della sollecitazione

c Su formule che relazionano la vita del componente alla temperatura di


funzionamento

d Su una distribuzione di probabilità normale gaussiana

2 Il modello di Arrhenius correla:

a La durata di funzionamento di un componente alla temperatura assoluta


tramite una funzione lineare

b La durata di funzionamento alla process capability

c La durata di funzionamento di un componente al numero di sollecitazioni


sopportate

d La velocità di una reazione chimica alla temperatura assoluta tramite una


funzione esponenziale

3 Il modello di Eyring rappresenta:

a Una riformulazione del modello di Arrhenius, che consente di considerare


ulteriori sollecitazioni oltre la temperatura
b Il modello di base su cui Arrhenius ha sviluppato il proprio modello, più
generico e rigoroso

c Un modello di progettazione che consente di migliorare notevolmente la


durata di funzionamento dei sistemi complessi

d Un modello di valutazione della qualità dei prodotti e servizi

4 La Carta di Arrhenius ha come assi:

a Log(Durata), 1/Temperatura

b Durata, Temperatura

c Log(Temperatura), Durata

d Log(Durata), Log(Temperatura)

5 Secondo il modello della potenza inversa, il tempo necessario a raggiungere il


termine della vita è:

a Direttamente proporzionale al valore della sollecitazione elevato ad un


potenza n, con n costante determinata empiricamente

b Inversamente proporzionale al quadrato del valore della sollecitazione

c Inversamente proporzionale al valore della sollecitazione elevato ad un


potenza n, con n costante determinata empiricamente

d La radice ennesima del valore della sollecitazione, con n costante determinata


empiricamente
6 Le prove di vita accelerata su un componente sono:

a Processi che ne testano le prestazioni in movimento ad alta velocità

b Processi che lo portano rapidamente ad una capacità funzionale


rappresentativadi quella che si avrebbe con invecchiamento naturale per un
lungo periodo di tempo

c Processi che ne testano le prestazioni in campi gravitazionali artificali che


determinano accelerazioni brusche per testarne la resistenza

d Processi che confrontano le prestazioni di componenti appartenenti allo


stesso lotto di produzione e sottoposti per tempi diversi a condizioni di servizio
diverse

7 Se un'apparecchiatura, nel tempo, viene sottoposta a diversi regimi di


sollecitazione, l'invecchiamento complessivo sarà:

a Pari all'invecchiamento che avrebbe determinato in tutto il tempo la massima


delle sollecitazioni

b Pari all'invecchiamento che avrebbe determinato in tutto il tempo la minima


delle sollecitazioni

c Pari al prodotto degli invecchiamenti determinati nei diversi periodi

d Pari alla somma degli invecchiamenti determinati nei diversi periodi

8 La durata di un componente in condizioni di servizio variabili è determinabile:


a Quando è noto il tempo di durata di ogni sollecitazione

b Quando il componente si guasta

c Quando la sollecitazione non cambia nel tempo

d Quando la sollecitazione è costante

9 La durata della vita del componente varia:

a Con legge esponenziale, in ragione dell’inverso della temperatura di servizio

b Con legge esponenziale, in ragione della temperatura di servizio

c Con legge logaritmica, in ragione dell’inverso della temperatura di servizio

d Con legge logaritmica, in ragione della temperatura di servizio

10 Nell'esempio di calcolo proposto, la durata in esercizio a T=55°C sarà:

a Compresa tra 26.7 e 30 anni

b Maggiore di 30 anni

c Compresa tra 4 e 26.7 anni

d Minore di 4 anni
1 Il costo della "non qualità" di un bene è sopportato:

a Dall'utilizzatore, dal produttore e dall'intera società

b Solo dal produttore, in quanto è un costo esterno

c Solo dall'utilizzatore produttore, il quale non gode del beneficio

d Dal responsabile dell'assicurazione di qualità, che paga i danni

2 Il costo della "non qualità" va rapportato:

a All'indice di process capability

b Al prezzo del bene

c Alla durata di vita prevista del bene

d Al costo di produzione

3 Per ridurre il costo di non qualità:

a È utile investire nella progettazione

b È indispensabile comperare tutti i componenti più costosi

c È sufficiente assicurare il prodotto

d Non è necessario garantire la manutenzione


4 Tutte le produzioni rientranti integralmente nel range di ammissibilità:

a Sono egualmente buone

b Sono tanto migliori quanto più la media è vicina al valore obiettivo e quanto
minore è la varianza

c Sono tanto migliori quanto più alta è la media alta e quanto più alta è la
varianza

d Sono tanto migliori quanto più la media è vicina alla varianza

5 Utilizzando la funzione perdita di qualità a gradino:

a Il bene perde qualità a seguito di un impulso a gradino

b La perdita di qualità segue un andamento continuo e quadratico

c La qualità, a seguito di n sollecitazioni, segue un andamento decrescente per


valori discreti

d Il bene è idoneo se il suo indice di qualità rientra nel limite di tolleranza,


altrimenti un costo di non qualità costante

6 La funzione perdita di qualità quadratica:

a Definisce la funzione costo della non qualità come quadrato della funzione che
descrive variazione dell'indice di qualità nel tempo
b È valida nell'ipotesi che l'indice di qualità abbia un valore obiettivo diverso da
zero e che il valore della perdita sia simmetrico ai due lati dell'obiettivo

c Assume che ad ogni sollecitazione la perdita di qualità sia pari al quadrato


della perdita di qualità determinata dalla sollecitazione precedente

d Descrive l'andamento nel tempo della varianza dell'indice di qualità

7 Una decisione basata sulla funzione perdita di qualità è influenzata:

a Solo dalla sensibilità ai rumori, in quanto lo scostamento della media rispetto al


valore atteso non determina una perdita di qualità

b Solo dallo scostamento della media rispetto al valore atteso, in quanto la


sensibilità ai rumori non determina una perdita di qualità

c Dalla sensibilità ai rumori e dallo scostamento della media rispetto al valore


atteso

d Solo dallo scostamento della media rispetto al valore atteso, ma soltanto se


esso è superiore allo scarto quadratico medio

8 Il rapporto segnale/rumore:

a È una grandezza numerica che mette in relazione la potenza del segnale utile
rispetto a quella del rumore

b È la relazione intercorrente tra l'effettivo valore dell'indice di qualità e il valore


percepito dall'utilizzatore
c È la relazione intercorrente tra l'effettivo valore dell'indice di qualità e il costo di
produzione

d Descrive il costo della non qualità come un costi aggiuntivo rispetto al costo di
produzione, irrilevante in quanto a media zero

9 Un rapporto segnale/rumore tendente all'infinito determina:

a Un processo fuori controllo statistico

b Un costo della non qualità tendente a zero

c Un costo della non qualità tendente all'infinito

d Un andamento a gradino della funzione perdita di qualità

10 Un rapporto segnale/rumore tendente a zero determina:

a Un processo in controllo statistico

b Un costo della non qualità tendente a infinito

c La migliore soluzione possibile

d La necessità di ridurre il livello del segnale


1 Il costo della "non qualità" di un bene è sopportato:

a Dall'utilizzatore, dal produttore e dall'intera società

b Solo dal produttore, in quanto è un costo esterno

c Solo dall'utilizzatore produttore, il quale non gode del beneficio

d Dal responsabile dell'assicurazione di qualità, che paga i danni

2 Il costo della "non qualità" è:

a Pari al costo totale di un prodotto

b Una componente, insieme al costo di funzionamento, del costo totale di un


prodotto

c Pari al costo di funzionamento di un prodotto

d Inverso al costo di funzionamento di un prodotto

3 Il costo della "non qualità" va rapportato:

a All'indice di process capability

b Al prezzo del bene

c Alla durata di vita prevista del bene


d Al costo di produzione

4 Per ridurre il costo di non qualità:

a È utile investire nella progettazione

b È indispensabile comperare tutti i componenti più costosi

c È sufficiente assicurare il prodotto

d Non è necessario garantire la manutenzione

5 Tutte le produzioni rientranti integralmente nel range di ammissibilità:

a Sono egualmente buone

b Sono tanto migliori quanto più la media è vicina al valore obiettivo e quanto
minore è la varianza

c Sono tanto migliori quanto più alta è la media alta e quanto più alta è la
varianza

d Sono tanto migliori quanto più la media è vicina alla varianza

6 Utilizzando la funzione perdita di qualità a gradino:

a Il bene perde qualità a seguito di un impulso a gradino

b La perdita di qualità segue un andamento continuo e quadratico


c La qualità, a seguito di n sollecitazioni, segue un andamento decrescente
per valori discreti

d Il bene è idoneo se il suo indice di qualità rientra nel limite di tolleranza,


altrimenti un costo di non qualità costante

7 La funzione perdita di qualità quadratica:

a Definisce la funzione costo della non qualità come quadrato della funzione
che descrive variazione dell'indice di qualità nel tempo

b È valida nell'ipotesi che l'indice di qualità abbia un valore obiettivo diverso da


