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Foggia
Il dolore dell’uomo:
“L’umano soffrire:
un percorso teologico
Foggia, 16.05.2022
INTRODUZIONE
Oggi più che mai termini come dolore, morte, paura, sofferenza si
interiori dell’uomo del primo ventennio del secondo anno mille: mentre infatti
Gli eventi dolorosi della vita dell’uomo rappresentano i momenti di crisi (dal
greco krinein, separare ma anche discernere) attraverso cui la vita stessa vive
di valore e si sceglie il dolore fino alla morte stessa, senza lasciare che dolore e
morte accadano alla vita come parte e ‘finalmente’ possibilità di essa: «(…) la
1
Cfr.. L. MANICARDI, L’umano soffrire, Qiqajon, Magnano (BI) 2006, 89-90.
1
morte è parte integrante e momento culminante dell’esistenza (…) pone fine
La fuga dal dolore e dalla morte, come dalla sofferenza e dalla paura che ne
alla prevaricazione finché esse poggiano sul mito (di potere, successo, denaro,
salute) e sul timore (di povertà, malattia, fallimento, morte) anziché sulla
potrà afferrarsi alle ancore trascendentali dell’Uno, del Vero, del Bene e del
Solo valori che, in una spirale di verità, bontà, integrità e bellezza, dentro
citato, intrecciando quei valori alla forza e alla fragilità di un fiore selvatico
come la ginestra, canta che «Se gli uomini convivessero sempre con la loro
2
Ivi, 57.
3
Cfr. N. ABBAGNANO, Dizionario di Filosofia, a cura di G.FORNERO, Utet, Torino
2008, 1117-1119; B. MONDIN, Storia della metafisica II, ESD, Bologna 1998, 574; T.S.
CENTI, Note a: TOMMASO D’AQUINO, La Somma Teologica, EDS, Bologna 1984, vol.
XXI, 32.Secondo la dottrina dei Trascendentali, che trova compiuta elaborazione con San
Tommaso D’Aquino, le caratteristiche dell’ente (esistente) emanano dagli attributi
trascendenti dell’Essere Assoluto, realizzando la possibilità stessa dell’ente
nell’integrità(Unum), bontà (Bonum), verità (Verum) e bellezza (Pulchrum), ed allo stesso
tempo consentendo all’ente di trascendere se stesso nella tensione all’Assoluto
Trascendente.
4
P.CASCAVILLA – M. ILLICETO, Dialogo sulla morte, Messaggero, Padova 2009, 143.
2
fragilità, con l’idea della morte, avvertirebbero l’insensatezza delle guerre, dei
sulla tavola delle nostre cene e sul divano delle nostre serate, spettacolarizzata
sotto un plaid.
cento anni quasi dall’incubo nazista, si affaccia ancora sullo stesso abisso e
questi possessi non gli arriverà mai una mano tesa per trarlo dalla solitudine,
5
Ivi, 144.
6
L. MANICARDI, L’umano soffrire, 56-57.
3
né una carezza per asciugargli le lacrime, non una risposta al perché arriverà la
suggerire un parallelo fra l’anno mille - che per gli storici ha segnato già nel
che era atteso come il millennio dello spirito: alla fine del diciannovesimo
Giovanni Paolo II indicava agli albori del 21° secolo come un segno dei tempi
nuovi8.
l’essenza della sua umanità, occorre più che mai che questo uomo rifondi le
sue coordinate genetiche sullo spirito che lo Spirito di Dio ha alitato in lui e
non smette di alitare donando a lui la vita per difendere e salvare la quale l’ha
7
P. LEVI, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1959.
8
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Nuovo Millennio Ineunte (06 gennaio 2001),
n. 33: AAS 93, 289; sull’accresciuta riflessione intorno allo spirito: B. LIPTON, La
biologia delle credenze. Come il pensiero influenza il DNA ed ogni cellula, Macro, Cesena
2020; D. AMEN, Memoria in forma ad ogni età, Punto d’Incontro, Vicenza 2010; D.
GOLEMAN, Intelligenza emotiva. Cos’è e perché può renderci felici, Rizzoli, Milano
2011; D. ZOHAR - I. MARSHALL, L’Intelligenza spirituale, Sperling & Kupfer, Segrate
(MI) 2001.
