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IL “METODO ROSSI”
Apprendimento cooperativo, classe capovolta
e didattica per competenze
IL METODO ROSSI
di Stefano Rossi
In qualità di esperto di “nuove didattiche”, ho collaborato con il team editoriale Pearson fo-
calizzandomi sulla didattica cooperativa, capovolta e per competenze. In particolare, ho svi-
luppato un modello di cooperative learning (o apprendimento cooperativo) che consente di rin-
novare con semplicità la didattica, rispettando al contempo le indicazioni sulle competenze
previste dalla normativa europea e da quella nazionale.
Per quanto riguarda il tema delle competenze è innanzi tutto necessario distinguere tra:
• conoscenze, che coincidono con le nozioni disciplinari;
• abilità, che sono un’applicazione esecutiva delle nozioni;
• competenze, che rappresentano la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e
capacità (personali, sociali e metodologiche) in situazioni nuove, complesse, simili a pro-
blemi riconducibili alla realtà.
Per integrare le competenze nella didattica quotidiana è necessario però trasformare l’am-
biente di apprendimento. Le competenze non si possono costruire soltanto con la classica
spiegazione frontale, ma richiedono approcci attivi e partecipativi.
Propongo ai docenti il seguente percorso:
1. Oltre il lavoro di gruppo: il cooperative learning;
2. Il Metodo Rossi e il Genio cooperativo
3. Il Metodo Rossi nel corso di geografia #ioviaggio.
1 Per approfondimenti si suggerisce la lettura dei seguenti testi: Rossi Stefano, Condurre la classe capovolta. Strumenti coo-
perativi per il flipped learning, 2017, Pearson Academy; Rossi Stefano, Genio cooperativo e compiti di realtà, 2017, Pearson
Academy.
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• Il secondo elemento riguarda le competenze sociali, che nel cooperative learning sono og-
getto di osservazione e di valutazione da parte del docente.
• Il terzo elemento concerne la responsabilità: nel lavoro di gruppo la responsabilità è col-
lettiva, mentre nel cooperative learning è individuale.
IL METODO ROSSI
APERTURA FRONTALE O CAPOVOLTA. Come ormai sappiamo, sia grazie all’esperienza in classe sia
dalle diverse ricerche pedagogiche, i nativi digitali di questo millennio presentano grandi dif-
ficoltà nel mantenere un’attenzione continuativa e focalizzata. In classe questo si tramuta in
un’oppositività silenziosa (rappresentata dagli alunni che fingono di seguire le spiegazioni)
e, nei casi peggiori, soprattutto nelle ultime ore della giornata, in un’oppositività rumorosa
e dirompente (espressa da tutte quelle azioni di disturbo che sono una via di scarico e fuga
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dalla fatica legata all’ascolto passivo). Considerando questo nuovo contesto socio-pedagogico,
il Metodo Rossi propone un’apertura della lezione con due opzioni, quella frontale e quella
capovolta.
L’apertura frontale consiste in una spiegazione di non oltre 20 minuti, periodo di tempo
che consente di introdurre un argomento senza attivare i meccanismi di disattenzione e op-
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positività attiva e passiva. Con una spiegazione relativamente breve non solo si riesce ad avere
un ascolto reale da parte di tutta la classe, ma si può preparare e lanciare il successivo lavoro
cooperativo, in cui gli studenti sono davvero protagonisti e partecipi.
L’apertura capovolta avviene invece in questo modo: in precedenza, a casa, gli studenti
auto-apprendono (accedendo a contenuti video e/o al testo), quindi, in classe, integrano tali
apprendimenti con l’intervento del docente. Il senso dell’apertura capovolta è molteplice. Da
un lato rende gli studenti più responsabili e consente di guadagnare tempo prezioso, perché
essi arrivano in classe dopo aver già affrontato una parte della lezione. Dall’altro lato, offre
tutti i vantaggi legati all’utilizzo dei video-capovolti, sia quelli realizzati dal docente sia quelli
disponibili online.
