Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Filosofia PDF
Filosofia PDF
DOMANDE
LE GRANDI DOMANDE DELLA
Filosofia
DELLA
Che cos’è
Dio esiste? Agostino Platone l’amore?
I QUESITI SEMPLICI MA PROFONDI CHE HANNO TURBATO L’UOMO FIN DALLE ORIGINI
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
è in edicola
ANCHE IN
VERSIONE
DIGITALE A
,90€
4 Scansiona il QR Code
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
LE SPLENDIDE edizione
MONOGRAFIE cartacea
Se qualcuna ti è sfuggita
puoi acquistarla adesso on line
STORICHE
9 ,90€
anche in versione
Scegli quelle che ti interessano e acquistale sul nostro portale: molte
sono disponibili anche in formato digitale.
digitale a soli 4,90€
Giorno dopo giorno, La storia della più Lo speciale sulle forze Una grandiosa La Storia decisa Le ambizioni di
la tragica parabola antica e grande civiltà d’élite più preparate e avventura durata da idealisti, pazzi espansione degli
di un grande tiranno europea coraggiose al mondo tre secoli e criminali italiani nel mondo
La storia e i grandi La storia e la vita di La città santa di tre Un salto nel tempo Gli incontri di grandi Un pellegrinaggio
personaggi della uno dei corpi militari religioni attraverso per rivivere il mondo uomini con donne magico, da conoscere
frontiera americana italiani più famosi i millenni degli antichi romani speciali passo dopo passo
Un corpo militare La storia fatta da Una stagione dell’arte Il destino li ha messi Uomini e donne di Le terrorizzanti
che è prima di tutto uomini unici italiana fantastica su un trono: vite ogni epoca, segnati invasioni che hanno
una fede, un ideale e imprescindibili e irripetibile chiacchierate e invidiabili da un grande destino creato l’Europa
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
la filosofia?
a che cosa serve
I
n un’epoca in cui la tecnologia riveste un
ruolo così preponderante e decisivo in tutti
gli aspetti della vita e in cui l’evoluzione
scientifica appare tanto veloce da farci
pensare che presto potremmo giungere a una
conoscenza del mondo pressoché completa,
“fare filosofia” può apparire un’attività oziosa.
Un lusso riservato a chi può permettersi di
dedicare il proprio tempo a qualcosa che non
ha, dopotutto, alcuna utilità pratica. IL MESTIERE
Questo giudizio nasce da un equivoco, DI UOMINI
quello di immaginare il filosofo come un Quello del filosofo
pensatore chiuso nella proverbiale “torre è un atteggiamento
d’avorio”, intento a porsi domande e fornire rispetto al mondo
risposte che risulteranno comunque irrilevanti e alla vita in generale.
per chiunque non sia interessato al sapere in Nell’opera Il filosofo in
quanto tale. In realtà, chiedersi a che cosa meditazione, del 1632,
possa mai servire la filosofia significa, di Rembrandt pone il suo
fatto, domandarsi quale utilità abbia cercare pensatore al centro della
di capire il mondo, noi stessi e gli altri. luce solare che invade la
stanza. Alla sua sinistra,
L’utilità del pensiero una bella scala elicoidale
Intesa come disciplina, la filosofia, ovvero conduce in alto, alludendo
l’esercizio della ricerca intellettuale del sapere, alle verità superiori, colte
ci aiuta a pensare meglio. Fare filosofia, ” attraverso la meditazione.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
A che cosa serve la filosofia?
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
A che cosa serve la filosofia?
come scopriremo di pagina in pagina, significa
sviluppare un sistema di pensiero razionale in I filosofi possono ancora fare la differenza
grado di produrre conclusioni coerenti con le
premesse iniziali e di pervenire, finalmente, a una
spiegazione o a una visione della realtà.
Q uando pensiamo alla filosofia,
siamo istintivamente portati a
pensare che si tratti di un percor-
riflessione sull’intelligenza, sull’iden-
tità umana e sul futuro dell’umanità.
John Searle, per esempio, ritiene
I meccanismi e le strategie messe in atto in so concluso, e che oggi chi se ne che un computer non potrà mai svi-
questo tipo d'indagine hanno carattere universale: occupa sia impegnato solo a studia- luppare una mente simile a quella
possono essere usate in qualunque ambito per re e commentare i grandi pensatori umana attraverso un programma,
giungere a conclusioni efficaci. Esercitare e del passato. In realtà, come fa nota- come invece preconizzano i soste-
studiare la filosofia ci consente anche di scegliere re la filosofa Rebecca Newberger nitori dell’avvento della cosiddetta
gli ideali e la visione del mondo che meglio si Goldstein, attualmente esistono e “intelligenza artificiale forte”, che
accordino con la nostra sensibilità intellettuale. Un si stanno sviluppando nuove linee di sarà in grado di ragionare autonoma-
pensiero originali e capaci di aggiun- mente e dotata di autocritica.
« Ogni filosofo
gere nuove idee e nuove prospettive. Il compito dei filosofi di oggi,
Per esempio, negli ultimi trent’anni dunque, sembra essere quello di
il movimento animalista è diventato contribuire alla comprensione della
la cattiva coscienza
prio un filosofo, l’australiano Peter ve prospettive e
Singer, che, nel 1975, nel libro Libera- indicando la via
zione animale, richiamava l’attenzione dei possibili
I problemi da risolvere
Un simile atteggiamento ci consente di non
cadere vittime di pregiudizi intellettuali, e in
più ci offre la possibilità di esercitare un’azione
di controllo sulla società in cui viviamo.
Come disse il presidente degli Stati Uniti John
Fitzgerald Kennedy, «gli uomini che creano
il potere offrono senz’altro un indispensabile LA SFIDA
contributo alla grandezza di un Paese, ma DEL XXI SECOLO
quelli che mettono in discussione il potere non Il rapporto tra mente
sono da meno, soprattutto quando il loro agire umana e intelligenza
è disinteressato; perché sono loro che rivelano artificiale sta diventando
se siamo noi a usare il potere oppure se è il oggetto di indagine
potere che usa noi». Non è del resto un caso se filosofica: il computer
proprio Socrate (470-399 a.C.), che si definiva diventerà davvero
un “tafano” che continuava a infastidire gli altri più intelligente
con le sue domande insistenti, fu condannato a dell’uomo? Non è così
morte dalle autorità dell’epoca. che la pensa John
Possiamo applicare il pensiero filosofico a tutti Searle (a destra).
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« Ci si ciba di slogan pubblicitari,
ci si accontenta di modeste
evidenze. Sono, invece, le grandi
e ultime domande a mettere in moto
l’anima e a dare senso alla vita.»
MONSIGNOR GIANFRANCO RAVASI
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
degli effetti immediati, pratici e concreti. Il suo
campo d’azione è la speculazione intellettuale,
che dà profondità, indirizzo e scopo allo sviluppo
delle altre attività umane. Fino a pochi decenni fa,
la nostra società era ancora immersa negli effetti
economici, politici e sociali della Rivoluzione
industriale del XIX secolo: la fine del cosiddetto
“secolo breve”, il Novecento, ha per molti versi
coinciso con la chiusura di quel periodo e l’inizio
di un altro, caratterizzato da elementi differenti
di progresso, come il computer, le nuove scoperte
scientifiche, l’esplorazione dello spazio, la società
aperta, il mescolamento di culture molto lontane
fra loro. La velocità del cambiamento è stata tale
che, all’improvviso, la vecchia filosofia è sembrata
incapace di offrire spiegazioni e una guida verso un
futuro, che a un tratto apparivamolto diverso da
quello che i nostri nonni avevano sognato. Eppure
è proprio a questo punto che, storicamente, la
filosofia si dimostra una preziosa alleata, perché ci
impone una disciplina intellettuale chiarificatrice,
offrendoci diverse chiavi di lettura, grazie alle
quali interpretare il mondo nelle sue continue e
imprevedibili trasformazioni.
L e nuove sfide
Dunque, la filosofia del XXI secolo è chiamata
non solo ad aiutarci ad affrontare i problemi e
le domande che da sempre l’uomo si pone, ma
anche a rispondere a sfide del tutto inedite, quelle
che il nostro tempo ci sottopone. Il progresso
tecnologico e scientifico, i nuovi equilibri geopolitici
e i cambiamenti sociali si avvicendano a un ritmo
molto più veloce rispetto a quanto avveniva
in passato. Siamo in uno stato di “rivoluzione
permanente” che presenta molti rischi e incognite,
ma anche grandi opportunità. La Storia
insegna che a periodi tanto instabili
e turbolenti si associa sempre una La filosofia non serve a
fase di profondo rinnovamento
del pensiero, che è chiamato a
niente, parola di Aristotele
rivalutare schemi e visioni ormai
inadeguati a interpretare il
presente per sostituirli con altri,
C hi ritiene che la filosofia sia un’occupa-
zione inutile potrebbe sentirsi rincuorato
nel leggere l’opinione che il grande Aristote-
più adatti a spiegare ciò che sta le esprime nella Metafisica: «La filosofia non
accadendo. Così, per esempio, John serve a nulla!». Ma in realtà, come ci spiega lo
Perry e Ken Taylor, due studiosi stesso Aristotele subito dopo, proprio in que-
dell’università di Stanford, hanno sto risiede la grande forza e l’importanza della
provato a delineare i principali campi disciplina filosofica: «dal momento che è pri-
d’azione dei nostri tempi nei quali la va di legami di servitù, è il sapere più nobile».
filosofia si rivela in grado di dare un Insomma, perché la filosofia serva davvero,
contributo fondamentale. A partire dalla non deve servire a niente, fuorché a se stessa.
necessità di ricostruire Si tratta di una conclusione solo apparen-
un tessuto sociale che temente paradossale, ma che in realtà
i flussi migratori, risulta assai significativa, soprattut-
da una parte, e to in un contesto intellettuale come
l’interconnessione quello odierno, in cui sembra pre-
globale, dall’altra, valere una visione immediatamente
hanno reso più utilitaristica delle cose e del mondo.
complesso e fragile.
10
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
A che cosa serve la filosofia?
Anche i progressi delle neuroscienze, che stanno
modificando addirittura la percezione del rapporto
mente-corpo, preoccupano e affascinano al tempo
stesso: le scoperte sul funzionamento del cervello
e l’accelerazione delle scienze cibernetiche stanno
avvicinando il momento in cui il concetto di
intelligenza dovrà essere ripensato ed esteso anche
al di fuori dei confini dell’individualità: quali
sono le opportunità e quali i rischi? E, a proposito
di opportunità e di rischi, possiamo chiederci:
la conoscenza condivisa, a portata di clic, è una
conquista democratica e sociale oppure un nuovo
campo di scontro tra verità e falsità, in cui gli
antagonismi e le pulsioni umane rischiano di
soppiantare i fatti con le pure opinioni?
Infine, dobbiamo prepararci ad affrontare quello
« La filosofia
è una disposizione
naturale propria
dell’essere umano.
Tutti i bambini,
Imparare a ragionare dopo i sei anni,
si domandano
rende migliori
S tudiare la filosofia può aiutare a miglio-
rare le nostre abilità anche in altri campi,
apparentemente distanti da quello di sua che cos’è la morte.»
pertinenza, soprattutto nel periodo dell’ap-
prendimento. È quanto emerso da una ricerca HANS GEORG GADAMER
inglese, condotta dal gruppo no-profit Educa-
tion Endowment Foundation, che ha coinvolto che probabilmente si rivelerà il vero, grande banco di
oltre 3.000 bambini di età compresa tra i nove prova per l’umanità: il problema dell’identità, messo
e i dieci anni. I bimbi hanno partecipato a un in discussione da mete tecnologiche ormai prossime,
corso di filosofia, durante il quale sono stati come la clonazione e le capacità di migliorare o
chiamati a discutere temi importanti, riflet- alterare le capacità mentali e le percezioni. Le
tendo collet tivamente e individualmente, conquiste della scienza saranno in grado di
ponendo domande e cercando risposte. trasformare, in modo forse irreversibile, il concetto
Alla fine dell’anno scolastico, gli insegnanti stesso di personalità, tanto da indurre a chiedersi
hanno rilevato un miglioramento generale nel PROBLEMI se avrà ancora senso parlare di “io” quando parte
rendimento in matematica e nelle capacità di PER BAMBINI del pensiero non dipenderà più dalla nostra unicità
lettura. A far registrare i maggiori progressi Già da bambini iniziamo naturale, ma sarà determinato da cause esterne.
sono stati i bambini provenienti dagli ambienti a porci domande sulla L’urgenza e l’importanza di questi problemi è tale
più svantaggiati, che hanno cominciato a incre- vita e sull’origine del da non poter demandare ad altri la responsabilità
mentare le loro prestazioni dopo soli due mesi. mondo. Ecco perché delle risposte: ciascuno di noi è chiamato a prendere
I ricercatori sostengono di aver notato anche alcuni filosofi ritengono parte in prima persona al processo che disegnerà la
miglioramenti nella capacità di ascolto e nel che tali temi debbano vita nel futuro che ci aspetta. E per essere in grado
grado di fiducia nei confronti degli altri. essere trattati fin dalla di affrontare al meglio questo impegno decisivo,
scuola primaria. dobbiamo diventare tutti un po’ filosofi.
11
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
12
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Come
ragionare
in modo
corretto?
Per riflettere sui grandi interrogativi esistenziali
la curiosità non basta: occorre sviluppare un metodo
e imparare a usare al meglio la nostra razionalità
Q
uando ci troviamo di fronte a una spiegazione che soddisfi una curiosità che non ha
domanda che riguarda un aspetto nulla a che fare con l’atto concreto del nascere,
particolarmente significativo della ma che lo giustifichi. Il punto, dunque, è come
nostra esistenza, ci accorgiamo subito trovare le risposte alle grandi domande: se non
che non possiamo affrontare tale dilemma come possiamo sperare nell’aiuto della sola osservazione
faremmo di fronte a qualunque altro quesito. Non o nella rigida applicazione di teorie scientifiche
si tratta infatti di reperire un’informazione, oppure sperimentate, su quali armi a nostra disposizione
di risolvere un problema a partire da dati certi possiamo contare per affrontare questi problemi?
e attraverso una procedura unica e riconosciuta
universalmente valida, bensì di decidere come IMPARARE L e cose da sapere
interpretare la nostra vita, quella del nostro A PENSARE Uno dei primi ostacoli, che spesso spegne
prossimo e la nostra visione del mondo. Il ragionamento filosofico sul nascere la spinta all’indagine filosofica, è la
Ciò di cui siamo in cerca, insomma, non è non è un’attività riservata convinzione che tra le condizioni iniziali necessarie
una soluzione, ma una risposta. C’è una grande a pochi eletti: è una vi sia una conoscenza già acquisita dell’oggetto della
differenza tra il chiedersi, per esempio, “come disciplina alla portata nostra ricerca. In realtà, paradossalmente, una delle
sono stato concepito?” e “perché sono nato?”: di tutti, a patto di difficoltà maggiori quando si affronta un problema
entrambe le domande riguardano il medesimo coltivarla con impegno, complesso e articolato consiste proprio nell’analisi di
evento (la nostra nascita), ma alla prima possiamo come ben rappresentato quello che già conosciamo sull’argomento. Il rischio
rispondere studiando la riproduzione umana, dal Pensatore di Rodin, è infatti quello di essere influenzati da opinioni e
mentre alla seconda, dobbiamo replicare con una nella pagina a fronte. idee sedimentate in precedenza: se ci chiediamo che ”
13
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
cosa ci aspetta dopo la morte, per esempio, la nostra
«Qualunque interesse
della mia ragione è concentrato
idea sull’aldilà sarà probabilmente già formata,
derivata da una serie di opinioni che abbiamo
assorbito in seguito all’educazione che abbiamo
su tre domande:
ricevuto a casa, a scuola o in chiesa. Per questo,
il primo passo è quello di fare un passo indietro,
rivalutando ciò che, magari inconsciamente,
riteniamo vero per abitudine o superficialità e non
per convinzione. È quello che ci raccomanderebbe Che cosa posso sapere?
di fare Platone (428-348 a.C), il quale definisce
filosofo proprio chi ama la verità e non segue
l’opinione, cioè la conoscenza delle sole apparenze Che cosa posso fare?
(o di quelle che vengono comunemente accettate
come verità). Ma come fare? Socrate, il maestro di
Platone, partiva da un semplice presupposto: quello
In che cosa ho diritto di sperare?»
di “sapere di non sapere”. Accettando la nostra IMMANUEL KANT
ignoranza, possiamo procedere nella costruzione
delle risposte a partire da affermazioni che possiamo
accogliere come vere solo dopo averle valutate e
confrontate con le possibili alternative.
14
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Come ragionare in modo corretto?
SUBALTERNI
pio, analizzando le seguenti affermazioni, sono P èP
collegate tra loro: ogni greco è un uomo;
ogni uomo è mortale; quindi, ogni greco è CONTRADDITTORI
mortale. Adesso, come faceva Aristotele,
utilizziamo delle lettere per rappresentare
i singoli elementi all’interno di un ragiona- SiP SoP
mento (per esempio: se A appartiene a B e Qualche S Qualche S
B appartiene a C, allora A appartiene a C). èP non è P
Sappiamo anche che tali termini non
sono tutti equivalenti, ma il loro rapporto
è variabile. Nel nostro esempio, il termine S SP P S SP P
maggiore (il più ampio) è “mortale” (tutti gli
SUBCONTRARI
IL PENSIERO tra loro, comporranno il nostro uomini pensano;
LOGICO ragionamento, secondo regole e quindi, io penso»,
Alla base di un processi che rappresentano l’oggetto della abbiamo costruito un
ragionamento solido logica: l’arma più potente a nostra disposizione per sillogismo, partendo da due
e funzionale, in grado affrontare qualunque sfida intellettuale. premesse e arrivando a una conclusione vera
di giungere a conclusioni (data come assodata la verità delle due premesse,
coerenti, c’è sempre L e regole da osservare ovviamente). Se invece diciamo: «Io penso; tutti
l’uso corretto delle Etimologicamente parlando, la logica è la gli uomini pensano; quindi, io sono un uomo», il
leggi della logica. scienza dell’espressione del pensiero: il termine nostro sillogismo, seppure apparentemente simile
deriva infatti dal greco logos, traducibile sia al precedente, non è corretto, perché nelle premesse
con “pensiero”, sia con “parola”. È dunque la non viene esplicitamente dichiarato che solo gli
logica quella che utilizziamo ogni volta che uomini pensano: io potrei appartenere a un’altra
organizziamo le nostre idee e le esprimiamo, specie pensante. Il rigore è dunque una caratteristica
agli altri e a noi stessi, quando ragioniamo. imprescindibile della logica, senza la quale non
Tutte le scienze, però, poggiano su tecniche che possiamo sperare di giungere a conclusioni
permettono a chi le utilizza di ottenere risultati sempre valide e quindi utilizzabili come verità nei
efficaci. Per usare al meglio la logica, quindi, ragionamenti successivi. Il ragionamento logico
occorre seguire le sue regole con coerenza, per non presuppone l’utilizzo di elementi (operatori) che
rischiare di approdare a risultati contraddittori tra collegano due proposizioni in maniera diversa, i
loro, o perfino a conclusioni errate. cosiddetti connettivi logici (“e”, “o”, “se”…), che
Il fondamento della logica è quello che Aristotele, permettono di definire le relazioni tra le proposizioni
nel IV secolo a.C., ha denominato sillogismo, che collegate così da formare una terza proposizione
consiste nel collegare tra loro delle proposizioni (costituita dalle prime due e dal connettivo) che
per costruire un’argomentazione. Per esempio, possiamo provare essere vera o falsa. Gli specialisti
quando diciamo: «Io sono un uomo; tutti gli individuano diversi tipi di logica (formale, ”
15
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Come ragionare in modo corretto?
estensionale, matematica…), ma il fondamento
comune a tutti è lo stesso di quello che dobbiamo Parola d’ordine: semplificare
utilizzare per costruire un ragionamento valido.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
ponendo un’alternativa assurda, per provarne
« Gli assiomi della filosofia
non sono assiomi
la fallacità. Gli scienziati, invece, sono chiamati
ad applicare il metodo scientifico, quindi a
convalidare le proprie affermazioni con delle
evidenze sperimentali. Per confutare una teoria
che riteniamo falsa, poi, possiamo cercare dei finché non li abbiamo provati
sulla nostra pelle.»
contro-esempi. E se invece stiamo affrontando
un argomento che riguarda un oggetto che
non possiamo “vedere” perché sfugge ai sensi,
oppure vogliamo mettere alla prova una nostra JOHN KEATS
intuizione? Allora, possiamo fare come i
grandi fisici del Novecento, Einstein e Bohr su
tutti, che per confermare o confutare le loro Prima di tutto, quindi, dobbiamo stabilire una
teorie sulla relatività e sulla fisica quantistica serie di affermazioni che consideriamo vere “a
escogitavano degli “esperimenti mentali”, priori”, cioè senza la necessità di una prova: i
cercando di immaginare gli esiti concreti delle cosiddetti “assiomi”, come per esempio quello
loro elaborazioni teoriche. di uguaglianza, che stabilisce che una cosa è
Non appena cominciamo a sviluppare un uguale a se stessa. Simili agli assiomi sono le
ragionamento logico, ci accorgiamo di trovarci cosiddette “verità analitiche”, che riguardano
di fronte alla necessità di definire una serie di le definizioni: il fatto che il triangolo abbia tre
principi sui quali costruire il nostro pensiero lati, per esempio, è una verità analitica (Kant
così che possa risultare efficace e funzionale. lo chiama “giudizio analitico”), mentre non lo è ”
17
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
il fatto che 4+7 è uguale a 11, perché il numero posteriori” diventano tali dopo che ne abbiamo SULLE SPALLE
11 non è sottinteso nel 4 o nel 7, quindi per avuto esperienza (“il cane abbaia” possiamo dirlo DEI GIGANTI
ottenerlo occorre un’operazione ulteriore di solo dopo aver sentito abbaiare l’animale). Ogni conquista filosofica
sintesi delle informazioni contenute nei primi Infine, ma si tratta di principi da maneggiare non è solo il risultato
due numeri (e infatti l’affermazione 4+7=11 è con estrema cura, possiamo ricorrere anche della mente di un singolo
una verità sintetica, o “giudizio sintetico”). all’intuito e all’immaginazione, facendo quindi pensatore, ma la somma
Anche le “verità a priori” non richiedono prove, appello ai concetti di ovvietà (“una cosa è vera di secoli di riflessioni,
ma sono, appunto, verità che appaiono tali al perché non può essere altrimenti”) e di verità critiche e discussioni.
pensiero (“se A è maggiore di B e B è maggiore di evidente (“una cosa è vera perché tale mi appare”).