4
Questo piccolo lavoro intende mostrare, da un lato, come solo se e quando
l’uomo poggia il suo essere e la sua esistenza sulle fondamenta spirituali della
sua anima, egli può contrastare il male, sopportare ogni dolore, riscoprirne il
senso e crescere in quella dignità che lo rende poco meno degli angeli e al di
sopra di tutto il creato, come celebra il salmista (Sal 8); e dall’altro come solo
dolore (che ne consegue) egli preserva la sua umanità, fatta di spirito anima e
5
6
CAPITOLO I
«Il problema del dolore e della malattia è sempre stato uno dei più angosciosi
dell’uomo con il suo Creatore, violando l’armonia fra gli esseri creati,
9
RITUALE ROMANO, Sacramento dell’unzione e cura degli infermi, CEI, Roma 1974,1.
10
Cfr.. T.IVANČIĆ, Diagnosing the soul and Hagioteraphy, Grafocommerce, Salzburg
2006, 159-160. Mons. Tomislav Ivančić ha insegnato filosofia teoretica e teologia
fondamentale all'Università di Zagabria, della quale nel 2001 è divenuto rettore.Nominato
per due quinquenni membro della Commissione Teologica Internazionale da papa
Giovanni Paolo II (su proposta dell’allora prefetto della Congregazione per la dottrina
della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, poi papa Benedetto XVI), poi Cappellano del S.
Padre ed anche Canonico della Cattedrale di Zagabria. Ha scritto molto ed è conosciuto in
Croazia ed in Europa per il suo carisma di evangelizzazione e la sua ricerca sulla
dimensione spirituale dell'uomo e la medicina antropologica ispirata dalla Costituzione
apostolica, Salvifici Doloris e tesa perciò a trovare una terapia, un trattamento per quel
«dolore dell’anima», quella «vastità e multiformità della sofferenza morale (…) meno
identificata e meno raggiunta dalla terapia»: GIOVANNI PAOLO II, Cost. Apostolica,
Salvifici Doloris (11 febbraio 1984), 5: AAS 76 (1984), 204.
7
Il male nel senso più ampio della parola è qualcosa di negativo che infligge
Fra i miti antichi, precedenti o coevi, che tentano di offrire una spiegazione del
in relazione alla storia dell’umanità condizionata dal male ed allo stesso tempo
affrancata nell’orizzonte della salvezza su cui si staglia l’Albero della Vita, per
stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva
per sempre» (Gn 3,22) nella schiavitù del male: l’albero della vita avrebbe
mondo per l’uomo l’occasione di rinunciare al male, al peccato con cui l’uomo
11
Cfr. Ibid., 272.
12
J. GEVAERT, Il problema dell’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica, Elledici,
Torino 1992, 212.
13
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale (10 dicembre 1986), n.9, in
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/1986/documents/hf_jp-
ii_aud_19861210.html (consultato il 5 aprile 2022).
8
lo sceglie e il luogo per tornare (con-vertirsi) finalmente al suo Creatore: allora
soltanto potrà «mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio»
(Ap 2, 7).
9
1.2 … al mistero del male
L’uomo che ha incontrato Dio, non fatica a riconoscere quale causa prima del
dolore che l’uomo patisce in conseguenza del male che aggredisce e corrode
grandezza -lo strisciare perverso e viscido della prima inimicizia, della prima
paura.
L’uomo che si è abbandonato alla grazia del suo Creatore sa che ogni perché
sulla vita (e sulla morte)- dopo averne cercato invano risposte nell’acqua
motto socratico inciso all’entrata del tempio di Delfi, perché finalmente Colui
stesso: Gesù ha mostrato come solo donandosi per l’altro – fino all’estremo
sacrificio della vita stessa - l’uomo realizza il senso della sua vita, Gesù ha
10
esistenziali dei quali il mors quid est? (del filosofo che non crede in un Dio da
nel mistero dell’uomo in dialogo con il suo Dio, che si fa uomo per incontrarlo
fino a quell’evento spaventoso e terribile che sulla croce di Gesù trova la sua
fine aprendosi al fine: «Gesù porta la gloria nella morte per trasfigurarla ed
oltrepassarla (…) restituisce alla morte quel suo limite che la caratterizza»15.
ambigua del “problema” il male, restituendolo a quello del mistero, nel senso
etimologico del greco mysterion inteso da San Paolo nella seconda lettera ai
appunto ci dice il Vaticano II «teatro della storia del genere umano, (…) degli
sforzi suoi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie, certamente posto sotto la
schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del
Maligno, liberato»17.
14
Cfr. P.CASCAVILLA – M. ILLICETO, Dialogo sulla morte, 13-21
15
Ivi, 174.
16
G. AGAMBEN, Il mistero del male: Benedetto XIV e la fine dei tempi, Laterza, Bari
2013, 191.
17
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes (07
dicembre 1965), n. 2: AAS 58 (1966), 1026.
