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1.L’ingegnere industriale
1.1 INTRODUZIONE
La storia dell’ingegneria coincide con lo sviluppo delle diverse civiltà in quanto fin dalle origini
l’ingegneria antica è stata il motore primo della tecnologia.
L’ingegneria moderna, fondata su una concezione scientifica, è stata, nell’arco degli ultimi tre
secoli, protagonista assoluta di un prorompente sviluppo tecnologico che ha cambiato le condizioni
di vita dell’umanità; essa è comunemente identificata come fonte di progresso civile.
Per comprendere l’evoluzione del ruolo dell’ingegnere nella storia basti considerare che nel 1500
esso veniva considerato come colui che “costruisce macchine”, mentre al giorno d’oggi, l’ingegnere
è una figura professionale che si occupa di numerose mansioni che vanno dalla progettazione, alla
realizzazione, alla manutenzione, al controllo qualità e al collaudo di macchine e processi.
Poiché, nello svolgere queste mansioni, l’ingegnere è costretto a confrontarsi con diverse branche
della scienza e della tecnologia, si è reso necessario, dal punto di vista legislativo, accorpare figure
professionali di estrazione ingegneristica con l’unica denominazione “ingegneria industriale”.
Il tema della sicurezza è sempre più di attualità, cresce l’esigenza di maggiori tutele che
salvaguardino la salute dell’individuo e prevengano incidenti ed eventi dannosi per le persone e per
l’ambiente.
L’ingegnere si occupa della sicurezza identificando i fattori di rischio e analizzando le condizioni di
sicurezza nei processi e negli impianti industriali e nei processi costruttivi di strutture, infrastrutture
e opere di ingegneria. Questo professionista deve possedere gli strumenti per l’organizzazione e la
gestione della sicurezza intesa come insieme di soluzioni tecniche, impianti, sistemi e procedure al
fine di prevenire e fronteggiare eventi accidentali e naturali di natura dolosa e/o colposa che
possono danneggiare le persone fisiche e le risorse materiali, immateriali e organizzative.
All’ingengere sono richieste capacità professionali tali da assumere tutte le responsabilità previste
dal quadro normativo europeo e nazionale in materia di sicurezza, in tutte le fasi dell’attività
dell’ingegneria (progettazione, esecuzione e controllo) e, in particolare, le funzioni di “coordinatore
in materia di sicurezza per la progettazione” e di “coordinatore in materia di sicurezza per
l’esecuzione dei lavori”, nonché le responsabilità di prevenzione e protezione nelle aziende.
Quest’esperto deve inoltre realizzare e/o analizzare elaborati progettuali e situazioni logistico-
operative nei cantieri e luoghi di lavoro, per verificarne le condizioni di rispetto delle misure
generali di tutela della sicurezza di persone e beni e della salute dei lavoratori e della collettività e
delle integrità del territorio e dell’ambiente.
2. L’ingegnere Biomedico
La locuzione ingegneria biomedica (detta anche bioingegneria e ingegneria medica) indica quel
settore interdisciplinare di applicazione dell’ingegneria, delle scienze, della tecnologia e
dell’informatica ai problemi medici e biologici. In tal senso, essa è strettamente collegata al settore
dell’ingegneria biologica, che include le applicazioni dei principî e delle tecniche dell’ingegneria
all’intero spettro dei sistemi viventi (dai microbi e le piante fino agli ecosistemi), e interagisce
fortemente con numerosi e differenti settori delle scienze biologiche quali la fisiologia, la
farmacologia, le neuroscienze, la genetica, la biologia molecolare e così via.
Le prime applicazioni nell’ambito dell’ingegneria biomedica possono essere fatte risalire alla fine
del XIX sec., con gli iniziali sviluppi dell’elettrofisiologia e con la scoperta delle radiazioni
ionizzanti; tuttavia, la nascita ufficiale dell’ingegneria biomedica viene generalmente collocata alla
fine della Seconda guerra mondiale grazie ai progressi conseguiti nel campo della tecnologia
militare: è infatti in questo periodo che la strumentazione utilizzata, progettata da ingegneri,
acquisisce la specificità di strumentazione biomedica per diagnosi e terapia, e l’indagine sui
processi biologici viene effettuata con l’aiuto della tecnologia.
