"I sistemi filosofici, orbene, sono completamente veri solo per i loro
fondatori: per tutti i filosofi posteriori, ciascuno di tali sistemi è di
solito un unico, grande errore, per i cervelli meno acuti è una somma di errori e di verità."
Talete Nietzsche afferma di soffermarsi su Talete, il cui enunciato consiste nell'affermazione dell'acqua come "origine e grembo materno di tutte le cose", per tre ragioni:
"tale proposizione dichiara qualcosa riguardo all'origine di tutte le
cose"; lo fa "prescindendo dalle immagini e dalle favole"; nella proposizione in questione è racchiuso il pensiero "tutto è uno".
E se nella prima accezione della sua proposizione Talete può essere
affiancato alle sfere religiosa e superstiziosa, già con la seconda specificazione lo possiamo considerare più correttamente un indagatore della natura; è però attraverso il terzo chiarimento che egli è pienamente considerabile primo filosofo greco. Per spiegare ciò Nietzsche delinea l'immagine di un balzo: questo balzo tipico del filosofo che, oltrepassando l'evidenza fisica, attua una generalizzazione definibile, per dirla alla Nietzsche, come "una proposizione metafisica di fede, la cui origine va ricercata in un’intuizione mistica [...] si tratta della proposizione 'tutto è uno'". Questa proposizione non è solo specifica di Talete, ma di tutti i filosofi e Talete essendo il primo a potersi connotare in tal senso e sulla base di questa "generalizzazione" è considerato il primo filosofo greco. Nietzsche ora passa al discutere proprio del balzo che porta alla generalizzazione filosofica. Il pensiero filosofico, diversamente da quello calcolatore, si muove attraverso la fantasia. "Essa balza in avanti, sostenendosi su deboli appoggi: la speranza e il presentimento le mettono le ali ai piedi. L’intelletto calcolatore la segue pesantemente, trafelato, e cerca appoggi più solidi, per raggiungere anch’esso quello scopo allettante, cui la sua più divina compagna è già pervenuta. [... Il pensiero filosofico si distingue forse dal pensiero che calcola e misura solo per il fatto di percorrere più rapidamente grandi spazi? No, perché il suo piede è spinto da una forza estranea, illogica, la fantasia. Spinto da questa, il pensiero filosofico balza oltre, di possibilità in possibilità, possibilità che vengon assunte provvisoriamente come sicurezze."
La riflessione filosofica dunque è più veloce dell'intelletto calcolatore,
si muove fulminea sull'intuizione percorrendo impavidamente territori instabili e forse più precari; la riflessione avviene dopo "cercando di sostituire le somiglianze con le eguaglianze e gli accostamenti intuitivi con i rapporti causali". Cionondimeno, quandanche questo calcolo o riflessione non si può attuare, resta un valore al "filosofare indimostrabile", questo resto in cui "si trova una forza propulsiva, la speranza per così dire di una ricchezza futura." Ciò che connota l'originalità della proposizione di Talete sta comunque nel non intendersi in senso allegorico o mitico. Per Nietzsche il filosofo spicca tra i Greci perché, essendo questi realisti nella misura in cui tutto era riconducibile alle fattezze umane e allacciando questi ogni pensiero a queste fattezze, non essendo capaci di astrarre se non allegoricamente, non erano stati in grado di affacciarsi ancora alla natura. "Talete per contro disse: «non già l’uomo, bensì l’acqua è la realtà delle cose». [...] si presenta invece come un maestro creativo che ha cominciato a guardare la natura nelle sue profondità, senza ricorrere a invenzioni fantastiche." Egli fa perno anche su argomenti scientifici, ma li balza subito dopo: è proprio questa la peculiarità dell'intelletto filosofico. "La parola greca che designa il «sapiente» si connette etimologicamente a sapio, io gusto, a sapiens, colui che gusta, a sisyphos, l’uomo dal gusto più raffinato: in tal modo, secondo la coscienza popolare, la vera arte del filosofo consiste nell’osservare e conoscere le più sottili sfumature, ossia in una rilevante capacità di distinguere."
Se la scienza infatti non è fornita di tale gusto e perciò si fionda su
qualsiasi cosa possa essere conosciuta per soddisfare l'istinto di conoscenza umano, la filosofia si muove attraverso una legislazione della grandezza ovvero una capacità di distinguo, di discernimento tra le cose che si hanno da sapere. Essa inizia con la denominazione, dichiarando "questo è grande" e "e con ciò essa solleva l’uomo al di sopra del cieco e sfrenato desiderio del suo istinto conoscitivo." E inoltre: "Essa doma questo istinto con il concetto di grandezza, e soprattutto con il considerare come raggiungibile e come raggiunta la massima conoscenza, quella cioè dell’essenza e della radice delle cose." L'intuizione filosofica scuote l'uomo dal suo movimento strisciante e a testa bassa nel campo delle altre scienze e gli fa avere il sussulto per l'idea di avere raggiunto la soluzione suprema. La conclusione merita di essere riportata per intero:
"Il filosofo cerca di far risuonare in sé l’armonia totale del
mondo e di esprimere fuori di sé quest’armonia in concetti: pur essendo contemplativo come l’artista figurativo e compassionevole come il religioso, pur andando alla ricerca di fini e di rapporti causali come l’uomo scientifico, pur espandendosi col suo sentimento sino al macrocosmo, egli conserva tuttavia l’assennatezza di considerare freddamente se stesso come il riflesso del mondo, quell’assennatezza cioè che possiede l’artista drammatico, quando si trasforma in altri corpi, parla per bocca loro e sa nondimeno proiettare questa trasformazione all’esterno, in versi scritti. Ciò che per il poeta drammatico è il verso, per il filosofo è il pensiero dialettico: il filosofo si attacca a esso, per trattenere il proprio incantesimo, per pietrificarlo. E come per il poeta drammatico parola e verso non sono altro che un balbettamento in una lingua straniera, per dire con questo linguaggio ciò che egli ha vissuto e contemplato, allo stesso modo il manifestare ogni profonda intuizione filosofica attraverso la dialettica e la riflessione scientifica costituisce bensì l’unico mezzo per comunicare ciò che è stato contemplato, ma anche un mezzo misero, e in fondo una traduzione metaforica, completamente infedele, in una sfera e in un linguaggio differenti."
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