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ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE

DISPENSE DI SISTEMI
Corso Informatica/Telecomunicazioni

CLASSE TERZA
Architettura Rete (estratto)
Autori:
prof. Casali Enea

NOTA: alcuni contributi sono stati trovati su Internet ed in questo caso gli autori concedono
pubblico utilizzo di solito a patto di citare
le fonti come è stato ovviamente fatto.

Gli argomenti trattati congiuntamente con i contenuti scaricabili dai siti web dei professori,
con possibilità di stampa per chi non avesse a disposizione un pc a casa) sono aderenti alle
linee guida ministeriali.

In particolare molto altro materiale ed esercizi sono reperibili sulla piattaforma di e-


learning http:// www.eneacasali.net

1
INDICE

8. Architettura software di una rete 77


Mettere ordine nel caos 77

Livelli (layer, strati) 77


La comunicazione naturale 78
Osservazioni 78

Stack iso/osi e Stack Tcp/ip (stack = pila) 79


I due modelli 79

OSI 79
Terminologia 79

PDU e Livelli 80

Device e Livelli 80

Protocolli e Livelli 81
Livello 4 81

Livello 3 81
Livello 2 82

9. TOPOLOGIA DI UNA RETE 82


Topologia a Bus 82

Topologia ad anello 83
Topologia a stella 83

10. IPV4 84
Significato ed utilizzo della Subnet Mask 85

11. I dispositivi al centro di una rete 86

Bridge 86

Switch 87
Router 87

12. CLIENT – SERVER 88


SERVIZI di un Server 89

DHCP 90
DNS 91

13. INTRODUZIONE AL ROUTING 91


Rotte Statiche 91
ROTTE DINAMICHE 92

PROTOCOLLI DI ROUTING DINAMICI 92


RIP 93
DISTANZA AMMINISTRATIVA: AD 94

14. Collegamento con cavo Seriale tra i Router 94

15. COMPONENTI INTERNI DI UN ROUTER 95

16. CLI (COMMAND LINE INTERFACE) 96


17. APPENDICE 99

CLASSI DI IPV.4 99

8. Architettura software di una rete 17

Se un problema è troppo complesso lo divido in strati secondo un approccio Top-down.

Mettere ordine nel caos


• Pensate all'inizio della storia delle reti: ogni ditta produceva i propri protocolli di
comunicazione (IBM, Novell, Microsoft)

• Pensate anche quanti modelli diversi di switch, router, hub esistono sul mercato

• C'è stato bisogno di accordarsi su di uno standard di comunicazione che permettesse ad ogni
casa produttrice di sviluppare il proprio sistema, permettendo però di dialogare fra loro

• Se no, non saremmo mai riusciti ad arrivare ad una rete globale!

Livelli (layer, strati)


• Per ridurre la complessità di progetto,il software delle reti è organizzato a livelli, ciascuno
costruito sopra il precedente. Fra un tipo di rete ed un altra, possono essere diversi:

– il numero di livelli;

– i nomi dei livelli;

– il contenuto dei livelli;

– le funzioni dei livelli.

77
La comunicazione naturale

Osservazioni
• I livelli si devono accordare su di una “interfaccia” (modo in cui richiedere/fornire
le informazioni) e su di un “protocollo” cioè regole di comunicazione

• Ogni protocollo è indipendente da un altro l'importante è che l'interfaccia non sia cambiata
(cioè alla fine devo fornire I dati come stabilito con i miei livelli superiore e inferiore);

• Es1. I traduttori possono cambiare dal tedesco al finlandese, se ne hanno bisogno, purché
siano d'accordo e niente cambia nell'interfaccia con il livello 1 e il livello 3.

• Es2. Allo stesso modo, I segretari possono cambiare dal fax alla mail o telefono
senza disturbare e nemmeno informare gli altri livelli.