C, allora A è maggiore di C”), mentre quelle “a In questi casi dobbiamo essere consapevoli del fatto
che gli assunti inziali del nostro ragionamento
possono essere veri per noi e in un certo contesto,
ho un problema
Scegliere un maestro
Un altro grande strumento che la filosofia ci
mette a disposizione quando dobbiamo cercare
DEDUZIONE INDUZIONE
TEORIA TEORIA
IPOTESI IPOTESI
OSSERVAZIONE MODELLO
CONFERMA OSSERVAZIONE
18
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Come ragionare in modo corretto?
il tuono e il fulmine, per giungere fino agli ROVESCIAMO invita a scommettere tutto sull’ipotesi che Dio
scienziati dei nostri giorni, che indagano i misteri IL PROBLEMA esista, dal momento che ne potremo trarre solo
del tempo e dell’universo, dell’infinitamente Se non riusciamo vantaggio. Allo stesso modo, se siamo alla ricerca
piccolo e dell’infinitamente grande, possiamo a dimostrare la verità di una visione generale del mondo, possiamo
contare sulle idee, sulle intuizioni, sulle scoperte di un ragionamento, studiare quelle proposte da giganti del pensiero
di migliaia di intellettuali che hanno provato possiamo tentare come Cartesio (1596-1650), Kant (1724-1804),
a offrire risposte, che possono risultare molto di capovolgere Hegel (1770-1831) e Schopenhauer (1788-1860),
diverse tra loro e a volte addirittura antitetiche, la situazione e provare scegliendo quella che risulterà più affine alla
anche quando trattano il medesimo argomento l’assurdità della nostra idea: l’ipotesi, insomma, che ci apparirà
partendo dalle stesse evidenze. sua negazione. Sotto, più “vera”. Avremo trovato così un maestro
Conoscere le loro idee, contestualizzandole Relatività, dell’incisore intellettuale dal quale imparare e con il quale
all’interno del periodo storico in cui sono state olandese M.C. Escher. confrontarci criticamente (un vero filosofo non si
concepite e individuando i principi che possono aspetta altro dai propri allievi).
essere trasferiti anche nella nostra esperienza Scopriremo anche che è sempre possibile,
ci permette di partire da una formidabile base partendo dal pensiero di un maestro di
intellettuale per costruire la nostra filosofia: qualsiasi epoca e andando a ritroso nel tempo,
per esempio, quando cominciamo a ragionare individuare un percorso intellettuale che di
sull’esistenza di Dio, possiamo studiare le idea in idea, di critica in critica, di filosofia
dimostrazioni di san Tommaso e sant’Anselmo in filosofia ci condurrà alla culla del pensiero
(1033-1109), per poi magari concludere che non occidentale: la Grecia di Socrate, Platone,
ci soddisfano e che invece preferiamo l’approccio Aristotele, che possono essere considerati senza
“utilitaristico” di Pascal (1623-1662), che ci ombra di dubbio i maestri dei maestri.
19
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
La verità
può essere
conosciuta?
UNA DOMANDA,
UNA RISPOSTA
Cercare la verità significa
essere in grado
di individuare, tra tutte
le possibili risposte,
l’unica che non può
essere confutata:
è solo un’illusione?
Nella foto, la Bocca
della Verità, un semplice
tombino romano che,
secondo la leggenda,
sarebbe in grado di
smascherare i bugiardi.
20
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Ogni qualvolta
ci poniamo una domanda,
vorremmo una risposta
che risulti “vera”
e definitiva. Ma spesso
non sappiamo nemmeno
se sia possibile giungere
a un’unica verità
S
i dice che esistano sempre tre versioni di
ogni storia: la mia, la tua e quella vera.
Sull’esistenza delle prime due nessuno ha
da obiettare, riconoscendo che ciascuno
interpreta e vede la realtà secondo la propria
prospettiva. Riguardo alla terza opzione, invece,
non tutti concordano sul fatto che si possa
individuare qualcosa che sia “vero” per tutti e
in ogni frangente. Esiste un principio di verità
assoluta? E, nel caso, dov’è possibile trovarlo?
Oppure la piena verità è solo un’illusione e
dobbiamo accontentarci di un metodo che
ci permetta di distingure il vero dal falso?
Sono domande ineludibili, per un filosofo,
perché riguardano gli strumenti primari del
ragionamento. Ecco perché hanno costituito un
proprio campo d’indagine lungo i secoli, dando
i natali alla logica e all’epistemologia, che è lo
studio della natura e dei limiti della scienza.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
vero? È una domanda antica quanto la filosofia, convincere gli altri della nostra opinione.
tanto daessere illustrata, in maniera esemplare, Socrate, dal canto suo, ritiene invece che la
dal contrasto tra le idee di un sofista come verità esista, ma che non si debba ricercare nella
Gorgia da Lentini (vissuto a cavallo tra il V e natura, dove in effetti le esperienze possono essere
il IV secolo a.C.) e quelle del contemporaneo interpretate in maniera diversa e spesso, come
Socrate. Tale scontro viene drammatizzato e Gorgia e altri sofisti insegnano, strumentale.
raccontato da Platone, allievo e continuatore L’unico luogo in cui possiamo sperare di trovare
dell’opera di Socrate, nella sua opera intitolata, la verità è dentro di noi, perché proprio noi siamo
appunto, Gorgia. I punti di vista dei due filosofi l’oggetto unico della nostra conoscenza. “Conosci
non potrebbero apparire più distanti. Secondo te stesso”, ci esorta il filosofo. Ma se davvero
Gorgia «nulla esiste, e se qualcosa esiste, non è ciò che è vero è dentro di noi, come trovarlo e
comprensibile all’uomo; e se è comprensibile, portarlo alla luce? Socrate suggerisce l’impiego
non è comunicabile e spiegabile agli altri». Ma se della “maieutica”, letteralmente l’arte di “far
nulla esiste, o se comunque nulla è comprensibile partorire”, in questo caso le idee. Per utilizzare
o spiegabile, allora non possiamo parlare di tale metodo, la sola parola (il logos) non basta:
verità assolute; tutt’al più possiamo utilizzare le dobbiamo confrontare
nostre capacità intellettuali e dialettiche per le nostre idee
22
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
La verità può essere conosciuta?
« Nulla esiste,
attraverso la discussione (il dialogos) per arrivare
infine a definire la verità condivisa.
Gli approcci di Gorgia e Socrate sono davvero
e se qualcosa esiste,
agli antipodi: dal primo possiamo desumere un
atteggiamento assolutamente relativistico, dal
secondo deriviamo l’idea che esistano principi di
23
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Come scoprire se una frase è vera o è falsa
I ntrodotte alla fine del XIX
secolo da pensatori come
Frege, Peirce e Russel, e perfe-
una proposizione complessa, a
partire dall’analisi del valore di
verità delle singole proposizio-
appunto, come per esempio
la congiunzione logica “e” ( ),
la disgiunzione esclusiva “o”
ˆ
ne logica “non” (¬), che però si
riferisce alla singola proposizio-
ne. Il calcolo proposizionale,
zionate dal lavoro di Emil Post
e soprattutto da Ludwig Witt-
ni semplici che la compongono.
Queste proposizioni semplici
ˇ
( ), quella esclusiva “o… o…”
(≠), l’implicazione logica “se…
come viene chiamato, rappre-
senta un potente strumento
genstein, le cosiddette “tabelle sono collegate tra loro dai vari allora…” (=›) e la doppia implica- di analisi di una proposizione
di verità” permettono di deter- “connettivi logici” che le metto- zione “se e solo se” (‹=›). Inoltre, complessa ai fini di determinar-
minare la verità o la falsità di no in relazione in termini logici, bisogna aggiungere la negazio- ne il valore di verità.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
La verità può essere conosciuta?
Smascherare il falso
Parlare di vero e di falso significa, prima di
tutto, accertare una definizione di verità che sia
la più chiara e netta possibile. Platone è stato
il primo a provarci, indicando la verità come
la “proprietà” del discorso che “dice gli enti
come sono”. Ne deriva che il falso dev’essere la ”
25
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
La verità può essere conosciuta?
proprietà del discorso che, al contrario, “dice gli
enti come non sono”. Sarà poi Aristotele, nella
Metafisica, a strutturare l’assunto completo:
«Dire di ciò che è che non è, o di ciò che non è
che è, è falso; dire di ciò che è che è, o di ciò che
non è che non è, è vero». Quest’affermazione, che
si basa sul principio di non contraddizione, ha
tutta l’aria di uno scioglilingua, ma costituisce
una delle basi del discorso logico di cui noi stessi
ci serviamo, seppure spesso senza saperlo.
La logica aristotelica è uno degli assi portanti
della filosofia medievale, dunque non ci
stupiamo di trovarla applicata anche al tema della
verità. In questo caso, però, il punto di partenza è
molto più definito, perché, come abbiamo visto, i
pensatori del periodo, a cominciare dal IV secolo
con sant’Agostino, partono immancabilmente
dal presupposto che esista una verità eterna e
immutabile. Il fatto che l’ambiente culturale
fosse dominato dalla dottrina cristiana della
rivelazione ha reso il discorso su ciò che è vero e
ciò che è falso influenzato da un assunto di base
rigido, secondo il quale nessuna affermazione
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Il paradosso del mentitore
« Non sarà mai
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Sono
davvero
28
libero?
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Sono io a decidere
della mia vita?
Esiste il libero
arbitrio? In che modo
vengo influenzato
dalle scelte degli altri?
Solo rispondendo
a tali quesiti possiamo
definire la misura
della nostra libertà
O
gni giorno, anzi ogni momento
siamo chiamati a compiere
scelte: alcune sono così semplici
e quotidiane che quasi non ci
accorgiamo di farle, altre possono rivelarsi
molto più significative, in grado di
modificare non solo la nostra vita, ma anche
quella degli altri. In ogni caso, tutte le volte
che siamo chiamati a prendere una decisione
mettiamo in atto processi mentali che ci
appartengono intimamente. Pensiamo di
essere assoluti padroni delle nostre azioni
e delle nostre scelte. Eppure, prima o poi
il dubbio ci assale: è davvero così? Siamo
liberi di decidere e agire come desideriamo,
oppure tutto ciò che accade nella nostra vita
è inevitabile e prestabilito?
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Uno dei primi filosofi a trattare,
sia pure indirettamente, il tema della
libertà è Socrate (470-399 a.C.), il quale
ritiene che l’uomo ricerchi sempre il bene
e che dunque orienti inevitabilmente le
proprie azioni in funzione di tale fine. In
questo senso, Socrate sembra suggerire che
l’uomo sia sempre libero di agire cercando
il bene, e che il problema, semmai, sia
di comprendere quale sia questo bene. La
vera libertà è, insomma, quella di errare, di
sbagliare obiettivo. In pratica, la libertà è una
conseguenza della conoscenza.
In qualche misura, questo approccio
contiene un nocciolo paradossale: l’uomo
sembrerebbe naturalmente obbligato a cercare
il bene, quindi la sua sarebbe una scelta
forzata. Da questo punto di vista, Platone
(428-348 a.C.), il più noto dei discepoli di
Socrate, offre una visione più aperta: nella
sua Repubblica, raccontando il mito di Er,
egli afferma che prima di reincarnarsi l’anima
può scegliere quale destino abbracciare nella
sua nuova vita, senza che la divinità possa
intervenire per influenzare la sua decisione.
Ognuno, sembra dirci Platone, è responsabile
del proprio destino, ma anche in questo
caso la scelta, per essere libera, dev’essere
informata: sono il ricordo della vita passata e le
testimonianze delle altre anime a permettere
all’anima di operare la scelta giusta. Sia
Socrate che Platone concordano nel ritenere
che si è liberi solo attraverso la conoscenza.
30
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Sono davvero libero ?
Il medesimo concetto viene ribadito da LA PRIGIONE Epicuro propone un’idea di libertà individuale
Aristotele (384-322 a.C.), discepolo di Platone, DELLE PASSIONI che sentiamo più moderna: è l’autosufficienza,
quando, nella sua Etica nicomachea, afferma che Quando parliamo di l’“autarchia”, che consente all’uomo di «liberarsi
si deve ritenere volontario ciò «il cui principio libertà, non intendiamo dalla prigione degli affari e della politica». La
sta in chi agisce, conoscendo le circostanze solo quella del corpo, libertà proposta da Epicuro è quella interiore,
particolari in cui si attua l’azione». L’uomo anzi: molti pensatori, una condizione necessaria per raggiungere la
non può ignorare i principi sui quali basare le come gli stoici e Plotino, felicità e che presuppone il disimpegno dalla
proprie azioni, perché li conosce istintivamente, vedono nelle passioni politica e dalla società; esige anche la rinuncia
ma è libero nel proprio agire solo se conosce la la prigione dell’anima. ai piaceri superflui, la cui ricerca condiziona
situazione in cui è chiamato ad applicarli. Sotto, il ritratto di Karl negativamente la nostra vita, costringendoci a
Marx, la cui dottrina vede scelte contrarie a quelle che condurrebbero al
Dio e l’emancipazione dell’uomo nell’affrancamento dalla raggiungimento della beatitudine.
È possibile conciliare l’idea della libertà con povertà e dalla servitù il Sul problema delle passioni, intese come
quella dell’esistenza di una divinità superiore primo passo sul cammino nemiche della libertà, ragiona anche Plotino
e creatrice? Epicuro (342-270 a.C.) dice di sì: della libertà intellettuale e (204-270 d.C.), fondatore del neoplatonismo.
secondo lui, gli dei esistono, ma non hanno della felicità individuale. Egli si chiede se esista qualcosa che l’uomo
influenza sul destino dell’uomo perché se possa decidere davvero, dominato com’è dai
ne disinteressano. Per quale ragione, infatti, suoi istinti, che lo portano a diventare schiavo
esseri perfetti dovrebbero abbassarsi al livello delle passioni terrene. La ricetta di Plotino per
terreno? Rispetto ai suoi grandi predecessori, raggiungere la libertà è semplice ma difficile
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
diversamente. Siamo liberi di sbagliare,
anche se, in tal caso, dobbiamo essere pronti Il principio del danno
a pagarne le conseguenze, come hanno fatto
Adamo ed Eva, espulsi dall’Eden.
Per il credente cristiano non è mai stato facile
A lla ricerca di una legge gene-
rale della libertà, John Stuart
Mill elaborò il “principio del dan-
ti di un altro. Per il resto, lo Stato,
inteso come rappresentante giuri-
dico della comunità civile, non ha
conciliare l’idea di una divinità onnipotente, no”: ogni persona dev’essere libera il diritto di stabilire che cosa sia
che definisce le regole a cui l’uomo deve di fare quel che più desidera, a meglio per l’individuo, lasciando-
attenersi, con quella del libero arbitrio di patto che ciò non procuri danno gli piena libertà di scelta per tutto
cui egli è dotato. A occuparsene in maniera ad altri. Si tratta di un concetto quello che riguarda la sfera privata.
approfondita è sant’Agostino (354-430), che all’epoca rivoluzionario (Mill scris- Ciò presuppone la capacità di
dedica al problema il suo La Grazia e il libero se Sulla libertà nel 1859, in epoca individuare con certezza quali scel-
arbitrio. Egli parte dall’assunto che l’uomo vittoriana) e che ancor oggi pro- te personali soddisfino il principio
è dotato della libertà di scegliere e che Dio voca accese discussioni, benché, d el d anno. L’a zione ind i v id ua -
lo pone in condizione di decidere il proprio apparentemente, sia largamente le può entrare in conflitto con la
destino. Ciò non esclude l’intervento della accettato dalle democrazie liberali. sfera morale, politica e religiosa
Grazia divina, che fornisce all’uomo la forza La sua più importante conseguen- altrui, provocando contrasti anche
e la volontà di non cadere in tentazione. za è quella di limitare l’intervento violenti in seno all’intera società.
La libertà concessa all’uomo spiega anche della collettività al manifestarsi del Basti pensare all’attuale dibatti-
l’esistenza del male, che, secondo Agostino, compor tamento nocivo da par- to sull’eutanasia per comprendere
scaturisce dalla scelta di Dio onnipotente di te di un individuo come l’idea di libertà di Mill risulti
lasciare all’uomo la potestà sulle proprie azioni. nei confron- di difficile applicazione.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Sono davvero libero ?
33
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
per necessità. Per spiegarla, il filosofo tedesco
sviluppa la teoria dell’“armonia prestabilita”, Libertà “da” o libertà “di”?
secondo la quale ogni singola entità, chiamata
“monade”, è stata creata da Dio in modo tale
da potersi sviluppare armoniosamente, insieme LA CHIAVE
T utti i pensatori parlano di libertà, ma non
sempre si riferiscono al medesimo concet-
to. Secondo il britannico Isaiah Berlin (1909-1997),
a tutte le altre. Il Dio di Leibniz è come un DELLA SOLIDARIETÀ occorre distinguere tra “libertà negativa” e “liber-
orologiaio e noi esseri umani, che al pari di Secondo la visione tà positiva”. Nel primo caso, si tratta di eliminare
ogni altra entità siamo monadi (anche se del ottimistica di Robert le interferenze esterne che limitano la nostra indi-
più alto grado, perché provvisti di intelletto Nozick, un sistema in pendenza; nel secondo, invece, ci si riferisce alla
cosciente), agiamo come orologi regolati cui i vincoli alla libertà libertà di intraprendere un’azione, esprimere un’o-
dalla divinità. Eppure, per Leibniz l’uomo è del singolo vengano pinione, raggiungere un obiettivo.
comunque libero, in quanto discende dalla totalmente rimossi La distinzione diventa evidente in ambito poli-
monade delle monadi, ossia Dio, il quale è farebbe emergere l’istinto tico. Nel capitalismo occidentale, per esempio,
libero. E la creatura di un essere assolutamente alla solidarietà. A suo si propugna spesso l’eliminazione dell’interven-
libero non può che essere libera essa stessa. parere, l’incremento di to regolamentatore dello Stato, affinché ognuno
quelle che Isaiah Berlin sia libero di perseguire i propri obiettivi senza
Tra ragione e volontà (nella foto) chiama “libertà vincoli; ma questa libertà negativa renderebbe i
Qualche tempo dopo, è un altro tedesco, negative” gioverebbe allo più deboli completamente indifesi. Al contrario,
Immanuel Kant (1724-1804), a ritornare sul sviluppo dell’espressione nelle società a vocazione “statalista” lo sviluppo
tema della libertà individuale, chiedendosi: personale da parte del di politiche assistenziali assicura ai singoli citta-
è l’uomo che deve tendere alla libertà, singolo individuo. dini un livello di sicurezza e benessere comune,
ma a costo di diminuire le libertà negative, sof-
focando l’iniziativa privata.
Secondo il filosofo libertario americano Robert
Nozick (1938-2002), invece, il sistema migliore per
equilibrare i due tipi di libertà è, paradossalmente,
l'aumento delle libertà negative: ciò consen-
tirebbe a ognuno di sviluppare il proprio
potenziale e libererebbe chi si affida pas-
sivamente alle cure dello Stato dall’idea
di non doversi impegnare attivamen-
te per raggiungere i propri obiettivi.
Inoltre, darebbe ai più deboli l’oppor-
tunità di venire protetti dal naturale
altruismo dell’uomo, che assicure-
rebbe comunque la creazione
di strutture di assistenza,
sia pure a carattere pri-
vato anziché statale.
34
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Sono davvero libero ?
oppure, al contrario, la libertà è la condizione di Kant, l’inglese Thomas Hobbes (1588-1679)
necessaria perché l’uomo si possa realizzare? parte da una visione pessimistica della natura
Secondo Kant, «il valore intrinseco dell’uomo dell’essere umano per spiegare la nascita della
si fonda sulla sua libertà, cioè sul fatto che società, identificandola come un’istituzione
è in possesso di una propria volontà». La nata per limitare la libertà dei singoli uomini.
libertà è intimamente connessa alla ragione, Secondo Hobbes, la razza umana è, per
perché «senza ragione un ente non può essere natura, brutale, egoista e sempre alla ricerca
cosciente della propria esistenza, non può dell’interesse individuale. Immersi in un
riflettere su di essa». Ma la sola ragione non mondo pieno di pericoli e con la necessità
basta: l’uomo deve agire «secondo il proprio di trovare le risorse per sopravvivere, gli
volere». Quello che ci differenzia dagli animali individui non hanno altra possibilità se
è proprio la capacità di agire volontariamente, non quella di unire le proprie forze. In una
ossia di essere il nostro stesso fine. Se non situazione del genere, però, se tutti fossero
fossimo liberi, allora dipenderemmo dalla lasciati pienamente liberi, gli istinti bestiali
volontà di qualcun altro, quindi non saremmo avrebbero il sopravvento e la convivenza
il nostro fine, ma quello di qualcun altro. risulterebbe impossibile: come dice lo stesso
In tal senso, la libertà è una condizione Hobbes, “homo homini lupus”, ogni uomo
necessaria per gli esseri razionali dotati di è un lupo per il suo simile. Occorre pertanto
coscienza (gli uomini) perché si realizzino che gli individui rinuncino a parte delle loro
come “scopo in sé”, e non si può applicare agli libertà e accettino il fatto che solo alcuni tra
animali, dominati invece dall’istinto. essi detengano il potere, elaborino leggi atte
Il ragionamento di Kant intorno alla libertà a regolare i rapporti reciproci e amministrino
non si ferma all’individuo, ma si rivolge punizioni per farle rispettare. Nel suo
anche all’ambito della vita politica. Nell’Età capolavoro, il Leviatano, Hobbes spiega come
dei Lumi, infatti, la questione della libertà, dal terribile “stato di natura” in cui l’uomo
che nell’antica Grecia era scaturita da una si trova, si giunga alla costruzione di una
definizione politica per essere in seguito società sicura sotto l’egida di un sovrano
indirizzata verso il singolo individuo, ritorna che garantisca ordine e protezione. Vivere
finalmente a guardare alla collettività. in società significa, certamente, essere meno
liberi, ma, in compenso, più sicuri.
L iberi da soli, liberi “insieme” Anche il francese Jean-Jacques Rousseau
Se l’uomo, come singolo individuo, può (1712-1778) crede che l’uomo nasca libero; a
essere libero, è possibile che lo sia anche differenza di Hobbes, però, considera questa
quando si trova insieme ai propri simili, condizione naturale in modo positivo. L’uomo,
quindi in un contesto sociale? Ancora prima a suo parere, è originariamente buono: è il
passaggio dallo stato naturale a quello artificiale
civile e la proprietà
Si tratta indubbiamente di un paradosso
piuttosto inquietante, al quale il saggio Sulla
libertà di John Stuart Mill (1806-1873)
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
L’uomo
è buono
U
na delle differenze fondamentali tra l’essere
Bene e male sono due concetti umano e gli altri animali riguarda il fatto
che il primo è dotato di una coscienza di
che fin dall’inizio della storia sé e del proprio comportamento. Questo
significa che le sue azioni non sono dettate solo
del pensiero l’uomo considera dall’istinto, ma anche dalla consapevolezza delle
loro conseguenze. Ogni comportamento diviene
fondamentali per delineare così soggetto a un giudizio etico e morale, e viene
giudicato buono oppure cattivo, così come buono
la sua stessa natura. Eppure, o cattivo viene definito chi lo mette in atto. Il
problema, quindi, è individuare i criteri rispetto ai
la loro definizione non è sempre quali bontà e cattiveria possano trovare una loro
precisa definizione, e renderle sempre individuabili.
chiara e condivisa e, a volte, Ammettere l’esistenza del male, tuttavia, comporta
una serie di conseguenze filosofiche decisamente
risultano difficili da distinguere importanti e di non facile soluzione.
36
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
L’uomo è buono o cattivo?
o cattivo ?
I concetti di bene e male sono così interconnessi buono l’oggetto del suo desiderio, cattivo quello del CASTIGO
che la definizione del secondo non può prescindere suo odio». In questo caso, i termini “buono” (bene) E RICOMPENSA
dal primo. Se consideriamo il male in senso e “cattivo” (male) acquistano senso solo in relazione Il giudizio etico delle
“soggettivo”, usiamo il termine per dare valore a chi li usa, non in senso assoluto: è bene ciò che ci azioni umane ha portato,
negativo a un’azione o a un comportamento che rende felici, è male quello ci procura danno o dolore. fin dall’antichità, a
contravviene a una norma etica (che riguarda L’approccio oggettivo al problema del male, immaginare l’esistenza di
la condotta) o morale (riferita a principi ideali), invece, considera quest’ultimo come indipendente un tribunale ultraterreno
esprimendo quindi un giudizio; se invece ci riferiamo dal giudizio etico o morale e fa riferimento a un che giudica, premia e
all’ambito metafisico, “oggettivo”, stiamo parlando principio metafisico, la cui verità risiede al di là punisce. Il Giardino delle
del male come uno dei poli della dualità che, insieme del nostro mondo e quindi della nostra opinione. delizie di Hieronymus
alla sua antitesi, il bene, compone l’essere. Un’altra importante precisazione che Bosch (1485 ca.) contiene
dobbiamo fare, prima di cercare di cercare in sé sia i germi del bene
L’essenza del male di rispondere alla domanda sull’esistenza del che quelli del male.