COOPERAZIONE. Dopo l’apertura, è il momento del lavoro dei micro-gruppi cooperativi, che
proseguirà per 25 minuti circa. È in questa seconda fase della lezione che le conoscenze si
intrecciano con le competenze europee. Il Metodo Rossi punta a un criterio di semplicità sia
prima sia durante la lezione. Le attività cooperative svolte in questa fase non devono essere
progettate: gli insegnanti dovranno semplicemente scegliere tra i numerosi format cooperativi
elaborati per competenze a disposizione, ed eventualmente personalizzarli. La semplicità è
garantita anche durante la lezione: i format cooperativi, come vedremo nel punto successivo,
prevedono la divisione in micro-gruppi che facilitano la cooperazione tra studenti e la gestio-
ne da parte dell’insegnante.
Nella fase cooperativa si realizza anche un ambiente profondamente inclusivo. Un’inclu-
sione finalmente in grado di accogliere le numerose complessità delle classi di oggi. Si tratta di
recuperare quello che fu l’insegnamento di don Lorenzo Milani: mentre in classi che vedono
la presenza di numerosi studenti con fragilità cognitive, affettive, sociali, familiari, e ovvia-
mente scolastiche, è impossibile includere tutti con la sola spiegazione frontale, la coopera-
zione consente di attivare le risorse positive della classe, proponendo un apprendimento
condiviso in cui si impara insieme e con il sorriso. Significa passare da un modello di “inclu-
sione speciale”, oggi non più praticabile, viste le svariate situazioni speciali, a un’inclusione
sociale, in cui ci si aiuta reciprocamente.
RIFLESSIONE COLLETTIVA.Nella fase finale la classe diventa una comunità di pensiero che si sof-
ferma sull’attività cooperativa svolta. Sarà questa l’occasione per mettere in atto:
– una riflessione disciplinare (chiarimenti, individuazione degli errori comuni, ma anche
integrazione dello specifico argomento didattico);
– una riflessione culturale (si ragiona insieme in modo critico);
– una riflessione sociale (si evidenziano gli aspetti positivi e le difficoltà incontrate durante
la collaborazione);
– una riflessione emotiva (facendo emergere emozioni ed esperienze anche personali legate
al tema proposto).
Sarà il docente a stabilire di volta in volta quale di queste riflessioni collettive proporre ai
suoi alunni.
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sua durata.
DIMENSIONE DEL GRUPPO. Il primo criterio, spesso il più sottovalutato, riguarda la consistenza
numerica del gruppo. Quando si opta per una didattica laboratoriale, si tende a suddividere
la classe in gruppi di 4-6 studenti, le cosiddette “isole di lavoro”. Questa scelta si rivela poco
opportuna, perché gruppi così numerosi presentano tre importanti problematicità:
– gestione difficile da parte dell’insegnante;
– cooperazione disordinata, e spesso conflittuale, all’interno del gruppo;
– anche in caso di reale cooperazione, partecipazione individuale limitata.
Per questi motivi il Metodo Rossi fa una precisa scelta di campo: propone una coopera-
zione esclusivamente in micro-gruppi, ovvero coppie e, solo successivamente, in terzetti.
Lavorando in micro-gruppi si trasformano le criticità delle isole in risorse pedagogiche.
– La gestione da parte dell’insegnante è semplice, sia per il monitoraggio sia per l’interven-
to di facilitazione.
– La cooperazione a due è ordinata e fluida: riducendo il numero di componenti, gli stu-
denti possono imparare a cooperare con semplicità.
– Anche la partecipazione individuale si incrementa notevolmente: se in un gruppo di
quattro ciascuno partecipa per il 25%, nelle coppie cooperative l’apporto del singolo diven-
ta del 50%.
SCELTA DEI COMPONENTI DEL GRUPPO. Come secondo accorgimento il Metodo Rossi segue un dop-
pio criterio:
– l’eterogeneità, che prevede una cooperazione tra studenti con diverse capacità;
– la prosocialità, allo scopo di evitare, almeno all’inizio, di formare coppie e terzetti di stu-
denti che abbiano conflitti pregressi.
Come supporto ai docenti che devono formare micro-gruppi di alunni si propone qui di
seguito una sequenza di lavoro.
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ogni ragazzo un segno “+” o un segno “–” a seconda delle risposte dei questionari. In pochi
minuti la tabella verrà compilata indicando le relazioni sociali degli studenti.
Ecco un esempio di matrice del sociogramma.
Paolo Carlos Chiara Simone Sara Abdul Fatima …………
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Paolo // + + – – – +
Carlos + // – + – – –
Chiara + + // – – + –
Simone – + – // – + +
Sara – + + – // - +
Abdul + – + – + // +
Fatima + – + + – – //
………… //
Il sociogramma deve essere realizzato una sola volta nel quadrimestre e ripreso ogni volta che
si formeranno nuovi micro-gruppi.
