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Paolo Lucarelli

Scritti ermetici ed alchemici


per

Abstracta
(1986 - 1990)

Alchimia ed ermetismo: I fondamenti teorici della filosofia ermetica / 1

L'ANIMA DEL MONDO


di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 10 (dicembre 1986), pp. 12-21, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata.

La storia ed i principi teorici dellalchimia spiegati e commentati da Paolo Lucarelli, insigne


studioso di ermetismo, per molti anni allievo del maestro Eugne Canseliet. In questo primo
intervento l'autore ci introduce al concetto di Anima Mundi, uno dei concetti cardine dell'alchimia
e della filosofia ermetica.
Uno dei primi manuali di chimica in senso moderno, apparso verso la fine del
XVII secolo, inizia con una affermazione che incuriosisce e fa riflettere. Essa
testimonia di un clima intellettuale di cui non si pu non tener conto, se si
vuole comprendere lo spirito che animava lo studioso del passato, fosse o no
un filosofo ermetico. E il "Corso di Chimica del Signor Nicolo Lemery chinsegna il modo di
far lOperationi che sono usuali nella Medicina con Metodo facilissimo et Ragionamenti sopra
ciascuna Operatione". Lo leggiamo nella traduzione dalloriginale francese di
Nathan Lacy di Londra, Medico Fisico, pubblicata in Bologna, per Giulio
Borzaghi, 1700 con Licenza de Superiori (1). A pagina 2, il capitolo "De Principij
della Chimica" insegna: " Il primo principio che si pu ammettere per la compositione de Misti
e uno spirito universale che essendo sparso da per tutto, produce diverse cose secondo le diverse
Matrici overo Pori della Terra ne quali si trova rinchiuso: Ma essendo questo principio alquanto

metafisico, e non soggiacendo sensi, bene di stabilirne de sensibili, e per questa ragione
addurr quelli che communemente sono in uso".
Il concetto antico. Viene chiaramente e diffusamente studiato per la prima
volta in Occidente nel Timeo da Platone, e si trasmette per una linea
ininterrotta lungo tutti i secoli che separano il filosofo greco dallo spagirista
francese.
Sar forse il caso di ricordare qui che per uno di quei fatti che sembrano
prova di una qualche partecipazione provvidenziale, il dialogo platonico fu
lunico a conservarsi nella latinit medioevale, seppure nella traduzione di
Calcidio, cosicch la sua dottrina non fu mai persa. Cos poco lo fu, anzi, che in
quel XII secolo che vide la rinascita in Europa, o il ritorno se si preferisce,
dellantica alchimia, la nozione di Anima del Mondo o di Spirito Universale, era
normale sostegno di ragionamento non solo del filosofo, ma anche, e
specialmente del teologo. A Chartres dove, a fianco della Cattedrale di pietra, si
continuava a studiare lErmetismo, ancora nellunico testo sopravvissuto, per
caso proprio il pi completo e il pi utile, il "Sermo Perfectus" come fu chiamato
quello che ora noto come lAsclepio di Ermete Trismegisto, Guglielmo di
Conches nelle sue glosse "In Timeum" scriveva: "Anima mundi est naturalis vigor rerum
quo quedam res habent tantum moveri, quedam crescere, quedam sentire, quedam discernere". (2)
"LAnima del Mondo unenergia naturale delle cose per cui alcune hanno
soltanto la capacit di muoversi, altre di crescere, altre di percepire attraverso i
sensi, altre di giudicare"
Il nostro teologo, chierico e professore, in realt rischi di andare davvero
oltre i limiti consentiti quando, commentando Boezio, os precisare la teoria
ermetica in tutta la sua crudezza.
"Sed quit sit ille vigor queritur. Sed, ut mihi videtur, ille vigor naturalis est Spiritus Sanctus, id
est divina et benigna concordia que est id a quo omnia habent esse, moveri, crescere, sentire,
vivere, discernere".
"Ma ci si chiede cosa sia quellenergia. Ma, come mi sembra, quellenergia
naturale lo Spirito Santo, cio una divina e benigna armonia che ci da cui
tutte le cose hanno lessere, il muoversi, il crescere, il sentire, il vivere, il
giudicare". (3)
Completandola infine con questa affermazione, di estremo valore per lesatta
comprensione degli scopi dellOpera alchemica:
"Quedam enim corpora vegetat et facit crescere ut herbas et arbores: quedam facit sentire, ut
bruta animalia; quedam facit discernere, ut homines, una et eadem manes anima; sed non in
omnibus exercet eandem potentiam, et hoc tarditate et natura corporum faciente".
"Infatti alcuni corpi li vivifica e fa crescere, come le erbe e gli alberi: alcuni li
fa percepire attraverso i sensi, come gli animali bruti; alcuni li fa emettere
giudizi, come gli uomini, una e la stessa permanendo lanima; ma non si
sviluppa il medesimo potere in tutti, ci a causa dellinerzia e della natura dei
corpi.".

Proprio questo hanno sempre sostenuto i filosofi ermetici. Essi dicono che
alla base di tutta la Creazione sta uno Spirito, creatore e rettore del mondo "che
diffuso nelle opere della natura come per una continua infusione, e che muove ogni universale e
ogni particolare secondo il suo genere, per mezzo di un atto segreto e perenne". La frase del
DEspagnet, (4) ma potrebbe essere stata scritta da qualunque altro alchimista.
Cos il Nuysement, che si pi diffuso su questo punto della dottrina, scrive
che "lo spirito universale che d vita e movimento a tutte le membra di questo grande corpo
(cio il Mondo) . Spirito generale nel quale stanno occultamente racchiuse le vive semenze dei tre
generi: dal quale sono prodotte tutte le cose del mondo: per mezzo del quale esse crescono,
persistono e si moltiplicano, e in cui esse si debbono tutte ridurre, quando avranno raggiunto il
limite che ha loro fissato la Natura.". (5)
Concludiamo le nostre citazioni con il Cosmopolita, che nellEpilogus seu
Conclusio del suo Novum Lumen Chemicum ex Naturae Fonte et manuali Experientia
depromptum "Nuova Luce Chimica estratta dalla fonte della Natura e dalla
esperienza manuale", riassume tutto larcano con questa breve frase che gi
anche un suggerimento operativo: ".este enum in aere occultus vitae cibus, quem nos
rorem de nocte, de die aquam vocamus rarefactam, cujus spiritis invisibilis congelatus melior est
quam terra universa". " Infatti nellacqua sta locculto cibo della vita, che noi
chiamiamo di notte rugiada, di giorno acqua rarefatta, il cui spirito invisibile
congelato migliore della terra intera". (6)
Come si vede, non si fa gran mistero dellassunto teorico fondamentale di
tutta la filosofia ermetica, e non vi bisogno di scomodare astruse concezioni
psicoanalitiche o complicati esoterismi tibetani, per chiarire una volta per tutte
lo scopo e il metodo dellantica alchimia. Per parafrasare il grande adepto
scozzese, ripeteremo anche noi che tutta lopera riassumibile in poche
parole: se esiste uno Spirito Universale, base intelligente e fondamento vitale
di tutta la manifestazione universale, posto che esso non solo anima tutti i
corpi, ma che questi plersistono tanto pi incorrotti nel loro stato quanto pi
ne sono colmi, allora, per dirla col Nuysement: " Un grain de cet esprit, de celeste
origine, pris seul, fais plus deffects Qun pot de medecine", "un grano di questo spirito
dorigine celeste, preso da solo, ha pi efficacia di un vaso di medicina". (7)

La corporificazione di questo Spirito


da sempre lo scopo ultimo delle
fatiche alchemiche. Il risultato,
convenientemente preparato, ha
tradizionalmente il nome di Pietra
Filosofale.
Linsieme delle operazioni necessarie
giungervi, si chiama Grande Opera.

per

Ci domandiamo se non ci siamo resi


responsabili di una divulgazione colpevole.
Veramente non lo crediamo.

Ci che abbiamo appena enunciato con tanta chiarezza era cos noto ed
evidente ancora pochi secoli fa, come pensiamo di avere dimostrato, che
soltanto la pigrizia o la distrazione dei nostri contemporanei pu averlo
cancellato cos totalmente dalla nostra cultura, da farlo apparire come un
oscuro segreto esoterico.
Piuttosto ci scusiamo per lestrema semplificazione cui ci siamo adattatati
per economia di discorso. In effetti avremmo dovuto distinguere pi
precisamente tra Anima del Mondo e Spirito Universale, questo essendo in un
certo senso il sostegno di quella. Daltronde per chi vorr approfondire i testi
sono numerosi, ed alcuni li abbiamo indicati qui.
Quello che ci premeva era spiegare, come si detto, lo scopo della ricerca
alchemica. Scopo che evidentemente non pu essere raggiunto se non
attirando in qualche modo lo Spirito allinterno di un contenitore capace di
raccoglierlo e non lasciarselo sfuggire. Un vaso, cio, che sia chiuso
ermeticamente.
Dobbiamo veramente ricordare, a questo punto, e dopo quello che abbiamo
detto, che questa ricerca, questa "Qute" del Santo Graal, ha ispirato le pi belle
leggende della poesia medioevale? E che di questo Vaso si parla nelle pi
antiche mitologie, tant che lo ritroviamo, contenitore e prigione del Dio del
vento e delle tempeste sin presso gli Ittiti? (8)
Comunque sia, la ricerca di questa materia il primo problema e il primo
vero segreto, che si pone allalchimista operativo. Leggiamo cosa ci dice in
proposito il sieur Gosset, Medico, nelle sue Revelations Cabalistiques: "Lesprit universel
est de sa nature trs subtil & invisible, & jamais il ne peut paroitre nos yeux, quil ne senvelope
de quelche matiere visible plus grossiere, & de cette matiere plus prochaine, capable de lui servir

decorce, sont les corps subtils, aqueux, salineux, sulphureux" . "Lo spirito universale per
sua natura sottilissimo ed invisibile, e non pu mai apparire ai nostri occhi, se
non che si ricopra di una qualche materia visibile pi grossolana, e questa
materia pi prossima, capace di servirgli da scorza, sono i corpi sottili, acquosi,
salini, sulfurei." (9)
A cosa si riferisce dunque lesercizio allegorico cui si dedica la coppia
filosofale nella 4a tavola del Libro Muto Mutus Liber (10) - cos parlante nella
sua splendida semplicit? I nostri due artisti stanno proprio raccogliendo
pazientemente nellepoca propizia, quello spirito che discende con un fascio
irresistibile da un a zona centrale del cielo, posta tra il sole e la luna, perch
infatti:
Ejus pater est Sol, mater Luna
"suo padre il Sole, sua madre la Luna" come insegna la Tavola di Smeraldo.
Limojon de Saint-Didier, con pi precisione dal punto di vista sperimentale, lo
chiama "oro astrale", distinguendolo dagli altri due che esistono in natura, e
che sono quello elementare e quello metallico:
"Il primo un oro astrale il cui centro nel Sole, che per mezzo dei suoi
raggi lo comunica insieme alla sua luce a tutti gli astri che gli sono inferiori. E
una sostanza ignea e una continua emanazione di corpuscoli solari, che, grazie
al movimento del sole e degli astri, essendo in un perpetuo flusso e riflusso ,
riempiono tutto luniverso; tutto ne penetrato nella distesa dei cieli sulla terra
e nelle sue viscere, noi respiriamo continuamente questo oro astrale, queste
particelle solari penetrano nei nostri corpi e ne esalano senza posa". (11)

Ancora un a volta nulla di nuovo:


gi gli stoici avevano collegato
lanima del mondo con il sole, e in
occidente Scoto Eriugena ne aveva
accennato chiamandola solis filiam
figlia del sole - .
Vale per la pena di ricordare che
Guglielmo di Conches critica questa
teoria, ponendone il centro in
medietate: "non in sole, ut quidam dicunt,
quia idem Plato dicit solem non esse
medium, sed post lunam positum" nel
mezzo: non nel sole, come alcuni
dicono, perch lo stesso Platone
dice che il sole non mediano, ma
posto dopo la luna e in realt
concordiamo con lui, cos come la

stessa tavola del Libro Muto ci


dimostra, ma riconosciamo anche
che non vi contraddizione con
linsegnamento di Limojon.
Per tornare al tema che stavamo trattando, vediamo dunque che il primo
problema operativo che lalchimista deve affrontare, non pu che essere quello
di trovare o costruire un corpo attrattivo, un magnete che sia in grado di
attirare e corporificare lo Spirito. Per un gioco verbale molto trasparente questo
corpo fu chiamato Magnesia nella tradizione occidentale, in greco magnhsia,
termine tecnico che si ritrova solo nei testi di alchimia, e che non va
evidentemente confuso col carbonato di magnesia, cui fu attribuito solo nel XIX
secolo.
Diventa allora molto chiaro, anche se di difficile attuazione, il suggerimento
dellUndicesimo Discorso, Sermo Undecimus, della Turba dei Filosofi, Turba
Philosophorum:
argentum vivum acipite, & in corpore magnesiae coagulate
"prendete largento vivo, e coagulatelo nel corpo della magnesia". (12)
Dove si vede che lo Spirito Universale chiamato Argento Vivo, o Mercurio,
con un simbolismo che si riferisce tra laltro al ruolo sostenuto da questo dio
nella mitologia antica. (13)
Nel XVII e XVIII secolo il dibattito su quello che avrebbe potuto essere il
"magnete" migliore, occup a lungo gli studiosi. Non vi personaggio del
mondo intellettuale dellepoca che non sia intervenuto nella discussione. Dato
che un assunto che allora sembrava ovvio, era che "il simile attratto dal
simile", il corpo che ricevette il maggior numero di consensi fu senza dubbio il
salnitro, non appena i chimici scoprirono la sua estrema diffusione in natura.
Uno dei pi accesi sostenitori di questa tesi fu il Glauber. Nel terzo capitolo
della prima parte della Prosperitas Germaniae, afferma: Superest ut confirmemus, quod
nitrum non modo in Vegetabilium, et Animalium subjectis copiosissime lateat, sed etiam ex
lapidibus, scopulis rupibus, montiumque cavernis, ac in plurimis aliis locis ex plano campo
effodiatur et paretur.
"Ci resta da confermare che il nitro non solo si cela abbondantissimo nei
soggetti dei Vegetali e degli Animali, ma si ricava e appare anche dalle pietre,
rocce, rupi, caverne dei monti e in molti altri luoghi della pianura.". (14)
Il Glauber ne traeva una conclusione che ci sembra un po troppo spagirica,
ma che era senza dubbio influenzata dalla constatazione che il salnitro si forma
spontaneamente nei luoghi umidi e oscuri come s e fosse unna coagulazione
spontanea dellaria. Vale comunque la pena di leggerla.

.Siquidem hactenus intelleximus ab omnibus rebus, herbis nimirum, lignis, quadrupedibus et


reptilibus animalibus, avibus in aere et piscibus in aquis, imo ab ipsis elementis terra, acqua, aere
et igne, nitrum sive Salempetrae suppleditari, consequens est ut sit Spiritus ille Universalis tam
decantatus, sine quo nihil nec vivere nec esse potest.
"Se dunque sin qui abbiamo compreso che il nitro o Salnitro abbonda in tutte
le cose, nelle erbe certo, negli alberi, negli animali, nellaria e nei pesci nelle
acque, anzi negli stessi elementi terra, acqua, aria e fuoco, ne consegue che
sia quello spirito Universale tanto decantato senza il quale nulla pu vivere o
essere"
Pi corrette filosoficamente, seppure ancora ferme ad un punto di vista
strettamente spagirico, le considerazioni del Grimaldy che nota:
"Il sal Nitro un magnete che attira senza posa un sale simile dallaria, che
lo rende fecondo e vivificante.. Questa unione del superiore e dellinferiore
non una fantasia. .Ammettendo che tutto ci che i filosofi dicono di sublime
nei riguardi del Nitro sia vero, bisogna nel contempo ammettere che essi
intendono parlare di un Nitro Aereo, che attirato come sale pi bianco della
neve per la forza dei raggi del sole e della luna da un magnete che attira lo
spirito invisibile; quella la magnesia dei filosofi. E lagente con cui si
compongono il loro dissolvente, o mercurio filosofico, che apre il misto sino nel
suo centro". (15)
Un confronto don un passo di un autentico adepto dimostra quanto fosse
vicino il Grimaldyalla dottrina corretta:
"Ma quando (loro dei saggi) perfettamente calcinato ed esaltato sino alla
purezza ed alla bianchezza della neve ha acquisito grazie al magistero una
simpatia naturale con loro astrale, di cui diventato visibilmente il vero
magnete, egli attira e concentra i se stesso una cos grande quantit di oro
astrale e di particelle solari, che riceve dallemanazione continua che se ne fa
dal centro del Sole e della Luna, che si trova nella disposizione prossima ad
essere loro vivente dei Filosofi". (16)
Si speriment comunque con vari altri sali, alcuni dei quali sono poi finiti
nella farmacopea normale e vi si trovano ancora. Non dobbiamo qui
dimenticare il grande rivale del salnitro, il Tartaro di vino, anzi il cosiddetto sale
fisso che se ne estraeva per calcinazione e lisciviazione (da non confondere con
il cremore di tartaro). Questo sale aveva dalla sua due argomenti interessanti.
In primo luogo esso derivava dal vino, e dunque da una bevanda considerata
una forma di quintessenza solare naturale. In secondo luogo esso aveva la
propriet di dissolversi naturalmente in olio, detto "olio di tartaro per deliquio",
se lasciato in vaso aperto in luoghi umidi. Il che pareva dimostrare una potenza
di attrazione dallaria (ricordiamo, per una annotazione un po frivola, che
questolio era usato per lo pi a formare cosmetici che rendessero bella la pelle
delle dame).
Di tutti questi tentativi racconta Filalete in un capitolo che nei suoi commenti
suggerisce lunica via che conduca correttamente al vero magnete, e in cui tra
laltro dice che alla fine i Filosofi:

.salia cuncta repudiarunt, UNO SALE excepto, qui est Salium Ens primum, qui quodvis
metallum dissolvit, eademque opera mercurium coagulat; at hoc non nisi via violenta"
"ripudiarono tutti i sali, eccettuato UN SOLO SALE che il primo Ente di
tutti i sali, che dissolve qualsiasi metallo, e nelle medesima operazione coagula
il Mercurio; ma ci non se non per una via violenta". (17)

Pi originale, lOrthelius, nel suo commento al testo del Cosmopolita, ci


insegna un metodo nuovo. E nel quinto capitolo, intitolato "Dellattrazione
dellacqua aerea". Si tratta di un curioso strumento di cui si d il disegno, che
posto ad una finestra, di notte, attira lo spirito e lo coagula grazie ad una
notevole differenza di temperatura creata tra la cima ed il fondo, e lo fa defluire
in un vaso sottostante, dove giunge sotto forma di acqua freddissima. (18)
Il misterioso alchimista per non d evidentemente tutti i particolari dello
strumento, peraltro interessante. I curiosi potranno trovare delle aggiunte utili
nel testo postumo del Grimaldy, che descrive qualcosa di analogo in un
capitolo intitolato "Preparazione della terra vitriolica o del magnete astrale", dove lautore
afferma tra laltro che "dopo un certo tempo si avranno pi di due pinte di
spirito universale". (19)

Non possiamo terminare questo studio, senza ricordare luomo che per primo
port nella scienza profana il concetto, sino a quel momento solo ermetico,
dellazione a distanza.
Stiamo evidente mente parlando di Isaac Newton, di cui probabilmente non
noto che si dedic per la maggior parte della vita allo studio ed alla pratica
alchemica. Anzi, la mole degli scritti e diari di laboratorio alchemici del grande
scienziato non lasciano dubbi sul fatto che fu proprio lalchimia ad occupare la
parte pi importante del suo tempo e delle sue energie. (20)
Questi manoscritti sono stati salvati da John Mainard Keynes. Anche il grande
economista aveva degli interessi meno noti. Essi attendono ancora uno studio
completo che ci faccia pienamente comprendere ci che si nasconde dietro
alcune grandi intuizioni newtoniane. A questo proposito ricordiamo qui
un'affermazione del Keynes che ci trova affatto concordi:

"Newton non era il primo del secolo della Ragione, era lultimo del secolo dei
Maghi, lultimo dei Babilonesi e dei Sumeri, lultimo grande spirito che
penetrava il mondo del visibile e dello spirito con gli stessi occhi di coloro che
incominciarono a edificare il nostro patrimonio intellettuale un po meno di
10.000 anni fa". (21)
La ricerca alchemica di Newton, per quello che Abbiamo potuto veder delle
sue note, lo condusse su di una strada diversa da quelle che abbiamo descritto
sin qui. Egli aveva visto nel regolo di antimonio marziale, come si chiamava
allora il metallo ottenuto dalla reazione tra il ferro e il solfuro di antimonio
naturale, o stibina, qualcosa che lo aveva profondamente impressionato. In
effetti il regolo, se ottenuto correttamente, nel solidificarsi crea in superficie
una figura stellata formata da unna serie di linee convergenti verso un punto
centrale. Egli ne dedusse che si trattava di un fenomeno attrattivo naturale.
Abbiamo in proposito un passo del testo del Cosmopolita con una nota
manoscritta di Newton, che vale la pena di leggere per intero.
Precede la citazione, tratta dal nono capitolo del Novum Lumen:
"Est & aliud chalybs, aui assimilatu huic, per se natura creatus, qui scit ex radiis solis
(mirabili vi & virtute) elicere illud quod tot homines quaesiverunt, & operis nostri principium est".
Cui segue la nota di Newton:
Iste aliud (& proprie dictus) Chalibis est antimonium nam per se creatura (sine arte) creatur &
est operis principium; nec plura sunt quam duo principia, Plumbum et Antimonium
Li traduciamo nellordine:
"Vi anche un altro acciaio che si assimila a questo, creato per s dalla
natura, che sa estrarre dai raggi del Sole, con mirabile forza e virt) ci che
tanti uomini cercarono, e che il principio della nostra opera".
"Questaltro acciaio (cos giustamente chiamato) lantimonio; infatti
creato naturalmente da se stesso (senza artificio) ed linizio dellopera; e non
vi sono pi che due principi, il Piombo e lAntimonio".
Che il teorico dellattrazione universale "a distanza" abbia tratto proprio dai
suoi studi ed esperimenti alchemici tanto da rivoluzionare la scienza profana,
un dubbio che a questo punto spero appaia ragionevole. Sembrerebbe che sia
bastato u leggero vento di saggezza spirante dagli antichi templi di Heliopolis,
perch luomo si inorgoglisse potente sulla natura. La conclusione
certamente tale da indurci ancora e sempre alla massima prudenza. Fu nel
giorno che gli ortodossi dedicano alla Metamorfosi, nel 1945, che luomo si
illuso di avere compiuto davanti al mondo la Grande Opera, recitando,
blasfemo, versetti sacri della pi antica tradizione. Ma questo risultato era stato
ottenuto
PER ARTEM DIABOLICAM

Note:
(1) E migliore ledizione francese del 1757 per le utilissime note aggiunte da Baron, Dottore in
Medicina dellAccademia Reale.

(2) Questa e le altre citazioni delle opere di Guglielmo sono tratte da T Gregory Anima Mundi
Sansoni, Firenze 1955. La traduzione, come le altre che seguono, sono dellautore dellarticolo.

(3) Guglielmo di Conches non fu lunico ad identificare lAnima del Mondo con lo Spirito Santo.
Il pi illustre sostenitore di questa dottrina sembrerebbe sia stato Abelardo. Contro questa tesi
si ersero Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Clairvaux. Abelardo fu infine condannato nel
concilio di Sens per 19 proposizioni giudicate eretiche: la terza era: Quod Spiritus Sanctus sit
Anima Mundi.

(4) Jean DEspagnet "Enchiridion scilicet Physicae restitutae, in quo Verus Naturae concentus
exponitur plurimique antiquae Philosophiae errores per canones & certas demonstrationes
dilucid aperiuntur." In J. Jacobi Mangeti Biblioteca Chemica curiosa seu Rerum ad
Alchemiam pertinentium Thesaurus..Genevae MDCCII, libri III, sect. III, subsect IIII. Il nome
dellautore celato nellanagramma "Spes mea est in agno".

(5) Clovis Hesteau de Nuysement Les vision hermetiques et autres pomes alchimiques suivis
des Traictez du vrai sel secret des Philosophes et de lEsprit General du monde. Texte annot et
present par Silvain Matton, Paris 1974.

(6) Novum Lumen Chemicum ex Naturae Fonte et manuali Experientia depromptum Cui
Accessit Tractatus De Sulphure, Auctoris anagramma Divi Leschi Genus Amo. In Musaeum
Hermeticum Reformatum et Amplificatum. Francofurti, apud Hermannum Sande MDCLXXVII,
PAG 545. Il motto nasconde il nome Michael Sendivogius, ma il testo del Novum Lumen senza
dubbio da attribuirsi al maestro di questi. LAdepto Cosmopolita, identificato con lo scozzese
Alexander Sethon. In effetti, come nota E. Canseliet, lanagramma si riferisce al secondo
trattato.

(7) Nuysement, Op.cit.. Poeme Philosophique de la verite de la Phisique Mineralle, vv. 237-38
(8) Margarete Riemschneider Miti pagani e miti cristiani, Rusconi edit. Milano 1973
(9) Revelations Cabalitiques dune Medecine Universelle tire du Vin. Avec une manire
dextraire le sel de rose. Et une dissertation sur les Lampes sepulchrales. Par le Sieur Gosset,
Medecin. A Amiens . Aux dpens de lAuteur. Avec Privilege du Roi MDCCXXV

(10) LAlchimie et son Livre Muet (Mutus Liber). Reimpression integrale de ledition originale de
la Rochelle 1677. Introduction et commentaires par Eugne Canseliet F.C.H. disciple de
Fulcanelli. Editions Suger 1986.

(11) Limojon de Saint-Didier Le Triomphe Hermetique, Introduction et notes dEugene


Canseliet. Denoel, Paris 1971 pag. 164

(12) Turba Philosophorum ex antiquo manuscripto codice excerpta, qualis nulla hactenus visa
est editio in Theatrum Chemicum, Volumen Quintum, Argentorati M.DC L.X.

(13) Vedi per esempio lEpoistola LV et ultima dell Apographum hactenus ineditarum M.
Sendivogii, seu I.I.D.I. Cosmopolitae vulgo dicti in B. B. C. lib. III, sect. II, subesct. XI, da dove
estraiamo questo passo molto chiaro: Secundum homonimiam noster spiritus universalis
antequam in magnesia nostra quam subjectum ipsius vocamus, receptus sito vocatur
Mercurius Philosophorum " Per omonimia il nostro spirito universale, prima di essere stato

raccolto nella nostra magnesia, che chiamiamo suo soggetto, si chiama Mercurio dei
Filosofi.".

(14) Prosperitas Germaniae, pars prima in qum de vini, frumenti et lignii concentratione,

eorundemque utiliore quam hactenus usu agitur.Germanice in lucem edita a Johanne


Rudolpho Galubero et a philochimico quodam latinitate donata. Amstelodami apud Johannem
Janssonium. M.DC..LVI cum privilegio

(15) Oeuvres Posthumes de M. de Grimaldy, premier medecin du Roy de Sardaigne, & chef de
lUniversit de Medecine de Chambery.a Paris chez Durand, rue Sant Jaques au Grifon
M.DC.XLV Avec approbation & privilege du Roi

(16) Limojon. Op cit. pag. 166


(17) Introitus apertus ad Occlusum Regio Palatium, Authore Anonimo Philaleta Phiosopho.
Cap. XI "De inventione perfecti Magisterii" in B. C. C. lib III, Sect. III, subsect IV.

(18) Orthelius Commentator in Novum Lumen Chymicum Michaelis Sendivogi Poloni, XII figuris
in Germania repertis illustratum. Et anno 1624 in gratiam geminorum Hermetis Filiorum
publicis iuris factum. Num ver ex Germanica lingua in Latinam translatum in B.B. C. Lib. III
Sect. II, Subsect. XI . Lo strumento di cui si parla rappresentato nella figura sexta e il suo uso
nella figura quinta.

(19) Grimaldy, op. cit. pag. 218


(20) Per un approfondimento di quanto segue vedi: B. J Teeter Dobbs Les fondaments del
lAlchimie de Newton. Guy Tredaniel Edition de la Maisnie, Paris 1981 da cui abbiamo tratto la
nota al brano del Cosmopolita.

(21) John Mynard Keynes: Newton the man in "The Royal Society Newton Tercentenary
Celebrations", 1946 Cambridge University Press.

Alchimia ed Ermetismo: I fondamenti teorici della filosofia ermetica / 2

IL METODO
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 15 (maggio 1987), pp. 18-23, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che proprietario dei diritti. Riproduzione vietata.

La storia ed i principi teorici dellalchimia spiegati e commentati da Paolo Lucarelli, insigne


studioso di ermetismo, per molti anni allievo del maestro Eugne Canseliet. In questo secondo
intervento lautore parla del metodo dellalchimia e della figura dellalchimista, evidenziandone
caratteristiche fondamentali e presupposti necessari.

L'alchimista e il suo laboratorio, olio di Thomas Wyck (1616-1677). L'evidente disordine del laboratorio tende a
caratterizzare l'alchimista come uno studioso un p pasticcione, secondo un modello "scettico" gi caro a
Bruegel. In questo dipinto sono tuttavia presenti i due elementi che caratterizzano le fatiche dell'Arte alchemica:
lo studio (i libri) e la pratica (il fornello e gli altri attrezzi

Saremo accusati di evidente contraddizione, ma dobbiamo riconoscere che i


Filosofi Ermetici non amano indulgere alla speculazione filosofica. N
manifestano inclinazione alcuna per le teorie metafisiche.
Si usa oggi parlare di alchimia avendo letto qualche libro che ne tratta,
mentre sembra vi sia una curiosa reticenza a studiare i testi stessi
dellErmetismo. Se qualcuno per avesse avuto, o avesse per il futuro, la
pazienza e lonest di sfogliare almeno in piccola parte lenorme patrimonio di
scritti che gli antichi Maestri hanno lasciato, non potrebbe non notare come il
fine sia sempre ed unicamente stato quello di predisporre dei Manuali di
istruzione per operare. LAlchimista intende preparare la Pietra filosofale.
Egli sa che lottenimento del donum dei, del Dono di Dio, apre la porta, tra laltro

ad una completa e perfetta conoscenza del mondo e delle sue leggi naturali.
Egli sa che la Pietra completer i doni tradizionali dei Re Magi, aggiungendo
inevitabilmente alloro della ricchezza materiale ed alla Mirra dellimmortalit
fisica, lIncenso della sapienza innata. Dunque perch perdere tempo ed
energie nellimmaginare ipotesi sterili ed inutili sempre un po patetiche e
meschine?
Un anonimo Adepto esorta: Lapidem Philoosophorum intelligere curae sit vobis &
fundamentum sanitatis vestrae, thesaurus divitiarum, notitiae verae naturalis sapientiae, & certam
naturae cognitionem eodem tempore adepti eris.
La vostra preoccupazione sia quella di capire la Pietra dei Filosofi, e nel contempo otterrete il
fondamento della vostra salute, il deposito delle ricchezze, la nozione della vera sapienza naturale
e la conoscenza certa della natura" (1). Definire dunque l'Ermetismo una Gnosi, come
qualcuno ha fatto, un errore grossolano, a meno di non chiarire cosa si
intenda (2)
Lo sapevano i Filosofi di Alessandria che non ebbero mai se non aspre
polemiche con gli gnostici loro contemporanei.
In realt il contrasto non consiste, come ancora qualcuno dice, nell'opporre
una visione ottimista del mondo a chi vi scorga gli effetti di un demiurgo
malvagio: l'Ermetico non ha alcuna visione del mondo.
La vera differenza pi profonda e pi radicale.
Lalchimista non ritiene che esista un Conoscenza Salvifica.
Egli sa che la Salvezza, se proprio vogliamo servirci di questo termine
abusato, proviene dalla materia, solo dalla materia. A questa chiede l'unico
aiuto, nei limiti in cui gli concesso ottenerlo, nel momento e nel modo
misteriosissimo in cui lo potr ottenere.

Il Re alchemico

Dice Pao-p'u-tz, il grande alchimista cinese: ,'. .. per ottenere lunga vita
(l'immortalit) assolutamente necessario ingerire della medicina. ..'. (3)
Il resto, aggiungiamo noi, inessenziale.
Si detto giustamente che questa strana forma di gnosi ...non si formula, si
realizza: si tratta evidentemente di un 'Opera, e non di una dialettica filosofica...,(4).
Distingue Pao-p'u-tz: Uno hsien un saggio che trova il tao mentre in genere un saggio
(shing) uno che ha un certo potere nel mondo. Uno 'hsien' nato per essere 'hsien' e un saggio
nato per essere saggio (5).
Per lo stesso motivo l'alchimista ben poco interessato a tutte quelle
pratiche, mentali, spirituali o fisiche, che varie tradizioni ci propongono,
dall'India alla tundra siberiana, per perfezionare il piccolo uomo che siamo, e
condurlo a pi o meno elevati stati di perfezione.
Vogliamo essere molto chiari, e ci sforzeremo di farlo con un esempio. Un
bruco che voglia e possa diventare grillo, non in alcun modo curioso di ci
che pensano i bruchi, e men che mai aspira a diventare un bruco perfetto e
meraviglioso, un bruco 'saggio', o 'guru', o 'metafisico' o 'santo' o comunque lo
si voglia chiamare.
In realt, l'unico suo obiettivo smettere di essere bruco, e diventare grillo.
Questo gli riuscir a condizione di esservi destinato, e di fare certe cose nel
modo e nel momento giusto, Quanto a chi gi diventato grillo, o sulla
strada buona per arrivarvi, questi trasmetter istruzioni precise sulle
modalit operative, ma non si vede perch dovrebbe sprecare il proprio tempo,
e quello di chi legge, per inutili rivelazioni.
Non avere ben chiaro questo obiettivo, conduce inevitabilmente ad uno
stravolgimento nella comprensione degli insegnamenti ermetici. E questo un
atteggiarsi della mente, un modo di vedere, una struttura di categorie nuove,
di agile duttilit, che deve necessariamente modellare lo spirito di chi si
proponga questa ricerca.
Si detto, giustamente, che per i pi la storia del seme di, grano che muore
nella terra per fruttificare una raffigurazione di Cristo. Sorridendo il curioso
alchimista legge, nella vicenda di Cristo, la rappresentazione allegorica delle
avventure del seme di grano. (6)
Chi non incominci a vedere in questo senso, come direbbe Artefio, non
della nostra setta.
Se dunque troveremo nei testi classici di Adepti indiscussi e consacrati dalla
tradizione dei passi, o dei lunghi capitoli, dedicati a speculazioni metafisiche,
descrizioni cosmologiche o cosmogoniche, allegorie mistiche, divagazioni
curiose o fiabesche, dobbiamo dare per certo che o sono di nessun valore,
interpolati proprio per ingannare il profano, o piuttosto, ed il caso pi

comune, descrizioni tecniche di operazioni di laboratorio, istruzioni sui punti pi


segreti dell'Arte.
Urtiamo qui contro il metodo stesso dell'insegnamento e del simbolismo
alchemico, che vuole essere il pi concreto possibile, mentre negli ultimi secoli
gli uomini sembra siano diventati preda di una curiosa smania di astrattezza
che li rende incapaci di apprezzare le 'cose' della materia. Perso nel magma
pericoloso e ribollente del mentale. L'uomo contemporaneo si staccato
progressivamente dalla Natura, ed ha ridotto il proprio spazio fisico ad una
corporeit ludica e sessuale che deforma le sue facolt percettive.
Lo 'stile' alchemico richiama piuttosto quella antica concreta lingua delle
origini, di cui pare solo la Cina abbia in qualche modo conservato lo spirito.
Traduciamo qui dei passi di un eminente sinologo, che possono adattarsi a
qualsiasi autentico autore ermetico (7)

Leggendo
si
sostituisca
opportunamente
alchimia
o
alchimista a cinese:
"La parola, in cinese, ben altro da
un segno che serva a notare un
concetto. Non corrisponde ad una
nozione di cui si voglia fissare, nel
modo pi definito possibile, il grado
di astrazione e di generalit, Esso
evoca, facendo dapprima apparire
la pi attiva tra quelle, un
complesso indefinito di immagini
particolari '.
"Il Cinese, quando si esprime,
sembra preoccupato di essere
efficace, pi che non obbedire a dei
bisogni di ordine strettamente
intellettuale.
"Il pensiero si propaga (piuttosto
che trasmettersi) dall'autore al
lettore ( diciamo piuttosto dal
maestro al discepolo; diciamo
meglio: dal capo al fedele) senza
che si risparmi a quest ultimo la
minima economia di sforzi, senza,
d'altra parte, lasciargli la minima
facilit d'evasione. Non chiamato

Ritratto fantastico di Nicolas Flamel al lavoro


nel suo laboratorio (litografia del XIX sec.).
Tra tutti i personaggi proposti dalla storia
dell'alchimia, Flamel stato probabilmente
quello che ha goduto maggiore popolarit: la
sua vicenda, cos come viene narrata dalla
tradizione, un inestricabile miscuglio di fatti
storici ed elementi fantastici che nell'insieme
esercita un indiscutibile fascino.

ad accettare le idee, nel loro


dettaglio e nel loro sistema, dopo
essere
stato
ammesso
a
controllarle
analiticamente.
Dominato da una suggestione
globale, si trova 'catturato' di colpo
da un intero sistema di nozioni.

