Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Abstracta
(1986 - 1990)
metafisico, e non soggiacendo sensi, bene di stabilirne de sensibili, e per questa ragione
addurr quelli che communemente sono in uso".
Il concetto antico. Viene chiaramente e diffusamente studiato per la prima
volta in Occidente nel Timeo da Platone, e si trasmette per una linea
ininterrotta lungo tutti i secoli che separano il filosofo greco dallo spagirista
francese.
Sar forse il caso di ricordare qui che per uno di quei fatti che sembrano
prova di una qualche partecipazione provvidenziale, il dialogo platonico fu
lunico a conservarsi nella latinit medioevale, seppure nella traduzione di
Calcidio, cosicch la sua dottrina non fu mai persa. Cos poco lo fu, anzi, che in
quel XII secolo che vide la rinascita in Europa, o il ritorno se si preferisce,
dellantica alchimia, la nozione di Anima del Mondo o di Spirito Universale, era
normale sostegno di ragionamento non solo del filosofo, ma anche, e
specialmente del teologo. A Chartres dove, a fianco della Cattedrale di pietra, si
continuava a studiare lErmetismo, ancora nellunico testo sopravvissuto, per
caso proprio il pi completo e il pi utile, il "Sermo Perfectus" come fu chiamato
quello che ora noto come lAsclepio di Ermete Trismegisto, Guglielmo di
Conches nelle sue glosse "In Timeum" scriveva: "Anima mundi est naturalis vigor rerum
quo quedam res habent tantum moveri, quedam crescere, quedam sentire, quedam discernere". (2)
"LAnima del Mondo unenergia naturale delle cose per cui alcune hanno
soltanto la capacit di muoversi, altre di crescere, altre di percepire attraverso i
sensi, altre di giudicare"
Il nostro teologo, chierico e professore, in realt rischi di andare davvero
oltre i limiti consentiti quando, commentando Boezio, os precisare la teoria
ermetica in tutta la sua crudezza.
"Sed quit sit ille vigor queritur. Sed, ut mihi videtur, ille vigor naturalis est Spiritus Sanctus, id
est divina et benigna concordia que est id a quo omnia habent esse, moveri, crescere, sentire,
vivere, discernere".
"Ma ci si chiede cosa sia quellenergia. Ma, come mi sembra, quellenergia
naturale lo Spirito Santo, cio una divina e benigna armonia che ci da cui
tutte le cose hanno lessere, il muoversi, il crescere, il sentire, il vivere, il
giudicare". (3)
Completandola infine con questa affermazione, di estremo valore per lesatta
comprensione degli scopi dellOpera alchemica:
"Quedam enim corpora vegetat et facit crescere ut herbas et arbores: quedam facit sentire, ut
bruta animalia; quedam facit discernere, ut homines, una et eadem manes anima; sed non in
omnibus exercet eandem potentiam, et hoc tarditate et natura corporum faciente".
"Infatti alcuni corpi li vivifica e fa crescere, come le erbe e gli alberi: alcuni li
fa percepire attraverso i sensi, come gli animali bruti; alcuni li fa emettere
giudizi, come gli uomini, una e la stessa permanendo lanima; ma non si
sviluppa il medesimo potere in tutti, ci a causa dellinerzia e della natura dei
corpi.".
Proprio questo hanno sempre sostenuto i filosofi ermetici. Essi dicono che
alla base di tutta la Creazione sta uno Spirito, creatore e rettore del mondo "che
diffuso nelle opere della natura come per una continua infusione, e che muove ogni universale e
ogni particolare secondo il suo genere, per mezzo di un atto segreto e perenne". La frase del
DEspagnet, (4) ma potrebbe essere stata scritta da qualunque altro alchimista.
Cos il Nuysement, che si pi diffuso su questo punto della dottrina, scrive
che "lo spirito universale che d vita e movimento a tutte le membra di questo grande corpo
(cio il Mondo) . Spirito generale nel quale stanno occultamente racchiuse le vive semenze dei tre
generi: dal quale sono prodotte tutte le cose del mondo: per mezzo del quale esse crescono,
persistono e si moltiplicano, e in cui esse si debbono tutte ridurre, quando avranno raggiunto il
limite che ha loro fissato la Natura.". (5)
Concludiamo le nostre citazioni con il Cosmopolita, che nellEpilogus seu
Conclusio del suo Novum Lumen Chemicum ex Naturae Fonte et manuali Experientia
depromptum "Nuova Luce Chimica estratta dalla fonte della Natura e dalla
esperienza manuale", riassume tutto larcano con questa breve frase che gi
anche un suggerimento operativo: ".este enum in aere occultus vitae cibus, quem nos
rorem de nocte, de die aquam vocamus rarefactam, cujus spiritis invisibilis congelatus melior est
quam terra universa". " Infatti nellacqua sta locculto cibo della vita, che noi
chiamiamo di notte rugiada, di giorno acqua rarefatta, il cui spirito invisibile
congelato migliore della terra intera". (6)
Come si vede, non si fa gran mistero dellassunto teorico fondamentale di
tutta la filosofia ermetica, e non vi bisogno di scomodare astruse concezioni
psicoanalitiche o complicati esoterismi tibetani, per chiarire una volta per tutte
lo scopo e il metodo dellantica alchimia. Per parafrasare il grande adepto
scozzese, ripeteremo anche noi che tutta lopera riassumibile in poche
parole: se esiste uno Spirito Universale, base intelligente e fondamento vitale
di tutta la manifestazione universale, posto che esso non solo anima tutti i
corpi, ma che questi plersistono tanto pi incorrotti nel loro stato quanto pi
ne sono colmi, allora, per dirla col Nuysement: " Un grain de cet esprit, de celeste
origine, pris seul, fais plus deffects Qun pot de medecine", "un grano di questo spirito
dorigine celeste, preso da solo, ha pi efficacia di un vaso di medicina". (7)
per
Ci che abbiamo appena enunciato con tanta chiarezza era cos noto ed
evidente ancora pochi secoli fa, come pensiamo di avere dimostrato, che
soltanto la pigrizia o la distrazione dei nostri contemporanei pu averlo
cancellato cos totalmente dalla nostra cultura, da farlo apparire come un
oscuro segreto esoterico.
Piuttosto ci scusiamo per lestrema semplificazione cui ci siamo adattatati
per economia di discorso. In effetti avremmo dovuto distinguere pi
precisamente tra Anima del Mondo e Spirito Universale, questo essendo in un
certo senso il sostegno di quella. Daltronde per chi vorr approfondire i testi
sono numerosi, ed alcuni li abbiamo indicati qui.
Quello che ci premeva era spiegare, come si detto, lo scopo della ricerca
alchemica. Scopo che evidentemente non pu essere raggiunto se non
attirando in qualche modo lo Spirito allinterno di un contenitore capace di
raccoglierlo e non lasciarselo sfuggire. Un vaso, cio, che sia chiuso
ermeticamente.
Dobbiamo veramente ricordare, a questo punto, e dopo quello che abbiamo
detto, che questa ricerca, questa "Qute" del Santo Graal, ha ispirato le pi belle
leggende della poesia medioevale? E che di questo Vaso si parla nelle pi
antiche mitologie, tant che lo ritroviamo, contenitore e prigione del Dio del
vento e delle tempeste sin presso gli Ittiti? (8)
Comunque sia, la ricerca di questa materia il primo problema e il primo
vero segreto, che si pone allalchimista operativo. Leggiamo cosa ci dice in
proposito il sieur Gosset, Medico, nelle sue Revelations Cabalistiques: "Lesprit universel
est de sa nature trs subtil & invisible, & jamais il ne peut paroitre nos yeux, quil ne senvelope
de quelche matiere visible plus grossiere, & de cette matiere plus prochaine, capable de lui servir
decorce, sont les corps subtils, aqueux, salineux, sulphureux" . "Lo spirito universale per
sua natura sottilissimo ed invisibile, e non pu mai apparire ai nostri occhi, se
non che si ricopra di una qualche materia visibile pi grossolana, e questa
materia pi prossima, capace di servirgli da scorza, sono i corpi sottili, acquosi,
salini, sulfurei." (9)
A cosa si riferisce dunque lesercizio allegorico cui si dedica la coppia
filosofale nella 4a tavola del Libro Muto Mutus Liber (10) - cos parlante nella
sua splendida semplicit? I nostri due artisti stanno proprio raccogliendo
pazientemente nellepoca propizia, quello spirito che discende con un fascio
irresistibile da un a zona centrale del cielo, posta tra il sole e la luna, perch
infatti:
Ejus pater est Sol, mater Luna
"suo padre il Sole, sua madre la Luna" come insegna la Tavola di Smeraldo.
Limojon de Saint-Didier, con pi precisione dal punto di vista sperimentale, lo
chiama "oro astrale", distinguendolo dagli altri due che esistono in natura, e
che sono quello elementare e quello metallico:
"Il primo un oro astrale il cui centro nel Sole, che per mezzo dei suoi
raggi lo comunica insieme alla sua luce a tutti gli astri che gli sono inferiori. E
una sostanza ignea e una continua emanazione di corpuscoli solari, che, grazie
al movimento del sole e degli astri, essendo in un perpetuo flusso e riflusso ,
riempiono tutto luniverso; tutto ne penetrato nella distesa dei cieli sulla terra
e nelle sue viscere, noi respiriamo continuamente questo oro astrale, queste
particelle solari penetrano nei nostri corpi e ne esalano senza posa". (11)
.salia cuncta repudiarunt, UNO SALE excepto, qui est Salium Ens primum, qui quodvis
metallum dissolvit, eademque opera mercurium coagulat; at hoc non nisi via violenta"
"ripudiarono tutti i sali, eccettuato UN SOLO SALE che il primo Ente di
tutti i sali, che dissolve qualsiasi metallo, e nelle medesima operazione coagula
il Mercurio; ma ci non se non per una via violenta". (17)
Non possiamo terminare questo studio, senza ricordare luomo che per primo
port nella scienza profana il concetto, sino a quel momento solo ermetico,
dellazione a distanza.
Stiamo evidente mente parlando di Isaac Newton, di cui probabilmente non
noto che si dedic per la maggior parte della vita allo studio ed alla pratica
alchemica. Anzi, la mole degli scritti e diari di laboratorio alchemici del grande
scienziato non lasciano dubbi sul fatto che fu proprio lalchimia ad occupare la
parte pi importante del suo tempo e delle sue energie. (20)
Questi manoscritti sono stati salvati da John Mainard Keynes. Anche il grande
economista aveva degli interessi meno noti. Essi attendono ancora uno studio
completo che ci faccia pienamente comprendere ci che si nasconde dietro
alcune grandi intuizioni newtoniane. A questo proposito ricordiamo qui
un'affermazione del Keynes che ci trova affatto concordi:
"Newton non era il primo del secolo della Ragione, era lultimo del secolo dei
Maghi, lultimo dei Babilonesi e dei Sumeri, lultimo grande spirito che
penetrava il mondo del visibile e dello spirito con gli stessi occhi di coloro che
incominciarono a edificare il nostro patrimonio intellettuale un po meno di
10.000 anni fa". (21)
La ricerca alchemica di Newton, per quello che Abbiamo potuto veder delle
sue note, lo condusse su di una strada diversa da quelle che abbiamo descritto
sin qui. Egli aveva visto nel regolo di antimonio marziale, come si chiamava
allora il metallo ottenuto dalla reazione tra il ferro e il solfuro di antimonio
naturale, o stibina, qualcosa che lo aveva profondamente impressionato. In
effetti il regolo, se ottenuto correttamente, nel solidificarsi crea in superficie
una figura stellata formata da unna serie di linee convergenti verso un punto
centrale. Egli ne dedusse che si trattava di un fenomeno attrattivo naturale.
Abbiamo in proposito un passo del testo del Cosmopolita con una nota
manoscritta di Newton, che vale la pena di leggere per intero.
Precede la citazione, tratta dal nono capitolo del Novum Lumen:
"Est & aliud chalybs, aui assimilatu huic, per se natura creatus, qui scit ex radiis solis
(mirabili vi & virtute) elicere illud quod tot homines quaesiverunt, & operis nostri principium est".
Cui segue la nota di Newton:
Iste aliud (& proprie dictus) Chalibis est antimonium nam per se creatura (sine arte) creatur &
est operis principium; nec plura sunt quam duo principia, Plumbum et Antimonium
Li traduciamo nellordine:
"Vi anche un altro acciaio che si assimila a questo, creato per s dalla
natura, che sa estrarre dai raggi del Sole, con mirabile forza e virt) ci che
tanti uomini cercarono, e che il principio della nostra opera".
"Questaltro acciaio (cos giustamente chiamato) lantimonio; infatti
creato naturalmente da se stesso (senza artificio) ed linizio dellopera; e non
vi sono pi che due principi, il Piombo e lAntimonio".
Che il teorico dellattrazione universale "a distanza" abbia tratto proprio dai
suoi studi ed esperimenti alchemici tanto da rivoluzionare la scienza profana,
un dubbio che a questo punto spero appaia ragionevole. Sembrerebbe che sia
bastato u leggero vento di saggezza spirante dagli antichi templi di Heliopolis,
perch luomo si inorgoglisse potente sulla natura. La conclusione
certamente tale da indurci ancora e sempre alla massima prudenza. Fu nel
giorno che gli ortodossi dedicano alla Metamorfosi, nel 1945, che luomo si
illuso di avere compiuto davanti al mondo la Grande Opera, recitando,
blasfemo, versetti sacri della pi antica tradizione. Ma questo risultato era stato
ottenuto
PER ARTEM DIABOLICAM
Note:
(1) E migliore ledizione francese del 1757 per le utilissime note aggiunte da Baron, Dottore in
Medicina dellAccademia Reale.
(2) Questa e le altre citazioni delle opere di Guglielmo sono tratte da T Gregory Anima Mundi
Sansoni, Firenze 1955. La traduzione, come le altre che seguono, sono dellautore dellarticolo.
(3) Guglielmo di Conches non fu lunico ad identificare lAnima del Mondo con lo Spirito Santo.
Il pi illustre sostenitore di questa dottrina sembrerebbe sia stato Abelardo. Contro questa tesi
si ersero Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Clairvaux. Abelardo fu infine condannato nel
concilio di Sens per 19 proposizioni giudicate eretiche: la terza era: Quod Spiritus Sanctus sit
Anima Mundi.
(4) Jean DEspagnet "Enchiridion scilicet Physicae restitutae, in quo Verus Naturae concentus
exponitur plurimique antiquae Philosophiae errores per canones & certas demonstrationes
dilucid aperiuntur." In J. Jacobi Mangeti Biblioteca Chemica curiosa seu Rerum ad
Alchemiam pertinentium Thesaurus..Genevae MDCCII, libri III, sect. III, subsect IIII. Il nome
dellautore celato nellanagramma "Spes mea est in agno".
(5) Clovis Hesteau de Nuysement Les vision hermetiques et autres pomes alchimiques suivis
des Traictez du vrai sel secret des Philosophes et de lEsprit General du monde. Texte annot et
present par Silvain Matton, Paris 1974.
(6) Novum Lumen Chemicum ex Naturae Fonte et manuali Experientia depromptum Cui
Accessit Tractatus De Sulphure, Auctoris anagramma Divi Leschi Genus Amo. In Musaeum
Hermeticum Reformatum et Amplificatum. Francofurti, apud Hermannum Sande MDCLXXVII,
PAG 545. Il motto nasconde il nome Michael Sendivogius, ma il testo del Novum Lumen senza
dubbio da attribuirsi al maestro di questi. LAdepto Cosmopolita, identificato con lo scozzese
Alexander Sethon. In effetti, come nota E. Canseliet, lanagramma si riferisce al secondo
trattato.
(7) Nuysement, Op.cit.. Poeme Philosophique de la verite de la Phisique Mineralle, vv. 237-38
(8) Margarete Riemschneider Miti pagani e miti cristiani, Rusconi edit. Milano 1973
(9) Revelations Cabalitiques dune Medecine Universelle tire du Vin. Avec une manire
dextraire le sel de rose. Et une dissertation sur les Lampes sepulchrales. Par le Sieur Gosset,
Medecin. A Amiens . Aux dpens de lAuteur. Avec Privilege du Roi MDCCXXV
(10) LAlchimie et son Livre Muet (Mutus Liber). Reimpression integrale de ledition originale de
la Rochelle 1677. Introduction et commentaires par Eugne Canseliet F.C.H. disciple de
Fulcanelli. Editions Suger 1986.
(12) Turba Philosophorum ex antiquo manuscripto codice excerpta, qualis nulla hactenus visa
est editio in Theatrum Chemicum, Volumen Quintum, Argentorati M.DC L.X.
(13) Vedi per esempio lEpoistola LV et ultima dell Apographum hactenus ineditarum M.
Sendivogii, seu I.I.D.I. Cosmopolitae vulgo dicti in B. B. C. lib. III, sect. II, subesct. XI, da dove
estraiamo questo passo molto chiaro: Secundum homonimiam noster spiritus universalis
antequam in magnesia nostra quam subjectum ipsius vocamus, receptus sito vocatur
Mercurius Philosophorum " Per omonimia il nostro spirito universale, prima di essere stato
raccolto nella nostra magnesia, che chiamiamo suo soggetto, si chiama Mercurio dei
Filosofi.".
(14) Prosperitas Germaniae, pars prima in qum de vini, frumenti et lignii concentratione,
(15) Oeuvres Posthumes de M. de Grimaldy, premier medecin du Roy de Sardaigne, & chef de
lUniversit de Medecine de Chambery.a Paris chez Durand, rue Sant Jaques au Grifon
M.DC.XLV Avec approbation & privilege du Roi
(18) Orthelius Commentator in Novum Lumen Chymicum Michaelis Sendivogi Poloni, XII figuris
in Germania repertis illustratum. Et anno 1624 in gratiam geminorum Hermetis Filiorum
publicis iuris factum. Num ver ex Germanica lingua in Latinam translatum in B.B. C. Lib. III
Sect. II, Subsect. XI . Lo strumento di cui si parla rappresentato nella figura sexta e il suo uso
nella figura quinta.