Tradizionalmente, i principali settori di interesse dell’ingegneria biomedica hanno riguardato: (a) le
applicazioni alla diagnostica medica, con lo sviluppo della strumentazione biomedica (dai più
semplici dispositivi per la misurazione di singole variabili diagnostiche fino a complesse
apparecchiature di rilevazione ed elaborazione di segnali e immagini biomediche); (b) le
applicazioni alla terapia medica, quali lo sviluppo di strumenti e sistemi di ausilio alla terapia, il
progetto e la realizzazione di organi artificiali, lo studio della cinetica e del metabolismo di sostanze
e farmaci; (c) la biomeccanica volta all’analisi del movimento umano in condizioni fisiologiche e
patologiche e che si colloca alla base del progetto di protesi di arti e (d) i biomateriali, con
riferimento alla ricerca di materiali compatibili con i tessuti biologici e lo sviluppo di nuovi
materiali e tessuti. Una particolare menzione merita inoltre, nell’ambito dell’ingegneria biomedica,
la modellistica biomedica che ha rivestito nel corso degli anni un importante ruolo sia nella ricerca
di base in fisiologia e patologia sia nelle applicazioni diagnostiche e terapeutiche (farmacologia,
epidemiologia, neuroscienze, organi artificiali ecc.).
Negli ultimi anni, in aggiunta a tali aree, di tradizionale interesse dell’ingegneria biomedica hanno
avuto, particola-re espansione il settore delle applicazioni dell’informatica e della robotica in
ambito sanitario e ospedaliero, e i settori della telemedicina e dell’ingegneria dei tessuti. Di
particolare rilevanza per i possibili sviluppi applicativi risultano anche i recentissimi interessi
dell’ingegneria biomedica nell’area della genomica e proteomica computazionale e delle micro- e
nanotecnologie.
Lo sviluppo della strumentazione e delle apparecchiature nelle strutture sanitarie ha inoltre portato
alla nascita di un settore autonomo dell’ingegneria biomedica come l’ingegneria clinica. Infatti, a
partire dagli anni Settanta del secolo scorso si è manifestata la necessità di un’utilizzazione
razionale delle apparecchiature biomediche che coinvolge problemi di acquisizione delle
apparecchiature stesse, manutenzione e gestione all’interno dell’ospedale, di economia e,
soprattutto, di sicurezza. Il numero crescente e la complessità delle apparecchiature utilizzate in
ambito clinico e diagnostico rendono infatti indispensabile il monitoraggio e la prevenzione dei
malfunzionamenti, che potrebbero comportare gravi danni per i pazienti, nonché la razionale
dislocazione e gestione delle risorse tecnologiche nell’ambito delle strutture sanitarie.
1. MODELLISTICA BIOMEDICA.
2. INFORMATICA MEDICA e TELEMEDICINA
3. ROBOTICA CHIRURGICA
4. STRUMENTAZIONE PER DIAGNOSI
5. BIOMATERIALI E INGENGERIA TISSUTALE
6. APPLICAZIONI TERAPEUTICHE E DI SOSTEGNO (Bioingegneria)
7. PROTESI E ORGANI ARTIFICIALI
8. INGEGNERIA CLINICA
3. Ingegnere Clinico
DIFFICOLTÀ DI RICONOSCIMENTO ISTITUZIONALE ING CLINICO
Oggi i Sic, servizi di ingegneria clinica,sono una realtà a macchia di leopardo: abbondante nel Nord
(57,3%), media nel Centro (25,4%) e scarsa al Sud con appena il 16,7% dei servizi. Ma soprattutto
non godono di una regolamentazione normativa univoca. In totale sono 116 i presìdi con un servizio
tecnologico dedicato, mentre il fabbisogno nazionale stimato sarebbe di almeno 600 ingegneri
clinici. In questo senso, sostiene l’Aiic, non si vuole “spingere” una categoria professionale che si
va affermando in tutto il mondo con sempre maggiore incisività, ma resta il fatto che per rispondere
all’esigenza di appropriatezza delle cure e di efficienza negli aggiornamenti tecnologici, senza far
sballare ulteriormente i conti della Sanità bisogna necessariamente affidarsi a chi della tecnologia e
della sicurezza del paziente ha fatto mestiere.
N.B. è comprovato che la presenza di un Servizio di Ingegneria Clinica consente di ottimizzare le
spese di una struttura sanitaria grazie all’utilizzo sicuro, appropriato ed economico del parco
tecnologico (cosa che non avviene se tale gestione non è integrata ed affidata a personale
competente allo stesso tempo sia in ambito tecnico che manageriale).
