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VERSIONI DI LATINO

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Milziade, poichè numerosi messaggeri annunciavano che Dario conduceva
infelicemente l’impresa ed era esercitata pressione da parte degli sciiti, esortò i
custodi del ponte a non rinunciare all’occasione data dalla sorte di liberare la Grecia.
Se infatti Dario fosse morto con le sue truppe che portava con sè non solo tutta
l’Europa ma anche quelli di stirpe greca che abitavano l’Asia sarebbero stati liberi
dalla dominazione e dal pericolo dei persiani, ciò poteva essere compiuto facilmente.
Infatti essendo stato reciso il ponte, il re sarebbe morto in pochi giorni o per la spada
dei nemici o per miseria. Aderendo molti a questa proposta, Istico di Mileto si oppose
alla preparazione della cosa, dicendo che il medesimo degli stessi che tenevano in
mano il potere del regno, si slega da quello della moltitudine, poiché il potere degli
stessi si appoggiava al regno di Dario; che una volta morto, questi allontanati dal
potere avrebbero subito le pene dei suoi concittadini. Egli perciò disapprovava così
tanto la proposta degli altri che riteneva che nulla per loro fosse più utile che
rafforzare il regno dei persiani.
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Di quanto questo sia stato per la salvezza dell’intera Grecia, si nota dalla guerra
persiana.
Infatti Serse portando la guerra sia per il mare sia per la terra dell’intera Grecia,
quando la invase con tante truppe quante nessuno né prima né dopo (ne) ebbe: la
flotta di questo infatti fu di mille e duecento navi lunghe, che sono seguite da duemila
navi da carico; inoltre un esercito terrestre di settecentomila fanti e ci furono
quattrocentomila cavalieri.
Essendosi recata in Grecia la notizia del suo arrivo (lett. riguardo al suo arrivo) e
dicendo che fossero cercati in particolare gli Ateniesi a casa della Battaglia di
Maratona, essi mandarono per richiedere a Delfi che cosa fare riguardo a ciò
(riguardo alle cose di lui)
A coloro che chiedevano la Pizia rispose di munirsi con legni di cinta.
Non capendo nessuno, Temistocle convinse il consiglio che il responso che era di
Apollo volesse dire di mettere se stessi e le proprie cose su delle navi: questo infatti
sarebbe significato per il dio muro di legno.
Avendo il consiglio approvato quello aggiungono alle precedenti altrettante navi
triremi e tutte le loro cose, che erano in grado di spostare, portano in parte a
Salamina, in parte a Trezene; affidano l’Acropoli ai sacerdoti e ai pochi anziani
l’amministrare i culti, lasciano il resto della città
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Temistocle fu grande in questa battaglia e non fu minore in pace. Servendosi gli
ateniesi anche del porto falero nè grande nè comodo, sotto decisione di questo fu
innalzato il triplice porto del Pireo e questo fu circondato dalle mura, affinché
uguagliasse la città stessa in grandiosità, e la superasse in l’utilità. Lo stesso ricostruì
le mura degli ateniesi a suo individuale pericolo. E infatti i lacedemoni incontrata una
situazione idonea/ un pretesto adatto/ un motivo sufficiente o conveniente, con cui
negarono fosse necessario che alcuna città effetto il Peloponneso avesse le mura, a
causa delle scorrerie dei barbari, affinché i luoghi che i nemici possedevano non
fossero fortificati, si accinsero ad ostacolare gli ateniesi che stavano edificando. Ciò
mirava ben altro di quel che volevano far credere. Gli ateniesi infatti con due vittorie,
quella di maratona e di salamina, ottennero così tanta gloria presso tutte le genti che i
lacedemoni compresero che la lotta per la supremazia sarebbe stata con loro. Perció
volevano che quelli fossero di gran lunga più deboli. Ma dopo che sentirono che le
mura venivano costruite, mandarono gli ambasciatori ad Atene affinché vietassero
che ció accadesse. Presenti quelli cessarono (di costruire) e dissero che loro
avrebbero mandato a loro degli ambasciatori riguardo a questa cosa. Temistocle
accolse questa ambasciata e solo partì per primo, allora affinchè i restanti
ambasciatori uscissero, facendo in modo che sembrasse che le mura fossero state
costruite abbastanza alte da difendere, comandò: che facciano fatica e non risparmino
alcun luogo, che sia o sacro, o privato, o pubblico e che ammassassero dappertutto
ciò che ritengono idoneo a proteggere. Da ció avvenne che le mura degli ateniesi
dipendessero da piccoli santuari e sepolcri.