"Il primo obiettivo. ... quello di far scivolare in un cumulo di formule ricche
di sollecitazioni neutre e pressanti una locuzione o un verbo agente, di cui
l'uomo comune non merita di indovinare la forza precisa e i sottintesi. ..lo
scrittore, i suoi esegeti e i suoi editori se possono consentire a segnalare le
parole attive e le locuzioni dominanti, si vieteranno di indicare i movimenti di
dettaglio e le articolazioni segrete del pensiero. Questo, nella sua piena
ricchezza, sar comunicato a quel solo lettore che, se il suo spirito si risveglia
al segnale potente e furtivo che una formula o un verbo gli avranno fatto
intendere, potr, con uno sforzo comparabile a quello di un adepto che cerca
l'iniziazione, penetrare l'essenza ritmica della frase.
Daremo un esempio su una pagina di Fulcanelli, che traduciamo mantenendo
i corsivi dell'originale:
ARIANE (Arianna) una forma di AIRAGNE (ragno) per metatesi della i. In
spagnolo si pronuncia 'gn'; aracne (ragno) si pu dunque leggere arahni, arahni,
arahgne. La nostra anima
non forse il ragno che tesse il nostro stesso corpo? Ma questa parola
richiama anche altre forme. Il verbo airo significa prendere, impadronirsi, allettare,
attirare; da cui airhn, ci che prende, si impadronisce, attira.
Dunque airen il magnete, la virt racchiusa nel corpo che i Saggi chiamano la
loro magnesia. Proseguiamo. In provenzale chiamano il ferro aran e iran, a seconda
dei diversi dialetti. l' Hiram massonico, l'Ariete divino, l'architetto del Tempio di
Salomone.
Il ragno, presso i felibri, detto aragno e iragno, airagno; in piccardo argni.
Accostate tutto ci al greco Sideros, ferro e magnete; Questa parola ha entrambi
i sensi. Non tutto. Il verbo aruw esprime il levarsi di un astro che nasce dal mare: da
cui aruan ( aryan ) , l' astro che nasce dal mare, si leva, dove ariane dunque l'Oriente
per permutazione vocalica. Per di pi aruo possiede anche il senso di attirare;
dunque aruan anche il magnete. Se ora noi accostiamo Sideros, che ha dato il
latino sidus, sideris, stella, riconosceremo il nostro aran, iran, airan provenzale,
l'aruan greco, il sollevante' (8)
Qui le parole 'attive' sono: anima, magnete, ferro, stella, sole, cui va aggiunta rete
da pesca suggerita dalla tela di ragno.

Si descritta l'estrazione del solfo dalla sua prigione, lo strumento


necessario, il fenomeno che
assicura della buona riuscita dell'operazione, il risultato finale.
Non vorremmo, a questo punto, aver dato l'impressione che non si richieda
all'artista alcuna qualit.
Certamente gli autori, da Geber al Cosmopolita, sono troppo chiari perch
possano sussistere dubbi sulla necessit di certe condizioni.
La prima detta molto semplicemente da Pao-pu-tzu: dunque diventare
hsien dipende dal destino (9)
Geber si dilunga sugli impedimenti pi comuni. Vale la pena di citare i pi
importanti. Vi sono quelli da parte del Corpo ex parte Corporis.
Dicimus igitur, queo si no habuerit sua completa organa, noin poterit ad huius operis
complementum pervenire, velut si coecus fuerit, vel in extremis detruncatus (10) .
Diciamo dunque che se non avr organi completi, non potr giungere al
compimento di questopera, o se sar cieco o tronco delle estremit.
Pi numerosi quelli da parte dellAnima, ex parte Animae.
Dicimus

igitur, quod qui non habuerit ingenium naturale, & animam persctrutantem subtiliter
principia naturalia, & naturae fondamenta.non inveniet hujus scientiae preciosissimae veram
radicem.Etiam multi invenimus, animam habere facilem opinantem fantasiam quamlibet. Sed
quod credunt verum invenisse, fantasticum est totum, rationi devium, & errore plenum, & remotum
a principiis naturalibus, quondam eorum cerebrum, multuis repletum fumositatibus, non potest
recidere veram rerum naturalium intentionem.Et sunt alii servi pecuniae, qui desiderantes hanc
scientiam, mirabilem ipsam affirmant veram, sed ipsa dispendia interponere timent. Ideoque licet
ipsam affirmet, & secundum rationem ipsam investigent, tamen ad operis experientiam non
perveniunt, propter pecuniae avaritiam. Ad hos igitur non pervenit scientia nostra . (11)
Diciamo pertanto che se non avr ingegno naturale e una mente che scruti
sottilmente i principi naturali e i fondamenti della naturanon trover la vera
radice di questa preziosissima scienzaInoltre ne abbiamo trovati molti che
hanno una mente che crede facilmente a qualsiasi fantasia. Ma il vero che
credono di aver trovato affatto fantastico, aberrante, pieno di errore e
lontanissimo dai principi naturali, poich il loro cervello, colmo di molte
fumosit, non pu accogliere il vero intento delle cose naturali. Altri ancora
sono schiavi del denaro: desiderano questa scienza, affermano che essa
meravigliosa e vera, ma temono le spese. Pertanto, sebbene ne siano convinti,
e la indaghino correttamente, tuttavia non giungono allesperienza dellopera
per avarizia di denaroPertanto a questi non giunge la nostra scienza.

Non ci si stupisca dellaccenno al


danaro. Secondo la tradizione solo
gli
ignoranti
o
presuntuosi
possono pensare che lalchimia
sia praticabile dai poveri. Non si
richiede certo una ricchezza
spropositata, ma i materiali, il
laboratorio, gli anni di studio, i
testi, tutto ci comporta una
ragionevole agiatezza.
Infatti dice Geber, parlando degli
impedimenti che sopraggiungono
fortuitamente
fortuito
casu
supervenientibus.

L'aspetto mistico dell'alchimia: l'alchimista nelle


vesti di sacerdote orientale trionfa sul drago (la
materia) e regge nella mano destra tre rose
(simbolo della raggiunta perfezione).
L'illustrazione tratta dallo Zoroaster, manoscritto
ermetico del XVII secolo.

Vidimus ergo quondam astutos et


ingeniosos, minime ignorantes opera
naturae, & ipsamsequentes principiis
Hi tamen ultima paupertate depressi, ex
dispensatione indigentia, hoc tam
escellentissimum magisterium coguntur
postponere. (12) .

Abbiamo poi visto alcuni abili ed ingegnosi, che non ignoravano lopera
della natura, e la seguivanonei principiQuesti tuttavia, ridotti in estrema
povert, per mancanza di denaro, sono costretti a rinunciare a tanto
eccellentissimo magistero
Non necessita alla via alchemica alcuna pratica di vita ascetico-monastica,
n altre regole o ritmi, se non quelli dettati dal laboratorio. Molti Adepti ebbero
vita pubblica intensa e fortunata, altri preferirono una sorte oscura e
misteriosa.
Qui vale quanto dice Pao-pu-tzu:
La ricerca dellimmortalit non complicata. Basta fare alcune cose, lunico
problema che (quasi sempre) la volont non ferma e la fede non
confermata. Perch mai trascurare gli interessi umani? Il vero competente
riesce senza difficolt a occuparsi degli affari e della immortalit. Mentre in
provato osserva rigorosamente la via dello yang shng, pubblicamente
impegnato negli affari mondani. In tal modo raggiunge una grande perfezione,
perch tenuto a controllarsi. Una tale persona eccellente. Se si riconosce
viceversa di non avere forze sufficienti per dedicarsi alle cose del mondo e
allimmortalit, si tralasciano quelle e ci si dedica al tao t (la via della verit);
chi fa cos ha un grado di eccellenza minore.

Cosmopolita aggiunge preziosi consigli nellatteggiarsi morale, che non


vanno trascurati:
SCRUTATORES Naturae tales esse debent quelis est ipsa Natura, veraces, simplices,
patientes, constantes &c. & quod maximum, pii, Deum timentes, proximo non nocentes (13)
Gli INDAGATORI della Natura devono essere tali quale la stessa natura,
veritieri, semplici, pazienti, costanti, etc.; e specialmente, pii, timorosi di Dio,
che non nuociano al prossimo.
La Natura, che richiama qui Cosmopolita e prima Geber e gli altri, questa
Natura non , bene sottolinearlo, quella smorta figura tra il bucolico e
levasione estiva di un club marino, che si immagina luomo contemporaneo,
vittima dei suoi stessi incubi.
La cantava nel XII secolo, con note ancora robuste e pregnanti, Alano di Lilla
nel De Planctu Naturae, il Lamento della Natura.
O dei proles, genitrixque rerum,
Vinculum mundi, stabilisque nexus,
Gemma terrenis, speculum caducis
Lucifer orbis.
Pax, amor, virus, regimen, potestas,
Ordo, lex finis, via, dux, origo,
Vita, lux, splendor, species, figura,

Regula mundi.

O prole di Dio, genitrice delle cose,


Legame del mondo, stabile nesso,
Gemma ai terreni, specchio ai
mortali,
Lucifero agli orbi
Pace,
amore,
virt,
regime,
possanza,
Ordine, legge, fine, via, duce,
origine,
Vita, luce, splendore, specie, figura,
Regola del mondo.

Spiegava Ermanno di Corinzia: (Naturam) eodem nomine vocare possumus, quo


Plato significans mundi animam vocat, Possiamo chiamare (la Natura) col medesimo
nome che Platone chiaramente attribuisce allanima del mondo.
Si capisce dunque che il suggerimento degli Adepti di seguire la Natura
non sia n teorico n astratto. Il consiglio per prevede, per una effettiva
attuazione, un incontro e una manifestazione. Soltanto dopo che la Diana nuda
e splendente si sia palesata in tutta la sua deliziosa venust allArtista
meravigliato, questi potr bruciare i libri per seguire la Maestra infallibile,
destinata da sempre a guidarlo sulla Via.
Allora, vero cavaliere errante, immerso nellunica autentica questa, avendo
ucciso e decapitato il drago, avendo conquistato la terribile benevolenza della
Dame sans mercy, egli dovr sottostare alla condizione pi alta e pi importante:
mantenersi, in tutta umilt, sempre e costantemente fedele damore.

Due simboli tipici dell'alchimia: il "globo crucifero" e il serpente crocifisso riuniti in un'unica
immagine tratta dallo Zoroaster, un manoscritto ermetico del XVII secolo

Note:
(1) Lux Obnubilata Suapt Natura Refulgens, cera de Lapide Philosophico Theorica, metro
italico descripta, et ab auctore Innominato Commenti gratia ampliata. Venetiis MDCLXVI, apud
Alexandrum Zatta, Superiorum Permissu & Privil. Proemium
(2) Vedi ad es. Festigire: La rvlation d'Hermes Trismgiste, Les Belles Lettres, Paris 1981.
Testo affatto insopportabile nella sua deformante presunzione cattolica, tuttavia ricco di notizie
utili. Pi corretto, pur in estrema sintesi, quanto scritto in H. C. Puech Storia delle religioni ,
tomo secondo, Laterza 1977.

(3) Pao-P'u-tz: Nei P'ien, I capitoli delle interiorit in Conoscenza Religiosa , 1976, n3
(4) R. A. Schwaller De Lubicz, Le miracle Egiptien, Flammarion 1963
(5) Op. cit. Noi tradurremo semplicemente "hsien" con "adepto"
(6) Michel Butor, Rvue Critique, Ottobre 1953, citato in Claude D'Ig, Nouvelle Assembe des
Philosophes Chymiques, Dervy livres 1972

(7) Marcel Granet, La pense chinoise , Albin Michel, Paris 1968


(8) Fulcanelli, Le Mystre des Cathdrales et l'interprtation sotrique des symboles
hermtiques du Gran Oeuvre,

(9) Op. Cit.

A Paris, chez J.J. Pauvert 1964, pag. 63

(10) Gebri regis arabum Philosophi perspicacissimi SUMMA PERFECTIONIS MAGISTERII IN SUA
NATURA, ex bibliothecae Vaticanae exemplari undecumque emendatissimo edita cum vera
genuinaque delineatione vasorum & Fornacum. In J. J. Mangeti, Bibliotheca Chemica Curiosa,
Tomus Primus, lib. II, sect. II, subsect IV, Liber primus, cap. II

(11) Ibid. cap. III


(12) Ibid. cap. IV
(13) Novum Lumen Chemicum e Naturae Fonte et Manuali Experientia depromptum, cui
accessit Tractatus de Sulphure, Auctoris Anagramma DIVI LESCHI GENUS AMO: tractatus
primus. In Musaeum Hermeticum Reformatum et Amplificatum...continens Tractatus Chimicos
XXI, Francofurti, apud Hermannum Sande, MDCLXXVIII

I fondamenti teorici della filosofia ermetica (3):

LA COSMOLOGIA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 19 (ottobre 1987), pp. 20-25, riprodotto per la gentile
concessione dell'autore, che proprietario dei diritti. Riproduzione vietata.

Nella prosecuzione della sua esposizione dei principi teorici dellalchimia, Paolo Lucarelli dedica
il suo terzo intervento alla cosmologia. Lopera alchemica, infatti, pretendendo di ripetere sul
piano microcosmico la Creazione Macrocosmica, presuppone, o piuttosto genera, un insegnamento
cosmogonico. Lautore, allievo di Eugne Canseliet, inquadra la teorizzazione alchemica della
Creazione e dei principi che regolano luniverso.

L'uomo (al centro) e le corrispondenze con i quattro elementi


(G. Welling, Opus)

I Filosofi hanno troppo insistito sull'importanza del regno minerale e


metallico per gli scopi della Grande Opera, perch possano sussistere
ragionevoli dubbi su dove ci si debba volgere per la preparazione della Pietra
Filosofale. Sappiamo bene che molti preferiscono leggere allegoricamente,
certe affermazioni, interpretando le parole degli Adepti secondo una supposta
Alchimia spirituale o adattandole a certe teorie di origine esotica o altro ancora.
Non discuteremo queste convinzioni, seguendo in questo il Cosmopolita che
ricorda:

"ma se qualcuno non presta fede (agli antichissimi Filosofi) allora abbiamo
imparato che non si deve parlare con chi nega i princpi" (1)
Per non appesantire troppo il nostro discorso, e per economia di spazio
rinunceremo ora a fornire l'originale dei brani citati, sperando tuttavia che
qualcuno si senta sollecitato a leggere i testi. In Alchimia la traduzione spesso
fallace: ci si dimentica che si ha a che fare con trattati tecnici, e che
un'inversione o una modifica, un abbellimento, possono stravolgere il senso o
gettare lo studioso nella pi angosciosa perplessit.
Ecco dunque perch - scriveva Canseliet non ci si deve sorprendere n
spazientire se per lo pi abbiamo fornito il latino delle citazioni prese dai
numerosi trattati che non furono mai tradottio che lo furono in maniera
imperfetta (2)
Per tornare al nostro argomento incominceremo col notare una interessante
scoperta di un egittologo che, studiando i resti del tempio di Luxor, trov una
cosmogonia rappresentata nella pietra. Ne trasse informazioni preziose, tra cui
la seguente:
Contrariamente a ci che si potrebbe logicamente credere non il regno
minerale a situarsi sul fondo della scala sui registri delle pareti del tempio che
spiegano le fasi del divenire. In quanto prima forma corporale il regno minerale
o metallico il pi prossimo all'origine, il pi prossimo allo spirito che anima
tutto. situato sul pi alto registro delle tavole, perch ci che creato e non
procreato. I personaggi di questo registro pi alto che simboleggiano i principi
non procreati, sono rappresentati senza ombelico. Sar il registro pi basso a
mostrare l'Uomo Regale, colui che il simbolo dello scopo finale della
creazione. Tra i due si pone il registro dei numeri puri, corrispondente al regno
vegetale, poi quello delle combinazioni e della geometria dei Numeri, cio
lanimale.... (3)
Millenni pi tardi, un dotto farmacologo di scuola paracelsica insegnava:
...Le Energie sono pi forti e pi radicali nei minerali che nei restanti (corpi)
...perche' sono pi vicini alla prima origine, perci (le) sono anche pi uniti e
per conseguenza pi forti. ..Cos sono i Sali, i Metalli e simili..." . (4)
Se dunque, come insegnava Geber, il fine quello di corporificare gli
spiriti, sar corretto rivolgersi a quei corpi che per la loro semplicit, sono pi
vicini all'origine delle cose. Pu stupire, certo, che lo Spirito richieda per
un'azione efficace un corpo che lo accolga e lo specifichi; ma che la materia sia
il sostegno necessario di qualunque manifestazione spirituale nel nostro
Universo dovrebbe essere ovvio per il cattolico che ha visto confluire nella sua
liturgia i brandelli dell'antica Filosofia. Ricorda, un teologo contemporaneo:
"Nei sette sacramenti...degli elementi materiali sono utilizzati a veicoli privilegiati della grazia:
per mezzo di essi quindi la virt santificante di Cristo si estende a tutta la Natura. ... evidente
limportanza che il corpo ha nella dottrina biblica. La salvezza cristiana sempre presentata come
una salvezza che si attua attraverso il corpo (Tertulliano: caro salutis est cardo). (5)

Va chiarito ora che in Ermetismo il confine che separa spirito e materia si


sfuma sino alla pi totale impercettibilit. Il serpente che si mangia la coda,
lUroboros, simbolo di questa sostanziale indistinzione, e non di una banale
unit della materia che nessuno ha mai posto in discussione.
Ci rendiamo conto che stiamo ragionando su fondamenta equivoche. L'uomo
contemporaneo legge nella famosa equazione di Einstein un'equivalenza tra
massa ed energia, e traduce massa con materia, quando non vede nella parola
energia un non so che di intangibile e quindi di spirituale che sembrerebbe
ricondursi a quanto stiamo esponendo.,
In realt la scienza contemporanea non ha, per definizione, alcuna idea di
'materia' tra i suoi strumenti concettuali, n, evidentemente, di 'spirito'.
Diciamo questo perch sia ben
chiaro che la materia di cui si
parla in Alchimia quella che
possiamo definire classica, ed
anche perch non si confondano
superficialmente due mondi, due
paradigmi, come direbbe Kuhn,
che
sono
del
tutto
incommensurabili . (6)
Se vero che l'Alchimia anche,
come ricorda Fulcanelli, una
scienza nel senso moderno della
parola, i suoi princpi, i suoi
strumenti
concettuali
e
sperimentali, i suoi obiettiyi, sono
profondamente diversi da quelli
della
chimica
e
fisica
contemporanee.
Tra queste due strade parallele, di
cui una non ha altro fine se non
l'asservimento brutale e violento
della Natura, non esiste alcun
punto d'incontro, alcun sistema
comune di riferimento. Sostenere
come si fa normalmente, che
l'alchimia abbia generato, sia pure
parzialmente, la scienza moderna,
vuol dire accusare l'Arte Sacra di
una procreazione mostruosa di cui
essa affatto innocente ed
irresponsabile.

L'Ouroboros che si mangia la coda, con alcuni


dei principali animali del bestiario simbolico
dell'alchimia.

Un'opera che si vuole ripeta in piccolo la Creazione Macrocosmica,


presuppone, o piuttosto genera, un insegnamento cosmogonico.
In realt, proprio per questo motivo di stretta analogia, i Filosofi furono a
lungo restii a mettere per iscritto una teoria completa e coerente. Dall'antichit
solo la Krh ksmou, nel Corpus Hermeticum, ci resta con una descrizione dettagliata,
seppure parziale, della Genesi Universale, che si restringe volontariamente alla
creazione delle anime individuali. Il rapporto cos evidente con quella che fu
poi chiamata Seconda Opera per la produzione del cosiddetto Mercurio
Filosofico, che persino studiosi profani l 'hanno constatato. (7)
Si deve dunque arrivare al XVII secolo perch Cosmopolita prima e
Sendivogio poi, divulghino una teorizzazione pi soddisfacente che riassume gli
insegnamenti sparpagliati qua e l nei trattati pi antichi. Sendivogio vede (8)
la Creazione distinta in due grandi processi successivi che corrispondono a fasi
alternanti di soluzione e coagulazione.
La prima parte dall'acqua primordiale generata dal nulla. Di questo primo
movimento tuttavia non pu essere detto alcunch, ed ignoto al Filosofo che
lo d per avvenuto fuori da ogni categoria. Di pi, solo dopo quest'atto
primigenio esiste il tempo, e guida l'avvenimento, anch'esso sorto nello stesso
atto. Quest'acqua di cui si parla, comprende in se tutte le qualit universali, e
quindi il calore, la freddezza, la secchezza e l'umidit. Si distingue in corpo,
anima "e medio tra i due. Li chiama hyle, archeo ed azoth.
Per un atto di separazione, che detto pi propriamente distillazione,
sorgono da quest'acqua i quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco. Questi,
quintessenziati, danno origine ai cieli ed agli astri che li adornano.
Si
conclude
cos
il
primo
movimento,
espansivo
e
separativo, e incomincia quello
compositivo che da coppie di
elementi produce i tre principi.
Terra ed acqua danno mercurio;
acqua ed aria, sale,' aria e fuoco,
solfo.
Poi
questi,
ancora
accoppiati, generano lo sperma
coagulativo, solfo vivo, ed il menstruo
digestivo, mercurio vivo.
Infine, dall'ultima congiunzione di
questi, ancora per generazione,
nasce l'ultimo principio principiato,
Materia Prossima del Cosmo. Questa,
che

Spirito
Universale,
Ermafrodito, vera Madre di tutte le

L'Ouroboros in un manoscritto di alchimia araba

cose,
genera,
accoppiamenti,
esseri" .

senza
altri
i
"diecimila

I Filosofi Ermetici osano contare Platone tra gli Adepti, e chiamano


Solfo il medesimo, e Mercurio l altro, leggere anche nel Timeo
l'alchemica generazione dell'anima del mondo:
Dell'essere indivisibile e che sempre nello stesso modo, e di
quello divisibile che si genera nei corpi, di tutte e due for
mescolandole insieme, una terza specie di essenza intermedia, che
partecipa della natura del medesimo e di quella dell'altro, e cos le
stabil nel mezzo di quella indivisibile e di quella divisibile per i corpi.
E presele tutte e tre, le mescol in una sola specie, congiungendo a
forza col medesimo la natura dell'altro che ricusava di mescolarsi. E
mescolando queste due nature collessenza e di tre fatto di nuovo un
solo intero, divise questo in quante parti conveniva, ciascuna delle
quali era mescolata del medesimo, dell'altro e dell'essenza.... (9)
Queste cose deve ripetere l'Artista, scimmia di Dio, nel suo
laboratorio. Riassume tutta l'Opera nella Turba francese il Vicario:
"Di pi cose fate due, tre, e tre uno". (10)
Appare dunque che il Sale non un principio autonomo, ma il
risultato di una mediazione tra gli altri due. Lo insegna Fulcanelli in
una chiarissima pagina (11), lo diceva quel gentiluomo di Chartres"
che lo precedette nell'esegesi ermetica della Chiesa Cattedrale di
Parigi, immaginata "l mercoled 20 maggio 1640, vigilia della gloriosa
Ascensione d Nostro Salvatore Ges Cristo, dopo aver pregato Do e
la sua Santissima Madre Vergine:
"l sale (legame di Anima e Spirito) Ieffetto della loro unione e
del loro mutuo amore, ed un corpo spirituale che ce li cela e li
avvolge nel suo seno come non facendo pi che una sola cosa dei
tre,' ci che le persone impregnate d pregiudizi non intenderanno e
non capiranno. (12)
In effetti, proprio per questo, i Filosofi pi antichi non pongono il
Sale tra i principi alchemici, pur non trascurandone limportanza.
E soltanto con Paracelso, o con Basilio Valentino se si preferisce
considerarlo antecedente, che esso compare come terzo attore a pari
diritto nell'Opera. Il che pu in generare una terribile confusione
quando si voglia passare ad una fase operativa.
Solfo e Mercurio dunque, non quelli comuni e volgari, ma i due
grandi archetipi, sono alla base di tutta la Manifestazione Universale,

e quindi anche di quell'opera microcosmica di cui l'Alchimista


operativo Demiurgo. Dal penetrarli dipende innanzitutto la
comprensione dei testi ermetici.
Ricorda Ippolito che il caldeo Zarata disse a Pitagora come due
siano fin dal principio le cause delle cose che sono, il padre e la
madre: e che il padre la luce, la madre le tenebre, e che della luce
son parti il caldo, il secco, il leggero, il veloce; della tenebra il freddo,
l'umido, il pesante, il lento; e che da questi, femmina e maschio,
composto tutto il cosmo. (13)
Del Solfo dunque diremo che calore e secchezza. Nutrimento del
calore nativo di tutte le cose, di queste contiene e riceve 'odori e
tinture'.
Sede dell'umido, invece, il Mercurio, nutre in tutte le cose l'umido
radicale.
Il primo riceve e distribuisce impressioni ed influenze calde ed
ignee, il secondo soggetto a quelle umide e fredde e le rinvia alle
altre parti dei corpi. .
Gli antichi chiamavano anche limite (pras) il primo, illimitato
(apeiron) il secondo. Limite ci che d la forma e quindi,
alchemicamente, fissa, cosicch nell'evolversi degli eventi li ordina
escludendo il cieco e folle caso.
L 'illimitato, dissolvente, riconduce alla materia prima, informe e
disorganizzata, premessa di qualunque opera di perfezionamento ed
evoluzione. (14)
Dei numeri saranno il dispari e il pari, 3 e 2 innanzitutto, che danno
per congiunzione 5, per moltiplicazione 6; qui per non si deve
eccedere in rigidezza, perch 5 vitriolico e mercuriale, 6 segna la
stessa Pietra ed quindi sulfureo.
Di entrambi, a coppie, un trattato ancora attribuito a Sendivogio
(15) d una lista di sinonimi, utili per lo studioso. A questi
premettiamo i simboli grafici ormai consacrati dall'uso in Occidente:

La cosmologia alchemica di ispirazione rosicruciana. Illustrazione tratta da Janitor Pansophus, Musaeun


Hermeticum, 1677

il volatile

il fisso

largento vivo

il solfo

il superiore

linferiore

l'acqua

la terra

la donna

luomo

la Regina

il Re

la donna bianca

il servitore

la sorella

Il fratello

Beya

Gabrico

il solfo volatile

il solfo fisso

l' avvoltoio

il rospo

il vivo

il morto

l'acqua di vita

il nero pi nero del nero

il freddo umido

il caldo secco

l'anima o spirito

il corpo

la coda del drago

il drago che si divora la coda

il Cielo

la Terra il suo sudore, la sua cenere

l'aceto asperrimo

il rame o il solfo

il fumo bianco

il fumo nero

le nubi nere

I corpi che escono da queste nubi

Il Mercurio, tuttavia, da cui il nome stesso dell'arte Ermetica, resta l'Enigma


pi difficile da risolvere, ed il primo da affrontare. Senza che ci si immagini
vanamente, lo abbiamo gi detto e lo ripetiamo, che si possa tradurre mai in
alchimia un termine in un altro univoco comune.
In realt diversi enti hanno diritto ad essere chiamati 'Mercurio' in
ermetismo, seppure per vari motivi.
Un anonimo e prestigioso Adepto ne indica Quattro.
Il primo, e il pi importante, il Mercurio dei corpi. Sullo studio di questo si
fonda tutta l'Alchimia.
Il secondo il Mercurio di natura, bagno dei sapienti, vaso dei Filosofi, vera
acqua filosofica.
Il terzo il Mercurio dei Filosofi, cos detto perch solo sapienti Artisti lo
posseggono, e non si vende n si compra, ma si trova solo nei laboratori
ermetici: sfera di Saturno, vera Diana, sale dei metalli. Dall'acquisizione di
questo, nei trattati pi antichi, si dava l'inizio dell'Opera.
Ultimo detto il Mercurio comune, non certo il metallo volgare, ma l'aria
filosofica, fuoco occulto e segreto, quello in cui consiste la vera sostanza
metallifera.
Dice l'Adepto: Se, o lettore, avrai compreso questi quattro Mercuri, allora ti si spalancher
la porta. .. (16)
Del terzo diremo, per una miglior comprensione, che dai moderni, Fulcanelli
in particolare, detto Mercurio Filosofico. Di questo parla l'apoftegma famoso,
che lo d sottoposto a cottura, come solo necessario per concludere l'Opera, e
che qui ripetiamo a buon auspicio dell'eventuale, fortunato lettore:
Ignis et Azoth tibi sufficiunt

Note:
(1) Novum Lumen, op. cit, tractatus XII
(2) Eugne Canseliet, F.C.H. LAlchimia spiegata sui suoi testi classici Ed. Mediterranee Roma
1985
(3) R. A. Schwaller De Lubicz, op. cit.
(4) Pharmacopoeia Medico Chymica sive Thesaurus Pharmacologicusatque insuper Principia
Phisicae Hermetico-HippocraticaeAutore Joanne Schrdero , emendatumnotisque auctum
Joanne Ludovico Witzelio Francofurti 1677
(5) Gabriele Panteghini Il mondo materiale nel piano della salvezza, Ed. Paoline, Roma 1968
(6) Vedi Thomas S. Kuhn La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1978
(7) Vedi ad es. A. J. Festugire Hermetisme et Mystique paenne Paris 1967, pag. 230 e segg.. La
, o pupilla del mondo si trova nel IV volume del Corpus Hermeticum edito da
Les Belles Lettres Paris, 1972.
(8) Apographum Epistolarum hactenus ineditarum M. Sendivogli, seu I.I.D.I. Cosmopolitae vulgo
dicti. In Bilbl. Chem. Curiosa op. cit. , lib. III sect. II subsect. XI. Non metteremo qui in
discussione lattribuzione di queste lettere. Per parte nostra abbiamo buoni motivi per ritenerle
autentica opera dellallievo di Cosmopolita.
(9) Timeo , VIII in Platone Opera Omnia vol. 2, Laterza, Bari, 1967. Per un informazione pi
ampia su Platoine filosofo ermetico vedi, Alchemical texts bearing the name of Plato, by D. W.
Singer, in Ambix, The journal of the Society for the study of Alchemy and Early Chemistry
December 1946, vol. II, n.3, 4. Per un esempio vedi Platonis libri Quartorum, seu stellici, cum
commento Hebuhabes Hamed, explicati ab Hestole: manu exaratis codicibus desumpti nunc
primum typis donati. Si trova in Theatrumm Chemicum, Praecipuos selectorum auctorum
tractatus de chemiae et lapidis philosophici antiquitate, veritate, jure, prestantia & operationibus
continens Volumen Quintum. Argentorati. Sumptibus Heredum Zetneri, M.DC.LX
(10) La Tourbe des Philosophes ou lassemble des disciples de Pytagoras appelle le code de
verit, in Divers Traitz de la Philosphie Naturelle.A Paris, chez Jean dHouryM.DC.LXXII.
(11) Demeures Philosphales, op. cit., I volume pag. 262
(12) Expication trs curieuse des enigmes et figures Hirogliphiques Physiques, qui sont au grand
portail de lEglise Cathedrale et Mtropolitaine de Notre-Dame de Paris, par le Sieur Esprit
Gobineau de Montluisant, Gentilhomme Chartrain, Ami de la Philosophie Naturelle et Alchimique,
in Trois Ancien Traites dAlchimie, calligraphie et prlegomnes dEugne Canseliet, F.C.H., J. J.
Pauvert, Paris 1975
(13) Citato da P. Zellini, Breve storia dellinfinito, Adelphi, Milano 1980
(14) Vedi in P. Zellini, op. cit. per un primo approfondimento.

(15) Trait du Sel. Troisime Principe des choses monrales. De noveau mis en lumire. Texte de
ledition francaise de 1691. Introduction et notes par Bernard Roger. Paris 1976
(16) Lux obnubilata suapt Natura refulgens, vera de Lapide Philosophico Theorica, metro italico
descripta et ab Auctore Innominato Commenti Gratia ampliata. Venetiis, MDCLXVI, Apud
Aexandrum Zatta, Superiorum Permissu & Privil.

Per una storia della filosofia ermetica \ 1

LE ORIGINI DELL'ALCHIMIA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 38 (Giugno 1989), pp. 14-25, per gentile concessione
dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata.

Dopo i primi tre lavori dedicati ad alcuni tra i fondamenti teorici della filosofia ermetica, Paolo
Lucarelli inizia una nuova serie di interventi in cui ripercorrer a larghi passi, ma con grande
scrupolo storico e filologico, la storia dellalchimia per metterne in luce taluni aspetti fondamentali

Alchimista al lavoro (affresco del XV secolo)

La letteratura sull'Ermetismo, nell'Occidente contemporaneo, per quanto


possa sembrar strano in un'epoca che gli appare affatto indifferente,
vastissima e si ulteriormente ampliata negli ultimi decenni. Sfortunatamente,
salvo alcune sparute eccezioni (1), essa appare curiosamente deforme, per lo
pi inutile per chi voglia seriamente approfondire il tema. Si distingue in due
filoni principali, riconoscibili ognuno da un capostipite di successo. Marcelin
Berthelot (2) ha inaugurato nel secolo scorso lo studio attento ed esauriente
sull'alchimia dal periodo alessandrino a quello medioevale. A lui, ed alla sua
scuola, dobbiamo il recupero di rari manoscritti siriaci e greci, nelle uniche
edizioni ancora oggi disponibili. Il Berthelot era un chimico di fama, e non si
scost mai dall'opinione che lalchimia fosse una specie di prechimica, pi o
meno rudimentale. Tutti i suoi studi e le sue ricerche mirarono ad indagare in
tal senso il valore dei testi che traduceva e pubblicava, in un inane tentativo di
dimostrare che sotto un linguaggio fintamente esoterico, si celavano banali
operazioni metallurgiche, pi o meno male interpretate dagli stessi

sperimentatori. Questo modo di affrontare il problema proseguito senza dubbi


o tentennamenti sino ad oggi, malgrado sia evidente che gli studiosi che se ne
fanno carico siano per lo pi costretti o a rinunciare alla comprensione della
maggior parte dei testi, O a considerare i nostri antichi predecessori degli
ingenui inguaribili, nel migliore dei casi un po' imbecilli, che amavano ripetere
operazioni inutili senza alcun risultato probante, tutti presi da una forma,
fortunatamente innocua, di monomania schizoide. Ogni tanto, felice caso,
scoprivano un nuovo composto o una procedura utilizzabile per scopi meno
nobili di quelli cui miravano dichiaratamente, e allora si arricchivano tingendo
stoffe, o si ubriacavano nascostamente di ottimo 'brandy', o, i meno onesti,
proponevano leghe di princisbecco ad altri imbecilli che le prendevano per
ottimo oro. Un esempio relativamente recente, da parte di un esperto di
alchimia alessandrina (3), particolarmente illuminante su questo strano modo
di pensare. Avendo esaminato i diversi procedimenti alchemici nei quali ricorre
un 'corpo', che gli ermetici greci chiamavano 'zolfo', scopre che non descritta
nessuna tra le reazioni, estremamente evidenti peraltro, dello zolfo comune.
Del tutto indifferente alle esortazioni degli stessi testi ( il nostro zolfo non lo zolfo
volgare, il nostro zolfo zolfo vivo. .. ) ne deduce che gli autori (in particolare
Zosimo di Panopoli) non avevano alcuna capacit sperimentale, anzi, nessun
interesse per una sperimentazione effettiva. Non nemmeno sfiorato dal
dubbio, che non si stia parlando dell'elemento chimico con cui abituato ad
operare (4). All'estremo opposto, un altro gruppo di studiosi si riconosce per
l'assoluta ignoranza tecnico-scientifica. Questo ha permesso un'osservazione
dei testi ermetici senza alcun pregiudizio del tipo descritto, e li ha condotti ad
un'esegesi che legge ogni affermazione o descrizione in senso allegorico.
Qui sono nate alcune sottoscuole, che dipendono dalla cultura personale che
filtrava le singole letture. C.G.]ung ha inaugurato l'interpretazione psichica che
immagina gli alchimisti patire, pi o meno inconsapevolmente, un linguaggio
metallurgico che cela un processo definito di individuazione, o con altri
oscuri termini similari (5). Altri pi vicini allo storicismo religioso o
antropologico, ne hanno mediato le teorie con commenti appropriati. A tutti
questi si sono aggiunti, sparuta schiera di fondo, i cosiddetti 'esoteristi' che
hanno racchiuso ogni possibilit di comprensione in un cerchio perverso che
spiega con allegorismi le presunte allegorie, creando un'intensa felicit a
chiunque voglia escludere l'esistenza stessa del problema.
Ovviamente tutti questi autori evitano accuratamente buona parte della
letteratura ermetica, quella cio che contrasterebbe con troppa evidenza con le
loro ipotesi. Si riconoscono anzi per una caratteristica peculiare, che consiste in
una circolarit di citazioni che si tramandano l'un l'altro, sempre dagli stessi
testi, che nessuno legge integralmente. Sono quindi ancora meno utili dei
primi, che hanno almeno reso disponibili edizioni pi o meno complete degli
autori studiati (6).
Resterebbe da verificare quello che i filosofi ermetici hanno detto di se
stessi. Sono pochi per, almeno sino al XVII secolo, coloro che hanno introdotto
divagazioni teoriche o storiche nei testi, data la sostanziale indifferenza per
tutto ci che non fosse guida alle operazioni. Cosicch nell'epoca medioevale
frate Simone da Colonia (7) appare un'eccezione, con queste sue succinte
considerazioni premesse alla pratica:

"In molti antichi codici si trovano definizioni di quest'arte, della quale dobbiamo conoscere
subito l'intenzione. ERMETE disse: l'Alchimia una sostanza corporea da uno e per uno, composta
con preziosa sottigliezza per decorazione alternata, raggiungente 1 'effetto nella stessa miscela
naturale, convertente in genere migliore. Un altro dice: una scienza che insegna a trasformare
ogni genere di metallo in un altro, per mezzo di una medicina propria, come appare da molti libri
filosofi. Perci da sapersi che una certa qual scienza cos chiamata da un filosofo di nome
ALCHIMO e quest'arte insegna a fare una medicina chiamata Elixir, la quale versata sopra metalli
imperfetti, li perfeziona completamente, e questo fu la causa perch fu inventata"
Il mitico Ermete egizio si pone definitivamente a capo della tradizione
iniziatica che da lui ha nome in Occidente, mentre il tentativo di dare
un'etimologia ingenua alla scienza operativa, dimostra un'incertezza che non
ancora risolta. Infatti, accettata la trasposizione dall'arabo 'al-kimya', per
questo si sono ipotizzate origini molto diverse. Si supposto venisse da un
greco 'chuma', fusione dei metalli; da un 'chemia', forma dell'egiziano km.t,
nero, da cui il paese nero, l'Egitto, ma anche, seguendo Mahdihassan, da un
cinese meridionale 'kimiya', succo che fa l'oro (8).