(21) John Mynard Keynes: Newton the man in "The Royal Society Newton Tercentenary
Celebrations", 1946 Cambridge University Press.
IL METODO
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 15 (maggio 1987), pp. 18-23, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che proprietario dei diritti. Riproduzione vietata.
L'alchimista e il suo laboratorio, olio di Thomas Wyck (1616-1677). L'evidente disordine del laboratorio tende a
caratterizzare l'alchimista come uno studioso un p pasticcione, secondo un modello "scettico" gi caro a
Bruegel. In questo dipinto sono tuttavia presenti i due elementi che caratterizzano le fatiche dell'Arte alchemica:
lo studio (i libri) e la pratica (il fornello e gli altri attrezzi
ad una completa e perfetta conoscenza del mondo e delle sue leggi naturali.
Egli sa che la Pietra completer i doni tradizionali dei Re Magi, aggiungendo
inevitabilmente alloro della ricchezza materiale ed alla Mirra dellimmortalit
fisica, lIncenso della sapienza innata. Dunque perch perdere tempo ed
energie nellimmaginare ipotesi sterili ed inutili sempre un po patetiche e
meschine?
Un anonimo Adepto esorta: Lapidem Philoosophorum intelligere curae sit vobis &
fundamentum sanitatis vestrae, thesaurus divitiarum, notitiae verae naturalis sapientiae, & certam
naturae cognitionem eodem tempore adepti eris.
La vostra preoccupazione sia quella di capire la Pietra dei Filosofi, e nel contempo otterrete il
fondamento della vostra salute, il deposito delle ricchezze, la nozione della vera sapienza naturale
e la conoscenza certa della natura" (1). Definire dunque l'Ermetismo una Gnosi, come
qualcuno ha fatto, un errore grossolano, a meno di non chiarire cosa si
intenda (2)
Lo sapevano i Filosofi di Alessandria che non ebbero mai se non aspre
polemiche con gli gnostici loro contemporanei.
In realt il contrasto non consiste, come ancora qualcuno dice, nell'opporre
una visione ottimista del mondo a chi vi scorga gli effetti di un demiurgo
malvagio: l'Ermetico non ha alcuna visione del mondo.
La vera differenza pi profonda e pi radicale.
Lalchimista non ritiene che esista un Conoscenza Salvifica.
Egli sa che la Salvezza, se proprio vogliamo servirci di questo termine
abusato, proviene dalla materia, solo dalla materia. A questa chiede l'unico
aiuto, nei limiti in cui gli concesso ottenerlo, nel momento e nel modo
misteriosissimo in cui lo potr ottenere.
Il Re alchemico
Dice Pao-p'u-tz, il grande alchimista cinese: ,'. .. per ottenere lunga vita
(l'immortalit) assolutamente necessario ingerire della medicina. ..'. (3)
Il resto, aggiungiamo noi, inessenziale.
Si detto giustamente che questa strana forma di gnosi ...non si formula, si
realizza: si tratta evidentemente di un 'Opera, e non di una dialettica filosofica...,(4).
Distingue Pao-p'u-tz: Uno hsien un saggio che trova il tao mentre in genere un saggio
(shing) uno che ha un certo potere nel mondo. Uno 'hsien' nato per essere 'hsien' e un saggio
nato per essere saggio (5).
Per lo stesso motivo l'alchimista ben poco interessato a tutte quelle
pratiche, mentali, spirituali o fisiche, che varie tradizioni ci propongono,
dall'India alla tundra siberiana, per perfezionare il piccolo uomo che siamo, e
condurlo a pi o meno elevati stati di perfezione.
Vogliamo essere molto chiari, e ci sforzeremo di farlo con un esempio. Un
bruco che voglia e possa diventare grillo, non in alcun modo curioso di ci
che pensano i bruchi, e men che mai aspira a diventare un bruco perfetto e
meraviglioso, un bruco 'saggio', o 'guru', o 'metafisico' o 'santo' o comunque lo
si voglia chiamare.
In realt, l'unico suo obiettivo smettere di essere bruco, e diventare grillo.
Questo gli riuscir a condizione di esservi destinato, e di fare certe cose nel
modo e nel momento giusto, Quanto a chi gi diventato grillo, o sulla
strada buona per arrivarvi, questi trasmetter istruzioni precise sulle
modalit operative, ma non si vede perch dovrebbe sprecare il proprio tempo,
e quello di chi legge, per inutili rivelazioni.
Non avere ben chiaro questo obiettivo, conduce inevitabilmente ad uno
stravolgimento nella comprensione degli insegnamenti ermetici. E questo un
atteggiarsi della mente, un modo di vedere, una struttura di categorie nuove,
di agile duttilit, che deve necessariamente modellare lo spirito di chi si
proponga questa ricerca.
Si detto, giustamente, che per i pi la storia del seme di, grano che muore
nella terra per fruttificare una raffigurazione di Cristo. Sorridendo il curioso
alchimista legge, nella vicenda di Cristo, la rappresentazione allegorica delle
avventure del seme di grano. (6)
Chi non incominci a vedere in questo senso, come direbbe Artefio, non
della nostra setta.
Se dunque troveremo nei testi classici di Adepti indiscussi e consacrati dalla
tradizione dei passi, o dei lunghi capitoli, dedicati a speculazioni metafisiche,
descrizioni cosmologiche o cosmogoniche, allegorie mistiche, divagazioni
curiose o fiabesche, dobbiamo dare per certo che o sono di nessun valore,
interpolati proprio per ingannare il profano, o piuttosto, ed il caso pi
Leggendo
si
sostituisca
opportunamente
alchimia
o
alchimista a cinese:
"La parola, in cinese, ben altro da
un segno che serva a notare un
concetto. Non corrisponde ad una
nozione di cui si voglia fissare, nel
modo pi definito possibile, il grado
di astrazione e di generalit, Esso
evoca, facendo dapprima apparire
la pi attiva tra quelle, un
complesso indefinito di immagini
particolari '.
"Il Cinese, quando si esprime,
sembra preoccupato di essere
efficace, pi che non obbedire a dei
bisogni di ordine strettamente
intellettuale.
"Il pensiero si propaga (piuttosto
che trasmettersi) dall'autore al
lettore ( diciamo piuttosto dal
maestro al discepolo; diciamo
meglio: dal capo al fedele) senza
che si risparmi a quest ultimo la
minima economia di sforzi, senza,
d'altra parte, lasciargli la minima
facilit d'evasione. Non chiamato
"Il primo obiettivo. ... quello di far scivolare in un cumulo di formule ricche
di sollecitazioni neutre e pressanti una locuzione o un verbo agente, di cui
l'uomo comune non merita di indovinare la forza precisa e i sottintesi. ..lo
scrittore, i suoi esegeti e i suoi editori se possono consentire a segnalare le
parole attive e le locuzioni dominanti, si vieteranno di indicare i movimenti di
dettaglio e le articolazioni segrete del pensiero. Questo, nella sua piena
ricchezza, sar comunicato a quel solo lettore che, se il suo spirito si risveglia
al segnale potente e furtivo che una formula o un verbo gli avranno fatto
intendere, potr, con uno sforzo comparabile a quello di un adepto che cerca
l'iniziazione, penetrare l'essenza ritmica della frase.
Daremo un esempio su una pagina di Fulcanelli, che traduciamo mantenendo
i corsivi dell'originale:
ARIANE (Arianna) una forma di AIRAGNE (ragno) per metatesi della i. In
spagnolo si pronuncia 'gn'; aracne (ragno) si pu dunque leggere arahni, arahni,
arahgne. La nostra anima
non forse il ragno che tesse il nostro stesso corpo? Ma questa parola
richiama anche altre forme. Il verbo airo significa prendere, impadronirsi, allettare,
attirare; da cui airhn, ci che prende, si impadronisce, attira.
Dunque airen il magnete, la virt racchiusa nel corpo che i Saggi chiamano la
loro magnesia. Proseguiamo. In provenzale chiamano il ferro aran e iran, a seconda
dei diversi dialetti. l' Hiram massonico, l'Ariete divino, l'architetto del Tempio di
Salomone.
Il ragno, presso i felibri, detto aragno e iragno, airagno; in piccardo argni.
Accostate tutto ci al greco Sideros, ferro e magnete; Questa parola ha entrambi
i sensi. Non tutto. Il verbo aruw esprime il levarsi di un astro che nasce dal mare: da
cui aruan ( aryan ) , l' astro che nasce dal mare, si leva, dove ariane dunque l'Oriente
per permutazione vocalica. Per di pi aruo possiede anche il senso di attirare;
dunque aruan anche il magnete. Se ora noi accostiamo Sideros, che ha dato il
latino sidus, sideris, stella, riconosceremo il nostro aran, iran, airan provenzale,
l'aruan greco, il sollevante' (8)
Qui le parole 'attive' sono: anima, magnete, ferro, stella, sole, cui va aggiunta rete
da pesca suggerita dalla tela di ragno.
igitur, quod qui non habuerit ingenium naturale, & animam persctrutantem subtiliter
principia naturalia, & naturae fondamenta.non inveniet hujus scientiae preciosissimae veram
radicem.Etiam multi invenimus, animam habere facilem opinantem fantasiam quamlibet. Sed
quod credunt verum invenisse, fantasticum est totum, rationi devium, & errore plenum, & remotum
a principiis naturalibus, quondam eorum cerebrum, multuis repletum fumositatibus, non potest
recidere veram rerum naturalium intentionem.Et sunt alii servi pecuniae, qui desiderantes hanc
scientiam, mirabilem ipsam affirmant veram, sed ipsa dispendia interponere timent. Ideoque licet
ipsam affirmet, & secundum rationem ipsam investigent, tamen ad operis experientiam non
perveniunt, propter pecuniae avaritiam. Ad hos igitur non pervenit scientia nostra . (11)
Diciamo pertanto che se non avr ingegno naturale e una mente che scruti
sottilmente i principi naturali e i fondamenti della naturanon trover la vera
radice di questa preziosissima scienzaInoltre ne abbiamo trovati molti che
hanno una mente che crede facilmente a qualsiasi fantasia. Ma il vero che
credono di aver trovato affatto fantastico, aberrante, pieno di errore e
lontanissimo dai principi naturali, poich il loro cervello, colmo di molte
fumosit, non pu accogliere il vero intento delle cose naturali. Altri ancora
sono schiavi del denaro: desiderano questa scienza, affermano che essa
meravigliosa e vera, ma temono le spese. Pertanto, sebbene ne siano convinti,
e la indaghino correttamente, tuttavia non giungono allesperienza dellopera
per avarizia di denaroPertanto a questi non giunge la nostra scienza.
Abbiamo poi visto alcuni abili ed ingegnosi, che non ignoravano lopera
della natura, e la seguivanonei principiQuesti tuttavia, ridotti in estrema
povert, per mancanza di denaro, sono costretti a rinunciare a tanto
eccellentissimo magistero
Non necessita alla via alchemica alcuna pratica di vita ascetico-monastica,
n altre regole o ritmi, se non quelli dettati dal laboratorio. Molti Adepti ebbero
vita pubblica intensa e fortunata, altri preferirono una sorte oscura e
misteriosa.
Qui vale quanto dice Pao-pu-tzu:
La ricerca dellimmortalit non complicata. Basta fare alcune cose, lunico
problema che (quasi sempre) la volont non ferma e la fede non
confermata. Perch mai trascurare gli interessi umani? Il vero competente
riesce senza difficolt a occuparsi degli affari e della immortalit. Mentre in
provato osserva rigorosamente la via dello yang shng, pubblicamente
impegnato negli affari mondani. In tal modo raggiunge una grande perfezione,
perch tenuto a controllarsi. Una tale persona eccellente. Se si riconosce
viceversa di non avere forze sufficienti per dedicarsi alle cose del mondo e
allimmortalit, si tralasciano quelle e ci si dedica al tao t (la via della verit);
chi fa cos ha un grado di eccellenza minore.
Regula mundi.
Due simboli tipici dell'alchimia: il "globo crucifero" e il serpente crocifisso riuniti in un'unica
immagine tratta dallo Zoroaster, un manoscritto ermetico del XVII secolo
Note:
(1) Lux Obnubilata Suapt Natura Refulgens, cera de Lapide Philosophico Theorica, metro
italico descripta, et ab auctore Innominato Commenti gratia ampliata. Venetiis MDCLXVI, apud
Alexandrum Zatta, Superiorum Permissu & Privil. Proemium
(2) Vedi ad es. Festigire: La rvlation d'Hermes Trismgiste, Les Belles Lettres, Paris 1981.
Testo affatto insopportabile nella sua deformante presunzione cattolica, tuttavia ricco di notizie
utili. Pi corretto, pur in estrema sintesi, quanto scritto in H. C. Puech Storia delle religioni ,
tomo secondo, Laterza 1977.
(3) Pao-P'u-tz: Nei P'ien, I capitoli delle interiorit in Conoscenza Religiosa , 1976, n3
(4) R. A. Schwaller De Lubicz, Le miracle Egiptien, Flammarion 1963
(5) Op. cit. Noi tradurremo semplicemente "hsien" con "adepto"
(6) Michel Butor, Rvue Critique, Ottobre 1953, citato in Claude D'Ig, Nouvelle Assembe des
Philosophes Chymiques, Dervy livres 1972
(10) Gebri regis arabum Philosophi perspicacissimi SUMMA PERFECTIONIS MAGISTERII IN SUA
NATURA, ex bibliothecae Vaticanae exemplari undecumque emendatissimo edita cum vera
genuinaque delineatione vasorum & Fornacum. In J. J. Mangeti, Bibliotheca Chemica Curiosa,
Tomus Primus, lib. II, sect. II, subsect IV, Liber primus, cap. II
LA COSMOLOGIA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 19 (ottobre 1987), pp. 20-25, riprodotto per la gentile
concessione dell'autore, che proprietario dei diritti. Riproduzione vietata.
Nella prosecuzione della sua esposizione dei principi teorici dellalchimia, Paolo Lucarelli dedica
il suo terzo intervento alla cosmologia. Lopera alchemica, infatti, pretendendo di ripetere sul
piano microcosmico la Creazione Macrocosmica, presuppone, o piuttosto genera, un insegnamento
cosmogonico. Lautore, allievo di Eugne Canseliet, inquadra la teorizzazione alchemica della
Creazione e dei principi che regolano luniverso.
"ma se qualcuno non presta fede (agli antichissimi Filosofi) allora abbiamo
imparato che non si deve parlare con chi nega i princpi" (1)
Per non appesantire troppo il nostro discorso, e per economia di spazio
rinunceremo ora a fornire l'originale dei brani citati, sperando tuttavia che
qualcuno si senta sollecitato a leggere i testi. In Alchimia la traduzione spesso
fallace: ci si dimentica che si ha a che fare con trattati tecnici, e che
un'inversione o una modifica, un abbellimento, possono stravolgere il senso o
gettare lo studioso nella pi angosciosa perplessit.
Ecco dunque perch - scriveva Canseliet non ci si deve sorprendere n
spazientire se per lo pi abbiamo fornito il latino delle citazioni prese dai
numerosi trattati che non furono mai tradottio che lo furono in maniera
imperfetta (2)
Per tornare al nostro argomento incominceremo col notare una interessante
scoperta di un egittologo che, studiando i resti del tempio di Luxor, trov una
cosmogonia rappresentata nella pietra. Ne trasse informazioni preziose, tra cui
la seguente:
Contrariamente a ci che si potrebbe logicamente credere non il regno
minerale a situarsi sul fondo della scala sui registri delle pareti del tempio che
spiegano le fasi del divenire. In quanto prima forma corporale il regno minerale
o metallico il pi prossimo all'origine, il pi prossimo allo spirito che anima
tutto. situato sul pi alto registro delle tavole, perch ci che creato e non
procreato. I personaggi di questo registro pi alto che simboleggiano i principi
non procreati, sono rappresentati senza ombelico. Sar il registro pi basso a
mostrare l'Uomo Regale, colui che il simbolo dello scopo finale della
creazione. Tra i due si pone il registro dei numeri puri, corrispondente al regno
vegetale, poi quello delle combinazioni e della geometria dei Numeri, cio
lanimale.... (3)
Millenni pi tardi, un dotto farmacologo di scuola paracelsica insegnava:
...Le Energie sono pi forti e pi radicali nei minerali che nei restanti (corpi)
...perche' sono pi vicini alla prima origine, perci (le) sono anche pi uniti e
per conseguenza pi forti. ..Cos sono i Sali, i Metalli e simili..." . (4)
Se dunque, come insegnava Geber, il fine quello di corporificare gli
spiriti, sar corretto rivolgersi a quei corpi che per la loro semplicit, sono pi
vicini all'origine delle cose. Pu stupire, certo, che lo Spirito richieda per
un'azione efficace un corpo che lo accolga e lo specifichi; ma che la materia sia
il sostegno necessario di qualunque manifestazione spirituale nel nostro
Universo dovrebbe essere ovvio per il cattolico che ha visto confluire nella sua
liturgia i brandelli dell'antica Filosofia. Ricorda, un teologo contemporaneo:
"Nei sette sacramenti...degli elementi materiali sono utilizzati a veicoli privilegiati della grazia:
per mezzo di essi quindi la virt santificante di Cristo si estende a tutta la Natura. ... evidente
limportanza che il corpo ha nella dottrina biblica. La salvezza cristiana sempre presentata come
una salvezza che si attua attraverso il corpo (Tertulliano: caro salutis est cardo). (5)
Spirito
Universale,
Ermafrodito, vera Madre di tutte le
cose,
genera,
accoppiamenti,
esseri" .
senza
altri
i
"diecimila
il volatile
il fisso
largento vivo
il solfo
il superiore
linferiore
l'acqua
la terra
la donna
luomo
la Regina
il Re
la donna bianca
il servitore
la sorella
Il fratello
Beya
Gabrico
il solfo volatile
il solfo fisso
l' avvoltoio
il rospo
il vivo
il morto
l'acqua di vita
il freddo umido
il caldo secco
l'anima o spirito
il corpo
il Cielo
l'aceto asperrimo
il rame o il solfo
il fumo bianco
il fumo nero
le nubi nere
Note:
(1) Novum Lumen, op. cit, tractatus XII
(2) Eugne Canseliet, F.C.H. LAlchimia spiegata sui suoi testi classici Ed. Mediterranee Roma
1985
(3) R. A. Schwaller De Lubicz, op. cit.