Se le esigenze di sicurezza del paziente da una parte si sommano alle esigenze di appropriatezza,
non basta più - sostengono - fare gli equilibrismi tra le entrate e le uscite delle aziende, occorre che
tra direttore generale e direttore amministrativo si interponga una direzione tecnica, come già
avviene in molti ospedali, soprattutto privati. Il direttore aziendale è responsabile della gestione e
organizzazione del personale e delle risorse economiche e strumentali assegnate; di elaborare e
promuovere l’adozione di modelli operativi nello specifico campo di competenza; di promuovere
progetti di innovazione tecnologica e infine di dare legittimità agli atti del Dg in relazione alle
materie di competenza. È un fatto che l’innovazione tecnologica in medicina rappresenta una voce
di spesa a livello europeo pari a circa 3,8 miliardi in ricerca e sviluppo con 8mila brevetti all’anno
nel settore dei dispositivi medici. Un fronte significativo anche dal punto di vista del governo della
spesa e dell’ottimizzazione delle risorse dedicate alle cure di avanguardia.
CONTESTO DI DISCUSSIONE
3.1 HTA
Intervento del SIC per la consulenza su acquisti di livello inferiore rispetto a quelli per cui è
necessaria una valutazione HTA:
3.3 COLLAUDO
DEFINIZIONE COLLAUDO
CHI ESEGUE IL COLLAUDO
La presenza di SIC consente una gestione della M. sicuramente più efficace e con costi inferiori
(espressi in % del costo di sostituzione) rispetto all’affido a servizi esterni o in presenza di cattiva
gestione del parco tecnologico. La M. è la voce a cui sono dedicate le risorse maggiori da parte del
SIC.
DEFINIZIONE DI MANUTENZIONE
N.B. La manutenzione straordinaria rientra nel bilancio degli investimenti e si somma al valore di
ammortamento del bene. La manutenzione ordinaria rientra già nei costi inizialmente previsti per
quel bene.
TIPOLOGIE DI MANUTENZIONE PREVENTIVA:
Un SIC dedica buona parte delle sue risorse ai piani di manutenzione. Questa risulta necessaria per
garantire uso sicuro delle apparecchiature a prescindere dalla presenza di guasti. La M. deve essere
opportunamente programmata secondo schemi razionali che consentono di ottimizzare le risorse.
3.5 VERIFICHE DI SICUREZZA
Integrazione di sistemi:
Gestione dell’oboslescenza:
Esistono dei criteri riscontrati in letteratura che danno luogo ad un’indicizzazione che
consente di valutare in maniera sistematica se un apparecchio è obsoleto o meno. Non più
obsolescenza dovuta all’usura ma obsolescenza tecnologica. Si parla di vita operativa che è
differente a seconda dell’a.e.m. in considerazione.
Il Testo Unico della Sicurezza del 2008 obbliga nell’articolo 31 comma 6 all’organizzazione di
un servizio di prevenzione e protezione dei rischi nelle strutture di ricovero e cura pubbliche e
private con oltre 50 lavoratori. L’articolo 32 comma 5 prevede che l’ingegnere possa svolgere
le funzioni di responsabile o addetto di tale servizio.
I compiti del servizio di prevenzione e protezione dai rischi sono riportati nell’articolo 33
comma 1 e consistono:
Il testo unico della sicurezza definisce il rischio come la probabilità di raggiungimento del
livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato
fattore o agente oppure alla loro combinazione. Di conseguenza, il ruolo dell’ingegnere
all’interno di un complesso ospedaliero è quello di individuare i rischi e di affrontare le
soluzioni che possano permettere la loro diminuzione effettuando verifiche di sicurezza e
manutenzione programmata, proporre programmi di formazione ed informazione dei
lavoratori.
La manutenzione e le verifiche funzionali e di sicurezza periodiche permettono di mantenere nel
tempo le caratteristiche protettive e prevenzionistiche dell’apparecchiatura o dell’impianto.
Lo scopo di tali verifiche non è dichiarare la conformità di un’apparecchiatura ad una
particolare norma CEI, UNI, EN o altra norma, ma accertare e quindi dichiarare che:
Nella stesura dei protocolli di verifica è necessario che le prove che si eseguiranno accertino i
seguenti due aspetti fondamentali:
1) ricercare tutti quei parametri, caratteristiche, ed elementi che possono essere variati nel
tempo e che sono diventati tali da mettere in pericolo paziente od operatore. Ci si riferisce ad
esempio al controllo delle correnti di dispersione o alla verifica del valore dei fusibili presenti
sulla macchina (qualcuno può averli sostituiti senza verificarne il corretto amperaggio) o al
controllo dell’integrità della spina di alimentazione, …
2) Visto che lo stato dell’arte, come si è ampiamente specificato, è in continua evoluzione e che
l’ultima norma emessa in ordine di tempo è quella considerata come documento che ha la
pretesa di dettarne le specifiche tecniche, le verifiche vanno eseguite facendo riferimento
proprio a tale pubblicazione, al fine di ricercare quelle apparecchiature che pur essendo
conformi alle norme al momento della produzione, fermo restando che le norme tecniche non
sono retroattive, oggi possono presentare delle carenze progettuali alle quali sono associati dei
rischi che vanno valutati ed eventualmente ridotti.
