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Politecnico di Milano
Scuola di Architettura Urbanistica e
Ingegneria delle Costruzioni
Progettazione dell’Architettura
A.A. 2021/2022 - sessione settembre 2022
Relatore Prof. Pier Federico Caliari Yasmine Tangou 946713
Marrakech,
tra moda e patrimonio
Le architetture d’acqua
Marrakech, between
fashion and heritage
Water architectures
abstract
In contrast to the arid environment and thirst, greenery and water arouse
enthusiasm and inspire poetry. Cultivated places, human conquests
over wild and domesticated nature, have value, while virgin nature is felt
as hostile. Beauty comes from order and nature can claim to awaken the
sensation of beauty only once it has been tamed, framed, and tidy. Life
comes from water. The art of living and the beauty of the gardens develop
and appear all around the water, from the places where it is harnessed,
made to flow from the earth, from which it is channeled into the fountains
and pools of the gardens.
Unlike the collective imagination, which paints the red Medina as an arid
and desert land, the city of Marrakech has a visceral link with water. Its
beauty lies in the ability to stand out and be characterized by this resource,
developing architectural forms that translate into water management from
the Haouz region’s depths.
The thesis focuses on the definition of the Medina as a fundamental part of
the UNESCO heritage, in particular the role of water in the characterization of
its society, and its rediscovery and enhancement through two scenographic
and set-up interventions by fashion Maisons, who presented the theme of
water as the central essence of their show, but according to two different
interpretations.
indice
28 Les khettara
La storia dei khettara
Il progetto idraulico Almohade
36 I hammam
44 Palazzo El Badi
Il palazzo
L’impianto idraulico
Il palazzo come spazio di intrattenimento
82 Conclusioni
85 Bibliografia
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Patrimonio UNESCO e Bellezza Universale
UNESCO Heritage and Universal Beauty
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A Marrakech e nel suo territorio domina un colore: il rosso dell’argilla
battuta e della pietra arenaria con la quale vengono realizzati i materiali
di costruzione. Questo carattere cromatico è diffuso sia nella Medina sia
nel territorio agricolo, dove i muri di delimitazione delle proprietà vengo-
no costruiti in terra cruda pressata. Questo è il motivo principale per il
quale la Medina viene anche chiamata la “città rossa” o “città d’ocra”.
Questo è uno dei tratti più evidenti del rapporto tra la città e il suo pae-
saggio: il materiale di cui la città è costruita, l’argilla, facilmente reperibi-
le sul posto, genera una simbiosi cromatica con il paesaggio nel quale
quest’ultima si erge.
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MARRAKECH, PATRIMONIO UNESCO
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Il valore patrimoniale di Marrakech, secondo il Comitato UNESCO, può
essere riassunto in questi quattro criteri.
Ultimo criterio è il valore della vita stessa che si è insediata nei 700 ettari
della Medina: l’antico habitat, reso vulnerabile dal cambiamento demo-
grafico, rappresenta un eccezionale esempio di città storica viva con il
suo groviglio di vicoli, le sue case, i souk, i fondouk, le attività artigianali
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L’ARCHITETTURA D’ACQUA A MARRAKECH
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Nella civiltà musulmana l’acqua rappresenta un simbolo di vita e un se-
gno dell’esistenza e della potenza di Dio, e il paradiso è descritto nel
Corano come “giardini sotto i quali scorrono i ruscelli”2, ovvero giardini
disposti secondo lo stile charbagh, un tipo di giardino generalmente
molto regolare nel design e nella disposizione, ed è spesso suddiviso
in porzioni geometricamente identiche, come dimostra il fatto che il ter-
mine charbagh3 si traduce approssimativamente come “un giardino in
quattro parti”.
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Tra giardino e città c’è un nesso stretto che ci parla di paesaggio: tanto
più la città è densamente costruita, quanto più la presenza dei giardini
al suo interno assume un significato importante. Il paesaggio è dentro
il giardino così come il giardino è dentro il paesaggio, come ci ricorda
Rodario Assunto nella “Ontologia e teologia del giardino”.
A sinistra: cartolina raffigurante un angolo della Palmeraie (foto dell’editore di carte postali L.L, 1917),
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Il ruolo sociale degli specchi d’acqua
Che sia nelle moschee, nelle piazze o nei ryad, le fontane e le piscine
nella cultura marocchina rappresentano da sempre un luogo centrale di
incontro ed interazione sociale, punto di riferimento per amici e familiari.