Per quanto riguarda il male (e il bene) soggettivo, bene e del male e sulla loro essenza, è quella
è John Locke (1632-1704) a definirlo chiaramente di stabilire se intendiamo i due termini in
nel Saggio sull’intelletto umano: «L’uomo chiama “senso lato” (cioè, allargato), oppure ristretto. ”
37
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Nel primo caso, nella definizione includiamo DIVERSI
sia i fenomeni naturali che le idee e le azioni TIPI DI MALE Etica e morale:
di agenti dotati di capacità di giudizio: gli
uomini. Per esempio, il terremoto è un male
Quando ci riferiamo
al male, possiamo
ecco la differenza
naturale, un omicidio è invece da considerarsi
un male morale. Se però limitiamo le nostre
considerazioni solamente alla sfera morale,
intendere il termine in
diverse accezioni. Quello
su cui l’etica si interroga
Q uando si parla di bene e male, per indi-
care l’ambito di applicazione dei due
concetti si utilizzano i termini etica e mora-
allora stiamo considerando i due concetti è il male derivato dalle le, spesso considerandoli intercambiabili. In
nel loro senso ristretto. Così, quando ci azioni umane compiute effetti, i due sostantivi hanno un’origine simi-
interroghiamo sul perché il male esista nel mondo consapevolmente. Sotto, le (il primo deriva dal greco ethos, il secondo
o perché Dio permette la sofferenza e il dolore, Platone, che ragionò da quello latino mos, entrambi riferiti ai costu-
stiamo considerando il male da un punto di molto sui concetti morali. mi e alle usanze). Oggigiorno, tuttavia, hanno
vista oggettivo e in senso lato; se invece stiamo assunto connotazioni tali da renderli sottil-
discutendo le idee o le azioni di un personaggio mente, ma profondamente, diversi.
storico negativo, come Adolf Hitler, adottiamo La morale può essere intesa come la raccol-
un’interpretazione soggettiva e ristretta del termine. ta delle norme e dei valori che dovrebbero
guidare l’uomo ad agire nella maniera corret-
L a capacità di discernere
Un atteggiamento del genere incoraggia un
relativismo morale assoluto, per cui ognuno di noi
può stabilire cosa sia bene e cosa sia male per poi
agire di conseguenza. Alcuni allievi di Protagora,
come Trasimaco, arrivarono a dichiarare che non
esistono leggi morali, e che definire un’azione
buona o malvagia è solo questione di abitudine o
tradizione: in natura, il forte domina sul debole,
e la morale è soltanto un artificio umano
per limitare tale incontrovertibile legge
naturale. Ancora più estremo
Callicle, secondo il quale
è diritto dell’uomo
più forte affermare
la propria volontà
su quella altrui.
38
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
L’uomo è buono o cattivo?
Difficile, qui, non immaginare ad analogie con QUANDO L’ETICA cui ci ritroviamo, né dai nostri desideri.
il “superuomo” di cui parlerà Friedrich Nietzsche È CONVENIENZA Anche Platone è convinto che la distinzione tra
circa ventiquattro secoli più tardi. Tra il Sei e il Settecento, bene e male sia innata nell’animo umano, ma che
Molto diversa è invece l’idea di Socrate, per il diversi pensatori essa venga dimenticata prima del momento della
quale il male nasce dall’ignoranza. Secondo il inglesi, come Richard nascita e che possa venire recuperata attraverso
filosofo ateniese, la distinzione tra bene e male è Cumberland (sotto), la ricerca della conoscenza del mondo delle idee,
insita nell’animo umano: per individuarla, egli evidenziarono gli dove si può trovare il bene assoluto, identificato
non deve fare altro che “conoscere sé stesso”; aspetti utilitaristici del come attributo dell’Uno, la divinità. Dal momento
quindi il massimo bene è rappresentato dalla comportamento etico: che Dio è perfetto per definizione, da lui non
conoscenza (intesa, appunto, come piena coscienza essere virtuosi conveniva. può discendere alcun male, che allora deve per
di sé stessi) e non dipende né dalle contingenze in forza appartenere alla materia. Quindi, per
Platone, il male è riconoscibile nell’attaccamento
alla dimensione concreta. In effetti, per chi ha
una visione religiosa del mondo nella quale un
Essere buoni conviene dio perfetto ha creato il cosmo, almeno a livello
« La funzione
non è del tutto egoista ma è provvisto riassumibile nella famosa frase, attri-
di uno slancio empatico nei confron- buita nella sua prima formulazione a
ti del suo prossimo, nel XVIII secolo Francis Hutcheson (1694-1746), «La
della saggezza
il filosofo inglese propose di consi- massima felicità per il maggior nume-
derare come criterio per stabilire se ro di persone possibile».
è distinguere
tra il bene e il male.»
CICERONE
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
L’uomo è buono o cattivo?
proibito. La risposta di Agostino si basa sul concetto LE LEGGI
del libero arbitrio: Dio ha lasciato all’uomo la libertà DI DIO
di scelta tra il bene, che corrisponde all’osservanza Fin dall’inizio della
delle leggi divine, e il male, che coincide con la loro sua storia, l’uomo ha
trasgressione. Dio dunque potrebbe impedire il associato l’idea del
male, ma non lo fa, perché questo significherebbe bene a Dio: osservare
interferire con il libero arbitrio. L’uomo allora, con la legge divina (sotto,
le sue decisioni, deve essere considerato l’unico le Tavole consegnate
responsabile della presenza del male nel mondo. dal Creatore a Mosé),
quindi, significava agire
Due concetti relativi sicuramente in modo
Finora, a parte l’accenno all’approccio sofistico corretto. Non per nulla
al problema, si è parlato di bene e male la Bibbia fa iniziare la
prevalentemente in senso assoluto, cercando storia dell’uomo dalla
una risposta unica e sempre valida. Ma, fin dal drammatica scelta di
Medioevo, molti pensatori hanno riflettuto sul operare il male.
fatto che, forse, soprattutto il concetto di male
debba essere considerato in termini relativi. Tra
i primi a suggerire un’ipotesi del genere, nel
XII secolo, è Pietro Abelardo, filosofo e teologo
francese, secondo il quale a essere buone o cattive
non sono le azioni, quanto le intenzioni: un
ladro che rubi non per arricchirsi, ma spinto
40
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« L ’u omo chiama buono
l’oggetto del suo desiderio,
cattivo l’oggetto del suo odio
o della sua avversione,
vile l’oggetto del suo disprezzo.»
JOHN LOCKE
41
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Sant’Agostino
e la sua triade nera
S pesso, quando parliamo di male, ci riferia-
mo ad ambiti e quindi significati diversi.
Con lo stesso termine possiamo infatti indica-
re tre cose molto diverse tra loro: un principio
assoluto, antitetico al bene; oppure un’azione
cattiva; o ancora, un dolore o una sofferenza.
Consapevole del possibile equivoco, sant'A-
gostino decide di operare una distinzione
molto precisa tra male metafisico, male
morale e male fisico. Il primo consiste-
rebbe nell’assenza di bene (quindi,
per il filosofo cristiano, nell’assen-
za di Dio). Il secondo, nell’errore
della volontà dell’uomo, che
sceglie di perseguire un fine
diverso dall'adesione al
bene assoluto. Da tale
errore discende il male
fisico, che si traduce
nella sofferenza fisi-
ca, conseguenza
del peccato
originale.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
L’uomo è buono o cattivo?
UN’IDEA Al contrario, la cattiveria, intesa come il male Bentham (1748-1832) e John Stuart Mill (1806-
IN EVOLUZIONE? compiuto dall’uomo, corrisponde a una scelta 1873), il bene coincide con tutto ciò che porta
Per alcuni filosofi, deliberata, quella di anteporre il proprio interesse alla massima felicità possibile per il maggior
i concetti di bene alla legge morale. Kant, insomma, mette numero possibile di individui. Schopenhauer,
e male non sono l’accento sull’intenzione, e considera la vera dal canto suo, trova nella compassione nei
assoluti, ma vanno bontà riferibile solo alla volontà di fare il bene: confronti del prossimo e nella partecipazione al
modificati in funzione daessa discendono le buone azioni e tutte suo dolore la via per liberarsi, sia pure per un
dell’evoluzione del le cose buone. Fichte la pensa diveramente: istante, da dolore e noia; il bene, allora, così,
pensiero e della società sottolinea il fatto che è la pratica della legge nella pratica della giustizia e della carità.
in cui viviamo. Nella morale a produrre il bene. La conoscenza della Più ottimista, Herbert Spencer (1820-
foto in alto a destra, legge morale è il risultato dell’evoluzione della 1903)si rifà a una visione “biologica” e, come
Nietzsche, la cui mente nostra coscienza, dunque la formula per fare il contemporaneo di Charles Darwin, chiama in
anticonvenzionale non bene diventa quella di «agire secondo coscienza». causa la teoria dell’evoluzione naturale: per lui,
smise mai di indagare i Kant e Fichte, quindi, non solo ci dicono che, il bene corrisponde al comportamento che rende
temi etici e morali. in quanto uomini, possiamo distinguere il bene la vita dell’individuo e della società la migliore
dal male, ma anche che abbiamo il dovere di possibile. Quella che Spencer ci propone è
desiderare il bene e che poi dobbiamo metterlo in dunque una visione relativa, perché ciò che è
pratica. Certo, possiamo dubitare ancora se l’atto bene per la società può cambiare nel corso della
che ci apprestiamo a compiere avrà conseguenze Storia, quindi sono ammessi (anzi, vengono
buone; ma, ci rassicura Kant, se l’intenzione è richiesti) continui aggiustamenti.
buona noi stiamo comunque facendo il bene. A chiudere il cerchio arrivano William James
(1842-1910) e John Dewey (1859-1952) che,
Norme di comportamento come spesso accade nello sviluppo del pensiero
Finora, abbiamo visto che le riflessioni filosofico, propongono una sintesi delle proposte
filosofiche sul bene e sul male hanno precedenti: in questo caso, si tratta di considerare
riguardato soprattutto il singolo individuo. la felicità e il benessere del singolo individuo e e
Ma l’uomo vive immerso in una società, e le quelli della società come equivalenti e, pertanto,
sue azioni riguardano e influenzano anche la occorre valutare la bontà o la malvagità di
vita degli altri: è difficile non tenerne conto un’azione o di una decisione in funzione del
quando ragioniamo su ciò che può essere giusto fatto che l’esito finale sia il miglioramento delle
o sbagliato. Per alcuni filosofi, come Jeremy condizioni di vita per il singolo e la collettività.
43
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
?
Che cos’è
la bellezza
Tutti noi siamo convinti
di saper distinguere
il “bello”
dalla mediocrità
e dalla bruttezza.
La bellezza, però,
si rivela sempre essere
un concetto sfuggente
e arduo da interpretare
44
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos'è la bellezza?
D
efinire in maniera univoca la
bellezza e le espressioni attraverso
le quali si manifesta non è affatto
facile. Anzi, secondo alcuni è
addirittura impossibile, visto che ogni
epoca e ogni cultura hanno interpretato e
coniugato il concetto in maniera diversa,
rendendo così impossibile estrapolare
dei parametri universali su cui basare il
giudizio. Ciò che veniva considerato un
capolavoro artistico cent’anni fa, oggi può
apparire come un semplice prodotto del
clima culturale di un’epoca e, in quanto tale,
liquidato al pari di una semplice curiosità o
di una testimonianza del gusto di allora.
D’altro canto, è innegabile che esistano
opere d’arte anche millenarie che ancora ”
45
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
oggi continuano a colpire e affascinare con
una forza irresistibile chi le contempla:
ammirandole, si pensa che esista davvero un
ideale estetico universale. Allo stesso modo,
appare evidente che anche il gusto personale
è determinante quando si tratta di esprimere
un giudizio estetico. Considerando tutto ciò,
ancora oggi non è affatto facile rispondere a
semplici domande, come: che cos’è la bellezza?
E qual è il suo rapporto con l’arte?
46
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos'è la bellezza?
(kalòs kai agathòs) era l’ideale dell’eroe greco.
Al pari del suo antico maestro, anche
Aristotele considera l’arte come imitazione della
realtà, ma in questo caso non si tratta di un
difetto, anzi: l’artista, rielaborando il modello
originale, compie un’azione creativa, quindi
fornisce un contributo originale. Platone e
Aristotele concordano sul fatto che l’arte sia
in grado di suscitare passioni, ma anche in
questo caso il loro giudizio diverge: Aristotele,
al contrario di Platone, ritiene che questa sua
capacità di suscitare sentimenti, anche negativi,
abbia un effetto catartico sugli spettatori.
Se l’arte è imitazione, in che modo essa può
rappresentare la bellezza? È ancora Aristotele
a spiegarcelo in maniera chiara, quando, nella
sua Poetica, spiega che «per essere bella, una
creatura, così come qualunque oggetto formato
da più parti, deve presentare un certo ordine
riguardo alla composizione di tali parti». Ancora
più esplicitamente, nella Metafisica spiega che «le
principali forme della bellezza sono l’ordine, la
simmetria e il limite». Si tratta di un approccio
matematico all’estetica, che cerca di dare risposta
a una domanda fondamentale: la bellezza è
oggettiva, cioè si basa sul rispetto di leggi
precise che noi riconosciamo istintivamente,
oppure dipende dai gusti e dalle inclinazioni
personali del singolo individuo? Per Aristotele,
evidentemente, la prima ipotesi è quella corretta.
Se davvero la bellezza risiede esclusivamente
nel rispetto delle leggi dell’armonia e della
matematica, però, basterebbe conoscere tali
leggi e applicarle per ottenere un’opera d’arte;
per esempio, dovremmo considerare una sedia
costruita da un bravo artigiano più “bella” di un
quadro di Botticelli o di Dalí.
Dobbiamo aspettare l’inizio del III secolo d.C.
per imbatterci in una visione diversa dell’arte e
della bellezza che essa è in grado di esprimere. A
proporla è Plotino, il padre del neoplatonismo.
Superando le posizioni dei suoi illustri
predecessori, egli afferma che non è la simmetria
in sé a rendere bella una scultura, ma ciò che
« L ’opera d ’arte
nella simmetria viene sottinteso, vale a dire la
forma che l’artista ha saputo dare alla materia.
È l’artista, quindi (o meglio, la sua intelligenza),
47
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
La bellezza è oggettiva,
il gusto è soggettivo
48
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos’è la bellezza?
dovuto al fatto che in quel “bello” noi vediamo
Verso la fine dell’arte l’immagine del Bello divino. In effetti, il grande
che lo inventiamo,
te nell’evoluzione dell’opera, né la personalità
dell’artista è coinvolta nel processo creativo».
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
«Il bello delle cose
è nella mente che le contempla.»
DAVID HUME
50
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos'è la bellezza?
per indicare il paradosso dell’arte, che per
essere vera in sé deve essere falsa esteriormente.
Secondo questo ragionamento, possiamo
affermare che bellezza e arte vivono un rapporto
quantomeno problematico: la prima proviene
da Dio ed è quindi necessariamente vera;
la seconda, per sua stessa natura, è falsa. La
posizione di Agostino è quella che si definisce
“intellettualistica”: ciò che conta, per lui, è la
ricerca del vero universale, mentre l’ambiguità
rappresentata dall’opera d’arte è inaccettabile.
Otto secoli più tardi, san Tommaso d’Aquino
propone una visione della bellezza che cerca
di armonizzare la visione aristotelica con i
precetti cristiani ed elenca le sue tre doti:
integrità e perfezione («le cose incomplete sono
deformi»), proporzione e armonia e, infine,
chiarezza e splendore. Il fatto che l’uomo ami
51
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Intanto, pittura, scultura e architettura si
stavano già trasformando da arti “meccaniche”
in arti “liberali”, e gli artisti, in generale,
iniziavano a essere percepiti sotto una luce
tutta diversa, già simile a quella di oggi; ormai
si distinguevano nettamente dagli artigiani.
Per arrivare a una vera e propria teoria
estetica bisogna attendere però il Settecento e
l’empirismo del filosofo scozzese David Hume.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos'è la bellezza?
vicino a una concezione moderna dell’arte
L’autore? È morto! rispetto al tradizionale approccio “oggettivista”
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
F
Tutti noi la sogniamo, tutti noi elicità: senza dubbio un concetto
sfuggente, non tanto nella sua definizione,
la desideriamo, ma raramente sulla quale è facile concordare, quanto nei
contenuti che la circondano. Ci riferiamo
ci accorgiamo di averla davvero alla felicità quando vogliamo indicare uno stato
d’animo che segue alla realizzazione dei nostri
raggiunta: è la felicità, e ognuno desideri. Appena formulata tale descrizione,
però, ci accorgiamo che abbiamo solo spostato
la cerca in modi e luoghi diversi i termini del problema: quali sono i desideri il
cui esaudimento porta alla vera felicità? Posso
raggiungere una felicità assoluta, oppure si tratta
di uno stato momentaneo? La felicità è davvero
il fine ultimo della nostra vita? Sono tutti
54
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
?
Esiste
la felicità
interrogativi che, in forme diverse, l’uomo si pone quell’anima che ha raggiunto la virtù: un termine, L’ESPERIENZA
da sempre, e non è certo un caso che anche la quest’ultimo, che dev’essere inteso non solamente ESTATICA
filosofia abbia scelto di prestarvi attenzione. nella sua usuale accezione morale, ma in quella più Nella foto sopra,
ampia di “qualità” e “piena potenzialità”. Dunque, la Transverberazione
Un’indagine onesta si tratta di una condizione che può essere ottenuta di S. Teresa d’Avila
Il problema della felicità è stato affrontato solo quando l’anima ha raggiunto il proprio fine. del Bernini (1650 ca.),
soprattutto nel periodo classico, all’inizio della In questo caso, Socrate identifica la felicità con che interpreta
storia della filosofia. Anche se non riusciamo una sensazione di benessere e di distacco dal magistralmente il più
descriverla con certezza, sappiamo per certo che dolore, che egli indica con il termine “eudemonia”, alto grado di felicità
possiamo sperimentare la felicità solo in assenza che letteralmente indica la presenza di un “buon raggiungibile in vita:
di pericolo, di tristezza o di dolore. Già nel V demone” (daimon, una sorta di guida celeste che ci l’estasi mistica.
secolo a.C., Socrate aveva ragionato sul fatto che accompagna dalla nascita) e che è in antitesi con
la felicità potesse rappresentare la condizione di la disarmonia (un disordine interiore causato dal ”
55
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
vizio). L’ipotesi che il raggiungimento della virtù
sia condizione necessaria e sufficiente per essere
felici è condivisa anche dal più celebre degli allievi
di Socrate, Platone, e fornisce forse una spiegazione
convincente per la sensazione di benessere che
proviamo quando sentiamo di aver fatto qualcosa
di “giusto” secondo i nostri parametri morali, o
semplicemente di aver compiuto il nostro dovere.
Porre l’accento sulla virtù aiuta anche a
distinguere il concetto di felicità da quello
di piacere. Quest’ultimo, infatti, può essere
passeggero, mentre la prima, come abbiamo
detto, rappresenta uno stato duraturo. Per
spiegare questo passaggio fondamentale,
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Esiste la felicità?
come a qualcosa di più concreto, quasi fisico. (quelle degli dei, della morte e del dolore) e spinge COMBATTERE
In questo caso, possiamo trovare una sponda al godimento dell’unico vero piacere possibile, LE PAURE
illustre in un altro greco: Epicuro. che è quello del momento presente. L’epicureismo Il segreto della felicità?
ci può anche confermare nell’idea che solo gli Non avere paura.
L a differenza con il piacere anziani possano essere felici, dal momento che a È questa l’antica ricetta
La concezione della felicità “virtuosa” non è loro il futuro non riserva più i pericoli e i dolori tramandataci dagli
stata certo l’unica a emergere nel pensiero antico. che un giovane invece deve ancora provare. epicurei e che ancora
Nel III secolo a.C., l’insegnamento di Epicuro La distinzione tra piacere e felicità è ancora oggi molti condividono.
rovescia in buona parte l’impostazione socratica, oggi ardua e controversa, e coinvolge a Nella pagina a fronte,
anche se in modo decisamente diversao da ciò che pieno titolo anche gli psicologi. Tra loro, il un busto di Seneca.
di solito si è portati a pensare a proposito degli contemporaneo Martin Seligman, considerato
insegnamenti della sua dottrina. Essa non riguarda fondatore della “psicologia positiva”, una
tanto la ricerca del godimento dei piaceri materiali, dottrina che ha come l’obiettivo di aiutare
quanto la liberazione dai timori e dalle paure. l’uomo ad aumentare le condizioni che
Non per niente, la dottrina di Epicuro viene anche rendono la vita degna di essere vissuta.
detta del “quadrifarmaco”, perché è come una Secondo Seligman, la differenza tra piacere
medicina che cura le tre grandi paure dell’uomo e felicità (che viene identificata in termini ”
57
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
psicologici con la “gratificazione”) risiede nel
fatto che il primo è momentaneo e, soprattutto, Il benessere: un sinonimo?
genera assuefazione e dipendenza. La seconda
richiede invece impegno e dedizione; una
volta conseguita, tuttavia, non solo provoca
È possibile trovarsi in difficoltà, perseguitati dalla sfortu-
na eppure sentirsi felici? Secondo Friedrich Nietzsche, sì.
Anzi, sarebbero proprio le avversità a permettere all’uomo
di provare la vera felicità, che per il filosofo corrisponde alla
sensazione provata quando si impiega la propria forza vitale
in lontananza.»
razionalistico o materialistico,
ma neppure di spiritualistico.
Una felicità, scrive nel suo
ARTHUR SCHOPENHAUER breve saggio giovanile Può
un invidioso essere felice?,
«aperta e ridente, alla cui
il benessere, ma carica di significato positivo luce gli occhi degli sco-
l’intera esistenza. Non è difficile scorgere in nosciuti si accendono e
questa tesi una chiara eco della lezione degli i volti ostili divengono
antichi maestri greci, segno forse che l’idea di cor tesi». Una felicità
vera felicità non è, dopotutto, così difficile da che può nascere sol-
rintracciare, circoscrivere e condividere. tanto dalla difficoltà.