zero e che il valore della perdita sia simmetrico ai due lati dell'obiettivo

c Assume che ad ogni sollecitazione la perdita di qualità sia pari al quadrato


della perdita di qualità determinata dalla sollecitazione precedente

d Descrive l'andamento nel tempo della varianza dell'indice di qualità

8 Nell'applicazione relativa al calcolo del minimo della funzione di perdita, se il


dispositivo viene fatto funzionare ad una tensione V=118V ci aspettiamo:

a Un costo della non qualità L3 incrementato rispetto al valore L2 di oltre


l'800%

b Un costo della non qualità L3 inferiore rispetto ad L2

c Un costo della non qualità uguale ad L1

d Un costo della non qualità L3 pari al 200% di L1


9 Nell'applicazione relativa al calcolo del minimo della massima tolleranza
ammissibile, se la tolleranza del processo è pari al 7%, il costo della non qualità
sarà:

a Pari a 150 euro

b Superiore a 150 euro

c Inferiore a 150 euro ma superiore a 100 euro

d Inferiore a 100 euro

10 Nell'applicazione relativa al calcolo della percentuale di perdita economica, essa


per V2 pari a 122 V sarebbe:

a Inferiore al 100%

b Pari al 300%

c Superiore al 300%

d Inferiore al 50%
1 La definizione corrente di Qualità è:

a Insieme delle caratteristiche di una entità che ne determinano il prezzo

b Insieme delle caratteristiche di una entità che ne determinano la capacità di


soddisfare esigenze espresse ed implicite

c Insieme delle caratteristiche di una entità che ne determinano il predominio di


mercato

d Insieme delle caratteristiche di una entità che ne determinano il vantaggio


competitivo rispetto ad entità concorrenti

2 Quando i servizi siano resi in regime di monopolio reale:

a Non sussiste la funzione di stimolo al miglioramento continuo espletata dalla


concorrenza

b La concorrenza spietata mette tutti gli operatori nella condizione di dover


essere competitivi

c La qualità non è importante, conta solo la quantità di servizi erogati

d La qualità è un problema solo di chi eroga il servizio, non riguarda chi ne


fruisce

3 I presupposti culturali per le scelte possono essere di tipo:

a Teorico o pratico
b Tecnico o Umanistico

c Conseguenzialistico o deontologico

d Semplice o Complesso

4 L'approccio conseguenzialistico è orientato:

a Alla riduzione degli sprechi

b Alla massimizzazione dell'utilità sociale, ossia al conseguimento della massima


utilità per il maggior numero di persone

c Alla massimizzazione del profitto, ossia alla generazione di utili

d All'individuazione e al rispetto dei diritti inalienabili dei diversi soggetti sociali,


nell'ottica dell'eguaglianza

5 L'approccio deontologico è orientato:

a Alla riduzione degli sprechi

b Alla massimizzazione dell'utilità sociale, ossia al conseguimento della massima


utilità per il maggior numero di persone

c Alla massimizzazione del profitto, ossia alla generazione di utili

d All'individuazione e al rispetto dei diritti inalienabili dei diversi soggetti sociali,


nell'ottica dell'eguaglianza
6 Gli indicatori interni devono consentire la verifica che:

a Il servizio abbia un costo di erogazione coerente con il risultato economico


ottenuto dalla sua erogazione

b Il servizio è stato realizzato secondo il progetto e che la sua erogazione


avviene secondo gli standard prefissati

c Il servizio incontri il gradimento da parte del cliente

d Il servizio sia erogato in ottemperanza alle normative vigenti

7 Gli indicatori esterni:

a Rilevano parametri che non riguardano il servizio

b Rilevano parametri che riguardano il servizio, ma dipendono da fattori non


controllabili

c Rilevano il livello di qualità percepito dal cliente

d Rilevano il costo che chi eroga il servizio sopporta per garantirne la qualità

8 La qualità relazionale risponde alla domanda:

a Come si fornisce il servizio

b Quando si fornisce il servizio

c Dove si fornisce il servizio


d Perché si fornisce il servizio

9 I bisogni espliciti sono quelli che:

a Il cliente ritiene siano stati ampiamente soddisfatti, generando la piena


soddisfazione

b Il cliente ritiene che non siano stati soddisfatti, ingenerando una profonda
insoddisfazione

c Il cliente non è in grado di dichiarare, di esprimere fino a quando non ne prova


la soddisfazione e ne conosce i benefici

d Il cliente è in grado di esprimere chiaramente, pur con il linguaggio e le forme a


lui più congeniali

10 I bisogni latenti sono quelli che:

a Il cliente reputa poco importanti e non influenzano la sua soddisfazione

b Il cliente non è in grado di dichiarare, di esprimere fino a quando non ne prova


la soddisfazione e ne conosce i benefici

c Il cliente è in grado di esprimere chiaramente, pur con il linguaggio e le forme a


lui più congeniali

d Il cliente non è in grado di dichiarare, di esprimere fino a quando non ne prova


la soddisfazione e ne conosce i benefici
1 Con la Carta dei Servizi:

a Il cliente dichiara di quali servizi ha bisogno, dettagliando i suoi bisogni


impliciti, espliciti e latenti

b Il fornitore dichiara a priori quali sono i costi fissi e variabili del servizio

c Il fornitore dichiara a priori quali sono le prestazioni erogate, quale impegno


assume con gli utenti e come intende operare in caso di non rispetto delle
prestazioni promesse

d Il fornitore elenca tutti i servizi che è in grado di erogare

2 Gli indicatori di prestazione definiti nella Carta dei Servizi devono essere:

a Numerosi, complessi, quantitativi, oggettivi

b Significativi, validi, rilevabili, sensibili

c Pochi, semplici, elementari, diretti

d Numerici, aritmetici, algebrici, matematici

3 Dire che la Carta dei Servizi deve essere dinamica significa che:

a Essa dovrebbe essere pubblicata in formato elettronico modificabile

b Essa dovrebbe essere pubblicata sul web per arricchirsi con i commenti degli
utenti, non in formato statico
c Essa dovrebbe essere aggiornata e revisionata quotidianamente

d Essa dovrebbe essere aggiornata e revisionata non solo in caso di significativi


cambiamenti, ma anche ad intervalli periodici predefiniti

4 L'autovalutazione consente di perseguire:

a La diagnosi organizzativa finalizzata al miglioramento delle performance

b L'attribuzione di un Premio Qualità

c La dimostrazione del rispetto dei requisiti fondamentali per generare la qualità


pianificata, nel rispetto delle vigenti Norme ISO

d L'accesso al credito agevolato da parte degli istituti di credito

5 La certificazione UNI EN ISO 9000 attesta:

a Il livello di qualità della produzione

b L'adozione di un sistema di gestione per la qualità

c Il possesso di determinati requisiti tecnologici

d L'adozione di un codice etico

6 La certificazione UNI EN ISO 9000 può essere rilasciata da:

a Enti di Certificazione accreditati da ACCREDIA


b Il Ministero delle Attività Produttive

c Un ingegnere iscritto all'Ordine da almeno 5 anni

d La Guardia di Finanza

7 Il metodo Servqual è:

a Un sistema di produzione che garantisce standard qualitativi molto alti

b Un sistema di erogazione di servizi che garantisce standard qualitativi molto


alti

c Il metodo di valutazione utilizzato dall'esercito italiano negli anni '80 per


valutare l'efficacia del servizio militare

d Un sistema di valutazione della qualità dei servizi sviluppatosi in ambito


accademico e aziendale

8 Il metodo Servqual definisce la Qualità del Servizio:

a Come rapporto tra il valore che il cliente attribuisce al servizio e il costo del
servizio stesso

b Come requisito di base per l'ottenimento della certificazione ISO 9001

c Come divario o 'gap' tra i desideri e le percezioni dei clienti

d Come variabile di progetto dalla quale non si può prescindere per la


progettazione di un servizio efficiente ed efficace
9 Quale di questi scostamenti non è tra quelli sulla cui rilevazione si basa il metodo
Servqual:

a Scostamento tra le aspettative dei clienti e le percezioni del management su


tali aspettative

b Scostamento tra il costo del servizio e l'importo che il cliente sarebbe disposto
a pagare

c Scostamento tra le specifiche di qualità e le effettive prestazioni aziendali

d Scostamento tra l'erogazione effettiva del servizio e le comunicazioni esterne

10 Un blue-print è:

a Un innovativo servizio di stampa digitale in 3D, il primo servizio al quale è stato


applicato il metodo Servqual

b Un metodo che classifica i livelli di qualità del servizio con colori diversi, tutti
corrispondenti a diverse tonalità di blue

c Un questionario per la rilevazione della soddisfazione dei clienti in relazione


all'erogazione del servizio

d Una rappresentazione grafica in cui vengono riportate tutte le operazioni


compiute dal cliente e dal personale dell'azienda durante l'erogazione del
servizio
1 Il metodo Servqual è:

a Un sistema di valutazione della qualità dei servizi sviluppatosi in ambito


accademico e aziendale

b Un sistema di produzione che garantisce standard qualitativi molto alti

c Un sistema di erogazione di servizi che garantisce standard qualitativi molto


alti

d Il metodo di valutazione utilizzato dall'esercito italiano negli anni '80 per


valutare l'efficacia del servizio militare

2 Il metodo Servqual definisce la Qualità del Servizio:

a Come requisito di base per l'ottenimento della certificazione ISO 9001

b In funzione del divario o 'gap' tra i desideri e le percezioni dei clienti

c Come variabile di progetto dalla quale non si può prescindere per la


progettazione di un servizio efficiente ed efficace

d Come rapporto tra il valore che il cliente attribuisce al servizio e il costo del
servizio stesso