DURATA. L’ultimo accorgimento che il Metodo Rossi prevede per i gruppi riguarda la durata. Le
coppie o i terzetti costruiti con il sociogramma dovranno cooperare insieme per un periodo
variabile compreso tra le due e le quattro settimane.
Il senso di questa scelta è offrire agli studenti il tempo necessario per trovare la sintonia e
la sinergia in grado di aumentare la conoscenza reciproca e migliorare l’apprendimento disci-
plinare. Terminate le settimane di lavoro, si riformeranno nuovi micro-gruppi utilizzando il
medesimo sociogramma.
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2.3 L’empatia
Nel classico lavoro di gruppo le competenze sociali vengono date per scontate, aspetto peri-
coloso considerando soprattutto la scarsa abitudine alla cooperazione degli studenti italiani.
Il cooperative learning propone perciò un lavoro su numerose competenze sociali, che posso-
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no però creare disorientamento sia negli studenti sia nei docenti, che si trovano a lavorare su
troppe micro-abilità.
Il Metodo Rossi punta invece su un’unica meta-competenza sociale ed emozionale: l’em-
patia. Si tratta di una competenza trilaterale:
– è una life-skill fondamentale nella vita di tutti i giorni;
– è una soft-skill alla base di tutte le competenze richieste nel mondo del lavoro (comunica-
zione, ascolto, mediazione, collaborazione ecc.);
– è anche una competenza di cittadinanza, perché educa gli studenti a comprendere il pun-
to di vista altrui, anche se appartenente a etnie, culture o religioni differenti.
Lavorando sull’empatia ogni giorno si educano gli studenti all’acquisizione di tutte le com-
petenze sociali utili per la vita affettiva, lavorativa e sociale.
Concretamente il Metodo Rossi propone ai docenti delle semplici strategie per educare,
monitorare e valutare quotidianamente l’empatia in classe. Il tutto sempre all’insegna della
semplicità e della sostenibilità in classe.
• Format cooperativi per le competenze e le abilità disciplinari, utili per lavorare in modo
cooperativo sui testi, sugli esercizi, ma anche nella scrittura, nel prendere appunti, come nel
realizzare mappe, nel ripassare insieme ecc.
Citiamo, a titolo esemplificativo, il format delle “Mappe amiche”. Il lavoro sulle Mappe
amiche consente di allenarsi su due aspetti molto importanti. Il primo è la capacità di colla-
borare insieme: infatti, nel realizzare la mappa gli studenti devono saper comunicare, ascol-
tare, mediare e gestire il tempo come in un vero team di lavoro. Il secondo aspetto è la capa-
cità di apprendere in modo efficace: grazie alla Mappa amica gli studenti si allenano nel
selezionare le informazioni davvero essenziali, connettendole tra di loro; grazie alle domande
scritte sui rami della mappa, non saranno più costretti a imparare a memoria il “copione del
testo”. La comprensione profonda della mappa, infatti, consentirà loro di esporre l’argomento
anche senza seguire l’ordine del testo scritto. Ne gioveranno sia la memorizzazione (che di-
venta meno faticosa) sia l’esposizione (meno ansiosa e persino piacevole).
Il format delle Mappe amiche può essere utilizzato anche a casa, diventando parte del me-
todo di studio dello studente, dalla scuola secondaria fino all’università.
• Format cooperativi per il pensiero critico, in cui gli studenti possono imparare a riflettere
sugli apprendimenti proposti, sviluppando preziose competenze di cittadinanza. Citiamo, a
titolo esemplificativo, il format della “Discussione triangolare”, che ha l’obiettivo di abituare
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gli studenti a ragionare insieme in modo critico. Inizialmente è bene fornire agli studenti
un chiarimento di carattere culturale: nella nostra società il termine “discussione” ha assunto
un’accezione negativa che rimanda a litigio, scontro e conflittualità; nell’antica Grecia, invece,
la discussione rappresentava la forma più importante per pensare insieme, e Platone stesso
definiva la filosofia un “pensare tra amici”. Durante le Discussioni triangolari, quindi, gli
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studenti dovranno assumere questo spirito filosofico del pensare tra amici che possiamo rias-
sumere in cinque punti.