11
12
CAPITOLO II
Riprendendo le fila del discorso, nel teatro del mondo come ce lo rappresenta
il Vaticano II nella riflessione citata di Giovanni Paolo II, con il dono di Cristo
della sua autentica identità18;l’alterità gratuita iscritta nel dono della creazione
ritorna nel dono gratuito della croce che spalanca il sepolcro della morte, del
peccato e del male all’irruzione della Vita vera già qui ed ora: allo spirito
soffiato su Adamo viene data la forza dello Spirito esalato sul Golgota (cfr. Lc
23,46).
«Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue
narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gn 2,7): i caratteri
psicofisici dell’uomo vengono dalla terra, ma la «polvere del suolo« non è più
pone al disopra degli animali e di tutta natura, Dio ha soffiato in lui l’alito
18
Cfr. P.CASCAVILLA – M. ILLICETO, Dialogo sulla morte, 174.
13
della vita e la Bibbia dice che in questo modo l’uomo divenne un’anima
vivente: come vita alitata, lo Spirito di Dio è perciò la sorgente della vita19.
creature e dal creato che la sua anima spirituale: già la Scolastica con S.
Tommaso aveva chiaramente distinto l’anima come il principio della vita, che
immagine di Dio21.
Se l’anima è principio della vita, per cui le piante e gli animali hanno
l’uomo dagli altri esseri viventi: lo spirito è la sorgente della vita, è ciò che
dell’uomo donata da Dio: è l’alito divino della vita che imprime e garantisce
19
T. IVANČIĆ, Diagnosing the soul and Hagioteraphy,157-158.
20
GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale (02 gennaio 1980), in
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/1980/documents/hf_jp-
ii_aud_19800109.html (consultato il 5 aprile 2022).
21
Cfr.. F. OLGIATI, L’anima di S. Tommaso D’Aquino, Vita e pensiero, Milano 1923.
14
nell’essere dell’uomo l’immagine di Dio e che nelle tre grandi lingue
dell’antichità era espresso dai vocaboli ruah (ebreo), pneuma (greco), spiritus
introduce una dualità nell’anima dell’uomo, bensì significa il suo essere aperta
fin dalla creazione al soprannaturale: in virtù dello spirito «la sua anima è
L’uomo è dunque come ricorda Paolo nelle raccomandazioni finali della prima
22
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, Libreria Editrice Vaticana, Città del
Vaticano 1993, 367.
23
Cfr. T.IVANČIĆ, Diagnosing the soul and Hagioteraphy,192-193: «Il corpo di una
persona è considerato vivo nella Sacra Scrittura. Solo i resti, materia in decomposizione,
sono sepolti. Il corpo non si decompone. Il corpo è ciò che anima l'anima; il corpo è
l'uomo. Non possiamo parlare solo della materia nei nostri corpi, perché non siamo fatti
solo di materia, ma materia che ha preso vita. Il materiale è ciò che seppelliamo (…)
L'anima vegetativa, psichica e sensitiva è respirata dallo spirito e dopo la morte
accompagna una persona, mentre i resti corporei o mortali rimangono nella tomba».
15
psichico e spirituale, per cui è la più alta realizzazione dell’intera persona che
24
M. ILLICETO, La persona: dalla relazione alla responsabilità. Lineamenti di ontologia
relazionale, Città Aperta, Toina (EN) 2008, 88-89: Illiceto mette in rilievo come la
concezione di persona di Rosmini «riallacciandosi, da un lato, alla tradizione greco-
romana e, dall’altro, a quella teologico-cristiana tipica della scolastica medievale (…) ebbe
a definire la persona come principio supremo dell’unità del sentimento fondamentale e
dell’intuizione dell’idea».
16
2.2 Lo spirito dell’uomo: dono e possibilità di trascendenza
Per tutto quanto detto nel capitolo precedente la persona è il centro spirituale
ontologicamente.
Dandosi un compito esiguo, come radersi ogni mattina con una lametta
Egli scrive:
25
Cfr. V. FRANKL, Dio nell’inconscio. Psicoterapia e religione, Morcelliana, Brescia
1990.
17
Finché esisto, esisto nella prospettiva dei valori e dei significati; finché esisto nella
prospettiva dei significati e dei valori esisto per qualcosa che necessariamente mi
proprio essere- in altre parole: io esisto rivolto verso qualcosa, che non può essere
Sartre.
d’Amore che guarisce e salva dinanzi al mistero del dolore che opprime
cui l’uomo può affidare se stesso ed in cui egli trova la pienezza di significato
26
V. FRANKL, Logoterapia ed analisi esistenziale, Morcelliana, Brescia 1977, 268.
27
Cfr. A.M. CANOPI, Fammi sapere perché. Il tema del dolore. Lectio divina, Piemme,
Casale Monferrato (AL) 1989, 6.
