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Il processo di estrazione del litio comporta, in sintesi, la realizzazione di un buco in saline, un ecosistema
occasionalmente raggiunto da inondazioni che trasportano ghiaia, sabbia, argilla e sali. Da esso viene
pompata verso la superficie una salamoia ricca di minerali che viene lasciata evaporare per mesi, creando
prima una miscela di vari minerali e sali di litio che viene poi filtrata e messa in un'altra vasca di
evaporazione, e così via. Dopo un periodo che va dai 12 ai 18 mesi, la miscela viene filtrata abbastanza da
poter estrarre il carbonato di litio. Per il processo vengono consumati circa 2,3 milioni di litri di acqua per
tonnellata di litio, comportando fra le altre cose una devastante desertificazione nelle aree coinvolte.
Per decenni il reperimento di questo minerale, funzionale al fabbisogno del progresso occidentale, ha seguito
la logica coloniale e capitalista relegando il problema nel cosiddetto “triangolo del litio”, composto da aree di
Argentina, Bolivia e Cile (dove nel Salar de Atacama le attività minerarie hanno consumato il 65% dell'acqua
della regione). Oggi la questione torna a bussare alle porte dell’Europa sotto la spinta dell’affermazione della
autosufficienza degli Stati.
E’ così che il Portogallo è stato indicato dalla Commissione Europea come principale bacino del nuovo “oro”
che consentirà all’Europa di raggiungere l’autosufficienza di batterie al litio entro il 2025. Nel 2016 il
governo portoghese ha infatti condotto una indagine geologica che avrebbe rilevato l’esistenza di riserve
importanti del minerale. L’impresa mineraria Savannah Resources non se l’è fatto ripetere due volte e, fiutato
l’investimento, ha barattato 800 posti di lavoro diretti e indiretti per i prossimi vent’anni in cambio della
devastazione del territorio di Covas do Barroso.
Questo opuscolo raccoglie le traduzioni da alcuni estratti di testi e opuscoli provenienti da gruppi e collettivi
attivi nell’opposizione ai progetti di sfruttamento minerario in particolare in Portogallo. Pensiamo sia
importante condividere informazioni utili sul contesto specifico, ricollocandolo nella più ampia situazione sul
rinnovato estrattivismo in Europa che coinvolge diverse aree tra cui, in Italia, l’operazione mineraria per
l’estrazione di titanio nell’area del Monte Beigua in Liguria e non solo.
CONTESTUALIZZAZIONE: NUOVA OFFENSIVA ESTRATTIVISTA
A LIVELLO EUROPEO
Nel 2030 l’Europa necessiterà di 18 volte in più di litio e 5 di cobalto, e nel 2050 di 60 volte la quantità di
litio in più rispetto ad oggi. Si dice che l’obiettivo sia "coprire inizialmente l'80% delle esigenze del settore
automobilistico" in vista di una presunta "autosufficienza nel 2025". Si prevede che la domanda di litio
dovrebbe salire a 300.000 tonnellate all'anno, il che implicherebbe un aumento di più di 10 volte la domanda
attuale.
Secondo dati recenti pubblicati nel 2019 da USHS (Agenzia Scientifica del governo degli Stati Uniti) le
risorse di litio sono state stimate a 62 milioni di tonnellate a livello mondiale, e il Portogallo possiede solo
130.000 tonnellate. A livello europeo, la stessa fonte segnala che paesi come la Repubblica Ceca possiedono
riserve di litio stimate in 1.300.000 tonnellate, la Serbia 1.000.000, la Spagna 400.000 e la Germania 180.000.
Attualmente esistono già vari progetti di sfruttamento del litio a livello europeo in fase di studio: Cinovec in
Repubblica Ceca, considerato il quarto maggior deposito di litio del mondo; Jadar in Serbia dove si stima che
si trovi il 10% delle riserve mondiali; acque termali sopra il Reno in Germania, potenzialmente uno dei
maggiori depositi del mondo sufficienti per produrre batterie per circa 400 milioni di auto elettriche.
La miniera che Savannah Resources pretende di sfruttare in Covas de Barroso in Portogallo sarebbe la
prima miniera a cielo aperto di litio in Europa.
La miniera di San José Valdeflorez vorrebbero che fosse la seconda con uno sfruttamento di 1.400 ettari a 800
metri scarsi dalla città di Caceres, di 100.000 abitanti. Si stima che contenga circa 1,6 milioni di tonnellate di
carbonato di litio equivalente. Il giacimento ha subito attività mineraria sin dagli anni ‘70 e ora si trova
immerso in una lotta per il ripristino della sua attività. Le stime prevedono forniture per 10 milioni di veicoli
elettrici.
La minaccia di questa miniera globalizzata incombe sulle montagne di Avila, i comuni di Touro e O Pino
(Galizia), così come le montagne di Gata e Las Villuercas e la Serra de Caceres. In Portogallo il pericolo
riguarda luoghi come Serra da Estrela e Covas de Barroso. La controversia del litio mostra perfettamente il
paradosso della transizione energetica europea: per combattere il cambiamento climatico l’Unione Europea
pretende di sacrificare territori interi distruggendo biodiversità e spazzando via comunità. Sarà che questa
“transizione energetica” non rappresenta altro che la perpetuazione degli stessi modelli distruttivi che
hanno creato la crisi socio-ecologica?
QUESTO SIGNIFICA CHE, solo per il litio, sommando tutti i contratti + richieste + PPP di Litio =
Circa 1 milione di ettari = 11,5% del territorio minacciato!
Circa il 56% dei contratti di estrazione del litio si trovano nella regione di Barroso, dove lo sfruttamento
minerario mira a coprire un’area totale di 2.240 ettari, corrispondenti circa al 2% della regione di cui 1.461
ettari sono destinati all’estrazione e sfruttamento del litio (65% del totale).
Oltre agli elevati impatti socioambientali, l’espansione dell’area e l’aumento delle emissioni
dell’estrattivismo minerario, che distrugge molto e risolve poco, mostra l’infondatezza delle
affermazioni di una industria che dice di “combattere i cambiamenti climatici”.