Sei sulla pagina 1di 2

“Untitled – Senza Titolo”.

Ciò che vedi è ciò che


(di)mostri.
scritto da  Massimiliano Sabbion •  Dicembre 9, 2016 •  nessun commento

Pubblicato il 09 dicenbre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Nella storia dell’arte contemporanea capita di ritrovarsi davanti ad opere d’arte che non si sa da che parte guardare
né come classificare… sono pitture? Sculture? Installazioni? Performance? Non si sa davvero cosa e come
inquadrare certe produzioni d’artista, ma forse non è neppure necessario dare un’etichetta alle cose perché spesso
sono solo il prodotto di un’esigenza e di una sfrenata voglia creativa.
Bisogno comunque essere obiettivi con se stessi e con la produzione che compare poi, molte in realtà sono solo
ciofeche e cose mal riuscite spacciate per opere d’arte, magari criticate, catalogate e vendute come tali presso poi
una galleria d’arte.
La qualità si paga e si pretende poi che allo stesso prezzo ci sia il rispetto per la qualità di ciò che si vende e di ciò
che si compra.
Affidarsi ai professionisti che sanno guidare, giudicare e portare avanti con competenza e serietà è una delle prime
cose che si deve cercare e guardare. Diffidare sempre di coloro che promettono cifre esorbitanti di guadagno o
mostre internazionali che alla fine risultano solo piccole esposizioni: meglio una mostra seria e curata che un
fuoco fatuo, meglio un’esposizione di visibile qualità che di massa numerica.
Nel mondo dell’arte sono importanti sia la valorizzazione degli artisti storici che le giovani generazioni sulle quali
puntare e far poi crescere.
Il compito di un gallerista, di un critico, di un curatore è di consigliare e portare una voce dettata dall’esperienza
senza mai imporre o snaturare la creatività e la genialità dell’artista.
Chi applaude ad ogni respiro del creativo nasconde solo parvenza di falsità e mere illusioni per chi casca nella
rete.
Confrontarsi fra artisti, aprire nuove conoscenze e possibilità di scambio è la prima azione per creare una rete di
condivisioni e collaborazioni. Ecco perché è così importante dedicarsi allo studio, visitare mostre, comparare il
proprio lavoro con quello degli altri e soprattutto imparare ad ascoltare chi può dare un consiglio sincero.
L’esperienza e gli errori insegnano, si sbaglia, si commettono pecche e passi falsi, ma anche cadere è utile per
evitare ostacoli e impicci la volta successiva.
Per una propria sicurezza percettiva si tende quindi a dare un nome alle cose, a ciò che si vede, per paura di
sbagliare a dire o a fare, questo capita perché senza un titolo o una dicitura di fondo si ha paura di commettere
peccato nel non dare una giusta classificazione e peso a ciò che si presenta. I tanti “Untitled – Senza Titolo” delle
opere d’arte contemporanea hanno abbattuto queste frontiere, la paura di non sapere ciò che rappresenta e il
coraggio invece di dare la libera interpretazione all’opera che nasconde così un mondo infinito di dubbi,
perplessità, sicurezze inconsce, tutto per far si che l’uomo contemporaneo possa discutere in primis con se stesso e
successivamente con il quotidiano esterno che lo circonda.
In maniera sbrigativa si arriva a liquidare un artista e le sue idee per mancanza di inventiva e creatività, mai
dubitare, mai pompare poi ciò che appare come aria fritta, mai interpretare voli pindarici, mai lasciarsi sedurre e
incantare da forme, parole e colori che non aggiungo nulla al nulla. È importante prima di tutto imparare a
guardarsi allo specchio per poter vedere riflessa l’immagine odierna che si proietta forse in un futuro prossimo,
calpestare la Luna fu un sogno che si è raggiunto, ma non significa essere arrivati, solo aver percorso un pezzo di
strada.
Un’opera d’arte che la si chiami pittura, scultura, performance, video o altro è solo una terminologia fine a se
stessa, è imparare a leggere oltre la superficie che conta, serve conoscere e fornire creatività e spunti emozionali,
sociali e visivi, come serve farlo con le persone giuste, con la critica corretta, con i professionisti che si possono
nominare tali e con gli spazi corretti deputati a mostrare non a dimostrare, dimostrare cosa? Soldi, potere,
grandezza, investimenti, visibilità, perché spesso si dimostra, ma non si mostra quel qualcosa che sa di speciale e
fondamentale: l’arte.
Massimiliano Sabbion

Potrebbero piacerti anche