Nelle moschee l’acqua è lo spazio della purificazione: è spesso caratte-
rizzato da una fontana di acqua corrente dove si recano i musulmani per
fare l’abluzione, il wu-dhu’, rituale di pulizia di alcune parti del corpo, che
permette di compiere la preghiera. L’acqua nelle moschee acquisisce
un carattere religioso e spirituale.
Nelle piazze e nei giardini gli specchi d’acqua sono per i cittadini un
punto di riferimento, dove riposarsi e rinfrescarsi.
Nei ryad invece il wast-el-dar (centro della casa) è il fulcro della casa e
la fontana o il bacino è il fulcro del cortile. L’acqua qui rappresenta la
forza vitale della casa, e raccoglie gli abitanti in diversi momenti della
giornata, soprattutto le donne della casa. Infatti, proprio in questo spazio
le residenti consumano i loro pasti, accolgono gli ospiti con il rituale del
tè, si occupano delle faccende di casa come cucire, ricamare o ripulire
le spezie.
Spesso e volentieri questi cortili ospitano anche eventi e celebrazioni,
sempre al femminile, accompagnati da canti e strumenti musicali.
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In basso e a sinistra: musicisti marocchini nel cortile di Dar Pacha Glaoui (1946)
Marrakech è riuscita, nel corso di nove secoli della sua storia, a costruire Ma la storia della valorizzazione dell’Haouz non farà che confermare, a
pazientemente una delle reti più dense di gallerie drenanti sotterranee. posteriori, la giustezza della scelta degli Almoravidi di rivolgere l’atten-
Nella città infatti si possono notare dei pozzi allineati su parecchi chi- zione ad un sito collocato all’incrocio di enormi giacimenti idraulici. In
lometri e distanti qualche metro gli uni dagli altri che nascondono un seguito, quando gli Almohadi presero Marrakech nel 1174, espansero
lungo sistema di tubature sotterraneo che va a cercare l’acqua nelle la costruzione di canali superficiali (seguia) per portare ancora più ac-
profondità del suolo (20 o 50 metri) e la fa risalire all’aperto per semplice qua. Da qui fondarono i grandissimi Giardini Menara e i Giardini Agdal.
effetto gravitazionale. Queste gallerie convogliavano l’acqua fino a 50 Questi ultimi sono i più vecchi giardini rimasti nella città e rimangono un
chilometri dalla base dell’Atlante fino a Marrakech. L’acqua così captata riferimento storico culturale molto importante. Dalle loro enormi vasche
viene raccolta in un grande bacino e utilizzata per soddisfare i bisogni di si attingeva l’acqua che serviva per le moschee e per gli hammam.
irrigazione e di approvvigionamento di acqua potabile delle città e delle
comunità rurali. E’ questa galleria drenante sotterranea che si chiama Anche se scoperta durante l’antichità, la tecnica delle khettara ha avuto
khettara o ayn a Marrakech, foggara nelle oasi sahariane e in Siria, qanât un uso limitato. Sono gli ingegneri dell’Islam che hanno assicurato la più
in Iraq ed in Iran, karîz in Afganistan e falaj in Arabia. grande diffusione di questo sistema, mai più eguagliata dopo l’VIII e IX
secolo.
La ricerca delle origini ci porta all’XI secolo che ha conosciuto l’avvento
della dinastia almoravida (1061-1147) e la creazione della città di Mar- Viene stimato oggi in circa 30.000 il numero di gallerie sotterranee in uso
rakech (1071). Prima di questa data, la pianura era abbandonata alla nel mondo. La loro lunghezza complessiva è superiore a 100.000 km.,
vegetazione selvaggia formata da giuggioli spinosi, pistacchi, palme più di due volte e mezza la circonferenza della terra. La reti più estese di
nane e olivastri. Gli uadi dell’Atlante (Ourika, Riraya, N’Fis…) finivano questi canali sotterranei si trovano in Afganistan e in Iran.
nelle bassure paludose prima di gettarsi nel Tensift.