3 Il metodo Servqual non si basa su uno dei seguenti scostamenti:

a Scostamento tra l'erogazione effettiva del servizio e le comunicazioni esterne


b Scostamento tra le aspettative dei clienti e le percezioni del management su
tali aspettative

c Scostamento tra il costo del servizio e l'importo che il cliente sarebbe disposto
a pagare

d Scostamento tra le specifiche di qualità e le effettive prestazioni aziendali

4 Si definisce blueprint:

a Un metodo che classifica i livelli di qualità del servizio con colori diversi, tutti
corrispondenti a diverse tonalità di blue

b Un questionario per la rilevazione della soddisfazione dei clienti in relazione


all'erogazione del servizio

c Una rappresentazione grafica in cui vengono riportate tutte le operazioni


compiute dal cliente e dal personale dell'azienda durante l'erogazione del
servizio

d Un innovativo servizio di stampa digitale in 3D, il primo servizio al quale è stato


applicato il metodo Servqual

5 Nel condurre l'indagine sperimentale per l'applicazione del sistema Servqual è


necessario realizzare:

a Un'analisi di process capability

b Una taratura preliminare degli strumenti

c L'annullamento delle non conformità


d Un'opportuna stratificazione del campione

6 Aumentando la numerosità del campione:

a L'indagine diviene statisticamente più significativa

b L'indagine diviene statisticamente meno significativa

c Il valore degli scostamenti aumenta

d Il valore degli scostamenti tende a zero

7 Il PSG, nel metodo Servqual, è:

a Il Punto di Servizio Garantito

b Il Punto di Scarto Globale

c Il Punteggio Servqual Globale

d Il Punto di Scarto Generico

8 Nel caso in cui l'aspettativa di qualità ha valore 6 e la percezione di qualità ha


valore 8, il PSG è pari a:

a 14

b -2
c 2

d 0

9 Se i punteggi assoluti di aspettativa e percezione della qualità vanno da 1 a 10, il


PSG è compreso tra:

a 0 e 20

b 𔃇 e +9

c 1 e 10

d 2 e 20

10 Una volta identificati gli indicatori esterni più critici, è opportuno individuare:

a Le azioni correttive da attuare

b Le strategie di comunicazione volte a sviare l'attenzione dalle criticità

c Uno o più individui da indicare come colpevoli

d Metriche di valutazione in grado di fornire risultati di valutazione differenti


1 Il metodo Tenner è basato:

a Sul Ciclo di Deming

b Sulla Process Capability

c Sul Diagramma di Pareto

d Sulla ISO 9001

2 L'acronimo PDCA sta per:

a Put, Do, Cut, Apply

b Play, Digit, Call, Act

c Program, Design, Cut, Apply

d Plan, Do, Check,Act

3 Il metodo Tenner consente:

a La misura della soddisfazione del cliente

b La gestione globale di un processo industriale o di erogazione di un servizio

c La valutazione della qualità di un processo industriale

d La produzione a scarto zero


4 La logica RADAR è un'applicazione evoluta:

a Del Ciclo di Deming

b Del Ciclo di Carnot

c Del Lifecycle Management

d Del Just in Time

5 In un modulo RADAR, le direttrici di valutazione sono:

a Risultati, Approccio, Sviluppo, Riesame

b Define, Measure, Analyze, Improve, Control

c Occorrenza, Severità, Rilevabilità

d Leadership, politica e strategia, dipendenti, partnership e risorse, processi

6 L'assessment RADAR, sulle varie direttrici, prevede l'attribuzione:

a Di giudizi qualitativi annotati in forma testuale concisa e sintetica

b Di un valore numerico decimale

c Di un punteggio discreto su 5 livelli: 0 %, 25 %, 50 %, 75 %, 100 %

d Di un giudizio qualitativo espresso in forma testuale estesa


7 Il metodo ServFMEA consente di:

a Erogare servizi col minimo costo di produzione

b Individuare precocemente gli eventi indesiderati più probabili, pericolosi e


difficilmente rilevabili

c Erogare servizi esenti da non conformità

d Rilevare la customer satisfaction mediante somministrazione di questionari di


gradimento

8 L'indice di Occorrenza rappresenta:

a Il giudizio che l'analista esprime in merito alla gravità delle conseguenze di una
non conformità

b La misura della probabilità che una non conformità risulti rilevabile prima che
essa provochi danni

c La probabilità che una non conformità possa avere effetti positivi sulla qualità
del servizio

d La probabilità condizionata che si verifichi una non conformità nell'erogazione


del servizio, data una specifica causa

9 L'indice di Severità rappresenta:

a La probabilità condizionata che si verifichi una non conformità nell'erogazione


del servizio, data una specifica causa
b Il giudizio che l'analista esprime in merito alla gravità delle conseguenze di una
non conformità

c La probabilità che una non conformità possa avere effetti positivi sulla qualità
del servizio

d La misura della probabilità che una non conformità risulti rilevabile prima che
essa provochi danni

10 L'indice di Rilevabilità rappresenta:

a La probabilità che una non conformità possa avere effetti positivi sulla qualità
del servizio

b La probabilità condizionata che si verifichi una non conformità nell'erogazione


del servizio, data una specifica causa

c La misura della probabilità che una non conformità risulti rilevabile prima che
essa provochi danni

d Il giudizio che l'analista esprime in merito alla gravità delle conseguenze di una
non conformità
1 In assenza di cause speciali o errori sistematici, le variazioni nella qualità del
prodotto hanno origine:

a Casuale

b Iperbolica

c Deterministica

d Uniforme

2 In una distribuzione normale la probabilità che un risultato di misura sia compreso


in un intervallo ampio 6 volte sigma intorno alla media è pari:

a Al 50%

b Al 99,73%

c Allo 0,27%

d Al 68,27%

3 Con il "test del chi quadro" è possibile verificare che:

a La distribuzione dei dati rilevati sia uniforme

b La media dei dati rilevati coincida con il valore atteso

c Lo scarto quadratico medio sia inferiore alla radice quadrata della varianza
d La distribuzione dei dati rilevati sia di origine casuale

4 La numerosità del campione di misura oltre la quale una variabilità causale genera
sempre una distribuzione normale è:

a 1000

b 30

c Infinito

d 360000

5 Le carte di controllo X sono quelle che riportano in ordinate:

a I valori medi rilevati in corrispondenza dei valori temporali riportati sulle


ascisse

b I valori temporali in corrispondenza dei quali il valor medio è quello


riportato sulle ascisse

c I singoli valori delle misure effettuate in corrispondenza dei valori temporali


riportati sulle ascisse

d Gli intervalli di escursione (range) dei valori rilevati in corrispondenza dei


valori temporali riportati sulle ascisse

6 Le carte di controllo R sono quelle che riportano in ordinate:


a I singoli valori delle misure effettuate in corrispondenza dei valori temporali
riportati sulle ascisse

b I valori medi rilevati per diversi valori temporali sulle ascisse

c Gli intervalli di escursione (range) dei valori rilevati per diversi valori
temporali sulle ascisse

d I valori temporali in corrispondenza dei quali il valor medio è quello


riportato sulle ascisse

7 Le carte X-R sono:

a Un unico diagramma, in cui è riportata la differenza tra i valori di X e i


valori di R

b Istogrammi complessi

c Due diagrammi distinti, che hanno in comune la scala delle ascisse

d Strumenti attraverso i quali vengono raccolti i dati di misura

8 Nelle carte X-R, gli acronimi UCL e LCL indicano:

a Il Limite Superiore di Allarme e il Limite Inferiore di Allarme

b Gli estremi dell'intervallo di misura sull'asse delle ascisse

c La media e lo scarto quadratico medio


d Il Limite Superiore di Controllo (LSC) e il Limite Inferiore di Controllo (LIC)

9 Se un processo dà luogo ad una distribuzione traslata rispetto al valore atteso in


direzione positiva, la probabilità che un punto cada al di fuori del Limite Superiore di
Controllo (LSC) è:

a Nulla

b Superiore rispetto alla probabilità che un punto cada al di fuori del Limite
Inferiore di Controllo (LIC)

c Inferiore rispetto alla probabilità che un punto cada al di fuori del Limite
Inferiore di Controllo (LIC)

d Uguale rispetto alla probabilità che un punto cada al di fuori del Limite
Inferiore di Controllo (LIC)