1. OBIETTIVO: un’idea non deve prevalere necessariamente sulle altre, ma occorre cooperare
per ragionare in modo profondo sul tema proposto.
2. COMUNICAZIONE: non solo è importante esprimere il proprio punto di vista, ma è ancora
più importante ascoltare il punto di vista degli altri compagni. Solo in questo modo gli
studenti potranno comprendere davvero il problema affrontato.
3. IDEE DIVERSE: se un compagno ha un’opinione diversa da quelle degli altri, occorre lasciare
da parte ogni sensazione di irritazione e, invece, dare spazio alla curiosità, perché ragio-
nando con chi ha idee diverse è possibile cogliere altri aspetti del problema.
4. ARGOMENTAZIONI: proporre un’opinione non è sufficiente, bisogna che emergano le argo-
mentazioni discutendo insieme; poi si valuta se le argomentazioni sono davvero valide o se
possono essere ampliate.
5. CLIMA DI GRUPPO: occorre periodicamente ricordare lo spirito di amicizia. Si possono avere
idee simili o completamente diverse, ma la filosofia è un pensare tra amici per avvicinarsi
alla verità.
• Format cooperativi per i compiti di realtà. È all’interno di uno di questi specifici compiti
di realtà che si può allenare, sviluppare e liberare il genio cooperativo degli studenti. Il Meto-
do Rossi prevede micro-compiti di realtà agili e facilmente integrabili nella didattica quoti-
diana. Poiché i compiti di realtà sono dei problemi aperti, sfidanti e complessi inseriti in un
contesto reale o che lo simula, il loro numero è potenzialmente infinito.
Elenchiamo tre macro-format, che potranno essere facilmente scomposti in micro-format,
di cui forniamo un esempio. La distinzione tra macro- e micro- interessa tre aspetti: la classifi-
cazione (il macro-format è una macro-categoria, che comprende una serie di micro-format dal
funzionamento simile); l’ampiezza (i macro-format rappresentano un problema aperto che si
presta a infinite soluzioni, mentre il micro-format è sempre un problema aperto ma circoscritto);
la durata (i micro-format richiedono un tempo di attuazione inferiore).
Macro-format 1: La pubblicità sensibile ➝ Micro-format: realizzare un volantino per sen-
sibilizzare su un argomento.
Macro-format 2: Il progetto comunitario (un progetto che risponda ai bisogni sensibili del-
la comunità di appartenenza) ➝ Micro-format: realizzare un progetto relativamente a un solo
ambito (territorio, scuola, classe ecc.).
Macro-format 3: Tavola rotonda dei punti di vista ➝ Micro-format: dilemmi cooperativi.
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Il Metodo Rossi prevede un circuito che orienta l’insegnante nella formazione dell’UdA in
quattro fasi.
• Fase 1 – APERTURA CRITICA. Nella prima lezione il tema dell’UdA viene proposto in modo
coinvolgente e problematizzante tramite i format sul pensiero critico.
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• Fase 2 – ESPLORAZIONE COOPERATIVA. Nelle lezioni successive (il cui numero è stabilito dal
docente) i contenuti disciplinari sono proposti tramite la lezione trifasica basata su for-
mat cooperativi centrati sulle conoscenze e le abilità della specifica disciplina.
• Fase 3 – MICRO-COMPITO DI REALTÀ. L’UdA si conclude scegliendo un tema coinvolgente sul
quale gli studenti, sempre in micro-gruppi cooperativi, dovranno svolgere un compito di
realtà.
• Fase 4 – VALUTAZIONE MISTA. A conclusione dell’UdA gli studenti verranno valutati sia sul-
le conoscenze acquisite (con la classica verifica individuale) sia sulle competenze attivate
durante il compito di realtà. In questo caso è prevista la “Matrice di Rossi”, una rubrica di
valutazione già compilata con indicatori e descrittori precisi, semplici e sintetici che aiute-
ranno gli studenti nell’auto- e co-valutazione con l’insegnante.
Come si può vedere dallo schema, il Metodo Rossi supera il complesso modello della pro-
gettazione per competenze con una più agile composizione dell’UdA tramite i format coope-
rativi.
STEP 2
STEP 1
Esplorazione
Apertura critica
cooperativa
STEP 4 STEP 3
Valutazione mista Micro-compito
(Matrice di Rossi) di realtà
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