Si contavano nell’XI e XII secolo, una cinquantina di gallerie che necessi-
É al centro di questo scenario che gli Almoravidi hanno scelto di inse- tavano un investimento di più di un milione di giornate di lavoro facendo
diare i loro accampamenti. Con la prospettiva data dall’analisi storica, ci appello a centinaia di specialisti (ingegneri idraulici, geometri, livellatori
si accorge come l’ubicazione della città fu assennata e perfettamente e sterratori). Tutto un quartiere fu edificato nella Medina di Marrakech
adatta ai vincoli dell’ambiente e della topografia. Marrakech fu costruita (Dchar Todgha) per assicurare la realizzazione e il proseguimento tec-
in un luogo sufficientemente lontano dal Tensift e dalle acque stagnanti nico di quest’impresa colossale. Si stima in 20.000 il numero di ettari
che lo circondano, vicinissima all’Uadi Issil, che costituisce un drenag- irrigati da questa prima rete di canalizzazioni sotterranee.
gio naturale del troppo pieno d’acqua e a una distanza dalla montagna
tale che essa poteva assicurarsi la maggior parte delle risorse idrauliche
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I numerosi vantaggi dei khettara hanno aiutato il loro sviluppo su larga Per architetti e urbanisti, le khettara rappresentano solo degli ostacoli
scala a Marrakech. Infatti, in una regione caratterizzata da deboli preci- destinati a sparire dato che ingombrano i terreni da lottizzare: il risultato
pitazioni annuali (meno di 300 mm. all’anno) la tecnica dei khettara ha è una massiccia azione per interrarle, pavimentarle e farle sparire. Oc-
permesso di sfruttare le falde sotterranee profonde e di portare l’acqua corre condurre un’azione di lungo respiro e colmare il vuoto giuridico
in superficie per i differenti usi (agricoli e non agricoli). Inoltre grazie al esistente, considerare certe khettara di Marrakech, soprattutto le più
ritardo dell’infiltrazione, il massimo dei flussi coincide spesso con la sta- antiche, come dei monumenti storici. Eliminarle significa infatti non solo
gione secca, quando il bisogno d’acqua è maggiore. I khettara hanno condannare a sparizione i rari spazi verdi che sopravvivono a Marra-
permesso l’approvvigionamento sul territorio di acqua pura e potabile kech, ma anche a confinare nella marginalità sociale, quella parte di
con una temperatura ideale, fresca d’estate e tiepida d’inverno, con il popolazione che vive di questo patrimonio e degli effetti benefici che
successivo stabilimento e sedentarizzazione della popolazione nei pres- distribuisce.
si delle canalizzazioni. I khettara hanno permesso anche il mantenimen-
to dei paesaggi caratteristici del palmeto e dei giardini di periferia della
città.
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Palazzo del sultano, corte interna, Médiathèque de l’architecture et du patrimoine (Foto di Garcia, 1916) Palazzo del sultano, corte interna, Médiathèque de l’architecture et du patrimoine (Foto di Garcia, 1916)
Più tardi infatti, nel 7 ° secolo dC, con la conquista della Siria e di
Alessandria nel 642 dC da parte degli arabi sulla costa mediterranea
dell’Egitto, nacque la religione musulmana. La sua influenza si estese
nell’Impero Ottomano, nel Maghreb e nel Medio Oriente, portando alla
creazione di bagni moreschi o bagni di vapore turchi, che si ispiravano
alle terme romane. Un aneddoto racconta che i manoscritti della bi-
blioteca di Alessandria, durante la sua distruzione, furono bruciati per In alto: stampa illustrazione del hammam arabo
riscaldare l’hammam. In basso: schema della struttura del hammam
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IL PALAZZO EL BADI
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La porta principale del complesso del palazzo si chiama bab al rokham,
una porta di marmo, e si apre nell’angolo sud-ovest del palazzo, sul lato
della Kasbah. Un sistema di corridoi e stanze sotterranee permetteva
alla servitù di circolare senza essere vista. I seminterrati comprendeva-
no anche hammam, cucina e una prigione.
Il cortile interno è lungo 135 metri e largo 110 metri con al centro una pi-
scina di 90 metri di lunghezza per 20 metri di larghezza, sormontata da
un getto d’acqua. Al centro di esso si trova una fontana monumentale,
con quattro aiuole sottostanti piantate da alberi da frutto. Nei 4 angoli del
palazzo si trovano 4 piscine di 30 metri per 10 metri.
Sul perimetro del cortile del palazzo poi sono costruiti due grandi padi-
glioni: il padiglione verde e l’eliotropio. Delimitati da un lungo loggiato di
ampia superficie, questi padiglioni comprendevano gli spazi destinati
In alto: scavo delle mura originali di palazzo El Badi
alla residenza dei visitatori e degli ambasciatori.