L a ricetta giusta
Socrate e Platone ci spingono a cercare il bene e
a limitare la ricerca della soddisfazione dei nostri
desideri; Epicuro ci indica la strada della liberazione
dalle paure come quella da percorrere. In entrambi
i casi, sia che si guardi verso l’alto, sia che invece
si circoscriva il campo d’azione LA FATICA bene assoluto esista, e non sia di questo mondo ma
alla realtà fisica, la felicità è DI ESSERE FELICI ci aspetti in quello che verrà, dobbiamo accettare
un traguardo che queste Secondo lo psicologo il fatto che la felicità assoluta può essere incontrata
filosofie prospettano Martin Seligman solo nella dimensione ultraterrena. Risale al
come raggiungibile. (nella foto), IV secolo d.C., per esempio, l’insegnamento
Ma gli altri filosofi, raggiungere la di sant’Agostino, secondo il quale la religione
e soprattutto quelli felicità comporta rappresenta non solo la strada verso la felicità,
cristiani, che hanno lavoro e impegno, ma anche quella che dovrebbe allontanare dai
formato gran parte ma i frutti di (faldi) piaceri fisici. Di felicità terrena parla invece
della nostra cultura tale sforzo Tommaso d’Aquino (1225-1274), che non la
e del nostro modo di sono destinati condanna come distrazione, ma la considera un
pensare, sono di diverso a durare nel gradino di quella “scala dell’essere” che conduce
avviso. Evidentemente, se tempo. fino a Dio. Anche Pico della Mirandola (1463-
pensiamo che il 1494) è sulla stessa lunghezza d’onda: se è vero che
solo dopo la morte l’uomo può incontrare la vera
felicità, durante la sua esistenza terrena egli può
però accedere a una “felicità naturale”: la religione
conduce alla prima, la filosofia alla seconda. Ancor
più netto è Tommaso Moro (1478-1535), che nello
stesso periodo, nel suo capolavoro Utopia, disegna
una società ideale. In essa, mentre la promessa
della ricompensa divina rimane il premio finale,
il godimento delle gioie terrene rappresenta «lo
scopo naturale di tutti gli sforzi umani.»
Se abbandoniamo la dimensione metafisica
e torniamo a un’idea di felicità più concreta e
58
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Esiste la felicità?
mondana, incontriamo il pensiero degli empiristi SOTTO IL SEGNO afferma soltanto Locke: lo ribadisce anche Blaise
inglesi. In particolare, John Locke (1632-1704), DI SATURNO Pascal (1623-1662), quando afferma che la libertà,
sviluppa la convinzione che l’uomo nasca Nel ritratto in alto, in fondo, «è il motivo di tutte le azioni umane».
senza alcun condizionamento innato e privo di Elisabetta di Boemia.
costrizioni: una tabula rasa, insomma, libera di Cartesio, che restò in Un obiettivo pericoloso
ricercare nella realtà i motivi per i quali valga la contatto epistolare Oggi, pempre più pensatori mettono in guardia
pena vivere, e che in questo caso sono identificati con lei per sette anni, dal fatto che, più che la felicità, siamo spinti a
nelle cose che procurano piacere. «Le cose sono le elargiva consigli “desiderare di essere felici”. In questo senso, potrebbe
buone o cattive solo in rapporto al piacere e per uscire dallo stato avere ragione lo scrittore contemporaneo Pascal
al dolore che procurano» scrive nel suo Saggio depressivo in cui la Bruckner quando osserva che la nostra è la prima
sull’ intelligenza umana. «Possiamo chiamare nobildonna versava. società capace di «rendere le persone infelici per il
“buono” ciò che può procurare o aumentare A quei tempi la fatto di non essere felici». La ricerca ossessiva della
il piacere, oppure diminuire il dolore». Anche depressione veniva felicità, se non è guidata da riferimenti sicuri, può
Locke ritiene che la strada più certa per trovare chiamata “malinconia” diventare pericolosa. Già nell’Ottocento, il saggista
la felicità sia la stessa che conduce alla “vita ed era attribuita ai transiti Alexis de Tocqueville, domandandosi in quale veste
eterna”, come scrive nella Ragionevolezza del del pianeta Saturno. sarebbe potuto riapparire il dispotismo nel mondo,
cristianesimo. Ma, come fa notare lo storico paventava il rischio di una “tirannia della felicità”.
Darrin McMahon, Locke è stato anche tra i Scriveva nella Democrazia in America: «Vedo una
primi a postulare un “diritto alla felicità” che, moltitudine di uomini, simili e uguali, che vanno
messo nero su bianco un secolo dopo nella alla continua ricerca dei piccoli, banali piaceri con
Dichiarazione d’Indipendenza dei futuri Stati i quali nutrono la loro anima. Al di sopra, c’è un
Uniti d’America, sarebbe diventato una pietra potere immenso, protettivo, unico responsabile
miliare per ogni società civile, noncheé uno dei della loro gioia e del loro destino; vuole che i
“diritti inalienabili” di ogni essere umano. Che cittadini si divertano, purché non pensino a
lo scopo ultimo dell’uomo sia proprio quello di nient’altro. Lavora volentieri alla loro felicità, ma di
ricercare la felicità, qualunque essa sia, non lo essa vuole essere l’unico artefice e giudice».
59
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
che cos’è
l'amore ?
L’amore per un altro
essere umano:
una delle forze
più potenti che si
possano sperimentare.
Ma il modo in cui
questo sentimento
nasce e si sviluppa
è davvero misterioso
60
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
«I
l cuore ha le sue ragioni, che la ragione risposta circostanziata alla nostra domanda.
non conosce». Non è la frase di un Riprendendo quanto insegnato dal suo maestro
poeta, ma di uno dei più grandi Socrate, nel Liside Platone individua nella ricerca
pensatori della storia, il francese Blaise del bene il fondamento dell’amicizia e dell’eros.
Pascal (1623-1662), il quale, in realtà, non si Essi devono essere però considerati anche al di
riferiva al sentimento dell’amore in sé, ma a un tipo fuori della dimensione umana e riferiti al “Primo
di conoscenza che potremmo definire “intuizione amico”, ciò che lega tutte le cose e al quale tutte
intellettuale”. Eppure, anche se l’amore di cui parla le cose tendono. Dunque, indipendentemente dal
il filosofo è quello per l’Essere universale, o per se tipo di amore e di amicizia che sperimentiamo, tale
stessi, noi interpretiamo questa massima come una
« L ’amore è il desiderio
verità riferita al sentimento dell’amore. Qualcosa
che sempre ci sorprende e ci disorienta, anche se
crediamo di conoscerne benissimo cause ed effetti.
di possedere il Bene
E, forse, le risposte ai nostri interrogativi in merito
alla questione sono nascoste nella ragione…
per sempre.»
A lla ricerca dell’altra metà
Quando scopriamo di provare attrazione per una
persona, di desiderarne la vicinanza, pensiamo di
sapere esattamente quale sia l’oggetto del nostro PLATONE
amore, vale a dire quella persona stessa. Ma è
davvero così? Amiamo veramente la persona per sentimento nasce dalla ricerca di un bene superiore.
quel che è, o per quel che rappresenta? Il primo È nel Simposio, però, che possiamo trovare
a cercare di studiare l’amore come “forza” è stato un’intuizione che fa meglio comprendere cosa
Empedocle, vissuto intorno al V secolo a.C., il davvero cerchiamo uno nell’altro. Si tratta di una
quale riteneva che l’intero universo fosse animato completezza perduta, quella che possedevano i
da due forze contrapposte: una repulsiva, l’Odio primi esseri, gli androgini, metà uomini e metà
(o meglio, la Contesa), e una attrattiva, l’Amore, donne. Secondo il mito platonico, le due metà
che si avvicendavano nella vennero separate dagli dei. Da allora, il maschile
supremazia sul creato, è alla perenne ricerca della sua metà femminile
creando un’alternanza perduta, e viceversa. L’amore sarebbe dunque
di attrazione e una tendenza alla perfezione, un’ammissione
CHE COSA DICE disgregazione tra di incompletezza. Ma l’amore conosce diversi
LA PSICOLOGIA gli elementi che gradi: partendo da quello più sensibile e fisico, si
Secondo Sigmund compongono il arriva all’amore per la sapienza, che è il grado più
Freud (nella foto), mondo. Anche nobile. Una prospettiva assai simile appare nel
la spinta affettiva se riferito alla mondo cristiano, che vede l’amore terreno come
influenza le nostre cosmologia, il inferiore rispetto a quello per Dio. Che però,
decisioni e le concetto di amore in fondo, l’oggetto dell’attrazione sia lo stesso
nostre azioni, anche come affinità appare e sia ricercabile a tutti i livelli, lo testimonia la
(anzi, soprattutto) qui già ben chiaro. ricca tradizione della mistica cristiana, in cui il
a livello inconscio. Bisogna però aspettare linguaggio che descrive l’estasi della trascendenza
Il quadro Il bacio, il IV secolo a.C. e usa termini e metafore propri dell’amore fisico.
di Francesco Hayez, rivolgersi a Platone Era già avvenuto nel Cantico dei cantici, un poema
è del 1859. per avere una di matrice erotica che, nella tradizione ebraica,
prima prima, e cristiana, poi, ha celebrato l’amore
umano in tutte le sue sfaccettature.
Questo approccio possiede sicuramente una sua
forza implicita, e non è difficile individuare nel
sentimento dell’amore riferito a un’altra persona
la manifestazione del bisogno di trovare il nostro
“pezzo mancante”. In tal modo, però, l’aspetto
carnale rischia di scomparire del tutto, mentre
sappiamo bene che l’amore contempla anche un
elemento concreto, un moto fisico verso l’oggetto
amato. A guidare le azioni dell’essere umano sono
le emozioni, le passioni, che a volte rappresentano
anche un alibi per giustificare eccessi eticamente
e moralmente censurabili, come il tradimento, la
violenza, la sopraffazione, ma che invece, secondo ”
61
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
sant’Agostino, possono essere disciplinate dalla
volontà e volte a un buon uso. Basta prendere
«Quando si è
innamorati, si prova
esempio da Gesù, che ha amato gli uomini e ha
provato l’intera gamma delle emozioni umane.
un sentimento
Il sesso è passione, non sentimento
Quando pensiamo all’amore, siamo tentati di
precisare se ci riferiamo al sentimento o all’istinto
di serenità tale
sessuale, considerandoli, di fatto, due ambiti
separati. Tale dicotomia viene di solito imputata
alla tradizione cristiana, influenzata dal platonismo
e dalla sua concezione della triplice anima
(concupiscente, irascibile e intellettiva). Questa che sembra di essere
struttura autorizza a pensare a una gerarchia delle
passioni, a seconda del livello dell’anima che esse
sollecitano. Così, per esempio, Tommaso d’Aquino in paradiso.»
distingue tra atti umani volontari (che è possibile
sottoporre a un’analisi etica) e involontari (in ALAIN BADIOU
comune con gli animali). In quest’ottica, la passione
va considerata come un movimento che dall’anima
si trasmette all’intero organismo, e che procede
dall’appetito sensitivo (corrispondente ai primi FISICO
due tipi di anima, la concupiscibile e l’irascibile), E SPIRITUALE
al quale vengono ricondotti amore, desiderio e Parlando di amore,
piacere. È a questo livello che si situa l’istinto di solito ci riferiamo
sessuale, di origine istintuale (perciò condiviso con al sentimento declinato
gli animali) e pertanto di genere inferiore. Tuttavia, in senso romantico, che
quando viene moderato dalla volontà, anche non sempre si accorda
l’istinto sessuale può offrire un giusto diletto. con l’istinto sessuale.
Se abbandoniamo la visione religiosa e, Il quadro a destra, di
conseguentemente, gerarchica dei vari gradi di Auguste Renoir, si intitola
amore in funzione del loro oggetto, arriviamo Gli innamorati (1885).
62
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos’è l'amore?
a conclusioni decisamente diverse. Secondo
alcune teorie psicologiche, possiamo vedere
nell’amore la sublimazione di una pulsione
eminentemente primaria, ossia quella che
ci spinge all’accoppiamento ai fini della
perpetuazione della specie.
Sigmund Freud (1856-1939), il padre della
psicanalisi, arriva a ipotizzare l’esistenza di una
vera e propria energia sessuale, la “libido”, in
grado di determinare i comportamenti umani
nel corso delle varie fasi della sua esistenza.
L’importanza attribuita all’eros come forza
istintuale dell’uomo ha portato gli epigoni
di Freud a conferire alla sessualità un ruolo
fondamentale nelle relazioni d’amore, fino a
postulare la sovrapposizione tra eros e amore.
63
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« Nell’amore, c’è sempre un certo grado
di pazzia. Del resto, c’è anche una certa
ragione nella pazzia.»
FRIEDRICH NIETZSCHE
64
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos’è l'amore?
concupiscentiae” (che persegue solo il bene del
EVOLUZIONE soggetto amante, e non dell’oggetto, e si traduce
DI UN SENTIMENTO in una relazione di possesso). È il secondo tipo
Secondo Zygmunt di amore che sembra caratterizzare la maggior
Bauman (nella foto parte dei rapporti attuali. In tale contesto, il
a destra), l’amore non sesso viene vissuto senza aspettative di gioia e
rimane sempre uguale felicità (che invece deriverebbe dal suo “buon
a se stesso, ma modifica uso”, in senso agostiniano): separato dall’ambito
le proprie espressioni affettivo, assume un carattere transitorio, che non
secondo i cambiamenti porta ad alcun approfondimento della relazione
sociali e culturali. La tela amorosa. Non è solo la vita sessuale a soffrire della
di René Magritte, del 1928, separazione tra le due componenti, ma l’intera
si intitola Gli amanti. sfera affettiva nelle sue varie espressioni.
È possibile, allora, trovarsi d’accordo con
Zygmunt Bauman (1925-2017), il quale
ipotizza che il problema risieda nel fatto che le
vecchie modalità con le quali gli esseri umani
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Possiamo creare
una società
giusta
e pacifica?
66
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Individuo e collettività:
da sempre un rapporto
complesso, difficile,
delicato, che costituisce
il cuore della politica.
Tra egoismo e altruismo,
qual è la scelta giusta?
Ed è possibile ricercare
una forma di mediazione?
F
in dal giorno della nostra nascita ci
troviamo immersi in un ambiente
“sociale”, quello della nostra famiglia.
Da quel momento in avanti, tutta la
nostra vita trascorrerà in mezzo a parenti, amici,
compagni di scuola, colleghi, concittadini…
Sono proprio i rapporti con gli altri a formare e
definire la nostra esistenza, in senso sia positivo
che negativo, vale a dire attraverso le relazioni
che intrecciamo e le regole di convivenza che
dobbiamo seguire, e che limitano le nostre azioni
e le libertà personali a favore del gruppo sociale
in cui viviamo. Ma quali sono queste regole?
Esiste un sistema migliore degli altri? Quanto
è giusto sacrificare di se stessi a favore della
società? Sono domande che prima o poi siamo
destinati a porci e alle quali, nel corso dei secoli,
l’uomo ha dato molte risposte diverse.
67
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
quando nel Critone fa dire al suo personaggio: « L ’amore per il prossimo
«Tu, Socrate, sei stato fatto dalla città». L’idea che
fosse la società a fare l’individuo e non viceversa
è stata poi ribadita in maniera ancora più chiara non è che cattivo amore per se stessi.
da Aristotele, che addirittura ha definito l’uomo
un “animale sociale”, individuando proprio
nell’istinto di costruire rapporti interpersonali Si fugge verso il prossimo mentre
si fugge da se stessi, e di questo
la sua essenza specifica. Per gli antichi Greci,
dunque, la politica (una parola che deriva appunto
da polis, città) rappresentava la dimensione in
Montesquieu:
un governo per ogni clima
C harles-Louis de Secondat, barone di Monte-
squieu (1689-1755, nella foto), dedicò molti
anni alla redazione della sua opera maggiore, Lo
spirito delle leggi, pubblicata nel 1748. In essa
egli distingue tre tipi di possibili costituzioni
(monarchia, aristocrazia e democrazia) e tre tipi
di governo (dispotismo, monarchia e repubbli-
ca), ognuno individuato da un carattere distintivo
(rispettivamente la paura, l’onore e la virtù).
Molto interessante è la teoria secondo la
quale gli uomini e il modo in cui si organizzano
dipendono da molti fattori: la religione, le leggi,
le tradizioni e perfino il clima. Così, la repubbli-
ca sarebbe il sistema perfetto per i climi freddi
e gli Stati di dimensioni ridotte, mentre ai cli-
mi caldi e agli Stati molto estesi sembra addirsi
maggiormente il dispotismo. Anche la geogra-
fia, secondo Montesquieu, può influire sul tipo
di governo da adottare: un’isola piccola come
la Sicilia, per esempio, non dovrebbe ambire ad
avere lo stesso sistema politico della Scozia, più
vasta e dal territorio più montuoso.
68
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Possiamo creare una società giusta e pacifica?
pone la monarchia o l’aristocrazia: secondo il John Wyclif (1331-1384), il quale arrivò a
filosofo dovremmo quindi obbedire a un solo suggerire che gli uomini vivessero in un regime
individuo oppure a pochi, purché degni e sapienti. che potremmo definire di comunismo ante
Seguono la timocrazia (il governo dei nobili litteram: se lo scopo di ogni uomo è infatti quello
ambiziosi), l’oligarchia (il governo di pochi, più di vivere nella grazia di Dio, e una volta raggiunta
ricchi degli altri), la democrazia (il governo del quella condizione egli diventa (come prospettato
popolo) e infine, all’ultimo posto, la tirannide. Per dalle Sacre Scritture) padrone del mondo, allora
Platone, insomma, l’idea che uomini ignoranti tutti noi siamo proprietari in egual misura di
e impreparati abbiano facoltà di decidere le tutto ciò che è stato creato e che, di conseguenza,
sorti dello Stato è la seconda opzione peggiore. deve essere condiviso fra gli uomini.
La sua è una posizione che oggi definiremmo Una posizione alla quale, due secoli più tardi,
“politicamente scorretta”, ma che trova d’accordo non si allineò certo Thomas Hobbes (1588-1679),
quanti ritengono che per regolare i rapporti tra i che fornisce un ritratto della natura umana tale
singoli individui occorra la mediazione autorevole da rendere impossibile anche solo vagheggiare
di una classe dirigente al di sopra delle parti. la possibilità di una società collettivista come
La ricerca della forma migliore di convivenza quella prospettata da Wyclif. L’uomo, afferma
tra gli uomini è continuata senza posa nel corso Hobbes, è per natura in competizione con gli
dei secoli, ma si è rivelata particolarmente altri, impegnato in una continua lotta che gli
pressante nell’Inghilterra del XIV secolo. Al garantisca la sopravvivenza in un mondo brutale.
punto che le risposte fornite dai pensatori del Non si tratta di considerare gli uomini “cattivi”,
Trecento rappresentano un importante punto di ma solo di prendere atto di uno stato naturale in
partenza anche per noi moderni. cui «la forza e l’inganno sono le virtù cardinali»,
Il primo ad avanzare una teoria in proposito, e che può essere superato solo qualora un potere
decisamente audace per l’epoca, fu il teologo superiore obblighi gli individui a non esercitare i ”
Dobbiamo preoccuparci
anche di chi non c’è
N on solo con il nostro prossimo: noi siamo in
relazione anche con chi non c’è più e chi non
c’è ancora. È questa una delle tesi più affasci-
nanti di Auguste Comte (1798-1857), il padre del
Positivismo. Secondo il filosofo francese, vissu-
to nella prima metà del XIX secolo, la società è
qualcosa di vivo, in cui ogni membro rappresen-
ta un’unità funzionale che contribuisce a formare,
appunto, un organismo vivente vero e proprio, la
patria (che Comte trasforma in “matria”, sottoli-
neandone il carattere materno). Così, l’esistenza
LA SCIENZA dell’uomo ha senso solo se si mette in relazione
DELLA SOCIETÀ con i suoi simili per formare un Tutto armonico.
Auguste Comte è Comte, però, va oltre, e spiega che dovremmo
l’inventore del termine rivolgere le nostre attenzioni e il nostro ascolto
“sociologia”, una addirittura ai morti, perché sono coloro che ci
disciplina nella quale hanno lasciato il sapere su cui basiamo il nostro
si intende applicare modo di vivere. Allo stesso modo, dobbiamo
il metodo scientifico “parlare” anche ai nostri discendenti, agendo
per studiare con la consapevolezza che le nostre azioni
i fenomeni sociali. rappresenteranno la loro eredità.
69
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
loro “diritti naturali”, cioè la libertà di compiere LA TIRANNIDE vengano repressi e viga la massima “non fare
o meno determinate azioni. Secondo Hobbes, NECESSARIA agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te”. A
la società (e quindi la civiltà) può nascere solo Hobbes (in basso) sostiene differenza di Hobbes, però, Spinoza considera la
se gli uomini rinunciano a tutti i loro diritti che solo un potere democrazia come la forma più naturale di governo:
(tranne quello all’autodifesa) e li conferiscono politico superiore, come in essa, infatti, l’uomo non trasferisce i suoi diritti
a un organismo superiore, sia esso il sovrano o nell’allegoria rapprestata in modo definitivo, perché mantiene la possibilità
l’assemblea. Nel suo Leviatano, Hobbes esplicita sotto, può permettere agli di essere consultato. Inoltre, li trasferisce non ad
quale dovrebbe essere il patto tra i cittadini: uomini di vivere in società. altri uomini ma alla società nel suo complesso,
«Io cedo il mio diritto di governare me stesso a
quest’uomo, o a questa assemblea, a patto che
allo stesso modo tu ceda il tuo». Ma allora, se
accettassimo un accordo del genere, quali libertà
ci resterebbero? Quelle garantite dal “silenzio della
legge”, cioè relative ai campi dove il sovrano o
il parlamento non hanno legiferato, e quelle che
hanno a che vedere con la nostra vita e la nostra
salute. Il pensiero politico di Hobbes è arrivato
fino ai giorni nostri, anche perché, contrariamente
a quanto si potrebbe pensare, non promuove un
sistema totalitario: lo Stato, dice, esiste per il
bene dei cittadini, e non viceversa.
70
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Possiamo creare una società giusta e pacifica?
cosicché tutti «continuano a rimanere uguali, britannico, però, si sofferma su un altro problema
come lo erano allo stato di natura». legato alla convivenza tra esseri umani e che ci
John Locke, dal canto suo, parte da un tocca ancora oggi da vicino: quello della proprietà.
presupposto più ottimista: crede che gli uomini La visione ottimistica della natura umana di
nascano tutti liberi e uguali e che ognuno di Locke lo porta a considerare la terra un bene
essi sia consapevole di tale legge naturale, che comune all’intera umanità. Dunque, come
conferisce a ciascuno di noi diritti naturali e giustificare l’esistenza della proprietà privata?
inalienabili, come la vita e la libertà. Il filosofo Semplicemente con il lavoro, che trasforma una ”
71
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
risorsa naturale (il bene comune) in qualcosa
che appartiene a chi lo ha trasformato. Un
uomo, cioè, si guadagna il diritto alla proprietà
di qualcosa che ha modificato con la propria
opera, rendendolo utile o produttivo. Si tratta
di un diritto che precede il patto sociale,
non dipende da esso: l’accordo tra gli uomini
per la creazione di una società avviene allora
per tutelare questo e gli altri diritti naturali.
Paradossalmente, quindi, l’uomo trasferisce i
propri poteri allo Stato perché questo faccia
rispettare i suoi diritti di natura in maniera
più efficace rispetto a quanto potrebbe fare
lui stesso da solo. Attraverso l’istituzione della
moneta e la recinzione delle proprietà, inoltre,
il governo permette ai singoli di ampliare il
diritto a possedere beni e terre in quantità
superiore a quelle necessarie al sostentamento
(che è invece il limite fissato dal diritto
naturale), quindi a raggiungere la ricchezza.
Una possibilità che porterà alla creazione della
civiltà industriale e del sistema capitalistico.
In pieno Ottocento, emerge una questione
fondamentale, che investe la relazione
intercorrente tra proprietà privata e rapporti
fra singoli all’interno della società. La sua
importanza diventa la base della riflessione
di pensatori come i tedeschi Friedrich Engels
(1820-1895) e Karl Marx (1818-1883), destinata
a gettare le basi dell’ideologia comunista che,
nel bene e nel male, ha caratterizzato la storia
politica e sociale dell’ultimo secolo.