10 Nelle carte R, oltre la linea che indica l'escursione media, viene riportata una
linea che indica:

a Il Limite Superiore di Controllo

b Lo scarto quadratico medio

c Il Limite Inferiore di Allarme

d La varianza sperimentale
1 Nelle carte di controllo X-R:

a Si riportano le non conformità osservate su campioni di numerosità costante,


nell'ordine di successione temporale con cui sono stati rilevati

b Si riportano gli scarti quadratici medi di campagne di misura effettuate su


campioni di numerosità costante

c Si riportano i dati di valore medio e di escursione di misure su campioni,


nell'ordine di successione temporale con cui sono stati rilevati

d Si riportano le non conformità osservate su campioni di numerosità variabile,


nell'ordine di successione temporale con cui sono stati rilevati

2 Una carta p riporta:

a I dati di valore medio e di escursione di misure su campioni, nell'ordine di


successione temporale con cui sono stati rilevati

b La frazione p di elementi non conformi di una determinata produzione a


partire dai dati di conteggio

c Le non conformità osservate su campioni di numerosità variabile, nell'ordine


di successione temporale con cui sono stati rilevati

d Gli scarti quadratici medi di campagne di misura effettuate su campioni di


numerosità costante

3 La distribuzione caratteristica delle frazioni di non conformi è di tipo:


a Normale

b Quadratica

c Iperbolica

d Binomiale

4 I limiti di controllo di una carta p sono costanti quando:

a La numerosità n del campione è costante

b Lo scarto quadratico medio è costante

c Sono posti a una distanza pari a 3 volte lo scarto quadratico medio dalla linea
centrale

d La distribuzione è normale

5 Si utilizza una carta p stabilizzata quando:

a La frazione non conforme è variabile tra le diverse rilevazioni

b La numerosità del campione per le diverse osservazioni è variabile

c La frazione non conforme è sempre la stessa tra tutte le diverse rilevazioni

d La produzione non ammette frazioni di non conformità superiori all'1 per mille
6 I limiti di controllo di una carta p stabilizzata sono:

a LCL= -3, UCL = 3

b LCL=0, UCL = 1

c LCL= -1, UCL = 1

d LCL= 0, UCL = infinito

7 Se il rapporto tra le non conformità rilevate su un singolo provino e il numero n di


punti di rilevazione è molto piccolo:

a La distribuzione campionaria dei dati approssima molto bene la normale


gaussiana

b La distribuzione campionaria dei dati approssima molto bene la bimodale

c La distribuzione campionaria dei dati approssima molto bene una parabola

d La distribuzione campionaria dei dati approssima molto bene quella di


Poisson

8 Nella distribuzione di Poisson, lo scarto quadratico medio è:

a Non determinabile

b Pari a zero
c Pari alla radice quadrata della media delle non conformità unitarie

d Pari a tre volte la media delle non conformità unitarie

9 In una carta c revisionata si riportano:

a Sulle ascisse il numero ordinale del provino, sulle ordinate il numero di non
conformità ad esso relative

b Sulle ascisse la numerosità del campione esaminato, sulle ordinate il numero


di non conformità rilevate

c I dati di valore medio e di escursione di misure su campioni, nell'ordine di


successione temporale con cui sono stati rilevati

d Nuvole di punti generati casualmente, in corrispondenza di ciascuno dei quali


si rilevano eventuali non conformità

10 Qualora un provino evidenzi un rapporto tra non conformità e punti di rilevazione


superiore al limite superiore di controllo:

a La produzione deve essere immediatamente arrestata

b Lo si esclude dalla carta e si procede al ricalcolo della media delle non


conformità unitarie e dei limiti di controllo superiore ed inferiore

c La produzione è di qualità eccellente, ma il costo di produzione potrebbe


essere troppo alto

d Al fine di generare un margine di sicurezza, il valore di quel provino viene


considerato per due volte nella determinazione dei limiti di controllo
1 È importante che i punti riportati sulle carte di controllo rappresentino:

a Sottogruppi dispari

b Sottogruppi omogenei

c Sottogruppi eterogenei

d Sottogruppi pari

2 Se una carta di controllo indica una situazione di fuori controllo, è possibile


individuare pià agevolmente le cause se:

a I punti rappresentati appartengono a sottogruppi omogenei

b I punti rappresentati appartengono a sottogruppi eterogenei

c Tutti i punti sono compresi entro i limiti di specifica

d Tutti i punti sono al di fuori dei limiti di specifica

3 In una distribuzione normale, all'aumentare della numerosità del campione, i limiti


di controllo:

a Divergono dalla media

b Si avvicinano allo scarto quadratico medio


c Si avvicinano alla media

d Restano invariati

4 Una maggiore frequenza del campionamento implica:

a Una minore precisione della rilevazione, in quanto la velocità va a scapito


della precisione

b Una riduzione della numerosità del campione esaminato

c Una maggiore precisione della rilevazione, in quanto la velocità aumenta la


precisione

d Una migliore protezione dal rischio di non individuare con immediatezza


l'insorgenza di cause speciali

5 L'esame del campione viene eseguito considerando:

a Il valore della media e dello scarto quadratico medio della distribuzione

b La differenza tra i valori del primo e dell'ultimo valore della distribuzione

c Il valore dei punti rappresentativi dei campioni esaminati e l'andamento della


sequenza con cui si presentano

d La distanza media tra i singoli punti e i limiti di controllo

6 Si ha una sequenza positiva di lunghezza N quando:


a Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore crescente

b Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore maggiore di zero

c Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore sopra la media

d Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore decrescente

7 Si ha una sequenza sopramedia di lunghezza N quando:

a Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore decrescente

b Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore maggiore della


media

c Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore maggiore di zero

d Sulla carta sono rappresentati N punti consecutivi di valore crescente

8 Le carte CUSUM, rispetto alle carte Shewhart:

a Sono meno precise, in quanto forniscono dati cumulativi e non puntuali

b Consentono di percepire con immediatezza anche cause speciali tali da


provocare piccole variazioni

c Non consentono di individuare la deriva di un processo

d Consentono di individuare la natura esatta delle cause di deriva di un


processo
9 Per monitorare una causa speciale che provoca una deriva verso l'alto dell'indice
controllato, si usa:

a Comparare l'ultimo dato cumulativo con il primo dato cumulativo e verificare


che la differenza sia minore di 3σ

b Comparare l'ultimo dato cumulativo con quello di minor valore riportato sulla
carta e verificare che la differenza non superi un prefissato valore

c Comparare l'ultimo dato cumulativo con quello di maggior valore riportato


sulla carta e accertarsi che la differenza non superi la media

d Comparare l'ultimo dato cumulativo con il primo dato cumulativo e verificare


che la differenza sia minore di 6σ

10 La carta CUSUM modificata si usa per:

a Visualizzare i singoli punti piuttosto che i valori delle somme cumulate

b Fare in modo che un processo fuori controllo risulti in pieno controllo statistico

c Fare in modo che un processo in pieno controllo statistico risulti fuori controllo

d Evitare, con una oculata scelta del valore K, di prendere in considerazione


cause dagli effetti scarsamente rilevanti
1 Considerato che ogni misura è affetta da un'incertezza, la stima del misurando
può essere ottenuto:

a Individuando la media e lo scarto quadratico medio in una serie ripetuta di


misure

b Individuando il valore vero

c Per esclusione, negando ogni ipotesi relativa a valori errati

d Fissando il valore atteso e valutando la differenza tra esso e il valore vero

2 Lo studio della process capability serve:

a A ridurre lo scarto quadratico medio di una serie di misure sui risultati del
processo

b A calcolare il valor medio di una serie di misure sui risultati del processo

c Ad osservare il processo per valutare la capacità a garantire prodotti in


specifica

d Ad aumentare lo scarto quadratico medio di una serie di misure sui risultati


del processo

3 Un processo non può avere una buona capability se:

a La media è un valore molto elevato rispetto allo scarto quadratico medio

b L'incertezza di misura è trascurabile rispetto alla tolleranza ammessa


c L'incertezza di misura è minore dello scarto quadratico medio

d L'incertezza di misura è maggiore della tolleranza ammessa

4 La probabilità che il valore di misura di uno strumento digitale sia compreso tra il
valore mostrato dal display e quello che incrementa di un'unità l'ultima cifra
visualizzata si assume convenzionalmente pari a:

a 0%

b 50%

c 100%

d 99.70%

5 La classe di uno strumento deve garantire che l'ultima cifra significativa


rappresenti un valore:

a Trascurabile rispetto alla tolleranza indicata dalle specifiche

b Molto maggiore rispetto alla tolleranza indicata dalle specifiche

c Nullo

d Tendente a zero

6 Utilizzando un calibro digitale che rappresenta come ultima cifra significativa i


millimetri per misurare uno spessore con tolleranza ammessa di ± 1 millimetro:
a L'intervallo di incertezza è pari al 50% della tolleranza ammessa

b L'intervallo di incertezza è pari al 10% della tolleranza ammessa

c L'intervallo di incertezza è maggiore della tolleranza ammessa

d L'intervallo di incertezza è uguale alla tolleranza ammessa

7 Utilizzando uno stumento numerico, l'intervallo 2a di incertezza è:

a Uguale alla metà dell'incertezza standard di una distribuzione normale

b Uguale all'incertezza standard di una distribuzione normale

c Trascurabile rispetto all'incertezza standard di una distribuzione normale

d Maggiore dell'incertezza standard di una distribuzione normale

8 La probabilità complessiva di assumere una decisione sbagliata è pari:

a Al minore tra il rischio di tipo α e il rischio di tipo β

b Alla somma tra il rischio di tipo α e il rischio di tipo β

c Al maggiore tra il rischio di tipo α e il rischio di tipo β

d Alla differenza tra il rischio di tipo e il rischio di tipo β


9 La probabilità che si commetta un errore nel considerare il processo fuori
specifica quando invece esso è in controllo è pari alla probabilità che :