A sinistra: pianta di palazzo El Badi
In basso: particolare del disegno conservato nella Biblioteca dell’Escorial rappresentante il palazzo El Badi
Sovrastanti una cupola lignea riccamente decorata sorretta da dodici
colonne e fiancheggiati da piccole vasche di raffreddamento a terra,
questi due padiglioni erano frequentati dal Sultano: il padiglione del
pubblico per ricevere ambasciate e visitatori, il padiglione di cristallo ad
uso privato. Entrambi sono quasi identici nello stile con pavimenti zellige
e affiancati da due file di colonne di marmo.
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Le forme sono in gran parte familiari agli amanti del Dior di Chiuri: ca-
pi-spalla da ragazzo con frocks da ragazza, pantaloni anti-fit con giac-
che sinuose croccanti e camicie da bowling cool solo perché. I vestiti
sono riccamente decorati, con tessuti completamente stampati, ma la
storia dietro i vestiti è ancora migliore. La stampa a cera olandese è un
prodotto che ha un passato multiculturale, che coinvolge Asia, Europa
e Africa. È anche un prodotto che è stato sminuito da imitazioni digitali
grezze e ampiamente utilizzate.
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A sinistra: allestimento sulla piscina nel cortile di palazzo El Badi con candele
In basso: allestimento dell’area per la cena
Queste parole sono tratte dal romanzo esistenziale del 1949, scritto da
Paul Bowles8 e ambientato in Nord Africa. Parole che trattano di spazio,
vita e memoria, che verranno poi riprese da Anthony Vaccarello come
concept per la Collezione Uomo Primavera Estate 2023.
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YSL e Marrakech
Quando lo scrittore americano Paul Bowles pubblicò il suo romanzo, il
giovane pied-noir francese Yves Saint Laurent non aveva ancora lascia-
to la sua città natale di Oran, in Algeria, per le luci brillanti di Parigi. Ha
messo piede per la prima volta a Marrakech quasi due decenni dopo
con il suo partner Pierre Bergé, nel 1966. La storia della Maison narra il
legame d’affetto che lo stilista nutriva per la città di Marrakech, che era
diventata per lui rifugio intimo, dove godeva di un ritmo di vita più calmo
e semplice, in contrasto con il suo intenso programma di lavoro parigino.
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La scenografia
L’ambientazione dello spettacolo onora la maestosa bellezza del Ma-
rocco. In mezzo al vasto e arido sconosciuto Es Develin, scenografa
londinese, ha creato un colonnato rivestito di specchi che circondava
file di sgabelli rosso polvere simili a pietre creati da artigiani locali, non-
ché un’oasi circolare con laghetto al centro dello spazio espositivo. Gli
ospiti si sono seduti di fronte al picco del deserto in lontananza, mentre
la vista delle dune di sabbia è stata offuscata dalla nebbia artificiale che
si alzava dal terreno ai margini dell’ambientazione all’inizio dello spet-
tacolo. Quando lo spettacolo volgeva al termine, un anello di metallo
perforato, illuminato sul bordo interno, si è alzato dallo stagno rotondo,
attorcigliandosi, ruotando ed emettendo la stessa nebbia artificiale che
offuscava lo spazio dell’evento.
L’acqua è il fondamento di Marrakech e della sua vita sociale: ne ha Una delle maggiori sfide è la valorizzazione della vecchia Medina come
influenzato le abitudini, gli usi e i costumi. La rete di canali sotterranei patrimonio composto da beni immobili e culturali, affinché possa man-
dei khettara ha garantito per secoli lo sviluppo di questa città, portando tenere la propria identità nel futuro agglomerato di Marrakech. La con-
all’espansione della Medina e alla nascita di tipologie architettoniche nessione tra fashion e heritage potrebbe caratterizzare una possibile
che dialogano con il contesto. soluzione al problema. Il mondo della moda, infatti, è responsabile della
La pratica urbanistica e architettonica locale però, così come i suoi preservazione di numerosi patrimoni UNESCO, grazie al mecenatismo
metodi di costruzione, sembrano oggi solo interpretare l’immagine po- culturale, quella volontà di associarsi a un patrimonio culturale e storico
sitiva della modernità, non curante dei secoli di storia nascosti sotto la e prendersi carico della sua conservazione, in cambio di agevolazioni
superficie della Medina. Marrakech è abbandonata ai turisti in cerca di economiche. Il problema però risiede nel momento in cui gli interventi
una rappresentazione esotica della città araba, causando una graduale di queste Maisons di moda, che siano allestimenti o eventi, non vanno
perdita della sua bellezza autentica. In quest’ottica i khettara sono visti a rispettare o a valorizzare pienamente il sito, o anzi vanno ad impattare
come un ostacolo da abbattere, malgrado molti di questi siano tutt’oggi negativamente dal punto di vista ambientale, come nel caso di YSL nel
utilizzati come canali d’acqua, soprattutto nei quartieri più poveri. deserto di Agafay. I casi di Dior e YSL sono interessanti per il modo in
Il fenomeno di urbanizzazione moderno mette a rischio il valore univer- cui hanno deciso di interpretare la Medina rossa, andando entrambi ad
sale della Medina. Un luogo senza radici, senza memoria, distaccato implementare il tema dell’acqua come fonte centrale dell’allestimento,
dai riti, i gesti, i viaggi magici che hanno tanto definito e caratterizzato la e al contempo dimostrano che ci sono diversi metodi di approccio nei
città, è un luogo senza memoria, è un luogo vuoto. Le splendenti rovine confronti di un territorio e di una società.