Il secondo, in particolare, parte dall’analisi
della drammatica situazione degli operai delle
fabbriche, poveri, costretti a lavori ripetitivi
e privati di qualunque gratificazione: una
situazione di spietato sfruttamento e completa
alienazione rispetto alla loro vera natura di
esseri umani. Il tutto a vantaggio dei capitalisti,
che accumulavano ricchezze derivate proprio
dal lavoro dei loro operai che, trasformando le
materie prime in prodotto finito, generavano
un “plusvalore” che, a differenza del modello di
Locke, non rimaneva nelle mani di chi lo aveva
creato, ma finiva in quelle dei “padroni”.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Possiamo creare una società giusta e pacifica?
contribuirà al benessere generale. Una visione
La cura degli altri? teoricamente ideale, ma che in realtà non si è
Roba da deboli! mai (i più ottimisti dicono: ancora) realizzata.
Tra i primi a parlare in maniera approfondita
I l p e n s a to r e te d e s c o Fr i e d r i c h
Nietzsche aveva una visione mol-
to particolare (e controversa) delle
e “filosofica” dell’amicizia c’è sicuramente
Aristotele. L’amicizia, dice lo Stagirita, è uno
dei motivi per i quali vale la pena vivere,
modalità che regolano i rappor ti giacché «nessuno sceglierebbe di vivere una
tra gli individui. Così, lungi dal con- vita senza amici anche se avesse tutti gli altri
siderare la compassione e la bontà beni», ed elenca tre possibili tipi di amicizia:
come virtù lodevoli, nel suo Genealo- quella utilitaristica, quella di piacere e quella
gia della morale afferma che a causa virtuosa. La prima è un tipo di rapporto
dell’invidia nei confronti degli eroi interessato, coltivato perché offre un vantaggio
e dei potenti, i deboli e gli schiavi pratico, mentre la seconda dà una gratificazione
cominciarono a elogiare la gentilez- immediata, diremmo edonistica: si tratta di
za e la generosità come qualità sociali situazioni comuni, che Aristotele attribuisce
superiori, a discapito dei valori aristo- nel primo caso soprattutto ai vecchi (che hanno
cratici della forza e della volontà. bisogno di aiuto) e nel secondo ai giovani (che
Un cinico cambio di prospettiva che,
73
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Servo e padrone,
una ruota che gira
P er spiegare la necessità dell’uomo di
stabilire una relazione con il prossi-
mo, Hegel propone il celebre esempio
del rapporto tra servo e padrone. Il primo
è tale perché a un certo punto ha avuto
“paura della morte” e si è sottomesso al
primo, che invece l’ha vinta. Tuttavia, con
l’andare del tempo, il servo acquista sem-
pre maggiore potere, perché attraverso
il lavoro al servizio del padrone impara a
vincere i suoi impulsi (la fase del “servi-
zio”) e infine a cedere i frutti del proprio
lavoro. Il padrone, dal canto suo, adesso
dipende dal servo, che invece ha impara-
to a essere indipendente.
Questa trasformazione si realizza attra-
verso il lavoro, ma può verificarsi solo se ci
sono sia il servo, sia il padrone: è grazie
alla loro relazione dialettica
che entrambi possono
raggiungere l’auto-
coscienza di sé, il
riconoscimento del
proprio ruolo.
74
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Possiamo creare una società giusta e pacifica?
I DIVERSI RUOLI immediatamente evidente alla ragione. Si tratta,
NELLA SOCIETÀ secondo l’Aquinate, di una legge naturale, che
La filosofia si è occupata altro non è se non emanazione di quella divina.
spesso del divario fra i
ceti sociali, che in alcune L’altro è necessario?
epoche era assai marcato, Del medesimo avviso si dimostra anche
come dimostra questo il grande illuminista tedesco Immanuel
dipinto secentesco Kant, che nella Critica della ragion pratica
di Charles Le Brun. Sotto, raccomanda: «Agisci in modo da trattare
il filosofo Martin Buber. l’umanità, che si tratti della tua o di quella altrui,
« Lo Stato è la realizzazione
della libertà, ossia del fine ultimo
assoluto. Esso esiste come fine in sé.»
GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
com’è nato
«C
i sono più cose in cielo e in
È una delle prime domande terra, Orazio, di quante ne possa
sognare la tua filosofia.» Sono
metafisiche che l’uomo, sia come trascorsi più di cinque secoli da
quando Shakespeare ha fatto pronunciare al suo
specie che come individuo, si pone: Amleto questa celebre frase, e certo la scienza
ha svelato molti dei misteri che avvolgono
qual è l’origine dell’immenso l’universo che ci circonda, ma tali parole
suonano ancora decisamente vere e attuali. E
cosmo che ci circonda? tra tutte le domande rimaste inevase, quella
dell’origine dell’universo resta una delle più
ardue e significative, perché non scaturisce solo
76
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Com’è nato l'universo?
l'universo ?
da una curiosità scientifica e intellettuale, ma a una serie di quesiti che ancora oggi, prima o DA SEMPRE
coinvolge anche l’ambito religioso, arrivando poi, ognuno di noi finisce per porsi: come si è E PER SEMPRE
a mettere in discussione il significato stesso originato l’universo? È sempre stato e sempre sarà, Se «nulla si crea e nulla
della nostra esistenza. Non è certo un caso che oppure ha avuto un principio e avrà una fine? E si distrugge», come
dall’inizio della sua storia intellettuale l’uomo soprattutto: ha un senso, uno scopo finale? recita il principio di
abbia tentato di darsi una risposta, prima in conservazione della
forma poetica, chiamando in causa divinità Il principio fondamentale materia, allora bisogna
superne più o meno antropomorfe, quindi Immaginiamo di non conoscere nessuna supporre che l’universo
cercando le risposte nell’osservazione della realtà delle teorie e delle evidenze scientifiche oggi a esista da sempre
fisica che lo circondava. La cosmogonia nasce disposizione, e di poter fare affidamento solo sulle e sia eterno.
dunque contemporaneamente alla filosofia, la nostre osservazioni dirette: quale spiegazione
quale fin da subito è stata chiamata a rispondere potremmo dare allora all’esistenza dell’universo? È ”
77
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« Alcuni uomini pii esclamano:
“ All’inizio, vi era Dio”,
ma io invece dico:
“ All’inizio, vi era l’idrogeno”.»
HARLOW SHAPLEY
la situazione in cui si sono trovati i primi pensatori L’UOMO in forma liquida e, quando questa evaporava,
(i presocratici, vissuti fra il VII e il V secolo a.C.), È “NECESSARIO” rimanevano i solidi. Anassimene proponeva l’aria,
che si sono concentrati sull’individuazione di Nella Bibbia, Dio prepara mentre Empedocle coinvolgeva tutti e quattro gli
un principio fisico a partire dal quale il mondo l’universo per ospitare elementi (acqua, aria, fuoco e terra).
materiale avrebbe preso forma e vita. Il primo ad l’uomo: Michelangelo L’esistenza di uno o più principi, però, non basta a
avanzare una congettura sull’origine dell’universo immortala questa visione spiegare la realtà, la sua struttura, le sue leggi. Come
fu Talete, che la individuò nell’acqua: dal nella Cappella Sistina Aristotele ha illustrato chiaramente nella Metafisica,
momento che ciò di cui tutti gli esseri viventi si (sopra). Oggi, il principio occorre individuare anche un agente che provochi
nutrono è umido, ragionava, allora tutto deve antropico afferma che il mutamento di tali principi e ne determini le
provenire dall’acqua, e all’acqua ritornare. Eraclito, l’universo dev’essere trasformazioni e il movimento, mettendoli in
invece, chiamava in causa il fuoco: aveva notato strutturato per permettere relazione tra loro. La soluzione più immediata è
che da esso scaturivano i gas che si condensavano l’esistenza dell’uomo. quella di invocare l’azione di un ente esterno, un
78
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Com’è nato l'universo?
principio superiore (un dio), oppure una coppia, in
quest’ultimo caso per spiegare l’apparente dualismo
che spesso sembra regnare in natura: quello più
immediato, naturalmente, è tra Bene e Male.
Secondo la concezione aristotelica, questi primi
filosofi avevano indagato solo la “causa materiale”
(la materia che costituisce l’universo) e la “causa
efficiente” (chi o che cosa ordina e governa tale
materia). Ammesso e non concesso che una di queste
teorie risultasse valida, si rivelerebbe comunque
lacunosa, perché non spiegherebbe come i principi
e ciò che deriva dalla loro interazione interagiscono
tra loro (la “causa formale”, vale a dire le leggi),
né perché si verifica tutto ciò (la “causa finale”).
Anche gli atomisti si erano concentrati sull’aspetto
materiale: per loro, alla base della realtà fisica ci
sono, appunto, gli atomi, corpuscoli microscopici di
varia forma che si possono unire in diversa misura
per formare composti che costituiranno i corpi
fisici. Un’intuizione decisamente “moderna” (siamo
nel V secolo a.C.) ma che si limita a indagare la
causa materiale, senza riuscire ad accontentare le
menti più curiose, che infatti, fin dai tempi antichi,
hanno cominciato a indagare anche le leggi che
regolano il mondo, quelle formali, nella speranza di
comprenderne il funzionamento più intimo.
79
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
C’è un perché
se il cielo è buio « Non potete neanche immaginare quanto sia divertente capire
come funziona una stella. E il bello è che tutte queste cose
S e l’universo è davvero così gran-
de e popolato di stelle, perché
il cielo not turno è buio? Questa
si possono studiare anche senza lasciarsi divorare dalle solite
domanda ha tormentato un astro- eterne domande intrise di presunzione:
nomo del calibro di Keplero, e anche
il suo collega tedesco del XVIII seco- Chi siamo noi?
lo Wilhelm Mat thias Olbers l’ha
Da dove veniamo?
espressa nel suo celebre parados-
so. Se consideriamo un firmamento Qual è il senso della nostra vita?
pieno di stelle disposte in modo
statisticamente uniforme, fissando Che cosa ci aspetta dopo la morte?»
un punto prima o poi dovremmo MARGHERITA HACK
SCIENZIA forme, armonie e musica, creata dai movimenti Terra come il fulcro del sistema (geocentrismo):
E TEOLOGIA planetari, erano in stretta correlazione. accettando l’idea dei moti terrestri di rotazione e
Johannes von Kepler, L’idea di un mondo conoscibile nelle sue rivoluzione, diventava possibile ridurre il numero
conosciuto come Keplero dinamiche attraverso l’indagine razionale è stata di sfere necessarie a spiegare i fenomeni e, di
(nel ritratto della pagina a decisiva nello sviluppo della fisica e della cosmologia, conseguenza, semplificare l’intera impalcatura
fronte), ha elaborato e a pensarci bene è il motivo per cui ha senso porsi teorica. Copernico (1473-1543) non rinunciava
tre leggi dell’astronomia domande sulla sua forma, il suo inizio, la sua fine. quindi all’impianto idealistico, ma si affidava alla
che descrivono il La ricerca delle cause formali, infatti, non mette ragione, alla geometria e al calcolo per sostenere
comportamento immediatamente in discussione l’esistenza e la un certo modello oppure per correggere ciò che
dei pianeti, senza definizione di una causa efficiente e di una finale. risultava in contrasto con le evidenze.
mettere in dubbio In effetti, il campo dell’indagine scientifica è Allo stesso modo, Keplero (1571-1630) modificò
l’esistenza di Dio. proprio quello delle cause formali, ma con il suo le orbite da circolari (perfette) a ellittiche e definì
progresso e sviluppo è destinato a influenzare in variabile la velocità dei corpi celesti; Galileo
modo determinante anche gli altri ambiti, primo Galilei (1564-1642), invece, con il suo metodo
fra tutti quello filosofico. La famosa “rivoluzione scientifico che muoveva dall’osservazione verso
copernicana” del XVI secolo, per esempio, scaturì la formulazione dell’ipotesi e la ricerca della sua
proprio all’interno di una visione cosmologica conferma, pose in primo piano la ricerca delle cause
che prevedeva l’esistenza delle sfere celesti. formali considerate come l’oggetto della scienza, e
Infatti, osservava l’astronomo polacco, i moti dei la matematica come la lingua in cui è scritto il libro
corpi celesti e degli astri erano più facilmente della natura: «I suoi caratteri sono triangoli, cerchi
spiegabili ipotizzando che la Terra e gli altri e altre figure geometriche senza le quali l’uomo non
pianeti ruotassero intorno al Sole (eliocentrismo) può capire una sola parola di esso».
piuttosto che continuando a considerare la L’universo, dunque, può essere conosciuto e le sue
80
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Com’è nato l'universo?
Il cosmo
e i suoi limiti
L’ universo si espande
illimitatamente oppu-
re, per quanto immenso,
ha una dimensione fini-
t a? E in q u e s to c a s o,
che cosa c’è oltre i suoi
confini? Domande affa-
scinanti e quasi inevitabili,
ma destinate a scontrar-
si con un limite fisico che
non ci permette di cerca-
re una prova diretta.
Se infatti accettiamo l’i-
dea di un universo che ha
avuto origine nel tempo e
consideriamo che la velo-
cità della luce ha un valore
finito (circa 300.000 km/
sec), dobbiamo anche ras-
segnarci al fatto che non
potremo mai spingerci a
osservare le galassie più
lontane, per il semplice
fatto che la loro luce, per
raggiungerci, impieghe-
rebbe un tempo superiore
all’età dell’universo stesso.
I confini dell’universo,
dunque, sono anche i limi-
ti della nostra conoscenza.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« Secondo molte culture, Dio o gli Dèi crearono il cosmo
dal nulla. Allora, però, dobbiamo chiederci: e Dio,
da dove è venuto? Se stabiliamo che la domanda
è senza risposta, perché non risparmiarci un passaggio
e dire che è l’universo a essere senza risposta?»
CARL SAGAN
sono quelli in cui la scienza si dichiara DOMANDE continuando a convivere, hanno smesso di
“incompetente”, perché non può applicare il SENZA RISPOSTA coincidere, è diventato inevitabile interrogarsi
proprio metodo. Rimangono dunque ancora da Il nostro desiderio di criticamente sul motivo per cui il mondo esiste.
individuare la causa efficiente e la causa finale. penetrare i misteri Ragionano in questi termini due filosofi tedeschi,
dell’universo è destinato il primo del Settecento e il secondo del Novecento:
Perché esiste l’universo a scontrarsi con i Gottfried Wilhelm Leibniz si chiedeva: «Perché vi è
Secondo una visione religiosa del mondo, limiti invalicabili della qualcosa piuttosto che nulla?»; e Martin Heidegger
certamente predominante nei tempi antichi e scienza. Dunque, come si poneva questo interrogativo: «Perché vi è l’essente
in epoca medievale, l’esistenza dell’universo era suggerisce l’astronomo e non il nulla?». I due quesiti, apparentemente
giustificata dall’atto creativo volontario degli dei Carl Sagan (sopra), non molto simili tra loro, nascondono in realtà una
prima e di un Dio unico creatore poi. Quando c’è altro da fare che differenza importante: dicendo “qualcosa”, Leibniz
però l’ambito teologico e quello filosofico, pur riconoscerli e accettarli. indica l’esistenza delle “cose”, degli enti fisici
82
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Com’è nato l'universo?
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Il cosmo è nato o è sempre esistito?
I l modello cosmologico attualmente accettato prevede un inizio nel
tempo: la singolarità nota come Big Bang. L’espressione, parados-
salmente, è stata coniata dall’astronomo inglese Fred Hoyle, convinto
sostenitore dell’ipotesi dell’universo stazionario, secondo la quale esso
non avrebbe avuto un inizio e, di conseguenza, nemmeno una fine.
Questa concezione, dal sapore aristotelico, fu elaborata inizialmente
da Gold e Bondi, due studiosi di Oxford che nella prima metà del XX
secolo proposero un modello in cui le proprietà dell’universo (come
il suo ritmo di espansione e di formazione delle galassie e dei corpi
celesti) sarebbero rimaste sempre costanti, a parte qualche fluttuazio-
ne statistica. Il concetto che l’universo potesse essere costante in tutti
i suoi punti era stato suggerito da Einstein e definito da Milne “princi-
pio cosmologico”, ma solo Gold e Bondi lo avevano esteso al tempo,
trasformandolo in un “principio cosmologico perfetto”.
Inevitabilmente, la teoria si scontrò con le crescenti evidenze di un
universo in espansione infinita, come quello proposto dalle teorie di
Friedman e Lamaître, dove a un passato in cui densità e temperature ave-
vano raggiunto valori altissimi si contrapponeva la previsione di un futuro
nel quale, contestualmente a un rallentamento del tasso di espansione, il
graduale raffreddamento avrebbe portato a un’inevitabile “morte termi-
ca” oppure a un immane collasso, il cosiddetto “Big Crunch”. Per salvare
la loro idea, Gold e Bondi introdussero l’ipotesi di una creazione infinita
di materia che compensasse la diminuzione di densità causata dall’espan-
sione (si tratterebbe di una quantità davvero minima, calcolata nell’ordine
di un atomo per metro cubo ogni dieci miliardi di anni).
Come sappiamo, la comunità scientifica ha adottato il modello del-
la singolarità iniziale, ma recentemente Ahmed Farag Ali e Saurya Das,
sviluppando un’idea proposta negli anni Cinquanta dal fisico americano
David Bohm, hanno avanzato la proposta di una teoria in base alla quale
non sono previsti né un inizio, né una fine dell’universo.
L’ETERNO RITORNO Leibniz dice che nulla può esistere senza una
DEL CREATO ragione, anche se noi non la conosciamo), ma in
Una delle teorie oggi allo realtà, portata alle sue conseguenze, essa permette
studio dei fisici è quella anche di “spiegare” perché il nostro mondo è così
dell’universo ciclico, che e non altrimenti: evidentemente, deve essere il
prevede il succedersi di migliore dei mondi possibili. Una conclusione che,
eventi singolari come il espressa in questi termini, oggi pochi sarebbero
Big Bang, da cui ha avuto disposti a sottoscrivere, ma che potrebbe risultare
origine il nostro cosmo. più accettabile se presentata nella sua forma
“rovesciata”, cioè dicendo che il nostro universo
è il “meno peggio” di quelli possibili, dove Dio
(la causa nascosta, secondo Leibniz) ha inserito la
minor quantità di male. Esso, infatti, non potrebbe
essere perfetto, altrimenti coinciderebbe con Dio,
che è l’essere perfetto per definizione.
Sia che si abbia una visione religiosa del mondo,
sia che ci si affidi rigorosamente alla scienza,
dobbiamo comunque scegliere tra due possibilità:
o l’universo è stato creato, quindi ha avuto un
inizio e avrà una fine; oppure è sempre esistito
e sempre esisterà. Per risolvere la questione,
Aristotele si affidava alla logica: dal momento che
«dal nulla non può nascere nulla», non è possibile
pensare a un “niente” che preceda la materia,
così come è inconcepibile passare dalla materia al
84
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Com’è nato l'universo?
«Invocare Dio come la risposta nulla. Eppure, lo stesso Aristotele ammette che la
domanda più profonda che un uomo possa porsi è
alla domanda sull’origine proprio quella sull’origine dell’universo.
La visione cristiana e, più in generale,
“creazionista” presuppone invece una creazione ex
delle leggi dell’universo nihilo (dal nulla): un’ipotesi che contraddice uno
dei fondamenti della fisica classica, enunciato dallo
equivale a sostituire
scienziato francese Antoine Lavoisier (1743-1794),
secondo il quale «nulla si crea e nulla si distrugge,
ma tutto si trasforma». Una legge che sembra
vera, ma che dobbiamo contraddire se vogliamo
STEPHEN HAWKING contemplare l’idea di un universo creato, appunto,
dal nulla. Per chi accetta l’intervento divino si
tratta di un ostacolo superabile tramite un atto di
fede, assumendo che Dio è al di sopra delle leggi
naturali e quindi può, con un atto di volontà, creare
la materia, definendo le leggi che ne regoleranno
il comportamento da quel momento in poi: Per
chi invece non accetta la premessa teologica, il
problema appare decisamente più complesso.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
86
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Qual è il mio posto nella natura?
Qual è
il mio posto
natura ?
nella
Q
Grazie alle loro uando pensiamo alla natura,
la nostra mente corre subito ai
capacità intellettuali, problemi che oggi minacciano
la sua conservazione, che la
gli esseri umani scienza è quasi unanime nell’attribuire in
parte alle attività umane. Diventa dunque
hanno la possibilità sempre più importante cercare di capire
qual è la maniera corretta di rapportarsi con
di dominare il mondo, l’ambiente, non solo come specie, ma anche
come individui. Per questo, oltre a renderci
ma anche la responsabilità conto dell’impatto dei nostri comportamenti
sul mondo, dovremmo soprattutto cercare
della sua gestione di capire qual è il nostro posto nel mondo
naturale. Ed è stata proprio questa la prima
preoccupazione dei filosofi greci.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Qual è il mio posto nella natura?
la natura come «principio di movimento e UN RAPPORTO livello non fa che realizzare le potenzialità di
di cambiamento». Questa prospettiva può COMPLICATO sviluppo contenute in quello precedente: così,
sembrarci limitata, perché non tiene conto La relazione tra uomo cibandosi di vegetali, l’erbivoro trasforma la
dell’oggetto di altre scienze naturali come per e natura ha subito una potenza contenuta in questi in atto, cosi come
esempio la geologia (le rocce non si adattano drammatica evoluzione la sua potenza diventerà atto nel momento in
alla definizione aristotelica di natura), ma negli ultimi due secoli, con cui verrà mangiato da un carnivoro. Data la sua
risulta anche oggi funzionale quando si tratta l’avvento della Rivoluzione posizione apicale, l’uomo rappresenta dunque
di stabilire una relazione tra l’essere umano e industriale. In Occidente, la realizzazione ultima della potenzialità del
gli altri esseri viventi, che in fondo è l’approccio le nuove generazioni mondo naturale. A tale posizione corrisponde
dal quale scaturiscono le riflessioni più mostrano grande una natura particolare, diversa da quella degli
importanti e significative sulla realtà esterna sensibilità per i problemi altri animali, che a sua volta sottintende una
(appunto, la natura), è quella interiore. Da dell’ambiente, ma scarsa funzione esclusiva, ossia la capacità di pensare
questo punto di vista, risulta ancora più utile esperienza diretta del e di poter gestire il proprio comportamento
l’approccio dei sofisti, che distinguevano come mondo naturale, talvolta secondo ragione. Del resto, la dottrina
non naturale ciò che deriva dalle convenzioni conosciuto soltanto dell’anima tripartita del maestro di Aristotele,
stabilite dagli uomini. Da qui, possiamo attraverso i prodotti Platone, permetteva di collegare questa tesi
desumere l’esistenza di uno “stato di natura” del supermercato. all’interno di una visione che collegava il
opposto a quello umano, due ordini diversi Nelle pagine precedenti, mondo naturale, al quale l’uomo partecipa con i
che si incontrano proprio nell’essere umano, il il Peccato originale di livelli inferiori dell’anima (quello concupiscente
quale, secondo l’ordine aristotelico del mondo, Pieter Paul Rubens (1617). e quello irascibile) a quello ideale, raggiungibile
si ritrova al vertice di una gerarchia dove ogni soltanto dalla terza parte, ossia l’intelletto.
88
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« Le forze della natura agiscono
L’idea dell’uomo come vertice della creazione
si adatta perfettamente alla visione religiosa con
la quale siamo abituati a confrontarci: se infatti secondo un’armonia segreta
che l’uomo ha il compito
abbiamo una minima familiarità con la Bibbia,
conosciamo bene il racconto della Genesi e
l’interpretazione che ne è stata data e dunque
89
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
mantenere intatti e armonizzare con essi la
nostra esistenza. In questo caso, possiamo
seguire l’interpretazione meccanicistica della
natura che si è affermata soprattutto a partire
dal XVI secolo, sotto la spinta iniziale di
scienziati come Galileo Galilei (1564-1642) e
Isaac Newton (1642-1727).