Avicenna in un'immagine tratta dal Viridarium Chymicum di Stolcius de Stolcemberg, Francoforte 1624.
L'epigramma di commento recita: "Egli diffuse nel mondo i segreti del magistero e frammischi dei simboli nei
suoi scritti. Congiungi il Rospo terrestre all'Aquila che vola, scorgerai il magistero della nostra arte.". Il mistero
delle origini dell'alchimia si riflette nei testi latini nell'uso di annoverare fra i padri dell'alchimia i pi diversi
personaggi celebri (mitici e storici) dell'antichit giudaico- biblica, dell'antichit cristiana, dell'antichit islamica
etc.

Questi dubbi non toccavano i Filosofi del medioevo, e uno splendido


manoscritto (9) ribadisce lorigine egizia e letimologia, in un'introduzione che
mescola norme operative all'elenco degli Adepti assisi in una sorta di Areopago
astrologico:
"E primo ERMETE TRISMEGISTO re filosofo che siede in Ariete, regn sull'Egitt: ha scritto
sulla corona: cos vero senza mendacio, che li vero de li veri. Nel libro: cos separerai il grosso
dal sottile, il fuoco dalla terra. Sulla coscia: la sua sostanza dalle terre inferiori. Nel piede
destro: cos credi e vediamo. Nell 'altro: perch senza fede impossibile pervenire.
Il nono sedente nel Sagittario fu ALCHIMO il quale tradusse in greco dall'ebraico per primo dal
quale(l 'Alchimia) pigli il nome. Ha scritto sulla corona: cos si estolle sopra l 'arcano di tutte le
scienze del mondo. Nel libro: cos faccia in un momento il capo e la coda senza fine. Nella coscia:
cos la luna percuota mille e il sole diecimila in mille suoi perfettissimi. Nel piede destro: cos togli

gli impedimenti nella protezione degli astri. Nell'altro: perch gli inferiori sono sudditi dei
superiori. "
Nell'esplosione ermetica del XVII secolo la riflessione storica si fa pi
attenta, ma non modifica gli assiomi di fondo, che danno all'Egitto e ad Ermete
l'inizio dell' Arte Sacra. Cos il Maier proprio da questi comincia il testo dedicato
all'esame della tradizione in Occidente (10).
Il primo posto, presso la Mensa Aurea, la Regale Vergine CHEMIA assegn ed attribu ad
ERMETE EGIZIO, in quanto suo vicer e Vicario. .
...che ERMETE non sia una persona fittizia, ma un antichissimo Filosofo
Egizio, detto Trismegisto dai greci, consta da innumerevoli prove e
circostanze.
Il medico dell'imperatore Rodolfo corrobora le sue affermazioni con date
piuttosto precise:
..egli (Ermete) visse nei tempi prima dei Faraoni, re d'Egitto all'incirca
nell'anno del Mondo 1956 (11), cio 300 anni dopo il diluvio, 2007 prima della
nascita di Cristo... Cosicch precedette I 'uscita di Abramo da Charan, citt
della Mesopotamia, di circa 44 anni: quest'epoca peraltro coincide con l'et in
cui Oceano, Osiride ed Iside, primi di dell'Egitto (seppure favolosi) si suppone
abbiano regnato, cio prima della Dinastia degli Egiziani, con la quale i pastori
cominciarono a presiedere al regno, nell 'Anno del Mondo 2139. .
Cinquant'anni pi tardi, il danese Oluf Borch, meglio noto come Olaus
Borrichius, pone la nascita dell'ermetismo prima del diluvio, e ne fa padre
Tubalcain qui aliis nationibus Vulcanus est (12). Pi propriamente ne riporta
l'origine e l'etimo secondo quanto ha letto in Zosimo Panopolitano, in un testo
manoscritto della Regia Biblioteca di Parigi, che narra:
"...Dicono, o donna, le Sacre Scritture, ossia i libri, che esista una certa
specie di geni che fa uso di donne. ...Questo dunque ricordano le Vecchie e
Divine Scritture, che gli Angeli attirati da desiderio di donne, insegnarono loro
tutte le opere della Natura. ...Da essi, tramandano le medesime Scritture
nacquero i Giganti. Pertanto il loro primo insegnamento su quest'arte ,
*chema*': chiamarono peraltro quel libro 'chema ': da cui anche chiamata c
la stessa arte CHEMIA.

Ermete, anzi THOYTH, incise


poi,
su
colonne
Iiteris
hieroglyphicis sed lingua Sacra
sive
Aegyptiaca
tutta
la
dottrina salvata cos dal Diluvio,
infine tradotta in greco da
Agathodemone, padre di Tat. Il
nome le venne dall'Egitto, terra
di
Cham:
.Chemia
quasi
chamia
dice
Borch
che
riassume in conclusione la
diffusione dell Arte Sacra:
...nella terra di Cham grazie a
Tubalcain...
dall
'Egitto
in
Grecia, e quindi nel Lazio, da
qui agli Arabi e ai Cinesi, infine
in Spagna, Gallia e quasi in
tutta Europa.. .
Evidentemente
i
filosofi
Ermetici, pi che a far storia,
badavano a trasmettere un
messaggio
tradizionale:
anch'essi dunque si rivelano
poco utili a chi, inesperto del
loro linguaggio, li voglia seguire
su percorsi cos scoscesi.

Shou-lao, personificazione taoista della


longevit. Secondo alcuni storici, l'alchimia
greco-alessandrina deriverebbe da quella
taoista.

Per tutti i veri curiosi di buona volont, ci proponiamo allora di descrivere


finalmente un accenno di vera storia ermetica. Diciamo accenno, perch
all'immaginarci capaci di un compito davvero immane, e al quale ci sentiamo
poco inclini, quale quello di scriverne una affatto completa, preferiamo l'opera
pi modesta che indichi qui e l una traccia, dia qualche suggerimento, segni
una via percorribile da chi lo voglia. E forse anche noi, con un minimo di
fIlosofica 'invidia', profitteremo dell'occasione, come i Vecchi Maestri, per
aggiungere un piccolo anello alla lunga, antica, onusta catena.
molto probabile che porsi il tema della Storia dell'ermetismo equivalga a
voler descrivere la stessa storia dell'umanit. Non crediamo infatti che sia mai
esistita una qualche forma di civilt, che non abbia ospitato, in forma pi o
meno palese, un nucleo che possiamo definire ermetico.
Perch la nostra affermazione risulti pi precisa, diciamo che ci pare di poter
individuare una cultura ermetica, se si presentano le caratteristiche seguenti;

1 - la convinzione che esista una energia vivificante e intelligente


(consapevole) che permea ed all'origine della manifestazione universale, e, in
particolare, di quel fenomeno che chiamano vita (13).
2 - la credenza in una possibile forma di immoralit fisica dell'essere umano.
3 - una rappresentazione del mondo, sottomesso ad una legge intangibile
(fato, heimarmene, ecc).
4 - l'esistenza di una tecnologia metallurgica sufficientemente evoluta (14).
Ognuna di queste quattro caratteristiche pu essere esistita in un particolare
periodo e luogo, singolarmente o associata a qualcuna delle altre, ma solo la
presenza contemporanea di tutte, permette uno sviluppo completo, teorico e
pratico, dell'ermetismo.
Se ora ci volgiamo ai documenti che la storia ufficiale ci propone, dobbiamo
constatare che solo a partire dal VII, VI secolo a.C. possiamo parlare di storia in
senso proprio. Abbiamo poi delle informazioni frammentarie e variamente
interpretate, che risalgono all'inizio del 3 millennio a.C.. Al di l di questa
barriera, non vi pi nulla che si possa considerare storia in nessun senso.
una constatazione gi fatta da altri, su cui non ritorneremo, e che ha a che fare
con la teoria dei cicli ripetuti di distruzione parziale della superficie terrestre,
che fa tuttavia parte dell'insegnamento tradizionale che stiamo 'studiando.
Qui, a sfatare alcuni luoghi comuni sull'uomo preistorico, che lo vedono
simile a certi miserevoli primitivi che sopravvivono nelle foreste tropicali,
conviene: una breve deviazione sulla pi antica metallurgia (15).
Le notizie su miniere preistoriche sono scarse perch per lo pi cancellate
dall'attivit mineraria successiva: appare comunque certo che l'estrazione dei
minerali era regolarmente praticata sin dal Paleolitico superiore, cio almeno
10.000 anni fa, quindi molto tempo prima della cosiddetta et dei metalli (16).
Un esempio sono le testimonianze di estrazione del cinabro (solfuro di
mercurio) a Vina, nei pressi dell'attuale Belgrado.
La pi antica metallurgia certamente quella del piombo. Il pi comune tra i
suoi minerali, la galena (solfuro di piombo) si fonde cos facilmente che basta
ad ottenere il metallo un fuoco di legna secca o di carbone di legna all'aperto,
con temperature inferiori a 800C (17). I documenti pi antichi su questo
procedimento risalgono al 6500 a.C. a atal Huyuk in Asia Minore. Altri reperti
in Iraq, Iran e in Egitto suggeriscono tutti per la fusione del piombo una
notevole diffusione e un inizio nel VII millennio a.C.
In realt probabile che pi del piombo, interessasse l'argento spesso
presente sia nella galena, sia in vari minerali complessi di piombo-antimonioargento. Numerosi manufatti di argento del IV millennio si sono trovati a Biblo,
nel Libano, in Palestina, a Ur e Warka in Mesopotamia, a Beycesultan, Alikar
Hyk e Korukustan in Asia Minore.

Un altro mitico "padre dell'alchimia ": Morieno


Romano (Viridarium Chymicum op. cit.). A questo
personaggio
la
tradizione
attribuisce
la
trasmissione del sapere alchemico al principe arabo
Calid. Il trattato che espone il presunto colloquio
tra Morieno e Calid fu tradotto dall'arabo in latino
nel XII sec., probabilmente da Roberto di Chester:
quest'episodio posto da taluni studiosi come
l'inizio dell'effettiva diffusione dell'alchimia
nell'occidente medievale.

Il processo per ottenere l'argento


passava per la diffusione dei
minerali di piombo: i due metalli
si liquefano insieme, mentre altri
elementi presenti nel minerale,
come ferro, manganese, silicio,
calcio
e
alluminio,
passano
principalmente
nelle
scorie.
L'argento
deve
essere
poi
separato dal piombo e questo
avviene
per
mezzo
del
procedimento
noto
come
COPPELLAZIONE. La
lega di
piombo e argento viene fusa in un
crogiolo e mantenuta ad una
temperatura abbastanza elevata,
mentre su di essa viene soffiata
aria. L'aria ossida il piombo,
trasformandolo
in
litargirio
(monossido di piombo).
Le impurit come rame, stagno,
antimonio arsenico e bismuto,
vengono anch'esse in gran parte
ossidate; non l'argento, che per lo
pi contiene anche una traccia
d'oro.

Una volta che il litargirio sia stato assorbito dalle pareti del crogiolo (o
eliminato con mezzi meccanici) rimane come residuo un globulo fuso di metallo
nobile. L'argento cos ottenuto contiene sempre una quantit residua di
piombo, che pu variare dal 2 allo 0,05%. Il coperchio di uno scrigno in argento,
proveniente da Nagada in Egitto, del 3600 a.C., ha mostrato all'analisi un
contenuto di piombo dello 0,45%, ed perci sicuramente un esempio di
metallo ottenuto per coppellazione. Ci siamo dilungati su questo processo, in
uso ancora oggi, e che appare dunque noto sin dalla pi remota antichit, per
notare che una civilt che lo pratichi, non solo ha evidentemente raggiunto un
livello tecnologico piuttosto raffinato, ma non pu essere ingannata con leghe
che simulino oro o argento: la coppellazione infatti, anche il metodo pi certo
per riconoscere i metalli preziosi, e separarli da impurezze, Resta da chiedersi
quanto una mitologia che narra di Crono- Saturno, il piombo, che mangia tutti i
suoi figli, i metalli non nobili, ma non Zeus, il metallo nobile non ossidabile, sia
stata influenzata da queste conoscenze metallurgiche. Ma un tema che per
ora rinviamo.

Alla fine del V millennio a.C. abbiamo testimonianze di una metallurgia del
rame evoluta, alimentata da una propria industria mineraria. Una miniera
sfruttata certamente sin dalla seconda met del V millennio a Rudna Glava,
in Iugoslavia; nel pressi del confine con la Romania. Non lontano, ad Ai Bunar in
Bulgaria, giacimenti di rame furono sfruttati molto presto, mediante la tecnica
dell'estrazione a cielo aperto (18). Antiche miniere di rame sono note anche in
altre parti d'Europa. Una di esse stata scoperta a Chinflon in Spagna. Fuori
dall'Europa, nell'area di Veshnovch nell'Iran, il minerale veniva estratto da una
miniera con gallerie sotterranee lunghe 40 metri. Un'altra antica miniera di
rame nell' Asia Occidentale quella di Kozlu, nella Turchia centrale, i cui pozzi
avrebbero una profondit di 50 metri.
Notiamo che ottenere il rame dai suoi minerali piuttosto difficile. I minerali
pi comuni sono la malachite, l'azzurrite e la calcopirite. I primi due possono
essere ridotti a metallo a temperature molto inferiori al punto di fusione del
rame (1083 "C) ma questo resta disseminato e non disponibile, sinch la
temperatura non salga abbastanza per fonderlo e trasformare la ganga,
costituita da minerali rocciosi, nello stato di scoria fluida: il risultato si presenta
con due liquidi non miscibili sul fondo della fornace. La fusione di tutti questi
minerali richiede una temperatura intorno ai 1200C. La calcopirite, che era la
pi usata, richiede un arrostimento precedente.
I primi fonditori del Mediterraneo Orientale generalmente procedevano
riempiendo un forno di pietra con stati alternati di carbone di legna e di
minerale combinato con un fondente. Questo, nel forno caldo, tendeva a
combinarsi con la ganga e la allontanava dal metallo. In molti minerali la scoria
era costituita da ossido di silicio in varie forme. Il fondente appropriato era
allora un ossido di ferro, l'ematite, che alla temperatura del forno si combinava
con la silice formando un silicato di ferro. Se il minerale di partenza aveva una
percentuale significativa di arsenico, ci che si otteneva non era rame, ma del
bronzo naturale, che aveva il vantaggio di possedere una maggior durezza: si
preferivano perci minerali di rame arsenicale sinch, nel II millennio, non si
scopr che lo stagno induriva il rame al pari dell'arsenico con minor tossicit.
Nei primi anni del secondo millennio la produzione di bronzo allo stagno aveva
superato quella di bronzo all'arsenico.
Verso la fine del II millennio il ferro cominci a sostituire il bronzo nella
produzione di utensili ed armi, ma questa non va considerata un'innovazione
tecnologica, quanto piuttosto la risposta ad un'improvvisa scarsit di bronzo,
probabilmente dovuta ad un'interruzione nel rifornimento di stagno: il bronzo
infatti presentava rispetto al ferro vantaggi considerevoli, e quindi solo la
necessit pu spiegare questa sostituzione insoddisfacente.
I primi lavoratori metallurgici infatti estraevano il ferro da minerali,
soprattutto ematite e magnetite, per mezzo di un processo molto simile a
quello usato per ottenere il rame. Vi era per una notevole differenza. Il ferro
non fonde a temperature inferiori a 1537C e la massima temperatura
raggiungibile nei forni in uso all'epoca era di circa 1200C. La fusione del
minerale di ferro a quella temperatura non d un bagno di metallo fuso, ma
una massa spugnosa mista a ossido e silicato di ferro. In seguito la martellatura
alla forgia trasformava, con una specie di spremitura meccanica, il massello di

ferro poroso in una struttura continua di particelle di ferro qua e l interrotta da


inclusioni di scoria non eliminata. Questo era il materiale di partenza da cui il
fabbro ricavava poi oggetti con ulteriore riscaldamento e martellatura. Ci che
il fabbro si trovava a dover lavorare era un cattivo succedaneo del bronzo.
Infatti il ferro cos ottenuto un metallo dolce, decisamente meno resistente
(19). Si consideri poi che il bronzo poteva essere fuso alle temperature
raggiungibili all'epoca e che si corrode lentamente, mentre il ferro si corrode
rapidamente con danni spesso gravi. Si comprende dunque come non si sia
trattato di un progresso, almeno per quel periodo (20), anche se allora dovette
certamente incominciare uno studio teso a migliorare le prestazioni del ferro e
per aumentare la temperatura dei forni, che condusse nel tempo a risultati
validi.
Ci resta dunque, per concludere, dalle profonde nebbie di questa autentica
preistoria che possiamo studiare solo per indizi e tracce, l'immagine di un
mondo evoluto, provvisto di una tecnologia per nulla rudimentale, che ha
acquisito una notevole dimestichezza con processi di fornace e metallurgici,
che sa riconoscere e manipolare composti chimici, i cui resti preziosi
testimoniano di civilt non certo primitive.
Questa la fredda descrizione tecnica, la stessa suggerisce pi calde visioni,
per quanto solo supposte e mai provate.
Ci pare di poter sognare qui operai "benvoluti" che avvertono, in cave oscure
che la lucerna appena illumina, l'empito vitale che a pochi dato riconoscere
nella "materia inerte". Li vediamo toccare toccati, manipolare manipolati,
osservare osservati, in una sempre pi ampia consapevolezza che climi pi miti
e aure pi propizie favoriscono e non ostacolano. Li sentiamo stupiti, chini sui
forni, non ancora assordati da progressi improbabili, udire i lamenti del
minerale torturato, le grida del metallo liberato. Li scorgiamo sognare titaniche
lotte, uccisioni, morti e vendette, vergini e eroi, incesti e nozze sacrali, fiamme
divoratrici, fiati velenosi e nascite miracolose. Li scopriamo nascosti in tende
sui monti, accoglienti e protette, cuocere lentamente a dolce fuoco di lampada
viventi amalgame, olenti e profumati miscugli, in pacifiche notti rugiadose di
primavere clementi. Li vediamo, fabbri proscritti e zoppi, mal sopportati,
iniziare pochi destinati all'emarginazione invidiosa, che gi disprezza e teme,
inventare sacerdozi e templi, miti e religioni, per nascondere ai molti e
insegnare ai pochi...
Un sogno, senza dimostrazioni, senza prove, senza alcuna utilit, piccola
parentesi che il lettore indulgente ci avr perdonato.
Ponendoci ora all'inizio del periodo esaminabile, incontriamo due grandi
centri di civilt: quello del bacino dell'Eufrate e quello del basso corso del Nilo.
Tra i due Corrono rapporti molto precisi, ed entrambi hanno la curiosa
caratteristica di affacciarsi sulla scena del mondo con un sistema dottrinale,
religioso e scientifico unitario e gi completo sin dall'inizio del periodo. Nel
seguito non si nota alcun progresso, ma solo decadenza, mentre siamo
costretti a presupporre un lungo sviluppo antecedente, di cui non resta alcuna
traccia.

Dei due, ci interessa particolarmente quello sumero-babilonese (21 ), perch


vi troviamo l' origine di buona parte di quel simbolismo che si trasmetter
intatto nei millenni sino ad oggi.
Esaminiamo innanzitutto la teoria (22). Nasce nella Babilonia la cultura
sacerdotale: i principi fondamentali sono tutti fondati sulla convinzione che il
mondo, la manifestazione fenomenica, basato su una energia
compenetrante, chiamata ME, che imprime vita e movimento alla realizzazione
materiale secondo un processo dominato dalla necessit (23). Tutto ci che ,
non che materializzazione di questa energia spirituale, che a sua volta
emanata direttamente dalla divinit, se addirittura non vi si identifica.
Di conseguenza una sottile struttura di invisibili relazioni collega tutto ci
che esiste, dal fenomeno pi grande al pi piccolo, in una rete apparentemente
inestricabile di simpatie, che il sapiente soltanto sa discernere, comprendere
e, se il caso, utilizzare. Lo studio degli astri allora non fine a se stesso, ma
nell'armonico succedersi dei movimenti planetari, per chi sa leggere e tradurre,
si riconosce la forma pi chiaramente manifestata di questa legge universale e
si traggono informazioni sul mondo inferiore.

Foglio di un manoscritto alchemico arabo del XVII sec.

Una prima triade la massima manifestazione rivelata: si concretizza in


Sole, Luna e Venere, dove Luna padre, Sole figlio e Venere figlia e sposa di
entrambi. il primo esempio storico di quello che si chiamer in tempi pi tardi
l'incesto filosofale, cos come dei tre principi che stanno a fondamento della
creazione.
Agli altri pianeti sono affidate le direzioni spaziali, che conviene ripetere a
favore di chi voglia penetrare il simbolismo di certe costruzioni medievali.
Occidente a Mercurio, meridione a Saturno, oriente a Giove, settentrione a

Marte. A Venere spetta l'alto, al Sole, forza tenebrosa, appartiene il mondo


infernale.
Ogni pianeta ha un colore: nero Saturno, giallo Giove, rosso Marte, porpora
Sole, bianco Venere, azzurro Mercurio, verde Luna,
Mercurio occidentale guida dei morti, conduce agli inferi le anime dei
trapassati. anche luna calante, come stella della sera. Marte pianeta lunare,
luna piena. Saturno solare, luna in posizione di sole o luna nuova.
Al tempo dell'equinozio, la pi evidente immagine astrale, la Croce, era
visibile nel cielo di Babilonia, per scomparire al tempo del solstizio. Questa
dunque la Conclusione per antonomasia: nei documenti si mette la croce per
Indicare che lo scritto finito: l'ultimo segno grafico della scrittura una croce
ed ha per nome adempimento, fine, cio TAM, o, secondo la pronuncia
babilonese, accolta anche dagli ebrei, T A W.
Il mito annuale del dio, si conclude al termine dell'orbita col dio appeso alla
croce.
Risuonano antichi accordi, armonie purissime, canoni su cui per millenni si
eserciter il virtuosismo di misteriosi musicisti, che ripeteranno in infinite
variazioni la stessa melodia, che non si pu cambiare, perch l'essenza
stessa dell arte della Musica.
Non riconosciamo forse nella scala cromatica dei pianeti e metalli, la
successione stessa dei colori alchemici? Nella giusta collocazione, nel corretto
succedersi, cos come si manifestano attraverso il vetro, da Babilonia al
cimitero dei Santi Innocenti dove, quattro millenni pi tardi, dice Nicolas
Flamel:
"...j'ai aussi mis contre la muraille, d'un & d'austre cost, une procession en laquelle sont
reprsentes par ordre toutes les couleurs de la Pierre ainsi qu'elles viennent & finissent, avec cette
inscription francaise :
MOULT PLAIST A DIEU PROCESSION S'ELLE EST FAICTE EN DEVOTION-. "
... Ho anche messo contro il muro, da entrambi i lati, una processione nella
quale sono rappresentati in ordine tutti i colori della Pietra, cos come vengono
e finiscono, con questa iscrizione francese:
PIACE MOLTO A DIO PROCESSIONE S'ESSA FATTA IN DEVOZIONE- (24).

Il mitico Hermes Trismegisto, "padre eccellente" dell'alchimia (Viridarium Chymicum op. cit.)

Un'ipotesi di prassi alchemica prevede, come si gi detto, una tecnologia


utilizzabile. In effetti abbiamo gi parlato delle conoscenze metallurgiche. Alt
informazioni su operazioni chimiche si traggono da testi che descrivono la
preparazione farmaci per uso medico. Una tavoletta cuneiforme della fine del III
millennio dice:
Purifica e polverizza la (pelle di un) serpente d'acqua; versa acqua sulla pianta AMAM"
SHDUBKASKAL, su radice di mirto, alkali polverizzato, orzo e resina polverizzata , abete. Fai
bollire. Lascia decantare il liquido, (estratto)..
Dalla stessa tavoletta, un'altra prescrizione dice Purifica, polverizza la... .di
una vacca. Versa acqua su un ramo di mirto, una pianta stella , la radice dell
albero AB, una mela secca, e il sale IB. Fa bollire. Filtra il liquido. Lava col
filtrato. Aggiungi salnitro e la pianta... (25)
Pi interessante, un testo di contabilit, che riporta:
Due anelli d'argento, ciascuno del valore di 5 'shekel', del peso di 9 5/6
'shekel' meno 3 grani, il suo riscaldamento col fuoco uguale a 60 grani, e la sua
quantit lasciata uguale a 23 grani
Qui appare una prima operazione, evidentemente una fusione in cui si
ossidavano il litargirio le impurezze plumbee che si volatilizzavano, seguita da
una coppellazione in cui una piccola quantit di materiale era persa nei fori
della coppella (26).
Per quanto riguarda i materiali noti e catalogati, una tavoletta elenca una
lista su cui leggiamo:
Oro, colore, orpimento, polvere bianca di allume, polvere nera, a/lume e
gesso
Un'altra lista contiene nomi di differenti leghe d'oro:
Oro, oro verde, oro fino, oro bianco, oro rosso, oro sopraffino, oro raffinato
Sin dal terzo millennio abbiamo liste di Strumenti che ci danno l'idea di un
apparato chimico molto completo: vasi da fusione, apparati per filtrare, vasi

separatori, alambicchi, sublimatori e apparati di estrazione cos come molti altri


tipi di strumentazione sono stati riconosciuti negli artefatti scoperti (27).
Nel I millennio la lista dei prodotti chimici include: sale comune, salgemma
rosso, calce, salnitro, carbonato di soda, sale armoniaco, alkali dalle piante,
gesso, mercurio dal cinabro, allume, zolfo nero e giallo, bitume, varie forme di
arsenico, ossido di rame rosso e nero, crisocolla, acetato di rame, ossidi di
zinco, ossidi di ferro, ematite, minerale magnetico di ferro, piriti ferrose (che
procurano vetriolo), solfuri di ferro, solfato di rame e probabilmente acido
solforico ottenuto dal vetriolo verde (chiamato HANNABAHRU).
Come si vede, ci troviamo in presenza di una tecnologia sufficientemente,
anzi abbondantemente, completa per immaginare tutti i possibili procedimenti
alchemici noti, Altri testi suggeriscono l'esistenza di una teoria squisitamente
ermetica: quella della Terra Madre, nel cui ventre i minerali crescono come
embrioni in gestazione e, se lasciati stare, giungono a maturazione e
perfezione. In particolare, una dettagliata istruzione sulla fabbricazione di un
forno, utilizza il termine 'KU-BU', embrione, feto, inteso come l'insieme dei
minerali disposti perla fusione nel forno, assimilato alla matrice (28).
Il testo, che appartiene alla biblioteca di Assurbanipal, dice:
Quando disporrai il piano di un forno per minerali (kubu), tu cercherai un
giorno favorevole in un mese favorevole, e allora disporrai il piano del forno.
Dopo che il forno stato orientato e tu ti sei messo all'opera, poni gli embrioni
divini nella cappa del forno: un altro, un estraneo non deve entrare, ne alcuno
impuro deve camminare davanti a loro: tu devi offrire le libagioni dovute
davanti a loro: il giorno in cui depositerai il 'minerale' nel forno, tu farai un
sacrificio davanti all'embrione; tu poserai un incensiere con incenso di pino; tu
verserai della birra 'kurunno' davanti a loro. Tu accenderai un fuoco sotto il
forno e depositerai il 'minerale 'nel forno. Gli uomini che condurrai per aver
cura del forno si devono purificare e (dopo) tu li stabilirai per aver cura del
forno. La legna che tu brucerai sotto il forno sar dello storace (sarbatu),
spesso, in grossi ceppi, senza scorza, che non sono stati esposti in fascine, ma
conservati sotto una coperta di pelle, tagliati nel mese di Ah. Questa legna sar
messa nel tuo forno.
Comunque si voglia interpretare questo documento, appare evidente che
rappresenta una sacralit in cui le pi minute operazioni metallurgiche
assumono un significato non comune. testimonianza di esperienze vissute e
concrete. Qualunque alchimista operativo, millenni pi tardi, ne confermerebbe
il valore, probabilmente con un discreto sorriso di compiacimento.

Ritratto immaginario del filosofo greco Democrito come alchimista (Viridarium Chymicum op. cit.). Sotto
l'immagine scritto: "Democrito prorompeva in grandi risate, ridendo della vanit della mente umana. Aveva lui
lieto scoperto lontani approdi, di poi venne in possesso delle molteplici forze della Natura. Affinch il mobile
spirito sia dispogliato dal denso corpo, provvederanno ignei farmachi con regola costante.".

Questa sacralit attribuita ad operazioni che paiono solo chimiche, si pu


dedurre anche da un altro testo, lo scritto di un mastro vetraio. Si tratta di
Liballit- Marduk, figlio di Ussur-an-Marduk, sacerdote di Marduk in Babilonia.
Contiene ricette per fare smalti da rame e piombo. Interessa qui che l'autore
sia di casta sacerdotale, e che gi anticipi il gergo criptico degli ermetisti
posteriori, esprimendo chiara la volont di celare la sua scienza a chi non lo
meriti.
Tuttavia nel mito che potremmo pi facilmente individuare il vero inizio di
un linguaggio che trascende la tecnica operativa, e la rivela nella sua pienezza
al solo iniziato. Tralasciamo per ora la famosa epopea di Gilgamesh,
trattenendone solo il chiaro riferimento ad una bevanda di immortalit.
Leggiamo piuttosto l'orgogliosa iscrizione che Sargon, il grande imperatore
lasci a memoria, conservata nei secoli. Ne sottolineiamo le parole chiave:
"..Sargon il potente, il re di Accad io sono. Mia madre era una sacerdotessa
vergine, mio padre ignoto. Il fratello di mio padre abitava sulle montagne. Nella
citt di Azupirani, sulla riva dell'Eufrate mi port mia madre, la Vestale. Ella
nascostamente mi diede alla luce. Mi mise in un recipiente, che chiuse con
bitume, e mi abbandon al fiume. La corrente mi trascin via e mi port da Akki,
l'acquaiolo. Akki, l'acquaiolo, fece di me un giardiniere. La mia attivit come
giardiniere piacque ad Ishtar, e io divenni re e regnai per quarantacinque anni.
La favola appare dunque davvero antica. Nel tempo ne misuriamo le
numerose varianti. Il padre ignoto un dio, dei venti, delle tempeste, della
guerra. Oppure decisamente lo stesso Spirito Divino. La vergine, sar
principessa, o lupa, a memoria dei numerosi amplessi che non l'intaccano.
L'artigiano si fa falegname o fabbro. L 'involucro pu mutarsi in grotta o
caverna. Il giardino o compimento., pu diventare croce o supplizio. La
sostanza non cambia.
Della trama ermetica che la sostiene, possiamo dare il disegno, che traccia
le operazioni conclusive dell'Opera:

Nasce il piccolo sole ermetico, il regulus, il reuccio, dal mercurio sempre


vergine e dal solfo segreto, che non si manifesta mai agli occhi dell'operatore se
non dai risultati. La madre lo porta sulle acque del mare dei Saggi, in una
generazione coperta dalle pi oscure tenebre. Qui sorge racchiuso in un involucro
che la stessa condensazione delle acque superiori, cio di quell acqua secca,
definita come l'artigiano stesso dell'opera, il 'leale servitore', estratto dall' acqua,
grazie all' artigiano delle acque, si riveste dapprima di tutti i colori, sino allo
sbocciare conclusivo, nel giardinetto ermetico, del giglio e della rosa, i due
splendidi fiori, che consacrano, con il benvolere della Natura, la somma regalit
con la corona dell'Adepto.
Non vi allegoria in questa trama, se non per chi ne rifiuti il reale incanto.
Nei secoli, nei millenni, in lunghe notti di veglia, pazienti e fortunati Artisti
hanno visto il miracolo, e lo hanno ritrascritto fedeli, annunciando che sulla
Terra, nel periodo propizio, ogni anno avviene la grande Epifania, per gli
uomini di buona volont.

Una delle rare figure femminili dell'alchimia: Maria l'Ebrea, la sorella di Mos cui si fa cenno nell'antico
testamento (Viridarium Chymicum, op. cit). La trasformazione della mitica Maria nell'antenata dell'alchimia
risale ad una tradizione piuttosto antica. In un trattato "firmato" da Maria l'Ebrea descritto quel particolare
processo di cottura che ancora oggi chiamato "Bagnomaria".

Note:
(1) Fra queste va certamente ricordato, di Elemire Zolla, Le meraviglie della natura,
Milano 1975.
(2) In particolare del Berthelot: Introduction I'etude de la cbimie des Anciens et du
Moyen Age, Paris 1889; Les origines de l'Alchimie, Paris 1885; La chimie au Moyen Age,
Paris M.DCC.XCIII.
(3) F.Sherwood Tavlor: A survey Qf Greek Alchemy. citato da M.Eliade.
(4) Tra l'altro in greco theion significa 'zolfo', ma anche 'divino', proveniente
dalla divinit, 'Sacro', in modo aggettivo, e 'divinit', 'natura o essere divino'
come sostantivo. Il che dovrebbe indurre a caute riflessioni.

(5) In realt Jung era stato preceduto da H. Silberer, allievo di Freud che a sua
volta aveva ripreso temi sviluppato da E. A. Hitchook, generale statunitense,
erudito e massone influenzato da Swedemborg. Sono le opere di Jung e dei
suoi allievi comunque a guidare ormai questa tendenza. Per questi problemi
vedi A History of psychological interpretation of Alchemy di L. H. Msartin jr., in Ambix vol
22 n1, marzo 1975
(6) Non daremo indicazioni bibliografiche, peraltro facilmente accessibili. Non
possiamo per non ricordare La tradizione ermetica di J. Evola, non fosse che
per la notevole ilarit che ci ha procurato la lettura di alcuni brani, in un testo
eccezionale, oltre che per la noia profonda che ispira, per lidiozia delle dottrine
socio-politiche sottintese.
(7) Speculum minus alchimiae Bibl. Univ. Bologna 153, cap. 1 Sec. XIII
(8) Ne riparleremo con pi dettagli nellesame dellantica alchimia cinese. E
certamente unipotesi suggestiva.
(9) Liber Laureatus, R. Bibl. Cas. 1477, n. 1: Guglielmi Philosophi liber de
Monade inc. Unus Deus in essentia. . Studiato particolarmente da Carbonelli,
vedi Sulle fonti storiche della Chimica e dellAlchimia in Italia, Roma 1925.
(10) Symbola Aurea Mensae duodecim nationum.Autore Michaele
Maiero
Francofurti.MDCXVII, lib. 1 : Hermetis Aegiptiorum regis et antesignani
Symbolum: Sol est eius coniugii pater et alba Luna Mater, tertius succedit, ut gubernator, Ignis
(11) Si intende, dalla creazione del mondo
(12) Jo. Jacobi Magneti Bibliotheca Chemica Curiosa, seu rerum ad Alchimiam
pertinentium Thesaurus instructissimusGenevae MDCCII Tomus Primis, lib 1, Sectio
prima De Alchimiae ac Primariorum in ea Scriptorum historia Subsectio
prima: De hortu & progressu Chemiae Dissertatio Autore Olao Borrichio
medico regio & in Accademia Hasniens Professore publico.
(13) Uso qui una terminologia forzatamente imprecisa, per non appesantire il
discorso. Le parole vanno quindi intese nel loro senso pi ingenuo. Prima fra
tutte energia.
(14) Almeno la metallurgia del bronzo. Vedremo che ad una tecnologia che non
conosca ancora la fusione del ferro, corrispondono forzatamente metodi
alchemici, pi tardi compresi sotto il generico nome di via umida.
(15) Per questa parte vedi in particolare: L.B. Iovanovic Le origini dell'estrazione del
rame in Europa, Le Scienze., n. 143. N.H.Gale e Z.Stos-Gale Piombo e Argento
nell'antico Egeo Le Scienze. n.156. R.Maddin, G.D.Muhly e T.S.Wheeler Come ebbe
inizio l'et del ferro, Le Scienze. n.113 e la bibliografia citata.
(16) Linizio dellet del bronzo antica (EBI) si pone intorno al 350 a. C.