senza il loro passato diventano una mera fantasia in mezzo al deserto.
1. World Heritage List è la denominazione ufficiale delle aree registrate nella lista del patri- AlmAgro, Antonio. Análisis arqueológico del pabellón occidental del palacio al-Badi’ de Marrake-
monio mondiale ch. Arqueología de la Arquitectura, 2013
2. Corano 9:72. I giardini sono menzionati nel Corano per rappresentare una visione del pa-
radiso. Afferma che i credenti abiteranno in “giardini, sotto i quali scorrono i fiumi”. AltmAn, Nathaniel. Sacred water: the spiritual source of life. Paulist Press, 2002
3. Il charbagh, visto come un simbolo islamico del paradiso, si è evoluto dai canali di irri-
gazione del mondo antico. Dar, Ishfaq Khursdhid. “Mughal Gardens As A Reminder Of Attilio, Petruccioli. Il giardino islamico. Architettura, natura, paesaggio. Electa, Milano, 1994
Paradise And A Place Of Pleasure.” Think India Journal 22.4 (2019): 9884-9889.
4. La sura 55 del Corano, “Il misericordioso”, contiene la descrizione più dettagliata del con- Bennison, Amira K. Almoravid and Almohad Empires. Edinburgh University Press, 2016
cetto spirituale islamico del giardino. Sono descritti quattro giardini e il numero quattro
gioca un ruolo importante nella disposizione geometrica di un giardino islamico, poiché è Bogoni, Barbara. Morocco, Architetture Paesaggi città. Universitas Studiorum, 2015
tipicamente disposto all’interno di un rettangolo.
5. I nomi di Dio nell’Islam sono 99, dalle valenze particolarmente sacre, note solo agli spiriti Boughrous, Ali Ait. Biodiversité, écologie et qualité des eaux souterraines de deux régions arides
più elevati e particolarmente edotti dal loro lungo e faticoso cammino di apprendimento. du Maroc: le Tafilalet et la région de Marrakech. Université Cadi Ayyad Faculté Des Sciences
6. Almagro, Antonio. Análisis arqueológico del pabellón occidental del palacio al-Badi’ de Semlalia Marrakech, Marrakech (2007)
Marrakech. Arqueología de la Arquitectura, 2013
7. Il termine “toile de Jouy” si riferisce a una piccola città francese Jouy-en-Josas, vicino Bowles, Paul. The Sheltering Sky, 1949
a Versailles, sede della Manifattura Oberkampf. Christophe-Philippe Oberkampf (1738-
1815), imprenditore francese di origine tedesca, fu tra i primi produttori di questi tessuti. DAr, Ishfaq Khursdhid. Mughal Gardens As A Reminder Of Paradise And A Place Of Pleasure.
8. Citazione dal romanzo giallo di Paul Bowles, The Sheltering Sky, 1949 Think India Journal 22.4 (2019): 9884-9889.
9. Disegni tecnici reperiti dallo studio della scenografa Es Develin
gAllotti, Jean. Le jardin et la Maison arabes au Maroc. Albert Lèvy Edizioni, 1926
lehrmAn, Jonas Benzion. Earthly paradise: garden and courtyard in Islam. Univ of California
Press, 1980
rAftAni, Kamal, rADoine, Hassan. The Architecture of the Hammams of Fez, Morocco. Archnet-I-
JAR : International Journal of Architectural Research, 2008
stuDio Ko. Yves Saint Laurent Museum Marrakech. Phaidon Press, 2022
wilBAux, Quentin, michel Lebrun, KirK, McElhearn. Marrakesh: the secret of courtyard houses.
www. acr-edition. com, 2008
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