In particolare, lo sviluppo di correnti di
pensiero come il materialismo di Thomas
Hobbes (1588-1679) e l’empirismo di John
Locke (1632-1704) e David Hume (1711-
1776) portarono a un approccio più concreto
e analitico dello studio della realtà e, di
conseguenza, anche dell’uomo. Così, per
esempio, Hobbes non solo concorda con
« La Natura
dev' essere lo Spirito
visibile, lo Spirito
è Natura invisibile.»
FRIEDRICH SCHELLING
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Qual è il mio posto nella natura?
«In tutte le cose della natura di certi eccessi che hanno portato a fenomeni
estremi, come il cosiddetto antropomorfismo
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
?
Che cos’è
il tempo
92
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Pochi concetti
appaiono semplici
e insieme complicati
come quello di tempo:
ogni volta che crediamo
di averne risolto
uno dei misteri,
la sua natura si fa
ancora più sfuggente
T
utti noi, fin da piccoli, sappiamo che
cos’è il tempo, ma davvero pochi
sono capaci di darne una semplice
definizione. Questo apparente paradosso
è perfettamente riassunto dalla celeberrima frase
di sant’Agostino: «Che cos’è il tempo? Se non me
lo chiedono, lo so, se invece me lo chiedono, non
so rispondere». Il problema non è solo quello di
trovare le parole giuste per descriverlo, quanto
quello di individuare una definizione da cui
partire. Potremmo accontentarci di collegare il
concetto di tempo all’unità di misura con cui
lo esprimiamo, e quindi definirlo come “ciò
che si misura in secondi, minuti od ore”, ma
questa sarebbe solo una descrizione quantitativa,
che non può soddisfarci: il tempo filosofico è
qualcosa di più profondo e “personale”, si tratta
della dimensione in cui la nostra vita procede
dall’inizio alla fine, quella in cui tutto ciò
che ci riguarda è accaduto, accade e accadrà.
Meglio allora considerarlo come il manifestarsi,
all’interno del nostro piano di esistenza, di singoli
eventi collegati tra loro da una relazione di tipo
“successivo”, nella quale un evento avviene prima,
durante o dopo un altro. Al pari della distanza
fisica, quindi, il tempo di cui parliamo non esiste
al di fuori di un universo concreto, popolato da
eventi che a loro volta riguardano enti concreti,
materiali, anche gli esseri viventi. È proprio
dal rapporto tra la dimensione “fisica” e quella
“ideale” che nascono le grandi domande sul
tempo: che cos’è il tempo? Ha avuto un inizio?
Avrà una fine? La sua direzione è univoca, oppure
ammette deviazioni o, addirittura, inversioni?
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos’è il tempo?
nello spazio (altezza, lunghezza e profondità)
permette di descrivere la nostra posizione in
Il paradosso del presente maniera completa. Eppure, è impossibile non
Passato e futuro
L’impianto filosofico di Platone ci porta a
pensare al tempo come alla manifestazione
dell’imperfezione della realtà concreta:
essendo la dimensione nella quale avviene il
cambiamento della materia, si può manifestare
solo in presenza di essa, mentre ciò che è
perfetto, in quanto tale, non cambia, non si
C’È SEMPRE muove. Questo però vuol dire che al di fuori
UN ALTRO ATTIMO del nostro mondo concreto il tempo non esiste:
Nell’affrontare il problema non c’era prima del mondo, non ci sarà dopo.
del tempo, sant’Agostino Quella avanzata da Platone è una concezione
(qui, in un’illustrazione del tempo lineare, dove ogni evento può essere
rinascimentale) utilizza immaginato come posto in una linea retta,
un approccio logico inserito tra uno precedente e uno successivo.
e dimostra come, in realtà, Il pensiero dell’assenza di tempo è per noi
il presente non esista, piuttosto difficile da accettare, al pari di
se non come limite quello del “nulla”. Per certi versi, anzi, è più
tra passato e futuro. facile aderire a una visione ciclica del tempo,
che consiste in un avvicendarsi di epoche e di
94
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
«Secondo la teoria della relatività
non esiste un unico tempo assoluto,
mondi che non prevede una singolarità iniziale
e una finale: nessun inizio, nessuna fine.
In realtà, proprio la spaventosa idea di una
LA DIMENSIONE
RELATIVA
Partendo dal concetto di
tempo relativo, i grandi
fisici contemporanei,
come Stephen Hawking,
hanno elaborato modelli
cosmologici nei quali
il tempo riveste
un ruolo centrale.
95
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Epicuro è quello della nostra vita, non il
concetto di tempo in assoluto.
La visione classica, dunque, ci conferma
quello che istintivamente sappiamo: il tempo
è sicuramente all’interno della realtà e, anche
se non lo vediamo, “si muove”. Rimane ancora
da capire se può esserci qualcosa oltre il tempo,
oppure è tutto compreso in esso. L’interrogativo
è complesso, poiché chiama in causa sia l’idea
di infinito, che quella di Dio.
Se il tempo è la dimensione della nostra realtà
concreta, allora esso deve partecipare dei suoi
stessi limiti di finitezza e della sua continua
trasformazione; l’eternità, al contrario,
appartiene a un altro piano, estraneo al nostro,
che invece è perfetto, immobile. Per mettere in
relazione il tempo e l’eternità, i primi pensatori
cristiani fanno ricorso all’anima: Plotino e
sant’Agostino sono tra questi, e il secondo
non esita a considerare il tempo come una
“estensione dell’anima” (distensio animi). In
quest’ottica, Agostino parte dal presupposto
che solo il presente, inteso come il momento
attuale, “è”. Allora, come possiamo concepire
il passato e il futuro? Solamente pensandoli
entrambi come diversi tipi di presente.
Questa posizione potrebbe sembrare a prima
vista insostenibile ma, a ben pensarci, passato
e futuro possono davvero essere pensati come
tali solamente nel momento attuale, perché è
rispetto a quell’istante essi possono definirsi,
appunto, passato e futuro. Il ragionamento di
Agostino diventa ancora più chiaro se pensiamo
al passato come “memoria” e al futuro come
“attesa”: in effetti, solo adesso, in questo esatto
momento, possiamo ricordare qualcosa che è
accaduto prima (passato) oppure metterci in
attesa di qualcosa che deve ancora accadere
(futuro). Per quanto riguarda il presente, poi,
esso è “visione”, perché costituisce l’unico
momento che può ricadere sotto l’analisi
dei sensi. In definitiva, dunque, possiamo
parlare di tre tipi di presente, che solo l’anima
dell’uomo può distinguere e ordinare.
«Il futuro e il passato non esistono.
R elativo o assoluto?
La definizione agostiniana di tempo in È inesatto dire che i tempi sono tre:
funzione dell’anima può risultare soddisfacente
da un punto di vista esistenziale e fornisce
un sostegno brillante all’idea, descritta in passato, presente e futuro.
maniera molto chiara da Boezio, di un Dio
“atemporale”, al di fuori del tempo, per il quale
passato, presente e futuro sono tutti racchiusi
Forse sarebbe esatto dire che i tempi
sono tre: presente del passato, presente
in uno stesso istante. Solo il nostro corpo
fisico, dunque, sarebbe legato al movimento
e al cambiamento e vivrebbe confinato in
una dimensione incompleta nella quale i tre
momenti del tempo sono separati. del presente, presente del futuro.»
Questa risposta, però, esclude dalla
discussione il tempo squisitamente fisico, quello SANT’AGOSTINO
96
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos’è il tempo?
che riguarda le misurazioni degli intervalli concezione scientifico-naturalistica promossa, COME NOI
tra le manifestazioni dei fenomeni naturali, il a partire dal Cinquecento, da pensatori LO CONTIAMO
ritmo degli eventi, i movimenti relativi degli come Galileo Galilei e Isaac Newton, i quali La differenza sostanziale
enti fisici. Per affrontare questo aspetto, occorre avevano ben chiara la differenza tra tempo tra il tempo che viviamo
adottare un approccio più scientifico. assoluto e tempo relativo. «Il tempo assoluto, e quello che misuriamo
Il tempo di cui abbiamo parlato finora è vero, matematico» scrive Newton, «scorre quando osserviamo
soprattutto quello metafisico, slegato cioè dagli uniformemente, e viene anche chiamato durata; i fenomeni esterni
eventi che riguardano la materia; si tratta di quello relativo, apparente e volgare, è una consiste nel fatto che
un tempo “relativo”, che ha a che fare con la misura… sensibile ed esterna della durata di essi sembrano procedere
nostra interiorità e che non ha bisogno (e non un moto, che comunemente viene impiegata a velocità diverse. Ma
può) essere misurato. Come abbiamo già detto, al posto del vero tempo: sono tempi relativi soprattutto, afferma il
però, il tempo può anche essere “assoluto”, una l’ora, il giorno, l’anno». Questa distinzione si francese Bergson (nella
grandezza che indica la durata dell’intervallo basa su quella che viene definita una visione foto sopra), questi tempi
di tempo tra il manifestarsi di due fenomeni, meccanicistica e materialistica del mondo: diversi appartengono
misurabile con strumenti di calcolo ed non che i grandi scienziati del Rinascimento a due ambiti distinti:
esprimibile in forma numerica. Questa proposta non fossero credenti, anzi, ma nella loro quello della coscienza
di definizione ha senso all’interno della indagine dei fenomeni fisici tralasciavano gli e quello della scienza. ”
97
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Il tempo
è un fantasma
L a corrente empirista ingle-
se del XVII secolo ha posto
l’accento sulla percezione
mentale che possiamo avere
del tempo, piuttosto che sulla
natura del tempo come con-
cetto a sé stante.
In effetti, secondo Hobbes,
ciò che noi percepiamo non
è l’oggetto in sé, bensì il suo
movimento, che viene perce-
pito dai nostri organi di senso,
a par tire dai quali la nostra
mente elabora i concetti che
poi utilizzerà per descrivere la
realtà. Così, mentre lo spazio
diventa “il fantasma (l’impres-
sione) di una cosa esistente”,
il tempo è “il fantasma del
movimento”, perché è nel
movimento che immaginiamo
una successione di “prima” e
“dopo”. Per Hobbes, insom-
ma, il tempo non è altro che
un’immagine mentale, costru-
ita a partire dall’impressione
lasciata dal movimento.
elementi metafisici e si concentravano sui Leibniz, il quale sosteneva che il tempo non è UN PRIMA
fenomeni osservabili. L’introduzione del tempo reale, assoluto, ma è un’apparenza sensoriale, E UN DOPO
assoluto e la sua distinzione da quello relativo un fenomeno nel vero senso del termine (che Per cercare di “vedere”
è un passaggio fondamentale nella storia deriva infatti dal greco fainein, che vuol dire il tempo, possiamo
della scienza e del pensiero umano, perché “apparire”), definito dal cosiddetto “ordine immaginare una
permette di inserire il tempo all’interno delle dei successivi”, la sequenza cioè in cui noi sequenza di avvenimenti
formule matematiche che descrivono il mondo osservatori percepiamo il succedersi degli eventi. legati tra loro da una
così come noi lo conosciamo e di isolare ed Kant va addirittura oltre, e, in pieno relazione di “prima”
evidenziare il ruolo dell’osservatore. L’idea del Settecento, reintroduce l’idea di un tempo e “dopo”, come scatti
tempo assoluto, però, può venire considerata metafisico, negando l’idea di un tempo assoluto, fotografici in successione.
fin troppo “materiale”: molti percepiscono la ma non la sua oggettività. Per Kant, il tempo,
dimensione temporale come più complessa, inteso come “ordine di successione temporale”,
fino a farne il ponte tra il mondo fisico e quello deve essere definito come “ordine di causalità”,
ideale o metafisico. Tra i critici dell’idea di un cioè un succedersi di causa ed affetto: a un
tempo oggettivo, indipendente dal soggetto, c’è dato evento, cioè, seguono i suoi effetti.
98
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cos’è il tempo?
Se il tempo
torna indietro
P e nsando al tempo, siamo soli-
ti immaginare una linea continua
che, a partire da un “punto zero” (il
momento della creazione o la singolari-
tà iniziale, a seconda dell’ipotesi scelta),
procede ineluttabilmente in una sola
direzione. Pur accettando l’idea di un
tempo ciclico, quindi circolare, non vie-
ne contemplata la possibilità di invertire
l’ordine degli eventi, procedendo cioè
da quelli presenti a quelli passati.
Eppure, benché a livello puramen-
te teorico, la scienza lascia aperta una
speranza alla possibilità di viaggia-
re nel tempo. Per concepire un’idea
simile bisogna considerare che il tem-
po viene considerato oggi come una
delle quattro dimensioni del conti-
nuum spaziotemporale, non lineare
ma curvo. Corpi celesti dotati di massa
adeguatamente grande sono in grado
di piegare ulteriormente il tempo, fino
a rallentarlo. Secondo quanto afferma-
to dal fisico Ben Tippet e dall’astrofisico
David Tsang, è possibile ipotizzare un
modello di macchina del tempo che,
sfruttando tale curvatura, possa arri-
vare a descrivere un circolo e quindi
tornare indietro nello spazio-tempo.
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Dio esiste?
Per molti di noi
Dio è la risposta a tutte
le domande dell’uomo.
Paradossalmente, però,
è anche il soggetto
del quesito più difficile
a cui rispondere
I
nterrogarsi sull’esistenza di Dio richiede
capacità di astrazione e coraggio straordinarie,
perché mette in gioco non solo il significato
della propria vita, ma anche quello della
morte. Qualunque risposta diamo al quesito
“Dio esiste?”, essa porta con sé altre domande
che pretendono risposte dalle quali, a loro volta,
dipendono molti dei nostri comportamenti e delle
nostre opinioni. Si potrebbe pensare che credere
o meno sia solo questione di fede, ma come
esseri pensanti non possiamo evitare di chiamare
in causa l’intelletto e la razionalità per cercare
conferme o smentite al mistero dell’esistenza
della divinità. La religione, intesa come somma
di credenze, riti e precetti derivati dal fatto
di accettare o meno una certa visione di Dio,
viene dopo; prima, occorre accettare o rifiutare
la premessa fondamentale: che Dio, appunto,
è. Proprio per questo molti tra i più importanti
filosofi hanno messo al centro delle loro
riflessioni la possibilità dell’esistenza di un essere al
di sopra di tutto, la sua natura, il suo rapporto con
il mondo e la sua relazione con l’essere umano in
generale e con il singolo individuo in particolare.
100
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
101
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Pensieri divini
N ella sua Metafisica, Aristotele si
chiede a che cosa si rivolga l’in-
telligenza divina: in poche parole,
a che cosa possa mai pensare Dio.
Se crediamo in una divinità
rivelata, come quella del cristia-
nesimo, la immaginiamo intenta
a seguire le vicende del mondo
terreno, quando non addirittura
a intervenire attivamente in esse.
Dio, dunque, penserebbe a ogni
cosa che accade nella realtà. Una
risposta del genere sarebbe stata
inaccettabile per il grande filosofo
greco, così come per tutti quelli
che considerano Dio come il prin-
cipio assoluto. Se infatti pensasse
alle nostre vicende, dovrebbe
avere un pensiero composto,
ma allora muterebbe, passando
da una parte all’altra dell’ogget-
to del suo pensiero. Nemmeno
può pensare a nulla, perché allo-
ra sarebbe come chi dorme, né
può pensare a qualcosa che sia
altro da sé, perché, per definizio-
ne, niente è altro da Dio. Dunque,
possiamo concludere, Dio non
può pensare a nulla che sia infe-
riore a se stesso: ciò significa che
può pensare solo a se stesso,
per l’eternità. Dio è dunque nòe-
sis noéseos, pensiero di pensiero.
LA PRIMA antichi greci e romani: immaginare degli esseri leggi che la governano, oggi come allora occorre
DELLE RISPOSTE eterni, potentissimi ma comunque limitati nel riferirsi a un principio ancora più alto, al di sopra
Oggi l’idea filosofica loro agire e nel loro sentire, poteva spiegare i di ogni imperfezione e incompletezza.
di Dio è estremamente singoli fenomeni naturali che allora parevano È il percorso proposto per primo dalla filosofia
complessa e raffinata, soprannaturali. Già ai tempi dei primi filosofi di Platone, che parte proprio dall’analisi della
ma nei tempi antichi le divinità potevano apparire tutt’al più degli realtà per giungere a contemplare l’esistenza di
rappresentava intermediari tra la realtà concreta e la dimensione un mondo ideale, perfetto. Il mondo attuale
la risposta a tutto ultra-terrena, qualcosa di equivalente a certe non sarebbe quindi altro che “immagine mobile
quanto sfuggisse convinzioni superstiziose alle quali ancora oggi dell’eternità”. Per Platone, la realtà è stata
alla comprensione sottostiamo, anche se in forma edulcorata e generata dall’incontro tra il mondo delle idee
immediata. spesso addirittura inconscia. Per trovare una (il principio paterno) e la materia (principio
giustificazione all’esistenza della materia e alle materno). È a questo punto che si innesta la ”
102
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Dio esiste?
103
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
figura del Demiurgo, il “divino artigiano”,
colui che ordina la materia secondo il modello
delle idee. Descritta nel Timeo, questa figura
non è quella di un creatore, piuttosto quella di
un plasmatore: sia il modello che il materiale
(cioè, le idee e la materia) sono già presenti
e a lui non rimane che usare il secondo per
creare un’immagine del primo. Platone
dunque non utilizza l’idea del demiurgo per
spiegare l’esistenza del mondo, ma solo le sue
forme e le sue leggi. In questo senso, oggi non
soddisferebbe i requisiti che attribuiamo a Dio,
perché non può essere il principio primo: non
è da lui, infatti, che discendono il mondo delle
idee e quello della materia. Platone fa però anche
riferimento a un Principio primo supremo, il
Bene, che insieme al mondo delle idee e alla
figura del Demiurgo descrive gli attributi divini:
infatti, il Primo principio è unico, perfetto e
indivisibile; da parte sua, il mondo delle idee
include tutte le forme possibili che il Demiurgo
utilizza come modello per plasmare la materia.
Presi collettivamente, quindi, questi tre
elementi compongono effettivamente un ritratto
compatibile con l’idea di Dio che corrisponda
alla definizione che abbiamo dato inizialmente.
I tre attributi sono stati poi mutuati nel III
secolo d.C. dal neoplatonico Plotino nelle sue tre
“ipostasi”, le tre dimensioni della realtà emanate
dalla sostanza divina: l’Uno (il Bene), il Logos
(l’Intelletto, equiparabile al mondo platonico
delle idee) e l’Anima del mondo, che dà forma
all’universo. Se questa visione di Dio ci appare
completa e soddisfacente, allora la prospettiva
cristiana dovrebbe apparirci ugualmente
accettabile, dal momento che è questa triade che
viene evocata nella Santa Trinità, dove al Logos
si sostituisce la figura di Gesù.
Questo significa, in qualche misura, che
se accettiamo il Dio cristiano, per molti versi
stiamo aderendo alla definizione neoplatonica di Dio esiste (firmato: sant’Anselmo)
Dio. Si tratta di un approccio molto “idealista”,
che può lasciare poco convinto chi preferisce
impostare i propri ragionamenti a partire dalla
A nche gli uomini dotati di grande
fede hanno spesso bisogno di
un motivo razionale che li confermi
superiore a ciò che non esiste.Ma
per definizione Dio è «ciò di cui
non si può pensare nulla di mag-
realtà concreta. In questi casi, Aristotele offre una nelle loro convinzioni. Ecco perché giore»: dunque, se abbiamo l’idea
potente alternativa. Nella sua Metafisica, infatti, sant’Anselmo ha cercato di dimo- di Dio dobbiamo per forza ammet-
il discepolo di Platone sviluppa ulteriormente strare l’esistenza di Dio attraverso terne anche l’esistenza.
l’osservazione del suo maestro secondo il quale un ragionamento logico, anzi, due: Il ragionamento a posteriori, a
il movimento (inteso nel suo senso più generale uno “a priori” e uno “a posteriori”. differenza del precedente, parte
di trasformazione) è l’elemento caratteristico del Il ragionamento a priori, conosciu- dall’osservazione del mondo reale,
mondo fisico; dal momento che il movimento to anche come “prova ontologica”, in cui possiamo constatare l’esi-
deve avere una causa, per evitare di andare parte dalla definizione di Dio come stenza di vari gradi di bene. Questa
all’indietro all’infinito occorre immaginare una «ciò di cui non si può pensare nulla considerazione, secondo Ansel-
causa prima, un motore immobile a partire dal di maggiore». Ma se Dio non esi- mo, ci porta necessariamente ad
quale deriva il moto che poi si trasmette a tutti gli stesse e avessimo solo l’idea di Dio, ammettere l’esistenza di un som-
enti del mondo. Per dirla in termini aristotelici, l’idea cioè di «ciò di cui non si può mo bene, più grande degli altri,
nel divenire si passa dall’atto potenziale alla pensare nulla di maggiore», questa altrimenti non potremmo stabilire i
realizzazione di tale potenza, vale a dire all’atto in risulterebbe superiore a Dio stesso, diversi gradi di bene. Questo som-
sé (in greco enèrgheia, energia); tale trasformazione poiché qualunque cosa esistente è mo bene, dunque, è Dio.
prevede la presenza di un atto precedente, derivato
104
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Dio esiste?
a sua volta da una potenza originaria, e così via,
Un universo senza creatore fino ad arrivare a un ente che, semplicemente, è in
atto, senza potenza: appunto, il motore immobile,
« Non possiamo
minare tutte le ipotesi che non siano che invece è eterna o che si è gene-
strettamente necessarie alla spiega- rata da sé. Se applichiamo a queste
zione di un fenomeno. considerazioni il rasoio di Ockham,
immaginare Dio,
Ockham era un frate francescano dobbiamo convenire che la seconda
inglese vissuto nel XIV secolo, dun- ipotesi arriva alle stesse conclusioni,
que certamente cristiano, eppure ma con un passaggio in più.
possiamo solo
comprenderlo.»
BARUCH SPINOZA
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Dio esiste?
essere contenute in un’unica verità immutabile;
oppure, quando capiamo che noi desideriamo
il bene e Dio è il Bene assoluto. In entrambi
i casi, però, si tratta di percorsi soprattutto
contemplativi, che non collegano l’idea di Dio
alla nostra realtà immediatamente concreta.
Agostino lo sa, e infatti ci propone una terza via,
quella che dal nostro mondo, mutabile, arriva alla
dimensione divina, immutabile. È la stessa percorsa
dai filosofi “pagani”, che parte dal corpo (che è
appunto in continuo mutamento) e giunge a Dio,
che è invece eternità, passando attraverso l’anima.
Il bisogno di arrivare in qualche modo a
a mettere a tacere.»