(pensate alle reti posso cambiare da cavo a satellitare)

• Ogni strato può aggiungere alcune informazioni rivolte solo ai suoi pari (traduttore-
traduttore, segretaria-segretaria; queste informazioni non sono passate tra livelli diversi

78
Stack iso/osi e Stack Tcp/ip (stack = pila)

I due modelli
• Il modello che è nato per primo è il modello dello “Stack Tcp/ip” ed è quello operativo in
uso (ricordiamo ancora che si chiama così perché Tcp/ip sono i protocolli più
rappresentativi, ma all'interno della pila ci sono anche tutti gli altri protocolli ognuno posto
al proprio livello di lavoro)

• Il modello completo detto Iso/Osi (International Standard Organization / Open System


Inteconnection) è nato successivamente “in fase di studio” per estendere e dettagliare
il primo

• ISO è una organizzazione internazionale che fissa gli “Standard”, non solo delle reti,
ma ovunque serva un accordo tra le nazioni su temi molto vari

OSI
• Open System = Sistema Aperto perché dà possibilità alle varie ditte di adottare questo
standard rispettando alcuni “protocolli” ed interfacce, ma mantenendo specifiche diverse
nei dettagli interni

• Interconnection = Interconnessione tra dispositivi e software molto diversi che riescono


a convivere e dialogare tra loro

Terminologia
• Il modello Iso/Osi, stabilisce una precisa terminologia da adottare quando si chiamano
le singole unità di informazione (Protocol Data Unit = PDU)

• Una PDU è il nome generico per un singolo “blocco” di informazione che circola in rete

79
PDU e Livelli

indirizzi liv4 sono le "porte"; ip:porta=socket

indirizzi liv3 sono gli ipv4 o ipv6 (indirizzi logici)


indirizzi liv2 sono i mac (indirizzi fisici 48 bit)

Device e Livelli

80
18
Protocolli e Livelli

In questa introduzione ci occupiamo dei primi quattro livelli introducendo una prima definizione
dei termini e protocolli che potrebbero già potremmo aver sentito nel nostro uso comune delle reti o
comunque utili per alcune esperienze svolte in questo anno di corso. Il discorso si completerà negli
anni successivi.

Livello 4
• Tcp: è un protocollo end-to-end

• Transport control protocol , controlla una comunicazione end-to-end e ha la funzione di


dividere un segmento in pacchetti in discesa dallo stack, ricostruire il segmento in
risalita. Esegue un controllo degli errori richiedendo eventuale ritrasmissione

• UDP(user data protocol) svolge le stesse funzioni senza il controllo degli errori
prediligendo la velocità (es. filmato, audio, voce)

Livello 3
• Icmp: protocollo utilizzato nel comando ping che serve per verificare se funziona la linea tra
due pc trasferendo 4 pacchetti e verificando se ritornano tutti e quanto tempo impiegano.

18
Non è sicuramente uno schema completo, tiene infatti conto solo dei protocolli visti in una prima introduzione

81
Livello 2
19
• Arp (address resolution protocol) risolve un' interfaccia di uno switch individuando il mac
address del pc ad essa collegato

• Ethernet protocollo usato dalle schede di rete di topologia stella e bus

• Token Ring protocollo utilizzato nelle reti ad anello

• ATM protocollo utilizzato dalle reti adsl (trasmissione di frame di dimensione piccola
detti celle)

9. TOPOLOGIA DI UNA RETE


SI CHIAMA TOPOLOGIA LA FORMA DI UNA RETE (il nome deriva dal
greco TOPOS=FORMA)

Le principali topologie sono:

anello

bus

stella

(le seguenti definizioni sono tratte da http://it.kioskea.net/contents/initiation/topologi.php3)

Topologia a Bus
Una topologia in bus è l'organizzazione di rete più semplice. In effetti, in una topologia in bus tutti
i computer sono collegati ad una stessa linea di trasmissione tramite un cavo, generalmente
coassiale. La parola « bus » designa la linea fisica che collega i terminali di rete.

Questa topologia ha il vantaggio della facile realizzazione e di avere un funzionamento semplice.