(17) Questa temperatura molto superiore al punto di fusione del piombo


metallico che di 327 C.
(18) Cultura di Karanovo VI, tardo Calcolitico.
(19) Questo ferro ha una resistenza a trazione di circa 28 kg.\mm2 , solo di
poco superiore a quella del rame puro (22 kg.\mm2). Il processo di
incrudimento causato dalla continua martellatura pu portarne la resistenza a
70 kg.\mm2. Tuttavia un bronzo all11% di stagno ha, allo stato di getto, una
resistenza a trazione di 48 kg.\mm2 , che dopo la lavorazione a freddo pu
raggiungere 84 kg.\mm2.
(20) Il ferro non venne fuso prima della met del primo millennio a. C. , quando
il processo fu realizzato per la prima volta dai cinesi in estremo oriente.
(21) Per semplicit non discuteremo qui del difficile e controverso problema
dell'attribuzione alla cultura sumera o a quella semita che le succedette, delle
singole caratteristiche notate. Siamo comunque convinti che l'insegnamento
originario sumero sia stato solo parzialmente deformato dai popoli successivi.
(22) Per quel che segue vedi, tra l'altro: Hugo Winkler, La cultura spirituale di
Babilonia, Ed. Rizzoli, Milano 1980; H.C.Puech, Storia delle religioni, vol.I, Ed.
Laterza, Bari 1970.
(23) Anche i decreti reali hanno il nome di me per analogia.
(24) N. Flamel Les Figures Hieroglyphiques , in Trois Traictez de la Philosophie
Naturelle.par P. Arnaud, Sieur de la chevallerie Poicteuin Paris MDCXII
(25) Martin Levery, Research sources in ancient Mesopotamian chemistry. Ambix VI, 3
(26) Ibidem
(27) R. Campbell Thompson A Survey of the chemistry of Assyria in the Seventh Century
b.C. in Ambix, II, 1
(28) M. Eliade Forgeron et Alchimistes, Paris 1977

Per una storia della filosofia ermetica \ 2

L'ALCHIMIA NELLA TERRA DELLE


PIRAMIDI
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 41 (ottobre 1989), pp. 22-31, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.

Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a
ripubblicare e diffondere nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti
sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta. Lucarelli, dopo aver valutato il progetto,
acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore delliniziativa. Gli sarebbe
piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue nuove
conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005,
Paolo Lucarelli ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta,
Airesis offre lestremo omaggio alla memoria dello studioso e discepolo della Filosofia
Ermetica.
Al di l della tradizione, che ha sempre considerato il Regno dei Faraoni come la culla
dell'alchimia, fino a che punto la religione e la scienza dell'antico Egitto contribuirono a
determinare i principi dell'Arte alchemica?

Thot, il Dio egizio dalla testa di Ibis (santuario di Amon, Karnak) alm quale si attribuiva l' "invenzione" di tutte
le scienze, alchimia compresa.

Parallela, speculare alla civilt dell'Eufrate, sorge, altrettanto improvvisa e


splendida, quella del Nilo. I due fiumi scorrono l'uno in senso inverso all'altro.
Quello egizio da meridione a settentrione, caratteristica singolare, fonte di
curiosa meraviglia ed ammirazione per il mondo antico.
Erodoto, affascinante pettegolo della storia, non manc di considerarne le
conseguenze sul carattere e la vita, in una pagina famosa di cui citiamo solo
alcuni brani:
...Gli Egiziani in generale hanno adottato usi e costumi tutti contrari a quelli
degli altri uomini... Gli uomini portano i carichi sulla testa, le donne sulle spalle.
Le donne orinano in piedi, gli uomini stando accucciati... non vi donna che
faccia da sacerdotessa ad alcuna divinit, sia maschile o femminile; sono gli
uomini che esercitano il sacerdozio per tutti gli dei e tutte le dee... i sacerdoti
degli dei, nelle altre nazioni, coltivano la chioma, in Egitto invece se la
tagliano... (1).
Notiamo noi, ora, di questa inversione, che se i mesopotamici volsero
l'attenzione al cielo con un affetto tutto particolare per il culto astrale,
l'egiziano spost lo sguardo verso la terra, anzi nella profondit di questa.
Sull'Eufrate il cielo maschio, femmina la terra. Per i nilotici, maschia la
terra, femmineo il cielo, non per contraddire, ma per opporre sullo stesso
fondamento, una via di ricerca alternativa e simile. Non a caso, il testo pi
interessante che ci ha lasciato questa civilt, descrive dettagliatamente il
mondo infernale e sotterraneo. Potremmo quasi dire, avessimo prove certe per
i tempi pi antichi, che ai Babilonesi fu congeniale, dei due principi ermetici, il
mercuriale; agli Egizi il sulfureo.
Tuttavia ammettiamo che i dati di cui disponiamo sono pochi, o, per meglio
dire, che i tanti sono ambigui, di varia interpretazione, mai diretti. Mancano
informazioni precise su conoscenze scientifiche egizie, anche se piramidi,
templi, gestione del territorio, oggetti d'uso, calendari ed altro ancora, stanno a
testimoniarne l'esistenza certa, di tale valore da stupire i contemporanei e
ancora le civilt pi tarde.
Resta qualche ricetta, qualche tecnica di costruzione, qualche trattato
medico. In questi leggiamo che i pi antichi sapevano l'uso dei punti, delle
filacce, del cauterio, delle stecche a sistemare fratture, di alcune operazioni
chirurgiche anche complesse. Notiamo che la cosiddetta magia in realt
pare, da questi documenti, avere avuto valore affatto secondario. Si parla
piuttosto di applicazioni di unguenti, di decotti di piante, di cure dietetiche, che
non di scongiuri e simili (2). Colpisce un atteggiamento sostanzialmente laico,
che, di fronte a manifestazioni morbose non facilmente diagnosticabili, mostra
una pregevole prudenza, senza proporre spiegazioni demoniche o paranormali.
Cos come illustra bene una singolare affermazione che qui riferiamo: Il
calcolo accurato: la porta di accesso alla conoscenza di tutte le cose ed agli
oscuri misteri (3).

In altro campo, evidente che gli antichi egizi ebbero buone conoscenze
astronomiche. Restano diagrammi celesti sin dall'inizio del III millennio. Era
noto il fenomeno equinoziale. indiscutibile, dai resti templari e dalle
rivelazioni delle piramidi, l'abilit nello stabilire orientamenti mirati a certe
culminazioni stellari o eliache. Rest famoso, sino ad epoca rinascimentale, il
sistema di 36 Decani, almeno della III Dinastia, con la divisione dell'anno nel
corretto numero di giorni, che Cesare trasfer nel mondo romano, e noi usiamo
ora con poche correzioni.
scontato, non fosse che per gli scambi commerciali, che le conoscenze e le
arti che abbiamo gi citato per il mondo pi antico e per Babilonia in
particolare, fossero condivise (4). Anche se, lo ripetiamo, in Egitto appare
minore l'influenza di un pensiero magico che deformi le esperienze acquisite.
Isidoro di Siviglia pone gli Egiziani a fondamento dell'astronomia e i Caldei
dell'astrologia, distinguendole gi come noi oggi facciamo (5).
In questo senso l'Egizio pi antico parrebbe davvero ermetico, nel suo
essere pi un fisico che un mistico, volendo qui definire in qualche modo
impreciso questi due fraterni punti di prospettiva.
Un alchimista bizantino, su cui dovremmo tornare per l'importanza dei testi
che ha lasciato, descrive questi due mondi spirituali, attribuendone uno ad
Ermete, per l'Egitto, l'altro a Zoroastro, in cui riassume tutta la tradizione iranomesopotamica: Ermete e Zoroastro hanno detto che la razza dei filosofi era al
di sopra della Fatalit poich essi n si rallegrano della felicit che essa porta...
n sono colpiti dai mali che essa invia... Zoroastro dichiara non senza
pretenzione, che grazie alla conoscenza di tutti gli esseri dell'alto e la virt
magica dei suoni corporei, si allontanano da s tutti i mali della Fatalit, sia
quelli particolari che quelli universali. Ermete al contrario... attacca la stessa
magia, perch egli dice che non bisogna che l'uomo spirituale, quello che
riconosce s stesso, raddrizzi qualcosa per mezzo della magia, anche se lo
giudica un bene, n che faccia violenza alla Necessit. ma che la lasci agire
secondo la sua natura e la sua scelta; che progredisca con la sola ricerca di se
stesso... e lasci che la Fatalit tratti a suo modo questo fango che le
appartiene, cio il corpo... (6).
A conferma, Cheremone, sacerdote egizio di epoca tarda (7), riferisce
costumi templari che non abbiamo motivo di ritenere fossero molto mutati nel
tempo: ...le loro (dei sacerdoti) notti sono consacrate ad osservare le cose
celesti, talvolta persino a compiere qualche funzione santa, i loro giorni al
servizio divino.. Passano il resto del loro tempo su degli studi di aritmetica e di
geometria; li si vede sempre al lavoro ed a fare qualche ricerca.
Resta dunque l'immagine di un mondo di sapienti studiosi, che poco
divulgavano e malvolentieri, preferendo mantenere nell'intima sicurezza del
tempio il sapere acquisito. Immagine gi fissa e diffusa all'inizio della nostra
civilt. un luogo comune, infatti, negli scritti greci, il pellegrinaggio in Egitto e
l'apprendistato dei pi grandi filosofi presso i templi.
Cosicch secondo Diodoro Siculo, i sacerdoti egiziani trovavano nei loro
registri la notizia che Orfeo, Museo, Melampo, Dedalo, Omero, Licurgo, Solone,

Platone, Pitagora, Eudosso, Democrito, erano venuti come discepoli sulle rive
del Nilo (8). Plutarco dava informazioni precise su luoghi e docenti: ... i pi
sapienti tra i greci: Solone, Talete, Platone, Eudosso, Pitagora e anche Licurgo...
vennero in Egitto e si incontrarono con i sacerdoti. Dicono che Eudosso fu
discepolo di Chnufis di Menfi, Solone di Sonchis di Sais, Pitagora di Enufis di
Heliopolis. Pare che soprattutto Pitagora sia rimasto cos colpito e tanto abbia
ammirato quegli uomini, da trasfondere la loro tensione simbolica e misterica
nelle sue dottrine adattandole ad una forma enigmatica (9).
Confermava Giamblico, citando Ermete a maestro: ..le antiche stele di
Hermes, che gi per l 'innanzi Platone e Pitagora accuratamente studiarono e
ne costituirono la loro filosofia ... (10).
Su Pitagora in particolare questa tradizione era molto radicata, ne testimonia
Isocrate, accennando alla religiosit egizia: Se non avessi fretta, direi molte
meravigliose cose della loro piet (scil. degli Egiziani) N io sono il solo o il
primo che le scorga; ma molti gi l'hanno conosciuta, sia uomini di oggi che
uomini del passato. Tra questi Pitagora di Samo, il quale andato in Egitto e
fattosi loro discepolo, port in Grecia per primo lo studio di ogni genere di
filosofia e pi degli altri si prese cura dei sacrifici e delle cerimonie religiose
(11).
Potremmo moltiplicare le citazioni, a prova che il mito, la leggenda, la
tradizione, o comunque lo si voglia chiamare, di un Egitto depositario di tutti i
culti e di tutte le scienze era gi ben solido ai primordi della nostra era, per
proseguire nel tempo sino ad anni vicinissimi ai nostri (12). Contrastato, certo,
da un mito pi robusto e pi fortemente diffuso, anche se non meno
improbabile, che vuole l'intelletto umano svilupparsi e uscir dalle tenebre in
Grecia, intorno al V secolo a.C., e da li diffondere, come un lgos
spermatiks di incredibile fecondit, arte scienza filosofica e ragione
nell'universo.
Non commenteremo n l'uno n l'altro, tanto sono privi entrambi di
consistenza, legati a visioni parziali di ottiche pi o meno estese, ma non perci
meno ristrette. Entrambi hanno, sotto un certo aspetto, connesso alla teoria dei
cicli (13) una loro limitata validit ermeneutica. Non possiamo per non
constatare che il primo ha almeno il pregio di non aver prodotto generazioni
mostruose. Pensiamo qui a presunte superiorit di bionde razze occhicerulee a
assurde contrapposizioni di culti solari a lunari, paterni a materni, virili a
femminei, razionali a ossessivi, che oscure divagazioni di deboli menti
malaticce hanno creato per la gioia di tristi individui.
Confessiamo quindi che dovendo fare una scelta, siamo attratti
dall'immagine di un deposito di conoscenze sacrali, cui basta lasciar filtrare un
sospiro a generare ricchezza di arte e pensiero. Questo sarebbe allora il mistero
davvero impenetrabile di un Egitto che non fu mai svelato e che resta
intangibile nei millenni?
Nasce, ovvia, l'obiezione, un po' ironica, che dopo la decifrazione di
Champollion e dei suoi successori, il mistero, che gi all'inizio della nostra era
affascinava Greci e Romani, ormai risolto con piena soddisfazione degli

studiosi. E che esso si mostra, con generale sollievo, non meno squallido e
banale di ogni altra produzione dell'intelletto umano.
In effetti noi leggiamo i geroglifici, la scrittura sacra, usata
ininterrottamente e con lievissime modifiche dall'inizio del III millennio al
primo secolo a.C. Leggiamo, o meglio, decifriamo, perch non ci nota la
vocalizzazione dell'antico popolo che abit quella terra che i Greci chiamarono
Aigyptos, dall'egiziano HUT-KA-PTAH, la sede del Ka di Ptah (14). Li
decifriamo con disagio, perch ci basta approfondire appena i testi per scoprire
che non li capiamo, tanto sono alieni dal nostro comune pensare.
Basti, a primo esempio, il fatto che nella lingua di quel popolo che tutti
descrissero come religiosissimo, non si trovata parola per significare
religione o devozione o fede

L'uso, tratto dal copto, di


tradurre con dio o
dea la parola NETER
(15) sembra anch'esso
molto
discutibile:
gli
studiosi hanno dovuto
ammettere che questo
termine
probabilmente
non corrisponde affatto
all'immagine
o
all'emozione che esso
suscita in noi.

Un prezioso collare rinvenuto nella tomba di Tutankhamon,


faraone dal 1347 al 1337 a. C. Per chi considera le origini
dell'alchimia connesse alle antiche tecniche di lavorazione dei
metalli e di falsificazione dei preziosi, le ricette per fabbricare
oro e argento falsi contenute nei cosiddetti "Papiro di Leida" e "
Papiro di Stoccolma" (entrambi di ambito Egizio-Ellenistico)
sono da classificare come ricette alchemiche. Tecniche per
falsificare pietre e metalli preziosi erano in realt diffuse anche
in altre zone del mondo antico.

Notiamo che il segno


pittorico
che
lo
rappresenta una scure,
forse di pietra, infilata in
un lungo manico di legno.
I colori mostrano che essa
era fissata con corregge
di pelle o di corde. Appare
come
un'arma
dall'indiscutibile aspetto
distruttivo e minaccioso.
Forse proprio potenza
la sua pi verosimile
significanza, ad indicare
in quello che noi ora
chiamiamo dio, una
forma particolare di quel
potere universale, eterno
ed invincibile, sempre

terribile, che alla stessa


base
della
manifestazione.
Resta il fatto curioso, in
un universo simbolico che
pare molto costante nel
tempo, che i pi antichi
Filosofi ermetici, sino ad
epoca
medioevale,
rappresentassero con la
stessa scure il loro fuoco
segreto
principale
strumento
dell'Arte
Alchemica,
ma
anche
corporificazione
particolare ed essenziale
dello
Spirito.
Questa
analogia renderebbe forse
meno
astrusi
o
incomprensibili certi testi
liturgici dei templi egizi, in
cui si danno istruzioni
dettagliate su una forma
di fabbricazione degli
dei, che devono essere
attratti dal cielo sulla
terra in un supporto
materiale inevitabile e
conveniente. Cosicch al
mattino, ad esempio, il
sacerdote
doveva
rendere al dio la sua
anima, cio fissarla in
certi modi nella statua o
nella
raffigurazione
prescelta.
Qui, ancora, anima per BA traduzione forzata e maldestra, ove si
consideri che si tratta di una facolt che non hanno se non morti e di, e
che pare una loro funzione di corporificazione.
Si noti che in antico egizio non esisteva la vocale e; essa introdotta per
facilitare la pronunzia di vocaboli di cui non nota la vocalizzazione.
Cosicch vien dato, al plurale, lo stesso nome ai libri sacri delle biblioteche o
dei templi, nei quali si trovano descritti i riti o i miti in cui gli aspetti immaginari
sono resi visibili (16).

Anche il fuoco segreto deve essere fabbricato dall'Artista nelle sue


prime operazioni. Lo si rappresenta talvolta con un angelo il simbolo
dell'apostolo Matteo cui dobbiamo il Vangelo della Scienza, di Maat, l'ordineverit-giustizia che si oppone al caos. Figlia del demiurgo, gli di la amano e
vivono in lei. Insieme alla Vita, al cui simbolo spesso correlata (17),
rappresenta l'elemento della conservazione, quello che soprattutto va
mantenuto perch il resto continui a durare. In ermetismo diremmo che essa
rappresenta il principio salino, fonte di ogni possibile corporificazione, e il
cristallo, ordine per eccellenza in natura. Il glifo della dea la mostra accosciata:
dette origine nel tempo al simbolo astrologico della Vergine, segno di terra.
Nella composizione del vocabolo MAAT appare il cubito, lo strumento
impiegato per misurare. Cos come i gradi del fuoco vanno attentamente,
geometricamente dicevano gli antichi testi alchemici, misurati per non
guastare l'Opera.
Il quella Grecia che non avrebbe appreso nulla dall'Egitto, a Maat
riconduceva l'etimo di vocaboli che comportano idee di ragione e misura:
mthma, disciplina, scienza; mathmatiks, matematico; mathsis,
atto d'imparare: mathtuo, istruisco: mtron, misura.
Fantasie che mal si accomodano ad un mistero scomparso. Insegnava Tat,
che i Greci chiamarono Ermete Trismegisto: Ignori dunque, o Asclepio, che l'Egitto la
copia del cielo, o, per meglio dire, il luogo in cui si trasferiscono e si proiettano qui in basso tutte
le operazioni che governano e mettono in opera le forze celesti? Anzi, per dire proprio la verit, la
nostra terra il tempio di tutto il mondo. E tuttavia, dato che conviene ai saggi prevedere tutte le
cose future, ve n ' una che bisogna che voi sappiate. Verr un tempo in cui sembrer che gli Egizi
abbiano onorato invano i loro di, nella piet del loro cuore, con un culto assiduo...
Gli di, abbandonando la terra, ritorneranno in cielo: essi abbandoneranno L'Egitto, questa
terra, che fu sede delle sante liturgie, oramai vedova dei suoi di, non godr pi della loro
presenza..
...Allora questa terra santissima, sede di santuari e di templi, sar tutta ricoperta di sepolcri e di
morti. O Egitto, Egitto, dei tuoi culti non resteranno che favole, e quelle stesse sembreranno
incredibili ai tuoi posteri, e sole sopravvivranno le parole incise su pietra a narrare i tuoi atti di
piet.. (18).

Solo favole dunque, e


parole
su
pietra
restano
a
narrare
l'ambigua
sapienza
egizia. Miti e simboli,
iconografie incomprese,
conservate
per
vie
misteriose, trasmesse a
sensi colmi di paziente
insipienza, proposte ad
increduli passanti che li
scambiano per ingenui
prodotti dell'arte, o per
giochi di carte. Splendide
pareti di pinte, papiri
immaginifici, descrizioni
infernali, che leggiamo
interdetti,
come
le
facciate
di
certe
cattedrali
che
si
commentano male nella
loro
ipotetica
ed
insignificante ripetizione
di vizi, virt e mestieri.
Il turista ammira la fatica
artigiana, l'erudito cerca
affannosamente
fonti
banali che diano pace alla
mente, il costruttore si
nega le domande pi
ovvie, e l'ecclesiastico,
custode
invidioso
di
palazzi
che
non
gli
appartengono, li deforma
ai suoi dogmi morali.
Eppure qualcosa trapela.
Rapporti
mirati,
orientamenti
precisi,
colori
inquietanti,
prospettive
curiose,
racconti
trasparenti,
creano ragionevoli dubbi.
Cosicch onesti studiosi
infine ammettano per
questi insopportabili Egizi
almeno
un
talento

Lavatura, fusione e pesatura dell'oro in Egitto, nel 2500 a C. circa.

mitopoietico
singolare.
Una curiosa facolt che
permise, sin dai primordi,
un'indiscutibile unit tra
ci
che
noi,
oggi,
chiamiamo religione e
scienze fisiche o scienze
della natura.

Tanto interconnessi appaiono i fenomeni ai miti, alle liturgie, a quelli che,


per comodit di linguaggio, continueremo a chiamare di.
Infine si afferma: ... i documenti religiosi si riferivano ad una rappresentazione
dell'universo talmente minuziosa e dettagliata, che la religione doveva essere una vera e propria
fisica teorica, avente in s tutti gli elementi di una cosmologia, che tendeva a diventare cosmogonia
in seguito alla concezione ciclica dell'universo... (19).
Manca solo, a questi studiosi, un ultimo passo che sostituisca all'immagine di
scienza profana, quella di una fisica sacra, perch si ritrovino concordi e
coerenti con Dom Pernety quando scriveva: I Filosofi ermetici dicono che bisogna
intendere tutte le favole degli Egiziani in un senso ben differente da quello che esse presentano di
primo acchito alla mente. Essi non avevano inventato tutti questi nomi e queste favole, che per
nascondere al volgo la vera maniera di fare l'oro e la medicina universale... (20).
La conclusione del religioso benedettino della congregazione di San
Mauro, appare un po' troppo spagirica e limitata. Preferiamo una descrizione
pi corretta e completa della pratica alchemica. cos come la defin per noi una
volta, magistralmente, Eugne Canseliet: Metafisica sperimentale.
Una cosmologia o cosmogonia, allora, pu ben provenire dalla visione
empirica, e non solo mentale, di un microcosmo minerale e metallico soggetto
a tutti i cicli della Natura, a volont dell'Artista. Cosicch poi egli possa narrare,
insegnare, trasformare in mito, leggenda e favola, non il prodotto della fantasia
umana, ma precisamente quello che vide.
I nostri contemporanei, ridotti in balia di fumose divagazioni di psichismi pi
o meno acuti e percettivi, cui si d il nome di filosofie, non dovrebbero
generalizzare le proprie disgrazie: potrebbero essere esistite et pi felici, in
cui popoli fortunati poggiavano le loro convinzioni profonde su fatti e non su
opinioni.
... nel suo Regno (del Solfo) sta uno specchio nel quale si vede il Mondo intero. Chiunque
guardi in quello specchio pu vedervi e apprendervi le tre parti della sapienza di tutto il Mondo,
cosicch diventi sapientissimo in questi tre Regni; quali furono Aristotele e Avicenna e molti altri
che. come quelli delle et precedenti, videro in questo specchio anche come stato creato il
Mondo... (21).

Cos insegnava Michele Sendivogio, in una favola pi recente, ma non meno


incredibile, di quelle egizie.
Sullo stesso parallelo di Babilonia (22) sorge Heliopolis, in egizio IUN-U,
antichissimo santuario del culto solare. Qui, sin da tempi pre-dinastici, si
narrava di come il Sole, RA, unendosi a se stesso, cre SHU, l'aria, e TEFNUT.
l'umido. Essi a loro volta generarono GEB. la terra maschio, e NUT, la dea cielo,
ma cos interconnessi che l'aria dovette intervenire per separarli. Da questi
nacquero quattro figli, accoppiati a due a due: Osiride, Iside, Seth e Neftys.
Questa la grande Enneade di Heliopolis, la prima favola genesiaca che
origin un mito che ancora non cessa di affascinare: la storia di Osiride, della
sua morte e resurrezione. anche la storia di un amore che va al di l della
morte, perch non si pu parlare di Osiride senza la sua amata, Iside.
La versione pi completa di un greco, di alta casta sacerdotale, tanto gli
Egizi mantennero pietosamente celati i propri misteri. Plutarco, in un lungo
monologo (23), ci narra la leggenda, con tutte le spiegazioni che pu dare,
avendo premesso una dichiarazione che ci sembra meriti di essere citata: ...
Barba e mantello non bastano a fare il filosofo (lo) soltanto chi abbia compreso, attraverso una
norma severa, le cose che vengono rivelate e compiute riguardo a questi di, analizzandole
razionalmente e meditando sulle verit in esse contenute.
Con questo spirito, leggiamo i passi principali del racconto che il filosofo
greco ci ha trasmesso: Osiride nacque dal Sole Iside da Hermes, Neftys e Tifone da
Crono dicono poi che Neftys spos Tifone: che Iside e Osiride erano innamorati al punto di
unirsi nell'oscurit del grembo materno ancor prima di nascere... quando Osiride fu di ritorno
(Tifone) ord contro di lui un'insidia. raccogliendo 72 congiurati Tifone prese di nascosto le
misure del corpo di Osiride, costru un'arca di quelle dimensioni. molto bella e con splendidi
ornamenti, e poi la port nella sala del banchetto. Tutti la guardarono ammirati, e allora Tifone
promise, come in un bel gioco, che l'avrebbe data in dono a quello che ci stesse dentro sdraiato
proprio di misura. Uno dopo l'altro provarono tutti, ma nessuno ci entrava davvero esattamente:
venne poi il turno di Osiride, e quando si sdrai dentro, subito i congiurati si precipitarono a
chiudere il coperchio, e lo saldarono all'esterno con i chiodi e ci versarono sopra piombo fuso. Poi
trasportarono l'arca al fiume e la abbandonarono alla corrente perch arrivasse al mare Quando
Iside fu informata indoss una veste di lutto Iside da quel giorno vagabond senza meta, senza
saper dove cercare, chiedendo notizie a tutti quelli che incontrava poi tenne a sapere che Osiride
si era unito alla sorella Neftys si mise allora a cercare il bambino nato da loro lo trov guidata
da una muta di cani e lo allev, e il ragazzo divent la sua guardia e il suo fedele compagno. Fu
chiamato col nome di Anubis e si dice che faccia la guardia agli di, come i cani la fanno agli
uomini. Di conseguenza Iside venne a sapere che la bara, sospinta fuori dal mare... era dolcemente
approdata in un prato di erica, l'erica poi si abbarbic alla bara e si avvolse intorno ad essa,
nascondendola completamente al suo interno... la dea sfrond i rami di erica (poi recuperata e
lasciata in un luogo sicuro la bara, ripart). Ma Tifone, mentre andava a caccia di notte, la scopr
per caso, illuminato dalla luna: riconosciuto il corpo di Osiride, lo fece in 14 pezzi e lo disperse.
Quando lo venne a sapere Iside si mise di nuoto a cercare qua e l, attraversando le paludi, su una
zattera di papiro l'unica parte del corpo di Osiride, che Iside non riusc a trovare, fu il membro
virile, perch era stato gettato per primo nel fiume, e l l'avevano mangiato il lepidoto, il fagro e
lossirinco.

Il racconto si dilata in un viaggio di Osiride all'inizio del suo regno e nella sua
installazione finale quale re e giudice infero. Altri particolari, lo stesso Plutarco
li accenna soltanto o li evita, come certe versioni della generazione di Horo,
che completa la Triade divina in una specie di Sacra Famiglia, forse gi
paradigma per religioni successive.
Resta comunque una splendida favola. ricca di suggestioni ermetiche, in cui
abbiamo sottolineato le parole e le frasi capitali, a guidare un'eventuale caccia
al tesoro alchemica. Non ripeteremo per l'orrendo delitto di Tifone,
frantumandola con analitica volutt distruttiva, in una lenta, minuziosa,
paziente opera di soluzione enigmatica, che traduca in ricette i simboli cos
sapientemente velati e raccolti.
Ne confermava la possibilit il Pernety, che si sforz di farlo in un testo non
del tutto originale, gi tardo epigono di una lunga successione di autori che si
erano inoltrati sulla medesima strada. Diceva. tra l'altro: Iside ed Osiride sono...
l'agente ed il paziente in uno stesso soggetto Le due opere che sono l'oggetto di questarte, sono
comprese, la prima nella spedizione di Osiride, e la seconda nella morte ed apoteosi dello stesso.
Con la prima si fa la pietra, con la seconda si forma l'Elisir... (24).
Anche Michele Maier, con pi autorevolezza, aveva affrontato e risolto
soddisfacentemente il problema, di cui dissert in pi punti dei suoi scritti. In
uno in particolare (25), dopo aver citato il famosissimo passo della Visione di
Arisleo: Congiungi dunque il tuo figlio Gabricio, a te pi diletto di tutti i tuoi figli, con sua
sorella Beia. Commenta: ma va considerato che la madre, cio Iside, non la causa
primaria delta morte, di Osiride, bens Tifone, che come furioso turbine, lo uccide e lo divide in pi
parti una sola e medesima cosa sono infatti Osiride e Adone, cio il sole, non celeste ma
filosofico (26).
Dove notiamo, con un certo stupore, la coerenza con una versione pi antica
del mito (27), secondo la quale la madre NUT che interviene a ricomporre il
corpo di Osiride, sostituendosi alla figlia, sorella, sposa, Iside.
Constatiamo un insieme simbolico che pare mantenersi costante nei secoli.
Anubis, il fedele compagno dalla testa di cane, cos simile a certe
rappresentazioni medioevali del mercurio comune, il leale servitore. La cassa
che galleggia, di cui abbiamo gi parlato. L'erba sempreverde che l'avvolge. La
separazione in pi parti del cadavere del Re, che si ritrova sino in una famosa
stampa del Trismosin. Per concludere col pesce che ingoia il potere fecondante
del dio, tanto simile alla remora di Sendivogio e di Fulcanelli.
Permane il fatto che le spiegazioni dei Filosofi ermetici non sono molto
illuminanti, quando traducono in un linguaggio altrettanto misterioso questi
simboli, di cui si appropriano con una dichiarazione di possesso totale.
Forse i motivi di tanta segretezza sono quelli stessi che Maier elenca,
numerandoli diligentemente, e che fanno ormai parte di una lunga tradizione
scritta. Li accettiamo inevitabilmente, ripetendo qui il 6, che ci pare
giustificazione particolarmente amabile nella sua apparente, ingannevole,
umilt: perch se (i filosofi Ermetici) non avessero usato innumerevoli nomi, gli stessi fanciulli
iriderebbero della loro sapienza (28).

Anche se riteniamo che il vero motivo consista in una sostanziale, dannosa,


inutilit di qualsiasi tentativo di divulgazione, che voglia trasformare in
ricettario di cucina qualcosa di pi profondo. Ricordiamo qui un'affermazione
poco nota di Canseliet, che merita un'attenta, cauta. lettura: L'Alchimia una
costante purificazione. Bisogna che lartista sia al diapason con i suoi materiali; senza questo si ha
rottura, la comunicazione scompare, il contatto cessa. Se non si pronti, non ci si deve, ad
esempio, dedicare ad una separazione un po' importante. Bisogna saperla dominare. quanto
meno pericoloso. Questa semplice separazione, un chimico sperimentato la tenter, io gli dar gli
stessi materiali, gli stessi crogioli, e la fallir perch non la pu fare. Tuttavia i suoi gesti saranno
sicuri... (29).

Note:
(1) Erodoto. Le Storie, libro II, Milano 1963.
(2) Stiamo evidentemente parlando del periodo anteriore all'occupazione persiana. Vedi in
particolare il famoso papiro medico Smith, all'incirca dell'et degli Hyksos. - Scamuzzi, Letteratura
egizia, Milano 1969. S.Curto, Egittologia, Torino 1961.
(3) Papiro Rhind. Citato da B. de Rachewiltz, Egitto magico-religioso, Torino 1961.
(4) Per quanto riguarda la metallurgia, da reperti archeologici si nota che l'Egitto, sin dalla pi
remota antichit, aveva raggiunto un elevato livello tecnico nella lavorazione dei metalli preziosi.
Questa lunga pratica artigiana fu dapprima esclusivamente riservata alle officine regali e
sacerdotali. Sin dalla I Dinastia si ha notizia dello sfruttamento di miniere nel Sinai. Vedi Curto,
op.
(5) Isidori Hispalensis Episcopi Etimologiarum sive originum Libri XX, Oxford 1985 Libro III, 25:
Astronomiam primi Aegypti invenerunt. Astrologiam vero et nativitates observantiam Chaldaei
primi docuerunt. id., 27: lnter Astronomiam autem et Astrologiam aliquid differt. Nam
Astronomiam caeliconversionem, ortus, obitus motusque siderum continet, vel qua ex causa ita
vocentur. Astrologia vero partim naturalis, partim superstitiosa est.
(6) Zosimo di Panopoli. Alch. Grec. 226, 18. Commentato in R.P.Festugire, la Rvlation
d'Herms Trismgiste, tomo I, Paris 1981.
(7) Et di Nerone. Vedi Festugire, op. cit.
(8) Diodoro del I secolo a.C., ma la sua fonte Ecateo di Abdera, della fine del IV secolo, che
soggiorn in Egitto sotto Tolomeo I.
(9) Iside ed Osiride, Adelphi. Milano 1958.
(10) I misteri egiziani, Milano 1984.
(11) Citato ne I Pitagorici, a cura di A. Maddalena. Bari 1954.

(12) Per la persistenza, o la rinascita, del mito egizio. vedi: J. Baltruaitis, La ricerca di Iside,
Milano 1985.
(13) Per quanto riguarda questo insegnamento tradizionale, vedi quanto volle pubblicare Fulcanelli
a conclusione de Les Demeures Philosophales. L'Adepto decise di distruggere un terzo libro,
particolarmente dedicato a questo punto di dottrina.
(14) Il nome greco deriva, in realt, dell'accadico HIKUPTAH, a sua volta derivato dall'egizio. Si
noti che questa perifrasi indicava nei testi cuneiformi l'intero Egitto, mentre in origine essa alludeva
al tempio di Ptah che sorgeva in Menfi, e quindi a Menfi stessa. I testi accadici per designano nella
maggioranza dei casi l'Egitto con il toponimo MI-IS-RI-I ripetuto nell'ebraico e nell'arabo MISR.
Vedi: Scamuzzi, op.cit.; e E.Wallis Budge, Egyptian Language, London 1973.
(15) Vedi: La religione egizia, di P.Derchain, in Storia delle Religioni, a cura di H.C.Puech, vol.I
Laterza Bari1976. Vedi anche l'introduzione di D. Del Corno a Iside ed Osiride op.cit. e di Wallis
Budge Egyptian religion London 1980.
(16) Vedi Derchain. op. cit.
(17) Ad esempio, nel tempio di Edfu si trova da un lato Maat, e dall'altro la Vita, offerte ad alcune
divinit.
(18) Corpus Hermeticum, Texte tabli par A.D.Nock et traduit par A.J.Festugire, Paris 1973.
Tomo II: Di Ermete Trismegisto. Libro sacro dedicato ad Asclepio. Segue una triste descrizione
della vecchiaia del mondo. che converrebbe leggere per la sua apparente, impressionante attualit.
(19) Derchain, op.cit.
(20) Dictionnaire Mytho Hermetique, par D.Antoine-Joseph Pernety. Paris MDCCLVIII.
(21) Novi Lumini Chemici Tractatus alius De Sulphure, in J.J.Mangeti Biblioteca Chemica
Curiosa, Lib. III, sect. II, subsect. XI.
(22) curiosa la stretta striscia che va dal 30 al 33 parallelo settentrionale. Sembra una zona
predestinata.
(23) Iside ed Osiride op.cit. Si noti che i Greci chiamavano Seth, Tifone. Ricordiamo qui un passo
di Fulcanelli (Les Demeures Philosophales, Paris 1965,tomo II, pag.153): dal greco Typhan,
termine poetico di typhon o typhs il Tifone greco significa riempire di fumo, accendere,
infuocare.
(24) Les fables gyptiennes et grecques dvoiles. 2 voll. Berlino 1758. Il Pernety, tra l'altro,
riprese lo studio di un dotto ermetista tedesco: J.Tollii; Fortuita in quibus tota Fabularis
Historia, Graeca. Phoenicia, Aegyptiaca ad Chemiam pertinere asseritur, Amstelaedami. M DC
LXXXVII.
(25) M.Maier. Symbola Aura Mensae Duodecim Nationum. Francofurti M DC XVII.
(26) Symbola op. cit . Liber XI. Melchiori Cibinensis ungari Symbolum.
(27) Testi delle Piramidi, VI Dinastia.

(28) Symbola op. cit. Liber V. Avicennae Arabis symbolum.


(29) La Tourbe de Philosophes. n.2., 1 trim. 1958. Paris.

Per una storia della filosofia ermetica \ 3

L'ALCHIMIA GRECA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 43 (dicembre 1989), pp. 23-33, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.

Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a
ripubblicare e diffondere nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti
sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta. Lucarelli, dopo aver valutato il progetto,
acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore delliniziativa. Gli sarebbe
piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue nuove
conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005,
Paolo Lucarelli ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta,
Airesis offre lestremo omaggio alla memoria dello studioso e discepolo della Filosofia
Ermetica.
I primi testi dichiaratamente alchemici compaiono in lingua greca, proprio nel periodo in cui si
conclude let aurea della sapienza ellenica. I documenti che ci restano, sono per pochi e
complessi, da sempre causa di contrastanti pareri tra gli studiosi.

Democrito a colloquio con Eraclito in un'immagine rinascimentale. Il pi antico dei filosofi ermetici greci
potrebbe essere stato realmente Democrito.