E MONDO IDEALE
La consapevolezza
dell’imperfezione
ROBERT SPAEMANN del nostro mondo
ha spinto Platone a
“vedere” Dio anche quando accettiamo per fede teorizzare l’esistenza di
la sua esistenza deriva, secondo alcuni pensatori, un mondo superiore,
dal fatto che in realtà noi non pensiamo a Dio perfetto, derivato dal
come a un’idea, ma come a un ente individuale. “principio primo”, di
In effetti, ragionano, se ci accontentassimo cui possiamo avere
dell’idea di Dio come un principio astratto, non esperienza solo
potremmo sperimentare nulla di Dio. D’altro indirettamente. Come
canto, considerandolo un ente individuale, uomini incatenati
possiamo sperare di conoscerlo: come dice in una grotta che
san Tommaso nella sua Summa Theologica, possono intuire il
«la nostra conoscenza trae origine dal senso». mondo reale soltanto
Questo non significa che possiamo arrivare a attraverso le ombre
conoscerlo del tutto: il suo volto ci è precluso che esso proietta
dai nostri limiti, che ci impediscono di svelarlo. sulle pareti della
Possiamo però arrivare a capire la sua relazione grotta stessa, anche la
con le creature e con il mondo, essendo egli la conoscenza che l’uomo
causa di tutto. Questo atteggiamento ha spinto ha delle cose è è altro
molti filosofi del Medioevo a intraprendere che l’ombra della
una ricerca razionale sugli attributi divini, verità. Si tratta del
arrivando al punto di immaginare la possibilità mito della caverna, qui
di dimostrarne l’esistenza, come nel caso dello illustrato in un dipinto
stesso san Tommaso e Anselmo d’Aosta. si tratta di scuola fiamminga.
di un atteggiamento induttivo, che a partire
dall’osservazione dei fenomeni di questo mondo ”
106
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
107
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
ci permette di arrivare, passando di causa in
« La natura ha delle perfezioni
per dimostrare di essere l’immagine
causa (via causalitatis), a una descrizione di
Dio. Molto più tardi, alla fine del XVIII secolo,
Immanuel Kant svilupperà questa tendenza
Scommettiamo
che esiste?
S e alla fine di ogni nostro ragio-
namento non riusciamo ancora
a deciderci per l’esistenza o la
non-esistenza di Dio, possiamo
sempre accettare il suggerimen-
to che nel Seicento Blaise Pascal
ha dato ai perplessi: scommet-
tiamo sul fatto che Dio esista, e
comportiamoci di conseguenza.
L’idea non è particolarmente ori-
ginale (era già stata utilizzata in
precedenza), ma il ragionamento
del filosofo francese è struttura-
to in modo logico e convincente.
Ipotizziamo che Dio esista dav-
vero e che credervi conduca alla
salvezza, ma sia effettivamente
inconoscibile: abbiamo quindi
due sole possibilità, crederci o
non crederci. Se crediamo ed
esiste davvero, saremo salvati; se
crediamo e non esiste, alla fine
non avremo perso né guadagna-
to nulla, perché dopo la morte
non c’è, appunto, nulla. Anche se
non crediamo e non esiste, non
avremo perso, né vinto. Se però
non crediamo e Dio invece esi-
ste, avremo perso tutto.
108
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Dio esiste?
prove concrete. Osservando l’ordine del creato, IL TRAGUARDO la fede l’ultimo stadio del cammino esistenziale
possiamo tutt’al più arrivare a derivare la DELLA FEDE delineato dal filosofo danese Søren Kierkegaard
necessità dell’esistenza di un Autore del tutto, Per Kierkegaard (la sua (1813-1855), che inizia dalla contemplazione
ma non possiamo certo spingerci oltre. statua campeggia nei estetica per giungere fino allo stadio religioso,
Al di là del fatto che sia conoscibile o giardini della Biblioteca passando attraverso la fase dell’impegno etico.
meno, ammettendo che Dio esista dovremmo Reale di Copenaghen), L’ultima tappa di questo percorso è la totale
preoccuparci soprattutto di come la Sua esistenza credere in Dio è il risultato accettazione dell’esistenza di Dio e la costruzione
può influenzare la nostra vita. Da un punto di di un percorso che prende di un rapporto personale Dio/Uomo, che prevede
vista intellettuale (escludendo quindi gli aspetti le mosse dall’ambito il nostro totale abbandono, come forma più elevata
teologici e dottrinali delle varie confessioni estetico e razionale e di relazione con l’essere divino. All’interno di tale
religiose), dobbiamo prima di tutto stabilire se Dio termina con la necessaria rapporto, la modalità comunicativa privilegiata è
è interessato ai nostri destini oppure no e, in ogni resa all’idea dell’esistenza la preghiera, che diventa il sistema di mediazione
caso, se è possibile parlare di una relazione uomo- di un ente supremo, tra l’io di chi prega e il destinatario della preghiera
Dio; il problema, allora, sarà quello di stabilire le origine di tutte le cose. stessa. Secondo Kierkegaard, infatti, il fine ultimo
modalità e il tenore di tale relazione. di pregare non è ottenere qualcosa, ma fare in
modo che l’anima si unisca con Dio e
Il rapporto dell’uomo con Dio ne avverta la presenza. Sembra, in
Se immaginiamo un Dio trascendente, un’entità fondo, la chiusura di un cerchio:
al di fuori del mondo, possiamo accettare la visione indagando il problema di Dio,
degli epicurei, i quali ammettevano che gli dei la ragione arriva a postulare
esistessero, ma li concepivano disinteressati al la necessità della fede! Una
destino e al comportamento degli uomini. Dunque, conclusione che i limiti
se Dio, pur essendo il principio di tutto, è estraneo attuali della scienza
alla realtà fisica, allora non possiamo costruire con sembrano confermare:
lui nessun tipo di relazione, e non dobbiamo né ci sono barriere fisiche
temerlo, né sperare in un suo intervento. Adottando e matematiche che non
questa prospettiva, da un punto di vista pratico ci permettono di varcare
o etico le nostre posizioni saranno simili a quelle la soglia del momento in
di chi si dichiara agnostico e non si sbilancia cui il mondo materiale, e
sull’eventuale esistenza di Dio. Se invece portiamo con lui il tempo, ha avuto
alle estreme conseguenze l’idea di un Dio infinito, origine, barriere che la nostra
come fa per esempio l’ebreo olandese del Seicento mente sembra condividere e
Baruch Spinoza, allora dobbiamo ammettere che solo la fede (o la fantasia,
che tutto, esseri umani, animali, piante e oggetti secondo alcuni) può
inanimati, fa parte di Dio. Ma allora, perché Dio scavalcare, senza offrire
dovrebbe amare noi più del resto? Non sarebbe alcuna garanzia
forse più “ragionevole” pensare a una divinità di verità.
impersonale, non certo antropomorfa, indifferente
alle nostre vicende e alle nostre preghiere? Aderire
a una tale immagine divina esclude la possibilità
di una relazione personale con Dio: non
possiamo non amarlo da un punto di
vista intellettuale, poiché rimane il
principio e la fine di tutto, ma la
sua esistenza non modifica in
alcun modo la nostra. Prima di
lui, anche il filosofo (e uomo
di fede) inglese Guglielmo
di Ockham era giunto
alla conclusione che
Dio è inconoscibile
e l’unico modo per
raggiungerlo è
attraverso la fede.
Ed è proprio
109
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Fede
E ragione
I
tempi in cui viviamo sono sicuramente tra i
Oggi la scienza sembra offrire più entusiasmanti e dinamici dal punto di vista
scientifico, ma via via che la scienza allarga i
una spiegazione per (quasi) tutto, propri confini, spiega i fenomeni naturali con
maggiore precisione e disegna teorie sempre più
ma la fede in un ente supremo complesse, sembra togliere spazio e importanza
alla fede: qualcuno è arrivato a pensare che se
ha ancora molto da dire agli uomini molto di quello che sembrava inspiegabile (e
doveva appunto essere accettato con un atto di
che pensano: un duello intellettuale fede) è diventato comprensibile, allora forse è solo
una questione di tempo, e la mente umana riuscirà
rimasto inalterato nei secoli a fare luce su tutti i misteri che ancora resistono.
Ma è davvero così? Tale speranza, secondo molti,
è destinata a dimostrarsi vana: ci sono limiti
110
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Fede e ragione sono nemiche?
SONO NEMICHE?
oggettivi e intrinsechi alla conoscenza umana,
sostengono, che le impediranno di dare le risposte
La riflessione sul rapporto tra fede e scienza,
quindi, non riguarda solo gli uomini di chiesa e gli
SEMPRE (O QUASI)
AVVERSARIE
definitive alle domande ultime sull’universo, il suo scienziati, ma tutti quelli che si interrogano tanto Fede e ragione hanno
inizio, la sua fine e il suo significato (sempre che sulla realtà delle cose quanto sul suo significato. sempre trovato molte
un significato ci sia…). Altri, invece, ritengono che occasioni di scontro, anche
alla fine la scienza non farà altro che confermare Differenze fondamentali feroce. Sopra, il papa
le verità di fede, razionalizzando e argomentando Secondo alcuni, la contrapposizione tra fede incorona l’imperatore: le
quello che l’uomo già conosce in modo innato. e scienza si potrebbe tradurre, in termini più azioni del pontefice, in
Altri ancora pensano che scienza e fede operino pratici, in un dilemma evidente: “credere o ogni tempo, sono state
in due campi d’azione del tutto separati e che non ragionare?” Si tratta però di una semplificazione dettate dalla mediazione
possono e non devono interferire una con l’altra. eccessiva, che rischia di rendere impossibile fra le esigenze della fede
C’è, infine, chi ritiene che i due ambiti siano confrontare due approcci che, se davvero si e quelle della politica.
invece complementari, e che la loro unione possa rivelassero così distanti, non potrebbero mai
condurre l’uomo alla conoscenza completa. confrontarsi, neppure in forma dialettica. È ”
111
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
UNA SFIDA senz’altro vero che oggi sembra esistere una su enti astratti come le idee platoniche, la sua
TECNOLOGICA contrapposizione netta tra l’approccio di chi si attenzione si rivolgeva ai fenomeni fisici, senza
La sperimentazione affida a una fede religiosa e quello di chi invece che però questo gli impedisse di elaborare
scientifica sta ritiene veritiero solo ciò che è scientificamente una teoria cosmologica al centro della quale si
confermando alcune dimostrato; tuttavia, molti grandi pensatori troverebbe un “motore immobile” responsabile
delle teorie più ardite contemporanei hanno sviluppato una linea del movimento di tutti gli astri. Questa teoria,
concepite dai fisici per di pensiero razionale e scientifico senza per non a caso descritta nella Metafisica, il volume
spiegare quelli che, fino questo rinunciare a credere in Dio o comunque che tratta degli argomenti oltre lo studio della
a ieri, parevano misteri in un’entità creatrice. Possiamo definire natura, porta Aristotele a ragionare su questo
insondabili. Sotto, il quest’ultimo un atteggiamento “aristotelico”, principio primo e a identificarlo con la divinità.
Nobel per la fisica Peter dal momento che è proprio grazie ad Aristotele Nel tempo, la differenza tra i due approcci
Higgs mentre si trova che la cultura occidentale ha cominciato a si è fatta sempre più marcata e a partire dal
al Cms, un grande integrare l’indagine razionale all’interno di una Cinquecento, con la definizione del metodo
rilevatore di particelle visione generale del mondo che fino ad allora sperimentale galileiano, è diventato più facile
sorto a Cessy, in Francia. si appoggiava sul mito e sulla fede in divinità distinguerle, valutarne le diverse competenze e
creatrici o in un principio unico dal quale tutto discutere sugli eventuali punti di contatto.
deriva. Il discepolo di Platone, infatti, dedicò
gran parte della sua vita a studiare e cercare A pprocci diversi per ambiti diversi
di spiegare la realtà concreta nel modo in cui La scienza, secondo Galileo, prende le mosse
questa si presentava, cercando di dare conto dall’osservazione di un particolare fenomeno,
dei suoi meccanismi. Invece di concentrarsi procede con la definizione di un’ipotesi che
112
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Fede e ragione sono nemiche?
sull’autorità, e la scienza,
l’ipotesi attraverso delle esperienze riproducibili.
Proprio la necessità della sperimentazione rende
evidentemente impossibile l’applicazione del metodo
che invece è basata scientifico alle questioni che attengono alla sfera
metafisica. Se dunque consideriamo scientifico ciò
che è provabile sperimentalmente, allora dobbiamo
sull’osservazione ammettere che l’oggetto della scienza è diverso da
quello della fede, la quale infatti riguarda il nostro
rapporto con enti sopra-naturali che quindi, per
e sul ragionamento. E la scienza definizione, sfuggono ai nostri sensi e non sono
perciò sperimentabili. Uno scienziato, dunque, se
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Fede + scienza
= scientismo
P er decine di secoli la fede è stata accusata
di essersi arrogata il diritto di definire qua-
le fosse la verità sia sulle questioni di fede che
su quelle relative al mondo naturale, a essa
non pertinenti. Oggi, al contrario, è la scien-
za a rischiare di commettere lo stesso errore,
trasformandosi in un’ideologia: quella che il
filosofo della scienza John Duprè ha ribattez-
zato con il termine “scientismo”.
Secondo la definizione di Duprè, lo scien-
tismo consiste nella tendenza ad «applicare
un’idea scientifica di successo ben oltre il suo
dominio originario, e in genere con sempre
minor successo man mano che la sua applica-
zione viene estesa al di fuori del suo campo
d’origine», come scrive nel suo Natura umana.
Perché la scienza non basta.
le modalità di esistenza del mondo discenderanno sulle evidenze fisiche, nel senso che queste
direttamente dalla volontà di questa divinità ultime erano studiate e interpretate in modo
e la nostra indagine razionale potrà svelarne i da armonizzarsi con le concezioni metafisiche
meccanismi, i quali non potranno che confermare che si sarebbero affermate nel corso del
quanto derivato dalla riflessione e dalla tempo. Questo rapporto di subalternità inizia
contemplazione dell’ente superiore, sia che lo si con Sant’Agostino e si fa particolarmente
chiami motore immobile, sia che lo si pensi come pronunciato nel corso del Medioevo, in
Bene o ci si rivolga a lui come Dio. particolar modo con i grandi maestri della
In effetti, a partire dal V secolo a.C. e Scolastica. San Tommaso, per esempio, non usa
almeno fino alla fine del Settecento, le verità mezzi termini, quando afferma: «È impossibile
di fede hanno avuto quasi sempre la priorità che quello che Dio ci fa conoscere attraverso
114
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Fede e ragione sono nemiche?
È lo stesso tipo di compromesso che ha
permesso ai pensatori e agli studiosi medievali e
rinascimentali di esprimere le loro idee e divulgare
le loro scoperte senza incorrere negli strali della
Chiesa, in verità non sempre con pieno successo,
come insegna il celebre caso di Galileo Galilei
(1564-1642), sospettato di eresia, processato,
condannato dal Sant’Uffizio e costretto all’abiura
delle sue concezioni astronomiche.
L’alternativa, se non vogliamo rinunciare né a
credere, né a indagare le leggi della natura, è quella
di considerare l’ambito della fede e quello della
scienza separati e indipendenti tra loro: al primo
pertengono le riflessioni su tutto quello che non è
fisicamente sperimentabile, al secondo lo studio dei
fenomeni naturali così come essi si manifestano.
R isposte medievali
A giudicare da quanto capita spesso di leggere o
di sentire, sembrerebbe che l’autonomia dell’ambito
scientifico da quello religioso sia una conquista
recente. In realtà la distinzione tra fede e scienza
comincia molti secoli fa: il primo a dichiarare
apertamente che si trattava di una separazione
necessaria è stato Alberto Magno, che già nel XII
« Dall’osservazione
secolo scriveva: «Qualsiasi cosa sostenga la nostra
religione, noi ora la mettiamo totalmente da parte,
accettando esclusivamente le verità suscettibili
scientifica giunge di dimostrazione per mezzo del ragionamento
scientifico». Prima di lui, Pietro Abelardo (1079-
1142) aveva in qualche modo già rivoluzionato la
un messaggio concezione del rapporto tra fede e ragione allora
vigente e che era stata riassunta da Agostino sette
estremamente chiaro:
secoli prima nella sua celebre esortazione “intellige
ut credas, crede ut intelligas” (devi capire per
credere, e devi credere per capire): per Abelardo,
l’universo è stato
infatti, vale piuttosto la convinzione che per credere
davvero bisogna prima avere capito.
A mettere in evidenza in maniera chiara e
prodotto da un essere
inequivocabile la differenza implicita tra fede
e scienza arriva nel XIII secolo Duns Scoto, il
quale ci spiega che la teologia non è una scienza:
intelligente.»
sia i suoi principi, sia le sue conclusioni sono
rivelate, dunque non in esse c’è nulla da indagare.
Naturalmente, la “scienza” a cui si riferisce Scoto
ANTONY HEWISH è quella aristotelica, ma le sue conclusioni sono
condivise da molti ancora oggi. Ancora più netto
il giudizio di Guglielmo d’Ockham (1285-1347),
che, due secoli più tardi, nella sua Logica dichiara:
la fede risulti contrario a ciò che è posto in noi SCIENZIATI «gli articoli di fede non sono né principi di
per natura: in questo caso, infatti l’uno o l’altro CHE CREDONO dimostrazione né conclusioni e non sono neppure
dovrebbe necessariamente essere falso, e poiché L’astronomo britannico probabili, dal momento che possono apparire falsi
entrambi sono dati da Dio… è impossibile che Antony Hewish (di cui a tutti, o alla maggior parte oppure ai sapienti, cioè
ciò che riguarda la filosofia risulti contrario a ciò sopra riportiamo un a quelli che si affidano alla ragione naturale». Un
che appartiene alla fede». Anche ai giorni nostri, pensiero) è uno dei padri giudizio che proviene da un francescano, quindi
se crediamo in un Dio creatore e accettiamo della radioastronomia, un credente sincero, ma soprattutto da uno dei più
per fede alcune “verità”, non possiamo certo con cui possiamo grandi logici della storia del pensiero umano.
pensare che lo studio della natura possa indagare aree di cosmo Cinquecento anni dopo, Immanuel Kant (1724-
portare a delle conclusioni diverse da quelle remotissime. 1804) si spingerà fino a dire che la fede non ha
previste dalla dottrina alla quale aderiamo. nulla a che vedere con il sapere, quindi con la ”
115
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« La scienza senza la religione è zoppa.
La religione senza la scienza è cieca.»
ALBERT EINSTEIN
TUTTI IN POSA, conoscenza del mondo fisico, ma è legata alla del mondo a Dio». Secondo Hegel, insomma,
CREDENTI E ATEI morale, precludendo così la possibilità di giungere conoscenza assoluta e sapere empirico (pensiero e
La famosissima Scuola alla fede in Dio attraverso il ragionamento e la realtà) non sono separabili, quindi Dio deve essere
di Atene di Raffaello speculazione intellettuale. Una posizione con la cercato e trovato all’interno del reale.
(sopra, un particolare) quale molti “credenti razionali” non si trovano Ma oggi i rapporti tra fede e scienza appaiono
celebra un gran numero d’accordo, preferendo la replica successiva di spesso rovesciati e la seconda, invece che utilizzata
di filosofi dell’antichità, Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) che per sostenere e confermare gli assunti della prima,
fra cui alcuni scettici nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche scrive: viene spesso chiamata a supportare posizioni
circa l’esistenza di «Poiché l’uomo è pensante, né il buon senso né la ateiste, contraddicendo in pieno l’affermazione
Dio, come Epicuro. filosofia si faranno mai convincere a non elevarsi hegeliana. Secondo i sostenitori del movimento
da e per mezzo della contemplazione empirica cosiddetto del “Secondo Ateismo”, che vede
116
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Fede e ragione sono nemiche?
Un “cervellone”
su quattro è ateo
A nche se potrebbe venirci spontaneo pen-
sare che la maggioranza della comunità
scientifica odierna sia atea o quantomeno agno-
stica, una ricerca condotta dalla Rice University
di Houston, pubblicata nel 2015, sembra rivela-
re una situazione decisamente diversa.
Stando infatti alle risposte dei quasi 1.500 fisici
e biologi intervistati in otto Paesi (Italia, Francia,
Hong Kong, India, Taiwan, Turchia, Gran Breta-
gna e Stati Uniti), più della metà degli scienziati
professa una qualche forma di
religiosità. Naturalmente,
le percentuali cambiano
anche sensibilmen-
te in relazione al
diverso ambiente
culturale da cui
gli inter vista-
ti provengono.
Così, tra i meno
laici si distin-
guono i turchi
(85%), gli India-
ni ( 79 %) e i
taiwanesi (74%),
seguiti dagli ita-
liani, quarti.
Ancora più inte-
ressante è un altro dato
che emerge dalla ricerca:
quello riguardante gli atei con-
vinti, che spesso risultano molto più numerosi
tra la popolazione che all’interno della comunità
scientifica. A Hong Kong, per esempio, a fron-
te di una percentuale generale di ateismo del
56%, solo il 26% degli scienziati ha affermato di
non credere in nessun tipo di entità superiore.
Infine, sembrerebbe che l’idea di un contra-
sto tra fede e scienza preoccupi molto di più i
non addetti ai lavori: solo il 29% degli scienziati
statunitensi e il 32% di quelli britannici conside-
ra infatti conflittuale il rapporto tra i due ambiti.
tra i suoi membri pensatori contemporanei si spingono ad affermare che, alla luce dei suoi L’ESEMPIO
come il genetista Richard Dawkins e lo attuali sviluppi, essa in realtà rafforzi l’ipotesi DI PADRE MENDEL
scrittore Christopher Hitchens, alla luce delle dell’esistenza di un principio metafisico superiore. Nel tondo, il ritratto
scoperte della scienza moderna, l’idea di Dio Tra questi ultimi figura lo stesso Albert di Gregor Mendel
appare sempre più improbabile e quindi la fede Einstein, che una volta ebbe a dire: «Chiunque (1822-1884), monaco
perderebbe il proprio oggetto e, di conseguenza, si occupi seriamente di scienza, si convince che agostiniano ma anche
la propria ragion d’essere. Una conclusione a sua nelle leggi della natura si manifesta una specie matematico e precursore
volta criticata da altri filosofi e scienziati, per i di spirito enormemente superiore a quello della genetica moderna,
quali le nuove evidenze sembrano dare ragione a umano. In questo senso, la ricerca scientifica che seppe sempre
Kant quando afferma che la scienza non conferma porta a un sentimento religioso speciale, del coniugare fede e ragione.
e non nega l’esistenza di Dio, mentre altri ancora tutto diverso dalla religiosità degli ingenui».
117
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa sono
il pensiero,
l'anima
118
e la coscienza?
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
F
La nominiamo spesso, in da piccoli, sappiamo inconsciamente che
la nostra identità non si limita alla carne, alle
come se la conoscessimo ossa e agli organi che lo compongono, ma
che c’è qualcosa in più che ci rende quello
alla perfezione, ma in realtà che siamo. È una parte immateriale, che gli antichi
hanno paragonato a un soffio di vento (ànemos, in
non sappiamo nemmeno greco, anima, in latino). È lo spirito vitale, il centro
della nostra vita interiore. Ma è possibile definirla in
se esista e dove si trovi. maniera più precisa? Scoprire che cosa sia davvero
l’anima, la sua natura e i suoi limiti? Filosofi di tutti
Eppure l’anima racchiude i tempi hanno provato a dare una risposta.