Tuttavia, è estremamente vulnerabile dato che se una delle connessioni è difettosa, l'insieme
della rete è compromesso. (scarsa fault tollerance)

19
Arp essendo un protocollo che risolve Ip in Mac e viceversa, potrebbe anche essere collocato a livello 3

82
Alle estremità del cavo coassiale vengono posti due TERMINATORI, che servono per assorbire
il segnale che è giunto al capo del filo, perché non rimbalzi continuamente avanti e indietro.

Topologia ad anello
In una rete con una topologia ad anello, i computer sono posti su un cerchio e comunicano
ciascuno al loro turno. I pacchetti di una rete ring si chiamano Token (gettoni) e viaggiano in un
senso circolare. Ogni computer controlla se il mac address di destinazione coincide con il proprio.

In realtà, in una topologia ad anello, i computer non sono collegati in cerchio, ma ad un MAU (per
Multistation Access Unit) che gestisce la comunicazione tra i computer a lui collegati impartendo ad
ognuno di essi un intervallo di tempo di parola, assegnando i turni in maniera circolare, per questo
realizzano un cerchio (ring).

Topologia a stella
In una topologia a stella, i computer della rete sono
collegati ad un sistema hardware centrale detto
Hub/Switch/Bridge/Router.

La Stella ha una maggiore tolleranza i guasti (fault tollerance). Se si interrompe un cavo gli altri
pc continuano ad esser collegati, cade solo la comunicazione di un pc.

Contrariamente alle reti costruite su una topologia in bus, le reti con una topologia a stella sono
molto meno vulnerabili dato che una delle connessioni può essere scollegata senza paralizzare
il resto della rete. Il punto nevralgico di questa rete è il device centro stella, dato che senza
questo nessuna comunicazione fra i computer è possibile.

D'altro canto, una rete in topologia a stella è più onerosa che una in bus dato che necessita di un
hardware supplementare.

83
Attualmente la topologia di rete più diffusa (praticamente l'unica) nelle reti lan aziendali è la rete a
“STELLA”.

I dispositivi al centro di una rete a “stella” sono: ROUTER, HUB, SWITCH, BRIDGE

ROUTER: il nome deriva dal nome francese route=strada pertanto potremmo tradurlo come
“instradatore”. E' l'unico dispositivo in grado di gestire il passaggio tra due reti diverse “inter-
networking”. E' l'unico quindi che permette di passare da una rete locale alla rete globale Internet.

HUB: come lo switch si usa all'interno di una rete locale. Invia i pacchetti da un computer sorgente
e una destinazione, usa i mac-address per distinguere tra sorgente e destinazione; la differenza che il
pacchetto non viene inoltrato solo al porta del destinatario ma a tutte le rimanenti porte tranne
quella della sorgente.

SWITCH: si usa all'interno di una rete locale. Invia i pacchetti da un computer sorgente e una
destinazione senza inoltrare il pacchetto su tutte le porte ma solo sulla porta del destinatario. Per
individuare la sorgente e la destinazione usa il mac-address (6 coppie di cifre esadecimale, 6x8=48
bit; sono codificati sulle schede di rete dalla casa costruttrice).

BRIDGE: è come uno switch ma ha solo due porte, perché unisce (“fa da ponte”) tra due tronconi
di rete diversi (vedi figura più avanti)

Per indicare la sorgente e la destinazione in testa all'informazione da inviare hub e switch mettono
una intestazione (header) contenente i mac address sorgente e destinazione; i router aggiungono
ulteriormente indirizzi ip sorgente e destinazione.

IP V.4 4 OTTETTI = 4X8BIT=32BIT PERMETTE DI AVERE 2^32=CIRCA 4MILIARDI DI IP


DIVERSI, SONO ORMAI TUTTI OCCUPATI (PENSATE A QUANTI APPARECCHI NEL
MONDO HANNO UN IP… NON SOLO PC MA ANCHE SMARTPHONE, TABLET,
ELETTRODOMESTICI…)

ENTRO L'ANNO 2025 DOVREMMO USARE IPV6, NEL FRATTEMPO I DUE PROTOCOLLI
CONVIVERANNO.