Intorno al XII secolo a.C. il mondo antico sub una grave crisi, probabilmente
causata, almeno in parte, da profondi sconvolgimenti naturali, che prosegu per
alcuni secoli ora definiti, per la scarsissima documentazione, et oscure (1).
Proprio quelle, forse, di cui cant Esiodo quando decise di aggiungere un'era,

alle quattro tradizionali e metalliche: ... Zeus figlio di Crono, ne cre ancora una quarta
sulla terra feconda, pi giusta e pi brava, razza divina degli eroi, che si chiamano semidei, e la
cui generazione ci ha preceduti sulla terra senza limiti (2). L'Occidente ne usc
profondamente mutato. I centri delle sacre tradizioni si erano spostati. Popoli
interi avevano migrato o si erano mescolati. Civilt importanti, quella ittica, la
minoica, la micenea, erano scomparse sin dalla memoria collettiva. Un nuovo
mondo era nato, che poi infine ancora il nostro, quello che stiamo vivendo, di
cui Esiodo lamentava: Piacesse al cielo che io non dovessi ridere a mia volta in mezzo a
quelli della quinta razza, e che io fossi morto prima, o nato pi tardi. Perch ora il tempo della
razza di ferro. Essi non cesseranno n di soffrire di giorno fatiche o miserie, n di essere consumati
di notte dalle dure angosce che loro invieranno gli dei... (3). Si presenta con alcune
caratteristiche singolari, di cui una merita qui una particolare attenzione.
Consiste nel sorgere di una nuova lingua di cultura, di insegnamento e di
trasmissione: il greco. Ne dichiarano e giustificano per la posterit il valore
sacrale e simbolico, due alti sacerdoti dei massimi centri templari, a
testimoniare la fine di un ciclo ed il passaggio della responsabilit tradizionale.
A Babilonia Berosso, in Heliopolis Manethone, fisseranno nel nuovo idioma
Storie dell'Egitto e di Caldea, adattando per una diversa umanit, cui si
dovevano archetipi transmutati, racconti essotericamente accettabili a guida di
coscienze che si volevano tranquille ed ignare (4).
Ormai le cronologie saranno congelate, le sequenze cristallizzate, per la
sovrana pace delle menti. Per i pochi avvertiti invece, la lingua greca si porr
come nuovo fondamento dell'esoterismo in Occidente, sino a Francois Rabelais,
l'astrattore di quintessenza, che insegnava la necessit di conoscere ... la
langue grecque, sans laquelle c'est honte que ne une personne se die savant ...(5) o sino a
Fulcanelli che la dichiara sostegno occulto della tradizione scritta
dell'ermetismo.
Ricordiamo un etimo che presuppone storie meno banali di quelle insegnate.
Muta il nome del sovrano: nel mondo miceneo il re, colui che aveva assoluta
autorit, aveva il titolo di WANAX. In Omero wanax gi semplice omaggio
onorifico, e il capo dello stato il Basileus. Non appellativo nuovo: in epoca
micenea era il GA-SI-REU, capo della corporazione dei fabbri (6). Suggerisce
un'inquietante immagine di metallurghi che guidano popolazioni sbandate e
atterrite: va associata al DRAFSH - i KAVYANI, la bandiera dell'impero
persiano; la leggenda voleva fosse stata il grembiule di cuoio dell'antico,
mitico, fabbro KAVAGH (7).
In effetti le dinastie sono nuove e dichiaratamente estranee ai popoli che
guidano. Tutte vantano discendenza eroica: si parla di ritorno degli Eraclidi.
Viene il dubbio che il mito ermetico degli Adepti che negli sconvolgimenti ciclici
tornano a rifondare culture e civilt abbia un riscontro formale.
D'altronde questo nuovo popolo, la cui eredit cos ricca e opprimente,
pare nascere con un vuoto amnesiaco che sfiora l'assurdo. In Omero la
catastrofe dimenticata, convertita in un mondo ideale di eroi, in cui deliberati
arcaismi denotano strane incomprensioni. Bastino, a solo esempio, le
improbabili battaglie dell'Iliade, con carri impiegati solo per trasportare i
guerrieri muniti di giavellotto, arma da cavaliere: l'eroe non combatte mai sul

carro, scende e lotta a piedi, n monta cavalli se non in pacifiche gare di corsa
(8).
un popolo giovane, orgoglioso, senza ricordi che non siano mitici. Dotato di
una vitalit immensa, si diffonde dovunque, viaggiando in tutti gli angoli del
mondo conosciuto. Lo compongono uomini intelligenti, astuti, abili negli affari,
geniali nell'amministrazione, ribelli ad ogni costrizione, litigiosi, suscettibili,
poeti, guerrieri, interessati a tutto, curiosi di ogni cosa, profondamente religiosi,
eppure razionalmente disincantati. Sempre oscillanti, o meglio condivisi, tra
Dioniso ed Apollo, tra Artemide ed Afrodite: il loro vero archetipo Odisseo,
l'eroe multiforme, che sa adattarsi ad ogni circostanza, cui gli di non
concessero se non sporadicamente la tranquilla serenit familiare, e che un
destino singolare costringe ad immaginose avventure, e ad una morte in terra
misteriosa.
La lingua che usano raffinata, precisa, adatta alla poesia pi elevata ed alla
filosofia pi profonda, alla scienza ed al mercato. Le sottopongono un alfabeto
straniero, mutato radicalmente per le caratteristiche di un idioma
peculiarmente diverso. Diventeranno la lingua e la scrittura di tutti, la koin
dilektos.
Pare quasi che si sia corporificata nel particolare genio greco, e si sia affidata
alla sua lingua, una missione specifica che si tradotta in inesauribile capacit
di assorbire uomini, pensieri e culture, per trarne sottili quintessenze, che sono
ancora oggi a meravigliarci, insuperabili capolavori dell'umanit. Come se
l'obiettivo fosse quello di scegliere, conservare e trasmettere, in perfettissime
epitomi, allo scomparire della tradizione orale del Tempio, l'essenziale
dell'antica sapienza.
In pochi secoli, con un'attivit vivacissima, quasi febbrile, tutto viene
esaminato, approfondito, illustrato e scritto. Al culmine, tutte le conoscenze
accumulate si riuniscono, fissandone lo stato per una lunga serie di generazioni
posteriori (9).
Tra il I e il II secolo compaiono i testi di aritmetica e di armonia di Nicomaco
di Gerosa e Tolomeo, di geometria di Erone di Alessandria, di astronomia e
astrologia di Tolomeo, di meccanica di Erone, di ottica di Tolomeo, di medicina
di Galeno di Pergamo, di grammatica di Apollonio di Alessandria, di prosodia di
Erodiano, di metrica di Efestione di Alessandria, di retorica di Ermogene di
Tarso.
Si generalizza l'uso e la nozione di enkuklios paideia, di quel ciclo di
apprendimento che deve fare dell'essere umano un vero uomo. Si stabilisce
l'ordinamento delle sette arti liberali, quello che sar poi chiamato il trivium
e quadrivium: grammatica, retorica e logica da una parte, aritmetica musica,
geometria e astronomia dall'altra.
Alla fine tutto deve essere divulgato, anche ci che stato celato per secoli.
Il sapere esoterico esce dai templi, dalle conventicole, dalle stte, e si coagula
nella nuova lingua, quasi per un'ansia di preservare nel tempo che gi
intravede la fine di un mondo in agonia.

Si scrivono apocrifi pitagorici, e si pitagorizza Platone, specialmente il Timeo,


tanto pi adatto in quanto ispirato direttamente dalla dottrina del profeta
italico: lo commenteranno specialmente Posidonio di Apamea, e ancora
Calcidio nel IV secolo e Proclo nel V. Sorge una letteratura di esegesi allegorica:
non si salva neppure Omero, il trattato pi famoso sar L'antro delle Ninfe di
Porfirio. Apollonio di Tiana va di citt in citt ad insegnare rivelazioni
esoteriche, che Filostrato narrer, componendo la leggenda del nuovo Pitagora.
Esclusi, tranne sparute eccezioni, dalla cultura scolastica ed accademica,
questi testi, in frammenti mal tradotti e peggio ancora collocati, sono oggi
appannaggio di pseudo esoterismi occultistici, che ne fanno pallide chiose,
squallidi epigoni degli eruditi ellenistici. Chi avesse la pazienza di tornare senza
pregiudizi alle fonti originarie, vi troverebbe insperati tesori di saggezza.
Il tipico rappresentante di questi studi l'aner physikos, cio l'uomo che al
corrente di tutti i fatti ed i rapporti occulti della natura, che ha scoperto con
un'indagine minuziosa propriet e virt che legano con segrete relazioni di
simpatia ed antipatia gli esseri dei tre regni.

Erma con testa di fanciullo (scultura in


bronzo del I secolo d. C.). Nella Grecia
antica l'erma era un pilastro di marmo o
di bronzo, con testa di Hermes e fallo,
posto ai crocicchi a tutela dei viandanti
La funzione dell'Erma si ricollega alle
pi antiche connotazioni del dio Hermes.

Di questo, Filone ci ha lasciato una


descrizione ammirata: Tutti coloro
che, o presso i Greci o presso i
Barbari, si esercitano alla saggezza,
conducono una vita senza biasimo e
senza rimprovero, ben decisi a non
subire dal loro prossimo alcun danno,
n a causargliene in cambio, evitano
la compagnia degli imbroglioni, tutto
il tempo dei quali dedicato agli
intrighi umani, e fuggono i luoghi
dove quelli conducono i loro affari tribunali,
parlamenti,
piazze
pubbliche, luoghi di assemblea in
breve qualunque banda, qualunque
associazione di uomini volgari conducendo una vita senza lotte e
pacifica,
essi
contemplano
eccellentemente la natura e gli esseri
della natura, penetrano i segreti
della terra, del mare, dell'aria e del
cielo, cos come delle loro leggi
fisiche, accompagnano nelle loro
circonvoluzioni col pensiero, la luna,
il sole, il coro degli altri pianeti e
degli astri fissi, attaccati in basso al
suolo con i loro corpi, ma dando ali
alle loro anime, cosicch, marciando
sull'etere, contemplano le potenze
che vi si trovano perch sono
diventati
autentici
cittadini
del
mondo, essi che hanno fatto del
mondo la loro citt, di cui guardano
come membri tutti gli amici della
saggezza (10).
Siamo qui evidentemente alla fine
della missione. II compito si
concluso, pi o meno felicemente.
Quello che si poteva salvare e
trasmettere, ormai parte integrante
della nuova cultura e delle nuove
religioni. Dopo aver cercato verit e
conoscenza in tutti i recessi pi
inaccessibili, si scopre la necessit
della ricerca pi alta e pi difficile,
inevitabilmente immobile e solitaria.
L'ultimo dono della grecit, sar
allora la nascita di termini adatti,

tutti sorti al di fuori del cristianesimo,


che
se
ne
approprier
poi
ferocemente:
monosis
solitudine,
monazein vivere da solitario, monasterion
cellula del solitario. Importante
anche eremia, il deserto, che gioca
foneticamente con eremia la pace
dell'anima, da cui gli abitanti del
deserto eremites.
L'Ermetismo non poteva, n voleva
evidentemente,
evitare
questo
destino segnato: dunque in greco,
e in quella stessa epoca, che
compaiono
le
prime
opere
dichiaratamente sue, mentre si
chiude il periodo in cui la sua
sapienza era occultata e velata nei
miti e nei racconti poetici. Cos come
ricorda il Maier, descrivendo i due
mezzi principali di insegnamento, di
cui ormai sar il secondo a prevalere
nel tempo: ... Risulta che vi siano stati
sempre due generi di scrittori nelle cose
Alchemiche, quello poetico, antichissimo, e
quello filosofico, un po' pi recente ... (11).
I documenti che ci restano sono per pochi e complessi, da sempre causa di
contrastanti pareri tra gli studiosi. Da quelle lontane et sono giunte solo
raccolte di frammenti pi o meno significanti di opere ormai scomparse, riuniti
e conservati da collezionisti che avevano peculiari interessi, non
necessariamente i pi utili o i pi comprensibili per noi.
Si possono distinguere in queste antologie, due serie contrapposte di temi:
da un lato argomenti teologico-filosofici, dall'altro pratici e operativi. Entrambi
tuttavia disomogenei e talvolta contraddittori, cosicch i secondi mescolano
tecniche alchemiche, ricette metallurgico chimiche, testi di erboristeria, magia,
astrologia; mentre dai primi difficile estrarre una visione coerente, che possa
in qualche modo descriversi come un sistema conchiuso.
Qui gli studiosi contemporanei hanno subito per lo pi un'inevitabile
deformazione prospettica, che sorge probabilmente dal fatto che si
preferiscono di norma le cose che si capiscono, osi crede di capire, meglio. Per
non parlare del probabile inconscio residuo di una condanna religiosa c
conformistica che ha pesato per secoli su certe pratiche. Hanno perci preferito
la prima categoria testuale, definito questi contenuti ermetismo colto, e gli
hanno dedicato qualche attenzione. Molto meno al resto, che hanno
disprezzato come popolare, rozzo ed insensato (12). Di conseguenza, e con una

curiosa inversione di valori rispetto alla verit oggettiva, hanno anche


immaginato il primo come una specie di sistema astratto, e perci puro e
degno, di pensiero, da cui il resto sarebbe derivato per una qualche forma di
degenerazione. Come se non fosse solo la prassi a generare conoscenza, e non
fosse solo nella prassi che si pu verificare la verit di una qualsiasi teoria.
I documenti sono per lo pi molto tardi, con alcune, poche, eccezioni. La pi
importante rappresentata da due papiri, cosiddetti alchemici, chiamati di Leida
e di Stoccolma dalle citt in cui sono conservati (13).
Sembra siano stati compilati a Tebe, tra il 250 e il 350 d.C. e mostrano
sufficienti somiglianze perch si possa ipotizzare un unico scriba. Sono raccolte
di tecniche metallurgiche e chimiche (fabbricazione di colori, di inchiostri ecc.)
riunite secondo criteri piuttosto casuali da un copista che probabilmente si
serv di fonti diverse, ma dal contenuto parzialmente identico. Sono scritti in un
greco costellato di barbarismi e confusioni ortografiche che potrebbero
provenire dalle abitudini fonetiche della lingua parlata in Egitto in epoca
romana.
Un esempio interessante la seconda ricetta dello Holmiensis: Anaxilao
attribuisce egualmente questa a Democrito. Triturando molto bene del sale comune con dell'allume
lamelloso in aceto e modellando dei piccoli pani (14), li seccava per 3 giorni nella stufa, poi dopo
triturazione fondeva col rame per 3 giorni ;(15), e lo raffreddava spegnendolo nell'acqua di mare.
L'esperienza mostrer il risultato.
un metodo per fabbricare dell'argento, o almeno qualcosa di simile. In
realt questi due papiri hanno ben poco, se non nulla, di alchemico. Non vi si
trovano nemmeno tracce di quella tecnica operativa, detta nei secoli spagiria,
archimia, e simili, che si proponeva di ottenere transmutazioni metalliche
dirette secondo le cosiddette vie partitolari, che se non sfruttavano metodi di
alchimia, ne conoscevano almeno le teorie.
Si tratta, invece, di ricette protochimiche, di nessun interesse per l'ermetista
se non per le informazioni sulle capacit tecnologiche dell'epoca. Tecnologia
che aveva ormai raggiunto un livello che rester insuperato per il millennio
successivo, e che appare notevolmente completa.
Sin dall'VIII secolo a.C. il ferro era diventato materia di uso comune,
soppiantando ormai completamente il bronzo, anche se questo era di nuovo
facilmente disponibile. I fabbri conoscevano bene almeno due procedimenti per
renderlo pi adatto alla costruzione di utensili e di armi, che risolvevano
soddisfacentemente gli inconvenienti cui abbiamo gi accennato. Sono la
cementazione e la tempra.
La seconda, come ben noto, consiste in un raffreddamento rapido del
metallo arroventato: ... Come quando un fabbro immerge una grande scure o
un 'ascia nell'acqua fredda con acuto stridio per temprarla - ed questa la
forza dei ferro - cos sfrigolava il suo occhio attorno al palo d'ulivo (16).
La cementazione invece consiste nel tenere il massello di ferro per un tempo
sufficiente (almeno 8 - 10 ore) a temperatura relativamente alta (comunque

sopra gli 80 C) sul carbone incandescente, cosicch atomi di carbonio


diffondano nel metallo, convertendolo per una certa profondit in acciaio.
Il procedimento era poi seguito da una martellatura a freddo che ne
incrementava ulteriormente la resistenza. Il nome pass a designare qualunque
cottura prolungata di uno o pi metalli, in presenza di un cemento, di forma
a composizione almeno parzialmente salina, per ottenere delle evidenti
modifiche che potevano giungere sino ad una transmutazione vera e propria.
un metodo che si ritrover sino in epoca moderna (17). Nei due papiri abbiamo
descrizioni di operazioni di questo tipo, ma soltanto per ottenere leghe di
falsificazione.
Le materie prime minerali, vegetali ed animali, utilizzate nei due testi, fanno
tutte parte dell'armamentario usuale dei farmacisti dell'epoca imperiale, e sono
per lo pi descritte nel manuale classico di Dioscoride.
L'apparecchiatura non ha
nulla
di
specifico:
comprende recipienti di
vario tipo, in argilla, rame,
piombo o legno. Talvolta si
tratta dei normali crogioli
da orefice. Si parla di forni,
ma non ne viene data la
descrizione. Delle pinze,
spatole in ferro, mortai in
pietra, e pochi altri utensili
completano il tutto.

Tolomeo I Soter (367 0 366-283 a. C.), il fondatore del regno


ellenistico d'Egitto, che fece della sua capitale, Alessandria,
il centro pi importante della cultura ellenistica.
Alessandria fu la culla dell'alchimia di lingua greca.

Questo tipo di prontuari


ebbe vita fortunata: ne
abbiamo
numerosi
esemplari
in
epoca
medievale, talvolta con le
stesse ricette, alcune anzi
spiegate meglio e con pi
dettagli, prova di una
tradizione che prosegue
per canali artigianali e si
perpetua e si arricchisce
con
un
successo
evidentemente
anche
pratico
che
andrebbe
esplorato meglio. D'altra
parte non ci risulta che
qualche scienziato abbia
mai cercato di ripetere in
laboratorio le esperienze
proposte, ed i commenti

Hermes accompagna Persefone che risale dagli inferi


(cratere attico del V sec. a. C.). Nella mitologia greca la
funzione primaria di Hermes quella di guida delle anime
ed intermediario tra mondo divino e mondo umano.

degli studiosi moderni ai


testi sono venati, nella
migliore delle ipotesi, da
uno scetticismo piuttosto
sbalordito. Ci rendiamo
ben conto delle difficolt
che si incontrerebbero. Per
l'esame
che
abbiamo
potuto fare, appare che,
quasi
sempre,
manca
qualche
dettaglio
operatorio essenziale. Un
altro
ostacolo,
talvolta
insuperabile, sorge dalla
stessa lingua in cui sono
stati
scritti
questi
documenti,
spesso
scorretta e incomprensibile
per quanto riguarda i
possibili materiali, per cui
le traduzioni hanno sempre
un
elevato
grado
di
improbabilit, o quanto
meno
di
ipotesi
non
comprovata. Anche nel
caso in cui la versione sia
chiara, non affatto detto
che si parli di cose ben
note.
Per
esempio,
tornando ai nostri due
papiri, tra i reattivi molto
usato l'aceto (oxos), ma
probabilmente
non
si
trattava soltanto di acido
acetico: lo stesso termine
doveva riassumere sotto
un'unica
denominazione
una vasta gamma di acidi
vegetali a vari gradi di
concentrazione,
che
in
certe condizioni potevano
contenere
anche
percentuali significative di
acido cloridrico e solforico.

Lo stesso vale per l'urina


(oyron), fonte evidente di

ammoniaca,
ma
forse
anche denominazione di
materiali meno evidenti. Si
pensi all'urina di fanciullo
vergine (oyron aphthoroy
paidos) cui si attribuiscono
particolari virt, di cui non
sappiamo immaginare la
causa.
Un
tardo
esempio
di
questo genere si trova in
Michele Psello che intorno
al 1045 scrisse un libretto
di introduzione Sul modo di
fare l'oro, per istruire il
patriarca Cerulario.

Ne riportiamo due brani, a testimonianza di una tradizione tra uomini di


cultura, e quindi non di origine artigianale: ... Eccovi dunque la prima operazione
dell'oro. una certa Arena per li lidi del mare, detta Chrisitide, cio aurigna, dal colore: altri la
chiamano Crisamma, che il medesimo che Arena d'oro. Questa conviene sottilmente pestare in
alcuno mortaro, finch si riduca a parti lisce e minutissime; poi fatta humida rasciugar bene si che
ne anco le parti sottilissime restino attaccate insieme; la onde bisognando farla spessa o darli
corpo et riscaldarla, quello si faccia co'l sale et questo al fuoco, non lavandola per un d et notte.
Poi tolto un vase et lavata la salsezza con acqua, ponetevi la medicina, et ritornato il vase al fuoco,
venite temprando la polve con aceto spargendovel sopra goccia, goccia tal che in un
medesimo tempo si inhumidisca et si dissecchi: fatto ci quattro volte, fondete in altra parte
argento et piombo ciascun da per se, et fusi ambedue versate nel vase della polve, finch le materie
si diffondino et penetrino per tutto fra di loro et si abbraccino in un corpo, poi levato dal fuoco et
lasciato raffreddare per alcune hore, vedrete rosseggiar la massa qual forbita con arena di mare
troverete oro ... (18).
Oppure: Potrete ancora fare oro cos. Liquefatto il piombo a fuoco, spargetevi sopra solfo
vergine lasciandolo al fuoco mentre svapori tutto il fumo, poi tolto ugual peso di alume di piuma et
di cinabro e misti con Ossimele gittate sopra al piombo liquido come faceste del solfo, accioch
parte acquistando durezza et parte ricevendo il colore per tutti i pori, da ambedue queste cose
divenga perfetto oro ... (19).
Psello fu squallida figura di arrivista, esperto di sopravvivenza nelle difficili
corti imperiali, e non basta la sua notevole erudizione, tutta libresca, e lo stile
elegante a farcene un'immagine pi amabile. Certamente, e non ce ne
dispiace, non fu Filosofo Ermetico: queste ricettine lo testimoniano nella loro
misera tecnologia di trucco metallurgico, cui mancano ancora dettagli
importanti per dare un qualche risultato apprezzabile. Certo non era uomo da
sporcarsi le mani con carboni e tenaglie.

Quando nel 1059 Cerulario cadde in disgrazia, Psello non esit ad erigerne
l'atto di accusa, fondato proprio sulla presunta colpa di aver praticato ed amato
quell'arte che egli, insipiente, aveva voluto presuntuosamente insegnargli.
Scrisse tra l'altro, del povero patriarca sconfitto: ... si metteva alla ricerca delle
transmutazioni delle materie, e sarebbe stato molto dispiaciuto di non trovare il modo di fabbricare
dell'argento con rame o dell'oro con argento. Cosicch si dedicava soltanto agli Zosimo ed ai
Teofrasto... e dava maggior peso alla dottrina abderita di Democrito e non lavorava pi che alle
composizioni che servono a fabbricare l'asem, Argento liquefatto, sandaracca, pietra di Magnesia,
corpi piromachi, gomme. ...Invece di teoremi primi, invece di sillogismi o di dimostrazioni, faceva
talvolta delle tinture, talvolta delle transmutazioni, talvolta delle ricerche su cosa sia l'affinaggio
del rame, l'ammollimento del ferro, e l'operazione che leva al piombo la sua fusibilit o allo stagno
la sua flessibilit ... (20).
Pare quindi che il presunto allievo avesse di gran lunga superato il maestro
di teoria, come appare da questo quadro di un Artista Ermetico, gi sottoposto
all'irrisione ed ai pericoli che tormentarono i Fratelli in Ermete nei secoli.
Comunque, da questo processo Cerulario fu tanto afflitto da morire di dolore.
Alla riabilitazione postuma, fu ancora l'ineffabile Psello che redasse il
panegirico per onorare la memoria della vittima che aveva sacrificato alla
convenienza.
Con un secondo insieme di documenti, abbiamo infine la prima
manifestazione evidente di quella che nel seguito si chiamer Alchimia.
Sono frammenti pi o meno estesi incorporati in manoscritti salvati dalla
caduta dell'impero bizantino e portati in Occidente dagli esuli che vi si
rifugiavano. I pi importanti sono il San Marco (Venezia) 299 (X-XI secolo), il
Parigi 2325 (XIII secolo) e il Parigi 2327 (XV secolo).
Contengono la maggior parte dei testi noti ed apparentemente hanno
costituito la fonte principale di tutta la restante produzione in lingua greca
conosciuta. Riuniti da collezionisti che possiamo supporre interessati anche
praticamente alle dottrine ermetiche, rappresentano una specie di crestomazia
mirata, come vedremo, specialmente alla parte operativa, con riferimenti e
citazioni di opere che potrebbero risalire ad epoche molto antiche.
Sono comunque le uniche fonti autentiche che possediamo di quel lontano
passato, le altre notizie sulla tradizione greca ci provengono dalle successive
fonti mussulmane. Sono come i resti sbrecciati e crollati di una citt di cui
immaginiamo appena lo sfarzo e gli splendidi monumenti, di cui possiamo solo
a fatica ricostruire idealmente la vita, la cultura, gli ideali, la ricchezza e le
bellezze, con la sottile nostalgia di un mondo che non possiamo che sognare.
Miseri resti giunti fortunosamente sino a noi, mal conosciuti, sottovalutati e
disprezzati, come la maggior parte di ci che riguarda quell'impero bizantino,
tanto invidiato, e quindi odiato, dalla latinit che in fine trov il coraggio di
distruggerlo.
Dobbiamo riconoscere da questi confusi ed oscuri manoscritti, che in quel
mondo stava evidentemente tutta l'eredit tradizionale, la custodia dell'antica
sapienza esoterica, che si trasmessa nei secoli. Cos come, per fermarci
all'alchimia, vi troviamo il simbolismo pi pregnante, le tecniche pi efficaci, la

terminologia pratica ed occulta, che si manterranno pi o meno inalterati sino


ad epoca moderna.
Meritano dunque un esame attento, e qui cercheremo di dare utili indicazioni
per compierlo, chinandoci con qualche emozione sulle poche parole rimaste
degli antichi Maestri dell'Arte.

Il manoscritto pi antico,
come abbiamo detto, il
Marcianus.
Questo
presenta all'inizio una
specie di indice che
descrive
il
progetto
dell'opera
in
cui
si
trovano capitoli tratti da
(21): Stefano; Eraelio;
Giustiniano; Comario; il
dialogo
di
Cleopatra;
Heliodoro;
Pelagio;
Ostane;
Synesio
che
commenta
Democrito;
Zosimo; frammenti e
detti di Agathodemone,
Ermete, Zosimo, Nilus,
l'Africano;
Olimpiodoro
che commenta Zosimo;
ricette di Pappus per
Mos;
Eugenio
e
Hierotheo;
altri
frammenti di Zosimo.
Il manoscritto si conclude
con una miscellanea di
argomenti, tra cui varie
ricette di tinture, di
fabbricazione
di
asem
(22), del mercurio e del
cinabro, un frammento
del trattato di Cleopatra
su pesi e misure, qualche
brano anonimo, il lessico
dei termini di alchimia e,
per finire, una serie di
istruzioni poste sotto il
titolo di Altri capitoli di
differenti autori sulla fattura

Miniatura
da
un
manoscritto
del
Rosarium
Philsophorum (XVII sec.) che probabilmente fa
riferimento
alla
Turba
Philosophorum,
opera
famosissima, di origine incerta, apparsa per la
prima volta in manoscritti latini del XIII sec. nella
Turba nove filosofi presocratici prendono parte ad
una disputa che ha per oggetto argomenti
alchimistici intrecciati a dottrine cosmologiche.

dell'oro (23).
Il Parisinus 2325 (B) il
successivo per antichit.
Giunto in Francia da
Venezia, , a differenza
del primo, un manuale
puramente pratico. Degli
autori propriamente detti
non ha conservato che
Democrito, Synesio e
Stefano. Tutto il resto
dedicato alla tecnica. Gli
ultimi fogli, con una
scrittura pi recente,
contengono tra l'altro il
trattato
del
monaco
Cosmas sulla Chrysopeia.
Il Parisinus 2327 (A)
rappresenta un esempio
composito tra i due. Vi si
trova attenzione sia alla
parte tecnica che a
quella teorica, tra l'altro
con alcuni argomenti
dottrinali molto preziosi
di origine sconosciuta. Il
tutto per in grande
disordine:
le
ricette
puramente tecniche si
mescolano al resto senza
un disegno evidente,
come se il copista avesse
raccolto casualmente ci
che gli pareva utile, per
di
pi
con
molte
ripetizioni di testi identici
(24).

Da questo, un passo va subito citato, quasi una descrizione della catena


tradizionale e trasmissiva, cos come sar uso nei testi medioevali: ... Sappi, o
amico mio, i nomi dei Maestri dell'Opera: Platone, Aristotele, Ermete, Giovanni l'Arciprete nella
divina Evagia, Democrito, Zosimo il grande, Olimpiodoro, Stefano il filosofo, Sofar il Persiano,
Synesio Dioscoro il sacerdote del grande Serapide ad Alessandria, Ostane e Comario, gli iniziati
dell'Egitto, Maria, Cleopatra moglie di re Tolomeo, Porfirio, Epibechio, Pelagio, Agathodemone,
l'imperatore Eraclio, Teofrasto, Archelao, Petasio. Claudiano, il Filosofo Anonimo, Menos il

filosofo, Panseris, Sergio. Quelli sono i maestri dovunque celebri ed ecumenici, i nuovi
commentatori di Platone ed Aristotele. I paesi dove si compie l'Opera Divina sono l'Egitto, la
Tracia, Alessandria e il tempio di Menfi (25).
Compare qui finalmente il nome di Ermete, cui questa Arte e Filosofia deve il
suo stesso nome. Riconosciuto come il vero padre e iniziatore di tutti i Filosofi,
tuttavia, tranne qualche breve citazione (26), non resta alcuna traccia dei suoi
ipotetici scritti, al punto di far dubitare sul significato della loro leggendaria
attribuzione; Ermete rappresenta anche una chiara dichiarazione di filiazione
dalla tradizione egizia, per l'assimilazione, data per scontata, sin da prima di
Erodoto, col dio Thoth. Questi era lo scriba degli dei, l'inventore della scrittura e
di ogni arte o scienza. Negli Inferi, quando davanti ad Osiride, Horo ed Anubis
pesano il cuore del morto, Thoth scrive il risultato del giudizio sulle tavolette.
Esiste un chiaro legame instaurato da sempre tra Ermete-Thoth e la Parola, il
Logos. la voce di Thoth che crea il mondo, ed il suo soffio che fa crescere
ogni cosa. scritto nel tempio di Dendera: ... Rivelazione del dio della luce Ra, lui che
esiste sin dall'inizio, Thoth, lui che riposa sulla verit. Ci che sgorga dal suo cuore ha subito
esistenza; ci che egli ha pronunciato sussiste per l'eternit.
Anche Platone, in un passo di pura tecnica cabalistica, lo riconferma in
questo ruolo. Ebbene mi pare proprio abbia qualche rapporto con la parola questo nome
Hermes; e l'essere il dio hermeneys (interprete) e messaggero ... come dunque dicevamo anche
prima, leirein indica lesercizio del parlare; e il rimanente, che una parola adoperata da Omero
pi volte quando dice emesato (cogito), vuol dire macchinare. Dunque usando ambedue questi
elementi, il legislatore, a cotesto dio, mesamenos (che cogita), ci ordina di dar nome cos: O
uomini colui che l'eirein emesato giustamente da voi sar chiamato Eiremes. Ed ora noi,
abbellendo, come crediamo, il nome, diciamo Hermes (27).
Si svela qui il senso occulto che spiega perch Ermete sia il Maestro di tutti i
Maestri: egli lo stesso Spirito Universale, il Logos che crea e sorregge il
mondo, l'Anima del Mondo, che sola pu dare l'insegnamento esoterico, la
Natura che ammaestra i Figli della Dottrina.
Lo stesso appellativo Trismegisto, presuppone significati meno banali di
quelli che gli sono di norma attribuiti. Lo si riconosce di solito come una
versione greca del superlativo egizio per ripetizione del positivo, ma
curiosamente questo ipersuperlativo (tre volte grandissimo), gli sembra
esclusivamente riservato, facendo in qualche modo con Ermete un solo nome
proprio, col quale si trasmesso sino a noi: Ermete Trismegisto.
Vi leggiamo pi volentieri un plurale che non un'aggettivazione estrema (28),
il che ci riconduce alla trinit che sostiene e compone il Mercurio Universale, e
in cui questi si manifesta in tutte le operazioni della Natura, cos come esprime
profondamente Zosimo in un passo di raro valore: La presente composizione una
volta messa in moto parte dallo stato di monade per costituirsi in triade per espulsione del
mercurio: essendo costituita in monade che si espande in triade essa un continuo; ma di
converso, essendo costituita in triade a tre elementi separati, essa costituisce il mondo per la
provvidenza del Primo Autore, Causa e Demiurgo della Creazione, che allora chiamato
Trismegisto in quanto ha immaginato sotto forma triadica ci che prodotto e ci che produce
(29).

In realt il primo, o almeno il pi antico, dei Filosofi Ermetici greci, sembra


sia stato Democrito. Bisogna per dire che gli studiosi si sono accaniti con un
certo nervosismo su questo povero alchimista che la tradizione voleva fosse il
famoso abderita, padre della teoria atomica. Gli hanno perci subito attribuito
uno pseudo, da cui probabilmente non riuscir mai a liberarsi, e che, come
noto, nei testi accademici equivale ad un'accusa velata di azioni riprovevoli e
un po' vergognose.
Si sono scoperte poi alcune righe, molto corrotte e variamente ricostruite, sul
Suda (30): queste danno notizia di un certo Bolo Democriteo, di Mende, sul
Delta del Nilo, che avrebbe scritto opere di osservazioni scientifiche, medicine
naturali, antipatie simpatie e simili. Con l'aggiunta di una frase discutibile di
Columella, e con grande sollievo, si considerato risolto lo scandaletto e
salvata l'immagine di un appartenente alla cultura scolare, identificando infine
lo pseudo Democrito a questo oscuro egiziano che non infastidiva nessuno.
Per sedare poi ogni dubbio, si anche inventata un'opera di tecnica ermetica
dal titolo di Baphika (tinture), di cui non esiste traccia, e se ne fatto autore
Bolo, che cos diventava esperto di alchimia (31).
D'altra parte abbiamo invece l'autorevole testimonianza di antichi autori a
favore di un Democrito interessato attivamente a studi eterodossi. come Plinio
ci narra, dimostrando anche quanto sia vecchia la polemica, e antico un certo
atteggiamento mentale: ... chi approva le altre cose di Democrito dice che queste non
sono sue. Ma a torto: assodato che proprio Democrito, pi di tutti, ha instillato negli animi tali
dolcezze (cio della magia) (32).
Queste discussioni non ci sembrano comunque di grande interesse. noto,
attraverso i secoli, come i Filosofi Ermetici abbiano dato ben poca importanza
alla figura storica dei singoli autori, preferendo spesso l'anonimato, o l'uso di
un nome collettivo, badando pi ai contenuti dell'insegnamento che non ai
tratti di chi lo dispensava. Comportamento certo incomprensibile per i nostri
contemporanei. che pare abbiano un estremo bisogno di individualit fisiche
ben determinate da adoperare o criticare, sin nelle pi minute forme della vita
privata.
Resta, ben pi importante, il racconto dell'insegnamento che Democrito
ricevette in Egitto dal persiano Ostane. Oltre a testimoniare un rapporto con
una tradizione iranica. che abbiamo sorvolato (33), questa narrazione si
propone come il pi antico archetipo noto di una leggenda che sopravvisse nel
tempo in Ermetismo, adattandosi con opportune varianti sino a Basilio
Valentino ed ai manifesti rosacruciani, e che permette una interpretazione
anche operativa, ove si ricordi che nel progresso della grande Opera aperta la
Pietra, si ottiene un ammaestramento diretto. Diranno in proposito gli
alchimisti medievali: imbianca Latona e brucia i tuoi libri.
Narra Democrito: Avendo appreso queste cose dal maestro suddetto (Ostane) e cosciente
della diversit della materia. io mi esercitai a fare lunione delle nature. Ma siccome il nostro
maestro era morto prima che la nostra iniziazione fosse completa e mentre noi eravamo ancora del
tutto occupati a riconoscere la materia, dall'Ade, come si dice, che cercai di evocarlo. Io mi misi
dunque all'opera e quando apparve, l'apostrofai in questi termini, non mi dai nulla in ricompensa
di quello che ho fatto per te?... Ebbi un bel dire, mantenne il silenzio. Tuttavia, siccome lo

apostrofavo di nuoto e gli domandavo come unire le nature, ... disse soltanto, i libri sono nel
tempio... Siccome dunque, malgrado le nostre ricerche, non trovammo nulla, ci demmo un impegno
terribile per sapere come si uniscono sostanze e nature per combinarsi in una sola sostanza. Ora...
essendo passato un certo tempo... - prendemmo parte, tutti insieme, ad un banchetto di festa;
mentre eravamo nel tempio, da se stesso improvvisamente un blocco di pietra si apr per met ...
(34).
Nella pietra si trova scritta una formula, la pi famosa forse dell'Ermetismo,
a riassumere tutto il segreto della Grande Opera: La natura gode della natura, e la
natura vince la natura e la natura domina la natura
Della quale anche noi possiamo ripetere con Democrito: Fu grande la nostra
ammirazione per il fatto che egli avesse riassunto in cos poche parole tutta la Scrittura.

Hermes e una Carite (rilievo del V sec. a. C.)

