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In una classe è stata proposta una sperimentazione basata su alcune strategie promosse dal
Progetto “PerContare”, il quale fonda i propri principi su: l’utilizzo delle dita, la
discussione tra pari e di classe per promuovere un dialogo finalizzato ad una progressiva
conquista di autonomia e fiducia nelle proprie capacità d’apprendimento da parte
dell’allievo. L’organizzazione del lavoro secondo questo progetto ha l’obiettivo di favorire
l’imparare ad osservare i fatti e i fenomeni, a riflettere su ciò che si osserva, ad
argomentare le osservazioni e ad utilizzare il linguaggio e il ragionamento matematico, a
differenza del metodo analogico.
Nell’altra classe, sono state proposte alcune strategie del metodo Bortolato, che si fonda
sulla promozione di un apprendimento attivo, immediato ed esperienziale. Il metodo
analogico di Camillo Bortolato rovescia il dominio della disciplina didattica sui processi
istintivi del calcolo, presentandosi come un metodo di apprendimento non concettuale, che
rinuncia all’interazione linguistica per focalizzarsi principalmente sulle immagini interne
della mente, la quale riconosce significati in modo intuitivo e silenzioso.
Essendo a conoscenza di come gli obiettivi siano profondi e ampi, è stato riscontrato che la
prima sperimentazione nasconde un progetto teso alla semplificazione dei contenuti,
sgranandoli in micro-obiettivi; invece, dalla seconda è emerso qualcosa di molto più
elaborato e complesso da gestire, a causa degli obiettivi a lungo termine che essa si pone di
natura. Sia il metodo analogico, sia il progetto “PerContare” non si sono rivelati espedienti
perfetti, nell’accezione vera e propria del termine: in entrambe le esperienze c’è stato il
bisogno di far ricorso ad altro, di ricercare sostegno, di prendere determinate accortezze, di
integrare, di mettere insieme altre strategie, seppur minime. Si è pervenuti alla conoscenza
dei limiti del metodo e del progetto solo durante l’attuazione degli stessi e la volontà di
provare a superarli è stata tanta. Nel mentre, non bastava quello di cui disponevano
entrambi gli approcci: è stata lamentata l’esigenza di far interagire altre strategie (lavoro
individuale, lavoro di gruppo, esercitazioni alla lavagna). Non si tratta di metodiche povere
contenutisticamente, ma di metodiche povere di efficacia comunicativa. Gli errori dei
bambini sono stati una fonte di informazione per l’insegnante, non solo per determinare il
loro livello di conoscenze, ma anche per lavorare insieme al fine di affrontare e superare le
loro difficoltà. L’errore è stato accolto non con la sua valenza negativa, ma come
strumento concettuale volto al miglioramento. Se per il metodo analogico lo sforzo che si
richiede all’insegnante è solo quello di spiegare i contenuti didattici secondo l’approccio
verbo-visivo (descrivere a voce le azioni muovendo i tasti della “Linea del 20”); il Progetto
“PerContare” ha apportato grande impegno nell’aggancio di altre strategie, al fine di
rendere più maneggevoli alla classe le questioni affrontate, evitando possibili
fraintendimenti. Il contesto di lavoro della sperimentazione con “PerContare” ha seguito
tutt’un altro iter, in cui è stato doveroso orchestrare e a monitorare le risposte dei bambini,
proprio perché il campo d’azione proposto era sconfinato. La cura con cui è stata resa
partecipe la classe ha, di conseguenza, prodotto straordinari risultati relativi al post-test. I
miglioramenti sono visibili su entrambi i fronti, ma maggiormente evidenti per la 1A.
Il modo con cui gli alunni pervengono ad eseguire calcoli mentalmente in maniera rapida e
veloce è stato di grande motivazione per la scrittura di tale tesi di laurea, al punto da voler
approfondire le ricerche rispetto a questa tematica, in particolare, in rapporto alle modalità
con cui gli studenti vengano iniziati alle sopracitate strategie per la prima volta, quindi,
durante l’ingresso alla scuola primaria.