10. IPV4
 TUTTI GLI IP v.4 SI DIVIDONO IN CLASSI DI CUI DI NOSTRO INTERESSE SONO:

 CLASSE A (sono le reti più vaste cioè con più host)


 CLASSE B (sono le reti di dimensione medie)
 CLASSE C (sono le reti più piccole cioè con meno host)
 CLASSE D (indirizzi multicast)
 CLASSE E (per sviluppi futuri)
(vedi Appendice “Classi IPv.4” per una spiegazione di come è stata operata questa divisione)

GLI IPv.4 PER ALTRO VERSO SI POSSONO ANCHE DIVIDERE IN: PUBBLICI E
PRIVATI

o PUBBLICI SONO VISIBILI NELLA RETE GLOBALE (INTERNET)


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Sono instradabili=routable cioè possono circolare nella rete globale ed una rete privata può
indicarli in un router nel lato esposto verso l'esterno per così essere raggiunta dalle altre reti

o PRIVATI SONO VISIBILI SOLO ALL'INTERNO DI UNA LAN PRIVATA


Non sono instradabili cioè non possono uscire da una rete locale, anche perché tutte le reti locali
usano gli stessi ip privati delle tre classi A, B, C. Essi sono intervalli di IP ben definiti
all'interno delle tre classi e vanno imparati a memoria per poterli riconoscere.

QUALI SONO GLI IP PRIVATI DI CLASSE C

INIZIANO CON 192.168. X.Y


MASCHERA 255.255.255.0
IL TERZO OTTETTO X PUO' VARIARE DA 0 A 255 PER CUI HO 256 RETI DIVERSE PRIVATE
DI CLASSE C
IL QUARTO OTTETTO y APPARTIENE AGLI HOST PUO' VARIARE DA 1 A 254
PERCHE' LO 0 E' RISERVATO ALLA RETE ED IL 255 E' RISERVATO ALL'INDIRIZZO DI
BROADCAST LOCALE CIOE' INVIO A TUTTI I PC DI UNA LAN.
IL NUMERO DEGLI HOST E': 256-2=254 HOST (RETE LAN DI PICCOLE DIMENSIONI)

QUALI SONO GLI IP PRIVATI DI CLASSE B

INIZIANO CON 172. X. Y. Z


MASCHERA 255.255.0.0
IL SECONDO OTTETTO X PUO' VARIARE DA 16 A 31 PER CUI HO 16 RETI DIVERSE PRIVATE
DI CLASSE B
IL TERZO E QUARTO OTTETTO Y.Z APPARTENGONO AGLI HOST POSSONO VARIARE DA 0
A 255
ESCLUSO 0.0 CHE E' RISERVATO ALLA RETE ED IL 255.255 CHE E' RISERVATO
ALL'INDIRIZZO DI BROADCAST LOCALE CIOE' INVIO A TUTTI I PC DI UNA LAN.
IL NUMERO DEGLI HOST E': 256*256-2=2^16-2=65536-2 HOST (RETE LAN DI
MEDIA DIMENSIONE)

QUALI SONO GLI IP PRIVATI DI CLASSE A

INIZIANO CON 10. X. Y. Z


MASCHERA: 255.0.0.0
LA PARTE DI RETE E' FISSA 10. HO PERTANTO 1 SOLA RETE PRIVATA DI CLASSE A
IL SECONDO TERZO QUARTO OTTETTO X.Y.Z APPARTENGONO AGLI HOST
POSSONO VARIARE DA 0 A 255
ESCLUSO 0.0.0 CHE E' RISERVATO ALLA RETE ED IL 255.255.255 CHE E' RISERVATO
ALL'INDIRIZZO DI BROADCAST LOCALE CIOE' INVIO A TUTTI I PC DI UNA LAN.
IL NUMERO DEGLI HOST E': 256*256*256-2=2^24-2= 16777216-2 HOST (RETE LAN DI
GRANDE DIMENSIONE)