a L'incertezza di misura sia maggiore della tolleranza quando invece la


tolleranza è maggiore dell'incertezza di misura

b Si commetta un errore nel considerare il processo in controllo quando invece


esso è fuori specifica

c Il processo si trovi in prossimità del limite di specifica (ma entro tale limite),
pesata con la probabilità che l'incertezza di misura porti il dato misurato oltre
il limite di specifica

d Si commetta un errore nel considerare il processo in controllo quando invece


esso è fuori specifica

10 Dette a l'incertezza, δ la tolleranza e σ lo scarto q.m., le probabilità di non


corretta decisione diminuiscono:

a Al ridursi del rapporto a/σ e al crescere del rapporto δ/σ

b Al crescere del rapporto a/σ e al crescere del rapporto δ/σ

c Al ridursi del rapporto a/σ e al ridursi del rapporto δ/σ

d Al crescere del rapporto a/σ e al ridursi del rapporto δ/σ


1 Nello studio sperimentale di un sistema su basi statistiche:

a È necessario annullare il rischio di errare nell'assumere una decisione


piuttosto che un'altra

b È utile definire quantitativamente i rischi di sbagliare nell'assumere una


decisione piuttosto che un'altra

c È impossibile valutare a priori i rischi di sbagliare nell'assumere una decisione


piuttosto che un'altra

d È possibile valutare i rischi di sbagliare nell'assumere una decisione piuttosto


che un'altra solo a valle della verifica sperimentale

2 L'impostazione delle ipotesi è la fase in cui:

a Si valutano tutte le possibili ipotesi in merito all'esito degli esperimenti

b Si escludono le ipotesi verificate le quali il processo non sarebbe in controllo


statistico

c Si definiscono due ipotesi: l'ipotesi nulla e l'ipotesi alternativa, formulata in


maniera esclusiva rispetto a quella nulla

d Si definiscono due ipotesi tali che se è vera l'una è vera anche l'altra e
viceversa

3 La regione di accettazione si definisce come:


a L'intervallo entro il quale è necessario che cadano i valori del campione
affinché sia accettata come vera l'ipotesi alternativa

b L'intervallo al di fuori del quale è necessario che cadano i valori del campione
affinché sia accettata come vera l'ipotesi nulla

c L'intervallo entro il quale è necessario che cadano i valori del campione


affinché sia accettata come vera l'ipotesi nulla

d L'intervallo entro il quale la probabilità di errare accettando l'ipotesi nulla è


inferiore alla probabilità di errare rifiutando l'ipotesi alternativa

4 La regione di accettazione e la regione di rifiuto:

a Hanno gli stessi estremi

b Hanno come intersezione l'intervallo entro il quale è accettata l'ipotesi nulla

c Hanno come intersezione l'intervallo entro il quale è accettata l'ipotesi


alternativa

d Hanno intersezione nulla

5 Generalmente, il test statistico sull'ipotesi nulla:

a Consente di provarne agevolmente la falsità mentre è più difficile provarne la


verità

b Non consente di provarne la verità né la falsità, oper questo si ricorre


all'ipotesi alternativa
c Consente di provarne agevolmente la verità mentre è più difficile provarne la
falsità

d Consente di correggere il processo affinché esso torni in controllo statistico

6 La tabella di verità associata ad un test delle ipotesi:

a Fornisce un insieme di valori che, associare agli elementi di una popolazione,


consentono di estrarre un campione significativo

b Schematizza le quattro possibili combinazioni tra decisione (vera/falsa) e


realtà (vera/falsa) relative all'ipotesi nulla

c Fornisce le condizioni affinché possa verificarsi l'ipotesi nulla

d Elenca tute le ipotesi che si intende verificare con il test statistico

7 L'errore di I tipo (α) consiste nel:

a Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera

b Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera

c Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

d Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

8 L'errore di II tipo (β) consiste nel:

a Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera


b Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera

c Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

d Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

9 L'ipotesi si dice bilaterale:

a Quando esiste una popolazione statistica entro la quale è verificata e due


popolazioni ad essa esterne entro le quali non è verificata

b Quando esistono due popolazioni statistiche entro le quali è verificata e una


popolazione entro la quali non è verificata

c Quando esiste una popolazione statistica entro la quale non è verificata e due
popolazioni ad essa esterne entro le quali è verificata

d Quando esiste una sola popolazione statistica entro la quale essa è verificata

10 Nella comparazione delle ipotesi per la media e per la varianza, le ipotesi nulla /
alternativa sono del tipo:

a La diversità esiste / la diversità non esiste

b La media è superiore alla varianza / la media non è superiore alla varianza

c La media influenza la varianza / la media non influenza la varianza

d La distribuzione è normale / la distribuzione non è normale


1 La decisione presa a seguito di un test statistico:

a È certamente corretta solo se il test si basa su dati numerici

b Non è certamente corretta in quanto l'aleatorietà del fenomeno in esame


potrebbe averne falsato le conclusioni

c È sempre certamente corretta in quanto la statistica utilizza metodi


matematici

d È certamente non corretta, in quanto si tratta di un'ipotesi nulla

2 La significatività di una valutazione in presenza di eventi aleatori dipende da:

a Il numero di esperimenti eseguiti

b L'unità di misura utilizzata

c L'indice di process capability

d L'impostazione delle ipotesi

3 L'errore di I tipo (α) consiste nel:

a Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera

b Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera


c Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

d Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

4 L'errore di II tipo (β) consiste nel:

a Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera

b Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è vera

c Rigettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

d Accettare l'ipotesi nulla Ho quando essa è falsa

5 La tabella di verità associata ad un test delle ipotesi:

a Fornisce un insieme di valori che, associare agli elementi di una


popolazione, consentono di estrarre un campione significativo

b Schematizza le quattro possibili combinazioni tra decisione (vera/falsa) e


realtà (vera/falsa) relative all'ipotesi nulla

c Fornisce le condizioni affinché possa verificarsi l'ipotesi nulla

d Elenca tute le ipotesi che si intende verificare con il test statistico

6 Dire che l'ipotesi nulla è rifiutata al livello di significatività α significa:


a Che c'è un rischio α di sbagliare nell'aver preso la decisione di accettare
l'ipotesi nulla

b Che c'è un rischio α di sbagliare nell'aver preso la decisione di rifiutare


l'ipotesi alternativa

c Che c'è una probabilità α di aver preso la decisione giusta rifiutando


l'ipotesi nulla

d Che c'è un rischio α di sbagliare nell'aver preso la decisione di rifiutare


l'ipotesi nulla

7 Il rischio α è definito:

a In funzione del rischio β

b A priori all'atto dell'impostazione del test

c A valle della determinazione del criterio quantitativo di decisione

d A posteriori all'atto della verifica sperimentale

8 Le ipotesi sono tradotte in criterio formale di decisione:

a Definendo una figura di merito, scegliendo una corrispondente statistica di


riferimento, confrontando i valori numerici dell'una e dell'altra per il
problema in esame

b Mediante determinazione del rischio di errare nel rifiutare e nell'accettare


l'ipotesi nulla
c Calcolando i valori numerici dei rischi α e β

d Dimostrando che l'ipotesi alternativa rappresenta la negazione dell'ipotest


nulla

9 Un test delle ipotesi si dice bilaterale:

a Quando all'ipotesi nulla si contrappongono due ipotesi alternative

b Quando la regione di rifiuto è suddivisa in due parti, corrispondenti


rispettivamente a delle probabilità ⓫ e ⓬

c Quando la regione di accettazione è suddivisa in due parti, corrispondenti


rispettivamente a delle probabilità ⓵ e ⓶

d Quando vengono impostate due ipotesi nulle mutamente esclusive

10 Il rischio β rappresenta la probabilità che:

a Il processo sia fuori controllo statistico

b La figura di merito sia errata

c Un'occorrenza aleatoria faccia apparire la figura di merito nella regione di


accettazione

d Un'occorrenza aleatoria faccia apparire la figura di merito nella regione di


rifiuto
1 Il collaudo campionario in campo industriale prevede che:

a Si stabiliscano i criteri di accettazione o rifiuto dei lotti e si determini la


numerosità dei campioni da sottoporre a prova

b Si sottopongano a prova tutti i singoli elementi prodotti, in modo da esser


certi della qualità dell'intera produzione

c Si sottopongano a prova i soli campioni difettosi

d Si annulli la probabilità α di vedersi respingere un lotto conforme

2 La distribuzione campionaria delle medie di popolazioni qualsiasi di media ╘ e


scarto tipo σ è:

a Casuale, se il campione è sufficientemente rappresentativo dell'intera


popolazione e non affetto da viziatura per stratificazione

b Normale gaussiana con media pari alla sommatoria delle medie ╘ e scarto
tipo pari a σ

c Normale gaussiana con media pari a ╘ e scarto tipo pari a σ diviso la


radice quadrata di n, dove n è la numerosità del campione

d Indefinibile, in quanto la numerosità delle singole popolazioni non è


omogenea

3 La funzione β(µ), detta caratteristica operativa del test:


a Tende al valore 1–α per µ che tende al valor atteso ‫ ܒ‬e tende a zero per µ
che tende a + infinito e a - infinito

