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Sofocle, Filottete
Il passo proposto è tratto dal Filottete, opera della tarda maturità di Sofocle.
All’interno dell’Atto I, vv. 77-105, si evince come la figura di Ulisse oscilli tra
l’astuzia impietosa e il senso di responsabilità per la vitale missione da compiere. Nei
primi versi si nota come con l’astuzia anziché con il pudore (“Con l’astuzia ottener
dunque bisogna questo” vv. 77-78) si può ottenere il magico arco di Eracle, strumento
indispensabile per condurre tutti i Greci alla vittoria.
Al contrario, Neottolemo, eroe umano e compassionevole, confida nel valore della
parola e nel suo valore persuasivo. Ha deciso di cercare attraverso la persuasione ciò
che prima aveva ottenuto mediante l’inganno. Neottolemo, onesto e solidale, viene
manipolato da un personaggio più astuto e forte di lui, ossia Ulisse. Quest’ultimo
infatti consiglia di usare discorsi ingannevoli. Se in un primo momento Ulisse riesce
ad imporre la proprio logica, subito dopo si vergogna per l’inganno cui si è prestato e
finalmente maturo e capace di decidere autonomamente. A seguire, restituirà al
legittimo proprietario l’arco, anche a costo di avere tutta l’armata greca contro. Ulisse
sa che alla natura di Neottolemo ripugna l’inganno, ma gli interessi della guerra sono
superiori.
Nel Filottete, Sofocle dimostra che ogni uomo ha un ruolo fondamentale e la salvezza
può essere raggiunta solo con l’aiuto di tutti. L’autore dell’opera, ancora una volta,
mette in scena un itinerario psicologico: Filottete infatti deve decidere
autonomamente cosa è il bene e cosa è il male.
Antonio Cardone
II F