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I grandi uomini nostri antenati non senza causa preferivano i Romani rustici a
(quelli) cittadini. Come infatti in campagna ritenevano più pigri quelli che vivevano
(lett. vivono) in fattoria, di quelli che si occupavano del campo nel fare qualche
lavoro, così ritenevano maggiormente pigri coloro che risiedevano in città, di quelli
che abitavano le campagne. Perciò divisero l’anno così, che si servissero delle cose
urbane soltanto per nove giorni, (e) che coltivassero le campagne per i restanti sette.
Poiché infatti conservarono (questa) usanza, ottennero ciascuno dei due, che avessero
campi fertilissimi grazie alla coltivazione e che loro stessi fossero piuttosto forti di
salute, e che non desiderassero le palestre urbane dei greci. Queste sono ora a
malapena sufficienti una per ciascuno, e non ritengono di avere una fattoria, se non
echeggia di molti vocaboli greci, citando a poco a poco i (vari) luoghi, procoetona,
palaestram, apodyterion, peristylon, ornithona, peripteron, oporothecen. Quindi
poiché ora quasi (tutti) i padri di famiglia si sono addentrati nelle mura (della città),
una volta abbandonati la falce e l’aratro, e hanno preferito muovere le mani in teatro
e al circo, piuttosto che nei campi nei vigneti, disponiamo di chi ci porti il frumento
dall’Africa dalla Sardegna, per saziarci, e nelle navi riponiamo l’uva dall’isola di Kos
e di Chio.pertanto in quella terra in cui pastori, che fondano la città, insegnarono ai
loro figli la coltivazione del campo, li al contrario i loro figli per avarizia (e) contro le
leggi, a partire dai campi fecero prati, ignorando che la coltivazione della terra e il
pascolo non sono la medesima cosa. Altro infatti il pecoraio è il contadino, e,
nonostante le mandrie possano essere pascolare nel campo, il pastore d’armento non è
affatto il bovaro.
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Se io avessi raggiunto la calma, o Fundania, ti scriverei con più tranquilllità queste
cose che ora spiegherò come riuscirò tenendo a mente che è necessario affrettarsi
perché, come si suol dire, se l'uomo è una bolla di sapone, tanto più un vecchio.
Infatti i miei ottant'anni mi ammoniscono a raccogliere ciò che ho seminato (non
lett.), prima di fuggire dalla vita. Perciò, siccome hai acquistato un terreno e poiché
vuoi renderlo fruttuoso coltivandolo bene e mi chiedi di avere questo a cuore, ci
proverò; e a suggerirti che cosa sia necessario fare non solo io stesso finché avrò vita,
ma anche dopo la morte. Né sopporterò che la Sibilla abbia vaticinato non solo le
cose che potevano far bene agli uomini finché era in vita, ma anche quelle che
quando lei stessa fosse decaduta, e ciò addirittura anche a uomini totalmente ignoti; ai
cui libri tanti anni dopo siamo soliti ritornare ufficialmente quando abbiamo necessità
di conoscere che cosa, in séguito a qualche prodigio, dobbiamo fare ; e che invece io,
neppure finché vivo, faccia ciò che è utile ai miei familiari. Ragion per cui scriverò
per te tre libri guida, ai quali tu possa ritornare, se in qualche questione cercherai
come e che cosa sia necessario che tu compia nella coltivazione. E poiché, come
dicono, gli dei aiutano coloro che si impegnano, prima invocherò loro, né, come
Omero ed Ennio, le Muse, ma i dodici dei Consenti
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Avendo avanzato il percorso/la via in tre giorni, gli fu annunciato che ariovisto aspira
ad occupare vesonzio, che è la più grande città fortificata dei Sequani, con tutte le sue
truppe e aveva avanzato per tre giorni di marcia dai suoi territori. Cesare decise di
dover impedire assolutamente che ciò accadesse. E infatti di tutte le cose, che erano
usate per la guerra, grande era in quella roccaforte la capacità, e questa era così
fortificata dalla natura del luogo che dava grande possibilità a condurre una guerra,
perciò il fiume dubi circonda quasi tutta la città come se fosse stato condotto/tracciato
con un compasso; un monte di grande altezza occupa lo spazio restante, che è non più
di mille seicento piedi, che interpone il fiume, così che le radici di questo monte
tocchino da entrambe le parti le rive del fiume. Un muro circondando questo causa
un’altura/ una rocca e (la) unisce con la roccaforte. A tal punto Cesare si dirige a
marce forzate di giorno e di notte è occupata la roccaforte vi colloca un presidio.