(4) Pharmacopoeia Medico Chymica sive Thesaurus Pharmacologicusatque insuper Principia
Phisicae Hermetico-HippocraticaeAutore Joanne Schrdero , emendatumnotisque auctum
Joanne Ludovico Witzelio Francofurti 1677
(5) Gabriele Panteghini Il mondo materiale nel piano della salvezza, Ed. Paoline, Roma 1968
(6) Vedi Thomas S. Kuhn La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1978
(7) Vedi ad es. A. J. Festugire Hermetisme et Mystique paenne Paris 1967, pag. 230 e segg.. La
, o pupilla del mondo si trova nel IV volume del Corpus Hermeticum edito da
Les Belles Lettres Paris, 1972.
(8) Apographum Epistolarum hactenus ineditarum M. Sendivogli, seu I.I.D.I. Cosmopolitae vulgo
dicti. In Bilbl. Chem. Curiosa op. cit. , lib. III sect. II subsect. XI. Non metteremo qui in
discussione lattribuzione di queste lettere. Per parte nostra abbiamo buoni motivi per ritenerle
autentica opera dellallievo di Cosmopolita.
(9) Timeo , VIII in Platone Opera Omnia vol. 2, Laterza, Bari, 1967. Per un informazione pi
ampia su Platoine filosofo ermetico vedi, Alchemical texts bearing the name of Plato, by D. W.
Singer, in Ambix, The journal of the Society for the study of Alchemy and Early Chemistry
December 1946, vol. II, n.3, 4. Per un esempio vedi Platonis libri Quartorum, seu stellici, cum
commento Hebuhabes Hamed, explicati ab Hestole: manu exaratis codicibus desumpti nunc
primum typis donati. Si trova in Theatrumm Chemicum, Praecipuos selectorum auctorum
tractatus de chemiae et lapidis philosophici antiquitate, veritate, jure, prestantia & operationibus
continens Volumen Quintum. Argentorati. Sumptibus Heredum Zetneri, M.DC.LX
(10) La Tourbe des Philosophes ou lassemble des disciples de Pytagoras appelle le code de
verit, in Divers Traitz de la Philosphie Naturelle.A Paris, chez Jean dHouryM.DC.LXXII.
(11) Demeures Philosphales, op. cit., I volume pag. 262
(12) Expication trs curieuse des enigmes et figures Hirogliphiques Physiques, qui sont au grand
portail de lEglise Cathedrale et Mtropolitaine de Notre-Dame de Paris, par le Sieur Esprit
Gobineau de Montluisant, Gentilhomme Chartrain, Ami de la Philosophie Naturelle et Alchimique,
in Trois Ancien Traites dAlchimie, calligraphie et prlegomnes dEugne Canseliet, F.C.H., J. J.
Pauvert, Paris 1975
(13) Citato da P. Zellini, Breve storia dellinfinito, Adelphi, Milano 1980
(14) Vedi in P. Zellini, op. cit. per un primo approfondimento.
(15) Trait du Sel. Troisime Principe des choses monrales. De noveau mis en lumire. Texte de
ledition francaise de 1691. Introduction et notes par Bernard Roger. Paris 1976
(16) Lux obnubilata suapt Natura refulgens, vera de Lapide Philosophico Theorica, metro italico
descripta et ab Auctore Innominato Commenti Gratia ampliata. Venetiis, MDCLXVI, Apud
Aexandrum Zatta, Superiorum Permissu & Privil.
LE ORIGINI DELL'ALCHIMIA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 38 (Giugno 1989), pp. 14-25, per gentile concessione
dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata.
Dopo i primi tre lavori dedicati ad alcuni tra i fondamenti teorici della filosofia ermetica, Paolo
Lucarelli inizia una nuova serie di interventi in cui ripercorrer a larghi passi, ma con grande
scrupolo storico e filologico, la storia dellalchimia per metterne in luce taluni aspetti fondamentali
"In molti antichi codici si trovano definizioni di quest'arte, della quale dobbiamo conoscere
subito l'intenzione. ERMETE disse: l'Alchimia una sostanza corporea da uno e per uno, composta
con preziosa sottigliezza per decorazione alternata, raggiungente 1 'effetto nella stessa miscela
naturale, convertente in genere migliore. Un altro dice: una scienza che insegna a trasformare
ogni genere di metallo in un altro, per mezzo di una medicina propria, come appare da molti libri
filosofi. Perci da sapersi che una certa qual scienza cos chiamata da un filosofo di nome
ALCHIMO e quest'arte insegna a fare una medicina chiamata Elixir, la quale versata sopra metalli
imperfetti, li perfeziona completamente, e questo fu la causa perch fu inventata"
Il mitico Ermete egizio si pone definitivamente a capo della tradizione
iniziatica che da lui ha nome in Occidente, mentre il tentativo di dare
un'etimologia ingenua alla scienza operativa, dimostra un'incertezza che non
ancora risolta. Infatti, accettata la trasposizione dall'arabo 'al-kimya', per
questo si sono ipotizzate origini molto diverse. Si supposto venisse da un
greco 'chuma', fusione dei metalli; da un 'chemia', forma dell'egiziano km.t,
nero, da cui il paese nero, l'Egitto, ma anche, seguendo Mahdihassan, da un
cinese meridionale 'kimiya', succo che fa l'oro (8).
Avicenna in un'immagine tratta dal Viridarium Chymicum di Stolcius de Stolcemberg, Francoforte 1624.
L'epigramma di commento recita: "Egli diffuse nel mondo i segreti del magistero e frammischi dei simboli nei
suoi scritti. Congiungi il Rospo terrestre all'Aquila che vola, scorgerai il magistero della nostra arte.". Il mistero
delle origini dell'alchimia si riflette nei testi latini nell'uso di annoverare fra i padri dell'alchimia i pi diversi
personaggi celebri (mitici e storici) dell'antichit giudaico- biblica, dell'antichit cristiana, dell'antichit islamica
etc.
gli impedimenti nella protezione degli astri. Nell'altro: perch gli inferiori sono sudditi dei
superiori. "
Nell'esplosione ermetica del XVII secolo la riflessione storica si fa pi
attenta, ma non modifica gli assiomi di fondo, che danno all'Egitto e ad Ermete
l'inizio dell' Arte Sacra. Cos il Maier proprio da questi comincia il testo dedicato
all'esame della tradizione in Occidente (10).
Il primo posto, presso la Mensa Aurea, la Regale Vergine CHEMIA assegn ed attribu ad
ERMETE EGIZIO, in quanto suo vicer e Vicario. .
...che ERMETE non sia una persona fittizia, ma un antichissimo Filosofo
Egizio, detto Trismegisto dai greci, consta da innumerevoli prove e
circostanze.
Il medico dell'imperatore Rodolfo corrobora le sue affermazioni con date
piuttosto precise:
..egli (Ermete) visse nei tempi prima dei Faraoni, re d'Egitto all'incirca
nell'anno del Mondo 1956 (11), cio 300 anni dopo il diluvio, 2007 prima della
nascita di Cristo... Cosicch precedette I 'uscita di Abramo da Charan, citt
della Mesopotamia, di circa 44 anni: quest'epoca peraltro coincide con l'et in
cui Oceano, Osiride ed Iside, primi di dell'Egitto (seppure favolosi) si suppone
abbiano regnato, cio prima della Dinastia degli Egiziani, con la quale i pastori
cominciarono a presiedere al regno, nell 'Anno del Mondo 2139. .
Cinquant'anni pi tardi, il danese Oluf Borch, meglio noto come Olaus
Borrichius, pone la nascita dell'ermetismo prima del diluvio, e ne fa padre
Tubalcain qui aliis nationibus Vulcanus est (12). Pi propriamente ne riporta
l'origine e l'etimo secondo quanto ha letto in Zosimo Panopolitano, in un testo
manoscritto della Regia Biblioteca di Parigi, che narra:
"...Dicono, o donna, le Sacre Scritture, ossia i libri, che esista una certa
specie di geni che fa uso di donne. ...Questo dunque ricordano le Vecchie e
Divine Scritture, che gli Angeli attirati da desiderio di donne, insegnarono loro
tutte le opere della Natura. ...Da essi, tramandano le medesime Scritture
nacquero i Giganti. Pertanto il loro primo insegnamento su quest'arte ,
*chema*': chiamarono peraltro quel libro 'chema ': da cui anche chiamata c
la stessa arte CHEMIA.
Una volta che il litargirio sia stato assorbito dalle pareti del crogiolo (o
eliminato con mezzi meccanici) rimane come residuo un globulo fuso di metallo
nobile. L'argento cos ottenuto contiene sempre una quantit residua di
piombo, che pu variare dal 2 allo 0,05%. Il coperchio di uno scrigno in argento,
proveniente da Nagada in Egitto, del 3600 a.C., ha mostrato all'analisi un
contenuto di piombo dello 0,45%, ed perci sicuramente un esempio di
metallo ottenuto per coppellazione. Ci siamo dilungati su questo processo, in
uso ancora oggi, e che appare dunque noto sin dalla pi remota antichit, per
notare che una civilt che lo pratichi, non solo ha evidentemente raggiunto un
livello tecnologico piuttosto raffinato, ma non pu essere ingannata con leghe
che simulino oro o argento: la coppellazione infatti, anche il metodo pi certo
per riconoscere i metalli preziosi, e separarli da impurezze, Resta da chiedersi
quanto una mitologia che narra di Crono- Saturno, il piombo, che mangia tutti i
suoi figli, i metalli non nobili, ma non Zeus, il metallo nobile non ossidabile, sia
stata influenzata da queste conoscenze metallurgiche. Ma un tema che per
ora rinviamo.
Alla fine del V millennio a.C. abbiamo testimonianze di una metallurgia del
rame evoluta, alimentata da una propria industria mineraria. Una miniera
sfruttata certamente sin dalla seconda met del V millennio a Rudna Glava,
in Iugoslavia; nel pressi del confine con la Romania. Non lontano, ad Ai Bunar in
Bulgaria, giacimenti di rame furono sfruttati molto presto, mediante la tecnica
dell'estrazione a cielo aperto (18). Antiche miniere di rame sono note anche in
altre parti d'Europa. Una di esse stata scoperta a Chinflon in Spagna. Fuori
dall'Europa, nell'area di Veshnovch nell'Iran, il minerale veniva estratto da una
miniera con gallerie sotterranee lunghe 40 metri. Un'altra antica miniera di
rame nell' Asia Occidentale quella di Kozlu, nella Turchia centrale, i cui pozzi
avrebbero una profondit di 50 metri.
Notiamo che ottenere il rame dai suoi minerali piuttosto difficile. I minerali
pi comuni sono la malachite, l'azzurrite e la calcopirite. I primi due possono
essere ridotti a metallo a temperature molto inferiori al punto di fusione del
rame (1083 "C) ma questo resta disseminato e non disponibile, sinch la
temperatura non salga abbastanza per fonderlo e trasformare la ganga,
costituita da minerali rocciosi, nello stato di scoria fluida: il risultato si presenta
con due liquidi non miscibili sul fondo della fornace. La fusione di tutti questi
minerali richiede una temperatura intorno ai 1200C. La calcopirite, che era la
pi usata, richiede un arrostimento precedente.
I primi fonditori del Mediterraneo Orientale generalmente procedevano
riempiendo un forno di pietra con stati alternati di carbone di legna e di
minerale combinato con un fondente. Questo, nel forno caldo, tendeva a
combinarsi con la ganga e la allontanava dal metallo. In molti minerali la scoria
era costituita da ossido di silicio in varie forme. Il fondente appropriato era
allora un ossido di ferro, l'ematite, che alla temperatura del forno si combinava
con la silice formando un silicato di ferro. Se il minerale di partenza aveva una
percentuale significativa di arsenico, ci che si otteneva non era rame, ma del
bronzo naturale, che aveva il vantaggio di possedere una maggior durezza: si
preferivano perci minerali di rame arsenicale sinch, nel II millennio, non si
scopr che lo stagno induriva il rame al pari dell'arsenico con minor tossicit.
Nei primi anni del secondo millennio la produzione di bronzo allo stagno aveva
superato quella di bronzo all'arsenico.
Verso la fine del II millennio il ferro cominci a sostituire il bronzo nella
produzione di utensili ed armi, ma questa non va considerata un'innovazione
tecnologica, quanto piuttosto la risposta ad un'improvvisa scarsit di bronzo,
probabilmente dovuta ad un'interruzione nel rifornimento di stagno: il bronzo
infatti presentava rispetto al ferro vantaggi considerevoli, e quindi solo la
necessit pu spiegare questa sostituzione insoddisfacente.
I primi lavoratori metallurgici infatti estraevano il ferro da minerali,
soprattutto ematite e magnetite, per mezzo di un processo molto simile a
quello usato per ottenere il rame. Vi era per una notevole differenza. Il ferro
non fonde a temperature inferiori a 1537C e la massima temperatura
raggiungibile nei forni in uso all'epoca era di circa 1200C. La fusione del
minerale di ferro a quella temperatura non d un bagno di metallo fuso, ma
una massa spugnosa mista a ossido e silicato di ferro. In seguito la martellatura
alla forgia trasformava, con una specie di spremitura meccanica, il massello di
Il mitico Hermes Trismegisto, "padre eccellente" dell'alchimia (Viridarium Chymicum op. cit.)
Ritratto immaginario del filosofo greco Democrito come alchimista (Viridarium Chymicum op. cit.). Sotto
l'immagine scritto: "Democrito prorompeva in grandi risate, ridendo della vanit della mente umana. Aveva lui
lieto scoperto lontani approdi, di poi venne in possesso delle molteplici forze della Natura. Affinch il mobile
spirito sia dispogliato dal denso corpo, provvederanno ignei farmachi con regola costante.".
Una delle rare figure femminili dell'alchimia: Maria l'Ebrea, la sorella di Mos cui si fa cenno nell'antico
testamento (Viridarium Chymicum, op. cit). La trasformazione della mitica Maria nell'antenata dell'alchimia
risale ad una tradizione piuttosto antica. In un trattato "firmato" da Maria l'Ebrea descritto quel particolare
processo di cottura che ancora oggi chiamato "Bagnomaria".
Note:
(1) Fra queste va certamente ricordato, di Elemire Zolla, Le meraviglie della natura,
Milano 1975.
(2) In particolare del Berthelot: Introduction I'etude de la cbimie des Anciens et du
Moyen Age, Paris 1889; Les origines de l'Alchimie, Paris 1885; La chimie au Moyen Age,
Paris M.DCC.XCIII.
(3) F.Sherwood Tavlor: A survey Qf Greek Alchemy. citato da M.Eliade.
(4) Tra l'altro in greco theion significa 'zolfo', ma anche 'divino', proveniente
dalla divinit, 'Sacro', in modo aggettivo, e 'divinit', 'natura o essere divino'
come sostantivo. Il che dovrebbe indurre a caute riflessioni.
(5) In realt Jung era stato preceduto da H. Silberer, allievo di Freud che a sua
volta aveva ripreso temi sviluppato da E. A. Hitchook, generale statunitense,
erudito e massone influenzato da Swedemborg. Sono le opere di Jung e dei
suoi allievi comunque a guidare ormai questa tendenza. Per questi problemi
vedi A History of psychological interpretation of Alchemy di L. H. Msartin jr., in Ambix vol
22 n1, marzo 1975
(6) Non daremo indicazioni bibliografiche, peraltro facilmente accessibili. Non
possiamo per non ricordare La tradizione ermetica di J. Evola, non fosse che
per la notevole ilarit che ci ha procurato la lettura di alcuni brani, in un testo
eccezionale, oltre che per la noia profonda che ispira, per lidiozia delle dottrine
socio-politiche sottintese.
(7) Speculum minus alchimiae Bibl. Univ. Bologna 153, cap. 1 Sec. XIII
(8) Ne riparleremo con pi dettagli nellesame dellantica alchimia cinese. E
certamente unipotesi suggestiva.
(9) Liber Laureatus, R. Bibl. Cas. 1477, n. 1: Guglielmi Philosophi liber de
Monade inc. Unus Deus in essentia. . Studiato particolarmente da Carbonelli,
vedi Sulle fonti storiche della Chimica e dellAlchimia in Italia, Roma 1925.
(10) Symbola Aurea Mensae duodecim nationum.Autore Michaele
Maiero
Francofurti.MDCXVII, lib. 1 : Hermetis Aegiptiorum regis et antesignani
Symbolum: Sol est eius coniugii pater et alba Luna Mater, tertius succedit, ut gubernator, Ignis
(11) Si intende, dalla creazione del mondo
(12) Jo. Jacobi Magneti Bibliotheca Chemica Curiosa, seu rerum ad Alchimiam
pertinentium Thesaurus instructissimusGenevae MDCCII Tomus Primis, lib 1, Sectio
prima De Alchimiae ac Primariorum in ea Scriptorum historia Subsectio
prima: De hortu & progressu Chemiae Dissertatio Autore Olao Borrichio
medico regio & in Accademia Hasniens Professore publico.
(13) Uso qui una terminologia forzatamente imprecisa, per non appesantire il
discorso. Le parole vanno quindi intese nel loro senso pi ingenuo. Prima fra
tutte energia.
(14) Almeno la metallurgia del bronzo. Vedremo che ad una tecnologia che non
conosca ancora la fusione del ferro, corrispondono forzatamente metodi
alchemici, pi tardi compresi sotto il generico nome di via umida.
(15) Per questa parte vedi in particolare: L.B. Iovanovic Le origini dell'estrazione del
rame in Europa, Le Scienze., n. 143. N.H.Gale e Z.Stos-Gale Piombo e Argento
nell'antico Egeo Le Scienze. n.156. R.Maddin, G.D.Muhly e T.S.Wheeler Come ebbe
inizio l'et del ferro, Le Scienze. n.113 e la bibliografia citata.
(16) Linizio dellet del bronzo antica (EBI) si pone intorno al 350 a. C.
Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a
ripubblicare e diffondere nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti
sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta. Lucarelli, dopo aver valutato il progetto,
acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore delliniziativa. Gli sarebbe
piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue nuove
conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005,
Paolo Lucarelli ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta,
Airesis offre lestremo omaggio alla memoria dello studioso e discepolo della Filosofia
Ermetica.
Al di l della tradizione, che ha sempre considerato il Regno dei Faraoni come la culla
dell'alchimia, fino a che punto la religione e la scienza dell'antico Egitto contribuirono a
determinare i principi dell'Arte alchemica?
Thot, il Dio egizio dalla testa di Ibis (santuario di Amon, Karnak) alm quale si attribuiva l' "invenzione" di tutte
le scienze, alchimia compresa.
In altro campo, evidente che gli antichi egizi ebbero buone conoscenze
astronomiche. Restano diagrammi celesti sin dall'inizio del III millennio. Era
noto il fenomeno equinoziale. indiscutibile, dai resti templari e dalle
rivelazioni delle piramidi, l'abilit nello stabilire orientamenti mirati a certe
culminazioni stellari o eliache. Rest famoso, sino ad epoca rinascimentale, il
sistema di 36 Decani, almeno della III Dinastia, con la divisione dell'anno nel
corretto numero di giorni, che Cesare trasfer nel mondo romano, e noi usiamo
ora con poche correzioni.
scontato, non fosse che per gli scambi commerciali, che le conoscenze e le
arti che abbiamo gi citato per il mondo pi antico e per Babilonia in
particolare, fossero condivise (4). Anche se, lo ripetiamo, in Egitto appare
minore l'influenza di un pensiero magico che deformi le esperienze acquisite.
Isidoro di Siviglia pone gli Egiziani a fondamento dell'astronomia e i Caldei
dell'astrologia, distinguendole gi come noi oggi facciamo (5).
In questo senso l'Egizio pi antico parrebbe davvero ermetico, nel suo
essere pi un fisico che un mistico, volendo qui definire in qualche modo
impreciso questi due fraterni punti di prospettiva.
Un alchimista bizantino, su cui dovremmo tornare per l'importanza dei testi
che ha lasciato, descrive questi due mondi spirituali, attribuendone uno ad
Ermete, per l'Egitto, l'altro a Zoroastro, in cui riassume tutta la tradizione iranomesopotamica: Ermete e Zoroastro hanno detto che la razza dei filosofi era al
di sopra della Fatalit poich essi n si rallegrano della felicit che essa porta...
n sono colpiti dai mali che essa invia... Zoroastro dichiara non senza
pretenzione, che grazie alla conoscenza di tutti gli esseri dell'alto e la virt
magica dei suoni corporei, si allontanano da s tutti i mali della Fatalit, sia
quelli particolari che quelli universali. Ermete al contrario... attacca la stessa
magia, perch egli dice che non bisogna che l'uomo spirituale, quello che
riconosce s stesso, raddrizzi qualcosa per mezzo della magia, anche se lo
giudica un bene, n che faccia violenza alla Necessit. ma che la lasci agire
secondo la sua natura e la sua scelta; che progredisca con la sola ricerca di se
stesso... e lasci che la Fatalit tratti a suo modo questo fango che le
appartiene, cio il corpo... (6).
A conferma, Cheremone, sacerdote egizio di epoca tarda (7), riferisce
costumi templari che non abbiamo motivo di ritenere fossero molto mutati nel
tempo: ...le loro (dei sacerdoti) notti sono consacrate ad osservare le cose
celesti, talvolta persino a compiere qualche funzione santa, i loro giorni al
servizio divino.. Passano il resto del loro tempo su degli studi di aritmetica e di
geometria; li si vede sempre al lavoro ed a fare qualche ricerca.
Resta dunque l'immagine di un mondo di sapienti studiosi, che poco
divulgavano e malvolentieri, preferendo mantenere nell'intima sicurezza del
tempio il sapere acquisito. Immagine gi fissa e diffusa all'inizio della nostra
civilt. un luogo comune, infatti, negli scritti greci, il pellegrinaggio in Egitto e
l'apprendistato dei pi grandi filosofi presso i templi.
Cosicch secondo Diodoro Siculo, i sacerdoti egiziani trovavano nei loro
registri la notizia che Orfeo, Museo, Melampo, Dedalo, Omero, Licurgo, Solone,
Platone, Pitagora, Eudosso, Democrito, erano venuti come discepoli sulle rive
del Nilo (8). Plutarco dava informazioni precise su luoghi e docenti: ... i pi
sapienti tra i greci: Solone, Talete, Platone, Eudosso, Pitagora e anche Licurgo...
vennero in Egitto e si incontrarono con i sacerdoti. Dicono che Eudosso fu
discepolo di Chnufis di Menfi, Solone di Sonchis di Sais, Pitagora di Enufis di
Heliopolis. Pare che soprattutto Pitagora sia rimasto cos colpito e tanto abbia
ammirato quegli uomini, da trasfondere la loro tensione simbolica e misterica
nelle sue dottrine adattandole ad una forma enigmatica (9).
Confermava Giamblico, citando Ermete a maestro: ..le antiche stele di
Hermes, che gi per l 'innanzi Platone e Pitagora accuratamente studiarono e
ne costituirono la loro filosofia ... (10).
Su Pitagora in particolare questa tradizione era molto radicata, ne testimonia
Isocrate, accennando alla religiosit egizia: Se non avessi fretta, direi molte
meravigliose cose della loro piet (scil. degli Egiziani) N io sono il solo o il
primo che le scorga; ma molti gi l'hanno conosciuta, sia uomini di oggi che
uomini del passato. Tra questi Pitagora di Samo, il quale andato in Egitto e
fattosi loro discepolo, port in Grecia per primo lo studio di ogni genere di
filosofia e pi degli altri si prese cura dei sacrifici e delle cerimonie religiose
(11).
Potremmo moltiplicare le citazioni, a prova che il mito, la leggenda, la
tradizione, o comunque lo si voglia chiamare, di un Egitto depositario di tutti i
culti e di tutte le scienze era gi ben solido ai primordi della nostra era, per
proseguire nel tempo sino ad anni vicinissimi ai nostri (12). Contrastato, certo,
da un mito pi robusto e pi fortemente diffuso, anche se non meno
improbabile, che vuole l'intelletto umano svilupparsi e uscir dalle tenebre in
Grecia, intorno al V secolo a.C., e da li diffondere, come un lgos
spermatiks di incredibile fecondit, arte scienza filosofica e ragione
nell'universo.
Non commenteremo n l'uno n l'altro, tanto sono privi entrambi di
consistenza, legati a visioni parziali di ottiche pi o meno estese, ma non perci
meno ristrette. Entrambi hanno, sotto un certo aspetto, connesso alla teoria dei
cicli (13) una loro limitata validit ermeneutica. Non possiamo per non
constatare che il primo ha almeno il pregio di non aver prodotto generazioni
mostruose. Pensiamo qui a presunte superiorit di bionde razze occhicerulee a
assurde contrapposizioni di culti solari a lunari, paterni a materni, virili a
femminei, razionali a ossessivi, che oscure divagazioni di deboli menti
malaticce hanno creato per la gioia di tristi individui.
Confessiamo quindi che dovendo fare una scelta, siamo attratti
dall'immagine di un deposito di conoscenze sacrali, cui basta lasciar filtrare un
sospiro a generare ricchezza di arte e pensiero. Questo sarebbe allora il mistero
davvero impenetrabile di un Egitto che non fu mai svelato e che resta
intangibile nei millenni?
Nasce, ovvia, l'obiezione, un po' ironica, che dopo la decifrazione di
Champollion e dei suoi successori, il mistero, che gi all'inizio della nostra era
affascinava Greci e Romani, ormai risolto con piena soddisfazione degli
studiosi. E che esso si mostra, con generale sollievo, non meno squallido e
banale di ogni altra produzione dell'intelletto umano.
In effetti noi leggiamo i geroglifici, la scrittura sacra, usata
ininterrottamente e con lievissime modifiche dall'inizio del III millennio al
primo secolo a.C. Leggiamo, o meglio, decifriamo, perch non ci nota la
vocalizzazione dell'antico popolo che abit quella terra che i Greci chiamarono
Aigyptos, dall'egiziano HUT-KA-PTAH, la sede del Ka di Ptah (14). Li
decifriamo con disagio, perch ci basta approfondire appena i testi per scoprire
che non li capiamo, tanto sono alieni dal nostro comune pensare.
Basti, a primo esempio, il fatto che nella lingua di quel popolo che tutti
descrissero come religiosissimo, non si trovata parola per significare
religione o devozione o fede
mitopoietico
singolare.
Una curiosa facolt che
permise, sin dai primordi,
un'indiscutibile unit tra
ci
che
noi,
oggi,
chiamiamo religione e
scienze fisiche o scienze
della natura.
Il racconto si dilata in un viaggio di Osiride all'inizio del suo regno e nella sua
installazione finale quale re e giudice infero. Altri particolari, lo stesso Plutarco
li accenna soltanto o li evita, come certe versioni della generazione di Horo,
che completa la Triade divina in una specie di Sacra Famiglia, forse gi
paradigma per religioni successive.
Resta comunque una splendida favola. ricca di suggestioni ermetiche, in cui
abbiamo sottolineato le parole e le frasi capitali, a guidare un'eventuale caccia
al tesoro alchemica. Non ripeteremo per l'orrendo delitto di Tifone,
frantumandola con analitica volutt distruttiva, in una lenta, minuziosa,
paziente opera di soluzione enigmatica, che traduca in ricette i simboli cos
sapientemente velati e raccolti.
Ne confermava la possibilit il Pernety, che si sforz di farlo in un testo non
del tutto originale, gi tardo epigono di una lunga successione di autori che si
erano inoltrati sulla medesima strada. Diceva. tra l'altro: Iside ed Osiride sono...
l'agente ed il paziente in uno stesso soggetto Le due opere che sono l'oggetto di questarte, sono
comprese, la prima nella spedizione di Osiride, e la seconda nella morte ed apoteosi dello stesso.
Con la prima si fa la pietra, con la seconda si forma l'Elisir... (24).
Anche Michele Maier, con pi autorevolezza, aveva affrontato e risolto
soddisfacentemente il problema, di cui dissert in pi punti dei suoi scritti. In
uno in particolare (25), dopo aver citato il famosissimo passo della Visione di
Arisleo: Congiungi dunque il tuo figlio Gabricio, a te pi diletto di tutti i tuoi figli, con sua
sorella Beia. Commenta: ma va considerato che la madre, cio Iside, non la causa
primaria delta morte, di Osiride, bens Tifone, che come furioso turbine, lo uccide e lo divide in pi
parti una sola e medesima cosa sono infatti Osiride e Adone, cio il sole, non celeste ma
filosofico (26).
Dove notiamo, con un certo stupore, la coerenza con una versione pi antica
del mito (27), secondo la quale la madre NUT che interviene a ricomporre il
corpo di Osiride, sostituendosi alla figlia, sorella, sposa, Iside.
Constatiamo un insieme simbolico che pare mantenersi costante nei secoli.
Anubis, il fedele compagno dalla testa di cane, cos simile a certe
rappresentazioni medioevali del mercurio comune, il leale servitore. La cassa
che galleggia, di cui abbiamo gi parlato. L'erba sempreverde che l'avvolge. La
separazione in pi parti del cadavere del Re, che si ritrova sino in una famosa
stampa del Trismosin. Per concludere col pesce che ingoia il potere fecondante
del dio, tanto simile alla remora di Sendivogio e di Fulcanelli.
Permane il fatto che le spiegazioni dei Filosofi ermetici non sono molto
illuminanti, quando traducono in un linguaggio altrettanto misterioso questi
simboli, di cui si appropriano con una dichiarazione di possesso totale.
Forse i motivi di tanta segretezza sono quelli stessi che Maier elenca,
numerandoli diligentemente, e che fanno ormai parte di una lunga tradizione
scritta. Li accettiamo inevitabilmente, ripetendo qui il 6, che ci pare
giustificazione particolarmente amabile nella sua apparente, ingannevole,
umilt: perch se (i filosofi Ermetici) non avessero usato innumerevoli nomi, gli stessi fanciulli
iriderebbero della loro sapienza (28).
Note:
(1) Erodoto. Le Storie, libro II, Milano 1963.
(2) Stiamo evidentemente parlando del periodo anteriore all'occupazione persiana. Vedi in
particolare il famoso papiro medico Smith, all'incirca dell'et degli Hyksos. - Scamuzzi, Letteratura
egizia, Milano 1969. S.Curto, Egittologia, Torino 1961.
(3) Papiro Rhind. Citato da B. de Rachewiltz, Egitto magico-religioso, Torino 1961.
(4) Per quanto riguarda la metallurgia, da reperti archeologici si nota che l'Egitto, sin dalla pi
remota antichit, aveva raggiunto un elevato livello tecnico nella lavorazione dei metalli preziosi.
Questa lunga pratica artigiana fu dapprima esclusivamente riservata alle officine regali e
sacerdotali. Sin dalla I Dinastia si ha notizia dello sfruttamento di miniere nel Sinai. Vedi Curto,
op.
(5) Isidori Hispalensis Episcopi Etimologiarum sive originum Libri XX, Oxford 1985 Libro III, 25:
Astronomiam primi Aegypti invenerunt. Astrologiam vero et nativitates observantiam Chaldaei
primi docuerunt. id., 27: lnter Astronomiam autem et Astrologiam aliquid differt. Nam
Astronomiam caeliconversionem, ortus, obitus motusque siderum continet, vel qua ex causa ita
vocentur. Astrologia vero partim naturalis, partim superstitiosa est.
(6) Zosimo di Panopoli. Alch. Grec. 226, 18. Commentato in R.P.Festugire, la Rvlation
d'Herms Trismgiste, tomo I, Paris 1981.
(7) Et di Nerone. Vedi Festugire, op. cit.
(8) Diodoro del I secolo a.C., ma la sua fonte Ecateo di Abdera, della fine del IV secolo, che
soggiorn in Egitto sotto Tolomeo I.
(9) Iside ed Osiride, Adelphi. Milano 1958.
(10) I misteri egiziani, Milano 1984.
(11) Citato ne I Pitagorici, a cura di A. Maddalena. Bari 1954.
(12) Per la persistenza, o la rinascita, del mito egizio. vedi: J. Baltruaitis, La ricerca di Iside,
Milano 1985.
(13) Per quanto riguarda questo insegnamento tradizionale, vedi quanto volle pubblicare Fulcanelli
a conclusione de Les Demeures Philosophales. L'Adepto decise di distruggere un terzo libro,
particolarmente dedicato a questo punto di dottrina.
(14) Il nome greco deriva, in realt, dell'accadico HIKUPTAH, a sua volta derivato dall'egizio. Si
noti che questa perifrasi indicava nei testi cuneiformi l'intero Egitto, mentre in origine essa alludeva
al tempio di Ptah che sorgeva in Menfi, e quindi a Menfi stessa. I testi accadici per designano nella
maggioranza dei casi l'Egitto con il toponimo MI-IS-RI-I ripetuto nell'ebraico e nell'arabo MISR.
Vedi: Scamuzzi, op.cit.; e E.Wallis Budge, Egyptian Language, London 1973.
(15) Vedi: La religione egizia, di P.Derchain, in Storia delle Religioni, a cura di H.C.Puech, vol.I
Laterza Bari1976. Vedi anche l'introduzione di D. Del Corno a Iside ed Osiride op.cit. e di Wallis
Budge Egyptian religion London 1980.
(16) Vedi Derchain. op. cit.
(17) Ad esempio, nel tempio di Edfu si trova da un lato Maat, e dall'altro la Vita, offerte ad alcune
divinit.
(18) Corpus Hermeticum, Texte tabli par A.D.Nock et traduit par A.J.Festugire, Paris 1973.
Tomo II: Di Ermete Trismegisto. Libro sacro dedicato ad Asclepio. Segue una triste descrizione
della vecchiaia del mondo. che converrebbe leggere per la sua apparente, impressionante attualit.
(19) Derchain, op.cit.
(20) Dictionnaire Mytho Hermetique, par D.Antoine-Joseph Pernety. Paris MDCCLVIII.
(21) Novi Lumini Chemici Tractatus alius De Sulphure, in J.J.Mangeti Biblioteca Chemica
Curiosa, Lib. III, sect. II, subsect. XI.
(22) curiosa la stretta striscia che va dal 30 al 33 parallelo settentrionale. Sembra una zona
predestinata.
(23) Iside ed Osiride op.cit. Si noti che i Greci chiamavano Seth, Tifone. Ricordiamo qui un passo
di Fulcanelli (Les Demeures Philosophales, Paris 1965,tomo II, pag.153): dal greco Typhan,
termine poetico di typhon o typhs il Tifone greco significa riempire di fumo, accendere,
infuocare.
(24) Les fables gyptiennes et grecques dvoiles. 2 voll. Berlino 1758. Il Pernety, tra l'altro,
riprese lo studio di un dotto ermetista tedesco: J.Tollii; Fortuita in quibus tota Fabularis
Historia, Graeca. Phoenicia, Aegyptiaca ad Chemiam pertinere asseritur, Amstelaedami. M DC
LXXXVII.
(25) M.Maier. Symbola Aura Mensae Duodecim Nationum. Francofurti M DC XVII.
(26) Symbola op. cit . Liber XI. Melchiori Cibinensis ungari Symbolum.
(27) Testi delle Piramidi, VI Dinastia.
L'ALCHIMIA GRECA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 43 (dicembre 1989), pp. 23-33, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.
Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a
ripubblicare e diffondere nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti
sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta. Lucarelli, dopo aver valutato il progetto,
acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore delliniziativa. Gli sarebbe
piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue nuove
conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005,
Paolo Lucarelli ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta,
Airesis offre lestremo omaggio alla memoria dello studioso e discepolo della Filosofia
Ermetica.
I primi testi dichiaratamente alchemici compaiono in lingua greca, proprio nel periodo in cui si
conclude let aurea della sapienza ellenica. I documenti che ci restano, sono per pochi e
complessi, da sempre causa di contrastanti pareri tra gli studiosi.
Democrito a colloquio con Eraclito in un'immagine rinascimentale. Il pi antico dei filosofi ermetici greci
potrebbe essere stato realmente Democrito.
Intorno al XII secolo a.C. il mondo antico sub una grave crisi, probabilmente
causata, almeno in parte, da profondi sconvolgimenti naturali, che prosegu per
alcuni secoli ora definiti, per la scarsissima documentazione, et oscure (1).
Proprio quelle, forse, di cui cant Esiodo quando decise di aggiungere un'era,
alle quattro tradizionali e metalliche: ... Zeus figlio di Crono, ne cre ancora una quarta
sulla terra feconda, pi giusta e pi brava, razza divina degli eroi, che si chiamano semidei, e la
cui generazione ci ha preceduti sulla terra senza limiti (2). L'Occidente ne usc
profondamente mutato. I centri delle sacre tradizioni si erano spostati. Popoli
interi avevano migrato o si erano mescolati. Civilt importanti, quella ittica, la
minoica, la micenea, erano scomparse sin dalla memoria collettiva. Un nuovo
mondo era nato, che poi infine ancora il nostro, quello che stiamo vivendo, di
cui Esiodo lamentava: Piacesse al cielo che io non dovessi ridere a mia volta in mezzo a
quelli della quinta razza, e che io fossi morto prima, o nato pi tardi. Perch ora il tempo della
razza di ferro. Essi non cesseranno n di soffrire di giorno fatiche o miserie, n di essere consumati
di notte dalle dure angosce che loro invieranno gli dei... (3). Si presenta con alcune
caratteristiche singolari, di cui una merita qui una particolare attenzione.
Consiste nel sorgere di una nuova lingua di cultura, di insegnamento e di
trasmissione: il greco. Ne dichiarano e giustificano per la posterit il valore
sacrale e simbolico, due alti sacerdoti dei massimi centri templari, a
testimoniare la fine di un ciclo ed il passaggio della responsabilit tradizionale.
A Babilonia Berosso, in Heliopolis Manethone, fisseranno nel nuovo idioma
Storie dell'Egitto e di Caldea, adattando per una diversa umanit, cui si
dovevano archetipi transmutati, racconti essotericamente accettabili a guida di
coscienze che si volevano tranquille ed ignare (4).
Ormai le cronologie saranno congelate, le sequenze cristallizzate, per la
sovrana pace delle menti. Per i pochi avvertiti invece, la lingua greca si porr
come nuovo fondamento dell'esoterismo in Occidente, sino a Francois Rabelais,
l'astrattore di quintessenza, che insegnava la necessit di conoscere ... la
langue grecque, sans laquelle c'est honte que ne une personne se die savant ...(5) o sino a
Fulcanelli che la dichiara sostegno occulto della tradizione scritta
dell'ermetismo.
Ricordiamo un etimo che presuppone storie meno banali di quelle insegnate.
Muta il nome del sovrano: nel mondo miceneo il re, colui che aveva assoluta
autorit, aveva il titolo di WANAX. In Omero wanax gi semplice omaggio
onorifico, e il capo dello stato il Basileus. Non appellativo nuovo: in epoca
micenea era il GA-SI-REU, capo della corporazione dei fabbri (6). Suggerisce
un'inquietante immagine di metallurghi che guidano popolazioni sbandate e
atterrite: va associata al DRAFSH - i KAVYANI, la bandiera dell'impero
persiano; la leggenda voleva fosse stata il grembiule di cuoio dell'antico,
mitico, fabbro KAVAGH (7).
In effetti le dinastie sono nuove e dichiaratamente estranee ai popoli che
guidano. Tutte vantano discendenza eroica: si parla di ritorno degli Eraclidi.
Viene il dubbio che il mito ermetico degli Adepti che negli sconvolgimenti ciclici
tornano a rifondare culture e civilt abbia un riscontro formale.
D'altronde questo nuovo popolo, la cui eredit cos ricca e opprimente,
pare nascere con un vuoto amnesiaco che sfiora l'assurdo. In Omero la
catastrofe dimenticata, convertita in un mondo ideale di eroi, in cui deliberati
arcaismi denotano strane incomprensioni. Bastino, a solo esempio, le
improbabili battaglie dell'Iliade, con carri impiegati solo per trasportare i
guerrieri muniti di giavellotto, arma da cavaliere: l'eroe non combatte mai sul
carro, scende e lotta a piedi, n monta cavalli se non in pacifiche gare di corsa
(8).
un popolo giovane, orgoglioso, senza ricordi che non siano mitici. Dotato di
una vitalit immensa, si diffonde dovunque, viaggiando in tutti gli angoli del
mondo conosciuto. Lo compongono uomini intelligenti, astuti, abili negli affari,
geniali nell'amministrazione, ribelli ad ogni costrizione, litigiosi, suscettibili,
poeti, guerrieri, interessati a tutto, curiosi di ogni cosa, profondamente religiosi,
eppure razionalmente disincantati. Sempre oscillanti, o meglio condivisi, tra
Dioniso ed Apollo, tra Artemide ed Afrodite: il loro vero archetipo Odisseo,
l'eroe multiforme, che sa adattarsi ad ogni circostanza, cui gli di non
concessero se non sporadicamente la tranquilla serenit familiare, e che un
destino singolare costringe ad immaginose avventure, e ad una morte in terra
misteriosa.
La lingua che usano raffinata, precisa, adatta alla poesia pi elevata ed alla
filosofia pi profonda, alla scienza ed al mercato. Le sottopongono un alfabeto
straniero, mutato radicalmente per le caratteristiche di un idioma
peculiarmente diverso. Diventeranno la lingua e la scrittura di tutti, la koin
dilektos.
Pare quasi che si sia corporificata nel particolare genio greco, e si sia affidata
alla sua lingua, una missione specifica che si tradotta in inesauribile capacit
di assorbire uomini, pensieri e culture, per trarne sottili quintessenze, che sono
ancora oggi a meravigliarci, insuperabili capolavori dell'umanit. Come se
l'obiettivo fosse quello di scegliere, conservare e trasmettere, in perfettissime
epitomi, allo scomparire della tradizione orale del Tempio, l'essenziale
dell'antica sapienza.
In pochi secoli, con un'attivit vivacissima, quasi febbrile, tutto viene
esaminato, approfondito, illustrato e scritto. Al culmine, tutte le conoscenze
accumulate si riuniscono, fissandone lo stato per una lunga serie di generazioni
posteriori (9).
Tra il I e il II secolo compaiono i testi di aritmetica e di armonia di Nicomaco
di Gerosa e Tolomeo, di geometria di Erone di Alessandria, di astronomia e
astrologia di Tolomeo, di meccanica di Erone, di ottica di Tolomeo, di medicina
di Galeno di Pergamo, di grammatica di Apollonio di Alessandria, di prosodia di
Erodiano, di metrica di Efestione di Alessandria, di retorica di Ermogene di
Tarso.
Si generalizza l'uso e la nozione di enkuklios paideia, di quel ciclo di
apprendimento che deve fare dell'essere umano un vero uomo. Si stabilisce
l'ordinamento delle sette arti liberali, quello che sar poi chiamato il trivium
e quadrivium: grammatica, retorica e logica da una parte, aritmetica musica,
geometria e astronomia dall'altra.
Alla fine tutto deve essere divulgato, anche ci che stato celato per secoli.
Il sapere esoterico esce dai templi, dalle conventicole, dalle stte, e si coagula
nella nuova lingua, quasi per un'ansia di preservare nel tempo che gi
intravede la fine di un mondo in agonia.
ammoniaca,
ma
forse
anche denominazione di
materiali meno evidenti. Si
pensi all'urina di fanciullo
vergine (oyron aphthoroy
paidos) cui si attribuiscono
particolari virt, di cui non
sappiamo immaginare la
causa.
Un
tardo
esempio
di
questo genere si trova in
Michele Psello che intorno
al 1045 scrisse un libretto
di introduzione Sul modo di
fare l'oro, per istruire il
patriarca Cerulario.
Quando nel 1059 Cerulario cadde in disgrazia, Psello non esit ad erigerne
l'atto di accusa, fondato proprio sulla presunta colpa di aver praticato ed amato
quell'arte che egli, insipiente, aveva voluto presuntuosamente insegnargli.
Scrisse tra l'altro, del povero patriarca sconfitto: ... si metteva alla ricerca delle
transmutazioni delle materie, e sarebbe stato molto dispiaciuto di non trovare il modo di fabbricare
dell'argento con rame o dell'oro con argento. Cosicch si dedicava soltanto agli Zosimo ed ai
Teofrasto... e dava maggior peso alla dottrina abderita di Democrito e non lavorava pi che alle
composizioni che servono a fabbricare l'asem, Argento liquefatto, sandaracca, pietra di Magnesia,
corpi piromachi, gomme. ...Invece di teoremi primi, invece di sillogismi o di dimostrazioni, faceva
talvolta delle tinture, talvolta delle transmutazioni, talvolta delle ricerche su cosa sia l'affinaggio
del rame, l'ammollimento del ferro, e l'operazione che leva al piombo la sua fusibilit o allo stagno
la sua flessibilit ... (20).
Pare quindi che il presunto allievo avesse di gran lunga superato il maestro
di teoria, come appare da questo quadro di un Artista Ermetico, gi sottoposto
all'irrisione ed ai pericoli che tormentarono i Fratelli in Ermete nei secoli.
Comunque, da questo processo Cerulario fu tanto afflitto da morire di dolore.
Alla riabilitazione postuma, fu ancora l'ineffabile Psello che redasse il
panegirico per onorare la memoria della vittima che aveva sacrificato alla
convenienza.
Con un secondo insieme di documenti, abbiamo infine la prima
manifestazione evidente di quella che nel seguito si chiamer Alchimia.
Sono frammenti pi o meno estesi incorporati in manoscritti salvati dalla
caduta dell'impero bizantino e portati in Occidente dagli esuli che vi si
rifugiavano. I pi importanti sono il San Marco (Venezia) 299 (X-XI secolo), il
Parigi 2325 (XIII secolo) e il Parigi 2327 (XV secolo).
Contengono la maggior parte dei testi noti ed apparentemente hanno
costituito la fonte principale di tutta la restante produzione in lingua greca
conosciuta. Riuniti da collezionisti che possiamo supporre interessati anche
praticamente alle dottrine ermetiche, rappresentano una specie di crestomazia
mirata, come vedremo, specialmente alla parte operativa, con riferimenti e
citazioni di opere che potrebbero risalire ad epoche molto antiche.
Sono comunque le uniche fonti autentiche che possediamo di quel lontano
passato, le altre notizie sulla tradizione greca ci provengono dalle successive
fonti mussulmane. Sono come i resti sbrecciati e crollati di una citt di cui
immaginiamo appena lo sfarzo e gli splendidi monumenti, di cui possiamo solo
a fatica ricostruire idealmente la vita, la cultura, gli ideali, la ricchezza e le
bellezze, con la sottile nostalgia di un mondo che non possiamo che sognare.
Miseri resti giunti fortunosamente sino a noi, mal conosciuti, sottovalutati e
disprezzati, come la maggior parte di ci che riguarda quell'impero bizantino,
tanto invidiato, e quindi odiato, dalla latinit che in fine trov il coraggio di
distruggerlo.
Dobbiamo riconoscere da questi confusi ed oscuri manoscritti, che in quel
mondo stava evidentemente tutta l'eredit tradizionale, la custodia dell'antica
sapienza esoterica, che si trasmessa nei secoli. Cos come, per fermarci
all'alchimia, vi troviamo il simbolismo pi pregnante, le tecniche pi efficaci, la
Il manoscritto pi antico,
come abbiamo detto, il
Marcianus.
Questo
presenta all'inizio una
specie di indice che
descrive
il
progetto
dell'opera
in
cui
si
trovano capitoli tratti da
(21): Stefano; Eraelio;
Giustiniano; Comario; il
dialogo
di
Cleopatra;
Heliodoro;
Pelagio;
Ostane;
Synesio
che
commenta
Democrito;
Zosimo; frammenti e
detti di Agathodemone,
Ermete, Zosimo, Nilus,
l'Africano;
Olimpiodoro
che commenta Zosimo;
ricette di Pappus per
Mos;
Eugenio
e
Hierotheo;
altri
frammenti di Zosimo.
Il manoscritto si conclude
con una miscellanea di
argomenti, tra cui varie
ricette di tinture, di
fabbricazione
di
asem
(22), del mercurio e del
cinabro, un frammento
del trattato di Cleopatra
su pesi e misure, qualche
brano anonimo, il lessico
dei termini di alchimia e,
per finire, una serie di
istruzioni poste sotto il
titolo di Altri capitoli di
differenti autori sulla fattura
Miniatura
da
un
manoscritto
del
Rosarium
Philsophorum (XVII sec.) che probabilmente fa
riferimento
alla
Turba
Philosophorum,
opera
famosissima, di origine incerta, apparsa per la
prima volta in manoscritti latini del XIII sec. nella
Turba nove filosofi presocratici prendono parte ad
una disputa che ha per oggetto argomenti
alchimistici intrecciati a dottrine cosmologiche.
dell'oro (23).
Il Parisinus 2325 (B) il
successivo per antichit.
Giunto in Francia da
Venezia, , a differenza
del primo, un manuale
puramente pratico. Degli
autori propriamente detti
non ha conservato che
Democrito, Synesio e
Stefano. Tutto il resto
dedicato alla tecnica. Gli
ultimi fogli, con una
scrittura pi recente,
contengono tra l'altro il
trattato
del
monaco
Cosmas sulla Chrysopeia.
Il Parisinus 2327 (A)
rappresenta un esempio
composito tra i due. Vi si
trova attenzione sia alla
parte tecnica che a
quella teorica, tra l'altro
con alcuni argomenti
dottrinali molto preziosi
di origine sconosciuta. Il
tutto per in grande
disordine:
le
ricette
puramente tecniche si
mescolano al resto senza
un disegno evidente,
come se il copista avesse
raccolto casualmente ci
che gli pareva utile, per
di
pi
con
molte
ripetizioni di testi identici
(24).
filosofo, Panseris, Sergio. Quelli sono i maestri dovunque celebri ed ecumenici, i nuovi
commentatori di Platone ed Aristotele. I paesi dove si compie l'Opera Divina sono l'Egitto, la
Tracia, Alessandria e il tempio di Menfi (25).
Compare qui finalmente il nome di Ermete, cui questa Arte e Filosofia deve il
suo stesso nome. Riconosciuto come il vero padre e iniziatore di tutti i Filosofi,
tuttavia, tranne qualche breve citazione (26), non resta alcuna traccia dei suoi
ipotetici scritti, al punto di far dubitare sul significato della loro leggendaria
attribuzione; Ermete rappresenta anche una chiara dichiarazione di filiazione
dalla tradizione egizia, per l'assimilazione, data per scontata, sin da prima di
Erodoto, col dio Thoth. Questi era lo scriba degli dei, l'inventore della scrittura e
di ogni arte o scienza. Negli Inferi, quando davanti ad Osiride, Horo ed Anubis
pesano il cuore del morto, Thoth scrive il risultato del giudizio sulle tavolette.
Esiste un chiaro legame instaurato da sempre tra Ermete-Thoth e la Parola, il
Logos. la voce di Thoth che crea il mondo, ed il suo soffio che fa crescere
ogni cosa. scritto nel tempio di Dendera: ... Rivelazione del dio della luce Ra, lui che
esiste sin dall'inizio, Thoth, lui che riposa sulla verit. Ci che sgorga dal suo cuore ha subito
esistenza; ci che egli ha pronunciato sussiste per l'eternit.
Anche Platone, in un passo di pura tecnica cabalistica, lo riconferma in
questo ruolo. Ebbene mi pare proprio abbia qualche rapporto con la parola questo nome
Hermes; e l'essere il dio hermeneys (interprete) e messaggero ... come dunque dicevamo anche
prima, leirein indica lesercizio del parlare; e il rimanente, che una parola adoperata da Omero
pi volte quando dice emesato (cogito), vuol dire macchinare. Dunque usando ambedue questi
elementi, il legislatore, a cotesto dio, mesamenos (che cogita), ci ordina di dar nome cos: O
uomini colui che l'eirein emesato giustamente da voi sar chiamato Eiremes. Ed ora noi,
abbellendo, come crediamo, il nome, diciamo Hermes (27).
Si svela qui il senso occulto che spiega perch Ermete sia il Maestro di tutti i
Maestri: egli lo stesso Spirito Universale, il Logos che crea e sorregge il
mondo, l'Anima del Mondo, che sola pu dare l'insegnamento esoterico, la
Natura che ammaestra i Figli della Dottrina.
Lo stesso appellativo Trismegisto, presuppone significati meno banali di
quelli che gli sono di norma attribuiti. Lo si riconosce di solito come una
versione greca del superlativo egizio per ripetizione del positivo, ma
curiosamente questo ipersuperlativo (tre volte grandissimo), gli sembra
esclusivamente riservato, facendo in qualche modo con Ermete un solo nome
proprio, col quale si trasmesso sino a noi: Ermete Trismegisto.
Vi leggiamo pi volentieri un plurale che non un'aggettivazione estrema (28),
il che ci riconduce alla trinit che sostiene e compone il Mercurio Universale, e
in cui questi si manifesta in tutte le operazioni della Natura, cos come esprime
profondamente Zosimo in un passo di raro valore: La presente composizione una
volta messa in moto parte dallo stato di monade per costituirsi in triade per espulsione del
mercurio: essendo costituita in monade che si espande in triade essa un continuo; ma di
converso, essendo costituita in triade a tre elementi separati, essa costituisce il mondo per la
provvidenza del Primo Autore, Causa e Demiurgo della Creazione, che allora chiamato
Trismegisto in quanto ha immaginato sotto forma triadica ci che prodotto e ci che produce
(29).
apostrofavo di nuoto e gli domandavo come unire le nature, ... disse soltanto, i libri sono nel
tempio... Siccome dunque, malgrado le nostre ricerche, non trovammo nulla, ci demmo un impegno
terribile per sapere come si uniscono sostanze e nature per combinarsi in una sola sostanza. Ora...
essendo passato un certo tempo... - prendemmo parte, tutti insieme, ad un banchetto di festa;
mentre eravamo nel tempio, da se stesso improvvisamente un blocco di pietra si apr per met ...
(34).
Nella pietra si trova scritta una formula, la pi famosa forse dell'Ermetismo,
a riassumere tutto il segreto della Grande Opera: La natura gode della natura, e la
natura vince la natura e la natura domina la natura
Della quale anche noi possiamo ripetere con Democrito: Fu grande la nostra
ammirazione per il fatto che egli avesse riassunto in cos poche parole tutta la Scrittura.
Note:
(1) Cfr. la raccolta di saggi in Le origini dei Greci, Dori e mondo egeo, a cura di D Musi, Laterza
1985.
(2) Le opere e i Giorni. vv. 157 e sgg.
(3) Ibid. vv. 174 e sgg.
(4) Dell'opera di Manethone sono rimasti dei frammenti, oltre ai riferimenti degli scrittori
posteriori. Lo scritto di Berosso invece perso. Vedi Manetho, Loeb Classical Library, Londra
MCMLXX
(5) La lingua greca, senza conoscere la quale vergognoso che una persona si dica sapiente;
Pantagruel, cap. VIII.
(6) Traslitterazione da Lineare B. Vedi in particolare La caduta dei regni micenei a Creta e
l'invasione dorica di L. Godart, nella raccolta citata.
(7) Lo stendardo cadde in mano agli arabi nel 636 dopo la sconfitta persiana nella battaglia di
Qdisiyya. Cfr. A.Bausani L'Iran e la sua tradizione millenaria. Ist. It. per il Medio ed Estremo
Oriente. Roma 1971.
(8) Cfr. Il mondo di Odisseo, di M.I.Finney, Laterza 1978.
(9) R.P. Festugire, La Rvlation d'Herms Trismgiste, Tomo I, Parigi 1981
(10) De Somniis; I,10. Tradotto da Festugire, op.cit.
(11) Maier. op. cit. Lib. III Democriti greci Symbolum.
(12) Si persino voluto distinguere anche nominalmente i due temi, chiamando Hermetism, quello
colto, ed Hermeticism, l'altro. Vedi Hermeticism and the Renaissance, edited by I.Merkel and A.G.
Debus, Washington 1988.
(13) Per quanto segue, vedi in particolare: Alchemy. Origin or originis by H.J. Sheppard, in
Ambix, XVII, 2. Les Alchimistes Grecs, Tome I. Texte tabli et traduit par Robert Halleux, Parigi
1981. M. Berthelot. op. cit.
(14) Anaplsas xolloria: Halleux traduce modellando colliri (faonnant des collyres) che non ha
senso in questa pratica.
(15) Come nota Halleux (che traduce: per tre volte) eptreis pu voler dire anche per tre giorni,
che qui pi corretto, come sa chi ha provato questi curiosi procedimenti. Cos come i verbi usati
suggeriscono un metodo di surfusione comune in altri casi simili.
(16) Odissea. IX, 391-94. Accecamento di Polifemo.
(17) Per certi aspetti questi procedimenti sono molto simili, per quel che si potuto sapere, ai
recenti esperimenti di cosiddetta fusione fredda. Tra l'altro il sale coinvolto nei metodi spagirici
quasi sempre di un metallo alcalino e si sa che un componente essenziale usato da Fleischman e
Pons il litio, nella loro pratica che potremmo definire per via umida.
(18) Catalogue des manuscrits alchimiques grecs, VI. Bruxelles 1928. La traduzione di un
erudito del XVII secolo.
(19) Ibid..
(20) Ibid. Traduco dalla versione francese del Ruelle.
(21) Vedi H.J.Sheppard The Ouroboros and the unity of matter in Alchemy: a study in origins
Ambix X,2. A.J. Festugire, Hermtisme et mystique paienne, Parigi 1967, parte III.
(22) Come dimostra Halleux (op. cit.) l'asem era il nome dato probabilmente all'argento non
coniato, cio senza segni.
(23) Il manoscritto segue abbastanza fedelmente nell'insieme il modello di cui ha trascritto la
tavola d'indice, ma ha subito gravi infortuni: mancano alcuni capitoli, dei fogli sono invertiti, ecc..
(24) Messo nel catalogo della Biblioteca di Fontainbleu sotto Enrico II, rilegato con armi di
questo re. Fu copiato in Creta dal corfiota Teodoro Pelecanos nel mese di giugno 1487.
(25) Il tempio di Menfi fu probabilmente distrutto verso la fine del IV secolo,
contemporaneamente al Serapeum di Alessandria. Quanto alla Tracia citata, Si vuole forse indicare
Bisanzio.
(26) Per quanto riguarda il cosiddetto Corpus Hermeticum, che sarebbe evidentemente
un'eccezione, ne parleremo nel seguito.
(27) Platone. Opere, Bari 1967. Cratilo, 408.
(28) Il modo pi antico per esprimere il plurale (e non il superlativo) in egizio consiste nello
scrivere il nome tre volte, cio tre volte l'ideogramma. Oppure il disegno seguito da 000, in
orizzontale o in verticale, che pi tardi diventano III. Vedi Egyptian Language, by sir E.A.Wallis
Budge, Londra 1973.
(29) Trad. da Festugire, op.cit.
(30) Si tratta di un lessico bizantino del X secolo. Suda il nome dell'opera: in passato gli studiosi
hanno erroneamente creduto che fosse di un autore chiamato Suida.
(31) Vedi in proposito l'interessante saggio di J.P.Hershbell Democritus and the beginning of Greek
Alchemy, in Ambix XXXIV, 1.
(32) Storia Naturale, XXX, 8. Torino 1986
(33) Si pensi ad esempio alla bevanda di immortalit, comune a tutta la cultura ariano-vedica.
(34) Trad. da Festugire, op. cit
L'ALCHIMIA GRECO-ALESSANDRINA
di Paolo Lucarelli (saggista)
Articolo pubblicato per la prima volta sulla rivista Abstracta n 45 (giugno1990), pp. 14-21, riprodotto per gentile
concessione dell'autore, che ne detiene i diritti. Riproduzione vietata con qualsiasi mezzo.
Nel giugno 2001, alla nascita di Airesis, chiedemmo a Paolo Lucarelli, lautorizzazione a ripubblicare e diffondere
nuovamente, questa volta a mezzo del web, la serie di scritti sullalchimia pubblicati negli anni 80 su Abstracta.
Lucarelli, dopo aver valutato il progetto, acconsent senzaltro, ed ader anche al comitato scientifico promotore
delliniziativa. Gli sarebbe piaciuto inoltre, ci disse, col tempo, rivedere quegli scritti, aggiornarli in base alle sue
nuove conoscenze ed alle sensibilit maturate nel corso degli anni. Quattro anni dopo, nel luglio 2005, Paolo Lucarelli
ci ha lasciato. Nellospitare la serie completa dei suoi scritti apparsi su Abstracta, Airesis offre lestremo omaggio alla
memoria dello studioso e discepolo della Filosofia Ermetica.
Non sapremo mai se fu scelta consapevole o inevitabile degli studiosi che ne predisposero la
raccolta, certo che gli scritti alchemici greci che possediamo sono per lo pi dedicati ad uno
specifico problema dell'Opera: ottenere quello che si chiam in epoca moderna Mercurio
Filosofico, e, in tempi antichi, Acqua Divina o sulfurea
La Sapienza ermetica (manoscritto del XVI sec.). Nei manoscritti dell'alchimia greco-alessandrina le immagini
non hanno il ruolo di primo piano che conquistano, invece, a partire da XIV secolo, nei manoscritti dell'alchimia
latina.
aureo, la scintilla aureocosmica, il guerriero vittorioso, il manto regale, la vera porpora, la corona
pregiatissima, il solfo nativo.. Perch bianco a vedersi, ma giallo a capirsi... (5).
Nessuna di queste definizioni e gratuita: ognuna si riferisce ad una
caratteristica della materia, ad uno specifico momento dell'operativit. D'altra
parte i particolari di questa prassi sono stati, all'interno dell'Arte d'Alchimia, i
pi fecondi nel generare fantasmagorici simbolismi. Vediamone qualche
esempio.
Il corpo di partenza, inizialmente rossastro perci spesso chiamato rame
scurisce al principio di una cupa nerezza, da ci descrizioni di morte e
putrefazione. Il chiarore finale ne deriv ovvie immagini di resurrezione.
Il solfo racchiuso, imprigionato, che si libera dal nero e ricompare nel bianco, fu
l'anima, che lascia la materia crassa e imperfetta per assumerne una gloriosa e
irriducibile.
Si richiede un terzo ente intermedio a guidare il processo: lo si disse spirito, e
complet la triade filosofica (6).
Infine, rappresentazione ben nota in disegni, miniature e stampe dal
Medioevo al Rinascimento ed oltre, si narr di nozze sacre tra sposi regali, per
dire l'unione del sulfureo e del mercuriale in figure che sfiorano talvolta un
brutale erotismo.
Il lungo trattato di Stefano si trova in 22 differenti copie manoscritte in
diverse biblioteche europee. In quasi tutte accompagnato da quattro poemi
attribuiti ad Heliodoro, Theofrasto, Hierotheo ed Archelao, normalmente in
quest'ordine. Sono versioni metriche di parti del trattato di Stefano e, per la
loro strettissima rassomiglianza, per le peculiarit metriche, di linguaggio e
stile, si ritiene siano stati scritti dalla stessa persona.
Leggiamo ora alcuni versi dal Poema del Filosofo Archelao sull'Arte Sacra
legati all'argomento che stiamo trattando, e che saranno chiari, dopo le nostre
premesse (7): Perch la pratica la base della teoria, / cos come l'anima senza la forma del
suo corpo / senza potere e affatto priva di forza... / / congiungendo l'anima al corpo in un
vincolo / attraverso la perfetta combinazione dei due / l'Arte Sacra li fa vivere entrambi come una
sola cosa / quando lo spirito viene per terzo a incoronare il tutto. / . / Questo lavoro
semplice, se un uomo sar saggio / abbastanza per congiungere insieme secco ed umido, / e caldo
con freddo, i quali sebbene opposti / in qualit, possono essere uniti insieme come uno solo /
. / Ora il Fuoco, come qualcosa di volatile e leggero / in quanto caldo e secco, non pu
unirsi / con la natura dell'Acqua, che umida e fredda / e per la sua pesantezza tende fortemente in
basso. / Ma l'Aria, il mediatore caldo e umido, / unisce i due velocemente e li rende uno solo. /
. / L'anima pub essere liberata dal corpo solo / dall'Arte, come deve sapere ogni uomo
esperto. / Che si sia esercitato nelle cose divine. / Prendila e rimuovila dalla stretta del corpo / e
pulisci via ogni nerezza celata dentro / che vela la sua splendida leggiadria con tenebra. / Con i
flutti rendila, l'anima, pura come neve; / lava via di nuovo la tenebrosit e l'ombra / perch tu
lavandola, porterai alla luce / un meraviglioso splendore e una visione brillante. / Afferra
strettamente la natura che si cela dentro, / custodita dalla pesante massa del corpo, / come nella
oscura cella di una lercia prigione. / Da artigiano saggio, tu rimuoverai questa tenebra / con
triturazioni e bagni frequenti / senza dolerti delle numerose fatiche. / . / cos modificata in
aspetto e forma / che non mostra pi nulla di nebbiosit scurente / in s affatto, ma invece indossa
splendore / avendo scambiato la sua tenebra con luce bianca e splendente. / . / Questi tre
uniti in un legame compatto, / di ferma affezione e di amore indistruttibile / dimoreranno insieme,
uniti come uno solo, / il corpo, l'anima e lo spirito....
Come si vede, nel poema si introdotta un'altra raffigurazione destinata a
divenire comune. Qui, con linguaggio apparentemente aristotelico, i quattro
elementi, Fuoco Aria Acqua e Terra, e le quattro qualit, Caldo Secco, Umido e
Freddo, si compongono secondo il classico schema cruciforme.
Non ci si faccia ingannare da un'analogia soltanto formale: i significati sono
ben diversi, come si sar gi notato, l dove il Solfo Fuoco, il Mercurio Acqua,
l'Aria anch'essa Mercurio.
L'insegnamento
regina
Cleopatra
Zosimo
della
e
di
), l'anima ( ) e lo
)e
dellaria (
rosso) che al loro
servizio... Considerate o saggi, e
comprendete: qui in effetti sta il
totale compimento dell'arte, quando
il giovane sposo e la giovane sposa
sono stati sposati insieme e non fanno
tutte rivolte a spiegare meglio certi punti o a descrivere principi di dottrina che
in tempi pi favorevoli erano demandati all'iniziazione orale.
Valgono
ancora
due
esempi:
sin
dall'inizio
troviamo
l'Uroboros,
il
serpente che si mangia la
coda. cos come i colori
fondamentali,
tanto
importanti
nell'insegnamento
ermetico.
In uno dei manoscritti
superstiti
le
rappresentazioni
si
sommano
in
due
illustrazioni
particolarmente pregnanti
(14).
Nella prima il serpente
composto da tre cerchi
concentrici. Quello esterno
squamoso, con testa e
tre
orecchie
in
rosso
brillante, l'occhio bianco, la
pupilla nera. Il cerchio
centrale
anch'esso
squamoso, giallo; quello
interno,
con
quattro
zampe, verde. Secondo il
commento
le
zampe
rappresentano gli elementi
di base o tetrasomia, le
orecchie i vapori sublimati.
In un foglio successivo
un'altra immagine mostra
ancora
il
serpente,
composto di due cerchi, in
rosso e in verde.
Altra classica figura
l'Uovo, dalla cui cottura
sprigioner
la
Pietra
Filosofale, cui sembrano
adattarsi tutti i nomi
possibili. Disse Zosimo:
La
Nomenclatura
dell'Uovo il Mistero
dell'Opera (15).
Le
immagini
si
moltiplicano. Nei secoli si
fissarono in pietre, di
chiese, palazzi e cattedrali,
in
stemmi
e
blasoni.
Furono
stimolo
e
ispirazione di poeti, artisti
e cantori di favole per
bambini. Archetipi fissati
nel mondo dei corpi, parole
di Scienza che restano,
come pietre miliari di una
strada infossata.
Come abbiamo pi volte
ripetuto, e in vari modi, la
Filosofia Ermetica vede il
Mondo come un insieme
armonico, tutto pervaso da
uno Spirito Intelligente.
Questa
specie
di
panteismo
radicale
si
trasmise
occultamente,
sempre con attenta e
prudente cautela. Infatti
tutte le religioni rivelate lo
condannarono
e
perseguitarono
come
nemico
terribile
e
pericolosissimo.
Solo in epoche molto
tarde, quando rischi il
ridicolo, ma non il rogo,
os esprimersi con pi
chiarezza, come leggiamo
in un testo seicentesco,
che comunque rimase a
lungo
manoscritto
e
nascosto (16): ... La prima
materia (Spirito e Grande
Architetto del mondo) si trova
dappertutto, riempie tutto e
moltiplica tutto... La materia
prima... pu essere detta, in un
certo senso, onnipotente, perch
tutto ci che nell'ordine della
natura trae la sua origine da lei...
Il mondo pieno dello Spirito
vitale che... si riveste della forma
particolare dei corpi elementari...
Lo Spirito del mondo muore ogni
giorno, quando perde un corpo, e
subito trionfa della morte... Le
influenze celesti scendono in noi
con la resurrezione dello Spirito
del mondo. Lo Spirito del mondo
monta dalla terra al cielo e dopo
ne ridiscende, e ce ne riporta,
come lo Spirito Santo, tutte le
potenze....
evidente
come
sia
possibile da qui trarre altri
fecondi percorsi di ricerca
e studio, che affianchino la
prassi
alchemica,
pur
restandone servitori.
creazione visibile hai fatto certe parti naturalmente alleate e accordate le une con le altre perch
avessero la medesima forza negli esseri che nascono per suo mezzo e che per contro hai fatto altre
parti non simpatizzanti e non accordate, salvo che anche in questo stato, dalla loro fusione insieme
e dalla loro unione si compone una mescolanza ben temperata, e che queste cose sono gli araldi
che proclamano lontano la tua maest, tu dunque, in questo momento ancora in cui raccolgo
questa pianta NN che tu hai fatto simpatizzare col pianeta NN, consenti che sia forte e colma di
potenza e pienamente efficace per l'uso delle medicine che se ne traggono contro le malattie che
affliggono la tua creatura, con l'assistenza di questo stesso astro che ubbidisce al tuo comando,
perch il tuo nome benedetto e glorificato nei secoli dei secoli, amen.
Di quest'Arte ormai sopravvivono solo fantasmi inquietanti e imbrogli
mercenari. Ma infine, anche a volerne ricordare i nemici autorevoli, che ne
delle grandi Chiese che le si opposero?
Dovremmo ora parlare del cosiddetto ermetismo colto, anche se i testi
disponibili sono un coacervo piuttosto incoerente e variamente manipolato di
fonti eterogenee. Stiamo evidentemente pensando alla raccolta che va sotto il
nome di Corpus Hermeticum, su cui generazioni di studiosi hanno potuto esercitare
nobili qualit di critica erudita, senza peraltro ottenere grandi risultati (23).