Il vantaggio principale del Testo Unico è stato quello di inglobale sia la legge 494/96, che si
occupava esclusivamente dei cantieri edili, che la 626/1994, che è una norma di sicurezza dei
luoghi di lavoro eccetto i cantieri.
La legge presente in precedenza (precedente a tutte e 3 le leggi citate qui sopra) era la DPR
547/55 che non contemplava :
L’ampliamento del Campo di applicazione del quadro normativo in materia di salute e sicurezza è
stato attuato, nel rispetto delle delega, prevedendo l’inclusione:
a) sia del lavoro autonomo e delle imprese familiari;
b) che di tutte le tipologie contrattuali generalmente riconducibili alla definizione di “lavoro
flessibile”.
3. Le misure generali di tutela e la valutazione dei rischi (artt. 15, 17, 28-29 e 25)
La valutazione del rischio diviene ancor più l’elemento cardine del sistema di prevenzione
aziendale e quindi obbligo indelegabile del datore di lavoro cui compete non solo la responsabilità
per l’effettuazione del processo di valutazione (art. 17 comma 1 lettera a) ma anche
“l’elaborazione del documento” di valutazione dei rischi (DVR).
All’interno del testo, che prevede 306 articoli, 13 titoli e 51 allegati, si insiste particolarmente sulla
necessità di sensibilizzare la popolazione; infatti il primo fondamentale passo verso una migliore
sicurezza sul lavoro, consiste proprio nell’educazione di tutti i cittadini e non solo degli addetti
ai lavori, ad una vera e propria “Cultura della Sicurezza”, obiettivo raggiunto mediante la continua
formazione delle persone.
Nel testo viene presentato un nuovo sistema di tutela, basato sull’estensione del campo di
applicazione a tutti i settori del lavoro e a tutti i lavoratori. Inoltre si prevede un nuovo sistema
istituzionale che si occupi di innovative misure generali di tutela, tra le quali assume un ruolo di
primo piano la valutazione sia qualitativa che quantitativa dei rischi.
Nel testo vengono precisati anche gli obblighi e le responsabilità che spettano al datore di lavoro, al
dirigente, al preposto, ai singoli lavoratori, al medico competente, ai progettisti, costruttori e
installatori.
L’asse portante dell’impianto della sicurezza sul lavoro è la valutazione del rischio; per effettuarla,
occorre innanzitutto identificare la sorgente del rischio, poi identificare i rischi di esposizione e
infine stimare l’entità dei rischi.
- i luoghi di lavoro;
- il Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP), che rappresenta un team di supporto per il datore
di lavoro, con lo scopo di prevedere possibili problemi, proteggere dai rischi e informare
adeguatamente i dipendenti;
- il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), figura fondamentale per favorire la
partecipazione dei lavoratori al processo di messa in sicurezza;
- le attrezzature di lavoro, che devono essere adatte al tipo di utilizzo e al tipo di ambiente,
conformi alle normative vigenti, e controllate periodicamente;
- i Dispositivi di Protezione Individuali (DPI), vale a dire gli equipaggiamenti utilizzati dal
lavoratore per proteggersi;
gli impianti e le apparecchiature elettriche, sottoposti a severi controlli e conformi a particolari
normative.
CODICE DEONTOLOGICO DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI
Per codice deontologico si intende l'insieme delle regole di comportamento professionali di una
determinata categoria di professionisti.
Il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri ha approvato il proprio Codice Deontologico basato sui
seguenti principi generali: l’ingegnere deve rispettare le leggi dello Stato ed è direttamente
responsabile della propria opera; egli è tenuto a rispettare e far rispettare il codice in esame, le cui
norme si applicano a tutte le prestazioni professionali; deve adempiere ai compiti con cura e
diligenza migliorandosi e aggiornandosi di continuo; è tenuto a sottoscrivere solo le prestazioni che
ha effettivamente svolto, rifiutandosi di accettare incarichi per i quali non sia adeguatamente
preparato. L’ingegnere deve assolutamente tutelare la vita e la salute dell’uomo, deve evitare che si
producano danni e alterazioni all’ambiente, deve valorizzare le risorse energetiche e ridurre il più
possibile gli sprechi.