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Sciolto il consiglio chiama l’assemblea dei soldati.ricorda con quale zelo Cesare
avesse fatto uso di quelli al confino, così che Cesare fece sua gran parte dell’Italia
con il beneficio e l’autorità di loro.tutti i municipi-disse-hanno seguito, uno dietro
l’altro, voi e il vostro esempio e non senza motivo Cesare giudica molto
favorevolmente voi e gravemente loro. Pompeo, pur non essendo stato sconfitto in
alcuna battaglia, Per il precedente ///////, abbandonó l’Italia. Cesare, che mi aveva
molto caro, affidò alla vostra fiducia me, la Sicilia e l’Africa senza le quali non può

proteggere la città (Roma) e l’Italia. Ma ci sono quelli che che vi esortano a ribellarvi
a noi. Cosa è più desiderabile che contemporaneamente assalire noi e obbligare voi a
uno scellerato delitto? Oppure, adirati, cosa possono giudicare più grave per voi se
non ti andava stai sotto il potere di quelli che pensano di essere perduti a causa vostra
così che voi stradiste quelli che si giudicano debitori di tutto? In verità avete voi
sentito delle gesta di Cesare in Spagna? Dei due eserciti sconfitti? Dei due generali
superati? Due province ricuperate? Questo è quello che è stato fatto in quaranta
giorni, dal momento in cui Cesare è venuto al cospetto dei nemici? Forse quelli che
non poterono resistere incolumi resissteranno (quando) vengono meno? Voi, che
avete seguito Cesare quando la vittoria era incerta, ora che è chieda la fortuna della
guerra seguirete il vinto, quando dovrete riscuotere il comprenso dei vostri servigi?
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Ma pompeo, sapute queste cose, che erano le gesta a Orico e ad Apollonia, temendo
per Durazzo vi si dirige a marce diurne e notturne non appena si diceva che Cesare si
avvicinava/ si stava avvicinando, e un tal panico si impadronì del suo esercito, poichè
affrettandosi al giorno aveva unito la notte e (così) non aveva neanche interrotto il
viaggio, che quasi tutti fuggirono dall’Epiro e dalle regioni confinanti, molti deposero
le armi e il viaggio sembrava simile ad una fuga. Ma essendosi pompeo fermato nei
pressi di durazzo e avendo ordinato di porre l’accampamento, spaventato allora anche
l’esercito, il principe Labieno avanzò e giurò che lui non non lo avrebbe abbandonato
e che avrebbe subito la medesima disgrazia, qualunque la sorte gli avrebbe assegnato.
I restanti ambasciatori giurano questa stessa cosa; seguono i tribuni militari e i
centurioni, e ogni esercito giura lo stesso/ il medesimo. Cesare preoccupato del
viaggio verso durazzo, fa in modo di affrettarsi verso la fine è dispone
l’accampamento sul fiume asso nei confini di Apollonia, affinchè le città benemerite
fossero protette da roccaforti e sentinella e qui stabilì di aspettare l’arrivo delle
restanti legioni dall’Italia e di passare l’inverno sotto la tenda. Pompeo fece questo
medesimo e posto l’accampamento al di lá del fiume asso condusse là tutte le truppe
e le truppe ausiliarie.

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