86
IL ROUTER PER INDIVIDUARE LA RETE ESEGUE AND BIT A BIT TRA: IP AND MASK

192 AND 255 = 192


168 AND 255 = 168
1 AND 255 = 1
1 AND 0 = 0
DOVE C'E' IL 255 IL NUMERO RIMANE INALTERATO
DOVE C'E' LO 0 IL NUMERO VIENE AZZERATO
LA PARTE DOVE LA MASCHERA HA LO ZERO E' LA PARTE DELL'HOST (CIOE' IL PC OSPITE
DELLA RETE)
LA PARTE DOVE LA MASCHERA HA IL 255 E' LA PARTE DELLA RETE
LA RETE DI CLASSE HA INDIRIZZO: 192.168.1.0

11.I dispositivi al centro di una rete 20

Bridge

Un bridge è un dispositivo hardware che permette di collegare delle reti che lavorano con
lo stesso protocollo. Così, contrariamente al ripetitore, che lavora a livello fisico, il
bridge lavora anche a livello software (al livello 2 del modello OSI), cioè è capace di filtrare
le cornici lasciando passare solo quelle con indirizzo corrispondente ad un terminale posto
all'estremità opposta del bridge.

Così, il bridge permette di segmentare una rete conservando a livello della rete delle cornici
destinate al livello locale e trasmettendo le cornici destinate alle altre reti. Questo riduce il
traffico (soprattutto le collisioni) su ciascuna delle reti e aumenta il livello di privacy dato che le
informazioni destinate ad una rete non possono essere ascoltate su un'altra estremità.

In contropartita, l'operazione di filtraggio realizzata dal bridge può portare ad un leggero


rallentamento al passaggio da una rete all'altra, ed è la ragione per cui i bridge devono essere posti
con cognizione su una rete.

20
Tratto da http://it.kioskea.net/contents/lan/commutateurs.php3

86
Un bridge serve normalmente per far transitare dei pacchetti tra due reti dello stesso tipo.

Un bridge ha due connessioni a due reti distinte. Quando il bridge riceve una frame su una delle sue
interfacce, analizza l'indirizzo MAC del destinatario e dell'emittente. Se il bridge non riconosce
l'emittente, ne immagazzina l'indirizzo in una tabella per "ricordarsi" da quale parte della rete si
trova l'emittente. Così il bridge è capace di sapere se l'emittente e il destinatario sono posti dalla
stessa parte oppure da una parte e dall'altra del bridge. Nel primo caso il bridge ignora il
messaggio, nel secondo il bridge trasmette la frame all'altra rete.

Switch
Uno switch (in italiano commutatore) è un bridge multi-porta, cioè si tratta di
un elemento attivo che agisce al livello 2 del modello OSI.

Lo switch analizza i frames che arrivano sulle porte di entrata e filtra i dati per indirizzarli
unicamente sulle porte appropriate (si parla di commutazione o di reti commutate). Inoltre lo
switch permette di associare le proprietà del bridge in materia di filtraggio e del hub in materia
di connettività. Ecco la rappresentazione di uno switch in uno schema di principio :

Router
E' il dispositivo che permette il passaggio tra due o più reti diverse
(INTERNETWORKING) in particolare permette il passaggio da una LAN
ad INTERNET.

Come lo switch manda il pacchetto solo alla porta del destinatario.

Il ROUTER è detto anche GATEWAY cioè cancello di uscita. (Ricordare i tre simboli dei disegni adottati
da CISCO). Router
Il router ha tante schede di rete diverse.
In pkt(packet tracer) se uso un generic router devo spegnerlo e aggiungere moduli (cioè schede di espansione
per esempio una scheda fast ethernet)
Schede Fast eth = 100 Mbps
Schede eth = 10 Mbps
Schede Giga Eth = 1000 Mbps = Giga
bps Fibra ottica
Passaggio da ethernet a fibra ottica tramite TRANCEIVER

Ogni porta di un router deve appartenere ad una rete diversa infatti il compito di un router è quello
della inter-networking.

87
12. CLIENT – SERVER
E' il modello più diffuso riscontrabile in una rete: un pc SERVER offre “servizi” e un gruppo di pc CLIENT
accede a questi servizi.