18
nelle Confessioni «Signore tu ci hai creati per te, e il nostro cuore è inquieto
fin quando non riposa in te» che va letto in relazione con quest’altra sua
dell’anima ed ogni volta che l’uomo percorre questa via torna all’origine e
28
N. ABBAGNANO, Dizionario di filosofia, 51.
29
Cfr. P.CASCAVILLA – M. ILLICETO, Dialogo sulla morte,175.
19
2.3 Accettare e superare il dolore nello spirito
Quando una persona dirige se stessa verso Colui che è al disopra di lei e che
trascende la sua morte fa entrare la luce in ogni buio sepolcrale, il calore che lo
Io lo vedrò, io stesso,
all’inesorabilità del dolore e a Dio, sono già segno di trascendenza, perché l’uomo
reagisce e lo fa mentre tutto il suo essere interiore si muove verso l’alto, per entrare in
dialogo con Colui il quale soltanto può accogliere rabbia, impotenza, disperazione30.
(Amen), che il cervello e la mente non sono separabili, che uno spirito sano è
30
Cfr. A.M. CANOPI, Fammi sapere perché. Il tema del dolore. Lectio divina, 76-77.
20
dispersione e divisione, che le visioni negative portano con sé malattie (Zohar
tutte patologie del senso: il che significa che le ragioni di tali malattie sono di
dissociazione dal senso, dai valori, dalle aspirazioni e visioni, dalla radice e
limite delle scienze naturali avvalendosi del contributo delle scienze umane,
il cui rappresentante di spicco fu Victor von Weizsäker che per primo utilizzò
sulla malattia.32
Curare l’uomo in quanto tale, nella sua inalienabile umanità significa riportare
l’integrità nella sua struttura esistenziale, quella che quando ferita, colpita,
31
Per gli scienziati citati, v. supra nota 8.
32
Cfr. C. CASALONE, Medicina, macchine e uomini. La malattia al crocevia delle
interpretazioni. Morcelliana, Brescia 1999, p.44; S. SPINSANTI, Guarire tutto l’uomo. La
medicina antropologica di Viktor von Weizsäker, Edizioni Paoline, Milano 1988.
21
umiliata non consente all’uomo di essere come è chiamato ad essere, ed allo
22
CONCLUSIONI
Sant’Agostino dice che solo Dio può guarire il dolore dell’anima, la sofferenza
morale, l’angoscia profonda che provoca nell’uomo l’urlo del cuore che non
può essere udito da alcun uomo e che da 15 secoli continua a urlare con la sua
Se li ha persi vuol dire che sta diventando come le macchine che costruisce,
vegetando come una pianta o peggio vivendo come un animale: ma egli non è
Lo spirito che soffia in essa dall’alito stesso del Creatore è ciò che rende
animale e vegetale e ciò che lo rende poco meno degli angeli, come si è detto
23
Nella sua infinità spirituale l’uomo trascende se stesso e il mondo che lo
circonda, e allo stesso tempo si radica sempre più saldamente nella sua
equilibrio dell’energia cosmica, bensì nelle mani onnipotenti del suo Creatore
ha creati per sé e nel cui cuore soltanto il nostro cuore inquieto può trovare
governare tutto quello che lo riguarda e lo circonda con i suoi propri mezzi,
non ha alcun potere, tanto meno di fronte al male, alla sofferenza e alla morte.
Qualcuno però è venuto a liberare con il suo Spirito la forza dello spirito
donato all’uomo con la vita: l’uomo nel suo viaggio esistenziale fuori dal
Paradiso, dalle colonne del tempio di Delfi era arrivato finalmente laddove
coloro che avevano visto e udito annunciavano (1Gv 1,3) di un evento unico
33
AGOSTINO, Confessioni, San Paolo, Torino 1987, I, 1, pag. 33.
24
Creatore e Salvatore della sua esistenza, raggiungeva profondità tali da
(guidata dall’intelletto) e della fede sono spiegate verso l’alto come sulla
croce, e l’uomo ha imparato a spiccare dalla croce e oltre essa il suo volo
troppo del suo pensiero, della ratio e delle altezze da cui, poggiando su di essa,
poteva ergersi sulla natura e sugli altri uomini ha creduto di poter finanche
giungere a scrutare in Dio, come in uno dei tanti dati offerti alla sua
tecnica, quando mangia e beve e si applica solo per queste cose è poco più di
sofferenza).
