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Il teatro per la promozione del dialogo interculturale: l’esperienza di Mus-e Roma Onlus.

E’ ormai evidente che la scuola rispecchi la società multiculturale in cui è inserita, e perciò diventa
indispensabile predisporre percorsi educativi che si sviluppino secondo un approccio interculturale. Da ciò,
il laboratorio teatrale può rappresentare uno degli strumenti utili per costruire spazi di partecipazione
attraverso i quali promuovere il dialogo e lo scambio interculturale.
Nel presente contributo viene descritta l’esperienza di Mus-e Roma, associazione che si occupa di
promuovere l’arte come strumento di inclusione.

La scuola laboratorio per la società multiculturale.


L’anno scolastico 2015-16 ha registrato il 9,2% di studenti di origine straniera, un dato che mette in
evidenza come la presenza di studenti stranieri rappresenti un fenomeno strutturale, motivo per il quale
non è più possibile agire per emergenza, ma diventa indispensabile realizzare percorsi educativi ed
interculturali. Infatti, la formazione oggi non può che essere interculturale, e la scuola ha il compito di
costruire spazi di incontro, scambio e confronto per far esperienza della diversità. Si tratta di creare la
scuola-laboratorio di cui parlava Dewey, creatrice di esperienze significative, una scuola democratica.
Il teatro per l’intercultura.
Oggi sono numerose le ricerche e le esperienze che testimoniano il ruolo decisivo che assume l’arte, sia
nella scuola che nell’extrascuola – arte intesa come utilizzo di linguaggi espressivi per la progettazione di
percorsi educativi interculturali. Le stesse indicazioni nazionali per il curricolo mettono in risalto
l’importanza degli strumenti artistici.
tra gli strumenti di didattica attiva utilizzati con l’obiettivo di educare al dialogo interculturale trova un
posto di rilievo il teatro, che permette di lavorare sul confronto e l’incontro e aiuta ad acquisire la
consapevolezza della propria soggettività, grazie alla riappropriazione del proprio corpo – e in questo senso
il teatro educa a pensare attraverso il corpo. Nonostante ciò, sembra che il linguaggio teatrale (così come
tutti i linguaggi espressivi) occupi uno spazio secondario rispetto alle altre discipline che prevedono un
modello di insegnamento frontale incentrato su competenze linguistiche o matematiche.
In realtà, è il corpo a metterci in contatto con gli altri, a fare in modo che si sviluppi la relazione – perciò
diviene fondamentale utilizzare tutti i sensi e avviare un reale processo di riflessione.
Il teatro educativo.
Il quadro legislativo di riferimento a cui afferisce il teatro educativo è ricco e chiama in causa il metodo
Stansj e il teatro dell’oppresso, metodo ideato da Boal. Quest’ultimo consente di mettere in atto il processo
di coscientizzazione di cui parla Freire. Il teatro offre infatti la possibilità di mettere in scena la realtà con il
duplice scopo di comprenderla e trasformarla, grazie alla possibilità di assumere un’identità diversa dalla
propria. In questo modo si riesce ad osservare la realtà e sé stessi, così da intervenire sul proprio
comportamento. Infatti, nell’interpretazione teatrale non si è solo attori, ma anche spettatori e osservatori
di sé stessi e degli altri. Si scoprono così parti di sé che non si erano mai espresse prima, e si capisce che la
diversità si trova in primo luogo in noi stessi. Il teatro diviene così luogo di decentramento.
Quando si parla della possibilità che il teatro offre di mettere in scena la realtà, non si può non fare
riferimento all’esperienza della non-scuola, che permette di entrare nelle storie e nella vita dei partecipanti.
Un regista afferma di come la tecnica dell’improvvisazione dia la possibilità di parlare di sé stessi e
rappresentare il proprio mondo interiore. Perciò, solo dopo che il clima si è scaldato vengono fuori testi e