88
SERVIZI di un Server

Figura 6 - Stampa schermo programma Packet Tracer

SERVIZIO PROTOCOLLO PORTA DEFAULT DESCRIZIONE


WEB SERVER HTTP (hyper text 80 (http) 443 (https) Fornisce le pagine web,
transfer protocol) e traduce eventuali script
HTTPS (http secure) installati lato server,
quali php, asp, jsp…
Https sicuro grazie a
scambio di certificati e
criptografia
DHCP DHCP (Dynamic Host 67 server, 68 client Fornisce
Configuration Protocol) automaticamente
indirizzi ip ai pc client;
utile in un posto
pubblico con internet
libero
TFTP TFTP (Trivial File 69 Protocollo Trivial =
Transfer Protocol) semplice per il
trasferimento dei file
DNS DNS (Domain Name 53 Traduce un URL in IP e
System) viceversa.
Log server SYSLOG Pemette di consultare un
registro di Log cioè
informazioni degli eventi
accaduti per controllo
specie al verificarsi di
errori
Authentication Server AAA (Authentication Permette l'accesso alla
Authorization rete tramite login e
Accounting) password
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Time Server NTP (Network Time Per sincronizzare in rete
Protocol) gli orologi dei pc
EMAIL SERVER POP(ingresso) 110 (ingresso) e 125 Gestisce le caselle di
SMTP(uscita) (uscita) posta; le aziende si
affidano così ad un loro
server invece di
rivolgersi a quello del
provider internet
FTP FTA (FileTransfer 20 (dati) 21 (controlli) Trasferimento di file (es.
Protocol) FileZilla usa FTP per i
trasferimenti)

DHCP

90
DNS

13.INTRODUZIONE AL ROUTING 21

Le reti “attaccate direttamente” alle porte di un router si chiamano “RETI


DIRETTAMENTE CONNESSE”

Le reti invece accessibili passando attraverso almeno un secondo altro router si chiamano “RETI
REMOTE” (remoto=lontano)

Un router può imparare le reti remote in uno dei seguenti modi:

Manualmente configurando ROTTE STATICHE (cioè definite in maniera fissa)

Automaticamente, mediante dei Protocolli (Algoritmi) Dinamici di Routing

Rotte Statiche
Le rotte statiche sono comunemente usate quando eseguiamo il routing da una rete a una “STUB
network”.

Stub significa “ceppo, tronco”. Una rete


Stub è una rete acceduta da una singolo
router. Per esempio, vediamo la figura.
Qui vediamo che ogni rete attaccata al
R1 ha una sola via per raggiungere altre
destinazioni, sia verso reti attaccate a
R2 o destinazioni

21
Riassunto e traduzione di materiale CCNA Cisco

91
oltre R2. Pertanto, la rete 172.16.3.0 è una stub network e R1 è uno stub router.

Far funzionare Protocolli dinamici di routing” tra R1 e R2 sarebbe una perdita di risorse perché R1
ha solo una via di uscita per spedire traffico non –locale. Pertanto, sono configurate ROTTE
STATICHE per connettersi a reti remote che non sono direttamente connesse al router. Ancora
riferendoci alla figura, possiamo configurare una rotta statica sul router R2 verso la LAN attaccata
a R1. Vedremo anche come configurare una ROTTA STATICA DI DEFAULT da R1 a R2 più
avanti così che R1 possa spedire a ogni destinazione oltre R2.

ROTTE DINAMICHE
Sono aggiornate automaticamente tramite algoritmi e protocolli di routing.

Ogni router ha al suo interno una tabella di routing cioè le reti che posso raggiungere e il next -
hop (prossimo salto) cioè il prossimo gateway per poter raggiungere ognuna di esse.

Ulteriori informazioni per esempio la metrica cioè quanto dista una determinata rete. Il modo più
semplice per esprimerla è quella dell'hop-count (cioè contare il numero di hop cioè “salti” da fare
prima di arrivare).