119
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
L’unica differenza è la qualità delle particelle che LA VISIONE
la compongono, più leggere e veloci delle altre: il DI JUNG
pensiero nascerebbe dallo scontro tra questi atomi La psicologia di Carl
« Solamente
e quelli del corpo, che così si muoverebbero a loro Gustav Jung (sotto)
volta generando il pensiero. L’origine dell’anima riserva un ruolo
sarebbe dunque il risultato di una interazione tra importante all’anima,
il viandante
entità materiali, ossia un evento spiegabile in termini intesa sia come
fisici. Questa risposta è simile a quella di chi pensa l’elemento interiore
che il termine “anima” indichi soltanto il prodotto dell’essere umano, sia
della nostra attività cerebrale, che può essere
influenzato dall’esperienza, da fattori fisiologici
come la parte femminile
dell’inconscio. che ha peregrinato
e dall’educazione: una spiegazione scientifico-
psicologica che liquida la componente metafisica e
appare l’unica possibile per i non credenti. nel suo infinito
A nima e pensiero
La difficoltà principale che sorge quando mondo interiore
potrà avvicinarsi
parliamo di anima è quella di distinguerla
nettamente dal pensiero, inteso come prodotto dei
processi mentali che derivano dall’attività cerebrale.
all ’ Anima,
È Cartesio (1596-1650) ad accendere il dibattito,
proponendoci una risposta semplice ma molto
profonda, con la sua celebre frase «cogito, ergo sum»:
scoprendo infine
penso, dunque sono. Se tutto ciò di cui possiamo
essere sicuri è il fatto che esistiamo e che pensiamo
allora la nostra essenza, la nostra anima, è quella
di una “soggettività pensante” (res cogitans), mentre
il fatto di possedere un corpo, quindi di occupare che è Lei ciò che
uno spazio (di essere, cioè, anche res extensa) non
ci definisce in maniera decisiva. Spinoza (1632-
1677) va anche oltre, proponendo l’idea di ha cercato per anni,
corpo e anima come due modalità
in cui la Sostanza unica (Dio)
si manifesta, quella estesa e
perché Lei è dietro
e all’interno
quella del pensiero: infatti,
sostiene il pensatore ebreo-
olandese, più che di anima
di ogni cosa.»
dovremmo parlare di
mente, e se accettiamo che
la nostra anima coincida
con il nostro pensiero, CARL GUSTAV JUNG
la stiamo rapportando
alla nostra esperienza
individuale, e non
possiamo più considerarla
un principio spirituale e cartesiano dell’io autocosciente per spiegare, almeno
trascendente. Procedendo su in parte, il comportamento umano, identificando
questa strada, arriviamo poi la mente con il meccanismo fisico-chimico del
alla posizione di Herbert funzionamento del cervello. Il pensatore austriaco
Feigl (1902-1988), ritiene così di poter escludere l’ipotesi dell’esistenza
che riprende il dell’anima secondo un semplice principio di
concetto economia: se posso spiegare le funzioni e gli
stati della mente, semplicemente attraverso i
meccanismi cerebrali, perché mai dovrei
aggiungere un elemento metafisico, che
non farebbe altro che complicare tale
spiegazione, senza nulla risolvere?
Tuttavia, quando oggi parliamo
dell’inconscio, forse ci stiamo
riferendo a qualcosa di
120
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa sono il pensiero, l'anima e la coscienza?
equiparabile, sia pure non più in termini metafisici. MENTE dei commentatori arabi (Averroè e Avicenna su
Infatti il teologo Paul O’Callaghan fa notare che E PENSIERO tutti), legherà indissolubilmente l’anima al corpo:
psicanalisi e psicoterapia in fondo possono essere È nel rapporto tra la l’una non può fare a meno dell’altro per costituire
considerate le versioni “laiche” dei processi di mente (intesa come l’intero essere umano, ed è sulla base di questo
conversione e guarigione spirituale. l’insieme delle attività che i pensatori cristiani concepiscono la necessità
psichiche) e il suo della resurrezione dei corpi. Successivamente, san
I l r apporto con il corpo prodotto, il pensiero, Tommaso ristabilirà una supremazia dell’anima
Qualunque cosa sia l’anima, non possiamo che si concretano le attribuendole una precedenza metafisica, grazie
evitare di chiederci in quale rapporto essa sia potenzialità uniche del alla quale essa è da considerarsi incorruttibile.
con il corpo. Nel IV secolo a.C., Aristotele nostro cervello. Un empirista fatica ad accettare sia la visione
parlava di “ilomorfismo”, indicando con tale platonica, sia quella aristotelico-tomista, ma
termine il fatto che tutti gli enti materiali sono può ritrovarsi maggiormente in quella di David
composti da materia e forma, conferita al corpo Hume (1711-1776), il quale considera il “sé” come
proprio dall’anima. Questo approccio, giunto il prodotto delle percezioni che ci portano non
ai pensatori medievali attraverso la mediazione solo a conoscere, ma anche a “percepire di stare ”
121
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Un derivato
dall’evoluzione?
O ggi la teoria evolutiva (ipotizzata da Darwin,
sotto raffigurato in una caricatura) pone un
altro problema a chi crede nell’esistenza dell’a-
nima: se accettiamo l’idea di un processo di
evoluzione biologica detto “ominizzazione”, che a
partire dai primi ominidi ha portato all’attuale esse-
re umano, allora anche l’anima dovrebbe essersi
evoluta da un livello animale. Per superare questa
difficoltà, alcuni filosofi cristiani hanno accettato la
cosiddetta “ipotesi trasformista” insita nella teoria
evolutiva, affermando però che l’anima verreb-
be creata direttamente da Dio. Questa proposta
risolve il problema dal punto di vista teologico, ma
obbliga a separare in maniera netta e irreversibile
l’ambito scientifico da quello religioso.
Il gesuita Karl Rahner (1904-1984) suggerisce
un’alternativa: possiamo pensare che Dio sia la
causa primaria dell’origine della vita, mentre il
suo sviluppo (causa secondaria) dipenderebbe
dall’evoluzione che si verifica nel corso della gene-
razione. In questo modo, Dio e gli esseri a partire
dai quali si sono sviluppati gli ominidi sono causa
della formazione degli esseri umani propriamente
detti: in particolare, il primo sarebbe la causa del
processo che permette ai secondi di elevarsi al di
sopra dei loro limiti, in virtù di un’azione potenzian-
te che porta allo sviluppo della spiritualità umana.
È la cosiddetta “ipotesi emergentista”: grazie alla
spinta divina, il risultato del processo evolutivo, fisi-
co, supera i limiti previsti dalla natura iniziale per
consentire l’accesso alla dimensione spirituale.
122
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa sono il pensiero, l'anima e la coscienza?
conoscendo”, dunque alla conoscenza del sé che
Cartesio identificava con l’anima. Hume non si
spinge a negare l’esistenza dell’anima, per indicare la
quale usa comunque il termine mind, mente, ma
ammette che non è in grado di dimostrarla. Ci
penserà William James (1842-1910), identificando
quello che chiamiamo anima con la somma
di una serie di fenomeni psichici e aprendo
la strada a teorie ancora più radicali, come il
“comportamentismo”, secondo il quale l’essere
« C ’è uno spettacolo
più grandioso del mare,
ed è il cielo; c’è uno
spettacolo più grandioso
del cielo, ed è l’interno
di un’anima.»
VICTOR HUGO
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa
ci aspetta
la morte ?
dopo
T
La fine della vita: un appuntamento utte le grandi domande della filosofia
riguardano la vita, tranne una: che cosa
che tutti, prima o poi, sono chiamati c’è dopo la morte? Eppure, è la risposta
data a quest’ultimo quesito a determinare
a rispettare. Un tema difficile in maniera decisiva tutte le altre, perché è proprio
dall’idea che abbiamo di quello che segue la fine
e delicato da affrontare della nostra esistenza terrena che deriva il modo in
cui decidiamo di trascorrerla. Ma la nostra mente
quando l’evento è ancora lontano può concepire qualcosa che, per definizione, va oltre
124
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa ci aspetta dopo la morte?
la dimensione della vita stessa? Ci attende davvero e quindi delle funzioni vitali. Si tratta di un UNA FINE
qualcosa oltre il momento in cui cessiamo di vivere? fenomeno naturale che riguarda tutti gli esseri ESEMPLARE
È solo la fede, o anche la ragione che può aiutarci a viventi, anche se tecnicamente si potrebbe La morte di Socrate,
vedere oltre il velo che ci separa dal mistero? obiettare che i microrganismi che si riproducono narrata da Platone (qui,
per divisione cellulare di fatto non muoiono, ma si illustrata da Jacques-
Pensare a lasciare il mondo moltiplicano all’infinito, oppure che certe piante Louis David), è l’esempio
Detto in termini biologicamente brutali, la millenarie sarebbero potenzialmente immortali di come il saggio può
morte è lo stato che negli esseri viventi segue alla e che muoiono solo a causa di eventi accidentali, affrontare la fine della vita
cessazione definitiva delle attività metaboliche come una malattia o un disastro naturale. In ogni ” con coraggio e serenità.
125
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
caso, per tutti gli altri organismi dotati di attività proposito dell’aldilà. Al riguardo (come del resto “HUMANA
metabolica, la fine della vita è un evento certo, accade quasi sempre, quando si trattano temi del FRAGILITAS”
che può avvenire in modi differenti, ma il cui genere) la prima, grande dicotomia di pensiero Fino al Seicento era
esito è inevitabilmente sempre lo stesso. riguarda la scelta tra un approccio materialistico comune ritrarre i grandi
Dunque, anche noi siamo destinati a e uno metafisico. Nel primo caso, aderiamo a una pensatori con in mano
sperimentare quel fatidico momento, ed essendo visione in cui l’unica dimensione esistente è quella un teschio, simbolo della
questa l’unica, vera certezza della nostra esistenza, del reale, e null’altro esiste al di fuori di essa; nel caducità umana (humana
è naturale che le nostre riflessioni e le nostre secondo, invece, ammettiamo l’esistenza di una (o fragilitas). Sotto, Epicuro
conclusioni su quest’argomento influenzino in più) realtà ulteriori, anche se per noi intangibili. dipinto da un artista
modo decisivo la nostra vita, sotto tutti i punti di La spiegazione materialistica è quella che ci olandese. Nel tondo,
vista. È vero però anche il contrario, cioè il fatto appare più immediata e comprensibile da un Ruggero Bacone.
che sono le nostre convinzioni a determinare il punto di vista razionale, e prende le mosse da
nostro rapporto con la morte e le nostre idee a un approccio “meccanicistico” della vita, come
La filosofia in difesa
dell’eutanasia
Q uando si parla di “dolce morte”, o di “morte
assistita”, subito scendono in campo medi-
ci, scienziati e autorità religiose. Eppure, anche i
filosofi hanno qualcosa da dire in proposito,
e alcuni dei più grandi pensatori ci hanno
lasciato importanti riflessioni sull’at-
to di porre violentemente termine a
una vita di sofferenze e senza più
ragionevoli speranze. Anzi, fu pro-
prio uno di loro, l’inglese Ruggero
Bacone (1561-1626), a coniare il ter-
mine “eutanasia”.
Scienziato e uomo di fede, Baco-
ne riteneva che fra i compiti della
medicina non ci fossero solo lo stu-
dio e la cura delle malattie, ma anche
il potere di mitigare il dolore. Scriveva
infatti nel suo Della dignità e del progres-
so delle scienze: «Questa mitigazione del
dolore non serve soltanto quando può aiutare ad
arrivare alla fase della convalescenza; serve anche
quando venga a mancare ogni speranza di guari-
gione, per dare al paziente una morte più serena
e placida». È possibile che il filosofo si riferisse
alla somministrazione delle cure palliative, piut-
tosto che alla morte indotta (“eutanasia attiva”),
ma è stato comunque il suo intervento a genera-
re il dibattito che ancora oggi continua a scuotere
le nostre coscienze. Prima di lui, già Tommaso
Moro (1478-1535) aveva immaginato una società
utopica in cui gli oppressi da sofferenze incura-
bili fossero esortati a porre fine alla propria vita.
126
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa ci aspetta dopo la morte?
quello di Democrito e degli altri atomisti (V-IV IL DIRITTO ospita cessa la propria esistenza. La maggior
secolo a.C.). Secondo questi, l’intera realtà è ALL’ULTIMA SCELTA parte dei filosofi antichi, a partire da Pitagora
composta da atomi che si legano tra loro per dare Henri Bergson (sotto), e Platone, ritenevano l’immortalità dell’anima
forma ai vari enti fisici, uomo compreso, e la filosofo spiritualista, un assunto imprescindibile, che infatti è alla
morte corrisponderebbe dunque alla dissoluzione analizzò il tema della base del loro intero impianto filosofico: lo stesso
di tali legami; anche l’anima dell’uomo sarebbe morte sia sotto il profilo che poi, debitamente ampliato e circostanziato
composta da atomi, seppure estremamente piccoli della fede, sia sotto dalle riflessioni di altri pensatori dell’antichità,
e lisci, perciò è destinata a dissolversi e nemmeno quello della ragione. primo tra tutti Plotino (III secolo d.C.), è sfociato
per essa vi sarebbe nessuna continuazione nella filosofia cristiana. Se abbracciamo tale
oltre i limiti fisici. La morte, dunque, deve prospettiva, allora la morte
necessariamente essere la fine di tutto. diventa un passaggio, il
cancello attraverso
L’estremo atto il quale l’anima
Se invece partiamo dal presupposto che può fuggire dalla
la nostra anima (intesa come l’insieme dei “prigione” del
pensieri, dei sentimenti e della volontà) non corpo. E poi? Se
condivide la natura degli enti corporei ma propendiamo
è invece dotata di attributi sovra-naturali e per una visione
che dunque è immortale, ci troviamo nelle materialistica
condizioni di dovere spiegare quale sia il della vita, quello
suo destino una volta che il corpo che la che ci attende ”
Il momento giusto
per andarsene
L a morte è una necessità per tut-
ti gli esseri umani, ma spesso
sembra arrivare troppo presto o
troppo tardi, recidendo vite appena
germogliate o, al contrario, presen-
tandosi dopo lunghe sofferenze,
stenti e dolori. Ma allora, esiste un
momento giusto per morire?
Nietzsche è convinto di sì, e in Così
parlò Zarathustra, di fronte ai “predi-
catori della lenta morte”, esorta noi
uomini a morire mentre arde anco-
ra il nostro spirito e la nostra virtù.
Altrimenti, ci ammonisce, «il mori-
re vi sarà riuscito male». Secondo
Bergson (1859-1941), invece, l’uomo
non dovrebbe mai arrivare a trova-
re il modo per stabilire l’ora della
propria morte: una tale conoscen-
za lo getterebbe infatti in uno stato
di depressione tale da privarlo di
ogni volontà di agire e del desi-
derio di sopravvivenza.
127
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
« Chi ha imparato a morire
non ci può preoccupare: come Epicuro (342-270
a.C.) ha spiegato molto chiaramente: «quando
ci siamo noi, non c’è la morte; quando c’è la
ha disimparato a servire.
morte non ci siamo noi. La morte, dunque, non
è nulla né per i vivi, né per i morti». Il problema,
semmai, sta nel riuscire a concepire la nostra
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
Che cosa ci aspetta dopo la morte?
la seconda alternativa, mentre (altrettanto
certamente) Platone, Plotino, i neoplatonici e
tutti i filosofi cristiani ci spingerebbero a tenere
sempre a mente che il nostro viaggio terreno è
destinato a concludersi e che, in qualche modo,
la nostra anima sarà chiamata a renderne conto.
Quest’ultima esortazione può avere sicuramente
un effetto se crediamo in un destino ultraterreno
dell’anima nel quale essa continuerà ad avere
coscienza di sé, ma ha ben poca presa su chi,
pur non escludendo l’esistenza di una realtà
superiore, non crede nell’esistenza di una
relazione tra il destino ultimo della propria parte
immortale e la condotta mantenuta in vita.
In quest’ultimo caso, forse gioverebbe
concentrarci esclusivamente sul semplice e
incontrovertibile concetto di morte intesa come
fine della vita così come l’abbiamo conosciuta. Vale
allora la pena di prendere in dovuta considerazione
il monito di Heidegger (1889-1976) che in Essere
e tempo scrive: «La morte è concepita come
qualcosa di indeterminato, che un giorno o l’altro
finirà per accadere ma che, per il momento, non
è ancora presente e perciò non ci minaccia».
Questo atteggiamento, per Heidegger, può
« Possiamo metterci
al riparo da ogni cosa,
ma per la morte,
noi tutti abitiamo
una città senza mura.»
EPICURO
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
«Gli uomini hanno cominciato a filosofare,
ora come in origine, a causa della meraviglia:
mentre da principio restavano meravigliati
di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito,
progredendo a poco a poco, giunsero a porsi
problemi sempre maggiori: per esempio
quelli concernenti i fenomeni della luna
e quelli del sole e degli astri, o i problemi
riguardanti la generazione dell’intero
universo. Chi prova un senso di dubbio
e di meraviglia riconosce di non sapere;
per questo, anche colui che ama il mito è,
in un certo qual modo, filosofo.
Il mito, infatti, è costituito da un insieme
di cose che destano meraviglia. Cosicché,
se gli uomini hanno filosofato per liberarsi
dall'ignoranza, è evidente che ricercarono
il conoscere solo al fine di sapere e non
per conseguire qualche utilità pratica.»
aristotele
Amministrazione: Erika Colombo (responsabile), Irene Citino, Sara Palestra Distributore per l’Italia e per l’estero: Press-Di Distribuzione stampa e mul-
amministrazione@sprea.it timedia s.r.l. - 20090 Segrate. ISSN: 2283-8449
SERVIZIO QUALITÀ EDICOLANTI E DL
Sonia Lancellotti: tel. 0292432295 - distribuzione@sprea.it Stampa: Arti Grafiche Boccia S.p.A.- Salerno
Copyright Sprea S.p.A.
La Sprea S.p.A. titolare esclusiva della testata Conoscere la Storia tutti i diritti
PUBBLICITÀ di pubblicazione e di diffusione in Italia. L’utilizzo da parte di terzi di testi,
Bimestrale - prezzo di copertina 9,90 €
Segreteria Marketing: Emanuela Mapelli - Tel. 0292432244 - pubblicita@sprea.it fotografie e disegni, anche parziale, è vietato. L’Editore si dichiara pienamente
Direttore responsabile: Luca Sprea disponibile a valutare - e se del caso regolare - le eventuali spettanze di terzi
Sede Legale: Via Torino, 51 20063 Cernusco Sul Naviglio (Mi) - Italia per la pubblicazione di immagini di cui non sia stato eventualmente possi-
bile reperire la fonte. Informativa e Consenso in materia di trattamento dei
PI 12770820152- Iscrizione camera Commercio 00746350149 dati personali (Codice Privacy d.lgs. 196/03). Nel vigore del D.Lgs 196/03 il
Realizzazione editoriale a cura di:
Per informazioni, potete contattarci allo 02 924321 Titolare del trattamento dei dati personali, ex art. 28 D.Lgs. 196/03, è Sprea
Dumas S.r.l. di Guglielmo Duccoli
S.p.A. (di seguito anche “Sprea”), con sede legale in Via Torino, 51 Cernusco sul
Testi: Luigi Lo Forti, con Alessandra Colla Naviglio (MI). Per informazioni potete contattarci allo 02924321. La stessa La
Immagini: Creative Commons, Denstar, Historyca, Ersson L., Wikipedia/Wikimedia
ABBONAMENTI E ARRETRATI
informa che i Suoi dati, eventualmente da Lei trasmessi alla Sprea, verranno
Impaginazione: Made in Hellvetica di Massimo Volpi raccolti, trattati e conservati nel rispetto del decreto legislativo ora enunciato
Abbonamenti: si sottoscrivono on-line su www.conoscerelastoria.it/abbonamenti anche per attività connesse all’azienda. La avvisiamo, inoltre, che i Suoi dati
Mail: abbonamenti@conoscerelastoria.it potranno essere comunicati e/o trattati (sempre nel rispetto della legge),
Sprea S.p.A. Fax: 02 56 56 12 21 anche all’estero, da società e/o persone che prestano servizi in favore della
Socio Unico Gestione Editoriale S.p.A. Sprea. In ogni momento Lei potrà chiedere la modifica, la correzione e/o la
Tel: 02 87 16 81 97 (lun-ven 9:00-13:00 e 14:00-18:00)
Direzione e coordinamento di Gestione Editoriale S.p.A. cancellazione dei Suoi dati ovvero esercitare tutti i diritti previsti dagli artt. 7
e ss. del D.Lgs. 196/03 mediante comunicazione scritta alla Sprea e/o diretta-
Il prezzo dell’abbonamento è calcolato in modo etico perché sia un ser- mente al personale Incaricato preposto al trattamento dei dati. La lettura della
Presidente: Luca Sprea
vizio utile e non in concorrenza sleale con la distribuzione in edicola. presente informativa deve intendersi quale presa visione dell’Informativa ex
CDA: Mario Sprea, Claudio Rossi (pubblicità e marketing), art. 13 D.Lgs. 196/03 e l’invio dei Suoi dati personali alla Sprea varrà quale
Andrea Franchini (responsabile qualità editoriale) consenso espresso al trattamento dei dati personali secondo quanto sopra
Arretrati: si acquistano on-line su www.conoscerelastoria.it/arretrati
Art director: Silvia Taietti specificato. L’invio di materiale (testi, fotografie, disegni, etc.) alla Sprea S.p.A.
Mail: arretrati@conoscerelastoria.it
deve intendersi quale espressa autorizzazione alla loro libera utilizzazione da
Fax: 02 56 56 12 21 - Tel: 02 87 16 81 97 (lun-ven 9:00-13:00 e 14:00-18:00) parte di Sprea S.p.A. Per qualsiasi fine e a titolo gratuito, e comunque, a titolo
Coordinamento: Gabriella Re (Foreign Rights), Silvia Vitali - international@sprea.
www.sprea.it di esempio, alla pubblicazione gratuita su qualsiasi supporto cartaceo e non,
it, Ambra Palermi (Coordinamento Editoriale), Alessandra D’Emilio e Roberta su qualsiasi pubblicazione (anche non della Sprea S.p.A.), in qualsiasi canale
Tempesta (Segreteria Editoriale) Francesca Sigismondi (ufficio legale), Tiziana
Registrazione testata: Conoscere la Storia, pubblicazione registrata al Tribu- di vendita e Paese del mondo
Rosato (acquisti e produzione) Il materiale inviato alla redazione non potrà essere restituito.
nale di Milano il 15.11.2007 con il numero 717
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
È I N E D I C O L A
ANCHE IN
VERSIONE Scansiona il QR Code
DIGITALE A
,90€
4
Acquista la tua copia su www.sprea.it/vichinghi
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today
LE GRANDI
DOMANDE DELLA
Seneca
«Tutti vogliono vivere felici, Comte
Socrate Plotino ma quando si tratta di capire «Vivere per gli altri non è
«C’è un solo bene, il sapere, «Il Bello è la prima cosa può rendere felice la vita, soltanto la legge del dovere,
e c’è un solo male, l’ignoranza.» manifestazione di Dio.» sono avvolti dall’oscurità.» ma anche quella della felicità.»
Epicuro
Schelling Wheeler Spinoza «Possiamo metterci al riparo
«La Natura dev’essere «Il tempo è ciò che impedisce «Non possiamo immaginare da ogni cosa, ma per la morte,
lo Spirito visibile, lo Spirito che le cose accadano tutte Dio, possiamo soltanto tutti noi abitiamo una città
è Natura invisibile.» in una volta.» comprenderlo.» senza mura.»
Pascal
«La natura ha delle perfezioni
P.I. 04-10-2017 OTTOBRE/NOVEMBRE
Einstein
per dimostrare che è immagine «La scienza senza la religione
di Dio e dei difetti per mostrare è zoppa. La religione senza
che ne è solo un’immagine.» la scienza è cieca.»
I QUESITI SEMPLICI MA PROFONDI CHE HANNO TURBATO L’UOMO FIN DALLE ORIGINI
Se sta gradendo questa rivista la preghiamo di venire a scaricare gratis almeno una volta al giorno dove è stato creata, altrimenti presto purtroppo potrebbe non trovarla più, su:https://marapcana.today