Note:
(1) Cfr. la raccolta di saggi in Le origini dei Greci, Dori e mondo egeo, a cura di D Musi, Laterza
1985.
(2) Le opere e i Giorni. vv. 157 e sgg.
(3) Ibid. vv. 174 e sgg.

(4) Dell'opera di Manethone sono rimasti dei frammenti, oltre ai riferimenti degli scrittori
posteriori. Lo scritto di Berosso invece perso. Vedi Manetho, Loeb Classical Library, Londra
MCMLXX
(5) La lingua greca, senza conoscere la quale vergognoso che una persona si dica sapiente;
Pantagruel, cap. VIII.
(6) Traslitterazione da Lineare B. Vedi in particolare La caduta dei regni micenei a Creta e
l'invasione dorica di L. Godart, nella raccolta citata.
(7) Lo stendardo cadde in mano agli arabi nel 636 dopo la sconfitta persiana nella battaglia di
Qdisiyya. Cfr. A.Bausani L'Iran e la sua tradizione millenaria. Ist. It. per il Medio ed Estremo
Oriente. Roma 1971.
(8) Cfr. Il mondo di Odisseo, di M.I.Finney, Laterza 1978.
(9) R.P. Festugire, La Rvlation d'Herms Trismgiste, Tomo I, Parigi 1981
(10) De Somniis; I,10. Tradotto da Festugire, op.cit.
(11) Maier. op. cit. Lib. III Democriti greci Symbolum.
(12) Si persino voluto distinguere anche nominalmente i due temi, chiamando Hermetism, quello
colto, ed Hermeticism, l'altro. Vedi Hermeticism and the Renaissance, edited by I.Merkel and A.G.
Debus, Washington 1988.
(13) Per quanto segue, vedi in particolare: Alchemy. Origin or originis by H.J. Sheppard, in
Ambix, XVII, 2. Les Alchimistes Grecs, Tome I. Texte tabli et traduit par Robert Halleux, Parigi
1981. M. Berthelot. op. cit.
(14) Anaplsas xolloria: Halleux traduce modellando colliri (faonnant des collyres) che non ha
senso in questa pratica.
(15) Come nota Halleux (che traduce: per tre volte) eptreis pu voler dire anche per tre giorni,
che qui pi corretto, come sa chi ha provato questi curiosi procedimenti. Cos come i verbi usati
suggeriscono un metodo di surfusione comune in altri casi simili.
(16) Odissea. IX, 391-94. Accecamento di Polifemo.
(17) Per certi aspetti questi procedimenti sono molto simili, per quel che si potuto sapere, ai
recenti esperimenti di cosiddetta fusione fredda. Tra l'altro il sale coinvolto nei metodi spagirici
quasi sempre di un metallo alcalino e si sa che un componente essenziale usato da Fleischman e
Pons il litio, nella loro pratica che potremmo definire per via umida.
(18) Catalogue des manuscrits alchimiques grecs, VI. Bruxelles 1928. La traduzione di un
erudito del XVII secolo.
(19) Ibid..
(20) Ibid. Traduco dalla versione francese del Ruelle.

(21) Vedi H.J.Sheppard The Ouroboros and the unity of matter in Alchemy: a study in origins
Ambix X,2. A.J. Festugire, Hermtisme et mystique paienne, Parigi 1967, parte III.
(22) Come dimostra Halleux (op. cit.) l'asem era il nome dato probabilmente all'argento non
coniato, cio senza segni.
(23) Il manoscritto segue abbastanza fedelmente nell'insieme il modello di cui ha trascritto la
tavola d'indice, ma ha subito gravi infortuni: mancano alcuni capitoli, dei fogli sono invertiti, ecc..
(24) Messo nel catalogo della Biblioteca di Fontainbleu sotto Enrico II, rilegato con armi di
questo re. Fu copiato in Creta dal corfiota Teodoro Pelecanos nel mese di giugno 1487.
(25) Il tempio di Menfi fu probabilmente distrutto verso la fine del IV secolo,
contemporaneamente al Serapeum di Alessandria. Quanto alla Tracia citata, Si vuole forse indicare
Bisanzio.
(26) Per quanto riguarda il cosiddetto Corpus Hermeticum, che sarebbe evidentemente
un'eccezione, ne parleremo nel seguito.
(27) Platone. Opere, Bari 1967. Cratilo, 408.
(28) Il modo pi antico per esprimere il plurale (e non il superlativo) in egizio consiste nello
scrivere il nome tre volte, cio tre volte l'ideogramma. Oppure il disegno seguito da 000, in
orizzontale o in verticale, che pi tardi diventano III. Vedi Egyptian Language, by sir E.A.Wallis
Budge, Londra 1973.
(29) Trad. da Festugire, op.cit.
(30) Si tratta di un lessico bizantino del X secolo. Suda il nome dell'opera: in passato gli studiosi
hanno erroneamente creduto che fosse di un autore chiamato Suida.
(31) Vedi in proposito l'interessante saggio di J.P.Hershbell Democritus and the beginning of Greek
Alchemy, in Ambix XXXIV, 1.
(32) Storia Naturale, XXX, 8. Torino 1986
(33) Si pensi ad esempio alla bevanda di immortalit, comune a tutta la cultura ariano-vedica.
(34) Trad. da Festugire, op. cit

Per una storia della filosofia ermetica \ 4

L'ALCHIMIA GRECO-ALESSANDRINA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 45 (giugno1990), pp. 14-21, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.
Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a ripubblicare e diffondere
nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta.
Lucarelli, dopo aver valutato il progetto, acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore
delliniziativa. Gli sarebbe piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue
nuove conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005, Paolo Lucarelli
ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta, Airesis offre lestremo omaggio alla
memoria dello studioso e discepolo della Filosofia Ermetica.

Non sapremo mai se fu scelta consapevole o inevitabile degli studiosi che ne predisposero la
raccolta, certo che gli scritti alchemici greci che possediamo sono per lo pi dedicati ad uno
specifico problema dell'Opera: ottenere quello che si chiam in epoca moderna Mercurio
Filosofico, e, in tempi antichi, Acqua Divina o sulfurea

La Sapienza ermetica (manoscritto del XVI sec.). Nei manoscritti dell'alchimia greco-alessandrina le immagini
non hanno il ruolo di primo piano che conquistano, invece, a partire da XIV secolo, nei manoscritti dell'alchimia
latina.

Democrito nella Tradizione il padre dell'Alchimia occidentale. Della sua


opera restano tuttavia soltanto sparsi frammenti, e la descrizione di Synesio:
Avendo ricevuto impulso da Ostane, Democrito compose quattro libri sulle tinture, sull'oro,
sull'argento, sulle pietre, sulla porpora.
Abbiamo letto il passo in cui narra l'evocazione del maestro e l'aforisma sulle
nature che lo conclude (*). Ritroviamo questo insegnamento in un brano che
termina con una descrizione della Grande Opera, succinta eppure completa, e
che comprende una curiosa polemica contro giovani che non vogliono
credere al valore dell'insegnamento: Bisogna o re sapere questo; noi siamo i capi, i
sacerdoti, i profeti, colui che non ha conosciuto le sostanze e non le ha combinate e non ha
compreso le specie e unito i generi ai generi, lavorer invano e le sue pene saranno inutili, perch
le nature si compiacciono tra loro, si rallegrano tra loro, si corrompono tra loro, si trasformano tra
loro e si rigenerano tra loro...
Voi dunque, o miei profeti, avete fede e conoscete la potenza della materia; mentre i giovani
non si fidano di ci che sta scritto; essi credono che il nostro linguaggio sia favoloso e non
simbolico...
Prendete del mercurio, fissatelo col corpo della magnesia e col corpo dello stibio d'Italia, o con
il solfo nativo, o con l'afroselene o con la calce viva o con l'allume di Melos o l'arsenico, o come vi
parr, e gettate la polvere bianca sul rame; allora avrete del rame che avr perso il suo color
scuro. Versate la polvere rossa sull'argento, avrete dell'oro; se sull'oro che la gettate, avrete del
corallo d'oro corporificato. La sandaracca produce questa polvere gialla cos come l'arsenico ben
preparato, cos come il cinabro, dopo che stato affatto cambiato.
Solo il mercurio pu levare al rame il suo color scuro. La natura trionfa della natura... (1).
Ci sembra superfluo sottolineare che i nomi di questi materiali si riferiscono a
corpi non volgari, notiamo piuttosto che in Ermetismo poche parole vantano
l'ambiguit di Natura. L'assioma democriteo, appreso da Ostane, sta a
dimostrarlo nella sua apparente e ingannevole semplicit.
Qui natura innanzitutto te lo stesso Spirito Universale sovrasta, incanta,
combatte e domina se stesso in una eterna alternanza nella quale, come il
simbolo dell'Uroboros esprime perfettamente, il Serpente antico che mangia la
propria coda. Questo il fondamento stesso della Manifestazione e delle sue
leggi, e dunque l'unico vero oggetto di studio dell'Artista Ermetico, e la sua
unica e fondamentale Materia Prima, quella che si trova dovunque,
posseduta dal ricco e dal povero in egual misura, disprezzata dagli uomini
che la calpestano, la vivono, la incontrano, senza badare alla sua preziosit:
In cima alle alture, lungo la via, / nei crocicchi delle strade essa si posta, / presso le porte,
all'ingresso della citt, / sulle soglie degli usci.... (2).
Di questa parla Michele Maier, quando ripete l'antico suggerimento, tanto
caro ai Filosofi Ermetici e Stoici, di seguire la natura, arricchendolo di preziosi
consigli: A colui che si affatica nella Chimica, la Natura, la Ragione, l'Esperienza e la lettura
siano guida, bastone, occhiali e lampada (3).

Per questa Natura possiamo accettare l'identificazione proposta con to theion,


il divino, e comprendere l'affermazione di Talete, panta plere theon, tutto pieno di
dei. Ma contemporaneamente, da un'immagine che appare affatto metafisica,
l'insegnamento ermetico si trasforma in qualcosa di pi concreto e
manipolabile. I generi, le specie, le sostanze, le nature, si corporificano, si
specificano in arsenico, mercurio, sandaracca, cinabro, in una nuova Genesi
che ricollega il ciclo della Creazione ai materiali che rivivono questa stessa
trasformazione nel crogiolo dell'Artista. Le nature diventano enti
sperimentabili, senza con ci perdere la loro intrinseca analogia con il
fenomeno macrocosmico. Il Particolare e l'Universale si uniscono in un dramma
logico ed esistenziale unico in questa realt, e da questa unione scaturisce la
possibilit stessa dell'Arte Sacra.
Nell'affermazione di questo incomprensibile paradosso, nella sua semplice e
feconda descrizione, risiede la maestria di Ostane e del suo allievo Democrito.

La preparazione dellAcqua Divina


Non sapremo mai se fu una scelta consapevole o inevitabile degli studiosi
che ne predisposero la raccolta, certo che gli scritti alchemici greci che
possediamo sono per lo pi dedicati ad uno specifico problema dell'Opera:
ottenere quello che si chiam in epoca moderna Mercurio Filosofico, e in tempi
antichi, Acqua Divina o sulfurea.
Si impone qui una breve introduzione preliminare, forzatamente ristretta per
motivi di semplicit e di ovvia prudenza. Diciamo subito che l'operazione, o,
per meglio dire, l'insieme di operazioni che conducono al Mercurio Filosofico, si
riferisce alla parte mediana della Grande Opera; esse consistono
schematicamente nell'estrarre dal corpo che lo contiene, un ente detto
tradizionalmente Solfo, o Sole, e la pratica resa possibile dall'azione di un altro
corpo, detto anch'esso Mercurio o Luna. Il risultato, unione dei due, sar una
materia splendente, di cui un anonimo autore nota: E sebbene questa materia sia di
due nature, tuttavia non ermafrodita, checch se ne sia detto, perch non che una Natura
omogenea (4).
Stefano di Alessandria, che visse all'epoca dell'imperatore Eraclio (610-641
d.C) scrisse un lungo trattato ermetico suddiviso in nove praxeis, o lezioni, che
hanno, salvo l'ultima, come titolo generale: Stefano di Alessandria, filosofo
universale e insegnante della grande e sacra arte. Sulla fattura dell'oro.
Nella seconda lezione troviamo una descrizione su questo tema, che
commosso riassunto di motivi simbolici che si manterranno nel tempo: Quanta
ricchezza di sapienza in questa preparazione che rivela l'Opera. O luna rivestita di bianco, o
biancore che splende veemente all'esterno, facci apprendere cosa sia la radiosit lunare... Perch
la stessa cosa la candida neve, l'occhio splendente di biancore, la veste di corteo nuziale... il
chitone immacolato... la bianchissima composizione della perfezione, il latte coagulato del
compimento, la spuma lunare (afroselenon) del mare d'aurora, la magnesia di Lidia, la stibina
d'Italia, la pirite d'Acaia e d'Albania... Perch la sua emanazione il mistero in esso celato, la
perla preziosissima, alla pietra di luna che porta la fiamma, il chitone trapunto d'oro, il nutrimento

aureo, la scintilla aureocosmica, il guerriero vittorioso, il manto regale, la vera porpora, la corona
pregiatissima, il solfo nativo.. Perch bianco a vedersi, ma giallo a capirsi... (5).
Nessuna di queste definizioni e gratuita: ognuna si riferisce ad una
caratteristica della materia, ad uno specifico momento dell'operativit. D'altra
parte i particolari di questa prassi sono stati, all'interno dell'Arte d'Alchimia, i
pi fecondi nel generare fantasmagorici simbolismi. Vediamone qualche
esempio.
Il corpo di partenza, inizialmente rossastro perci spesso chiamato rame
scurisce al principio di una cupa nerezza, da ci descrizioni di morte e
putrefazione. Il chiarore finale ne deriv ovvie immagini di resurrezione.
Il solfo racchiuso, imprigionato, che si libera dal nero e ricompare nel bianco, fu
l'anima, che lascia la materia crassa e imperfetta per assumerne una gloriosa e
irriducibile.
Si richiede un terzo ente intermedio a guidare il processo: lo si disse spirito, e
complet la triade filosofica (6).
Infine, rappresentazione ben nota in disegni, miniature e stampe dal
Medioevo al Rinascimento ed oltre, si narr di nozze sacre tra sposi regali, per
dire l'unione del sulfureo e del mercuriale in figure che sfiorano talvolta un
brutale erotismo.
Il lungo trattato di Stefano si trova in 22 differenti copie manoscritte in
diverse biblioteche europee. In quasi tutte accompagnato da quattro poemi
attribuiti ad Heliodoro, Theofrasto, Hierotheo ed Archelao, normalmente in
quest'ordine. Sono versioni metriche di parti del trattato di Stefano e, per la
loro strettissima rassomiglianza, per le peculiarit metriche, di linguaggio e
stile, si ritiene siano stati scritti dalla stessa persona.
Leggiamo ora alcuni versi dal Poema del Filosofo Archelao sull'Arte Sacra
legati all'argomento che stiamo trattando, e che saranno chiari, dopo le nostre
premesse (7): Perch la pratica la base della teoria, / cos come l'anima senza la forma del
suo corpo / senza potere e affatto priva di forza... / / congiungendo l'anima al corpo in un
vincolo / attraverso la perfetta combinazione dei due / l'Arte Sacra li fa vivere entrambi come una
sola cosa / quando lo spirito viene per terzo a incoronare il tutto. / . / Questo lavoro
semplice, se un uomo sar saggio / abbastanza per congiungere insieme secco ed umido, / e caldo
con freddo, i quali sebbene opposti / in qualit, possono essere uniti insieme come uno solo /
. / Ora il Fuoco, come qualcosa di volatile e leggero / in quanto caldo e secco, non pu
unirsi / con la natura dell'Acqua, che umida e fredda / e per la sua pesantezza tende fortemente in
basso. / Ma l'Aria, il mediatore caldo e umido, / unisce i due velocemente e li rende uno solo. /
. / L'anima pub essere liberata dal corpo solo / dall'Arte, come deve sapere ogni uomo
esperto. / Che si sia esercitato nelle cose divine. / Prendila e rimuovila dalla stretta del corpo / e
pulisci via ogni nerezza celata dentro / che vela la sua splendida leggiadria con tenebra. / Con i
flutti rendila, l'anima, pura come neve; / lava via di nuovo la tenebrosit e l'ombra / perch tu
lavandola, porterai alla luce / un meraviglioso splendore e una visione brillante. / Afferra
strettamente la natura che si cela dentro, / custodita dalla pesante massa del corpo, / come nella
oscura cella di una lercia prigione. / Da artigiano saggio, tu rimuoverai questa tenebra / con
triturazioni e bagni frequenti / senza dolerti delle numerose fatiche. / . / cos modificata in

aspetto e forma / che non mostra pi nulla di nebbiosit scurente / in s affatto, ma invece indossa
splendore / avendo scambiato la sua tenebra con luce bianca e splendente. / . / Questi tre
uniti in un legame compatto, / di ferma affezione e di amore indistruttibile / dimoreranno insieme,
uniti come uno solo, / il corpo, l'anima e lo spirito....
Come si vede, nel poema si introdotta un'altra raffigurazione destinata a
divenire comune. Qui, con linguaggio apparentemente aristotelico, i quattro
elementi, Fuoco Aria Acqua e Terra, e le quattro qualit, Caldo Secco, Umido e
Freddo, si compongono secondo il classico schema cruciforme.
Non ci si faccia ingannare da un'analogia soltanto formale: i significati sono
ben diversi, come si sar gi notato, l dove il Solfo Fuoco, il Mercurio Acqua,
l'Aria anch'essa Mercurio.

L'insegnamento
regina
Cleopatra
Zosimo

Il Mercurio dei filosofi rappresentato come anima del


mondo.
Da un manoscritto del XVI secolo.

della
e
di

In un testo attribuito alla


regina Cleopatra, si ritrovano
riuniti tutti questi simbolismi.
Ad essi l'anonimo scriba ha
aggiunto,
a
ulteriore
chiarimento, i segni della
stenografia
ermetica.
Lo
proponiamo a dimostrare tra
l'altro come la tradizione fosse
ormai consolidata in tutta la
sua espressivit. Ben poco si
poteva aggiungere, se non
eleganti variazioni su un tema
ben definito: Avendo preso la
parola Ostane e i suoi compagni
dissero a Cleopatra: In te sta
nascosta la totalit del mistero
terribile e straordinario. Illuminaci
ancora in modo ben netto sugli
elementi (stoicheion). Dicci... come le
acque benedette discendono dall'alto
per visitare i morti caduti, incatenati,
oppressi nelle tenebre e nell'oscurit
dell'Ade, come il farmaco di vita
penetri nell'Ade e tragga i morti dal
sonno cosicch essi si sveglino....
E Cleopatra rispose loro: Le acque
penetrano nell'Ade strappando al
sonno i corpi e gli spiriti imprigionati

e senza forza... a poco a poco essi


crescono e si innalzano, si rivestono
di colori variegati e brillanti... Ecco
il mistero dei filosofi ed a questo
proposito che i nostri padri ci hanno
fatto giurare di non rivelarlo n
divulgarlo... divino in effetti: unito
alla divinit lui che rende divine le
sostanze... Lo spirito tenebroso...
domina i corpi per impedir loro di
essere imbiancati e di ricevere la
bellezza e il colore di cui li aveva
rivestiti il demiurgo... Ma quando
questo spirito tenebroso e fetido
stato cacciato cosicch non resti pi
traccia dell'odore, n del colore delle
tenebre, allora il corpo diviene
luminoso, l'anima e lo spirito si
rallegrano del fatto che le tenebre
siano fuggite lungi dal corpo, e
l'anima chiama il corpo che
diventato luminoso: Svegliati dal
fondo dell'Ade, resuscita fuori dalla
tomba, levati ed esci dalle tenebre!...
Allora lo spirito ( ) si rallegra a sua
volta di vedere il corpo ( )... e lo
abbraccia... e (l'anima) si rallegra
della sua dimora ( ) per il fatto
che mentre aveva lasciato il corpo
nelle tenebre, lo ha ritrovato colmo di
luce, ed essa si unita a lui... Ed essi
si sono uniti tutti e tre nell'amore ( )
il corpo (

), l'anima ( ) e lo

spirito ( ) ed essi sono diventati


uno, ed in quest'uno il mistero... il
fuoco (
)che li ha unificati e
trasformati, ed essi sono usciti dal
seno del suo ventre ( rosso) cos
come dal ventre delle acque (

)e

dellaria (
rosso) che al loro
servizio... Considerate o saggi, e
comprendete: qui in effetti sta il
totale compimento dell'arte, quando
il giovane sposo e la giovane sposa
sono stati sposati insieme e non fanno

pi che uno... (8).

Ben pi barocco ed involuto, Zosimo di Panopoli (9) offre lo stesso


insegnamento in una fantasmagoria immaginifica che ha ovviamente eccitato
la curiosit degli studiosi moderni molto pi delle oneste descrizioni tecniche
degli altri autori. In realt le sue scenografie, anche se colpiscono la fantasia,
non sono molto utili per il praticante. Per illustrare la preparazione dell'Acqua
Divina, ci propone una visione onirica in cui un misterioso sacrificante, fatti
quindici gradini, sale ad un altare a forma di coppa, da cui proclama: Io sono
Ione, sacerdote dell'intimo santuario e subisco una violenza intollerabile. Qualcuno accorse sul
fare del giorno, velocemente mi afferr e mi squarci con una spada smembrandomi senza alterare
la disposizione delle membra. E scortic completamente la mia testa con la spada che brandiva,
mescol le ossa con le carni e le arse di sua mano col fuoco, finch non mi resi conto d'aver mutato
la natura del mio corpo e di essere diventato spirito (pneuma). Ed questa la violenza
intollerabile.
Prosegue Zosimo: E mentre ancora mi raccontava queste cose e io lo forzavo a dire, i suoi
occhi divennero come sangue. E vomit tutte le sue carni. E lo vidi davanti ai miei occhi, omuncolo
privo di una parte di se stesso. E con i suoi stessi denti si masticava e si esauriva in s... E mi
chiesi, quale sar la causa di questa visione? Non forse l'acqua bianca e gialla gorgogliante,
l'acqua divina?... (10).
Il racconto di dilunga in altre immagini involute, mescolate a giochi di parole
e riferimenti occulti (11), mentre evidentemente i materiali si sono
antropomorfizzati, secondo un procedimento che sar spesso imitato.
Confessiamo di restare un po' freddi di fronte a tanta truculenta da
granguignoi, per la quale parrebbe appropriato un commento valido,
sfortunatamente, per molti testi ermetici .
... Non ve n' che uno che ne abbia fatto un Libro intero sul Mercurio Filosofico, ma con cos
tante oscurit che non vi sono che coloro che lo sanno e lo conoscono perfettamente, che possano
comprendere ci che vuol dire... (12).
chiaro che il nostro anonimo autore seicentesco non poteva ancora fruire
delle interpretazioni psicoanalitiche, che lo avrebbero ulteriormente confortato
nella sua opinione. Resta comunque il fatto, tornando a Zosimo, che se questo
era il suo stile in generale, non ci dobbiamo stupire che della sua opera si siano
conservate solo alcune ricette, a scapito di parti letterarie e misticheggianti,
che, se lo avevano fatto definire da Olimpiodoro lingua oceanica (13),
dovevano aver lasciato piuttosto sbigottiti gli ermetisti che tentavano di
servirsene.
Potremmo ora proseguire con le citazioni e con l'esame di altri testi,
facendone probabilmente opera erudita e noiosissima. D'altra parte ci pare di
avere sufficientemente chiarito ci che importante notare, e cio che sin
dall'inizio degli insegnamenti testuali l'Opera di Alchimia si presenta affatto
completa nella sua teoria e nel suo simbolismo. Saranno poche le evoluzioni,

tutte rivolte a spiegare meglio certi punti o a descrivere principi di dottrina che
in tempi pi favorevoli erano demandati all'iniziazione orale.

Resta riconoscibile una


qualche
forma
di
progresso
in
certe
applicazioni, specialmente
mediche, che nei secoli si
trassero
dalla
teoria
fondamentale.
Il
che
tuttavia
fu
motivo
di
curiosit, pi che non vero
interesse, per il Filosofo
Ermetico.
Peraltro, lo ripetiamo, uno
studio attento dei testi
greci conferma che questa
curiosa Arte si trasmessa
sostanzialmente immutata
anche
espressivamente
per almeno due millenni,
caso quasi unico nella
storia.

Sopra: riproduzione del complesso simbolismo raffigurato sul


foglio 88v del manoscritto 299 della Biblioteca S. Marco,
Venezia, sul quale riportato il testo della cosiddetta Crisopea
di Cleopatra.
Sotto: schema con la traduzione in italiano delle scritte che
compaiono accanto e dentro le immagini.

Valgono
ancora
due
esempi:
sin
dall'inizio
troviamo
l'Uroboros,
il
serpente che si mangia la
coda. cos come i colori
fondamentali,
tanto
importanti
nell'insegnamento
ermetico.
In uno dei manoscritti
superstiti
le
rappresentazioni
si
sommano
in
due
illustrazioni
particolarmente pregnanti
(14).
Nella prima il serpente
composto da tre cerchi
concentrici. Quello esterno
squamoso, con testa e

tre
orecchie
in
rosso
brillante, l'occhio bianco, la
pupilla nera. Il cerchio
centrale

anch'esso
squamoso, giallo; quello
interno,
con
quattro
zampe, verde. Secondo il
commento
le
zampe
rappresentano gli elementi
di base o tetrasomia, le
orecchie i vapori sublimati.
In un foglio successivo
un'altra immagine mostra
ancora
il
serpente,
composto di due cerchi, in
rosso e in verde.
Altra classica figura
l'Uovo, dalla cui cottura
sprigioner
la
Pietra
Filosofale, cui sembrano
adattarsi tutti i nomi
possibili. Disse Zosimo:
La
Nomenclatura
dell'Uovo il Mistero
dell'Opera (15).
Le
immagini
si
moltiplicano. Nei secoli si
fissarono in pietre, di
chiese, palazzi e cattedrali,
in
stemmi
e
blasoni.
Furono
stimolo
e
ispirazione di poeti, artisti
e cantori di favole per
bambini. Archetipi fissati
nel mondo dei corpi, parole
di Scienza che restano,
come pietre miliari di una
strada infossata.
Come abbiamo pi volte
ripetuto, e in vari modi, la
Filosofia Ermetica vede il
Mondo come un insieme
armonico, tutto pervaso da
uno Spirito Intelligente.
Questa
specie
di

panteismo
radicale
si
trasmise
occultamente,
sempre con attenta e
prudente cautela. Infatti
tutte le religioni rivelate lo
condannarono
e
perseguitarono
come
nemico
terribile
e
pericolosissimo.
Solo in epoche molto
tarde, quando rischi il
ridicolo, ma non il rogo,
os esprimersi con pi
chiarezza, come leggiamo
in un testo seicentesco,
che comunque rimase a
lungo
manoscritto
e
nascosto (16): ... La prima
materia (Spirito e Grande
Architetto del mondo) si trova
dappertutto, riempie tutto e
moltiplica tutto... La materia
prima... pu essere detta, in un
certo senso, onnipotente, perch
tutto ci che nell'ordine della
natura trae la sua origine da lei...
Il mondo pieno dello Spirito
vitale che... si riveste della forma
particolare dei corpi elementari...
Lo Spirito del mondo muore ogni
giorno, quando perde un corpo, e
subito trionfa della morte... Le
influenze celesti scendono in noi
con la resurrezione dello Spirito
del mondo. Lo Spirito del mondo
monta dalla terra al cielo e dopo
ne ridiscende, e ce ne riporta,
come lo Spirito Santo, tutte le
potenze....

evidente
come
sia
possibile da qui trarre altri
fecondi percorsi di ricerca
e studio, che affianchino la
prassi
alchemica,
pur
restandone servitori.

L'applicazione pi nota, ma non certo l'unica, di questo ragionare, fu


l'Astrologia, detta dai greci Apotelesmatica (17) ad indicarne le
caratteristiche rivolte agli effetti particolari della Creazione. Ben diversa negli
scopi e nei metodi dalla pallida larva che oggi le sopravvive, si divideva in vari
rami, a seconda se l'interesse era pi volto all'esame di eventi generali o
individuali. Spingendo gli sguardi al cielo promosse lo studio della matematica
e dell'astronomia. I nostri contemporanei, spogliati questi due sottoprodotti. in
realt insignificanti, dal loro obiettivo eminentemente spirituale, vi vedranno
una causa provvidenziale di progresso. Dallo studiare le manifestazioni
singolari dello Spirito, al cercare di dominarle, o almeno di servirsene, non
che un breve passo, e fu facilmente compiuto.
Figlia dell'Ermetismo dunque anche la Magia, con tutti i suoi infiniti temi, pi
o meno interessanti e criticabili. Si teorizz, in modo che non appare sempre
comprensibile per la nostra cultura, il legame che unisce tutti gli esseri,
immaginando fili invisibili a tessere trame tra i regni naturali, dando spiegazioni
e utilit che in questi legamenti trovano la loro giustificazione. L'obiettivo era
per lo pi medico: si volevano terapie e talvolta strumenti diagnostici.
Un testo esemplare il Kyranis (18). un trattato in cui si associano in ordine
alfabetico un uccello, un pesce, una pianta, una pietra, il cui nome cominci in
greco con la stessa lettera (19). Segue una breve descrizione di ciascuno di
questi, e, pi o meno sviluppata, l'indicazione dei rimedi che se ne traggono.
Pi tardi gli si aggiunsero tre libri, i Koiranides (20). Questi formavano una
specie di bestiario in cui si studiavano uccelli nel primo libro, animali terrestri nel
secondo e pesci nel terzo. Ancora l'obiettivo essenzialmente medico. Ad una
succinta descrizione dell'animale, in generale riassunta all'inizio del capitolo,
segue l'elenco dei rimedi che se ne possono estrarre, con l'indicazione del
modo d'impiego.
Nel IX secolo Giorgio Syncello vi appose un prologo, di cui notiamo il
riferimento ermetico e la teoria di base: Avendo ricevuto dagli angeli l'incomparabile
dono di Dio (21), Ermete Trismegisto ne fece parte a tutti gli uomini dotati di intelligenza... In
questo libro... si tratta delle ventiquattro pietre, uccelli, piante e pesci. Ogni virt di questi esseri
stata combinata e mescolata alle altre virt del corpo mortale, non solo per guarire ma anche per
incantare. un'invenzione della natura, che il Dio sovrano di tutte le cose e onnipotente, ci ha
accordato nella sua saggezza e che contiene le energie delle piante, delle pietre, dei pesci e dei
volatili, la virt nascosta delle pietre, la natura degli animali, le loro mescolanze reciproche, le loro
opposizioni e le loro propriet.
In un testo dal titolo: Delle piante sottomesse ai dodici segni e ai dodici pianeti (22),
astrologia e magia simpatica si sommano infine in una trattazione in cui il
rizotomo dovr tener conto del clima, della stagione, del luogo, ma anche del
giorno e dell'ora in cui operer l'estrazione, e della stessa situazione astrale.
Qui parla un cuore eccezionalmente religioso, che rispetta la manifestazione
divina sin nei pi minuti particolari. facile sorridere della prescrizione che
ingiunge una preghiera al momento di svellere la piantina, e di gettare nel foro
un grano di frumento o d'orzo. Eppure non si pu negare l'autentica
commozione che emana da queste parole, che altri definiranno superstiziose:
Signore, padrone dell'universo, autore di tutta la creazione, invisibile e visibile, tu che di questa

creazione visibile hai fatto certe parti naturalmente alleate e accordate le une con le altre perch
avessero la medesima forza negli esseri che nascono per suo mezzo e che per contro hai fatto altre
parti non simpatizzanti e non accordate, salvo che anche in questo stato, dalla loro fusione insieme
e dalla loro unione si compone una mescolanza ben temperata, e che queste cose sono gli araldi
che proclamano lontano la tua maest, tu dunque, in questo momento ancora in cui raccolgo
questa pianta NN che tu hai fatto simpatizzare col pianeta NN, consenti che sia forte e colma di
potenza e pienamente efficace per l'uso delle medicine che se ne traggono contro le malattie che
affliggono la tua creatura, con l'assistenza di questo stesso astro che ubbidisce al tuo comando,
perch il tuo nome benedetto e glorificato nei secoli dei secoli, amen.
Di quest'Arte ormai sopravvivono solo fantasmi inquietanti e imbrogli
mercenari. Ma infine, anche a volerne ricordare i nemici autorevoli, che ne
delle grandi Chiese che le si opposero?
Dovremmo ora parlare del cosiddetto ermetismo colto, anche se i testi
disponibili sono un coacervo piuttosto incoerente e variamente manipolato di
fonti eterogenee. Stiamo evidentemente pensando alla raccolta che va sotto il
nome di Corpus Hermeticum, su cui generazioni di studiosi hanno potuto esercitare
nobili qualit di critica erudita, senza peraltro ottenere grandi risultati (23).
I Filosofi che se ne occuparono non pare ne abbiano tratto impressioni molto
favorevoli. Le conclusioni sembrano molto ben riassunte da Borrichius che
liquida velocemente il tema con questa sprezzante definizione: ... il Pimandro,
l'Asclepio e gli altri scritti... secondo il giudizio della maggior parte dei sapienti, sono stati messi
insieme da un qualche Platonico semicristiano (24).
In effetti da quel caos indefinibile si potrebbe forse cavare qualche perla
preziosa. Francamente ci chiediamo se valga la pena di compiere una faticosa
opera di scavo e di eliminazione di scorie, per recuperare infine ci che si pu
trovare tanto pi facilmente altrove. Chi se ne occupato sinora, stato
sollecitato dalla relativa facilit di uno scritto simile per linguaggio alle
consuetudini scolari. Lo stesso ha dato per scontato che vi fossero contenuti i
fondamenti della teoria ermetica. Resta un'ipotesi che andrebbe quantomeno
dimostrata. Mentre chi lo ha analizzato, ha concluso con questo divertente
sillogismo:
A) Il Corpus Hermeticum riassume la filosofia dell'ermetismo.
B) Il testo contraddittorio, impreciso e confuso. Quindi:
C) La Filosofia Ermetica contraddittoria, imprecisa e confusa.
In realt sostenere che il Corpus sia di origine sicuramente ermetica, non
molto diverso dal pensare che il Roman de la Rose sia un'opera specializzata sulla
flora francese del Medioevo. Non ce ne interesseremo dunque pi che tanto,
notando per la pregevole eccezione della Kore kosmoy. Questa sicuramente
opera alchemica, in cui la pratica operatrice che porta al Mercurio Filosofico ha
generato per analogia una visione cosmogonica ricca di insegnamenti e di
suggerimenti. Sia sul piano della prassi di laboratorio, che per noi resta di
primaria importanza, che su quello della speculazione teorica, un testo che

va meditato. L'autore anonimo fu certo un Maestro per ignem, e la sua opera


resta come una gemma scintillante che brilla nel confuso grigiore del resto.
Se dobbiamo invece cercare un qualche adattamento colto, e cio
profano, di Filosofia Ermetica, questo sar piuttosto nello Stoicismo. curioso
che, salvo poche eccezioni, non se ne accenni mai (25).
Certo il pensiero del Portico ha avuto uno strano destino. Da un lato ha
generato nella memoria collettiva immagini di uomini severi, che passano sulla
terra con distacco, pur mostrandosi affabili e socievoli, poco preoccupati se non
di accettare con dignit e fermezza la sorte loro assegnata. Hanno perci
suscitato sentimenti di rispetto e ammirazione per quell'atteggiamento, che
ancor oggi definito stoico.
Dall'altro, questo movimento spirituale (26) ha dato risposte ad
insegnamenti troppo simili a quelli cristiani, pur muovendo da premesse tanto
diverse, per non dover essere combattuto ed eliminato con i sottili metodi
dell'oblio e della mescolanza.
Lo studioso trover dunque proprio nella Stoa gli elementi dell'antica
dottrina ermetica. Primo tra tutti quello di un Principio spirituale che d forma
all'Universo secondo un piano rigoroso ed intelligente che, proprio in questa
scuola, trover infine il suo nome pi appropriato. Con un ritorno all'originario
mito egizio sar LOGOS, Parola. Assimiler ben presto anche Natura, come
divinit che tutto regge. Zenone, per brevit di comprensione, lo chiamer con
lo stesso nome di Zeus.
Alla base della Manifestazione gli Stoici porranno il Fuoco e lo diranno Fuoco
Artefice (pur technikon), prima espressione materiale del logos. Davvero i confini
con l'Alchimia si fanno evanescenti: due fuochi distinguer Zenone, quello
distruttore che trasforma la materia in nutrimento e quello creatore che tutto
plasma, conserva, sviluppa. Gli Artisti Ermetici li definiranno fuoco contro
natura e fuoco naturale. Ne conosceranno un terzo, il fuoco segreto o
innaturale, che forse gli Stoici prudentemente non vollero divulgare.
Le analogie sono numerosissime, al limite dell'identit. Vediamo note ed
esaminate nello Stoicismo le leggi di simpatia ed antipatia che legano il mondo,
e l'importanza data al destino, l'heimarmene, dove la vera libert resta solo
quella morale del saggio, che non pu, e nemmeno vuole, mutare il corso degli
eventi, ma riconosce piuttosto un fattore provvidenziale cui d il proprio
assenso.
Notiamo infine, in particolare, l'applicazione dei principi fondamentali della
cabala ermetica. Era, anche per la scuola stoica, un metodo di aggiunte,
soppressioni, trasposizioni, cambiamenti meccanici di lettere e sillabe, con cui
fissare etimologie, cause e significanze vere di una parola o di un nome.
Segni di influenze ermetiche sulla filosofia greca? Umori archetipali che
generano consanguineit ignote?