PROTOCOLLI DI ROUTING DINAMICI


 Se la rete diventa molto complessa e con tanti nodi (router) è impensabile inserire manualmente tutte
le rotte statiche.
 Ogni sede conosce le informazioni sul proprio router ma non è detto che conosca le informazione
sui router vicini: serve quindi un meccanismo per cui ci vengano comunicati in automatico gli
aggiornamenti.
 Se un nodo “cade” con un routing statico dovrei riconfigurare “a mano” nuove “rotte statiche”

Immaginate di mantenere manualmente questa rete:

92
In questo caso ci vengono incontro i protocolli di routing.

RIP
Il protocollo di routing più semplice e storicamente il primo ad essere comparso negli anni 1970 è
il protocollo RIP (Routing Internet Protocol).

Il protocollo RIP è:
è un metodo DISTANCE VECTOR le rotte sono cioè comunicate come un vettore di due
elementi: (distanza, direzione).
La distanza è indicata in termini di metrica, il metodo più semplice è quello di contare gli hops (numero di
salti) verso la destinazione finale;
per la direzione basta indicare il next-hop (oppure l'interfaccia di uscita)

Il router che utilizza usa un protocollo di routing di tipo distance vector, non ha la conoscenza dell'intero
percorso verso la destinazione, al contrario il router conosce solo:
 La direzione o l'interfaccia nella quale il pacchetto dovrebbe essere inoltrato
 La distanza
E' simile al concetto di cartello stradale.

93
DISTANZA AMMINISTRATIVA: AD
Ogni algoritmo ha una suo numero che indica quale devo preferire in caso ci siano più metodi che convivono
sullo stesso router, scelgo prima il metodo con AD inferiore:
Rotte direttamente connesse
AD = 0
Rotte statiche AD = 1
Rotte RIP = 120 (è una delle più alte per cui RIP in caso ci siano altri metodi viene come ultimo
metodo applicato)

14. Collegamento con cavo Seriale tra i Router


Nel figura precedente i due router sono collegati con una linea seriale.

Nelle connessioni WAN (Wide Area Network) del mondo reale, un dispositivo, nell'edificio del
cliente, costituisce il

DTE = Data Terminal Equipment ed è quasi sempre un ROUTER.

Questo dispositivo è connesso al ISP (Internet Service Provider) attraverso un altro dispositivo

DCE = Data Communication Equipment, che è comunemente un MODEM o un CSU/DSU


(channel service unit/ data service unit). Questo dispositivo è usato per convertire i dati in uscita
dal DTE in una forma accettabile per la rete WAN del service provider.

A differenza dei cavi dei nostri schemi packet tracer, i cavi seriali del mondo reale non sono
connessi back-to-back tra un router e un altro. In una situazione del mondo reale, un router
potrebbe essere a New York, mentre un altro router potrebbe essere a Sydney in Australia. Un
amministratore di rete di Sydney dovrebbe connettersi al router di NY tramite la WEB Cloud
(nuvola di internet) per fare dei controlli. In pkt questo si simula attraverso un back-to-back cavo
DTE-DCE che è un cavo seriale. Il DCE dalla parte del provider deve stabilire la temporizzazione
clock della comunicazione.
94
Questa comunicazione seriale simula una comunicazione remota.

15. COMPONENTI INTERNI DI UN


ROUTER
Come un PC, un router include:
 CPU
 RAM contiene:
o Cisco IOS (Internetwork OS = Sistema Operativo)
(viene caricato dal loader, cioè il programma caricatore, nella fase di bootstrap)
o Il file di configurazione attualmente in funzione
o La Tabella di Routing
o Arp table (tabelle delle corrispondenze mac<-->ip)
 ROM-->contiene il loader
 Memory Flash (funge da disco per il router, contiene IOS prima del bootstrap)
 NVRAM (Non Volatile Ram) (memorizza la configurazione di startup)

95
16. CLI (COMMAND LINE INTERFACE)
CONFIGURAZIONE DI BASE
 Dare un nome al router
 Impostare le passwords (sono 3: password della console, password del superuser; password
di Telnet)
 Configurare le interfaces
 Configurare un banner (cioè una scritta che esce all'inizio prima di accedere al router)
 Salvare i cambiamenti sul router
 Verificare la configurazione di base e le operazioni del router