b Non ha alcuna relazione con il valore di α, in quanto i due rischi α e β


devono essere tra loro indipendenti

c Assume un valore costantemente uguale ad 1–α

d Sottende un area di valore pari ad 1-α

4 La potenza del test 1-β, ossia la confidenza nel rigettare l'ipotesi nulla se falsa:

a Aumenta al diminuire della numerosità del campione

b Risulta inversamente proporzionale alla varianza del campione

c Aumenta all'aumentare della numerosità del campione, ossia dello sforzo


sperimentale

d Non dipende da parametri esterni, ma esclusivamente dalla realtà dei fatti,


non nota a priori

5 Nel caso che il risultato sperimentale risulti interno alla regione di


accettazione:

a L'ipotesi nulla viene accettata al livello di significatività 1-α, cioè si è


fiduciosi all'1–α di aver preso la decisione giusta

b L'ipotesi nulla viene rifiutata al livello di significatività 1-α, cioè si è fiduciosi


all'1–α di aver preso la decisione giusta
c L'ipotesi nulla viene rifiutata al livello di significatività 1-β, cioè si è fiduciosi
all'1-β di aver preso la decisione giusta

d L'ipotesi nulla viene accettata al livello di significatività 1-β, cioè si è


fiduciosi all'1–β di aver preso la decisione giusta

6 Si definisce piano di campionamento:

a La tabella contenente tutti i valori numerici corrispondenti ai campioni


estratti per essere sottoposti il test statistico

b Il piano che presenta sulle ascisse i possibili intervalli entro i quali rientrano
i valori assunti dalle variabili e sulle ordinate la frequenza con la quale i
risultati di misura rientrano in ciascun intervallo

c La tabella contenente tutti i risultati ottenuti sottoponendo gli elementi del


campione a test statistico

d La procedura di impostazione del corrispondente test delle ipotesi che


porta alla determinazione della numerosità del campione

7 Il livello di qualità accettabile LQA è:

a Il livello di qualità per il il quale il fornitore ammette un rischio pari a 1-α di


vedersi accettare un lotto conforme

b Il livello di qualità per il quale il fornitore ammette un rischio pari ad α di


vedersi respingere un lotto conforme

c Il livello di qualità per il il quale il cliente ammette un rischio pari a 1-β di


rifiutare un lotto non conforme
d Il livello di qualità per il il quale il cliente ammette un rischio pari a β di
accettare un lotto non conforme

8 Il livello di qualità tollerabile LQT è:

a Il livello di qualità per il il quale il fornitore ammette un rischio pari a 1-α di


vedersi accettare un lotto conforme

b Il livello di qualità per il quale il fornitore ammette un rischio pari ad α di


vedersi respingere un lotto conforme

c Il livello di qualità per il il quale il cliente ammette un rischio pari a 1-β di


rifiutare un lotto non conforme

d Il livello di qualità per il il quale il cliente ammette un rischio pari a β di


accettare un lotto non conforme

9 In un piano di campionamento doppio:

a Vengono inizialmente determinati il numero di unità da esaminare per il


primo e per un secondo campione, nonché i corrispondenti limiti di
accettazione e rifiuto per entrambi i campioni

b Il numero di unità da esaminare viene raddoppiato affinché il collaudo


possa essere più significativo

c Si effettua il campionamento con l'obbiettivo di verificare una coppia di


ipotesi nulle

d Si effettua un campionamento per verificare l'ipotesi nulla ed un altro per


verificare l'ipotesi alternativa
10 L'impostazione del piano di campionamento con schema di commutazione:

a Prevede la commutazione tra diverse tecniche di campionamento al fine di


ottenere un campione significativo

b Prevede il passaggio al collaudo ridotto quando si riceve una fornitura la cui


qualità risulta dal collaudo sistematicamente migliore di quanto previsto in
contratto

c Prevede l'interruzione della fornitura quando si riceve una fornitura la cui


qualità risulta migliore di quanto previsto in contratto

d Prevede il passaggio al collaudo rinforzato quando si riceve una fornitura la cui


qualità risulta dal collaudo sistematicamente migliore di quanto previsto in
contratto
1 Si definisce ANOM:

a L'analisi della varianza

b L'analisi della media

c L'analisi della mediana

d L'analisi dello scarto quadratico medio

2 L'analisi della media è volta a:

a Ridurre lo scarto quadratico medio di una distribuzione di valori mediante la


scelta di un opportuno valore della media

b Calcolare in modo preciso lo scostamento tra il valore centrale di una


distribuzione normale e la media dei risultati di misura

c Attenuare gli effetti delle cause di variabilità aleatoria e determinare gli effetti di
più parametri su una caratteristica di un sistema

d La procedura mediante la quale si utilizza l'analisi della variabilità della media


per determinare la numerosità del campione

3 Si definisce ANOVA:

a L'analisi della varianza

b L'analisi della media


c L'analisi della mediana

d L'analisi dello scarto quadratico medio

4 L'analisi della varianza ha come obiettivo:

a Analizzare l'influenza della varianza sullo scarto quadratico medio

b Analizzare l'influenza di uno o più parametri o della non qualità degli stessi
fattori sulle prestazioni di un sistema

c Analizzare l'influenza della varianza sui limiti di specifica inferiore e superiore


in funzione dell'indice di process capability

d La riduzione dello scarto quadratico medio mediante opportuna


determinazione della numerosità del campione

5 Per eseguire l'ANOM:

a Si calcola la media della caratteristica di qualità in tutti gli N esperimenti, poi si


stimano le medie locali degli esperimenti eseguiti al variare di ciascun
parametro d'influenza, infine si valutano gli effetti dei parametri, a ciascun loro
livello, come differenze tra le medie locali e la media totale

b Si calcolano le medie locali degli esperimenti eseguiti al variare di ciascun


parametro d'influenza, dunque si calcolano la media e lo scarto quadratico
medio di tutti i valori ottenuti, infine di calcola il parametro ANOM come
rapporto tra la media e lo scarto quadratico medio

c Si studia la funzione della distribuzione delle medie locali degli esperimenti


eseguiti al variare di ciascun parametro d'influenza, dunque si trova l'ANOM
come punto massimo della funzione
d Si calcolano le medie locali degli esperimenti eseguiti al variare di ciascun
parametro d'influenza, dunque si calcolano la media e lo scarto quadratico
medio di tutti i valori ottenuti, infine di calcola il parametro ANOM come
rapporto tra la media e sei volte lo scarto quadratico medio

6 Per verificare sperimentalmente se l'incertezza di una grandezza dipenda o meno


dall'incertezza di alcuni parametri si utilizza:

a L'ANOM

b L'ANOVA

c Un piano di collaudo

d La stratificazione

7 L'ANOVA è utile per valutare:

a A valle di un'attività di collaudo campionario, il rapporto tra la varianza e la


numerosità del campione

b La capacità di un processo produttivo in termini di accuratezza e precisione

c La variazione deterministica all'interno di un intervallo di ampiezza prefissata di


uno o più parametri o la variazione aleatoria all'interno della fascia di
incertezza di uno o più parametri

d La forma della distribuzione gaussiana dei risultati delle prove in un collaudo


campionario, in quanto essa dipende dalla varianza
8 Si utilizza la tecnica no-way ANOVA per valiutare l'effetto della variazione di:

a Tutti i parametri globalmente

b Un solo parametro

c Due parametri

d Nessun parametro

9 Si utilizza la tecnica one-way ANOVA per valiutare l'effetto della variazione di:

a Nessun parametro

b Due parametri

c Tutti i parametri globalmente

d Un solo parametro

10 Si utilizza la tecnica two-way ANOVA per valiutare l'effetto della variazione di:

a Un solo parametro

b Nessun parametro

c Due parametri
d Tutti i parametri globalmente
1 L'ipotesi nulla:

a rappresenta l'ipotesi da verificare

b significa che la diversità esiste

c non è definita relativamente allo scarto quadratico medio

d non esclude la validità delle ipotesi altrative

2 Si definisce errore di primo tipo:

a Il rischio di sbagliare l'ipotesi nulla quando questa sia falsa

b Il rischio di sbagliare nel riggettare l'ipotesi nulla quando questa essa sia
vera

c Un errore dovuto alla non taratura dello strumento di misura

d Un errore calcolato con procedure deterministiche

3 Con la definizione di funzione potenza del test ci si riferisce:

a Alla funzione β

b Alla funzione α

c Alla funzione 1-α


d Alla funzione 1-β

4 La determinazione dei rischi di errare:

a E' calcolata valutando spostamenti deterministici della media delle


misurazioni

b Viene presa a seguito di un test statistico

c Prescinde dalla definizione di una tabella di verità associata ad un test delle


ipotesi

d E' indipendente dallo sforzo sperimentale

5 Il valore di beta:

a Quantifica la possibilità di sbagliare decisioni a causa di eventi aliatori

b Quantifica la possibilità di sbagliare accettando l'ipotesi nulla

c Prescinde dall'investimento economico per la sperimentazione

d E' una probabilità che si può verificare solo tra il 10% ed il 20% dei casi

6 In generale, il rischio β e la potenza del test 1-β dipendono:

a Soltanto dalla realtà dei fatti, peraltro nota a priori

b Dalla numerosità del campione e dalla realtà dei fatti


c Esclusivamente dalla numerosità del campione

d Da fattori non controllabili, altrimenti non si parlerebbe di rischio

7 Se si vuole realizzare una procedura di decisione con maggiore capacità


discriminante:

a È necessario che i valori medi siano contenuti al di sotto di valori soglia


opportunamente tabellati

b È necessario che gli scarti quadratici medi siano contenuti al di sotto di


valori soglia opportunamente tabellati

c È necessario investire un capitale maggiore nella sperimentazione

d È necessario che l'indice di process capability sia maggiore di 1.33

8 La regione di accettazione:

a Si interseca con la regione di rifiuto determinando l'area di rischio β

b Si interseca con la regione di rifiuto determinando l'area di rischio α

c Coincide con la regione di riifiuto se il test è di tipo assertivo

d Ha intersezione nulla con la regione di rifiuto

9 Nell'applicazione di verifica della significatività del test, se a valle della modifica


del processo la durata di vita registrata fosse stata di 26000 ore:
a Al livello di significatività del 5% si sarebbe accettata l'ipotesi nulla

b Al livello di significatività del 5% si sarebbe rifiutata l'ipotesi alternativa

c Non sarebbe stato possibile effettuare una scelta statisticamente valida

d Al livello di significatività del 5% si sarebbe rifiutata a maggior ragione


l'ipotesi nulla

10 Nell'applicazione di calcolo della probabilità di commettere un errore, se la media


del campione fosse stata pari a quella della popolazione:

a Si sarebbe accettata a maggior ragione l'ipotesi nulla, affermando che il


nuovo processo produttivo è uguale al precedente

b Si sarebbe rifiutata l'ipotesi nulla, affermando che il nuovo processo


produttivo non è uguale al precedente

c Si sarebbe rifiutata l'ipotesi alternativa, affermando che il nuovo processo


produttivo non è uguale al precedente

d Non sarebbe stato possibile effettuare una scelta statisticamente valida


1 La tetanizzazione è:

a Un guasto che interessa il circuito secondario di un trasformatore

b Il blocco della muscolatura

c Un guasto che interessa il circuito primario di un trasformatore

d Una malattia infettiva acuta non contagiosa causata dal batterio Clostridium
tetani

2 Il diagramma delle zone di pericolosità della corrente elettrica: C GIUSTA

a Indica i locali in cui non è possibile entrare senza le opportune protezioni

b Indica i conduttori di un circuito per i quali è più alto il rischio di contatto

c Relaziona i valori della corrente e il tempo di elettrocuzione al danno


potenziale

d Individua per i diversi valori della tensione di esercizio le protezioni adeguate


per prevenire il rischio elettrico

3 Il contatto indiretto si verifica quando:

a La persona entra in contatto con masse che vanno in tensione a causa di


guasto dell'isolamento

b La persona entra in contatto con il conduttore di neutro


c La persona entra in contatto con il conduttore di fase

d La persona entra in contatto con il conduttore di fase e con il conduttore di


neutro

4 La resistenza di un contatto indiretto è dell'ordine :

a Delle unità di ohm Ω

b Dei kiloohm (kΩ)

c Dei milliohm (mΩ)

d Dei microohm (μΩ)

5 Il collegamento a terra delle masse ha l'obiettivo di:

a Ridurre la tensione di funzionamento dell'impianto

b Rendere equipotenziali le masse rispetto al conduttore di fase

c Creare un collegamento diretto tra il conduttore di fase e il terreno

d Ridurre la corrente che attraversa il corpo umano in condizioni di contatto


indiretto

6 Senza il collegamento a terra delle masse:

a In caso di guasto, non avviene l'interruzione automatica del circuito, se non a


seguito di un contatto indiretto
b La differenza di potenziale tra il neutro e la terra è pari alla differenza di
potenziale tra fase e neutro

c Le masse sono tutte allo stesso potenziale

d La differenza di potenziale tra fase e neutro è nulla

7 Per un interruttore automatico, la velocità di apertura dei contatti dipende:

a Dall'intensità della tensione alla quale si trovano le masse

b Dalla resistenza del 'mezzo' che realizza il collegamento a terra

c Dall'intensità della corrente di guasto

d Dal cinematismo dell'interruttore

8 In un interruttore magnetotermico, le funzioni dei due relé sono:

a Quello termico protegge i conduttori dalle alte temperature, quello magnetico


protegge dai campi magnetici

b Quello termico misura la dilatazone termica, quello magnetico l'induttanza del


conduttore

c Quello termico protegge i conduttori dal sovraccarico, quello magnetico


protegge dal cortocircuito

d Quello termico apre il circuito in caso di sovraccarico, quello magnetico lo


chiude in condizioni normali
9 Un interruttore differenziale apre il circuito quando:

a La corrente di fase supera un determinato valore di soglia

b Viene meno l'equilibrio tra le correnti di fase e di neutro

c Il campo magnetico indotto nel toroide dalla corrente di fase uguaglia quello
indotto dalla corrente di neutro

d La tensione della massa supera un dato valore di soglia

10 La tensione di passo è:

a Quella misurata tra due punti del terreno posti alla distanza di un metro

b La caduta di tensione misurata sulla resistenza di terra quando la corrente di


guasto è pari ad 1 A

c La differenza di potenziale misurata tra il conduttore di fase e quello di


collegamento a terra delle masse

d La differenza di potenziale necessaria a far circolare la corrente di 1 A tra due


picchetti infissi nel terreno alla distanza di 1 metro
1 Gli impianti in bassa tensione sono quelli:

a Con tensione fino a 230 V in corrente alternata e 380 V in corrente continua

b Con tensione fino a 110 V in corrente alternata e 50 V in corrente continua

c Con tensione fino a 1000 V in corrente alternata e 1500 V in corrente continua

d Con tensione fino a 380 V in corrente alternata e 220 V in corrente continua

2 La norma CEI di riferimento per gli impianti a bassa tensione è:

a La Norma CEI 11-27

b La Norma CEI 64-8

c La Norma CEI 46-90

d La Norma CEI 37-08

3 Un sistema di distribuzione TT prevede:

a Isolamento da terra del neutro del sistema di alimentazione, masse collegate


direttamente a terra

b Isolamento da terra del neutro del sistema di alimentazione, masse collegate al


punto messo a terra nel sistema di alimentazione
c Collegamento diretto a terra del neutro del sistema di alimentazione, masse
collegate al punto messo a terra nel sistema di alimentazione

d Collegamento diretto a terra del neutro del sistema di alimentazione e masse


collegate direttamente a terra

4 Nel sistema TT si assume che:

a Gli impianti di terra della cabina di distribuzione e dell’impianto utilizzatore


siano separati

b Solo la cabina di distribuzione è dotata di un impianto di terra, l’impianto


utilizzatore non ha collegamento a terra

c Gli impianti di terra della cabina di distribuzione e dell’impianto utilizzatore


siano coincidenti

d Solo l’impianto utilizzatore è dotato di un impianto di terra, la cabina di


distribuzione non ha collegamento a terra

5 La selettività amperometrica si utilizza quando:

a Le correnti di cortocircuito degli interruttori differenziali delle sezioni a valle e a


monte sono molto diverse da loro

b Le masse non sono collegate a terra

c Le correnti di cortocircuito degli interruttori differenziali delle sezioni a valle e a


monte sono uguali tra loro

d Gli interruttori differenziali hanno tutti gli stessi tempi di intervento


6 Un sistema di distribuzione TN prevede:

a Isolamento da terra del neutro del sistema di alimentazione, masse collegate


direttamente a terra

b Isolamento da terra del neutro del sistema di alimentazione, masse collegate al


punto messo a terra nel sistema di alimentazione

c Collegamento diretto a terra del neutro del sistema di alimentazione, masse


collegate al punto messo a terra nel sistema di alimentazione

d Collegamento diretto a terra del neutro del sistema di alimentazione e masse


collegate direttamente a terra

7 Il sistema TN si utilizza:

a Nel caso di utenze metropolitane, in cui la cabina di trasformazione serve


carichi distribuiti a distanze variabili

b Nel caso di utenze rurali in cui la cabina di trasformazione e i carichi possono


essere a distanze notevoli

c Nel caso di impianti ad altissima ed alta tensione

d Nel caso di utenze con cabina di trasformazione propria, come le utenze


industriali, ospedali, alberghi, centri commerciali e simili

8 Per ottenere la sicurezza, la corrente di guasto deve essere:

a Di piccola intensità, per evitare danni agli operatori in caso di contatto indiretto
b Maggiore della corrente che sicuramente provoca l’apertura dell’interruttore
entro i tempi stabiliti

c Maggiore della corrente circolante nel conduttore di fase

d Minore della corrente che sicuramente provoca l’apertura dell’interruttore entro