25
di aprirsi alla grandezza della natura e dell’altro accanto a sé per essere,
attraverso l’avere è un uomo che vive sedotto dal primo l’inganno e da allora
Non può asciugare le lacrime e trovare una parola di conforto per l’uomo che
soffre perché non lo conosce, non sa come avvicinarlo, non sa trovare le parole
per comunicare con lui, ne ha paura come di uno sconosciuto, prova fastidio e
rabbia per quello sconosciuto che gli ricorda l’umanità perduta, parafrasando
Milton.
Ecco perché una via per ritornare – nel significato di ὑποστρέφειν come usato
suo essere esposto alla malattia e alla morte: in questa metànoia l’uomo può
sé, e del suo essere grandioso; quando ci si impegna per aiutare l’uomo a
ricordare chi è, a riportarlo all’altezza e alla vastità degli spazi che sono in lui,
34
U. GALIMBERTI, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli, Milano
1999, 353: «l’uomo non è più in grado di percepire se stesso al di fuori del mondo disposto
dalla tecnica. Come suo ambiente, la tecnica è ciò rispetto a cui l’uomo di oggi giunge ad
una conoscenza di sé».
26
alla santità del suo essere profondo, si entra nello spazio aperto da Gesù con i
Quando l’uomo è consapevole delle radici spirituali della sua esistenza egli
collabora con il Creatore della vita, ama il dono della vita, crede nel progetto
che gli è donato e non smette mai di andare oltre perché spera: si nutre
dell’amore, della fede e della speranza che non distoglie gli occhi dall’Albero
della Vita, con la certezza che Colui che lo custodisce non desidera altro che
27
28
FONTI
AGAMBEN G., Il mistero del male: Benedetto XIV e la fine dei tempi,
Laterza, Bari 2013.
AGOSTINO, Confessioni, San Paolo, Torino 1987.
CANOPI A.M., Fammi sapere perché. Il tema del dolore. Lectio divina,
Piemme, Casale Monferrato (AL) 1989.
CASALONE C., Medicina, macchine e uomini. La malattia al crocevia delle
interpretazioni. Morcelliana, Brescia 1999.
CASCAVILLA P.– ILLICETO M., Dialogo sulla morte, Messaggero, Padova
2009.
CENTI T. S., Note a: TOMMASO D’AQUINO, La Somma Teologica, EDS,
Bologna 1984, vol. XXI.
FRANKL V., Come ridare senso alla vita, ed. Paoline, Milano 2007.
—, Dio nell’inconscio. Psicoterapia e religione, Morcelliana, Brescia 1990.
—, Logoterapia ed analisi esistenziale, Morcelliana, Brescia 1977.
GALIMBERTI U., Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli,
Milano 1999.
GEVAERT J., Il problema dell’uomo. Introduzione all’antropologia
filosofica, Elledici, Torino 1992.
ILLICETO M., La persona: dalla relazione alla responsabilità. Lineamenti di
ontologia relazionale, Città Aperta, Toina (EN) 2008.
IVANČIĆ T.,Diagnosingthe soul and Hagioteraphy, Grafocommerce,
Salzburg 2006.
LEVI P., Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1959.
MANICARDI L., L’umano soffrire, Qiqajon, Magnano (Bi) 2006.
ABBAGNANO N., Dizionario di Filosofia, a cura di G.FORNERO, Utet,
Torino 2008.
29
MONDIN B., Storia della metafisica II, ESD, Bologna 1998.
OLGIATI F., L’anima di S. Tommaso D’Aquino, Vita e pensiero, Milano
1923.
SPINSANTI S. , Guarire tutto l’uomo. La medicina antropologica di Viktor
von Weizsäker, Edizioni Paoline, Milano 1988.
SITOGRAFIA
2022).
30
INDICE
Introduzione…………………………………………………….……………………..1
CAPITOLO I
Alle origini del dolore
1.1 Dal problema del male…………………………………………………7
1.2 … al mistero del male……………………………………………………….10
CAPITOLO II
La sofferenza dell’uomo, luogo di trascendenza
2.1 L’anima spirituale ………………………………………………………......13
2.2 Lo spirito dell’uomo: dono e possibilità di trascendenza…………………...17
2.3 Accettare e superare il dolore nello spirito………………………………… 20
CONCLUSIONI…………………………………………………………………….23
FONTI……………………………………………………………………………….29
BIBLIOGRAFIA.........................................................................................................29
SITOGRAFIA.............................................................................................................30
INDICE………………………………………………………………………………31
31