96
PROMPT DEI COMANDI: COME PASSARE ALLA MODALITA' PRIVILEGIATA (SUPER-USER)

NOTATE IL # INDICA CHE SIAMO SUPER-USER

(entro nella modalità privilegiata, notate come cambia il prompt)

(entro nella modalità di configurazione (notate come cambia il prompt)

(imposto il nome del router chiamandolo R1)

(imposto la password per entrare nella modalità privilegiata,


negli esercizi useremo la parola “class” utilizzata da cisco)

(imposto la password per la console modalità normale, negli


esercizi useremo la parola “cisco” consigliata dalla ditta; se si dimentica il comando login si entra senza
password) Notate come cambia il prompt!!! Exit serve per uscire dalla modalità “line”

(imposto la password per telnet (line vty), negli esercizi useremo


la parola “cisco” consigliata dalla ditta)

97
(imposto il banner: MOTD=Massage Of
The Day)

(imposto l'interfaccia seriale2/0)

(scrivo una descrizione dell'interfaccia es. “Link verso R2”)

(imposta il clock della seriale)

(accendo la porta)

(imposto una interfaccia FastEthernet)

ip default-gateway 172.16.15.4

ip name-server 192.168.1.100
ROTTE STATICHE
ip route 192.168.1.0 255.255.255.0 192.168.1.254
98
router rip
network 161.44.0.0
network 131.108.0.0

17. APPENDICE
CLASSI DI IPV.4
INDIRIZZI IP (INTERNET PROTOCOL) VERSIONE 4 (IPV4)
SONO FORMATI DA 4 BYTE (CHIAMATI PERO' OTTETTI) SEPARATI DA UN PUNTO
x.y.z.w
x primo ottetto y
secondo ottetto
….
SONO DIVISI IN CLASSI
CLASSE A IL PRIMO OTTETTO INIZIA (cioè bit più significativo) CON IL BIT 0xxxxxxx.
CLASSE B IL PRIMO OTTETTO INIZIA CON I BIT 10
CLASSE C IL PRIMO OTTETTO INIZIA CON I BIT 110

Esercizio determinare l'intervallo dei gli indirizzi di classe A:


esempio

DA binario 00000000.00000000.0000000.00000000 decimale 0.0.0.0


FINO A binario 01111111.11111111.1111111.11111111 decimale 127.255.255.255

Quanti sono gli indirizzi dell'intervallo? 2^31 (circa 2*2^30 = 2 miliardi)

Esercizio determinare l'intervallo dei gli indirizzi di classe B:


esempio

DA binario 10000000.00000000.00000000.00000000 decimale 128.0.0.0


FINO A 10111111.11111111.11111111.11111111 decimale 191.255.255.255

Quanti sono gli indirizzi dell'intervallo? 2^30 (circa un miliardo)

Esercizio determinare l'intervallo dei gli indirizzi di classe C:


esempio

DA binario 11000000.00000000.00000000.00000000 decimale 192.0.0.0


FINO A 11011111.11111111.11111111.11111111 decimale 223.255.255.255

Quanti sono gli indirizzi dell'intervallo? 2^29 (circa 500 milioni)

Ogni indirizzo ip ha una parte che individua la rete ed una parte che individua l'host.
La parte che individua la rete è la parte a sinistra, la parte che individua l'host è quella a destra.
Classe A ha il primo ottetto che individua la rete ed il resto gli host.

Classe D
È riservata agli indirizzi multicast.
In notazione decimale gli IP variano nel modo seguente: 224-239.x.x.x;
Non è definita una maschera di rete, essendo tutti e 32 i bit dell'indirizzo utilizzati per
indicare un gruppo, non un singolo host;
Questi indirizzi in binario iniziano con i bit 1110.
Classe E
Riservata per usi futuri;
In notazione decimale gli IP variano nel modo seguente: 240-255.x.x.x;
Non è definita una maschera di rete;
Questi indirizzi in binario iniziano con i bit 1111.

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