i tempi stabiliti

9 Un sistema di distribuzione IT prevede:

a Isolamento da terra del neutro del sistema di alimentazione, masse collegate


direttamente a terra

b Isolamento da terra del neutro del sistema di alimentazione, masse collegate al


punto messo a terra nel sistema di alimentazione

c Collegamento diretto a terra del neutro del sistema di alimentazione, masse


collegate al punto messo a terra nel sistema di alimentazione

d Collegamento diretto a terra del neutro del sistema di alimentazione e masse


collegate direttamente a terra

10 In un sistema IT la corrente di guasto si può richiudere verso il generatore di


alimentazione:

a Attraverso il neutro, al quale sono collegate tutte le masse

b Solo come corrente di dispersione, attraverso le capacità distribuite della linea

c Attraverso il conduttore equipotenziale che collega gli impianti del generatore e


dell'utilizzatore
d Attraverso l'impianto di terra della cabina di alimentazione
1 L'elemento, tra quelli elencati, che non fa parte dell'impianto di terra è:

a Il pozzetto di ispezione

b Il conduttore di protezione principale montante

c L'interruttore differenziale

d Il dispersore artificiale

2 Le dimensioni minime e i materiali da utilizzare per i dispersori intenzionali sono


stabilite da:

a La Norma IEC 60034-30:2008

b La Norma CEI 64-8/5

c La Norma CEI 11-27

d La Norma CEI 81-10

3 La resistività del terreno è variabile in base a:

a La corrente che lo attraversa

b Il suo grado di umidità

c La sua temperatura
d La tecnica di misurazione utilizzata

4 Un dispersore è un parallelo perfetto di dispersori elementari quando:

a Ogni singolo picchetto è posizionato ad una distanza dagli altri tale che i
campi di dispersione non si sovrappongano

b Tutti i picchetti sono posti lungo lungo una circonferenza e collegati


radialmente al conduttore di terra

c Tutti i picchetti hanno la stessa lunghezza, la stessa sezione e sono fatti dello
stesso materiale

d Tutti i picchetti sono posti lungo una linea retta, a distanze regolari

5 La sezione del conduttore di terra si può determinare in funzione:

a Della resistività del terreno e del numero di picchetti del dispersore

b Della tensione monofase di esercizio dell'impianto

c Dell’energia specifica lasciata passare dalla protezione nel tempo di intervento


e delle caratteristiche del materiale

d Della massima tensione fase-terra in caso di contatto indiretto

6 Se il conduttore di terra viene interrato nudo e senza protezione meccanica:


a Necessita di una sezione maggiore rispetto a quella prevista per la posa con
rivestimento anticorrosione e tubo di protezione

b La resistenza di terra aumenta, in quanto il conduttore diviene di fatto un


dispersore

c Diviene inefficace la protezione degli interruttori differenziali

d Assume la stessa resistività del terreno in cui è posato

7 Il conduttore di protezione (PE o PEN):

a Collega il conduttore di terra al collettore principale di terra

b Si trova nella cabina di alimentazione e rappresenta il collegamento a terra del


centrostella del generatore trifase

c Rappresenta il nodo principale dell’impianto, sotto forma di sbarra o


morsettiera

d Garantisce, insieme all’interruttore automatico, la protezione dai contatti


indiretti

8 Gli elementi dell'impianto che non vanno collegati al conduttore di protezione


sono:

a Gli alveoli delle prese a spina

b Gli apparecchi di classe II

c Gli apparecchi di classe I


d Gli involucri metallici delle apparecchiature elettriche ad installazione fissa

9 Il colore caratteristico del rivestimento del conduttore di protezione è:

a Bianco e azzurro

b Bianco e rosso

c Giallo e verde

d Rosso e nero

10 I collegamenti equipotenziali principali:

a Collegano le masse al conduttore di fase

b Collegano le masse al conduttore di neutro

c Collegano il conduttore di terra al collettore principale di terra

d Collegano le masse estranee di base dell'edificio al nodo principale di terra


1 Il metodo voltamperometrico per la misurazione della resistenza di terra:

a Prevede la misurazione della potenza dissipata per effetto Joule sulla di terra
resistenza quando questa è attraversata dalla corrente di 1 A

b Consiste nella misura della corrente circolante nell'impianto di terra quando ai


suoi capi viene stabilita la tensione di fase

c È una misura indiretta, basata sulla misurazione della corrente iniettata dal
generatore e dalla tensione nella condizione di flesso

d Prevede la misurazione della potenza dissipata per effetto Joule sul conduttore
di terra in caso di contatto indiretto

2 La ricerca della condizione di flesso del profilo dei potenziali:

a Consente di individuare il valore della corrente che deve essere iniettata dal
generatore

b Consente di individuare il punto in cui va collegata la sonda di tensione

c Consente di individuare il valore ideale della resistenza di terra per garantire le


migliori condizioni di sicurezza

d Concente di regolare la tensione del generatore fino a rendere nulla la corrente


di guasto

3 Per la misura della resistività, si utiizzano:


a Una sonda di corrente e una sonda di tensione, poste ad una distanza pari a 5
volte la dimensione dell'impianto di dispersione

b Una coppia di sonde di tensione e un picchetto collegato al generatore di


corrente

c Una coppia di sonde di corrente e un picchetto collegato al generatore di


tensione

d Due sonde di corrente e due sonde di tensione, alternate in modo che quelle di
tensione siano nel mezzo e siano tutte equidistanti

4 La misura della resistenza complessiva del circuito di guasto a terra si utilizza:

a Nei sistemi TT, per i quali è molto difficile porre la sonda di corrente a una
distanza pari a 5 volte l'ampiezza dell'impianto in prova

b Quando la resistenza di terra rilevata con metodo voltamperometrico è nulla

c Quando non è possibile iniettare la corrente di prova nell'impianto di terra

d Nei sistemi TN, nei quali le masse sono collegate al punto messo a terra nel
sistema di alimentazione

5 Il meter misura la resistenza complessiva del circuito di guasto a terra:

a Iniettando a terra una corrente di valore noto e misurando la differenza di


potenziale tra due dispersori posti a una distanza nota
b Come rapporto tra la corrente che circola nel conduttore di protezione e la
differenza di potenziale tra fase e terra

c Come rapporto tra tensione nominale del circuito e la corrente di guasto

d Operando due letture successive della tensione tra fase e terra, la prima a
vuoto e la seconda dopo aver chiuso il contatto sulla sua resistenza interna di
valore noto

6 La misura della resistenza dell'anello di guasto nei sistemi TN si effettua con il


metodo dell'alimentazione separata perché:

a Occorre che la corrente di guasto non si chiuda attraverso il conduttore di


protezione PE

b Occorre che la corrente di guasto sia continua e non alternata, per evitare la
componente reattiva dell'impedenza

c Il meter è inadatto in quanto misura la caduta di tensione sull'impedenza


dell'anello di guasto, che è trascurabile

d La corrente di guasto potrebbe danneggiare il generatore ordinario

7 La corrente nominale di un interruttore differenziale è:

a La corrente circolante nel conduttore di fase oltre la quale sicuramente


l’interruttore interviene

b La corrente, indotta nella bobina di rilevazione dalla differenza tra le correnti


che percorrono i conduttori di fase e di neutro, oltre il quale sicuramente
l’interruttore interviene
c La corrente di normale funzionamento, ossia la corrente circolante attraverso
l'interruttore in assenza di guasto

d La corrente circolante nel conduttore di neutro oltre la quale sicuramente


l’interruttore interviene

8 La selettività amperometrica prevede:

a Che le protezioni più a valle siano tarate sulle correnti nominali più basse, e
quelle a monte su correnti nominali via via crescenti

b Che le protezioni a valle e a monte siano tarate tutte sulla stessa corrente
nominale, ma con tempi di intervento via via crescenti da valle a monte

c Che le protezioni più a valle siano tarate sulle correnti nominali più alte e
quelle a monte su correnti nominali via via decrescenti

d Che le protezioni a valle e a monte siano tarate tutte sulla stessa corrente
nominale, ma con tempi di intervento via via decrescenti da valle a monte

9 La selettività cronometrica prevede:

a Che le protezioni a valle e a monte siano tarate tutte sulla stessa corrente
nominale, ma con tempi di intervento via via crescenti da valle a monte

b Che le protezioni a valle e a monte siano tarate tutte sulla stessa corrente
nominale, ma con tempi di intervento via via decrescenti da valle a monte

c Che le protezioni più a valle siano tarate sulle correnti nominali più basse, e
quelle a monte su correnti nominali via via crescenti
d Che le protezioni più a valle siano tarate sulle correnti nominali più alte e
quelle a monte su correnti nominali via via decrescenti

10 La Norme prescrivono che durante la prova di funzionamento degli interrruttori


differenziali:

a Tutti i carichi collegati all'impianto utilizzatore siano tutti scollegati

b La tensione sul conduttore di protezione PE, dunque su tutte le masse a


questo collegate, non superi la tensione limite di 50 V

c Gli interruttori siano collegati uno per volta, per evitare che il funzionamento
dell'uno impedisca di identificare il malfunzionamento dell'altro

d Sia collegato in serie, a monte dell'impianto, un magnetotermico con corrente


nominale inferiore alla minima corrente nominale degli interruttori differenziali
in prova

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