Gli alchimisti annoverarono anche Aristotele, Platone e gli antichi Fisici tra
i loro iniziati, e abbiamo gi parlato delle filiazioni egizie tanto spesso ripetute.
Resta un'ipotesi assurda per l'accadimento, che la elimina come un fastidioso
ed improbabile rumore. Resta un fatto non verificabile in un mondo tanto
segreto, che volle trasmissioni occulte, di cui un testo ripete gli impegni
drammatici: Io ti giuro per il cielo, la terra, la luna e le tenebre, io ti giuro per l'altezza del
cielo, la profondit del mare e del Tartaro, io ti giuro per Ermete, Anubis, l'urlo di Cerbero, il
serpente guardiano, io ti giuro per la barca e per il nocchiero che passa l'Acheronte, io ti giuro per
le tre Necessit, per gli staffili, per la spada... di (non) trasmettere a nessuno, eccetto mio figlio
legittimo... (il segreto dell'Arte Sacra) ... (27).
Sono giuramenti espressivi. Nei secoli, nei millenni, non furono mai violati.

Il tribikos di Maria lEbrea, tratto dalla Collection des anciens alchimistes grecs di Berthelot.

Note:
(*) Lo ripetiamo qui dal nostro articolo precedente: La natura gode della natura e la natura vince
la natura e la natura domina la natura.
(1) Par. 2327..
(2) Proverbi VIII, 2.
(3) Atalanta Fugiens, hoc est Embilemato de Secretis Naturae Chimica Accomodata partum oculis
& intellectui... partum auribus & recreationi animi... Oppenheimi... MDCXVIII. Emblema XLII.
(4) Le Filet d'Ariadne, pour entrer avec seuret dans le Labinnthe de la Philosophie Hermtique. A
Paris... M.DC.XCV.
(5) Par. 2327. Cfr. The Alchemical works of Stephanos of Alexandria. Translation and
commentary by F.Sherwood Taylor in Ambix, 1, 2.

(6) Traduciamo psyche con spirito, e pneuma con anima, seguendo i moderni.
(7) Rhetorical and Religious aspects of Greek Alchemy, by C.A. Browne, in Ambix. II. 3-4. Per
una datazione, si nota che il poema attribuito ad Heliodoro contiene nel titolo una dedica a
Teodosio il Gran Re che, a meno di un'interpolazione pi tarda, si dovrebbe riferire a Teodosio III
che regn dal 715 al 7I7.
(8) Marc.299. Cfr. Festugire, Hermtisme etc. op. cit. e Browne. op cit. parte III. Ambix, III. 1-2.
Qui abbiamo convertito in simbolismo moderno quello antico, indicando tra l'altro con
che nell'originale era il segno del cinabro, ma anche di diverse materie, purch rosse

quello

(9) Probabilmente della fine del 3 secolo. Cfr.: H.J. Sheppard, Alchemy. Origin or Origins. In
Ambix XVII, 2-2; M.L. Von Franz, The Idea of macro and microcosmos in the light of Jungian
psycology. In Ambix XIII, 1-3. Zosimo di Panopoli. Visioni e Risvegli, a cura di A.Tonelli. Milano
1988. Festugire, opp. citt..
(10) Dal libro Sulla Virt (Zosimoy Toy theioy peri Aretes).
(11) Cfr. ad esempio i 15 scalini che rinviano, tra laltro, al piombo, legato al quadrato magico di
Saturno, di cui questo numero distintivo
(12) Le Filet d'Ariadne, op. cit
(13) Okeanobrytos glossa
(14) Par. 2327, ff. 196 e 279.
(15) H.J. Sheppard. The Ouroboros and the unity of matter in Alchemy: a study in originis. In
Ambix X.2. E Egg, Symbolism in Alchemy. In Ambix VI.3.
(16) La Nature dcouvert. Pour les Enfans de la Science seulement e non pour les Ignorans
Sophistiques par le Chevalier Inconnu in Trois anciens traits d'Alchimie. Calligraphie et
prolgomnes d'Eugne Canseliet, F.C. H. Paris 1975
(17) Apotelesmatike techne, da apotelesma, effetto, esito.
(18) Dal nome di un presunto re persiano, Kyranos. Il trattato presumibilmente del I secolo
d.C.
(19) Per la A: ampelos leyke = vigna bianca, aetos = aquila, aetites = etite o pietra d'aquila, aetos =
pesce aquila. Per una trattazione pi ampia vedi ad es. Festugire, op. cit.
(20) Detti anche Kyranides. I Mss. danno il primo nome per la raccolta completa in quattro libri,
ma i libri III-IV sono chiamati col secondo dal redattore bizantino. Il primo testo fu rielaborato da
un certo Harpokratione d'Alessandria, e il tutto fu riscritto da qualche autore bizantino tra il 4 e l'8
secolo..
(21) Theoy doyron megiston ap'aggelon labon: ricordiamo che in ermetismo Dono di Dio una
definizione della Pietra Filosofale.

(22) Festugire, Hermtisme etc. Tradotto dal Catalogus codicum astrologorum Graecorum VIII
(cod. Parisin) 3.
(23) Cfr.Corpus Hermeticum, op. cit.
(24) Borrichius, op. cit.
(25) Un esempio in Gnosticism and Alchemy, by H.J. Sheppard. In Ambix, XI,2.
(26) Cos lo definisce Max Pohlenz: La Stoa. Storia di un movimento spirituale, Firenze 1987
(27) Iside ad Horus. Par. 2327.

Per una storia della filosofia ermetica \ 5

L'ERMETISMO ISLAMICO: I PRIMORDI


di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 50 (luglio/agosto 1990), pp. 22-29, riprodotto per
gentile concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.
Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a ripubblicare e diffondere
nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta.
Lucarelli, dopo aver valutato il progetto, acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore
delliniziativa. Gli sarebbe piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue nuove
conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005, Paolo Lucarelli ci ha
lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta, Airesis offre lestremo omaggio alla
memoria dello studioso e discepolo della Filosofia Ermetica.

Nella lunga storia dell'alchimia, il capitolo forse pi oscuro riguarda il primo svilupparsi
dell'Arte Reale nell'Islam. Per quali vie la tradizione ermetica si trasmise al mondo arabo?
Quale ruolo gioc la misteriosa Harrn, citt carovaniera in cui vigeva il culto astrale del dio
Luna?

Miniatura da un codice arabo dell'inizio del XII sec., il cui titolo significa Libro degli ingegnosi mezzi meccanici.
Secondo F. Gabrieli, l'apporto dell'Islam alle scienze fu principalmente costituito da una raccolta di dati antichi,
ripensati, precisati e sistematizzati in un insieme nuovo.

Una delle caratteristiche pi interessanti della Filosofia Ermetica la sua


disponibilit ad accomodarsi a qualunque ideologia o religione dominante. Non
si pu tuttavia negare che vi siano state situazioni pi o meno favorevoli in cui
poter prosperare con splendida fioritura, o resistere in meschina e stentata
sopravvivenza. Cosicch a fronte di una Cristianit che fu, per lo pi, ben poco
propizia, l'Islam apparve come un avvenimento provvidenziale a garantire un
ambiente tollerante e accogliente, che le permise una vita indisturbata, talvolta
in perfetta armonia, sino ai nostri giorni.
Dei molti e complessi motivi di questa diversit, uno pare importante e va
sottolineato seppure brevemente. Consiste nella stessa fonte delle due
religioni.
Il Cristianesimo poggia su un intervento diretto della divinit che entra nella
manifestazione temporale, nella stessa storia, e ne partecipa gli eventi in un
luogo ed in un momento precisi: stato crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato ...
recita il simbolo niceno costantinopolitano. In questo avvenimento sta
l'origine di una specie di paradosso di immanentismo trascendente che, come
noto, non manc di suscitare profonde perplessit e discussioni accese tra i
primi teologi di cultura filosofica. Una simile rappresentazione avrebbe potuto

conciliarsi pi di qualunque altra con l'Ermetismo: un'incarnazione del Logos


datata e contingente , in un certo senso, proprio ci che l'Artista ermetico si
propone di ripetere nel laboratorio alchemico. Ma, divulgata come messaggio
universale, cristallizzata in liturgia, trasformata in appannaggio incompreso di
una casta sacerdotale gelosa delle proprie prerogative, ha finito invece per
cancellare qualunque possibilit di esoterismo nella tradizione religiosa. Come
il divino si fatto per tutti carne, in un qui, ed in un ora, cos l'esoterico
contemporaneamente si fatto essoterico e non si pu pi ammettere alcuna
dualit di interpretazione.
Nulla del genere nell'Islam: Maometto un intermediario che svolge una
funzione di Profeta Inviato (Nab morsal). ben vero che egli chiude il ciclo della
Profezia, ma s'intende quella legislatrice il cui campo di azione soltanto la
shar at, la Legge per tutti gli uomini. Resta la possibilit della Profezia
Esoterica, la nobou'u'at btiniya, che non cancella n nega le tradizioni precedenti.
Il tema del rapporto tra essoterico ed esoterico, tra zhir e btin si pone come
conseguenza naturale, con quello della gradualit della sapienza, nel pieno
rispetto degli Uomini di Dio, gli Auliy che sono in possesso di comunicazioni
particolari, inviati solo per alcuni e non per tutti. Tra di essi i musulmani
poterono collocare, senza alcun contrasto, anche Hermes, identificato con
Uknkh (Enoch) o Idris, e accettare l'ermetismo, l'harmisah, come uno dei
fondamenti della saggezza. Era inevitabile comunque che il Cristianesimo si
scontrasse con la realt ineliminabile delle due conoscenze, e ci non pot che
avvenire in maniera violenta, come fu poi sempre, nei secoli. Tralasciamo qui,
sebbene di grande interesse, le sette gnostiche ed i misteriosi autori dei
cosiddetti Vangeli Apocrifi. In entrambi i casi il simbolismo ed i temi ermetici
sono evidenti, e si trasmisero in maniera pi o meno palese, arricchendo la
stessa ritualit ufficiale, specialmente ortodossa. Ricordiamo piuttosto il
cosiddetto dibattito sulle due nature, che per l'Ermetismo assume
un'importanza rilevante sia sul piano teorico che su quello della trasmissione
storica (1).
Il problema coinvolto quello della convivenza, se esiste, delle nature
umana e divina nel Cristo. A Nicea si era affermato che Cristo vero Dio e vero
uomo, figlio unico del Padre, nato dalla vergine Maria, il che consent di chiamare
quest'ultima Theotokos, Madre di Dio. Nestorio, Patriarca di Costantinopoli, rifiut
questa commistione tra divino ed umano, cos come l'affermazione che la
Vergine avesse generato un Dio. Sostitu perci alla definizione di Theotokos
quella di Christotokos.
La sua dottrina fu aspramente combattuta e condannata definitivamente a
Calcedonia, in un concilio di cui ricordiamo qui parte della conclusioni:
..Cristo si fa conoscere in due nature (en duo physesin), senza confusione, senza mutamento,
senza divisione, senza separazione. Poich assolutamente non stata eliminata la differenza delle
nature a causa dell'unione, ma invece sono state preservate le propriet dell'una e dell'altra natura
e sono confluite in un solo prosopon e in una sola ipostasi..
Come sar chiaro per chi ricorda quanto abbiamo gi scritto sull'aforisma
democriteo sulle nature, questa non una discussione superflua nella
dottrina ermetica, che deve affrontare il problema e trovare la difficile soluzione
anche e soprattutto nella prassi. L'alchimista nella sua esperienza operativa,

deve scoprire il mezzo per unire due misteriose Nature, di cui una celeste e
l'altra terrestre. Lo studio e la pratica insegnano che ci possibile solo grazie
ad un misterioso, quanto servizievole, intermediario, come aveva gi insegnato
Platone nel Timeo, e come dir molti secoli dopo Arnaldo da Villanova con la
mirabile semplicit di chi descrive non opinioni ma fatti: ... perch lo spirito non si
congiunge al corpo, se non con la mediazione dell'anima: infatti mediatrice tra il corpo e lo
spirito, e li congiunge insieme ... (2).
Per il Filosofo Ermetico dunque la dottrina di Calcedonia errata, mentre
quella nestoriana ha una giustificazione che fa sorgere il ragionevole dubbio
che lo stesso Nestorio ed i suoi seguaci siano stati in qualche modo guidati da
un insegnamento pi occulto. Non lo sapremo mai, vista la prudenza con cui si
espressero. Fu proprio questa setta, comunque, uno dei principali canali di
trasmissione della sapienza antica, anche ermetica, verso l'Islam. e va perci
riconosciuta come un anello privilegiato dalla catena iniziatica (3).
Cacciati definitivamente da Edessa nel 489, i nestoriani si diressero verso
una pi tollerante Persia sassanide, seguiti pochi anni dopo dagli ultimi filosofi
di Atene, espulsi da Giustiniano. Si insediarono a Nisibi e a Jund Shpur dove
sorsero i primi grandi centri di traduzione dal greco. Il siriaco una diramazione
dell'aramaico divent lingua liturgica e di cultura, sinch dopo la conquista
araba del VII secolo i nuovi dominatori non vollero testi nella propria lingua. Il
loro arrivo comunque non provoc grandi mutamenti nella vita interna della
chiesa nestoriana. Il suo capo, il Katholikos, da tempo libero da ogni dipendenza
dall'antico patriarcato di Antiochia, sotto il califfato islamico lascio la residenza
di Seleucia-Ctesifonte per stabilirsi nella nuova capitale musulmana. Qui, in
varie occasioni, la comunit cristiana mise alcuni dei suoi membri pi colti a
disposizione dell'amministrazione araba che mancava di strutture. Si attir in
tal modo la benevolenza dell'autorit civile.
Questo periodo di pace relativa permise di proseguire con un'attivit sempre
pi intensa l'opera di trasposizione in siriaco di quasi tutto il patrimonio
scientifico dell'antichit.
Tradotta in un secondo tempo in arabo, questa summa, arricchita e
rielaborata, fu restituita molti secoli dopo ad un Occidente imbarbarito, che
aveva perso ogni contatto con le sue stesse radici.
Il primo traduttore di opere filosofiche compare gi all'epoca dell'imperatore
Gioviano, ed Probus, ma il nome che domina all'inizio quello di Sergio di
Rash'Ayna, sacerdote nestoriano (m. 536) cui dobbiamo versioni di buona parte
delle opere di Galeno e di quelle sulla logica di Aristotele. Il lavoro prosegu,
sinch nell'832 (217 dell'Egira) il Califfo al-M'mn fond a Baghdad la Casa
della Sapienza (bayt al hikma) e ne affid la direzione a Yahya ibn Msych (m.
857) cui successe il pi famoso Honayn ibn Ishaq (809 - 873). A questi, al figlio
Ishq ibn Honayn (m. 910) e al nipote Hobaysh ibn al-Hasan, si deve la
creazione di una vera e propria fabbrica dove si traduceva, o adattava, dal
siriaco o dal greco in arabo. Si elabor cos, e si consolid anche tutta la
terminologia tecnica, teologica, filosofica e scientifica della nuova lingua.

La rielaborazione dei testi greci

A questi dobbiamo anche una


ricca collezione di testi di
alchimia (4), costituita in gran
parte
con
documenti
anteriori
che
risalgono all'epoca di Sergio,
che comprende, tra l'altro,
versioni della
Crysopoeia e
Argyropoeia di Democrito, i libri
di
Zosimo,
le
lettere
di
Pebechio, tanto pi preziose in
quanto parte degli originali
sono ormai persi. I testi sono
spesso
accompagnati
da
commenti
pi
recenti,
ad
indicare
una
tradizione che proseguiva non
solo sul piano teorico o
libresco.
Le
parti
simili,
numerose e ben riconoscibili,
confermano
l'origine
della
stessa fonte delle raccolte
bizantine, in particolare delle
opere del Cristiano e di
Olimpiodoro. A ribadire la
relativa primitivit di questa
compilazione, i nomi usati per
le sostanze minerali e per le
droghe
sono,
con
poche
eccezioni, ancora quelli greci, e
la lista dei segni e delle
notazioni
ripercorre
integralmente quella originale,
con la sola caratteristica di
un'inclinazione di un quarto di
cerchio, per cui i segni verticali
del
greco
sono
diventati
orizzontali.
Inoltre non hanno pi un ordine
metodico, ma sono confusi e
disordinati.
Le opere di Democrito sono
precedute
da
un
Avviso

Due miniature tratte da un codice siriaco (XIII sec.) del De


materia medica di Dioscoride. Raffigurano Dioscoride
(sopra) e due uomini di scienza (sotto). L'alchimia, come la
medicina, si diffuse inizialmente nell'Islam attraverso la
traduzione di testi greci.

Preliminare
che
introduce
norme di purezza, che si
ritroveranno in varia forma sino
in epoca moderna, ma che non
erano
cos
esplicite
negli
insegnamenti precedenti, a
meno di non risalire a tempi
antichissimi: Nel nome del Signore
Onnipotente. Bisogna che tu sappia
qual la specie che imbianca; quale
quella che arrossa; quella che
annerisce; quella che rende azzurro;
quella che brucia; quella che separa;
quella che riunisce. Quando tu saprai
quello, guardati dalle cose seguenti che
ti impedirebbero di riuscire. Sii puro
(dal contatto) di una donna o di un
morto, e da qualunque allucinazione e
polluzione notturna. Se tu lavori
quando ti capitata una di queste cose,
la tua opera non riuscir. Ma purificati
da qualunque difetto spirituale e
corporale e fai voto di buona volont.
Allora tu puoi avvicinarti per
dissolvere i corpi e mutare le nature
celesti... .
L'avviso
termina
con
un'affermazione che diventer
stereotipo
famoso
ed
incomprensibile: Una sola cosa si
impadronisce di ogni natura, produce il
color rosso e il color bianco. Non la si
incontra da nessuna parte eppure si
trova nel letame. Gloria a Dio
dispensatore di ogni cosa.
Il testo prosegue poi secondo i
consueti ricettacoli. Si nota una
particolare
insistenza
sulle
definizioni paradossali della
Pietra: Ecco che voi avete una
pietra che non pietra senza valore e
preziosissima, superiore a tutto; il suo
nome unico ed essa riceve molti
nomi, non dico parlando in assoluto,
ma secondo la natura che in lei.

Con lo stesso fine di dubbia chiarezza, in un capitolo successivo, l'elenco


degli attributi del Mercurio copre quasi tutte le simbologie utilizzate nei secoli
successivi: I suoi primi nomi in greco sono i seguenti: solfo, arsenico, sandaracca... cos
che si nascosto il nome del mercurio e che lo si reso oscuro... Lo si chiama talvolta... argento
liquido, acqua dargento, materia che imbianca in rame, nube bianca, corpo che fugge dal fuoco,
zolfo, arsenico, sandaracca e acqua di questi, acqua di zolfo schiarito, mistero rivelato, acqua di
rame e acqua di fuoco, acqua di vetro, selenite, schiuma di mare, schiuma di tutte le specie e tutti
gli animali, principalmente di cane rabbioso, acqua di fiume e di rugiada, miele attico, colui che
intermediario di ogni cosa... acqua di Saturno...
anche chiamato fiele di tutti gli animali e lievito, e latte di tutti gli animali, latte e resina di
tutti gli alberi e di tutte le piante, a causa della sua formazione e dei suoi rapporti col latte. Si dice
che anche chiamato urina del figlio dei tetti... (5).
A questi il lessico composto in siriaco da Bar Bahlul aggiunge un nome che
susciter ambigui sentimenti negli studiosi cristiani: Latte di Vergine.
Nello stesso testo troviamo una delle prime definizioni dell'Arte Sacra come
Chimia:
Pietra filosofale, lavoro dell'arte del Sole e della Luna; vi chi spiega questa parola col nome
di Kima, le otto stelle (le Pleiadi) cio lavorato per mezzo delle otto mescolanze... .

Un Linguaggio ambiguo
e duttile.

Preceduto
dall'articolo
arabo, diventer il nome
stesso
della
scienza
ermetica in Occidente.
Sui nomi speciali dati dai
filosofi per servire da segni
e marchi distintivi un altro
testo d elenchi a proposito
dei sette corpi, sette
spiriti, sette pietre e sette
cose
composte
che
rientrerebbero
nella
pratica dell'Arte.
Vediamone alcuni relativi ai
metalli:
ORO: fuoco, sole, sale dei

Figure simboliche tratte da codici arabi di alchimia, forse del


XII secolo. Al contrario di quelli dell'alchimia latina, i
manoscritti dell'alchimia araba recano un simbolismo
piuttosto semplice.

corpi.
ARGENTO:
madre,
viaggiatore.

acqua, luna.
servitore,

FERRO:
morte,
rosso,
ruggine dei corpi, servo
sporco.
RAME:
Marte,
sangue congelato,
Venere.

verde,
nobile,

PIOMBO BIANCO: Giove, il


molle, la terra bianca, il
sulfureo bianco, la stella.
MERCURIO:
Hermes,
l'acqua, lo scrivano, l'acqua
della luna, il latte della
vergine, colui che risuscita i
morti, l'anima, l'orientale,
l'armeno,
il
pesce,
lo
schiavo fuggitivo, l'acqua
pesante.
Qui compare anche una
sostanza nuova, che pare
dovuta ad una tradizione
iranica:

il
sale
ammoniaco, a prima vista il
nostro cloruro d'ammonio, o
forse anche il carbonato.
chiamato nuhdr, termine
tecnico di probabile origine
persiana, le cui curiose
definizioni si manterranno
sino in Flamel e nel famoso
Filalete nel XVII secolo (6):
l'aquila, l'avvoltoio, il leone
selvaggio, il sale di uccelli,
l'uccello di Khorassan, il bruno di
Armenia.
In conclusione, appare ormai come pronta all'uso una completa
crittografia allegorica, un vero e proprio linguaggio acroamatico,
sufficientemente ambiguo e duttile per prestarsi alle combinazioni pi varie,

ma abbastanza preciso perch l'iniziato possa trovare i giusti punti di


riferimento per orientarsi.
Una delle sue caratteristiche pi pregnanti, oltre ad una evidente vocazione
iconografica, pare una specie di indifferenza alla traduzione, per cui lo si pu
utilizzare in varie lingue senza che perda la sua significanza. Cosicch gli
potrebbe convenire la stessa dedica Al Lettore del Mutus Liber: tutte le Nazioni
del mondo, gli Ebrei, i Greci, i Latini, i Francesi, gli Italiani, gli Spagnoli, i Tedeschi, etc. possono
leggerlo e capirlo . Valendo certo la condizione preliminare e necessaria che il
misterioso Altus non manc di sottolineare: Non bisogna che essere un vero FIGLIO
DELL'ARTE per conoscerlo d'acchito (7).
La misteriosa Harrn
Se i siriaci nestoriani furono, come abbiamo detto, una via privilegiata per la
trasmissione della Tradizione Ermetica, non va dimenticata un'altra fonte, pi
vecchia e certo molto pi misteriosa. Fa capo all'antichissima citt di Harrn,
posta in Siria sulla grande curva occidentale dell'Eufrate superiore (8).
Santuario d'epoca sumerica, la Bibbia la ricorda perch ne part Abramo col
fratello Lot per fondate la nazione ebraica, e vi torn Giacobbe a guadagnarsi il
titolo di Israele. La citt vantava da sempre un culto astrale incentrato sul
dio Luna (in accadico Sin, Shahar in aramaico) che testimonia di una
persistenza della tradizione sumero-babilonese. Bastione incredibilmente
incrollabile dell'antica religione. Harrn attravers intatta e rispettata le
vicende di millenni di storia, guardando con indifferenza gli imperi che si
succedevano, dai Mitanni ai Medi ai Persiani. Conquistata da Alessandro Magno,
passata in dominio dei Parti sotto Mitridate, vide morire Caracalla alle sue
porte, combattere persiani e bizantini, giungere i nuovi dominatori arabi,
protetta da un singolare destino di intangibilit che le permise di mantenere
religione e culto definiti pagani. sin sotto i conquistatori musulmani.
Gli harrniani tuttavia non possedevano un Libro portato da un Profeta
legislatore, che avrebbe potuto farli riconoscere come ahl al-kitb, genti del
Libro, le uniche che i musulmani rispettassero e tollerassero nel loro seno. I
Califfi perci cominciarono a premere per la loro conversione sin dall'epoca di al
Ma'nn. Nel 933 il cad Istakhri, allora muhtasib di Baghdad, arriv a minacciarli
di sterminio, ed essi dovettero infine sottomettersi. Il loro ultimo capo ufficiale
noto Hukaym ibn 'Isa ibn Marwn, successore di Sa'dn ibn Jbir morto nel
944 (339 dell'Egira).
La loro conversione si vel di un ultimo mistero: essi pretesero, ed ottennero,
di chiamarsi Sabieni (Sahi'n), cio di assumere il nome dei primi discepoli del
Profeta, un onore che fu loro stranamente accordato senza difficolt.
Dai testi di alcuni studiosi musulmani, e di almeno un sabieno, Thbit ibn
Querra, abbiamo la possibilit di farci un'immagine abbastanza precisa del
culto millenario praticato ad Harrn. Scopriamo cos con stupore che questo era
una specie di ermetismo tradotto in forma religiosa, che onorava delle deit
planetario-metalliche i cui templi riassumevano fisicamente il simbolismo
alchemico nel suo pi puro e completo aspetto tradizionale.

Un esame della loro successione secondo i pianeti, i metalli, i colori, i simboli


ed i numeri mostra delle associazioni che si sono trasmesse intatte nei secoli:
si veda, al proposito, la tabella in seguito redatta..
Notiamo, a confermare l'antichit di questo simbolismo, che in Palestina.
all'inizio del primo millennio a.C. il cosiddetto Sigillo di Salomone, ora bandiera
dello stato di Israele, era gi simbolo del dio pianeta Saturno (9). Il che coincide
con lassegnazione di tutti gli scrittori arabi di una pianta esagonale al tempio
di Saturno ad Harrn.
Sappiamo che gli harrniani onoravano particolarmente Hermes, di cui lo
stesso Thbit ibn Qurra (m. 901) aveva trascritto in siriaco e tradotto in arabo
le leggi. D'altra parte ne dovevano esistere altre conferme, se il filosofo
Sarakhs (m. 899) discepolo di Kind, pu parlarne come del fondamento della
religione di Harrn. Egli descrive l'ammirazione del suo maestro per l'esattezza
dell'enunciazione di fede nell'unit divina (il tawnd islamico) cos come aveva
potuto leggerla nei detti di Hermes a suo figlio. Al Kind aveva affermato che un
musulmano come lui non avrebbe potuto esprimersi meglio.
Su questa base gli Harrniani cercarono di farsi riconoscere come possessori
di un culto monoteistico, sostenendo l'assimilazione di Hermes con Idris,
descrivendolo come un Profeta che era venuto in tempi antichissimi per iniziare
gli uomini per ispirazione diretta, ilhm opposta a wahy, la rivelazione indiretta
di Maometto ottenuta per mezzo di un angelo.
Non ebbero successo, evidentemente. Sopravvissero come citt di scienziati
e studiosi, producendo tra l'altro astrolabi a guidare l'orientamento delle
preghiere rituali giornaliere. Infine scomparvero dalla storia, assimilati nel
grande crogiolo islamico.

Cavalieri arabi, da un manoscritto del XIII secolo.

Il Trattato dello ammonimento

Tuttavia un testo di alchimia harrniano rimasto, in traduzione araba, il


Rislatu-hadar (Trattato dell'ammonimento), attribuito al profeta e maestro
Agathodaimone. Il trattato databile a prima del III secolo d.C., perch ne
esiste un commento scritto per Ardashr, primo re sassanide (226 241).
La dottrina insegnata d, come materia base per la realizzazione dell'Opera,
il Rame: Il rame, quando trattato come prescrive la scienza, diventa argento e dopo un
trattamento ulteriore oro. Seguono istruzioni per mescolare la Pietra con il Mercurio
(o Spirito, ruh) del Corpo Bruciato (o Ceneri) secondo i Pesi dell'Arte. La mistura
inumidita va esposta al Sole avendo cura di mantenere il Mercurio in unione
umida con il Corpo sinch diventi soffice, fusibile e ben diviso nei suoi elementi.
Si avverte che se l'umidit diminuisce, la Tintura sar imperfetta, perci va
posta molta attenzione al grado di fuoco, in modo da prevenire una secchezza
che impedirebbe al Corpo di accettare lo Spirito.
Si ribadisce che l'operazione iniziale molto difficile e pu essere compiuta
solo dopo molti giorni di cottura, triturazione e riscaldamento ripetuto con
aggiunta di umidit. Il segreto dell'Arte la rimozione della grossolanit e la
riduzione del materiale usato ad uno stato di sottigliezza senza il quale
impossibile ottenere la Tintura. L'agente per riuscirvi il Veleno Infuocato
estratto dalle Nature per mezzo del Fuoco. Sono date istruzioni dettagliate
sul trattamento del Rame con questo Veleno, finch sia ottenuta l'Unica
Gomma ed il prodotto, bianco come la neve, che i Saggi hanno chiamato il
Bianco.

Pianeta cui era


dedicato il tempio

Metallo di cui
era l'immagine

Colore
associato

Struttura geometrica
del tempio

Numero
degli
scalini

SATURNO

Piombo

Nero

Esagonale

GI0VE

Stagno

Verde

Base triangolare, tetto


angoli puntuti

MARTE

Ferro

Rosso

Oblungo

SOLE

Oro

Giallo

Quadrato

VENERE

Rame

Blu

Triangolare con un lato


pi lungo

MERCURIO

Una lega di tutti i Marrone Esagonale con iscritto un

materiali
LUNA

Argento

Bianco

quadrato

(circolo)

Pentagonale

Questo posto in una storta e riscaldato, prima su ceneri di fimo di cavallo


bruciato sinch la nerezza, che compare di nuovo, cessi, e poi su fuoco di fimo
di cavallo. Il prodotto poi trasferito in un altro strumento e si procede con
altre fasi di riscaldamento, distillazione e imbibizione per un lungo periodo,
sinch non resti traccia di nerezza nella natura della Sostanza, ed appaia il
colore regale, la meravigliosa Porpora, il farfr da cui viene la completa tintura che
n l'eternit, n la durata del tempo possono cancellare. N lAcqua, n il Fuoco la faranno perire,
n decadr o cambier sinch durer il mondo.
Ha sapore dolce come sangue, odore piacevole, la pi densa di tutte le
cose. Un mithql di questa sufficiente per transmutare una quantit illimitata
di qualsivoglia materia in oro. Si conclude raccomandando pazienza, sia per
l'operazione che per lo studio. Chi si dedica a questo deve essere di buon
intelletto, amante della saggezza e oltre allo studiare i libri dei Saggi disposto a
prolungata meditazione.
In conclusione, un testo asciutto e molto tecnico che lascia ben poco spazio
a divagazioni dottrinali o ad astruse allegorie. Riconosciamo facilmente i
processi conclusivi della cosiddetta Opera di Saturno, in perfetta coerenza con
la simbologia templare. Conferma una tradizione operativa consolidata che
probabilmente influenz gli stessi alchimisti greci.

Ostane legiziano.

Non possiamo trascurare un'ultima fonte di trasmissione, che pot provenire


da quell'Egitto che gli eserciti del Califfo occuparono due decenni dopo l'Egira
del Profeta.
Non esiste alcuna prova o documento che dia una testimonianza diretta di
una persistenza della Tradizione Ermetica in questa regione, che le era stata
per tanto tempo patria accogliente. Esiste per un trattato in lingua araba. il
Libro di Crates (Kith Quaratis Ul hikma), che si pu ritenere di possibile origine egizia
(10). Ha alcuni tratti comuni di linguaggio e di pratica, con l'insegnamento
harrniano, per cui si pu immaginare una qualche forma di collegamento tra i
due, e quindi riconoscergli un'origine che risalga almeno ai primi secoli dell'era
cristiana. Il testo stato riscritto da un autore islamico, probabilmente intorno
al IX secolo. Questi ha aggiunto un'introduzione che l'attribuisce come autore
un ignoto Fusathar (o Nosathar) di Misr, forse Ostane l'Egiziano.

Come per il testo di Harrn, la trattazione molto limpida. Il procedimento


insegnato lo stesso: qui la materia di partenza definita piombo. I due libri
in un certo senso si completano, come si vede da questo passo dedicato ai
nomi usati per i materiali dell'Opera: Quanto ai nomi che gli Artisti hanno dato... hanno
cos voluto indicare ciascuno dei colori che assume l'elixir... Ogni volta che si aumenta l'umidit
della mistura, era determinato un nuovo colore; ad ogni nuovo colore si dava un nuoto nome alla
mistura... Cos i libri segreti dei Filosofi l'hanno prima chiamata piombo, poi quando stata cotta
ed il nero ne stato estratto, la si chiamata argento; in seguito quando stata trasformata, rame.
Quando su questo prodotto stata versata dell'umidit, dopo la ruggine, quando si eliminata la
materia nera nella parte rugginosa e si visto apparire il giallo. allora gli si dato il nome di oro.
Dopo la quarta operazione l'abbiamo chiamato fermento doro, dopo la quinta oro al saggio, dopo
la sesta corallo doro; infine dopo la settima l'opera perfetta, la tintura penetrante
Tuttavia il valore principale del libro ci pare sia nella parte finale, quando il
protagonista supposto, cio Crates, si addormenta e fa un sogno che deve
essere raccontato: Mi sembrava di essere sui bordi del Nilo, su una roccia che dominava il
fiume. Di colpo vidi un giovane vigoroso che lottava contro un drago. Nell'istante in cui il giovane
si precipit sul drago, questi soffi contro di lui e sibil violentemente, alzando la testa. Il giovane
mi chiam a soccorso, facendomi cenno di attraversare il fiume. Mi lanciai subito e mi trovai ben
presto vicino a lui. Presi una picca di ferro che lanciai contro il drago, ma questi, voltosi verso di
me, soffi con tale violenza che mi fece cadere indietro, senza tuttavia che perdessi conoscenza.
Tornai alla carica una seconda volta. Vedendomi tornare contro il drago con la mia picca di ferro
in mano, il giovane in, grid: "Fermati Crates, quello non baster per uccidere il drago''. Mi
fermai e gli dissi: "Ebbene, fai tu". Il giovane prese dell'acqua, che gett contro il drago: la testa di
questo cadde e rest steso morto. Incontriamo qui, per la prima volta, all'interno di un
testo alchemico, il tema tanto caro all'allegoria ermetica della lotta e
decapitazione del mostro. Rappresentazione tanto pregnante e precisa
dell'inizio dell'Opera, ne anche la pi misteriosa, la pi gelosamente custodita
nell'insegnamento orale. Nei secoli trasmessa intatta in miti, leggende,
agiografie, sculture ed immagini, la ritroviamo nel sogno di un misterioso
Adepto del XIX secolo, pi preciso del suo lontano predecessore heliopolitano:
Vidi una ninfa, modello di bellezza... i suoi vestiti erano cos leggeri che mi parvero trasparenti.
Essa mi disse: "... la mia essenza celeste, tu puoi considerarmi come una deiezione della stella
polare. La mia potenza tale che io animo tutto: io sono lo spirito astrale, do la vita a tutto ci che
respira e vegeta, conosco tutto... Tu non puoi combattere il drago che difende all'interno l'entrata
di questo tempio se non con questa lancia che devi rendere rossa con il fuoco volgare, in modo da
perforare il corpo del mostro che devi combattere e penetrare sino al suo cuore..." Feci rossa la
mia lancia, quasi sino al bianco. Durante questa operazione cercai il mezzo che potesse meglio
distruggere la serratura della porta del tempio. Mi accorsi che la ninfa aveva fatto scivolare nella
mia tasca senza che me ne avvedessi un boccale tappato. pieno della sostanza che mi era
necessaria... (11). Commentava magistralmente Canseliet, spiegando il
secondo, e quindi anche il primo racconto: Il dragone, l'acqua magica e la
lancia rappresentano dunque i tre attori prescelti di questo imeneo chimico femmina, mediatore e maschio - cui seguir, ontogenesi inaspettata, la pi
strana delle procreazioni (12).
Nel 622 d.C. Maometto emigr a Yathrib, poi nota come Madnat-an-Nab, la
Citt del Profeta. Lo accompagnavano lo zio 'Abbs e una settantina di
convertiti alla nuova religione. Da questa data, l'Hira, l'emigrazione, si conta
una nuova epoca con un nuovo ciclo calendariale. Poco pi di mezzo secolo
dopo, l'impero islamico, incredibile miscela di razze, lingue e tradizioni, si

estende dall'Africa alle pi lontane regioni dell'Asia. L'arabo ne lingua ufficiale


e sacra. Nel 680 d.C. in Damasco Califfo (Khalfa. Rappresentante del Profeta)
Yazd, di stirpe 'Umayyade. Ha un figlio. Khlid ibn Yazd, che per oscuri motivi
non gli succedette. Forse aspirava ad altri troni, perch egli fu il primo
alchimista mussulmano. Discepolo di un misterioso monaco cristiano, Marienus
o Morienus, cos ricordato da Ibn al Nadm nel Fihrist al-'ulm (13): Decima
sezione. Questa sezione racchiude elette informazioni sugli alchimisti e su quelli tra i filosofi
antichi o moderni che hanno praticato la Grande Opera...
Colui... che si occup per primo di pubblicare i libri degli antichi sull'alchimia fu Khlid ibn
Yazd ibn Moava. Era un predicatore, un poeta, un uomo eloquente, pieno di ardore e di giudizio.
Fu il primo che si fece tradurre i libri di medicina, di astrologia e di alchimia... Si assicura, e Dio
sa meglio di chiunque se questo vero, che Khlid riusc nelle sue imprese alchemiche. Ha scritto
su questa materia un certo numero di trattati e composto versi e ho anche visto tra le sue opere il
suo libro dei Colori, il grande trattato della Sahifa, il piccolo trattato della Sahifa e il libro delle
sue raccomandazioni a suo figlio nei riguardi dell'Opera. Non rimasta traccia delle
opere in arabo del principe 'umayyade, ma non abbiamo motivo per dubitare di
questa testimonianza cos precisa e personale. Resta nella tradizione latina un
piccolo corpus di testi che gli sono attribuiti: egli sar per gli studiosi
d'Occidente Calid filius Iazichi, e rispettato come un Adepto. Manteniamo da
queste scarne notizie l'immagine di un uomo d'eccezione e di un germe che
prometteva grandi frutti. Certo non poteva essere infisso in terra migliore.
Questi frutti non si fecero attendere, bast una generazione perch l'Islam
generasse il suo pi grande Maestro, uno dei pi grandi che la storia
dell'Ermetismo ricordi: Jbir ibn Hayyan, che i latini onoreranno col nome di
Geber.

