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IL VOCABOLARIO
DELLA
RÉPUBLIQUE DES LETTRES
TERlvfiNOLOGIA FILOSOFICA
E STORJA DELLA FILOSOFIA.
PROBLEMI DI METODO
ESTRATTO
BREVE NOTA SU <<GRUNT UND NATURE DER SELE>>
(ECKHART, PRED. 17 QUINT)
Lorus STURLESE
come tale è stato abbandonato. Per il momento utilizziamo nel nostro grup-
po di ricerca il programtna di interrogazione "AnyText" su "I-Iypercard"
della ditta Linguist's Software. L'editore Kohlhammer è comunque inten-
zionato a realizzare un CD-ROM con Eckhart latino e tedesco appena il te-
sto critico sarà pubblicato per intero. Sin qui le informazioni sui lavori fatti
in ambito eckhartiano.
Vorrei aggiungere qualche parola sui lavori attualmente in corso. Devo
premettere che studi lessicografici su Eckhart non sono rari. Soprattutto
sull'Eckhart tedesco esiste una messe eli dissertazioni con ampie schedature,
catalogazioni, classificazioni e interpretazioni di molti termini più o meno
"chiave", ed inoltre i volumi del Quint hanno buoni indici. Due sono, in ge-
nere, i limiti di questi lavori. Il primo è che, basandosi su schedature manua-
li, tutti questi lavori sono in qualche modo selettivi e precostituiscono attra-
verso i materiali offerti la relativa chiave di lettura. Il secondo limite è che
questa chiave di lettura è quasi sempre la lettura «mistica>> patrocinata dal
Quint, che ha avuto una enorme influenza sulla germanistica. Vorrei dare
un modesto esempio di come l'uso di uno strumento flessibile come i nostri
f.ùes di testo ed AnyText possano contribuire a modificare questa situa-
ztone.
L'esempio che scelgo è quello del sintagma «gmnt und natiìre der sèle>>
(fondo/ fondamento e natura dell'anima), che ho incontrato nella Predica 17
Quint della quale sto preparando un commento. Questa formula si trova tre
volte in questa predica, e l'interrogazione mediante il nostro programma ci
dà la sicurezza che altrove non compare mai. I tre contesti sono i seguenti:
DW I, 281 Ez sprichet cin meister: daz wort sCie daz enmeinet den
grunt und di e natUre der séle [enriieret ez] niht (un filosofo dice: il termine
'anima' non significa il gnmt e la tlattfre dell'anima)
DW I, 281-282 Dà von sprichet ein meister: swer dà schribet von be-
wegelichen dingen, der enriieret die natUre noch den grunt der sCie niht (un
filosofo dice: chi tratta dell'ente in movimento non tocca nè la 11atiìre nè il
gnmt dell'anima)
DW I, 289 Noch geist noch engel enriieret den grunt der sèle niht
noch die natUre der sCie (n è gli spiriti nè gli angeli toccano il gnmtdell'anima
nè la natt7re dell'anima).
tat,rtna essentia anillJae, a sua volta, è presente nelle opere latine sei volte, setn-
pre in contrapposizione alle potentiae. Abbiamo dunque da un lato il lat. essell-
tia auimae e attn. gnmt und nature der se/e, dall'altro le poteutiae animae e attn.
knfte, in Avicenna anima come 1JOJJJe11 rifficii.
Ma perché Eckhart usa qui, e solo in questa predica, proprio gnmt 1111d
nattire der sé/e, e non invece setnplicemente gnmt der sé/e, che è sintagma fre-
quente, e diventerà di lì a poco addirittura formulare? Perché alla formula
gmnt der sé/e, che aveva a disposizione, Eckhart ha aggiunto proprio e solo
qui tmd natfù"? La risposta sta probabilmente nel modo in cui Eckhart legge
la dottrina di Avicenna a proposito della beatitudine filosofica. Avicenna,
com'è noto, riteneva che il sapiente, sn1diando le leggi della realtà («forma e
ordine dell'universo>>), giungesse ad una intuizione dell'universo (<<saeculum
intelligibile>>), ed attraverso questa ad una identificazione della ragione con
l'universo nei suoi principi (<<saeculum intellectum>>), e quindi con Dio in
quanto principio dei principi dell'universo. Eckhart, nella medesima predica
17 Quint, sintetizza questa dottrina nella formula seguente: