Sei sulla pagina 1di 1

Testimonianze

Documento 3 De Gasperi e il Trattato di pace (capitolo 11)


Il 10 agosto 1946, a Parigi, alla Conferenza dei paesi vincitori della Seconda guerra mondiale, fu concesso ad Alcide De Gasperi di
esporre il punto di vista del nostro governo sulle condizioni di pace imposte all’Italia. De Gasperi era in particolare preoccupato per
la perdita di Trieste, ma la sua perorazione appassionata non valse ad attenuare la punizione inflittaci per i torti mussoliniani. Il tono
e le parole del nostro presidente del Consiglio rendono bene la situazione di minorità in cui si trovava allora l’Italia.

Questo Trattato è, nei confronti fu la prima delle potenze dell’Asse persistente psicosi di guerra, da un
dell’Italia, estremamente duro; ma a rompere con la Germania, alla cui richiamo tenace ad un presunto
se esso tuttavia fosse almeno uno sconfitta essa diede un sostanziale diritto del primo occupante e dalla
strumento ricostruttivo di coope- contributo, ed ora si è aggiunta agli mancata intesa tra le due parti più
razione internazionale, il sacrificio Alleati nella guerra contro il Giap- direttamente interessate. […] Chi
nostro avrebbe un compenso. […] pone». Tale era il riconoscimento di si fa interprete oggi del popolo ita-
L’Italia avrebbe subito delle sanzioni Potsdam. Che cosa è avvenuto per- liano è combattuto da doveri aper-
per il suo passato fascista ma, messa ché nel preambolo del Trattato fac- tamente contrastanti. Da una parte
una pietra tombale sul passato, tutti cia ora sparire dalla scena storica il egli deve esprimere l’ansia, il dolore,
si ritroverebbero eguali nello spirito popolo italiano? […] Il carattere pu- l’angosciosa preoccupazione per le
della nuova collaborazione interna- nitivo del Trattato risulta anche dalle conseguenze del Trattato. Dall’altra,
zionale. Si può credere che sia così? clausole territoriali. E qui non posso riaffermare la funzione della nuova
Evidentemente ciò è nelle vostre in- negare che la soluzione del proble- democrazia italiana nel superamen-
tenzioni, ma il testo del Trattato par- ma di Trieste implicava difficoltà og- to della crisi della guerra e nel rin-
la un altro linguaggio. […] Rammen- gettive che non era facile superare. novamento del mondo operato con
to che il comunicato di Potsdam del Tuttavia anche questo problema è validi strumenti di pace. Tale fede
2 agosto 1945 proclamava: «L’Italia stato inficiato fin dall’inizio da una nutro io pure.

A. Desideri, M. Themelly, Storia e storiografia, vol. 3, Firenze, D’Anna, 1997

Documento 4 Lo shock culturale: emigrare da Napoli a Milano (capitolo 11)


Alessandro è un ventiquattrenne di Poggio Reale, trasferitosi con la famiglia a Milano. Il suo sgrammaticato racconto sulle difficoltà
e le amarezze dell’emigrazione vale più di mille discorsi. E dice molto sullo shock prima di tutto culturale che colpiva chi passava
dall’ambiente umano, sociale ed economico del Sud a quello del Nord. Due mondi talmente diversi da apparire quasi non comuni-
canti.

La gente vengono qua che sono e 200 d’acqua e ho una stanza sola detto: «Te lo dici che non hai voglia
sventurati. Lasciano il suo paese, se in cantina. L’acqua bisogna andare di lavorare, mettiamoci a lavorare
fanno fortuna, se no tornano indie- fuori a prenderla in cortile perché io e te lavori pesanti, e vedrai chi si
tro. Io sono di Poggio Reale, comune c’è una sola fontana. Gabinetto lo stanca prima». Perché sono abituati
di Napoli. Stavo laggiù, era un anno stesso […]. Noi siamo della Bassa al lavoro negli stabilimenti, hanno il
che ero sposato, non c’era lavoro, la Italia, ci chiamano terroni, che sia- loro lavoro pulito, sono specializza-
miseria, adesso può darsi che cam- mo sporchi, che non vogliamo lavo- ti, sono andati a scuola, e non fanno
bio vita, speriamo. […] Ho avuto rare. Me n’è capitato due o tre fatti. niente. Invece noi non abbiamo un
la fortuna di trovare subito lavoro Uno mi dice: «Sei un terrone, non mestiere che da noi non ci sono gli
[…]. In casa pago 4.000 lire di affit- avete voglia di lavorare. Venite qui stabilimenti e il mestiere uno non se
to, 1.000 lire di luce, 200 di gabinetto a togliere il pane ai milanesi». Ho lo impara mai.

G. Crainz, Storia del miracolo italiano, Roma, Donzelli, 1996

317

30020_V3_U3_C15_312_325_APP.indd 317 5-01-2012 13:58:51

Potrebbero piacerti anche