situazioni nuove e naturali.
Fare teatro nei contesti educativi diviene un modo per lavorare sulla consapevolezza di sé stessi,
sull’incontro e sul dialogo con le differenze. Inoltre, l’attività teatrale consente di mettere in atto strategie
proprie del costruttivismo socioculturale: coinvolgimento attivo del discente e un fare costante. Si favorisce
così l’interdipendenza positiva e lo sviluppo di abilità sociali, poiché il lavoro di gruppo diviene
fondamentale per raggiungere l’obiettivo finale. Ogni componente deve dare il suo contributo attuando in
questo modo anche un processo di responsabilizzazione e di autoconsapevolezza.
L’esperienza di Mus-e e Roma Onlus.
L’esigenza di utilizzare metodologie attive come quelle teatrali per realizzare percorsi interculturali ha
favorito l’ingresso del teatro nelle scuole. Tra le numerose esperienze, particolarmente significativa è quella
di Mus-e Onlus, progetto che ha l’obiettivo di contrastare l’emarginazione sociale e favorire l’integrazione e
percorsi in prospettiva interculturale. Attraverso l’utilizzo di laboratori artistici e la guida di artisti
professionisti, che affiancano gli insegnanti, i discenti vengono condotti alla scoperta del linguaggio
espressivo. La collaborazione tra insegnanti e artisti ha un’importante ricaduta sullo sviluppo di nuove
competenze professionali, in quanto il coinvolgimento attivo degli insegnanti offre la possibilità di attuare
uno scambio metodologico tra le due parti.
Il teatro diviene per i bambini il mezzo per intraprendere un viaggio alla scoperta del proprio quartiere,
soffermandosi a riflettere sugli oggetti e luoghi che appartengono alla propria vita. Quando l’artista scrive il
testo teatrale insieme agli allievi compie un’azione maieutica volta a far si che siano loro i protagonisti della
narrazione: sono i bambini stessi a raccontare e a raccontarsi, facendo emergere vissuti e percezioni dei
luoghi che vivono e le emozioni che provano.
Si inizia dal lavoro sull’ascolto e sul dialogo, quello verbale e non verbale, attraverso esercizi che
permettono ai bambini di creare un dialogo. Un’altra capacità da acquisire e l’ascolto, un punto su cui gli
artisti insistono molto: si richiede di imparare a comunicare anche nei silenzi, con gli sguardi e i sensi. Si
lavora quindi anche ad occhi chiusi, imparando ad ascoltare prima sé stessi e poi l’altro. In questo momento
di silenzio possono essere affrontati vari temi, come l’esistenza del battito del cuore, l’importanza della
diversità, l’identità, la difesa dei diritti umani. Il teatro diviene così un modo con cui artisti ed insegnanti
hanno la possibilità di affrontare con i bambini diverse tematiche, anche molto delicate, in modo semplice e
immediato. Questo consente di rafforzare anche il rapporto tra educatore-educando accrescendo il legame
affettivo e migliorando la capacità empatica: il teatro permette di entrare in contatto diretto con la propria
realtà ed esprimere le emozioni.
Conclusioni.
Le esperienze citate danno prova della rilevante funzione educativa che il teatro può assumere se utilizzato
come arte educativa. Perché questo accade è necessario che le competenze di natura artistica possano
integrarsi con quelle di natura pedagogica, prendendo spunto dall’esperienza realizzata in Svezia con la
nascita della figura del dramapedagog, che racchiude in sé la dimensione pedagogica e teatrale.
Uno degli obiettivi della ricerca svolta sul ruolo dell’arte come strumento per la promozione del dialogo
interculturale è quello di realizzare un’attenta riflessione pedagogica circa le potenzialità di una
metodologia didattica attiva che si avvale dei linguaggi artistico-espressivi. Tornando alle esigenze indicate,
queste esperienze possono rappresentare esempi di buone pratiche di cui individuare e analizzare quei
punti di forza che dovrebbero divenire sistema.

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