I Filosofi che se ne occuparono non pare ne abbiano tratto impressioni molto
favorevoli. Le conclusioni sembrano molto ben riassunte da Borrichius che
liquida velocemente il tema con questa sprezzante definizione: ... il Pimandro,
l'Asclepio e gli altri scritti... secondo il giudizio della maggior parte dei sapienti, sono stati messi
insieme da un qualche Platonico semicristiano (24).
In effetti da quel caos indefinibile si potrebbe forse cavare qualche perla
preziosa. Francamente ci chiediamo se valga la pena di compiere una faticosa
opera di scavo e di eliminazione di scorie, per recuperare infine ci che si pu
trovare tanto pi facilmente altrove. Chi se ne occupato sinora, stato
sollecitato dalla relativa facilit di uno scritto simile per linguaggio alle
consuetudini scolari. Lo stesso ha dato per scontato che vi fossero contenuti i
fondamenti della teoria ermetica. Resta un'ipotesi che andrebbe quantomeno
dimostrata. Mentre chi lo ha analizzato, ha concluso con questo divertente
sillogismo:
A) Il Corpus Hermeticum riassume la filosofia dell'ermetismo.
B) Il testo contraddittorio, impreciso e confuso. Quindi:
C) La Filosofia Ermetica contraddittoria, imprecisa e confusa.
In realt sostenere che il Corpus sia di origine sicuramente ermetica, non
molto diverso dal pensare che il Roman de la Rose sia un'opera specializzata sulla
flora francese del Medioevo. Non ce ne interesseremo dunque pi che tanto,
notando per la pregevole eccezione della Kore kosmoy. Questa sicuramente
opera alchemica, in cui la pratica operatrice che porta al Mercurio Filosofico ha
generato per analogia una visione cosmogonica ricca di insegnamenti e di
suggerimenti. Sia sul piano della prassi di laboratorio, che per noi resta di
primaria importanza, che su quello della speculazione teorica, un testo che
Gli alchimisti annoverarono anche Aristotele, Platone e gli antichi Fisici tra
i loro iniziati, e abbiamo gi parlato delle filiazioni egizie tanto spesso ripetute.
Resta un'ipotesi assurda per l'accadimento, che la elimina come un fastidioso
ed improbabile rumore. Resta un fatto non verificabile in un mondo tanto
segreto, che volle trasmissioni occulte, di cui un testo ripete gli impegni
drammatici: Io ti giuro per il cielo, la terra, la luna e le tenebre, io ti giuro per l'altezza del
cielo, la profondit del mare e del Tartaro, io ti giuro per Ermete, Anubis, l'urlo di Cerbero, il
serpente guardiano, io ti giuro per la barca e per il nocchiero che passa l'Acheronte, io ti giuro per
le tre Necessit, per gli staffili, per la spada... di (non) trasmettere a nessuno, eccetto mio figlio
legittimo... (il segreto dell'Arte Sacra) ... (27).
Sono giuramenti espressivi. Nei secoli, nei millenni, non furono mai violati.
Il tribikos di Maria lEbrea, tratto dalla Collection des anciens alchimistes grecs di Berthelot.
Note:
(*) Lo ripetiamo qui dal nostro articolo precedente: La natura gode della natura e la natura vince
la natura e la natura domina la natura.
(1) Par. 2327..
(2) Proverbi VIII, 2.
(3) Atalanta Fugiens, hoc est Embilemato de Secretis Naturae Chimica Accomodata partum oculis
& intellectui... partum auribus & recreationi animi... Oppenheimi... MDCXVIII. Emblema XLII.
(4) Le Filet d'Ariadne, pour entrer avec seuret dans le Labinnthe de la Philosophie Hermtique. A
Paris... M.DC.XCV.
(5) Par. 2327. Cfr. The Alchemical works of Stephanos of Alexandria. Translation and
commentary by F.Sherwood Taylor in Ambix, 1, 2.
(6) Traduciamo psyche con spirito, e pneuma con anima, seguendo i moderni.
(7) Rhetorical and Religious aspects of Greek Alchemy, by C.A. Browne, in Ambix. II. 3-4. Per
una datazione, si nota che il poema attribuito ad Heliodoro contiene nel titolo una dedica a
Teodosio il Gran Re che, a meno di un'interpolazione pi tarda, si dovrebbe riferire a Teodosio III
che regn dal 715 al 7I7.
(8) Marc.299. Cfr. Festugire, Hermtisme etc. op. cit. e Browne. op cit. parte III. Ambix, III. 1-2.
Qui abbiamo convertito in simbolismo moderno quello antico, indicando tra l'altro con
che nell'originale era il segno del cinabro, ma anche di diverse materie, purch rosse
quello
(9) Probabilmente della fine del 3 secolo. Cfr.: H.J. Sheppard, Alchemy. Origin or Origins. In
Ambix XVII, 2-2; M.L. Von Franz, The Idea of macro and microcosmos in the light of Jungian
psycology. In Ambix XIII, 1-3. Zosimo di Panopoli. Visioni e Risvegli, a cura di A.Tonelli. Milano
1988. Festugire, opp. citt..
(10) Dal libro Sulla Virt (Zosimoy Toy theioy peri Aretes).
(11) Cfr. ad esempio i 15 scalini che rinviano, tra laltro, al piombo, legato al quadrato magico di
Saturno, di cui questo numero distintivo
(12) Le Filet d'Ariadne, op. cit
(13) Okeanobrytos glossa
(14) Par. 2327, ff. 196 e 279.
(15) H.J. Sheppard. The Ouroboros and the unity of matter in Alchemy: a study in originis. In
Ambix X.2. E Egg, Symbolism in Alchemy. In Ambix VI.3.
(16) La Nature dcouvert. Pour les Enfans de la Science seulement e non pour les Ignorans
Sophistiques par le Chevalier Inconnu in Trois anciens traits d'Alchimie. Calligraphie et
prolgomnes d'Eugne Canseliet, F.C. H. Paris 1975
(17) Apotelesmatike techne, da apotelesma, effetto, esito.
(18) Dal nome di un presunto re persiano, Kyranos. Il trattato presumibilmente del I secolo
d.C.
(19) Per la A: ampelos leyke = vigna bianca, aetos = aquila, aetites = etite o pietra d'aquila, aetos =
pesce aquila. Per una trattazione pi ampia vedi ad es. Festugire, op. cit.
(20) Detti anche Kyranides. I Mss. danno il primo nome per la raccolta completa in quattro libri,
ma i libri III-IV sono chiamati col secondo dal redattore bizantino. Il primo testo fu rielaborato da
un certo Harpokratione d'Alessandria, e il tutto fu riscritto da qualche autore bizantino tra il 4 e l'8
secolo..
(21) Theoy doyron megiston ap'aggelon labon: ricordiamo che in ermetismo Dono di Dio una
definizione della Pietra Filosofale.
(22) Festugire, Hermtisme etc. Tradotto dal Catalogus codicum astrologorum Graecorum VIII
(cod. Parisin) 3.
(23) Cfr.Corpus Hermeticum, op. cit.
(24) Borrichius, op. cit.
(25) Un esempio in Gnosticism and Alchemy, by H.J. Sheppard. In Ambix, XI,2.
(26) Cos lo definisce Max Pohlenz: La Stoa. Storia di un movimento spirituale, Firenze 1987
(27) Iside ad Horus. Par. 2327.
Nella lunga storia dell'alchimia, il capitolo forse pi oscuro riguarda il primo svilupparsi
dell'Arte Reale nell'Islam. Per quali vie la tradizione ermetica si trasmise al mondo arabo?
Quale ruolo gioc la misteriosa Harrn, citt carovaniera in cui vigeva il culto astrale del dio
Luna?
Miniatura da un codice arabo dell'inizio del XII sec., il cui titolo significa Libro degli ingegnosi mezzi meccanici.
Secondo F. Gabrieli, l'apporto dell'Islam alle scienze fu principalmente costituito da una raccolta di dati antichi,
ripensati, precisati e sistematizzati in un insieme nuovo.
deve scoprire il mezzo per unire due misteriose Nature, di cui una celeste e
l'altra terrestre. Lo studio e la pratica insegnano che ci possibile solo grazie
ad un misterioso, quanto servizievole, intermediario, come aveva gi insegnato
Platone nel Timeo, e come dir molti secoli dopo Arnaldo da Villanova con la
mirabile semplicit di chi descrive non opinioni ma fatti: ... perch lo spirito non si
congiunge al corpo, se non con la mediazione dell'anima: infatti mediatrice tra il corpo e lo
spirito, e li congiunge insieme ... (2).
Per il Filosofo Ermetico dunque la dottrina di Calcedonia errata, mentre
quella nestoriana ha una giustificazione che fa sorgere il ragionevole dubbio
che lo stesso Nestorio ed i suoi seguaci siano stati in qualche modo guidati da
un insegnamento pi occulto. Non lo sapremo mai, vista la prudenza con cui si
espressero. Fu proprio questa setta, comunque, uno dei principali canali di
trasmissione della sapienza antica, anche ermetica, verso l'Islam. e va perci
riconosciuta come un anello privilegiato dalla catena iniziatica (3).
Cacciati definitivamente da Edessa nel 489, i nestoriani si diressero verso
una pi tollerante Persia sassanide, seguiti pochi anni dopo dagli ultimi filosofi
di Atene, espulsi da Giustiniano. Si insediarono a Nisibi e a Jund Shpur dove
sorsero i primi grandi centri di traduzione dal greco. Il siriaco una diramazione
dell'aramaico divent lingua liturgica e di cultura, sinch dopo la conquista
araba del VII secolo i nuovi dominatori non vollero testi nella propria lingua. Il
loro arrivo comunque non provoc grandi mutamenti nella vita interna della
chiesa nestoriana. Il suo capo, il Katholikos, da tempo libero da ogni dipendenza
dall'antico patriarcato di Antiochia, sotto il califfato islamico lascio la residenza
di Seleucia-Ctesifonte per stabilirsi nella nuova capitale musulmana. Qui, in
varie occasioni, la comunit cristiana mise alcuni dei suoi membri pi colti a
disposizione dell'amministrazione araba che mancava di strutture. Si attir in
tal modo la benevolenza dell'autorit civile.
Questo periodo di pace relativa permise di proseguire con un'attivit sempre
pi intensa l'opera di trasposizione in siriaco di quasi tutto il patrimonio
scientifico dell'antichit.
Tradotta in un secondo tempo in arabo, questa summa, arricchita e
rielaborata, fu restituita molti secoli dopo ad un Occidente imbarbarito, che
aveva perso ogni contatto con le sue stesse radici.
Il primo traduttore di opere filosofiche compare gi all'epoca dell'imperatore
Gioviano, ed Probus, ma il nome che domina all'inizio quello di Sergio di
Rash'Ayna, sacerdote nestoriano (m. 536) cui dobbiamo versioni di buona parte
delle opere di Galeno e di quelle sulla logica di Aristotele. Il lavoro prosegu,
sinch nell'832 (217 dell'Egira) il Califfo al-M'mn fond a Baghdad la Casa
della Sapienza (bayt al hikma) e ne affid la direzione a Yahya ibn Msych (m.
857) cui successe il pi famoso Honayn ibn Ishaq (809 - 873). A questi, al figlio
Ishq ibn Honayn (m. 910) e al nipote Hobaysh ibn al-Hasan, si deve la
creazione di una vera e propria fabbrica dove si traduceva, o adattava, dal
siriaco o dal greco in arabo. Si elabor cos, e si consolid anche tutta la
terminologia tecnica, teologica, filosofica e scientifica della nuova lingua.
Preliminare
che
introduce
norme di purezza, che si
ritroveranno in varia forma sino
in epoca moderna, ma che non
erano
cos
esplicite
negli
insegnamenti precedenti, a
meno di non risalire a tempi
antichissimi: Nel nome del Signore
Onnipotente. Bisogna che tu sappia
qual la specie che imbianca; quale
quella che arrossa; quella che
annerisce; quella che rende azzurro;
quella che brucia; quella che separa;
quella che riunisce. Quando tu saprai
quello, guardati dalle cose seguenti che
ti impedirebbero di riuscire. Sii puro
(dal contatto) di una donna o di un
morto, e da qualunque allucinazione e
polluzione notturna. Se tu lavori
quando ti capitata una di queste cose,
la tua opera non riuscir. Ma purificati
da qualunque difetto spirituale e
corporale e fai voto di buona volont.
Allora tu puoi avvicinarti per
dissolvere i corpi e mutare le nature
celesti... .
L'avviso
termina
con
un'affermazione che diventer
stereotipo
famoso
ed
incomprensibile: Una sola cosa si
impadronisce di ogni natura, produce il
color rosso e il color bianco. Non la si
incontra da nessuna parte eppure si
trova nel letame. Gloria a Dio
dispensatore di ogni cosa.
Il testo prosegue poi secondo i
consueti ricettacoli. Si nota una
particolare
insistenza
sulle
definizioni paradossali della
Pietra: Ecco che voi avete una
pietra che non pietra senza valore e
preziosissima, superiore a tutto; il suo
nome unico ed essa riceve molti
nomi, non dico parlando in assoluto,
ma secondo la natura che in lei.
Un Linguaggio ambiguo
e duttile.
Preceduto
dall'articolo
arabo, diventer il nome
stesso
della
scienza
ermetica in Occidente.
Sui nomi speciali dati dai
filosofi per servire da segni
e marchi distintivi un altro
testo d elenchi a proposito
dei sette corpi, sette
spiriti, sette pietre e sette
cose
composte
che
rientrerebbero
nella
pratica dell'Arte.
Vediamone alcuni relativi ai
metalli:
ORO: fuoco, sole, sale dei
corpi.
ARGENTO:
madre,
viaggiatore.
acqua, luna.
servitore,
FERRO:
morte,
rosso,
ruggine dei corpi, servo
sporco.
RAME:
Marte,
sangue congelato,
Venere.
verde,
nobile,
il
sale
ammoniaco, a prima vista il
nostro cloruro d'ammonio, o
forse anche il carbonato.
chiamato nuhdr, termine
tecnico di probabile origine
persiana, le cui curiose
definizioni si manterranno
sino in Flamel e nel famoso
Filalete nel XVII secolo (6):
l'aquila, l'avvoltoio, il leone
selvaggio, il sale di uccelli,
l'uccello di Khorassan, il bruno di
Armenia.
In conclusione, appare ormai come pronta all'uso una completa
crittografia allegorica, un vero e proprio linguaggio acroamatico,
sufficientemente ambiguo e duttile per prestarsi alle combinazioni pi varie,
Metallo di cui
era l'immagine
Colore
associato
Struttura geometrica
del tempio
Numero
degli
scalini
SATURNO
Piombo
Nero
Esagonale
GI0VE
Stagno
Verde
MARTE
Ferro
Rosso
Oblungo
SOLE
Oro
Giallo
Quadrato
VENERE
Rame
Blu
MERCURIO
materiali
LUNA
Argento
Bianco
quadrato
(circolo)
Pentagonale
Ostane legiziano.
Note:
(1) Per quel che segue, vedi: Il Cristo. Testi teologici e spirituali in lingua greca dal IV al VII
secolo, Fond. L. Valla, 1986
(2) Liber perfecti Magisterii qui Lumen Luminum nuncupatur...vocatur enim Flos Florum Arnaldi
da Villanova, in Theatrum Chemicum ...Volumen Tertium.
(3) Un contributo importante dettero anche i monofisiti, che tralasciamo per brevit.
(4) Vedi un part. M. Berthelot, La Chimie ou Moyen Age. Tome II. Paris 1893
(5) Si chiamava in siriaco figlio dei tetti il demone lunatico che possiede gli epilettici e che si
riteneva stesse sui tetti piatti, dove si adoravano luna e astri.
(6) H. E. Stapleton: Sal ammoniac a study in primitive chemistry. Mem. Asiat. Ben I (1905)
(7) L'Alchimie et son Livre Muet (Mutus Liber)... Introduction et commentaires par E. Canseliet
F.C.H. disciple de Fulcanelli. A Paris. 1967.
(8) Su Harrn gli studi sono rari. Vedi in part.: The antiquity of Alchemy, by H. E. Stapleton, Ambix
V, 1/2 H. Corbin, Storia della letteratura ermetico araba di L. Massignon in Festugire, op. cit. vol.
I, Some remarks on Hermes and Hermes and hermetica, by E. O. von Lipman, in Ambix II, I M.
Berthelot, opp. citt.
(9) Hronzny Festschrift, Part. IV, Praga 1950, citato dallo Stapleton.
(10) Vedi Stapleton op. cit., Berthelot opp. citt.
(11) Cyliani. Herms dvoil. Paris 1832.
(12) E. Canseliet. L'Alchimia. Studi diversi di Simbolismo Ermetico e di Pratica Filosofale. Roma
1985.
(13) Catalogo delle Scienze, del 987 d.C.
Un certo numero di eruditi e di grandi librai mi hanno assicurato che quest'uomo, cio Jbir, non
era mai esistito in realt. Altri dicono che se esistito non ha mai composto altro libro che quello
della Misericordia; quanto alle altre opere che portano il suo nome, sarebbero opera di gente che
gliele ha attribuite.
Figura confusa da sempre tra storia e leggenda Jbir, o Geber, come lo chiamavano in Europa, fu
il pi grande degli alchimisti islamici. Proseguendo nella sua serialit dedicata alla filosofia
ermetica, Paolo Lucarelli esamina alcuni dei problemi posti dal corpus geberiano.
Jbir e lo shismo
Innanzitutto
va
esaminato
il
possibile legame con lo shismo,
che gi la citt di Kufa, e poi la
presunta amicizia con i Barmecidi,
sembrano sottolineare.