Note:
(1) Per quel che segue, vedi: Il Cristo. Testi teologici e spirituali in lingua greca dal IV al VII
secolo, Fond. L. Valla, 1986
(2) Liber perfecti Magisterii qui Lumen Luminum nuncupatur...vocatur enim Flos Florum Arnaldi
da Villanova, in Theatrum Chemicum ...Volumen Tertium.
(3) Un contributo importante dettero anche i monofisiti, che tralasciamo per brevit.
(4) Vedi un part. M. Berthelot, La Chimie ou Moyen Age. Tome II. Paris 1893
(5) Si chiamava in siriaco figlio dei tetti il demone lunatico che possiede gli epilettici e che si
riteneva stesse sui tetti piatti, dove si adoravano luna e astri.
(6) H. E. Stapleton: Sal ammoniac a study in primitive chemistry. Mem. Asiat. Ben I (1905)
(7) L'Alchimie et son Livre Muet (Mutus Liber)... Introduction et commentaires par E. Canseliet
F.C.H. disciple de Fulcanelli. A Paris. 1967.
(8) Su Harrn gli studi sono rari. Vedi in part.: The antiquity of Alchemy, by H. E. Stapleton, Ambix
V, 1/2 H. Corbin, Storia della letteratura ermetico araba di L. Massignon in Festugire, op. cit. vol.

I, Some remarks on Hermes and Hermes and hermetica, by E. O. von Lipman, in Ambix II, I M.
Berthelot, opp. citt.
(9) Hronzny Festschrift, Part. IV, Praga 1950, citato dallo Stapleton.
(10) Vedi Stapleton op. cit., Berthelot opp. citt.
(11) Cyliani. Herms dvoil. Paris 1832.
(12) E. Canseliet. L'Alchimia. Studi diversi di Simbolismo Ermetico e di Pratica Filosofale. Roma
1985.
(13) Catalogo delle Scienze, del 987 d.C.

Per una storia della filosofia ermetica \ 6

GEBER: IL MAESTRO DEI MAESTRI


di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 54 (dicembre 1990), pp. 14-23, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.
Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a ripubblicare e diffondere
nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta.
Lucarelli, dopo aver valutato il progetto, acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore
delliniziativa. Gli sarebbe piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue
nuove conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005, Paolo Lucarelli
ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta, Airesis offre lestremo omaggio alla
memoria dello studioso e discepolo della Filosofia Ermetica.

Un certo numero di eruditi e di grandi librai mi hanno assicurato che quest'uomo, cio Jbir, non
era mai esistito in realt. Altri dicono che se esistito non ha mai composto altro libro che quello
della Misericordia; quanto alle altre opere che portano il suo nome, sarebbero opera di gente che
gliele ha attribuite.
Figura confusa da sempre tra storia e leggenda Jbir, o Geber, come lo chiamavano in Europa, fu
il pi grande degli alchimisti islamici. Proseguendo nella sua serialit dedicata alla filosofia
ermetica, Paolo Lucarelli esamina alcuni dei problemi posti dal corpus geberiano.

Il suo nome era Abu Abdallah Jbir


ibn Havvn ibn Abdallah asSufi. Gli
autori non sono d'accordo su di lui.
Gli Sh'iti pretendono che fosse uno
dei loro notabili e una delle guide
della loro dottrina; dicono che fu
uno dei compagni di Ja'far asSdiq
(che Dio sia soddisfatto di lui) e
abitante di Kufa. Un gruppo di
filosofi al contrario assicura che fu
uno dei loro che compose opere
sulla retorica e sulla filosofia.
Per parte loro gli adepti dell'arte di
fabbricare
l'oro
e
l'argento
rivendicano per lui la supremazia in
quest'arte, all'epoca in cui viveva,
ma dicono che aveva sempre
dovuto nascondersi. Aggiungono
che andava senza posa di citt in
citt, non soggiornando mai a
lungo in uno stesso luogo, nel
timore che il sovrano attentasse
alla sua vita.

Sopra: Geber, part. da un manoscritto del XIV secolo.

Sotto: Illustrazione tratta da una delle pi antiche


edizioni a stampa della Summa perfectionis, testo
attribuito a Geber e assai noto nell'ambito
dell'alchimia latina.

Secondo certi autori Jbir faceva parte


del gruppo dei Barmecidi ai quali era
interamente devoto e in particolare a Ja'far
ibn Yahya. Coloro che sono di questo parere
aggiungono che il suo maestro Ja'far, Jbir
intendesse parlare del Barmecide di questo
nome, mentre gli Sh'iti pensano che egli
volesse indicare Ja'far as-Sdiq.
Una persona degna di fede e che si
occupava di alchimia mi ha raccontato che
Jbir abitava nella via Bb as-Sham, nel
quartiere detto Quartiere dell'oro. Aggiunse
che Jbir risedeva per lo pi a Kufa a causa
delle eccellenti condizioni atmosferiche di
questa citt, e che vi preparava il suo elixir.
Quando si demol a Kufa il portico nel
quale si trov un mortaio d'oro del peso di
circa duecento rotls questo stesso uomo mi
disse che il sito in cui lo si trov era lo
stesso posto della casa di Jbir ibn Hayyn
e che non si trov in questo portico che
questo mortaio e un laboratorio per la
dissoluzione e la combinazione. Questo
avveniva sotto il regno di 'Izz-Eddaula,

figlio di Mo'izz-Eddaula. Abu Sebekteguin,


il ciambellano, mi ha detto che era lui
stesso quello che aveva ritirato il mortaio
per prenderne possesso. Un certo numero di
eruditi e di grandi librai mi hanno
assicurato che quest'uomo, cio, Jbir, non
era mai esistito in realt. Altri dicono che se
esistito non ha mai composto altro libro
che quello della Misericordia; quanto alle
altre opere che portano il suo nome,
sarebbero opera di gente che gliele ha
attribuite (1).
In questa pagina di un erudito del X
secolo sono gi riassunti tutti i
dubbi ed i problemi connessi con la
figura storica del grande alchimista
musulmano, il cui stesso nome,
Riparatore figlio del Vivente, con la
sua perfetta concordanza ermetica,
suscita
qualche
dubbio
di
autenticit (2).

Jbir e lo shismo
Innanzitutto
va
esaminato
il
possibile legame con lo shismo,
che gi la citt di Kufa, e poi la
presunta amicizia con i Barmecidi,
sembrano sottolineare.
Di Kufa la leggenda narra che fu
fondata per l'atmosfera salubre che
permise ad arabi malaticci di
riprendere forza e vigore illanguiditi
dal clima iracheno. Comunque
fosse, il sito doveva almeno
provocare
una
singolare
inclinazione alla speculazione ed
all'azione rivoluzionaria: residenza
del genero del Profeta, fu il centro
da cui si svilupp la rivolta della
sh'a, il movimento degli amici di
'Ali, coloro che sostenevano la
dinastia di Maometto, i Ban
Hshim, come unici veri Imm, cio

unici califfi legali.


Quando il 25 giorno del Ramadan
del 129 dell'Egira (9 giugno 747)
Ab Muslim, emissario della setta
Hshimiyya, spieg le bandiere
nere della rivolta nella provincia di
Khorsn nella Persia orientale, si
raccoglievano i frutti dell'opera
trentennale di un'organizzazione
rivoluzionaria segreta in cui ancora
la leggenda vuole il padre di Jbir
tra i fondatori e i protomartiri.

Si dice infatti che verso il 71920 Ab Ikrima, sellaio, e Hayyn , speziale di


Kufa, si incontrassero in Siria con l'Imn Muhammad ibn Ali. Questi li invi nel
Khorsn col mandato di invitare la popolazione a giurare fedelt alla causa
degli Abbasidi e di eccitare il malcontento contro gli 'umayyadi per la loro
condotta perversa e l'insopportabile tirannia. Molti aderirono, ma i due finirono
per essere catturati. Furono decapitati e i loro corpi impalati.
Secondo questa versione, orfano di padre, nato da poco, Jbir sarebbe stato
mandato in Arabia, probabilmente da qualcuno dei suoi consanguinei della
trib di Azd, per vivere presso i beduini. Qui avrebbe studiato il Corano, la
matematica ed altre materie sotto la guida di uno studioso chiamato Harbi alHimyari.
Nascerebbe dunque Jbir con la stessa sh'a e ne sarebbe privilegiato
esponente.
D'altra parte bisogna ricordare che sin dall'inizio questa setta dimostr un
atteggiamento quantomeno benevolo verso forme di pensiero occulto, per cui
qualche studioso giunto a definire lo shismo esoterismo dell'Islam (3). Il
doppio volto, rivoluzionario e religioso del movimento contribu certamente a
farne ricettacolo di dottrine eterodosse anche se, preso il potere, non pot,
come sempre avviene in simili casi, che rinunciare almeno visibilmente a
questo lato inquietante che poteva sussistere solo nell'ombra del Palazzo o
comunque all'opposizione di una realt pubblica e legale. Restano per del VI
Imm, Ja'far al Sdiq, presunto maestro di Jbir, affermazioni non comuni, segni
di una continuit di pensiero sotterraneo: La nostra causa un segreto (sirr) dentro un
segreto, il segreto di qualcosa che rimane velato, un segreto che solo un altro segreto pu spiegare;
un segreto di un segreto che si appaga di un segreto.
Sono frasi che hanno il fascino dell'incomprensibilit. Di fronte alla scelta
ufficiale della consuetudine pi ortodossa e meno scandalosa. sar il troncone
ism'ilita a farsene erede affermando chiaramente (curiosa contraddizione) le
due letture del Corano e il contrasto tra il senso interno (btin) e esterno (zhir)

con l'infinita trascendenza del primo rispetto al secondo. Ne consegu una


risposta intransigente anche sul piano politico, che la storia vuole falliti e ricca
di quei connotati neri e sgradevoli che accompagnano sempre esoterismi
che si sono voluti svelare.
Della dottrina btinita sappiamo alcuni metodi esegetici, tra cui l'importanza
del valore numerico delle lettere nell'allegoria (ta'wil) del testo sacro: mezzo di
prestidigitazione sicuro e ovunque usato per trasferire antichi messaggi in
nuovi scritti. Lo troveremo anche in Jbir. Si aggiungeva, con il consueto tono di
presuntuosa propaganda, che solo gli iniziati possono accedere alla
conoscenza. Gli altri devono contentarsi di miseri essoterismi: Noi (gli Imm)
siamo i Sapienti che impartiscono l'insegnamento, i nostri sh'iti sono i destinatari del nostro
insegnamento. Il resto, ahim, la schiuma trascinata dal torrente.
Eppure interessante la citazione di 'Ali che, se non fosse falsa, aprirebbe
visioni di vertigine sulla stessa figura del Profeta: L'Alchimia sorella della
Profezia. Con questa, il primo Imm e quarto Califfo diviene polo segreto
dell'islam, come pi tardi, in Occidente, San Giovanni guider interpretazioni
esoteriche cristiane. In entrambi i casi le influenze ermetiche si notano
evidenti, come nella formazione del corpo stesso dell'Imm, che risulta da una
specie di alchimia microcosmica in cui la radiazione lunare scende come
rugiada celeste sull'acqua e i frutti di cui si nutrono gli sposi al momento di
concepirne la nascita: la sua carne sar allora jisni kfri sottile e bianca come
canfora. Allo stesso modo i Maestri descrivono il nutrimento rugiadoso del Sole
e della Luna dei Filosofi per la generazione del piccolo Regulus.
Quanto tutto ci sia frutto di influenze iraniche argomento di dubbio e di
discussione.
certo, comunque, che nell'ism'ilismo, ancor pi di quel che non accada
per il resto dello shismo, i grandi nomi sono per lo pi persiani. Il che
riconduce alla famiglia dei Barmecidi, potentissimi visir dei Califfi, che ebbero
nei fatti la guida dell'immenso impero abbaside. In genere sono definiti
persiani, ma sembra pi corretto considerarli iranici dell'Asia Centrale,
discendenti degli aristocratici sacerdoti buddisti della citt di Balkh. Il legame
tra questi e Jbir ribadito in vari passi dei suoi testi, ed in un singolare
episodio. Narra che una delle concubine di Yahya al-Brmaki, di grandissima
bellezza ed intelligenza, fosse ridotta in fin di vita da una malattia sconosciuta.
Jbir fu chiamato e, come egli stesso racconta: Avevo con me un certo elixir e gliene
detti una dose di due grani in due once di aceto e miele: in meno di mezz'ora ella era ritornata in
salute come prima. Allora Yahya mi si gett ai piedi e me li baci, ma io dissi: "Non cos fratello",
ed egli mi domand circa gli usi degli elixir ed io gliene detti quanto me ne restava e gli spiegai
come doveva essere adoperato: dopo di che egli si applic allo studio della scienza e persever
tanto da acquistare molte cognizioni; ma non divenne mai cos abile come suo figlio J'far. I
rapporti quindi erano molto stretti, se giunsero sino ad un'iniziazione all'Arte di
Alchimia, ma questo fugherebbe l'ipotesi di un insegnamento ricevuto da J'far
al-Brmaki, il visir di Harn al-Rashid, perch allora sarebbe stato Jbir ad
ammaestrare i Barmecidi e non l'inverso.
Tuttavia ci pare illusione cercare di fissare con documenti, date e fatti
qualcosa che ha pi della favola che della realt. Ricordiamo che siamo alla

corte del Califfo delle Mille e una Notte, e che J'far al-Brmaki il suo fedele
compagno nelle storie che vi si narrano. Baghdd, appena fondata sulla riva
occidentale del Tigri, presso le rovine di Babilonia, risplende di tesori e misteri
nella quiete promessa dal nome che al-Mansr volle darle, Madinat as-Slam,
Citt di Pace. L'eroe dell'epoca non il guerriero, ma Sindbad il mercante
marinaio, l'avventuriero del fantastico e dell'improbabile, accettati entrambi
con entusiasmo da una classe borghese colta, curiosa e vagabonda, che nel
momento del pericolo pone la sua fede e speranza in Dio e nel suo volere. un
mondo colmo di maghi, geni, principesse stregate e assurde combinazioni che
si rinchiudono in s stesse, come cerchi concentrici che mostrano sempre il
giusto pesare della bilancia divina. I primi Sf si aggirano per le strade dei
bazar a testimoniare una mistica nuova e irriducibile; mentre nelle scuole della
Sunna vecchi eruditi estraggono dal Libro Santo commenti appropriati per
guidare le genti dell'Islam nel loro vivere quotidiano.
In
questo
mondo
pacifico, ricco, pieno di
incanti e di mistero
accettiamo
allora
l'ennesima novella del
cantastorie che ci narra
di
un
alchimista
chiamato
Jbir
ibn
Hayyn al-Sfi al-Azd alKufi at-Tusi, che per
volere
di
Allah,
il
Misericordioso, ottenne il
dono della Pietra che
Transmuta in oro, e
scrisse migliaia di pagine
per insegnare ad altri
l'Arte Divina.
Davvero
il
Corpus
jbiriano immenso,
anche
nella
parte
conservata e trasmessa
nei
secoli.
Sono
centinaia di capitoli che,
pur
considerando
la
piccola mole di alcuni,
sembra difficile poter
attribuire all'opera di un
solo uomo. Si parla
allora di Scuola e di
autori che misero i loro
scritti sotto l'autorevole
nome del Maestro, a
significare continuit di

L'athanor secondo un'illustrazione tratta da una edizione


della Summa perfectionis (Roma, 1542)

tradizione, valore del


messaggio e umilt di
cuore.
Un
erudito
dell'epoca
commenta
questo
ipotetico
atteggiamento
con
saggio scetticismo (4):
Per conto mio io dico che un
uomo di merito che si mettesse
al lavoro e si desse la pena di
comporre un volume di due
mila pagine, facendo appello a
tutte le risorse del suo spirito e
della sua intelligenza, senza
contare la fatica materiale che
gli imporrebbe il lavoro della
copia, e che in seguito
mettesse il suo libro sotto il
nome di un altro personaggio
esistito o no, sarebbe un
imbecille. una cosa che
nessun uomo in possesso di
qualche tintura della scienza
non intraprender mai e non
vorr accettare; infatti che
profitto e che vantaggio ne
trarrebbe?.
E
conclude:
Jbir dunque esistito in
realt: la sua personalit
certa e celebre, ed l'autore di
opere molto importanti e molto
numerose.

In effetti l'insieme delle opere di Jbir sembra ammontasse a pi di 3000


titoli: si sono conservati 215 trattati, tutti dedicati in qualche modo allArte
Alchemica (5). Abbastanza eterogenei per composizione e tecniche proposte,
hanno una evidente fisionomia che li accomuna, per cui non pare impossibile
immaginarli di un unico autore dotato di insopportabile prolissit e di
inafferrabile coerenza.
Jbir praticava, egli stesso lo afferma, il principio della dispersione della
scienza, tabdd al 'ilm, con incredibile perizia e invidia profonda, pretendendo
evidentemente dai suoi eventuali lettori una pazienza infinita e un'attenzione
spasmodica. Probabilmente nessun altro autore ermetico si spinto tanto in l
nella descrizione analitica delle operazioni, ma certo che nessun altro ha
spinto a tanta disperazione i profani che hanno osato avvicinarsi ai suoi scritti.

Talvolta pare colto da una specie di ingannevole compassione. Cosicch


dopo che nei lunghi, noiosissimi, 70 Libri, ha ripetuto per decine e decine di
volte le stesse descrizioni di una strana distillazione da compiersi
assolutamente con steli di mirto (qualche studioso moderno l'ha preso sul serio,
immaginando studi anticipati sulla capillarit), nel Trattato sul Mercurio
Occidentale confessa: Vi abbiamo detto (in un'altra opera) di distillare su degli steli di mirto...
ma non si tratta qui del mirto che voi credete, perch noi abbiamo l'abitudine di togliere alle cose i
loro veri nomi, per dargli quello di una cosa conosciuta che in rapporto con la preparazione della
Pietra ...
Prosegue dando alcune indicazioni che fanno intendere che non solo non di
mirto si trattava, ma nemmeno di distillare una sostanza liquida: ... mirto che
Maria chiama "gli scalini dell'oro", che Democrito chiama "l'uccello verde" e che i filosofi hanno
denominato con diversi appellativi e soprannomi allo scopo di dissimularne la conoscenza agli
iniziati e a pi forte ragione a coloro che non lo sono. ... Lo si chiamato cos a causa del suo
color verde e perch simile al mirto nel fatto che conserva a lungo il color verde, malgrado la
alternanza di freddo e di calore. Questa cosa verde, chiamata mirto, esce come un germoglio da
una base chiamata lo stelo del mirto. ... questo stelo che brucia l'anima della pietra e ne consuma
le impurezze combustibili, esso ne sbarazza tutti i principi che la corrompono, rende alla vita il
morto e il fuoco non ha pi azione su di lui... .
Come si vede, ne scaturisce un'immagine ben diversa da una distillazione
normale: in effetti l'operazione pare pi simile ad una calcinazione in crogiolo di
una sostanza con l'aggiunta di un'altra che ne risucchi in qualche modo la parte
pi pura.
Con tutto ci l'Adepto si ancora ben guardato dal dire troppo, e le
indicazioni mancanti sono forse celate in un altro testo, o in un ennesimo
enigma, o, pi probabilmente, riservate a chi, giunto a questo punto
sperimentale, sappia riconoscere ci di cui si parla.

Nel Piccolo Libro della


Clemenza, Jbir ammette le
difficolt, per non dir
peggio,
di
questo
approccio
testuale,
descrivendo i supposti
rimproveri
del
suo
Maestro.

una
descrizione
molto
dettagliata
del
suo
metodo di insegnamento
scritto, che vale ripetere a
memento
di chiunque
voglia studiarne i testi: Il
mio maestro mi chiam: o Jbir!
Maestro, gli risposi, eccomi ai
vostri ordini.
Tra tutti i libri, mi disse allora,
che tu hai composto e nei quali
hai trattato dell'Opera... ve ne
sono che hanno la forma
allegorica e il cui senso
apparente non offre alcuna
realt. Altri hanno la forma di
trattati per la guarigione delle
malattie e non potrebbero essere
compresi che da un sapiente
abile. Alcuni sono redatti sotto
forma di trattati astronomici,
che
contengono
delle
osservazioni e delle equazioni;
l l'Opera racchiusa nella
scienza astronomica, cos bene
che l'Opera non comprensibile
che per i soli grandi sapienti:
ora, quelli non hanno bisogno di
trattati. Ve n' che sono sotto la
forma di trattati di letteratura,
dove le parole sono usate
talvolta con il loro senso vero,
talvolta con un senso figurato:
ora, le tracce della scienza che
d l'intelligenza di queste parole
sono scomparse e gli iniziati non
esistono pi. Nessuno dopo di te
quindi potr pi coglierne il
senso esatto. Ve n' che sono
basati su delle particolarit, che
si possono in seguito sviluppare

Geber raffigurato in alto, a sinistra, tra i mitici fondatori


dell'alchimia, in questa xilografia tratta dal Theatrum
chemicum britannicum di Elias Ashmole

per analogia e riflessione: su


questo punto non c' differenza
tra te e gli altri. Infine tu hai
composto numerose opere sui
minerali e sulle droghe, e questi
libri hanno turbato lo spirito dei
cercatori che hanno consumato i
loro beni, sono diventati poveri e
sono stati spinti dal bisogno a
coniare monete di falso peso o a
fabbricare pezzi falsi, e la colpa
di tutto questo tua, e di ci che
hai scritto nelle tue opere... .
In questo senso i trattati
dedicati alla cosiddetta
Scienza
delle
bilance
sarebbero senza dubbio i
pi
meritevoli
di
rampogne; se mai il
Maestro di Jbir potesse
ancora parlare. Non a
caso, sono anche quelli
che hanno suscitato pi
interesse
e
maggior
esegesi da parte degli
studiosi profani, grazie ad
una
loro
apparente
comprensibilit, seppure
totalmente assurda.

Sono 144 trattati che partono da una teoria quasi scontata in ermetismo: che
un corpo incorruttibile richiede un perfetto equilibrio tra le Nature che lo
compongono, dove ad una lettura ingenua si intendono le classiche quattro
nature aristoteliche, Caldo Freddo Umido Secco.
Da qui Jbir trae lo spunto per sviluppare un'ipotesi quantomeno bislacca,
che vuole calcolare a priori il peso relativo delle Nature di un ente
qualchessia. Tutte le misure sono ricondotte ai numeri 1,3,5,8 con il loro
magico totale di 17. Leggiamo un passo in cui sviluppa questo argomento:
Sappiate che ogni cosa in questo mondo, cio nel mondo di esistenza e di corruzione, non pu
possedere pi di 17 forze. Inoltre se essa possiede 1 unit di calore, essa ha necessariamente 3
unit di freddo. Reciprocamente se essa possiede 1 unit di freddo, avr 3 unit di calore; non
esiste nessuna altra proporzione per le cose agenti. Se la cosa ha 5 parti di secchezza, ne avr 8 di
umidit, e reciprocamente se ha 8 parti di secchezza ne avr 5 di umidit. Questa la regola
assoluta per le cose passive. Tutte le combinazioni delle cose cos sono stabilite. Ritenete questo,
agite di conseguenza e voi allora troverete la vera via, col permesso di Dio.

E ancora: Questa una conseguenza delle 17 forze. In effetti una parte di calore pu
sviluppare e mettere in movimento 8 parti di umidit e 8 di secchezza, quali che esse siano. La
messa in movimento della secchezza col calore pi facile della messa in movimento dell'umidit;
perch l'umidit pi pesante e appartiene al genere del freddo, sebbene vi sia al momento
mescolanza e unione tra lei e il calore. Abbiamo detto che le 17 forze rappresentano qui solo una
parte di uno degli agenti e 5 pani dell'altro paziente, ora 5 e 4 fanno 9 e 8 fanno 17. Questa la
base del mondo, sappiatelo.
La Bilancia perfetta sar quella delle Lettere. Giocando sul fatto che in arabo
i numeri sono rappresentati anche dall'alfabeto. Jbir trae da computi sui nomi
delle cose, secondo complesse matrici, valori conclusivi sulle relazioni tra
nature che darebbero opportuni suggerimenti di riequilibrio.
Tutto ci, come abbiamo gi detto, appare del tutto assurdo e darebbe, se
preso alla lettera, una ben misera immagine di uno dei pi grandi Filosofi
Ermetici. In realt in questi testi Jbir sfrutta tutte le possibili astuzie
dell'inganno testuale, e nell'originale arabo non mancano a completare i
trabocchetti giochi di parole cui la lingua semita si presta particolarmente. Non
tuttavia impossibile che la trattazione originaria fosse in greco, come
vorrebbe lo stesso autore: La scienza delle bilance non ha cessato di esistere dall'epoca di
Sergio che al momento della sua morte l'ha trasmessa ad un sapiente di questo mondo, facendogli
prendere l'impegno di non parlarne e non discorrerne che con un filosofo come lui e non con altre
persone. Questo continuato sino alla mia epoca, quando ho dovuto raccogliere la tradizione che
non poteva essere confidata che a me solo, perch ero l'ultimo dei rappresentanti di questa scienza.
Mi stato richiesto di impegnarmi a mantenere il segreto per me e a non diffonderlo; ma ho
rifiutato di accettare la tradizione a queste condizioni. (Ho deciso perci di divulgare) parte di
questa scienza, e ne nasconder una parte, dando certe cose e tenendomene altre.
In realt, come avr capito chiunque abbia un po' di tintura di dottrina
(per usare l'espressione consacrata dall'uso) si tratta qui del misteriosissimo
problema dei Pesi della Grande Opera, che sono di due tipi, cosiddetti dell'Arte
e di Natura. Del secondo nessuno, nemmeno i pi grandi Adepti, conosce le
proporzioni, che d'altronde non servono per operare. Dei primi, invece, tutti gli
autori riconoscono la grande importanza in quelle prime operazioni che
permettono alle Nature, filosofiche e non aristoteliche, di attirarsi, congiungersi
e interagire per generare gli occulti fenomeni di cui si parla nei testi. In
Alchimia nulla pi difficile a conoscersi dell'inizio, massimo arcano dell'Opera,
di cui si taciuto o si parlato solo per enigmi. Jbir in fondo si mostra pi
caritatevole di altri nel suo tentativo dichiarato di aprire quantomeno la
strada ad una possibile conoscenza. Non lo si pu certo accusare per la follia di
chi lo vuole intendere letteralmente e s'intesta a ragione su una teoria
manifestamente insensata e impraticabile (6).
In realt nulla nell'opera di Jbir fa dubitare della concretezza delle sue
opinioni o della seriet sperimentale delle sue proposte operative. Come tutti i
veri Filosofi della Natura, anche l'Adepto musulmano insiste sulla necessit di
un atteggiamento che oggi potremmo definire scientifico, nel senso pi
moderno del termine. Per rendersene conto basta leggere questi passi, che, tra
l'altro. sono paradossalmente proprio in introduzione all'argomento della
Bilancia.

Carovana araba, da un manoscritto del XIII secolo.

un principio rigoroso ed assoluto che una proposizione che non sostenuta da prove
una semplice affermazione che pu essere vera o falsa. solo quando se ne sar data la prova che
diremo, "il tuo dire vero"... Sinch non vi avranno fornito queste prove, dovete giudicare ci che
avete inteso come una cosa che vi colpisce, ma che non vi convince; qualsiasi proposizione potendo
essere falsa o vera; e per lo pi falsa quando le prove sono lontane.
Queste affermazioni sono ribadite nel Libro della Misericordia (Kitb ar-Rabman,
chiamato anche K. Al-Uss, Libro della Fondazione) il pi antico dei suoi scritti, che
si dice sia stato trovato sotto il guanciale quando mor a Ts nell'815. Qui la
descrizione del corretto modo per affrontare lo studio e la pratica della Grande
Opera d suggerimenti preziosi e semplici, che non lasciano molto spazio a
fantasie occultistiche.
O uomo intelligente! se il vostro spirito vi fa desiderare di conoscere quest'Opera, sappiate
innanzitutto se vera, o se non esiste; se voi potete acquisirla o no. Bisogna giungere a che abbiate
su quello una certezza e che in nessun modo conserviate alcun dubbio a questo riguardo.
Se voi avete acquisito questa certezza, sia con i vostri sensi, se siete intelligente, sia per
induzione, che l'equivalente dei sensi, bisogner allora che sappiate con cosa pu essere fatta
l'Opera, se con le pietre, le piante o gli animali, e sceglierete il modo pi vicino e pi verosimile
per giungere allo scopo.
In seguito bisogner che sappiate se una cosa unica, semplice, non complessa il che non
esiste in questo mondo o se si tratta di due cose concordanti e combinate, di due cose divergenti e
combinate, o infine di pi cose concordanti e combinate.

Bisogna anche sapere se questa combinazione opera della Natura, o se stata immaginata
dai Filosofi.
Poi sar necessario sapere come si opera, se si deve operare la cottura di questa materia
isolatamente e allora effettuare la sola sublimazione, oppure compiere una semplice
decomposizione, oppure ancora eseguire nel contempo la sublimazione e la decomposizione. Infine
dovrete sapere se il nero di questa tintura deve operare una trasformazione completa o incompleta.
Quando saprete tutto questo in modo certo, e non avrete pi il minimo dubbio a questo
riguardo, non vi preoccupate della fatica del vostro corpo, della spesa del vostro denaro, n
dell'abbandono dei vostri affari; perch allora sarete glorificato agli occhi delle persone
intelligenti e degli uomini sagaci.
A questo punto completate le cose di cui non vi potete dispensare e poi occupatevi delle cose
dell'Opera; non spendete per questa pi del superfluo della vostra fortuna. Chiedete a Dio che vi
assista all'interno ed all'esterno per tutto ci che desidererete, lavorando con tutta la vostra forza.
Abbiate cura di leggere i libri di questa Scienza e fatevi aiutare dalle persone intelligenti che si
occupano di questi lavori, perch i libri sono inchiavardati e le chiavi dei loro catenacci sono nei
petti degli uomini.
Tra i segreti inchiavardati nei petti dei Maestri, uno dei pi gelosamente
custoditi certamente il nome della cosiddetta Materia Prima, fondamento
operativo e base concreta della Grande Opera. Qui Jbir sembra abbia creato
un'ambiguit che lascia oggi perplessi gli studiosi. Infatti nei 70 Libri, Kitb alSab'in, tra le decadi che compongono il testo, le prime descrivono l'Opera
servendosi di sostanze animali, vegetali e minerali, seppure con un degrado
dell'Elixir ottenuto. Jbir sarebbe allora il primo, se non l'unico alchimista, a
proporre un processo che si scosti dal regno metallico.
I1 realt si notato che quando dovrebbe trattare della cosiddetta Opera
Animale, hayawni, il testo parla di tutt'altro e che i riferimenti a sostanze
specifiche sono quasi nulli. La stessa impostazione del Libro appare
paradossalmente, sin dalla dichiarata intenzione di voler insegnare
procedimenti di durata progressivamente ridotta e di grado di difficolt
crescente, per cui un commentatore attento ha immaginato una specie di
sistema pedagogico per accompagnare con una sperimentazione diversa il
crescere spirituale e intellettuale dell'apprendista, in una specie di iniziazione
graduale (7).
Sul problema della Materia, comunque, ancora il Libro della Misericordia, a
nostro parere il pi chiaro e il meno invidioso dei suoi testi, a sciogliere i
dubbi. Vi si afferma: Certi autori sono del parere che l'operazione animale sia praticata con
materie non viventi che provengono dagli animali; per esempio col sangue, con l'urina, la saliva, il
cervello, il fiele. Ma tutto ci lontano dal dare un risultato, perch vi troppo scarto tra l'animale
e il minerale. Non si pu trasformare la natura di una cosa che trasformandola in una natura a lei
vicina e che contiene una certa quantit della sua azione e della sua potenza... O mio Dio, non vi
sei che tu che puoi trasformare l'animale in un minerale inerte, senza operare mescolanze e senza
utilizzare tintura. Ma non questo lo scopo che si propongono questi autori e ci che li ha portati
ad emettere questa opinione, la loro ignoranza sulla creazione dei tre regni: i minerali, le piante e
gli animali, e anche l'ignoranza nella quale erano relativamente ai gradi di trasformazione delle
sostanze le une nelle altre: perch i metalli sono gi creati nei loro minerali. Se avessero

conosciuto la verit a questo riguardo, sarebbero arrivati al risultato cercato senza il minimo
sforzo.
In precedenza aveva detto: La distinzione tra le cose animali e terrose la seguente, le
cose animali sono il mercurio, l'oro, l'argento, il piombo, il rame e il ferro. Le cose terrose si
dividono in due categorie, viventi e morte; tra le viventi si ha lo zolfo, l'arsenico, il sale ammoniaco
e tutto ci che fonde e brucia e di cui il fuoco fa uscire lo spirito. La seconda categoria, quella delle
cose morte, comprende tutto ci che non fonde, n brucia, n d vapori....
Evitando l'inganno di un'interpretazione letterale troppo chimico-fisica, si
vede ribadito qui un tema comune a tutta la letteratura ermetica, quello della
distinzione tra sostanze vive e morte. Jbir le definisce ajsd e ajsm. Le seconde
non sono utili per l'Opera che detta Animale, perch nasce da corpi
animati. Gli autori successivi li diranno anche filosofici, per distinguerli pi
nettamente.
La confusione certo voluta, Ma in conclusione si risolve in perfetta
coerenza con la tradizione.
Studioso di grande cultura e di insaziabile curiosit, l'Adepto ha arricchito i
suoi trattati con infinite applicazioni particolari di processi di vera e propria
chimica in senso moderno, che dimostra di conoscere e padroneggiare sia
nell'analisi di sostanze, che nei procedimenti per via umida e secca. L'elenco
dei suoi scritti comprende opere su una amplissima serie di argomenti che
vanno dal computo astronomico, alla geometria, alla logica, alla medicina, sino
all'ingegneria militare. Una specie di genio multiforme quindi, il cui nome
divenne simbolo di Filosofo ermetico per eccellenza. Latinizzato in Geber,
preposto ad altri testi, fu oggetto di benedizioni e invettive da parte di
generazioni di studiosi, alcuni dei quali avrebbero ben volentieri sottoscritto
queste sue parole di apparente contrizione:
Ho visto, in effetti, moltiplicando il numero dei miei libri, allungandoli e riempiendoli di fatti,
che nessuno potrebbe arrivare a scoprirne la verit, a meno di consacrarvi tutta la sua vita, di
avere un'intelligenza superiore, di dedicarvi tutto il suo studio, di vegliare notte e giorno e di
rinunciare a frequentare i suoi amici, privandosi cos della felicit completa.
Eppure, nei secoli, pare non sia mai mancato che qualcuno accettasse
queste spiacevoli condizioni.

Il volatile (l'aquila) e il fisso (il serpente) sono tra i simboli raffigurati in questo foglio da un codice alchimistico
arabo del XVIII secolo

Note:
(1) Fihrist. Op. cit. X sezione.
(2) La radice JBR oggetto di numerosi giochi di parole; tra l'altro pu generare uno dei nomi di
Dio, Jbbar, l'Onnipotente.
(3) H Corbin, Storia della Filosofia Islamica. Milano 1973.
(4) Fihrist. op cit.
(5) Per quel che segue vedi in particolare, The beginning of Arab Alchemy, by Mohammed Yahia
Haschmi, in .Ambix, IX. 3. The Antiquity of Alchemy, by H.E. Stapleton, in Ambix V. 1-2. E.
John Holmyard, Storia dell'Alchimia, Firenze 1959. Jbir ibn Hayyn, Dix traits d'alchimie...
traduit de l'arabe et comment par Pierre Lory. Paris 1983,
Berthelot, opp. citt., Seyyed Hossein Nasr, An introduction to Islamic Cosmological Doctrines.
London 1978. Lo studio pi completo comunque. con una catalogazione di tutti i trattati conservati,

si trova in: Jb ibn Hayyn. Contribution l'histoire des ides scientifiques dans l'Islam. Par
P.Kraus. Paris 1986.
(6) Vedi ad esempio le analisi, peraltro completamente opposte, di Kraus e Corbin, o gli studi dello
Stapleton sul quadrato magico di Saturno.
(7) P. Lory, op. cit.

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