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I grandi uomini nostri antenati non senza causa preferivano i Romani rustici a
(quelli) cittadini. Come infatti in campagna ritenevano più pigri quelli che vivevano
(lett. vivono) in fattoria, di quelli che si occupavano del campo nel fare qualche
lavoro, così ritenevano maggiormente pigri coloro che risiedevano in città, di quelli
che abitavano le campagne. Perciò divisero l’anno così, che si servissero delle cose
urbane soltanto per nove giorni, (e) che coltivassero le campagne per i restanti sette.
Poiché infatti conservarono (questa) usanza, ottennero ciascuno dei due, che avessero
campi fertilissimi grazie alla coltivazione e che loro stessi fossero piuttosto forti di
salute, e che non desiderassero le palestre urbane dei greci. Queste sono ora a
malapena sufficienti una per ciascuno, e non ritengono di avere una fattoria, se non
echeggia di molti vocaboli greci, citando a poco a poco i (vari) luoghi, procoetona,
palaestram, apodyterion, peristylon, ornithona, peripteron, oporothecen. Quindi
poiché ora quasi (tutti) i padri di famiglia si sono addentrati nelle mura (della città),
una volta abbandonati la falce e l’aratro, e hanno preferito muovere le mani in teatro
e al circo, piuttosto che nei campi nei vigneti, disponiamo di chi ci porti il frumento
dall’Africa dalla Sardegna, per saziarci, e nelle navi riponiamo l’uva dall’isola di Kos
e di Chio.pertanto in quella terra in cui pastori, che fondano la città, insegnarono ai
loro figli la coltivazione del campo, li al contrario i loro figli per avarizia (e) contro le
leggi, a partire dai campi fecero prati, ignorando che la coltivazione della terra e il
pascolo non sono la medesima cosa. Altro infatti il pecoraio è il contadino, e,
nonostante le mandrie possano essere pascolare nel campo, il pastore d’armento non è
affatto il bovaro.
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Se io avessi raggiunto la calma, o Fundania, ti scriverei con più tranquilllità queste
cose che ora spiegherò come riuscirò tenendo a mente che è necessario affrettarsi
perché, come si suol dire, se l'uomo è una bolla di sapone, tanto più un vecchio.
Infatti i miei ottant'anni mi ammoniscono a raccogliere ciò che ho seminato (non
lett.), prima di fuggire dalla vita. Perciò, siccome hai acquistato un terreno e poiché
vuoi renderlo fruttuoso coltivandolo bene e mi chiedi di avere questo a cuore, ci
proverò; e a suggerirti che cosa sia necessario fare non solo io stesso finché avrò vita,
ma anche dopo la morte. Né sopporterò che la Sibilla abbia vaticinato non solo le
cose che potevano far bene agli uomini finché era in vita, ma anche quelle che
quando lei stessa fosse decaduta, e ciò addirittura anche a uomini totalmente ignoti; ai
cui libri tanti anni dopo siamo soliti ritornare ufficialmente quando abbiamo necessità
di conoscere che cosa, in séguito a qualche prodigio, dobbiamo fare ; e che invece io,
neppure finché vivo, faccia ciò che è utile ai miei familiari. Ragion per cui scriverò
per te tre libri guida, ai quali tu possa ritornare, se in qualche questione cercherai
come e che cosa sia necessario che tu compia nella coltivazione. E poiché, come
dicono, gli dei aiutano coloro che si impegnano, prima invocherò loro, né, come
Omero ed Ennio, le Muse, ma i dodici dei Consenti
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Avendo avanzato il percorso/la via in tre giorni, gli fu annunciato che ariovisto aspira
ad occupare vesonzio, che è la più grande città fortificata dei Sequani, con tutte le sue
truppe e aveva avanzato per tre giorni di marcia dai suoi territori. Cesare decise di
dover impedire assolutamente che ciò accadesse. E infatti di tutte le cose, che erano
usate per la guerra, grande era in quella roccaforte la capacità, e questa era così
fortificata dalla natura del luogo che dava grande possibilità a condurre una guerra,
perciò il fiume dubi circonda quasi tutta la città come se fosse stato condotto/tracciato
con un compasso; un monte di grande altezza occupa lo spazio restante, che è non più
di mille seicento piedi, che interpone il fiume, così che le radici di questo monte
tocchino da entrambe le parti le rive del fiume. Un muro circondando questo causa
un’altura/ una rocca e (la) unisce con la roccaforte. A tal punto Cesare si dirige a
marce forzate di giorno e di notte è occupata la roccaforte vi colloca un presidio.