Di Kufa la leggenda narra che fu
fondata per l'atmosfera salubre che
permise ad arabi malaticci di
riprendere forza e vigore illanguiditi
dal clima iracheno. Comunque
fosse, il sito doveva almeno
provocare
una
singolare
inclinazione alla speculazione ed
all'azione rivoluzionaria: residenza
del genero del Profeta, fu il centro
da cui si svilupp la rivolta della
sh'a, il movimento degli amici di
'Ali, coloro che sostenevano la
dinastia di Maometto, i Ban
Hshim, come unici veri Imm, cio
corte del Califfo delle Mille e una Notte, e che J'far al-Brmaki il suo fedele
compagno nelle storie che vi si narrano. Baghdd, appena fondata sulla riva
occidentale del Tigri, presso le rovine di Babilonia, risplende di tesori e misteri
nella quiete promessa dal nome che al-Mansr volle darle, Madinat as-Slam,
Citt di Pace. L'eroe dell'epoca non il guerriero, ma Sindbad il mercante
marinaio, l'avventuriero del fantastico e dell'improbabile, accettati entrambi
con entusiasmo da una classe borghese colta, curiosa e vagabonda, che nel
momento del pericolo pone la sua fede e speranza in Dio e nel suo volere. un
mondo colmo di maghi, geni, principesse stregate e assurde combinazioni che
si rinchiudono in s stesse, come cerchi concentrici che mostrano sempre il
giusto pesare della bilancia divina. I primi Sf si aggirano per le strade dei
bazar a testimoniare una mistica nuova e irriducibile; mentre nelle scuole della
Sunna vecchi eruditi estraggono dal Libro Santo commenti appropriati per
guidare le genti dell'Islam nel loro vivere quotidiano.
In
questo
mondo
pacifico, ricco, pieno di
incanti e di mistero
accettiamo
allora
l'ennesima novella del
cantastorie che ci narra
di
un
alchimista
chiamato
Jbir
ibn
Hayyn al-Sfi al-Azd alKufi at-Tusi, che per
volere
di
Allah,
il
Misericordioso, ottenne il
dono della Pietra che
Transmuta in oro, e
scrisse migliaia di pagine
per insegnare ad altri
l'Arte Divina.
Davvero
il
Corpus
jbiriano immenso,
anche
nella
parte
conservata e trasmessa
nei
secoli.
Sono
centinaia di capitoli che,
pur
considerando
la
piccola mole di alcuni,
sembra difficile poter
attribuire all'opera di un
solo uomo. Si parla
allora di Scuola e di
autori che misero i loro
scritti sotto l'autorevole
nome del Maestro, a
significare continuit di
una
descrizione
molto
dettagliata
del
suo
metodo di insegnamento
scritto, che vale ripetere a
memento
di chiunque
voglia studiarne i testi: Il
mio maestro mi chiam: o Jbir!
Maestro, gli risposi, eccomi ai
vostri ordini.
Tra tutti i libri, mi disse allora,
che tu hai composto e nei quali
hai trattato dell'Opera... ve ne
sono che hanno la forma
allegorica e il cui senso
apparente non offre alcuna
realt. Altri hanno la forma di
trattati per la guarigione delle
malattie e non potrebbero essere
compresi che da un sapiente
abile. Alcuni sono redatti sotto
forma di trattati astronomici,
che
contengono
delle
osservazioni e delle equazioni;
l l'Opera racchiusa nella
scienza astronomica, cos bene
che l'Opera non comprensibile
che per i soli grandi sapienti:
ora, quelli non hanno bisogno di
trattati. Ve n' che sono sotto la
forma di trattati di letteratura,
dove le parole sono usate
talvolta con il loro senso vero,
talvolta con un senso figurato:
ora, le tracce della scienza che
d l'intelligenza di queste parole
sono scomparse e gli iniziati non
esistono pi. Nessuno dopo di te
quindi potr pi coglierne il
senso esatto. Ve n' che sono
basati su delle particolarit, che
si possono in seguito sviluppare
Sono 144 trattati che partono da una teoria quasi scontata in ermetismo: che
un corpo incorruttibile richiede un perfetto equilibrio tra le Nature che lo
compongono, dove ad una lettura ingenua si intendono le classiche quattro
nature aristoteliche, Caldo Freddo Umido Secco.
Da qui Jbir trae lo spunto per sviluppare un'ipotesi quantomeno bislacca,
che vuole calcolare a priori il peso relativo delle Nature di un ente
qualchessia. Tutte le misure sono ricondotte ai numeri 1,3,5,8 con il loro
magico totale di 17. Leggiamo un passo in cui sviluppa questo argomento:
Sappiate che ogni cosa in questo mondo, cio nel mondo di esistenza e di corruzione, non pu
possedere pi di 17 forze. Inoltre se essa possiede 1 unit di calore, essa ha necessariamente 3
unit di freddo. Reciprocamente se essa possiede 1 unit di freddo, avr 3 unit di calore; non
esiste nessuna altra proporzione per le cose agenti. Se la cosa ha 5 parti di secchezza, ne avr 8 di
umidit, e reciprocamente se ha 8 parti di secchezza ne avr 5 di umidit. Questa la regola
assoluta per le cose passive. Tutte le combinazioni delle cose cos sono stabilite. Ritenete questo,
agite di conseguenza e voi allora troverete la vera via, col permesso di Dio.
E ancora: Questa una conseguenza delle 17 forze. In effetti una parte di calore pu
sviluppare e mettere in movimento 8 parti di umidit e 8 di secchezza, quali che esse siano. La
messa in movimento della secchezza col calore pi facile della messa in movimento dell'umidit;
perch l'umidit pi pesante e appartiene al genere del freddo, sebbene vi sia al momento
mescolanza e unione tra lei e il calore. Abbiamo detto che le 17 forze rappresentano qui solo una
parte di uno degli agenti e 5 pani dell'altro paziente, ora 5 e 4 fanno 9 e 8 fanno 17. Questa la
base del mondo, sappiatelo.
La Bilancia perfetta sar quella delle Lettere. Giocando sul fatto che in arabo
i numeri sono rappresentati anche dall'alfabeto. Jbir trae da computi sui nomi
delle cose, secondo complesse matrici, valori conclusivi sulle relazioni tra
nature che darebbero opportuni suggerimenti di riequilibrio.
Tutto ci, come abbiamo gi detto, appare del tutto assurdo e darebbe, se
preso alla lettera, una ben misera immagine di uno dei pi grandi Filosofi
Ermetici. In realt in questi testi Jbir sfrutta tutte le possibili astuzie
dell'inganno testuale, e nell'originale arabo non mancano a completare i
trabocchetti giochi di parole cui la lingua semita si presta particolarmente. Non
tuttavia impossibile che la trattazione originaria fosse in greco, come
vorrebbe lo stesso autore: La scienza delle bilance non ha cessato di esistere dall'epoca di
Sergio che al momento della sua morte l'ha trasmessa ad un sapiente di questo mondo, facendogli
prendere l'impegno di non parlarne e non discorrerne che con un filosofo come lui e non con altre
persone. Questo continuato sino alla mia epoca, quando ho dovuto raccogliere la tradizione che
non poteva essere confidata che a me solo, perch ero l'ultimo dei rappresentanti di questa scienza.
Mi stato richiesto di impegnarmi a mantenere il segreto per me e a non diffonderlo; ma ho
rifiutato di accettare la tradizione a queste condizioni. (Ho deciso perci di divulgare) parte di
questa scienza, e ne nasconder una parte, dando certe cose e tenendomene altre.
In realt, come avr capito chiunque abbia un po' di tintura di dottrina
(per usare l'espressione consacrata dall'uso) si tratta qui del misteriosissimo
problema dei Pesi della Grande Opera, che sono di due tipi, cosiddetti dell'Arte
e di Natura. Del secondo nessuno, nemmeno i pi grandi Adepti, conosce le
proporzioni, che d'altronde non servono per operare. Dei primi, invece, tutti gli
autori riconoscono la grande importanza in quelle prime operazioni che
permettono alle Nature, filosofiche e non aristoteliche, di attirarsi, congiungersi
e interagire per generare gli occulti fenomeni di cui si parla nei testi. In
Alchimia nulla pi difficile a conoscersi dell'inizio, massimo arcano dell'Opera,
di cui si taciuto o si parlato solo per enigmi. Jbir in fondo si mostra pi
caritatevole di altri nel suo tentativo dichiarato di aprire quantomeno la
strada ad una possibile conoscenza. Non lo si pu certo accusare per la follia di
chi lo vuole intendere letteralmente e s'intesta a ragione su una teoria
manifestamente insensata e impraticabile (6).
In realt nulla nell'opera di Jbir fa dubitare della concretezza delle sue
opinioni o della seriet sperimentale delle sue proposte operative. Come tutti i
veri Filosofi della Natura, anche l'Adepto musulmano insiste sulla necessit di
un atteggiamento che oggi potremmo definire scientifico, nel senso pi
moderno del termine. Per rendersene conto basta leggere questi passi, che, tra
l'altro. sono paradossalmente proprio in introduzione all'argomento della
Bilancia.
un principio rigoroso ed assoluto che una proposizione che non sostenuta da prove
una semplice affermazione che pu essere vera o falsa. solo quando se ne sar data la prova che
diremo, "il tuo dire vero"... Sinch non vi avranno fornito queste prove, dovete giudicare ci che
avete inteso come una cosa che vi colpisce, ma che non vi convince; qualsiasi proposizione potendo
essere falsa o vera; e per lo pi falsa quando le prove sono lontane.
Queste affermazioni sono ribadite nel Libro della Misericordia (Kitb ar-Rabman,
chiamato anche K. Al-Uss, Libro della Fondazione) il pi antico dei suoi scritti, che
si dice sia stato trovato sotto il guanciale quando mor a Ts nell'815. Qui la
descrizione del corretto modo per affrontare lo studio e la pratica della Grande
Opera d suggerimenti preziosi e semplici, che non lasciano molto spazio a
fantasie occultistiche.
O uomo intelligente! se il vostro spirito vi fa desiderare di conoscere quest'Opera, sappiate
innanzitutto se vera, o se non esiste; se voi potete acquisirla o no. Bisogna giungere a che abbiate
su quello una certezza e che in nessun modo conserviate alcun dubbio a questo riguardo.
Se voi avete acquisito questa certezza, sia con i vostri sensi, se siete intelligente, sia per
induzione, che l'equivalente dei sensi, bisogner allora che sappiate con cosa pu essere fatta
l'Opera, se con le pietre, le piante o gli animali, e sceglierete il modo pi vicino e pi verosimile
per giungere allo scopo.
In seguito bisogner che sappiate se una cosa unica, semplice, non complessa il che non
esiste in questo mondo o se si tratta di due cose concordanti e combinate, di due cose divergenti e
combinate, o infine di pi cose concordanti e combinate.
Bisogna anche sapere se questa combinazione opera della Natura, o se stata immaginata
dai Filosofi.
Poi sar necessario sapere come si opera, se si deve operare la cottura di questa materia
isolatamente e allora effettuare la sola sublimazione, oppure compiere una semplice
decomposizione, oppure ancora eseguire nel contempo la sublimazione e la decomposizione. Infine
dovrete sapere se il nero di questa tintura deve operare una trasformazione completa o incompleta.
Quando saprete tutto questo in modo certo, e non avrete pi il minimo dubbio a questo
riguardo, non vi preoccupate della fatica del vostro corpo, della spesa del vostro denaro, n
dell'abbandono dei vostri affari; perch allora sarete glorificato agli occhi delle persone
intelligenti e degli uomini sagaci.
A questo punto completate le cose di cui non vi potete dispensare e poi occupatevi delle cose
dell'Opera; non spendete per questa pi del superfluo della vostra fortuna. Chiedete a Dio che vi
assista all'interno ed all'esterno per tutto ci che desidererete, lavorando con tutta la vostra forza.
Abbiate cura di leggere i libri di questa Scienza e fatevi aiutare dalle persone intelligenti che si
occupano di questi lavori, perch i libri sono inchiavardati e le chiavi dei loro catenacci sono nei
petti degli uomini.
Tra i segreti inchiavardati nei petti dei Maestri, uno dei pi gelosamente
custoditi certamente il nome della cosiddetta Materia Prima, fondamento
operativo e base concreta della Grande Opera. Qui Jbir sembra abbia creato
un'ambiguit che lascia oggi perplessi gli studiosi. Infatti nei 70 Libri, Kitb alSab'in, tra le decadi che compongono il testo, le prime descrivono l'Opera
servendosi di sostanze animali, vegetali e minerali, seppure con un degrado
dell'Elixir ottenuto. Jbir sarebbe allora il primo, se non l'unico alchimista, a
proporre un processo che si scosti dal regno metallico.
I1 realt si notato che quando dovrebbe trattare della cosiddetta Opera
Animale, hayawni, il testo parla di tutt'altro e che i riferimenti a sostanze
specifiche sono quasi nulli. La stessa impostazione del Libro appare
paradossalmente, sin dalla dichiarata intenzione di voler insegnare
procedimenti di durata progressivamente ridotta e di grado di difficolt
crescente, per cui un commentatore attento ha immaginato una specie di
sistema pedagogico per accompagnare con una sperimentazione diversa il
crescere spirituale e intellettuale dell'apprendista, in una specie di iniziazione
graduale (7).
Sul problema della Materia, comunque, ancora il Libro della Misericordia, a
nostro parere il pi chiaro e il meno invidioso dei suoi testi, a sciogliere i
dubbi. Vi si afferma: Certi autori sono del parere che l'operazione animale sia praticata con
materie non viventi che provengono dagli animali; per esempio col sangue, con l'urina, la saliva, il
cervello, il fiele. Ma tutto ci lontano dal dare un risultato, perch vi troppo scarto tra l'animale
e il minerale. Non si pu trasformare la natura di una cosa che trasformandola in una natura a lei
vicina e che contiene una certa quantit della sua azione e della sua potenza... O mio Dio, non vi
sei che tu che puoi trasformare l'animale in un minerale inerte, senza operare mescolanze e senza
utilizzare tintura. Ma non questo lo scopo che si propongono questi autori e ci che li ha portati
ad emettere questa opinione, la loro ignoranza sulla creazione dei tre regni: i minerali, le piante e
gli animali, e anche l'ignoranza nella quale erano relativamente ai gradi di trasformazione delle
sostanze le une nelle altre: perch i metalli sono gi creati nei loro minerali. Se avessero
conosciuto la verit a questo riguardo, sarebbero arrivati al risultato cercato senza il minimo
sforzo.
In precedenza aveva detto: La distinzione tra le cose animali e terrose la seguente, le
cose animali sono il mercurio, l'oro, l'argento, il piombo, il rame e il ferro. Le cose terrose si
dividono in due categorie, viventi e morte; tra le viventi si ha lo zolfo, l'arsenico, il sale ammoniaco
e tutto ci che fonde e brucia e di cui il fuoco fa uscire lo spirito. La seconda categoria, quella delle
cose morte, comprende tutto ci che non fonde, n brucia, n d vapori....
Evitando l'inganno di un'interpretazione letterale troppo chimico-fisica, si
vede ribadito qui un tema comune a tutta la letteratura ermetica, quello della
distinzione tra sostanze vive e morte. Jbir le definisce ajsd e ajsm. Le seconde
non sono utili per l'Opera che detta Animale, perch nasce da corpi
animati. Gli autori successivi li diranno anche filosofici, per distinguerli pi
nettamente.
La confusione certo voluta, Ma in conclusione si risolve in perfetta
coerenza con la tradizione.
Studioso di grande cultura e di insaziabile curiosit, l'Adepto ha arricchito i
suoi trattati con infinite applicazioni particolari di processi di vera e propria
chimica in senso moderno, che dimostra di conoscere e padroneggiare sia
nell'analisi di sostanze, che nei procedimenti per via umida e secca. L'elenco
dei suoi scritti comprende opere su una amplissima serie di argomenti che
vanno dal computo astronomico, alla geometria, alla logica, alla medicina, sino
all'ingegneria militare. Una specie di genio multiforme quindi, il cui nome
divenne simbolo di Filosofo ermetico per eccellenza. Latinizzato in Geber,
preposto ad altri testi, fu oggetto di benedizioni e invettive da parte di
generazioni di studiosi, alcuni dei quali avrebbero ben volentieri sottoscritto
queste sue parole di apparente contrizione:
Ho visto, in effetti, moltiplicando il numero dei miei libri, allungandoli e riempiendoli di fatti,
che nessuno potrebbe arrivare a scoprirne la verit, a meno di consacrarvi tutta la sua vita, di
avere un'intelligenza superiore, di dedicarvi tutto il suo studio, di vegliare notte e giorno e di
rinunciare a frequentare i suoi amici, privandosi cos della felicit completa.
Eppure, nei secoli, pare non sia mai mancato che qualcuno accettasse
queste spiacevoli condizioni.
Il volatile (l'aquila) e il fisso (il serpente) sono tra i simboli raffigurati in questo foglio da un codice alchimistico
arabo del XVIII secolo
Note:
(1) Fihrist. Op. cit. X sezione.
(2) La radice JBR oggetto di numerosi giochi di parole; tra l'altro pu generare uno dei nomi di
Dio, Jbbar, l'Onnipotente.
(3) H Corbin, Storia della Filosofia Islamica. Milano 1973.
(4) Fihrist. op cit.
(5) Per quel che segue vedi in particolare, The beginning of Arab Alchemy, by Mohammed Yahia
Haschmi, in .Ambix, IX. 3. The Antiquity of Alchemy, by H.E. Stapleton, in Ambix V. 1-2. E.
John Holmyard, Storia dell'Alchimia, Firenze 1959. Jbir ibn Hayyn, Dix traits d'alchimie...
traduit de l'arabe et comment par Pierre Lory. Paris 1983,
Berthelot, opp. citt., Seyyed Hossein Nasr, An introduction to Islamic Cosmological Doctrines.
London 1978. Lo studio pi completo comunque. con una catalogazione di tutti i trattati conservati,
si trova in: Jb ibn Hayyn. Contribution l'histoire des ides scientifiques dans l'Islam. Par
P.Kraus. Paris 1986.
(6) Vedi ad esempio le analisi, peraltro completamente opposte, di Kraus e Corbin, o gli studi dello
Stapleton sul quadrato magico di Saturno.
(7) P. Lory, op. cit.