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Sciolto il consiglio chiama l’assemblea dei soldati.ricorda con quale zelo Cesare
avesse fatto uso di quelli al confino, così che Cesare fece sua gran parte dell’Italia
con il beneficio e l’autorità di loro.tutti i municipi-disse-hanno seguito, uno dietro
l’altro, voi e il vostro esempio e non senza motivo Cesare giudica molto
favorevolmente voi e gravemente loro. Pompeo, pur non essendo stato sconfitto in
alcuna battaglia, Per il precedente ///////, abbandonó l’Italia. Cesare, che mi aveva
molto caro, affidò alla vostra fiducia me, la Sicilia e l’Africa senza le quali non può
proteggere la città (Roma) e l’Italia. Ma ci sono quelli che che vi esortano a ribellarvi
a noi. Cosa è più desiderabile che contemporaneamente assalire noi e obbligare voi a
uno scellerato delitto? Oppure, adirati, cosa possono giudicare più grave per voi se
non ti andava stai sotto il potere di quelli che pensano di essere perduti a causa vostra
così che voi stradiste quelli che si giudicano debitori di tutto? In verità avete voi
sentito delle gesta di Cesare in Spagna? Dei due eserciti sconfitti? Dei due generali
superati? Due province ricuperate? Questo è quello che è stato fatto in quaranta
giorni, dal momento in cui Cesare è venuto al cospetto dei nemici? Forse quelli che
non poterono resistere incolumi resissteranno (quando) vengono meno? Voi, che
avete seguito Cesare quando la vittoria era incerta, ora che è chieda la fortuna della
guerra seguirete il vinto, quando dovrete riscuotere il comprenso dei vostri servigi?
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Ma pompeo, sapute queste cose, che erano le gesta a Orico e ad Apollonia, temendo
per Durazzo vi si dirige a marce diurne e notturne non appena si diceva che Cesare si
avvicinava/ si stava avvicinando, e un tal panico si impadronì del suo esercito, poichè
affrettandosi al giorno aveva unito la notte e (così) non aveva neanche interrotto il
viaggio, che quasi tutti fuggirono dall’Epiro e dalle regioni confinanti, molti deposero
le armi e il viaggio sembrava simile ad una fuga. Ma essendosi pompeo fermato nei
pressi di durazzo e avendo ordinato di porre l’accampamento, spaventato allora anche
l’esercito, il principe Labieno avanzò e giurò che lui non non lo avrebbe abbandonato
e che avrebbe subito la medesima disgrazia, qualunque la sorte gli avrebbe assegnato.
I restanti ambasciatori giurano questa stessa cosa; seguono i tribuni militari e i
centurioni, e ogni esercito giura lo stesso/ il medesimo. Cesare preoccupato del
viaggio verso durazzo, fa in modo di affrettarsi verso la fine è dispone
l’accampamento sul fiume asso nei confini di Apollonia, affinchè le città benemerite
fossero protette da roccaforti e sentinella e qui stabilì di aspettare l’arrivo delle
restanti legioni dall’Italia e di passare l’inverno sotto la tenda. Pompeo fece questo
medesimo e posto l’accampamento al di lá del fiume asso condusse là tutte le truppe
e le truppe ausiliarie.